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Caravaggio, I Bari, 1594. Olio su tela, cm 94x131.

conservato al Kimbell Art Museum di Fort Worth, che


lo ha acquistato nel 1987 a Zurigo da un collezionista privato.

Il tema centrale dellopera la truffa: un giovane ingenuo sta giocando a


carte con un suo coetaneo il quale in combutta con un suo compare pi
anziano trucca il gioco delle carte. Tutti i personaggi sono in piedi attorno ad
un tavolo ricoperto da una raffinata tovaglia damascata. La pittura precisa e
descrittiva. Si tratta con molta probabilit di uno dei primi quadri avventurosi
del Caravaggio. Pochi artisti hanno saputo rendere la concentrazione in
modo pi convincente: il giovane ingenuo cos intento a scegliere la carta,
l'altro in vigile attesa del momento buono per barare. Altamente drammatico
nell'azione esso un capolavoro di modellatura, disegno e uso della luce.
un tipico dipinto di estrazione veneto di tre figure. Due di esse fremono
d'impazienza, tanto pi che il giovane contro il quale essi complottano
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sembra non sappia porre fine alle sue profonde riflessioni. L'ingenuo vestito
di velluto scuro e decorazioni nere mentre i bari hanno vesti variopinte. Il
contrasto tra le vesti dei tre personaggi testimonia una diversit di classe
sociale che fa pensare ai due bari. La parete, usata come sfondo, colpita da
un fascio di luce che proviene da una finestra posta in alto a sinistra e mette
in luce, oltre ai personaggi, l'angolo di intersezione dei muri perimetrali della
stanza. La tela, oltre ad essere un capolavoro un caposaldo della pittura e
segna, per il soggetto descritto e la sua teatralit, un confine definitivo con il
manierismo del Cinquecento. Per la prima volta una scena dipinta con i
soggetti rappresentanti di tre quarti. E per la prima volta viene colto l'attimo. Il
dipinto ha una tensione teatrale che si percepisce perfettamente guardando il
volto del baro anziano che quella di un attore in scena. I suoi guanti rotti gli
forniscono un tratto comico come quelli dei clown. La resa della tensione dei
due bari notevole, tutto in loro pronto a spiccare un balzo; gli sguardi, le
orecchie tese in ascolto, cos come i muscoli. Il giovane sprovveduto invece
rappresentato rilassato, calmo e mollemente appoggiato sul tavolo. Egli in
procinto di giocare la sua carta e proprio per questo i due bari sono protesi
fisicamente verso il suo corpo. Le due figure costituiscono cos quasi un
contenitore che avvolge l'ingenuo. Egli sembra essere fagocitato dai due bari,
e non si otterrebbe lo stesso effetto se il braccio del baro giovane non fosse
trasversale alla vista quasi a racchiudere spazialmente il truffato. In
contrapposizione l'ingenuo rannicchiato su se stesso, non in senso
difensivo, ma solo per trasmettere la sensazione di non essere all'altezza
della situazione. Il pugnale che pende dalla cinta del baro giovane serve ad
informare l'osservatore del carattere malandrino dei due ceffi. Tutto nel
dipinto sembra sovrastare l'ingenuo, come ad esempio il livello degli occhi dei
bari che si trovano in un piano superiore rispetto a quelli del soggetto truffato,
rivelando indiscutibilmente l'innata e straordinaria capacit di descrizione
psicologica di Caravaggio. Nel dipinto per entrambi i bari l'autore ci mostra di
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essi un solo occhio. Una radiografia mostra che il Merisi dipinse il volto del
baro anziano con entrambi gli occhi per poi pentirsi e coprire il destro con la
falda del cappello dell'ingenuo. Per accentuare l'annullamento tra lo spazio
reale e lo spazio dipinto, in molti quadri Caravaggio inserisce un elemento
che sembra voler penetrare nello spazio fisico dello spettatore, facendo da
"ponte" fra le due realt. Nell'opera in esame l'elemento per questo artificio
rappresentato dallo spadino appeso alla cinta del giovane baro.
La partita in corso fra i tre attori sulla scena giocata con un mazzo di
carte liguri, dal seme francese e il gioco in questione lo "zarro", un gioco di
origine persiana che nel rinascimento era stato bandito dal Duca di Milano
Francesco Sforza con un editto del 1531 in quanto si riteneva fosse
"socialmente pericoloso". Nel gioco dello "zarro" vi era un mazzo di venti
carte; ogni giocatore ne possedeva cinque e i punti da effettuare erano molto
simili a quelli del poker ma molto pi limitati. Infatti gli unici punti previsti
erano: la coppia, il tris e il colore (carte tutte dello stesso seme). Ora
consideriamo le carte visibili sulla scena. In tavola c'e' un 4 di quadri. Sulla
schiena del baro, sono ben visibili altre due carte: un 7 di cuori e un 6 di fiori.
Il giovane ingenuo evidentemente preso nel guardare le proprie carte, ci
denota che il suo turno e sta valutando la sua prossima mossa. Il gregario
del baro alle sue spalle scruta abilmente le sue carte e segna, con le dita
della mano destra leggermente aperte il numero 3. Il giovane baro,
affidandosi alla segnalazione del suo complice, sta prelevando da dietro la
sua schiena il 6 di fiori, con l'intento di sostituirlo con una delle sue stesse
carte. Il quattro di quadri sui tavoli stato palesemente appena giocato dal
baro; il suo compare gli fa sapere che il suo giovane avversario ha in mano
un tris, che nel gioco dello "zarro" sicuramente un punto molto alto; la sua
espressione infatti un misto di furtivit, di sorpresa e preoccupazione.
L'espressione del giovane baro per non sembra minimamente turbata, anzi
sembra attendere con evidente sicurezza la mossa dell'avversario perch egli
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sa perfettamente che vincer. Quel 6 di fiori gli servir infatti per completare il
suo punto vincente, superando il tris con un colore appunto, di fiori.
L'imbroglione rappresentato di spalle, permettendo cos allo spettatore di
notare che sta estraendo alcune carte dalla tasca posteriore; dietro il tavolo
c' il giocatore; ancora pi lontano si trova il "bravo", intento a spiare le carte
del giocatore. Notevole la rappresentazione dei minimi particolari, tanto nel
backgammon, frammento di natura morta, quanto nel guanto usurato del baro
e nelle piume del copricapo dell'imbroglione.
Questa scena, cos teatrale, descrittiva e realistica contiene tuttavia un
monito morale, una condanna del malcostume, in particolare del vizio del
gioco. Non si tratta dell'unico monito contenuto implicitamente in un dipinto,
un altro esempio dato dalla Buona ventura, per quanto riguarda la
condanna di coloro che vorrebbero venire a conoscenza della propria sorte
non rispettando l'imperscrutabilit della volont divina.
Il quadro godette di notevole fortuna e fu soggetto di numerose copie da
parte degli artisti contemporanei, oltre a garantire notoriet a Caravaggio tra
gli aristocratici romani: il committente fu, infatti, il cardinale Francesco Maria
Del Monte, il cui stemma dipinto sul retro.

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