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uesto libro un piccolo tassello di un grande progetto che si prefigge come fine
di rovesciare il rapportO perverso fra la ineludibile realizzazione delle infrastrutture necessarie al nostro paese e quell'immenso patrimonio culturale, spesso misconosciutO o trascuratO, che la nostra vera ricchezza. Da un lato dunque si intende
operare in modo che da oggi in poi ogni nuova opera sia programmata e realizzata in
stretto contatto con archeologi e stOrici dell'arte, dall'altro si far in modo di assicura re una migliore fruibilit dei beni culturali posti in relazione con le infrastrutture
esistenti, potenziando i collegamenti ma promuovendo anche la conservazione e il
res tauro di siti, monumenti o strutture compromessi da interventi pregressi.
Ne ll'ambitO di questO progetto un ruolo centrale svolto dal recupero del grande sistema infrastrutturale dei Romani, costituito da strade, ponti, viadotti e gallerie, i cui
egni, talvolta [abili, talaltra imponenti o addirittura intatti punteggiano ancora il nostro territOrio: il sistema viario romano fu infatti un fondamentale fattore di civilt
nella fase della conquista e poi della stabilizzazione dell'Impero, in quanto si inseriva
in un va to programma politico di penetrazione e controllo. Man mano che procedeva la presa di possesso di nuove terre, i Romani progettavano e co truivano una rete
stradale organica e capillare, grazie alla quale le citt e le province venivano via via
aldate a Roma e fra loro in un rapporto inscindibile: attraverso tale rete si occupavano e valorizzavano nuove regioni, si praticavano attivit commerciali e soprattutto si
favorivano quell'integrazione e quello scambio fra popoli anche moltO diversi, quell'o mogeneizzazione della lingua e della mentalit, quell'amalgama spirituale e culturale, che resero unico e irripetibile l'ecumene soprannazionale realizzato dai Romani.
Proprio per il grande valore attribuito in antico alla viabilit, la conoscenza dei tracciati allora utilizzati e dei manufatti talora anche molto arditi e impegnativi che essi
r ichiesero diventa un momento fondamentale per chi si occupi delle infrastrutture
moderne: in effetti, tanta fu la perizia tecnica degli ingegneri romani e tantO avanzate le conoscenze geomorfologiche e pedologiche dimostrate nelle scelte dei percorsi,
che le direttrici viarie allora realizzate sono spesso sopravvissute nel corso dei secoli,
costituendo ancor oggi uno dei pi importanti monumenti (nel senso etimologico del
te rmine, ovvero memoria ) del nostro passatO. Ci apparso ben evidente quando
a bbiamo confrontato le direttrici portanti del sistema stradale romano con la nuova
gra nde progettazione infrastrutturale a dimensione europea: il corridoio 5 (LisbonaKiev), il corridoio 1 (Berlino-Palermo), il corridoio 8 (Bari-Varna ) e il corridoio Geno va-Rotterdam, che costituiscono la griglia portante della nuova Europa, ripercorro-
no infatti i grandi assi di collegamento tracciati dai Romani, sia in senso est ovest, dalla Gallia alla Pannonia, sia verso le province settentrionali della Rezia e del Norico.
Il libro che qui si presenta nasce dunque da una esigenza conoscitiva: per la prima
volta si cercato di riunire in un quadro completo tutte le strade pi importanti che
innervarono la penisola in et romana, aprendola anche alla comunicazione con
l'Oltralpe, cos da offrire una visione d'insieme dell 'ossa tura viaria di cui l'Italia venne allora dotata. Esso tuttavia, pur nel rigore scientifico del metodo e dell'impostazione, non intende rivolgersi solo a un pubblico di addetti ai lavori, ma anzi si propone un intento divulgativo, che a ben vedere vuoi dire formativo e dunque a pieno
titolo culturale. Ripercorrendo - realmente o solo sulla carta - il tracciato delle principali direttrici viarie antiche, comprendendone il loro significato storico e riconoscendone la continuit nel tempo, il lettore o il viaggiatore curioso saranno accompagnati alla scoperta del loro passato per una migliore comprensione del presente e una
pi attenta e consapevole programmazione del futuro .
,
ella produzione editoriale del Touring riguardante il nostro paese - cospicua e assai
variegata, ma sempre fedele al proposito di "far conoscere l'Italia agli italiani" non infrequente la pubblicazione di opere monografiche di speciale importanza e significato, opere che scavano a fondo un tema non ancora sistematicamente affrontato e, dopo averne riordinato i diversi elementi, lo affidano alla chiarezza del messaggio divulgativo, per spostare la conoscenza a una frontiera pi avanzata e anche per stimolare altri approfondimenti. Il volume Le strade dell'Italia romana tra questi. Sulle antiche consolari si presume in genere di conoscere molto, mentre in realt non sufficiente l'effetto semantico indotto dall'assegnazione ad alcune moderne statali di nomi evocativi quali Appia, Cassia, Aurelia, Emilia e cos via, per penetrare il profondo
significato del sistema stradale romano e le pregnanti conseguenze che esso ha avuto
sugli sviluppi della civilt italiana ed europea .
Gli autori di questo libro sono approdati a risultati di singolare interesse, col mostrare, ad esempio, che ripercorrere un itinerario antico aiuta a capire il paesaggio attuale, per l'esistenza di numerosi toponimi ad esso collegati, per l'organizzazione delle
citt impostate sulle direttrici del passato, per la permanenza di insediamenti giustificati dalle agglomerazioni sorte attorno alle stazioni di sosta, per l'assetto delle campagne orientate col sistema della centuriazione romana . Risultato altrettanto importante stato l'invito che il tracciato di una strada romana porge a esplorare luoghi
meno battuti, e tuttavia suggestivi, e a scoprire un'Italia minore tanto pi ricca di fascino quanto pi appartata. La proposta di itinerari di visita specifici lungo tratti
stradali antichi equivale a promuoverne la valorizzazione all'interno di aree archeologiche fruibili anche da un pubblico non specializzato, come quella aperta di recente lungo l'Appia da Fondi verso Itri.
L'assunto a cui il volume si rif in questa indagine su una imperdibile memoria dell'Italia antica, che le strade romane rappresentino un patrimonio prezioso della nostra ricchezza culturale. Per questo l'indagine cos peculiare e analitica, e, nei frutti,
cos sistematica, tanto da dar vita, per la prima volta, a una trattazione esaurientemente unitaria di una poderosa 'costruzione' plurisecolare che, per i valori che ci ha
trasmesso, non soltanto di carattere ingegneristico, ma investe il concetto stesso di
progresso.
Roberto Ruozi
Presidente del Touring Club Italiano
Sommario
Come consultare la guida
Apparati introduttivi
Introduzione storica
Significato e ruolo del sistema stradale romano
Organizzazione, cursus publicus e trasporti
Evoluzione storica dei percorsi
Prospetto cronologico
Aspetti tecn ici
Tracciato e tecnica di costruzione
La costruzione di una strada romana:
la testimonianza di un poeta
Infra trutture: ponti, viadotti, tagliate gallerie
Stazioni di sosta: mansiones e mutationes
Dalla via per colles alla via per cryptam:
la Crypta Neapolitana
Strumenti e metodi per la ricostruzione
dei percor i tradali
Fonti letterarie e itinerarie
Fonti epigrafiche
Altri strumenti di ricerca
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Via Flaminia
79
La gola del FurIo
84
mNERARIO La Flaminia occidentale
86
Via Ca sia
88
Via Clodia
91
Via Aurelia
93
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Un 'alternativa alla via Allrelia: il viaggio per mare
di Rutilio anzaziano
98
La rete viaria minore nell'Italia cenrrale
100
Le strade dell'italia meridionale e delle isole
109
Via Domiziana
110
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112
Via Traiana e "Traiana Calabra
114
Via Popillia-Annia
120
mNERARIO Dal fiume Tnagro al Vallo di Diano
126
Via Valeria
128
Via da Porro Torres a Cagliari
132
Via liroranea occidenrale
134
Le strade urbane in Sardegna
135
La rete viaria minore nel Sud e nel le isole
137
Le strade dell'italia settentrionale
141
Via Emilia
142
mNERARlO Un percorso sulle vie consolari e centuriali
tra Rimini, Cesena e Campiano
146
Via Popillia
148
Via Annia
151
Via Posrumia
155
La via Postumia in Tacito
158
mHERARIO La via Postumia a Verona
161
164
Via da Milano ad Aquileia
165
Brescia
La rete viaria minore nell'Italia settentrionale
168
Le vie della transumanza nell'Italia nord-orientale 170
173
174
176
178
190
194
197
200
202
204
248
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256
52
57
67
77
86
112
126
146
161
177
185
80
122
158
182
188
192
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INFORMAZIONI GENERALI
INFORMAZIONI UTILI
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CARTIGLI
TESTO
I RIQUADRI BLU
Nei riquadri blu, citazioni storiche, descrizioni di aree
archeologiche o monumenti, ma anche riferimenti alla
letteratura e al cinema, notizie curiose e aneddoti legati
ai luoghi presi in esame, rappresentano interessanti
"diversioni " dal testo principale.
RIQUADRI GIALLI
Approfondiscono temi di
carattere storico e
archeologico trattati nel testo.
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I PROFILI ALTIMETRICI
Per alcune strade, il relativo tracciato, con le tappe principali, viene
rappresentato nel suo sviluppo "verticale"; in base cio all'altitudine, rispetto
allivello del mare, dei vari tratti che lo compongono. I profili permettono
di visualizzare con immediatezza la pendenza delle strade,
gli ambienti e i paesaggi che esse attraversavano e al tempo stesso
anche le difficolt legate, nell'antichit, alla loro realizzazione.
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pi vi;ibili, quali 'arco dedicato a Traiano, un ~ondo arco innrolato a L io Vero e il tempio di :-'larte Gradivo,
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LE INFORMAZIONI UTILI
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In tutta Europa, dalla Penisola Iberica al
Mar Nero, comune imbattersi in tratti di
strada romana sufficientemente ben conservati o in manufatti stradali, quali ponti
e gallerie, ancora oggi capaci di destare
ammirazione per le loro condizioni relativamente buone. Sulle loro modalit costruttive era la legge a esprimersi: nel caso
di viae stratae, cio lastricate, la pavimentazione doveva essere fatta con bsoli costituiti da materiali lapidei 'eterni', lapidi-
bus perpetuis.
Se in Europa permane una rete materiale
cos cospicua - lunga approssimativamente centomila chilometri - di manufatti viari dell'antichit arrivati sino a noi in parte
'in versione originale', in parte come conservazione dell'impianto di allora, lo dobbiamo agli artefici statali di venti secoli fa.
All'avvento della modernit nel campo dei
trasporti, con le ferrovie e gli autoveicoli,
le strade in funzione in Europa, nonostante le parziali innovazioni di Napoleone (il
primo a pensare di nuovo alla medesima
scala continentale dei Romani) erano ancora quelle dell'antichit.
L'antico implicazione
del moderno
Ventitr secoli fa come oggi. Via Aurelia,
Via Cassia, Via Flaminia, Via Salaria, Via
Tiburtina-Valeria, Via Casilina, Via Appia,
Via Ostiense, Via Emilia, Via Domiziana,
Via Fiacca, Via Flavia, Via Postumia, Via
Egnatia, Via Claudia, Via Amerina, Via
Veientana esistono, sono realt vive, sono
altrettante denominazioni contemporanee
di moderne strade statali, con tanto di numero. Cos come le vediamo, sono arterie
di oggi, analoghe alle tante che ci sono in
Europa; sono manufatti viari realizzati
dall' Anas, l'organismo pubblico di pro-
VENTITRE SECOLI
Il ruolo dell'Anas
L'Anas uno degli enti gestori di infrastr utture che si trovano a interagire con
va lori propri del bene culturale, in questa
peculiare forma di reviviscenza di 'antiche'
funzioni e nel coinvolgimento di un patrimonio storico quale quello delle antiche linee di comunicazione, lavorando ogni
gio rno sulla attualit di quei veri e propri
sottos istemi territoriali che si chiamano,
rispettivamente, SS n. 7, SS n. 1, SS n. 9,
SS n. 2, SS n. 53, SS n. 379, SS n. 205, SS
n. 15, SS n. 213 eccetera; o, indifferentemente, Via Appia, Via Aurelia, Via Emilia,
Via Cassia, Via Postumia, Via Egnazia, Via
Amerina, Via Flavia, Via Fiacca e cos via
(e non rilevante, ai fini di fissare il pensiero, la circostanza che alcune di queste
siano state fatte oggetto dei recenti provved imenti di decentramento nell'ambito
del federalismo stradale). L'Anas, in altri
termini, si trova a interagire con il superiore valore storico e culturale presente in beni infrastruttura li 'sistemici' (o in loro parti), inseriti in insiemi contestuali e in sottosi temi di natura eminentemente funzionale, interessati dall'esercizio e sottoposti alla condizione di apertura al traffico. Sotto
la galleria stradale del Furio sulla via Flaminia, nelle Marche, rimasta come
l'hanno lasciata i Flavi, ancor oggi possibile tran itare, cos come con i veicoli di
oggi si pu transitare sul ponte di Augusto
e Tiberio a Rimini e sui ponti antichi di
Roma: Milvio, Elio-Sant' Angelo, Cestio e
Fabricio o Quattro Capi. A Terracina, la
Via Appia moderna passa ancora per il taglio del Pisco Montano realizzato da
Traiano.
Ai soggetti gestori come l'Anas inevitabilmente affidato, insieme alla gestione
delle moderne arterie, l'esercizio di questi
interventi antichi e non dovrebbe essere
possibile continuare ad operare mantenendo cesure tra ambito tecnico ingegneristico
moderno e tutela e valorizzazione archeo-
DI STRADE CONSOLARI
competenti. l on mancano I
precedenti di aree archeologiche il cui onere di gestione
ostenuto dal gestore di infrastruttura: tuttavia, curio o che un tale impegno
mecenatistico sinora non abbia avuto ad oggetto insiemi
archeologici significativi in
cui ri ultasse prevalenre la
natura stradale, ingegneri tica e infrastruttura le.
Anche sul fronre della conoscenza organizzata In particolare dei riferimenti topografici, si potrebbe fare molto: ad esempio, l'Anas potrebbe mettere a disposizione, per fini di studio, analisi
e gestione delle consistenze archeologiche,
il proprio sistema informativo territoriale
georeferenziato del patrimonio stradale,
trovando, se richiesti, anche gli opportuni
interfaccia con i istemi in uso presso il
Mini tero per i Beni e Attivit Culturali .
L'avvio della collaborazione con i Dipartimenti dell'Universit con le Soprintendenze, con il Touring Club Italiano sul versante delle ricerche, della divulgazione e delle
pubblicazioni significher per l'Anas essere ' ulla strada giu ta' per tenere fede a
quella speciale qualit di ge tore stradale e
auto tradale derivante dalla circostanza
che tante arterie di competenza dello Stato
non hanno semplicemente valore e natura
di beni infrastrutturali, ma anche di testimonianze materiali aventi valore di civilt,
di beni culturali . Fruire di una consolare
moderna non ar mai come entrare in un
museo. E tuttavia questo non significa che
non si debbano attuare tutte le azioni di
tutela necessaria alla migliore trasmissione
al futuro della con istenza archeologica intrecciata con le arterie moderne e che ai
viaggiatori di oggi, ulle strade di oggi, sia
negato di dialogare con manufatti stradali
anrichi parsi nel territorio, che ono l, a
portata di mano.
Stefano Baietti
n ro UZ10ne S onca
Proporre un quadro completo ed esaustivo
del sistema stradale di epoca romana in
Italia si rivelato fin dall'inizio un'impresa
oltremodo complessa: numerose sono infatti le strade la cui esistenza testimoniata da un nome, derivato da quello del loro
costruttore o dal centro cui erano dirette e
tramandato dalle fonti (autori antichi, documenti itinerari o iscrizioni di vario genere ), ma altrettante, se non di pi, sono
quelle 'anonime', riconosciute per brevi o
lunghi tratti sul terreno. Ancor maggiori
poi sono divenute le difficolt quando si
cercato di fissarne sulla carta il tracciato o
di suggerire i modi per ripercorrerlo: di
molte strade si possono ricostruire le direttrici di massima, ma molteplici rimangono, nonostante gli studi ad esse dedicate,
le incertezze, sia per l'esistenza di possibili
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per il mutare del contesto ambienta le nei
secoli, sia per l'affermarsi di tradizioni locali che hanno esaltato il ruolo di percorsi
minori
o pi tardi.
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E stato dunque necessario operare una
scelta, di percorsi e di metodo. Pur nel tentativo di fornire una rassegna pi compieta possibile, si sono quindi privilegiate le
'grandi' strade, grandi soprattutto per il significato che hanno avuto nel processo di
espansione di Roma, prima verso il Lazio
e le aree contermini, poi verso il resto dell'Italia e infine, superate le Alpi, in direzione delle province. A queste 'grandi' strade
tata dedicata una descrizione ampia,
mirante non solo a illustrarne la direttrice
(secondo le ipotesi pi consolidate, pur
senza trascurare un cenno anche alle possibili alternative), ma anche a inquadrare la
strada dal punto di vista storico, per il
ruolo svoltO nel tempo. L'appassionatO o il
curioso pu quindi ripercorrerne il traccia-
INTRODUZIONE STORICA
ne, il geografo e corico greco di et augustea, venuto dal Ponto Eusino e instancabile viaggiatore, che pur riferendo i in particolare alla citt di Roma, delinea un quadro estendibile a tutto il mondo romanizzato: Mentre infatti i Greci ritenevano di
aver raggiunto il loro massimo scopo con
la fondazione delle citt, perch si erano
preoccupati della loro bellezza, della sicurezza, dei porti e delle risorse naturali del
pae e, i Romani hanno pensato soprattutto a ci che quelli avevano trascurato: a
pavimentare vie, a incanalare acque, a costruire fogne.( ... ) Selciarono anche le vie
che passano attraverso tutto il territorio,
provvedendo a tagliare colline e a colmare
cavit, cosicch i carri potes ero accogliere
i carichi delle imbarcazioni; le fogne, coperte con volte fatte di blocchi uniformi,
talvolta lasciano il passaggio a vie percorribili da carri di fieno (V, 7, 8).
Da altri autori giungono informazioni circa la gerarchia delle strade: vie pubbliche,
costruite dallo stato, cui competeva la manutenzione (inizialmente tramite la magistratura degli edili, poi con funzionari
chiamati curatores viarum ); vie vicinali,
che collegavano tra loro le vie pubbliche e
gli insediamenti minori, la cui manutenzio-
". .
;
"
.
-.
APPARATI INTRODUmVI
INTRODUZIONE STORICA
EvoLuzione storica
dei percorsi
La nascita stessa e lo sviluppo di Roma ono dovuti alla felice posizione geografica,
punto di incontro della via fluviale del Tevere (dove pi facile era il guado, per la
presenza dell'isola Tiberina) con le piste e i
tratturi provenienti dall'Italia centrale tirrenica e dalle saline alla foce del fiume. Le
prime direttrici rispo ero quindi a funzioni
commerciali, come la via Campana e la via
Salaria, o alla necessit di collegamento
con gli abitati vicini, come le diverse strade
che ne mantengono il nome (via Prenestina, via Nomentana, via Tiburtina ecc.): esse, pu r se Oggi, nel tra ttI conserva ti, SI presentano come il risultato di rimaneggiamenti e rifacimenti posteriori, rimangono a
testimonianza, con il loro dipartirsi a raggiera dall'Urbe, della pi antica viabilit.
La stesura di un artico lato sistema stradale
si accompagn in seguito, come si detto,
alla progressiva espa nsione in Italia. Tappe
fondamenta li sono la costruzione della via
Appia che, condotta inizialmente fino a
Capua, fu prolungata poi a raggiungere
Brindisi, testa di ponte per le conquiste
orientali, e quella della via Flaminia, che
dopo la colonizzazione dei territori gi in
mano ai Galli su l versante adria tico, rappresent l'asse principale per la penetrazione in Cisalpina. Sul versante opposto
l'Aurelia, nata dalla necessit di collegare
Roma con le colonie militari dedotte nei
territori conquistati agli Etruschi, convogli presto i traffici con l'alto Tirreno, divenendo uno dei fondamentali collegamenti terrestri con la Gallia e l'Iberia.
A questa prima trama di strade, organizzata tra la fine del IV e quella del In secolo
a.c., si raccordarono nel secolo seguente
le pi importanti direttrici di comunicazio
APPARATI INTRODumVI
VlII-V
secolo a.C.
IV secolo
a.C.
Costruzione strade
Eventi storici
753
753-509
509
494 ca.
493
Via Gabina-Prenestina
Primo tratto della via Latina
Via Labicana
Via Tiburtina-Valeria
312 Via Appia fino a Capua
390
343-341
340-338
338 ca.
329
326-304
306
305
III
secolo a.C.
298-290
291
283
282-272
268
264-241
241-227
232
Il
secolo a.C.
200-196
192-189
189
183
181
177
172-167
149-146
secolo a.C.
PROSPETTO CRONOLOGICO
Costruzione strade
Eventi storici
60
58-51
48
44
43
42
SIO
secolo d.C.
41-40
31
27
16-15
Guerra di Perugia
Vittoria di Ottaviano ad Azio
Ottaviano riceve il titolo di Augusto
Dopo le guerre alpine, Norico e Rezia diventano pro
vince
14
14-37
37-41
41-54
54-68
68
69
96-98
98-117
Morte di Augusto
Tiberio
Caligola
Claudio
Nerone
Gaiba
Anno dei quattro imperatori: Gaiba, Otone, Vitellio, Ve
spaslano
Vespasiano
Eruzione del Vesuvio
Tito
Domiziano
Istituzione delle province di Germania Inferior e Germania Superior
Nerva
Traiano
69-79
79
79-81
81-96
90
117-138
138-192
192-193
193
193-235
235-284
284-305
293-305
Adriano
Dinastia degli Antonini
Pertinace
Didio Giuliano
Dinastia dei Severi
Anarchia militare con vari imperatori
Diocleziano
Prima tetrarchia
IV secolo d.C.
305-306
306-307
306-337
308-311
313
Seconda tetrarchia
Terza tetrarchia
Costantino I
Quarta tetrarchia
Editto di Milano (sancisce la liberta di culto per tutte
le religioni)
L'impero diviso tra Costante (337-350), Costanzo Il
(337-361) e Costantino" (337-340)
Giuliano l'Apostata
Gioviano
Dinastia valentiniana
Teodosio I
Morte di Teodosio e divisione dell'impero romano
337
360-363
363-364
364-392
379-395
395
v secolo d.C.
Agli inizi del secolo l'Aurelia impraticabile, tanto che Rutilio Namaziano per tornare in Gallia sceglie la rotta marittima
408-450
410
452
455
476
1 ecnlCl
Tracciato e tecnica
di costruzione
gegneria stradale romana derivano soprattutto dallo studio delle opere viarie stesse,
giunte fortunatamente numerose.
Da tale esame emerge la straordinaria capacit dei Romani di rapportarsi al territorio, adottando - a seconda delle situazioni
- le scelte di percorso e di tecnica costruttiva pi opportune, lontane da regole rigide
e poco 'invasive' nei confronti dell'ambiente attraversato, dal quale si cercava
sempre di trarre vantaggio senza contrastarlo. Nello stesso tempo tali testimonianze rivelano i criteri generali che furono alla
base dell'ingegneria stradale romana, in vista del raggiungimento di due obiettivi : sicurezza e rapidit di transito.
Per quanto riguarda le strategie di percorso, tali criteri sono stati ben sintetizzati dagli studiosi: tracciati rettilinei, che puntava-
ASPETTI TECNICI
no il pi rapidamente possibile al 'capolinea', demandando a una viabilit secondaria i collegamenti con la maggior parte dei
centri urbani; percorsi rilevati e permanenza in quota, evitando bassure e fondivalle e
preferendo un tracciato su terrapieno artificiale in caso di pianura, di crinale in caso
di basse colline, a mezza o a piede di costa
(sul versante soleggiato e protetto dai venti
ettentrionali) in caso di montagne, per assicurare visibilit e protezione da malintenzionati e dagli agenti naturali. Con semplici
operazioni topografiche vennero realizzati
rettifi li lunghi fino a centinaia di chilometri, quali ancora oggi possiamo ammirare e addirittura percorrere - lungo la via Appia, che tra Roma e Terracina disegna un
percorso di 90 km distinto in due segmenti
divergenti di soli 5, o lungo la via Emilia,
che segue da Cesena a Piacenza un percorso che si pu quasi considerare un unico
rettifilo, lungo addirittura 235 km.
Passa ndo alla tecnica di costruzione, pur
nella variet delle soluzioni (strettamente
legate alle caratteristiche ambientali e alle
risorse disponibili ), nelle strade romane si
riconoscono alcuni elementi fondamentali,
che in parte si ritrovano nella descrizione
poetica di Sta zio: un riporto di base, costituito da una massicciata o anche da un terrapieno di argilla, e il terreno non era solido; uno strato di preparazione, costituito
da ciottoli, ghiaia e pietrisco, legati con calce o con argilla; un rivestimento superiore
(summum dorsum, summa crusta, pavimentum). Tale stratificazione, il cui spessore poteva variare da alcuni decimetri ad alcun i metri, veniva per lo pi messa in opera entro una trincea (fossa), preliminarmente scavata fino a raggiungere un
terreno abbastanza solido; in caso di contesti particolarmente
umidi, si ricorreva anche
a sistemi di consolidamento del suolo
mediante pali
(documenta-
consolidamento
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del suolo .
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APPARATI INTRODUTIIVI
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ASPEnI TECNICI
vano a esigenze idrauliche (far defluire l'acqua ) e itinerarie (consentire il transito trasversale). Un magnifico esempio di viadotto, tra i tanti ancora esistenti, quello della
via Appia in prossimit di Ariccia.
In altri casi, per regolare la pendenza o per
creare un varco sicuro attraverso un rilievo, le strade furono ricavate in trincea secondo una prassi ereditata dalla tradizione
etrusca e falisca, o tagliando il fianco del
versante roccioso. La consapevolezza dei
diversi comportamenti geomeccanici del
terreno e le capacit costruttive consentirono ai Romani di affrontare ia matrici
geologiche tenere, adeguatamente rivestite
per evitare cedimenti, sia rocce dure: documenti significativi sono il tratto scavato in
trincea nel tufo lungo la via Campana
presso Pozzuoli, che ha assunto il significativo nome di Montagna spaccata, o le
tagliate di Bard-Donnas, in Valle d'Aosta,
lungo la cosiddetta via delle Gallie (opera
spettacolare soprattutto per la sua lunghezza di 222 metri ), e del Pisco Montano
di Terracina (alta addirittura 36 metri ),
che consent alla via Appia di doppiare un
promontorio a picco sul mare.
Del tutto eccezionale fu invece il ricorso
allo scavo di gallerie (in Italia non raggiungono la ventina ): tale soluzione fu in genere evitata lungo trade di grande traffico,
APPARATI INTROOUTIIVI
ASPEm TECNICI
rumen 1 e me o 1
er a ncos rUZ10ne
el ercorSl S ra a 1
Ricostruire dettagliatamente il tracciato e
le vicende di una strada romana spesso
un'impresa difficile, per la quale si deve
far ricorso a strumenti diversi e a una serrata metodologia di indagine. In effetti,
come sosteneva Luciano Bosio, per molti
anni docente di Topografia dell'Italia Antica all'Universit di Padova, una strada antica va cercata con la mente e con i piedi
assieme. Il che equivale e dire che allo studio attento e alla collazione di tutte le fonti che possono dare informazioni al riguardo va anche abbinato un puntuale riscontro sul terreno, mediante un'attenta lettura cartografica e un'esplorazione capillare
dei luoghi .
.,
APPARATI INTRODUmVI
suvio del 79, e la menzione dei fiumi Rubiso che in Italia seguiva la via Emilia e la
cone e Arsia, la cui importanza 'storica'
Flaminia). La quarta tazza, inquadra bile
non pot oltrepa are ili ecolo. Per esso si
tra Augusto e, Tiberio, and perduta dopo
e pensato alla carta di Agrippa, eseguita a
la scoperta. E presumibile che e e riproRoma su commi ione dell'imperatore Auduce sero la forma e l'i crizione di un moguSto, o comunque a una delle tante carte
numento che doveva trovarsi a Cades, nel
che dovettero es ere redatte ed esposte al
punto di partenza della strada.
pubblico con la finalit di illustrare visivaPer tal une direttrici le fonti letterarie e in
mente l'estensione del mondo acqui ito alparticolare itinerarie forni cono dati fondamentali e molto dettagliati in merito al
la potenza romana.
Dagli Itinerari e dalla Tabu/a o da docutracciato e alle tazioni di osta che si inmenti imili, non
rvati, derivano procontravano lungo il cammino, ma riguarhabi lmente fonti pi tarde, quali la Codo a molte altre vie (e non solo quelle seslI10graphia dell' Anonimo Ravennate, erucondarie) es e tacciono completamente.
dita opera a carattere prevalentemente
Inoltre va ricordata la precisa connotaziogeografico, compo ta tra la fine del VII e gli
ne cronologica in particolare degli Itinerainizi dell'vIII secolo da un ignoto ecclesiaria, i quali, inquadrandosi fra il III e la prima met del IV ecolo, 'fotografano' - per
stico nativo di Ravenna e compendiata nel
XII da un altro chierico di nome Guidone
cos dire - la situazione delle singole strade
ne lla sua Geographia: anche se formalin quell'epoca, quando erano intervenute
mente molto vicini agli Itinerari antichi,
anche profonde modificazioni ri petto ai
tali te ti ono privi di riferimenti alle dipercor I ong1l1a fI.
L'utilizzazione delle fonti scritte non deve
stanze, in quanto redatti con finalit e inlimitarsi al periodo antico e tardoantico,
tenti diversi.
Documenti itinerari possono essere consima ampliarsi anche alla documentazione
medievale. La rico truzione della realt di
de rati alcuni testi epigrafici, in quanto riporta no indicazioni di strade, di tappe e di
quel tempo pu infatti gettar luce sulla
realt pi antica, dal medioevo ricevuta in
di tanze. Tra di e i ha particolare importanza l'e/ogiuIn di Polla (Fo rum Popi/ii ) diretta eredit. A fini topografici si pos ono ricordare da un lato le descrizioni di
del 132 a.c., un resoconto commemorativo della costruzione della via
pellegrinaggi, le cronache cittadine, i documenti relativi alPopi llia da Capua a Reggio
la
ria ecclesiastica e all'orCalabria, utile per la ricostruganizzazione della hiesa (rutte
Lione della strada, poich elenca
fonti che vanno vagliate con
una erie di distanze in miglia.
molta cura, perch possono esSono infine da ricordare le quattro tazze d'argento di Vicarello,
sere inquinate da aggiunte, interpolazioni, interpretazioni
venute alla luce nel 1852 assiepersonali), dall'altro gli atti
me ad altre offerte votive nella
pubblici e privati, come quelli
fonte termale di Aquae Apollinotarili, che - legati a concrete
nares e oggi con ervate a Roma
realt di fatto - possono fornire
presso il Museo di Palazzo Masdati obiettivi in merito ad
simo. Tre di esse, realizzate nella
esempio alla topografia delle
prima epoca imperiale, presen citt o dei loro territori di pertitano dimen ioni quasi eguali e la
nenza. Un limite di questi Strumedes ima disposizione delle
menti il ridotto numero dei
scritte e della decorazione: sono
materiali pubblicati e accessicili ndriche, con la superficie
bili, rispetto alla grande quanesterna divisa mediante pilatit della documentazione di
stnnl 10nlcI 111 quattro parti,
nelle quali sono ricordate le di- Roma, Museo Nazionale difficile reperimento e lettura
ve r e tazioni del percorso da Romano: una delle taue che giace negli archivi ecclesiadi Vicarello.
stici e di stato.
Cades (Cadice) a Roma (percor
APPARATI INTRODUTTIVI
Fonti epigrafiche
Tra le fonti che costituiscono il punto di
partenza per lo studio delle vie romane
vanno citati anche i testi epigrafici, che costituiscono una 'voce' viva e diretta dell'antichit. E importante in particolare
sottolineare il loro specifico contributo
metodologico e ricordare come le iscrizioni possano fornire dati essenziali sulla storia dei singoli tracciati e offrire puntuali
indicazioni in merito alle tappe principali,
alle distanze, alle infrastrutture stradali,
talora anche attestando l'esistenza di manufatti scomparsi e quindi altrimenti destinati al silenzio.
Numerose sono in effetti le opere, quali
soprattutto i ponti e le gallerie, la cui costruzione o restauro erano enfatizzati da
iscrizioni apposte sul monumento stesso:
menzionando il pi delle volte il magistrato o l'imperatore che promosse la realizzazione, tali testi permettono di desumere informazioni puntuali dal punto di vista cronologico. Altre volte i testi epigrafici riportano i nomi dei magistrati che si occuparono della manutenzione viaria, quali in
particolare i curatores.
Le principali fonti epigrafiche sono, tuttavia i miliari: una caratteristica peculiare
delle strade romane era infatti quella di eso
stati collocati in origine: la forma cilindrica, infatti, ha reso comune il loro reimpiego nel corso dei secoli in edifici civili e religiosi, come fusti di colonna, supporti di
me nse d'altare o di acquasantiere. Fondame ntale tuttavia resta l'apporto che essi
possono fornire per l'individuazione della
sto ria delle strade e del persistere della loro percorrenza, data la possibilit di una
da tazione precisa e puntuale.
precisi scopi militari, hanno visto nelle ultime decine d'anni un impiego sempre pi
sistematico anche in campo archeologico.
La fotografia aerea sotto determinate incidenze di luce permette di vedere le variazioni tonali del terreno (legate a variazioni
di permeabilit o di vegetazione) non avvertibili con l'osservazione diretta, le quali
rivelano strutture esistenti nel sottosuolo.
In particolare un'antica strada sepolta viene in genere evidenziata nel fotogramma
da un'anomalia allungata e rettilinea, di
colore chiaro, fiancheggiata ai lati da due
linee pi scure che corrispondono ai canali
di drenaggio. La visibilit delle tracce dipende, per, dalle caratteristiche litologiche del terreno, oltre che dalla profondit
e dalla consistenza di quanto sepolto . Ne
consegue che in talune aree geografiche,
come la pianura emiliana occidentale, soggetta nel tempo a consistenti coperture alluvionali, la fotografia aerea non fornisce
alcun esito significativo. Inoltre, va ricordato che la fotointerpretazione richiede un
paziente lavoro di raccolta e confronto di
pi riprese, realizzate in tempi e condizioni
diverse, e necessita di un puntuale controllo sul terreno .
Come si detto inizialmente, una ricerca
topografica in merito a una strada antica
non pu prescindere da una conoscenza
diretta dei luoghi. Essenziale in tal senso
recuperare preliminarmente una precisa e
dettagliata rappresentazione del territorio
che si vuole studiare: le mappe topografiche, che costituiscono lo strumento fondamentale per orientarsi sul terreno, permettono di conoscere l'aspetto fisiografico
dell'area oggetto di analisi ed evidenziano
particolari dati toponomastici e tracce superstiti di antiche presenze antropiche. Imprescindibile anche il confronto della
cartografia attuale con la cartografia storica, cos da rilevare le variazioni nel corso
del tempo di un luogo.
Grazie alla ricognizione autoptica, lo Studioso pu acquisire quella conoscenza
geomorfologica e ambientale che necessaria per capire le scelte insediative e vi arie
antiche e recuperare quei dati puntuali e
diretti che forniscono precise conferme o
smentite alle ipotesi ricostruttive. L'analisi
delle variazioni della micromorfologia dei
APPARATI INTRODUTTIVI
tegrata, I CUI eSiti, tuttaVia, vanano a seconda dei casi, in relazione in particolare
al numero e alla tipologia delle testimonianze e degli indizi che rimangono in
merito al tracciato da analizzare. Vi sono
infatti strade antiche di pi facile identificazione, in quanto presentano un'ininterrotta continuit d'uso fino ai nostri giorni o hanno lasciato una precisa impronta
nel territorio attraversato oppure ancora
godettero di maggior interesse da parte
degli antichi, che le fecero oggetto di puntuali analisij altre vie, invece, sono molto
pi difficilmente identificabili, in quanto
abbandonate e obliterate nel corso dei secoli oppure gi 'trascurate' dai testi letterari e dagli itineraria del loro tempo: basti pensare, in particolare, alla rete di
strade secondarie che pur innervavano
capillarmente i territori dell'impero, collegando le citt fra loro e con Roma, in
un indissolubile rapporto
di vita e civilt.
Ad esempio, l'Appia, considerata dagli antichi regina viarum e in quanto tale
oggetto di particolari 'celebrazioni', una strada sulla quale si sono accumulate
nei secoli numerose e puntuali testimonianze. Dai testi degli antichi scrittori (in
particolare Livio e Orazio)
conosciamo il suo costruttore, le condizioni cui era
soggetto chi vi viaggiava, i
tempi di percorrenzaj dagli
itineraria e dai miliari ricostruiamo la sua storia in
et tardoanticaj sul terreno
ancora leggiamo gran parte del tracciato, che mostra
talora intatta la basolatura e conserva molte delle infrastrutture originarie. Di altre
strade, invece, si recuperata la conoscenza solo in tempi molto pi vicini: il caso,
ad esempio, in Italia settentrionale della
Postumi a, della quale restano solo indizi
toponomastici, qualche fonte epigrafica, labili tracce nella cartografia storica o nelle
fotografie aeree.
Si tratta solo di pochi esempi concreti (ma
molti altri se ne troveranno nel corso del
lavoro) che attestano come la ricostruzione di un tracciato viario di epoca romana
sia un'operazione complessa, tale da richiedere - e lo si gi anticipato - la raccolta e il confronto di dati eterogenei e
quindi anche la collaborazione di competenze diversificate. Resta da ricordare che
la base fondamentale e ineludibile di questo studio deve sempre essere una profonda conoscenza della situazione storica che
port all'apertura, al restauro-ripristino o
invece all'abbandono del percorso oggetto
di indagine. Per i Romani la costruzione di
una strada si inseriva infatti in un pi ampio programma politico di penetrazione e
controllo del territorio e quindi rispondeva
sempre a precise motivazioni di ordine
strategico-militare, amministrativo, economico-commerciale o pi ampiamente culturale, che vanno via via tenute ben presenti nell'analisi della strada stessa.
FONTI ITINERARIE
Il tratto fra Roma e Portus ricordato dall' Itinerariu111
Antonini.
Lago dI
Bracciano
Sracclano
Mer~'
na .
ROMA
Fru
eY.,
MAR
TIRRENO
Lago
Alban
Porn _ :!
IL PERCORSO
Da Roma a Porto. 11 percorso della via Cam C or.
FIUMICINO
MUSEO DELLE N AVI ROMANE
via A GUidoni 35
tel 06 6529192
mar-dom 9.30-13.30' maL e
glo anche 14 .30- 16.30
AREA ARCHE OLOGICA
DI PORTUS
FONTI ITINERARIE
Il percorso della via riportato dall'Itinerarium Antonini
e dalla Tabu/a Peutingeriana.
Atlantino: tav. 10
..----......
1- - /
IL PERCORSO
Da Roma a Ostia. La moderna Ostiense ri-
Lago di
Bracciano
EreIum
BraCCiano
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ROMA
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CoJonna
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Lago
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MAR
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Pomezia
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Clsterno
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calca in gran parte il percorso della via antica, condotto secondo un perfetto rettifilo
dalle colline di Roma all'ansa del Tevere. Il
tracciato, ora poco leggibile a causa della
forte urbanizzazione, usciva dall'omonima
porta lungo le Mura Aureliane (ora porta S.
Paolo, che ospita il MUSEO DELLA VIA
OSTIENSE, dove si conservano plastici di
Ostia Antica e dei porti di Claudio e di
Traiano, rilievi della via, calchi di iscrizioni,
stampe antiche e altre testimonianze relative
alla strada), nei pressi della quale, sulla destra, svetta la cosiddetta piramide di Gaio
Cesti o, un mausoleo della fine del I sec. a.c.
Subito dopo, possibile visitare (su richie-
VIA OSTIENSE
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sta) la vasta NECROPOLI OSTIENSE presso la chiesa di S. Paolo fuori le Mura, che fiancheggiava l'antica direttrice.
La strada raggiungeva vicus Alexandri (collocabile presso
il forte Ostiense), dove si conserva un grande mausoleo,
oggi inglobato in una vecchia casa prima del viadotto della Magliana. Dopo il raccordo anulare, sotto la via moderna, si conserva il ponte dei Ladroni sul fosso di Malafede, obliterato dalla moderna urbanizzazione, e poco oltre, al km 17, visibile un tratto del basolato a destra dell'a ttuale Ostiense.
Nei pressi di Acilia, la direttrice raggiungeva la localit FiGana, abitato di origini antichissime che controllava la foce del Tevere prima che il re Anco Marcio, come vuole la
tradizione, conquistasse la zona e fondasse Ostia. Sopra il
sottopasso dell'attuale Ostiense, stato ricostruito un lungo viadotto di et repubblicana, collocato tra l'XI e il XII
miglio e costituito da poderose fiancate laterali, mentre
nel corpo inferiore si aprivano due archi che permettevano
lo scolo delle acque.
La strada, quindi, arrivava a Ostia (Ostia), dove nella
splendida e suggestiva AREA ARCHEOLOGI CA si conserva
a ncora perfettamente per lunghi tratti, costituendo il
principale asse urbano est-ovest, Prima di entrare in citt,
la via era affiancata da file ininterrotte di sepolcri, di varie tipologie, ancora visibili a meridione, mentre il lato
nord, pi vicino al Tevere, doveva essere lasciato libero
dalle costruzioni private per permettere lo svolgimento
delle attivit connesse al vicino porto (sulla base di un'ordinanza del pretore Gaio Canino, come mostra l'iscrizione ancora conservata sul tracciato, databile tra 150 e 80
a.c. ). Superata porta Romana, l'Ostiense, affiancata da
numerosi edifici, lambiva la cavea del Teatro (che si stendeva a sud del piazzale delle Co rporazioni ) e attraversava
la piazza del Foro. Da qui, volgendo verso sud-ovest, rag-
giungeva porta Marina, sulle mura meridionali a poca distanza dalla spiaggia antica, per poi continuare verso sud
con il nome di via Severiana.
Ostia Antica : il tratto terminale
della via Ostiense all'interno
dell 'area archeologica .
FONTI ITINERARIE
La strada citata sia nel!' Itinerarium Antonini che nella TabuIa Peutingeriana, la quale riporta le nuove stationes create
da Costantino. Informazioni si ricavano anche dall'ltil1erarium Burdigalense, dall' Anonimo Ravennate e da Guidone.
l'n,tbria
o
missione del Salento: il prolunMAR
ADR IATIC O
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fatti, fu attuato nel 268, in lO(SICif
o
concomitanza con la deduzio- > )
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Br nd SI
ne della colonia. Dal 190 a.c.
'V . la Teres. M A R
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la via arriv a Venosa e da l a
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Taranto e Brindisi, resta di
Napoli ,~~
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r ""lftG ponte verso l'Oriente.
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IL PERCORSO
Da Roma alla pianura pontina. La via Appia, iniziata a
porta Capena (Mura Serviane), usciva dalle Mura Aureliane da porta S. Sebastiano o porta Appia, sormontata da
un alto attico e bordata di torri; il manufatto utilizza, come controporta, il cosiddetto Arco di Druso, facente parte
dell'acquedotto antoniniano . Imboccata la valle della Caffarella, la via Appia giungeva, dopo un percorso costellato
di monumenti, nel territorio dell'attuale Ciampino e ai
Colli Albani (Itinerario di visita a pago 52).
VIA APPIA
ve si conserva illastricaro, superaro da un ponte for e risalente all'opera di Appio Claudio, ottenuro scavando il
tufo in modo da incanalare in galleria le acque, mentre il
fianco a monte era taro completaro con un arco. Dopo
aver incrociaro, probabilmente nel luogo dove era ubicata
la l1lutatio ad Sponsas, le antiche strade per Satricul11, Anzio e Velletri (Velitrae ), citt volsca fierissima nemica di
Roma, si scendeva al fo o delle Mole, superaro all'epoca
da un ponte. L'arteria antica seguiva poi le falde sudorientali dei Colli Albani , lungo un tracciaro che oggi corre alla sinistra dell' Appia moderna (a partire dal km 48.3
di questa ), e dopo Ci terna di Latina, antico feudo dei
Caetani, raggiungeva la pianura pontina, bordata a est dai
monti Lepini, con i pae i di Cori, Norma, Sermoneta e
Sezze in lontananza.
Da Cisterna di Latina a Capua. In que ro tratto la via antica sostanzialmente ricalcata dalla moderna attraverso
la pianura pontina, per ben 40 km. Dalla stazione di Forum Appi, ricordata dalle fonti, a quella di ad Medias (oggi 1esa ) la trada era affiancata da un canale navigabile
lungo 19 miglia, il Decennovium, su cui tran it Orazio e,
dopo i fiumi Uffente e Amaseno, arrivava alla strozzatura
rappresentata dalla rupe di Leano: il percorso ripreso da
una campestre che si accosta alla montagna; in zona i
trovano due ponti di et traianea, il pome Alto, a un arco,
e quello sul fosso Granci, e si notano ancora i muri di terrazzamento verso valle, in opera quadrata e reticolata; addossato alla rupe si vede il santuario di Feronia, antica divinit italica, tappa del viaggio di Orazio.
Aggirata la rupe, la strada scendeva al piano con un retti filo
(spostato verso il mare rispetto all'Appia attuale), che costituiva anche l'asse della centuriazione agraria della colonia
romana di Terracina (Anx//r): in questo tratto si conservano il lastricato antico e numerosi sepolcri monumentali.
Una biforcazione sulla sinistra poteva evitare l'attraversamento della citt, salendo la costa montana a nord; l'Appia
invece, entrata in Terracina per porta Maggio (corruzione
di porta Maior ), ne co tituiva l'asse principale, correndo
lungo il laro nord-orientale del Foro, sino all'arco quadrifronte riemerso dopo i bombardamenti dell'ultima guerra.
AI tempo di Appio Claudio la strada era poi obbligata a
salire il Pisco Montano, la rupe a picco sul mare su cui si
ergeva il tempio di Giove Anxur, e a eguire il crinale ino
allo storico passo di Lautulae, punto strategico di notevole importanza teatro della famosa battaglia del 315 a.c.
tra Romani e Sanniti, sbarraro nel 217 per impedire ad
Annibale di arrivare a Roma. La strada scendeva poi sull'opposto versante verso la piana di Fondi: intagliata nella
roccia, essa conserva parte del lastricato e alcune opere di
terrazzamento. Fu Traiano a snellire il percor o, tracciando una nuova via lungo la co ta grazie al taglio del Pisco
Montano, che venne inci o per ben 36 m come ricordano
VIA APPIA
superstiti.
Nella discesa al fondovalle la zona
dominata dalle maestose rovine del
santuario di Apollo, sviluppatosi in et
repubblicana su giganteschi terrazzamenti.
Caduto in rovina tra fine v e inizi VI secolo
d.C., fu occupato da una cappella dedicata
a S. Andrea, successivamente sostituita da
un forte.
Un centinaio di metri oltre il forte si
segnala una piazza di sosta antica,
attrezzata con una capace cisterna in
cementizio, datata alla fine del" secolo a.C.,
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di ripristino e musealizzazio-~.. .
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ne, menta una VIsIta.
La strada raggiungeva quindi Itri e attraversava l'amico
centro aurunco, oggi caratterizzato dalla rocca turrita, secondo un tragitto, ripercorso dall'attuale via S. Gennaro,
che conserva in parte il lastricato; sul lato opposto si vede
un possente terrazza mento in accurata opera poligonale.
Dopo Itri la via antica e l'attuale continuano a coincidere:
prima della stazione ferroviaria collocato, su una base
moderna, un cippo miliario dell'epoca di Nerva, con il numero LXXXm, mentre nella discesa verso Formia (Formia)
si incontrano la cosiddetta tomba di Cicerone (seconda met del I secolo a.c.), assassinato proprio qui; e, dopo circa
un chilometro, una fontana antica con vasca in pietra.
All'interno di Formia la strada condizionava il Foro, individuato fra via Vitruvio e piazza Mattei; dalla parte della costa doveva essere rafforzata da sostruzioni. Seguendo illitorale, il tracciato procedeva poi in direzione di Minturnae
con un rettifilo di 7 km marcato dalle 150 arcate dell'acquedotto della citt: la colonia maritima, dedotta nel 296
a.c. sulla sponda destra del Garigliano, era divisa in due
dal passaggio dell'Appia, che ne costituiva il principale asse
est-ovest. Nell'area urbana l'arteria era bordata da portici e
delimitata da due porte, una a nord-ovest, la Gemina, l'altra a sud-est; all'altezza del Garigliano il collegamento con
l'altra sponda era assicurato dal pons Tirenus, ricordato da
Cicerone, ponte che, caduto nel medioevo, fu rimpiazzato
nel 1832 da un arditissimo ponte sospeso progettato da L.
Giura e ispirato alle forme dell'architettura egizia.
L'Appia, subito dopo il ponte, continuava a seguire la costa, superando la palus vescina, nell'agro di Sessa Aurunca,
colonia fondata nel 313 a.c. a guardia della strada, raggiunta tramite una deviazione che proseguiva per Teno
(Teanum). Senza allontanarsi dalla costa il tragitto costeggiava le pendici di monte Ccoli, dove si localizza l'antica
Sinuessa, incrociando il bivio con la via Domiziana, e proseguiva alla base dei monti Crestegallo e Petrino, alle cui
pendici, in localit Masseria la Starza, viene ubicato il pagus Sarclanlls, centro amministrativo nei pressi dell'attuale
Mondragone. A nord della stazione ferroviaria di Falciano-Mondragone, lungo la via che fiancheggia il fosso Riccio, statO localizzatO il pons Campanus citato da Orazio.
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VIA APPIA
Da Capua a Benevento. A Capua, un tempo Casili/1um, luogo di arrivo della via Latina, l'Appia attraversava il ponte sul Volturno, distrutto nella seconda guerra mondiale e malamente ricostruito;
probabilmente di epoca augustea, in blocchi paralle lepipedi di tufo, era a quattro luci maggiori e due
mi nori alle testate; del ponte originario rimangono
la testata sul lato destro del fiume e resti dei piloni,
mentre la testata all'ingresso della citt inglobata
nei tronconi di due torri, facenti parre della porta
monumentale eretta da Federico II nel 1239 .
La via Appia perpetuata nel suo tracciato attrave rso Capua dal rettifilo di corso Appio e poi continua nel rettilineo per Santa Maria Capua Vetere, l'antica
Capua, la pi imporrante tra le citt campane, meta del
percorso della via di Appio Claudio. In et imperiale l'ingresso in citt era sottolineato dal grande arco onorario in
la terizio a tre fornici (ne resta uno solo con tre pile allegge rite da nicchie) . La strada toccava I area dell'anfiteatro,
edificato nel I o nel Il secolo d.C., il secondo in Italia per
dimensioni dopo il Colo eo.
All'uscita dalla citt la strada ripresa dall'Appia moderna, oggi invasa dagli edifici; a ricordo della sua magnificenza restano due monumenti funerari del I secolo d.C., in
buono stato di conservazione: il primo, le Carceri Vecchie,
a pianta rotonda di ben 22 m di diametro, e pi avanti,
sulla destra, la Conocchia, dalla caratteristica forma svetta nte su zoccolo quadrato.
Se la strada attuale volta per Caserta, l'antica proseguiva
dritta per San icola la Strada e Maddaloni, nel cui territo rio, e precisamente nell'area di San Giacomo delle Galla zze, era sita Ca/atia, citt campana attraversata dalla
strada: la via antica, in parte coincidente con l'attuale, supe rava Santa Maria a Vico (dove viene localizzata la statio
di ad Novas), Arienzo e Crisci. L'aspro paesaggio montano introduce alle Forche Caudine, luogo della famosa disfa tta romana del 321 a.c. ad opera dei Sanniti, in genere
localizzate tra Arienzo e Arpaia.
Dopo il passo si apre la fenile e ampia valle Caudina e la
\'ia antica, sempre ripresa dall'attuale, puntava sul paese di
Montesarchio (Caudium), il centro maggiore dei Sanniti
Ca udini, che restava come pittoresco fondale sull'opposto
ve rsante montano. La via proseguiva quindi per Benevento
(Beneventum) lungo la valle del torrente Corvo, passando
ora a sinistra, ora a destra del corso d'acqua. I numerosi
ponti romani che garantivano l'attraversamento dei torrenti furono distrutti nella seconda guerra mondiale; ne rimangono tuttavia i resti, come per il ponte di Tufara, a tre
arcate, o il ponte di Apollosa, sempre a tre archi, i cui ruderi sono a destra del manufatto recente. Si conservano anche i due archi in pietra bugnata del ponte Corvo, al valico
del torrente omonimo, prima del ponte attuale.
La concomitanza di Appia antica e moderna si perde poco
prima di Benevento: l'arteria romana seguiva il torrente
Serretella e scendeva al fiume Sbato, superandolo l dove
esiste ancora il ponte Leproso, il quale ha sei archi rispetto
ai cinque del ponte romano, crollato forse a causa del terremoto del 1702: del manufatto antico si conserva solo la
prima pila della quinta arcata attuale. La via entrava poi
in citt, da ponente, in un punto oggi sottolineato dalla
longobarda Porr'Arsa.
1 _
Da Benevento a Taranto. All'uscita di Benevento il percorso, di cui non rimane nulla, non sembra pi essere ripreso dall'attuale Appia (statale 7), poich il computo delle distanze suggerisce un tragitto molto pi breve,
obliquo all'area collinare di San Cumano e San
Giovanni a Marcopio. Unico punto certo il ponte Rotto, col quale la via attraversava il fiume Calore a ovest di Mirabella Eclano: da tale luogo il
tracciato sembra perpetuato da una campestre
che conduce alla Madonna del Carmine, mentre
la statale 90 l'arteria che si inerpica oggi verso il
passo di Mirabella (a quota 439), ove viene localizzata Aeclanum, di cui rimangono le mura.
Dopo il passo la via Appia antica ripresa dall'attuale statale 303, che segue verso sud-est lo
scenografico spartiacque lungo 23 km tra le vaIlate dei fiumi Ufita e Fredane. Superando il monte Forcuso (m 899) e Guardia Lombardi essa procedeva lungo il
displuvio tra i fiumi Ufita e Ofanto, sino a Bisaccia e Lacedonia (forse Aquilonia), dove incrociava la via Herculiaj
da qui scendeva in direzione di ponte S. Venere e raggiungeva l'Ofanto, che veniva superato con un ponte sostituito
in et medievale da uno a sei arcate, a valle dell'attuale .
Qui si ubica Pans Aufidi.
La via risaliva poi lo spartiacque collinare grosso modo
parallelo all'attuale via per Melfi, costeggiando il versante
nord del monte Perrone e procedendo verso Venosa, riproposta dalla odierna statale 168. L'antica Venusia, patria di
Orazio, era in et romana un importante nodo di traffici:
l'Appia antica passava all'interno del vecchio borgo, percorrendo poi la dorsale del piano di Cammera, perpetuata
da un tratturo che segue la destra del torrente Basentello e
coincidendo poi con la statale per Gravina in Puglia, nei
cui pressi, sull'altura di Botromagno, ono le tracce di un
importante abitato peuceta, perpetuatosi nella statio romana di Silvium.
La direzione seguita dall'Appia oggi ricalcata dal tratturo Tarantino, che arriva ad Altamura (B lera), altro centro
peucetico, per confluire nella linea che fa da confine tra le
VIA APPIA
52
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Il Parco deLL'A
la antlca
Il
tragitto
della
via
Appia
dalle
Mura
Aureliane
alle
FratO
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tocchie, nel comune di Marino, rientra nel PARCO NATURALE REGIONALE DELL' ApPLA ANTICA, un'area proROMA .
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tetta di quasi 3500 ettari istituita nel 1988: comC
prende la storica arteria e le sue adiacenze per un
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tratto di 16 km, la valle della Caffarella, l'area
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archeologica della via Latina e quella degli
Acquedotti. I comuni interessati sono
quelli di Roma, di Ciampino e di MariSebastiano
no. Tutte le domeniche e i giorni fedi Geta
stivi diventa area pedona le, cosicch si pu passeggiare per
qualche miglio lungo un
percorso denso di testi---i; :;
monianze del passato.
Superate porta S. Sebastiano e le Mura
T{lmpio di
Aureliane, si per"'Qua!1QMigI/
corre la strada
antica sino alla
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dei Oulntill
valle della Caffa.J
rell a, dove a 1478
m da porta Capena (la misura del
miglio romano) si
Antt a
trovava il primo mi ~
liario, di cui rimane in
situ una copia mentre l'ori ~
PARCO NATURALE REG IONALE
ginale orna la balaustra del
DELL'A pPIA A NTICA
in
antico
marcata
da
edifici
non
Campidoglio.
L'area
era
Sede: ex Cartiera Latina,
pi visibili, quali l'arco dedicato a Traiano, un secondo ar~
via Appia Antica 42, Roma
co intitolato a Lucio Vero e il tempio di Marte Gradivo,
tel. 06 5130682-5126314,
uno dei santuari pi antichi del Lazio, che dava il nome a
www.parcoappiaantica.org
questo tratto, il Clivus Martis.
CATACOMBE 01 S. CALLISTO
Verso il fondovalle della Caffarella la strada costellata d~
8.30-12.30 e 14.30-17;
sepolcri.
Tra
i
pi
notevoli
il
cosiddetto
sepolcro
di
Oramercoledi chiuse
zio, visibile all'interno della corte di un casale sito a circa,
tel. 064465610.
120 m dal cavalcavia di via Cilicia, mentre sulla sinistra si
innalza il nucleo in calcestruzzo di un alto mausoleo a torBASILICA E CATACOMBE
01 S. SEBASTIANO
re, la tomba detta di Geta. Subito prima del bivio con
8.30-1230 e 14.30-17,
l'Ardeatina si vede un altro sepolcro monumentale, quello
domenica chiuse.
di Priscilla, sormonta to dai resti di una torre cilindrica
Via Appia Antica 136
Di
fronte,
sulla
sinistra,
la
medievale
eretta
dai
Caetani.
tel. 06 4465610.
chiesetta del Domine quo vadis? risalente al secolo IX ma
riedificata nel XVI-XVII, sul luogo ove la tradizione vuole
CiRCO E VILLA 01 MASSENZIO,
M AUSOLEO 01 ROMOLO
che a Pietro fuggitivo sia apparso Ges.
dal 1o aprile al 30 settembre,
Proseguendo sulla dorsale della collina, alno 110 si apre
marted-sabato 9-19, domenica e
S.
Callisto,
poste
tra
il
II
e
il
l'ingresso
alle
catacombe
di
festivi 9-13.30; dal 1o ottobre al
III miglio; pi avanti si incontra il cimitero di Pretestato,
31 marzo, 9-13-30.
lungo un diverticolo attualmente seguito dalla via Appia
Via Appia Antica 153
Pignatelli (aln. 11 ), e in corrispondenza del III miglio le
tel. 06 7801324 .
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VIA APPIA
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catacombe di San Sebastiano, Nel fondovalle e sulla collina retrostante si scorgono i resti della villa di Massenzio, con i tre corpi distinti del mausoleo di Romolo, del
Circo connesso al sepolcro e del palazzo: un cancello di
fro nte al circo permette di accedere all'area archeologica . Il mausoleo di Cecilia Metella (30-20 a.c.), sorto al
III miglio su un dolce rilievo, fu inglobato nel XIV secolo
nel Castmm Caetani, il sistema fortificato costruito dalla
potente famiglia feudale romana per controllare i traffici
ver o la capitale.
Si procede poi lungo il IV migljo, contornato dai sepolcri e
dalle maestose rovine attribuite a un tempio ili Giove, sino
a giungere a un grande ninfeo a sinjstra della strada: la costruzione segnala l'ingresso alle maestose rovine della villa
dei Quintili una delle pi importanti famiglie senatorie di
et antonina: i resti della villa, strutturata in pi nuclei separati da giardini e padiglioni termali, si possono visitare.
Ripresa l'Appia, che qui conserva un tratto del basolato,
si arriva a Casal Rotondo, al VI miglio, uno tra i pi bei
ma usolei sorti lungo l'arteria antica tra la fine dell'et repubblicana e la prima et augustea.
Poco oltre, bruscamente tagliata dal Raccordo anulare, la via
Ap pia versa attualmente in uno
sta to di incuria e degrado.
ACQuEDono
9-18,30 luned chiusa,
Via Appia Nuova 1092
tel. 06 39967700,
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FONTI ITINERARIE
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MOTIVAZIONI STORICHE
E STORIA DELLA STRADA
La via Latina fu percorsa gi in
VIA LATINA
IL PERCORSO
Da Roma ai Colli Albani. La strada lasciava Roma dopo esse rsi diramata dalla via Appia poco fuori porta Capena
(Mura Serviane), uscendo poi dalle Mura Aureliane a porta
Latina, che conserva ancora l'originaria architettura, rimaneggiata da Onori o (IV-V secolo), ed affiancata da due torri cilindriche, una antica l'altra medievale. Puntava quindi a
Tu colo (TlIsculul11 ), nei Colli Albani, con un tracciato che
1ncor oggi merita di essere ripercor o, per le emergenze monu mentali conservate (Itinerario di visita a pago 57).
VIA LATINA
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Da Roma a Tuscolo
Da porta Latina la via procede con un rettifilo fino a piazza Galeria. In questo primo tratto, percorribile anche in
macchina, pochi sono i monumenti superstiti: un gruppo
di sepolcri i conserva nel cortile del convento dei padri
Marianisti subito dopo via Talamone, mentre in piazza
Galeria sono vi ibili modesti resti di tombe e del canale
dell'acquedotto Antoniniano. Da qui si pu proseguire a
piedi lungo la trafficata via Latina, che a senso unico
nella direzione opposta di chi viene dalle mura, per raggiungere, all'incrocio con la ferrovia per Pisa, il bel colomba rio di Torre dell' Angelo (l-n secolo d.C. ), costruito su
tre piani. Si consiglia poi di riprendere la macchina e da
piazza Galeria di svoltare a sinistra per via Aca ia e poi a
destra per via Satrico, piazza Zama, via Siria, via Numanzia, via Gregorovius, a sinistra per via Tommaso da Celano e subito a destra per via Mantellini dove al n. 13 si accede all'ipogeo di Trebio Giusto, con le belle pitture del IV
secolo d.C.; da qui si pu facilmente raggiungere a piedi
una piccola catacomba di et costantiniana sita in via Dino Compagni, visita bile previa autorizzazione della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, mentre all'incrocio tra via Latina e via Cesare Baronia si conserva una
grande vasca romana. Ritornati in via Mantellini, si svolta
a sinistra per via Baccarini, a destra per via Paruta, a sinistra per via Tola da dove si raggiunge la via Appia uova.
Procedendo lungo questa per circa un km e poi prendendo
a sinistra per via dell'Arco di Travertino, si accede al PARCO DELLE TOMBE LATINE: qui si conservano
450 m dell'antico lastricato stradale, affiancato da tombe laterizie
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tempietto
(sepolROMA
ture familiari a tre
piani), datate al 11
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VIA LABICANA
tinu fino in epoca tarda, anche perch la strada attraversava un va to latifondo di propriet imperiale, noto come
Ad DlIas Lauros.
IL PERCORSO
Da Roma a Labicum. La trada antica, perpetuata dalla
moderna Casilina, era strutturata, come la vicina via Latina, per rettifilij risalendo da porta E quilina (Mura Serviane) , in ieme alla via Prenestina, u civa dalle Mura Aurelia ne per porta Maggiore. In origine le due strade erano
va licate dagli archi dell' Aquo Claudia, in eguito monumentalizzati nella porta: rimangono i due fornici, sormontati da un alto attico, dove passavano i canali degli acquedotti. A ridos o della porta i pu osservare il sepolcro del
fo rnaio Eurisace, di et augu tea, che con erva rilievi raffig uranti la lavorazione e la vendita del pane.
AI terzo miglio, la via giungeva a Tor Pignarrara, nome
popolare che ricorda le anfore (pignatte) inserite per allegge rire la cupola del mausoleo di Elena, madre di Costantino, pre so la chie a dei S . Marcellino e Pietro, dove si
trovano bellissime catacombe affrescate, vi itabili su richie ta. Da qui cominciavano, ulla destra, le vaste propriet imperiali di Ad Dllas Lallros, le cui rovine sono oggi sistemate nel parco di Centocelle.
Poco oltre, all'incrocio con l'odierna via Togliatti, presso la
vecchia steria di Centocelle (in antico forse u ata come
ninfeo) i conserva una torre medievale, dove fu rinvenuto
11 epolcro degli Haterii, una famiglia di imprenditori che
volle rappre entare sulla propria tomba i pi imporranti
monumenti alla cui costruzione aveva partecipato (i rilievi
sono oggi con ervati ai Musei Vaticani ). II percor o, affianca to da due mau olei (uno u via dei Fagiani e l'altro su via
de ll'Aquila Reale ), procedeva con un retti filo, ricalcato
perfettamente dalla statale, superando il fosso del Giardino
con un piccolo ponte del Il secolo a.c. ancora in uso. Dopo
11 ca tello di Torre ova la direttrice raggiungeva la localit l Caminetti, dove tra i ruderi di una villa spiccano un seRoma: porta Maggiore con il
sepolcro del forna io Eurisace.
polcro in laterizio e una ci tema. Da qui in avanti il tracci ato della via Labicana, non pi ricalcato
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da lla moderna Ca ilina, aggirava i Colli Al
bani e, dopo Grotte Celoni (ove sono visibili
tombe e cisterne), attraver ava la valle della
\ lorte, che conserva tracce di terrazza mento
e le catacombe di Zotico, e poco oltre i centri
dl Fontana Candida e di Torre Iacova.
Come attestato da trabone, la strada doveva pro eguire per Colonna, an Cesareo (che
conserva le rovine di una villa imperiale e di
un fontanile affiancato dal lastricato viario
antico, vi ibili sotto alle capriate dell'autom ada ) e ant'I1ario al XXX miglio (dove si
trovata una piccola catacomba ), raggiungendo poi la via Latina.
FONTI ITINERARIE
Gli Itinerari concordano nell'indicare il nome della via e la
distanza in miglia da Roma a Palestrina, pur se presentano confusioni per quanto riguarda ulteriori tappe.
Tratto basolato
della via Prenestina.
Allanlino: lavo 10
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IL PERCORSO
Da Roma a Gabii. Il tracciato della via anti-
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ca ricalcato in gran parre dall'attuale Prenestina, la quale presenta un percorso pi irregolare rispetto a quello romano, che era
invece condotto per lunghi rettifili attraverso una vasta piana solcata da corsi d'acqua,
ora sconvolta dall'intensa urbanizzazione.
Rimangono tuttavia significativi monumenti
a ricordo del percorso, che usciva da Roma
da porta Esquilina (Mura Serviane), assieme
alla via Labicana, e dalla porta Maggiore
(Mura Aureliane ): a meno di un chilometro
dalla porta, sulla sinistra, si trova il cosiddetto mausoleo Torrione di epoca augustea
VIA GABINA-PRENESTINA
FONTI ITINERARIE
Il percorso della strada, con minime differenze nelle tappe,
menzionato nella Tabu/a Peutingeriana e nell' Itinerarium Antonini. Mentre la prima fonte ricorda il nome di
via Tiburtina-Valeria, la seconda, invece, riporta solo via
Valeria.
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MOTIVAZIONI STORICHE E
STORIA DELLA STRADA
La via Tiburtina-Valeria aveva
origini protostoriche, legate alla transumanza degli animali
che dalle montagne, in inverno,
scendevano verso la costa, e
nel V-I V secolo a.c. rappresent
il principale canale di penetrazione dei popoli italici dell'interno verso la piana di Roma.
La sistemazione della strada
IL PERCORSO
Da Roma a Tivoli. La via usciva da Roma passando da
porta Esguilina (Mura Serviane ) e da porta Tiburtina
(Mura Aureliane ), portandosi verso Tivoli lungo un traccia to che, pur attraversando oggi un paesaggio molro trasformaro rispetro all'antico a causa dell'intensa urbanizzazio ne, cos ricco di testimonianze archeologiche da merira re una visita (Itinerario a pago 67).
Da Tivoli a Collarmele. Oltre Tivoli la via antica, chiamata Valeria, costeggiava a sud il monte Catillo: alcune tracce del suo percorso, quali un ponte e tre rampe che scendevano al sepolcreto sotrostanre, sono ancora visibili subito fuori della citt all'altezza della chiesa di S. Agnese. Aggi rato il monte, la direttrice risaliva verso nord-est,
mantenendosi costantemente parallela ali' Aniene, attraverso un paesaggio caratterizzato da ripide valli profondamente scavate dal fiume e dai uoi affluenti; poco prima di
Vicovaro (Varia), sulla sinistra visibile il sepolcro di C.
Maenius Bassus, ancora perfettamente conservato. Supera ta Mandela, la strada, lungo un percorso oggi parallelo
alla ferrovia, arrivava in localit Osteria della Spiaggia
(identificata con la statio ad Lamnas ). A sud del tracciato
~/ba
Fucens, in Abruzzo, fu
fondata dai Romani nel 303 a.c.
con lo statuto di colonia latina,
ungo la via Tiburtina-Valeria. La
olonia, attraversata dalla strada
ubblica, che ne regola l'impianto
rbanistico, si sviluppa in una
arte pianeggiante, occupata
call'abitato vero e proprio
rganizzato su assi stradali
ortogonali, e in una parte
ollinare, su cui si trovano i
antuari, che fanno da corona
Nella zona
I neggiante della citt,
mentaliuata nel Il secolo
.1..., si conservano il comizio, il
la basilica, il macellum, le
'rrr e il santuario di Ercole, la
. statua di culto si trova nel
'mI
di Chieti. Ai margini si
invece il teatro e
lfilt tro, mentre sulla collina
ionale il tempio di Apollo,
in epoca cristiana in
di S. Pietro. Il ruolo rivestito
Alba Fucens in epoca romana
notevole: fu eletta a luogo
i confino e prigione di Stato, ove
relegati Siface re di
umidia e Perseo re di Macedonia.
suo forte influsso culturale,
evidente nell'ottima
della produzione artistica
ica e scultura).
tei. 0863 5021.
Da Collarmele a Pescara. Procedendo verso est con un percorso parallelo a quello dell'attuale statale 5, la via antica,
superati i 1107 m di Forca Caruso (Mons Imeus), iniziava
a scendere e con un rettifilo passava per Goriano Sicoli
(Statulae), ove in localit San Donato ancora visibile una
tagliata viaria . Correndo lungo il fiume Aterno, il tracciato
raggiungeva Raiano (in localit la Civita si notano tracce
delle sostruzioni stradali) e Corfinio (Corfinium), capitale
dei popoli italici che si unirono nel tenta ti vo di ribellarsi a
Roma (91-89 a.c.) . La citt, che fu allora chiamata Italia e
coni moneta con l'immagine del toro italico che calpesta
la lupa romana, conserva ancora interessanti resti del suo
passato, come alcuni mausolei disposti in fila, privati dei
rivestimenti e delle epigrafi che vennero riutilizzati per la
costruzione della cattedrale di S. Alessandro e della basilica
di S. Pelino. Da qui la direttrice, in gran parte perpetuata
dalla statale 5, procedeva verso Popoli e, attraversati i fiumi Sagittario e Aterno, scendeva lungo l'omonima gola fino alla confluenza dell'Aterno (da questo momento chiamato Pescara ) con il Tirino, ave presso Casauria era l'antica stazione di Interpromium. Lungo la stretta valle del Pescara le tracce della strada sono ancora pi scarse:
possibile che essa proseguisse sulla riva destra del fiume, ricalcata dalla statale 5, fino all'altezza di Chieti (Teate Marrucinorum), che doveva raggiungere con un diverticolo,
per poi portarsi infine a Ostia Aterni (foce dell'Aterno), il
cui antico sito stato localizzato a Pescara sulla sponda destra del fi urne.
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Da Roma a Tivoli
Da porta Tiburtina (sistemata da Augusto per permettere
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. sopra la strada degli acquedotti della Marcia,
Tepula, lulia, inglobata poi nelle mura da Aureliano e rimaneggiata da Onorio) il percorso della via antica fino ai
Bagni di Tivoli grosso modo ricalcato dalla moderna statale 5, oggi sempre molto trafficata e caotica. Lungo il
tracciato urbano si incontrano dapprima, sulla destra, la
basilica di S. Lorenzo con le vicine catacombe, il cui primitivo impianto architettonico risale a Costantino, poi
sulla sinistra, all'incrocio con viale Regina Elena, un mausoleo in opera reticolata e infine il grandioso mausoleo o
ninfea di Casal Bruciato, conservato nel parco Tiburtino.
Si prosegue raggiungendo la borgata di Ponte Mammola,
che prende il nome dal ponte romano sull' Aniene: dell'antica struttura si conserva parte della campata orientale (visibile procedendo per via Palmiro Togliatti e per via degli
Al berini). In questo tratto, oggi estremamente degradato
fin dopo il raccordo anulare, la Tiburtina attraversava in
antico un paesaggio suggestivo, caratterizzato da vaste cave di et romana (ancora riconoscibili nelle colline che
guardano sull'Aniene).
Superato il raccordo anulare, si raggiunge Settecamini: qui
alle spalle della chiesetta settecentesca si osservano alcuni
resti del lastricato affiancati da una serie di ambienti roma ni, testimonianza della presenza di una stazione stradale. Proseguendo sulla Tiburtina moderna per 300 m, si
raggiunge, sulla sinistra, un'AREA ARCHEOLOGICA: essa
racchiude un lungo tratto di strada lastricata, con il IX
m iliario ancora in situ, e i resti di una caupona (osteria-albergo), che sfruttava Ercole come insegna scolpita sui pilastri posti di fronte all'entrata.
Pi oltre, superato il bivio per Lunghezza, sono visibili alcu ni ambienti affrescati, pertinenti a un complesso residenziale romano nella borgata di Villalba, con il nucleo
in calcestruzzo di un mausoleo. Si raggiunge quindi Bagni
di Tivoli, dove si localizza la statio ad Aquas Albulas, in
un paesaggio rovinato dalle moderne cave di travertino, sfruttate gi in epoca romana. Po!
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una vallecola individuabile presso corso d'Italia. Pi avanri, sulla sinistra sorse il complesso di S. Agnese, imporrante
per i resti della basilica del IV secolo, riedificata da Onorio
I, per le catacombe e il mausoleo di S. Costanzaj davanti a
villa Blanc si conserva un bel mausoleo, che per fu trasportato qui dalla via Flaminia. Poco oltre, in piazza Callisto troneggia la cosiddetta Sedia del Diavolo, un mausoleo
di epoca antonina a due camere sovrapposte. La via amica
raggiungeva poi il fiume Aniene, uperandolo con un ponte scenografico della fine del Il secolo a.c., di cui rimane
una sola arcata abbellira da un castelletto medievale sulla
sommit . Da qui la strada attraversava con un rettifilo la
collina di Monte Sacro, da dove si dipartivano due vie amiche ricalcate da via delle Vigne Nuove e da via della Bufalotta, che andavano a Crustul11eriul11j nella prima forse si
riconosce la via Patinaria, dove secondo Svetonio (Nero,
48, 50) Nerone trov la morte. Da Monte Sacro fino a
Torre Lupara la via Nomemana procedeva con una grande
esse ; in tale tratto sono visibili, poco oltre le torri di Ca sal de' Pazzi, il cosiddetto mausoleo Torre Spunta piedi e,
dopo il raccordo anulare nei pressi di un distributore di
benzina, alcuni resti dell'antico basolato. Proseguendo, si
incontrano le catacombe di S. Alessandro e il mausoleo
della prima et imperiale detto Torraccio di Capobianco.
AIl'alrezza di Coazzo si diparte un diverticolo, ricalcato da
via Palombarese, che si dirige all'amica Ficulea, localizzata
presso la collina di Marco Simone Vecchio.
Da Monte Gentile a Mentana il percorso antico, ricalcato
dalla quello moderno, disegnava un ampio semicerchio,
che permetteva di stemperare i dislivelli della zona . Prima
della discesa della strada da Monte Palombino a Valle Cavallaro, visibile un grandioso mausoleo circolare in calcestruzzo a cui segue, dopo un chilometro, un 'imponente
opera di terrazzamento laterizia del Il secolo d.C. Al km 21
la strada giungeva ai Casali di Mentana (Nomentum), da
dove proseguiva a monte rispetto a quella attuale, lungo
un percorso indicato dalla presenza di tracce di basolato
presso Casale Santucci e Conventino. La direttrice passava
poi per la collina di Torretta,
il monte delle Cellette, le pendici di monte Cannetaccio e il
monte Oliveto, dove si sono
recuperati re ti di basolato .
Infine la strada procedeva in
rettifilo fino a Casa Cotta
(Eretum ) dove incontrava la
via Salaria, che veniva raggiunta anche da un altro percorso condotto per Grotta
Marozza e Torre Fiora fino
all'altezza di Sant'Antimo o
di Fabbrica Palmieri.
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FON TI ITINERARIE
La Tabula Pelltingeriana e l' Itillerarilfl11 Antonini concordano
fino al territorio di Amatrice
nel riportare il percorso della
via e le tappe con le rispettive
dis tanze. Nel territorio di
Asco li invece numerose sono le
disco rdanze tra gli Itinerari,
discordanze da ricondurre forse a Ila presenza di vari tracciati
andati in disuso nel tempo.
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IL PERCORSO
Da Roma a Eretum. Un elenco dei cimiteri cristiani del IV secolo ricorda l'esistenza di due tracciati chiamati Sa/aria vetus l'uno e nova l'altro. Il primo, risalente a epoca arcaica,
procedeva da porta Pinciana, L1na delle minori delle Mura
Aureliane, verso nord-ovest, con un andamento irregolare
lungo il crinale delle colline (fiancheggiando l'attuale Villa
Borghese ). Il secondo, datato a partire dall'epoca mediotardorepubblicana e ricalcato dalla moderna via Salaria,
usciva dalle Mura Serviane a porta Collina e da quelle Aureliane a porta Salari a (demolita alla fine dell'800 ), procedendo con una serie di rettifili verso 1'Aniene.
Lungo questo tratto si conservano numerosi sepolcreti antichi, di diversa cronologia: si segnalano in particolare il
mausoleo di Lucio Peto (al n. 125a), il cimitero ipogeo di
Trasone poco oltre, la catacomba dei Giordani o di S.
Alessandro all'incrocio tra via Salaria e via Taro e le catacombe di Priscilla (al n. 430 ).
l tracciati della Salaria vecchia e nuova si ricongiungevano
prima dell'attuale quartiere Salario e proseguivano assieme, fiancheggiando Villa Ada, per superare il corso del
fiume Aniene (che a quest'altezza convoglia le proprie acque nel Tevere) sul ponte Salario: il passaggio era controllato, in epoca arcaica, dall'abitato latino di Antemnae (oggi Forte Antenne ), del quale non rimane nulla di visibile e
il cui nome derivato dalla posizione situata davanti al
fiume (ante amnem ).
Subito dopo il ponte, datato alla met del I secolo a.c. e
da tempo incorporato in una struttura moderna, sulla si-
VIA SALARIA
fianco della valle aperta dal torrente Meta, dirigendosi verso il passo a quota 1017: qui, in localit Torrita, fu scavaro
un complesso residenziale con terme, nel quale si riconosce
una stazione di posta, sita nel punro di valico tra le valli del
Velino e del Tromo.
passo della Meta la via entrava nella valle del Tronto scendendo verso il versante adriatico, ancora in buona parte
ricalcata dalla statale 4 (in particolare nel tratro fra San
Giorgio e Santa Giusta ), tranne che in brevi tracciati condotti in rertifilo. Da Fome del Campo procedeva sulla destra del Tronro fino a Grisciano, mentre da qui fino ad Arquata passava tra le catene dei monti Sibillini e della Laga,
con ripetuti cambi di percorso da un laro all'altro del fiume causati forse dal carattere particolarmente instabile
della zona . Lungo il tratto della valle del Tronto fra Arquata e Acquasanta, dove passava dalla riva destra a quella sinistra, nei pressi di Trisungo conservaro un lacerro
di lastricato, mentre in paese si pu osservare un miliario,
dataro a epoca augustea, trovaro nell'Ottocento nel letto
del fiume; in localit Travetta sono invece ancora visibili
le tagliate, che permettevano il procedere della via Salaria
romana lungo il fiume.
Giunta a Quintodecimo (forse da identificarsi con la stazione di Ad Centesimum), la strada antica correva a una
quota notevolmente pi bassa rispetto alla via
moderna, ma dopo il paese tramite un'imponente sostruzione risaliva per mantenersi a un
livello di sicurezza rispetto alle piene del Tronto. Da qui perdeva nuovamente quota scendendo verso il rio Garrafo, superato con un ponte
a un arco, conservato SOtto una struttura moderna a sette arcate. In seguito la strada, in parte ricalcata dalla via ottocentesca, proseguiva a
nord-est per Acquasanta Terme e il paese di
Santa laria (Ad Aquas), dove si conservano
alcune strutture termali di epoca romana.
Dopo la ri alita ad andamento rettilineo verso
Pagge e il tracciato antico ricalcato dalla vec-
VIA SALARIA
Da Ascoli ad Atri (HadriajHatria). Dopo Ascoli, la Salaria doveva raggiungere, stando al/'ltinerarium Antonini,
Castrum Truentinum, oggi identificato con l'insediamento
messo in luce da scavi recenti su l
pi anoro dell'antica foce del Tronto
presso Martinsicuro, poco lontano
da Porto d'Ascoli. Lasciata Ascoli,
la strada correva sulla riva destra
del Tronto, ricalcata in parte dalla
statale 81, fino al torrente Marino,
do ve stato ritrovato l'ultimo milia rio noto, il CXXIII, datato a et
a ugustea . Il proseguimento del
t raccia to antico incerto, poich
no n vi sono significativi resti archeologici che permettano di avvalo rare un'ipotesi piuttosto che
un'altra: alcuni studiosi ritengono
<che la via, all'altezza di Marino del Tronto (5 km da Ascoli), si spostasse nuovamente sulla sponda sinistra del fiume
e procedesse lungo un terrazzo fluviale parallelo al corso
del Tronto fino alla zona di Porto d'Ascoli, per tornare
sulla sponda destra e giungere a Martinsicuro; altri suppongono che la via da Marino seguisse la sponda destra
de l fiume fino a Martinsicuro.
Anche se l'arrivo all'Adriatico e alle sue saline doveva rappresentare la meta finale della Salaria, l' Itinerarium Antonini ne testimonia il proseguimento fino ad Hadria per
Castrum novum (Giulianova ). Dalla foce del Tronto la via
procedeva quindi a sud lungo il litorale, attraverso Alba
Adriatica e Giulianova, da dove poi risaliva verso l'interno per raggiungere Atri. Il percorso litoraneo testimoniato da pochi riscontri archeologici, poich solo ad Alba
Adriatica e nei pressi di Giulianova furono individuati alcuni tratti di via lastricata.
Terrazzamento stradale in
localit Vene di Santa Caterina,
nella valle del Tronto.
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Da Nrola a Posta
Lasciata la Salaria odierna a Borgo Quinzio (5 km a est d
passo Corese ), si pu imboccare la strada ottocentesca fino a Poggio Corese e qui svoltare a sinistra per una strad
bianca, che ricalca il percor o della trada antica lunga
valle Vara. Proseguendo per un chilometro e mezzo in u
paesaggio verdeggiante e ancora intatto si raggiunge sull~
sinistra il ponte del Diavolo, un viadotto di terrazzamento
che consentiva alla via di superare un gradino calcareo e
un rivolo torrentizio: si tratta di una poderosa sostruzion
(datata alla fine del Il secolo a.c.), formata da blocchi ciclopici di calcare e puddinga e rinforzata da sette contra f
forti. Attraversato il ponte, si segue lo stradella di destra,
che perpetua la via antica fino al km 53 della strada otto
centesca: lungo il sentiero, condotto tra splendidi oliveti,
si osservano blocchi parallelepipedi pertinenti alle crepidini della strada, che ora prosegue sull'opposto versante del
la valle; anche sulla statale, se la vegetazione lo consente
dal km 53 si possono osservare sui lati le crepidini . Arrivati al bivio per Ponticelli, si pu fare una breve deviazione per il paese: qui, all'interno delle mura medievali, sono
murate due statue di epoca romana, presumibilmente trovate non lontano.
Proseguendo suJla statale, che in questo tratto grosso ma
do ricalca la via romana, all'altezza del km 53 .8, sulla de
stra, si vedono due colonne miliari, l'una di Augusto, l'altra dell'imperatore Giuliano, che contrassegnano il XXX l
miglio della via, affiancate da un blocco stradale; pi'
avanti, al km 54.8, sempre sulla destra, in localit Madonna dei Colori rimangono i resti di una villa romana di
lusso, attribuita alla famiglia dei Bruttii Praesentes.
Alcuni tratti della via romana sono ancora visibili, i
prossimit della chiesa della Madonna delle Querce; poi,
immediatamente prima del passo di Monte Calvo, all'altezza del km 55.5, in un giardino privato posto sulla destra della strada, si trovano i nuclei di due grandi mausolei, detti Massacci, che affiancavano su entrambi i lati la
via romana. Superato il passo e il bivio per Toffia, la statale passa a destra rispetto alla via romana, perpetuata al di
l del fosso Riana da uno stradella che porta in
localit Osteria Nuova (ad Novas ): qui si conservano uno dei mausolei pi imponenti, la
grotta dei Massacci, e altri tre nuclei, i
Torracci, raggiungibili proseguendo lungo la
statale e all'altezza di Posto Ristoro svoltando a
sinistra in direzione Casali di Fra so.
Si torna sulla statale, proseguendo verso Rieti:
al km 59.7, di fronte allo svincolo per Ginestra
Sabina, si pu osservare tra la vegetazione un
viadotto, costituito da nicchie quadrate e semicircolari, che consentiva il pa aggio della strada romana nella vallata del fos o Roviano; la
VIA
~ALARIA
via poi, raggiunto il fondovalle, rasenta va la sponda sinistra del corso d'acqua pervenendo dopo poco al ponte
Bruciato, le cui rovine sono visibili al km 59.9.
Da qui si consiglia di procedere sulla Salaria nuova, per
raggiungere il centro di Poggio San Lorenzo, che si allunga sulla dorsale collinare, interamente percorsa dalla Salaria ro mana: al di sotto della parte meridionale del paese si
conservano tredici imponenti sostruzioni arcate in opera
mista, presumibilmente pertinenti a un complesso residenziale di epoca imperiale. Attraversato Poggio San Lorenzo
si procede per 2.4 km, poi si imbocca una strada sterrata,
che ricalca l'antica via romana: il sentiero che, lungo circa
2 km, scende al fosso dei Cerri in direzione di Ornaro e risale fino alla localit Colonnetta, percorribile da qui a
piedi (subito sulla sinistra sono visibili resti della crepidine) , anche se, data la mancanza di chiare indicazioni nel
paesaggio lussureggiante di vegetazione, si consiglia di
proseguire sulla statale in direzione Rieti fino a Colonnetta e di procedere in senso inverso . Da Colonnetta quindi,
do ve si conserva il XL miliario della via, si deve imboccare via Quinzia, che ricalca l'antico tracciato romano, lungo il quale sulla sinistra sono visibili resti della crepidine;
dopo 300 m di discesa, ancora sulla sinistra, si nota il poderoso muro di terrazzamento in opera poligonale che
consentiva alla via di inerpicarsi mantenendo un percorso
rettilineo; proseguendo poi verso Fosso dei Cerri, vicino a
una cabina dell'acquedotto si incontra il rudere di un sepolcro a camera.
Terminata la passeggiata si pu riprendere la macchina, per supera+
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re il crinale in direzione di Rieti:
in questo breve tratto la strada
antica, ancora chiaramente viibile tra la vegetazione, corre
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a un livello pi alto e sulla
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moderna. Giunti al km 73 e
presa a destra via Colle del
G, che ricalca il percorso
della Salaria romana, si arriva dopo 1 km al ponte Sambuco: si tratta in realt di un
colossale viadotto (datato alla prima met del I secolo
a.c.) in opera poligonale,
che permetteva il su pera mento di terreni
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solo raramente percorsi preesistenti e ci richiese la costruzione di numerosi ponti, viado tti, terrapieni, sostruzioni e ragliate, a causa delle morfologia dei luoghi attraversa ti. Venne basolata solo in corrispondenza dei centri
pi importanti, mentre per la maggior parte del percorso
era ricoperta da ghiaia.
Il tracci aro originale, pi rettilineo e meno accidentaro, da
ami raggiungeva Foligno mantenendosi a ovest dei
monti Marrani (variante occidentale), mentre pi a est un
percorso leggermente pi lungo (variante orientale, in origine probabilmente chiamata via Interamnana ), preesistente alla stesura della Flaminia, attraversava un territorio pi urbanizzaro e precocemente romanizzato; in et
ta rd oantica il tracciaro occidenta le decadde a favore di
quello orienta le, che fu quindi potenziato.
Gi in epoca antica, nonostante il percorso pi lungo, la
Flaminia venne preferita a lle a ltre strade come l'Aurelia e
la Cassia anche per raggiungere la Gallia e la Spagna, dal
momento che a Rimini si a ll acciava a tutto il sistema viario dell'Italia settentrionale. Restaurata pi volte, fu utilizzata per tutta l'et antica, nel medioevo (quando divent
il percorso principa le per raggiungere il santuario di Assisi ) e fino a ll 'et moderna, godendo di una straordinaria
con tinuit d'uso .
IL PERCORSO
Da Roma a Narni. La Flaminia (i l cui percorso coincide in
buona parte con la statale 3 ) usciva dalle Mura Serviane
attraverso la porta Ratumena e, percorrendo l'antica via
Lata (oggi via del Corso), oltrepassava porta Flaminia (a ttuale porta del Popolo) lungo le Mura Aureliane, raggiun-
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VIA FLAMINIA
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Da Foligno alla gola del Furlo. Ripresa sempre dalla stata le 3, la Flaminia raggiungeva il ponte Centesimo sul Topino (rimane la testata sud del manufatto romano ), posto
al centesimo miglio da Roma; e in localit Pieve Fanonica,
presso Capodacqua, forse sede di un'antica stazione, corre va su un viadotto ancora visibile, formato da un lungo
muro di sostruzione su cui si apre un chiavicotto con annessa una struttura a forma di catino semicircolare, che
serviva a drenare e a raccogliere le acque verso il Topino.
Dopo Valtopina, dove la direttrice antica coincide con
q uella dell'attuale provinciale (ex Flaminia ), in localit
Capannacce possibile scorgere imponenti resti della sostruzione e dell'argine in opera quadrata, tuttora in uso,
realizzati soprattutto per contenere le piene torrentizie del
To pino. Subito dopo la strada romana, ripresa ancora una
volta dalla statale, superava il ponte Marmoreo (visibile ai
ma rgini della strada ), ora non pi in uso; in localit Le
Spugne un'altra costruzione simile alla precedente sorregge ancora la strada moderna. La Flaminia entrava quindi
a Nocera Umbra (Nuceria CarneI/aria ), importante centro
commerciale ricordato anche da Plinio il Vecchio: pro-
FOSSOMBRONE
PARCO ARCHEOLOGICO
FORUM SEMPRONII
via Flaminia,
localit San Martino del Piano
Visite: estate 8.30-17.30,
inverno su richiesta,
tel. 0721 714645.
babile che da Fonte del Coppo avesse inizio un lungo tratto di strada sostruita da doppi o tripli filari di conci, grazie ai quali era possibile attraversare una serie di fossi e risorgive che dovevano rendere instabile il terreno.
Da Gaifana il percorso, con un rettifilo che resta oggi a
ovest della statale, toccava l'antica Tadinum (sita a sud-est
rispetto all'odierna Gualdo Tadino) e dopo il chiavicotto
presso Molinello (visibile a sinistra della statale), posto in
un luogo attualmente privo d'acqua, giungeva a Fossato
di Vico (Helvil/um )j qui, a nord dell'abitato si possono ancora vedere le spallette in opera quadrata e parte dell'arco
del ponte di S. Giovanni. La via si portava poi verso Sigillo (Suillum ) e, dopo il ponte Spiano sul fosso Fonturce e il
ponte Etrusco sulla Scirca (distrutto durante l'ultima guerra ), raggiungeva Scheggia (Scisa ), importante crocevia antico e sede della stazione ad Haesis. Da qui, con una serie
di tornanti, risaliva il valico di Scheggia (5 75 m ), superando un dislivello di oltre 120 m.
Prima di arrivare a Cantiano (Luceolis ), in localit Pontericcioli si conservano diverse testimonianze archeologiche,
tra cui i resti di sostruzioni e il ponte Grosso a due arcate
sul fiume Burano, il quale, poco pi avanti, attraversato
VIA FLAMINIA
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della valle. Sembra che gi nell'VIlI secolo i
ponte fosse crollato; la successiva ricostruzion
dur fino al 1053 o 1054, quando venne distrutto in seguito alla rovina di una diga a mon
te, a causa di una terribile piena; da allora no
venne pi reintegrato e inizi ad essere chiamata
J
ponte Rotto: oggi rimane una sola arcata, che lo
Pont. Fonnaia ~
rende comunque uno dei pi spettacolari pont'
S. Giovanni
Acquasparta O
dell'Italia romana.
BIti Il
si
pu
seguire
la
direttrice
della
strada
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qui
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tica (ripresa dalla moderna statale 3 ter), che
fossi
con
il
ponte
Capunta
a
nord
e
supera
due
Carsul8.
lamone (distrutto in parte durante l'ultima guerra
mondiale) e il ponte Caldaro (del quale rimangono tre dei cinque fornici originari). Si prosegue
San G' Inl
poi per San Gemini e, lungo una strada secondaria (la seconda a destra dopo San Gemini Fonte)
che riprende l'antica, si raggiunge l'AREA ARCHEOLOGICA di Carsulae, citt (sorta proprio in relazione alla Flaminia) di cui costituiva il principale asse
urbano sud-nord: percorrendo il lastricato ben
f Nera
I
Ponte
conservato, si attraversa il Foro, sul quale si affacdi AUllusto
cia, sulla destra rispetto alla strada, la basilica: die0:...-_ _-.;4 km
tro a questa, al di l della strada moderna, sono il
o
I
teatro e l'anfiteatro. Si arriva quindi alla porta urbica settentrionale: ne rimane il fornice centrale (chiamato arco di S. Damiano o di Traiano), in origine fiancheggiato da due minori (oggi scomparsi) destinati al
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VIA FLAMINIA
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VI
tra nsito pedonale. La strada, uscita dalla porta, fiancheggiata da alcuni monumenti funerari.
Ri presa la viabilit moderna, si procede per Acquasparta:
pri ma del centro, sulla destra, si incontra la chiesa di S.
Giovanni de' Butris (costruita su due arcate, ancora visibili, di un ponte romano interrato in seguito a una variazione di corso del torrente aia ), mentre subito dopo il paese
possibile percorrere l'antica via, lungo un sentiero non
asfaltato (segnalato da un carrello turistico) fino al ponte
Fonnaia, ristrutturatO o costr uitO durante l'intervento
di Augusto del 27 a.c., anca
ra in ottimo statO di conser- .
vazione. Il ponte posto sul- l'omonimo fosso (un affluente del Naia, in secca durante
gra n parte dell'anno ma tumultuoso durante le piene ),
venne realizzatO in opera cementizia rivestita da blocchi
di travertino, disposti alter
na tlvamente per testa e per
taglio, e presenta la caratteristica di avere l'asse della volta a botte fortemente inclinato rispettO a quello stradale,
dal momento che il fosso e la via formano un angolo deci
samente acutO. All'interno dell'arcata, la cui altezza supe
ra gli 8 m, sono visibili segni e lettere incisi al momentO
del taglio in cava ai fini della successiva messa in opera.
Poco pi a vanti, in localit Grotta Traiana visita bile, su
richiesta, una catacomba cristiana.
Seguendo verso nord la strada antica, ripercorsa dalla
statale 316, si arriva a Massa Martana (sede dell'antica
.
ad Martis) e, lasciati a sinistra Viepri e Montec
chio, a Bastardo: qui, a nord dell'abitato, si conserva il
ponte del Diavolo sul torrente Puglia. Si prosegue poi sul
la viabilit moderna per Bevagna, l'antica Mevania fiori
ta a seguitO dell'aperura della Flaminia. La cittadina me
dievale (forse pi piccola di quella romana ) conserva il
reticolo stradale orientato sulla strada antica, che l'attraversa con un percorso unitario (attuali corsi Matteotti e
Amendola ); seguendola si raggiunge l'area dove sorgevano un tempio (in piazza Garibaldi ) e il teatro (in via S.
France co), il primo trasformatO nella chiesa della Madonna della eve, il secondo chiaramente leggibile nel
condizionamento prodotto sull'edilizia abitativa posteriore. U citi dalle mura medievali per porta Cannara i
percorre un rettifilo di circa 8 km, corrispondente alla
Flaminia: sulla sinistra sono visibili i resti di due mausolei. Si oltrepassa quindi Foligno e si giunge nei pressi di
San Giovanni Profiamma (Forum Flaminii), punto di incontro dei due rami della consolare.
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h. ~.'
CARSULAE
AREA ARCHEOLOGICA
ROVINE DI CARSULAE, SAN
GEMINI
Tel 0744334133
VIsite: mar. -ven. 10-13 e 16-19,
sab.-dom. e fest. 9-13 e 15-20.
FONTI ITINERARIE
Atlantina: taw. 9-8-7
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Il percorso della Cassia da Roma a Luni compare, con il nome di via Clodia, nell'Itinerarium Antonini e nella Tabula
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Peutingeriana (dove diverse diUSN1A .
stanze sono lacunose); le stazioER ZEGVJNA
ni compaiono anche nell'Anonimo Ravennate e in Guidone.
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MOTIVAZIONI STORICHE
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VIA CASSIA
IL PERCORSO
Da Roma a Sutri. L'antica
via Cassia (i l cui tracciato coincide in buona parte con la
sta tale 2 fino a Bolsena e di seguito con la statale 71) aveva in comune con le vie Flaminia e Clodia il primo tratto
urbano e, superato il ponte Milvio (dove si divideva dalla
Flaminia ), puntava verso nord-ovest ricalcando in parte
l'antica via Veientana, un tracciato etrusco che collegava
Roma a Veio. Dopo villa Manzoni, che conserva i resti
della villa di Lucio Vero, il percorso passava davanti alla
cosiddetta tomba di Nerone, un sarcofago marmoreo del
II-III secolo d.C., a differenza della via moderna che invece
transita sul retro del monumento.
Da questo momento il tracciato, che precedentemente era
cara tterizzato da notevoli dislivelli, assumeva un andamento pi pianeggiante e rettilineo e, affiancato da monumenti funebri, raggiungeva le localit la Giustiniana (dove
confluiva la via Trionfale) e la Storta (ove si distaccava
dalla via Clodia). La Cassia continuava quindi il suo percorso verso nord e in localit Bosco di Baccano costeggiava la villa detta dei Settimii, residenza imperiale nota per i
suoi mosaici, oggi conservati al MUSEO NAZIONALE ROMANO . Attraversato il cratere di Baccano con una tagliata di
circa 800 m lungo il fianco occidentale del monte Lupoli,
che permetteva di abbassare il dislivello di circa 10m, la
stra da arrivava a Baccano (Baccanae), dove era posta la
mansio ad Baccanas o Vacanas, nei cui pressi aveva inizio
la via Amerina diretta ad Amelia.
La strada consolare, oltre Sette Vene e Monterosi, a differenza della moderna puntava a nord-ovest e giungeva a
sud di Sutri (Sutrium ), passando a nord dell'anfiteatro e
costeggia ndo la necropoli rupestre.
Da Firenze a Luni. In un periodo non precisa bile, la Cassia, come mostrano gli Itinerari, venne prolungata fino a
Luni, anche se resta difficile ricostruire con precisione il
tracciato. Da Firenze la via probabilmente giungeva a Pistoia (Pistoriae ) e, ripresa dall'a ttuale strada per Montecatini e Pescia, si portava a Lucca (Luca) e infine a Luni (L una), importante crocevia interessato anche dal passaggio
della via Aurelia.
FO NTI ITINERARIE
, Tell' Itinerariul1l Antonini compare una via Clodia, le cui
ta ppe in realt si riferiscono alla Cassia, ma riportato
anche un percorso da Roma a Forum C/odii; alcune tappe
vengono citate nella Tabu/a Peutingeriana (nell'ambito di
un percorso che si riuniva all'Aurelia presso Cosa ), dall'Anonimo Ravennate e da Guidone.
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PARCO ARCHEOLOGICO
FONTI ITINERARIE
L'Ttinerariun1 Antonini riporta le tappe della via Aurelia,
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e la data di costruzione
via sono molto controversi.
(V,l, 11) ricorda la
di una via Emilia da
di Marco Emilio Scauro e ne
il punto d'arrivo a Vodo
(Vado Ligure), dopo aver
Pisa, luni e Tortona.
De viris i/lustribus (M.
Scaurus, 72,8) si
la stesura della strada a
Emilio Scauro, in qualit di
(quindi nel 109 a.C.),
un miliario rinvenuto in
it Volta di Rate di Albinia a
dell'Argentario la riferisce al
(115 a.C.).
ritenuta un
dell'Aurelia, pi
dal momento che il
miliario di Albinia riporta
distanza di 91 miglia,
i
a quella da Roma,
. i avanzata l'ipotesi di
la strada come un asse
che nel tratto fra Roma e
115 a.C.) sarebbe stato
parallelamente all'Aurelia
come
dell'antica
ormai divenuta
'nt ad assicu rare rapidi
fra Roma e la costa
; la strada sarebbe
ulteriormente estesa nel 109
.\... fino a Dertona (Tortona) e da
. fino a Vado Ligure, secondo il
riproposto pi tardi dalla
lulia Augusta.
da sottolineare il fatto che il
della strada di Emilio Scauro
ha lasciato traccia negli
e nella toponomastica,
prevalso per l'intero asse
da Roma alla Gallia il nome
Aurelia (anche per la presenza
una ben pi nota via Emilia): il
si e tramandato solo
popolare dell'area pisana,
ad esempio era chiamata via
ia la strada da Pisa a Cecina
206).
IL PERCORSO
Sul percorso complessivo della direttrice rimangono aperte molte questioni: in particolare discusso se il punto di
arrivo dell' Aurelia vetus vada riconosciuto in Cosa o in
Pisa e se l'Aurelia nova costituisse un'alternativa pi interna e rettilinea della vecchia oppure un suo prolungamento. Poich tuttavia negli Itinerari compare sotto il nome di
Aurelia e con tappe dettagliate un percorso costiero, nella
descrizione si fa riferimento a questo.
VIA AURELIA
VIA AUREUA
POPULONIA
PARCO ARCHEOLOGICO DI
8ARATTI E POPULON IA
Da Genova a Vado. In uscita da Genova la via doveva affrontare l'ascesa del promontorio che, prima dello sbancamento degli anni '30 del Novecento, si protraeva fino al
mare e ridiscendeva poi verso il Polcvera, proseguendo
per Sestri Ponente, Pegli, Vsima e Arenzano. Valicato il
promontorio della Pineta, si allontanava forse dalla costa,
qui molto scosce a, per poi ritornarvi dai Piani di Invrea
fino a Varazze, dove si proposto di identificare la mansio
ad navalia degli Itinerari . Anche tra Varazze e Albisola
(Alba Docilia o Decelia o Delicia degli Itinerari ) la via dove va seguire un percorso parallelo al litorale, ma pi interno, alle falde delle colline, evitando il centro di Celle dove
la statale denominata Aurelia di costruzione recente: la
direttrice seguiva probabilmente il percorso ripreso dall'antica via dei Siri, nei pressi della quale sono venute alla
luce tombe di epoca romana. Superata Lavagnola, l'Aurelia si dirigeva verso Savona (Savo ), mantenendosi in quota, e giungeva a Vado Ligure (Vada Sabatia), sede di un
porto molto sicuro e fondamentale nodo stradale della
VIA AURELIA
NEL~ITAUA
CENTRALE
dalle attuali vie dei Falisci, degli Osci, degli Apuli e dello
Scalo S. Lorenzo, dallo scalo ferroviario Roma-Sulmona
(che vi si sovrappone per un tratto ), dall'attuale via Collatina (che ne ricalca il tracciato antico fino a Tor Sapienza )
e da via della Rustica. All'incrocio con via Ponte di Nona
sono visibili le tagliate trasversali alle colline, che permettevano alla strada di evitare il faticoso saliscendi del poggio, e alcune tombe rupestri scavate nel tufo. Superata
Col/atia, la direttrice risaliva la collina di Castellaccio dell'Osa e raggiungeva la via Tiburtina-Valeria al ponte Lucano, prima di Tivoli.
Anche nel territorio a nord di Roma sono note altre vie minori. Tra queste va ricordata la via Trionfale: il nome (forse
in origine via Veientana), attestato da un'iscrizione del Il secolo d.C., dalla Tabula Peutingeriana (che ne riporta il breve tragitto diretto, attraverso il ponte di Adriano, ad Sanctum Petmm) e dalla Descrizione Costantiniana delle Regio----------:---:---:--:-..........; : - - - - - - ni, ricorderebbe le vittorie di Roma sugli Etruschi o, pi verosimilmente, un trionfo celebrato
in epoca imperiale nella zona del Vaticano; qui
infatti passava l'antichissimo collegamento tra
Roma e Veio, citt etrusca conquistata all'inizio del TV secolo a.c. La strada (di cui nulla
visibile) perpetuata sostanzialmente dall'attuale via Trionfale e aveva inizio presso l'antico
ponte Sublicio sul Tevere, secondo la tradizione
costruito in legno . Dalla sponda sinistra del
fiume risaliva verso nord-ovest, arrivava all'altezza di Castel Sant' Angelo, dove si conservano, a lato dell'attuale ponte Vittorio Emanuele,
i ruderi del ponte Neroniano detto TriumphaIis, e proseguiva verso Monte Mario per confluire infine nella via Cassia presso la localit
denominata la Giustiniana.
Dalla via Trionfale davanti a Castel S. Angelo
si staccava un'altra strada di origini molto antiche, chiamata Cornelia probabilmente da un
membro della gens Cornelia che ne fu il costruttore: essa metteva in comunicazione Roma con CerRoma: il 'berniniano' ponte S.
Angelo , gi pons Aelius, con il
veteri (Caere ), dove nel IV secolo a.c., durante l'assedio
celebre fondale di S. Pietro in
dei Galli a Roma, furono portati gli oggetti sacri della citVaticano .
t per preservali dagli assalitori. Il percorso fiancheggiava
il circo di Nerone in Vaticano, obliterato dalla costruzione
della Basilica di S. Pietro (solo l'obelisco, fatto poi trasportare nel 1586 da Sisto V al centro dell'attuale piazza
S. Pietro, testimonia la magnificenza di quest'opera amica ), e proseguiva verso ovest, ricalcata dalle odierne vie
De Vecchi Pieralice, dei Monti di Creta e di Boccea, per
raggiungere Cerveteri, lungo un tracciato oggi ripreso da
via Tragliata e da vicolo Casale Castellaccio.
Resta infine da menzionare una via Vitellia, ricorda ta da
Svetonio come strada dal Gianicolo al mare: probabile
quindi che si staccasse dall'Aurelia poco fuori dalla porta
LE STRADE DI RACCORDO
FR A LA VIABILITA PRINCIPALE
Dalle strade che costituivano l'ossatura portante del si tema viario centro-italico si diramarono nel tempo altri tracciati, che raccordavano alle arterie principali aree e insediamenti rimasti esclusi dai circuiti maggiori o che costituiva no un prolungamento di talune direttrici. Essi ono noti
per essere riportati - spesso in maniera frammentaria e
discontinua - negli Itinerari o per il ritrovamento di miliari
o infine per l'individuazione di tratti ancora con ervati e di
infrastrutture relative, ma non sempre possono e sere attribuiti a un preciso costruttore o a un momento cronologico
puntuale. Nella consapevolezza della vastit e della complessit di tale viabilit secondaria si propone un quadro
dei percorsi pi ignificativi delle regioni centro-italiche, I
Latium, IV Samnill111, V PiCel1l1l1l, VI U111bria e VII Etruria, organizzati secondo le strade principali cui afferivano.
NEL~ITALIA
CENTRALE
(Aesis) si conosce l'esistenza di due percorsi paralleli, chiamati Salaria Gallica e Salaria Picena: la prima andava da
Ascu/um (Ascoli Piceno ) a Sena Gallica (Senigallia) intersecando le medie vallate fluviali; la seconda era condotta
lungo la costa da Castrum Tntentinum ad Ancona (o anche sino a Fano ), costituendo un prolungamento litoraneo
della Salaria. Da Ascoli Piceno la cosiddetta via Stazia (cos chiamata perch un miliario trovato vicino alla citt rico rda la sua costruzione da parte del prefetto Gneo Stazio) attraversava il territorio ascolano, forse alla volta di
Firmum Picenll1n.
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noro di S. Lorenzo, giungeva quindi a Fa/erii Novi e proseguiva verso nord, attraversando il rio Fratta su un ponte
tutrora in uso che ingloba resti romani . Da quesro momenro, la migliore indicazione per individuare l'antica via sono
le tagliate, che con entono in qualche modo di ricostruirne
l'orientamenro: la via, scendendo al Tevere, giungeva a Castello Amerinum (porto fluviale a nord di Orte), citt ricordata anche da Virgilio nell'Eneide; risalita quindi la valle del Rio Grande, con un percorso di crinale arrivava ad
Amelia (Ameria), famosa per le sue mura ciclopiche, e a
Todi (Tuder) dove costituiva l'asse principale sud-nord. Todi, sita in una posizione particolare a controllo del Tevere,
era collegata anche alla via Flaminia, raggiunta presso San
Gemini, attraverso la via Ulpiana, costruita dal futuro imperatore Ulpio Traiano durante il consolato del 91 d.C. Da
Todi la via Amerina, tenendosi lungo la riva sinistra del Tevere, arrivava a Bettona (Vettona) e a Perugia (Augusta Perusia), per poi proseguire a ovest verso Chiusi, dove si ricongi ungeva a Ila Cassia .
Sempre in relazione alla via Cassia si possono ricordare altre due strade minori: una la via Traiana Nuova, citata
da diverse fonti epigrafiche, che venne costruita dall'imperarore, molro probabilmente nel 108, con lo scopo di abbreviare di circa 10 km il tratto Bolsena-Chiusi. La trada
si distaccava dalla consolare a nord di Bolsena e, con un
andamento rettilineo, raggiungeva Castel Viscardo e il
fiume Paglia; il tracciato continuava verso Monte Regolo e Polvento (in entrambe le localit stato rinve.. nuto un miliario), ricongiungendo i con la Cassia nei
pressi di Fabro. La via sembra essere stata utilizzata in
alternativa all a Cassia per un lungo periodo cronologico, come attestano le iscrizioni che ricordano imperatori tardi. L'altra la via Cimina, che, sebbene mai nominata dagli Itinerari, dovette avere una certa importanza, come mo trano le iscrizioni riguardanti i suoi
curatori (datate dal Il secolo d.C.) e le fonti antiche, tra
cui Virgilio che ricorda una strada per i monti Cimini .
, Il percorso, ricalcato in buona parte dall'attuale via
1 \ Cimina, rappresentava un'alternativa alla via Cassia e
aveva inizio nei pressi di Sutri; da qui, superato Ronciglione, passava sopraelevato lungo la ponda orientale
del lago di Vico e, attraversando i monti Cimini, raggiungeva Viterbo, dove i riuniva alla via consolare in prossimit delle Aquae Passaris.
Esisteva infine una strada di collegamento tra Fiesole/Firenze e Pisa, lungo la sponda sinistra dell'Arno, chiamata
via Quinctia sulla scorta di un miliario che menziona il
console Tito Quinzio Flaminino, le cui tappe compaiono
nella Tabu/a Peutingeriana, nell' Anonimo Ravennate e in
Guidone. Anche se breve il tracciaro, che raccorda va la
Cassia con l'Aurelia, dovette richiedere importanti opere
idrauliche e infrastrutturali a causa del terrirorio acquitrinoso che attraversava.
-Il
.
Novi. All'interno della cinta
muraria (lunga 2.5 km) ancora
perfettamente conservata, tra i
resti dell'abitato visibile un altro
tratto della via, che qui
rappresentava il principale asse
stradale sud-nord; lungo le mura,
inoltre, si conserva ancora la
cosiddetta porta di Giove (nella
fotol, che segna anche l'accesso
all'AREA ARCHEOLOGICA (per
informazioni sulla visita rivolgersi
al MUSEO ARCHEOLOGICO DEU'AGRO
FAUSCO, tel. 0761 513735).
FONTI ITINERARIE
L'Itinerarium Antonini la cita come Iter a Terracina Neapolim, attraverso Sinuessam, Liternlll11, ClI1nas, Puteolos .
Analoghe informazioni compaiono anche nella Tabu/a
Peutingeriana.
Catanzaro
ma f1avio di potenziamento delPalermo
la rete viaria dell'Impero, per
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rio della capitale.
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VIA DOMIZIANA
IL PERCORSO
Secondo le indicazioni delle fonti, la Domiziana iniziava a
Sinuessa, staccandosi dall' Appia alle Aquae Sinuessanae,
nei pressi di Vagnole, dove era stato eretto un arco onorario di cui non resta alcuna traccia . II suo percorso sfruttava, verosimilmente, la sommit dell'argine verso monte
de lla Fossa Neronis, tragitto in parte ricalcato dalla consorziale S. Paolo: sul lato a monte della moderna Domiziana (statale 7quater), 100 m a sud-est del bivio con la consorziale, ancora visibile un tratto con bsoli in calcare.
La strada, attraversato il torrente Savone in localit Perutelle di Mondragone, raggiungeva il Volturno per scavalcarlo con uno spettacolare e lunghissimo ponte a pi arcate, citato anche da Stazio, di cui si conservata una testata
con fornice in laterizio, inglobata nel castello medievale di
Castel Volturno (Volturnum). La via Domiziana proseguiva verso sud, alla volta della zona paludosa del lago di Patria, costeggiando la necropoli della co lonia . In tale area,
in localit Fossa Piena, sono state individuate tracce della
Fossa Neronis.
Prima di arrivare a Liternum, attraversava il Clanis, l'attuale canale dei Regi Lagni, su un ponte in laterizio di et
domizianea, in parte distrutto nel medioevo e successiva mente ricostruito. Del manufatto originario, che doveva
avere almeno sei arcate, affiora, nell'alveo attuale, parte di
un pilastro; resti della massicciata sono visibili in localit
Ponte dei Diavoli, sulla riva destra. Secondo una recente
ipotesi, il tragitto contrassegnato dal ponte proseguiva
verso meridione, mentre una bretella raggiungeva la citt
di Liternum: a sud di tale area si incontra un tratto di via
basolata, lungo pi di 2 km, conservato nell'ambito della
bonifica di Varca turo.
Lasciata l'area di Liternum la strada proseguiva per Cuma, costeggiando la sponda occidentale del lago di Lcola,
tra la Silva Gallinaria, il mitico luogo dove Enea avrebbe
colto il pomo d'oro da portare in dono alla regina degli
Inferi, e il lago stesso.
A nord dell'area urbana di Cuma la via era fiancheggiata
da monumenti sepolcrali ed entrava in citt dalla porta
settentrionale, per poi uscirne e proseguire verso il lago
d'Averno (Itinerario di visita a pago 112 ). Lasciato il lago,
la via Domiziana procedeva in direzione di Puteoli e dell'attuale rione Taiano: da qui raggiungeva, dopo un gomi
to, lI1 parte su un terrazza mento con para mento lI1 opera
reticolata, l'estremit dell'odierno opificio Olivetti e poi,
seguendo via Vecchia Luciano, arrivava al quadrivio dell'Annunziata e all'area urbana di Pozzuoli (Puteo/i ): i suoi
n umerosi monumenti ancora ricordano la grandezza del
porto pi importante del Tirreno, il Portus Julius, situato
sul litorale antistante al lago Lucrino.
+-'
....
....>
....
"'C
V)
La
citt
di
Cuma,
fondata
dai
Calcidesi
nel
730
a.c.,
i
O
et preromana occupava la conca compresa tra il monte di
C
Cuma,
su
cui
sorgeva
l'acropoli,
la
collina
della
citt
bassa
~
e le pendici occidentali del monte Grillo; l'aspetto odierno
CU
C
risale ai massicci interventi di fine i ecolo a.C.-I d.C. La
+-'
Domiziana entrava in citt dalla porta settentrionale e s'
I I
dirigeva verso il Foro, costeggiando l'acropoli. Oggi l'accesso all'area archeologica avviene dalla strada provinciale Cuma-Lcola, che si stacca dalla Domiziana moderna;
dall'ingresso degli scavi un via letto conduce ai piedi de .
colle dell'acropoli, circondata da resti delle fortificazion'
greche. Su tale percorso si notano a de tra, i pozzi ch
fungono da prese di luce per la sottostante Crypta Roma
lla, una lunga galleria sotterranea (m 180 circa) che collegava la citt bassa con il porto di Cuma, passando sotto la
collina dell'acropoli in direzione e t-ovest. Il cunicolo, con
pareti di roccia rufacea e paramento in opera reticolata,
faceva parte di un complesso si tema strategico-militare,
voluto da Ottaviano e Agrippa intorno al 37 a.c., ne
quadro della guerra navale contro e to Pompeo, per ac.,
celerare il trasferimento di uomini e mezzi in quest'area: il
sistema comprendeva anche la grotta di Cocceio e la grotta della Sibilla assicurando in tal modo la comunicazione
diretta fra il porto di Cuma e il Portus Ili/il/S, cio il porto
militare di Pozzuoli.
Sulla sinistra della Crypta i accede al famoso antro della
Cuma: ,'antro della Sibilla.
Sibilla, posto sotto la ella che uni ce l'acropoli alla collina meridionale e di recente interpretato come
di
fensiva. Il taglio nel tufo candito dalla luce filtrante da
sei
aperture
ullato
occidentale,
deve
la
caratteristica
for"IJ SINUESSA
ma trapezoidale alle due fasi di realizzazione, la prima della seconda met del IV secolo a.c., mentre l'abbassamento
del piano pavirnentale con un taglio verticale pi stretto
del precedente successivo.
La via Domiziana costeggiava l'acropoli, con .
Tempio
santuari di Apollo, ulla terrazza inferiore, e
di Apollo
di Giove (in realt forse di Demetra) u
Terme
Parco
di Giove
de
quella
superiore.
Arrivava
all'area
Capitolium
MAR
Foro
nel
luogo
contraddistinto
Regionlle
Cuma
Crypta __ ;.;0...
dalle Terme del lato nordFelice
Romana
ove
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(di
epoca
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d,I
Antro
ul lato breve a sud i erge
d. Sibilla
ENO
il Capito/ium.
La trada doveva poi proseguire lungo il tracciat
FI,g,,1
Grotta della
da
via
Vecchia
Lripre
o
Sibilla
Pozzuoli
cola in direzione dell'at
tuale Croce di Cuma e
GOlfO di
voltare a destra per via Ar
Pozzuo ,
co Felice Vecchio, fiancheggia-----il km
ta, nel primo tratto dai resti del-
....
0;,
VIA DOMIZIANA
tU
I '
.,..
VI
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le fortificazioni di et greca (VI secolo a.c. circa). Dopo
400 m i raggiunge l'Arco Felice: la costruzione inserita
in una trincea tagliata nel tratto della cresta del monte
Grillo, presumibilmente funzionale all'apertura della Domiziana, della quale monumentalizzava il pas aggio. L'arco, che era preceduto da spiazzi su ambedue i lati, ha una
luce di qu . m 6 ed profondo m 17.80, per una larghezza comples iva di 11.84; due crepidini in grandi blocchi
squadrati di trachite di circa 3 m per lato restringono la
sede tradale sotto il fornice a m 4.45. La leggera salita in
cui si viluppa il lastricato contribuisce a dargli un notevole effetto scenografico.
A breve di tanza, al termine della strada, i apre a sinistra
l' imbocco alla grotta di Cocceio, che metteva in comunicazione la citt con il lago d'Averno, sede dell 'arsenale: la
galleria, attualmente non visita bile, prende il nome dal
suo costruttore, che aveva gi progettato la Crypta Neapolitalla (che collegava Napoli e Pozzuoli attraverso la
collina di Posillipo). Scavata nel tufo del monte Grillo per
circa 1 km, sul lato verso Cuma ha la volta in opera reticolata e raffinati artifici per l'illuminazione e l'aerazione.
La Domiziana, lasciato l'Arco Felice, fiancheggiata da monumenti sepolcrali, attraversava l'altopiano del monte
Grillo fino al ciglio del lago d'Averno, oltre il quale visibile un tratto di massicciata in opera cementizia. Il lago,
antico cratere vulcanico separato dal vicino lago Lucrino
dallo sperone tufaceo del monte delle Ginestre, costeggiato dal viale alberato della statale. Dopo circa 300 m, si
incontra sulla sini tra, il breve entiero che porta all'ingre o di quella che la tradizione identificava con la grotta
della ibilla: cavata nel monte della Gine tra in realt
un camminamento sotterraneo, molto rimaneggiato, che
collega le sponde dell'Averno a quelle del Lucrino. La galleria rettilinea, scavata nel tufo e priva di pozzi luce (nelle
pareti ono tuttavia evidenti le nicchie per le lucerne),
lunga circa 200 metri.
Uno stretto sentiero non a faltato sulla sponda orientale
del lago, consente inoltre
di raggiungere le rovine
del cosiddetto tempio di
Apollo, in realt una
grande aula termale in
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IL PERCORSO
Da Benevento a Troia. La via partiva dall'Arco di Traiano, nella zona
nord-orientale di Benevento, subito
al di fuori delle mura della citt, discendendo per via S. Pasquale sino
ad arrivare, dopo circa 500 m a un
piccolo ponte romano, il Ponticello,
oggi posto al di Otto della struttura
pi recente, che permetteva di attraver are il torrente S. icola. Procedeva quindi dritta ver o nord-est,
dierno Celano. Raggiunto il pizzo di monte Trinit scendeva verso Troia (Aecae), secondo un tragitto oggi ricalcato da una campestre che domina il Tavoliere.
HERDONIA
AREA AR CHEOLOG ICA
contrada Cavalleriua
Visite: area di propriet privata;
per informazioni e prenotaziOni,
leI. 0885 796221
EGNATHIA
MUSEO ARCH EOLOGICO
NAZIONALE
Da Brindisi a Otranto: la Traiana Calabra. II proseguimento della via Traiana muoveva forse dal Foro brindisino verso sud, in direzione della moderna porta Lecce e
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ne del 214 d.C. e dal ricordo di un Forum Annii
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Polla: iscrizione
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e si anche avanzata l'ipotesi che la strada, iniziata da Pocostruzione della via Popillia
pillio Lenate, sia stata ultimata dal pretore Tito Annio .
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VIA POPILUA-ANNIA
La testimonianza epigrafica pi importante rimane l'iscrizione di Polla, della fine del li secolo a.c., che ne descrive
il tracciato partendo da Reggio. Altre citazioni epigrafiche
risalgono a et tardoimperiale e attestano un rinnovato interesse per la via, con interventi di restauro e miglioramento delle strutture.
FONTI ITINERARIE
Le tappe della strada da Capua a Reggio compaiono nell'Itinerarium Antonini, che la descrive sia nell'ambito di
un percorso da Roma a Ad Columnam, chiamato per errore via Appia, che in quello da Milano per il Piceno e la
Ca mpania allo Stretto (a partire dalla statio di Nerulum);
nella Tabula Peutingeriana il percorso ritorna con differenze circa le stationes citate e le miglia di distanza tra l'una e l'altra. Menzioni vi sono inoltre nella Geographia di
Guidone e nella Cosmographia dell'Anonimo Ravennate.
IL PERCORSO
Da Santa Maria Capua Vetere a Salerno. Il percorso della
via romana si ricostruisce per grandi linee con una certa
attendibilit, sebbene vi siano ancora delle perplessit circa la localizzazione di alcune tappe.
La strada partiva da Santa Maria Capua Vetere (Capua),
dove, stando alle fonti, si distaccava dall' Appia, e procedeva in direzione sud-est alla volta di Suessula, antico centrO oggi localizzato presso Cancello. Da qui arrivava a
Nola, citt campana di antica ascendenza, e alla statio di
Ad Teglanum, identificata con Palma Campania, seguendo grosso modo il tracciato oggi ricalcato dall'autostrada
Caserta-Salerno.
Rasentando le pi basse pendici montuose lungo un percorso pianeggiante bordato dalle montagne del Partenio a
est e dalla sagoma del Vesuvio a ovest, entrava nell'ager
nucerinus, secondo un andamento riproposto dalla statale
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VIA POPILLIA-ANNIA
Nuceria-Salerno: ci porterebbe a concludere che la Popillia-Annia fungesse da asse est-ovest dell'impianto urbano,
da pona Nucerina a porta Rorese.
Da Salerno a Cosenza. Lasciata Salerno la strada costeggiava la piana alluvionale del Sele, allontanandosi dalla
costa e incuneandosi verso l'interno in direzione di Battipaglia ed Eboli, come le attuali sta tali 18 e 19. Superava
presumibilmente il fiume Sele nel puntO citato dalla Tabul,l Peutingeriana come ad Silart/m, luogo ancora oggi marca to da un ponte seicenresco, a monte di quello attuale,
per entrare nell 'agro dell 'antica Volcei (Buccino ). La via,
segnata ora da un sentiero malagevole, si inerpicava verso
il piano del Pagliarone, procedendo dritta verso le colline
di Serra (gli iuga Eburina della tradizione letteraria ), secondo un tracciato mantenuto dalla via borbonica, che sale verso il Passo dello Scorza, idenrificato con le Nares Lucanae citate da Cicerone e dagli Itinerari. Il va lico si apre
su un aspro paesaggio dominato dal monte Alburno e dal
cenrro di Sicignano; dalle Nares Lucanae il percorso anrico, ricalcato da un moderno senti ero, scendeva verso la
va lle del fiume Tnagro, e puntava verso le odierne localit di Auletta e Pertosa. L'attraversamento del Tnagro avveniva tramite il ponte della Difesa, forse contemporaneo
alla costruzione della strada, che proseguiva poi all a volta
de l Vallo di Diano (Itinerario di visita a pago 126).
All'uscita del Vallo la strada entra in un aspro paesaggio
montano dominato a est dal monte Sirino, seguendo l'unico percorso possibile, solcato ancora oggi dalla statale 19
e dalla vecchia linea ferroviaria; sino ad arrivare alla parre
pi difficile del percorso, l'attraversamento della catena
montuosa del Pollino, barriera naturale tra Basilicata e
Calabria. In tale area, forse nella conca di Castelluccio,
deve essere con ogni probabilit localizzata la statio di
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Nerulum, dove, a partire dal III secolo d.C., nella PopilliaAnnia confluiva la via Herculia.
Perplessit permangono circa la direttrice segui ta per raggiungere Campo Tenese, vasto altopiano a 1000 m di altitudine, compreso tra la conca di Laino e Castelluccio e il
territorio di Morano Cala bro: la strada antica poteva passare sia per Rotonda, con un percorso che fino al secolo
scorso prendeva il nome di via Consolare, che per Mormanno, dove stato segnalato un ponte romano sul torrente Battendiero.
Ai margini dell'altopiano, dopo un tragitto piuttosto accidentato che superava, attraverso la valle dell'Ospedaletto,
una pendenza del 12 %, la strada incontrava, stando all'Elogio di Polla, la statio di Muranum (Summuranum nell' 1tinerarium Antonini), oggi Morano Calabro; da qui procedeva, seguendo il corso del fiume Cosci le, verso un'area
intensamente romanizzata in territorio di Castrovillari, a
ovest dell'ampia e fertile piana di Sibari, dove, secondo la
Tabu/a Peutingeriana, era ubicata lnteramnium. Questa
zona, delimitata dalla confluenza dei fiumi Garga, Tiro e
Coscile, rappresenta un importante snodo viario per la diramazione che portava alla via jonica.
Seguendo la valle dell'Esaro, sulla statale 283, l'itinerario
toccava, verosimilmente, Trigneto di Roggiano Gravina
(oggi area archeologica), giungendo nella zona di Casellomasseria Campagna di San Marco Argentano, da alcuni
identificata con la statio di Caprasia, oppure, in base a
una recente ipotesi, a sud-ovest di Tarsia, sulla dorsale che
separa i bacini dei fiumi Follone e Crati, dove esistono le
tracce di un vasto insediamento tardoantico e i resti di un
lastricato.
La strada romana, inoltratasi nella media valle del Crati,
proseguiva, con un percorso di fondovalle, sino a Cosenza, a ridosso della quale il percorso sottolineato da una
estesa necropoli, oltre che dal passaggio obbligato rappresentato dai ruderi del ponte romano sul fiume Busento,
noto per solo da fonti.
VIA POPILUA-ANNIA
da lla quale la Tabufa Peutingeriana collocava Tempsa, toponimo che richiama la Temesa omerica, non ancora localizzata. Il tragitto, dominato dal monte Reventino, procede ripido ino al valico di Cona di San Mazzeo (m 948 ),
punto di passaggio obbligato per raggiungere da nord la
pia na di Lamezia, dopo aver superato Nicastro e Sambiase, nella cui area la Tabufa segnala gli impianti termali di
Aquae Ange. La via Popillia-Annia attraversava la piana
la metina lungo un tracciato parallelo alla linea di costa,
ma pi a monte. Superato il fiume Lamato nella statio di
ad Turris, in corrispondenza di una delle antiche vie per
Scolacium, sullo Jonio, e varcato il fiume Angtola, procedeva verso Vibo Valentia, l'Hipponion greca, colonia latina del 192 a.c. Erede della strada romana dovrebbe essere una mulattiera, denominata Via Grande , che segue il
crinale tra i comuni di Pizzo e Maierato, sino a giungere in
contrada Vaccarizzu di Sant'Onofrio dove, accanto a un
tratto di lastricato, stato recuperato il miliario che ricorda T. Annius. Dopodich, rimanendo a mezzacosta, si allineava ali ingresso alle mura greche della citt, accedendovi attraverso la porta orientale e raggiungendo le Terme
romane di Sant'Aloe. Da qui, pur con qualche incertezza,
si ipotizza che la strada avanzasse in direzione sud-ovest,
con una direttrice oggi rimarcata da un'antica mulattiera
poco a sud-est della linea ferroviaria, fino a venire a coincidere con l'odierna statale 18 circa all'altezza del km
486, per proseguire lungo la dorsale fra i torrenti Cinnarello e Mammella, in una zona intensamente romanizzata.
Arrivata al ca ino Mortelleto, quasi sicuramente da identificare con la statio di Nicotera, la strada romana seguiva
la costa sino a Tauriana (nei dintorni di Gioia Tauro),
quindi s'internava verso Seminara per evitare il litorale alto e roccioso a sud di Palmi . Rimanendo sempre sul crinale, procedeva per Salano e Runci, e superati i piani di Mileo arrivava nella baia di Catona, forse presso l'odierna
Santa Domenica di di Reggio Calabria (non lontana da
Gllico ), luogo di rinvenimento di un miliario.
Tale sito da molti identificato con l'Ad Fretum ad Statua m dell'Elogio, toponimo forse da ricollegare a una statua che segnalava, a mo' di faro, quello che viene indicato
come il primo porto di et repubblicana per la Sicilia, a 6
miglia esatte da Reggio.
eli' Jtinerarium Antonini l'imbarco per la Sicilia
posto invece in un luogo denominato Colllmlla,
che alcuni ubicano, in base al computo delle distanze, pi a nord di Catona, nell'area tra Cannitello e Particella (nelle cui
acque fu rinvenuto un famoso relitto ).
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di scavo: sono visitabili il complesso di via Canali, le tabernae di via Roma, i resti del presunto tempio di via S. Spirito e la grande sostruzione concamerata di vicolo Falcone.
Ritornati a Piano della Cerreta, si pu seguire la statale
19, che riprende in linea di massima il percorso della via
Annia-Popillia, entrando nel Vallo di Diano, lunga e stretta piana alluvionale tra le montagne della Campania meridionale. Al suo ingresso si incontra il centro di Polla, sulla
destra: deviando a sinistra dall'attuale statale si arriva al
sobborgo San Pietro, dove generalmente si localizza il Forum ricordato dalla celebre epigrafe ivi rinvenuta, che
stata inserita in un monumento moderno. A ridosso del
tracciato della strada invece, in contrada Tempio, si erge il
mausoleo fatto costruire da Insteia Polla per il marito C.
Ultianus Rufus.
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Proseguendo verso sud, si possono visitare i centri di Atena Lucana (Atina ), arroccato sul fianco orientale del Vallo
(resti di mura megalitiche), e di Sala Consilina, nella cui
area furono rinvenute oltre 2000 tombe, databili a partire
dal IX secolo a.c.: i corredi sono in parte esposti nell'ANTIQUARlUM DEL CONVENTO DEI CAPPUCCINI. Sull'altro versante si erge, alto su un colle isolato, il centro di Teggiano
(Teglanum ): municipio romano distrutto nel 410 da Alarico, risorse nel medioevo con il nome di Dianum, da cui
il nome del Vallo: il borgo, arroccato intorno al Castello,
oggi patrimonio dell'UNESCO.
Pi a sud si attraversa poi il territorio di Cosilinum (o
Consilinum ), presso la Civita di Padula, a cui piedi sorse,
dal 1306, la meravigliosa Certosa di S. Lorenzo: all'interno di questa stato istituito nel 1957 il MUSEO ARCHEOLOGICO DELLA LUCANIA OCCIDENTALE, che raccoglie reperti
provenienti dagli scavi del Vallo. L'itinerario si conclude
alla statio di Marcelliana, sulla cui area sorse il Battistero
paleocristiano di S. Giovanni in Fonte.
SALA CONSILINA
CONVENTO DEI CAPPUCCINI
La via prende il nome da un Valerio, magistrato non meglio identificato, per il quale si pensato a Valerio Messalla, console nel 263 a.c. e conquistatore della regione, oppure a M. Valerio Levino, il console del 210 a.c., che govern la Sicilia per 4 anni.
FONTI ITINERARIE
Le diverse tappe compaiono tanto nell'Itinerarium Antonini quanto nella Tabu/a Peutingeriana; riferimenti si trovano anche in Guidone.
Il tracciato della via Valeria, che percorreva il litorale tirreni co della Sicilia, era presumibilmente gi utilizzato dai
Sicelioti per il collegamento dei centri lungo la costa. La
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VIA VALERIA
N elle sue linee essenziali la via Valeria perdurata per tutta l'et medievale e moderna e il suo percorso oggi in
gran parte ricalcatO dalla statale 113.
IL PERCORSO
Da Messina a Cefal. La via partiva da Messina, la greca
Zancle citt fondata nel 730 a.C dai Calcidesi di Curna
(poi Messana), e si dirigeva, attraverso i monti Peloritani,
verso la costa settentrionale, tOccando Gesso e Spadafora,
identificabile con Nau/ochos, nelle cui acque si svolse, nel 36
a.C, la battaglia tra Ottaviano e SestO Pompeo. Arrivata a
Fondachello, costeggiava alla base il promontorio di Milazzo (My/ae ) e superava il fiume Longano, per arrivare, tramite Castroreale Terme, Falcone e Oliveri, sino alla cosiddetta
Locanda, dove viene ubicata la stazione di posta di Tindari.
La via antica, sottolineata dalle spettacolari ville di Tindari e di Patti, superato il fiume TimetO, seguiva il percorso
ricalcatO oggi dalla statale 113 sino a capo Calav: per oltrepassare il promomorio l'arteria moderna utilizza il traforo scavatO nel 1853, mentre la strada romana doveva risalire l'altura per poi scendere verso l'area di Gioiosa Marea e Brolo e prosegu ire,
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Agathyrnum. II centro,
forse un semplice oppidwn in et romana, viene
generalmente ubicato a
monte della cittadina di
Capo d'Orlando, in cont rada San Martino, o in
a lternativa, sulla base
delle distanze fornite dagli Itinerari, a San Marco
d'Alunzio.
Il tragitto procedeva lungo Ia costa a ttra verso Ia
Particolare del Teatro greco
Rocca e Torrenova: la statale 113 supera tuttOra il tOrrendi Tindari.
te Platan tramite un ponte moderno che ingloba i resti
dell'arcata di un ponte romano; qualche chilometro a est
del ponte si segnala inoltre un antico edificio che si ipotizza sia sorto sui ruderi di una mansio.
Lasciando a sinistra il cono roccioso di San Marco d'AIunzio, il percor o, diretto a Sant' Agata Militello, confermatO dal ponte che attraversava il torrente Rosmarino,
di cui sopravvive la testata est ancorata a uno sperone roccioso. Procedeva poi, sempre mantenendosi lungo la costa, per Acquedolci e Torre del Lauro, superando i torrenti Inganno e Furiano: le fonti segnalano come tappa successiva la citt di Calacte, fondata, secondo Diodoro Siculo (IX , 92; XII, 8, 29 ), dall'eroe siculo Ducezio intOrno
a lla met del V secolo a.C e dai pi ubicata a Marina di
Carona. Qui il tracciatO ancora una volta indicatO dai
resti di un ponte romano a Marina di Carona, un po' pi
LE STRADE
DEL~ITALIA
a monte rispetto a quello moderno sul quale passa la statale 113: del manufatto, a chiena d'a ino e a tre arcate,
restano le due latetali.
La strada continuava pet Santo Stefano di Camastra e
Torremuzza, dopodich si pensa risalisse sino alla cappella
di S. Maria di Palati, presso Halaesa, fondata da Arconide
nel 403 a.c. Poco prima della citt si segnalano infarti i
resti di un ponte a tre archi sul fiume Tusa, di cui rimangono due arcate: per la sua collocazione, alquanro arretrata, c' chi ritiene che il manufatto vada attribuiro in realt
a un diverticolo della Valeria, che si sarebbe quindi mantenuta vicino alla costa.
Tragitto costiero seguirebbe invece il tratto Castel di Tusa-Finale di Pllina, nei cui pressi, sul fiume Pllina, sono
da collocare i ruderi di un altro ponte, a poca distanza
dalla statale. L'imponente costruzione presentava sette arcate, una sola delle quali oggi sopravvive, inglobata in un
edificio. A circa 2 km dalla costa ono inoltre da segnalare
i resti di un acquedorto, che corre in direzione nord-sud,
lungo il fianco occidentale dell'alveo del fiume.
VIA VALERIA
HIMERA
A REA ARCHEOLOGICA
E A NT IQUARIUM
FONTI ITINERARIE
Buona parte del tracciato riportata dall'Itinerarium Antonini nel contesto della via interna da Tibu/a (Sa nta Teresa Gallura o Castelsardo) a Cagliari.
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una serie di interventi.
IL PERCORSO
Da Porto Torres a Fordongianus. Lasciata Porto Torres, il
p rimo tratto stradale passava per Ottava (localit dal significativo toponimo tradale), affiancando l'acquedotto
tu rritano proveniente dall'attuale zona di Sassari, del quale i con ervano alcuni tratti in opera reticolata. Superata
Scala di Giocca, la via attraversava i territori di Florinas e
To rralba ino a giungere nei pressi di Bonorva. Da qui
tra n itava a nord -est della cantoniera Tilpera, dove stato localizzato un tratto di massicciata in bsoli basaltici
con cordoli laterali molto rilevati, e proseguiva in direzione dell 'altopiano della Campeda.
Ri alito l'altopiano della Campeda, la strada passava tra
Bortigali e Mulargia (Malaria ), toccava Macomr (Macopsisa ) e Ghilarza (Ad medias ) e si dirigeva quindi verso
Fo rdongianus. La tecnica adottata in questo tratto stata
rilevata in pas ato tra San Macario e Pranu Maiore: si
tratta di una pavimentazione in pietrame con cordoli latera li, 'guida centrale' e modi ne trasversali in basalto. Prima
d i entrare a Fordongianus, piccolo centro sito in un suggestivo
nario naturale dove i possono tuttora visitare le
monumentali terme alimentate da una orgente di acqua
calda, la via oltrepassava il Tirso su un ponte a sette arcate , ampiamente ricostruito nel corso dei ecoli, ma del
q uale si conserva parte della struttura originaria in opera
q uadrata nella porzione medio-inferiore delle pile.
Da Fordongianus a Cagliari. Dopo l'abitato di Fordongianus, la strada passava nella vallecola di Apprezzau, dove si scorgono le modeste rovine dell'anfiteatro suburbano, e si dirigeva verso Santa
Giusta (Othoca ), nelle vicinanze di Oristano. Attraver ato questo centro, la via oltrepassava un piccolo ponte sul rio Palmas, i cui resti sono ancora visibili accanto a quello moderno, presso il quale si
conserva un tratto stradale in bsoli basaltici, largo
m 6.50 circa e leggermente arcuato al centro. Da
qui la strada percorreva l'intero Campidano da
nord-ovest a sud-est, attraversando quella va ta e fertile pianura che anticamente costituiva per Roma una delle principali riserve di grano . Una vicina
tappa era costituita dal praetorium di Muru de
Bangius a Marrubiu, o sia una ricca residenza con
bagno privato nella quale soggiornava probabilmente il governatore provinciale durante i suoi spotamenti. La localit era collegata con Fordongianus mediante un raccordo diretto (compendium itineris ), attestato grazie a una preziosa testimonianza epigrafica e individuato in parte sul terreno mediante l'analisi
aerofotogrammetrica. In eguito, dopo aver raggiunto le
Terme di Srdara, la strada percorreva il territorio di Mon ir, transitava per Sestu, a sei miglia dal capoluogo, e
raggiungeva infine Cagliari.
Fordongianus: un'inquadratura
del ben conservato complesso
termale di epoca romana.
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IL PERCORSO
Da Tibula a Tharros. Il tratto
iniziale della via tuttora incerto, in particolare a causa della
difficile ubicazione di Tibu/a
che compare come localit di
partenza nell'Itinerarium Antonini e per la quale stato proposro il riconoscimento con
Sanra Teresa Gallura oppure
con Castelsardo. Giunta a Porto Torres (Turris Libisonis ), la
strada attraversava l'abitato e
lasciava la citt oltrepassando
il rio Mannu su un monumen-
ta le ponte in opera quadrata con sette arcate, an cora ben conservato nonostante i numerosi rimaneggiamenti subiti nel corso del tempo. La singolarit del manufatto, che nel complesso misurava m
135 di lunghezza e 8.5 di larghezza, risiede nelle
diverse proporzioni delle arcate e nell'andamento
in salita della sede stradale due espedienti tecnici
che permisero alla struttura di superare il forte dislivello intercorrente fra i due argini. Da Porro Torres la via si spingeva attraverso la Nurra, toccava
N ure e Carbia, rispettivamente nei pressi di Porto
Ferro e di Alghero, e attraversato un ponte sul Temo, oggi non pi visibile, giungeva all'antica Bosa.
Tenendosi poi lungo la costa, la strada raggiungeva
Ca mus, presso Santa Caterina di Pittinuri. Il trattO
successivo, ricordato anche da un miliario, conduceva a Tharras, citt portua le di origine fenicia all'estremit della penisola del Sinis, le cui suggestive
rovine puniche e romane si stagliano nell'incantevole scenario di un mare anticamente al centro di importanti rorte mediterranee.
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Il sito di Tharros, noto per
il pregio ambientale oltre che
archeologico.
Da Sant'Antioco a Cagliari. Nel tratto conclusivo sono attestate due varianti: la prima si dirigeva a Cagliari lungo la
costa, l'altra attraverso l'interno. Il percorso litoraneo, dopo aver toccato Tegula, probabilmente nei pressi di Sant'Isidoro di Teulada, e Bithia, presso la torre di Chia, raggiungeva la penisoletta di Nora attraversando l'istmo mediante una strada acciottolata larga quasi m 4. La citt, di
remota fondazione fenicia, conserva alcuni notevoli edifici
di epoca punica e romana (templi, teatro, terme, case) e
una straordinaria rete viaria. Da Nora la strada transitava
nei pressi di Villa d'Orri e si dirigeva verso Cagliari.
Il percorso interno attraversava invece l'ampia vallata del
Cixerri . Dopo essersi stacca ta dalla litoranea occidentale a
nord di Sant'Antioco, la strada passava presso la chiesa di
S. Maria di Flumentepido, toccava Corongiu e raggiungeva cos Villamassargia, nel cui territorio prendeva avvio
l'acquedotto cagliaritano che da qui al capoluogo affiancava per buona parte il tracciato viario. La strada proseguiva poi in direzione di Silqua, oltrepassava il rio Cixerri su un ponte a tre arcate solo parzialmente conservato e
raggiungeva Decimomannu (localit dal significativo toponimo stradale ), dove attraversava il rio Sesi su un imponente ponte a tredici arcate, oggi solo in parte visibile. In
corrispondenza del ponte stato indagato un lungo tratto
di via acciottolata, fiancheggiata lateralmente da due muri
di contenimento in diretta continuazione con i parapetti
del ponte, i quali, in caso di alluvioni, impedivano l'allagamento della carreggiata. Ai lati della strada sono stati
recentemente rinvenuti uno slargo per la sosta dei carri e i
resti di una singolare struttura, per la quale stata ipotizzata la funzione di torretta per il controllo del traffico sul
ponte stesso, dal momento che le due estremit non erano
visibili tra loro e il restringimento della carreggiata non
consentiva a due mezzi di grandi dimensioni di percorrerlo contemporaneamente nei due sensi. La strada attraversava quindi i territori di Assemini e di Elmas e raggiungeva infine Cagliari.
L'ITALIA MERIDIONALE
L'ossatura portante della rete viaria nelle regioni I, II e III
(Latium et Campania, Apulia et Calabria, Lucania et
Bruttium) era rappresentata verso l'Adriatico dalla via
Appia, dalla via Traiana e dalla via Traiana Calabra e
verso l'estremo sud della Penisola dalla via Popillia-Annia,
anch'essa connessa alla via Appia, dalla quale i dipartiva
all'altezza dell'antica Capua. Tanto sul versante adriatico
che su quello tirrenico numerose strade dovevano collegare tra loro le direttrici maggiori, inoltrandosi nelle vallate
appenniniche per raggiungere i diver i centri che, dopo la
romanizzazione del territorio, si svilupparono sugli insediamenti indigeni.
Di molte di esse si hanno solo notizie frammentarie: un
caso tutto particolare rappresentato invece dalla via
Herculia. Questa si taccava dalla Traiana ad Aequum
Tuticum (9 km a nord di Ariano Irpino), che nell'Itinerarium Antonini appare nodo stradale di grande importanza, come punto d'arrivo e di partenza di almeno tre percorsi e come stazione di un quarto. Il nome dell'arteria
testimoniato solo da alcuni miliari di Massimiano Erculio
e Diocleziano, che ne furono i costruttori. La direttrice garantiva a centri quali Potenza (Potentia) e Grumentum (in
val d'Agri) un rapido collegamento con la co ta e con le
principali arterie stradali.
Maggior importanza dovette avere empre, per le caratteristiche naturali di un territorio proteso nel mare e per le
vicende storiche, legate alla colonizzazione greca, la viabilit costiera. Nella molteplicit di raccordi
che dovevano mettere in relazione i centri litoranei tra loro e con le grandi direttrici i
pu ricostruire dalle fonti itinerarie e dalle
te timonianze archeologiche l'esistenza di
una serie di strade costiere che venivano a
compor i in un quadro unitario.
Nell'attuale Puglia le piste e i tracciati pi
antichi furono in et romana potenziati, data la necessit di rendere la regione un ponte
ver o il Mediterraneo orientale. Oltre all'Appia e alla Traiana, probabilmente collegate tra Aeclanum (Passo di Mirabella) e
Herdol1iae (Ordona) da un percorso detto
Scarsi ma appariscenti
i resti dell'Anfiteatro romano
di Grumentum.
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Aeclanensis, un altro itinerario fondamentale era una strada litoranea, anch'essa probabilmente sistemata in modo
definitivo in et traianea. Dall'estremo nord-ovest della
regione (Larinul11 ) la via attraversava la valle del Fortore,
che superava con un ponte ancora in parte visibile presso
quello attuale di Civitate, giungeva a Teanum Apl/lum e al
promontorio garganico, quindi a Sipontum. Da qui costeggiava il litorale adriatico e passava per Bari, ricongiungendosi alla Traiana fra Diria ed Egnathia . Dalla costa adriatica si poteva passare a quella jonica anche tramite due strade interne che raggiungevano Taranto rispettivamente da Brindisi e da Bari.
La via jonica nell'attuale Calabria ricalcata, in linea di
massima, dalla vecchia statale 106, dalla linea ferroviaria
e dalla strada che corre ai piedi delle colline prospicienti il
mare. L'arteria citata negli antichi itinerari, con alcune
differenze circa le stationes: essa proveniva da Heraclea,
colonia greca ove oggi Policoro, e si dirigeva verso la colonia di Thurii-Copia, sorta poco lontana dalla Sibari arcaica . Passava quindi per Roscianum, ai piedi dell'attuale
Rossano Calabro, e Petelia, nei pressi di Strongoli, lungo
un percorso segnato da numerose ville di epoca romana.
In questo punto la strada antica si allontanava dalla costa,
per ritornarvi nelle vicinanze del fiume Neto, ma a ovest
di Crotone si internava nuovamente, seguendo la valle
dell'Esaro. La successiva tappa era Scylacio, identificabile
con la colonia graccana di Scolaciunl, presso Roccelletta,
dove si poteva prendere la strada che portava a Vibo Valentia, come indicato chiaramente nella Tabula Peutingeriana . In tale area la strada romana fiancheggiata da alcune tombe monumentali, visibil i ancora oggi al di sotto
della vecchia statale 106. Procedendo verso Reggio, incontrava i centri di Kaulonia (presso punta Stilo) e Locri,
seguendo un percorso costiero documentato dall'addensarsi delle testimonianze archeologiche e di miliari.
Altro percorso costiero, riportato nella Tabula Peutingeriana, nell'Anonimo Ravennate e in Guidone, seguiva il litorale tirrenico, con uno sviluppo autonomo fino alla piana di Sant'Eufemia, dove confluiva nella via Popillia-Annia. Difficile u bica re le localit citate, come Tempsa e
Clampetia, dopo Vibo: C1a111petia era tradizionalmente si-
ruata nei pressi di Amantea, ma di recente stata collocata nella zona di San Lucido, a 7 km da Paola. Da qui procedeva per Cerelis, corrispondente all'incirca, per la con50na nza toponomastica, all'abitato di Cirella, e Lavinil/l17,
centro citato per la prima volta nella Tabula Peutingeriafla, probabilmente statio fluviale alla destra del fiume Lao,
lu ngo il tracciato che lascia la costa per superare a monte
il promontorio roccioso della Petrosa. L'ultima tappa calabrese la colonia di Blanda, presso Tortora. Secondo le
indicazioni la strada proseguiva lungo la costa tirrenica,
toccando Cesernia, Paestllm e, infine, Salerno.
LA SICILIA
Nell'isola, divenuta provincia nel 227 a.c., la rete viaria
romana, impostata in et repubblicana, ricalc per lo pi
strade di antica origine; la sua sistemazione fu probabilmente dovuta ad esigenze militari. L'unico miliario rinvenuto porta il nome di Allrelius Cotta: se costui il console
del 252 a.c., il cippo risalirebbe al periodo della prima
guerra punica, documentando l'esistenza di una via Aurelia che, a giudicare dal luogo di rinvenimento, Corleone,
doveva snodarsi tra Palermo, Agrigento e Lilibeo, ossia
nella zona contesa ai Cartaginesi.
Mentre lungo il litorale tirrenico la viabilit era assicurata dalla via Valeria, nella parte orientale e meridionale
dell'isola, gi zona di influenza siracusana, si riprese il
complesso sistema viario greco. Agli inizi del l secolo a.c.
risalirebbero le notizie circa una via Pompeia, nominata
da Cicerone nella sua arringa contro Verre e spesso confusa con la Valeria. La via, in partenza da Messina, doveva dirigersi verso sud, a Catania e Siracusa; il nome la pone in relazione con un Pompeo, riconoscibile, probabilmente, in Pompeo Magno, che l'avrebbe costruita nell'ambito delle operazioni contro i Mariani e nell'ottica di
facilitare l'approvvigionamento granario di Roma. Su tale arteria il ponte dell'Akenis, tra Messina e Catania, conserva ancora nella parte inferiore la grandiosa struttura
romana, che frutt al fiume il nome arabo di Alcntara,
ossia "il Ponte per eccellenza, celebrato da ldrisi alla
met del XII secolo.
el settore meridionale i Romani mantennero le due grandi arterie siracusane, la via Selinuntina,
che collegava le due piazzeforti di Siracusa e Lilibeo, sedi dei due questori dell'isola, e la via Elorina a sud, gi ricordata da Tucidide. Pure su assi via l'i preesistenti si impost la viabilit interna
della Sicilia centro-orientale, dove dalla
via Catania-Enna si poteva proseguire
verso nord per Halaesa, oppure verso
nord-ovest per Termini Imerese.
Tali percorsi interni, oltre alle tre strade
costiere, ono riportati anche nell'!tine-
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rariU111 AntOl1ini e nella Tabllia Peutingeriana. Interessante il fatto che i nomi delle stationes rivelano le modifiche delle modalit insediative della
Sicilia : la maggior parte riferibile ai latifltndia che
sostituirono le antiche citt, per lo pi nella zona
centrale dell'i ola (tradizionalmente granaria ), attorno ad Agrigento e verso la piana di Catania. In
questo contesto vanno inserite le numerose ville
documentate da studi e cavi archeologici, tra cui
quella di Piazza Armerina, pre o la via interna da
Catania ad Agrigento.
La maggior parte della viabilit dell'isola si svolse
tuttavia lungo le trazzere ", ossia le pi te armentarie assimilabili ai tratturi del continente, formatesi e perpetuatesi in relazione alla transumanza
tra le regioni montuose dell'interno e i pascoli
delle pianure costiere.
LA SARDEGNA
La rete viaria della Sardegna, anch'essa provincia
dal 227 a.c., appare piuttosto articolata. Oltre alle
due grandi arterie che andavano a Cagliari attraverso il
settore occidentale dell'isola, ono note almeno altre tre
direttrici non econdarie, cia cuna delle quali metteva in
collegamento Olbia con il capoluogo.
La prima la via da Cagliari a Olbia nota grazie a un nutrito numero di miliari. Sino all'altopiano della Campeda il
tracciato della strada coincideva con quello della via da
Porto Torres a Cagliari; da qui il percorso divergeva verso
nord-est e si portava ad Hafa, nei pressi di Mores, al rio
Mannu che superava sul ponte Ezzu, ancora in parte conservato, e infine a Olbia per i territori di Berchidda e Telti.
La seconda una via interna da Olbia a Cagliari, alternativa alla precedente e nota grazie all'ltil1erarium Antonil1i.
La direttrice rivestiva un ruolo prevalentemente militare,
dal momento che attraversava da nord a sud il territorio
inospitale della Barbaria toccando diversi centri fortifica ti
dell'interno sino a raggiungere il capoluogo provinciale.
La data di realizzazione non nota: due miliari ne attestano l'uso perlomeno fino alla seconda met del IV secolo
d.C. La strada da Olbia si dirigeva verso sud-ovest, in direzione delle sorgenti del Tir o (Caput Tyrsi ), e raggiungeva Sorabile (nei pressi di Fonni ), il centro fortificato
di Va,
lel1tia (Santa Maria di Alenza ), Biora (Serri ) e Ussana, dove oltrepassava il rio Flumineddu u un ponte a tre arcate,
di cui si conservano solo le fondazioni.
La terza la via Ijtoranea orientale, che secondo il tracciato sintetizzato dall'ltinerarium Antonini collegava il porto
di Tibula a Cagliari attraver o Olbia. Se il tratto iniziale resta incerto, dopo Olbia la
in parte correva lungo la
costa, in parte si portava pi all'interno, adeguandosi alla
morfologia del terreno. Tappe fondamentali erano gli attuali centri di Siniscola, Dorgali, Bari ardo, Muravera.
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FONTI ITINERARIE
A conferma dell'imporrante ruolo
svolto dalla strada, le tappe lungo il
suo tracciato sono riportate dalle
fonti itinerarie quali l' ltinerarium
Antonini, la Tabula Peutingeriana,
l'[tinerarillm Burdigalense, le Tazze
di Vicarello e la Cosmographia dell'Anonimo Ravennate.
VIA EMlUA
Da Rimini a Forl. La via usciva da Rimini (Ariminum ), colonia romana fondata nel 268 a.c., sul monumentale ponte di Tiberio e si dirigeva verso Cesena (Caesena), gi importante nodo viario che a seguito della costruzione della
strada conobbe un notevole svi luppo. La via Emilia antica
correva sullo stesso rettifilo della odierna statale e attraversava Capocolle con un taglio della collina che permetteva
di viaggiare in piano. Arrivava quindi a Forlimpopoli (Forum Popilii ) e, allo sbocco delle vallate appenniniche del
Montone e del Rabbi, a Forl (Forum Livii): entrambi i
Plinio il Vecchio
Historia, Il, 85, 199):
awenuto una volta - come
personalmente riscontro nei testi
della dottrina etrusca - un enorme
io di terre nella regione di
sotto il consolato di Lucio
. e Sesto Giulio [91 a.C.]: due
ne, cio, si scontrarono con
randissimo fragore, balzando
vanti e retrocedendo, e tra di loro
lamme e fumo salivano al cielo in
pieno giorno; assisteva dalla via
Emilia una gran folla di cavalieri
omani, con il loro seguito, e di
viaggiatori. Per il cozzo furono
schiacciate tutte le case di quelle
campagne, e moltissime bestie che
si trovavano nel mezzo rimasero
ccise: si era un anno prima della
@uerra sociale, che potrei definire
pi funesta per questa terra
ifltalia anche rispetto alle guerre
civili .
centri, originati da agglomerati a carattere economico, divennero municipia nel 90-89 a.c. Entrando a Forl da viale
Roma e corso della Repubblica, l'Emilia assumeva all'interno della citt un andamento irregolare, dovuto
alla
traccia di una precedente pista pedemontana.
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VIA EMIUA
Da Reggio a Piacenza, Uscita da Reggio Emilia la via proseguiva in rettilineo, ripresa oggi dalla statale 9; in prossimi t dell 'Enza incontrava Tannetum, su cui si svilupp il
centro di Sant'Ilario d'Enza. Da qui raggiungeva Parma
(Parma), colonia romana fondata nel 183 a.c. assieme a
Modena e impostata sulla direttrice stradale: il limite occidentale della citt era costituito dal torrente omonimo, il
cui corso antico era spostato circa 100 m pi a est rispetto
a ll 'attuale: le arcate orientali del ponte su cui la via lo attraversava sono venute alla luce in strada Mazzini all ' in crocio con via Oberdan e nel sottopassaggio pedonale
visibile una delle pile.
Oltrepassata Parma, la via incontrava la stazione ad Tarum, presso il fiume Taro, e attraversava i centri di Fidenza (Fidentia ) e di Fiorenzuola d'Arda (Florentia), costituendo anche qui l'asse generatore dell'impianto urbano;
passava quindi per la mutatio ad Fonteclos, oggi Fontana
Fredda. Presso il Nure compiva una leggera deviazione
per superare il torrente nel punto pi agevole: i resti del
ponte antico sono ancor oggi visibili nei periodi di magra
circa 250 m a monte del ponte odierno.
Secondo la testimo nianza di Livio, Piacenza (Placentia)
era l' ultima tappa della via; dedotta nel 218 a c., la citt
si svilupp con l'apertura della via Emilia, che la attraversava sul percorso delle attuali via Roma e via Borghetto. I
miliari di Augusto che parlano del restauro della via riportano invece come capolinea il Trebbia: l'imperatore AuguSto probabilmente prolung la strada, sovrapponendola al
tracciato della Postumia. La via, dunque, sullo stesso percorso della via Postumia, usciva da Piacenza presso l'attuale piazza del Borgo e lungo via Taverna, proseguendo
per breve tratto lungo la statale10 fino al Trebbia.
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VIA EMILIA 1 7
Comune di Ravenna
tel. 0544 576684 .
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via Armellini 18
te l. 0547 79264
Visite: a rich iesta.
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FONTI ITINERARIE
Vltinerarium Antonini ricorda un tracciato che andava da
Rimini a Ravenna e continuava poi fino ad Altino attraverso i Septem Maria per acque interne (foci di fiumi, canali artificiali, specchi lagunari). La Tabula Peutingeriana
riporta, invece, un percorso terrestre fra Rimini e Altino,
proba bilmente descrivendo come unitario un tracciato
composto da due tronchi aperti in momenti diversi: il tratto Rimini-mansio Hadriani-Adria e quello perilagunare
che fu in seguito condotto da Hadriani ad Altino.
stata
prolungata
nel
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Milano
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idraulica per la regolarizzazione del-
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VIA POPILLIA
IL PERCORSO
Da Rimini a Ravenna. Data la distanza di 81 miglia riporta ta dal miliario di Popillio, quasi tutti gli studiosi sono
d'accordo nell'identificare il capolinea della strada in Rimini (Ariminum ), dove avveniva l'allacciamento con la Flaminia. Altre ipotesi sostengono che la via si staccasse dall'Emilia a Forlimpopoli (Forum Popilii; il toponimo richiama espressamente
il costruttore della strada stessa), oppure
prendesse avvio dal fiume Rubicone a llora
confine d'Italia.
L'arteria stradale fino alla stazione di Hadriani doveva seguire un percorso li toraneo, immediatamente a ridosso dell'antica
linea di costa, che era pi arretrata rispetto all'odierna. Uscita da Rimini e staccatasi dall'Emilia in localit Celle, la via poteva seguire due percorsi, entrambi attestati
archeologicamente: un tracciato interno e
parallelo all'odierna statale 16 oppure un
altro pi lungo che da Villalta di Cesenatico pro eguiva con un retti filo verso Pisignano (presso la pieve visibile un miliario proveniente dalla via ), per poi piegare
verso Ravenna presso la zona di Roncalceci. All'altezza di
S. Apollinare in Classe la via passava per il porto di Classis, voluto e potenziato da Augusto e collegato al Po tramite un canale navigabile (fossa Augusta ) che fiancheggiava la strada. Fino a Ravenna il tracciato viario era lastricato in trachite, come dimostra il tratto visibile presso la
S. Apollinare in Classe: il
campanile della basilica con la
statua (moderna) di Augusto .
RAVENNA
Da Ravenna ad Ariano nel Polesine. All'uscita da Ravenna la via era lastrica ta e presenta va una larghezza di 9 metri: seguendo l'odierna Strada antica del bosco , essa
passava per il paese di Sant'Alberto, ove si ritiene fosse
collocata la mansio Augusta, in relazione con l'omonimo
canale artificiale. Dopo aver attraversato le attuali Valli di
AORIA
MUSEO ARCHEOLOG ICO
NAZIONALE
via Badini 59
tel . 0426 21612
Visite: 9-20.
Comacchio, correndo lungo il cordone liroraneo oggi evidenziaro dall'argine Agosta, oppure (secondo ipotesi pi
recenti ) seguendo la fossa di Porto-fossa di Sanr'Alberro e
passando per la localit Fosse, ove si portaro alla luce un
breve tratto basolaro del percorso, la Popillia raggiungeva
nei pressi dell'antica citt di Spina il ramo del Po ricordato
da Plinio col nome di Sagis. Attraversata la Valle Trebba,
la via si portava al Po di Volano presso Lagosanro, ove si
ritiene collocata la mansio che dall'omonimo canale artifi
ciale prese il nome di Neronia. E probabile che da qui l'itinerario per un breve tratto continuasse per via d'acqua,
lungo appunto i rami del Po di Volano, e poi oltre Codigoro corresse lungo gli antichi cordoni liroranei dei Monticelli e passasse per San Basilio di Ariano, ove sono stati
portati alla luce resti dell'insediamento pertinente alla
mansio Hadriani.
IL PERCORSO
Fino a Padova. Molto problematica la ricostruzione della strada fino a Padova e in particolare l'individuazione
del capolinea, variamente riconosciuto in Bologna (Bononia) o Adria (Atria).
Stando alla prima ipotesi, il tratto da Bologna a Modena
(Mutina) di facile ricostruzione, in quanto utilizzava la
precedente via Emilia, mentre assai dubbio rimane il tracciato fino a Este (Ateste ), oggetto di una lunga e irrisolta
questione. Tre sono i percorsi proposti: uno 'occidentale' per Ostiglia e Legnago; uno 'centrale'
per Castelnovo Bariano e Montagnana; uno
'orientale' per Vigarano presso Ferrara . Oltre
Este la via, seguendo probabilmente una precedente direttrice di et veneta aperta ai piedi dei
colli Euganei, doveva passare per Monselice,
Battaglia Terme e l'importante area termale dell'odierno centro di Montegrotto (lungo la direttrice oggi riproposta dalla statale 16). Da qui si
portava nella localit Mandria a sud di Padova,
percorrendo probabilmente la strada tuttora nota come via Romana , e infine entrava in citt
lungo l'attuale corso Vittorio Emanuele II.
Coloro che riconoscono invece in Adria il capolinea dell'Annia, ritengono che la strada, passate le localit di Fasana Polesine e Pettorazza
Grimani, corresse con un retti filo ancora evidente sul terreno attraverso il paese dall'interessante toponimo di Agna, luogo di sosta e traghetto sul ramo maggiore dell' Adige. Da qui il
percorso, procedendo a est di Arre, doveva raggiungere
Bovolenta, proseguire con un l ungo retti filo per Casalserugo e infine entrare a Padova per l'attuale via Umberto I,
all'inizio della quale la direttrice incrociava la strada proveniente da Este e i colli Euganei.
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FONTI ITINERARIE
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Da Genova a Tortona. Le ricerche archeologiche non hanno ancora evidenziato tracce della via Postumia in uscita
da Genova: essa si doveva portare nella val Polcvera, dove fu trovata la tavola di bronzo che la menziona e
dove esiste il toponimo Pontedecimo, tenendosi
pro ba bilmente sul versante sinistro della valle.
Il primo tratto correva inizialmente a bassa e media quota, risalendo poi su versanti anche molto
ripidi, con pendenze medie del 20-25 % fino al crinale appenninico, il cui punto di superamento
oggetto di discussione: il tracciato, privo di strutturazioni significative e con le caratteristiche di
una mulattiera, potrebbe essere stato soggetto a
modifiche nel corso dei secoli. Secondo l'ipotesi
pi accreditata, la via da Pontedecimo attraversava la gola
di PietraIa vezzara e raggiungeva il passo della Bocchetta,
o il vicino monte Poggio (presso Pian delle Reste, dove in
epoca medievale sorgeva una basta con funzione di hospitium per i pellegrini ). Proseguiva poi per il monte Calvo e
scendeva per Fraconalto e Castagnola. Un altro percorso,
detto via della Vittoria , privilegiato forse solo in epoca
tarda, seguiva un tracciato che da Morego si dirigeva a
San Cipriano e di qui, attraverso il passo della Vittoria,
verso il ponte di Savignone e poi verso la pianura.
Oltrepassata la zona montana, la strada puntava su Liharna (2 km a sud di Serravalle Scrivia), nucleo insediativo gi
di origine preromana, che nel corso del I secolo a.c. fu monumentalizzato con pianta ortogonale, assumendo la via
Postumia come principale asse urbano sud-nord . Il proseguimento del tracciato ricostruibile con certezza, perch
si trattava di una sorta di passaggio obbligato tra la riva
destra dello Scrivia e l'Appennino, ripreso fino all'et moderna: oltrepassata la strettoia di Serravalle, il torrente veniva superato con un ponte i cui resti sono visibili a monte
di quello attuale presso Cassano Spnola. Il percorso continuava lungo lo Scrivia, fiancheggiato da un acquedotto,
fino a Tortona (Julia Dertona ), centro di controllo delle
alture appenniniche e importante crocevia stradale (via
Fulvia, via Emilia di Scauro), il cui impianto urbano aveva
nella Postumia il principale asse ovest-est e che era posto a
met del tratto fra Genova e Cremona. Qui convergevano
la via Iulia Augusta, la via Fulvia e altre strade minori.
Da Tortona a Cremona. Attraversata Tortona lungo il percorso ripreso dall'attuale via Emilia, la strada si portava
VIA POSTUMIA
in pianura e proseguiva sulla destra del Po per Casteggio (Clastidium ), imporrante raccordo tra le vie
di comunicazione fluviali e terrestri, e poi per Stradella fino a Piacenza, con una direttrice corrispondente all'attuale statale lO: chi percorre la strada
oggi, pur nei molti cambiamenti del paesaggio dovuti allo spostamento pi a nord del corso del Po,
a ll'intensa urbanizzazione e all'assetto moderno
del territorio che ha cancellato le tracce delle divisioni agrarie e degli insediamenti rurali di epoca
romana, pu ritrovare il tracciato antico nei lunghi
rettifili e in particolare nel tratto fra San Nicol di
Rottofreno (sul fiume Trebbia, punto di arrivo della via Emilia nel riassetto augusteo ) e Piacenza
(Placentia), dedotta come colonia nel 218 a.c., in
cui riconoscibile l'originario impianto romano a
rete ortogonale orienta to sulla via.
Anche all'uscita dalla citt il percorso doveva corrispondere a quello dell'attuale statale, per Muradolo
e Monticelli d'Ongina, abbandonando talvolta la
direttrice pi rettilinea per adattarsi alle caratteristiche fisiografiche del territorio, continuamente interessato da esondazioni; nodo importante doveva essere il passaggio del Po, che avveniva all'altezza di
Castelvetro, probabilmente su traghetti . A nord del
fiume, la colonia di Cremona (Cremona ), dedotta contemporaneamente a Piacenza nell'ambito dell'espansione romana in Italia settentrionale, aveva la Postumia come principale asse ovest-est dell'impianto urbano ed era nodo stradale (vie per Brescia, per Mantova e Ostiglia, per Brescello,
per Parma ) e fluviale di grande importanza.
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VIA POSTUMIA
fia moderna come via Postumia e lungo il quale testimoniato il toponimo la Levada), che, dopo un breve tratto incassa to nei campi, corre su un argine fino a Goito. Prima
che la via Postumia raggiungesse il Mincio, nella zona di
Redondesco doveva staccarsi un raccordo per Mantova,
citt di origini etrusche che non poteva non essere interessata dalla viabilit al momento della stesura della Postumia : tale raccordo individua bile oggi in tracce viste tramite la fotografia aerea e le ricognizioni archeologiche e
doveva essere segnalato in antico dalla presenza del miliario di Spurio Postumio Albino, che per le distanze riportate poteva trovare qui la sua collocazione originaria .
Nella piana del Mincio le tracce della strada si fanno pi
incerte, a causa dei mutamenti ambientali : il passaggio del
fiu me doveva probabilmente avvenire presso Merlesco, da
dove la strada presenta nuovamente un andamento rettilineo per circa 28 km, disassato di circa 700 m a est rispetto al segmento precedente, fino a raggiungere Verona, passa ndo per Villafranca, Santa Lucia e Dossobuono; nel
tra tto fra Massimbona e Villafranca ancora percorribile
un terrapieno, con massicciata in ghiaia di epoca recente,
mentre tra Santa Lucia e Dossobuono stato possibile
constatare l'esistenza, SOtto la strada moderna, dell'antica
pavimentazione in ciottoli.
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mia prendeva una direzione nord-est, lungo la base coll inare, evitando la fascia delle risorgive a sud, e si portava
verso il fiume Brenta; superava l'antico ramo di destra del
fiume (odierno Ceresone) a nord di San Pietro in Gu (il
nome deriva da vadum, guado) e il ramo di sinistra (corrispondente al corso attuale) all'altezza di Camazzole. Oltre
Maglio la strada riconoscibile nel lungo retti filo di circa
32 km, che passa per San Floriano (poco a occidente di tale localit avveniva l'incrocio, ortogonale, con la via Aurelia, che congiungeva Padova con solo) e Postioma (toponimo, quest'ultimo, di evidente derivazione dal nome della strada), fino a Varago di Ma erada. Anche qui la strada
si manteneva a settentrione rispetto alla linea delle risorgive e doveva correre su argine, com'era ancora abbastanza
evidente nei primi decenni del ovecento; su di essa furono impostate le centuriazioni contigue di Padova nord e di
solo (Ace/um).
Oltrepas atO il Piave il rettifilo della Postumia ancora percorribile sino a Fa; era lasciata poco pi a nord la citt di Oderzo
(Opitergium), che comunque doveva essere
raggiungibile tramite un breve raccordo, lungo il quale sono state rinvenute aree sepolcrali in localit Spin. A est di tale centro il percorso non pi conservatO con la stessa chiarezza, tantO che fino ad Aquileia si sono ipotizzate due direttrici: la prima a monte della
linea delle risorgi ve, avrebbe attraversato il
Tagliamento pre o Codroipo, per puntare
da qui, lungo la statale 252 di Palmanova
(Stradalta ) u Aquileia, inserendo i a Seveglia no nel cardine massimo della centuriazione aquileiese e raggiungendo la citt da nord;
la seconda si sarebbe diretta su Concordia
Sagittaria (Tulia Concordia) attraverso Annone (da ad nomml, corrispondente alla distanza di nove miglia da Concordia), proseguendo poi fino ad Aquileia in coincidenza con il
percorso della via Annia.
VIA POSTUMIA
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LA PORTA IOVIA
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Superata la porta, il tracciato della via Postumia corrisponde a quello dell'attuale corso di Porta Borsari ed era
in antico rivestito con bsoli di basalto nero; sulla via .
allineavano gli isolati quadrangolari, destinati a edifici re
sidenziali. All'incrocio con via Quattro Spade, a destra,
nell'ingresso di un negozio, sono visibili i resti di un piccolo arco quadri fronte, detto di Giove Ammone (per la testa
qui ritrovata e oggi conservata al MUSEO MAFFEIANO), i
quale costituiva l'ingresso monumentale al settore pubbli
co della citt. Nell'isolato a destra subito successivo infatti si ipotizzata, sulla base di scavi di difficile interpretazione, una zona probabilmente destinata al culto imperia
le, cui fa seguito il complesso degli edifici che si affaccia
vano sul Foro, il centro della vita economica, politica
amministrativa, giudiziaria e sociale.
IL FORO
Alla piazza forense antica corrisponde, con le stesse funzioni, pur se con dimensioni minori e pi irregolari, la
dievale piazza delle Erbe. Sul lato sinistro rispetto alla vi
Postumia si affacciava il Capitolittnt, principale monu
mento religioso della citt, cui si accedeva tramite una sca
linata, essendo posto su una terrazza artificiale (sostenuta
da un criptoportico, del quale visibile una parte delle
strutture in corte Sgarzerie, a sinistra prima della piazza).
Il tempio, edificato gi alla met del I secolo a.c., fu SPO"
gliato all'inizio del VI per recuperare materiale da costruzione: era a tre celle con pronao colonnato e circondato u
tre lati da un porticato; solo resti delle fondazioni sono visibili nelle cantine del ristorante Maffei, ituato all'interno
VIA POSTUMIA
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dell'omonimo palazzo seicentesco sono sull'area capitolina . Sul lato occidentale di piazza delle Erbe (a destra, lasciata la via Postumia) edifici posteriori occupano lo spazio di quelli antichi, quali la curia e la basilica.
VERSO L'ADIGE
Il tracciato della via Postumia, lasciata l'area forense, corris ponde a quello di corso S. Anastasia, fino a raggiungere
il fiume, che veniva superato sul ponte detto Postumio.
Q uesto era gi rovinato nel IX secolo e fu poi completamente distrutto da una piena; la sua localizzazione defin ibile da resti delle pile che si videro nel XIX secolo durante lavori di arginatura.
Per superare oggi il fiume, bisogna allontanarsi dal percorso pi direrto della Postumia, portandosi a sinistra per
le vie Massalongo e Ponte Pietra e attraversando la piazzetta Bra Molinari, dalla quale si gode una splendida vista
del complesso del colle di S. Pietro, con i resti del muro romano di contenimento della riva sinistra e il Teatro romano sormontato dal convento di San Girolamo e la caserma
austriaca sulla sommit. Si segue cos un tracciato corrispondente a quello della Posrumia precedente la pianificazione ortogonale della citt: il ponte Pietra rappresenta infarti il passaggio pi antico del fiume, collocato nel punto
di un probabile guado protostorico; fatto esplodere alla fine della seconda guerra mondiale dalle truppe tedesche, fu
ricostruito identico e nella stessa posizione e si presenta
come la somma di interventi romani (le due arcate in calcare bianco presso la riva sinistra; la figura maschile a rilievo sulla chiave d'arco della seconda arcata), scaligeri
(l'arcata presso la riva destra e la torre collegata) e cinquecenteschi (le due arcate centrali ).
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VIA REDENTORE
Superato il ponte, si segue verso destra il corso del fiume; a
sinistra, in regaste Redentore 2, possibile accedere al
complesso monumentale del Teatro romano, costrwto in
et augustea; si prende poi via Redentore, lasciando a sinistra i pochi resti dell'odeon. Un recente scavo in via Redentore 9 ha me so in luce un settOre delle
mura che cingevano dagli inizi del I secolo a.c. l'abitato sorto sul colle di S.
Pietro, mura nelle quali si apriva una
porta per il passaggio della via Posrumia; quando l'abitato venne cancellatO
dai lavori di sbancamento per la costruzione del complesso teatrale, anche le
p rime mura vennero demolite e tutta l'area fu innalzata per costruirvi una nuova porta. Vi passava la Postumi a, che si
dirigeva, per le attuali vie S. Chiara, S.
Maria in Organo, Giardino Giusti, Muro Padri, verso il rettifilo di S. Nazaro.
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FONTI ITINERARIE
La via descritta dall'Itinerariul1l Antonini, dall'ltillerarium BlIrdigalense e dalla Tabula Pelltingeriana.
MOTIVAZIONI STORICHE E STORIA DELLA STRADA
A partire dall'et augustea, l'intensificarsi dei rapporti con
Aquileia : colonne con capitelli
i territori transalpini e il conseguente spostamento degli
corinzi nel Foro romano.
interessi economici e commerciali verso nuovi flus i di
traffico causarono da un lato il declino di vecchie arterie
stradali, quali la Postumia, e dall'altro un nuovo sviluppo
di direttrici viarie da e verso nodi stradali strategici, quali
Milano, Bre eia, Verona, Aquileia. A questo conte to di
ampliamento e perfezionamento della rete stradale dell'Italia settentrionale appartiene molto probabilmente anche
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la Milano-Aquileia, che, in parte riSViZZERA
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IL PERCORSO
Milano (Mediolanum ), centro sorto nel cuore della pianura padana, allo sbocco delle vallate alpine, occup un luogo particolarmente favorevole ai collegamenti sia terrestri
che fluviali con l'intera regione a nord del Po ed era un
fondamentale nodo stradale, soprattutto per le comunicazioni con l'oltralpe (vie Milano-Torino-Monginevro, Milano-Aosta-Piccolo/Grande San Bernardo, via Regina ), ma
anche per i raccordi con il resto della viabilit: basti pen-
BRESCIA
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via Musei 8l/b, tel. 0302977800
Visrte: 919, venerd 922, chiuso
luned.
M USEO DELLA
LE STRADE
DEL~ITALIA
SEITENTRIONALE
sare alla
L' Itinerarium Antonini ricorda una
stazione con questo nome in
posizione intermedia tra Brescia e
Verona (a 22 miglia da entrambe le
citt), probabilmente coincidente
con la monsio ad Flexum
dell' Itinerarium Burdigalense: la
presenza di uno (o due) luoghi di
sosta nella zona legata forse
all'esistenza anche in et romana
di una selva (la silva in Ligana o
Lugana menzionata in documenti
medievali), che poteva rendere
difficoltoso il percorso. Per il luogo
preciso ove collocare la stazione si
pensato o alla localit di
Colomba re di Sirmione o a quella
pi a est di Santa Maria di Lugana:
a sostegno di quest'ultima ipotesi
stanno la cartografia, alcuni
ritrova menti archeologici (tra i
quali anche i resti di un probabile
tratto di strada antica) e
soprattutto la presenza, presso il
lago, di elementi lignei indizianti
un approdo lacuale, che avrebbe
messo in stretto rapporto la via di
terra con la navigazione
benacense.
Da Milano a Brescia. Molto problematica la ricostruzione del percorso, in quanto l'intensa frequentazione del territorio ha profondamente modificato l'assetto ambientale,
cancellando le possibili tracce. Uscita da Milano probabilmente dalla porta Orientale, la direttrice doveva proseguire alla volta di Crescenzago, per poi attraversare l'Adda :
qui viene in aiuto la toponoma tica, in quanto il nome
dell'attuale Canonica d'Adda, chiamata in passato Pontirolo (toponimo oggi ricordato dal vicino Pontirolo Nuovo), pare fosse nel medioevo Pontes Aureoli (da Ponte Aureoli dell' Itinerarium Burdigalel1se). Secondo alcune ipotesi la strada non sarebbe passata per Bergamo (Bergomum), pur rilevante nodo viario (vi giungevano la
pedemontana dei laghi proveniente da Como e strade minori che collegavano il centro alle vallate circostanti), ma
avrebbe seguito una linea retta, per Urgnano e Palazzolo,
verso Brescia (Brixia): la comunicazione fra Milano e Bergamo sarebbe perci avvenuta tramite una diramazione .
Secondo altre ipotesi invece avrebbe raggiunto Bergamo e
di qui per Gorlago, Telgate (identificabile con la mutatio
Tellegate), Erbusco, Cazzago San Manino (dove viene
identificata la mutatio Tetellus dell'Itinerarium Burdigalense), Ospitaletto (o in alternativa da Cazzago per Rodengo e Gussago), Brescia.
Da Brescia a Verona. Anche in questo tratto la ricostruzione della direttrice solo ipotetica: mancano infatti riferimenti a resti o infrastrutture e pure i numerosi miliari conservati sono di scarso aiuto, in quanto quasi mai rinvenuti
nel luogo originario di collocazione; questi ultimi tuttavia
confermano la continuit di percorrenza nel tempo . Da
Brescia, anch'essa imporrante nodo stradale collegato con
Cremona e la Posrumia verso sud e con la val Trompia e la
Valcamonica a nord, la via doveva portarsi a Rezzato, lungo un tracciato spostato poco pi a nord rispetto all'odierna statale 11, e proseguire per le localit Molinerro, San
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sua toponomastlca.
recchia), la Cesena-Srsina-Arezzo (lungo la valle del Savio), la Faventina (da Faenza, per la valle del Lamone, il
Mugello e le valli del Sieve e dell' Arno fino a Firenze e a
Lucca) e una via da Modena verso gli Appennini, non
menzionata dagli Itinerari antichi, ma ricordata forse da
Cicerone (Philippicae, Xli, 9) a proposito di una via Cassia per Modena (in effetti, in epoca medievale fu chiamata
Cassiola probabilmente per indicarne il ruolo di diverticolo della Cassia). Da Parma vari tracciati dovevano 'servire' le vallate appenniniche : tra questi un percorso verso
Lucca, citato dall' Itinerarium Antonini, sul quale varie sono le ipotesi ricostruttive (per la valle del Taro, Fornovo e
il passo della Cisa, oppure per la valle dell'Enza e i passi di
Pradarena o dell'Ospedalaccio). Altre vie oblique, tutte attestate da sopravvivenze archeologiche e toponomastiche,
si diramavano da Piacenza in direzione dei rilievi montani.
Ancora, all'Emilia si collegavano vie terrestri e fluviali dirette al Po e ai porti dell'Adriatico: queste, oggi spesso
quasi irriconoscibili sul terreno a causa delle grandi alluvioni del passato che ne hanno in pi luoghi cancellato
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ogni traccia, correvano sia lungo gli assi centuria li sia con
direzioni oblique, creando una rete capillare che coinvolgeva anche i luoghi pi marginali della regione. Tra di esse
si annoverano la via del Dismano da Cesena per Ravenna,
che costituiva una prosecuzione della Arezzo-Cesena, per
la valle del Savio; una prosecuzione della Faventina che,
per Russi e Godo, arrivava a Ravenna; la Bologna-Ostiglia-Verona, che raggiungeva in linea retta il Po; due tracciati che da Reggio Emilia e da Parma conducevano a Brescello (Brixellum), importante nodo portuale sul Po, e infine due percorsi citati dagli Itinerari antichi che da Piacenza conducevano l'uno a Torino e al Monginevro e
l'altro a Lodi Vecchio (Laus Pompeia) e Milano, consentendo il raccordo della via Emilia con la nuova capitale
del tardo impero.
LE STRADE
DEL~ITAUA
SETIENTRIDNALE
con l'odierna Villa del Foro ): tale centro, ricordato da Plinio il Vecchio (V, Il, 49 ), sembra correlabile a un membro
della gens Fulvia, molto probabilmente il console del 125
a.c. Marco
Fulvio Fiacco, trionfatore sui Liguri Salluvii e
,
Voconzi. E probabile che a questi anni risalga la stesura del
tracciato, che presupponeva l'esi tenza della Po tumia, cui
si correlava. La via, che forse ricalcava percorsi precedenti,
continu a essere utilizzata ancora in et tardoantica, anche se gi dalla seconda met del I secolo d.C. necessit di
interventi di restauro: scavi recenti condotti dall'Universit
di Milano nell'area occidentale di Villa del Foro hanno
messo in luce un tratto di via glareata, intere sata da depositi alluvionali con conseguenti opere di livella mento, e una
vasta area destinata a necropoli.
Il tracciato, non ricostruibile con certezza, i dipartiva dalIa Postumia all'altezza di Tortona (Dertona) e, volgendo a
ovest, con un retti filo che tagliava un agro centuriato, arrivava a Villa del Foro' attraversato poi il Tanaro, la direttrice continuava verso Asti (Hasta ), lungo un percorso
ipotizzabile in base alla presenza di centri come Quattordio, Castello di Annone e Quarto, il cui nome deriva da
distanze stradali; giunta ad Asti probabile infine che la
via continuasse fino a Torino (Augusta Taurinorum).
FONTI ITINERARIE
La via non citata nelle fonti itinerarie con il suo nome.
Tuttavia il suo percorso descritto per intero nella Tabu/a
Peutingeriana ed ricordato a tratti negli altri Itinerari, all'interno della descrizione di altre vie, come ad esempio
l'Aurelia per il tratto costiero ligure.
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L'apertura della strada si deve ad Augusto, come paiono attestare i miliari rinvenuti lungo il suo percorso. Essa fu costruita subito dopo la fine delle guerre romano-liguri, ovvero dopo la vittoria del 14 a.c. sui Liguri Capillati, in segu ito all a quale Augusto trasform il territorio conquistato nel distretto delle Alpi Marittime: furono proprio la
Al STRIA
sottomissione delle trib liguri
e la conseguente sicurezza dell'accesso alla arbonese a crea
re le premesse per la costruzione della strada, che ebbe lo scopo di facilitare la romanizzaneto
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IL PERCORSO
Da Piacenza/fiume Trebbia a
Tortona. Il punto di partenza
indicato nei miliari di Adriano
al fiume Trebbia, capolinea
Da Tortona a Ventimiglia. A Tortona la via abbandonava il percor o della Postumia per raggiungere la costa ligure su un diverso tracciato (che
parzia lmente ricalcava, secondo alcune ipotesi,
quello della via Emilia di Scauro), portandosi ad
Acqui Terme (Aql/ae Statiellae), centro termale,
/11unicipium romano e importante nodo commerciale tra la Riviera di ponente e il Nord Italia. Di
qui, passando probabilmente per Ponti, si dirigeva
a Piana Crixia (la mansio Crixia) nella valle del
fiume Bormida di Spigno, poi a Cairo Montenotte
(la mansio Canalica) e per Bragno raggiungeva
Altare. Dalla Bocchetta di Altare scendeva lungo
la val Quazzola verso Vado Ligure, ove si incontrava con l'Aurelia. Nella valle rimangono cinque
ponti, le cui strutture sono ruttavia difficilmente visibili
perch in gran parte nascoste dalla vegetazione: i resri dei
tre principali sono ai piedi del valico che porta a Cadi bona, presso il rio Gallo e, pi a valle, presso il rio Tecci e il
rio Scarroni. Da Vado la Iulia Augusta seguiva fino ad
Alassio un percorso pi interno rispetto alla costa (Itinerario di visita a pago 176) .
Dopo Alassio la strada si dirigeva ancora nell'entrorerra,
passando per San Giovanni di Andora e per Chiappa, frazione di San Bartolomeo al Mare. Anche in quesro tratto e
poi fino a Bordighera il passaggio della direttrice antica
restimoniato dalla presenza di numerosi ponti: quello sul
rorrente Sreria, quello alla foce del rorrente Prino, dopo
Porto Maurizio, quello di Porciana a Santo Stefano al Mare, quello di Taggia e quello sul torrente S. Lazzaro (d istrutto nel 1901 ). Pi olrre la via attraversava Ventimiglia
(A lbintimilium ) e proseguiva a ovest della citt, dove il
rracciato, conosciuto con il nome di Antica Srrada Romana , in vicinanza di villa Banchieri manriene, nel suo
andamento incassato tra gli alti muri di recinzione delle
propriet, un asperto simile a quello antico. Pi oltre la
srrada documentata a Mrtola Inferiore, nei pressi dei
giardini Hanbury, mentre ai Balzi Rossi stato messo in
luce un rratto intagliato nella roccia verticalmente, reso
ruttavi a poco leggibile dalla forte erosione.
Dal confine ad Arles. Olrre l'attuale confine con la Francia, la dirertrice proseguiva per Roquebrune e la Veille fino a la Turbie (In Alpe Summa) dove i viandanti potevano
ammirare il Trophaeum A/piI/m. Di qui la via scendeva
verso izza, raggiungeva il fiume Varo, per proseguire,
forse sul percorso dell' Aurelia, per Marsiglia (Massilia) e
Arles (Are /atI/m ).
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barbariche. In et tarda divenne infine importante via militare, percorsa dagli eserciti di imperatori e usurpatori
impegnati in un susseguirsi di lorte intestine.
IL PERCORSO
Da Milano a Pavia. La via usciva da Milano (Mediola/1U/n ) con molta probabilit al quadrivio detto Carrobbio,
FONTI ITINERARIE
A differenza dell'Itinerarium Antonini, la Tabula Peutingeriana segnala solo la strada per il Piccolo San Bernardo.
MOTIVAZIONI STORICHE E STORIA DElLA STRADA
A partire dalla met del I secolo a.c., la romanizzazione
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IL PERCORSO
Da Milano ad Aosta. Il percorso delle strade per il Piccolo e Gran San Bernardo era comune fino ad Aosta, Del
tratto inizia le non rimangono tracce, ma la sua ricostruzione in parte possibile grazie ai toponimi e alle documentazioni med ieva li , Uscita da M ilano (Medio/an/lm)
presso porta Vercellina, la via si dirigeva verso Quarto Cagnina, Quinto Romano e Settimo Milanese, corrispondenti al quarto, quinto, settimo miglio dalla citt , Di qui fino
a Novara (Novaria) i percorsi ipotizzati sono due : un primo pi settentrionale per Arluno, Msero, Turbigo, Galliate e Pernate; un secondo, ripreso dalla statale Il, per
Sedriano, Vittuone, Magenta e per un lungo rettifilo a
nord di Trecate. Oltrepassata avara, gi centro ligure e
dal I secolo a.c. municipio romano, il tracciato continua
ad essere ripreso dalla statale Il fino a Vercelli (Verce/lae),
importante municipio romano, dove si conservano presso
il MUSEO LEONE numerosi miliari provenienti dal territorio. Da Vercelli la via usciva verso la periferia occidentale,
come testimoniato dai resti di una vasta necropoli roma-
VERCELLI
MUSEO LEONE
via Verdi 30
leI. 0161 253204
Visite: marzo-dicembre, marted,
gioved e sabato 15-17.30,
domenica 10-12 e 15-18
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na, e proseguiva probabilmente lungo la direttrice dell'odierna statale 143, toccando le localit Cascine di Stra e
Santhi, da dove poteva probabilmente seguire un percor,
so a sud del lago di Viverone, passando tra Cavagli e Alice Castello fino al cosiddetto Sapel da Mur (sella associata
a una struttura muraria ), il punto pi agevole di attraversamento delle colline che circondano il lago. Dal lago la
strada si portava, con un percorso incerto, a Ivrea (Eporedia ), colonia romana fondata nel 100 a.c. a guardia e difesa dell'imbocco della Val d'Aosta, ed entrava in citt attraverso la porta Maior (oggi porta Vercelli ).
Da Ivrea la strada proseguiva per Aosta costeggiando la
Dora Baltea sulla sinistra idrografica: il percorso ancora
oggi ben testimoniato lungo l'odierna statale 26 da resti di
sostruzioni, tagli nella roccia, ponti (Itinerario a pago 185 ).
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Da Pont-Saint-Martin
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La sciata Ivrea lungo la statale 26 (che ricalca la direttrice
ro mana ) si segue la riva sinistra della Dora Baltea fino
ad arrivare a Pont-Saint-Martin, il cui nome deriva dal
ponte antico, tuttora perfettamente conservato nel centro del paese, famoso per la sua unica amplissima arcata
a sesto ribassato (35.64 m). Pi oltre, a Donnas, i resti
visibili a lato della statale consentono di apprezzare in
pieno la tecnica costruttiva romana delle vie di montagna: la sede stradale tagliata nella roccia viva per un
tratto di circa 200 m, mentre i solchi incisi dal passaggio
dei carri testimoniano il lungo utilizzo del percorso, ancora attivo fino alla met del XIX ecolo. Della monumentale opera di sbancamento restano un arco, forse
espres ione della volont di celebrare l'impresa costruttiva, e un miliari o intagliato nella roccia, unico esempio di
manufatti di tal genere.
L'itinerario si inoltra nella gola di Bard, ove si resero necessarie ingenti opere di ingegneria stradale: presso ['omonimo borgo si scorgono terrazzamenti e tagliate; in localit Jacquemet i resti del ponte sul torrente Albard. Superata Verrs, lungo la statale si incontrano ulteriori tracce
della sede stradale e numerosi ponti, come quelli a
Champdepraz (all'altezza del ponte moderno), a Montjovet, a Saint-Vincent (sul torrente Cillian, in origine lungo
circa 26 m e largo 5.63 ) e a Chatillon.
Oltrepassati Chambave, us e Quart, si giunge infine ad
Aosta, dove il cosiddetto ponte di Pietra sul torrente Buthier e il monumentale arco di Augusto aprono l'itinerario
di visita della citt. Della colonia, fondata da Augusto nel
25 a.c. dopo la sconfitta dei Salassi, rimane la cinta muraria, quasi interamente conservata, lungo la quale, in perfetta assialit con il ponte e l'arco, si apre la porta Pretoria, a tre fornici, fiancheggiata da due torri quadrangolari.
In citt si conservano ancora alcune delle strutture che affiancavano la via romana (costituente il principale asse urbano est-ovest), come il Teatro e il Foro. Attraversato l'abitato, la direttrice usciva per la porta Decumana e si dirigeva verso il Gran San Bernardo, mentre pre o il Foro si
distaccava l'asse nord-sud che conduceva, attraverso la
porta principalis sinistra, al Piccolo San Bernardo.
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FONTI ITINERARIE
La strada viene descritta nell' ltinerarium Antonini e nella
Tabula Peutingeriana, con varie incongruenze nelle distanze: l'Itinerarium Antonini riporta le tappe di due diversi percorsi, da Brigantium (Bregenz) a Como e da Brigantium a Milano, quest'ultimo con l'indicazione per lacum, segnalando la possibilit di una navigazione sul lago
di Como; nella Tabula Peutingeriana compare solo il percorso per lo Spl uga.
Atlantino : taw. 1-2
MOTIVAZIONI STORICHE
E STORIA DELLA STRADA
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(pedonale e ciclabile) che ricalca la
via antica, correndo al di sopra
dell'odierna statale. Dal parcheggio
ubicato presso il castello di
ezzonico si imbocca la strada
sfaltata che attraversa la statale
passando sopra la galleria e quindi
si segue sulla destra il sentiero
oggi denominato .del Giubileo.:
consente di raggiungere il
con Cremia in circa
di cammino. In alcuni
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carrai e dei tagli della roccia
la costruzione della strada. In
essi sono visibili poco
del confine tra Rezzonico e
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epoche (compare anche la
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Da Chiavenna ai valichi alpini. Come confermano gli Itinerari antic hi, da Chiavenna il viaggiatore aveva due possibilit per valicare le Alpi: un primo tracciato, la via il1-
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alla valle del Reno. Questa direttrice era probabilmente la
pi frequentata, in quanto superava un unico passo ed era
pi facilmente percorribile grazie all'orientamento sudnord delle valli che risaliva.
Un secondo tracciato, la v ia superiore, con un percorso
di quindici miglia raggiungeva attraverso la val Bregaglia
Castelmuro (M uro), dove visibile il muro romano di
sbarramento della valle, lungo 67 m e alto fino a lO, e Casaccia: qui si presentavano due ulteriori varianti, una per
il passo del Septimer (m 2310), l'altra attraverso l'alta Engadina (passi del Maloja, m 1815, e Julierpass, m 2284),
varianti che si riunivano nuovamente a Beiva (Bivium),
come sottolineato dall'interessante toponimo della locaIi t .
Sulla via che valicava il Septimer, poco prima del passo (a
Sascel) e del pendio di Sanfer si sono individuati resti della
carreggiata, caratterizzati dalla presenza di rotaie intagliate nella roccia per favorire lo scorrimento dei carri.
L'itinerario per il Maloja, costeggiando i laghi Sils e Silvaplana, seguiva un andamento pressoch drirto, con solo
due o tre curve, sul versante nord-occidentale della valle,
lungo un sentiero ancora esistente nel tratto detto il Malogin : il tracciato, oggi in parte visibile in un passaggio
rilevato nella discesa di Bergell, presenta solchi per i carri
e gradini scavati per favorire la salita degli animali e dei
conduttori; nella parete rocciosa sono inoltre visibili quattro fori che dovevano servire per far leva e aiutare gli animali . Sul passo Julier era ubicato un santuario, di cui furono riportati in luce i resti nel 1939: due rocchi di colonna
ai lati della strada ne ricordano l'esistenza. Oltre Beiva, la
via proseguiva alla volta di Co ira e Bregenz (Brigantium ).
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FONTI ITINERARIE
Il percorso descritto in dettaglio dall'Itinerarium Antonini e dalla Tabu/a Peutingeriana.
Fin dall'et preistorica la valle dell'Adige, la valle dell'Isarco e il passo del Brennero dovettero offrire una direttrice naturale di collegamento fra la pianura padana e i paesi
transalpini. l Romani monumentalizzarono questo tracciato, probabilmente in un periodo compreso fra la seconda
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utilizzato, come attestano in particolare i castelli di
d ifesa e le costruzioni religiose e di ospitalit per i
pellegrini costruiti lungo il tracciato. In et moderna
e contemporanea l'antica direttrice stata ostanzialmente riproposta dalla prima ampia carrozzabile
delle Alpi, costruita nel Settecento, dalla linea ferroviaria portata a termine attorno al 1870 e anche dalIa recente autostrada A22.
IL PERCORSO
Da Ostiglia a Verona. I citati miliari con l'indicazione di distanza A P(ado) indicano che il capolinea
della strada era Ostiglia (Hostilia), importante nodo
di comunicazioni terrestri e fluviali . Nel tratto fino a
Verona la strada romana doveva seguire la direttrice
della odierna statale 12 per Gazzo Veronese e Isola
della Scala, dove stato trovato un cippo miliare.
Da qui a Verona due sono le ipotesi di percorso: per il
paese dall'interessante toponimo stradale di Settimo di
Gallese e poi per Castel d'Azzano, che ha restiruito un altro cippo miliare, oppure per Buttapietra, lungo un tracciato pi rettilineo e un poco pi breve.
A Verona la strada costituiva il fondamentale asse sudnord dell'impianto urbano: entrava in citt attraverso la
porta dei Leoni (ancora in parte visibile in via Leoni ), poi,
all'altezza del Foro, confluiva nella Postumia .
Da Verona a Trento. La strada, uscita dal centro urbano
di Verona, si dirigeva a nord-ovest verso la ricca e popolata zona del pagus degli Arusnates (l'attuale Valpolicella ),
gi allora sede di un'importante produzione vinicola. Sulla scorta di alcuni cippi miliari, fra i quali i due gi citati
con indicazione della distanza A P(ado), si ipotizza che
questo tratto collinare passasse per Parona, Arbizzano,
San Pietro in Cariano, Sant' Ambrogio e Domegliara, fino
a immettersi nella val Lagarina.
Il tratto da qui a Trento stato oggetto di un'ampia e irrisolta discussione fra gli srudiosi, in particolare per il rinvenimento di miliari su entrambe le sponde dell'Adige e per
le differenze nelle indicazioni delle stazioni intermedie e
nella misura del segmento viario riportate negli Itinerari
antichi: in assenza di manufatti e infrastrutture stradali
probanti, sono state cos variamente ipotizzate le possibilit di due diversi tracciati, l'uno sulla sinistra, l'altro sulla
destra Adige (contemporanei o alternativi nel tempo ), oppure di un unico percorso, in parte condotto su una riva,
in parte sull'altra del fiume . Secondo quest'ultima, pi
convincente ipotesi, la strada, all'altezza di Ponton o pi
probabilmente di Volargne si sarebbe portata sulla sponda
destra dell' Adige, cos da evitare la forra stretta e angusta
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Fi. La via doveva poi passare per Ponte Gardena/Waidbruck (antico confine fra Venetia e Raetia ), Bressanone/Brixen e Fortezza/Franzensfeste, ove confluiva la via
per collpendium ab Aquileia Veldidena . Da qui la via doveva portar i a Vipiteno/Sterzing e infine superare le Alpi
al passo del Brennero (m 1375 ) per continuare poi, in territorio oggi austriaco, alla volta di Wilten presso Innsbruck (Veldidena ).
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MOTIVAZIONI STORICHE E
STORIA DelLA STRADA
La via Claudia Augusta fu costruita nel 46 -47 dall 'imperatore Claudio, dopo, che le Alpi
erano state conql\lstate, come
asse di percorrenza che univa
le ponde adriatiche alla frontiera danubiana; in seguito, superata la valenza pi propriamente politica cadde probabilmente in disuso nella sua unitariet, sostituita da percorsi
pi diretti e agevoli.
IL PERCORSO
Da Altino a Feltre. Chi voglia rintracciare sul terreno il
percorso della Claudia Augusta in partenza da Altino si
trova di fronte a una serie di problemi non del tutto risolti. L'ipotesi tradizionale, verificata con saggi di scavo condotti nel 1938, vede la Claudia Augusta staccarsi dalla via
Annia all'interno dell'area urbana altinate come strada
glareata, per poi trasformarsi, per l'attraversamento delle
paludi circostanti alla citt, in strada su argine strutturato
con grossi blocchi di pietrisco. A partire dalla localit di
Canevere ancora percorribile un lungo terrapieno, in
parte oggi asfaltato, conosciuto con il nome di Lagozzo,
che punta verso Quarto d'Altino e Musestre, per poi proseguire in direzione del Piave: l'assonanza del nome di Lagozzo con Augusto ha contribuito a consolidare l'identificazione di tale tratto stradale con la via Claudia Augusta .
La strada attraversava il Piave vicino a Ponte della Prila
in localit MercateUi, e continuava lungo la riva sinistra
del fiume fino a Falz di Piave; da questo luogo le tracce si
interrompono . Numerose e divergenti sono quindi state le
ipotesi per il proseguimento fino all'area di ritrovamento
del monumento di Cesiomaggiore, tutte probabilmente riferibili a percorsi utilizzati in epoca romana, ma senza validi motivi che vi possano far riconoscere la via Claudia
Augusta: esse prevedono o un nuovo attraversamento del
Piave a Vidor, poi seguito sulla riva destra, oppure il superamento delle colline del Quartier del Piave per il passo di
S. Boldo o per quello di Praderadego o per Guia, oppure
infine una direttrice pi agevole per Valdobbiadene (Duplavilis), Segusino, Marziai e Busche.
In un quadro di tali incertezze si inserita di recente una
nuova convincente proposta, alla luce di una diversa interpretazione del termine Lagozzo, nel quale i linguisti vedono un derivato da lacus, riferito alle paludi che circondavano Altino: la strada su argine avrebbe potuto quindi
svolgere un ruolo nella viabilit locale, in particolare in
quella legata alla transumanza delle greggi, e insieme di
controllo ambientale, ma non essere
necessarIamente
identifica bile con
la Claudia Augusta. Questa va invece mol to pi
proba bilmente riconosci uta nel percorso che congiungeva direttamente
Altino con Feltre,
passando per San
Michele di Quarto,
Treviso (Tarvisium), Posti orna
Da Trento a BoLzano. Il tracciaro da Trento a Bolzano delDa Feltre si staccava anche una
strada, certamente molto
battuta fin dai periodi pi
antichi, che seguiva il corso del
Piave prima lungo la val Belluna
e poi per il Cadore, fino a
superare il valico di Monte Croce
di Comelico. Questa in val
Pusteria si ricongiungeva con la
via per canpendium ab Aquileia
Veldidena, che a sua volta si
inseriva nella strada lungo la
valle dell'Adige e dell'lsarco
diretta al Brennero. In tale
direttrice da Feltre alle Alpi e
quindi al Danubio gli studiosi
che sostengono l'esistenza di due
vie Claudia Augusta con percorso
distinto riconoscono l'arteria
ricordata nel monumento di
Cesiomaggiore con partenza da
Altino.
la via Claudia Augusta coincideva con quello della via della valle dell'Adige, arrivando fino alla stazione di Pons
Drusi nella conca bolzanina: il ricordo del padre dell ' imperatore Claudio nel nome della stazione, infatti, ben si
collega al significato storico della strada. Non escluso
tuttavia che un percorso alternativo, superato l'Adige a
Ora, attraversasse l'Oltradige e seguisse la riva destra del
fiume fino a Lagundo.
FONTI ITINERARIE
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IL PERCORSO
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IL PERCORSO
Da Aquileia al confine sloveno. Il percorso della strada in
uscita da Aquileia ricostruibile sulla base dei resti delle
aree epolcrali che lo fiancheggiavano nell'agro a partire
dalla localit Monastero, dove si distaccava la via Flavia.
Il tracciato ripre o dalla strada provinciale moderna, che
nel tratto fino a Villa Vicentina ha acquisito nel tempo
l'appellativo di via Pedrata , per la presenza dell'antico
selciato romano. Quindi proseguiva verso l'odierna Gradisca d'Isonzo, dove ancora negli anni trenta del secolo
scorso si conservavano i bsoli del lastricato stradale: qui
si collocherebbe la mutatio Ad Undecimum, stazione segnalata nell' Itinerarium Burdigalense .
In localit Mainizza, dove il tracciato raggiungeva l'Isonzo, ono venuti alla luce i resti di un complesso termale
dal quale provengono un'ara votiva con dedica al dio del
fiume, Aesontius, e un bassorilievo che lo raffigura; in
prossimit del centro abitato, il fiume era attraversato da
un grande ponte (di cui si sono rinvenute le strutture durante una magra ) che gli Aquileiesi abbatterono per arresta re l'avanzata dell'imperatore Massimino il Trace (235238) e che poi ricostruirono con materiale di recupero, come racconta lo storico Erodiano (VIII, 2). Probabilmente
qui sorgeva la stazione di Pons Santi citata dalla Tabula
Peutingeriana, dalla quale si dipartiva una strada diretta a
Cividale del Friuli (Forum lulii ).
Superato l'Isonzo, la strada romana proseguiva per un
lungo tratto costeggiando la riva sini tra del fiume Vipacco fino all'odierna Aidussina/ Ajdovina. All'altezza della
localit Merna/Miren, da dove forse proviene un miliario,
il tracciato superava l'attuale frontiera italiana, entrando
in territorio oggi sloveno.
[I limite amministrativo romano passava ben pi a est: la
strada, superato la statio Fluvio Frigido (od ierno fiume
Hiibel) oltrepassava il crinale delle Alpi Giulie con due
tracciati, uno erto ma diretto attraverso il valico di Piro
(da ll'antico fitonimo della statio ad Pirum summas Alpes), l'altro con un tragitto pi lungo, attraverso il pi
agevole va !ico di Preva I.
Entrata in Pannonia, la strada concludeva quindi il suo
tragitto a Lubiana/Ljubljana (lulia Emana).
FONTI ITINERARIE
La strada con il suo nome non menzionata nelle fomi itinerarie, dove peraltro il percorso riportato in alcuni casi
per intero, in altri solo in parte, come nell'ltinerarium An8''''''"0
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VIA FLAVIA
IL PERCORSO
Da Aquileia a Fons Timavi. La strada iniziava presso Monas tero, alla periferia di Aquileia, e pa ava tra Casa Bianca e Stazzonara, localit in cui si rinvenuta un'area di
necropoli; poi raggiungeva Levada e Motta, i cui toponimi
rivelano l'originaria presenza di un percorso sopraelevato,
dove stato evidenziato un piano stradale romano ad andamento rettilineo.
l ei pressi di San Canzian d'Isonzo sono emersi i resti del
ponte sul quale la strada oltrepassava il fiume; un'altra
truttura riconosciuta a San Polo di Monfalcone e interpretata come ponte, potrebbe in realt essere un acquedotto romano o un altro tratto sopraelevato del tracciato;
infine va ricordato un terzo ponte, quello sul Timavo presso Lisert costruito dalla Legio Gemina.
Il percorso raggiungeva poi San Giovanni di Duino, dove
si colloca la posta stradale alla fonte del Timavo (Fons Timavi) segnalata dalla vignetta dipinta sulla Tabula Peutingeria/w: in questa localit, rinomata nell'antichit per le
virt salutifere delle sue acque, sorgevano uno stabilimento di cure e un impianto termale, del quale si sono rinvenute le rovine nel XIX secolo.
Da Fons Timavi a Fiume. Dalla mansio del Timavo il tracciato si biforcava in due rami: il principale si dirigeva verso la costa, mentre un percorso alternativo raggiungeva
Fiume attraversando i rilievi carsici dell'Istria interna.
La via costiera piegava a sud-est verso Trieste (Tergeste) ,
colonia fondata intorno al 46 a.c.: il percorso passava lungo il ciglione dell'altopiano carsico per Aurisina, Prosecco,
il valico di Morcolano e Brcola (dove affiorata la massicciata stradale), fino al tracciato ripreso dalle vie Udine e
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Carducci della citt moderna.
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Da qui in avanti, la strada, tuttora conosciuta con il nome di via Flavia, seguiva
una direttrice coincidente, in linea di
massima, con quella della moderna strada per Pola (statale 15 ), fino all'attuale
valico di frontiera con la Slovenia di Rabuiese-Albaro Vescov. In territorio si 0veno, la strada raggiungeva il municipio
di Parentium (Parenzo/Porec) e poi Pola/Pula, principale centro portuale romano della regione; da qui si poteva proseguire via mare fino a Zara, oppure risalire la costa per arrivare a Tarsatica (Fiume/Rijeka).
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UN TERRITORIO NON
Il primo ricordo dei principali
valichi che consentivano il
supera mento delle Alpi si trova in
Polibio (34,10), lo storico greco del
Il secolo a.c.: questi nella sua
descrizione dettagliata dell'Italia
settentrionale, pur soffermandosi
molto pi ampiamente sulla
fertilit e l'estensione della
pianura, ricorda quattro passi ripidi
e scoscesi rispettivamente nel
territorio dei Liguri, dei Taurini (il
Monginevro?), dei Salassi (il
Piccolo o il Gran San Bernardo?) e
dei Reti (il Brennero?).
PIU IMPENETRABILE
LA VIABILITA ALPINA IN
Bard: il ponte romano sulla
strada della Valle d'Aosta per i
valichi del Grande e del Piccolo
San Bernardo.
ETA ROMANA
te soggetto a eventi naturali che ne modificarono la morfo logia, hanno abbondantemente sostituito o cancellato
tracce viarie e infrastrutture. Si tratta delle strade che affrontavano i valichi pi strettamente rispondenti a nece sit logistiche, prescindendo in alcuni casi dalla loro agibilit, che veniva superata con notevoli interventi infrastrutturali, ancor oggi in parte visibili. La via per il Monginevro e quella per il Grande e il Piccolo San Bernardo, che
collegavano l'Italia con la Gallia e la Germania, quella per
lo Spluga, il Septimer, il Maloja che, assieme alla via della
valle dell'Adige per il Brennero e alla Claudia Augusta per
il Resia, collegavano la penisola con la Rezia, le varie vie
da Aquileia in direzione del Norico e la Pannonia (tutte
descritte in questo stesso capitolo ), rappresentano assi di
percorrenza proiettati verso le province che a mano a mano venivano incorporate nell'espansione romana.
A tali direttrici portanti della viabilit alpina vanno aggiunte altre strade che confermano la transitabilit della
catena montuosa in epoca romana: di alcune si hanno solo
indizi sommari, come per la trada che da Milano per Arona e Gravellona Toce raggiungeva il Sempione o per quella
che, diramandosi dalla via per lo Spluga, doveva risalire il
San Bernardino. Di altre invece, nelle Alpi orientali, restano pi precise documentazioni ed soprattutto ben testimoniato il ruolo svolto in particolare a livello di scambi
commerciali. Tra queste va ricordata la direttrice che da
Feltre risaliva lungo la Val Belluna e il Cadore e poi, superato il passo di Monte Croce di Comelico, si inseriva nella
via da Aquileia alla Rezia: il Piave, cui la strada si affiancava, rappresent da sempre una delle principali cerniere tra
l'Adriatico e le Alpi, come testimoniato, in parricolare in
Cadore, dall'intensa frequentazione in epoca preromana e
romana e dalla presenza a Lagole di Calalzo di un santuario (in uso dal IV secolo a.c. al IV d.C. ), in cui lasciarono le
loro offerte mercanti, metallurghi, pastori, militari che percorrevano la strada. Pi a oriente, da Concordia, collegata
al mare e al suo porto di Caorle grazie al fiume Lmene,
partiva un tracciato diretto al Norico: esso segnalato da
ben sei miliari, cinque dei quali con dedica ad Augusto, che
LE STRADE
DAL~ITAUA
consentono di datarne l'apertura tra il 2 e 1'1 a.c. Tenendosi sulla sinistra del Lmene, la strada toccava le odierne
Codroipo (forse toponimo derivante dal quadruvium all'incrocio con la stradalta che i raccava dalla Postumia
a Oderzo e si univa alla Aquileia-Lubiana presso Gradisca )
e Fagagna; infine si allacciava alla via da Aquileia al Norico presso Artegna (o forse a O pedaletto ).
Questa direttrice svolse un ruolo di grande rilevo come arteria di comunicazione con le regioni austriache orientali e
con la valle del Danubio, attiva fin dalla met del Il secolo
a.c. Grazie a tale percorso, che si tabilizz con l'intervento di Cesare nel territorio, furono favoriti i contatti con il
regno del Norico, dove documentata la prelazione degli
appaltatori aquileiesi nell'estrazione del ferro dei giacimenti della regione, e furono incrementati i rapporti di Aquileia con il fiorente emporio commerciale romano-germanico posto sull'altura di Magdalensberg. Da Carnia la strada
toccava prima la stazione doganale Plorucensis presso Resiutta, poi la posta di Larice (fitonimo legato a una pianta ),
forse all'altezza di Campolaro di Chiusaforte, dove correva
il confine della Venetia. Quindi risaliva per Camporosso,
sede della stazione doganale Bilachiniensis, fino al valico di
Tarvisio, oltre il quale, a Coccau, si conservano ancora gli
antichi solchi carrai. Passato il confine austriaco attuale, la
via raggiungeva a Villach il fiume Drava e da qui Virunum,
la capitale che sorgeva in prossimit di Klagenfurt.
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