La recente scomparsa di Pggeler e di Theunissen ha segnato la fine del Novecento.
Non bastano Sloterdijk (sempre brillante) e Gabriel (molto meno)
Studi
La filosofia tedesca morta. Dopo 300
anni La cause del declino: la politica culturale di Berlino e la sbornia analitica
La filosofia tedesca contemporanea non che una pallida
controfigura di quella del Novecento. I motivi che hanno contribuito a questo declino sono molteplici. Negli ultimi ventanni cambiata anzitutto la politica culturale della Germania, che ha preferito puntare sulle materie scientifiche piuttosto che su quelle umanistiche. A farne le spese stata la filosofia il cui pur forte prestigio non ha arginato il discredito in cui caduta. Ma la vera novit che la filosofia continentale stata soppiantata dalla filosofia analitica, importata dai Paesi anglosassoni. Interi dipartimenti, roccaforti dellidealismo tedesco, della fenomenologia, dellermeneutica, sono caduti nelle mani degli analitici, in un conflitto senza esclusione di colpi. A Tubinga, patria di Hegel e Schelling, vengono oggi offerti anonimi corsi di teoria della scienza; a Heidelberg, sulla cattedra che stata di Jaspers prima, di Gadamer poi, siede un analitico che insegna in inglese filosofia della mente. A nulla sono valsi gli appelli che i filosofi da tutto il mondo hanno inviato alle autorit tedesche. Come a nulla servita la petizione, lanciata il 9 marzo scorso e firmata da oltre tremila filosofi da Jean-Luc Nancy a Judith Butler per evitare che, sullonda del dibattito suscitato dai Quaderni neri, venisse soppressa la cattedra di Friburgo intitolata a Martin Heidegger; con la scusa di introdurre una Juniorprofessur, cio un posto per un giovane studioso, che peraltro si occupi di filosofia analitica, la celebre cattedra di fatto gi stata eliminata. La difficolt in cui si dibatte oggi la filosofia tedesca, nella sua affannosa ricerca di una nuova identit, ha a che fare con Heidegger. Incapace di uscire dal cono dombra proiettato dal suo
pensiero, prova a demolirne la figura. Cos diventa molto pi facile
cancellare con un colpo di spugna non solo Heidegger, ma anche il passato recente che pesa sempre di pi: la fine dellebraismo tedesco, le leggi di Norimberga, la Shoah. Al contrario di quel che avvenuto altrove, la filosofia ebraica non ha mai fatto davvero breccia, e questi temi non sono stati considerati filosofici. Che cosa cera di meglio, dunque, che ricominciare tutto da zero, aprendo le porte delluniversit a un pensiero angloamericano, refrattario alla storia e poco propenso a intervenire nel dibattito politico? Loculata regia di accademici come Jrgen Mittelstra non basterebbe altrimenti a spiegare il successo delle correnti analitiche. Quando, nel 2002, morto Gadamer, allievo di Heidegger, fondatore dellermeneutica, la situazione era gi mutata. Oggi che, dopo la scomparsa recente di Otto Pggeler, il 10 dicembre 2014, e di Michael Theunissen, il 18 aprile 2015, si pu dire concluso il capitolo del Novecento, c da chiedersi se abbia giovato alla filosofia tedesca quellatteggiamento autodistruttivo che ha finito per nuocere non solo allermeneutica ne sono rimasti coinvolti anche personaggi come Hans Blumenberg ma anche alla fenomenologia. Se i ponti costruiti da Ernst Tugendhat tra ermeneutica e filosofia analitica restano solidi, pi pericolanti sono quelli gettati da Bernhard Waldenfels che ha tentato di sganciare la fenomenologia dallermeneutica e di rileggerla alla luce della tradizione francese. Certo sono ben pochi i nomi dei filosofi tedeschi che superano i confini nazionali. Non mancano figure di rilievo, come Julian NidaRmelin o Volker Gerhardt, pressoch sconosciuti, per, al grande pubblico europeo. Nel complesso il paesaggio appare molto frastagliato. sopravvissuta la Scuola di Francoforte grazie a Jrgen Habermas e ai suoi allievi, come Axel Honneth. Ma difficile rinvenire nei loro scritti quellafflato che aveva ispirato Horkheimer e Adorno nella loro critica radicale alla ragione. Le opere di politica hanno in genere un carattere molto normativo. Accanto alla filosofia pratica, sono molto diffuse la bioetica, letica applicata, letica dellambiente, nonch tutte quelle specializzazioni con cui il pensiero si sforza di essere unutile prassi. La ricerca teoretica, per quanto rigorosa e accurata, sembra incapace di aprire nuove prospettive, mentre mantengono un alto profilo la storia della
filosofia e lo studio dei classici, greci e tedeschi, spesso dettato
tuttavia da un interesse antiquario. Costretta a misurarsi con il modello vincente della scienza, la filosofia tedesca del XXI secolo, quando non ha vestito i panni dellepistemologia, ha finito per rifugiarsi nellestetica. Di qui la grande mole di pubblicazioni nellambito della riflessione sullarte e sullimmagine. A questo proposito si parla di Neuromantik, un nuovo romanticismo, in cui si inscrive anche Peter Sloterdijk, lunico filosofo tedesco che abbia raggiunto fama internazionale. Dopo lo spettacolare successo del suo libro Critica della ragione cinica, uscito nel 1983, Sloterdijk ha mantenuto un ruolo di primo piano sulla scena filosofica tedesca grazie alle sue doti comunicative e a una brillante critica della globalizzazione, di stampo, per, fortemente conservativo. Oltre al poliedrico racconto dellumanit, affidato ai tre volumi di Sfere (i primi due sono stati tradotti da Cortina), Sloterdijk ha pubblicato numerosi saggi, libri, pamphlet, che hanno suscitato accese polemiche. Hanno fatto scalpore alcune sue tesi, come quella in cui sostiene che lo Stato finanziario, basato sulla tassazione, una sorta di saccheggio. Erede di Nietzsche e Heidegger, ne accentua il risentimento in modo talvolta parossistico. Viviamo in unepoca post umana, nella quale riemerge la bestialit delluomo e diviene tangibile il fallimento dellumanismo. Paradigmatico il titolo di una raccolta: Non siamo ancora stati salvati. Saggi dopo Heidegger. Nostalgia del passato e una certa aspirazione allordine attraversano il suo ultimo libro Die schrecklichen Kinder der Neuzeit (I terribili figli della modernit) pubblicato da Suhrkamp nel 2014. Se le pagine di Sloterdijk sono sempre coinvolgenti, non si pu dire altrettanto per quelle di Markus Gabriel, anche lui ospite del Salone internazionale del Libro di Torino. Perch il mondo non esiste si intitola il suo bestseller, appena pubblicato in Italia da Bompiani. Il libro di Gabriel ruota intorno alla tesi che il mondo, inteso come un insieme di oggetti, non esiste. Ma non laveva gi detto Heidegger? Il mondo piuttosto un esistenziale, viene cio tratto alla luce dallessere umano che vi soggiorna. Lintento di Gabriel, che si serve di Heidegger leggendolo attraverso le lenti riduttive della filosofia analitica, per ben diverso: si tratta di dimostrare che il mondo esiste al plurale e che gli oggetti possono essere colti in s, nei molteplici campi ontologici in cui si rendono accessibili. Contro Kant, contro il postmodernismo, contro Derrida, sarebbe questa la via per salvare la realt. difficile credere che come auspica Gabriel attraverso queste speculazioni, a dir vero molto antiche, la Germania possa tornare a essere di nuovo leader sul
mercato. Limpressione , al contrario, che volge al termine un
predominio di quasi trecento anni. I protagonisti del dibattito filosofico parlano ormai altre lingue. Donatella Di Cesare