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Interviste / Politiche del contemporaneo

La crisi perpetua come strumento di potere.


Conversazione con Giorgio Agamben
Di Redazione LC 2 ottobre 2013
Intervista uscita in tedesco il 24 maggio 2013 sul Frankfurter Allgemeine Zeitung e poi
pubblicata in inglese dalla casa editrice Verso il 4 giugno 2013. La traduzione di Nicola
Perugini.

Un impero latino contro il dominio tedesco?

Rembrandt, Il rapimento di Europa (1632)


Professor Agamben, quando lo scorso marzo ha proposto lidea di un impero latino
contro il dominio tedesco in Europa, simmaginava che questa idea avrebbe avuto una
tale risonanza? Nel frattempo il suo saggio stato tradotto in molte lingue e discusso
appassionatamente in mezzo continente
Giorgio Agamben: No, non me lo aspettavo. Ma credo nella forza delle parole, quando sono
pronunciate al momento giusto.
La frattura dentro lUnione Europea davvero una frattura tra economie e modi di vita
germanico del nord e latino del sud?
G.A.: Vorrei chiarire il fatto che la mia tesi stata esagerata dai giornalisti e quindi fraintesa.
Il titolo del mio articolo, Limpero latino al contrattacco![1], stato scelto dalla redazione
di Libration ed stato ripreso dai media tedeschi. Non ho mai utilizzato quella frase. Come

potrei contrapporre la cultura latina a quella tedesca, quando qualsiasi europeo dotato
dintelligenza sa che la cultura italiana del Rinascimento o della Grecia classica sono oggi
parte integrante della cultura tedesca, la quale le ha riformulate e se n appropriata!
Dunque non una questione di impero latino dominante o di tedeschi ignoranti?
G.A.: Lidentit di ogni cultura europea unidentit di frontiera. Un tedesco come
Winckelmann o Hlderlin potrebbe essere pi greco dei greci. E un fiorentino come Dante
potrebbe sentirsi tedesco quanto limperatore Federico II di Svevia. Questo ci che
caratterizza lEuropa: una particolarit che non smette di oltrepassare le frontiere nazionali e
culturali. Loggetto della mia critica non era la Germania, ma il modo in cui lUnione
Europea stata costruita, vale a dire su base esclusivamente economica. Dunque, in questo
processo di costruzione sono state ignorate sia le nostre radici culturali e spirituali, sia quelle
politiche e giuridiche. Se ci stato interpretato come una critica alla Germania, perch la
Germania, a causa della sua posizione dominante e nonostante la sua eccezionale tradizione
filosofica, oggi sembra incapace di concepire unEuropa fondata su qualcosa di diverso
dalleuro e dalleconomia.
In che senso lUnione Europea ha negato le sue radici politiche e giuridiche?
G.A.: Quando parliamo di Europa oggi, ci troviamo di fronte allenorme repressione di una
verit tanto dolorosa quanto ovvia: la cosiddetta costituzione europea illegittima. Il testo
varato con questo nome non mai stato votato dai popoli europei. Quando stato messo ai
voti, ad esempio in Francia e Olanda nel 2005, stato rifiutato con forza. Quindi, dal punto di
vista legale, ci che abbiamo non una costituzione, bens un trattato concordato tra governi:
diritto internazionale, non diritto costituzionale. Recentemente un esperto tedesco di diritto
molto rispettato come Dieter Grimm ci ha ricordato che la costituzione europea manca di un
elemento democratico fondamentale, poich ai cittadini europei non stata concessa
possibilit di esprimersi in merito. E ora lintero progetto di ratifica popolare stato
congelato.
proprio questo il famoso deficit democratico del sistema europeo
G.A.: Non dovremmo perdere di vista questo elemento. I giornalisti, soprattutto in Germania,
mi hanno accusato di non capire nulla di democrazia, ma farebbero bene a prendere in
considerazione il fatto che lUnione Europea innanzitutto una comunit fondata su trattati
tra stati camuffati con una costituzione democratica. Lidea di Europa come potere
costituente uno spettro che nessuno si azzarda pi a evocare. Tuttavia solo con una
costituzione valida che le istituzioni europee potrebbero riacquisire legittimit.
Questo significa che lei vede nellUnione Europea unentit illegale?
G.A.: Non illegale ma illegittima. La legalit una questione di regole con cui si esercita il
potere; la legittimit il principio che sta alla base di queste regole. I trattati legali non sono
mere formalit poich riflettono una realt sociale. Per cui chiaro che unistituzione senza
una costituzione non pu seguire politiche sincere, e che ogni stato europeo continua ad agire
secondo interessi egoistici e oggi ci significa chiaramente interessi economici. Il minimo
comun denominatore di questa comunit si manifesta in maniera chiara quando lEuropa
agisce come un vassallo degli Stati Uniti e prende parte a guerre che non sono fondate su
alcun interesse comune, n sulla volont dei popoli. Alcuni stati fondatori dellUnione
Europea come lItalia, con le sue molte basi americane assomigliano pi a dei protettorati
che a degli stati sovrani. Nelle questioni politiche e militari c un Alleanza Atlantica, ma
certamente non unEuropa.
Dunque lei allUnione Europea preferirebbe un imperium latino, al cui stile di vita i
germanici dovrebbero adattarsi
G.A.: No, forse ho ripreso il progetto di imperium latino di Alexandre Kojve in maniera
provocatoria. Nel Medioevo quanto meno le persone sapevano che lunione di societ
politiche diverse doveva significare qualcosa di pi che una societ esclusivamente politica.
A quel tempo, il legame andava cercato nella cristianit. Oggi credo che questa
legittimazione vada cercata nella storia dellEuropa e nelle sue tradizioni culturali. A

differenza degli asiatici e degli americani, per cui la storia significa qualcosa di
completamente diverso da come noi la intendiamo, gli europei incontrano sempre la verit
nel dialogo con il proprio passato. Per noi il passato non significa solo uneredit o una
tradizione culturale, ma una condizione antropologica di fondo. Se ignorassimo la nostra
storia potremmo solo penetrare nel nostro passato in maniera archeologica. Il passato
diventerebbe per noi una forma di vita distinta. LEuropa ha una relazione speciale con le sue
citt, i suoi tesori artistici, i suoi paesaggi. In questo consiste lEuropa. E in questo risiede la
sua sopravvivenza.
Quindi lEuropa innanzitutto una forma di vita, una sensazione storica di vita?
G.A.: S, ed per questo che nel mio articolo ho insistito sul fatto che dobbiamo preservare
le nostre peculiari forme di vita. Quando gli Alleati hanno bombardato le citt tedesche,
sapevano che avrebbero potuto distruggere lidentit tedesca. Allo stesso modo, gli
speculatori stanno distruggendo il paesaggio italiano con il cemento, le autostrade e le
superstrade. Questo non significa solo derubarci di ci che possediamo, ma anche della
nostra identit storica.
Allora lUnione Europea dovrebbe valorizzare le differenze al posto
dellarmonizzazione?
G.A.: Forse non esiste un altro posto al mondo in cui percepibile una tale variet di culture
e di forme di vita come in Europa. A mio avviso, in passato la politica si esprimeva nellidea
di impero romano, poi di impero romano-germanico. Linsieme ha sempre lasciato intatte le
particolarit dei popoli. Non facile prevedere cosa possa emergere oggi al posto di questo
modello. Ma sicuramente unentit politica che prenda il nome di Europa non pu che
muovere i suoi passi dalla consapevolezza del passato. per questa ragione che la crisi
attuale mi sembra cos pericolosa. Dobbiamo immaginare lunit nella piena consapevolezza
delle differenze. Invece negli stati europei le scuole e le universit quelle stesse istituzioni
che dovrebbero tramandare la nostra cultura e stimolare il contatto tra passato e presente
vengono demolite ed economicamente indebolite. Questo indebolimento va di pari passo con
una crescente museificazione del passato. Un processo che sta prendendo piede in molte citt,
trasformate in zone storiche in cui gli abitanti sono costretti a sentirsi turisti negli spazi in cui
vivono.
Questa museificazione strisciante va di pari passo con un impoverimento strisciante?
G.A.: ormai chiaro che dobbiamo far fronte a problemi la cui natura non solamente
economica. La questione lesistenza dellEuropa nel suo insieme a partire dalla nostra
relazione con il passato. Lunico posto in cui il passato pu vivere il presente. E se il
presente non percepisce pi il proprio passato come un qualcosa di vivo, le universit e i
musei diventano problematici. evidente che in Europa vi sono forze che cercano di
manipolare la nostra identit tagliando il cordone ombelicale che ci lega al nostro passato. In
questo modo le differenze vengono cancellate. Ma lEuropa pu essere il nostro futuro se
chiariamo a noi stessi che questo futuro significa prima di tutto il nostro passato. Un passato
che si cerca sempre pi di liquidare.
Dunque questa crisi la forma di espressione di un sistema di governo che si applica alle
nostre vite quotidiane?
G.A.: Il concetto di crisi ormai divenuto il motto della politica moderna, e da tempo fa
parte di tutte le sfere della vita sociale. La parola stessa esprime due radici semantiche: una
medica, che si riferisce al percorso di una malattia, e una teologica, che si riferisce al
Giudizio Universale. Tuttavia oggi entrambi i significati si sono trasformati, annullando la
loro relazione con il tempo. Crisi nellantica medicina significava giudizio, il momento
decisivo in cui il dottore si rendeva conto se il paziente sarebbe sopravvissuto o no. Invece
lattuale interpretazione della nozione di crisi si riferisce a uno stato permanente. Dunque
questa incertezza si estende al futuro, indefinitamente. La stessa cosa vale per il senso
teologico di crisi: il Giudizio Universale non era separabile dalla fine del tempo. Invece oggi

il giudizio viene separato dallidea di fine e posticipato ripetutamente. Cos la prospettiva di


una decisione senza fine, un interminabile processo decisionale che non si conclude mai.
Questo significa che la crisi del debito, la crisi della finanza statale, della moneta,
dellUnione Europea, sono crisi senza fine?
G.A.: Oggi la crisi divenuta uno strumento di governo. Essa serve a legittimare decisioni
politiche ed economiche che di fatto privano i cittadini di qualsiasi possibilit di decisione.
Questo estremamente chiaro in Italia, dove si formato un governo nel nome della crisi e
Berlusconi tornato al potere contro la volont degli elettori. Questo governo illegittimo
tanto quanto la cosiddetta costituzione europea. I cittadini europei devono rendersi conto che
questa crisi senza fine come qualsiasi stato di emergenza incompatibile con la
democrazia.
Quali prospettive restano allEuropa?
G.A.: Dobbiamo iniziare con la riscoperta del significato originario della parola crisi,
intesa come momento di giudizio e scelta. LEuropa non pu continuare a posticipare a un
futuro indefinito. Molti anni fa il filosofo Alexandre Kojve, un alto rappresentante di ci che
poi sarebbe stata lEuropa nel suo stadio embrionale, ipotizzava che lhomo sapiens era
giunto alla fine della sua storia e che erano rimaste solo due possibilit. O lAmerican way
of life, che Kojve vedeva come una sorta di vegetazione post-storica. O lo snobismo
giapponese, una forma di celebrazione di rituali vuoti di una tradizione privata di qualsiasi
significato storico. Penso che lEuropa possa rendersi conto dellesistenza di unalternativa,
di una cultura che rimanga sia umana sia vitale, poich in dialogo con la sua propria storia e
quindi in grado di acquisire una nuova vita.
LEuropa, intesa come cultura e non solo come spazio economico, potrebbe dunque
offrire una risposta alla crisi?
G.A.: Per oltre duecento anni le energie umane europee si sono focalizzate sulleconomia.
Molti elementi indicano che per lhomo sapiens giunto il momento di riorganizzare lazione
umana al di l di questa dimensione esclusivamente economica. qui che lEuropa pu
offrire il suo contributo al futuro.

Note
[1] Qui una traduzione italiana dellarticolo.
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Tags: crisi finanziaria, democrazia, Giorgio Agamben, impero latino, Unione Europea

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