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La resistibilissima ascesa della

ricerca pubblica in Italia


Introduzione
Quando il nostro Segr. Gen. Bonanni il 9 maggio al II Congresso della Fir
Cisl ebbe lidea di consigliarci di organizzare gli Stati generali della ricerca
mi sembr subito che fosse unidea assai azzeccata. Il nostro Segr. Gen
Giuseppe De Biase fece subito sua lidea. Ed eccoci ad oggi. Come iscritto
non posso che essere soddisfatto di questa incontro perch Bonanni ci diede
questo consiglio perch i problemi che avevamo posto in quel Congresso
non erano solo problemi di carattere sindacale, essi eccedevano lo specifico
contrattuale ma avevamo ben chiari quali fossero i problemi della ricerca
pubblica e della ricerca in generale in Italia. Tutto ci stato ben messo in
rilievo dal nostro Segr. Gen. Noi, avevamo e abbiamo la consapevolezza che
le sfide a cui ci troviamo di fronte non solo sono di assoluta urgenza e
oramai inderogabili ma anche che queste devono necessariamente essere
affrontate insieme. Per quel che ci riguarda devono essere affrontate
insieme con la nostra Confederazione. La quale sia detto solo per inciso ha
sempre avuto molta attenzione a questo settore, ma questo perch ci si
rendeva ben conto di quale fosse la posta in gioco sia a livello micro che
macro. Una posta in gioco che necessita necessariamente di un gioco di
squadra tra tutti gli attori sociali e collettivi coinvolti. E che vedo qui
rappresentati in questo Parlamentino, in cui si respira fin dalle mura, dagli
affreschi, tutta la lezione della storia intesa quale magistra vitae.

Ben vengano quindi gli Stati generali 1 della ricerca (pubblica)2. Il luogo
stesso del Parlamentino mi spinge poi a

fare una piccola digressione

storica, se mi concesso, per supportare questa mia tesi direi, partendo


dallo stesso termine, Stati generali, dal quale si evince che esso assume una
rilevanza maggiore in tempi storici in cui vige una monarchia tradizionale
piuttosto che una di tipo assolutistico3. Un seconda considerazione, riguarda
loggetto stesso di una convocazione degli Stati generali, vale a dire una
assemblea di stati, intesi non come entit politiche autonome ma come
rappresentazione dei corpi intermedi 4 nel solco peraltro tracciato anche
dallultima enciclica del Papa B XVI Caritas in Veritate Caritas in veritate
in re sociali come ha scritto autorevolmente anche il nostro segretario
generale confederale Raffaele Bonanni. La nostra presenza qui, stamattina,
dimostra appunto che esiste e deve farsi sentire una assemblea di stati
della ricerca in Italia. Metto laccento ancora una volta sulla definizione di
stati generali quale assemblea di stati perch la domanda retorica : ci si
pu ancora permettere una situazione di scarso impegno e interazione tra i
tre principali soggetti della politica tecnologica, gli Enti pubblici di ricerca,
le imprese e il governo? La risposta, lapalissiana, per motivi che qui non
Nella Francia e nelle Fiandre dancien rgime erano lantica assemblea politica, derivante
dalle assemblee plenarie dei re capetingi. Organo meramente consultivo, privo di
competenze definite, venivano convocati dal sovrano saltuariamente, in genere per
ottenere sostegno politico o finanziario in circostanze particolarmente delicate. Erano
formati dai rappresentanti del clero, della nobilt e del Terzo Stato. Ciascun ordine aveva a
disposizione un voto. La prima convocazione degli Stati generali francesi si ebbe nel 1302
ad opera di Filippo IV il Bello (1268-1314) nel corso della sua lotta contro papa Bonifacio
VIII. Nel 1317 i membri degli Stati generali divennero elettivi, venendo scelti da ogni
singola citt del regno. Spesso essi tentarono di assumere iniziative politiche, ma la corona
reag evitando la loro convocazione. Riuniti appena sei volte tra il 1468 e il 1558,
riacquistarono un ruolo importante nelle guerre di religione. Nel corso del secolo XVI
crebbe la loro rilevanza, soprattutto in materia finanziaria e fiscale ma le insanabili rivalit
tra gli ordini gettarono discredito sullassemblea. Tali contrasti fecero fallire la
convocazione del 1614 disposta da Maria de Medici. Da allora gli Stati generali non furono
pi convocati fino al 1789. Le istanze avanzate dal Terzo Stato al fine di costituirsi in
assemblea costituente furono alla base della Rivoluzione francese.
2
La definizione di ricerca pubblica quella che viene finanziata totalmente o almeno
prevalentemente con fondi pubblici, ovvero dallo Stato.
3
Francisco Elias de Tejada
4
Appare difficile stabilire il momento in cui il parlamento, da organo secondario e
consultivo si trasform in organo autonomo e decisionale. Un fattore di non trascurabile
importanza potrebbe essere assunto dalla partecipazione a tali assemblee dei
rappresentanti delle citt. Ci si verific, ad esempio, nel Regno di Sicilia a partire dal
1232, in Germania (Dieta imperiale) dal 1274, in Inghilterra dal 1295, in Francia (Stati
generali) dal 1302. In realt una netta distinzione tra i due tipi di assemblea non appare
sempre rilevabile. anzi pi opportuno prendere in considerazione il fatto che tali organi
abbiano funzionato, per un lungo periodo di tempo, con una duplice funzione: quella
medievale di assemblea di stati, quella moderna di (parlamento).
1

star ad approfondire visto limportanza cruciale nelle odierne economie 5.


Qui basti solo fare alcune considerazioni di carattere generale. La risposta,
lapalissima fin che si vuole, ma io mi considero un discepolo di Monieur de
Lapalisse, perch questa interazione diventata oggigiorno cos cruciale
per la competitivit tecnologica dellimpresa.

I tre attori della ricerca pubblica: Enti, governo e imprese


Perch nei dibattiti sul problema dellinnovazione, vi sono ancora molte
resistenze culturali ad accettare un punto di vista basato sullequivalenza
ricerca applicata-tecnologia-competitivit.
In particolare, non me ne voglia la D.ssa Bracco, soprattutto tra gli
imprenditori italiani, vi stata per anni la sottovalutazione dellimportanza
cruciale delle fonti di ricerca applicata e, quindi, del rapporto con i centri di
ricerca per rafforzare la competitivit dellimpresa. Questo, secondo loro,
era un lusso che limpresa italiana non si poteva permettere e differenti
erano i fattori cruciali di competitivit come il costo del lavoro e la
flessibilit occupazionale. Specularmente, in questi anni il mondo della
ricerca pubblica, tranne eccezioni, ha mantenuto una certa ritrosia nei
rapporti con il mondo industriale. Collaborazioni con singoli ricercatori per
consulenze spot o utilizzo di laboratori per prove su materiali o prodotti
finiti sono stati i principali contatti. mancata, invece, per assenza di
incentivi selettivi di tipo professionale, sociale ed economico, una vera
integrazione tra alcune finalit dellimpresa e le soluzioni disponibili con la
ricerca pubblica.
Le motivazioni possono essere ricondotte ad alcuni fattori osservabili in tutti i paesi
(OECD, 2002): 1) l'accelerazione del progresso scientifico; la crescita dei settori sciencebased, il cui sviluppo si fonda cio sulle nuove tecnologie in cui rilevante lapporto della
ricerca (ICT, biotecnologie, nuovi materiali e pi recentemente le nanotecnologie); 2) la
caratterizzazione dell'innovazione di prodotto come risultato di apporti scientifici pluri- e
interdisciplinari; 3) l'impossibilit per le grandi imprese di mantenere grandi laboratori di
ricerca e di presidiare efficacemente tutte le aree scientifiche potenzialmente interessanti;
4) l'emergere di nuovi bisogni sociali, come l'invecchiamento della popolazione, lo sviluppo
compatibile con l'ambiente, a cui possibile far fronte solo attraverso un forte impegno
nella ricerca scientifica; 5) le restrizioni ai bilanci pubblici con effetti pesanti sulle risorse a
disposizione di universit e centri pubblici di ricerca; 6) levoluzione del sistema della
ricerca pubblica sia in conseguenza del punto precedente, sia per un insieme di
trasformazioni sociali ed istituzionali, verso soluzioni che vanno dalla academic
entrepreneurship del modello americano descritto da Etzkowitz e Webster (1991) alla
convergenza descritta da Laredo e Mustar (2004) per lEuropa.
5

Il terzo attore di questo scenario, il governo, ha poi brillato, in questi


anni

soprattutto

in

Italia,

per

improvvisazione

frammentariet

dellazione. I beni conoscenza e sapere (dalla ricerca, ai beni culturali e


allistruzione) sono stati sempre allultimo posto nellagenda del nostro
legislatore. Per governi di corto respiro e scarse aspettative di vita come i
nostri ci facilmente comprensibile per la natura del bene conoscenza,
capace di offrire ritorni di tipo politico solo a medio e lungo termine.
Sembra, quindi, quasi inutile ricordare i record negativi che lItalia ha nel
finanziamento

alla

ricerca,

nella

quota

di

finanziamento

da

parte

dellimpresa privata, nel numero di ricercatori e dei laureati occupati negli


Epr, nella bilancia tecnologica e cos via. E, ovviamente, in questa assenza
di politica della ricerca le poche misure per promuovere linterazione tra
ricerca pubblica e impresa sono state insufficienti.
Vi sono una serie di fattori evolutivi i quali spingono verso la
convergenza e integrazione fra ricerca pubblica, impresa e governo.
Limpresa si trova a subire una sfida tecnologica sempre pi difficile per il
numero dei potenziali concorrenti nel mercato mondiale, per la maggiore
complessit e rischiosit delle innovazioni da introdurre, per il costo
crescente della Ricerca & Sviluppo. La ricerca pubblica si trova a
competere con sempre pi attori per una fetta della torta di finanziamento
pubblico sempre pi esigua. Il governo centrale e periferico, pressato dalle
domande sociali, come quella legata alla sanit e allambiente, e da quelle
economiche, come quella rivolta alla competitivit internazionale del suo
sistema industriale, si trova obbligato a selezionare, finalizzare e monitorare
strettamente le risorse (assai scarse relativamente alle richieste) che ha a
disposizione per sostenere la ricerca.
Questo insieme di vincoli ambientali ha una serie di conseguenze. In
primis limpresa, non riuscendo a soddisfare allinterno dei suoi laboratori
di Ricerca & Sviluppo la richiesta di competenza scientifica dettata dalla
complessit e interdisciplinarit dei problemi conoscitivi sul tappeto, si
rivolge sempre pi alla ricerca pubblica per trovare risposte ai suoi
obbiettivi tecnologici. Inoltre chiede soccorso alla mano pubblica per
condividere lonere finanziario, soprattutto quando si tratta di programmi di
ricerca ad alto rischio e di lungo periodo.
4

Parallelamente, la ricerca pubblica, alle prese con un aumento crescente


della spesa a fronte di risorse relativamente scarse, si trova sempre pi
obbligata a ricorrere alle risorse nel mondo dellimpresa e a finalizzare,
quindi, le sue attivit verso obbiettivi di natura industriale. LEpr, spinta da
esigenze di carattere economico, diventa attore economico a tutti gli effetti
sia promuovendo spin-off di nuove aziende hi-tech, sia dando origine essa
stessa allo start-up di imprese utilizzatrici di tecnologie e capitali
universitari.
Infine, gli stessi finanziamenti pubblici alla ricerca accademica, una volta
parzialmente liberi da finalizzazione, oggi arrivano sempre pi vincolati al
soddisfacimento di funzioni di carattere sociale ed economico.

Manca

anche allinterno degli Epr una adeguata cultura perch sembrano


prevalere, e qui il ruolo del sindacato quanto mai rilevante, atteggiamenti
di natura egualitaria ed appiattita i quali, sia detto solo per inciso, vengono,
peraltro, promossi a tutto spiano da altre note sigle sindacali. Questo sforzo,
assolutamente non facile, deve essere supportato da tutti gli attori sociali
qui presenti per supportare e rafforzare questa cultura la quale fatica a
trovare spazio negli Enti.
Per riassumere, da una parte i vincoli ambientali selettivi del mercato
globale e dallaltra parte i vincoli cognitivi della generazione di nuova
conoscenza tecnologica, hanno come effetto quello di far convergere verso
una sempre maggiore integrazione e crossing-over tre mondi - ricerca
pubblica, impresa e governo -, un tempo relativamente distanti o associati in
modo binario6.
Tre debolezze relative che, unendosi, devono cercare di diventare
una forza, oserei dire assoluta.
E questo gli Stati Generali devono chiedere al governo, tutti con
una sol voce.
Linterpretazione neocorporativa della Tripla Elica mette il baricentro, ad
esempio, sugli aspetti di concertazione tra i rappresentanti dei tre mondi
I ricercatori
Si tratta del modello della Tripla Elica (Etzkowitz, 1997), secondo cui, a differenza del
passato, linterazione non pi a due attori _ governo-universit, impresa-governo,
impresa-universit _ ma li coinvolge tutti e tre contemporaneamente.
6

Per quello che mi riguarda ritengo che vadano di nuovo messo al centro
del progetto di vita di un ricercatore i principi e le norme che costituivano
una volta la sua identit professionale. La ricerca ancora oggi un bene
comune, il quale deve essere necessariamente perseguito in modo
disinteressato e che deve sostanzialmente seguire criteri di giudizio e di
merito universalistici

basati sullo scetticismo critico della comunit

scientifica.
Nella raffigurazione tradizionale il ricercatore era formato ed educato fin
dalle prime fasi del suo apprendistato a pensarsi parte di una larga
comunit o collegio invisibile in cui criteri metodologici e di scelta teorica,
valutazione del merito e selezione delle carriere, valori epistemologici,
morali e sociali avevano valenza universale e non erano legati a contesti
specifici e logiche localistiche. Questo scienziato cosmopolita strettamente
legato alla natura puramente conoscitiva dellimpresa scientifica risulta
notevolmente indebolito oggi dalla natura locale e pratica dei problemi che
si trova a risolvere. Tendenzialmente, oggigiorno, non esiste pi il problema
conoscitivo che si pone di fronte alla comunit scientifica universale e che lo
scienziato singolo tenta liberamente di risolvere avendo ben presente i suoi
referenti epistemologici, ma rimane il problema prevalentemente pratico
che il finanziatore, attraverso lorganizzazione in cui lo scienziato lavora, gli
pone davanti, e che egli deve risolvere pensando soprattutto a raggiungere,
nel pi breve tempo possibile, i risultati operativi.
La ricerca attuale assorbe sempre pi i valori utilitaristici dellimpresa e
viene organizzata secondo le modalit dellorganizzazione burocratica.
Da ci deriva, tra laltro, che i risultati della ricerca non sono pi
patrimonio comune della comunit accademica, ma diventano sempre pi
vincolati dai diritti di propriet dei responsabili dei centri di ricerca e dei
finanziatori della stessa. Si arriva, infatti, ormai al superamento del confine
fra bene pubblico e privato per quanto riguarda la ricerca. I risultati della
ricerca vengono brevettati e commercializzati. Esiste un diritto di propriet
del ricercatore o del finanziatore. La ricerca come bene pubblico perde
qualsiasi significato. Un tempo vi era una netta distinzione tra una ricerca
6

pubblica il cui output veniva giudicato in rapporto alla sua capacit di


soddisfare criteri di natura accademica e in certi casi funzioni di natura
sociale e politica (ad esempio obiettivi sanitari o la corsa nello spazio), ma
mai finanziaria, e una ricerca privata il cui referente ultimo era, oltre agli
azionisti della societ e il codice civile e penale, soprattutto il mercato. Oggi
questo differente riferimento giustificativo viene a indebolirsi.
Per riassumere, la scienza contemporanea sembra soggetta a due tipi di
mutazioni evolutive: da una parte tende ad aggregarsi in istituzioni di
grandi dimensioni con numerosi ricercatori e che sviluppano logiche
decisionali

organizzative

di

tipo

burocratico

(collettivizzazione

burocratizzazione); dallaltra tende a introdurre una cultura e dei valori


organizzativi di tipo manageriale e caratteristici di istituzioni economiche e
industriali (industrializzazione).
Dallaltra parte si pu intervenire sul mondo dellimpresa con: c) leggi di
incentivazione fiscale diretta come: lIVA negativa sugli acquisti di beni e
servizi inerenti le attivit di ricerca, lampliamento della base di deducibilit
delle

erogazioni

delle

imprese

favore

della

ricerca

pubblica,

la

concessione di crediti di imposta a fronte delle spese sostenute dalle


aziende per attivit di ricerca, la fiscalizzazione di contributi previdenziali
del personale di ricerca; d) leggi di incentivazione fiscale indiretta come
quella che favorisca le diverse forme di investimento in iniziative di ricerca
o ad alto rischio tecnologico effettuate dal sistema finanziario.

Limiti
Lagenzia o lente di coordinamento soffre dei vizi del modello di agenzia
descritto

dalla

scuola

di

Public

Choice:

allagente

assegnata

la

responsabilit di compiere scelte per gli altri e, di principio, i suoi flussi di


utilit sono solo esternalit, cio i costi-opportunit delle sue decisioni
cadono non sulle sue spalle, ma su quelle degli altri a cui sono rivolte le sue
azioni. Nei comitati di coordinamento e agenzie pubbliche, infatti, lunica
forma di internalizzazione quella costituita dalle capacit dellagente di
adeguarsi agli standard di tipo formale e burocratico (Petroni e Viale, 1997,
p. XIX).
In definitiva la risposta neocorporativa dei comitati di coordinamento
una risposta difensiva debole alle difficolt del contesto innovativo a trovare
forme e occasioni di integrazione per potenziare la produzione di
tecnologia. Potremmo dire che oltre a essere un scelta di politica
tecnologica anche un indicatore di questa difficolt. Infatti, prodotta da
questa difficolt ed essendo una risposta inadeguata a un problema reale,
non fa che posticiparne la soluzione.
Non lo scopo del saggio di provare che i bassi o alti tassi di innovazione
siano un effetto (o, al contrario, una delle cause) del modello di politica
della ricerca e sviluppo.
Se analizziamo loutput scientifico misurato attraverso le pubblicazioni
dal 1990 al 1995, scopriamo un miglioramento dellEuropa in rapporto agli
Stati Uniti, mentre se analizziamo i dati sulloutput tecnologico misurato in
brevetti sempre dal 1990 al 1995, notiamo un forte declino nel tasso di
innovazione in Europa in rapporto agli Stati Uniti. La presenza in Europa di
gruppi di ricerca competitivi che sfidano il primato americano nella crescita
della conoscenza non si riflette nel trasferimento di conoscenza a livello
brevettuale. Gli americani diminuiscono il livello di produzione della
conoscenza, ma allo stesso tempo accrescono il tasso di innovazione
tecnologica mentre in Europa accade il fenomeno opposto.
Questi dati sembrano mostrare che il modello di Tripla Elica americano
in rapporto a quello europeo sia sempre di pi basato sul baricentro
8

industriale e sul mercato finanziario che sembra essere in grado di attirare


il sistema accademico verso gli scopi e le necessit della ricerca industriale.
Contemporaneamente, il sistema accademico americano basato sulla
competizione e lautonomia, rappresentato dal modello MIT-Stanford,
sembra essere capace di attrarre il sistema industriale e finanziario verso le
finalit e i bisogni della ricerca accademica. Il terzo membro della Tripla
Elica, il governo, sta giocando un ruolo diretto pi debole.
In Italia, il mercato, il sistema industriale e quello finanziario che sono i
principali protagonisti del successo tecnologico americano giocano un ruolo
secondario. Inoltre, il mondo accademico poco competitivo e poco
permeabile allintegrazione col sistema industriale e finanziario.
Le

universit

gli

istituti

di

ricerca

pubblici

sono

finanziati

principalmente con denaro pubblico in modo non competitivo e scarsamente


valutativo. Quando c competizione e valutazione come in Gran Bretagna,
essa ha a che fare con denaro pubblico e viene effettuata dagli organi dello
stato e non dal mercato. Le universit non hanno bisogno, e in alcuni casi
esse non vogliono interagire col mondo industriale. Daltra parte le aziende
industriali e finanziarie agiscono in un ambiente che in generale poco
fertile e amichevole per investimenti nella ricerca di frontiera e negli spinoff di alta tecnologia.
In Europa riscontriamo una incapacit a trasferire il ricco output
scientifico al mondo industriale.
Il sistema della ricerca americana centrato sullindustria, sulla finanza
privata e sul mercato. Il sistema della ricerca europea centrato sul
finanziamento

pubblico,

sulle

agenzie

programmi

pubblici

per

linnovazione tecnologica e il trasferimento. Il sistema della ricerca


americana ha attratto universit e laboratori di ricerca competitivi e
permeabili verso le esigenze e le finalit dellindustria
(per esempio con la capacit delluniversit di produrre nuove imprese e
di agire essa stessa come unazienda). Il sistema della ricerca europea non
stato capace di aprire universit e istituti di ricerca pubblici chiusi e non
competitivi verso la collaborazione e lintegrazione col mondo industriale.
9

Al contrario il sistema della ricerca europeo centralizzato e di tipo topdown, focalizzato sul modello delle agenzie pubbliche e sui comitati di
coordinamento, soffre dei tipici difetti razionali delle istituzioni intermedie
di pianificazione. Le iniziative europee sembrano originare con il fine
astratto di forzare uninterazione tra attori che nonhanno ragioni sufficienti
per agire conseguentemente. Accademici e ricercatori non hanno necessit
di aprire i loro laboratori allindustria perch non hanno n una sufficiente
necessit finanziaria n incentivi culturali e sociali per fare ci. Gli
imprenditori,

fino

qualche

anno

fa

sfruttavano

una

situazione

relativamente chiusa dove era sufficiente innovare in settori tradizionali o a


livello di processo o di agire come second best. Anche la maggior parte
delle grandi imprese non hanno osato impegnarsi nella ricerca di frontiera a
causa di difficolt ambientali e culturali. Di fronte a questa situazione i
governi europei invece di creare un adatto ambiente selettivo per una
crescita dal basso della ricerca di frontiera sono caduti dentro la fallacia
super razionale del modello dagenzia.
Come burattinai essi hanno tentato di coordinare, finanziare, integrare e
guidare marionette passive nel modo pi possibile razionale ed efficace. Il
risultato di questa politica la diminuzione delloutput tecnologico europeo
e la crescita di comportamenti parassitari e opportunistici tra gli attori
economici e accademici.
lEuropa in sostanza pur producendo una ricerca scientifica di qualit
non riesce a tradurre i risultati in prodotti di successo sul mercato. Le cause
di questa situazione sono molteplici; Bruno e Orsenigo (2003) individuano
sostanzialmente quattro tipologie di argomenti: 1. lorientamento di
universit e istituzioni pubbliche verso la ricerca di base o teorica a fronte
di un tessuto industriale concentrato su settori tradizionali e spesso, come
in Italia, caratterizzato dalla preponderanza delle PMI; 2. linsieme dei
valori (lopen science) e delle regole (publish or perish) che governano il
sistema della ricerca pubblica (descritti da Dasgupta e David, 1994) sono
profondamente distanti dal mondo industriale; 3. la percezione che
nemmeno la ricerca pubblica realmente un bene pubblico(Callon et al.,
1986) poich per certi versi appropriabile; 4. collegata alla precedente la
10

crescente convinzione che il processo innovativo assai diverso dal modello


lineare descritto da Arrow (1962) ed invece caratterizzato da un sistema
interattivo (Kline e Rosenberg, 1986; Rothwell e Zegveld, 1981) in cui
peraltro

la

ricerca

pubblica

una

delle

componenti,

ma

non

necessariamente la pi importante (il mode 2 di Gibbons et al., 1994).


A. In primo luogo le modalit di interazione sono molteplici ed articolate
anche se spesso lattenzione

attratta

spesso da

poche tipologie

formalizzate e quindi facilmente quantificabili (v. gli schemi di Pavitt, 1998,


OECD, 2002 e Lazzeroni e Piccaluga, 2003), mentre le forme di interazione
personale che riguardano soprattutto la conoscenza tacita (Senker, 1995)
sono poco analizzate.
B. Le imprese per poter utilizzare efficacemente i risultati della ricerca
pubblica devono disporre di capacit di assorbimento (Cohen e Levinthal,
1989), capacit di esplorazione e capacit di integrazione (Henderson, Jaffe
e Trajtenberg, 1998).
C. Esiste un vincolo territoriale in quanto la vicinanza geografica sembra
giocare un ruolo forte nella relazione tra ricerca pubblica e industria (Jaffe
1989, ma anche Acs, Audtretsch e Feldman, 1992)1.
D. Non tutte le imprese per presentano la stessa attitudine verso il
mondo della ricerca: secondo molti studi sarebbero le medie imprese (e non
le grandi) quelle pi coinvolte in fenomeni di knowledge spillover.
E. Esistono forti differenze settoriali nella relazione localizzata fra
ricerca pubblica e imprese con alcuni settori come le biotecnologie e la
chimica farmaceutica che sembrano giocare invece su relazioni veramente a
scala mondiale.
F.

Il

ruolo

degli

organismi

di

intermediazione

nel

trasferimento

tecnologico sembra spesso modesto e molte critiche si sono levate


soprattutto nei confronti dei parchi scientifici e tecnologici (Phillimore e
Joseph, 2003).
G. Poich le relazioni tra imprese e laboratori pubblici si basano sulla
creazione di un sistema di fiducia reciproca, la variabile temporale assume
un forte significato e porta con s anche una evoluzione delle strategie e
della organizzazione della ricerca dei partner coinvolti (Gonard, 1999).
11

Ovviamente sulla scorta della letteratura internazionale il nucleo pi


corposo di studi si basa sui brevetti e sugli indicatori bibliometrici. I
risultati (Rodriguez e Refolo, 1999) confermano una positiva relazione tra
addensamento territoriale di imprese e produzione scientifica di parte
pubblica; tale relazione secondo altre ricerche (Audretsch e Vivarelli, 1996
e Piergiovanni, Santarelli e Vivarelli, 1997) sarebbe pi significativa per le
imprese medio-piccole che per le grandi, riconfermando in tal caso i
risultati di ricerche condotte negli Stati Uniti. Analizzando poi i brevetti a
titolarit aziendale, ma con inventori dei docenti universitari, Balconi,
Breschi e Lissoni (2003) riconfermano una forte concentrazione su pochi
atenei pi importanti a dimostrazione di quelleffetto reputazionale che
governa le relazioni tra ricerca pubblica ed imprese, gi evidenziato
anchesso in studi su altri paesi (Blumenthal, 1986): utilizzando invece dei
brevetti i finanziamenti provenienti da parte delle imprese sia per il sistema
universitario (Bruno e Orsenigo, 2003), sia per la rete degli organi Cnr
(Bonaccorsi e Daraio, 2003; Coccia, 2004) si assiste alla concentrazione
sulle strutture che mostrano una pi elevata qualificazione scientifica,
espressa tipicamente attraverso le pubblicazioni internazionali.
Appare chiaro da questa rapida rassegna della letteratura italiana ed
internazionale che i canali attraverso cui passano le relazioni tra industria e
ricerca pubblica sono sostanzialmente gli stessi in tutti i paesi; quello che
cambia sono limportanza relativa di tali canali, i meccanismi istituzionali
che li governano ed i sistemi di incentivi/ disincentivi adottati dai singoli
governi (Polt et al., 2001). Sul primo aspetto, quello del peso dei singoli
canali di interazione, occorre inoltre sottolineare la presenza non solo di
specificit nazionali, ma anche di fattori tipici della struttura industriale di
un paese, dellorganizzazione della ricerca scientifica e dei singoli settori
scientifici e tecnologici.
Le strade possono essere diverse: ad esempio escludendo laumento
degli

investimenti

pubblici

in

ricerca

sviluppo

dal

calcolo

dellindebitamento netto della Pubblica Amministrazione. Le formule


12

possono essere diverse, ma va garantita la semplicit e la certezza del


meccanismo.

Cos

come

va

garantita

lefficacia

dello

strumento.

Unagevolazione fiscale rivolta solo agli incrementi di spesa rispetto alla


media degli anni precedenti avrebbe un effetto marginale. Occorre invece
una misura fiscale a carattere permanente che possa essere pienamente
integrata

nelle

strategie

di

investimento

di

medio-lungo

periodo,

indipendentemente dalla dinamica di tali investimenti.


Un ulteriore intervento di natura fiscale che contribuirebbe in modo
semplice ed efficiente ad incentivare la ricerca privata riguarda lesclusione
del costo del lavoro dei ricercatori industriali dal calcolo della base
imponibile dellIrap. Si ridurrebbe il costo della ricerca privata, composto
da circa il 60% da spese per il personale e verrebbe introdotto un forte
incentivo ad assumere nuovi ricercatori. Ma innanzitutto si eliminerebbe
unodiosa iniquit fiscale che porta chi fa pi ricerca a pagare pi tasse.
Una parte di queste risorse deve essere finalizzata ad incentivare il
trasferimento tecnologico dalla ricerca pubblica alle imprese, introducendo
meccanismi che spingano questi due mondi ad incontrarsi. Anche in questo
caso lo strumento fiscale pu svolgere un ruolo importante. Lagevolazione
fiscale delle commesse private ad universit ed enti di ricerca deve
diventare uno strumento attraverso il quale veicolare maggiori risorse al
sistema pubblico di ricerca. Uno strumento che incentivi le imprese a
elevare il livello scientifico e tecnologico della loro attivit di innovazione.

13

Breve storia della ricerca pubblica in Italia


Le radici dellorganizzazione della ricerca scientifica italiana risalgono ai
primi decenni dellOttocento7. In sintonia con le convinzioni politiche delle
classi industriose, della nascente borghesia nazionale, gli scienziati
alimentavano unimmagine cosmopolita della cultura e la fede nelle
magnifiche sorti e progressive del sapere scientifico, spessissime volte in
forme anticlericali come, per fare un solo esempio, Stanislao Cannizzaro 8. Il
paese era comunque connotato da una sostanziale arretratezza scientifica e
sociale. Questi congressi ebbero vita effimera. Tuttavia, in quel clima si
posero le basi per la creazione di un centro scientifico come la Scuola
Normale Superiore di Pisa9, destinata ad avere un ruolo determinante nello
sviluppo scientifico dellItalia post-unitaria10. La lezione della storia civile
delle nazioni, esordiva il matematico Francesco Brioschi, segretario
particolare del ministro e direttore dellIstituto Tecnico Superiore di
Milano11, registra accanto alle pi grandi rivoluzioni politiche, o la

Tra il 1839 e il 1948 si tennero, difatti, diversi congressi, in varie citt italiane, degli
scienziati italiani, sul modello di quanto accadeva allestero (la Societ per il progresso
delle scienze in Inghilterra e della Societ degli scienziati e dei naturalisti in Germania). Fu
appunto la notizia di una riunione dei naturalisti tedeschi, apparsa nella Biblioteca
Italiana, a offrire a un gruppo di intellettuali toscani lidea di tenere analoghe, periodiche
riunioni in Italia. Si addivenne cos al primo congresso, che si svolse a Pisa, dove erano
presenti il Museo di Fisica e Storia Naturale di Firenze, lo Studio di Pisa, lOsservatorio di
Brera.
8
Cannizzaro
9
La Scuola era stata fondata una prima volta nel 1813 e aveva avuto un breve periodo di
vita in epoca napoleonica. Nel 1846 un motu proprio del Granduca Leopoldo di Toscana
aveva istituito a Pisa una Scuola Normale Teorica e Pratica. La Scuola doveva ben presto
tradire il compito per il quale era stata istituita la formazione di abili, e idonei maestri
per diventare uno dei principali centri di ricerca scientifica in Italia nel campo della
matematica e della fisica.
10
Al momento dellUnit, la regolamentazione della vita scientifica e accademica era
affidata alla legge Casati, promulgata nel 1859, che attraverso successive parziali
modifiche e integrazioni, restava sostanzialmente in vigore fino alla riforma Gentile del
1923. Il paese era comunque connotato da una sostanziale arretratezza scientifica e il
dibattito di allora era come mettersi al passo delle nazioni pi progredite, a quale modello
di sviluppo ispirarsi? Adottare il modello francese, che privilegia i politecnici e le Grandi
scuole rispetto alle universit, oppure ispirarsi al modello delle universit e delle scuole
tecniche, le Technische Hochschulen tedesche?
11
A seguito della legge Casati, con un decreto del ministro della Pubblica istruzione,
Matteucci, nel novembre 1862 viene decisa la creazione a Milano, priva di sede
universitaria, di due nuovi istituti di istruzione superiore, lAccademia scientifico-letteraria
e lIstituto Tecnico Superiore, lattuale Politecnico. Nel primo sarebbero stati impartiti gli
insegnamenti propri delle facolt di lettere e filosofia, mentre scopo dellIstituto Tecnico
era quello di formare ingegneri civili e ingegneri meccanici. La creazione dellIstituto
Tecnico Superiore di Milano, cos come il ruolo attribuito alle universit dalla legge Casati,
sembravano ispirarsi alle scuole tecniche e alle universit tedesche piuttosto che allEcole
Polytechnique e alle grandi scuole francesi.
7

14

creazione di nuovi istituti o profonde modificazioni nellordinamento degli


esistenti.
La raggiunta unit politica rappresentava per lItalia un momento
fondamentale della sua storia, una vera e propria rivoluzione agli occhi di
Brioschi, che doveva trovare espressione anche a livello scientifico e
scolastico12. Secondo Carlo Matteucci, allora ministro della Pubblica
istruzione, la riforma delluniversit doveva essere accompagnata dalla
creazione di alcuni pochi centri di eccellenza per la ricerca sperimentale, in
cui concentrare le scarse risorse disponibili. Il progetto di Matteucci and
incontro a una serie di opposizioni e non and mai in porto. Ancora in un
articolo del 1867 lo scienziato sottolineava la necessit di istituire due o tre
centri dove siano raccolti i pi grandi mezzi di ricerche sperimentali e gli
uomini pi illustri che abbiamo. Ci occorrono gruppi di laboratori, di
gabinetti dove un ristretto numero di giovani, gi fortemente preparati nelle
universit si addestri alluso degli strumenti, nellinvenzione dei metodi.
In Italia negli anni Settanta dellOttocento, dopo il completamento del
processo unitario e il trasferimento della capitale a Roma, ha inizio la
progressiva creazione di istituzioni scientifiche, che tendono a fare della
nuova capitale il centro della ricerca scientifica italiana. Nel 1872 vengono
stanziati fondi straordinari agli istituti di fisica e di chimica della Sapienza
di Roma allo scopo di renderla una Universit principalissima, informata
soprattutto ai principi delle osservazioni sperimentali. Lanno seguente vi
viene creata una Scuola dingegneria, diretta dal matematico Luigi
Cremona. Da parte sua Quintino Sella, ingegnere che aveva studiato
allEcole des Mines di Parigi, ministro e capo del governo, d vita a istituti
centrali di ricerca controllati dallo stato, in primo luogo il Corpo delle
Miniere (incaricato tra laltro della realizzazione della Carta geologica
italiana) seguito poi dallUfficio di Statistica. Al tempo stesso Sella si
impegna nella rinascita dellAccademia dei Lincei, che al pari delle
analoghe accademie delle scienze di Parigi e Berlino, destinata a essere il

Troviamo noi in questi anni attuato in Italia un solo di quei grandi concetti i quali
accompagnano le grandi rivoluzioni politiche, e diedero alla Francia la scuola politecnica,
la scuola normale, listituto nazionale, e furono in Germania la principal causa del
movimento scientifico delle sue universit?.
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15

pi alto punto di riferimento della ricerca scientifica nazionale 13. La politica


scientifica da lui intrapresa port alla realizzazione di diversi istituti di
ricerca centralizzati.
Alla fine del secolo i laboratori e i gabinetti di ricerca sperimentale delle
universit del Regno, a eccezione del laboratorio diretto da Camillo Golgi a
Pavia, soffrivano della cronica mancanza di una dotazione finanziaria
adeguata alle esigenze della ricerca. Nel 1914 uninchiesta del chimico
Giuseppe Bruni sulla dotazione finanziaria dei laboratori di scienze
sperimentali in Italia e allestero rivela quello che tutti sanno, e cio che la
dotazione media di un laboratorio universitario di chimica o di fisica in Italia
circa un quinto di quella di un laboratorio tedesco. Certamente meno
impegnativa dal punto di vista economico la ricerca in campo matematico
e questo contribuisce a spiegare la fioritura negli ultimi decenni del secolo
di numerosi centri di assoluto rilievo internazionale. Insomma, il panorama
della ricerca scientifica nellItalia di fine Ottocento presenta una realt
policentrica e diversificata, che fatta salva una questione di scala nella
dotazione economica - assai pi simile al mondo della ricerca tedesco,
costituito da una fitta rete di centri, che al modello monocentrico della
Francia, imperniato su Parigi. Tra gli scienziati, i matematici prevalgono per
numero e qualit14.
La prima guerra mondiale rappresenta per molti aspetti un momento di
svolta nella politica della ricerca. Nel primo dopoguerra si accentua la
tendenza alla centralizzazione, a fare di Roma la capitale della scienza
italiana.

Con

una

mirata

politica

accademica

vengono

chiamate

allUniversit di Roma le figure pi autorevoli. Nel nostro paese, gli anni


della guerra segnano anche un mutamento nelle condizioni della ricerca
scientifica. Limpegno bellico ha drammaticamente rivelato le arretratezze
della scienza italiana. Significativa a questo proposito la creazione, sul
modello francese, di un Ufficio Invenzioni e Ricerche nato per iniziativa di
Con la rinascita dellAccademia dei Lincei, ad opera di Brioschi lo sviluppo delluniversit
e la creazione di centri di ricerca e laboratori statali, Roma si avvia a essere la capitale non
solo politica, ma scientifica del paese. Come disse una volta Sella, Non soltanto per
portare dei travet che siamo venuti a Roma.
14
Alla fine del secolo la comunit dei matematici italiani si afferma su posizioni di
riconosciuta avanguardia a livello internazionale. La scuola dei logici torinesi guidata da
Peano e la scuola di geometria raccolta intorno a Corrado Segre, Castelnuovo e Enriques
e poi Severi costituiscono solo gli esempi pi noti.
13

16

Vito Volterra sulla spinta di un gruppo di industriali e di scienziati. Dopo la


fine della guerra venne deciso di trasformare lUfficio in una struttura di
ricerca centralizzata, distinta dai laboratori universitari. Nelle intenzioni di
Volterra, liniziativa doveva avere carattere internazionale, collegata a
centri analoghi che si stavano costituendo in altri paesi. Lintento era quello
di orientare lattivit di ricerca concentrando le risorse verso la risoluzione
dei grandi problemi del paese. Alla scopo era prevista anche la realizzazione
di centri di ricerca a carattere nazionale distinti dalle universit.
Dopo anni di gestazione, nel 1923 venne infine costituito il Consiglio
Nazionale

delle

Ricerche

(Cnr),

collegato

un

analogo

Centro

Internazionale con sede a Bruxelles, e collocato presso lAccademia dei


Lincei. Volterra ne venne nominato Presidente. Nei primi anni di vita il Cnr
non riusc tuttavia a mettere in atto alcuno degli scopi per il quale era stato
costituito15. Nel 1927, allo scadere del suo mandato Volterra non ebbe
rinnovata la nomina, e il Cnr fu distaccato dallAccademia dei Lincei e
collegato invece allAccademia dItalia presieduta da Guglielmo Marconi.
Sottoposto a un radicale riordinamento, al Cnr fu affidato come compito
quello di coordinare le attivit nazionali nei vari rami della scienza e delle
sue applicazioni anche nellinteresse della economia generale. Il Cnr
divenne un organismo di consulenza diretta per il duce e, per il Ministero
della

Pubblica

Istruzione,

lorgano

permanente

consultivo

di

informazione per quanto concerne lo sviluppo ed i progressi dellattivit


scientifica allinterno e allestero. Negli anni Trenta furono creati diversi
istituti del Cnr a cominciare dallIstituto Nazionale per le Applicazioni del
Calcolo (Inac), istituito a Roma nel 1932. Con lInac per la prima volta la
ricerca matematica si attua al di fuori delluniversit e si apre a rapporti
professionali di consulenza con il mondo dellindustria e delle applicazioni.
Lanno seguente fu creato il Centro radiotecnico sperimentale e poi, a
partire dal 1936, lIstituto nazionale di elettroacustica, quello di geofisica, di
biologia e di fisica. Il Cnr cominciava cos a dotarsi di un insieme di centri di
Senatore del Regno, professore allUniversit di Roma e Presidente dellAccademia dei
Lincei, Volterra era la figura pi autorevole della scienza italiana, e tuttavia un personaggio
scomodo per il regime. Convinto antifascista, tra i firmatari del manifesto Croce ma tra i
pochissimi che rifiutarono di sottoscrivere il giuramento di fedelt al fascismo richiesto nel
1931 ai professori universitari, Volterra si vide di fatto bloccati i finanziamenti al Cnr, che
non fu cos in grado di funzionare.
15

17

ricerca di dimensione nazionale. Dopo il 1936, anno che segna linizio della
politica dellautarchia - e dunque della valorizzazione delle potenzialit
scientifiche e delle risorse produttive del paese - il Cnr fu coinvolto nelle
scelte strategiche del regime. Nel clima di mobilitazione bellica della
nazione si comprende perch nel 1937, alla morte di Marconi, la presidenza
del Cnr venisse affidata al capo di Stato maggiore generale, il maresciallo
Badoglio, e il Cnr venisse dichiarato supremo Consiglio scientifico-tecnico
dello Stato alle dirette dipendenze del Capo del Governo.
Tra le grandi difficolt economiche del secondo dopoguerra, negli anni
della ricostruzione vengono poste le basi del sistema della ricerca
scientifica italiana, fondato soprattutto sugli Istituti del Cnr. Il settore di
ricerca pi avanzato era stato quello della fisica atomica, guidato da Enrico
Fermi16. In seguito, negli anni Sessanta, per iniziativa di alcune tra le pi
autorevoli figure della scienza italiana, vengono creati diversi nuovi centri e
istituti di ricerca, nel tentativo di far decollare un sistema di ricerca libero
dai vincoli e dai condizionamenti tipici dellaccademia17.
Quale lezione trarre dalla storia dello sviluppo della ricerca scientifica in
Italia? Anzitutto, una cronica mancanza di adeguato finanziamento rispetto
agli altri paesi industrializzati, che caratterizza negativamente il sistema
della ricerca italiana dagli anni dellUnit a oggi. La maniera di utilizzare le
risorse disponibili finanziare a pioggia laboratori e gruppi di ricerca di
ogni universit oppure concentrare le risorse alla realizzazione di grandi
progetti di interesse strategico? stata oggetto di interminabili
discussioni sia a livello politico che allinterno della comunit scientifica. Un
secondo aspetto riguarda la struttura vera e propria della ricerca. A questo
proposito, la vicenda del Cnr emblematica. Al momento della sua
Leredit del gruppo di Fermi - che al momento del conferimento del Nobel nel 1938
aveva lasciato lItalia per gli Stati Uniti a causa delle leggi razziali - raccolta da Edoardo
Amaldi e Gilberto Bernardini, che svolgono un ruolo determinante per lo sviluppo della
ricerca in fisica nucleare con la creazione dellIstituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn)
istituito nel 1952 come struttura del CNR.
17
Il Centro Nazionale di Chimica delle Macromolecole, fondato nel 1961, si avvale
dellopera Giulio Natta, Premio Nobel per chimica, e Alfonso Maria Liquori. Nel 1962
Adriano Buzzati-Traverso fonda a Napoli il Laboratorio (poi Istituto) Internazionale di
Genetica e Biofisica, destinato a svolgere una funzione pionieristica nel campo della ricerca
biogenetica nel nostro paese. Nel 1968 veniva fondato lIstituto di Psicologia del Cnr e
negli stessi anni, per opera soprattutto di Corrado Bohm a Roma e Edoardo Caianiello a
Napoli, viene introdotta in Italia la cibernetica e linformatica grazie al determinante
contributo finanziario del Cnr.
16

18

creazione, il Cnr era stato pensato da Volterra come lelemento propulsore


di un sistema di ricerca indipendente dagli ambienti accademici, legato
piuttosto ai settori pi dinamici dellindustria. La storia del Cnr, e il suo
evolversi in uno stretto intreccio con le vicende della politica e della ricerca
universitaria,

evidenzia

invece

la

sostanziale

incapacit

del

mondo

accademico di dar vita a forme differenziate e autonome di ricerca


scientifica e, al tempo stesso, la reticenza del mondo dellindustria a
investire nella ricerca applicata.

19

Economia della ricerca


Lanalisi tradizionale (che data dei primi anni sessanta) enfatizza come la
produzione di conoscenza rappresenti un caso importante di fallimento del
mercato, infatti la natura di (quasi) bene pubblico della conoscenza fa si che
non esistano incentivi sufficienti per gli agenti privati ad impegnarsi in
attivit produttrici di nuova conoscenza astratta e teorica. Il mercato
lasciato a se stesso determina unallocazione sub-ottimale delle risorse che
giustifica lintervento pubblico nellattivit scientifica; intervento rivolto a
colmare linefficienza allocativa determinata dal mercato.
I primi studi relativi allallocazione delle risorse per la produzione di
conoscenza scientifica sono di Nelson e Arrow 18 (Nelson 1959, Arrow 1962)
i quali definiscono il quadro di riferimento delleconomia della scienza, a
partire dal valore economico della conoscenza prodotta tramite lattivit di
ricerca. Le attivit scientifiche e di ricerca sono rivolte alla produzione di
conoscenze destinate allavanzamento, quantitativo e qualitativo, della
frontiera del sapere umano. La notevole genericit di questa definizione non
consente di cogliere il legame esistente tra conoscenza scientifica e valore
economico della stessa, ovvero a determinare quando la conoscenza assume
valore economico.
Tuttavia ai fini della realizzazione dello scambio necessario che la
conoscenza, concetto di per s sfuggente ed indeterminato e difficilmente
assimilabile ad un bene, diventi effettivamente trasmissibile e quindi
scambiabile. Ci richiede che essa si incorpori in una base materiale.
Compiuta questa sorta di trasformazione linformazione/innovazione assume
valore economico. La base cui si fa riferimento deve essere intesa nel senso
Lanalisi di Arrow porta alla conclusione che le attivit di produzione di
conoscenza/informazioni sono caratterizzate dalla presenza delle tre cause classiche di
fallimento del mercato: lindivisibilit, linappropriabilit (in presenza di esternalit) e
lincertezza. Il processo di produzione della conoscenza presenta significativi aspetti di
indivisibilit con annessa presenza di costi fissi ed economie di scala; il costo medio di
produzione di un informazione diminuisce quanto pi questa informazione utilizzata.
Inoltre la singola informazione in quanto bene ha di per s un valore economico piuttosto
limitato se non si inserisce in un idoneo sistema cognitivo, ci vuol dire che linformazione
divisa dal sistema di conoscenze necessario ad interpretarla/elaborarla perde gran parte
del suo valore. Le attivit connesse alla produzione di informazioni (ricerca scientifica o
processo inventivo in genere) sono caratterizzate dallesistenza di forti effetti esterni e ci
a causa delle caratteristiche particolari del bene informazione. Il soggetto che ha
prodotto linformazione pu cercare di trarne un vantaggio in due modi: cedendola ad un
terzo oppure sfruttandola direttamente, in entrambi i casi difficile che egli riesca ad
appropriarsi pienamente dei relativi benefici. Inoltre la diffusione delle informazioni
notevolmente facilitata dal fatto che i costi di trasmissione sono, in genere, piuttosto bassi.
18

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pi ampio possibile potendo consistere sia in una sostanza, sia in un


prodotto o bene materiale, sia in una persona o in un gruppo di persone che
incorporano linformazione nel proprio vettore di conoscenze abilit (skillbase). Uno dei maggiori contributi delleconomia del benessere stato
quello di evidenziare alcune situazioni in cui il mercato fallisce nel suo ruolo
di meccanismo efficiente di allocazione delle risorse.
Lampiezza degli effetti esterni particolarmente rilevante per le attivit
di ricerca di base, seguendo limpostazione di Nelson (1959) si pu
osservare infatti che:
Lavanzamento delle conoscenze scientifiche di base ha spesso
unapplicabilit (e quindi un valore pratico) in molti campi che possono
essere molto distanti fra loro e quindi richiedere, ai fini di un efficace
sfruttamento, un insieme di competenze e risorse troppo vasto per essere
sfruttabile da un singolo agente.
In molti casi i risultati derivanti dalle attivit di ricerca di base non
sono direttamente applicabili alla soluzione di problemi pratici e quindi la
protezione brevettuale non pu essere ottenuta, almeno in tempi rapidi.
Congiuntamente, queste caratteristiche riducono lappropriabilit e
quindi gli incentivi per le imprese (soprattutto se dotate di una base
tecnologica

relativamente

ristretta)

svolgere

attivit

di

ricerca

fondamentale. La terza causa classica di fallimento del mercato


rappresentata dallincertezza: si tratta di una situazione in cui gli agenti
economici non dispongono di informazioni relative alla probabilit del
verificarsi di eventi futuri che influenzeranno lesito delle scelte da
compiere. Lattivit di ricerca, quindi, e pi in generale il processo
inventivo, si caratterizzano per una forte incertezza il cui livello tanto
maggiore quanto pi ci si allontana dalle attivit a contatto con il mercato
per accostarsi alla ricerca di base.

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