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IL MOVIMENTO COOPERATIVO IN CAPITANATA

(1875-1915): NASCITA E SVILUPPO


DELLA COOPERAZIONE
IN UN'AREA DEL MEZZOGIORNO

1 - INTRODUZIONE
Che cos la cooperazione?
La domanda a prima vista pu sembrare di facile risposta ma invece
rappresenta il punto di partenza per penetrare dentro una realt di difficile approccio metodologico ed interpretativo.
Di fronte, infatti, non abbiamo solo il tentativo, storicamente iniziatosi in
Italia a partire dalla seconda met dell800, di correggere e/o contrastare il
tipo di sviluppo impresso alla societ del capitalismo per porre proprie finalit
alla soluzione del rapporto fra le diverse classi e allo sviluppo economico, per
renderli meno ingiusti socialmente [ ... ]1, ma anche uno dei modelli organizzativi
possibili dei rapporti di produzione.
La cooperazione - cio - non pu essere fatta rientrare, se non a rischio
di stravolgenti e forzature, nella nozione classica di impresa in una societ capitalistica, n tantomeno in quella di istituto preparatorio o complementare ad
una economica socialista2.
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1 - S. NARDI, Per la conoscenza storico-sistematica della cooperazione in F. FABBRI (a
cura di), Il movimento cooperativo nella storia d'Italia 1854-1975, Milano, Fertrinelli, 1979, pp.
693-708, p. 695.
2 - La coopererazione dunque individualista o socialista?
Essa di fatto universalista e vuole riuscire a produrre e a scambiare i beni economici nella migliore delle condizioni e col minimo di attriti in qualunque regime e in qualsiasi mercato avendo per fine luomo e i suoi bisogni: cfr. Introduzione di B. RIGUZZI a B. RIGUZZI-R. PORCARI, La cooperazione operaia in Italia, seconda ed. riveduta
ed ampliata, Milano La Fiaccola, 1946, p. 9

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E questo perch esistono delle serie difficolt nellaffrontare una problematica tuttaffatto particolare, nella quale si compenetra e si realizza il momento politico - ideologico con lesercizio economico in quanto impresa, ma
anche dubbi, ognora insorgenti, sulla collocazione della storia del movimento
cooperativo in bilico tra leconomica, la sociale e la politica3.
Un problema questo che per le sue caratteristiche rimanda, se si vuole
giustamente comprendee il movimento cooperativo in Italia, al sistema di rapporti che sono intercorsi (e che ancora intercorrono) tra le ideologie e la cooperazione e al modo in cui questi due momenti sono entrati in relazione nel corso
dello sviluppo dellassociazionismo nel nostro paese.
Ora, nella cooperazione si sempre vista proprio quella istituzione in
grado di correggere o addirittura di sostituire le strutture della societ borghese-capitalistica [ ... ]: ne venuta fuori, anzich una interpretazione dei meccanismi interni e dei modi di sviluppo della societ cooperativa, un vero e proprio
modello di comportamento morale4.
Tra i diversi problemi che si sono creati, uno dei pi importanti sicuramente quello della mancanza di analisi storiografiche in grado di restituire
piena autonomia allargomento. Non mancano certo ottimi lavori e ricerche
importanti5, ma si vuole soffermare lattenzione sul fatto che la storiografia ha
studiato il movimento cooperativo in maniera derivata, nel senso di non vedere
nella cooperazione una realt autonoma nellambito dello sviluppo della societ,
ma solo un aspetto di problematiche pi generali, che di volta in volta sono
state lo sviluppo del movimento operaio, la questione contadina, e cos via.
Questo non significa che sia un tipo di approccio metodologico sbagliato. Infatti ormai generalmente ammesso che la nascita della cooperazione
italiana rappresenta, nella storia del movimento operaio, lanello di congiunzione che segna il trapasso dalle organizzazioni corporative e di mutuo soccorso a
quelle di resistenza e sindacali6. Per ci comporta non solo una subalternit
rispetto ad un processo di ben maggior peso, ma
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3 - S. NARDI, op. cit., p. 695.
4 - Cfr. Ibid, p. 696: il corsivo mio.
5 - Si veda, tra tutti, il gi citato volume a cura di Fabio Fabbri, la cui pubblicazione
legata a motivi celebrativi (i 90 anni della Lega Nazionale delle Cooperative e Mutue) ma
che riuscito a dare una visione dinsieme del fenomeno cooperativo attraverso un taglio
storiografico tanto settoriale quanto geografico.
6 - S. NARDI, op. cit., p. 698.

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soprattutto lappiattimento su modelli interpretativi incapaci di pervenire ad una


conoscenza del tutto esauriente di un fenomeno per sua natura diffidente
verso approcci di tipo totalizzante7.
Resta per sempre da chiarire il perch la produzione scientifica esistente
non riuscita, al di l dei reali meriti di sintesi storica, a raggiungere dei risultati
stimolanti dal punto di vista di una generale ricostruzione del fenomeno cooperativo. Lanalisi sommaria di alcune delle tendenze interpretative che si possono
riscontrare nella storiografia del movimento cooperativo in Italia, pu sicuramente portare nuova luce sulla questione8.
Lindirizzo che forse ha meno valenza sul piano storiografico, a causa del
suo carattere di ovviet, sicuramente quello che fa leva sulle specificit della
realt nazionale in un dato momento storico. Questo per, non significa altro
che affermare lesistenza di peculiarit nello sviluppo della societ borghesecapitalistica in Italia in rapporto ad esperienze di altri paesi: il pericolo di non
comprendere un movimento che, nato in una particolare situazione economica
e politica, passato attraverso diverse condizioni tanto politico-istituzionali
quanto economico-sociali.
Esiste poi un indirizzo che, partendo dal concetto di cooperazione nella
sua accezione pi largha, vede le origini del movimento cooperativo nelle comunit rurali e di villaggio. Vi quindi un tentativo di creare una continuit nelle
realt associative pi diverse, dalle prime comunit, passando per le corporazioni, fino alle moderne forme mutualistiche e cooperative9. Il pericolo, in questo caso, rappresentato proprio dal non
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7 - Bisogna sempre considerare che, essendo il movimento socialista e il movimento cattolico le forze popolari a cui la cooperazione ha fatto pi spesso riferimento, inevitabile che lassociazionismo sia studiato in funzione della storia di queste due grandi realt
di massa dellItalia post-unitaria. Ma altrettanto inevitabile che le carenze della storiografia lasciando, sostanzialmente nellombra le strutture base - tra cui quelle cooperativistiche
- sulle quali i due movimenti sono cresciuti, non hanno certo favorito lo sviluppo degli
studi sulla cooperazione: Z. CIUFFOLETTI, Dirigenti e ideologie del movimento cooperativo in
G. SAPELLI (a cura di), Il movimento cooperativo in Italia. Storia e problemi, Torino, Einaudi,
1981, pp. 89-189, p. 89.
8 - Si seguiranno le considerazioni svolte da S. NARDI, op. cit., pp. 697-699 (a cui
si rimanda per la bibliografia generale), lautore che pi di ogni altro ha inquadrato la questione nei giusti termini, dando, nel suo saggio, un contributo decisivo allo sviluppo di
una storiografia che vuole aspirare allesatta comprensione della cooperazione.
9 - Ad interpretazioni di questo tipo sono ricorsi anche due autori inglesi: lorigine
della cooperativa rintracciata nelle corporazioni religiose e nelle gilde artigiane; le societ
di mutuo soccorso rappresenterebbero i legami intermedi tra le istituzioni medievali e le
moderne societ cooperative: cfr. E. TOPHAM E J.A. HOUGH, Il movimento cooperativo in
Gran Bretagna, trad. it. Roma, edizioni de La Rivista della Cooperazione, 1949, pp. 1416.

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considerare che la cooperazione nata in un particolare periodo, quello


della formazione di una moderna societ capitalistica e come tale risente di tutte
le problematiche inerenti ad essa, non ultima quella del rapporto con lallora
nascente movimento operaio organizzato.
Veniamo ai due ultimi indirizzi, che sono quelli che pi di tutti hanno influenzato e influenzano tuttora la storiografia. Innanzitutto quello che analizza le
problematiche della cooperazione entro lambito della storia del movimento
operaio. A parte le considerazioni generali gi espresse sulla non autonomia
degli studi sulla cooperazione in un ambito di questo tipo, resta il fatto che lo
sviluppo dellassociazionismo in Italia frutto anche degli sforzi di settori economico-sociali che non possono essere fatti rientrare nella definizione di movimento operaio (vedi le cooperative di produzione artigiana e le cooperative
di categorie come gli impiegati statali), ed stato influenzato da ideologie che
spesso erano in netto contrasto con il movimento socialista, come quella liberale e quella cattolica.
Infine, lultimo indirizzo prevalente quello che si concentra sullaspetto
tecnico-aziendale della cooperazione. In questo modo per viene messo da
parte proprio laspetto pi significativo e di maggior importanza storica, quello
di un movimento che racchiude al suo interno degli ideali di dignit umana e
coscienza sociale e che, soprattutto, ricerca una redenzione sociale e politica,
prima che economica. Inoltre bisogna tenere presente le difficolt esistenti in
Italia per studiare la cooperazione sul versante economico-finanziario perch
per far questo occorrerebbero vaste risorse documentarie che, allo stato attuale, non sono disponibili o, quando lo sono, non consentono di operare la
scelta di un campione abbastanza significativo per evincere dagli studi particolari un modello esplicativo che si fondi su un processo di generalizzazione non
arbitrario10.
Riassumendo, si pu dire che gli elementi che storicamente confluiscono
e specificano la cooperazione italiana sono dati dalla tipicit della problematica
relativa alla formazione della societ borghese-capitalistica italiana, cio il tempo
e il luogo specifico dellaccadere del fatto cooperativo, delle ideologie e degli
aspetti economici, in quanto la cooperazione come idea o ideologia pi esistere
solo se esiste come impresa11. Nellaver
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10 - G. SAPELLI, La cooperazione come impresa: mercati economici e mercato politico in
G. SAPELLI (a cura di), op. cit., pp. 253 - 349, p. 253.
11 - S. NARDI, op. cit., p. 699.

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considerato o privilegiato uno solo di questi elementi risiede lerrore degli indirizzi sopra citati e la causa maggiore della situazione in cui versa la storiografia
sulla cooperazione oggi in Italia.
Ad una non completamente chiara scelta metodologica fa da contrappunto lenorme difficolt nella fissazione di un quadro di riferimento statistico
quantitativamente e (soprattutto) qualitativamente idoneo ad un campo di ricerca cos ricco e stimolante.
Il problema essenzialmente di natura ideologica, nel senso di una
cooperazione che ha dovuto subire, fin dalle sue origini, continui attacchi (verbali ma anche, come nel periodo fascista, fisici) e tentativi di cooptazione da
parte di quei settori della classe dominante desiderosi di esorcizzare a tutti i costi una realt che vedevano diversa e scasamente inquadrabile allinterno
dellideologia borghese-capitalistica.
Il perch di questo modello culturale che cercava di diluire la specificit e latipicit cooperativa annullandole nella impresa tout court era gi stato
chiaramente individuato, un secolo fa, da uno dei masismi conoscitori e propugnatori della cooperazione nellItalia liberale: Ugo Rabbeno. Secondo lo studioso, le societ cooperative di produzione
accennavano a voler esercitare lindustria in modo
diverso da quello che prevaleva e che era creduto
ottimo; annunciavano lidea di voler sopprimere il
salario e di porre la direzione [ ... ] dellindustria in
mano a degli operai. Ora tutto questo turbava maledettamente gli economisti [ ... ]. Quando in Francia si
cominci a parlare di associazioni produttive [ ... ]
era lora delle armonie di Bastiat. E questo
ordinamento armonico lo si credeva e lo si valutava assoluto, immutabile; e guai a chi osasse toccarlo!12.
E uno dei mezzi usati per esorcizzare latipicit cooperativa pu essere
considerato proprio il non aver studiato la cooperazione dal punto di vista
sociale: in tutte le statistiche ufficiali consultate per il periodo considerato, non
esiste alcun tipo di classificazione delle societ per categorie di soci, ne lanalisi
del peso economico da loro esercitato allinterno delle singole societ13.
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12 - U. RABBENO, Le societ cooperative di produzione. Contributo allo studio della questione operaia, Milano, Dumolard, 1889, p. 445.
13 - La conferma si pu trovare nel fatto che solo le statistiche riguardanti le banche
popolari contengono questo tipo di analisi: le societ cardini del tentativo, caro alle classi
dominanti liberali, di controllare le spinte popolari del movimento cooperativo (cfr.
infra), le societ meno cooperative di tutte, sono le uniche studiate e classificate come tali!

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Ancora oggi questo modello culturale fa sentire il priprio peso ed sicuramente tra le cause della mancanza di informazioni e rilevazioni unitarie della
realt associativa attuale14. Una mancanza che raggiunge aspetti grotteschi15,
come la scomparsa della voce soci dalle statistiche ufficiali (indice evidente
della confusione tra societ ordinarie, cio societ di capitali e, cooperative,
societ di persone) o la non completa conoscenza di tutte le cooperative esistenti in Italia16.
Ma inevitabilmente, tutti questi problemi metodologici e statistici, calati
nellambito di una ricerca a livello locale, possono non solo assumere aspetti
diversi, ma accentuarsi in rapporto a specifiche difficolt. E questo il caso
della Capitanata. Si cercher, perci, di analizzare brevemente gli ostacoli ni contrati nel tentativo di delineare la storia del movimento cooperativo nella
provincia.
Un primo ordine di problemi riguarda la periodizzazione.
Se il 1875 lanno della fondazione della prima cooperativa della Capitanata17 (tenendo presente che con la prima si vuole intendere quella la cui
esistenza stata rintracciata per prima da fonti ufficiali)18, la scelta
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14 - Questo un fatto che viene riscontrato anche a livello dindagine ufficiale: un
elemento significativo [ ... ] quello concernente lestremo scoordinamento dei dati reperibili nel nostro paese in tema di cooperazione: REGIONE PUGLIA. ASSESSORATO
AL LAVORO E COOPERAZIONE, Indagine conoscitiva sullo stato della cooperazione in
Puglia, Palo del Colle, Liantonio Editrice, 1985, p. 7.
15 - R. STEFANELLI, L'agricoltura nella crisi italiana, Roma, Editrice Sindacale Italiana 1974, p. 75.
16 - Si vedano, in proposito, le due statistiche ufficiali compilate a cura della Direzione Generale della Cooperazione presso il Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale: Il movimento cooperativo in Italia. Dati statistici relativi alla consistenza, alle iscrizioni e cancellazioni delle societ cooperative nei registri prefettizi dall'anno 1951 al 1959, Roma, La Rivista
della Cooperazione, 1960 e Il movimento cooperativo in Italia. Dati statistici relativi alla consistenza, alle iscrizioni e cancellazioni delle societ cooperative nei registri prefettizi dall'anno 1965 al
1969, Roma, La Rivista della Cooperazione, 1970.
17 - Si tratta della Banca dell'Associazione Operaia di Cerignola: cfr. F. VIGANO, Resoconto di 160 banche popolari italiane e movimento cooperativo in Italia e all'estero del 1875, 1876 e
1877, Milano, Battezzati, 1878, pp. 26-27. Sebbene delle societ non si ha pi notizia, in
questo caso (cfr. nota seguente) Vigan risulta essere una fonte attendibile: la Banca di
Cerignola era tra le Banche notate nel Bollettino delle Banche di Credito Ordinario.
18 - Vigan riportava una non meglio identificata societ di Foggia nel suo elenco
di cooperative esistenti in Italia nel 1865, ma di quella societ non esistono altre notizie:
lelenco, pubblicato in F. VIGANO, Banques Populaires, Milano, 1865, ora riportato in
W. Briganti (a cura di), Il movimento cooperativo in Italia 1854-1925, Roma-Bologna, Editrice
Cooperativa-Edizioni A.P.E., 1976, pp. 40-44.

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di far concludere lambito cronologico della ricerca allo scoppio della I Guerra
Mondiale stato dettato tanto da considerazioni generali, quali la particolare
situazione creata dagli eventi bellici con tutto quello che essa ha comportato
allinterno del movimento cooperativo nazionale19, quanto (e soprattutto) da
esigenze legate alla realt locale.
Nel 1915 esistevano nella provincia 92 cooperative. La mancanza di statistiche post-belliche per alcuni settori costringe a prendere in considerazione
solo le banche popolari e le cooperative di produzione e lavoro per le quali si
hanno a disposizione dati quantitativi, sebbene riferiti agli inizi del periodo fascista20. Ora, su 63 cooperative facenti parte dei due settori considerati esistenti nel
1915, solo 23 (cio il 36,5%) risultavano ancora in attivit nel dopoguerra.
Questo alto indice di mortalit (il 63,5%) la dice lunga sullazione di
cesura cronologica svolta dalla I Guerra Mondiale: non a caso, nel primo
studio ufficiale dedicato alla cooperazione nel dopoguerra, la provincia di Foggia non risulta mai menzionata21.
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19 - Generalmente parlando, da una parte ci fu una sempre maggiore integrazione
del movimento cooperativo con le strutture dello Stato, cosa che lo port, in ultima analisi, a dipendere dalle sue scelte di politica economica; dallaltra, la completa ristrutturazione
verticale della Lega Nazionale della Cooperative, attraverso la creazione delle federazioni
nazionali di categoria: cfr. M.S. ONOFRI, La Lega negli anni della Prima Guerra Mondiale in
F. FABBRI (a cura di), op. cit., pp. 223-248.
20 - Cfr. ASSOCIAZIONE TRA LE BANCHE POPOLARI COOPERATIVE
IN ITALIA, Cenni statistici sugli istituii di credito legalmente costituiti con la forma di societ
anonima esistenti nel regno al 1 gennaio 1922, Roma, 1923 e ISTITUTO NAZIONALE DI
CREDITO PER LA COOPERAZIONE, Annuario della cooperazione di produzione e lavoro
1919-1923, Roma, 1925: i due settori rappresentavano, per, complessivamente, il 67,9%
di tutte le cooperative censite nella provincia di Foggia nellarco cronologico studiato (108
su 159).
21 - Cfr. LEGA NAZIONALE DELLE COOPERATIVE. UFFICIO STATISTICO, Il movimento cooperativo in Italia, Como, 1920. Delle altre 29 cooperative esistenti nel
1915 di sicuro si pu dire che 3 (2 cooperative di consumo e una distilleria cooperativa) si
sciolsero per decorrenza di durata nel corso della guerra, mentre dei 9 consorzi agrari 6
erano sicuramente esistenti nel periodo post-bellico: cfr. FFDERAZIONE ITALIANA
DEI CONSORZI AGRARI, Convegno dei consorzi agrari ed enti affini dell'Italia meridionale,
Napoli, 4 ottobre 1926, pp. 7-8, p. 10.
Luso di una fonte cos lontana dipeso dalla impossibilit di consultare la statistica stilata dalla Federazione nel 1921 (FEDERAZIONE ITALIANA DEI CONSORZI
AGRARI, I consorzi agrari italiani e le societ affini. Note statistiche, 1919-1920 Roma, 1921): il
volume, infatti, non risulta nel catalogo delle due biblioteche nazionali di Firenze e Roma
ed scomparso dalla biblioteca del Ministero di Agricoltura e Foreste. Considerando
anche i consorzi, le societ in attivit dopo la I Guerra Mondiale salgono a 29, cio il 40,3%
delle 72 esistenti nel 1915.

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Il secondo, e pi importante, ordine di problemi riguarda le fonti. E qu


che alle difficolt di poter disporre, a livello nazionale, di studi statistici adeguati
alla realt cooperativa in quanto realt sociale ed economica diversa, si sommano gli enormi problemi legati alla possibilit di integrare le insufficienti fonti
nazionali con dati reperiti a livello locale.
Se centrale nellanalisi storica deve essere la consistenza del movimento
cooperativo sia come soci e imprese nei diversi settori, sia come entit economiche prodotte in rapporto alle disposizioni territoriali, al mercato e alle classi
sociali22, la disponibilit di fonti alternative ed integrative diventa, a questo
proposito, indispensabile alla reale conoscenza del fenomeno cooperativo nella
sua integrit, del meccanismo sociale della cooperazione.
Da non molto tempo, gli studiosi del movimento cooperativo hanno
iniziato ad usare sistematicamente il Bollettino Ufficiale delle Societ per Azioni. Cooperative (dora in avanti designato con la sigla BUSA) pubblicato a partire dal
1883 dal Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio (MAIC) e, successivamente, da altri ministeri23. Sul BUSA sono riportati integralmente gli atti costitutivi (fino al 1935), i verbali o gli estratti dei verbali delle assemblee (generali
e straordinarie), oltre ai bilanci di esercizio delle singole cooperative (secondo il
Codice di Commercio del 1882 infatti, le societ coopertive erano soggette alle
stesse norme riguardanti la pubblicazione degli atti a cui erano soggette le societ ordinarie).
E questa lunica fonte a stampa disponibile in Italia per conoscere la
struttura interna delle cooperative, cio la composizione sociale, e la vera natura
della loro attivit, spesso non chiaramente individuabile dalla denominazione
ufficiale, cio, in ultima analisi, la collocazione allinterno delleconomia e della
societ.
C, poi, il tentativo di recuperare il patrimonio archivistico statale.
AllArchivio Centrale di Stato e a quelli provinciali e comunali, si sono affiancati
gli archivi dei Tribunali, prinicipalmente il Registro delle Imprese tenuto presso la Cancelleria Commerciale, gli archivi delle
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22 - S. NARDI, op. cit., p. 708.
23 - Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio (1883-1920), Ministero
dellEconomia Nazionale (1925-1929), Ministero delle Corporazioni (1929-1943), Ministero dellIndustria, del Commercio e del Lavoro (1944-1946) e Ministero del Lavoro e della
Previdenza Sociale (1947-).
Il BUSA presenta due lacune: 1921-1924 e 1943-1944.

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Camere di Commercio e gli archivi del Ministero del Lavoro, principalmente


lo Schedario Generale della Cooperazione presso lUfficio Provinciale del
Lavoro e della Massima Occupazione - Sezione Cooperative.
La possibilit di disporre di tutte le fonti citate rappresenta lunico modo
per arrivare ad avere un quadro abbastanza completo delle singole cooperative
e del loro rapporto con le diverse realt interne ed esterne, anche se spesso questo quadro risulta statico come, ad esempio, la distribuzione dei soci per categorie, conosciuta solo allatto costitutivo e non durante tutto larco di vita della
societ.
Si comprende cos quali tipi di problemi possono sorgere quando qualcuna di queste fonti viene a mancare. E questo il caso della provincia di Foggia.
Il censimento del movimento cooperativo in Capitanata stato effettuato pressoch interamente con i dati desunti dal BUSA. Non stato possibile, infatti,
consultare, tra le fonti integrative pi importanti, n lo Schedario Generale
della Cooperazione, n il Registro delle Imprese 24, mentre una parte rilevante del Fondo Prefettura dellArchivio di Stato di Foggia (dora in avanti
designato con la sigla ASF) andata persa a causa degli avvenimenti bellici.
Questo ha comportato limpossibilit, da una parte, di verificare o integrare
alcune lacune nei dati del BUSA e di conoscere, per la maggior parte delle cooperative, la data esatta di cessazione dellattivit (non sempre facilmente individuabile, neanche per mezzo del BUSA), dallaltra di ricostruire il tipo di rapporto che le societ avevano instaurato con i pubblici poteri, ricostruzione che
per le cooperative di produzione e lavoro sarebbe stato possibile effettuare
partendo dalla consultazione del Registro Prefettizio, al quale la legge li obbligava ad iscriversi per poter partecipare agli appalti pubblici.
Con lo sfoglio di alcuni giornali locali e con i pochi dati reperiti presso
ASF si cercato di sopperire ad alcune di queste mancanze. Quello che ne viene fuori , nonostante tutto, un quadro che permette di valutare con una qualche tranquillit il peso e il ruolo che il movimento cooperativo ha avuto
allinterno della realt locale.
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24 - Chi scrive ha fatto numerosi tentativi, diretti o indiretti, presso gli uffici co mpetenti per cercare di avere visione delle fonti suddette e, per un motivo o per laltro, ne ha
ricevuto sempre risposta negativa.

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2. LA COOPERAZIONE IN CAPITANATA (1875-1915): ANALISI


DELLE STRUTTURE ASSOCIAZIONISTICHE
Sin dalla nascita, il movimento cooperativo in provincia di Foggia si
contraddistinto per il suo carattere di atipicit, rispetto non solo alla relat
nazionale ma anche a quella regionale. Infatti, se furono cooperative di consumo le prime societ ad essere costituite tanto in Italia (il Magazzino di Previdenza
dellAssociazione Generale degli Operai di Torino del 1854) quanto in provincia di Bari25 e di Lecce26, in Capitanata la cooperazione prese subito la forma di credito popolare e cooperativo.
Questo non rappresenta solo un fatto simbolico. La conferma si ha analizzando la Cronologia delle Societ cooperative esistenti in Capitanata secondo l'anno di
fondazione: 1875-191527: sui 34 comuni interessati alla nascita di una realt cooperativa, in ben 24, cio nel 70,6% dei casi, la pirma societ a sorgere fu una banca popolare, una percentuale che sale al 76,5% considerando le 2 casse rurali e,
quindi, il settore del credito popolare e cooperativo nel suo complesso.
Si pu parlare, perci, di una vera e propria polarizzazione del movimento cooperativo foggiano intorno al settore del credito, una polarizzazione
che risulta sorpattutto nel periodo delle origini e in rapporto ad altre realt regionali:
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25 - Gi nellottobre del 1861 era sorta a Bari, per iniziativa dellAssociazione Filantropica degli operai baresi, societ promossa dai mazziniani, un magazzino di consumo annesso ai locali della stessa associazione: E. MAZZOCCOLI, Appunti sul processo di
formazione del movimento cooperativo nel Barese (1861-1908) in Movimento Cooperativo,
Anno VIII, n. 3-4, maggio-giugno-luglio-agosto 1962, pp. 306-330, p. 307.
26 - La prima societ di cui si ha notizia, nel 1870, un magazzino cooperativo a
Brindisi: cfr. C.G. DONNO, Mutualit e cooperazione in Terra dOtranto (1870-1915), Lecce,
Milella, 1982 (dora in avanti DONNO), pp. 62-63.
27 - Cfr. APPENDICE II

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Ma se tecnicamente le banche popolari erano cooperative (ammettevano, infatti, il voto per testa e non per azioni), esse hanno rappresentato, nella
storia del movimento cooperativo italiano, una rottura rispetto alle esigenze
che spingevano generalmente gli strati pi deboli e pi poveri della societ ad
associarsi tra loro. Vero e proprio coagulo delle iniziative portate avanti dalla
borghesia liberale per incanalare le istanze presenti nel movimento cooperativo
in un disegno di equilibrio socio-politico generale, il credito popolare and
sempre pi specificando il proprio come un ruolo di rastrellamento delle
risorse che potessero servire a consolidare una borghesia in ascesa29.
Perci, si preferito analizzare i due settori pi strettamente popolari, i
quali permettono di mettere in evidenza la peculiarit di un movimento cooperativo poco sviluppato e, in ultima analisi, arretrato.
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28 - Fonte: BUSA per FOGGIA e DONNO, p. 65 per Lecce. Si tenga presente che
il termine iniziale per Foggia il 1875, mentre per Lecce il 1885.
Per la distribuzione geografica nella provincia di Foggia, cfr. APPENDICE III.
29 - Secondo Rabbeno, lo sviluppo delle banche popolari aveva rappresentato un
fattore ostacolante o ritardante (seppure indirettamente) della nascita delle cooperative di
consumo: cfr. U. RABBENO, La cooperazione in Italia. Saggio di sociologia economica, Milano,
Dumolard, 1886, pp. 23-25.

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LA COOPERAZIONE DI CONSUMO
Prima di tutto, bisogna sottolineare il ritardo del suo apparire nella provincia30. E in questo caso, pi che in ogni altro, si pu trovare conferma
allipotesi di uno stretto rapporto tra strutturare associazionistiche precedenti e
nascita del movimento cooperativo.
Dal Magazzino di Previdenza di Torino, la cooperativa di consumo stata
spesso diretta emanazione delle Societ di Mutuo Soccorso 31 che cercarono,
anche attraverso essa, di costruire le prime reti protettive in un periodo in cui,
soprattutto in alcune zone dellItalia settentrionale, lincipiente sviluppo capitalistico iniziava a far sentire le sue contraddizioni.
Ma, proprio un tessuto mutualistico ed associativo forte mancava in
Capitanata, anche se quello esistente era abbastanza diffuso geograficamente32.
La conferma si ha soprattutto dallanalisi delle singole SMS fatta da Franco
Mercurio: in nessuna societ da lui studiata, i dati a disposizione riferiscono di
tentativi di impiantare magazzini di previdenza o di consumo33.
Comunque, le prime statistiche ufficiali sulle societ cooperative di consumo in Italia fotografavano, per la Puglia, una situazione di scarca consistenza
numerica:
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30 - La prima cooperativa di consumo in Capitanata fu la Societ Cooperativa di Consumo sorta a Vico del Gargano nel 1892: cfr. BUSA.
31 - Dora in avanti denominate con la sigla SMS
32 - Al 1885, gi 44 comuni (su 53, l83%) avevano visto sorgere una SMS: cfr. F.
MERCURIO, Le organizzazioni proletarie di Capitanata. Dalle Societ di Mutuo Soccorso ai Fasci
Operai in La Capitanata, n. 1-6, gennaio-dicembre 1978-1979, parte prima, pp. 139-200,
Tav. 1, p. 145.
33 - Cfr. ibid: questo poi non vuol dire che non vi furono cooperative di consumo
create da SMS, ma vuole solo essere lindicazione di una tendenza generale.

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NOTE:
(a) Per le societ di Foggia, cfr. BUSA.
(b) Un societ aveva cessato lattivit per delibera dei soci, mentre unaltra, fondata nel 1893, aveva funzionato solo per pochi mesi.
(c) La societ di Gallipoli, fondata nel 1889, aveva cessato lattivit per aver
esaurito il capitale in imprese arrischiate.
(d) al 31/12/1893.
(e) 2 erano agricole.
La provincia di Foggia era quella in cui la cooperazione di consumo non
solo era meno sviluppata, ma anche dal punto di vista economico partiva in
ritardo.
Nonostante la forzatura metodologica, sembrato utile mettera a confronto due bilanci desercizio delle uniche societ di consumo legalmente riconosciute in Puglia: da una parte quello al 31/12/1888 della Societ dei Magazzini
Cooperativi di Gallipoli (Lecce) e, dallaltra, quello al 31/12 1892 della Societ Cooperativa di Consumo di Vico del Gargano:
____________
34 - Elaborazione su dati tratti da MAIC. DIREZIONE GENERALE DELLA
STATISTICA, Sulle associazioni cooperative in Italia. Saggio statistico, Roma, 1890 e IDEM,
Societ cooperative di consumo al 31 dicembre 1895, Roma, 1897.
Nel 1895 esistevano, in tuttItalia, 1013 cooperative di consumo: ibid.

101

La debolezza economica della cooperativa di Vico era evidente: le


279,50 lire versate rappresentavano solo il 18,3% dellintero capitale sottoscritto, che ammontava a L. 1522.50. Ma il bilancio successivo a svelare la debolezza della societ: se da un lato il versato rappresentava ancora una quota minima di quello sottoscritto (291 lire su di un totale di L. 1450), dallaltra la cooperativa aveva gi accumulato un disavanzo di 238,47 lire. Non solo, ma dal
bilancio risulta una somma molto elevata, per le condizioni economiche della
societ, da avere da debitori per merci a credito (1786,55 lire)36: non pu meravigliare, perci, che lAssemblea straordinaria del giugno 1897 vot
allunanimit lo scioglimento anticipato della societ, a causa della perdita di
oltre la met del capitale sottoscritto 37.
Lanalisi delle 22 cooperative di consumo per le quali si dispone dello
statuto (sulle 23 censite)38 permette di evidenziare quella che pu essere
____________
35 - FONTI: per Gallipoli, cfr. MAIC. Sulle associazioni. cit.: per Vico cfr. BUSA,
Anno XI (1893), fasc. XI, pp. 299-300: per la compilazione della tabella si utilizzato lo
schema del MAIC.
36 - Cfr. BUSA, Anno XIII (1895), fasc. XII, p. 238.
37 - Cfr. BUSA, Anno XV (1897), fasc. XXXV, pp. 55-57: stranamente, per, la
cooperativa risultava ancora censita in LEGA NAZIONALE DELLE COOPERATIVE
ITALIANE [LNCI], Statistica delle societ cooperative esistenti nel 1902, Milano, 1903, pp.
120-121.
38 - La Societ Cooperativa di Consumo di Margherita di Savoia risulta solo nellelenco
delle cooperative esistenti nel 1915 in LNCI, Annuario statistico 1916 delle societ cooperative

102

considerata la caratteristica maggiore della cooperazione di consumo in Capitanata: lestrema variet dei sistema di vendita applicati dalle diverse societ.
Per una cooperativa di consumo il tipo di sistema usato un dato assolutamente rilevante. Ladozione di uno o dellaltro, pu essere una chiave interpretativa della reale natura della societ, della sua forza e della sua debolezza.
Ecco come effettuavano la vendita le cooperative di consumo della Capitanata:

____________
esistenti in Italia escluse quelle che hanno per scopo prinicipale l'esercizio del credito, Como, 1917
[dora in avanti LNCI, Annuario 1916].
39 - Manca la Societ di Previdenza con Magazzino Cooperativo di S. Severo, la quale era
pi specificatamente una cooperativa mista di consumo.

103

Bisogna sottolineare essenzialmente due caratteristiche: da una parte una


sola cooperativa, i Magazzini Cooperativi di Consumo di Monte S. Angelo, utilizzava
per intero il sistema rochdale 40; dallaltra la bassa percentuale (il 33,3%) di
cooperative che applicava il ristorno, cio la distribuzione degli utili in ragione
degli acquisti effettuati, uno dei mezzi pi importanti per rafforzare tanto i legami tra i soci e la cooperativa, quanto la stabilit della base sociale.
Analizzando la cooperazione di consumo in Capitanata, tanto il sistema
rochdale quanto il ristorno sono stati usati come indici di modernit delle
singole societ e del settore nel suo insieme. Ora, questo totalmente vero solo
in teoria, nella pratica applicazione un p meno. Ma, in generale, se il ristorno
era (ed ) uno dei criteri alla base della diversit della societ cooperativa rispetto quella ordinaria in quanto consente ai soci di realizzare un vantaggio
economico in ragione essenzialmente del volume di occasioni di incremento
rispettivamente fornito allimpresa [ ... ]41, quello rochdale era un sistema che
aveva bisogno di essere verificato caso per caso, in base alle singole realt locali.
O, per dire meglio, il sistema rochdale da solo non garantiva una maggiore
stabilit della base sociale o un legame pi stretto tra i soci e la cooperativa.
Il caso dei Magazzini Cooperativi di Consumo di Monte S. Angelo , a questo
proposito, illuminante.
Istituita nel 1900 dalla Societ Mista di Mutuo Soccorso Principessa Elena la
societ era, in effetti, una via di mezzo tra la cooperativa di consumo di tipo
piemontese 42 e la cooperativa rochdaliana. Se da una parte, infatti, ammetteva come soci effettivi solo quelli della SMS, stabiliva che il presidente di questa
doveva essere anche presidente della
____________
40 - Dal nome della cittadina inglese dove, nel 1844, nacque la prima cooperativa di
consumo, il sistema prevedeva le vendite a prezzi correnti ed aperte a tutti, mentre gli utili
erano divisi in due parti, luna a pagare gli interessi agli azionisti, laltra distribuiva agli
acquirenti in proporzione degli acquisiti fatti.
41 - P. VERRUCOLI, La societ cooperativa, Milano, Giuffr, 1958, p. 64.
Bisogna considerare che sebbene non realizzi una perfetta giustizia retributiva, il ristorno non attua nessun tipo di criterio capitalistico: proprio per questo motivo,
limpronta pi o meno capitalistica della cooperazione pu derivare da sistemi legislativi
in cui sia o non contemplato: cfr. ibid. pp. 75 e ss.
42 - Le sue caratteristiche maggiori erano la vendita a prezzo di costo e ai soli soci,
la devoluzione degli utili alla societ operaia madre e una forte presenza di soci onorari.

104

cooperativa e assegnava il 5% degli utili alla societ madre, dallaltra una parte
degli utili, seppur minima (solo il 10%), veniva distribuita in ragione degli acquisti43.
Ma, analizzando meglio la struttura della societ ed il suo corpo sociale,
si scopre che essa aveva poco del magazzino di consumo creato per difendere
le deboli economie di ceti popolari minacciate dal carovita e dagli speculatori.
Tra i 41 soci che si costituirono, tutti gentiluomini, possidenti ed artigiani, vi
erano alcuni esponenti della ricca borghesia cittadina (5 professionisti, 2 possidenti e un sacerdote), una borghesia strettamente collegata con le autorit locali44. Il capitale della societ, formato da 371 azioni sottoscritte, era praticamente
tutto nelle mani di poci soci: basti pensare che 9 persone possedevano 255
azioni, il 68,7% dellintero capitale, mentre 25 soci avevano sottoscritto meno di
10 azioni.
Il dato molto significativo soprattutto perch lo statuto, da una parte,
assegnava al capitale un dividendo molto alto, il 60% (come alto era il numero
massimo di azioni, 200), dallaltra stabiliva la non eleggibilit di tutti quei soci
che avessero sottoscritto meno di 25 azioni. Considerando che solo 9 soci godevano delle caratteristiche previste dallo statuto, si comprende bene come la
teoricamente pi moderna cooperativa di consumo della Capitanata fosse in
realt una societ nata per gli interessi di un ristretto nucleo di ricca borghesia45.
Ma il dato sicuramente pi interessante che emerge dallo studio della cooperazione di consumo in Capitanata quello che riguarda la concentrazione,
non tanto quantitativa quanto piuttosto qualitativa, di due nuclei di societ con
caratteristiche di classe in due zone opposte (geograficamente ed economicamente) della provincia, lanalisi dei quali fornisce uno spaccato molto significativo del movimento cooperativo foggiano.
____________
43 - Cfr. Atto costitutivo in BUSA. Anno XIX (1901), fasc. XII, pp. 149-157.
Per le notizie che seguono, cfr. Statuto ibid, pp. 151-157.
44 - Ieri sera collintervento delle autorit cittadine e gran numero di soci ebbe
luogo linaugurazione della nuova sede della Societ di Mutuo Soccorso ReginaElena:
Il Foglietto, Anno III - n. 167, 1 marzo 1897.
45 - La cooperativa ebbe vita breve. Lultima rilevazione statistica che la dava per
esistente era quella della Lega del 1902 (LNCI, Statistica... cit... pp. 120-121): non comparendo nella statistica MAIC del 1906, si pu dedurre che la societ si sia sciolta tra il 1904 e
il 1906, dato che nellArchivio Comunale di Monte S. Angelo sono contenute alcune
notizie sulla Cooperativa di Consumo riportanti la data del 1904. Purtroppo la loro
visione non stata possibile: il pessimo stato degli archivi comunali di alcuni tra i maggiori centri della provincia di Foggia ha rappresentato, un ulteriore ostacolo ad una conoscenza pi completa del movimento cooperativo in Capitanata.

105

La zona dove la cooperazione di consumo attecch maggiormente fu il


Subappennino. Sono qui, infatti, gli unici 4 comuni della Capitanata (Carlantino,
Celenza Valfortore, S. Marco La Catola e Volturara Appula) in cui la prima
cooperativa a sorgere fu una societ di consumo, una percentuale dell11,8 rispetto ai 34 comuni interessati alla nascita di una cooperativa e che rappresenta
lunica nota di diversit nella cronologia di un movimento cooperativo nettamente dominata dalle banche popolari (cfr. APPENDICE II). Non solo, ma in
questi 4 comuni le societ di consumo rappresentarono anche lunica realt cooperativa a sorgere.
Costituite tra il 1902 e il 1913, le 6 cooperative del Subappennino (alle 4
citate nella Cronologia bisogna aggiungere la cooperativa di Deliceto e unaltra
societ sorta a Celenza Valfortore nel 1911) furono la conseguenza diretta di
una situazione economico-sociale molto particolare, ben fotografata da Presutti
nellInchiesta del 1909. Proprio qui
Quantunque, per il fatto che domina il piccolo affitto e che si estende sempre pi la piccola pripriet
coltivatrice, non vi sia un terreno propizio alle Leghe
di resistenza, il contadino tende pi che in passato ad associarsi
Non pu meravigliare, perci, se
Principalmente nei paesi di emigrazione [] in provincia di Foggia [...] si sono sviluppate [...] cooperative di consumo tra contadini46
La loro caratteristica maggiore era quella di essere promosse dalle leghe
o dai circoli socialisti locali, unico esempio (con le cooperative di S. Giovanni
Rotondo, che rappresenta laltra zona da analizzare: cfr. infra) di societ di consumo con una certa fisionomia di classe, anche se a volte delineata pi a livello
di composizione sociale che di strutturazione della societ.
Soprattutto 2 sono le cooperative su cui opportuno soffermarsi brevemente.
Una la Cooperativa di Consumo Sempre Avanti, sorta a Deliceto nel 1904 e
promossa dalla locale Lega dei contadini e dal Circolo Socialista47.
____________
46 - Inchiesta parlamentare sulle condizioni dei contadini nelle provincie meridionali e nella Sicilia, Vol. III, Le Puglie, Tomo I, Relazione del Delegato Tecnico Prof. Errico Presutti,
Roma, 1911 [dora in avanti PRESUTTI], p. 545: il corsivo mio. Carlantino (1851 abitanti), Celenza Valfortore (3491 abitanti), S. Marco La Catola (4229 abitanti) e Volturara
Appula (2649 abitanti) avevano una percentuale di emigrazione nel 1907 che era, rispettivamente, del 7.18 del 4.07, del 4.21 e del 7.78, tra le pi alte della provincia (Carlantino e
Volturara rappresentavano i due comuni con maggiore emigrazione): cfr. ibid., pp. 650 e
ss.
47 - Cfr. Atto costitutivo in BUSA, Anno XXII (1904), fasc. XLIX, pp. 149-162.

106

La societ aveva caratteristiche di classe molto accentuate e dovette nascere soprattutto come strumento ausiliario dellattivit della Lega. I 144 contadini che
si costituirono, infatti, si erano dati uno statuto in cui soci della cooperativa potevano essere solo gli iscritti alla Lega e al Circolo, ben il 15% degli utili erano
riservati alla propaganda e peraltro miglioramento del proletariato e in cui
una norma contemplava lespulsione di quei soci che avessero acquistato pi di
una volta merci per persone estranee alla cooperativa48.
Laltra la Societ Anonima Cooperativa di Consumo di S. Marco La Catola,
lunica per la quale si conosce la spinta alla nascita: secondo Presutti, infatti, la
cooperativa fu costituita dai contadini per rompere la coalizione dei venditori
comunali che mantenevano alti i prezzi49. Lo statuto non presentava particolarit, ma il fatto di essere lunica cooperativa di consumo del Subappennino ad
essere federata alla Lega Nazionale delle Cooperative, le conferisce uno status
particolare50.
Ma, soprattutto a S. Giovanni Rotondo la cooperazione di consumo
ebbe la capacit di mobilitare i ceti popolari intorno a societ con caratteristiche
di classe molto accentuate.
Nel comune del Tavoliere, su 4 cooperative costituite, ben 3 erano cooperative di consumo, la cui caratteristica comune era la filiazione diretta dalla
Lega o dal Circolo Operaio e la composizione sociale assolutamente popolare.
Basti pensare che sui 166 soci complessivi che si costituirono nelle tre societ tra
il 1904 e il 1908, ben 148 (l89,1%) appartenevano alla classe lavoratrice: 87 erano i lavoratori rurali (83 contadini 1 piccolo agricoltore 1 bracciante e 2 pastori), mentre 61 erano lavoratori urbani51
____________
48 - Cfr. Statuto ibid, pp. 152-160.
49 - Cfr. PRESUTTI, p. 545. Secondo latto costitutivo, su 90 soci i lavoratori agricoli erano 74, di cui 71 coloni, 2 contadini (tira cui una donna) e 1 bracciante: cfr. BUSA,
Anno XX (1902), fasc. XL, pp. 3-11.
50 - Cfr. APPENDICE V.
51 - Cfr. Atti costitutivi in BUSA: Cooperativa di Consumo (1904), Anno XXII
(1905) fasc. VII, pp. 3-9; Cooperativa di Consumo e Previdenza (1906), Anno XXIV (1906)
fasc. XXXVI, pp. 196-206; Unione Cooperativa fra Operai e Contadini (1908), Anno XXVI
(1908), fasc. XLIV, pp. 58-70. A questa cifra vanno aggiunti i 9 piccoli negozianti (fornai,
macellai), mentre i rimanenti 5 soci erano cos distribuiti: 2 guardiani, 2 orefici, 1 sacerdote.

107

Come si pu vedere, lelemento borghese era del tutto assente nelle cooperative di S. Giovanni Rotondo, dato che le rendeva le pi schiettamente
popolari dellintero settore di consumo della Capitanata. Gli statuti sancivano
chiaramente questo carattere, e vale la pena analizzarli (brevemente) uno per
uno.
La Cooperativa di Consumo fu la prima ad essere costituita. Nata nel 1904
presso la Lega di resistenza dei contadini, ammetteva come soci solo contadini ed
operai, aveva un taglio azionario bassissimo (L. 3) e non ammetteva la delega
per le assemblee. La vendita era fatta ai soli soci e a scopo di beneficenza per
poter usufruire delle disposizioni legislative che esentavano dal dazio consumo
le cooperative con scopi simili, mentre il ristorno era applicato ai 2/3 degli utili.
La societ, alla scadenza dei 10 anni previsti, si ricostitu nel maggio 1914,
con uno statuto che presentava due novit di rilievo: da una parte la base sociale veniva allargata anche alle altre classi povere, dallaltra scompariva il ristorno, sostituito da una completa destinazione degli utili alla riserva52.
La Cooperativa di Consumo e Previdenza del 1906 era quella che aveva sottoscritto il programma pi ambizioso. Costituita da 28 lavoratori urbani presso il
Circolo Operaio, aveva come scopo principale la mutua beneficienza ma
contemplava anche sussidi giornalieri per i soci ammalati (riconosciuti bisognosi
dal Consiglio dAmministrazione e alla condizione di essere abituali consumatori dei magazzini sociali) e la formazione di fondi di previdenza e di pubblica
utilit. Il corpo sociale era circoscritto ai soli abitanti del comune purch ritraggono dal proprio lavoro il loro sostentamento e, per garantire una maggiore
partecipazione alla vita sociale, non era ammessa la delega per le assemblee. A
completare la fisionomia, per cos dire, difensivistica della societ, si erano le
disposizioni che assegnavano l80% degli utili al Fondo Previdenza, un fondo
che, al principio previsto solo per i soci bisognosi o ammalati, sarebbe diventato godibile da parte di tutti i soci una volta rafforzata economicamente la
societ53.
Ma lambizioso progetto non deve essere stato attuato. Costituitasi con
un capitale sottoscritto di L. 840 di cui il versato ammontava a sole L. 140, la
cooperativa ancora nel 1910 aveva L 516 di capitale versato, mentre
____________
52 - Cfr. BUSA, Anno XXXII (1914), fasc. XLIV, pp. 112-114.
53 - Cfr. Statuto in Atto costitutivo cit., pp. 197-205.

108

risultava lunica delle 6 Cooperative censite nella provincia di Foggia per la


quale non si disponeva dei dati delle vendite durante lanno 54 .
Lultima in ordine di costituzione fu la Unione Cooperativa fra Operai e Contadini, costituita da 102 soci nel 1908 presso la Lega Popolare di Miglioramento.
Nessuna disposizione statuaria era prevista per delimitare il corpo sociale, anche
se tutto andava in quella direzione: la presenza di azioni di piccolo taglio (L. 2),
il visto del Presidente della Lega per essere ammesso come socio, la preferenza
data ai piccoli sottoscrittori (i grandi avrebbero potuto sottoscrivere azioni solo
dopo lesaurimento della potenzialit economica degli azionisti minori). Il collegamento con la Lega, era sancito a livello ufficiale con la norma che ammetteva
di diritto a far parte della cooperativa il Presidente e il segretario della Lega
stessa55.
Il carattere popolare della cooperazione di consumo di S. Giovanni
Rotondo un dato acquisito. Resta da verificare poi, quanto realmente queste
societ incidessero sulla realt economica locale, cos come sarebbe molto interessante poter analizzare il ruolo economico avuto dalle cooperative di consumo nellarea subappenninica in presenza di una realt sociale particolare. I dati a
disposizione non lo consentono. Si pu solo sottolineare, a conferma della
scelta fatta, che le 5 societ per le quali disponiamo di dati al 1905 appartengono tutte alle 2 zone analizzate56.
Quello che, invece, i dati consentono di affermare tanto una scarsa
consistenza numerica quanto (e soprattutto) una debolezza economica della
cooperazione di consumo in Capitanata, come emerge dallanalisi della situazione regionale:
___________
54 - Cfr. MAIC. ISPETTORATO GENERALE DEL CREDITO E DELLA
PREVIDENZA, Elenco delle societ cooperative legalmente costituite esisenti nel Regno al 31 dicembre 1902 escluse quelle che hanno per oggetto principale l'esercizio delle assicurazioni e del credito,
Roma, 1904, p. 64.
55 - Cfr. Statuto in Atto costitutivo cit., pp. 61-69.
56 - Cfr. LNCI, Annuario 1916, pp. 786-787. Le societ esistenti erano: LAvvenire di
Carlantino, la Fratellanza di Celenza Valfortore, la Societ Anonima Cooperativa di Consumo di
S. Marco La Catola e due di S. Giovanni Rotondo, l'Unione Cooperativa fra operai e contadini e
la Cooperativa di Consumo.

109

Ma non basta. Solo cinque anni dopo, caso unico in tutta la regione, la situazione
economico-finanzi aria era peggiorata:

____________
57 - MAIC. DIREZIONE GENERALE DEL CREDITO E DELLA PREVIDENZA, DELLA COOPERAZIONE E DELLE ASSICURAZIONI SOCIALI, Societ
cooperative legalmente riconosciute esistenti nel Regno al 31 dicembre 1910 escluse quelle che hanno per
scopo principale lesercizio del credito, Roma, 1911, pp. CIV-CV.
58 - Cfr. LNCI, Annuario 1916, p. 1317.

110

LA COOPERAZIONE DI PRODUZIONE E LAVORO


I dati sulla costituzione delle cooperative di produzione e lavoro in Capitanata confermano chiaramente la tendenza generale generalmente riscontrata
a livello nazionale: nato tardi rispetto agli altri tentativi cooperativi delle classi
popolari, il settore si svilupp enormemente a partire dallinizio del periodo
giolittiano, periodo in cui le condizioni politico-economiche generali erano
molto favorevoli allo sviluppo della cooperazione59. Non solo, ma lazione
normativa di Giolitti, che si esplic nei riguardi della cooperazione soprattutto
con le importantissime leggi del 1909 e del 191160, cre nuove condizioni di
crescita dando nuova spinta al settore.
Per la Capitanata tutto questo sembra essere ancora pi vero, soprattutto
considerando che la debolezza delle strutture associazionistiche cooperative
esistenti rendeva spesso necessari intenventi esterni a favorirne la crescita. Si
consideri la distribuzione delle cooperative di produzione e lavoro nella provincia secondo lanno di costituzione:
____________
59 - Cfr. A. PEPE, La cooperazione in et giolittiana (1900-1914) in F. FABBRI (a cura di), op cit., pp. 119-222.
60 - La legge 25 giugno 1909, n. 422 sanciva la possibilit per le cooperative di produzione e lavoro di riunirsi in consorzi (ai quali era riconosciuta la personalit giuridica)
per lassunzione di appalti sino a 2 milioni di lire.
Il R.D. 12 febbraio 1911, n. 278 rappresentava il nuovo regolamento delle cooperative e dei consorzi. Tra le norme pi importanti, lintroduzione di uno dei principi cardine
del cooperativismo, quello della porta aperta, ossia la garanzia e la tutela offerta a terzi,
che avessero i requisiti per entrare a far parte della societ, di poter partecipare alla societ
stessa.

111

La tabella non ha bisogno di spiegazioni, con il 80,9% di tutte le cooperative della provincia che si costituirono dopo 1908. Ma il dato pi significativo, a conferma della spinta data dalle disposizioni legislative giolittiane, quello
che considera le cooperative costituitesi dopo il 1911: ben 36 societ (l88,6%
delle 44 costituite dopo il 1909), infatti, vennero fondate tra il 1912 e il 1915,
con una percentuale sul totale delle cooperative di produzione e lavoro censite
nellarco cronologico considerato del 52,9%62.
Sarebbe necessaria, perci, lesatta conoscenza dei rapporti pubblici instaurati dalle cooperative di produzione e lavoro. Ma, a questo proposito, la
disponibilit dei dati veramente sconfortante: per lintero settore della provincia di Foggia (68 societ) stato possibile rintracciare notizie solo
____________
61 - Fonte: BUSA.
Per le categorie, cfr. APPENDICE I.
62 - Per la distribuzione geografica Cfr. APPENDICE IV. Anche nel leccese il periodo 1908-1914 quella di maggior sviluppo: Cfr. DONNO, pp. 70 e ss.

112

sulla concessione di un appalto, mentre si dispone di informazioni generali o di


seconda mano per 4/5 casi. Si cercher, comunque, con una (evidente) forzatura metodologica, di azzardare qualche ipotesi interpretativa generale.
Il ritardo con cui la cooperazione di produzione e lavoro prese piede in
Capitanata non fu solo un fatto cronologico. Fino al 1908, nonostante
lesistenza di un discreto numero di cooperative localizzate principalmente nei
grossi centri del Tavoliere (cooperative di muratori, soprattutto, si contavano a
Foggia, Cerignola, Manfredonia e S. Severo), il settore nel suo complesso non
sembra avere nelleconomia generale della provincia alcun peso. Nella arretratezza dellItalia meridionale e nella Puglia in particolare, la Capitanata spiccava
per assenza:

Ma, partendo dallanalisi dellunico appalto concesso ad una cooperativa


per il quale si dispone di notizie complete, si cercher di inquadrare il ruolo
avuto dalla societ di produzione e lavoro nella provincia.
La cooperativa per la quale esiste la documentazione LEdilizia di S.
Severo, una societ che si costitu nel 1908 tra 15 muratori con lo scopo di
____________
63 - Cfr. M. DEGLINNOCENTI, Storia della cooperazione in Italia. La Lega Nazionale delle Cooperative 1886-1925, Roma, Editori Riuniti, 1977, pp. 213-215: limporto degli
appalti delle cooperative pugliesi rappresentava soltanto lo 0,1% di quello totale per
lItalia, che ammontava a L. 56.467.419,72, concentrato per l86,2% nelle regioni settentrionali.

113

unire i lavoratori perch assumano direttamente le imprese edilizie64. A


meno di un anno dalla sua fondazione, nel marzo 1909, in seguito a trattativa
privata firmava un contratto con il comune di S. Severo per la sistemazione di
P.zza Bruno (una piazza centrale delle citt) e delle strade adiacenti.
Quello che va subito sottolineato , per, il fatto che la societ era riuscita ad aggiudicarsi lappalto (del valore di lire 10.101,97) solo ricorrendo al
ribasso del 10% e rinunciando al 10% assegnato per i lavori commissionati ma
che il comune si riservava di non eseguire.
I lavori, iniziati nellaprile, subirono un certo ritardo per cause che lo stesso Comune valut indipendenti dalla cooperativa (e lo indussero a non applicare le sanzioni previse dalla legge), come, ad esempio, nel caso dello spargimento del brecciame usato per completare la massicciata, prorogato a causa
delle forti piogge.
Al termine dei lavori poi, nel maggio 1910, lavori valutati generalmente
buoni, la cooperativa ricevette come utili finali la somma di lire 1642,4665.
Non si dispone dei dati per gli altri due appalti concessi nella provincia
di Foggia dei quali si hanno notizie: uno era stato concesso alla Cooperativa di
Muratori per Imprese di Costruzioni di Ascoli Satriano e riguardava la manutenzione
di tre strade esterne comunali per il quinquennio 1911 - 1915, laltro interessava
i lavori di sistemazione di P.zza Umberto I di Candela ed era stato affidato alla
locale Societ Anonima Cooperativa di Costruzione tra Capi-Mastri, Manovali e Affini66.
Sicuramente per non dovevano essere stati i soli: tra il 1910 e il 1912
lamministrazione dei lavori pubblici concesse due appalti a cooperative nella
provincia di Foggia per un ammontare complessivo di lire 335.352,6067.
Non possibile, perci affermare se il ribasso dasta fosse una
necessit generalizzata. Certo che anche in un altro caso conosciuto, la gi
____________
64 - Cfr. Statuto in Atto costitutivo in BUSA, Anno XXVI (1908), fasc. XXXVI,
pp, 46-56, pp. 47-53, p. 48.
65 - ARCHIVIO STORICO DEL COMUNE DI S. SEVERO, Categoria X, Classe 1, busta XXVIII, fasc. 4.
Da notare che lappalto per la sistemazione della piazza fu lunico concesso nel
comune di S. Severo per il secondo semestre del 1909: Cfr. ibid, Categoria XI, Classe I, fasc.
9, n. 339.
66 - Cfr. ASF. SOTTO PREFETTURA DI BOVINO (1860-1828), Busta 21, fasc.
16.
67 - Cfr. M. DEGLINNOCENTI, op. cit., p. 298: da notare che la provincia di
Foggia superava quella di Bari per limporto degli appalti ma non per il loro numero (Bari
aveva 6 appalti pari a lire 158.249).

114

citata cooperativa tra muratori di Candela fu costretta a licitare al ribasso 68.


Comunque, limpressione generale che si ricava quella di un intreccio tra problemi legati ad una situazione economico-sociale non particolarmente favorevole allo sviluppo della cooperazione di produzione e lavoro e ritardi (o limiti) di un settore che non riusciva a proporsi come valido partner economico.
Non mancano esempi di cooperative che persero lassunzione di lavori
per una certa incapacit di fondo di valutare determinate situazioni. Caso limite,
ma senza dubbio significativo, soprattutto per le conseguenze che comport a
livello locale, fu quello della Societ Cooperativa Agricola di Lavoro e Produzione I
Pionieri di Margherita di Savoia69.
Vale la pena soffermarsi un p pi a lungo sulla vicenda in quanto fotografa in modo abbastanza chiaro una situazione generale che, sebbene non dovesse essere prerogativa della sola Margherita di Savoia, in quella citt si dimostr molto favorevole alla nascita di strutture cooperative70.
A Margherita (sede di una salina regia) la raccolta del sale era affidata ad
un appaltatore.
Lingegnere Mazzolenis, direttore di questa salina,
tent di distribuire direttamente ai lavoratori le 10 e
pi mila lire di utile netto che lappaltatore intascava
annualmente sopprimendo lappaltatore e dando agli
operai non ci che loro ricevevano dallappaltatore
(50-55 centesimi il mc) ma ci che lappaltatore riceveva dalla salina (70 cent. al mc).
Il risultato fu che a
un appaltatore successe una quantit di appaltatori,
perch la gente ignorante abituata a subire la camorra e invece di trattare direttamente, si raggrupp
in diverse squadre e ciascun capo squadra divent un
cottimista.
____________
68 - Cfr. Un appalto all'amichevole per la comodit del Signor Sindaco in Il Foglietto,
Anno XVI - n. 1487, 23 gennaio 1913: la cooperativa, per, alla fine si ritir dalla gara.
69 - Ecco uno dei casi pi classici della confusione che pu creare la denominazione delle singole societ cooperative. Infatti la societ, costituita nel 1910 tra 46 contadini
e con uno statuto molto simile a quello delle cooperative di produzione e lavoro agricole,
era in realt una cooperativa di produzione e lavoro mista. La cosa doveva essere talmente
evidente che anche la stessa Lega non cadde nellerrore, classificandola cooperativa mista
(categoria II, sezione XVII): Cfr. LNCI, Annuario 1916, p. 169 e pp. 788-789.
70 - Basti pensare che su 13 cooperative costituitesi nel comune di Margherita di
Savoia, con Manfredonia la quarta citt in Capitanata per numero di cooperative dopo S.
Severo (18), Foggia e Cerignola (16 a testa), ben 11 erano cooperative di produzione e lavoro, di cui 8 classificate come miste (7.2): Cfr. APPENDICE IV.

115

Quando poi si costitu la cooperativa, anchessa chiese il suo lotto,


ma dette pessima prova, tanto vero che, ad evitare
attriti fra soci, la direzione delle saline concesse (autorizzata dal Ministero) duecento lire in pi di quelle
che avevano contrattate.
Perci, quando per il raccolto del sale nel 1912
la cooperativa chiese L. 1,30 il mc, mentre altri cottimisti avevan chiesto L. 0,65 per i campi vicini e L.
0,70 per i campi lontani [ ... ] il Ministero, trovando
esagerate le pretese della cooperativa - e ricordandosi delle colpe dellanno scorso - ordin che i lavori
fossero dati ai migliori offerenti e la cooperativa venisse esclusa.
La cosa cre parecchia tensione perch, essendo giunta da Roma la conferma, da parte del Presidente della cooperativa, dei lavori, si pens ad un dispetto del direttore, soprattutto considerando il fatto che il brigadiere dei carabinieri non aveva letto ai soci della cooperativa la lettera dello stesso in cui era
spiegata tutta la faccenda. Ma
ci ignorando la cooperativa [ ... ] si fe indurre da
quattro o cinque [ ... ] a chiedere limpossibile e cio:
1. lesclusivit del lavoro, cio il monopolio
dellammassamento, per quindi obbligare gli altri che
chiedessero lavoro a iscriversi alla cooperativa (e
questo antidemocratico); 2. la sospensione dei lavori della raccolta, lavori che neanche il Ministero
delle finanze si sente in diritto di sospendere []71.
Come si potuto notare, il caso di Margherita molto emblematico.
Anche in una situazione favorevole una cooperativa di produzione e lavoro
stentava a crescere: basti considerare che nel 1915 il patrimonio complessivo
(capitale versato e fondo di riserva) di quattro cooperative di Margherita di
Savoia (I Pionieri, G. Garibaldi, Stella d'Italia e la Societ Anonima Cooperativa di Lavoro tra i Figli degli Operai ai Sali) era di appena lire 2724,4072.
Ma, la arretratezza del settore da sola non basta a spiegare un (presunto) scarso peso degli appalti e, pi in generale, dei pubblici rapporti
____________
71- Cfr. Eccidio e sciopero ad oltranza a Magherita di Savoia in Il Foglietto, Anno
XV- n. 63, 22 agosto 1912. La tensione accumulatasi, per, nonostante i dirigenti della
cooperativa, accortisi dellerrore, si affrettarono a ritornare sui propri passi, scoppi in tumulti provocati dalleccessivo zelo delle guardie di finanza preposte alla sicurezza delle
saline. La violenza degli scontri provoc, poi, limmediata reazione della popolazione che
rispose con lo sciopero generale.
72 - Cfr. LNCI, Annuario 1916, pp. 788-789.

116

nella vita della cooperazione di produzione e lavoro. La questione, infatti, investiva tutta una serie di responsabilit non tanto (o non solo) a livello nazionale73,
ma quanto soprattutto a livello locale, a livello di quella borghesia di Capitanata che un anacronismo, un feroce, anacronismo, anche il Medioevo arrossirebbe di lei!74.
Gli ostacoli frapposti alla cooperazione da parte di una borghesia desiderosa di contrastare o, dove questo non era possibile, di controllare le forme
autonome di organizzazione delle classi popolari, non rappresenta certo una
novit. Ma questa contrapposizione faceva sentire maggiormente il suo peso
proprio nelle zone in cui queste forze autonome facevano fatica ad impiantarsi.
La Capitanata era senza dubbio una di queste zone.
I modi di intervento erano parecchi. Ad Ascoli Satriano, per esempio,
dove la locale cooperativa di muratori aveva saputo co soli suoi mezzi provvedere alla disoccupazione ond travagliata la classe lavoratrice [ ... ], eseguendo parecchi lavori ed occupando in essi il maggior numero possibile di senza
pane, la borghesia cittadina tent di correre ai ripari con mezzi legali: una
mozione presentata al Sindaco, nella quale si chiede ragione del perch in periodi di disoccupazione i lavori municipali siano stati affidati proprio alla sullodata cooperativa75.
A S. Severo, invece, dove la cooperativa fra muratori La Edilizia ha
sconcertato gli appaltatori mediatori si cerc di contrastare lassociazione sul
suo stesso terreno (anche se con esiti negativi): gli appaltatori, infatti, per combatterla pensarono di costruirne unaltra, ma con forti capitali pignorati. Era
tutto pronto, mancavano solamente i soci, i quali vennero ma... per buttare
tutto a mare76.
____________
73 - Non il caso in questa sede di analizzare gli aspetti settentrionalistici della
politica giolittiana e la loro presa, anche a livello teorico, allinterno del movimento socialista, quel connubio che Gramsei (come Arturo Labriola e Salvemini) individuava nel
riformismo-cooperative-lavori pubblici: Cfr. A. GRAMSCI, Sul Risorgimento, Torino,
Einaudi, 1964, p. 98.
74 - Cfr. Il processo di Sansevero. Buona propaganda (contro contadini organizzati e attivisti
socialisti) in Il Foglietto, Anno X - n. 65,15 agosto 1907.
75 - La cooperativa muratori in Il Foglietto, Anno XVI - n. 1502, 16 marzo 1913.
Si consideri che la Cooperativa di Muratori per Imprese di Costruzioni di Ascoli Satriano era sorta
nel 1908, con una chiara impronta classista facilmente individuabile dal suo statuto. La
societ, infatti, prevedeva sia sussidi per i soci in caso di malattiva o di assoluta indigenza sia una biblioteca circolante ed una scuola pratica per istruire i soci al mestiere che sercitavano. In pi, la societ, gi per statuto, si federava alla Lega: Cfr. Statuto in Atto costitutivo in BUSA, Anno XXVII (1909), fasc. 6, pp. 144-160, pp. 146-159.
76 - I piccoli capitalisti muratori alla riscossa in La Bandiera Socialista, Nuova Serie,
21 febbraio 1909: il giornale era lorgano della sezione socialista di S. Severo.

117

Il caso di Candela, infine, dimostra come il semplice tentativo di far nascere (o rinascere) una cooperativa creasse seri problemi alle classi dirigenti locali. Nel 1905 era sorta una cooperativa fra muratori che, per, formata a scopo puramente politico, non aveva avuto praticamente vita. Nel 1912, a causa
della propaganda di Antonio Rotola, democratico, articolista de Il Foglietto,
la cooperativa si ricostitu.
Quando qui si conobbe che la cooperativa, costituita fin dal 1905, si destava dal suo lungo letargo e
prendeva la sua vera fisionomia subito corse la domanda: - ma come il risveglio? Ma chi la desta dal
sonno pacifico? [] Le autorit [ ... ] capirono che
sfuggiva loro la facile preda e non vollero rimanere
inerti e si dettero un gran da fare per impedire il risorgere della cooperativa. Degli emissari corsero da
ogni dove, si fece un lungo parlare di lavoro a milioni che il governo stava preparando, si mise in
moto lautorit prima del collegio, si finse pure che si
ignorava lesistenza della cooperativa del 1905, e che
si intendeva costituirne una, e la pi larga copia di
promesse veniva fatta. I tentativi escogitati rimasero
infruttuosi77.
Cosi, rendendosi conto di aver sbagliato strada, passarono alla controffensiva. Prima provarono con le calunnie. Poi un grosso appaltatore del luogo
si infiltr nella cooperativa. Chiesta ed ottenuta la possibilit di diventare socio,
venne anche nominato membro del Consiglio dAmministrazione a causa della
sua notevole esperienza. Il suo fu un tentativo continuo di convincere la cooperativa a chiedere i favori del Sindaco e dellAmministrazione. Ma la cooperativa
non si fece imbrigliare nella rete tesa. Ecco come racconta uno di questi tentativi lo stesso Antonio Rotola:
Un bel giorno [lappaltatore] annunci che il Sindaco voleva venire alla cooperativa a tenere un discorso... Ma che discorso! La cooperativa una societ
di produzione e lavoro; che cosa ci ha da vedere il
discorso di un Sindaco? - Vedranno, vedranno, i lavori pioveranno, la moneta affluir, quante porte saranno aperte... Ma che! La dignit sovra tutto, e
quindi niente discorsi di Sindaco78.
Il metodo della calunnia non era una prerogativa della borghesia foggiana. Anche a Taranto, dove il proletariato [ ... ] lavora tenacemente colle sue
organizzazioni di lavoro a dare il crollo agli affaristi grandi e piccoli,
____________
1912.

77 - Per asservire una cooperativa in Il Foglietto, Anno XV - n. 98, 22 dicembre


78 - Ibid.

118

gli speculatori, i quali si vedono di giorno in giorno mancare il terreno, hanno


[] nei giorni scorsi avanzato un reclamo al Ministero avanzando calunnie a
carico dei lavori organizzati79.
Ma sicuramente la strada maestra intrapresa dalla borghesia per contrastare le classi popolari che cercavano nella cooperazione di produzione e lavoro
una qualche forma di emancipazione sociale, fu quella degli ostacoli frapposti
alla giusta applicazione delle varie normative sugli appalti. La Commissione
Provinciale di Vigilanza, creata con il R.D. 17/ 3/1907, n. 146, non brill per
obiettivit: alle cooperative, alle quali la legge dava la precedenza sulla aggiudicazione degli appalti, furono sollevati molti cavilli di natura giuridica che,
sommati ad inesperienza ed ignoranza, possono spiegare la poca consistenza
degli appalti nella provincia (ma, in generale, in tutta la Puglia).
Sicuramente a questi cavilli si riferivano, durante un comizio tenuto a Cerignola nel settembre del 1912, Antonio Misceo, capo-lega e presidente della
Societ Cooperativa Agricola di Lavoro e Produzione, e Giuseppe Di Vittorio, Segretario del Circolo Giovanile Socialista, quando parlavano di opera deleteria della burocrazia, alla quale i due rappresentanti socialisti facevano risalire la responsabilit del fallimento delle aste per lappalto dei primi lotti dei lavori di arginamento dellOfanto 80.
Si cosi entrati nel vero e proprio regno delle congetture. Il settore di
produzione e lavoro agricolo paga, infatti, un prezzo durissimo alla mancanza
di dati: quasi nessun bilancio publicato, nessuna notizia (quantitativa o qualitativa) di una qualche rilevanza sul ruolo economico svolto, rilevamenti statistici a
livello nazionale che non tengono conto della reale struttura delle singole societ. In una situazione del genere, pi che per tutte quelle precedenti, la strada
obbligatoria quella dellanalisi di alcune realt particolari.
Un primo dato bisogna subito mettere in evidenza. Delle 14 cooperative
di produzione e lavoro agricole costituitesi in Capitanata, solo 4 furono diretta
emanazione di leghe socialiste, mentre una era stata costituita tra i braccianti
aderenti al Fascio operaio cattolico. Il dato non deve meravigliare: se le particolari condizioni del mercato della manodopera e laspra
____________
79 - La cooperazione a Taranto in La Cooperazione Italiana, Anno XVII - n. 525,8
agosto 1903.
80 - Cfr. Il Foglietto, Anno XV - n. 66, 1 settembre 1912: a conclusione del co nvegno fu votato un ordine del giorno, col quale si fecero voti che il Governo conceda gli
appalti a trattativa privata in modo da ottenere la esecuzione dei lavori per i primi mesi di
settembre.

119

resistenza dei proprietari aveva favorito il sorgere rapido di leghe,


nellanimo dei contadini non albergano pensieri di collettivismo o di profonde
rivoluzioni economiche e sociali. Essi non vedono che la disoccupazione e
laumento dei salari81.
Lo sciopero, fatto alla vigilia dei periodi di intensi lavori agricoli, era
unarma che incideva maggiormente in una relat, come quella foggiana, con
altissime percentuali di salariati agricoli, fissi ed avventizi (ben il 69% nel 1901)82.
Questo i proprietari lo avevano capito, tant vero che lottano allargando,
quanto pi possibile, luso delle macchine agrarie, restringendo i lavori, sostituendo sulla pi larga scala le donne agli uomini nelle lavorazioni, ritardandoli
fino al periodo, in cui, essendovi minor richiesta di manodopera, le mercedi
sono pi basse83.
Il sistema, in qualche modo, funzion. Causa anche una situazione economica che stava peggiorando (siccit, crisi vinicola), nel 1907-8 in tutta la provincia vi fu un generale riflusso delle lotte, contraddistinto dalla diminuizione
degli scioperi e dalle prime defenzioni allinterno delle leghe (ad esempio, quella
di S. Severo perder pi della met dei soci fra il 1909 e il 1910)84.
Si pu azzardare lipotesi di uno stretto rapporto tra crisi dei tradizionali
sistemi di lotta e nascita delle cooperative, soprattutto se si guarda al dato cronologico: tutte le cooperative di produzione e lavoro agricole in Capitanata
sorgono a partire dal 1908, e in zone da sempre allavanguardia nelle lotte dei
primi anni del 900 (Cfr. APPENDICE IV).
Ma rimane il dato di fatto di una cooperazione di produzione e lavoro
agricola poco consistente in una zona in cui, teoricamente, vi erano tutte le condizioni per il suo sviluppo.
Teoricamente, perch, ad esempio, era la particolare struttura sociale
delle campagne foggiane ad ostacolare ladozione di uno dei mezzi pi efficaci
di lotta adottati dal proletariato agricolo di vaste zone dItalia: laffittanza collettiva. Infatti, nonostante che in tutta la Puglia, solo qualche contadino intelligente
in prov. di Foggia pensa alla eliminazione degli intermediari, i grossi affittuari,
vagheggiando di entrare in contatto diretto con i proprietari, mediante affittanze collettive85, questa particolarissima
____________
81 - PRESUTTI, p. 602.
82 - Cfr. ibid, pp. 280-281.
83 - Ibid, p. 665.
84 - Cfr. G. DE FAZIO, Lotte contadine e socialismo in Capitanata 1900-1913, Bari,
Adda, 1974, p. 44.
85 - PRESUTTI, p. 602.

120

cooperativa non ebbe nessunissimo tipo di applicazione in Capitanata. Certo, a


livello teorico, era la soluzione richiesta da pi parti.
Il problema economico del Mezzogiorno tutto o
massimamente [ ... ] in ci: risollevare lagricoltura [
... ]. Bisogna, dunque, avvicinare la terra a chi lavora,
concedendo ad associazioni cooperative di contadini
i latifondi [ .... ]86.
Non solo, ma tutte le cooperative agricole di produzione e lavoro, tra gli
scopi sociali, prevedevano lacquisto o il fitto di terreni per essere coltivati o
goduti per conto sociale 87.
Ma, in pratica, nella provincia di Foggia non vi stato (o, almeno, non si
conosce) nessun caso di una qualunque forma di affittanza88. Le grandi aziende
a salariati, che avrebbero dovuto costituire uno stimolo alla loro costituzione
(vedi Emilia e Mantovano), avevano per in Capitanata una propria particolare
fisionomia, legata soprattutto allalta percentuale di braccianti avventizi che vi
trovavano lavoro. Se lesperienza dellItalia settentrionale e della Sicilia dimostrava che la principale ragione economica della formazione di affittanze collettive fu lo squilibrio sempre maggiore determinato fra la disponibilit di terreno coltivabile e le unit lavoratrici presenti localmente e che [ ... ] non potevano
essere utilizzate89, condizioni simili non sembrano aver prodotto lo stesso risultato in Capitanata.
La questione molto ampia ed investe problematiche diversissime, che
meriterebbero una trattazione separata e sistematica. Allo stato attuale delle ricerche, non possibile neanche affermare con sicurezza se, al di l dei proclami
e dei programmi, le cooperative agricole della Capitanata ebbero un ben preciso ruolo sociale, dato che quello economico non valutabile pienamente.
Con questo non si vuole disconoscere limportanza delle cooperative come
mezzo di aggregazione dei ceti popolari e rurali, ma solo porre alcuni interrogativi di fondo.
Sono interrogativi che nascono dallanalisi di un particolare avvenimento
che, sebbene circoscritto, acquista un preciso valore simbolico. La pi
____________
1907.

86 - I latifondi e le cooperative dei contadini in Il Foglietto, Anno X - n. 67,25 agosto

87 - Da notare due cose: la prima che tutti gli Statuti erano praticamente uguali (8
societ sulle 11 per le quali si dispone dello Statuto); la seconda che in nessuna societ il
prendere in fitto terreni era il primo scopo: solitamete infatti veniva dopo quello di
assumere per proprio conto lavori pubblici e privati.
88 - Cfr. FEDERAZIONE ITALIANA DEI CONSORZI AGRARI, Inchiesta
sulle affittanze collettive in Italia, Piacenza, 1906 e U. SORBI, Le Cooperative Agricole per la
condizione dei terreni in Italia, Roma, Edizioni de La Rivista della Cooperazione, 1955.
89 - U. SORBI, op. cit., p. 16.

121

grande cooperativa agricola di produzione e lavoro della provincia, infatti, fu implicata in grosse polemiche che investivano la sua autonomia e la sua
immagine.
Costituita nel 1910 da 31 contadini, la Societ Cooperativa Agricola di Lavoro
e Produzione di Cerignola nasceva nel pi grande agro di tutta la provincia di
Foggia, nella zona allavanguardia in tutte le lotte agrarie dei primi anni del 900.
Diretta emanazione della locale lega dei contadini, la pi numerosa dellintera
provincia (circa 6000 soci)90, la cooperativa non faceva nessun accenno particolare nello statuto a questo suo rapporto, forse per non creare problemi di
immagine: la conferma si trova nella messa in evidenza del fatto che la associazione non si occupa che di questioni di lavoro e rifugge da ogni ingerenza
politica e religiosa nelle sue deliberazioni 91.
Presidente era lo stesso Presidente della lega, il gi ricordato Antonio Misceo, uno dei massimi rappresentanti del leghismo in Capitanata. E proprio
Misceo fu il primo ad essere chiamato in causa dallanonimo articolista de Il
Foglietto che, nellaprile 1912, accus la cooperativa, la massima organizzazione operaia di Cerignola, di essere sotto la protezione politica dellon. Maury, deputato salandrino 92.
Larticolo scaten unondata di polemiche, di accuse e di smentite che
investirono il paese per circa tre mesi. Brevemente, le accuse rivolte alla cooperativa riguardavano il ruolo avuto dallonorevole Maury tanto nella
miracolosa (per la brevit del tempo) iscrizione della stessa nel registro prefettizio, quanto (e soprattutto) nellaggiudicazione di certi lavori concessi dal
Ministero delle Finanze93.
La polemica fu tanto violenta da costringere la CdL di Cerignola, il 1
maggio, a stampare un numero unico in cui viene riportato un ordine del
giorno, proposto dal suo segretario Di Serio e votato dal Comitato direttivo
dei contadini, col quale si fa obbligo ai dirigenti di non appoggiarsi pi a deputati borghesi, anche quando si esibissero, spontaneamente, perch agiscono
con scopo opportunistico94.
Ma le accuse aumentarono. Ora investivano anche Giuseppe Di Vittorio,
giovanissimo segretario del Circolo Giovanile Socialista, accusato di aver
____________
90 - Cfr. PRESUTTI, p. 609.
91 - Cfr. Statuto in Atto Costitutivo in BUSA, Anno XXVIII (1910), fasc. LII,
pp. 76-86, p. 77.
92 - Il connubio social-mauriano in Il Foglietto, Anno XV - n. 26, 4 aprile 1912.
93 - Cfr. Fanno i sornioni in Foglietto, Anno XV - n. 30, 21 aprile 1912.
94 - Aria netta... Le capriole dell'on. Maury in Foglietto, Anno XV - n. 35,12 maggio 1912.

122

concordato (insieme a Misceo) con Maury la messa in opera di alcune agitazioni


a favore di un qualche intervento pubblico contro la fillossera (che avrebbero
favorito i proprietari dei vigneti malati con la loro opera di denuncia) in
cambio del lavoro di scasso di alcuni vigneti95.
Misceo cerc di difendersi dalle accuse dando una propria visione dei
fatti che rendeva il rapporto con Maury solo un fatto occasionale96. Anche Di
Vittorio mand una lettera al giornale per dare la sua versione dei fatti. Ma,
riusc solo a far passare il suo coinvolgimento come un errore, una necessit di
ambiente, come lui stesso lo defin97.
Non c, nella lettera, nessun tentativo di difendersi dalle accuse, ben pi
gravi, sulla combutta per le agitazioni anti-fillosseriche, unaccusa che, tra
laltro, nessuno cerc di circoscrivere o di spiegare.
Le polemiche si chiusero, almeno a livello ufficiale, con un Convegno
delle organizzazioni operaie di Cerignola in cui i continui rapporti avuti dalla
cooperativa dei contadini con lon. Maury erano da addebitarsi soprattutto
alluomo politico, che cercava di speculare sulla buona fede dei contadini per
potersi costituire un pi forte piedistallo elettorale98.
Sicuramente troppo poco per trarne conclusioni. Certo che se la
maggiore cooperativa agricola di produzione e lavoro (non solo per numero
dei soci, ma soprattutto per i collegamenti con il pi forte proletariato organizzato della provincia) foggiana aveva bisogno di appoggi per ricevere in concessione qualche lavoro, deve (almeno) significare che la situazione economicosociale non era particolarmente favorevole alle cooperative. E non solo a quelle
agricole.
Si osservi la situazione dellintero settore di produzione e lavoro nel
1915:
____________

1912.

95 - Ibid.
96 - Polemiche fra socialisti e lavoratori in Il Foglietto, Anno XV - n. 35, cit.
97 - Polemiche socialiste a Cerignola in Il Foglietto, Anno XV - n. 37, 19 maggio

98 - Convegno socialista a Cerignola. L'accordo raggiunto in Il Foglietto, Anno XV n. 45, 16 giugno 1912.

123

Nonostante uno sviluppo numerico da non sottovalutare il settore nel


suo complesso non aveva una consistenza economica particolarmente forte, sia
in termini assoluti che relativamente alla realt regionale. Solo il settore delle
societ agricole era maggioritario rispetto alla Puglia ma, tutto sommato, aveva
scarso peso, sia in termini di soci, sia in termini economici, nonostante un importo degli affari maggiore di quello delle cooperative di produzione e lavoro
industriali99.
____________
99 - Non deve trarre in inganno il fatto che lammontare dellimporto degli affari
risultasse maggiore per le cooperative di produzione e lavoro agricole rispetto a quello
delle cooperative industriali: si tenga presente infatti che la sola Societ Cooperativa Agricola
di Cerignola contribuiva con lire 200.000 al totale dellimporto (il 55,9%): Cfr. LNCI, Annuario 1916, pp. 791-792.

124

UNA NOTA CONCLUSIVA


Laspetto dimesso della ricerca non solo la conseguenza dellestrema
frammentariet dei dati e delle fonti a disposizione. Una, anche se pur minima,
parte di colpa deve essere assegnata ad una precisa scelta metodologica, opinabile finch si vuole, ma che sembrata la pi adatta al tipo di dati a disposizione: lanalisi della cooperazione in provincia di Foggia stata, soprattutto,
analisi delle sue strutture, delle sue realizzazioni pratiche.
Il censimento (in certi casi asettico) del movimento cooperativo in
Capitanata era il primo passo da compiere. Era necessario per aprire la strada a
nuovi tentativi di ricerca.
Stefano dAtri
125

APPENDICE I
TABELLA DI CLASSIFICAZIONE MINISTERIALE PER SETTORE
E CATEGORIA DI ATTIVITA
1
1.1
1.2
1.3
1.4
1.5
1.6
1.7
1.8
1.9
1.10
1.11
1.12
1.13
1.14
2
2.1
2.2
2.3
2.4
2.5
2.6
2.7
2.8
2.9
2.10
2.11
2.12
2.13
2.14
2.15
2.16

Cooperative di consumo
Vendita di generi alimentari
Vendita di generi di abbigliamento
Vendita di articoli di arredamento
Vendita di prodotti meccanici, elettrici
Vendita di articoli di cancelleria, giornali
Vendita di prodotti chimici e sanitari
Vendita di materiale di costruzione
Vendita di combustibili
Attivit ricreative
Attivit sanitarie
Attivit assicurative e finanziarie
Distribusione di energia elettrica, gas e acqua
Vendita di pi generi
Vendita di prodotti ortofrutticoli
Cooperative di produzione e lavoro
Estrazione di minerali
Produzione di derrate alimentari
Panificazione e pastificazione
Macellazione del bestiame e lavorazione delle carni
Produzione di bevande (escluse cantine sociali e distillerie)
Produzione e lavorazione delle pelli
Produzione tessuti
Produzione di generi di vestiario, arredamento
Lavorazione del legno, sughero e affini
Produzione e lavorazione della carta e attivit editoriali
Attivit fono-foto-cinema-tipografia
Lavorazione meccanica e metallurgica
Trasformazione di minerali non metalliferi
Produzioni chimiche
Costruzioni edili, stradali
Insallazione impianti, produzione e trasporto energia elettrica
126

2.17
2.18
2.19
2.20
2.21
2.22
2.23
2.24
3
3.1
3.2
3.4
3.5
3.6
3.7
3.8
3.9
3.10
3.11
3.12
3.13
3.14
3.15
3.16
3.17
3.18
3.19
3.20
3.21
4
4.1
4.2
5
5.1
5.2
5.3
5.4
5.5

Servizi telegrafici, postali, telefonici


Igiene, pulizia e servizi vari
Attivit culturali, artistiche, ricreative
Attivit legali, commerciali, tecniche
Produzione e lavoro con attivit commerciali
Agricole
Trasporto
Pesca
Cooperative agricole
Lavorazione della terra
Agricolo-silvo-forestale
Lavorazione delle uve
Produzione di acquaviti e liquori
Produzione di olio di olive, di semi
Produzione di conserve
Raccolta, trasformazione, conservazione e vendita ortofrutticoli
Filatura, molitura di cereali
Allevamento e selezione del bestiame
Coltivazione ed essicazione dei bozzoli
Coltivazione delle foglie di tabacco
Gestione dei granai
Vendita di prodotti agricoli
Esercizio di macchine agricole
Acquisto e vendita di materiale per lattivit agricola
Attivit varie (mutua assistenza, servizi ai soci)
Allevamento di animali da cortile e vendita prodotti
Miglioramenti fondiari, lavorazione e vendita prodotti dei soci
Coltivazione e prima lavorazione del cotone
Servizi collettivi per la riforma fondiaria
Cooperative di edilizia per abitazione
Costruzione di abitazioni per i soci
Costruzione di abitazioni per i braccianti agricoli
Cooperative di trasporto
Trasporto terrestre con mezzi meccanici
Trasporto terrestre con veicoli a trazione animale
Trasporto marittimo ed aereo
Trasporto lacuale e fluviale
Facchinaggio
127

5.6
6
6.1
6.2
6.3
6.4
6.5
6.6
7
7.1
7.2
7.3
7.4
7.5
7.6
7.7
7.8
7.9
7.10
7.11
7.12

Carico e scarico
Cooperative per la pesca
Acquisto, vendita e manutenzione attrezzi pesca e gestione magazzini
Costruzione, acquisto, riparazione, manutenzione scafi e motori
Vendita dei prodotti della pesca
Allevamenti ittico in acque marine
Pesca e allevamento ittico in acque interne
Esercizio della pesca
Cooperative miste
Consumo
Produzione lavoro
Agricole
Edilizie
Trasporti
Pesca
Miste
Credito-casse rurali
Credito-banche popolari
Credito-assicurazioni
Credito-garanzia fra artigiani
Mutue

Nota:
La classificazione ministeriale stata utilizzata per semplificare il lavoro di catalogazione. Ma dallanalisi dei vari statuti risultato spesso che una cooperativa
classificata in un modo dalle statistiche ufficiali, spesso svolgeva la propria attivit in un settore diverso da quello attribuitole.
Le cooperative censite sono state raggruppate, nel corso del lavoro, in 6 grandi
settori, formati dallunione delle seguenti categorie:
CREDITO:
CONSUMO:
PRODUZIONE E LAVORO :
AGRICOLE:
EDILIZIE:
VARIE:

7.8,7.9
1,7.1
2, 5.5, 5.6, 6.6
3
4
2.20, 5.1, 5.3, 7.6
128

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