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OGISTICA
VOLUME SECONDO
LE TAUTOLOGIE
LTNTERDEFINIBILITA DEI FUNTORI
L E R
R O M A - N A P O L I 1978
P R E F A Z IO N E
CAPITOLO I
F O R M U L E E L E G G I L O G IC H E .
LA
V E R IF IC A
DELLE
LEGGI
1.1. Le formule.
Le espressioni prese in considerazione dalla logica pos
sono esseie formali, parzialmente simbolizzate o totalmente
simbolizzate. Per es. se noi prendiamo l'espreone:
1.11. se, se il primo, allor U secondo, e il primo, allora
il secondo
e intendiamo per *primo ' un enunciato qualsiasi e per
' secondo ' un enunciato qualsiasi diverso da quello gi preso
in considerazione, noi otteniamo un'espressionft fonnalei onia
uo'e^rcjHipK ^$.n_<Mupa di relazioni lo^c^ cJie passano
tra fflunciQ'j)cesclndedo dal contenuto di questi iritimi
*
quest* I* m aniera d i procedete d e ^ i sM ld; lo sota espresu n w o K k> Pyeudo-Apuleio: S to id porro pro lineria nmeros IK(I^
pani, wt. ' d prlrntan. senrtdum ; atqui prim usi. tccundurn igilur " >
D t M ttp ftto tio n e . 279. $ oaO num ero ii a u l prOposi<o gli acmpi
Ira m a n d a lid dalle foMt. lo p ra iiu llo d Setto Empirico. ^ trovano
poi anche etempi oibI o o tempi tota parsialmtnie forrnalizcaii.
Ad e*. a S e Plaione vive, PUione r e ^ r a ; ma il primo: dunque Q
secondo (E t C nX dTuv. Avanvei nX dT uv AXX&
t6 itfir to v
^ d p a 6(vtcpv) DiCK. Ltert. D* tfftit tc. V II, 77. Si noli t>ene
10
11
Np
0
1
l 1
1 0
0 1
0 0
1
1
1
1
1
1
l
0
l
0
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1
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l
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I
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1
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1
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I
0
0
1
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0
1
1
0
0
1
0
1
0
12
13
lo
1.4.
14
15
f
Come 51vede sono stale stabiliie in tutto diciotto con\diziOni*. E cvidcnie che un'espressione cfr. 1, 2 .2 .
una formula ben fonnata se e solo se sodisfatia una delle
diciOKO condizioni sopra poste, e cio se un'espressione
una formula
beo formala allora i sodisfatta unadelle
diciotto condizioni sopra poste, ed inversamcnie, se so.disfatta una delle diciotto condizioni sopra posteallora
\in espiessionc una formula ben formala.
Ora il segno * Z ' stia per '* formula ben forma^ l ^ rhft 7 ^ fe un segno metalogico.__cQ appartfinemS-SLffiSil:
Sulk base delle diciotto condiziflm_B05tejppra.jatecXK)
k ^guenti eeuaxii0nze simboliche:.
H ZZ-Z
Z Z = z
/zz = z
KZZ = Z
LZZ^Z
MZZ = Z
xzz = z
OZZ = 2
16
CDZZZ.
Nell'espressione ora ottenuta individuiamo una sola mi
cromolecola e cio DZZ che sottoHneamo
CDZZZ.
Sostimiamo DZZ con Z perch in base alle eguaglian
ze simboliche sopra stabilite DZZ Z. Otteniamo
CZZ.
Ma CZZ a sua volta una micromolecola e pertanto
possiamo sostituirla con Z. li risultato quindi
2.
Siceomr la formula ' CDpqq ' attraverso le sostituzioni
e le progressive riduzioni si trasformata in una ed una
sola Z, diciamo allora che CDpqq ' una formula ben
Sformata.
Facciamo un secondo esempio pi cwnplesso. Sia l'espres
sione
1.42. CKCrNqEpAqrBlpNq[.
Per prma cosa sostituiamo le variabili con Z, cos:
CKCZNZeZAZZBjZNZZ
17
CKCZZBZZEfZ Z Z .
Individuiamo nuovamente delle micromolecole e cioi
CZZ, EZZ, Z Z . Perianw le sottoUocamo
CKCZZBZZEfZZZ.
Sostituiamo ogni micromolecola sottolineata con una Z
e otteniamo
CKZZEZZ.
Individuiamo ancora una volta delle micromolecole e
cio KZZ e EZZ. Sottolineamole
CKZZEZZ.
Sostituiamo ogni micromolecola sottolineata con una Z
e otteniamo
CZZ.
L'espressione CZZ una micromolecola e pertanto pu
essere sostituita con una Z. Lintera espressione esaminala
riducendosi a
Z
risulta essere una formula ben fomuta.
Riassumiamo i passaggi come segue:
CK Ci NqEp A<t Bfp Ngr
CKCZNZEZAZZEfZNZZ
CKCZNZEZAZZEIZNZZ
CK Z
c
z
Z
Z.
18
E Z Z
Z
CKCrNqBpAqrBIpNqr = CKCZNZEZAZZBfZNZZ =
= C KCZN ZEZBZZZBIZtiZZ - C K C Z Z E Z Z E J^ Z =
= CKZZEZZ = CZZ = Z
Facciamo un ultimo esempio. Sia la formula
1.43. AABELpLqrOCpApqpr
Si sostituisce ogni variabile con una Z
AABBLZIZZO CZAZZZZ.
Si individuano le micrtMnolecole. F w i^no LZZ e AZZ.
Si sottolineano.
AABELZLZZ0CZAZ2ZZ.
Si sostituiscono le micromolecole ora sottolineate con
una Z. Si ottiene
AABELZZOCZZZZ.
Nellespressione ora ottenuta ^ individuano dtK micromolecole LZZ e CZZ. Si sottoliiwano
AABELZZOCZZZZ.
Si sostituiscono le micromolecole sottolineate con una
Z. Si ottiene
AABBZOZZZ.
Si individua nuovamente una micromolccola. cio OZZ
che viene sottolineata
AABBZOZZZ.
Si so&iituisce la micromolecola sottolineata con una Z.
Si ottiene
AABEZZZ.
Si individua ancora una micromolecola, cio BZ Z che
viene sottolineata
AABEZZZ.
19
AABZZ.
Si sestiiuisce la micromolecola sottolineata con una Z.
Si ottiene
AAZ.
L'espressione non ulteriormente riducibile, perch non
vi sono altre micromolecole da individuare e da sostituire.
V i un'/l in pi e manca una Z necessaria a rendere la
formula ben formata.
Pertanto l'espressione da cui siamo partiti
(AABELpLqrOCppqpr
non essendosi trasformata in una ed una sola Z una for
mula ^ n ben formata.
In sintesi, disponendo verticalmente si ha
20
2) si individuano neirespressione cosi ottenuta le micromolccole cbe vengono sottolineate e sostituite ognuna con
; una Z; si ripete questo procedimento n volte finch si perviene
ad un'espressione non ulterimente riducibile;
3) se lespressione non ulteriormente riducibile co
stituita da una e una sola Z allora la fonnula di partenza h
\utta formula ben formata, divrsamente no.
Possiamo pertanto concludere che col metodo lukasiewicziarto risolto il problema della decisione per quanto
concerne la corretta grafia delle formule; in poche parole
il metodo li^asiewicziano consiste in un procedimento rigo
roso che permette di stabilire meccanicamente cd inequivo
cabilmente se un'espressione oppure non i una formula
ben formata.
Nei testi in lingua italiana che non adoperano la grafia
lukasiewicziana l'espressione formula ben formata viene
resa con le iniziali bf o FBF, oppure con la sigla w)f dalla
locuzione ingkse well-formed formula . Per lespressione
*' formule ben formate " si usa/&// o FBF come al singolare
oppure wffs. Anche tutti gli <tri linguaggi simbolici diversi
da quello lukaiewiczano stabiliscono le regole per distin
guere le formule ben formate da quelle non ben formate,
ma poich contemplano oltre ai segni logici segni di varia
bili e di funtori dei segni non logici, ossia dei segni ausi
liari come le parentesi ed i punti, sono costretti a chiamare
in causa continuamente l'interprete, si tratti del soggetto uma
no che scrive o del soggetto umano che legge, col rischio che
si insinui lerrore dove uno meno se lo aspetti. La possibilit
deH'errore molto ridotta nella tecnica lukasiewicziana dal
momento che il controllo avvieiw automaticamente, mediante
21
1.5.
logia;
>la neg^qne.di
um
neutra.
22
23
NI - 0
NO s t
1
1
0
VU *
VIO VOI =
VOO =
l
l
l
1
A l
410
401
400
=
^
=
SM =
010 s
fiOl s
BOO -
)U =
I0 ^
DOl =
)00 =
11
10
01
00
=
=
=
=
1
0
0
1
F U =s-0
no = 0
fO l = 1
FOO = 1
1
J
HU - l
mo = 0
01 s t
H00 = 0
11 = 0
t io = 1
01 = 0
00 0
1
I
l = 1
;io = 1
/01 = 0
/OD 0
M ll MIO s
MOl s
MOO =
0
0
1
0
/ Il =
/IO =
/Ol =
/OO =
0
I
.VI 1 =: 0
XIO = 0
XOl = 0
XOO = 1
C ll
Cto
COI
eoo
= l
ss 0
= 1
= 1
C ll = 0
CIO = 1
c o r= o
eoo = 1
K ll =
a:io =
KOI =
KOO
0
0
on =0
O lOssO
0 0 1= 0
000=0
24
25
0.
26
27
p/0
CAOOO
CAOOO
p -Q-Q
1
C IL * I
eoo = 1
28
29
p/0
cco 40oa:oo
CCOAOOKOO
eoo 0 0
C 1
0
0
Il
lettore potri esercitarsi per proprio ccmio verificaiKo
formule ben formate scritte ad arbitrio.
1.72. Verifica delie funzioni complesse con due variabili.
Sia la funzione complessa
1.721. CCpgCDpqNp
Poich le variabili sotx) due p e '9 ' bisogna fare
quattro sostituzioni:
p /i. 9/1
P/1. 9 /0
p/0 . 9/1
p/0 . q/0
Prima sostituzione: p /l, tj/
C C lC D lN l.
Si individuano ie seguenti microroolccole C ll, D II e
N i cbe vengono sottolineate
C C llC O ll/V l.
30
31
1.
Qxiarta sostituzione: p/0, q/0
CCOOCDOONO.
S individuano le micromolecole COO, >00, NO. Queste
vengono sottolineate
CCSQCefiQO.
Si sostituiscono le micromolecole sottolineate col relativi
vaior e si trascrvofto i segni rimanenti
C IC II.
Si individua la micromolccola C ll e questa viene sot
tolineata
c ic n .
Si sostituisce la microm^ecola sottolineala col relativo
valore e s trascrve il resto deH'espressione
C ll.
Si ottenuta una micromolecola che va sostiluila col
corrispondente valore
I.
Poich si possono fare soltanio quattro sostituzioni e
poichi tutte e quaitro le volte il valore di verilA dell'inlera
espressione il vero simbolizzato da ' 1 ' diciamo allora
che laifuniione
CCcoCOpoNp ' una taulolQgia
0 legge logicai
32
io sintesi
f/i, q/\
C C U C D IIN J
p/0. 9/1
p!\. i/o
CCOCDXON
p/0. 9/0
CCOICDOINO
CCOOCDOONO
C C tlC O tlW l
CipCO lpW l
CCPICPO IW O
OCOOCDOOiVO
C 1e o o
C 0C
I 0
C >c
C 1C
C I
c o
C I
C I
33
'9 '
9
1
1
0
0
1
0
1
0
1) p/1 . q n , rl\
4 1 M IM l U = A l t 4 t M t E n = E ll/ lt l =
= 11 = 1
2) p/1. qH . rio
/ll04IOi40ll = 4IQ4104 0 tl = E E U 4 0 I =
-
11
4) 4104004010 = EE41040040EI0 =
= b eo a o o = Eoa = 1
5) 4 0 I4 I1 4 1 0 1 = 4 0 M 1 1 4101 =
= EEU 629 = e u - I
6) 4004104001 = E 4004104001 =
= 01400 s m = 1
7) 4014014I00 = 40M OM I00 =
= J J / I U = 1 1 .= 1
8) 4004004000 = 4004Q04000 =
= 0p40j = f in = I
Poich b venuto fuori 1 in tutte e otto le verifiche, la
formula 4pr4QMrp<? * . una lamoloaia o leeee logicai
Il letiorc potr verificare per proprio cOnto le formule ripor
tate in 1, S.2.
Possiamo pertanto concludere;
iJ con una sola variabile si fanno 2 ' = 2 sostituzioni;
~ con due variabili si fanno 2^ = 4 sostituzioni;
con tre variabili si fanno 2* s 8 sostituzioni;
34
1
1
0
0
1
0
I
35
(2)
9
t
I
0
0
1
0
I
0
(3)
^ P
(4)
~ <?
0
0
0
1
0
l
(2)
l
(1)
(2)
<f
(3)
~ P
(4)
1
1
0
0
1
0
1
0
0
0
0
l
0
1
(2)
(l)
(5)
- 9
0
I
1
I
( l)
(4)
(6)
^ p vq
l
0
1
l
(3) (2)
36
(2) (3>
9 ~ P
<4)
(5)
q
~ 9 p=
t
0
1
0
0
1
0
1
(2)
0
0
1
1
(1)
0
l
1
I
(1)
(4)
(6)
pvq
1
0
1
1
(5) (2)
(7)
p=> ~ q .
s . ~ p vq
0
0
t
1
(5)
(6)
II
valore di verit di (7) si cMtenuto dal valore
verit di (S) e d (6) ed risultato che l'intera fonnula non
una tautologia ma una formuta neutra,
b^I.82. Metodo di verificazione simuliama deile matrici.
Se il numero delle parentesi non eccessivo e s la for
mula non mollo lunga si pu utilmente impiegare un altro
metodo per la verifica delle tautologie. Adoperiamo la sim
bologia standard da noi chiamala del Casari per l'uso rigo
roso che se ne fa nei lavori di questo logico italiano.
Per esempio vogliamo verificare la fonnula
1 .821 . (p A 9) (p q)
che ha due variabili 'p * e 'q '.
Per prima cosa costruiamo una tavola scrivendo a si
nistra di una linea verticale le di variabili e riportando
sotto di esse le possibili combinazioni dei loro valori. Trac
ciamo quindi una linea orizzontale tra le variabili e i
valori
p
i
1
0
0
1
0
1
0
q {p A q )- * (p ^ q)
1
!
0
0
1
0
!
0
37
q ip
q )-* ip
<)
0
(2 )
(J)
(4 )
9 (p A g )^ {p
l
I
0
0
1 1 1 1
0 10 0
10 0 I
0 0 0 0
nX5){2)
9)
0
0
0
0
(5) (4)
9 (p
I
1
0
0
l
0
1
0
q - *{p t^ q)
I 1 1
10 0
0 0 1
0 0 0
(l)(5>(2)
l 1 1
10 0
0 0 1
0 t 0
(3)(6)(4)
38
q (p A g )- *(p ** q)
I 1
I
0
0
0 t 00 l
I0 0
I 0 0I 1 00 1
OOOOl' OiO
(1)(5)(2)(7)(3)(6;(4)
11
11
p <? r
0
0
0
0
0 0
0 0
(p
I
0
l
0
1
0
1
0
0
1 0 0
0i
0
0
0
0
0
(1) (81 (2)
r)
r)
1 0
0
l 0 0 1
0 I 0 1 0
0 0
1
0 0 0 1
1 0
l 0
0
0 0 0
0
0 1 0 0 1
1 0
0
0
0 0 l 0 J 0
0
1 0
0 0 0 1
0
0
0 1 1 0
0 0
(7} (5) (121 ( 9 ) (4)(ltX lO )(5 ) {151 (6)
; "; V
1.823. ((p
4)) A (p A f ) ^ (g A ^
0
0
0
0
0
0
101
100
0 I 1
010
001
000
((p
-*
t
t
t
t
t
0
1
0
0 0
0 0
) 0 0 0
) 0 0 0
0
1 1
0
1 0
0 I l J
0 1 t 1
0 1 0 1
0 1 0 0
0 J 0 1
0 1 0 i
(l)<9 )(2)(13 )
1 0
(r > ) ) A
t
1
1 0 0
0
l
0
0
1
1
) 0 0
0
t
0
0
l
1
I 0 0
0
1
0
0
1
1
1 0 0
0
1
0
0
(IX lO M * )
(p A f
->
(9
1
t
0
t
D
1 0 0
0
1 0 0
0
1
0
0
0 a
0
0 0
D
0 0 1
0
0 0 1
0
0 0 0
0
0 0 0
0
0 0 J
0
0 0 1
t
0
0 0 0
1
0
0 0 0
1
(i4 K S K n )(6 i ( 5 )
1
1
t
1
0
0
0
0
1}
1 1
0 0
I t
0 0
0 1
0 0
0 1
0 0
I
1
0 0
1 1
0 0
0 0 1
0 0 0
0 0 1
0 0 0
(7 )(I2M 8)
40
41
CAPITOLO il
43
P (1)
(2)
(3)
(4)
l
0
Si numerano poi le due righe poste sotto la linea orizzoniale con numeri romani tra parentesi:
P (1)
(2)
(3)
(4)
(I) 1
(II) 0
Si par(c quindi dal basso, procedendo da sinistra verso
destra.
Nel rigo (II) si combina un'unit e uno zero, cio ' 10 ',
e poi nuovamente un'unit e uno zero, cio ' IO ', a partire
dalla colonna ( I) fino a raggiungere la colonna (4).
Nel rgo 0 ) si combinarw due unit e due zeri, cio
' tlOO'. 3 partire dalla colonna ( I) fino a raggiungere la
colonna (4).
P (1)
(I) 1 1
(H) 0 1
(2)
(3)
(4)
0
1
0
0
10
44
Il
lettore avr notato che nel rigo(II)
sono sta
binati n. 1 unita e n. I zen; e cio ' 10 \ per n. 2 volte,
mentre nel rigo (I) sono Statecombinate n. 2 unit e n. 2
zeri, e cio * UGO', per n. I volte. Ora indicando con
'H e' 11 numero delle unit e degli leri^ ' .voit.a. .in volta
com6int] e con ' r . ' il numero di volte in cui stata ef
fettuata l'c^razione di combinazione, possiamo ottenere il
seguente succhietto che si legge dal basso:
(I)
( II)
Re
1
2
45
1
0
1
0
1 l
1
0 t
0 0
p 9 (I) (2) (5) (4) (5) (6) (7) (8)(9K10) (11) (12) (13) (M) (15) (t6)
(I)
(II)
(IH)
(IV)
46
t I
I 0
01
00
1. 2. 4. 8.
II numero delle volte in cui vengono effettuale le ope
razioni di combinazione a cominciare dal basso diminuisce
in progressiorw geomeirica a partire dal numero 8 fino a
raggiungere il numero I:
8. 4. 2. 1.
Infatti ne! rigo (IV ) abbiamo 8 operazioni delta combi
nazione IO ', nel rigo ( III) 4 operazioni della wnbinazione *1100'. nel rigo (li) abbiamo 2 operazioni della
combinazione '111 10000 ' e nel rigo (I) abbiamo I opera
47
n.
tl)
(in
(IM )
(IV )
48
due zeri, cio ' 1100 ed infine sotto U ' p una combina
zione di quattro unit e di quattro zeri, cio 111 10000
Si veda la tavola:
1
1
1
1
0
0
0
0
I
1
0
0
1
1
0
0
1
0
1
0
0
1
0
p
(1)
(II)
(III)
(IV )
(V)
(V I)
(V II)
(V ili)
9
0
0
0
0
0 0
0 0
r
1
0
1
0
1
0
l
0
49
(I)
(in
(H I)
(IV )
(V)
(V I)
(V II)
(V ili)
. .(253)(254)(255)(256)
50
1.2.
4. 8. 16. 32,64. 128;
e il numero delle volle in cui vengono effettuate le operazioni
diminuisce in progressione geofnelrica a partire da un nuntero pari alla met del numero delle combinazioni derivate
che in questo caso 128 fino a raggiungere ii numero 1128. 64. 32. 16. 8. 4. 2, L
Indicando come nei due casi precedenti con ' il nu
mero delle combinazioni e con ' n, il numero di volte in cui
vengono cifetmsic le operazioni corrispondenti, si ottiene ii
seguente specchietto che va letto dal basso:
( 1)
(II)
( III)
(IV )
(V )
(V I)
(VH )
(V ili)
rtc
128
64
32
16
8
4
2
I
n.
l
2
4
8
16
32
64
128
51
p
1
0
S2
(1)
1
1
(2)
I
0
(i)
0
(4)
0
0
Cosi:
la colonna ( I) la colonna della tautologia: ver
fica ad esempio la formula ' Cpp che una tautologia;
- la colonna (4) h !a colonna della contraddizione:
verifica ad esempio la formula pp che i una contrad
dizione;
le due colonne intermedie (2) e (3) sono colonne
di formule neutre e precisamente (2) sta per ' p . infatti ri
produce I valori di 'p cio ' IO '. e (3) sta per ' Np infatti
d valori opposti ai valori di ' p . cio 01
In conclusk)f>e con la sola variabile ' p ' noi abbiamo in
tuKo.due valori base ' IO ' e quattro valori derivati ' l i . IO.
01,00'.
Questi valori derivati sono: una tautologia ((), una contraddcoae (4) e due formule neutre (2) e (3). Si veda lo
specchietto sd en te dove 1 il numero delle variabili. 2 il
numero delle combinazioni base e 4 il numero delle combittazioal derivate:
1
2
Tautologia
(1)
Formule neutre
(2)-(5)
Contrad
dizione
(4)
53
11 1 1 I t
10 l i t i o
0 1 1 1 0 0
00 1 0 1 0
1
1
1
1
0 0 0
0 0
0
0
>
1
0
0
1
0 0
1 0
<
0
0
0
1 1
1 0
0
0
0
0
0
0
0
V
A
-B
-/
(5)
(6)
(7)
(8)
-C
-H
-E
-K
{ 9)
(10)
< ll)
(12)
D
-/
G
-L
(13)
(J4 )
(15)
(16)
f
-M
-X
- 0.
54
Formule neutre
(2)-(15)
Contrad
dizione
(16)
1
1
10
r 0
0
0
n 0
0 0
r
1
0
1
0
1
0
1
0
il ) (2) (J (4 ).
1 .
\
1 .
1
1
.
1
1 .
1
1 1 .
1
0 0 .
1
t 0 l 0 .
.
.
.
.
. .
. . .
. . .
. . .
. . .
.
.
55
56
1I O * lOl
5
VTwicO&Ul
Tautologia
(1)
Formule neutre
(2)-(255)
Contrad
dizione
(256)
57
' 100
f.
Si veda lo specchietto:
Numero di
variabili
Combinazioni
base
CombinaTOni
derivate
1
2
3
2
4
8
4
16
256
1
Dumeri dcUa prima colonoa procedono con 4'pidiflC
dei numeri naturali I, 2. 3... n.
1
numeri della seconda colonna s ricavano mettendo
com e^ ^ di una potenza il numero 2 e_corae_ espiente il
numero crrii.pondente della prima coloima dello spect
chietto;
2
2'
4 = 2'
8 =
2*.
I
numeri della terza colonna j-ricavano ntettcndo^f^m
base di una potenza il numero 2 e come esponente il numero
oorTtsfx>hdnte~3eI_!a .^ggOfda CI^na. iciratti:
4 _2 *
16 = 2^
256 = 2*.
58
Numero di
variabili
Combinazioni
base
Combinazioni
derivate
]
2
3
2'
2*
2
2*
2*
2*
2'
4 = 2^
8 = 2*
Numero di
variabili
Combirwzioni
base
Combinazioni
derivate
1
2
3
2
2*
2
2^
2V
base dove
59
Numero di
variabili
Combinazioni
base
Combinazioni
derivate
1
2
5
4
5
6
7
7+ k
2*
2
2
2*
2
2*
2
22'
221
22>
22
22*
22*
22
22<*)
Combinazioni
base
Combinazioni
derivale
2"
22-
00
61
C a p it o l o
ttl
Dpq = N K p^
iV O p i
Ap^ = NXpq
Bpq = NMpq
Cpq NLpq
Epq s t^fpq
Fp< Npq
Gpq NHpq.
Opq
Xpq
Mpq
Lpq
=
=
=
=
NVpq
NApq
NBpq
NCpq
Kpq
Jpq
Ipq
Hpq
NDptj
- NEpq
= NFpt]
NGpq.
64
si ottiene:
^,^e M * per
p. ~ p. 7.
q. r, ~ r
' LNiiO d i queM t term inoloti* in 5Cd m e itln fu istic i non tnifrc i. d a parte ttw ira. acccuacione dgll'alomiMno logico, che u na
c o n c e o ne f it o o fic r o m . acrilica e ingiuatiiicata.
Si tenga pretciiit che ognuna delle quattro simbologie da noi
65
p) V (p g)
66
lespressione
(p 9) V (p ~ 9 r i)
una forma normale disgiuntiva;
l'espressioue
p . i) V
v (p -
9)
Nel_M5Q jtncui..iLj=J^8jloWj40.J<-ProdQltq,.l9gco
eletnenttw una forma_normale ditpuntiva. Per cs. il pro
dotto logico elementare
P <?
una fonna normale disgiuntiva.
Infine nel caso linutt in cui
a ^ ia un unico giorno,
questi ,Hna fo i^ ^ 9Qpjle disgiunUva.
3.22. !j^ forme normali conauntivgi Anche per parlare delle
forme Dormali consuntive si richiedono due nozioni
preliminari, quella di " atomo e quella di *' somma logica
elementare .
p vq
b una somma logica elementare;
lespressione
p v fl v ~ r
b una somma logica elemeatare, e cosi via.
67
(pvq (pv
q v r v s
una forma normale congiuntiva:
l'espressione
( -' p V ^) . (ij V ~ ^ V s) . (p V ~ 9)
una forma normale congiuniiva, e cosi via.
Nel caso in cui n 1 , allora un'unica somma logica
clemcnfare i una forma noimalc congiuntiva. Per esempio la
somma logico cicmcniare
pvq
i una foima normale congiuniiva.
Infine nel caso limile in cui si abbia un unico atomo.
quc$ti c una forma normale congiuniiva. per es.
P
i una forma normale congiuniiva.
3.220. Il Iciiore avr noiaio che si ottengono forme normali
tongiuniive dalle forme normali disgiuntive sostituendo
per tulle le ricorrenze, il segno ' col segno v c viceversa il segno ' v co! segno ' Con analogo procedimen
to si ottengono forme normali disgiuntive da quelle conI giuntivc.
^ II >fpno nKlalingwiS(co "a", con indke numerico, sio pr
^ualtla>. iiionto a ^uvcrc. Si noti per <hc il joo mcia)in|uil)CO
^ . (.vn inUKc nutncrivv. vhc nel C4: pn.vc<li'n<c stava per qualtiasi
prodoiiu hjtk-o fkiitcninrc a piaccrc. qui Ma pci 4)ual(iati somma lofica
clcmcmat.* vIk si Jcclgo a pi)i.c{r
6S
Il
discorso ora fallo ci permette di definire tutti e sedici
funtori biargomentali, compresi gli stessi ' A ' e ' K' . mediante
i soli funtori ' N \ ' K ' t ' A \ in quanto ognuna delle sedici
funzioni che conosciamo dalla tavola lultasiewiczana cfr.
il. 1.3. pu essere definita con un'espressione avente fortn
normale disgiuntiva o fonna normale congiuntiva.
Cominciamo dallcjfonne normali dii^giunilve.tA tal pro
posito distinguiamo gli atomi e i prodotti logici elementari.
G li aiomi sono quattro __ _
(f'N p . q. nJ^
Riscriviamo la prima meli della tavola lukastewicziana
dei funtori biargomentali cfr. li. t.3. sostituendo ai
valori di verit degli enunciati atomici * p ' e ' 4 ' gli atomi
corrispondenti; e cioi sostituiamo nella colonna di 'p ' le
ricorrenze di ' I con ' p ' e le ricorrenze di ' 0 ' con Np
una cosa analoga facciamo nella colonna di 4 ' dove sosti
tuiamo le ricorrenze di ' I ' con * 9 ' e le ricorrenze di 0 '
con ' Nq Passiamo, in poche parole, per ci che riguarda i
vaior degli enunciati atomici, dal metalinguaggio al linguaggio
oggetto, mentre lasciamo il resto delta tavola inalterato.
Atomi
P 9
P Nq
Np q
Np Nq
1
1
1
1
1
I
1
I
1
Atomi
P 9
p Nq
Np q
Np Nq
0
0
0
0
1
1
1
1
0
0
0
1
0
0
0
1
0
0
1
0
0
0
0
0
0
0
0
l
1
1
0
0
1
0
1
0
69
(I)
(II)
(M I)
(IV )
(I)
(II)
(III)
(IV )
Prodotti
logici
elementari
fl
Kpq
KpNq
KNpq
KNpHq
.
I
l
Prodotti
fogtc
elementari
Kpq
KpNq
KNpq
KNpNq
0
0
0
0
0
0
0
1
0
1
0
0
0
0
0
0
0
1
0
0
0
0
0
0
0
1
0
0
0
1
0
1
pitdotti logici elementari a.uiJavecc. corrispondono
degli je ri nella (natrice.non venepno presi in niidenraone.
Cos, la forma normale disgiuntiva della^utologi^
Vpq = AKpt/AKpNqAKNpqKNpNq.
70
Bpq ~ AKpqAKpNqKNpNq.
Infatti nella matrice di ' B compare uno zero nella fila
( III) e quindi il prodotto logico elementare 'K N p q che si
trova nella stessa fila oon viene preso in conslderatione,
mentre si sommai>o i rimanenti tre.
La forma normale disgiuntiva deUSin'pTiMtione. matenl^
Cpq AKpqAKNpqKNpNq.
Infatti nella matrice di 'C "compare uno zero nella fila
(II) e pertanto i) prodotto logico elementare ' KpNq ' che si
trova nella stessa fila non viene preso in considerazione, men
tre si sommano i rimanenti tre.
La forma normale disgiuntiva del npnijn3dori:
Dpq = AKpNqAKNpqKNpNq.
Infatti nella matrice di '> compare uno zero nella
fila (1) e quindi ii prodotto logico elementare ' Kpq che si
trova nella stessa fila viene trascurato, mentre si sommano
i rimanenti tre.
La fonna normale disgiuntiva delllggivlenz'^ft
Epq = AKpqKNpNq.
71
Cpq = AKpNqKNpNt].
Infatti nella matrice di ' 0 ' compaiono due zeri, uno
nella fila (I) e uno nella fila (tll). Pertanto i prodotti logici
elementari che si trovano nelle stesse nie vengono trascurati,
mentre vengono sommati i rimanenti due.
La forma normale disgiuntiva della formula neutra\ Hpq *, dove ' W i un funtore degenerato,
Hpq = AKpqKNpq.
Infatti nella matrice d i' H ' compaiono due zeri, rispettivameme nella fila (II) e nella fila (IV ) e pertanto i prodotti
logici che si trovano nelle stewe file vengono trascurati, men
tre si sommano i rimanenti due.
La forma normale disgiuntiva della 'fomula neutra*
!i tiovc
un funtore degenerato,
/pq s AfkpqfCpNq.
Infatti nella matrice di ' / ' compaiono due zeri, rispetti
vamente nella fla (H I) e nella fila (IV ). c pertanto i prodotti
72
73
Xpq = KNpNq.
Infatti nella matrice di 'X ' compare un'uniti soltanto
nella fla (IV ) e pertanto viene preso in considerazione sol
tanto i) prodotto logico elemenure che si trova in corrispon
denza nella ste&sa fila, mentre vengono trascurati i rimanenti
tre.
A rigott non esiste una forma normale disgiuntiva della
<rantraddizi^|^ dal momento che nella matrice di ' O ' non
compare alcuna unit, e pertanto possiamo scrivere
Opq = (
)
dove il segno ' (
) sta ad indicare una forma normale
disgiuntiva nulla. Una volta trovate le forme normali disgiun
tive di tutte e sedici le funzioni compresa quindi la forma
normale disgiuntiva nulla
sar opportuno ordinarle in una
tavola, usando la simbologia di Lukasiewicz e quella di Whitehead-RusselI, ma con l'uso delle parentesi in luogo dei punti.
La prma simbologia necessaria perch rigorosa (in quanto
iKn fa uso di segni extralogici come e parentesi) c completa
(in quanto assegna un nome a ciascuna delle sedici forme
normali disgiuntive); la seconda i conveniente perch inlui*
Uva _ cfr. TAVO LA I .
K'
74
l
o.
l
_
"w V *
* e.
o. e*. a.
* X * '
o
>
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H
i
D
5
3
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M
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^ X r % ^ ^ 2;
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a o. Q. ca. o. O.Z
fi. &. >.> & o.
K ^ - ^ r r r r ^ - x r r T S t W s i . . .
I I I I u I I I I I I I I 1) II tl I I 11 II n 11 u
s s r s s g g s s g g - s s ls s
ik <
Ci (i) " O a: 5-5:> 5 5 x o
1)
se valutisiDO le sedici forme nomali congiuntiv
Ottenule da quelle disgiuntive, esse risultano diverse tra di
loro?
2} se valutiamo le sedici forme nonnali congiuntive,
netrordine in cui sono state ricavate dalle corrispondenti
disgiuntive, otteniamo l'ordine inverio della tavola lukasie*
vtricziana dei funtori biargomentali, a partire dal funtore ' O *
fino a pervenire al funtore ' V 7
3) se valutiamo le sedici forme normali congiuntive,
nell'ordine in cui sono state ricavate dalle corrispondenti forme
normali disgiuntive, notiamo una progressiva riduzione di zeri
nelle matrici, a partire da quella del funtore O costituita
di soli ri. fino a pervenire a quella del funtore ' V costi
tuita di sole unit?
4) se valutiamo le forme normali congiuntive, nell'or*
dine in cui sono state ricavate dalle corrispondenti forme
normali disgiuntive, le prime otto di esse, cosi come si sono
ottenute, corrispondono alle funzioni della seconda nveti della
tavola lukasiewicziana. e cio alle funzioni degli operatori
H. /, /, K. L. M. X . 07
e le rimanenti otto corrispondono alle funzioni della prima
met delia tavola, e ciofe alle funzioni degli operatori
V. A. fi. C. D. . F. C7
5} se valutiamo le forme normali congiuntive, $eguendo lordine in cui sono state ottenute dalle correlative forme
normali disgiuntive, le prime otto di esse risulteranno opposte
alle seconde otto?
Per risolvere i cinque problemi ora posti sufficiente
verificare il valore di verit di ognuna delle sedici forme
normali congiuntive col metodo appreso precedentemente
cfr. II. 1.5. e sgg. .
^ Per ogni valuttzione si devorx> fre 2^ s 4 OKtuzJoni dal
78
KApqKApNqKANpqANpNq
KApqKApNqANpq
KApqKApNqANpNq
KApqKANpqANpNq
KApNqKANpqANpNq
KApqANpNq
KANpqANpNq
KApNqANpNq
KApqANpq
KApqApNq
KApNqANpq
Apq
ApNq
ANpq
ANpNq
(
)
1000 = Kpq
0100 = Lpq
OOlO = Mpq
OOOl
Xpq
0110 = IP<1
0011 = Fpq
OIDI Cpq
1010 = Hpq
1100 = lpq
IODI Epq
Ilio = Apq
>
noi
Bpq
lO It = Cpq
Dpq
OHI
1111 = Vpq.
IO K 4 0 M 0 0 s
XlATOl a 1^10 a 0
79
I
>
o.
>>>>
a. ct. a. a. <
l 1 l l
"S'S I
i l l
B,
Q.
9- .
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"
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O* O* .
O-
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>>>>>>
< O . Q. O. O. a .
O'
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O. o.
i l
II |{ II II II II (I II II II II II II II II II
Z.
A o - 2 :3 t^
% D. Q. ca.%
Cr o- o-^ o*
O^ 2:2: ^ 5 ? $ r^
Q. . cs.) "s; o . < 6. <
' ' C'
^
2:
a Vi !
^
O'
O"
*o*<i o* o*<:
S. o . S. b . o. D .Z
b . a . b. o. ^ ft.
o. Q . ^
w;i<aS<s:s.i<ss<si-c-^-^-n:^
II II II II II II II II ti II II H II II U II
s s s s s g g s s ^ g g g a s s :
o ic -j 5 X -Su. O t
n: a O Q >
0. X. M. L. K. f. I. H, C. F. E, D. C. B. A. V.
Infatti, delle forme normali congiuntive
la (I) t risultata logicamente equivalente alla funziorte del funtore ' O
la (2). la (3), !a (4) e la (5) sono risultate logica
mente equivalenti rispettivamente alle funzioni degli operatori
' K . ' L ' . ' M ' . ' X ' :
la (6) i risultata logicamente equivalente alla fun
zione del funtore ' /
la (7). la (8), la (9) e la (10) sono risultate logi
camente equivalenti rispettivairtente alle funzioni degli ope
ratori ' f
' H\
la ( I I ) risultata logicamente equivalente alla
funzione del funtore ' E
la (12), )a (13), la (14) e la (15) sono risultate
logicamente equivalenti rispettivamente alle funzioni dei fun
tori ' 4
B
C
D
la (16) risultata logicamente equivalente alla fun
zione del funtore V
81
V. A. B. C. D. E. F. G. H. I. /. K. L. M. X. O
3)
valutando le forme normali congiuntive ncH'ordin
in cui si sono Ottenute dalle corrispondenti forme normali
congiuntive, ricavate a loro volta dalla tavola lukssiewicziana
dei funtori biargomentali. si appreso che pur non rispet
tando lordine inverso della tavola lukasicwicziona si assiste
pur sempre a una progressiva riduzione di zeri nelle matrici.
Infatti:
nella matrice della (1) vi sono quattro zeri;
nelle matrici della (2), della (3), della (4) e della
(5) vi sono tre zeri;
nelle matrici della (6). della (7). della (S). della
(9), della (10) e della (11) vi sono due zeri;
nelle matrici della (12). della (13). della (14) t
della (15) vi i uno zero;
nella matrice della (16) non vi alcuno zero;
4} valutando le forme normali congiuntive nell'ordine
in cui sono state ottenute dalle corrispettive forme normali
disgiuntive ricavate, a loro volta seguendo l'ordine delia
tavola lukasiewicziana dei funtori biargomentali, risultato
cbe
le prime otto forme nonnali congiuntive non corrispondcmo alle ultime otto funzioni della tavola lukasiewic
ziana, cio alle funzioni degli operatori
O. X. M. L. K. J. /. H
82
F.
0\
V. A. B. C. D. E. F. 0
ma corrispondono a due funzioni della seconda mei della
uvola. e cio alle funzioni degli operatori
H .
I.
E. A. B. C. D. V;
5)
valutando le sedici forme normali congiuntiv
nellordine in cui si sono ottenute dalle corrispettive forme
normali disgiuntive, risultato che le prime otto di esse
sono opposte alle seconde otto, cosa che il lettore pu veri
ficare guardando la TAVOLA li. Si vede facilmente che
ia prima forma normale congiuntiva opposta airultma, la
seconda alla penultima, la terza alta terzultima, la quarta
alla quartultima, e cosi vis fino a pervenire airotiava che
lopposta della nona.
Infatti sempre guardando la TAVOLA II si nota quanto
segue:
nella prima forma normale congiuntiva compaiono
tutte e quattro le somme logiche elementari; nellulilma
non ne compare nessuna;
63
(3)
Ognuna delle forme normali disgiuntive i risultata
\opposta a una forma normale congiuntiva e vicevetM.
84
(5)
il)
V A B C D E F G H I ) K L M X O
(5)
(2)
(4)
Nel grafico;
(1) rappresenta le forme normali disiuntive neH'ordine In cui sono siale ricavate, cio seguendo lordine della
tavola lukasiewicziana:
(2) rappresenta le forme normali congiuntive nell'or
dine in cui sono state ottenute dalle corrspondenli forme
normali disgiuntive;
(3) rappresenta le opposizioni biunivoche interne ira
le forme ncrmaii dis^unlive:
(4) rappresenta le opposiuoni biunivoche inieme tra
le forme normali congiuniive;
65
(5)
rapprtscnca le opposizioni biunivoche ira le form
normali disgiuntive e le forme DOnnali ongiuniive.
Dal punto di vista sfruuurale le cose stanno diverta*
sc.s..<i?fK>Piuilj)yi)l9-.I-yjst* truiirtJc.
Si vede infatti che allorch avviene il
prtKcsso di trasformazione dalle forme normali disgiuntive
a quelle congiuntive sostituendo cio tutte ie ricorrenze
delloperatore " v e t " con loperatore " " e tutte le ricor
renze deUoperatore '* et " con loperatore vtl :
(a) quattro forme normali disgiuntive danno origine a
quattro forme normali congiuntive $omi/ian(i alle prime dal
punto di vista strutturale ma opposte ad esse dal punto di
vista dei senso togico, e precisamente:
le fotme nomali disgiuntive che chiamiamo coi
nomi lukasievricziani
V . E. / . 0
A. B. C, 0
danno origine rispedivamente alle forme normali congiuntive
che chiamiamo
K , L . M , X-.
86
( 1)
( 2)
87
68
CAPITOLO IV
D A LLALGEBRA D ELLA LO GICA
AL FUNTORE DI SH EFFER
11
pensiero di George Boole (181S-I864) rappresent
SOCIO molti Rspelti. una vera rivoluzione negli studi della
logica. Abbiamo gi notalo cir. I, 3.2. come la sua
opera indi! maiemaiica della logica (1847) costituisca in
sieme alla coeva Logica formale di Augustus De Morgan <18061871) 1 magno charta deila logistica contemporanea.
Ma soprattutto al libro Indagine sulle leggi del pensiero
su cui sono fondate U teorie matemaliche della logica e della
probabilit (1854), denso volume in cui sono rccoltt t risul*
tati pi importanli delle originalissime rctrche del logico e
matematico inglese, che necessario rifarci in questa sede *.
Boole cerca di scoprire te analpgje. tua l'algebra e la
logica, ma per fare ci deve modificare l'algebra ordinaria,
cio quella che i profani comunemente chiamano algebra sen
za ulteriori specificazioni.
Per conseguire il suo obiettivo Boole fa alcune consderazioni pieiiminari. possibile assegnare a ogni classe o
collezione di individui una lettera come x. y. z Cos se x
sta per *' cose bianche *' e y sta per " animali *', allora xy
stari per " animali bianchi . Analogamente se z sta per
" cose dotate di coma
allora xyt rappresenter la classe
animali bianchi dotati di coma ''.
L'ordine di combinazione di questi simboli i indifferen
te. L'espressione xy la stessa cosa che l'espressione yx e
90
xym yx
pouieda in te esso una qualche anatofia (any analogy) con quei
processo di combinazione tofica che t stato rappresentato con xy: ma
ti intende solo che. te il propeao tapoo .e <iwcUo.janBDCt|cB-lPPn
espm ai ^a,eU M a..M nieoi._te.Ioro..ppraasictai tin ^ ic b e ^ ra n n o
o(gte aHa sresu le ^ _ foratale U M / sym M ieal exprestiont will be
tu b i'lo ' tlii'to r n i fonnal law). L'evidenza di quella soggezione
del tutto distinta nei due caai (ii m the two e^tet quite <fisrincr) >.
A n ifiveuiforion o f the fow* etc, repr. New York. IW . p. 51. S i veda
anche la traduzione italiana cit. p. S I. Boole twn poteva esKce pift
chiaro e non poteva dir crteglio. SI noti Che la nuirterazione progres
siva <ieilc formule di Bonle con le kitert dcHalfabcto ira parentesi
i nostra.
91
f i t y f v ) = ' i x -l-'rv.\
jt Or ~y) g
* C.
p. 31:
ird. U.
pp. SI-S2.
c d * o '* prima n e t
loro impie^o rtelle to(iC* kite eta$ti (* Frlm ary" Or * Conereit Propotiiions I e poi ncila lopca degli enuneiali ( ' Secondary' cr * A b s tr x i
Propositions'^, op. dr.. cap. IV , p. S2. tr. ii^ p. 79.
92
x , =y:
Il
segno 2 stato trasposto da un membro deH'equazione
all'altro conformemente alla regola algebrica della trasposi
zione (in accordance wilh th dgebraic rule of iransposition).
Di qui si possono fissare due assiomi: a) se cose eguali
sono aggiunte a cose eguali,, le somme sono eguali; b). se
coe eguali vengono sottratte da cose eguali,..! resti sono
eguali.
Ancora continua Boole se due classi di cose, x e
y, sono identiche, cio se tutti i membri dell'una sono membri
dell'alcra. allora quei membri di una classe che hanno una
* Il fallo generstc che te lecge esprme quetio. cio:
Se una
quakhe qualiti o circotian u vkne atlrbuiia a tu lli i membri di un
(ruppe, (ormato o per ssgregazione o per esclusione di gnjppi parziali,
la coneexiorte risuitance la stessa che se la qualit o circostanza
fo*e prima attribuita a ciascvn membro dei giuppi parziali, e l'afgreaaziooe 0 l'etclusione fosse attuata in K |u i(0 . Quello che atuihuito
ai membri del tutto l attribuito ai membri delle tue parti, in qualsiasi
maniera qtielle pani siano connesse insiem e*, op. eil., p. 34: trad.
it.. pp. 55-56.
93
(k)
fx-.yi
94
95
96
4.3. L algebra della logica dopo Boole. UlUit e limili deWalgebra astrofia.
Nella coacezionc di Boole permangono forti limiti.
Questi si riassumono nel persistente matematicismo, no
nostante gli sforzi giganteschi compiuti dal logico inglese per
liberarsene
Il fatto stesso che comparissero i coefficienti
numerici nelle sue formule nel linguaggio oggelio diciamo
noi oggi & un segno del mateniaticismo non del tutto
superato.
Resta perenne merito di William Stanley Jevcwis (1835*
1882), di Charies Santiago Sanders Peirce (1839-1914) c di
Friedrich Wilhelm Karl Ernst SchrOder (1841-1902) aver
liberato lalgebra booliana dalle sue scorie numeriche e quan
titative c di averne fatta una rigorosa algebra astratta, tanto
che secondo alcuni si dovrebbe parlare non di algebra di
Boole, ma di algebra di Boole-Schrdcr **. Infatti nelle monu
mentali Lszioni sullalgebra della logica di SchrOder conflui
scono tutte le modificaaoni e i perfezionamenti apportati al" Book cowider* la l< ^ ocune. J>fte
m iK o u iic*. E <lover o per aggiungere che per ui_l# matunstica .oon -i>.pef sua
natura n di faito -la scienza della qvaniii. Jl fallo che alle icnnc
esUlenii di analisi venga sstegnscs un'lnierpfe(azione quantitativa
<0 quanli{iiv inierpretoiicn il riin lialo delle cliCOSfanre per
<uik quali ono determinate tali forme, e non deve essere inteso
conte una condizione unlvenale deH'analiM (fi uniM noi eondiiion c i
Anoiytis). E w l fondamento di tale principio generate ct>e intendo
stabilire U caleoto delta logica e he reclamo per esso un posto tra
ie fonne riconotciuie delt'aoatisi maiemaika (a piace among th
oekno\v!dgd form o/ m cihtm aieel Analys4s>, senza tener conio del
fatto che t presente dev rimanere isotito rtei suoi oggetti e nei si>oi
itrum enti . G . Booie. The M uh tm a iicd Anafysh 0/ Lct'C, M n g an
fs s ty lowerd o ealeulus c f de^ucfive nctoning. London, Cambridge.
IS 4 7 . p . 3.
97
pt
0 entrambi
anzich come
'uno. lal
98
App
Kpp
t
X lis l
0 X 0 0 *0
A lia i
i10D = 0
EKpqNANpNq
Sostiniiamo * X ' eoo /
Abbiwno
EKpqNfNpNq.
VerfkhiamO
p / l , <i/ EK W N JN iN =CiNyOO IN 0 =
p /I, q /0 EKlON/NNO mI W fO = E W i e.
p/Q. q / EKQNINONf =O.V/IO = tW I =
p/0. q/0 EKODN/NQNQ - EoNfOO - COWO =
11 - I
00 = 1
00 o J
01 0.
La ttcsta cosa si pu dire per le altre tre leggi conte il lettore pu
verncare per conto suo.
M II prfndpw .di.dusllti iFrinzip d ir DuoiiUtt) viene cosi formu
lato d HlUr|jB..Ac>ET?*nn: Da__ima _ f ^ o la .:5 . r . / c l* *
esatta (ricArt|) le cui due parti ^ f o ^ t e da enurKlslLelcmeotar
e ^ Ile loro negadoni solo mediante il ,funtofe congmnUvo e d 'tf UtA'
tivo (WS Cniadainaaiett un4 (terett N etoiionm nur d u n h ko niunditn
und diiiuncnvt VemUpfungt, i ottiene mtovamente un'eguaglianza
esatta, se sJ Intercambiano S. t 't (frhll man wiedtr einr richtige
09
jddic operazioni della sottrazione e della divbione dai inoj mento che non sono riconducibili alla somma logica e al pr{ dotto logico cosa che invece ha luogo io sede strettamente
I matematica, dove la sottrazione i l'operazione inversa della
>somma aritmetica e la divt&ione loperazione inversa al
j prodotto aritmetico il che un'ulteriore importante riprova
I della non riducibiliti della logica a macematica. Quanto al
l'ultima innovazione and)'essa importantissima qi>es(a
riguarda l'introduzione dellimplicazione materiale, definibile
come ' ANpq \ nella logica degli enunciati a cui corrisponde
la relazione di inclusione nella logica delle classi.
Una volta che lalgebra stata completamente disarilme'
lizzala, e una volta che s astrae anche dal senso dei segni
che essa utilizza e con cui opera, si perviene ad un'algebra
astratta ininierpretata.
L'algebra astratta ininterpretata rivela una grande utilili
ma anche dei forti limiti.
GItitliunt. indtm mOn und v miieinandef txr/auschl) . D. HiucarW. Acxcmmann, Crunditige dtr theotetitehtn Logik. }* AufUe. Bulin C id n g cn H eldelbert. I99. p. 14,
100
101
i
1
X
X
X
X
X
X
X
X
{aTO
( a T b )
(aTb')
(o 'T )
(a 'T )
(fl' T 6')
('Tb
( J 'T b')
(a'Tfr)
(T60
(tf'Tfr)
1
X
X
X
X
(1 2 ) ( j T
(13)
(14)
(15)
(16)
(o T ^ )
(o 'T W
(a'TO
(
).
102
4.S.
&p
&p
(5)
& p (9) & p
(6) "p & p (IO) q & p
<13) q &
(14) 7 &
p
p
q
(5) p
&q
(15) q &
(4) p
&9
(I6 )? & i
>
Ru>mermo suiVargomento, che esula dal diworso che stitmo
facendo ora, neirappj>dce al voi. I l i dt questo lavoro.
103
O^
5<-SS 9
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H t- I- t - t-
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SSSSSS S
- I5
H -I
s s S s s s S s S
ssd sa & sa s3 i i
3 S S S 8 s e = S s
0 0
OH 0 I
0 0
1 0
t o o l
0 0
1 0
0 10 1
tfxmdi) (I (l <M>(tS{1
di (>
1 0
0 0
0 0 t
0
0 0 0
t ^
T
............. V V
.
. . .
Si vede facilmente die la (1) si i ottenuta dal prodotto
logico di ' p ' e ' p la (2) dal prodotto logico di p ' e ' ^
Non si tarda a ricono<scere che
- la (5), la {12) e la (15) sono logicamente equiva*
lenti alla (2),
la (9) logicamente equivalente alla (3),
~ la (10) logicamente equivalente alia (7).
la (13) logicamente equivalente alla (4),
la (14) logicamente equivalente alla (8),
e pertanto le formule (5). (9), (IO). (12). (13), (14) e (15)
possono essere trascurate in quanto doppioni Consideriamo
perci le rimanenti.
Sappiamo dalla tavola lukasiewicziana dei funtori biargo
mentali cfr. Il, 1.3. che a ogni matrice possiamo far
corrispondere un nome, e precisamente il nome del funtore
cite ha quella determinata matrice. Cos
Non tl dimenttehl mal 1a differenxa ir l'equivalent* mAteriale
e i'equivtenu logica. Du nufidsti tono
^uivoUnti
quando M0 eniraisbi veri 0 entrambi falsi; due foirnute ben formale
tono logicamejne eguivo/eitfi quando hanno gli tiessi valori di veriii.
cio la stcsM matrice.
105
(n p & p = Moo= I
(2) p
(3) p
& p = 0000= O
& 9 = 1000= K
(4)
(6)
(7)
(8)
&
&
&
&
p
p
p
p
(11) q
(i6 ) q
9
p
i
=
=
=
=
0100= L
OOU = F
0010- M
0001 = X
& q = 1010=:H
& ? ss 0101= a
Se neghiamo le fonnulc ora scriilc. avremo le mairicl oppOite e quindi in base alla tavola lukasiewicziana l
relativi nomi per le matrici cos ottenute.
-1 7 ) p & p = 00H - F
(18) p T ? = u n = V
(19) p l T i a O lii = D
T sT p =
p& 9 =
p& 9 =
7X 9=
1100 ss /
1101 = B
tu o = A
0101 ~ G
p & p= 1100 =
(28)
p &. q- 1000 = K
(29)
p & ? = 0100 = L
- ( 5 0 ) f " O = 0011
106
p & p = 0000 = O
(51)
0010 - M
107
(18)
A ^p & q
' (23)
B s: p & q
(22)
C - p &q
U = p &. q
( 20)
(19)
(W )
(24)
(25)
( 20)
K = p & q
(28)
L =p & q
(29)
M =p & 9
(31)
X =p & q
(52)
0 ss p & p
(27)
Sono stati indicati tra parentesi i numeri in base aUordine in cui sono sutc ricavate le formule.
108
(1)
(2 )
(3)
(4)
p vp
p vp
p vq
p v?
(9)
(10)
(11)
( 12)
iS) p vp
(6) p vp
(7) p vq
(8) p vq
q vp
q vp
q vq
q vq
(13)
(14)
(15)
(16)
q vp
q vp
q vq
qvqr.
et % a a
HO 1 0
1^0 0 l
OH I 0
0-1 0 I
t
l
0
0
l l l
i t i
110
10)
lo. Iv
> > > >
14. (4. I<\ Ift
I 0
1 0
I
0
0
I
l i t i
1 i
O. la I
> > k >
0>
t
t o o l
t l l l
0
1 0
co W (7) (0 miWdDdZ)
1
l
o
I
0 )
i t
t t
t i
0
i
o
!
T Y T T f
Non si tarda a rconouere che
riw
la
la
la
la
alla(7
alla(4
alla(8
e pertanto ie formule (5), (9), (IO). (12), (13), (14) e (15) pos
sono essere trascurate come doppioni. Precidiamo invece in
considerazione le rimanenti e attribuiamo a ognuna un nome
in base alla tavola lukasiewicziana dei funtori biargomentali
cfr. II. 1.3. :
(1) p v p =1100 s I
(2) p v p = im = K
(3) p v q Si Il io = A
(4 ) p v q =
(6) ? v p
(7) p v q
noi = 8
=0011 = F
= lO ll = C
109
(8) p v ^ s s O H l = D
(11) q v q s I010 = W
(16)
= 0101 = 0.
Se neghiamo le fonsule ora scritte otteoianio !e matrici
opposte con relativi nomi ad esse assegnate dalla tavola
iukasiewicziana:
- {1 7 ) p V p
0011
= F
(18) p ^ = 0 0 0 0 * O
(19) p v q 5=0001 = X+i
(20) p v f = 0010 = M
-(21) p v ? = 1100* I
(22) p viss0 1 0 0 = L
(2 3 ) p
v f s= 1 0 0 0 =
9 v ^ =
1010 =
H .
(31) p v q =: 1011 = C
(52) p v q
OHI = D
-(33) qv q =; lOlO = H
-(34) qv q
110
0101 = G.
p v q v p v q ss IODI = .
(35)
p v 9 v p v 7 = 0110 = /
V = p v p - 1111
(27)
A = p T q =1110
(28)
(29)
= p ^ =
noi
111
= p v fl= 1011
(3!)
D = p v 9 = 0 lll
(52)
f
G
H
= p v 9 v p v f l = 100! (37)
= p v p = 00i
(17)
=
= GIO
(24)
s fT fls lO lO
(25)
/ = pT p ss 1100
(21)
/ s p v ^ v p v f ^ O l l O (36)
K = p v ^ = 1000
(23)
L = pT 5 = 0100
(22)
M = p v q = 0010
(20)
= ^ s O O O I
= pv p. = 0000
(19)
(18)
s! p & p = aa
fi =" p &q ^ a b
112
C = p &. q = a b
F
G
U
H
= p & ^ = aa
= q & q = bb
_ =qT&7qr_=
- *P
=
=
bbr
- f?
K B p&q^ab
I^ K in
iVKqq
Uj(/pf/f>
/y'//Kjp<|
i ^ p&q = t
M = p & g = 'ab /y/vXhJ^i
X sz' p&q = 'b
O s p & p s aa
4.8.
A = p vg = a T
B sspvq^ab
II?
c =f77=f6
................
F = p v p aa jVT^pe
/ = p v ? g f f IVWffp
/ s p y / q v p v q s s a b ab
K = " = IF
L = p v q =
/ / A (V
M s p V 4 =S j"F /VAp ^
A = f v q = T jV^AM
O
= p v p s= a ?
f y i \ p V|i>
114
TAVOLA IV
Algebra astralta
aa
ab
ab
ab
ab
a b ab
E
F
ab ab
ab
K
L
sab
Bri
aa
M
X
O
115
aa
Abbiamo visto che tra ' a e a*, allorch passiamo dal
lalgebra astratta airinterpretazione, dobbiamo sottintendere
una & ' oppure una ' v Ora se sottintendiamo una * & '
abbiamo
trascrvendo l'inlerpretazione nel Un*
guaggio lukasiewkziano otteniamo
NKpNp.
Sappiamo che 'N K ss D '. Quindi la formula diventa
5p/Jp.\
(n poche parole si hanno sempre due funtori, cio *D '
e '/ / ' e non un uni.funtore.
Si perviene alto stesso rsultato se ira
e a ' sottin
tendiamo ' V allorch passiamo dall'algebra astratta aU'interprelazione. Infallt li formula ----- interpretata in terava
mini logici diventa
NApNp
ed essendo ' NA ^ a le a X ' per definizione, otteniamo
c cio gempje.HO- form ulajpgic^.con.due funtori, anzich
con urio foip.
Dobbiamo fare scomparire in entrambi 1 casi il funtore
' N ' con un processo analogo a quello seguito sopra. Cio so
pra abbiamo a^orbito il gruppo ' NK ' in ' D Ora si tratta
di assorbire ' N ' in ' 0 '
'X
116
NKpp = Dpp
oppure pu essere deiiaito come
NApp = Xpp.
Indicando ' D ' con la sbarra * | * che poniamo ira le due
ricorrenze di 'p \ otteniamo
Np = Dpp = p\p.
Una cosa analoga possiamo fare con ' X '
= (xip
ala
d a { a la = a
s <2lo|6l6
= a\Ut
(5) T ^ a ib
117
(6)
(7) 'S~ = da
(8) & = b\b
(9)
= Mb Ib = rlb{bl&
(2 b
a b =sa\b <Aa M b
a |b
< ^ |b |b
a 1 b | d d | b lb =
= db|ala|bl|dlb|<ria[Mb
(12) a b ^ Ab = olb{db
(13) a b = 0 b(b S <i|Mb = o{blb|a|blb
(14) 7 b s kt b s dla|b = ata|b|ola|b
(15) a T = da bib = d^|b1b = dd|bib|da|b!b
(16) a a = a a\a = d[<ild = a|alo|<i|da.
E facile ora lintcrprctasione dell'algebra cos oltenula in
termini di D ' o di ' X '.
Interpretando la sbarra * | come' D ' abbiamo;
(I) a 3 ^ a|P = Z)0
( II)
( III) a
= a|a = />aa
s ala j a l a = D D o.a. D a a = 0.^^
118
a 3 = a|0 =
= a ja = X a o
= a la I a I a = X X a a X a a = a
u S i noli che t segni ' a ' 0 ' nelle Oimule ininterpreiate stanno
per segni meial^ebrlci e pelle corrvpondenii (om ule inien>reiste
UnnO per KSnl mctalogkl. Non si ditnenilchj pai la differente
regola di sCritlura nei due Casi: I l sbarra ' / v poMa umpre tre due
eUmenii sui quali opets. il iuntore lukaslewicziBno D 0 ' X
va POMO tempre davanii ai due rgooienii che euo <teiennina. Si
veda, per esempio, seguendo l'ordine dei numeri, la corrispondenza ira
U formula ininierpretaia a / a | a / a ' e la prima delle due interI 2S 4 5 6 7
4 2 1} 6 $ 7
119
II
II
II
fi
II
X
X
I I I I I s II 5 1 1 S I I
n
II
II
li
II
II
II
Q O.
li
^ ^ s
S S X
X
S V* 5? S 8- V- S- S X X
X X > X X X X > < > < > <
X
X
O
II
11
O
H eniy M a u iice SHSfPCt. A tei o f /ive M tp tn d tttI posiuloies lo f ffooTmn Algeras, wiih applicadon io toccai ccnuants. in
Tranwcttons o( ihe Amerkan Mathcmsdcal Socieijr 14
pp. 4S1-438, L'articolo i cesiiiuito di un'tniroduztone e d> due par a ir a f i 1 Po K u latiSei f e r Bootnn AI$tbros. i 2 Appiication IO
Pfimitiv4 LotUa C wsianii. S veda la Iradutione Integrale dell'arik e lo in appendice at teno volume di questo lavoro.
121
CAPITOLO V
123
dove il segno
' separa visivamente le asserzioni che
fanno da prtTncs&a e^.guella che fa da conclusione e pu
stare per la locuzione 'dunque
Nel caso in esame k premesse sono vere e la conclusione
vera; la verit-della .cpjKlusione deriva necessariamente
dalla verit delle premesse. Indicando l'espressione metalogica vero " con * = 1 possiamo dire: se ' 3 q - = I '
e ' p s I allora necessariamente ' 9 = t Su che cosa si
fonda la necessiti della verit della conclusione?
Sappiamo che |* p 3 9 ' un'asserzione vera solo in
tre casi cfr. I, AA. :
quando * p = l ' e ' 9 = l * infatti - (A) 1=> I = l ,
quando *p ss O' c ' q ~ l -infatti (Q 0 = 1 * ' 1 ,
quando p = 0 e '9 = 0 -infatti (D) 0 ^ 0 = l ,
resta escluso li caso p = l c '9 = 0 ' infatti - (B)
1 3 0 = . 0.
Ora quando noi facciamo la prima asserzione
\--p'=>q
escludiamo il caso (B), perch questo falso, mentre dicendo
I p s q' iateodiamo dire ' p 3 9 = 1 ' e cio
'* 'p ^ g vero
124
escludiamo i casi (C) e (D) perch questi hanno ranlecedenle falso mentre ora stiamo asserendo che Tantecedence
p'
vero, infatti * [ p vuol dire ' p = l ' e cio
vero
Siccome i casi sono quattro
(A) I => I = I
( B)
3 0 . =
(C) 0 =>l = 1
(D) 0 0 = 1
escluso il caso (B) in base alla prima asserzione
esclusi i casi (C) e (D) in base alla seconda asser
zione ' I ' p' ,
non resta che il caso (A), dove il conseguente, come si vede,
vero. Di qui la necessit di asserire la verit di 9 ' e cio
I 9
In poche parole
= . l
= t
9 = 1 .
125
conscguente lenunciato che fa da coocluiionc ncll'ar|Omentazionc; cio q . i una legge lopca o uutologia.
Infatti
=>-9
I - P =
1
I => J . =
. 1
(B) 1 3 0 . =5 . 0
(C) 0 3 1 = I
(D ) 0 3 0 = l
p s f . = . t ; con la seconda asserzione ' j q ' escludiacon la prima assei^iooe * | p ^ 9 escludiamo il caso (B)
perch falso, mentre dicendo ' | p o q ' intendiamo dire
126
127
Premesse
-- p O q
P
Conclusione J|
128
<7J'
Antecedente
(prodotto logico) Conseguente
(A) L'argomen
tazione corri Premesse
spondente non
corretta
Conclusione )| p
Si tenga infine cbiara la differenza tra implicazione materiaie e conseg/aenta /ogic
Limplicazione materiale cfr. I, 4.6. vera .n tre
1) quando l'antecedente i vero e il conseguente
veto.
*
Quest* tenninolo^ si trova in opere di diSerente provenienza:
J. OoPP. Notions d t lopqu fo m ttlt, Louvain, Parlt, 19(S. pp.
I8 'I9 : H. Rasiowa, nitoduciion (0 m odem Mathematics. Anuter*
dam, London. New York, 973, p. 194. S i tenga presente che a
Questo proposito il linguaggio non univoco. Cfr., per es ). LaORibes, Les limiatont (nttrnes d ts otm atitm n, Louvtin, Paris.
I9S7. p . 1 6 1 ; G. T a x e u t i . Proof T%*ory, AmuerdAm. Oxford, New
York, 197S, p. 9 e sgg. Oggi la deductblliik viene indagala a due
diversi livelli: a livello sinlatiico e a liveUo Eenianiico ^ cir. I,
2-2 . S i distinguono perci Quattro concetti fondamentali; due
sintattici (dimosirabllii e derivabiliti) e due semantid {valid iti e
conseguenza). Si vedano in proposito E. Casari, Lineamenti d i logica
metemallfo. V ed. M ioo 1972, pp. 4S>Sl e 95-112; E. A c a z z i , La
lotico timboiica. 3' ed.. Brescia. 1974, pp. 24}. J03-S04, J2S'S2S. R i
torneremo su questi ccneetti nel volume proaimo.
129
130
I
1 p
I-
<!
(1)
(II)
( III)
(IV )
p 3
P .3 'H
0
0
1
0
1
0
1
] 0 0
0
0
0
(1) (5) (2)
1
0
0
0 0
1
0 0
0
(6) (J) (7) (4)
131
p -3 <7. = .
O (p .
D f.
Df.
132
133
u Ib.
134
MOISTtCA
MOOAtB
Insieme di tautolfr
gie in coi non Si
dlflingue il
mente veto dal o*cwriamenie veto
0 isulologko.
Inneme di tauto!>
(ie in cui si d istili
guc il mertimenie
vero dal nec3S8ri^
mente vero o uu>
toloj^co.
Insieme di schemi
di inferenza la cui
nozione di deduci
bili t i corrisponde al
necwtsriamenie v^
ro o tautotosico.
P
(I)
<H)
(III)
(IV )
!
0
0 1
0 0
.9
'P
1
1
1 0 0 0 0
1
0 0
0
0
0
0 0 0
(1) (5) (2) (6) (3) (7) (4)
135
i
pn^.p. ^
\ .pS>q
\
X
p=*<r => p
i
pz> q . q . zt . P
Schema di
inferenza
9 valido
| _ . p 39
, --|_ p
Schema di
iofereaza
non valido
136
137
X ^ X
P -*P
I p p
I---- p.m
X - X
P **P-
La legge della
me segue:
viei formulata co
5.32. -iggpW pl
X&X
p)
n (p 1 p>.
138
X vX
p v lp
una media:
X&X
5.331. {DpjV
I ~
T (P 1
P)
______
5332.
X - X
T (p
I - (p ~ p)
P)
1 p).
Dpp
D II = 0
DOO =1
)pp
/ Il = 0
100 = 0.
T O v v tw v iid
v V o l V
T ip o e iv fl t | v
d i:* -
v Xi](H^
<(uSq d voi) A ricto te lcs. L ib ^ de Incerpretiione,
19 a. 28-29. ed. c<L p. 55. Si noli che Arstocete lim ila la portela del
principio si psato e al presente. Lo slap ru , come 1 rivela dal
conleslo. ai riferisce Ila toelca dei lenniai, ma la sua formulazione
pu estere esirapolau dalla logjca dei tennnl ed eisere assunta paradgmaiicameme ooow demrkne dslU legge del ceno eluso
a ogni livello di logica e quindi anche a livello di logica d ^U enun
ciati che il pi eleincniaie. Per i passi del corpus arsioielico in
cui si parla dei primi principi si veda l. M . Bo cH O sn . Formait
Logik. Freiborf-MUiwheo 195, trad. ft. di A. Conte La logica for
mate, Torino. 1972, pp. 86-90.
139
t i
140
141
142
........i X ^ Y ) & y ^ X
Qllens. /*):
X &.Y&X~*Y
5.43. '^ K ^ ^ ^ ,
h^S ~ ( p . ^ ) . p . 3 . ^ q l ( p A^ ) Ap -.
QssaaJawateffliioatH powndcuic/iifis^)-.
) ~ = ~ {p 9 )_^ p > z> . ^ q
X~Y&.X-yY
143
'
n (p <g) A n 9 >p
In poche parole abbiamo quattro combinazioni di modi
e cinque tautologie perch il modus ponendo lollens nc ha
due. In sintesi
^
ov * l W y j ^ ttiv '
tiv )
14S
a) Prim ^|.^c:
5.51.'^C^/p)
I : p q '=>p
K- X
-* p
b) SecondaJcgge;
X&Y^Y
5.511.
I ; p - 9 . 3 - 9
p Aq - *q .
Prima leatej
5.52.
(CppjiX
f : p . 3 . p vq
X->XvV
p - *p V q.
146 *
i
Questa le^ge come vedremo il secondo assioma
^del sistema assiomatico di Hilbert e Ackermann.
b) SgcoodA, legge:
S.S2I. Cq'p fi
i q 'D p v q
)'-XvV
q -*p
vq.
then
147
148
I : p = 0- 3 - p3 ?
: 0
ergo... oppure
igitur... equivalgono. Si Bcceili l'interprelazione del Bochefiiki <)uella degli Kneale. certo che la defi
nizione dello Pseudo-Scolo ci permette di ca^re. nellulto come
i>eirBltro caso. che. k eonse^ueniiac sono propotizloni . cpixnzlonali.
inierpretahili modemamcate nme lautoloile, ossia come ptopooni
sempre vere, oppure come regole d'inlert/tta valide a Quelle-cor*
rt^l0t)enii.
*
Scrve lo Pseudo-Seoio Ad quamlibet.pro^cvitionem falsam
se<iuitur quaelibet alia p r o p o s iio in bona coruoquentLt.materiali ut
nt,U>C IOANMis D v n s S c o t i , Op. c i(. /n lbrum pfim um Priorum
Analyiicorum. X . 17, loc. d i. e Ciovanni Buridano ad omnem
propositionem faisam Om ni* stia sequitur consequentia ut nunc
oltannis Suridani. Traetolut de Conse<tiMtlia c il. I. I. I* Conclusio.
p. 32. Come si vede e il discorso vak anche per U tvoia se
guente gli scolastici formulano l due leggi paradoasali trattando
delie <0nt 9uentiM ui nunc. Per quanto si traili di un capiiolo di
iogka eteiodoM it 8ochenkl pone bene in evidenza come l'im
plicazione uwta sia quella diodorea ( ) . M . B o c h e n s k i . Fomuile
L otik. trad. il. cil. p. 2S2 e sggj. ~ tuttavia le conicquenliat ul
nunc vengono sempre ricondotte alle consegueniioe ormalet os.$ia
149
150
vera *' o per meslio dire " una proposizione Vftra implicata
da qualsiasi proposizione "
E meglio dame per una trascrizione tutta a liveUo di
linguaggio oggetto.
Abbiamo allora per
(a) Ex falso se<juitur quodlibet
5.61. CtfpVM .
F - ': - p . = - p = i
X~^iX-*Y)
p-+(p-4.9) .
e per
(b) Verum sequilur ad quodIibeS
1.62. CqCp<j\
Y-*{X^Y)
q . z> . p ^ q
q -* lp
(5.61.)
Traeiaius de C o w q u e n iia . (il. l0(. <il" Il graduale ptttagfk) dal m etalin^agglo al linguaggio oggeiio chiran>enie delineaio da Lewis e LangionS: la formula
ollenuta aiiraveno k scguenit insfom szion
'S e p s D. allora p 3
s 0) S p 3 9 : ~ p S p 9 9 '
C. 1. t^ w is-C . H. L*NcroBD. Symbolk loiic. cl(. p. 86.
l.ewit e Langford in fo*ma meno iniuilva Kam^ono l'ordine
d clk varib ili: lutiavia delinearto-it graduale pasMggto dal metalin
guaggio al lingun^io Oggeiio in maniera eMinplarmeme chiara. La
formula p 3 9 3 p ' i onciw ia attraverso k seguenti iratformazioni 'S e p e l , allora 9 3 p; ( p s l ) O ? 0 : p - 3 * 4 3 p '.
Op. n'f. tee. eii.
151
152
~ (p 3 9)
I---- (1=0)
e cioi " non si d i il caso cIk una pro^sizione vera implica
una proposizione falsa "
* Scnve CuglMbno <Ji Occam: ReguUe aencrtln w n i mulM*c. Utw esi quod ex vero numquam tequitur flwm ; et i4o quuinSocwnquc ntecedens est verum ei consequens rxlsum. coMcqueniia
roon velei. Et bae u i reiio tuKciens *d probaivdwm coMequenitam
iaoa vale(> Vm rabi/M /ntwpforu e<c. 111. M , p. 727.
153
pA 1 q- ~\
Chiudiamo questo paragrafo con ia celebre legge dello
Pseudo-Scoio, ciiaia in genere cort laforisnia
'> {d ) x absurdis sequiiur quodlit/M. C-fC|^A/pC|
Lo Pseudo-Scoto (Giovanni di Cornovaglia (?) Andrea di
Novocsstro (?)} di delia legge una dimostrazione rigorosa in
due diversi luoghi della sua opera; tulle e due le volle la
dinwstrazione fatta col metalinguaggio ma operando su!
linguaggio oggetto
Ricorrendo anche noi al metalinguaggio, possiamo scri
vere
| : psf t l . p s = 0 * ^ * 4
1&4
o pi sempticemente
I : I ' O => ?
e cio *' una conirad^izioRc implica qualsiasi proposizione
Vokndo ora usare il solo linguaggio oggetto scriviamo
5.64. tC K p '^
X&X-*Y
pAlp->9.
I P ~ P
|_ .
e cio la regola se | p
q
p ' allora pu dedurre
' I 9
Ci si pu ora domandare: ma una tale regola d'inferenza
a che serve? Indubbiamente la pi utile, delle jegolc dopo
quella del modus ponendo ponens II, S .ll. e 5.4.
teorizzata dagli stoici, ma gi utilizzata anche se non teoriz
zata da Aristotele *. Se la prima serve a MStrui,!;; y.n sisjeoia
M A ris to tc u s , A w t. Prior. B. 2. 3 }b
75 * 2-4.
15 e Anal. Pott. A,
155
~ (p - p)
156
I---- (P ~ P)
e cio s e ' p ~ p ' ^ q vn> e ' ^ ' vero allora
vero
~ p).
Facciamo ora un esempio. Sia un sistema deduttivo e si
sia arrivati a dedurre, poniamo, la proposizione decima e
questa dipenda dalle nove precedenti. Se oltre alta proposizione decima si pu dedune anche la contraddittoria della
proposizione decima, alloca il sistema costituito dalle nove
proposizioni precedenti (e quindi dalle nove proposizioni
precedenti e dalla decima) contraddittorio (per la legge
dello Pseudo-Scoto) 5.64. ; se invece dalle nove propo
sizioni precedenti si pu dedurre la decima proposizione ma
non si pu dedurre la contraddittoria della decima, allora il
sistema costituito dalle nove prc^Ktsizion precedenti <e quindi
quello costituito dalle nove proposizioni precedenti e dalla
decima) non contraddittorio (per la legge del modus toUendo
lollens applicala alla legge delk) Pseudo-Scoto) 5.641. .
Possiamo perci concludere dicendo che condizjone_ ne
cessaria e suflicienie perch un sistema sia non coiitr^dttorio che non contenga tutte le proposizioni. Infatti se il
sistema fosse oonlraddittoro allora per la legge dello PseudoScoto dovrebbe contenere qualsiasi proposizione, e cio tutte
le proposizioni. Condizione sufficiente per dimostrare la non
contraddittoreti di un sistema quello di stabilire che vi ^
almeno una proposizione non deducibile neH'ambim del si'
sterna. E chiaro che la legge dello Pseudo-Scoto resta una delle
scoperte pi ardite delta mente umana ma anche una delle pi
utili, una legge di fronte alla quale tremano tutti coloro che
amano idee oscure e confuse, e, incapaci di pensare con ri
gore. si rfu{pano nella Schwrmerei, denigrando la logica
157
*
Facciamo noitia quesi* esprcsione di Alberto Magno che
cosi ioveiKe contro Quanti omrtibus modis volunt impugnare uium
phiiosophiM > In Epiu. V ili b. Dionys Atropadla*, n. 2.
Unultima conitderatiooe. Aj^toiJ,._QOlri _con la j^gica jiwult)onUtic..nan accetta la teiga de]..ierxo..<^lVso coti la
minlinale liuta la legge
Pssu<k>-Sco.lo. Per un irifno ap
proccio aSIa logica minimale ve^a il piccolo volume, ma bene
iniormaio, di M. L D alu Ckiara-Scahia, La Lo$ieo. Milano. I9?4,
M i> i ma aopraiiulto p. 42 e sgg. C 't per la dire che anche la
:ogica minimale non pu (are a meno della Icgec ddk> Pseudo-Scolo
sendo cosirciia ad acceicarla nella forma debole: ' CpCNpN^ ' .
Infine ti (e r ^ jireiM te che lunit dejja togiMica talva. in <)uanio
a~1oj5 2 i.jn tu ii9p iilica .e .quella minimate. multano sottoclaui piopfie Cella logtti*ca..clBM ca,.yn,dis 4;9T>o ansioso va fatto per tutte
ie iodiche .eierodoisc, che tono anche este tempre wttoctaMi proprie
dSn togjuicji clotsica.
158
e ' S q \ <e cio * KNpNq ' e' ANpNq \ come eguc. Tiriamo
quindi due diagonali:
Gofvbyg.t U
Apq
KNpNq
ANpNq
130
D
contrarie
Kpq
9
U
b
/t a
V 1
t
e
r
n
e
Apq
0
Oj^
'f
-T'
. O'
su bcontra rie
K fip iiq
s
u
b
a
1
t
c
r
n
e
A^ipUq
t vale la conversa
(a) DKNpNqKpq.
Ora poich ' D = NK te due leggi si possono anche
scrivere
<ii) NKKpqKNpNq
(ai.) NKKNpNqKpq.
(b) ' Kpq ' e ' ANpNq ' cio le coniraddiiiorie si
trovano Ira di loro in un rapporto di esclusione, cio una
delle due necessariamente vera e I'^l^ra fa(^a. e viceversa.
Vale perci la seguente legge
(b.) fKpqANpNq
e vale la conversa
(b) lANpNqKpq.
160
NKpqANpNq
NEANpNqKpq
NEApqKNpNq
NEKNpNqApq.
e vaie la conversa
(Cii) AANpNqApq.
161
Kpq *------------
KNpNq
ANpN<
Apq
5./i.
5.71.'\E R p Q N f^p ?
1 ^
y -w X v ?
p A q
p V ~ <7)
'I{1pv1<7)
^
Seconda legge:
5.72. iE A p e iN K N p N ^
!
**_ X vY
X&Y
p ~ 9)
p V q **
*' Il grafico ricavato da ). M . Bcchenski. A P/eeis o/ Metfumatical Logie. Oordtechi-HoUand. 1939. p. 14.
162
Terza kggc:
S .iy iE N k p o A ^
I ; - (p 9) ~ p v ~
x & y ~ x vY
T (p A 9) -* ( 1 p V n ^).
Quarta legge:
5.74, ^AD aKN pN 4i
I : { p V 9 ) as
X v Y -~ 'X SiY
1
( p V <})
( T
P A
~ p
-'
163
Prima legge:
5.70.fCKpNANpN4
^ 'X l Z ' ~
P ' " 9^
X&Y-*XvY
pA}-*-'\('\pvlq)
Seconda legge:
A
S.720.
1
~ (~ P ~ 9)
X vy^ ^ T P
T(TpAT9)
valet Utam; Sortes non currt ve) Plato non c u rril' . 0 Putitati
A riit Logicae, Trociaita Brevlor, Pars Prtns, in W a lte r Buhixicm ,
Oe Puntate A riit Logicae Traetcaus Lant'ior w iti) a revised E<itiion
of (he Tracius Brtvior, edited by Phiioiheui Boehner. O .F.M ., St.
Bonaveniure, N .Y.. Louvain, Pnderbon. ]95S, p. 209. Il Bcehner ha
pubbliceto U Trclatui Brtvior g ii nel 19SI, ma l'edizione dd '95 i
quella diiniiiv e pertanlo 1 slamo u rv tli di quest'^tima. La terza legge di De Morgan viene ool om ulata da Albetio d i Sattonia: Notandura est Aie quod propostioni copulativac contradict
propositio disiuncllva composita ex psnipus contradicentibus copu
lative. Unde contradictoria istius * Sortes cu nit et Plato disputai '
MI Sortw non curril; vel Plato non disputai ' . L a tita Atberfuci/.
d i. tr. I l i , cap. V , foglio 19. seconda colonna. Abbiamo riportato il
teato cccite nelTediziooe ori^nale cbe come l testi stampati agli inizi
del *500, non (a uso di dittonghi.
l.g quarta le not viene formulata cosi da Burleigh: A lia
regula esl. quod contradiuorium disiunclivae equipoUet copulstlvae
[actae ex contradictoriif paitium disiunctivae. Verbi grsiia, contradictoiia hultu: * Sorles currit vel Plato cunrit ' valet tttam: ' Sortes
non curril et Plato non c u rril' , W a lt u B v ru ic h , Op. d t . loc.
eit. In Alberto di Sassonia troviao inw ce la eeuente formulario-'
toc: ConiradKloria dlsiunclive alRrmative est una copulativa ex
|partibu contradicioriis partium disiuntive composila Logica Albtrtucif. *il. loe. cil. Conte si vede le formulazioal variano da auto
re ad auiore ma sono tutte rigoroce come del testo sono esatti gli
esempi che essi rporiano.
164
i,j
Terza kgge;
5 .7 5 0 .\ W paAND N< 3i
\ : ~ ( p ^ q ) 0 . ~ p v ~ q
X&Y-^XvY
1 (p A fl) - ( T p V 1 17)
Quirts legge:
5.740. grw/n?oX^pA^<ji
I : - { p v f l ) * 3 * - p*
T vY ^ x & y
1 (p V i ) ^ ( 1 p A n 9).
U Scolastica con uno degli ultimi rappresentanti pi
insigni. Paolo Nicolctii di Udine, detto Paolo Veneto, ci ha
lasciato anche la formulazione debole _deHa. terza e della
quarta legge di De Mqgan**.
Qtianio alla tenia ley)^e riv e Paotn YrnOCi copulativa
iHCativa *d diMuiKiivam Ueiam ex pariibut coniradieentibut copuIstivse ofTimaiivac ett bona cooscqoenlia ul 'n on: lu es botno ei
Ul et Minos erjo tu oon e homo vcl tu non es asinu' ci e conver
so . P a u lu s Ventus. LogM cil. (79). U punteggiatura manca
ndl'originale iranandosi di un ineunabote: perianto le virgokue e
due punii iofio stati messi <U nrt. inicreante che dal te*lo di
P*oto Vm cio non ricava tofo la
5.7JO
CNKpdANpNq
C^'Ap<lKNf^N|
ma anche la conversa
5.7J1
CKNpN^Apq.
Paolo Veneto resta uno dei logkl pi rigorosi di tulli i tempi.
les
5-8.
d i Leibniz.
w (c).
IGG
u tio n i condittonali net ttComptndium L o tk e t* di Ciroiomo Seironatola, in Rauegna di Scienze FliosofkiK . 30, 1977, (asc. I,
cit. p. 63 e tgg.
O tterva auiiatnenle it Bocbenski: N o i per non possiamo
acceiure quetto punto di risia <5c. il principio della dualit nel
tento (e )); infatti tebbene molti assiomi dei vari tisiemi auiomattci
della logica propoti:ioi>ale pottano estere le^ittimamenie inierprela ii come ssiom i per la logica delle clast,
non eoal per luitl.
Inoltre etitte una gravissima dilikolia r ia r d o alte r^ o le della de
duzione. Queste hanno un tento ben intelligibile quando si tratta
delle propozioni. Ma che cosa vorrebbe dire l'espressione lecito
porre ik I tiMema per i nomi di eluse? Noi almeno non postiamo
trovare un tenso adetuato per questa espressione. E siccome non 4
lecito srihippare un nttema Bssioinaiico tetua esserci onzituilo acsicuralo del sento materiale delle regole, non vediamo la possibilit di
167
j ^TtuHo.
Quando t vuol costruire la logica delle cLish S9n 0maiicmctiie.
ti possono sc$liere due melodi. O *1 Introducono.certi assiomi spe
ciali e da etsi si dduc il retto baiandosi sulla logica delle propos z o d . 0 si definisce una d o s e a mezzo di una funzione presa dalla
logica dei predicali e cosi si ottiene 11 sistema a base di quella. La
iteconda vis l stata seguita da Ruiaell bd Principia Matitemaiica .
i. M . BOCMEXSKJ. Nov* elioni ecc. cil., pp. 120-121.
** Osserva il Coulural: La Gvur/als nquituiones del 1686
contengono ancora ua^d6a importante, che, ritrovata da Boole, coKtituicce forse la tua pi beila scoperta: l'analogia perfetta delte
proposiiioni catejtoticbe e delle propoiialoni ipotetiche, o.-come dice
Leibnl, dei termini incotnpieiii t dei termini comatety. cot-dei
conceiti e delle oropoaixioni L. O oim im T. Lo /ofifus de Leibnt.
d 'a p rit det dcurtitnfs n id iiti, Part, 1901. p. 3)4. Ed ancora
/ Questa idea deriva dal parallelismo stabiiilo da Leibniz ira l'ana*
lisi delle nozioni e quella delle verit. Definire una nozione (un
termine incomplesso) vuol dire risolveiio in nozioni sem piki: alla
stessa manieia, dimostrare una propotiiione (un lermine complesso),
vuol dire rieondurta a delle proposizioni pi semplici, e r>nalinente
a degli Kiom l. [Generdes In^uifitionet. Philos. V II. c. 24]. Come,
in una proposiiiooe categorics, il coggeito con/iene il predicalo, co^.
in una prapotiziotw Ipotetica, Tsmecedente contiene il con>eguenie
[Notatiorus ggneralet. Phil. V II. C. 103-104], ragione per cui la
copula conrmef pu6 servire ndilTecentemente per le due: in un
caso essa significa csf, nell'altro: in jtri o ie<fuitur [Ph il. V II, C. 73).
Per eum pio la propositlote ipotetica S i A eu B. C et O * si
tradurr) (A est B) est (C est D ) e ancora
(A continet B)
conlinet (C continet D } . L. CDi/tuimt. Op. eO. pp. 3S4-J5S. Qui
Couiurai si riferisce a PhU. V II, 8 . II. 62. Gntroles tn^uisiiionet
i l 33, lIS : Phil. V II. C, 73-74 ed aggiunge n Quesio esattamente
il doppio tento della copula d'inclusione adoperato da Schroder e
^Peaoo *. Op. eil. toe. cil. noia 3.
168
5 m .\CKCpqCptpkqt\
I : p Z > q p Z > f : 3 i p - Z > q T
( X - y ) & ( X Z ) ( X K A Z)
(p
i ) A (p
f ) - (P -> 9 A f ) .
*
Une propwition catscrique est vrae Quand le prdica! est
contenu daiu te sujet; une propoi(ion hj^othetique est vrie quind
le coniii^uent esc contenu dora rai^tecedcai C . W. L c ib n iz , N oU iio/tef ^ n e m le s , PM . V II, C . lO ^ lO i. ia O puscoln *t fragm tnti
t cii. p. 423. Q*omodo veriules absotuUe et hypothetice unas
eudemque habeanl kses, Utdeinque ceneralibus iheareraaiibus cotw
ilneannif, Ka u i omne syllogismi fUni caicgorici Generalet Inquiliones. Fhil. V t l. C. 29 veno, in O p u u o ltt et iragmettu, cil.
p. 389.
La legge corri<po>Kente nella loica del leonini : * Repelitio
lalicuius tiierse in eodon (crrolno Im iiil est ei suiCcit earn m inen
raemel. exem^i cauu aa scu homo homo.
Hinc fi o 8i(
e< & fil d. ci eiiam sii d. inutile est dici d
c*t dd, sufficit a esse di exempli cauta: Homo es( animai rationale.
Omoe animai centiens. Item Omne rationale est sentiens; inutile
tameo et dici, homo CM Kntlens sefliiens, nsm hoc nihil aliud est
dicere quam dicere: homo cu teniiens. SI quis tamen dieere velit,
hominem ex dtjpUd capite este Kotienietn, id alio modo ipsi erit
exprmendum teoindum chiractersticae nostrae r ^ la i . Specimen
Colciili univnoUt in C . W . Lwaniz, Die phil0l0phKh4n ScMrifien.
herausgegchen von C. I. Gertiardt. V II, Berlin. 1880. X V III. p. 222.
Si noti nel passo esaminato la chiara coosapevolezxa della propriet
deU'idem potenza.
** La Ic88^ corrispondente nella logica del termini : Diversa
|praedkata in unum conjungi pcnsuni, ut i consiet a eise b, licmQuc
169
5.85.
(A
3 q- r: Z> -pZ>q-pZ3r
K & Z) ^ (X ^ y ) & (X - Z )
(p
9 A r ) ( p >
9) A (p ^
/) .
5^ 4 . \afkaDCrpL'Kcni
I
qZ>prZ>pD
:qr-:^ p
(y -X) & (2 -*X ) -> {y & Z - X )
(i- >
p) A (r ~ p )^
A r- + p )* * .
I : -p ^ q - p ^ s - s ^ q - ^ ' . p - s - m - q ' s
{X-> Y ) S c ( X - > U > & i U - * Y ) ^ ( X & . U ~ Y & U )
(p-^.q) A
(p
s) A ( j ^
(p A s
^ A i)
toe. rt.
^^Piniulfiy4acJiKajsp0edcoULJtelU_lo^cA_deLjenaj)j_ji
la eo(&U<;. In Mbtccio procedli compcaiiio, non procedti divislo.
N'am si b est a. et c esl a. etism be t a. St omne animal vivtl, t t
xntie ralionsle vivil, profeeio ellatn omne animal ralionale v in ( >.
Op.
e i t . OC. C.
170
ioc. cU.
fcf erit a d aeau. bd Op. <i.
5A7.(CKCD<CsrCkDsKa^ ,
(praeclarum iheoremo)
I :
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( X - y ) & (c/- 2)- (X & y y & z)
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5-88. (CAa:PQC/CfoC::pr^gw|
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Questo cenno, sia pure fugacissimo, suH'dttivit leibniziftoa sufficiente a comprendere quale sia stata la funzione
storica del grande pensatore di Upsia. Se Peano ha visto in
lui " la stella polare del ragionamento " e Scholz la " vita
nuova della logica, egli resta soprattutto l'incamazione idea
le del vero logico c de! vero ftlos(rfo, che, corae i] sapiente
del Nuovo Testamento a//ert de ihesauro sue nova el velera.
Devo certo confessare scrive Gottfried Wilhelm
Leibniz a un certo Gabriel Wagner verso la fne dcH'anno
1696 che tutte le nostre logiche non sono finora che un'om
bra di ci che io tanto desidero e intravedo di lontano, ma de
vo anche confessare, a onore del vero e per dare a ciascuno
quel che gli spetta, di trovare anche nella logica tradizionale
molto di buofK) c di utile " *.
Si a est et (f st c, huic ed crii bc. Hoc t pntecUrum
thcorcma, quod detoonstrstur hoc modo:
a ttt b, ei-BO ed cu bd per priora.
d ct , er^ M est frc rursus per priora,
d CSI M, t M CM 6c. ergo orf est >c. Quod crai emonslrandum Op. eil. lOe. eit,
** Lb fortmilOTone cofrispofidcnie nella
rti-i_nCT'ini ( |g
seguente; Generoliter si sint ^uotcunque propotiiiortet: a est 6,
e est d, e est f. Inde fieri poteri! una; aee ( bdf, per addliionem
UKnc sub|ccioniin. hinc praedicatorum Op. eii. tee. eit.
** Op. eit. p. M .
171
172
INDICE
PAC.
P re fa z io n e .........................................................................
Cap. I . F O R M U L X E L E G G I L O G IC H E . L A V E R I
F IC A D E L L E L E G G I ..........................................
1.1. L e fo r m u le .......................................................
1.2. Form ule brt form ale e form ule non ben
(o r m a t e ..............................................................H
1.3.
tavole lu kaslew ciian e di verit . . .
12
22
2i
2?
43
43
'>2
$4
SS
C ip . I l i I L
P R O B L E M A D E L L IK T E R D E F IN IB IL IT A ' D E I F U N T O R I. L E F O R M E N O R M A L I
.
63
63
FAC.
3- L e form e n o n n a ...........................................
3.3. L Jn rd * fm ib jl
fu nto ri coi so li opcrJo ri 'N \ 'K- ed 'A'. U form e norm ail di-
SBuntive................................................
3 .. L 'in te rd e fin ib iliti dei fu ntori coi so li opera
to ri 'W '. ' K' cd 'A . L e torm e norm *tl con-
e<untiv................................................
3.S. Punto di vista logico e punto di vista stru t
turale
.............................................................
Cp. IV . D A L L A L G E B R A D E L L A L O G IC A A L
F tjy O R E D I S H E F F E R ........................................... 89
4 1. L
4. t. L 'o p e r a
d i B o o l e ................................................... ^
lO l
1 2
113
114
4.10.
li funtore di ^ e R c r ...........................114
Cap. V - A R G O M E N T A Z IO N I E T A IT T O L O G IE . D I
alcun e
im p o r t a n t i t a u t o l o g ie
nella
LO R O P R O S P E T T IV A S T O R IC A .........................123
5.. Argom entazioni e ta u to lo g ie .........................123
6.2. Im plicazione m ateriale, im plicazione stretta
e d e d u c lb lU t i................................................. 131
5.3. L e tautolOBie; le leegi d ell'td entlt. d ella non
contraddizione e del terzo escluso . . . .
136
..................................................... |Q$