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UNIVERSIT DEGLI STUDI DI URBINO

FACOLT DI MAGISTERO
CORSO DI LAUREA IN PEDAGOGIA

ESSERE E LINGUAGGIO
NELLA FILOSOFIA DI
EMANUELE SEVERINO

TESI DI LAUREA DI:


ANDREA ANCONETANI

RELATORE: CHIAR.MO
PROF. GRAZIANO RIPANTI

ANNO ACCADEMICO 1992 93

A mio fratello Marco:


il migliore

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INDICE

INTRODUZIONE

PAG.

CAPITOLO I: LESSERE

PAG.

PERDITA DELLA VERIT DELLESSERE

PAG.

ESSERE E IMMEDIATEZZA

PAG.

15

IL PROBLEMA DEL NULLA

PAG.

27

CAPITOLO II: IL DIVENIRE

PAG.

38

VOLONT, DESTINO E NECESSIT

PAG.

39

CAPITOLO III: IL LINGUAGGIO

PAG.

89

IL LINGUAGGIO E LA NECESSIT

PAG.

90

CONCLUSIONI

PAG.

102

BIBLIOGRAFIA

PAG.

106

INTRODUZIONE

L'intento che ha voluto guidare questo scritto muove


da una volont chiarificatrice.
A questo proposito si voluto procedere in maniera
piuttosto

didascalica,

costantemente

una

idea

cercando

di

fondo

di

che

mantenere

legasse

le

varie

parti del testo cercando il pi possibile di non creare


soluzioni di continuit.
La ricerca consta di tre parti, la prima dedicata al
problema dell'essere visto nella prospettiva filosofica
di Emanuele Severino, la seconda relativa alla questione
del

divenire

altre,

l'ultima,

riguardante

risultano

essere

molto

rapporti,

totalmente

meno

ponderosa

che

chiari,

tra
tra

delle

l'altro

non

l'essere,

la

necessit e il linguaggio mediante il quale questa viene


alla luce.
Questa

terza

considerazione
compiutamente

parte

conclusiva
alcuni

seguita

nella

rilievi

che

da

quale
sono

una
si

breve

espongono

emersi

via

via

durante lo svolgersi della trattazione.


Il

testo

principale

cui

si

fatto

riferimento

costante durante tutta la stesura della ricerca stato


La Struttura Originaria, un testo che racchiude in s in
maniera completa tutti i motivi del pensiero severiniano
e che costituisce un cardine intorno al quale ruota tutta
la produzione filosofica di Severino sino agli scritti
pi recenti.
2

Ci che si tentato, in breve, di fare, stato di


stabilire

un

l'imponente

itinerario
impianto

di

pensiero

che

architettonico

attraversando

della

filosofia

severiniana, e soffermandosi nei luoghi essenziali, abbia


potuto

tracciarne

un

profilo

puntuale

ed

esauriente,

mettendone in luce tra l'altro le principali zone d'ombra


ed

evidenziandone

punti

dove

maggiori cedimenti.

vengono

palesarsi

CAPITOLO I:
LESSERE

PERDITA DELLA VERIT DELL'ESSERE

La

riflessione

costante

di

tutto

sull'essere
il

pensiero

innegabilmente

occidentale.

Da

una

questo

punto di vista, il fatto che Emanuele Severino incentri


tutta la sua filosofia sulla problematica dell'essere,
non sembrerebbe doverci stupire in qualche modo.
Ma una osservazione del genere del tutto banale ed
addirittura impertinente, poich in verit ci che per
Severino costituisce problema non l'essere in quanto
tale,

quanto

il

fatto,

provato

proprio

da

ci

che

abbiamo detto sopra, che l'intero pensiero occidentale


consideri l'essere come un problema.
In tutti i testi di Severino ricorre in maniera quasi
martellante il concetto secondo il quale La storia della
filosofia
quindi

occidentale

della

inizialmente

la

vicenda

dimenticanza
intravisto

dal

dell'alterazione

del

senso

pi

antico

dell'essere,
pensiero

dei

Greci1.
Il problema fondamentale dunque quello di mostrare
come

la

filosofia

occidentale

mantenga

il

essere in una dimensione di inautenticit

concetto

di

e come tale

visione alterata evolva in una direzione diametralmente

E.SEVERINO - Essenza del nichilismo, Adelphi, Milano,


1981, p. 19.
5

opposta a quella dell'essere stesso, verso quel nulla che


il suo naturale antagonista logico.
La

filosofia

spaesamento

occidentale

dell'errore

dunque

il

fondamentale,

luogo
un

dello

pensiero

questo in apparenza non lontano da quello di Heidegger


quando

sostiene

che

il

problema

del

nulla

sorge

in

seguito alla dissoluzione dell'essere, ed nient'altro


che un processo storico al termine del quale dell'essere
non ne pi nulla.
Ma pur sempre Heidegger si mantiene all'interno di
questo
punto
dunque

processo
di
al

storico,

arrivo

di

mondo

del

esso,

ed
le

anzi
sue

pu

considerarsi

parole

fraintendimento,

sono

un

appartengono
parole

gi

corrotte ed indescrivibilmente lontane dalla verit.


E la verit non un segreto per gli uomini, non
qualcosa di celato da sempre, semplicemente non stata
compresa, stata alterata, e se alterazione c' stata,
ci indica che la verit stata oggetto di riflessione,
stata intuita.
In realt la verit, per Severino, da sempre sotto
gli occhi degli uomini e addirittura costituisce oggetto
di riflessione della filosofia pi antica, degli albori
della filosofia greca.
All'alba della civilt occidentale la filosofia greca
pensa la verit e subito la fraintende; la pensa per
bocca di quel Parmenide che Platone chiamava venerando e

terribile

che

Aristotele,

tradendo

la

sua

compassatezza, accusava di follia.


Nei pochi versi del poema di Parmenide si nasconde
la parola pi essenziale e pi dimenticata di tutto il
nostro sapere2, una verit contenuta tutta nella povera
affermazione,

che

pi

volte

compare

nell'opera

parmenidea, secondo la quale l'essere , mentre il nulla


non 3.
Questa semplice opposizione tra positivo e negativo,
tra ci che assolutamente e ci che assolutamente non
,

ha

in

Parmenide

una

pregnanza

che

il

pensiero

metafisico dell'Occidente non sapr pi eguagliare.


Anzi
semplice

la

riflessione

concetto

ad

una

posteriore
ambiguit

condurr
tale

da

questo

smarrirne

totalmente, anche se non definitivamente, il senso.


Nell'ormai

celebre

scritto

Ritornare

Parmenide,

Emanuele Severino procede con estremo rigore logico alla


ricerca

del

momento

fraintendimento

della

in

cui

verit,

il

pensiero

nell'attimo

giunge

cio

in

al
cui

esso incomincia ad intendere quell'opposizione assoluta


tra essere e nulla come un'opposizione che governa si
l'essere, ma fin tanto che esso .
Il solo fatto che il pensiero abbia formulato questa
brevissima considerazione indica che il senso dell'essere
si gi dileguato.

2
3

Ivi, p. 20
Ivi, p. 20
7

L'assoluta opposizione che fa dell'essere e del nulla


due

nemici

incrollabili

stata

corrotta

poich

individuato un momento in cui l'essere non pu opporsi al


nulla, perch esso stesso diventato un nulla.
Il

semplice

definitivo

pensiero

parmenideo

che

abbiamo menzionato sopra ha quindi lasciato il posto ad


un principio pi insidioso, la cui dizione afferma che
l'essere

rimane

opposto

al

nulla

finch

ma

quando

l'essere non ?
Ci

troviamo

di

fronte

ad

una

proposizione

dal

significato ambiguo, che significato prende la parola


"essere" nell'espressione "quando l'essere non ?"4.
Severino nota che se si sostiene che, quando l'essere
non

esso

un

nulla,

dovremmo

essere

disposti

sostituire la proposizione "quando l'essere non " con


"quando il nulla non ", poich tra un essere che non e
un nulla che non non c' nessuna differenza.
Tuttavia non si ritiene accettabile questo scambio e
ci

perch

nonostante

tutto

si

vuole

tener

fermo

che

l'essere non il nulla, il positivo non il negativo5.


Il pensiero occidentale, che percorre questo sentiero
sin

da

quando

abbandona

l'originale

significato

del

pensiero parmenideo, cade quindi in contraddizione, non


si avvede che pensare un tempo in cui l'essere non
equivale a pensare l'identit di positivo e negativo, di

4
5

Ivi, p. 22
Ivi, p. 22
8

"essere"

di

"nulla";

percorre

dunque

un

sentiero

"impercorribile".
Abbiamo

gia

raggiunto,

con

queste

poche

righe

il

fulcro del pensiero di Emanuele Severino; il concetto di


essere,

nella

tradizione

maniera

in

filosofica

cui

espresso

occidentale

da

tutta

un

la

concetto

contraddittorio, poich viene definito l'essere come ci


che e non pu non essere, ma contemporaneamente ci
fatto valere fin tanto che esso .
Non

si

ritiene

necessariamente
all'essere

un

essere,
tempo

dunque
anzi

in

cui

che

l'essere

implicitamente
non

si

fatto

debba
concede

uguale

al

nulla) e ci costituisce un principio nichilistico sul


quale

tutto

il

pensiero

tutta

la

nostra

civilt

riposa.
Ma la dimenticanza del senso originario dell'essere
gravida di altre conseguenze nefaste, tra le quali spicca
per drammaticit il fatto che il pensiero vada ormai alla
ricerca dell'essere necessario; si domandi cio se esista
un essere di cui non si possa dire che non .
Il pensiero problematizza quindi l'originario e lo
problematizza

in

riesce

valutare

pi

maniera
-

talmente
per

quello stesso problematizzare.

definitiva

Severino

la

che
follia

non
di

La gran barbarie del pensiero (sta) nel domandarsi


appunto "esiste un essere di cui non si possa dire che
non ?" e cio "esiste un essere che ?"6.
Una domanda che in definitiva si chiede se esista un
positivo

che

non

sia

il

negativo,

che

dunque

implicitamente ammette la possibilit che il positivo sia


il negativo.
Ricercare
affermare

l'essere

la

necessario

contraddittoriet

significa

cos

dell'essere

ed

in

definitiva sancire la sua identit con il nulla, allo


stesso

modo

significa

perdere

di

vista

la

nozione

dell'immediatezza dell'essere, poich la necessit della


dimostrazione

implica

il

voler

raggiungere

ci

che

immediatamente non accessibile.


Questo
lungo

errore

corso

fondamentale,

della

storia

si

del

snoda

per

pensiero

tutto

il

filosofico

dell'Occidente, dall'antichit ai giorni nostri.


Esso basa la follia del suo dire su ci che agli
occhi

degli

uomini

evidenza

transitoriet di tutto ci

incontrastabile,

sulla

che esiste, una transitoriet

che sinonimo di vanit; sulla convinzione perci che


tutto ci che ora inevitabilmente fra qualche tempo
sar un nulla.
E' la transitoriet dell'essere determinato - questa
penna, questo tavolo, io stesso - a spingere il pensiero

Ivi, p. 33
10

alla ricerca dell'essere necessario, quell'essere di cui


non si pu dire che non .
Una

ricerca

questa

che

per

per

Emanuele

Severino

altro non fa che allontanare lo sguardo degli uomini dal


vero.
Ci si impone a questo punto un attimo di riflessione.
La metafisica classica pensa il concetto di essere
determinato (ente) in maniera radicalmente differente da
quello di essere necessario.
L'ente
essere,

ed

ci

che

inoltre

ma

sarebbe

finch

avr

anche
tempo

potuto
di

non

essere,

dopodich torner a non essere, nel nulla.


L'ente
esistenza

dunque,

per

provvisoria,

dirla

emerge

con
dal

Severino,

nulla

ha

una

rientra

nel

nulla dopo un certo periodo di tempo durante il quale si


svolge la storia della sua esistenza.
Tra

l'essere

l'ente

si

individua

una

infinita

differenza qualitativa la quale pone in serio imbarazzo


il pensiero che si interroga sull'essere.
Anche

agli

svolgimento

occhi

storico

di
del

Heidegger
pensiero

al

culmine

occidentale

dello
questo

atteggiamento si pone come pregiudiziale e porta l'essere


necessario

ad

indefinibile7,

M.HEIDEGGER 55.

apparire
poich

addirittura
non

come

possibile

un

concetto

determinare

Essere e Tempo, U.T.E.T., Torino 1978, p.


11

l'essere mediante l'attribuzione di predicati ontici8, in


quanto l'essere non qualcosa come l'ente9.
Tale

pregiudizio

Messkirch

per

alimenta

la

secondo

il

filosofo

convinzione

della

di
non

indispensabilit di una ricerca sull'essere, una ricerca


che al contrario necessaria.
Ma questo un altro dei nodi fondamentali sui quali
si

muove

il

pensiero

di

Severino;

se

l'essere

della

metafisica classica qualcosa di radicalmente differente


dalla particolarit della determinazione, che ha nella
provvisoriet

la

sua

essenza,

la

parola

"essere"

per

Severino indica tutto ci che non nulla: la natura e


il linguaggio, la realt e l'apparenza, i fatti e le
essenze ideali, il divino e l'umano10, anzi di pi la
pluralit dei modi di esistere la stessa pluralit dei
modi secondo i quali non si nulla11.
Cos,

una

dell'essere,
nulla12,

lampada

[...]

eppure

la

un

accesa
modo

ragione

una

determinato
nella

sua

determinazione
di

non

essere

alienatezza

incline a pensare che dal momento in cui quella lampada


fosse distrutta essa sarebbe effettivamente un nulla;

se

ne rimanesse anche soltanto un pallido ricordo privo di

Ivi.
Ivi.
10 E.SEVERINO - Essenza del Nichilismo, op cit. p. 63.
11 Ivi, p. 64.
12 Ivi.
9

12

consistenza

reale

vitale

essa

sostanzialmente

non

sarebbe pi niente.
Ma

l'affermazione

"quando

questa

lampada

nulla"

include in se anche la proposizione "questa lampada


nulla", che testimonianza della strada impercorribile
ed assurda che quella ragione vuole percorrere e della
dimenticanza estrema del senso stesso dell'essere, poich
se

la

legge

dell'essere

suprema

al

non

dell'essere

essere

(allora)

l'opposizione

questa

lampada

questa lampada, [...] non solo il nulla non le conviene


di fatto, ma impossibile che le convenga13.
Siccome questa lampada di fatto esiste, ed il suo
esistere attestato dal suo stesso apparire, la verit
dell'essere esige che essa non possa essere o diventare
un nulla e ci perch Risiede nel significato stesso
dell'essere,
principio

che

di

non

l'essere

abbia

contraddizione

ad

essere,

non

si

esprime

che

il

soltanto

l'identit dell'essenza con se medesima, ma l'identit


dell'essenza con l'esistenza14.
Da

questo

punto

di

vista

Severino

nota

che

il

tradizionale argomento ontologico di Anselmo d'Aosta si


pone

come

un

esempio

tipico

dell'oblio

della

verit

dell'essere, in quanto si ritiene in esso che l'esistenza


sia di per se conveniente soltanto all'ente perfetto, in

13

Ivi.
E.SEVERINO - La Struttura Originaria, Adelphi, 1981, p.
517.
14

13

quanto

essa

non

una

qualsiasi

determinazione,

ma

quella certa determinazione che .


Alla sua superficie, l'Occidente vuole che le cose
della terra, in quanto cose, non siano un niente ma
insieme vuole la follia estrema: che essere - una - cosa
sia e significhi, in quanto tale, essere - un - niente15
e ci in concreto il nichilismo, il pensiero dominante
di tutta la nostra civilt.

15

Ivi, p. 15.
14

ESSERE E IMMEDIATEZZA

E'

giunto

per

noi

il

momento

di

addentrarci

in

maniera pi completa nel sistema filosofico di Emanuele


Severino, e lo faremo prendendo come punto di riferimento
privilegiato

il

testo

che

si

pone

idealmente

al

suo

stesso centro e nel quale sono espressi tutti i concetti


cardine

che

Severino

continuer

ad

enunciare

negli

scritti posteriori: La Struttura Originaria.


Abbiamo
estremamente
follia

gi

affrontato,

superficiale,

nichilistica

l'essenza

stessa

il

che

della

anche
tema

per

nostra

se
-

in

problema

Severino

civilt,

maniera
della

costituisce

una

follia

che

trae le sue origini dall'errore fondamentale del pensiero


che fa l'essere servo del divenire.
Tale

errore

il

responsabile

dell'atteggiamento

dominante dell'Occidente, un atteggiamento in cui l'ente


in quanto ente viene pensato e vissuto come un niente1.
Puntualizzeremo subito che la filosofia di Emanuele
Severino, profondamente nemica del pensiero dialettico,
si

pone

come

una

teoria

dell'identit,

gi

questa

osservazione sarebbe da sola interessante considerando il


momento
quasi

storico

attuale

riluttante

verso

in

cui

ogni

il

forma

pensiero
di

si

mostra

sistemizzazione

filosofica e nel quale impera sempre pi la cultura della

E.SEVERINO - La Struttura Originaria, Adelphi 1981, p.


13.
15

frammentazione;

un

pensiero

omnicomprensivo,

sorretto

da

"forte"
un

dunque

costante

ed

richiamo

all'ordine logico.
Filosofia dell'identit dunque ma anche e soprattutto
filosofia dell'immediatezza, tanto che potremmo parlare,
in riferimento alla sua teoria dell'essere, di ontologia
dell'immediatezza.
L'essere infatti ci che immediatamente presente,
tanto che Per affermare che l'essere non c' bisogno,
n

pu

esserci

bisogno

di

alcuna

mediazione2;

che

l'essere sia dunque cosa nota per s, non per altro e


questo implica che se ci per cui l'essere noto lo
stesso

essere

che

noto,

che

l'essere

sia

immediatamente noto [...] Immediatezza fenomenologica3.


Dobbiamo ancora una volta soffermarci su questo punto
cruciale, sulla parola stessa "essere", per procedere con
chiarezza e puntualit.
Abbiamo gi osservato in precedenza quale distanza
divida

la

concezione

che

dell'essere

ha

la

metafisica

classica, dal pensiero severiniano: ora, Severino stesso


dedica

alcuni

Originaria"

importanti

proprio

alla

paragrafi

de

"La

puntualizzazione

Struttura
di

questo

aspetto della questione.


Che cos' dunque l'essere, anzi, che cosa indica il
termine "essere"?

2
3

Ivi, p. 143.
Ivi.
16

Indica
(essere

una

sintesi

formale)

tra

il

significato

significati

"essere"

costituiti

dalle

determinazioni che, appunto, sono4.


Il termine "essere", in s dunque semanticamente
complesso e pu essere considerato astrattamente nella
sua

dimensione

determinazioni
indicare
metafisico

formale

di

quella

tale

formalit,

profonda

tradizionale

oppure

significare
cosa

differenza

sulla

quale

che,

con

oltre

il

abbiamo

le
ad

pensiero
accennato,

significa che non esiste in concreto un essere al di la


delle determinazioni che sono, poich esse "sono" e la
parola "essere", svincolata dalle sue determinazioni non
che un costrutto formale (come costrutto formale la
determinazione

svincolata

dalla

concretezza

del

suo

essere).
L'essere,
totalit

per

delle

Severino,

determinazioni

dunque
essenti,

in
ed

concreto
in

la

quanto

queste determinazioni sono immediatamente presenti, sono


li,

dinanzi

ai

nostri

occhi,

l'essere

stesso

immediatamente noto.
Ora:

dire

che

l'essere

noto,

significa

che

dell'essere si sa che 5; questa notizia immediata in


concreto lo stesso affermare che l'essere , mentre il
fondamento di questa affermazione sta nell'essere posta

4
5

Ivi, p. 144.
Ivi, p. 144.
17

come

sapere

immediato,

come

"immediatezza

fenomenologica".
Ma allora ci significa che si afferma l'essere come
immediatamente noto perch che sia immediatamente noto
immediatamente noto, ed chiaro che in tal modo si pu
daccapo

domandare

in

base

che

cosa

posta

l'immediatezza dell'immediatezza, dando cos luogo ad un


regressus

in

indefinitum

nella

motivazione

della

questa

interessante

aporia

posizione dell'essere6.
Severino

nell'esaminare

nota che si potrebbe dare un primo tipo di soluzione


(peraltro insoddisfacente) considerando che qualora quel
processo

indefinito

dell'essere

non

ne

avesse

luogo,

risulterebbe

la

posizione

corrotta,

ci

in

quanto la proposizione "L'essere non " intrinsecamente


contraddittoria.
Tuttavia

la

questione

pi

profonda,

dobbiamo

infatti chiarire che senso abbia domandare in base a che


cosa si afferma che immediatamente noto che l'essere
sia7, in altre parole, che significato possa avere il
domandarsi in base a che cosa pu essere affermato che
l'essere

immediatamente

noto

se

l'essere

immediatamente noto.
Ci che questa domanda richiede una contraddizione,
poich ponendo che ci per cui si afferma che l'essere

6
7

Ivi, p. 150. - Corsivo di Severino.


Ivi.
18

immediatamente
"l'essere

"

noto,
sar

sia

ad

un

X,
tempo

[...]
e

l'affermazione

sotto

il

medesimo

rispetto, un immediato e un mediato8, quella affermazione


sar

ci

che

non

avendo

bisogno

di

dimostrazione

dimostrato.
Tale soluzione in concreto una soluzione negativa,
l'aporia risolta negando che sia possibile dimostrare
che

una

posizione

non

abbia

bisogno

di

dimostrazione;

eppure il nodo aporetico non pu ancora dirsi sciolto


poich la contraddizione pu essere tolta anche negando
che sia per se noto che l'essere sia9.
L'aporia

dunque,

lungi

dallo

scomparire,

assume

addirittura una maggiore intensit poich indubbiamente


l'immediatezza dell'essere nota o per se stessa o per
altro,

ma

dire

che

sia

nota

per

altro

come

detto

sopra, contraddittorio, e se nota per se continua a


prodursi il "regressus in indefinitum".
La

risoluzione

definitiva

dell'aporia

sta

per

Severino nel valutare correttamente il ruolo che nella


questione riveste l'intelletto astratto.
Esso il vero responsabile del problema e ci perch
l'intelletto introduce, dove non se ne dovrebbe trovare
traccia un elemento di discorsivit, esso non pu che
pensare nel tempo una cosa dopo l'altra, assumere come
due

8
9

momenti

(posizione

dell'immediatezza

Ivi, p. 151.
Ivi, p. 152.
19

posizione

dell'immediatezza

dell'immediatezza)

ci

che

in

realt

vale come un unico momento logico.


Oltre

questo

dell'essere

limite

immediato

nell'orizzonte

appare

dell'essere

che

l'immediatezza

immediatamente
immediato

inclusa

che

quindi

l'aporia non ha ragione di esistere.


Tale

questione

appunto

riveste

una

importanza

fondamentale: l'aporia sorge per una sorta di suggestione


verbalistica, dovuta al fatto che siccome la discorsivit
colloca

le

posizioni

erroneamente

al

una

contenuto

dopo
una

l'altra
propriet

si
che

conferisce
invece

soltanto del discorrere.


In una parola, altro la discorsivit e altro il
contenuto di cui essa discorre.
Tutto

il

pensiero

metafisico

tradizionale

per

Severino succube di tale suggestione erronea ed perci


incapace di pensare l'originario senza problematizzarlo
introducendolo

in

una

situazione

di

discorsivit

che

all'originario non propria.


Ma c' di pi, sembra che Severino stesso, in ogni
pagina de La Struttura Originaria, lotti incessantemente
contro

tale

naturale

atteggiamento

del

pensiero,

per

adempiere ad un compito quasi sovrumano, rendere cio in


un ambito forzatamente discorsivo ci che discorsivo non
.
Tornando al concetto di immediatezza c' da dire che
nella filosofia contemporanea sono riscontrabili numerose
20

prese
quella

di

posizione

di

Dewey,

critiche

il

quale

al

riguardo,

argomenta

che

ad

esempio

spesso

viene

confuso con la conoscenza immediata l'uso immediato di


oggetti conosciuti tramite mediazioni precedenti.
Un

esempio

oggetto,
servo

per

al

riguardo:

esempio

immediatamente

macchina

da

stabilire

quale

una
di

scrivere,
sia

la

ogni

macchina
questo
senza

sua

volta
da

che

uso

un

io

mi

scrivere,

oggetto

come

svolgere

di

una

indagini

per

utilizzabilit,

questo

uso

immediato presuppone una famigliarit con l'oggetto che


spesso scambiata invece per conoscenza immediata.
Senonch, l'immediatezza con la quale questo oggetto
assunto risultato di una serie di mediazioni, un
prodotto,

che

presuppone

determinate

esperienze

antecedenti ed un meccanismo organico di ritenzione e di


abitudine.
Tale rilievo critico per Severino esattissimo, pur
tuttavia non intacca affatto la sua teoria poich non
con esso esaurito ogni senso dell'immediatezza.
Esso non fa che mettere in evidenza che il contenuto
dell'immediatezza processo, divenire, svolgimento: e in
questo senso 'mediazione'10, tale mediazione non quindi
il contrario dell'immediatezza, bens ne il contenuto.
Tale forma di immediatezza, nulla ha a che vedere con
la posizione cartesiana, dove per la prima volta trova
esplicitamente
10

posto,

ci

perch

Ivi, p. 166. - Corsivo di Severino.


21

in

Cartesio

l'immediatezza si configura come lato soggettivo e ideale


del pensare e l'essere pensato come un'ulteriorit cui
si tratta di accedere muovendo appunto dall'immediatezza
del pensiero11.
Immediatezza

dunque

una

parola

che

nasconde

una

mole notevole di significati.


L'immediatezza

dell'essere

in

quanto

essere,

fenomenologicamente, ma anche dell'essere in quanto non


non

essere,

immediatezza

dell'incontraddittoriet

di

ci che .
La

negazione

dell'essere

tolta

perch

in

contraddizione con l'immediatezza dell'essere12,dal che


si

deduce

che

dell'essere

immediatezza

sono

le

due

posizioni

dell'immediatezza

dell'incontraddittoriet
anch'essi

due

momenti

di

questa

astratti

di

un'unica struttura, la struttura dell'immediato.


Gi in apertura de La Struttura Originaria Severino
ci avverte che l'essenza del fondamento non () un che
di

semplice,

ma

una

complessit,

l'unit

di

un

molteplice13, un molteplice fatto di momenti astratti di


ci che in se un tutto.
Ci che crea la difficolt non che l'intelletto
astratto,

11
12
13

che

con

la

sua

natura

Ivi, p. 172.
Ivi, p. 173. - Corsivo di Severino.
Ivi, p. 107.
22

discorsiva

smembra

l'unit

del

tutto

in

una

molteplicit

di

momenti

che

smarriscono per la dimensione della concretezza.


Torniamo

ora

alla

considerazione

sull'immediatezza

dell'incontraddittoriet

dell'essere;

incontraddittoriet

su

fondata

di

un

tale

cardine

della

logica, e cio sul principio di non contraddizione, il


quale

pu

essere

cos

formulato:

l'essere

non

non

essere.
Siccome

tale

posizione

posta

come

immediatezza

possiamo dire che L'essere non non essere perch che


l'essere non sia non essere per s noto14.
Dobbiamo

fare

attenzione

ad

una

cosa:

il

senso

secondo il quale diciamo che l'essere immediato non


lo stesso senso secondo il quale immediato il principio
di non contraddizione, l'immediatezza nel primo caso
presenza
relativo

immediata
al

del

principio

dell'immediatezza
determinazioni16;

contenuto15,

di

non

della
Severino

mentre

contraddizione
connessione

nel

primo

caso

nel

caso

si

tratta

tra

due

parla

di

IMMEDIATEZZA FENOMENOLOGICA, mentre nel secondo caso di


IMMEDIATEZZA LOGICA, un'immediatezza quest'ultima che
pur sempre immediatamente presente e quindi appartiene,
sia pure in modo tipico, all'orizzonte dell'immediatezza
intesa nel primo senso17.

14
15
16
17

Ivi, p. 174.
Ivi.
Ivi.
Ivi.
23

Ecco dunque palesarsi quanto abbiamo accennato sopra:


Immediatezza
immediatezza
astratti

fenomenologica
logica

di

una

(L

(F

Immediatezza)

immediatezza)sono

concretezza

che

la

momenti

loro

stessa

relazione18.
In altre parole Severino ci dice che L - immediatezza
e F - immediatezza altro non sono che ambiti semantici,
l'uno

(F

imm.)l'ambito

della

notizia,

l'altro

(L

imm.)l'ambito del nesso.


Ma questi due momenti sono anche espressione dei due
piani

Logico

ed

Ontologico

la

cui

separatezza

risulta

dunque essere soltanto formale.


Tale

concezione

porta

alla

assimilazione

dei

due

piani (formali) logico ed ontologico e fa del principio


di non contraddizione una regola che non soltanto del
pensare

(logica)

ma

che

investe

in

pieno

l'essere

(ontologica).
All'interno
ulteriore

del

momento

separazione,

logico

quella

tra

esiste
il

poi

una

principio

di

identit (A = A) e il principio di non contraddizione (A

non A), anch'essi due principi che valgono come momenti


astratti
infatti

della

concretezza

l'essere

non

del

non

principio

essere

in

perch

generale,
l'essere

essere, e viceversa, l'essere essere perch l'essere


non non essere19.

18
19

Ivi, p. 197.
Ivi, p. 178.
24

Questa considerazione della massima importanza se


si tiene in conto che la cristallizzazione dei momenti
astratti del principio di non contraddizione, tra i quali
rientra anche, per lo stesso discorso, il principio del
terzo escluso, consente una dialettizzazione di questi
principi, sul tipo di quella proposta dallo Hegel nella
sua Logica, essendo chiaro che la critica di Hegel a
questi principi non si riferisce che al loro concetto
astratto20.
L'accusa
occidentale
relazione

che

Severino

muove

alla

filosofia

dunque ancora quella di non vedere la


concreta

dei

momenti

astratti,

anzi

di

radicalizzare tali momenti facendone qualcosa di irrelato


e smarrendone cos il senso reale.
Il senso reale che l'essere , e questa verit
immediata quanto quella che ci dice che l'essere non
non essere, una affermazione questa che non ha soltanto
un

valore

formale

ma

che

assume,

come

abbiamo

visto

sopra, una piena valenza ontologica.


E'

questo

punto

che

occorre

puntualizzare

la

formulazione del principio di non contraddizione.


La

dizione

aristotelica

di

questo

importante

principio non si limita infatti alla considerazione che


impossibile che l'essere sia e non sia, e che quindi,
siccome l'essere non pu non essere, ma dice di pi,
aggiunge qualcosa di estremamente significativo, afferma
20

Ivi. - Corsivo di Severino.


25

che

impossibile

che

l'essere

sia

non

sia

nello

stesso tempo e sotto lo stesso aspetto.


L'essere, dunque, non pu in un medesimo tempo essere
e non essere, o essere una cosa e sotto lo stesso aspetto
esserne un'altra, ma non c' ragione di non pensare che
ci che adesso , in un altro tempo possa non essere, o
ci che ora una cosa possa domani esserne un'altra.
Ci che Aristotele dunque puntualizza nell'enunciare
il suo principio di non contraddizione l'aspetto che
riguarda il divenire di ci che .
L'essere per Aristotele finch ha tempo di essere,
ci che in questo istante nulla ci dice che domani non
possa non essere.
Due

problemi,

soltanto

apparentemente

separati,

si

pongono di fronte a noi, uno riguardante la questione


logica

legata

al

non

essere,

al

nulla,

l'altro

riguardante la dimensione della storicit dell'essere che


emerge dall'enunciato aristotelico del principio di non
contraddizione.

26

IL PROBLEMA DEL NULLA

Consideriamo

ancora

una

volta

l'enunciato

del

principio aristotelico di non contraddizione; esso dice


che

impossibile

che

l'essere

sia

non

sia

nello

stesso tempo e sotto lo stesso aspetto.


Severino

denuncia

all'interno

di

perch

esclude

si

una

questa

situazione

formulazione,

che

l'essere

aporetica
infatti,

sia

proprio
proprio

nulla,

proprio

affinch questa esclusione sussista, il nulla posto,


presente, e pertanto 1.
In

quanto

presente

c'

viene

un

discorso

attestato

sul

nulla,

l'essere

del

il

nulla

nulla,

sicch

sembrerebbe doversi concludere che - visto che comunque


la

formulazione

del

principio

di

non

contraddizione

implica necessariamente la posizione del non essere - la


contraddizione il fondamento sul quale pu realizzarsi
lo stesso principio di non contraddizione2.
Resta inteso che Severino considera tale aporetica
del non essere non in quanto sia un certo non essere
determinato,

ma

in

quanto

nihil

absolutum,

una

problematica

assolutamente altro dall'essere.


Siamo

dunque

in

presenza

di

squisitamente logica (salvo poi intendere che, siccome


per

1
2

Severino

il

piano

logico

coincide

Ivi, p. 209. - corsivo di Severino.


Ivi, p. 210.
27

con

quello

ontologico, come emerso dalle pagine precedenti, tale


questione presente in realt sulla piattaforma della
concretezza che altro non se non la unione dei momenti
suddetti, soltanto astrattamente considerati due).
In realt tale aporia ha una storia antichissima,
tanto che Platone stesso la prospetta con chiarezza nel
Sofista senza per risolverla del tutto.
Nel

suddetto

dialogo,

Platone

mostra

infatti,

per

bocca dello Straniero, di quale tipo di non essere si


pu dire che Noi siamo stati infedeli a Parmenide ben
oltre il suo divieto[...]Noi non solo abbiamo dimostrato
che ci che non , ma abbiamo indicato la specie che
propria

del

non

essere.

Infatti,

dimostrando

che

la

natura del diverso [...]abbiamo osato dire di quella


singola parte di essa che contrapposta all'essere, che
proprio essa realmente il non essere [...]Il diverso,
in

quanto

partecipa

dell'essere,

causa

di

questa

partecipazione non certo ci di cui partecipa, ma diverso


ed essendo diverso dall'essere evidentemente necessario
che esso sia non essere3.
Egli lascia per irrisolto il quesito prospettato in
un primo momento del dialogo e riguardante il non essere
inteso come non essere assoluto il non essere in s e
per s [...] impensabile e indicibile e impronunciabile
ed estraneo ad ogni discorso [...](tuttavia) caccia in

PLATONE - Dialoghi Filosofici, U.T.E.T., Torino, 1981,


p. 468 - 469. Corsivo mio.
28

difficolt persino chi lo confuta, tanto che ogni volta


che si cerca di confutarlo si costretti a fare sul suo
conto

asserzioni

contraddittorie

[...]Io,

infatti,

pur

avendo posto come ipotesi che il non essere non deve


partecipare n dell'unit n della pluralit, poco fa e
in questo stesso momento l'ho detto uno. Infatti dico "il
non essere"4.
Questa stessa situazione aporetica porta Fredegiso di
Tours nella sua Epistola de nihilo et de tenebris ad
affermare con decisione l'essere del nulla.
Concludere

per

che

anche

il

nulla

significa

naturalmente negare il principio di non contraddizione.


L'aporia

parsa

risolvibile

applicandole

la

distinzione di Frege tra significato e senso; il nulla


non ha alcun significato, ha per un senso, poich ha
senso l'operazione logica del negare.
Severino per nota che tale distinzione non risolve
in pieno il problema, in quanto esso si ripresenta a
proposito

dell'assenza

di

significato

del

termine

"nulla"5, infatti, essendo questa assenza assoluta posta,


essa in qualche modo , il suo essere il suo essere
significante

come

steresi

pertanto

forza

dell'argomentazione

la

assoluta

di

significato6;

che

conduce

ammettere l'essere del nulla rimane presente.

Ivi, p. 435 - 436.


E.SEVERINO,La Struttura Originaria, op. cit. p. 210. Corsivo di Severino.
6 Ivi, p. 211. - Corsivo di Severino.
5

29

ad

Un

altro

sistema

potrebbe

essere

dato

dall'oblio

perpetuo della posizione del nulla: se il nulla non fosse


pi posto l'aporia scomparirebbe per sempre, ma insieme a
lei scomparirebbe per sempre anche il principio di non
contraddizione che di tale posizione non pu fare a meno.
Non solo, Severino fa notare che non potrebbe essere
pi posto nemmeno l'essere, in quanto, essendo l'essere
immediatamente

non

contraddittorio,

come

risultato

chiaro da quanto stato detto precedentemente, allora


il

"non

essere"

"essere"7

significa

[...]

appartiene

quindi

negare

negare

allo
la

stesso

significato

posizione

l'orizzonte

del

della

nulla

totalit

dell'immediato8.
Infine tale aporia non pu essere risolta nemmeno nel
modo

in

cui

puramente

vengono

logico,

ad

risolte

altre

aporie,

esempio

quella

nota

in

ambito

come

aporia

della presenza dell'assente, nella quale si osserva che


l'assente certamente presente ma come assente, anche
qui Severino osserva che si sarebbe tentati di ripetere
che il non essere , ma come non essere e ci non pu
essere fatto poich, nel caso della presenza dell'assente
non

si

cade

in

contraddizione

in

quanto

vero

che

l'essere (pur essendo) non necessariamente presente.


Invece, l'affermazione che il non essere sia come
non essere [...] la stessa contraddizione, [...] poich

7
8

Ivi, p. 209.
Ivi, p. 211.
30

per quel tanto che ci, che si dice "non essere", , non
si pu affermare che sia come non essere9.
L'aporia in questione, per ricapitolare, si genera
poich evidente che l'assoluta privazione dell'essere,
viene a presentarsi come un essere e ulteriormente poich
il

nulla

ha

funzione,

in

qualche

modo,

di

orizzonte

dell'essere: abbiamo detto infatti che l'essere implica


immediatamente

il

nulla,

sicch

se

il

non

essere

non

fosse non si potrebbe neppure affermare che l'essere non


non essere, ma dal momento che lo si afferma il non
essere in qualche modo .
Veniamo dunque al modo in cui Severino si propone di
risolvere questa insidiosa aporia.
Si

deve

innanzitutto

condurre

una

osservazione

fondamentale: nel momento in cui si afferma la posizione


del non essere, non si afferma che nulla significhi
essere, bens che il nulla, che significante come
nulla, 10, in questo modo viene affermato l'essere del
nulla certamente, e cio si ricade nell'aporia, ma si
rende evidente anche che questa aporia, la contraddizione
del non essere che , non [...] interna al significato
"nulla"; ma tra il significato "nulla" e l'essere, o la
positivit di questo significato11.

Ivi, p. 212. - corsivo di Severino.


Ivi, p. 213.
11 Ivi. - Corsivo di Severino.
10

31

La positivit del significare in contraddizione con


il suo stesso contenuto, che significa appunto l'assoluta
negativit.
Dobbiamo puntualizzare una cosa: per Severino ogni
significato (ogni contenuto pensabile, ogni ente) una
sintesi semantica tra la positivit del significare e il
contenuto determinato del significare, in altre parole
ogni significato sintesi del significato "essere" e
della determinazione dell'essere12, quindi il significato
sempre un positivo, una positivit determinata.
Appare chiaro allora che, da questo punto di vista,
il

significato

nulla

autocontraddittorio,

nel

senso

risulta
che

essere

positivamente

significante come una contraddizione.


Questo

nulla

dal

significato

autocontraddittorio

include come momento il nulla che significante come


nulla;

cio

incontraddittorio,

il

"nulla"
momento

come
del

significato

"nulla",

come

significato autocontraddittorio13.
Tornando all'aporia dell'essere del nulla, Severino
pu ora rilevare che il principio di non contraddizione
non

afferma

la

autocontraddittorio
significa

12
13

"essere";

non
[...]

esistenza

del

ma

che

ossia

afferma
esige

Ivi.
Ivi, p. 214. - Corsivo di Severino.
32

significato
"nulla"

l'inesistenza

non

della

contraddizione interna al significato "nulla" che vale


come momento del significato autocontraddittorio14.
Dunque possiamo certamente dire che il nulla , ma
non nel senso che nulla significhi essere, poich in
questo senso il nulla non mentre l'essere , ma nel
senso

che

c'

significante
nulla

un

come

nel

significare,

una

l'assolutamente

senso

che

positivit,

negativo,

l'assolutamente

che

quindi
negativo

il

positivamente significante15.
L'aporia
risolta,

ma

in
c'

questione
un'altra

ormai

importante

definitivamente

considerazione

da

fare, se il significato nulla autocontraddittorio,


allora proprio in forza di questa autocontraddittoriet
che pu sussistere il principio di non contraddizione.
Se

cio

il

significato

nulla

non

fosse

autocontraddittorio il nulla non apparirebbe neanche pi,


infatti escludere che l'essere sia nulla sarebbe un non
escluder

nulla,

poich

l'esclusione

non

avrebbe

(di

fatto) un termine su cui esercitarsi16.


A nostro avviso ci non pu significare altro se non
che

la

contraddizione

fattivamente

condizione

del

costituirsi del principio di non contraddizione, anche se


Severino comunque ci dice che questo non vero nel senso
in cui si intenda tale contraddizione come una formula

14
15
16

Ivi, p. 215. - Corsivo di Severino.


Ivi.
Ivi, p. 216. - Parentesi mia.
33

per

la

quale

la

negazione

del

principio

di

non

contraddizione sia condizione del costituirsi di esso, ma


soltanto

nel

senso

sopra

indicato

cio

che

il

principio di non contraddizione si costituisce solo in


quanto

il

nulla

sussiste

come

significato

autocontraddittorio17.
Per

Severino

quindi

il

nulla,

ci

che

l'assolutamente altro dall'essere, non certamente un


essere

in

questa

sua

veste

di

assolutamente

altro

dall'essere; ma in quanto significante la sua assoluta


alterit

un

essere,

tutti

gli

effetti

una

positivit.
Infatti vien detto a chiare lettere che Il nulla, in
quanto tale, il non significante (il non essente). Ma
il

non

significante

non

separato

dal

suo

esser

significante come il non significante: solo nel suo


essere

significante

che

il

nulla

significa

"l'assolutamente altro dal significato"18 e ancora Resta


[...] chiarito che il nulla nulla [...] non in quanto
l'assoluto

negativo

sia

qualcosa

(sia

pure

l'assoluto

negativo), ma in quanto il positivo significare del nulla


quel certo significare che esso 19.
Nella
presente

17
18
19

visione
un

severiniana

orizzonte

assoluto

quindi
che

certamente
l'orizzonte

Ivi.
Ivi, p. 222. - Corsivo di Severino.
Ivi, p. 223. - Corsivo e parentesi di Severino.
34

dell'essere, il nulla stesso vi compreso sebbene non in


quanto essente come nulla, ma in quanto significato.
Dire questo per non equivale a dire che esiste un
modo concreto di essere che coerente con il principio
di non contraddizione e un altro modo di essere, cio
l'essere

come

significato

che

del

principio

di

non

contraddizione pu farsi beffa?


Severino infatti

dice che L'autocontraddittoriet

[...] il nulla stesso20 e, a chiarimento di


teorema,
come:

prende

Triangolo

in

considerazione

alcuni

triangolare,

rosso

non

ecc...,

(schematizzabili

formula

RnR),

significati
nulla21,

non

mostrando

tutti
come

di

significati
non

rosso,

simbolicamente

porre

autocontraddittori
potendosi

questo

ognuno

significa

fatto

dire

con

di

la

questi

porre

il

esista

un

che

triangolo non triangolare, un rosso non rosso ecc..., ci


vuol dire che l'autocontraddittoriet in s non , ma i
significati autocontraddittori sono.
Questa conclusione di una importanza fondamentale,
poich testimonia la

vuotezza ontologica del linguaggio

che naturale conseguenza della filosofia di Emanuele


Severino.
L'essere

come

significato

totalmente

svincolato

dall'essere concreto sicch possibile dire anche ci


che

20
21

di

fatto

non

il

nichilismo

Ivi, p. 228.
Ivi. - Corsivo di Severino.
35

stesso,

l'errore

fondamentale

dell'Occidente,

esiste

in

questa

sfera

particolarissima, e fattivamente non conviene all'essere


pi di quanto non gli convenga l'affermazione c' un
triangolo quadrato in un verde cielo rosso.
L'orizzonte

assoluto

dell'essere

per

Severino

continua a valere anche nella strutturazione linguistica,


infatti l'essere vale logicamente ed immediatamente (Limmediatamente)

come

costante

sintattica

di

ogni

contenuto semantico (ed per ci che viene a crearsi


l'aporia che abbiamo considerato sopra) e ci significa
che

di

ogni

immediatamente

contenuto
l'essere,

autocontraddittorio

che

semantico
ossia

una

che

si

predica

L-

immediatamente

qualsiasi

determinazione

[...] non sia22.


Ogni determinazione o contenuto semantico dunque ,
anche quel contenuto che il nulla, ma appunto come
contenuto semantico autocontraddittorio.
L'essere
inteso

dunque

non

formalmente,

ne

pu
i

contraddirsi,
contenuti

l'essere

particolari,

le

determinazioni che sono (di un triangolo non si pu dire


che un quadrato), il linguaggio per una positivit,
un

essere,

contraddirsi,

le

cui

anzi

determinazioni
ce

ne

sono

essenti
alcune

possono

addirittura

autocontraddittorie.
Naturalmente questa autocontraddittoriet non intacca
minimamente l'essere; mai infatti si potrebbe affermare
22

Ivi, p. 499. - Corsivo di Severino.


36

che la proposizione autocontraddittoria non , essa ,


un essere, ma significa ci che non .
Pur non intaccando il principio di non contraddizione
la proposizione pu per dire di intaccarlo.
Severino

dunque,

nostro

avviso,

concede

al

linguaggio una sorta di libert, la libert del dire, e


si

vedr

nelle

pagine

che

seguiranno

quanto

questa

affermazione possa essere paradossale.


Per

ora

raggiunto
percorso
nulla:

rimaniamo

seguendo
Severino

il

nulla

considerare

l'itinerario
nel

non

cimentarsi

se

non

di
con
come

il

pensiero
il

risultato
che

problema

ha
del

affermazione,

il

significato nulla coesiste con il significato essere ed


anzi

ne

attesta

emblematicamente

il

primato,

poich

anch'esso compreso nell'orizzonte dell'essere; un nulla


dunque

che

non

essendo

37

pur

tuttavia

CAPITOLO II:
IL DIVENIRE

38

VOLONT, DESTINO E NECESSIT

Dopo aver chiarito il senso che viene ad assumere il


nulla nella prospettiva severiniana dobbiamo tornare a
guardare

indietro;

alla

fine

dedicato

all'immediatezza

del

paragrafo

dell'essere

da

abbiamo

noi
detto

infatti che ci saremmo trovati di fronte due ordini di


problemi, uno legato al non essere, al nulla

ed alla

giustificazione

esserci,

l'altro

storicit

propria

riguardante

logica

la

del

suo

dimensione

di

dell'essere.
Non dimentichiamoci che la dizione aristotelica del
principio

di

non

contraddizione

afferma

che

impossibile che l'essere sia e non sia nello stesso tempo


e sotto lo stesso aspetto; nulla vieta quindi che ci
che ora una cosa possa, in virt di questo principio,
esserne

un'altra

in

un'altro

momento

di

tempo,

oppure

possa addirittura annullarsi.


La

formula

aristotelica

in

breve

si

preoccupa

di

salvaguardare e di comprendere la dimensione storica di


ci che affermando senza mezzi termini che il principio
di

non

contraddizione

valido

se

l'essere

viene

considerato in un istante di tempo dato.


E' interessante notare come questo rilievo collimi
perfettamente

con

ci

che

Engels

dice

nel

suo

Antidhring, Sino a quando consideriamo le cose in stato


di riposo e prive di vita, ciascuna per s, l'una accanto
all'altra, l'una dopo l'altra, certo che in esse non
39

incontreremo

nessuna

contraddizione...Ma

invece

tutt'altra cosa allorch consideriamo le cose nel loro


movimento, nel loro cambiamento, nella loro vita, nella
loro

azione

reciproca.

Qui

cadiamo

subito

in

addirittura

contraddizioni1.
La

contraddizione

per

Engels

dunque

sinonimo di vita, di cambiamento, in una parola di


divenire,

un

Apostel,

che

contiene

delle

concetto

afferma:

efficacemente

in

ogni

contraddizioni;

istante

queste

ribadito
ogni

da

divenire

contraddizioni

sono la fonte stessa del divenire2.


Ma
Apostel,

Aristotele,

come

appartengono

fraintendimento

maggior

tutti

radicale

del

ragione

alla
senso

Engels

cultura

del

dell'essere,

la

cultura che vuole la follia estrema dell'identificazione


dell'essere con il nulla.
Stiamo per toccare il punto determinante di tutto il
pensiero

di

chiarito

che

Emanuele
l'essere

Severino,

fino

ad

immediatamente

ora

abbiamo

(come

sintesi

concreta di F-immediatezza ed L-immediatezza), mentre il


nulla non lo stesso immediatamente, anzi il suo essere

immediatamente

tolto

poich

soltanto

in

quanto

affermazione (il nulla in quanto si pu dire nulla,


non in quanto esista un positivo che negativo).

F. ENGELS - Antidhring, Roma 1950 p. 133.


L. APOSTEL - Materialismo Dialettico e Metodo
Scientifico, Einaudi, Torino 1968, p. 14.
2

40

L'itinerario

di

pensiero

che

abbiamo

seguito

apparso limpido e rigorosissimo, in perfetta sintonia con


il

principio

di

non

contraddizione

nella

formulazione

parmenidea, che, ricordiamolo, dice che l'essere non


non essere.
Ma

l'errore

fraintendimento

che

per

Severino

causa

del

non situato ancora nei territori che

abbiamo percorso, si annida in maniera ancor pi subdola


proprio

dove

inconfutabile,

tutto
e

cio

sembrerebbe
all'interno

certissimo
della

ed

formulazione

aristotelica del principio di non contraddizione, dove si


dice

che

non

pu

essere

ALLO

STESSO

TEMPO

non

A,

lasciando intendere che ci possa per verificarsi in un


altro tempo.
Questa

formulazione

l'essenza

stessa

di

ci

che

Severino chiama la fede nell'esistenza del divenire3, e


rappresenta la strada impercorribile tuttavia percorsa
dalla civilt occidentale.
Tutta
cristiana,

la

civilt

occidentale,

risulterebbe

essere

compresa
null'altro

la

cultura
che

una

emanazione del pensiero greco, che dopo Parmenide afferma


qualcosa di assolutamente nuovo, di mai udito, e cio che
le cose oscillano tra l'essere e il niente4, escono dal
nulla per poi ritornarvi.

E. SEVERINO - La tendenza fondamentale del nostro tempo,


Adelphi, Milano, 1988, p. 173.
4 Ivi, p. 167.
41

Con la filosofia greca post - parmenidea, che trova


compiutezza
affaccia

definitiva

cio

sulla

nel

pensiero

terra,

per

Aristotelico,
la

prima

volta

si
e

definitivamente, l'idea del divenire, l'idea secondo la


quale

vi

un

passaggio

delle

cose

dal

non

essere

all'essere e viceversa, cosa che significa per Severino


dover accettare l'idea che l'essere non sia, poich esso
certamente non o nel momento iniziale o nel momento
finale del divenire.
Il nulla, nel senso indicato dal pensiero greco post
- parmenideo, concepito non certo come affermazione,
bens come nihil absolutum, una assoluta negativit che
si

esprime

in

opposizione

infinita

all'essere

l'oscillare delle cose dall'essere al nulla non risulta


essere tanto una propriet delle cose, quanto la loro
vera essenza.
Platone

nella

Repubblica

definisce

efficacemente

questa situazione indicando l'oscillazione delle cose tra


l'essere e il niente con il termine , cio
dibattersi tra l'uno e l'altro5, la cosa dunque in
essenza un esser incerto, indeciso, oscillante6, ed
tale poich contesa tra l'uno e l'altro, tra l'essere e
il niente.

Ivi, p. 167.
E. SEVERINO, Destino della necessit, Adelphi, Milano,
1980, p. 21.
6

42

Tale

incertezza

ed

evanescenza

dell'essere

rimane

concetto costante di tutto il pensiero dell'Occidente,


sicch

Severino

pu

affermare

che

il

senso

greco

dell'ente , per l'intera civilt occidentale, l'evidenza


originaria e fondamentale7.
Ma

nel

senso

greco

dell'ente

si

nasconde

l'alienazione estrema, l'estrema lontananza dalla verit,


si nasconde cio la persuasione che le cose, gli enti,
sono

niente8,

il

senso

greco

dell'ente

quindi

il

nichilismo stesso.
Se quindi il significato essenziale del nichilismo
sfugge

all'intera

legato

con

cultura

necessit
il

occidentale,
ci

che

divenire

per

delle

perch

esso

l'Occidente

cose9, Severino

l'evidenza

suprema:

arriva a

compiere un passo fondamentale, a mettere in

crisi cio il concetto stesso di divenire, mostrando come


l'essere di fatto non sia in divenire.
Si prendano dunque in considerazione le due seguenti
proposizioni: L'essere non diviene e l'essere non si
annulla e non esce da una iniziale nullit.
Queste

due

proposizioni

sono,

dal

punto

di

vista

severiniano, perfettamente equivalenti, anzi, di pi, si


potrebbe

dire

che

altro

non

sono

se

non

formulazioni

diverse di uno stesso teorema.

E. SEVERINO, La tendenza fondamentale del nostro tempo,


op. cit. p. 169.
8 Ivi.
9 Ivi.
43

Ricordiamo infatti che Severino intende il divenire


come

passaggio

viceversa,

necessario

ci

che

deve

dal

non

essere

essere

all'essere

osservato,

parte

e
la

summenzionata identit semantica, comunque il fatto che


la negazione stessa di tali proposizioni risulta essere
intrinsecamente contraddittoria.
Ci

che

deve

essere

osservata

attentamente

la

struttura logica delle due proposizioni.


Severino nota che in entrambe le proposizioni, il
predicato conviene (come negato) al soggetto non ratione
sui

ipsius,

ma

conviene

al

soggetto

ratione

suae

partis10.
In

breve,

si

nega

che

il

divenire

convenga

all'essere, non in quanto il divenire sia tale, ma in


quanto esso implicherebbe automaticamente il non essere
di

ci

che

diviene,

quindi,

quando

fosse

predicato

dell'essere ne implicherebbe il non essere.


Il non essere quindi momento, o parte semantica
del

significato

l'essere

diviene

"divenire"11,
significa

si

che

affermare

affermare

che

l'essere

che
non

12, e questo, cosa importantissima, sia nel caso che si


parli di divenire dell'essere inteso come intero essere,
sia nel caso che si parli di divenire in riferimento ad
un

momento,

ad

un

ambito

dell'essere,

10

nel

primo

caso

E. SEVERINO - La Struttura Originaria, op. cit. p. 520.


- Corsivo di Severino.
11 Ivi. - Corsivo di Severino.
12 Ivi.
44

infatti affermando il divenire dell'essere, viene negato


l'essere della totalit dell'essere13, nel secondo viene
negato l'essere di

un certo essere14.

Naturalmente ci significa di fatto che l'essere


eterno [...] atto puro15.
Ora;

anche

tradizione

nella

filosofia

metafisica

greca,

occidentale,

in

tutta

la

se

vogliamo,

ragionevolmente parlando, anche in epoche precedenti alla


stagione

della

filosofia

greca,

scritto

infatti

nell'antico testamento che Dio si rivolse a Mos dicendo


Io

sono

colui

che

si

afferma

con

decisione

l'eternit dell'essere, si afferma cio che esistono enti


immutabili ed eterni, e soprattutto si afferma l'eternit
e l'immutabilit di Dio.
Ma

la

dell'Occidente

differenza
e

la

fondamentale

visione

tra

filosofica

di

il

dire

Emanuele

Severino sta tutta nel fatto che quando la metafisica


tradizionale afferma l'eternit e l'immutabilit di Dio
tali qualit non vengono attribuite a Dio in quanto Dio
ente, ma in quanto Dio un certo ente, diverso dagli
altri, privilegiato rispetto agli altri16, se cos non
fosse tutti gli enti dovrebbero essere detti eterni.

13

Ivi.
Ivi.
15 Ivi.
16 E. SEVERINO - La Tendenza fondamentale del nostro
tempo, op.cit. p. 168. - Corsivo di Severino.
14

45

Ci significa anche che, per l'Occidente,

nell'ente

in quanto tale non vi nulla che possa escludere il non


essere, nulla che possa escludere che esso oscilli tra
l'essere e il niente.
Il

senso

occidentale,
istante

greco

dell'ente

l'evidenza

la

follia

originaria

estrema,

per

la

civilt

nello

stesso

ma

cio

la

concreta

identificazione dell'essere con il niente, n il pensare


ad un ente perfettissimo sito al di fuori del divenire
pu,

per

Severino,

costituire

fonte

di

salvezza

dal

nichilismo, anzi, lo stesso pensare ad un essere eterno


in quanto essere particolare, in quanto un certo essere,
gerarchicamente

superiore

agli

altri

enti,

segnale

certo della presenza del nichilismo e negazione stessa


della verit.
Tali

affermazioni

di

Emanuele

Severino

non

sono

chiaramente rimaste ignorate, ed anzi sono state fatte


oggetto

di

critiche,

che

vedremo

di

analizzare

nelle

prossime pagine, sia da parte del pensiero laico, che


accusa
storica

Severino
di

ci

di
che

non
,

tener
sia

conto
da

della

parte

dimensione

della

cultura

cristiana, la Chiesa Cattolica ha infatti dichiarato tali


teorie

filosofiche

incompatibili

con

la

Rivelazione

cristiana.
Tornando sui nostri passi, ci che viene a palesarsi
che l'essere eterno in tutte le sue determinazioni:

46

questa penna, questo tavolo, io stesso, il cielo e la


terra e in tutti i modi concreti di non essere nulla.
In quanto infatti le proposizioni sopra considerate
l'essere immutabile e l'essere non si annulla e non
esce da una iniziale nullit sono, come abbiamo detto,
fondamentalmente

equivalenti,

formulazioni

del

principio

quindi

immediate,

sono

esse

valgono

anche

come

di

non

contraddizione,

ci,

in

altre

parole,

significa che logicamente immediato dire che l'essere


immutabile e che non esca e non rientri nella nullit.
Su

questo

punto

soffermarci,

qui

importante,

che

fondamentale

che

si

apre

investe

in

pieno

dovremo

infatti
tutta

lungo

l'aporia
la

pi

costruzione

teoretica severiniana.
Come

abbiamo

detto,

risulta

essere

immediata

l'affermazione che l'intero, ovverosia l'essere in ognuna


delle sue determinazioni, immutabile, il fatto che tale
affermazione sia L - immediata significa, come per il
principio

di

non

contraddizione,

che

la

sua

negazione

sarebbe immediatamente autocontraddittoria.


Posto

questo

per

risulta

innegabile

che

sia

immediata l'affermazione che l'essere diviene.


Infatti
dell'essere

l'orizzonte
F

aperto

immediato

dalla

appunto

il

totalit
regno

del

sopraggiungere e del dipartirsi dell'essere17.

17

E. SEVERINO - La Struttura Originaria, op. cit. p. 531.


47

Si

apre

infatti

in

questo

Mentre

l'immutabilit
divenire:

modo

[...]

il

dell'essere,

contraddizione

una

problematica

logo

originario

l'esperienza

tra

ne

decisiva,
afferma

attesta

l'immediatezza

il

logica

l'immediatezza fenomenologica18.
La L - immediatezza dell'immutabilit dell'intero, e
la F - immediatezza del divenire dell'essere provocano
quindi una situazione aporetica che pu essere espressa
anche

affermando

dell'immutabilit

che

la

dell'intero

in

immediatezza

contraddizione

con

l'affermazione dell'esistenza [...] di contenuti positivi


il cui sopraggiungere o il cui annullamento non posto
come autocontraddittorio19.
Il senso di questa aporia comprensibilissimo nella
critica

che

viene

mossa

alla

filosofia

severiniana

da

Gianni Vattimo, che in sede di dibattito afferma Tu dici


che

siamo

eterni,

di

questo

complimento

[...]

ti

potremmo essere grati, fermo restando comunque che siamo


mortali. Nel quadro che hai tracciato resta da spiegare
questo piccolo problema: siamo eterni ma mortali20.
Alla

luce

dell'esperienza

dunque

la

visione

filosofica di Emanuele Severino appare come una posizione


confusa, che assimila indebitamente il piano logico con
il piano ontologico, ma che proprio da quest' ultimo

18

Ivi.
Ivi, p. 542.
20 G. VATTIMO - Filosofia al Presente, Garzanti, Milano,
1990, p. 35.
19

48

sconfessata, i principi logici sembrano non aver presa su


una realt che si mostra indubbiamente diveniente.
Severino
l'aporia

affronta

in

tale

questione

situazione
sia

mostra

originariamente

come
tolta

affermando che l'intero, come immutabilit assoluta, non


la totalit dell'essere F - immediato, in quanto questa
l'orizzonte del divenire21, affermando cio l'esistenza
di

due

totalit,

dell'essere

come

una

inclusa

intero

nell'altra,

assolutamente

la

totalit

immutabile

la

totalit dell'essere F - immediato, cio dell'essere di


cui si ha esperienza, quest'ultima inclusa nella prima.
Due

positivit

dunque,

da

distinguere

necessariamente.
Affermare

che

l'intero

inteso

come

immutabilit

assoluta altro dalla totalit dell'essere F - immediato


equivale

ad

totalit

del

"intero"

affermare
F

compare

immutabilit

che

un

positivo

immediato

in

accezioni

assoluta

due
-

quindi

che

oltrepassa
il

significato

diverse:

come

la

opposto

come
alla

totalit del F - immediato - e come includente questa


totalit22.
Siamo

ad

un

punto

cruciale:

si

osservi

che

la

totalit dell'essere F - immediato, dell'esperenzialit,


un positivo anch'esso, ma che non pu contenere alcuna

21

E. SEVERINO - La Struttura Originaria, op. cit. p. 543.


- Corsivo di Severino.
22 Ivi, p. 544.
49

positivit che non sia contenuta nell'intero immutabile,


che per questo l'intero della positivit, e quindi il
divenire del contenuto della F - immediatezza non pu
aggiungere

ne

togliere

all'intero

immutabile,

in
in

alcun
questa

modo

positivit

maniera

viene

ad

emergere che il positivo che nella F - immediatezza si


mostra nel sopraggiungere
permane

e nel dileguarsi, di fatto

nell'immutabile,

che

l'immutabilit

non

conviene a questo o a quell'essere, ma ad ogni essere23.


Il

risultato

al

quale

perviene

Severino

dunque

quello di considerare il divenire dell'essere, ossia il


suo

uscire

rientrare

nel

nulla,

come

un

fatto

illusorio, ci che si manifesta come un sopraggiungere e


un annullarsi in realt un apparire e uno scomparire,
ma si badi ad intendere bene questo punto.
E'

noto

che

ci

sia

un

divenire

dell'essere

immediatamente conosciuto, per esempio il divenire del


corpo x che si sposta da un luogo l ad un luogo l1, ci
che Severino vuole dire che il corpo in questione una
volta passato nel luogo l1 non ha esaurito il corpo che
stava nella posizione l, sicch quell'istante di tempo in
cui

il

corpo

era

nella

posizione

andato

irrimediabilmente perso, si annullato per sempre per


far posto all'altro istante di tempo in cui il corpo
occupa la posizione l1, bens che lo scenario dell'essere
in
23

cui

il

corpo

era

nella

posizione

Ivi, p. 547. - Corsivo di Severino.


50

scomparso

dall'orizzonte del F - immediato per far apparire l'altro


scenario in cui il corpo occupa la posizione l1, senza
per questo che qualcosa di costitutivo del primo scenario
abbia subito alcun danno.
Ci vuol dire senza mezzi termini che ogni istante
eternamente presente e di fatto non muta mai, che il
positivo che si aggiunge o si dilegua, gi o ancora
nel cerchio dell'intero immutabile, gi da sempre carpito
al

futuro

per

sempre

trattenuto

nel

cerchio

dell'essere24.
Potremmo tentare di comprendere meglio tale visione
pensando

ad

una

pellicola

cinematografica,

dove

ogni

fotogramma dopo essere stato illuminato per un istante


torna nel buio ma di fatto rimane eternamente uguale ed
immutabile, mentre sullo schermo si crea null'altro se
non

l'illusione

del

divenire

di

una

storia,

il

cui

svolgimento fissato per sempre e di fatto sempre


presente - pur nell'oscurit del fotogramma non ancora
illuminato - e necessitante.
Lo
dalla

scenario
luce

presente

dell'essere

che

provvisoriamente
passer

ad

illuminato

illuminare

un

istante dopo lo scenario successivo senza che nulla abbia


intaccato quello precedente, passato nell'orizzonte dell'
F

immediatezza,

ma

eterno

ed

eternamente

immutabile

relativamente all'intero immutabile dell'essere che in s

24

Ivi, p. 547.
51

contiene

anche

la

totalit

propria

dell'

immediatezza.
E' quindi importante notare che la totalit del F immediato,

e,

in

generale,

diveniente,

solo

in

la

quanto

totalit

l'intero

dell'essere

immutabile

affermare che soltanto l'orizzonte del divenire - che


cio la totalit del divenire coincide con la totalit
dell'essere -, significa affermare che l'essere non :
l'orizzonte

del

divenire,

cos

inteso

autocontraddizione, e quindi nulla25.


Dunque

di

nessun

ente

umano,

divino,

reale,

ideale, illusorio, corporeo, sperato, temuto, rimpianto si pu affermare che non sia, e [...] quindi ogni ente, e
dunque l'ente in quanto ente, immutabile ed eterno26.
L'idea severiniana della sostanziale illusoriet del
divenire (il divenire ci che appare) non ha mancato di
suscitare rilievi critici di notevole consistenza, sia da
parte di pensatori di ispirazione laica che cristiana,
scrive a questo proposito Pasquale Salvucci Oggi accade
che un filosofo dalla forza teoretica eccezionale come
Emanuele

Severino

sia

venuto

venga

di

continuo

esercitando tutta la sua vigorosa operosit per mostrare


come l'errore nefasto del pensiero occidentale risieda
nella

"fede

nel

divenire".

25

Per

questo

filosofo

il

Ivi, p. 553.
E. SEVERINO - Essenza del Nichilismo, op. cit. p. 289.
- Corsivo di Severino.
26

52

divenire nulla, restando egli fermo a Parmenide, il


filosofo

della

visione

solitaria

dell'essere:

solo

l'essere [...] Ma se io considero come "inessenziale"


la

storia

con

essa

in

essa

il

"mondo

pesante

materiale", perch sono il "nulla" di fronte all'essere


immutabile, che cosa faccio se non, in ultima istanza,
abbandonare
disumanit

gli

uomini

che

ne

alla

segnano

irrazionalit
ancora,

alla

largamente,

la

condizione di esistenza?27.
Una critica quella di Salvucci che vuole evidenziare
il

carattere

severiniano,

deresponsabilizzante

dovuto

alla

mancata

del

pensiero

considerazione

nei

riguardi della storia del mondo pesante e materiale, e


alla

cui

dibattito

voce

fa

eco

Gianni

Vattimo

proprio

con

Emanuele

che

Severino

in

sede

afferma:

di
Io

continuo a non capire come dal tuo punto di vista la


storia possa avere un senso. [...] Se le cose che sono
partecipano di ci che chiamiamo essere, e se l'essere ha
una struttura stabile, monolitica, del tipo: ci che
e non pu non essere, e in questo modo si distingue dal
nulla, allora la nostra storia non ha senso, la nostra
storicit non ha senso; proprio noi uomini non possiamo
chiamarci "esseri"28.

27

P. SALVUCCI - Dialogo e logo in Arturo Massolo, in


Differenze, Quattroventi, Urbino, 1986, p. 81.
28 G. VATTIMO, Filosofia al presente, op. cit. p. 31.
53

Vattimo continua nella sua discussione con Severino


sollevando un'altra critica con la quale dimostra per di
aver prestato poca attenzione alle pagine del filosofo,
aggiunge infatti Vattimo: Quando dico che dal tuo punto
di vista non si spiega la storia, dico anche che non si
spiega

la

nostra

L'esperienza
in

maniera

esperienza

quotidiana,
anche

quotidiana,

analizzata

approssimativa,

[...]

fenomenologicamente

un'esperienza

di

proiezione verso il futuro e di retrospezione verso il


passato, il progetto; l'esperienza di un soggetto
che, pur con tutti i suoi limiti, assume e accetta la
propria esistenza come una serie di possibilit che si
dispiega nel tempo [...] Per parlare dell'essere, non mi
sembra

tanto

inverosimile

partire

da

qui.

allora,

certo, comincio ad avere quelle fedi di cui dicevi, nella


temporalit29, l'accusa dunque quella di perdere di
vista completamente il piano dell'esperienza, in favore
di

una

ipotesi

astratta

"fenomenologicamente

che

non

analizzato",

ha
ma

presa
noi

sul

reale

abbiamo

visto

nelle pagine precedenti che Severino si misura proprio


con quella F -immediatezza che si pone in
aporetica

con

la

immediatezza

situazione
che

afferma

l'impossibilit dell'essere a divenire.


La risposta di Severino chiara: mi sarei aspettato
che demolissi la "mia" fondazione: invece ti sei limitato
a considerare la "mia" tesi - l'eternit di ogni cosa.
29

Ivi, p. 33.
54

[...] negare la fede nella storia non significa negare


l'esistenza di

quel mondo di progetti, bisogni, angosce

in cui consiste la nostra esistenza concreta. Significa


negare che in esso si manifesti la verit. [...] non
significa che la giornata dell'uomo non esista, e che
l'uomo non si muova concretamente nella storia cos come
la nostra esperienza mostra30.
I rilievi critici sopra accennati sono per cos dire
esterni, guardano al lato morale, alla conseguenza
senza per intaccare minimamente la dimensione teoretica
del pensiero severiniano; al contrario altri pensatori
sono entrati in polemica con Severino con argomentazioni
che colpiscono pi da vicino la fondazione stessa del suo
pensiero,

soprattutto

riguardo

la

problematica

del

divenire.
Uno
Gustavo

di

questi,

Bontadini,

dell'immutabilit

certamente
il

quale

dell'ente

il

pi

importante,

accettando
in

l'affermazione

quanto

ente,

ha

utilizzato quella affermazione per costruire una nuova


dimostrazione della esistenza di Dio31, inscrivendo cos
in

una

prospettiva

che,

ricordiamolo,

per

Severino

nichilistica, il pensiero che la negazione essenziale


del nichilismo32, un fatto questo che Severino spiega con
l'impossibilit da parte di Bontadini - che scaturisce

30
31
32

Ivi, p. 35.
E. SEVERINO - Essenza del nichilismo, op. cit. p. 289.
Ivi.
55

dalla sua formazione ideologica33 - di recepire in pieno


la testimonianza della verit dell'essere34.
Questa

testimonianza

dice

che

ci

che

appare

immutabile, e che il divenire, che pure appare, non il


processo

(creazione

dell'essere,

bens

nientificazione)

il

processo

del

in

cui

comparire

ne
e

va

dello

sparire degli enti, il processo cio della manifestazione


dell'eterno35.
Bontadini,

polemizzando

con

tale

visione

scrive

invece: Il tentativo, esperito da Severino, di congelare


il

divenire,

ammettesse
quella

mi

pare

che

non

riesca.

Se

anche

si

- in omaggio al principio metafisico - che

carta,

che

la

comune

degli

uomini

dice

non

esistere pi, in quanto s' vista bruciare, esiste invece


ancora,

ed

eternamente,

fuori

dell'esperienza,

se

perci si ammettesse che, da questo lato ed in questo


senso, l'esperienza non attesta il divenire, cio non pu
decretare,

come

carta

";

non

pura

esperienza,

per

che

ineliminabile

"l'essere
quel

della

residuo

di

divenire contro cui Severino si arrovella col suo ampio


argomentare: ossia il divenire - epper il non essere dell'apparire

della

carta

[...]

Se,

infatti,

io

posso

disgiungere, in un senso determinato, la carta dal suo


apparire

33
34
35

in

quanto

affermo

che

Ivi, p. 293.
Ivi.
Ivi, p. 295. - Corsivo di Severino.
56

esiste

anche

fuori

dell'apparire

dall'apparire,

non

ossia

posso
da

disgiungere

se

stesso,

l'apparire

affermando

che

l'apparire (della carta) esiste anche fuori dall'apparire


(ossia da se stesso!). Quando Severino assevera che, come
la carta eterna, cos anche eterno, eadem ratione,
l'apparire

della

carta,

si

deve

osservare

che

codesto

eterno o immutabile apparire (chiamiamolo S in omaggio al


suo

scopritore)

non

lo

stesso

di

quell'apparire

(chiamiamolo A) in cui si verifica che, scomparendo la


carta, vien meno, con ci stesso, l'apparire della carta.
Se, infatti, S ed A fossero lo stesso, allora, essendo
eterno l'apparire della carta in S, lo sarebbe anche in
A. Perci si deve ammettere che almeno questo residuo "l'apparire

della

carta

in

A",

o,

che

lo

stesso,

"l'apparire A della carta" - soggetto al divenire (in


senso

classico,

cio

come

implicante

il

non

essere

dell'essere). La proposta panteistica di Severino risulta


pertanto

inaccettabile,

in

quanto

c'

almeno

questo

minimum che non pu essere divinizzato36.


Ma
lungi

per

Severino,

l'orizzonte

dal

divenire

in

divenire

neppure

in

senso

senso

non

totale

dell'apparire,

nichilistico,
nichilistico,

non

pu

esso

infatti l'evento trascendentale37, e siccome il divenire

36

G. BONTADINI - Postilla, in Rivista di filosofia neoscolastica, 1965, p. 619.


37 E. SEVERINO- Essenza del nichilismo, op.cit. p. 296.
57

la

vicenda

dell'entrare

dell'uscire

dall'evento

trascendentale, l'evento trascendentale non pu divenire.


Ci che va disgiunto per Severino, non l'apparire
da

se

stesso,

bens

l'apparire

come

evento

empirico

dall'apparire come evento trascendentale, l'apparire A


della carta di cui parla Bontadini, [...]una figura
spuria, che allude sia all'apparire empirico sia a quello
trascendentale38, in quanto A infatti l'apparire in cui
si verifica lo scomparire della carta, allora A non
l'apparire che vien meno, ma l'orizzonte trascendentale
che, a un certo momento, non include pi l'apparire che
vien meno. Invece, in quanto A l'apparire che vien
meno, A non l'orizzonte in cui si verifica il venir
meno, ma l'apparire empirico39.
La

polemica

bontadiniana

non

si

ferma

per

alla

considerazione sopra esposta e porta alla luce tutta una


serie

di

problematiche

relative

ancora

al

concetto

di

ente eterno ed immutabile; vale la pena riportare per


esteso le osservazioni in questione, riguardo quella che
Bontadini chiama l'aporia della barba del melissiano40;
scrive

Bontadini:

severiniana]

si

Ogni
dirompe

melissiano
in

[nella

molteplici

prospettiva
(infiniti?)

melissiani: giacch il melissiano che porta - eternamente


- la barba A, non pu essere lo stesso che porta - pure

38
39
40

Ivi, p. 298.
Ivi.
G. BONTADINI - Postilla, op. cit. p. 620.
58

eternamente

la

barba

(=

non

A).

Solo

nel

tempo,

infatti, l'identico pu portare determinazioni opposte.


(E

poich

ogni

barba

ha

infiniti?

momenti,

infinitesimi, di crescita, sembra appunto che per

ogni

melissiano storico si debbano porre infiniti melissiani


intelligibili).

E'

curioso

come

codesta

concezione

razionalistica del reale rinverghi con quella empiristica


di tipo humiano: nell'una e nell'altra ravvisandosi la
proliferazione degli enti, continua poi Bontadini: E
come,

poi,

qualunque

in
cosa,

Hume,
cos

qualunque
anche

cosa

qui

pu

succedere

altro

paradosso

sconcertante - non si comprende perch, nell'esperienza,


al fenomeno "melissiano con barba A'", debba succedere il
fenomeno

"melissiano

con

barba

A''"

non

piuttosto

qualunque altra cosa, per esempio un tubo di stufa; dato,


appunto, che, nell'elemento del reale, il melissiano con
barba A'' tutt'altra cosa del melissiano con barba A'
(essendo

stata

tolta

di

mezzo

la

concezione

volgare

dell'unico melissiano con barba in divenire). per finire


con un appunto etico: E cos sembra che colui che fa una
promessa, non sia lo stesso che

chiamato a mantenerla

(anche qui un sorprendente incontro con certa psicologia


contemporanea...); e che colui che pecca, non sia colui
che si pente (di un peccato non suo!); che la carta che
brucia non sia quella che se ne sta eternamente indenne;
che l'autocarro, che sta per investirmi, non investir
me, che sono ormai al sicuro per l'eternit, ma, al pi,
59

il mio successore immediato (cosicch, se mi scosto, lo


farei solo per altruismo)41.
La critica bontadiniana decisamente forte, Severino

accusato

successivo,

di

spazzar

via

stravolgendo

cos

l'unit
la

del

molteplice

concezione

del

mondo

propria del senso comune, una deformazione che rischia di


sfociare in una sorta di apatia etica.
Severino

controbatte

che

non

ogni

unit

tolta

(ammettendo perci che una certa unit tolta), poich


il molteplice costituito da Socrate seduto, Socrate in
piedi, Socrate giovane, Socrate vecchio, ecc..., pur
sotteso da una identit: l'essere Socrate42, anzi di pi,
si spinge a dire che nel contenuto che appare, ci che
comunemente vien detto "individuo", "cosa" in effetti
l'identit o unit di un molteplice43, tale unit sarebbe
un'essenza, che verrebbe a rapportarsi ad un molteplice
pi eterogeneo: Socrate e Alcibiade sono tra loro pi
eterogenei di quanto non lo siano tra loro Socrate in
piedi

Socrate

seduto.

Che

Socrate

Alcibiade

coappaiano, mentre Socrate in piedi e Socrate seduto no


[...] un fatto, che certamente caratterizza un tipo di
essenze,[...]

ma

che

non

toglie

loro

il

carattere

di

essenza44, dunque Socrate essenzialmente Socrate, ma


sarebbe

41
42
43
44

contraddittorio

che

Socrate-che--in-piedi

sia

Ivi, pp. 620 - 621.


E. SEVERINO - Essenza del nichilismo, op. cit. p. 302.
Ivi.
Ivi, p. 304. - Corsivo di Severino.
60

seduto,

Socrate

eterno

pertanto

una

certa

essenza,

eternamente reale in una molteplicit di determinazioni


eterne45.
Il

ragionamento

non

sembra

convincerci

troppo,

la

situazione aporetica segnalata da Gustavo Bontadini non


pu

dirsi

superata,

di

fatto

l'eterno

melissiano-con-

barba A', anche se nel suo essenziale essere melissiano


e rimane diverso dall'eterno melissiano con barba A'', ne
Severino

approfondisce

necessitante

di

il

un

problema

melissiano

della
a

successione

un

melissiano,

limitandosi a dire in nota: Che al melissiano con barba


A' non succeda un tubo di stufa certamente un fatto
[...] (come ) un fatto che le determinazioni appaiano in
una successione46.
Nei

riguardi

Bontadini

la

dell'appunto

risposta

etico

perentoria:

sollevato

non

si

da

entra

nemmeno in un modo di pensare dove chi promette non ,


simpliciter, chi mantiene; chi pecca non chi si pente
ecc...47,
pensiero

una

risposta

severiniano

seguiranno,

legato

che

che
ad

evidenzia

discuteremo

una

un

aspetto

del

pagine

che

indifferenza

nei

nelle

evidente

riguardi della riflessione etica.


Ma

le

riflessioni

critiche

nei

riguardi

di

questa

filosofia non finiscono qui; tanto che Emanuele Severino

45
46
47

Ivi.
Ivi. - Parentesi mia.
Ivi. - Corsivo di Severino.
61

stesso,

nel

capitolo

volume

dalla

relative

mole

risposte

Essenza

del

notevole
da

parte

nichilismo,

alla

dedica

elencazione,

sua,

degli

un

alle

appunti

pi

interessanti mossi nei suoi confronti.


Tra questi opportuno citare la critica di Berti,
che attiene di nuovo alla problematica del divenire.
Berti

difende

la

formulazione

aristotelica

del

principio di non contraddizione, quella contro la quale


Severino si batte poich dimostrerebbe esplicitamente il
tramonto

del

Aristotele

senso
parla

dell'essere,

osservando

che

dell'essere

nell'espressione

quando
E'

impossibile che l'essere sia e non sia nello stesso tempo


e

sotto

lo

stesso

aspetto,

egli

non

si

riferisce

all'essere in senso assoluto, univoco, sostanziale, ma a


quell'essere che si dice in molti sensi, [...] all'essere
determinato in molti modi48.
Insomma Aristotele vorrebbe dire soltanto che se ad
un certo soggetto appartiene una qualche determinazione,
per esempio bianco, non gli pu appartenere nello stesso
tempo e sotto il medesimo rispetto la determinazione ad
essa contraddittoria, per esempio non bianco49, e cio
che quando una cosa bianca necessario che sia bianca.
Per Severino tutto ci non cambia le cose, poich il
Berti non vuol dire che ci che ora bianco da sempre
bianco e non potr cessare di esserlo, bens che e

48
49

Ivi, p. 309.
Ivi.
62

rimarr eternamente "vero" che ora questa cosa bianca e cio che e rimarr eternamente vero che prima non lo
era50.
Ma quando questa cosa bianca non sar pi bianca che
ne di questa cosa bianca?
Una domanda che non si chiede che ne sia della cosa e
del suo colore bianco, ma che si chiede che ne sia di
quella

sintesi

specifica, che costituita da questa-

cosa-bianca51, naturalmente questa sintesi non pi, si


nullificata, diventata un niente, anche se i suoi
elementi continuano ad esistere separatamente.
Permane dunque la concezione nichilistica che intende
il divenire come un uscire e un rientrare di cose e fatti
dal e nel nulla.
E'

sufficiente

per

Severino

questa

breve

considerazione in riferimento al tempo perch risulti


l'erroneit

della

strana

tesi

(contraria

spirito

lettera del testo aristotelico) sostenuta da Berti52.


Ma al di la della polemica prettamente filosofica, e
in

un

modo

che

ne

supera

confini,

il

pensiero

severiniano stato meditatamente criticato anche dalla


Chiesa

cattolica,

dichiarato

50
51
52

che,

come

l'essenziale

abbiamo

gia

accennato,

incompatibilit

Ivi, p. 310. - Corsivo di Severino.


Ivi. - Corsivo di Severino.
Ivi, p. 313.
63

con

ha
la

rivelazione cristiana delle teorie sulle quali abbiamo


finora discorso.
Sempre nello scritto Essenza del nichilismo, Emanuele
Severino dedica l'ampio spazio di un capitolo, dal titolo
significativo
rilievi

di

mossi

Risposta

verso

il

alla
suo

Chiesa,

pensiero

proprio

dalla

ai

Chiesa

cattolica, un capitolo questo sul quale doveroso per


noi soffermarci.
Il

documento

con

cui

la

Chiesa

rigetta

le

teorie

severiniane prende il nome di Elenco delle proposizioni


riguardanti la dottrina filosofica del prof. Severino ed
stato redatto dalla S. Congregazione per la Dottrina
della

Fede;

Severino

tale

stesso

documento

con

una

stato

lettera

del

fatto

pervenire

Mons.

C.

Colombo

datata 28 marzo 1970.


Il
stato

testo

completo

pubblicato

dell'Elenco

da

Emanuele

successivamente

Severino

proprio

nel

capitolo intitolata Risposta alla Chiesa di cui abbiamo


parlato sopra.
Delle sette proposizioni che compongono l'Elenco,
tutte

della

testualmente:
prof.

massima
Esaminando

Severino,

depositaria

importanza,

la

esclusiva

il

Chiesa
della

la

pensiero
non

prima
filosofico

pretende

verit

dice

naturale

del

di

essere

verit

filosofica, ma giudicando secondo il carisma ricevuto,


dall'esatto senso della verit rivelata, ha diritto di
dichiarare

una

posizione

filosofica
64

come

incompatibile

con la Rivelazione53, questa affermazione per Severino


dovrebbe stare a significare che la Chiesa dichiarando
una

posizione

filosofica

come

incompatibile

con

la

Rivelazione si limita ad indicare la pura differenza tra


la rivelazione e quella posizione filosofica, senza poter
escludere

che

la

verit

l'incontrovertibile

che

uomini n di possono negare - si costituisca al di fuori


dello spazio della fede e si costituisca come smentita
del contenuto della fede54.
In breve ci significherebbe che la Chiesa dovrebbe
lasciarsi

giudicare

dalla

filosofia,

depositaria

della

verit dell'essere.
Ma ai fini della nostra ricerca, la proposizione pi
interessante

certamente

quella

contrassegnata

dal

numero tre, e che dice testualmente: Non accettabile


la spiegazione che il prof. Severino d della creazione
come semplice apparire di un essere eterno, in quanto la
S.

Scrittura

(2

Mcc.

7,28)

il

Magistero

(Conc.

Lateranense IV, DS, n.800 e Vaticano I, nn. 3002 e 3025)


chiaramente insegnano che Dio ha creato ex nihilo tutte
le cose55.
Una incompatibilit pressoch assoluta quindi tra la
visione

severiniana

esplicitamente

53
54
55

dichiarata

la
dalla

Ivi, p. 386.
Ivi, p. 331.
Ivi, p. 387.
65

dottrina
Chiesa

che

cristiana,
mostra

la

insanabile

frattura

esistente

tra

la

filosofia

la

parola delle Scritture.


Secondo Emanuele Severino, l'impegno filosofico pi
rilevante da parte della Chiesa nei confronti della sua
opera, consistito nel lavoro di P. Cornelio Fabro, gi
autore

di

un

saggio

dal

titolo:

Sulla

posizione

filosofica di Emanuele Severino, e presente in veste di


Qualificatore della S. Congregazione per la Dottrina
della Fede alla stesura dell'Elenco.
Il Fabro sostiene che Severino, pur non dichiarandosi
mai n ateo, n anticristiano, in realt critica alla
radice

la

capisaldi

concezione
del

della

trascendenza

Cristianesimo

come

forse

di

Dio

finora

ed

nessun

ateismo e eresia ha mai fatto56, infatti egli condanna


di nichilismo [...] tutto il Cristianesimo storico, e
per

lui,

l'errore

capitale

del

Cristianesimo

(tra

gli

altri) risiederebbe proprio nel dogma della creazione e


della trascendenza di Dio dal mondo, che vi corrisponde:
di qui l'accusa del Severino al Cristianesimo storico di
essere responsabile anch'esso - non meno del marxismo,
dell'esistenzialismo ateo - della morte di Dio57.
La

linea

filosofica

sulla

quale

Severino

si

muoverebbe, sarebbe per Fabro quella dell'approfondimento


della

dialettica

moderna

dell'unit

dell'essere

dell'apparire, delle parti e del Tutto [...], secondo uno

56
57

Ivi, p. 346.
Ivi.
66

schema ferreo e preciso che segue soprattutto la linea di


Spinoza58.
Queste affermazione di Fabro, per Severino, esprimono
l'intento di riportare il contenuto dei suoi scritti alla
logica di fondo del pensiero moderno59, una logica dalla
quale invece essi esulano completamente.
Infatti ribadisce Severino: la logica di fondo del
pensiero

moderno

possiede

una

struttura

che

rende

irrealizzabile l'intento di riportarvi il contenuto dei


miei scritti [...] che si incamminano nella testimonianza
della

verit

essenziale

dell'essere60,

nientit

la

dell'ente,

persuasione
ha

nella

della
civilt

occidentale un significato inesplorato, di ci sia prova


che l'intera civilt occidentale si rifiuta di pensare
che

l'ente

in

quanto

tale

sia

niente,

tuttavia

la

persuasione che l'ente, in quanto tale, niente il


fondamento

nascosto

rifiuto61,

in

questa

il

significato

situazione

ultimo

generale

di

quel

nascosta

l'essenza del nichilismo dell'Occidente e dunque anche di


quella cultura filosofico-teologica che Fabro vorrebbe
tener ferma62.
Ma il Fabro non si ferma qui, gli scritti di Severino
ai suoi occhi, stravolgono il senso dell'evento storico

58
59
60
61
62

Ivi.
Ivi.
Ivi.
Ivi, p. 348.
Ivi.
67

irripetibile dell'Incarnazione, grazie al quale si compie


la storia della salvezza dell'uomo, una accusa questa che

formulata

dell'Elenco,

nella
che

settima
dice

dialettica

tra

essere

nella

posizione

del

prof.

storico

ultima

testualmente:

colla

l'evento

ed

In

comparire

Severino

dell'Incarnazione

proposizione
connessione

scomparire,

viene

nullificato

Redenzione

per

conseguenza anche gli atti sacramentali mediante i quali


il fedele partecipa all'evento salvifico63.
Per Fabro, nel pensiero di Severino sia il discorso
teologico che quello ateo sono invenzioni che provengono
dalla medesima radice interpretativa erronea secondo la
quale, all'origine, l'essere scaturisce dal nulla per poi
tornarvi,

quindi

diviene,

intendendo

il

divenire

proprio come passaggio dal nulla all'essere e viceversa.


Tale

concezione

investe

in

pieno

il

Cristianesimo

inteso come dottrina di un mondo ch' proprio dell'uomo


il quale entra in conflitto con Dio (peccato) e del Verbo
di Dio (Ges Cristo) che 'diventa' uomo per salvar l'uomo
e

riportarlo

Dio64,

continua

ancora

Fabro

nel

rilevare che assurdi devono risultare i misteri sia del


peccato originale come dell'Incarnazione65.
Le accuse di Fabro non sono contestate da Severino,
che anzi ne sottolinea la fondamentale correttezza: per

63
64
65

Ivi, p. 387.
Ivi, p. 380.
Ivi.
68

la Chiesa infatti l'eternit dell'ente in quanto ente


rende impossibile la storia della salvezza66.
Il senso nichilistico del divenire, l'unico senso
che Chiesa e cultura occidentale in genere riescono ad
assegnare alla storia, esso domina il modo in cui la
Chiesa

intende

il

'diventare'

peccatore

da

parte

dell'uomo, il 'diventare' carne da parte del Verbo, e il


divenire in cui si fa innanzi ogni evento della 'storia
della salvezza'67.
L'affermazione dell'eternit dell'ente in quanto ente
nullifica

un

nullificato

evento

storico

necessiterebbe

di

che
un

per

non

momento

in

essere
cui

era

soltanto il Verbo e non la sua carne (che era niente),


sicch

la

Chiesa

per

non

nullificare

l'Incarnazione

[...] nullifica la carne e quindi per non nullificare


la 'storia' della salvezza, nullifica la salvezza68.
La

salvezza

che

per

Severino

al

di

fuori

del

nichilismo dell'Occidente, dove la storia altro non che


il processo in cui appare il Tutto immutabile, poich ci
che pu emergere dal nascondimento non pu che essere
l'immutabile.
Al pensiero che parla dell'eternit di ogni essente
il

tempo

radicalmente

66
67
68

stesso
diverso

appare
da

mostra

quello

che

Ivi. - Corsivo di Severino.


Ivi.
Ivi.
69

un
ha

significato

nella

cultura

contemporanea, dove si pensa che in esso l'uomo inventi,


producendo

distruggendo,

diventato

uomo

portando

la

sua

con

se

storia
la

Dio

sia

possibilit

di

salvezza: il tempo mostra un significato inaudito69, un


significato
metafora:

che
Si

rappresentino

Severino
supponga

l'insieme

descrive

ricorrendo

che

stelle

degli

le

eventi

del

storici,

ad

una
cielo

[...]il

firmamento , fermamente, immobilmente. Il loro visibile


tragitto nel cielo il loro comparire e scomparire, il
loro manifestarsi e nascondersi70.
Se

ora

alle

stelle

della

metafora

severiniana

si

sostituisce il corso del tempo e della storia si palesa


il senso inaudito che emerso: la storia infatti non
pi l'opera di uomini o di di, o di forze naturali, ma
lo

svelarsi

il

nascondersi

degli

eterni

astri

dell'essere (e) ogni evento, ogni azione, ogni cosa un


eterno astro dell'essere71.
Cos

L'oscurit

della

stanza,

la

decisione

di

accendere il lume, la mano che si allunga, il lume che si


accende, le voci che salgono dalla strada, il chiarore
che ora si diffonde, la mano che si ritrae, il pensiero
interrotto che riprende, lo svanire delle voci sono gli

69

E. SEVERINO - La Filosofia Futura, Rizzoli, Milano,


1989, p. 270.
70 Ivi, pp. 270 - 271. - Corsivo di Severino.
71 Ivi, p. 271. - Parentesi mia.
70

eterni che entrano nel cerchio dell'apparire, quando si


decide di accendere un lume72.
Ma tutto ci ha una conseguenza a sua volta inaudita;
se

il

divenire

dell'eterno,
concreto

se

lo

ogni

ogni

svelarsi
istante

sfumatura

di

il

tempo,

anche

nascondersi
ogni

fatto

minutissima

ed

impercettibile di cui tale istante composto un astro


dell'essere, ci significa necessariamente che tutte le
cose e tutti gli eventi sono eternamente scolpiti73, che
tutti gli eventi 'storici' sono gi accaduti da sempre e
per sempre74.
La filosofia che pensa l'eternit dell'essere pensa
dunque la necessit che l'apparire appaia nel modo in cui
appare, pensa l'apparire come il destino dell'essere.
Nel documento stilato dalla S. Congregazione per la
Dottrina

della

precedentemente,

Fede,
la

di

cui

proposizione

abbiamo

parlato

contrassegnata

dal

numero 6, introduce un nuovo elemento di contrasto tra la


tesi severiniana e la Chiesa; il testo della proposizione
dice: Date le sue premesse il prof. Severino non parla
della libert che in termini di possibilit finita in
riferimento all'apparire: questo non conforme al senso
ovvio

della

libert

secondo

l'insegnamento

ecclesiastico75.

72
73
74
75

Ivi.
E. SEVERINO - Essenza del Nichilismo, op. cit. p. 381.
E. SEVERINO - La Filosofia Futura, op. cit. p. 271.
E. SEVERINO - Essenza del Nichilismo, op. cit. p. 387.
71

L'appunto della Chiesa si riferisce al fatto che il


pensiero severiniano, postulando l'eternit di ogni ente,
pensa

il

Tutto

come

un

sistema

assolutamente

necessitante, nel quale non dato spazio alcuno alla


libert e in cui a nessuno dato di diventare altro da
ci che .
Ricordiamoci della risposta di Emanuele Severino alla
critica
della

bontadiniana
proliferazione

riguardante
degli

le

enti

conseguenze
che

il

etiche

Bontadini

ravvisava nella teoria della successione di enti eterni


ad

enti

eterni:

non

si

entra

nemmeno

in

un

modo

di

pensare dove chi promette non chi mantiene, chi pecca


non

chi

si

pente

ecc...76,

tale

risposta

perfettamente coerente con la struttura del pensiero che


pensa la necessit, e ci in quanto la necessit stessa
che un ente sia come e non possa in nessun modo essere
qualcos'altro da questo, rende perfettamente assurdo e il
concetto di peccato, e pi in generale ogni concetto che
si

riferisca

ad

una

colpa

ad

una

responsabilit

personale.
L'individuo,

per

Emanuele

Severino,

viene

pensato

dalla intera civilt occidentale in un modo completamente


conforme alla cultura nichilistica che con quella civilt
un tutt'uno, viene pensato cio come una retta su cui
corre

il

cerchio

dell'esistenza;

nella

sua

corsa

il

cerchio tocca, della retta, soltanto un punto alla volta;


76

Ivi, p. 304.
72

tutti quelli che si lascia indietro cadono nel niente, e


va creando tutti quelli che si trova davanti77, davanti a
questo punto costantemente in divenire si aprono ad ogni
istante gli imprevedibili eventi del futuro, poliformi e
mutabili

da

ogni

scelta,

da

ogni

decisione,

da

ogni

volont, da ogni sorta di violenza e di possibilit di


modificare l'esistente fino all'annullamento completo.
In

questa

concezione

dell'esistente
ragioni

sono

celate,

dell'angoscia

spingono

alla

dell'uomo,

ricerca

dei
del

per

pi

Emanuele

in

generale

Severino,

mortali,

le

ragioni

rimedio,

di

un

che

rimedio

le
lo
che

riesca almeno ad alleviarne il terrore.


L'angoscia del divenire sarebbe dunque la vera fonte
di ogni fede, sia della fede in Dio, salvatore degli
uomini e fonte della speranza di vittoria sulla morte,
sia della fede che nel nostro mondo si sostituita a
quella

di

Dio,

la

fede

cio

nella

tecnica,

nella

possibilit della creazione del paradiso tecnologico qui


sulla terra, dove la felicit e la vittoria sulla morte
sarebbero
scienza

di

ugualmente

raggiunte

neutralizzare

le

dalla

malattie

capacit
e

di

della

prolungare

indefinitamente la vita umana.


Il senso greco del divenire, che ha preso campo dopo
la parentesi del pensiero parmenideo, costituirebbe il
leitfaden che percorre tutta la vicenda dell'Occidente
fino ai nostri giorni e Severino afferma perentoriamente
77

Ivi, p. 359.
73

che

L'attuale

portata

planetaria

della

civilt

della

tecnica, che si forma negli ultimi secoli della storia


europea,

l'espressione

pi

compiuta

del

senso

greco

dell'ente78.
Ma

la

fede

nel

senso

greco

dell'ente,

cio

la

credenza dell'oscillazione delle cose tra l'essere e il


niente,

sprigiona

potenza,

una

la

forma

dell'evocazione

forma

che

del

estrema

non

poteva

divenire,

della

volont

di

costituirsi

prima

necessita

delle

poich

forze che spingono le cose nell'essere e nel niente; dal


momento infatti che ci che pu essere distrutto, pu
cio

essere

fatto

tornare

nel

nulla

con

un

atto

di

volont, possibile dominare le cose.


Ora; la civilt della tecnica il culmine di questa
forma estrema della volont di potenza79, e la volont di
potenza, per dominare il mondo deve innanzitutto volere
che il mondo esista, e che il suo stato sia malleabile,
flessibile e annullabile.
Nella civilt occidentale dunque la forma essenziale
della volont di potenza la fede nell'esistenza del
divenire,

cio

la

fede

nell'oscillare

dell'ente

tra

essere e niente e ogni critica che la civilt occidentale


rivolge

al

all'interno

concetto
della

di

forma

volont

di

originaria

78

potenza
della

permane

volont

E. SEVERINO - La Tendenza Fondamentale del nostro


Tempo, op. cit. p. 171.
79 Ivi.
74

di

potenza

pretende

inevitabilmente

evitare

ci

scaturisce80,

che

infatti,

da

tale

forma

comunque,

se

l'ente ci che oscilla tra l'essere e il niente, alla


sua

essenza

manipolato,

appartiene
creato,

l'essere

devastato,

prodotto,

controllato,

distrutto,
dominato

libero piacimento.
Questa situazione, in cui la cosa diveniente, cio
esce dal nulla, costituisce per Emanuele Severino, oltre
alla forma originaria della volont di potenza, e quindi
di ogni violenza e barbarie possibile, anche l'estrema
minaccia81 che colpisce proprio quella stessa volont di
potenza, sicch la volont di potenza mette in pericolo
s

stessa

stabilisce

in

modo

la

estremo

condizione

proprio

nell'atto

originaria

della

la

di

in

cui

propria

potenza82.
L'estrema
configura

minaccia

come

per

estrema

volont

imprevedibilit,

potenza

si

poich

il

divenire in cui l'Occidente ha fede, si presenta come


l'irruzione improvvisa sulla scena del mondo di qualcosa
che

prima

non

esisteva

affatto,

qualcosa

che

non

ha

nessuna parentela con ci che prima di lui esisteva, e


ci che esce dal niente, ci che non ha niente alle
proprie spalle assolutamente imprevedibile83.

80
81
82
83

Ivi, p. 172.
Ivi, p. 173.
Ivi.
Ivi, p. 173. - Corsivo di Severino.
75

Proprio

l'imprevedibilit

estrema

del

divenire

dell'ente - poich il niente dal quale l'ente proviene


niente,

nel

niente

non

pu

esservi

alcunch

di

prevedibile - la causa dell'angoscia e del terrore


imperanti nella civilt occidentale, sicch angoscia e
terrore

appartengono

all'essenza

della

volont

di

potenza84.
Per Severino dunque, la fede nel divenire madre ad
un tempo stesso della volont di potenza - per ci che
l'essere

pu

essere

dominato

ed

anche

completamente

annullato - e dell'angoscia, che compare proprio perch


il

divenire

stesso

per

il

quale

solo

possibile

l'evocazione della volont di potenza - minaccia con la


sua

completa

imprevedibilit

la

volont

di

potenza

occidentale

un

rimedio

stessa.
Urge

dunque

all'angoscia,

un

alla

civilt

argine

sicuro

contro

la

minaccia

del

divenire.
La

ricerca

di

tale

riparo

costituisce

ci

che

Severino chiama la volont di salvezza, il tentativo


cio

di

rintracciare

qualcosa

tenendo

ferma

la

concezione occidentale del divenire ed anzi inscrivendolo


in essa - che possa in qualche maniera anticipare gli
eventi,

che

possa

prevedere

l'assolutamente

imprevedibile, il venire ad essere di ci che non .

84

Ivi.
76

Come

abbiamo

accennato

sia

la

fede

in

entit

ultramondane, per esempio la divinit, come la fede nella


scienza moderna, sono per Emanuele Severino riconducibili
a tale volont di salvezza, a sua volta derivante dalla
fede nell'incontrovertibilit del divenire delle cose.
Tali fedi hanno una medesima radice con la violenza,
che costituisce il tentativo di realizzare la volont di
potenza, sicch non esisterebbe nessuna reale distinzione
tra fede nel divenire, volont di potenza, violenza e
volont di salvezza, anzi, aver fede nel divenire delle
cose significherebbe automaticamente mettere in moto la
spirale che porta dalla volont di potenza attraverso la
violenza,

alla

volont

di

salvezza,

una

spirale

che

produce angoscia.
N l'esistenza di una norma pu essere in grado da
sola

di

fermare

scaturisce
riesce
volont

in

qualche

dalla

volont

di

ottenere

tutto

ci

non

dovrebbe

modo

la

potenza,
che

oltrepassare

si

violenza

infatti
vuole,

certi

che

se

si

perch

la

limiti?

Se

si

riesce a distruggere la voce della coscienza e il regno


di Dio, perch non li si dovrebbe distruggere? Perch non
si dovrebbe violare un Dio che si lascia violare?85, cos
il comandamento non uccidere comanda ci che ritenuto
possibile fare e che comunque qualcuno, comandamento o

85

E. SEVERINO - Oltre il Linguaggio, Adelphi, Milano,


1992, p. 16.
77

no, far, proprio perch nelle sue possibilit ed ha la


volont per farlo.
Ma per Severino, e francamente non possiamo essere in
alcun modo d'accordo con queste sue affermazioni, non pu
dirsi

violenza

ci

che

viola

qualcosa

di

violabile,

infatti, se una cosa inviolabile, ci significa che non


pu essere violata, e non che non deve essere violata, ma
se

quella

cosa

pu

essere

violata,

come

pu

dirsi

violenza il violarla?
Se la violenza intesa come violazione di una legge,
oltrepassamento

dunque

di

un

limite

dato

da

una

prescrizione, umana o divina che sia, e tale legge viene


violata, questa legge solo una forza che ha tentato
invano di opporsi ad altre forze86, le quali non possono
poi dirsi violente a meno di non dire violenta a sua
volta anche la legge stessa, che proibisce di fatto ci
che non solo possibile fare, ma che, proprio in quanto

possibile

fare

ci

che

la

legge

vieta,

costituisce

concretamente un qualcosa di conforme alla natura umana.


Dunque non violenza oltrepassare l'oltrepassabile:
all'opposto,

assecondare

dell'oltrepassabile87,

ucciso,

non

l'ucciderlo

quindi

se

la
l'uomo

usargli

natura
pu

essere

violenza,

assecondarne la natura88.

86
87
88

E. SEVERINO - La Filosofia Futura, op. cit. p. 288.


E. SEVERINO - Oltre il Linguaggio, op. cit. p. 19.
Ivi. - Corsivo di Severino.
78

ma

Il discorso severiniano si regge soltanto in quanto


la sua visione presuppone l'impossibilit di una reale
azione della volont, sicch la violenza stessa viene a
configurarsi come volont che vuole l'impossibile, che
vuole

oltrepassare

il

limite

veramente

invalicabile,

l'immutabilit di ogni cosa.


La volont, che essenzialmente volont di potenza,
si

illude

conosce

dunque
la

di

riuscire,

necessit,

non

si

illude

perch

cio

di

sa

non

volere

l'impossibile, essa non ottiene nulla di ci che [...]


vuole (e) per quanto "evidente" possa essere il successo
della violenza nel mondo, necessario dire [...] che si
tratta di una "evidenza" apparente89, la sua illusoriet
data dal fatto che nella sua essenza la volont vuole
che qualcosa divenga altro da ci che essa 90.
Tutto

ci

testimonia

dell'alienazione

estrema,

dell'estrema lontananza dell'Occidente dalla verit, ma


attenzione,
[...]

l'estrema

l'assenza

lontananza

della

verit,

della

ma

verit

la

non

contesa

tra

l'apparire della verit e l'apparire della persuasione


che il mondo sia la dimensione dove le cose escono nel
niente

vi

ritornano91,

nichilisticamente,
verit

ma

dell'eternit

al
di

l'Occidente
di

ogni

89

fuori
ente

del

pensa

le

nichilismo

permane,

Ivi, p. 20.
Ivi, p. 21.
91 E: SEVERINO - La Tendenza Fondamentale del nostro
Tempo, op. cit. p. 183.
90

79

cose
la

rende

impossibile

il

verificarsi

del

bench

con

essa

minimo

atto

di

violenza,

la

volont.
La

volont

dunque,

la

crudelt, il male, l'odio, ma anche la bont, la carit,


il bene, l'amore, scompaiono completamente nella visione
filosofica di Emanuele Severino; l'eternit di ogni ente
le

relega

al

rango

di

pure

illusioni,

testimonianze

dell'allontanamento dalla verit.


Ogni ente eterno, e nella verit l'accadere non
l'incominciare ad essere (poich ci che sempre stato
ed eternamente sar) ma l'incominciare ad apparire, il
venire

sulla

scena

dell'esistenza,

il

mostrarsi

nella

totalit dell'F - immediatezza.


Tale accadere ente anch'esso e come tale eterno,
sicch, essendo eterni e l'ente che accade, e quell'ente
che l'accadere degli enti, la ovvia conclusione che
Severino trae che necessario che l'ente accada.
Abbiamo

ormai

ben

necessit

assume

nel

comunque

soffermarsi

chiaro
pensiero
ancora

il

significato

severiniano,
sugli

ma

aspetti

che

la

occorre
che

la

caratterizzano.
Innanzitutto poich l'accadere il passaggio dal
non apparire all'apparire, l'essere (e quindi l'eternit)
del

passaggio

sopraggiunge

richiede

necessariamente

nell'apparire,

80

prima

non

che

l'ente

appaia

che
poi

appaia92, ci significa che l'eterno accadere delle cose


implica con necessit che le cose stesse siano nascoste e
si

mantengano

nascoste

prima

dopo

il

loro

sopraggiungere nell'accadere, cio nella totalit dell'F


- immediato.
L'eternit di ogni cosa l'eternit di ci che nel
modo

in

cui

una

eternit

che

custodisce

ogni

sfumatura di ci che 93, tale eternit deve accadere,


deve

cio

mostrarsi

nell'apparire,

inoltre

ci

che

accade ha un senso determinato; quindi necessario che


l'ente

accada

con

il

senso

determinato

che

gli

conviene94; sembra di capire che necessario che accada


quell'ente

che

accade,

secondo

un

senso

determinato

dall'essenza di quell'ente che accade (una nota questa


che potrebbe essere anche una risposta pi convincente al
problema sollevato da Gustavo Bontadini, riguardante la
successione necessitante di un ente ad un ente, infatti
al melissiano con barba non potrebbe succedere un tubo di
stufa perch quest'ultimo non conviene all'essenza del
primo e viceversa).
La prospettiva severiniana gravida di conseguenze:
se infatti tutto ci che accade necessario che accada,
le stesse decisioni - le decisioni su qualunque cosa da
parte degli uomini - anch'esse necessario che accadano,

92

E. SEVERINO - Destino della Necessit, op. cit. p. 99.


- Corsivi di Severino.
93 Ivi.
94 Ivi, p. 97.
81

e ci perch non pu esserci un ente (e la decisione un


ente, poich ) slegato dal Tutto, proprio grazie a
questo legame che ogni ente e possiede il senso che ad
esso compete95.
Ma

l'Occidente

persuaso

che

le

decisioni

siano

libere, e tale libert la esplicita negazione di quel


legame che di necessit unisce ogni parte al Tutto: la
persuasione che il decidere sia libero - il credere di
essere liberi - isola l'accadimento della decisione dal
Tutto, ossia da ci da cui nessun ente pu isolarsi96,
anzi di pi, la persuasione della libert della decisione
gi pensiero nichilistico, poich se la decisione
"libera"

si

avrebbe

potuto

pur

sempre

decidere

diversamente; invece della decisione presa sarebbe potuta


pur

sempre

apparire

l'isolamento

della

un'altra
decisione

decisione97,
dalla

quindi

necessit

lascia

libera la decisione di annientarsi.


E' d'obbligo per noi soffermarci ancora un poco sulla
problematica legata alla decisione.
La struttura del dominio, come rapporto tra scopo e
mezzo infatti fondata sulla decisione, una decisione
seguita dall'azione razionale con la quale l'uomo, o, per
usare l'espressione di Severino, il mortale, passa alla

95
96
97

Ivi, p. 114.
Ivi, p. 115.
Ivi.
82

fase

realizzativa

dello

scopo

che

ha

deciso

di

perseguire.
Questa
Severino

attivit
tra

conforme

l'altro,

il

allo
modello

scopo
di

che

ogni

per

azione

tecnico-scientifica, ha le sue basi nella convinzione del


mortale di disporre dei mezzi adatti alla realizzazione
di uno scopo; ebbene, oltre a questo, Severino ci dice
che in concreto anche la decisione in se convinzione,
cio ci dice che non solo se un

uomo decide di scaldarsi

accendendo un fuoco egli convinto di disporre della


legna,

di

mezzi

fisici

quali

braccia

gambe

per

trasportarla e di un camino dove accenderla, ma anche che


egli convinto di aver deciso di accendere il fuoco.
Di fatto quindi ogni decidere di compiere una azione
un credere di decidere di compiere una azione, e ci
significa che l'azione compiuta non avrebbe mai potuto
essere diversa, che nessuna decisione avrebbe mai potuto
cambiare ci che risultata essere l'azione compiuta, ma
se cos , allora anche la decisione di dominare, la
decisione di uccidere, la decisione di violentare, come
la decisione di perdonare, di essere virtuosi, di amare,
sono

pure

convinzioni

nessuno

pu

scegliere,

pu

decidere veramente di essere qualcos'altro da ci che ,


pu soltanto credere di averlo deciso.
Nel destino della verit, la decisione del mortale
, senza residui, convinzione, fede98, e per il destino
98

Ivi, p. 378.
83

del

decidere

il

suo

essere

convinzione,

il

suo

consistere in una convinzione99; quest'ultima annotazione

molto

decidere

significativa,
non

pu

essere

infatti
altro

attesta
da

che

quello

anche

che

il
il

decidere convinzione di decidere: Severino sembra cos


dirci che l'inganno, la persuasione che porta il mortale
a credere di decidere, e dunque a credere di essere un
soggetto

libero,

ineliminabile

perch

costituisce

l'essere stesso, l'essenza della decisione (e quindi un


eterno).
Andiamo
mostrer

qui

ancor

seguiranno:

rilevare

pi

Severino

una

incongruenza

evidentemente
parla

nelle

che

pagine

si
che

dell'intramontabilit,

dell'eternit dell'essere, parla soprattutto dell'errore


dell'Occidente che consiste nella perdita della verit
dell'essere,

ma

contemporaneamente

sembra

dirci

che

questo errore anch'esso eterno, anch'esso necessario


(poich comunque l'errore e quindi un ente), ma come
pu dirsi errore ci che necessario che sia? Di pi,
anche il nichilismo, che di quell'errore figlio , e
perci un eterno, di necessit, ma allora ci significa
che la dissoluzione dell'essere, o l'eterno credere nella
dissoluzione dell'essere, partecipano dell'essere.
In

quale

maniera

pu

dunque

trarsi

fuori

dal

nichilismo una filosofia che afferma che il nichilismo


un ente eterno e necessario, anche se lo configura come
99

Ivi.
84

errore, dimenticanza (peraltro enti anch'essi eterni e


necessari)?
Eppure Emanuele Severino ribadisce che se il destino
ci cui non si pu sfuggire, allora la verit il
senso originario del destino100, che la necessit la
legge

anche

della

propria

negazione,

(che)

anche

la

negazione di ci che la verit dice e sta nel Tutto


come negazione della verit101.
Il Tutto cio non trema di fronte alla negazione
della verit, poich ogni cosa destinata all'essere,
non tra l'essere e il niente102.
Il

Tutto,

nella

sua

accezione

pi

ampia

quindi

destino, poich nessuna cosa pu liberarsi dall'essere e


nessuna cosa - proprio perch un tenersi gi da sempre
sollevata

al

di

fuori

del

niente

pu

essere

un

liberarsi dal niente103.


Questo

non

potere

delle

cose,

significa

concretamente che impossibile per le cose liberarsi dal


loro

destino,

un

destino

che

dice

che

il

Tutto

destinato all'essere [...] e che la terra destinata


all'apparire104.
Eppure, al di l dell'estrema impotenza delle cose,
al di l dell'impossibilit per queste di liberarsi, di

100
101
102
103
104

Ivi,
Ivi,
Ivi,
Ivi.
Ivi,

p. 123.
p. 124.
p. 125. - Corsivo di Severino.
p. 129.
85

determinarsi, di avere un vero futuro - perch il futuro


non ci che non esiste, che ancora niente, ma la
costellazione

eterna

dell'essere

che

ancora

rimane

nascosta105 - Severino scorge il significato inaudito


che viene ad assumere il divenire inteso come la vicenda
in cui gli eterni astri dell'essere entrano ed escono dal
cerchio dell'apparire106, un significato

che riguarda il

senso stesso dell'uomo ed ben pi profondo di quanto si


possa credere.
Se superficialmente l'uomo quello che tutti credono
che sia e pi in profondit il suo senso quello che la
cultura malata dell'Occidente gli ha assegnato, una volta
scorta la follia che sta alla base della concezione
occidentale delle cose e che sorregge e alimenta l'intero
sviluppo della nostra civilt, si pu scendere ancora pi
in profondit, in un abisso ancora pi vertiginoso e
inesplorato107, si pu scorgere che il pi umile degli
uomini qualcosa di infinitamente pi grande del Dio pi
grande e pi nobile che la "nostra" cultura abbia potuto
concepire, e che in questo senso si pu dire che "noi
siamo la Gioia"108.
L'uomo dunque non ci che crede di essere, non
quell'essere fragile che travolto dal divenire non pu
salvarsi dal nulla e per il quale la stessa sopravvivenza

105
106
107
108

E. SEVERINO - La Filosofia Futura, op. cit. p. 272.


Ivi.
Ivi, p. 273.
Ivi.
86

tale

orrore

necessita

dell'illusione,

non

quell'essere per il quale il "misero e freddo vero", la


"verit

dura

triste"

rendono

"dannosissima"

filosofia come pura ragione109, e

la

che costretto ad

oggettivare la propria volont di potenza in un Dio o in


un

Apparato

nella

sua

tecnico-scientifico
essenza

pi

che

profonda,

lo

sostituisca:

l'"uomo"

oltre

l'uomo110, in un senso per ben diverso da quello del


celebre pensiero nietzschiano, per il quale il superuomo
rappresenta il rafforzamento all'estremo della volont di
potenza;

l'uomo

anche

oltre

la

volont

di

potenza

l'eterno

stare,

stessa.
Il

suo

destino

l'essere,

l'originario essere salvo dal nulla, e lo sguardo che


testimonia
mortale

il

destino

appare

dell'essente

all'interno

del

vede
sogno

che

[...]

della

il

follia

estrema, (perch) [...] per dominare il mondo la volont


di potenza deve rendere mortali tutte le cose111.
Ma se "il mortale" appartiene a questo sogno, allora
anche l'"uomo" vi appartiene, e il tramonto della follia
che

crea

stesso

il

mortale

l'emergere

insieme

del

senso

il

tramonto

inaudito

che

dell'uomo
dice

che

l'uomo eternamente oltre la volont di potenza, dunque

109

E. SEVERINO - Il Nulla e la Poesia, alla fine dell'et


della tecnica Giacomo Leopardi, Rizzoli, Milano, 1990, p.
344.
110 E. SEVERINO - La Filosofia Futura, op. cit. p. 273. Corsivo di Severino.
111 Ivi, p. 270.
87

non solo oltre l'uomo - superuomo - ma oltre Dio:


superdio112.

112

Ivi, p. 273. - Corsivo di Severino.


88

CAPITOLO III:
IL LINGUAGGIO

89

IL LINGUAGGIO E LA NECESSIT

Nelle

pagine

filosofia

di

precedenti

Emanuele

abbiamo

Severino

pensi

visto

come

l'essere,

la

la
sua

eternit, ed in quale senso.


Abbiamo
necessit

soprattutto
del

affrontato

destino,

inteso

il

come

problema

della

l'apparire

della

verit dell'essente, una verit che si manifesta al di l


dell'essenza
volont

di

dell'Occidente,
potenza

la

la

radice

quale

stessa

possiede

nella

dell'apparire

del

mortale sulla terra.


Pi volte Severino ha ribadito nei suoi scritti che
l'Occidente

soggiace

ad

un

errore

fondamentale,

che

consiste nell'aver fede nel divenire delle cose, cio nel


loro uscire dal nulla per poi ritornarvi, questa fede
responsabile dell'angoscia della nostra civilt e allo
stesso tempo della violenza e dell'arbitrio con il quale
il mortale crede di poter dominare la terra.
Appurato questo dobbiamo per considerare un fatto;
se

l'Occidente

ha

commesso

quello

che

Severino

chiama

l'errore fondamentale allora questo errore fondamentale

una

interpretazione

dell'Occidente, vale a dire che

l'Occidente ha interpretato l'apparire e lo scomparire di


enti eterni come il crearsi e il distruggersi di enti
transitori.
Ma se cos - e non possibile che sia in un'altra
maniera

allora

si

apre

un

campo

aporetico

di

fondamentale importanza, del quale avevamo gi accennato


90

nelle

pagine

precedenti:

infatti

l'interpretazione

mediante la quale l'Occidente parla delle cose come enti


che escono dal nulla e vi rientrano, nichilisticamente,
apparsa,

inconfutabilmente,

Severino

ne

ripete

tanto

inconfutabilmente

incessantemente

il

che

contenuto,

siccome apparsa, dobbiamo concludere che anch'essa un


eterno,

partecipa

dell'essere

non

meno

di

qualunque

altro essente che Severino non fa fatica a dire eterno ed


immutabile.
Per

paradosso

occidentale,

dunque

l'errore

l'alienazione

fondamentale,

della
il

civilt

nichilismo,

anch'essi sono enti eterni, ed entrano di necessit nel


destino del Tutto.
Dobbiamo

riconsiderare
pervenuto

questo
il

punto

risultato

nell'affrontare

fare
al

il

un

passo

quale

indietro

Severino

problema

del

nulla,

era
un

problema che si poneva quasi nella stessa forma e cio


nella considerazione che il nulla, in quanto posto, aveva
una consistenza reale, in qualche modo era.
La

risposta

di

Severino

all'aporia

riguardante

il

nulla era che il nulla non se non come affermazione, e


cio

un

significato

l'assolutamente

altro

(e

come

tale

dall'essere,

che

significa

dunque

un

significato autocontraddittorio.
L'esistenza di tale significato quindi non significa
che

il

nulla

esista

come

91

privazione

di

essere,

ma

significa che di

fatto l'orizzonte dell'essere ingloba

anche ci che dice di non essere.


Il problema che stiamo affrontando ha le sue radici
nel

linguaggio

Severino

dell'Occidente,

testimonia

un

linguaggio

l'isolamento

della

che

terra

per

dalla

necessit1.
E il dire dell'Occidente dominato dal nichilismo
non solo per ci che questo dire dice, ma anche [...] in
quanto

questo

dire

dire2;

necessario

che

questo

discorso venga ben puntualizzato.


La struttura del dire dell'Occidente dominata per
Severino

dall'isolamento,

Aristotele

sancisce

un

all'inizio

concetto
del

De

questo

che

interpretatione,

dove afferma che se il verbo non viene aggiunto al nome


non

esiste

un

dire3,

l'aggiungersi

sta

ad

indicare

appunto l'alterit di ci che viene aggiunto (il verbo)


nei confronti di ci al quale esso aggiunto (il nome),
ma

questa

situazione

porta

riconoscere

la

contraddizione come essenza del dire dell'Occidente, n


la logica moderna esce dal senso aristotelico del dire,
per Boole infatti la proposizione posta esplicitamente
come un'equazione, dove il simbolo "=" esprime la forma
del verbo "essere" e i due termini dell'equazione (che
sono dei diversi[...]) restano quindi identificati4.

1
2
3
4

E. SEVERINO - La Struttura Originaria, op. cit. p. 26.


Ivi.
Ivi, p. 27. - Corsivo di Severino.
Ivi.
92

Concretamente

ci

starebbe

significare

che

formulare ad esempio la proposizione questa lampada


accesa

equivarrebbe

ad

identificare

due

termini

eterogenei come questa lampada (poniamo A) ed accesa


(poniamo B,= non A), sicch in questo dire A risulterebbe
uguale a B, e cio, A = nonA.
Questo isolamento del soggetto dal predicato del dire
fondato come ogni altro isolamento, sull'isolamento
della terra dalla necessit5, e quello che nel linguaggio
filosofico

tradizionale

chiamato

proposizione

sintetica, non che una forma dell'alienazione della


verit.
La

contraddizione

Aristotele

del

patrimonio

dire,
ormai

messa

della

in

luce

intera

da

cultura

occidentale, non appartiene all'essenza del dire [...]


ma

il

risultato

della

separazione,

ossia

dell'isolamento reciproco in cui vengono a rinchiudersi i


tratti

del

dire6:

infatti

il

dire

questa

lampada

accesa dice di una lampada cui conviene l'essere accesa,


e ci vuol dire che non c' un esser lampada che sia
separato dal suo essere acceso e il cui significare sia
significante
consiste

separatamente

l'essere

dal

acceso7,

se

significare
cos

non

in
fosse

cui
la

contraddizione del dire sarebbe effettivamente presente,

5
6
7

Ivi, p. 31.
Ivi, p. 28. - Corsivo di Severino.
Ivi.
93

ma il dire non la mera sintesi di soggetto e predicato,


ma la concreta identit tra la relazione del "soggetto"
al "predicato" (che solo astrattamente dunque sono due).
Per Severino dunque la parola parla della cosa, senza
per isolare la cosa da ci che le conviene, poich tale
isolamento una operazione di astrazione che fa di un
concreto

essere

come

questa-lampada-che--accesa,

un

qualcosa di scisso e di contraddittorio.


E curioso come una osservazione del tutto simile sia
stata

fatta

da

Wittgenstein

nel

Tractatus

Logico

philosophicus, quando nella proposizione n 2 afferma:


Ci che accade, il fatto, il sussistere di stati di
cose e subito dopo, alla proposizione 2.01 specifica:
Lo stato di cose un nesso di oggetti (entit, cose)8,
puntualizzando in questo modo che necessario conoscere
i nessi relazionali tra gli oggetti, poich il fatto non

costituito

da

elementi

separati

ma

da

elementi

in

concreta relazione tra di loro.


Ritornando alla problematica legata al linguaggio nel
sistema di pensiero di Emanuele Severino, ci sono

ancora

da discutere dei punti importanti, innanzitutto, se il


linguaggio, come emerso, relazione di parola e cosa,
e pur intendendo la cosa nel suo concreto essere ci che
le conviene di essere, come spiegare allora la parola che
parla di ci che non , del nulla.

L. WITTGENSTEIN - Tractatus Logico philosophicus,


Einaudi, Torino, 1989, p. 7.
94

Abbiamo

visto

che

autocontraddittorio,

il

nulla

(e

non

come

come

significato

concreto

nihil

absolutum) dunque la parola non sempre riferimento alla


cosa; esempio ne sia che il nulla pur non essendo pu
essere detto.
In

definitiva

affermare

significa

compiere

un

qualsiasi

affermazione,

la

errore,

presenza
ma

se

ubbidendo

del

nulla

l'affermazione,

alla

legge

della

necessit, innegabile e incontrovertibile allora come


possibile l'errore?
Severino affrontando questa situazione aporetica si
chiede:

stiamo

affermazione
dunque

non

forse

tentando

innegabile

esiste

ci

che

di

dire

che

incontrovertibile?
comunemente

viene

ogni
E

che

chiamato

"errore" - che non esiste una affermazione erronea?9.


E' abbastanza intuitivo scoprire che una posizione
che

afferma,

come

sembra

affermare

Severino,

che

non

esista l'errore, che non si possa dire qualcosa di non


vero, non pu reggere all'impatto con la realt, Severino
stesso se ne rende perfettamente conto quando dice: Si
afferma che questa lampada accesa, perch appare il suo
essere accesa, cio il suo non essere spenta. (Ma) che ne
dell'affermazione che riferendosi a questa lampada che
appare accesa, afferma che essa spenta?10, certamente
questa affermazione afferma ci che non appare; ora per

9
10

E. SEVERINO - La Filosofia Futura, op. cit. p. 189.


Ivi. - Corsivo di Severino.
95

spiegare

questa

assolutamente

situazione

Severino

sorprendente;

dice

seguiamo

qualcosa

di

vicino

il

da

discorso severiniano: questa lampada, che appare accesa,


non

appare

spenta

[...]

tuttavia

l'affermazione

che

questa lampada (che accesa) spenta si riferisce pur


sempre a qualcosa. Tale qualcosa questa lampada spenta,
che dunque deve apparire (quando appare questa lampada
accesa), se l'affermazione che questa lampada spenta
deve potersi riferire ad essa. Appare dunque, [...] sia
che questa lampada accesa, sia che questa lampada
spenta; ma in questa situazione, questa lampada accesa ha
un modo di essere che diverso dal modo di essere di
questa lampada spenta - e questa diversit potr essere
indicata dicendo, ad esempio, che questa lampada accesa
qualcosa

di

"reale",

mentre

questa

lampada

spenta

qualcosa di "ideale"11.
L'affermazione
nell'attribuire
quello

che

gli

erronea
ci

che

dunque

appare

compete,

un

consisterebbe
modo

nell'affermare

diverso
[...]

da
che

qualcosa di "ideale" (l'"idea" di questa lampada spenta)


"reale" ( una lampada spenta "reale"), e viceversa;
consiste cio nell'identificare ci che diverso12.
Certo

che

coniugano

con

queste
quanto

affermazioni

emerso

di

precedentemente

svolgimento del suo pensiero.

11
12

Ivi.
Ivi, p. 190. - Sottolineatura mia.
96

Severino

mal

si

dallo

Dunque il filosofo dell'identit assoluta, colui che


dice

che

l'intera

cultura

occidentale

incapace

di

vedere la concreta connessione di contenuti che vengono


mantenuti astrattamente separati, quello che accusa il
linguaggio

stesso

dell'Occidente

di

essere

il

luogo

dell'isolamento e dunque del nichilismo, ora afferma che


esistono contenuti diversi, e addirittura che errore
l'identificare
diversit

il

data

diverso;
dal

di

fatto

che

pi,

dice

alcuni

che

questa

contenuti

sono

reali, mentre altri sono ideali, alcuni si riferiscono a


fatti che accadono, altri accadono come fatti ideali.
E'

naturale

chiederci

come

sia

possibile,

in

una

struttura dell'esistenza completamente necessitante, come


si

dimostrata

quella

finora

descritta

da

Emanuele

Severino, l'accadere della parola che dice ci che non ,


che non si riferisce a fatti o ad enti reali e che dunque
sono.
Avevamo gi

visto in chiusura del paragrafo relativo

al problema del
paradossale
effettivamente

nulla come fosse emersa la situazione

per
la

la
verit

quale

pur

dell'essere,

non

intaccando

la

proposizione

poteva dire di intaccarla, e avevamo detto che Severino


sembrava

aver

concesso

al

dire

una

sorta

di

strana

libert.
Ora le rivelazioni severiniane relative ai due modi
di essere di ci che accade sembrano confermare quella
nostra ipotesi, ci che Severino dice ora che i fatti
97

che accadono possono accadere in due modi diversi; o come


fatti reali, che hanno consistenza reale, o come fatti
ideali, frutto del pensiero.
Resta
ideale

da

chiarire

nel

sistema

veramente

quella

che

significato

della

abbia

la

parola

se

cio

abbia

necessit,

caratterizzazione

particolare

che

ne

pensiero

di

sancirebbe la svincolatezza e quindi la libert.


Se

cos

Emanuele

fosse,

Severino

l'intero

sistema

risulterebbe

di

seriamente

compromesso,

infatti come potrebbe essere dato spazio alla libert in


un

sistema

rigorosamente

necessitante?

Di

chi

sarebbe

questa presunta libert?


Emanuele Severino, per evitare questa irrisolvibile
aporia deve perci postulare che anche il linguaggio, i
contenuti

semantici,

determinate,

accadano

come

le

all'interno

lingue

storicamente

della

legge

della

necessit, non sfuggano al destino.


E' cos che si legge: il linguaggio certamente non
nasce da un particolare atto di volont dell'uomo; ma
perch la volont a porre ci che chiamiamo "l'uomo"
[...] la volont a volere l'uomo e il linguaggio - e le
forme storicamente determinate del linguaggio13, ma allo
stesso modo si legge che storica ogni parola che parla
al di fuori del destino della verit14, e ci in quanto
nel

13
14

linguaggio,

che

come

si

detto

posto

dalla

E. SEVERINO - Oltre il Linguaggio, op. cit. p. 219.


Ivi, p. 237.
98

volont, pur tuttavia si esprime anche la verit; sicch


ci troviamo di fronte ad un unico linguaggio che pu
esprimere

sia

la

verit

dell'essere

(la

filosofia

di

Emanuele Severino), sia l'estrema lontananza da questa


verit, l'alienazione estrema (tutte le altre filosofie
storiche, e per questo smentibili dalla parola che parla
della verit).
Entrambi i modi di parlare del linguaggio rimangono
necessitanti nella maniera pi assoluta, cos che anche
la non verit, anche la parola smentibile sono eterne15,
sicch il destino rimane il luogo dove si manifestano
incontrovertibilmente

la

totalit

dell'identit

l'isolamento, la differenza.
Anche i contenuti "ideali" del linguaggio dunque sono
enti da sempre e per sempre appartenenti al destino, e
destinati ad essere delle non verit.
Il

discorso

non

sembra

reggersi

completamente

in

piedi, se quel contenuto ideale del linguaggio che dice


che l'ente esce dal nulla e vi ritorna e che dunque dice
che l'ente nulla, una non verit, ma una non verit
da sempre destinata ad esserlo necessariamente, comunque
questa non verit non un errore dell'Occidente, ma un
frutto

della

volont

che

vuole

l'Occidente

il

suo

cammino "erroneo"; non un incidente, ma un voluto.


La
verit
15

volont

che

destinata

isola
a

la

terra

compiere

Ivi.
99

dal

questo

destino

della

isolamento,

destinata ad essere questa volont isolante e quindi il


destino stesso della verit che vuole il suo isolamento,
che vuole la non verit del linguaggio dell'Occidente e
con esso vuole il nichilismo e l'angoscia della civilt
degli uomini.
Se la volont che vuole gli uomini e il loro
linguaggio,

allora

il

destino,

che

destina

quella

volont ad essere tale, che ci ha destinati ad essere


uomini, ad essere mortali, ad ingannarci.
Se nulla pu sfuggire alla suprema legge del destino,
allora il nichilismo destinato

ad essere tale e non

era possibile per l'Occidente seguire una via diversa da


quella che l'ha portato a smarrire la verit dell'essere,
l'Occidente non avrebbe potuto parlare nessuna lingua che
non

fosse

stata

quella

dell'isolamento

dell'alienazione.
Severino

dice

che

Il

linguaggio

mortale

[...]

incomincia a rispecchiare il destino quando l'isolamento


della

terra

astratta16,

incomincia
ma

dovrebbe

tramontare
dire

che

come
tale

persuasione
evento

(il

rispecchiamento del destino nel linguaggio del mortale)


avviene quando destinato ad avvenire, cio dal momento
in

cui

destinata

scomparire

(cio

ad

uscire

dal

cerchio dell'apparire) quella non verit che per, non


costituendo l'incidente, ma il voluto, non pu neppure
essere detta errore.
16

E. SEVERINO - Destino della Necessit, op. cit. p. 545.


100

Se

dunque

il

testimonia

l'estrema

linguaggio

malato,

linguaggio

dell'Occidente,

lontananza
Severino

dalla
non

verit,
pu

dire

che

un
che

l'annientamento degli enti non qualcosa che si mostra


con evidenza, ma una interpretazione malata di ci che
si mostra17, perch questo non ha alcun senso all'interno
del suo stesso sistema di pensiero.
Se una malattia c', quella malattia non estranea
all'essere e al suo destino.

17

E. SEVERINO - La Filosofia Futura, op. cit. p. 272. Corsivo di Severino.


101

CONCLUSIONI

Nella I sezione del libro I della Logica, Hegel


dice

al

predicato

86

Se

l'essere

dell'assoluto,

ne

viene
risulta

enunciato

come

questa

prima

definizione: l'assoluto l'essere. Questa definizione


[...] la pi astratta e la pi misera, [...] (e) insieme
anche il principio ben noto che Dio il complesso di
tutte le realt1.
Da quello che abbiamo visto nelle pagine precedenti
non possiamo che constatare come l'accusa hegeliana si
applichi

perfettamente

alla

filosofia

di

Emanuele

Severino, pur tuttavia Severino si sottrae all'accusa di


panteismo,

come

traendosi

letteralmente

opportuno
fuori

tutti

discutere

dal

il

discorso

gli
e

altri

appunti

possibili,

volontariamente

senso

di

intrapreso

questa

(sarebbe

volontariet),

dall'intero

pensiero

occidentale.
Comunque

sia,

il

pensiero

severiniano

rimane

il

pensiero dell'identit assoluta, in cui tutto essere e


nessun

fatto

divincolarsi

contenuto,

dalla

ferrea

reale,

legge

del

ideale,

destino

ad

pu
esso

legato.
Il

continuo

richiamo

di

Severino

Parmenide,

il

filosofo della visione solitaria dell'essere, ne sia la

G.W.F. HEGEL - La Scienza della Logica, U.T.E.T.,


Torino, 1981, p. 259. - Corsivo di Hegel.
102

prova; un richiamo continuo in ogni suo scritto, e che


trova esplicito riferimento nell'ormai celebre capitolo
di

Essenza

del

Nichilismo,

che

si

chiama

proprio

la

visione

Ritornare a Parmenide.
Ma

Severino

non

un

nostalgico,

sua

supera quella parmenidea per compiutezza e rigorosit,


pur

tuttavia

l'impressione

che

rimane

quella

ancora

della immensa solitudine, della estrema impotenza, di un


meccanicismo
presenta

ineluttabile

come

un

gioco

che

rasenta

eterno

che

l'assurdo

in

s,

si

nell'eterna

conservazione di istanti oscuri (perch non pi o non


ancora

illuminati

dalla

singolarmente insignificanti,
Soprattutto

si

architettonicit,

una

dell'apparire),

non pu trovare un senso.

svela,

come

luce

nella

sua

filosofia

monumentale

lontana,

lontana

dagli uomini reali, dalle loro vite, dalle loro speranze


e

dalle

loro

illusioni;

una

filosofia

che

non

guarda

all'uomo, convinta com' che nella verit l'uomo non sia


altro

se

non

il

prodotto

della

volont

che

ne

vuole

l'isolamento dal tutto.


Il
palese

risultato

di

indifferenza

tutto
del

questo

si

pensiero

manifesta

in

severiniano

una
nei

confronti della riflessione etica, una situazione questa


che non avevamo mancato di sottolineare nelle pagine che
hanno preceduto questa breve riflessione conclusiva.
Per il pensiero occidentale infatti il nulla non
soltanto privazione di essere, fede nel divenire, ma
103

soprattutto
volont2,
prescindere

presenza
un

del

concetto

dalla

male,

che

libert,

non

perversione
pu

poich

la

in

alcun

libert

della
modo
anche

libert di pervertirsi e di compiere il male.


Ma il male nella filosofia di Emanuele Severino non
pu

esistere,

come

non

pu

esistere

la

violenza,

l'orrore e la mostruosit, e neppure la bont e il bene;


di

fronte

al

destino

della

necessit

questi

concetti

rimangono perfettamente vuoti di significato.


La

visione

solitaria

dell'essere

spazza

via

completamente ci che rimane dell'uomo stesso, ridotto ad


una mera illusione della volont, del destino che destina
quella volont

ad essere tale: la volont vuole l'uomo,

lo vuole come vuole il mondo perch

esso sia dominabile,

ma la volont , e quindi destino che sia proprio ci


che , e ci significa che anche l'uomo e l'illusione che
lo slega apparentemente al tutto destino che sia.
Ma

per

Severino,

come

abbiamo

visto,

nella

verit

l'uomo diverso da quello che crede di essere, egli


eterno, quindi esso stesso dio, non ha bisogno di un
Dio che lo salvi dal nulla, poich da sempre e per
sempre

salvo

dal

nulla,

pur

credendo,

avendo

fede

nell'esistenza di quella minaccia mortale; da sempre e


per

sempre

salvo,

pur

vedendo

la

propria

mortalit,

toccandola con le proprie mani, come l'evidenza pi certa


che
2

possa

accompagnarlo

durante

la

sua

esistenza;

AGOSTINO - Le Confessioni, C.D.E., Milano, 1988, p. 182.


104

ricordiamo
siamo

le

eterni

parole
[...]

di

Gianni

fermo

Vattimo:

restando

Tu

comunque

dici
che

che

siamo

mortali, [...] resta da spiegare questo piccolo problema:


siamo eterni ma mortali3.
Salvo comunque per, perch anche il mortale non
tale, ma lo crede soltanto, destinato a crederlo: la
verit (la filosofia di Emanuele Severino) parla un'altra
lingua, una lingua che dice che l'uomo da sempre oltre
l'uomo,

che

il

mortale

da

sempre

un

dio,

anzi

un

superdio.
Ed davvero uno strano dio quello che condannato
da

un

destino

infinitamente

pi

potente

di

lui

soggiacere agli inganni pi atroci, quello la cui luce


spenta eternamente e non pu celebrare se non la sua
estrema impotenza.
O forse il destino in fondo stato benigno con noi,
poich certo cosa migliore credersi uomini, mortali ma
liberi, che sapersi eterni dei in catene.

G. VATTIMO - Filosofia al Presente, op. cit. p. 35.


105

BIBLIOGRAFIA

La bibliografia stilata in ordine cronologico e si


riferisce

alle

opere

pubblicate

nelle

edizioni

pi

recenti.
Le

opere

consultate

nella

stesura

della

presente

ricerca sono segnalate dall'asterisco (*).

CON ADELPHI:

Destino della Necessit, Adelphi, Milano, 1980.(*)


La Struttura Originaria, Adelphi, Milano, 1981.(*)
Essenza del Nichilismo, Adelphi, Milano, 1981.(*)
Il Parricidio Mancato, Adelphi, Milano, 1985.
La Tendenza Fondamentale del nostro Tempo, Adelphi,
Milano, 1988.(*)
Il giogo. Alle origini della ragione: Eschilo,
Adelphi, Milano, 1989.
Oltre il Linguaggio, Adelphi, Milano, 1992.(*)

CON RIZZOLI:

A Cesare e a Dio, Rizzoli, Milano, 1983.


La Strada, Rizzoli, Milano, 1983.
La Filosofia Antica, Rizzoli, Milano, 1984.
La Filosofia Moderna, Rizzoli, Milano, 1984.
Interpretazione e traduzione dell'Orestea di
106

Eschilo, Rizzoli, Milano, 1985.


La Filosofia Contemporanea, Rizzoli, Milano, 1986.
Antologia Filosofica, Rizzoli, Milano, 1988.
La Filosofia Futura, Rizzoli, Milano, 1989.(*)
Il Nulla e la Poesia. Alla fine dell'et della
tecnica: Leopardi, Rizzoli, Milano, 1990.(*)
La Guerra, Rizzoli, Milano, 1992.
La Bilancia, Rizzoli, Milano, 1992.

OPERE SU SEVERINO

La bibliografia su Severino si riferisce a libri e


riviste citati nella stesura della presente ricerca.

E.BERTI - Il principio di non contraddizione come


criterio supremo di significanza nella metafisica
aristotelica, Accademia Nazionale dei Lincei,
luglio-dicembre 1966.

G.BONTADINI - Postilla, in Rivista di filosofia


neo-scolastica, 1965.

C.FABRO - Introduzione all'ateismo moderno,


Studium, Roma, 1969.

P.SALVUCCI - Dialogo e logo in Arturo Massolo, in


Differenze, Quattroventi, Urbino, 1986.
107

G.VATTIMO - Filosofia al Presente, Garzanti,


Milano, 1990.

108

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