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1 - INTRODUZIONE
Che cos la cooperazione?
La domanda a prima vista pu sembrare di facile risposta ma invece
rappresenta il punto di partenza per penetrare dentro una realt di difficile approccio metodologico ed interpretativo.
Di fronte, infatti, non abbiamo solo il tentativo, storicamente iniziatosi in
Italia a partire dalla seconda met dell800, di correggere e/o contrastare il
tipo di sviluppo impresso alla societ del capitalismo per porre proprie finalit
alla soluzione del rapporto fra le diverse classi e allo sviluppo economico, per
renderli meno ingiusti socialmente [ ... ]1, ma anche uno dei modelli organizzativi
possibili dei rapporti di produzione.
La cooperazione - cio - non pu essere fatta rientrare, se non a rischio
di stravolgenti e forzature, nella nozione classica di impresa in una societ capitalistica, n tantomeno in quella di istituto preparatorio o complementare ad
una economica socialista2.
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1 - S. NARDI, Per la conoscenza storico-sistematica della cooperazione in F. FABBRI (a
cura di), Il movimento cooperativo nella storia d'Italia 1854-1975, Milano, Fertrinelli, 1979, pp.
693-708, p. 695.
2 - La coopererazione dunque individualista o socialista?
Essa di fatto universalista e vuole riuscire a produrre e a scambiare i beni economici nella migliore delle condizioni e col minimo di attriti in qualunque regime e in qualsiasi mercato avendo per fine luomo e i suoi bisogni: cfr. Introduzione di B. RIGUZZI a B. RIGUZZI-R. PORCARI, La cooperazione operaia in Italia, seconda ed. riveduta
ed ampliata, Milano La Fiaccola, 1946, p. 9
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E questo perch esistono delle serie difficolt nellaffrontare una problematica tuttaffatto particolare, nella quale si compenetra e si realizza il momento politico - ideologico con lesercizio economico in quanto impresa, ma
anche dubbi, ognora insorgenti, sulla collocazione della storia del movimento
cooperativo in bilico tra leconomica, la sociale e la politica3.
Un problema questo che per le sue caratteristiche rimanda, se si vuole
giustamente comprendee il movimento cooperativo in Italia, al sistema di rapporti che sono intercorsi (e che ancora intercorrono) tra le ideologie e la cooperazione e al modo in cui questi due momenti sono entrati in relazione nel corso
dello sviluppo dellassociazionismo nel nostro paese.
Ora, nella cooperazione si sempre vista proprio quella istituzione in
grado di correggere o addirittura di sostituire le strutture della societ borghese-capitalistica [ ... ]: ne venuta fuori, anzich una interpretazione dei meccanismi interni e dei modi di sviluppo della societ cooperativa, un vero e proprio
modello di comportamento morale4.
Tra i diversi problemi che si sono creati, uno dei pi importanti sicuramente quello della mancanza di analisi storiografiche in grado di restituire
piena autonomia allargomento. Non mancano certo ottimi lavori e ricerche
importanti5, ma si vuole soffermare lattenzione sul fatto che la storiografia ha
studiato il movimento cooperativo in maniera derivata, nel senso di non vedere
nella cooperazione una realt autonoma nellambito dello sviluppo della societ,
ma solo un aspetto di problematiche pi generali, che di volta in volta sono
state lo sviluppo del movimento operaio, la questione contadina, e cos via.
Questo non significa che sia un tipo di approccio metodologico sbagliato. Infatti ormai generalmente ammesso che la nascita della cooperazione
italiana rappresenta, nella storia del movimento operaio, lanello di congiunzione che segna il trapasso dalle organizzazioni corporative e di mutuo soccorso a
quelle di resistenza e sindacali6. Per ci comporta non solo una subalternit
rispetto ad un processo di ben maggior peso, ma
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3 - S. NARDI, op. cit., p. 695.
4 - Cfr. Ibid, p. 696: il corsivo mio.
5 - Si veda, tra tutti, il gi citato volume a cura di Fabio Fabbri, la cui pubblicazione
legata a motivi celebrativi (i 90 anni della Lega Nazionale delle Cooperative e Mutue) ma
che riuscito a dare una visione dinsieme del fenomeno cooperativo attraverso un taglio
storiografico tanto settoriale quanto geografico.
6 - S. NARDI, op. cit., p. 698.
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considerato o privilegiato uno solo di questi elementi risiede lerrore degli indirizzi sopra citati e la causa maggiore della situazione in cui versa la storiografia
sulla cooperazione oggi in Italia.
Ad una non completamente chiara scelta metodologica fa da contrappunto lenorme difficolt nella fissazione di un quadro di riferimento statistico
quantitativamente e (soprattutto) qualitativamente idoneo ad un campo di ricerca cos ricco e stimolante.
Il problema essenzialmente di natura ideologica, nel senso di una
cooperazione che ha dovuto subire, fin dalle sue origini, continui attacchi (verbali ma anche, come nel periodo fascista, fisici) e tentativi di cooptazione da
parte di quei settori della classe dominante desiderosi di esorcizzare a tutti i costi una realt che vedevano diversa e scasamente inquadrabile allinterno
dellideologia borghese-capitalistica.
Il perch di questo modello culturale che cercava di diluire la specificit e latipicit cooperativa annullandole nella impresa tout court era gi stato
chiaramente individuato, un secolo fa, da uno dei masismi conoscitori e propugnatori della cooperazione nellItalia liberale: Ugo Rabbeno. Secondo lo studioso, le societ cooperative di produzione
accennavano a voler esercitare lindustria in modo
diverso da quello che prevaleva e che era creduto
ottimo; annunciavano lidea di voler sopprimere il
salario e di porre la direzione [ ... ] dellindustria in
mano a degli operai. Ora tutto questo turbava maledettamente gli economisti [ ... ]. Quando in Francia si
cominci a parlare di associazioni produttive [ ... ]
era lora delle armonie di Bastiat. E questo
ordinamento armonico lo si credeva e lo si valutava assoluto, immutabile; e guai a chi osasse toccarlo!12.
E uno dei mezzi usati per esorcizzare latipicit cooperativa pu essere
considerato proprio il non aver studiato la cooperazione dal punto di vista
sociale: in tutte le statistiche ufficiali consultate per il periodo considerato, non
esiste alcun tipo di classificazione delle societ per categorie di soci, ne lanalisi
del peso economico da loro esercitato allinterno delle singole societ13.
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12 - U. RABBENO, Le societ cooperative di produzione. Contributo allo studio della questione operaia, Milano, Dumolard, 1889, p. 445.
13 - La conferma si pu trovare nel fatto che solo le statistiche riguardanti le banche
popolari contengono questo tipo di analisi: le societ cardini del tentativo, caro alle classi
dominanti liberali, di controllare le spinte popolari del movimento cooperativo (cfr.
infra), le societ meno cooperative di tutte, sono le uniche studiate e classificate come tali!
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Ancora oggi questo modello culturale fa sentire il priprio peso ed sicuramente tra le cause della mancanza di informazioni e rilevazioni unitarie della
realt associativa attuale14. Una mancanza che raggiunge aspetti grotteschi15,
come la scomparsa della voce soci dalle statistiche ufficiali (indice evidente
della confusione tra societ ordinarie, cio societ di capitali e, cooperative,
societ di persone) o la non completa conoscenza di tutte le cooperative esistenti in Italia16.
Ma inevitabilmente, tutti questi problemi metodologici e statistici, calati
nellambito di una ricerca a livello locale, possono non solo assumere aspetti
diversi, ma accentuarsi in rapporto a specifiche difficolt. E questo il caso
della Capitanata. Si cercher, perci, di analizzare brevemente gli ostacoli ni contrati nel tentativo di delineare la storia del movimento cooperativo nella
provincia.
Un primo ordine di problemi riguarda la periodizzazione.
Se il 1875 lanno della fondazione della prima cooperativa della Capitanata17 (tenendo presente che con la prima si vuole intendere quella la cui
esistenza stata rintracciata per prima da fonti ufficiali)18, la scelta
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14 - Questo un fatto che viene riscontrato anche a livello dindagine ufficiale: un
elemento significativo [ ... ] quello concernente lestremo scoordinamento dei dati reperibili nel nostro paese in tema di cooperazione: REGIONE PUGLIA. ASSESSORATO
AL LAVORO E COOPERAZIONE, Indagine conoscitiva sullo stato della cooperazione in
Puglia, Palo del Colle, Liantonio Editrice, 1985, p. 7.
15 - R. STEFANELLI, L'agricoltura nella crisi italiana, Roma, Editrice Sindacale Italiana 1974, p. 75.
16 - Si vedano, in proposito, le due statistiche ufficiali compilate a cura della Direzione Generale della Cooperazione presso il Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale: Il movimento cooperativo in Italia. Dati statistici relativi alla consistenza, alle iscrizioni e cancellazioni delle societ cooperative nei registri prefettizi dall'anno 1951 al 1959, Roma, La Rivista
della Cooperazione, 1960 e Il movimento cooperativo in Italia. Dati statistici relativi alla consistenza, alle iscrizioni e cancellazioni delle societ cooperative nei registri prefettizi dall'anno 1965 al
1969, Roma, La Rivista della Cooperazione, 1970.
17 - Si tratta della Banca dell'Associazione Operaia di Cerignola: cfr. F. VIGANO, Resoconto di 160 banche popolari italiane e movimento cooperativo in Italia e all'estero del 1875, 1876 e
1877, Milano, Battezzati, 1878, pp. 26-27. Sebbene delle societ non si ha pi notizia, in
questo caso (cfr. nota seguente) Vigan risulta essere una fonte attendibile: la Banca di
Cerignola era tra le Banche notate nel Bollettino delle Banche di Credito Ordinario.
18 - Vigan riportava una non meglio identificata societ di Foggia nel suo elenco
di cooperative esistenti in Italia nel 1865, ma di quella societ non esistono altre notizie:
lelenco, pubblicato in F. VIGANO, Banques Populaires, Milano, 1865, ora riportato in
W. Briganti (a cura di), Il movimento cooperativo in Italia 1854-1925, Roma-Bologna, Editrice
Cooperativa-Edizioni A.P.E., 1976, pp. 40-44.
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di far concludere lambito cronologico della ricerca allo scoppio della I Guerra
Mondiale stato dettato tanto da considerazioni generali, quali la particolare
situazione creata dagli eventi bellici con tutto quello che essa ha comportato
allinterno del movimento cooperativo nazionale19, quanto (e soprattutto) da
esigenze legate alla realt locale.
Nel 1915 esistevano nella provincia 92 cooperative. La mancanza di statistiche post-belliche per alcuni settori costringe a prendere in considerazione
solo le banche popolari e le cooperative di produzione e lavoro per le quali si
hanno a disposizione dati quantitativi, sebbene riferiti agli inizi del periodo fascista20. Ora, su 63 cooperative facenti parte dei due settori considerati esistenti nel
1915, solo 23 (cio il 36,5%) risultavano ancora in attivit nel dopoguerra.
Questo alto indice di mortalit (il 63,5%) la dice lunga sullazione di
cesura cronologica svolta dalla I Guerra Mondiale: non a caso, nel primo
studio ufficiale dedicato alla cooperazione nel dopoguerra, la provincia di Foggia non risulta mai menzionata21.
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19 - Generalmente parlando, da una parte ci fu una sempre maggiore integrazione
del movimento cooperativo con le strutture dello Stato, cosa che lo port, in ultima analisi, a dipendere dalle sue scelte di politica economica; dallaltra, la completa ristrutturazione
verticale della Lega Nazionale della Cooperative, attraverso la creazione delle federazioni
nazionali di categoria: cfr. M.S. ONOFRI, La Lega negli anni della Prima Guerra Mondiale in
F. FABBRI (a cura di), op. cit., pp. 223-248.
20 - Cfr. ASSOCIAZIONE TRA LE BANCHE POPOLARI COOPERATIVE
IN ITALIA, Cenni statistici sugli istituii di credito legalmente costituiti con la forma di societ
anonima esistenti nel regno al 1 gennaio 1922, Roma, 1923 e ISTITUTO NAZIONALE DI
CREDITO PER LA COOPERAZIONE, Annuario della cooperazione di produzione e lavoro
1919-1923, Roma, 1925: i due settori rappresentavano, per, complessivamente, il 67,9%
di tutte le cooperative censite nella provincia di Foggia nellarco cronologico studiato (108
su 159).
21 - Cfr. LEGA NAZIONALE DELLE COOPERATIVE. UFFICIO STATISTICO, Il movimento cooperativo in Italia, Como, 1920. Delle altre 29 cooperative esistenti nel
1915 di sicuro si pu dire che 3 (2 cooperative di consumo e una distilleria cooperativa) si
sciolsero per decorrenza di durata nel corso della guerra, mentre dei 9 consorzi agrari 6
erano sicuramente esistenti nel periodo post-bellico: cfr. FFDERAZIONE ITALIANA
DEI CONSORZI AGRARI, Convegno dei consorzi agrari ed enti affini dell'Italia meridionale,
Napoli, 4 ottobre 1926, pp. 7-8, p. 10.
Luso di una fonte cos lontana dipeso dalla impossibilit di consultare la statistica stilata dalla Federazione nel 1921 (FEDERAZIONE ITALIANA DEI CONSORZI
AGRARI, I consorzi agrari italiani e le societ affini. Note statistiche, 1919-1920 Roma, 1921): il
volume, infatti, non risulta nel catalogo delle due biblioteche nazionali di Firenze e Roma
ed scomparso dalla biblioteca del Ministero di Agricoltura e Foreste. Considerando
anche i consorzi, le societ in attivit dopo la I Guerra Mondiale salgono a 29, cio il 40,3%
delle 72 esistenti nel 1915.
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Ma se tecnicamente le banche popolari erano cooperative (ammettevano, infatti, il voto per testa e non per azioni), esse hanno rappresentato, nella
storia del movimento cooperativo italiano, una rottura rispetto alle esigenze
che spingevano generalmente gli strati pi deboli e pi poveri della societ ad
associarsi tra loro. Vero e proprio coagulo delle iniziative portate avanti dalla
borghesia liberale per incanalare le istanze presenti nel movimento cooperativo
in un disegno di equilibrio socio-politico generale, il credito popolare and
sempre pi specificando il proprio come un ruolo di rastrellamento delle
risorse che potessero servire a consolidare una borghesia in ascesa29.
Perci, si preferito analizzare i due settori pi strettamente popolari, i
quali permettono di mettere in evidenza la peculiarit di un movimento cooperativo poco sviluppato e, in ultima analisi, arretrato.
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28 - Fonte: BUSA per FOGGIA e DONNO, p. 65 per Lecce. Si tenga presente che
il termine iniziale per Foggia il 1875, mentre per Lecce il 1885.
Per la distribuzione geografica nella provincia di Foggia, cfr. APPENDICE III.
29 - Secondo Rabbeno, lo sviluppo delle banche popolari aveva rappresentato un
fattore ostacolante o ritardante (seppure indirettamente) della nascita delle cooperative di
consumo: cfr. U. RABBENO, La cooperazione in Italia. Saggio di sociologia economica, Milano,
Dumolard, 1886, pp. 23-25.
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LA COOPERAZIONE DI CONSUMO
Prima di tutto, bisogna sottolineare il ritardo del suo apparire nella provincia30. E in questo caso, pi che in ogni altro, si pu trovare conferma
allipotesi di uno stretto rapporto tra strutturare associazionistiche precedenti e
nascita del movimento cooperativo.
Dal Magazzino di Previdenza di Torino, la cooperativa di consumo stata
spesso diretta emanazione delle Societ di Mutuo Soccorso 31 che cercarono,
anche attraverso essa, di costruire le prime reti protettive in un periodo in cui,
soprattutto in alcune zone dellItalia settentrionale, lincipiente sviluppo capitalistico iniziava a far sentire le sue contraddizioni.
Ma, proprio un tessuto mutualistico ed associativo forte mancava in
Capitanata, anche se quello esistente era abbastanza diffuso geograficamente32.
La conferma si ha soprattutto dallanalisi delle singole SMS fatta da Franco
Mercurio: in nessuna societ da lui studiata, i dati a disposizione riferiscono di
tentativi di impiantare magazzini di previdenza o di consumo33.
Comunque, le prime statistiche ufficiali sulle societ cooperative di consumo in Italia fotografavano, per la Puglia, una situazione di scarca consistenza
numerica:
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30 - La prima cooperativa di consumo in Capitanata fu la Societ Cooperativa di Consumo sorta a Vico del Gargano nel 1892: cfr. BUSA.
31 - Dora in avanti denominate con la sigla SMS
32 - Al 1885, gi 44 comuni (su 53, l83%) avevano visto sorgere una SMS: cfr. F.
MERCURIO, Le organizzazioni proletarie di Capitanata. Dalle Societ di Mutuo Soccorso ai Fasci
Operai in La Capitanata, n. 1-6, gennaio-dicembre 1978-1979, parte prima, pp. 139-200,
Tav. 1, p. 145.
33 - Cfr. ibid: questo poi non vuol dire che non vi furono cooperative di consumo
create da SMS, ma vuole solo essere lindicazione di una tendenza generale.
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NOTE:
(a) Per le societ di Foggia, cfr. BUSA.
(b) Un societ aveva cessato lattivit per delibera dei soci, mentre unaltra, fondata nel 1893, aveva funzionato solo per pochi mesi.
(c) La societ di Gallipoli, fondata nel 1889, aveva cessato lattivit per aver
esaurito il capitale in imprese arrischiate.
(d) al 31/12/1893.
(e) 2 erano agricole.
La provincia di Foggia era quella in cui la cooperazione di consumo non
solo era meno sviluppata, ma anche dal punto di vista economico partiva in
ritardo.
Nonostante la forzatura metodologica, sembrato utile mettera a confronto due bilanci desercizio delle uniche societ di consumo legalmente riconosciute in Puglia: da una parte quello al 31/12/1888 della Societ dei Magazzini
Cooperativi di Gallipoli (Lecce) e, dallaltra, quello al 31/12 1892 della Societ Cooperativa di Consumo di Vico del Gargano:
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34 - Elaborazione su dati tratti da MAIC. DIREZIONE GENERALE DELLA
STATISTICA, Sulle associazioni cooperative in Italia. Saggio statistico, Roma, 1890 e IDEM,
Societ cooperative di consumo al 31 dicembre 1895, Roma, 1897.
Nel 1895 esistevano, in tuttItalia, 1013 cooperative di consumo: ibid.
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considerata la caratteristica maggiore della cooperazione di consumo in Capitanata: lestrema variet dei sistema di vendita applicati dalle diverse societ.
Per una cooperativa di consumo il tipo di sistema usato un dato assolutamente rilevante. Ladozione di uno o dellaltro, pu essere una chiave interpretativa della reale natura della societ, della sua forza e della sua debolezza.
Ecco come effettuavano la vendita le cooperative di consumo della Capitanata:
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esistenti in Italia escluse quelle che hanno per scopo prinicipale l'esercizio del credito, Como, 1917
[dora in avanti LNCI, Annuario 1916].
39 - Manca la Societ di Previdenza con Magazzino Cooperativo di S. Severo, la quale era
pi specificatamente una cooperativa mista di consumo.
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cooperativa e assegnava il 5% degli utili alla societ madre, dallaltra una parte
degli utili, seppur minima (solo il 10%), veniva distribuita in ragione degli acquisti43.
Ma, analizzando meglio la struttura della societ ed il suo corpo sociale,
si scopre che essa aveva poco del magazzino di consumo creato per difendere
le deboli economie di ceti popolari minacciate dal carovita e dagli speculatori.
Tra i 41 soci che si costituirono, tutti gentiluomini, possidenti ed artigiani, vi
erano alcuni esponenti della ricca borghesia cittadina (5 professionisti, 2 possidenti e un sacerdote), una borghesia strettamente collegata con le autorit locali44. Il capitale della societ, formato da 371 azioni sottoscritte, era praticamente
tutto nelle mani di poci soci: basti pensare che 9 persone possedevano 255
azioni, il 68,7% dellintero capitale, mentre 25 soci avevano sottoscritto meno di
10 azioni.
Il dato molto significativo soprattutto perch lo statuto, da una parte,
assegnava al capitale un dividendo molto alto, il 60% (come alto era il numero
massimo di azioni, 200), dallaltra stabiliva la non eleggibilit di tutti quei soci
che avessero sottoscritto meno di 25 azioni. Considerando che solo 9 soci godevano delle caratteristiche previste dallo statuto, si comprende bene come la
teoricamente pi moderna cooperativa di consumo della Capitanata fosse in
realt una societ nata per gli interessi di un ristretto nucleo di ricca borghesia45.
Ma il dato sicuramente pi interessante che emerge dallo studio della cooperazione di consumo in Capitanata quello che riguarda la concentrazione,
non tanto quantitativa quanto piuttosto qualitativa, di due nuclei di societ con
caratteristiche di classe in due zone opposte (geograficamente ed economicamente) della provincia, lanalisi dei quali fornisce uno spaccato molto significativo del movimento cooperativo foggiano.
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43 - Cfr. Atto costitutivo in BUSA. Anno XIX (1901), fasc. XII, pp. 149-157.
Per le notizie che seguono, cfr. Statuto ibid, pp. 151-157.
44 - Ieri sera collintervento delle autorit cittadine e gran numero di soci ebbe
luogo linaugurazione della nuova sede della Societ di Mutuo Soccorso ReginaElena:
Il Foglietto, Anno III - n. 167, 1 marzo 1897.
45 - La cooperativa ebbe vita breve. Lultima rilevazione statistica che la dava per
esistente era quella della Lega del 1902 (LNCI, Statistica... cit... pp. 120-121): non comparendo nella statistica MAIC del 1906, si pu dedurre che la societ si sia sciolta tra il 1904 e
il 1906, dato che nellArchivio Comunale di Monte S. Angelo sono contenute alcune
notizie sulla Cooperativa di Consumo riportanti la data del 1904. Purtroppo la loro
visione non stata possibile: il pessimo stato degli archivi comunali di alcuni tra i maggiori centri della provincia di Foggia ha rappresentato, un ulteriore ostacolo ad una conoscenza pi completa del movimento cooperativo in Capitanata.
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La societ aveva caratteristiche di classe molto accentuate e dovette nascere soprattutto come strumento ausiliario dellattivit della Lega. I 144 contadini che
si costituirono, infatti, si erano dati uno statuto in cui soci della cooperativa potevano essere solo gli iscritti alla Lega e al Circolo, ben il 15% degli utili erano
riservati alla propaganda e peraltro miglioramento del proletariato e in cui
una norma contemplava lespulsione di quei soci che avessero acquistato pi di
una volta merci per persone estranee alla cooperativa48.
Laltra la Societ Anonima Cooperativa di Consumo di S. Marco La Catola,
lunica per la quale si conosce la spinta alla nascita: secondo Presutti, infatti, la
cooperativa fu costituita dai contadini per rompere la coalizione dei venditori
comunali che mantenevano alti i prezzi49. Lo statuto non presentava particolarit, ma il fatto di essere lunica cooperativa di consumo del Subappennino ad
essere federata alla Lega Nazionale delle Cooperative, le conferisce uno status
particolare50.
Ma, soprattutto a S. Giovanni Rotondo la cooperazione di consumo
ebbe la capacit di mobilitare i ceti popolari intorno a societ con caratteristiche
di classe molto accentuate.
Nel comune del Tavoliere, su 4 cooperative costituite, ben 3 erano cooperative di consumo, la cui caratteristica comune era la filiazione diretta dalla
Lega o dal Circolo Operaio e la composizione sociale assolutamente popolare.
Basti pensare che sui 166 soci complessivi che si costituirono nelle tre societ tra
il 1904 e il 1908, ben 148 (l89,1%) appartenevano alla classe lavoratrice: 87 erano i lavoratori rurali (83 contadini 1 piccolo agricoltore 1 bracciante e 2 pastori), mentre 61 erano lavoratori urbani51
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48 - Cfr. Statuto ibid, pp. 152-160.
49 - Cfr. PRESUTTI, p. 545. Secondo latto costitutivo, su 90 soci i lavoratori agricoli erano 74, di cui 71 coloni, 2 contadini (tira cui una donna) e 1 bracciante: cfr. BUSA,
Anno XX (1902), fasc. XL, pp. 3-11.
50 - Cfr. APPENDICE V.
51 - Cfr. Atti costitutivi in BUSA: Cooperativa di Consumo (1904), Anno XXII
(1905) fasc. VII, pp. 3-9; Cooperativa di Consumo e Previdenza (1906), Anno XXIV (1906)
fasc. XXXVI, pp. 196-206; Unione Cooperativa fra Operai e Contadini (1908), Anno XXVI
(1908), fasc. XLIV, pp. 58-70. A questa cifra vanno aggiunti i 9 piccoli negozianti (fornai,
macellai), mentre i rimanenti 5 soci erano cos distribuiti: 2 guardiani, 2 orefici, 1 sacerdote.
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Come si pu vedere, lelemento borghese era del tutto assente nelle cooperative di S. Giovanni Rotondo, dato che le rendeva le pi schiettamente
popolari dellintero settore di consumo della Capitanata. Gli statuti sancivano
chiaramente questo carattere, e vale la pena analizzarli (brevemente) uno per
uno.
La Cooperativa di Consumo fu la prima ad essere costituita. Nata nel 1904
presso la Lega di resistenza dei contadini, ammetteva come soci solo contadini ed
operai, aveva un taglio azionario bassissimo (L. 3) e non ammetteva la delega
per le assemblee. La vendita era fatta ai soli soci e a scopo di beneficenza per
poter usufruire delle disposizioni legislative che esentavano dal dazio consumo
le cooperative con scopi simili, mentre il ristorno era applicato ai 2/3 degli utili.
La societ, alla scadenza dei 10 anni previsti, si ricostitu nel maggio 1914,
con uno statuto che presentava due novit di rilievo: da una parte la base sociale veniva allargata anche alle altre classi povere, dallaltra scompariva il ristorno, sostituito da una completa destinazione degli utili alla riserva52.
La Cooperativa di Consumo e Previdenza del 1906 era quella che aveva sottoscritto il programma pi ambizioso. Costituita da 28 lavoratori urbani presso il
Circolo Operaio, aveva come scopo principale la mutua beneficienza ma
contemplava anche sussidi giornalieri per i soci ammalati (riconosciuti bisognosi
dal Consiglio dAmministrazione e alla condizione di essere abituali consumatori dei magazzini sociali) e la formazione di fondi di previdenza e di pubblica
utilit. Il corpo sociale era circoscritto ai soli abitanti del comune purch ritraggono dal proprio lavoro il loro sostentamento e, per garantire una maggiore
partecipazione alla vita sociale, non era ammessa la delega per le assemblee. A
completare la fisionomia, per cos dire, difensivistica della societ, si erano le
disposizioni che assegnavano l80% degli utili al Fondo Previdenza, un fondo
che, al principio previsto solo per i soci bisognosi o ammalati, sarebbe diventato godibile da parte di tutti i soci una volta rafforzata economicamente la
societ53.
Ma lambizioso progetto non deve essere stato attuato. Costituitasi con
un capitale sottoscritto di L. 840 di cui il versato ammontava a sole L. 140, la
cooperativa ancora nel 1910 aveva L 516 di capitale versato, mentre
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52 - Cfr. BUSA, Anno XXXII (1914), fasc. XLIV, pp. 112-114.
53 - Cfr. Statuto in Atto costitutivo cit., pp. 197-205.
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Ma non basta. Solo cinque anni dopo, caso unico in tutta la regione, la situazione
economico-finanzi aria era peggiorata:
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57 - MAIC. DIREZIONE GENERALE DEL CREDITO E DELLA PREVIDENZA, DELLA COOPERAZIONE E DELLE ASSICURAZIONI SOCIALI, Societ
cooperative legalmente riconosciute esistenti nel Regno al 31 dicembre 1910 escluse quelle che hanno per
scopo principale lesercizio del credito, Roma, 1911, pp. CIV-CV.
58 - Cfr. LNCI, Annuario 1916, p. 1317.
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La tabella non ha bisogno di spiegazioni, con il 80,9% di tutte le cooperative della provincia che si costituirono dopo 1908. Ma il dato pi significativo, a conferma della spinta data dalle disposizioni legislative giolittiane, quello
che considera le cooperative costituitesi dopo il 1911: ben 36 societ (l88,6%
delle 44 costituite dopo il 1909), infatti, vennero fondate tra il 1912 e il 1915,
con una percentuale sul totale delle cooperative di produzione e lavoro censite
nellarco cronologico considerato del 52,9%62.
Sarebbe necessaria, perci, lesatta conoscenza dei rapporti pubblici instaurati dalle cooperative di produzione e lavoro. Ma, a questo proposito, la
disponibilit dei dati veramente sconfortante: per lintero settore della provincia di Foggia (68 societ) stato possibile rintracciare notizie solo
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61 - Fonte: BUSA.
Per le categorie, cfr. APPENDICE I.
62 - Per la distribuzione geografica Cfr. APPENDICE IV. Anche nel leccese il periodo 1908-1914 quella di maggior sviluppo: Cfr. DONNO, pp. 70 e ss.
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nella vita della cooperazione di produzione e lavoro. La questione, infatti, investiva tutta una serie di responsabilit non tanto (o non solo) a livello nazionale73,
ma quanto soprattutto a livello locale, a livello di quella borghesia di Capitanata che un anacronismo, un feroce, anacronismo, anche il Medioevo arrossirebbe di lei!74.
Gli ostacoli frapposti alla cooperazione da parte di una borghesia desiderosa di contrastare o, dove questo non era possibile, di controllare le forme
autonome di organizzazione delle classi popolari, non rappresenta certo una
novit. Ma questa contrapposizione faceva sentire maggiormente il suo peso
proprio nelle zone in cui queste forze autonome facevano fatica ad impiantarsi.
La Capitanata era senza dubbio una di queste zone.
I modi di intervento erano parecchi. Ad Ascoli Satriano, per esempio,
dove la locale cooperativa di muratori aveva saputo co soli suoi mezzi provvedere alla disoccupazione ond travagliata la classe lavoratrice [ ... ], eseguendo parecchi lavori ed occupando in essi il maggior numero possibile di senza
pane, la borghesia cittadina tent di correre ai ripari con mezzi legali: una
mozione presentata al Sindaco, nella quale si chiede ragione del perch in periodi di disoccupazione i lavori municipali siano stati affidati proprio alla sullodata cooperativa75.
A S. Severo, invece, dove la cooperativa fra muratori La Edilizia ha
sconcertato gli appaltatori mediatori si cerc di contrastare lassociazione sul
suo stesso terreno (anche se con esiti negativi): gli appaltatori, infatti, per combatterla pensarono di costruirne unaltra, ma con forti capitali pignorati. Era
tutto pronto, mancavano solamente i soci, i quali vennero ma... per buttare
tutto a mare76.
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73 - Non il caso in questa sede di analizzare gli aspetti settentrionalistici della
politica giolittiana e la loro presa, anche a livello teorico, allinterno del movimento socialista, quel connubio che Gramsei (come Arturo Labriola e Salvemini) individuava nel
riformismo-cooperative-lavori pubblici: Cfr. A. GRAMSCI, Sul Risorgimento, Torino,
Einaudi, 1964, p. 98.
74 - Cfr. Il processo di Sansevero. Buona propaganda (contro contadini organizzati e attivisti
socialisti) in Il Foglietto, Anno X - n. 65,15 agosto 1907.
75 - La cooperativa muratori in Il Foglietto, Anno XVI - n. 1502, 16 marzo 1913.
Si consideri che la Cooperativa di Muratori per Imprese di Costruzioni di Ascoli Satriano era sorta
nel 1908, con una chiara impronta classista facilmente individuabile dal suo statuto. La
societ, infatti, prevedeva sia sussidi per i soci in caso di malattiva o di assoluta indigenza sia una biblioteca circolante ed una scuola pratica per istruire i soci al mestiere che sercitavano. In pi, la societ, gi per statuto, si federava alla Lega: Cfr. Statuto in Atto costitutivo in BUSA, Anno XXVII (1909), fasc. 6, pp. 144-160, pp. 146-159.
76 - I piccoli capitalisti muratori alla riscossa in La Bandiera Socialista, Nuova Serie,
21 febbraio 1909: il giornale era lorgano della sezione socialista di S. Severo.
117
Il caso di Candela, infine, dimostra come il semplice tentativo di far nascere (o rinascere) una cooperativa creasse seri problemi alle classi dirigenti locali. Nel 1905 era sorta una cooperativa fra muratori che, per, formata a scopo puramente politico, non aveva avuto praticamente vita. Nel 1912, a causa
della propaganda di Antonio Rotola, democratico, articolista de Il Foglietto,
la cooperativa si ricostitu.
Quando qui si conobbe che la cooperativa, costituita fin dal 1905, si destava dal suo lungo letargo e
prendeva la sua vera fisionomia subito corse la domanda: - ma come il risveglio? Ma chi la desta dal
sonno pacifico? [] Le autorit [ ... ] capirono che
sfuggiva loro la facile preda e non vollero rimanere
inerti e si dettero un gran da fare per impedire il risorgere della cooperativa. Degli emissari corsero da
ogni dove, si fece un lungo parlare di lavoro a milioni che il governo stava preparando, si mise in
moto lautorit prima del collegio, si finse pure che si
ignorava lesistenza della cooperativa del 1905, e che
si intendeva costituirne una, e la pi larga copia di
promesse veniva fatta. I tentativi escogitati rimasero
infruttuosi77.
Cosi, rendendosi conto di aver sbagliato strada, passarono alla controffensiva. Prima provarono con le calunnie. Poi un grosso appaltatore del luogo
si infiltr nella cooperativa. Chiesta ed ottenuta la possibilit di diventare socio,
venne anche nominato membro del Consiglio dAmministrazione a causa della
sua notevole esperienza. Il suo fu un tentativo continuo di convincere la cooperativa a chiedere i favori del Sindaco e dellAmministrazione. Ma la cooperativa
non si fece imbrigliare nella rete tesa. Ecco come racconta uno di questi tentativi lo stesso Antonio Rotola:
Un bel giorno [lappaltatore] annunci che il Sindaco voleva venire alla cooperativa a tenere un discorso... Ma che discorso! La cooperativa una societ
di produzione e lavoro; che cosa ci ha da vedere il
discorso di un Sindaco? - Vedranno, vedranno, i lavori pioveranno, la moneta affluir, quante porte saranno aperte... Ma che! La dignit sovra tutto, e
quindi niente discorsi di Sindaco78.
Il metodo della calunnia non era una prerogativa della borghesia foggiana. Anche a Taranto, dove il proletariato [ ... ] lavora tenacemente colle sue
organizzazioni di lavoro a dare il crollo agli affaristi grandi e piccoli,
____________
1912.
118
119
120
87 - Da notare due cose: la prima che tutti gli Statuti erano praticamente uguali (8
societ sulle 11 per le quali si dispone dello Statuto); la seconda che in nessuna societ il
prendere in fitto terreni era il primo scopo: solitamete infatti veniva dopo quello di
assumere per proprio conto lavori pubblici e privati.
88 - Cfr. FEDERAZIONE ITALIANA DEI CONSORZI AGRARI, Inchiesta
sulle affittanze collettive in Italia, Piacenza, 1906 e U. SORBI, Le Cooperative Agricole per la
condizione dei terreni in Italia, Roma, Edizioni de La Rivista della Cooperazione, 1955.
89 - U. SORBI, op. cit., p. 16.
121
grande cooperativa agricola di produzione e lavoro della provincia, infatti, fu implicata in grosse polemiche che investivano la sua autonomia e la sua
immagine.
Costituita nel 1910 da 31 contadini, la Societ Cooperativa Agricola di Lavoro
e Produzione di Cerignola nasceva nel pi grande agro di tutta la provincia di
Foggia, nella zona allavanguardia in tutte le lotte agrarie dei primi anni del 900.
Diretta emanazione della locale lega dei contadini, la pi numerosa dellintera
provincia (circa 6000 soci)90, la cooperativa non faceva nessun accenno particolare nello statuto a questo suo rapporto, forse per non creare problemi di
immagine: la conferma si trova nella messa in evidenza del fatto che la associazione non si occupa che di questioni di lavoro e rifugge da ogni ingerenza
politica e religiosa nelle sue deliberazioni 91.
Presidente era lo stesso Presidente della lega, il gi ricordato Antonio Misceo, uno dei massimi rappresentanti del leghismo in Capitanata. E proprio
Misceo fu il primo ad essere chiamato in causa dallanonimo articolista de Il
Foglietto che, nellaprile 1912, accus la cooperativa, la massima organizzazione operaia di Cerignola, di essere sotto la protezione politica dellon. Maury, deputato salandrino 92.
Larticolo scaten unondata di polemiche, di accuse e di smentite che
investirono il paese per circa tre mesi. Brevemente, le accuse rivolte alla cooperativa riguardavano il ruolo avuto dallonorevole Maury tanto nella
miracolosa (per la brevit del tempo) iscrizione della stessa nel registro prefettizio, quanto (e soprattutto) nellaggiudicazione di certi lavori concessi dal
Ministero delle Finanze93.
La polemica fu tanto violenta da costringere la CdL di Cerignola, il 1
maggio, a stampare un numero unico in cui viene riportato un ordine del
giorno, proposto dal suo segretario Di Serio e votato dal Comitato direttivo
dei contadini, col quale si fa obbligo ai dirigenti di non appoggiarsi pi a deputati borghesi, anche quando si esibissero, spontaneamente, perch agiscono
con scopo opportunistico94.
Ma le accuse aumentarono. Ora investivano anche Giuseppe Di Vittorio,
giovanissimo segretario del Circolo Giovanile Socialista, accusato di aver
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90 - Cfr. PRESUTTI, p. 609.
91 - Cfr. Statuto in Atto Costitutivo in BUSA, Anno XXVIII (1910), fasc. LII,
pp. 76-86, p. 77.
92 - Il connubio social-mauriano in Il Foglietto, Anno XV - n. 26, 4 aprile 1912.
93 - Cfr. Fanno i sornioni in Foglietto, Anno XV - n. 30, 21 aprile 1912.
94 - Aria netta... Le capriole dell'on. Maury in Foglietto, Anno XV - n. 35,12 maggio 1912.
122
1912.
95 - Ibid.
96 - Polemiche fra socialisti e lavoratori in Il Foglietto, Anno XV - n. 35, cit.
97 - Polemiche socialiste a Cerignola in Il Foglietto, Anno XV - n. 37, 19 maggio
98 - Convegno socialista a Cerignola. L'accordo raggiunto in Il Foglietto, Anno XV n. 45, 16 giugno 1912.
123
124
APPENDICE I
TABELLA DI CLASSIFICAZIONE MINISTERIALE PER SETTORE
E CATEGORIA DI ATTIVITA
1
1.1
1.2
1.3
1.4
1.5
1.6
1.7
1.8
1.9
1.10
1.11
1.12
1.13
1.14
2
2.1
2.2
2.3
2.4
2.5
2.6
2.7
2.8
2.9
2.10
2.11
2.12
2.13
2.14
2.15
2.16
Cooperative di consumo
Vendita di generi alimentari
Vendita di generi di abbigliamento
Vendita di articoli di arredamento
Vendita di prodotti meccanici, elettrici
Vendita di articoli di cancelleria, giornali
Vendita di prodotti chimici e sanitari
Vendita di materiale di costruzione
Vendita di combustibili
Attivit ricreative
Attivit sanitarie
Attivit assicurative e finanziarie
Distribusione di energia elettrica, gas e acqua
Vendita di pi generi
Vendita di prodotti ortofrutticoli
Cooperative di produzione e lavoro
Estrazione di minerali
Produzione di derrate alimentari
Panificazione e pastificazione
Macellazione del bestiame e lavorazione delle carni
Produzione di bevande (escluse cantine sociali e distillerie)
Produzione e lavorazione delle pelli
Produzione tessuti
Produzione di generi di vestiario, arredamento
Lavorazione del legno, sughero e affini
Produzione e lavorazione della carta e attivit editoriali
Attivit fono-foto-cinema-tipografia
Lavorazione meccanica e metallurgica
Trasformazione di minerali non metalliferi
Produzioni chimiche
Costruzioni edili, stradali
Insallazione impianti, produzione e trasporto energia elettrica
126
2.17
2.18
2.19
2.20
2.21
2.22
2.23
2.24
3
3.1
3.2
3.4
3.5
3.6
3.7
3.8
3.9
3.10
3.11
3.12
3.13
3.14
3.15
3.16
3.17
3.18
3.19
3.20
3.21
4
4.1
4.2
5
5.1
5.2
5.3
5.4
5.5
5.6
6
6.1
6.2
6.3
6.4
6.5
6.6
7
7.1
7.2
7.3
7.4
7.5
7.6
7.7
7.8
7.9
7.10
7.11
7.12
Carico e scarico
Cooperative per la pesca
Acquisto, vendita e manutenzione attrezzi pesca e gestione magazzini
Costruzione, acquisto, riparazione, manutenzione scafi e motori
Vendita dei prodotti della pesca
Allevamenti ittico in acque marine
Pesca e allevamento ittico in acque interne
Esercizio della pesca
Cooperative miste
Consumo
Produzione lavoro
Agricole
Edilizie
Trasporti
Pesca
Miste
Credito-casse rurali
Credito-banche popolari
Credito-assicurazioni
Credito-garanzia fra artigiani
Mutue
Nota:
La classificazione ministeriale stata utilizzata per semplificare il lavoro di catalogazione. Ma dallanalisi dei vari statuti risultato spesso che una cooperativa
classificata in un modo dalle statistiche ufficiali, spesso svolgeva la propria attivit in un settore diverso da quello attribuitole.
Le cooperative censite sono state raggruppate, nel corso del lavoro, in 6 grandi
settori, formati dallunione delle seguenti categorie:
CREDITO:
CONSUMO:
PRODUZIONE E LAVORO :
AGRICOLE:
EDILIZIE:
VARIE:
7.8,7.9
1,7.1
2, 5.5, 5.6, 6.6
3
4
2.20, 5.1, 5.3, 7.6
128