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Dio secondo la Qabalah1

di A. Franck
adattamento e traduzione di Federico Pignatelli
I cabalisti usano due criteri per parlare di Dio che non fanno, in ogni caso, alcun torto
allunit del loro pensiero. Quando cercano di definirlo, in altre parole caratterizzano i suoi
attributi, e vogliano, quindi, offrirci unidea precisa della sua natura, il loro linguaggio
quello della metafisica; esso si articola con chiarezza su tali elementi ed il linguaggio
desposizione scorrevole. A volte, per, si limitano a rappresentare la Divinit come lente
che bisogna rinunciare interamente a comprendere, estraneo ad ogni forma di cui la nostra
immaginazione ama rivestirlo. In questultimo caso, tutte le loro espressioni sono poetiche e
figurate. Accade allora che, grazie proprio alla stessa immaginazione si oppongono
allimmaginazione;

in

questo

caso,

tutti

loro

sforzi

tendono

a distruggerne

lantropomorfismo, e riconoscendogli delle proporzioni gigantesche, costringono lo spirito


stupito, che non trova cos pi nessun termine di paragone, ad appoggiarsi sullidea
dellinfinito. Il Libro del Mistero interamente scritto in questo stile; purtroppo le allegorie
che utilizza sono troppo spesso degli enigmi, per questo preferiamo, al fine di confermare ci
che abbiamo appena detto, citare un passo dellIdra Rabba.
Schimon ben Jochai ha appena riunito i suoi discepoli. Ha detto loro che giunto il tempo di
lavorare per il Signore, in altre parole di fare conoscere il vero senso della legge, che i giorni
delluomo sono contati, che gli operai sono poco numerosi, e la voce del creditore (la voce
del Signore) sempre pi pressante. Ha fatto loro giurare di non profanare i misteri che
andava a confidar loro, poi, sedendosi tra loro in un campo, allombra degli alberi, si mostr
pronto a parlare nel silenzio dei suoi discepoli. Improvvisamente si ud una voce, ed i loro
ginocchi tremarono per lo spavento. Di chi era questa voce? Era la voce dellAssemblea
Celeste che si riuniva per ascoltare. Rabbi Schimon, pieno di gioia pronunci queste parole:
Signore, non dir, come uno dei tuoi profeti quando ud la voce, sono dominato dallo
spavento. Non pi il tempo del timore, ma quello dellamore, cos com scritto: amerai
leterno tuo Dio.

1 Lo scritto che segue estratto da "La Kabbale ou la philosophie religieuse des Hbreux ", di Ad. Franck Edizioni
Hachette 1843. Pagine 168 -195. La traduzione stata curata dal carissimo Fratello Federico Pignatelli. Tratto da
www.montesion.it

Dopo questintroduzione che non difetta n di ostentazione ma neanche di qualit, segue una
lunga descrizione, interamente allegorica, sulle dimensioni divine.
lAntico degli Antichi, il mistero dei misteri, lignoto degli ignoti. Ha una forma che gli
appartiene, poich ci appare come lAntico per eccellenza, come lAntico degli Antichi,
quanto di pi sconosciuto tra gli ignoti. Ma, sotto questa forma che lo fa conoscere, resta
tuttavia lignoto. Il suo vestito sembra bianco, ed il suo aspetto splendente. seduto su di
un trono di baleni che sottomette alla sua volont. La bianca luce della sua testa illumina
quattrocentomila mondi. Quattrocentomila mondi nati da questa bianca luce sono leredit
dei giusti nella vita a venire. Ogni giorno vede sorgere dal suo cervello tredicimila miriadi di
mondi che ricevono da lui esistenza, e di cui sopporta da solo tutto il peso. Dalla sua testa
scende una rugiada che ridesta i morti e li richiama ad una nuova vita. Per questo scritto:
la tua rugiada una rugiada di luce, lei il cibo dei santi dellordine pi elevato. la manna
che si prepara ai giusti per la vita a venire. Scende nel campo dai frutti sacri. Laspetto di
questa rugiada bianco come il diamante il cui colore presenta tutti i colori... La lunghezza
di questo Viso, dalla cima della testa, di trecentosessanta e dieci volte diecimila mondi. Si
chiama il Lungo Viso; perch tale il nome dellAntico degli Antichi.
Mancheremmo tuttavia alla verit se lasciassimo supporre che il resto deve essere giudicato su
questo esempio. La bizzarria, laffettazione e labitudine cos comune in Oriente, di abusare
dellallegoria fino alla sofisticheria, occupano pi spazio della nobilt e la grandezza. Cos, questa
testa abbagliante di luce per la quale si rappresenta leterno focolare dellesistenza e della scienza,
diviene, in qualche modo, largomento di uno studio anatomico; n la fronte, n la faccia, n gli
occhi, n il cervello, n i capelli, n la barba, niente dimenticato; tutto diventa unopportunit per
enunciare dei numeri e delle proporzioni che ricordano lindeterminato. evidentemente questo
modo di presentare la divinit, che ha promosso, contro i cabalisti, laccusa di antropomorfismo e
quella di materialismo, avanzata da alcuni scrittori moderni. Ma n questa accusa, n la forma che
ne il pretesto, meritano il nostro tempo. Andiamo, invece, a tradurre alcuni passi in cui lo stesso
argomento trattato con una terminologia pi interessante sia per la filosofia sia per la storia
dellintelligenza umana. Il primo che citeremo costituisce un tuttuno abbastanza esteso. Con il
pretesto di fare conoscere il vero significato di queste parole di Isaia: A cosa potrete paragonarmi
che mi sia uguale ci spiega la generazione delle dieci Sephiroth, o principali attributi di Dio e la
natura stessa della divinit, quando ancora si occultava nella sua sostanza.
Prima ancora di avere creato forma in questo mondo; prima di aver prodotto immagini, era solo,
senza forma, non somigliando a niente. E chi potrebbe concepirlo comera allora, prima della

creazione, considerato che non aveva forma? Ecco perch proibito rappresentarlo con qualche
immagine e con qualsiasi forma, persino rappresentarlo con il suo santo nome o con una sola
lettera o con un punto. Tale il senso di queste parole: non avete visto nessuna figura il giorno in
cui leterno vi ha parlato; in altre parole, non avete visto nessuna cosa che possiate rappresentare
con una forma o con unimmagine. Ma dopo avere prodotto la forma dellUomo Celeste, \da halu,
se ne serv come un carro, hbkrm, Mercaba, per scendere. Volle, allora, essere chiamato con
questa forma, che il santo nome di Yhvh. Volle farsi conoscere tramite i suoi attributi; da ciascun
attributo separatamente e si fece chiamare Dio di grazia, Dio di giustizia, Dio onnipotente, Dio
degli eserciti, e Sono chi sono. Il suo scopo era di fare comprendere le sue qualit e come la sua
giustizia e la sua misericordia si distendessero sul mondo e sulle opere degli uomini. Se non avesse
sparso le sue luci su tutte le sue creature, come faremmo a conoscerlo? Come potremmo sostenere
che luniverso colmo della sua gloria? Sventura a chi osasse paragonarlo anche ad uno dei suoi
attributi! Bisogna formularlo al di sopra di tutte le creature e di tutti gli attributi. Ora, quando
libero da queste cose, non c pi n attributo, n immagine, n figura e ci che resta simile al
mare; giacch le acque del mare sono per se stesse senza limite e senza forma; ma quando si
spargono sulla terra, allora producono unimmagine,]wymd, e ci permettono di fare il calcolo che
segue. La sorgente delle acque del mare e il getto che ne fuoriesce per spargersi sul suolo contano
due. Poi si forma un bacino immenso, come quando si scava una vasta profondit; questo bacino
riempito dalle acque uscite dalla sorgente, il mare stesso e deve essere contato come terzo. Ora,
questo immenso bacino si divide in sette canali simili ad altrettanti lunghi vasi in cui fluisce
lacqua del mare. La sorgente, la corrente, il mare ed i sette canali formano insieme il numero
dieci. Se loperaio che ha costruito questi vasi decidesse di romperli, le acque tornerebbero alla
loro sorgente e resterebbero soltanto dei cocci, sterili e senza acqua. Proprio in questo modo la
Causa delle Cause ha prodotto le dieci Sephiroth. La Corona, la sorgente di dove sgorga una luce
senza fine e di l viene il nome dellInfinito, ]ya [ws, Ayn Soph, questo per indicare che la Causa
Prima non ha, in questo stato, n forma n figura. Non esiste allora nessun mezzo per
comprenderla, nessun modo per conoscerla; con riferimento a tutto ci che stato detto: non
meditare su cose che sono al di sopra di te. In seguito si forma un vaso tanto ristretto da contenere
appena un punto o una lettera, ma nel quale, tuttavia, penetra la luce divina, la sorgente della
Saggezza, grazie alla quale la Causa Suprema si fa chiamare, Dio saggio. In seguito costruisce un
vaso immenso come il mare, chiamato Intelligenza: di l deriva il titolo, Dio intelligente.
Sappiamo, tuttavia, che Dio Intelligente e Saggio per sua natura; giacch la saggezza non merita
questo nome per se stessa, ma a causa di Lui che saggio e la produce dalla sua luce; e
lintelligenza non tale per se stessa, ma grazie a Lui che lessere intelligente e la riempie della

propria sostanza. Dovrebbe soltanto ritirarsi per lasciarla interamente inaridita. In tal senso
bisogna intendere le parole: le acque si sono ritirate dal mare, ed il letto del fiume diventato
secco ed arido. Infine, il mare si divide in sette rami, ecco che emergono i sette preziosi vasi che si
chiamano, Misericordia o Grandezza, Giustizia o Forza, Bellezza, Trionfo, Gloria, il Regno ed il
Fondamento. Per questo chiamato, Grande o Misericordioso, Forte, Magnifico, Dio delle
Vittorie, il Creatore cui ogni gloria appartiene e il Fondamento di ogni cosa. questultimo
attributo che sostiene tutti gli altri, come anche la totalit dei mondi. infine, anche il Re
delluniverso; giacch tutto in suo potere, sia voglia diminuire il numero dei vasi ed aumentare la
luce che ne sgorga, sia fare il contrario, se questo gli sembra pi opportuno.
Tutto ci che i cabalisti hanno pensato della natura divina pressoch riassunto in questo brano.
inverosimile, in ogni modo, che non lasci del confuso, anche negli spiriti pi familiarizzati con le
domande ed i sistemi metafisici.
Comprendiamo che occorrerebbe, da una parte, un approfondimento abbastanza ampio; dallaltro, al
contrario, sarebbe utile presentare, sotto una forma contemporaneamente pi sostanziale e precisa,
ciascuno dei principi che sono stati enunciati. Per raggiungere questo doppio scopo senza
compromettere la verit storica, senza avere il timore di sostituire il nostro pensiero a quello di cui
vogliamo essere lo strumento, ridurremo il passaggio appena letto, in un piccolo numero di
proposizioni fondamentali, di cui ciascuna sar chiarita e giustificata da altri brani dello Zohar.
1 - Dio , prima di ogni cosa, lessere infinito; non possibile, conseguentemente, considerarlo n
come linsieme degli esseri, n come la somma dei propri attributi. Ma senza questi attributi e gli
effetti che ne derivano, in altre parole senza una forma determinata, impossibile comprenderlo o
conoscerlo. Questo principio enunciato abbastanza chiaramente quando si afferma che prima
della creazione Dio era senza forma, non somigliando a niente e che, in questo stato, nessuna
intelligenza pu concepirlo. Non volendo limitarci, per, a questa unica asserzione, speriamo che
lo stesso pensiero non sia difficile da riconoscere nelle seguenti parole: Prima che Dio si fosse
manifestato, quando ogni cosa era nascosta ancora in lui, era il meno conosciuto tra tutti gli
sconosciuti. In questa condizione non potrebbe avere altro nome se non quello dellinterrogazione.
Cominci con il formare un punto impercettibile, questo fu il suo pensiero; poi edific con questo
punto una forma misteriosa e santa; infine, la ricopr di un vestito ricco e splendente, intendiamo
luniverso il cui il nome entra necessariamente in quello di Dio.
Ecco quanto si legge nellldra Zouta (la Piccola assemblea) di cui abbiamo pi di una volta
segnalata limportanza: Lantico degli antichi , contemporaneamente, lignoto degli ignoti; si
separa da tutto e, tuttavia, non ne separato; giacch tutto si raccoglie in Lui, come Lui, a sua

volta, si raccoglie in ogni cosa; non c niente che sia al di fuori. Ha una forma, e ,tuttavia, si pu
affermare che non ne ha. Prendendo una forma, ha dato lesistenza a tutto ci che ; inizialmente
ha fatto sgorgare del suo seno dieci luci che brillano grazie alla forma che hanno preso in prestito
da lui, e spargono ovunque un giorno abbagliante, simile ad un faro che diffonde da ogni parte i
suoi raggi luminosi. Lantico degli antichi, lignoto degli ignoti, un faro elevato, che si intuisce
soltanto grazie alle luci che brillano ai nostri occhi con grande splendore. Quanto si indica con il
suo Santo Nome, altro non sono che queste luci.
2 - Le dieci Sephiroth tramite le quali lessere infinito si fa inizialmente conoscere, altro non sono
che gli attributi, i quali, per loro stessi, non hanno nessuna realt sostanziale. In ciascuno di questi
attributi, la sostanza divina presente interamente e nel loro insieme costituiscono la prima, la pi
completa e la pi elevata di tutte le manifestazioni divine. Tale sostanza chiamata uomo primitivo
o celeste, halu \da ]wmdq \da, figura che domina il carro misterioso di Ezechiele e di cui luomo
terrestre, come vedremo in seguito, soltanto una pallida copia. La forma delluomo, dice Schimon
ben Jochai ai suoi discepoli, la forma delluomo racchiude tutto ci che nel cielo e sulla terra, gli
esseri superiori come quelli inferiori. Per questo lAntico degli Antichi lha scelta per la sua.
Nessuna forma, nessun mondo poteva sussistere prima della forma umana; giacch essa racchiude
ogni cosa e tutto ci che , sussiste grazie a lei. Senza di lei, non ci sarebbe mondo, ed in questo
senso che bisogna intendere queste parole: lEterno ha fondato la terra sulla saggezza. Occorre, in
ogni modo, distinguere luomo superiore, alyuld \da, da quello inferiore, attld \da, perch luno non
potrebbe esistere senza laltro. Su questa forma delluomo riposa la perfezione della fede in tutte le
cose; di lei che si vuole parlare quando si afferma che si vedeva al di sopra del carro come la
figura di un uomo; sempre lei che Daniele ha indicato con queste parole: ed io vivo come il figlio
delluomo che veniva con le nubi del cielo, che si avvicin fino allantico dei giorni, ed essi lo
presentarono davanti a lui.
Cos, luomo celeste o la prima manifestazione divina, altro non che la forma assoluta di tutto ci
che , l sorgente di tutte le altre forme, o piuttosto di tutte le idee; in una parola, il pensiero
supremo, quello stesso che, altrove, indicato come il Logos o il Verbo. Non pretendiamo
esprimere qui una semplice congettura, ma un dato storico di cui si apprezzer lesattezza non
appena si avr una conoscenza pi precisa di questo sistema. Tuttavia, prima di procedere, citeremo
ancora queste parole: La forma dellAntico ( il suo nome sia santificato) una forma unica che
abbraccia tutte le forme. la Saggezza suprema e misteriosa che racchiude tutto il resto.
3 - Le dieci Sephiroth, se crediamo agli autori dello Zohar, sono gi indicate nel vecchio
Testamento con altrettanti nomi particolari, consacrati a Dio. Si voluto ritrovarli anche nella

Mischna, allorquando riferisce che Dio ha creato il mondo con dieci parole (\lwuh arbn twrmam
hrcub) o con altrettanti ordini emanati dal suo verbo sovrano. Sebbene tutti ugualmente necessari,
gli attributi e le distinzioni che esprimono non possono farci comprendere la natura divina; la
rappresentano, per, sotto diversi aspetti, i quali, nel linguaggio in uso tra i cabalisti, sono chiamati,
Visi o Persone, ]ypwxrp ]ypna. Schimon ben Jochai ed i suoi discepoli fanno frequente uso di
questa espressione metaforica; ma non ne abusano come invece hanno fatto i loro successori
moderni. Ci fermeremo un poco su questo punto, senza dubbio il pi importante di tutto
linsegnamento della Qabalah; e prima di determinare il carattere particolare di ciascuna delle
Sephiroth, andiamo ad esaminare il problema generale della loro essenza. In poche parole
esporremo le diverse opinioni che tale questione ha fatto nascere tra gli adepti della dottrina. Tutti i
cabalisti inizialmente si sono rivolti queste due domande: perch ci sono le Sephiroth? Che cosa
sono le Sephiroth considerate nel loro insieme, sia in rapporto a se stesse, sia rispetto a Dio? Sulla
prima domanda i testi dello Zohar sono troppo chiari perch diano adito ad ulteriori dubbi. Ci sono
le Sephiroth perch ci sono i nomi di Dio, questi due elementi si confondono nello spirito, giacch
le Sephiroth sono soltanto le idee e le cose espresse dai nomi. Ora, se Dio non pu essere nominato,
o meglio, se di tutti i nomi, nessuno indicasse una cosa reale, non solo saremmo impossibilitati a
conoscerlo, ma non esisterebbe neanche per se stesso; giacch non pu comprendersi senza
intelligenza, n essere saggio senza saggezza, n agire senza potere. La seconda domanda non trova
risposte univoche. Alcuni, basandosi sul principio che Dio immutabile, vedono nelle Sephiroth dei
semplici strumenti del potere divino, delle creature di una natura superiore ma completamente
distinte del primo Essere. Sono quelli che vorrebbero mettere d'accordo il linguaggio della Qabalah
con la lettera della Legge. Altri, spingendo alle estreme conseguenze lantico principio che nulla
viene dal nulla, identificano interamente le dieci Sephiroth con la sostanza divina. Ci che lo Zohar
chiama Ayn Soph, vale a dire lo stesso infinito, , ai loro occhi, linsieme delle Sephiroth, niente di
pi, niente di meno; e ciascuna di loro soltanto un punto di vista differente di questo stesso
infinito cos compreso. Tra queste due opinioni estreme, viene a collocarsi un sistema pi profondo
e pi coerente allinsegnamento originale: senza considerare le Sephiroth come gli strumenti, come
creature e conseguentemente come esseri distinti da Dio, non intende, tuttavia, neanche identificarli
con Lui. Ecco, brevemente, su quali idee riposa. Dio presente nelle Sephiroth, diversamente non
potrebbe rivelarsi tramite esse; ma non vi permane tutto intero; ma soltanto quanto si scopre di lui
sotto queste forme sublimi del pensiero e dellesistenza. Le Sephiroth, infatti, non possono
comprendere mai linfinito, Ayn Soph, che la sorgente stessa di tutte queste forme, e che, in
questa qualit, non ne ha nessuno o, per servirmi dei termini dedicati, mentre ogni Sephirah ha un
nome noto, egli solo non ha, e non pu averne. Dio resta dunque sempre lessere ineffabile,

incomprensibile, infinito, collocato sopra di tutti i mondi che ci rivelano la sua presenza, persino di
quello dellemanazione. Con ci si pensa di evitare anche laccusa di ignorare limmutabilit divina:
giacch le dieci Sephiroth possono essere paragonate ad altrettanti vasi dalle differenti forme o a dei
bicchieri con sfumature di diversi colori. Qualunque sia il vaso con cui vogliamo misurarla,
lessenza assoluta delle cose sempre la stessa; la luce divina, come la luce del sole non cambia
natura a causa del mezzo che attraversa. Aggiungiamo a questo, che tali vasi e mezzi hanno per se
stessi, alcuna realt concreta, nessuna esistenza che gli sia propria; rappresentano soltanto dei
confini in cui la suprema essenza delle cose si racchiusa, i differenti gradi di oscurit di cui la
divina luce ha voluto velare la propria chiarezza infinita, per lasciarsi contemplare. Da tutto questo
deriva che si voluto riconoscere in ogni Sephirah due elementi, o meglio due aspetti differenti:
uno, puramente esterno, negativo, che rappresenta il corpo, il vaso propriamente detto (ylk); laltro,
interiore, positivo che raffigura lo spirito e la luce. cos che si potuto parlare di vasi frantumati
che hanno lasciato sfuggire la luce divina. Questo punto di vista, condiviso anche da lsaac Louria e
da Mos Cordovero, esposto per altro da questo ultimo con logica rigorosa e precisa, quello,
ancora una volta, che crediamo storicamente esatto e sul quale ci appoggeremo con solida fiducia
come base di tutta la parte metafisica del Qabalah. Dopo avere stabilito questo principio generale
sullautorit dei testi e quello dei commenti pi stimati, occorre adesso presentare il ruolo
particolare di ciascuna delle Sephiroth ed i diversi modi in cui si raggruppano, per trinit e per
persone.
La prima e pi elevata di tutte le manifestazioni divine, in una parola la prima Sephirah, la
Corona, rtk, cos chiamata in ragione stessa del posto che gli si riconosce, sopra di tutte le altre. ,
dice il testo, il Principio di tutti i Principi, la Saggezza misteriosa, la corona di tutto ci che vi di
pi elevato, il diadema dei diademi.
Non , per, questa totalit confusa, senza forma e senza nome, questo misterioso sconosciuto che
ha preceduto ogni cosa, anche gli attributi, [ws ]ya. Essa rappresenta linfinito, distinto dal finito; il
suo nome nella Scrittura significa, SONO hyha, perch lessere in s; lessere considerato da un
punto di vista in cui lanalisi non penetra, dove nessuna qualifica ammessa, ma dove, in un punto
indivisibile, entrambe sono riunite. per questo motivo che si chiama, anche, il punto primitivo o
per eccellenza hfwcp hdwqn hnwcar hdwqn.
Quando lignoto degli ignoti volle manifestarsi, cominci con il produrre un punto; fin quando
questo punto luminoso rimase chiuso in Lui, linfinito era ancora completamente ignorato e non
diffondeva nessuna luce. quanto i cabalisti moderni hanno spiegato con una concentrazione
assoluta di Dio nella propria sostanza, \wxmx. questa concentrazione che ha dato nascita allo

spazio primitivo, rywa ]wmdq, che non un vuoto reale, ma un certo grado di luce inferiore alla
creazione. Proprio per questo, Dio, ritirato in se stesso, si distingue da tutto ci che finito, limitato
e determinato; proprio per questo non si pu dire ancora ci che , si indica con una parola che non
distingue nessuna cosa, non-essere ]ya.
Si chiama cos, dice lIdra Zouta, perch non conosciamo, ed impossibile conoscere ci che c
in questo principio; perch non scende mai fino alla nostra ignoranza e che al di sopra della
stessa Saggezza. Non possiamo impedirci di fare notare che si ritrova la stessa idea e persino le
stesse espressioni in uno dei pi vasti e pi celebri sistemi di metafisica di cui la nostra epoca possa
gloriarsi. Tutto inizia, dice Hegel, con lessere puro, che soltanto un pensiero interamente
indeterminato, semplice ed immediato, giacch il vero principio non pu essere altro.... Ma questo
essere puro soltanto la pi pura astrazione; un termine assolutamente negativo, che pu anche,
se si concepisce in una maniera immediata, essere chiamato non-essere. Infine, per ritornare ai
nostri cabalisti, la sola idea dellessere o dellassoluto, considerata del punto di vista che abbiamo
appena considerato, costituisce una forma completa, o, per adoperare il termine dedicato, una Testa,
un Viso; lo chiamano la Testa Bianca, acyr arwwj, perch tutti i colori, in altre parole tutte le
nozioni, tutte i modi determinati sono fusi in lei, oppure lAntico, perch la prima delle Sephiroth.
Soltanto, in questo ultimo caso, occorre prestare attenzione dal confonderla con lAntico degli
Antichi, in altre parole con Ayn Soph stesso, davanti al quale la sua splendente luce soltanto
tenebra. Generalmente si indica con il termine pi generale di Grande Viso, \yypa ]yra,
probabilmente perch rinchiude tutte le altre qualifiche, tutti gli attributi intellettuali e morali di cui
si forma. Il primo, afferma il testo, lAntico, visto faccia a faccia, esso la Testa Suprema, la
sorgente di ogni luce, il principio di ogni saggezza, e non pu essere indicato diversamente che
tramite lunit.
Del seno di questa unit assoluta, ma distinta dalla variet e da ogni unit relativa, fluiscono
simmetricamente due principi in apparenza opposti, ma in realt inseparabili. Uno maschio o attivo,
chiamato la Saggezza, hmkj; passivo o femminile laltro, indicato da una parola che si ha costume
di tradurre con Intelligenza, hnyb. Tutto ci che esiste, dice il testo, tutto ci che stato formato
dallAntico, il cui nome sia santificato, pu sussistere soltanto grazie ad un maschile e ad un
femminile. La saggezza chiamata, anche, il padre; perch ha, si dice, generato ogni cosa. Tramite
le trentadue meravigliose vie con cui si diffonde nelluniverso, impone a tutto ci che , una forma
ed una misura. Lintelligenza, la madre,come scritto: chiamerai lintelligenza con il nome di
madre (Proverbi, II 3). Tuttavia, senza distruggere lantitesi che si viene a determinare come la
condizione generale dellesistenza, si fa talvolta derivare il principio femminile o passivo da quello
maschile. Dalla loro misteriosa ed eterna unione viene in essere un figlio che, secondo lespressione

originale, prendendo al tempo stesso i tratti del padre e quelli della madre, rende testimonianza ad
entrambi. Questo figlio della Saggezza e dellIntelligenza, chiamato anche, a causa della sua doppia
eredit, il figlio primogenito di Dio, la Conoscenza o la Scienza, tud. Queste tre persone
rinchiudono e riuniscono tutto ci che stato e sar; ma esse stesse sono, a loro volta, riunite nella
Testa Bianca, nellAntico degli Antichi, giacch tutto lui, e lui tutto. Si rappresenta ora con tre
teste che ne formano una sola, a volte si paragona al cervello che, senza perdere la sua unit, si
divide in tre parti, e, per mezzo di trentadue fasci di nervi, si diffonde in tutto il corpo, proprio
come, con laiuto delle trentadue Vie della Saggezza, la Divinit si diffonde nelluniverso.
LAntico (sia santificato il suo nome) esiste con tre teste che ne formano una sola; e questa testa
quanto di pi elevato esista tra le cose elevate. E giacch lAntico ( il nome sia benedetto!)
rappresentato con il numero tre, ]ydb tltb \ycrta acydq aqytud, tutte le altre luci che cilluminano
con i loro raggi (le altre Sephiroth) sono anche comprese nel numero tre.
Nel passo che segue, i termini di questa trinit sono un poco differenti; si vede raffigurare Ayn
Soph stesso, ma non vi si ritrova, in compenso, lIntelligenza, probabilmente perch soltanto un
riflesso, una certa espansione o divisione del Logos, di quello che qui indicato come Saggezza.
Ci sono tre Teste scolpite una nellaltra e una al di sotto dellaltra. In questo numero, contiamo
inizialmente la Saggezza misteriosa, la Saggezza nascosta e che non mai senza velo. Questa
Saggezza misteriosa, il principio supremo di ogni Saggezza. Di sotto a questa prima Testa
lAntico (sia santificato il suo nome), il pi misterioso tra i misteri. Viene infine la Testa che
domina tutte le altre; una testa che non una. Quanto racchiude, nessuno lo sa n pu saperlo;
giacch sfugge contemporaneamente alla nostra scienza ed alla nostra ignoranza. Ecco perch
lAntico ( sia santificato il suo nome) chiamato il non-essere. Pertanto, unit nellessere e trinit
nelle manifestazioni intellettuali o nel pensiero, ecco esattamente a cosa si riduce tutto ci che
abbiamo appena detto.
Talvolta i termini, o se si vuole, le Persone di questa trinit sono rappresentate come tre fasi
successive ed assolutamente necessarie nellesistenza come nel pensiero, o, per servirci di
unespressione in uso in Germania, come un processo logico che costituisce nello stesso tempo la
generazione del mondo. Non dubitiamo che qualche stupore possa emergere, soprattutto dopo aver
letto le righe che seguono: Venite e vedete, il Pensiero il principio di tutto ci che ; ma, in
quanto Pensiero, inizialmente ignorato e rinchiuso in se stesso. Quando il Pensiero comincia a
diffondersi, giunge nel luogo in cui diviene lo Spirito: giunto a questo punto, prende il nome di
Intelligenza e non pi, come prima, richiuso in se stesso. Lo spirito a sua volta si sviluppa nel
seno stesso dei misteri di cui ancora circondato, ed egli estrae una Voce che la riunione di tutti i
cori celesti; una Voce che si diffonde in parole distinte ed in parole articolate; giacch viene dello

Spirito. Ma riflettendo a tutti questi gradi, si vede che il Pensiero, lIntelligenza, questa Voce e
questa Parola sono una sola cosa, che il Pensiero il principio di tutto ci che , che nessuna
interruzione pu esistere in lui. Il Pensiero stesso si lega al non-essere e non se ne separa mai. Tale
il senso di queste parole: Yhvh uno ed il suo nome uno.
Ecco un altro passo dove si individua facilmente la stessa idea sotto una forma pi originale e,
secondo noi, pi antica: Il nome che significa SONO, hyha, indica la riunione di tutto ci che , il
grado dove tutte le vie della Saggezza sono ancora nascoste e riunite insieme senza potere
distinguersi le une dalle altre. Ma quando si stabilisce una linea di demarcazione; quando si vuole
indicare la madre che porta nel suo seno ogni cosa e sul punto di metterle alla luce per rivelare il
nome supremo, allora Dio dice di lui: IO SONO, hyha rca. Infine, quando tutto ben formato ed
uscito del seno materno, quando ogni cosa al suo posto e si vuole indicare sia lindividuo sia
lesistenza, Dio si chiama Yhvh, o, IO SONO CHI SONO, hyha rca hyha. Tali sono i misteri del
Santo Nome rivelato a Mos, e di cui nessun altro uomo condivideva la conoscenza.
Il sistema dei cabalisti non riposa dunque semplicemente sul principio dellemanazione o sullunit
di sostanza; essi si sono spinti oltre; come si consta, hanno insegnato una dottrina abbastanza simile
a quella che i metafisici della Germania considerano oggi come la pi grande gloria del nostro
tempo, hanno creduto allidentit assoluta del pensiero e dellesistenza; e di conseguenza il mondo,
come vedremo in seguito, non poteva essere ai loro occhi che lespressione delle idee o delle forme
assolute dellIntelligenza: in una parola, ci lasciano intravedere ci che pu la riunione di Platone e
di Spinoza. Affinch non resti alcun dubbio su questo fatto importante, e per mostrare nello stesso
tempo che i pi istruiti tra i cabalisti moderni sono rimasti fedeli alle tradizioni delle origini,
andiamo ad aggiungere ai testi che abbiamo tradotto dello Zohar un passo molto importante dei
commenti di Cordovro. Le prime tre Sephiroth, vale a dire: la Corona, la Saggezza e
lIntelligenza devono essere considerate come una sola e identica cosa. La prima rappresenta la
Conoscenza o la Scienza, la seconda chi Conosce, e la terza ci che Conosciuto. Per spiegare
questa identit, bisogna sapere che la Scienza del creatore non come quella delle creature;
giacch, da queste ultime, la Scienza distinta dal soggetto della Scienza e si esercita su degli
oggetti che, a loro volta, si distinguono dal soggetto. quanto si intende con questi tre termini: il
pensiero, chi pensa e ci che pensato. Il creatore , al contrario, contemporaneamente la
Conoscenza, chi conosce e ci che conosciuto. Il suo modo di conoscere, infatti, non consiste nel
dirigere il suo pensiero sulle cose che sono fuori di lui; conoscendosi e sapendosi che conosce e
vede tutto ci che . Niente esiste che non sia unito a lui e che non si trovi nella sua propria
sostanza. il tipo, swpd tipus, di ogni essere e tutte le cose esistono in lui con le loro forme pi
pure e pi complete; in modo tale che la perfezione delle creature in questa esistenza stessa con

la quale si trovano unite alla sorgente del loro essere, e come se ne allontanano, decadono da
questo stato cos perfetto e cos sublime. E cos che tutte le esistenze di questo mondo hanno la
loro forma nelle Sephiroth, e le Sephiroth nella sorgente da cui emanano.
I sette attributi di cui ancora ci resta a parlare e che i cabalisti moderni hanno chiamato le Sephiroth
della costruzione, ]ynbh twryps, probabilmente perch rispondono pi direttamente alledificazione
del mondo, si sviluppano, come i precedenti, sotto forma di trinit in ciascuna dalle quali due
estremi sono uniti da un termine medio. Dal seno del pensiero divino, giunto per se stesso alla sua
pi completa manifestazione, emergono inizialmente due principi opposti, uno attivo o maschile,
laltro femminile o passivo. Il carattere del primo si trova nella Grazia o nella Misericordia, dsj; il
secondo rappresentato dalla Giustizia, ]yd . Ma facile intuire per il ruolo che svolgono
nellinsieme del sistema che questa Grazia e questa Giustizia non devono essere prese alla lettera; si
tratta piuttosto di ci che chiameremmo lestensione e la concentrazione della volont. dalla
prima, infatti, che emergono le anime virili, e dalla seconda, quelle femminili. Questi due attributi
sono anche chiamati le due Braccia della Divinit: uno elargisce la vita e laltro la morte. Il mondo
non potrebbe sussistere se rimanessero separati; ed anche impossibile che si impieghino
separatamente, perch, secondo lespressione originale, non c Giustizia senza Grazia; cos vanno
a riunirsi in un centro comune che la Bellezza, trapt, e il cui il simbolo materiale il petto o il
cuore.
A. FRANCK

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