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Inchiesta: - Salvaguardare le architetture a rischio di Pierluigi Nervi

l'eredit dell'opera di pier luigi nervi


cristiana chiorino
Abstract: The author, moving force of the itinerant ex position (and of the relative catalogue), "Pier Luigi Nervi: Architecture as challenge" examines the works so far unfortunately lost or compromised by recent inappropriate interventions in Italy and abroad.
It is a precious and essential contribution to highlight the works of the well-recognized
architect today more at risk and to further mobilize the public opinion towards an effective protection of such contemporary masterpieces.
Limponente eredit dellopera costruita di Pier Luigi Nervi,
una quantit altissima di edifici sparsi fra Italia, Europa,
America e Australia, simbolo per eccellenza dellintreccio
tra tecnica e arte costruttiva, emblematica della complessit richiesta dalla conservazione e dal riuso delle grandi
opere dellingegneria-architettura strutturale. Aspetti tecnici
si intersecano con problemi culturali, sociali ed economici.
Non sempre la fragilit tecnica il problema dominante. Linadeguatezza funzionale e i vincoli economici e di
mercato hanno sovente un ruolo di maggior peso. In una
societ sensibilissima alle responsabilit legali e alle esigenze funzionali (come conseguenza, anche, del continuo
aumento di codici e regolamentazioni tecniche), ma molto
meno alla memoria storica, la scelta delle opere da conservare spesso influenzata da queste considerazioni. La
responsabilit della missione di preservare le testimonianze
di un periodo straordinario della tecnologia, dellingegneria e dellarchitettura moderne, come le opere dei grandi
protagonisti dellingegneria strutturale del Novecento, dovrebbe essere condivisa dagli storici dellarchitettura e dagli
ingegneri, ma della massima importanza che i valori culturali e sociali di tale missione siano percepiti e apprezzati
dal pubblico e dalle istituzioni in generale. La definizione
di un nuovo uso (e dei relativi requisiti architettonici e funzionali) e la scelta delle tecniche di conservazione dovrebbero basarsi su una piena comprensione della complessit
delledificio, dei suoi caratteri tecnici particolari e dellambiente scientifico di cui testimone. Il progetto espositivo

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itinerante Pier Luigi Nervi: architettura come sfida


che nasce dalla cooperazione tra lAssociazione Pier Luigi
Nervi Research and Knowledge Management Project, con
sede a Bruxelles, il Civa (Centre International pour la Ville,
lArchitecture et le Paysage) di Bruxelles, il MAXXI/Museo
Nazionale delle Arti del XXI secolo e lo CSAC/Centro Studi
e Archivi della Comunicazione dellUniversit di Parma,
stato e sar pertanto unoccasione per riportare lattenzione su alcune opere chiave di Nervi e sulla particolarit dei
sistemi costruttivi e per creare, anche nellopinione pubblica, la sensibilit necessaria per le scelte della tutela.
In passato abbiamo gi perso: le straordinarie strutture
geodetiche degli hangar di Orbetello e Orvieto,
realizzati negli anni Trenta e distrutti dallaviazione tedesca nel 1945 (anche se il Comune di Orvieto ha provato
a ricostruirli sulla base dei pochi resti, ma gli mancano i
fondi); il padiglione emiciclico della Fiera di Milano (1946-48), gi alterato da ripetuti interventi di riuso e
demolito nel 2007 nellambito del processo di trasformazione dellarea dell'ex fiera di Milano, il ponte sul fiume Cecina (1922, progetto iniziale con Attilio Muggia) a
Volterra, demolito qualche anno fa e anche il trampolino del Kursaal a Ostia (1950), la magica ruota simbolo della citt, demolita e ricostruita in legno lamellare.
E sono sempre pi alti i rischi di profonde manomissioni.
Tra le pi recenti, la ristrutturazione, conclusa a novembre
2009, della stazione ferroviaria di Savona (19581961) che ha trasformato il progetto originario - a sviluppo

orizzontale, con la facciata vetrata suddivisa in campate da


dieci pilastri a doppia curvatura, segno tipico di Nervi - in
un edificio a due piani, sordo a qualsiasi regola di sovrapposizione gerarchica di ordini strutturali.
A destare maggiore preoccupazione sono ora il progetto di trasformazione del Palazzo del Lavoro di Torino (1959-61, con i figli Mario e Antonio e Gino Covre),
realizzato in occasione del Centenario dellUnit dItalia e
noto per la caratteristica struttura a ombrelli autoportanti in
calcestruzzo e acciaio. Dopo anni di abbandono e incuria,
una variante al Piano Regolatore, approvata dal Consiglio comunale di Torino a dicembre 2008, ha previsto la
nuova destinazione d'uso della struttura: il palazzo, diventato di propriet privata in seguito alla vendita da parte
del demanio, sar trasformato in un centro commerciale
con negozi, strutture medie di vendita di attivit alimentari,
ristoranti e pubblici esercizi, per una superficie complessiva
di 28 mila metri quadri. Autori del progetto di trasformazione condotto dal nuovo gestore (il gruppo Olandese Corio)
sono larchitetto torinese Alberto Rolla e una engineering
canadese. Al di sotto delle aree esterne, verranno realizzati
36 mila metri quadri di parcheggi a servizio delle nuove
funzioni. Ledificio stato posto sotto vincolo a luglio, ma
il vincolo da solo non sufficiente e il progetto, che prevede un aumento di cubatura interna, dovr essere seguto
passo passo.
Rimanendo a Torino, invece ancora in buone condizioni,
anche se in cerca di una nuova funzione, il salone di Torino esposizioni (1947-50), in cui Nervi coniuga per la
prima volta in un progetto su grande scala per una struttura a volte, la sua personalissima tecnica del ferrocemento
(maglia metallica e armature di piccolo diametro ricoperti
da un sottile strato di calcestruzzo) con un ampio ricorso
alla prefabbricazione. Il ferrocemento viene impiegato per
la sua leggerezza e resistenza e rappresenta la soluzione
pi semplice e in grado di garantire risultati straordinari
anche dal punto di vista estetico con la copertura a volta corrugata e la cupola semisferica a costoloni. Ledificio,
ristrutturato nel 2006 per ospitare le gare di hockey delle

Olimpiadi invernali, stato oggetto di un vasto programma di accertamenti strutturali, ispezioni e prove non distruttive sul calcestruzzo. Le analisi F.E.M della volta hanno
dimostrato la correttezza del progetto originale e la validit
del sistema in ferro cemento che impiega un calcestruzzo
a granulometria finissima. Per quanto concerne la durata,
mentre si sono riscontrati i consueti, limitati, degradi dovuti
alla carbonatazione e corrosione nelle parti tradizionali del
calcestruzzo armato allesterno della struttura, lispezione
della volta ha invece mostrato unaltissima qualit di conservazione degli elementi in ferrocemento del tetto, attestata dai test che confermano lassenza di carbonatazione.
Purtroppo le forme ondulate dellestradosso di copertura
sono state parzialmente nascoste dal sistema di climatizzazione che si realizzato. Uno dei problemi dei gradi spazi
realizzati a fini espositivi o per eventi celebrativi quello del
loro adeguamento impiantistico rispetto alle nuove esigenze di utilizzazione.
Tra le opere di Nervi in Toscana realizzate negli anni Venti,
il teatro politeama ex Banchini di Prato (1925),
costruito con la sua prima impresa la Nervi & Nebbiosi,
in perfetto stato. Lo stadio Berta di Firenze (1929-32)
che, all'arditezza delle soluzioni costruttive e formali (come
la struttura delle scale esterne basata sull'intersezione di
due travi elicoidali), coniuga una eccezionale economicit di realizzazione, dovuta alla modularit del progetto e
alla estrema razionalit organizzativa del cantiere, rischia
invece di essere stravolto dai nuovi progetti della Fiorentina calcio. Oggi protetto dal vincolo della Soprintendenza,
l'impianto gi stato ristrutturato nel 1990 in occasione del
Campionato mondiale di calcio.
Se si guarda agli edifici lasciati da Nervi a Roma ci sono
invece situazioni molto diverse. I progetti realizzati per le
Olimpiadi del 1960, il Palazzetto dello sport (195657 con Annibale Vitellozzi) e il Palazzo dello sport
dellEur (1958-59, con Marcello Piacentini e altri), sono
perfettamente conservati. Hanno subto diversi interventi,
ma tutti attenti all'architettura originaria. Il viadotto di
corso Francia (1958-1960) realizzato sempre per le

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Olimpiadi, anche se non in cattivo stato di conservazione, viene sottoposto a manutenzione corrente come
un qualunque cavalcavia autostradale: i pilastri sono stati
intonacati senza rispetto per la soluzione a faccia vista
del calcestruzzo armato dalla superficie rigata a doppia
curvatura. invece del 20 gennaio la pericolosa delibera
della Giunta comunale di Roma, presieduta dal sindaco
Alemanno, che ha approvato all'unanimit l'ampliamento
dello Stadio Flaminio (1957-58) dagli attuali 24.300
a 41.845 posti, un raddoppio che difficilmente potr
essere ottenuto nel rispetto dell'impianto originario, che
per risulta gi in alcune parti molto degradato. Gi in
passato si era ventilata lipotesi di una sua copertura integrale, poi di una parziale, e l'ampliamento (provvisorio)
con tribune posticce per il rugby. Per le celebrazioni del
cinquantenario delle Olimpiadi di Roma (dal 21 aprile
all11 settembre 2010) sono state previste sullinsieme
delle strutture olimpiche solo piccole opere di arredo urbano e maquillage e nessun progetto di conservazione.
Per i Padiglione alla Magliana (1945), in periferia di
Roma, la prima struttura sperimentale realizzata da Nervi
con la tecnica del ferrocemento, ancora utilizzato come
parcheggio nonostante l'inserimento nella Carta della
Qualit del Piano regolatore di Roma (la quale individua,
all'interno del comune, gli edifici costruiti dall'inizio del
Novecento ad oggi e caratterizzati da significativi elementi di qualit architettonica, urbana, funzionale o d'uso).
Per quanto riguarda l'Aula Paolo VI in Vaticano
(1964-1970) la situazione pi complicata. Perfettamente conservata all'interno, stata ricoperta a fine 2008
da pannelli fotovoltaici che hanno sostituito i pannelli di
ferrocemento che creavano sulla copertura una sorta di
cuscino di aerazione e che erano in ottimo stato. Laula
cos si autoalimenta (ed difficile criticare lintervento)
ma mancata la sensibilit per realizzare un progetto
che pensasse anche alla salvaguardia materiale. Sempre
a Roma, il solaio a nervature isostatiche dell'ex lanificio
Gatti (1951) in perfetto stato. un salone sotterraneo
che oggi ospita una officina meccanica. Collocato in estre-

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ma periferia, non facile trovare il modo di valorizzarlo.


Ogni volta che cambia destinazione il salone principale
della ex filatura (che stato per molti anni un supermercato e ora un grande magazzino di articoli sportivi) c'
il rischio che il magazzino sotterraneo venga inglobato in
qualche trasformazione.
A Milano invece di pochi anni fa la complessa ristrutturazione del grattacielo Pirelli (1956-60 con Gio Ponti)
in seguito allincidente aereo che ne aveva parzialmente
compromesso una facciata. I lavori hanno consentito di
riaprire il piano belvedere allattico e lauditorium con la
caratteristica struttura a travi incrociate in disuso da pi di
vent'anni.
Tra le opere minori numerosi sono gli appelli di diverse associazioni di categoria come lAipai (Associazione
Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale) per la
salvaguardia di edifici industriali realizzati da Nervi negli anni Trenta come il silo Solvay di San Vincenzo
in Toscana (1938) ('ANANKE XX, XXXX) e il magazzino per la sofisticazione sali a Margherita di
Savoia (1933), in provincia di Foggia. Ci sono diverse
ipotesi di privatizzazione per i magazzini del sale di
Cagliari (1955 ed il 1958), oggi di propriet della Regione e in buono stato ma abbandonati. Per i magazzini del sale di Tortona (1950-51), acquisiti sempre
tramite cartolarizzazione dalla stessa societ proprietaria
del Palazzo del Lavoro, si cerca una destinazione duso
compatibile e si dovrebbe lanciare a breve un concorso.
Per gli hangar di Marsala (1938-43) lamministrazione dellAeronautica ha concesso luso alla Provincia di
Trapani e sono al centro di unipotesi di recupero, mentre quelli per laeroporto militare di Pantelleria (1937)
sono stati rimessi a nuovo negli anni Ottanta dallAeronautica militare. Questi hangar, concepiti come una doppia serie di archi incrociati, si discostano molto da quelli
delle due serie della fine degli anni Trenta (di Orvieto e
Orbetello).
Tra i progetti in corso va citato il recupero della ex Manifattura Tabacchi di Bologna (1952) come Tecno-

polo regionale per il quale stato lanciato un concorso


internazionale in due fasi nel 2010.
Per quanto riguarda le opere di Nervi allestero, si concluso a settembre del 2009 il restauro seguito dallarchitetto Jean-Loup Roubert della sede UNESCO di Parigi progettata con Marcel Breuer e Bernard Zehrfuss nel
1958. Sono state fatte migliorie rispetto allisolamento,
allinsonorizzazione e al sistema di riscaldamento. Ledificio, di sette piani su 72 pilotis, stato inoltre chiuso su
tutto il perimetro per rispondere a regole di sicurezza pi
restrittive. La hall principale stata invece ripulita consentendo di apprezzarne nuovamente, attraverso le ampie
vetrate, i giochi di luce. Per lunico progetto realizzato da
Nervi a New York, la stazione della linea di trasporto
urbano George Washington Bridge Bus Terminal (1963), la Port Authority sta pianificando un radicale
ampliamento e trasformazione, con un investimento di
150 milioni di dollari. Limpresa promotrice dei lavori ha
gi scelto larchitetto Robert Davidson: la fine dei lavori
prevista per il 2013 ma il progetto ora fermo per
mancanza di fondi. Intanto associazioni di tutela come
The Modern Architecture Working Group si sono mobilitate affinch la struttura venga preservata nelle sue forme
originali del 1963.
Questa rassegna rimane assolutamente parziale, ma
intanto fondamentale per individuare i criteri di selezione
di quelle opere che vanno tutelate a ogni costo.
Ne riparleremo.
ww.pierluiginervi.org

Dall'alto in basso, il trampolino del Kursaal (1950 con Attilio Lapadula), la magica ruota simbolo di Ostia, demolito intorno ai primi anni Settanta e ricostruito
nel 1997 in legno lamellare; il Salone B di Torino Esposizioni (1947-1950), riutilizzato per ospitare le gare di hockey delle Olimpiadi invernali di Torino 2006,
dopo alcuni usi sporadici che ne hanno modificato la spazialit con incongrue
pareti posticce, giace oggi in abbandono e in cerca di una nuova funzione; il
futuro interno del Palazzo del Lavoro di Torino secondo il progetto presentato ai
primi di marzo per trasformare quella fu la sede dell'Esposizione Internazionale
del lavoro di Italia '61 in centro commerciale (foto: archivio dell'autore)

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