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MICHELE MALATESTA

OGISTICA
VOLUME SECONDO

LE TAUTOLOGIE
LTNTERDEFINIBILITA DEI FUNTORI

L E R
R O M A - N A P O L I 1978

P R E F A Z IO N E

a logica enunciativa e la mitologica relativa esaminale


in questo volume ccsiiiuiscono ta condizione /incestara per
affrontare i problemi deil'aaiomaiica.
inoltre dei due sviluppi piultotto separati e parallsti che
costituiacono ie fonti deila logistica attuale, quello algebrico
si tratta, come si vedr, di un'algebra astratta che nulla
ha a che fare con ia quantii e il numero e quello slrettornente logico deduttivo, ^ut ci si limita al primo, rinviando
il secondo al volume prossimo.
Per lo studio del funtore di Sheffer ho seguito il seguente
procedimento: tono partito dalle forme normali disgiuntive
e congiuntive e dalle relative algebre, e attraverso la progresnvd riduiione di un funtore e le conseguenti modificazioni
delle algebre corrispondenii. sono pervenuto allunica algebra
astratta sottesa alle due diverse interpretazioni in termini
d i'D ' e d i'X
In base ai canoni metodologici assunti gi a partire dal
primo volume largo spazio i stato dato alle fonti, sia greche
che latine, come si conviene in una Facolt umanistica.

CAPITOLO I

F O R M U L E E L E G G I L O G IC H E .
LA

V E R IF IC A

DELLE

LEGGI

1.1. Le formule.
Le espressioni prese in considerazione dalla logica pos
sono esseie formali, parzialmente simbolizzate o totalmente
simbolizzate. Per es. se noi prendiamo l'espreone:
1.11. se, se il primo, allor U secondo, e il primo, allora
il secondo
e intendiamo per *primo ' un enunciato qualsiasi e per
' secondo ' un enunciato qualsiasi diverso da quello gi preso
in considerazione, noi otteniamo un'espressionft fonnalei onia
uo'e^rcjHipK ^$.n_<Mupa di relazioni lo^c^ cJie passano
tra fflunciQ'j)cesclndedo dal contenuto di questi iritimi
*
quest* I* m aniera d i procedete d e ^ i sM ld; lo sota espresu n w o K k> Pyeudo-Apuleio: S to id porro pro lineria nmeros IK(I^
pani, wt. ' d prlrntan. senrtdum ; atqui prim usi. tccundurn igilur " >
D t M ttp ftto tio n e . 279. $ oaO num ero ii a u l prOposi<o gli acmpi
Ira m a n d a lid dalle foMt. lo p ra iiu llo d Setto Empirico. ^ trovano
poi anche etempi oibI o o tempi tota parsialmtnie forrnalizcaii.
Ad e*. a S e Plaione vive, PUione r e ^ r a ; ma il primo: dunque Q
secondo (E t C nX dTuv. Avanvei nX dT uv AXX&
t6 itfir to v
^ d p a 6(vtcpv) DiCK. Ltert. D* tfftit tc. V II, 77. Si noli t>ene

S invce di scrvere come sopra, noi scnviamo:

1 .12 . u . se p odora q. e p. allora q


noi abbiamo un'espressione parzialmente simbolizzata, oia
un'espressione in cui sono simbolizzate le variabili, ma non
sono simbolizzate ie costanti ^
per^ che
uuvano i numeri non per le iiuiologie d r.
V M ii II, I.S.
m per |ii chcmi delle r(omeniMon
clr.
il.
a quelle eotrispoctdenti.
Conviene dt*iin(uere Inokre tn lo|(ca [ormale e logica ionna>
linica. La toitcM fermale t Quella
pcerind <lat cw iiew nl cooereti per studiare le lote (f|w Q )i.Jo |k lK . Ad s. la togic* arlsctv
(elka dei tem inl i una lfica formate cfr. 1, J.1.
La lo^co
/orrnM aiee invece non Mio
contenuti ma estate che k
espressioni e psrok o i Kgni siano CM Uaim te gli tessi sema
toctitutione di sinonimi o espicfsioni equivalenti. In poche parok
metiire Aristotele dice che si devono scambiare esprestoni che hanno
lo Messo significato, nomi con nomi, ditcorsi con ditcorti (S (
xal
A t i o ti SvvaTai, iv6 (tata i v t ' i> iidtwv xal
vrt X6ruv> <4n. Fr. >9; 49 b J) , per gli stoici ci non t
potaibtk. l,a logica dei termini ariwoselka i um logka form ak. la
kigica
munciaU stoica .(jin iJo g ic * formalistica, S i veda in
propodlo ii commealo di Alcndro di Afrodisia ad Arittotek (A isXANOdi, Ili Afislot^is Attalyiieorum Priorum Libnim I Commfniarium. edidit Maximilanus Wallies, Berolini. MDCCCLXXXHI . p. SII.
11. 29*32), e k lucide osscrvacioni di |. Lukasicw icz in Arisiotlt't
Syliogistie from ih tiandpoinl o f morf<r/i formai logie, (rad. it. La
siirogisiiM di A riiW eU . Cai., pp. 124-127.
i La logka arislotelica dei termini i una logica parziolmenie
simboltxiata: Arstoiek usa sim bolim re i termini con k lettere
maiuacok d^l'naEcfo greco cfr. I. 3.1. .
Oltre Ik distinzkMte tra logka formak e logica formalizzata,
gi fatta sopra, non ti deve trascurate quella tra formalizzazione e
simbdizzatione. iaiendmdo per form clitta io n t la rMutione di una
teoria deduttiva a cm iskta spficiiexM, ossia a .un sistena di teoremi
diivati da ^ o m i io base a regole meccaniche^ e per simbolixzazione
solo una condizione anriuntiva. un miltstimo strumento per i! conseguimento dj_^un ajto.ltvelk di fo rm altg ttjo ^ . ma ci pysono sere
sluemJ foim alitiai) non.
.*<^che. ,trcrizionl
simboliche che t>on sono t]na foTnul|(XKd$ne. E . Agazzi. Iniro-

10

Se invece di scrvere come nei due cari precedenti,


adottiamo il Hnguaggio lukasiewicdano
1.13. CKCpqpq
noi abbiamo un'espressione lotabnente simbolizzata. Le
espresstoni totaimente simbolitm e si chiamano fQrnwle. Le
C8prt$tk>ni della logistica uno tuttt _fc^ule.

1.2. Formule ben formate e formule non ben format*.


Le formule possono essere ben formate o non ben
formale, analogamente a quanto capila alle espressioni dei
linguaggi della vita quotidiana. Non basta ad esempio usare
i termini tennini nel senso (b) cfr. I, 2 .6. che
troviamo in un dizkmaro deila lingua italiana per scrivete
delle espressioni corrette, ma necessario che quei segni
siano combinali secondo determinate regole, che nel caso
specifico sono le regole della grammatica della lingua italiana
(es. perch un'espressione della lingua lialiana sia corretta
necessario l'accordo tra il genere e il numero degli articoli,
dei nomi, degli aggettivi ecc.). Analogamente non basta
usare dei simboli di logica per avere una formula ben for
mata. Es. ' pqK ' i una formula non ben formata non ostarne
sia costituita completamente di simboli di logica 'p q '
' K perch in base alla regola di scrttura di Lukasiewicz
l'operatore K ' deve essere anteposto alle due variabili.
Quindi 'p q K ' i una formula non ben formata, mentre
Kpq ' una formula ben formala.
Il problema che ci poniamo ora i il seguente: esiste
un procedimento che ci permette di controllare se una for
mula ben formata oppure no?
ai problemi delFaxsioinlka. MiUno. 1961, p. 51. Quindi in
di principio \ due concelli di fonnalizzazione e di simbolizzam o n o dittim i c inconfondibili.

11

1.3. Le tavole tukasiewiciiane di verit.


Per risolvere il problema ora posto delineamo le (avole
lukasievricziane delle matrici, una per il funtore monoarsoroeniale ' N '
p

Np

0
1

e una per i funtori biargomentali.


9

l 1
1 0
0 1
0 0

1
1
1
1

1
1
l
0

l
0
1

1
0
1
l

0
1
1
1

1
0
0
1

0'
0
1
1

0
1
0
I

l
1
0
0

1
0
l
0

0
0
0
0

0
0
0
1

0
0
1
0

0
I
0
0

1
0
0
0

1
1
0
0

1
0
1
0

Si tratta di una tavola che potremmo paragonare a quella


di Mendeleev per gii ekmenii chimici, dove ogni funtore
ha come nome una lettera maiuscola dell'aifabeto latino e ad
ogni funtore i assegnata una matrice. Dei funtori e delle rispet
tive matrici sopra delineate fno a questo momento cono
sciamo schianto i seguenti: cfr. I. 4.3. :
A s funtore della somma logica-, matrice 1110 ;
C = funtore dtlVimplicazione materiale: matricc 1011
D = funtore del non-prodoHO: matrice 01J1
E = funtore clVequivalema materiale: matrice 1001 :
I funtore della non-equivalema: matrice 01 tO :
K = funtwe del prodotto logico: matrice 1000 ;
X = funtore della nonsomma: matrice 0001 .

12

Si tratta ora di interpretare rimanenti funtori:

V s= funtore della ioxn<Aopa. SI intende per ** tautologia **


una formula che semptt ^ eg: mairke 1111 ;
B = funtore dl'implUaiione inverse: ' q implica p In
fatti se nm nella tavola di sopra operiamo coitsiderando
coo>e antecedente ' 9 ' e come conseguente p otte
niamo la matrice 1101 :
F = funtore della formula ' Fpq che logicamente equi
valente a ' non-p Si dice che una formula Jogicameote
equivalente ad unaltra quando entrambe hanno gli stessi
valori di verit. Ora la matrice di ' F ' esattamente
la matrice di ' non p ' Infatti negando la matrice di
'p ' cbe si trova nella prima cokmna
1100 si
ottiette la matrice di ' F ' 0011 ;
G = funtore
dellaformula
Gpq ' che i
valente a 'non-q. Infatti negando ta matrice di ' 9 '
lOIO s ottiene la matrice di ' G ' >0101 :
// = funtore della formula ' Hpq ' che i logicamente equi
valente ' q '. Infatti la matrice di ' H ' t esattamente
la matrice di ' 9 ' lOlO ;
/ = funtore
dellaformula
' pq ' che
valente a * p
Infatti ta matrice di / esattamente
la matrice di ' p ' 1100 ;
L = funtore della norhimplicazione: ' non (p implica q)
Infatti negando la matrice deirimplicazione materiale
101 r * si ottiene ia matrice di ' L ' 0100 ;
M = funtore della non-implicazions inversa: ' rujit {q implica p) '. Infatti negando la matrice deU'implicazione
inversa 1101
si ottiene la matrice di M '
0010 ;
O = funtore della contraddizione. Si intende per contraddi
zione una formula che i sempre falsa: matrice
0000 \
* S i veda L . WinOENSTEiN, Trocuitus foxi'm-plii/osopfticM. S.IO I.
S tenga presente per cbe le nutnci di W iilgentten non tempre

13

lo

Ora dobbiamo fare una trplice os$ervazon.


La prma che U met inferiore della tavola ha valori
opposti a quelli della met superiore; possiamo dire che
questultinis Is negazione della prima e viceversa.
La seconda che i funtori
f i ' e ' F C ' sono
'degli operatori d^enerati dal momento che le rispettive
matrici si riducono a quelle deile singole variabili o delle
loro negazioni.
La terza che esistono soltanto due matrici che sono
composte di valori omogenei, e precisamente quella della
tautologia, che composta tutta di sole unit U f i e
quella della contraddizione che costituita tutta di soli
Veri 0000 .
Fatte queste osservazioni torniamo al problema sopra
posto: esiste un procedimento meccanico che ci permette
di decidere se una formula ben formata oppure no?

1.4.

// metodo ^kasieu'iciia/io del controllo meccanico delle


formule.

fan -C.ukasiewicz come ha crealo il pi rigoroso linguag


gio logico che mente umana potesse mai concepire per scri
vere- formule, cos ha escogitato un altrettanto rigoroso n>c*
lodo metalogico per tl controUo delle medesime. Infatti ora
ci troviamo in sede raetalogica dal momento che intendiamo
operare non con il linguaggio oggetto ma sul linguaggio
oggetto, e quindi col metalinguaggio; e iI__metalnguaggio
della.logica, prende il nome di meialozica.
coincidono con le noitre. e ci perch il filosofo dispone in ordine
diffectnie le qusicro combinazioni base dei valori desi enunciati
atomici, e quindi questa diversa disposizione si riflette M lle combi
nazioni <)erivate e eioi sulle matrici. Sulla storia della diversa dispo
iizione delle combinazioni base si veda M . M alatcsta, Le pfopofizioni eondiiianeli n ti Comptndium L c p c ti " d i CiroUmo Savo
narola, in Ra&seena di Scienze Fllotofiche . )0 , 1977. n. p. 69 e i:g.

14

Per prma cosa $i deve dire che cosa si intenda per


formula ben formata nella simbologia lukasiewicziana. Siano
* * e ' B * dei segni meialingujsjici^S* stabiliscono le sej?uenti
condizioni:
qualsiasi minuscola latina una Formula ben
formata;
se a una formula ben formata, allora Afa una
formula ben formata:
se a una formula ben formata e |J una formula
ben formata, allora Va^ una formula ben formata;
se a una formula ben formata e 0 una formula
ben formata, allora Aa^ i una formula ben formata;
se a una fonnula ben formata e ^ una formula
ben formata, allora 5aP una formula ben formata;
se a i una formula ben fonnata e P una formula
ben formata, allora Ca0 una formula ben formata;
~ se a una formula ben formata e P una formula
ben formata, allora Da^ i una formula ben formala;
se a una formula ben formata c 0 una formula
ben formata, allora a3 i una formula ben formata;
se a & una formula ben formala e 0 una formula
ben formata, allora fo 0 una formula ben formata:
se a una formula ben formata e (i una formula
ben formata, allora Ga^ c una formula ben formata;
se a una formula ben formata e 0 i una formula
ben formata, allora Ha^ una formula ben formala;
se a una formula ben formata e $ una formula
ben formata, allora /o0 una fonnuia ben formata;
$e a una formula ben formala e P una formula
ben formata, allora /a0 una formula ben formala;
se oc una formula ben formata c |1 una formula
ben formata, allora /Ca{3 una formula ben formata;
se a una formula ben formata e 0 una formula
ben formala, allora
una formula ben formata:

15

se a una formula ben formata e 0 una formula


ben formau, allora Ma0 una formula ben formala;
se a c una formula ben formau e & una formula
ben formata, allora Xa 0 una formula ben formata;
se a una formula ben formala c p n* formula
ben fonruia, allora OoP una formula ben formata.

f
Come 51vede sono stale stabiliie in tutto diciotto con\diziOni*. E cvidcnie che un'espressione cfr. 1, 2 .2 .
una formula ben fonnata se e solo se sodisfatia una delle
diciOKO condizioni sopra poste, e cio se un'espressione
una formula
beo formala allora i sodisfatta unadelle
diciotto condizioni sopra poste, ed inversamcnie, se so.disfatta una delle diciotto condizioni sopra posteallora
\in espiessionc una formula ben formala.
Ora il segno * Z ' stia per '* formula ben forma^ l ^ rhft 7 ^ fe un segno metalogico.__cQ appartfinemS-SLffiSil:
Sulk base delle diciotto condiziflm_B05tejppra.jatecXK)
k ^guenti eeuaxii0nze simboliche:.

qualsiasi minusc<^ lotna Z


N Z = :Z
VZZ = Z
AZZ = Z
BZZ = 2
czz = z
DZZ - Z
EZZ = Z
fZ Z ss Z
GZZ - Z

H ZZ-Z
Z Z = z
/zz = z
KZZ = Z
LZZ^Z
MZZ = Z
xzz = z
OZZ = 2

* U condjxiool 00 dicioiio In quanto una riguarda le varia


bili. una la iv8>ne. che l'unico furjiore monoargomenwle. e
sedici t funior bUrgomenuli.

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Ora. se prescindiamo dalia prima eguaglianza, che non


completamcntc simbolizzata, possiamo chiamare per co
modit la parte a sinistra de! segno ' = delle rimai>enti eguaglianze simboliche micromolecole mftuloeiche o micromotecoU semplicemeng; ( \fZZ i
Fatte queste pfemesse il conlrollo meccanico delle for
mule semplice. Vogliamo controllare per esempio se la
formula
sia ben formata oppure no. Per prima cosa sostituiamo ogni
minuscola Ialina con una/Z in base alla prima eguaglianza
simbolica la quale stabilisce qualsiasi minuscola latina = Z.
Abbiamo cos)

CDZZZ.
Nell'espressione ora ottenuta individuiamo una sola mi
cromolecola e cio DZZ che sottoHneamo
CDZZZ.
Sostimiamo DZZ con Z perch in base alle eguaglian
ze simboliche sopra stabilite DZZ Z. Otteniamo

CZZ.
Ma CZZ a sua volta una micromolecola e pertanto
possiamo sostituirla con Z. li risultato quindi

2.
Siceomr la formula ' CDpqq ' attraverso le sostituzioni
e le progressive riduzioni si trasformata in una ed una
sola Z, diciamo allora che CDpqq ' una formula ben
Sformata.
Facciamo un secondo esempio pi cwnplesso. Sia l'espres
sione
1.42. CKCrNqEpAqrBlpNq[.
Per prma cosa sostituiamo le variabili con Z, cos:
CKCZNZeZAZZBjZNZZ

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Individuiamo le micromolecote. Esse sono NZ. AZZ,


NZ e pertanto le sottolineamo
C K C Z N Z EZ A Z Z EIZ ^ t .
SostituisnM ora ogni micronwlecola con Z e olteniano

CKCZZBZZEfZ Z Z .
Individuiamo nuovamente delle micromolecole e cioi
CZZ, EZZ, Z Z . Perianw le sottoUocamo

CKCZZBZZEfZZZ.
Sostituiamo ogni micromolecola sottolineata con una Z
e otteniamo
CKZZEZZ.
Individuiamo ancora una volta delle micromolecole e
cio KZZ e EZZ. Sottolineamole
CKZZEZZ.
Sostituiamo ogni micromolecola sottolineata con una Z
e otteniamo
CZZ.
L'espressione CZZ una micromolecola e pertanto pu
essere sostituita con una Z. Lintera espressione esaminala
riducendosi a
Z
risulta essere una formula ben fomuta.
Riassumiamo i passaggi come segue:
CK Ci NqEp A<t Bfp Ngr
CKCZNZEZAZZEfZNZZ
CKCZNZEZAZZEIZNZZ

CK Z
c
z

Z
Z.

18

E Z Z
Z

Alllnizio bene che ci si eserciti mettendo in colonna


comc abbiamo fatto ora. Quando poi $i sar acquistata di
mestichezza con questa tecnica si potr scrvere tutto di
seguito cosh

CKCrNqBpAqrBIpNqr = CKCZNZEZAZZBfZNZZ =
= C KCZN ZEZBZZZBIZtiZZ - C K C Z Z E Z Z E J^ Z =
= CKZZEZZ = CZZ = Z
Facciamo un ultimo esempio. Sia la formula
1.43. AABELpLqrOCpApqpr
Si sostituisce ogni variabile con una Z
AABBLZIZZO CZAZZZZ.
Si individuano le micrtMnolecole. F w i^no LZZ e AZZ.
Si sottolineano.
AABELZLZZ0CZAZ2ZZ.
Si sostituiscono le micromolecole ora sottolineate con
una Z. Si ottiene
AABELZZOCZZZZ.
Nellespressione ora ottenuta ^ individuano dtK micromolecole LZZ e CZZ. Si sottoliiwano
AABELZZOCZZZZ.
Si sostituiscono le micromolecole sottolineate con una
Z. Si ottiene
AABBZOZZZ.
Si individua nuovamente una micromolccola. cio OZZ
che viene sottolineata
AABBZOZZZ.
Si so&iituisce la micromolecola sottolineata con una Z.
Si ottiene
AABEZZZ.
Si individua ancora una micromolecola, cio BZ Z che
viene sottolineata
AABEZZZ.

19

Si sostituisce la micromolecola sottolineau con una Z.


Si ottiene
AABZZ.
SI indivdua ancora la microniolecla BZZ e la si sotto
linea

AABZZ.
Si sestiiuisce la micromolecola sottolineata con una Z.
Si ottiene
AAZ.
L'espressione non ulteriormente riducibile, perch non
vi sono altre micromolecole da individuare e da sostituire.
V i un'/l in pi e manca una Z necessaria a rendere la
formula ben formata.
Pertanto l'espressione da cui siamo partiti
(AABELpLqrOCppqpr
non essendosi trasformata in una ed una sola Z una for
mula ^ n ben formata.
In sintesi, disponendo verticalmente si ha

AABELp Lqr OCp Apqpr


AABBLZLZZOCZAZZZZ
AABELZLZZ0CZAZZ77.
AABELZ Z Q^ Z Z ZZ
AABE Z O Z ZZ
AABE Z
Z
Z
AAB
Z_________ 2
AA
Z
Oppure disponendo orizzontalmente
AABELpLqrOCpApqpr = AABELZLZZO CZAZZZZ ~
= AABELZLZZOCZAZZZZ = AABELZZOCZZZZ ss
= AABEZOZZZ ss AABBZZZ = A A ^ = AAZ
1.440. In generale, data una qualsiasi formula, ossia qual
siasi espressione costituita di soli simboli o segni tee-

20

ntci in senso stretto, il metodo lukasiewiCTanp per il


suo controllo meccanico consiste nei seguenti passaggi:
I) si sostituisce qualsiasi minuscola latina con una
ed una sola Z;

2) si individuano neirespressione cosi ottenuta le micromolccole cbe vengono sottolineate e sostituite ognuna con
; una Z; si ripete questo procedimento n volte finch si perviene
ad un'espressione non ulterimente riducibile;
3) se lespressione non ulteriormente riducibile co
stituita da una e una sola Z allora la fonnula di partenza h
\utta formula ben formata, divrsamente no.
Possiamo pertanto concludere che col metodo lukasiewicziarto risolto il problema della decisione per quanto
concerne la corretta grafia delle formule; in poche parole
il metodo li^asiewicziano consiste in un procedimento rigo
roso che permette di stabilire meccanicamente cd inequivo
cabilmente se un'espressione oppure non i una formula
ben formata.
Nei testi in lingua italiana che non adoperano la grafia
lukasiewicziana l'espressione formula ben formata viene
resa con le iniziali bf o FBF, oppure con la sigla w)f dalla
locuzione ingkse well-formed formula . Per lespressione
*' formule ben formate " si usa/&// o FBF come al singolare
oppure wffs. Anche tutti gli <tri linguaggi simbolici diversi
da quello lukaiewiczano stabiliscono le regole per distin
guere le formule ben formate da quelle non ben formate,
ma poich contemplano oltre ai segni logici segni di varia
bili e di funtori dei segni non logici, ossia dei segni ausi
liari come le parentesi ed i punti, sono costretti a chiamare
in causa continuamente l'interprete, si tratti del soggetto uma
no che scrive o del soggetto umano che legge, col rischio che
si insinui lerrore dove uno meno se lo aspetti. La possibilit
deH'errore molto ridotta nella tecnica lukasiewicziana dal
momento che il controllo avvieiw automaticamente, mediante

21

un proceditDcnto meccanico d sostituzione e di riduzione


progressiva.

1.5.

Le^ i lo%che, eontrodditon e formult neutre. Il me


todo di verifica di fan iukasiewicz.

1.50. Le formule ben formale possono essere ripartite in tre


gruppi:
formule che j^ o _ 8emj)re vere, e queste vengono
chiamaleJeggf lp^h^p_taul^jfg};
formule che wno..icmpre false, e queste vengono
chiamate corttraddizkaii:
formule che non sono ni mpre vere n sempre
false, ossia formule che in alcuni casi non arbitrari por
come si vedr si rivelano essere vere e in altri casi si
rivelano essere faUe. Chiameremo queste ultime formule
neutre.
Si osservi pertanto, tenendo presente la tavola lukasie*
wicziana dei funtori biargomentali II, 1.3. che:
la na z io n e di i^^tautologU uoa cpn^ddi*
uOTe:
~

la negazione di una contraddirione una (auto-

logia;
>la neg^qne.di

um

formula neutra una fonnula

neutra.

Servendoci dei simboli gi noti della negazione, della


tautologia e della contraddizione e indicando con IV ' lespres
sione metalogica ** formula neutra " abbiamo:
. NV = O
NO = V
NW = W
Il
problema che ci poniamo ora il seguente: come fa
ciamo a distinguere se una formula ben formata una legge

22

logica o una contraddizione oppure una formula neutra?


Anche a proposito detta valutazione delle formule abbiamo
un procedimento di decisione ben preciso: il metodo di
verificazione. IncomiiKiamo con quello
Lukasiewicz.
1.51. Innanzitutto conviene chiamare funzioni funzioni in
senso improprio cfr. 1 , 2 .8 . tutte le espressioni
in cui sono pretwnti variabili. Le funzioni in senso
impreco possono essere divise in ^ue classi; quella
delle lunzioni templicLo funzioni elementan. e quella
delle funzioni complesse.
Sono funzioni semplici o elementari.
a) una singola variabile;
b) loperatore monoar^p^mentalc * N seguito da una
variabile;
c) ognuno dei sedici operatori biargomentali seguilo
da due variabili.
. Quindi, esempUncando, sono funzioni semplici
a) p. q. r. s. ...
b) Np, Nq, Nr, Ns, ...
c) Vpp. Vpq, Vpr, Vqr,
App, Apq, Apr, Aqr, ...

Xpp, Xpq. Xpr. Xqr, ...


Opp, Opq, Opr, Oqr, ...
So m .lunziftni .compiesse. ]e formule costituite da due
o piCt funzioni semplici. Per es. la formula
.C qApqi
b una funuone complessa perch t costituiia da due funzioni
semplici ' q ' e ' Apq ' collegate dall'operatore C
Cosi pure la formula
CCpqCCqrCpr
una funzione complessa perch costituiia di tre funzioni
semplici: Cpq, Cqr e ' C pr' di cui le ultime due sono

23

cottcgaw daH'operaiore ' C ' nella sua icrza ricorrenza si


chiama ^ricorrenza o cccorrtnia la comparsa, rpetula o no,
uno stesso simbolo . Questo collegamento gi d luogo
^la funzione complessa 'CCqrCpr'. L'operatore 'C ' nella
sua prima ricorrenza collega la funzione semplice Cpfl ' e
la funzione complessa CCqr Cpr gi esaminata.
].S2. Ai fini di valutare una formula e decidere se si tratta
di un tautologia, di una coniraddizicme o di una for
mula neutra opportuno ricapitolare le tavole lukasiewicztane di veriti cfr. II. 1.3. disponendole come
segue:

NI - 0
NO s t

1
1
0

VU *
VIO VOI =
VOO =

l
l
l
1

A l
410
401
400

=
^
=

SM =
010 s
fiOl s
BOO -

)U =
I0 ^
DOl =
)00 =

11
10
01
00

=
=
=
=

1
0
0
1

F U =s-0
no = 0
fO l = 1
FOO = 1

1
J

HU - l
mo = 0
01 s t
H00 = 0

11 = 0
t io = 1
01 = 0
00 0

1
I

l = 1
;io = 1
/01 = 0
/OD 0
M ll MIO s
MOl s
MOO =

0
0
1
0

/ Il =
/IO =
/Ol =
/OO =

0
I

.VI 1 =: 0
XIO = 0
XOl = 0
XOO = 1

C ll
Cto
COI
eoo

= l
ss 0
= 1
= 1

C ll = 0
CIO = 1
c o r= o
eoo = 1

K ll =
a:io =
KOI =
KOO

0
0

on =0
O lOssO

0 0 1= 0
000=0

. Per comoditi chiamiamo ancora una volta tutte le


espressioni a sinistra del s e ^ ' = ' micromolecoU metaloiche 0 micTomolecoU semplicemente. (IA{,AOO,
Non tutte le eguaglianze metalogiche ora riportate si
applicano correntemente; per esempio le eguaglianze meta
logiche dei funtori degenerati ' F
G ", ' H
' I ' hanno

24

un grande interesse ma statante teorico


per questo ver
ranno da noi usate nei* prossimi capitoli ma non si in
contrano ordinariamente; una cosa analoga pu direi delle
eguaglianze metalogiche dei funtori B '. L , ' M
Ouanto invece alte rimanenti eguaglianze melalogiche
opportuno conoscerle a memoria. Chi infatit non le cono
sce agisce analogamente al cattivo matematico che per ogni
operazione di moltiplicazione sia costretto a guardare la
tavola pitagorica.
Fatte queste premesse la valutazione delte formule non
presenta difiicolt. Per comodit del letica distinguiamo
due casi; a) la verca delle funzioni semplici con una sola
variabile; b) la verifica delle funzioni empiesse. Non ci
bisogno della verfica delle funzioni semplici con due varia
bili, perch questa data dalla tavola sopra delincata.

1.6. La verifica M ie funilon tempici.


Prendiamo la funzione semplice impropria
1.61. Cpp
Sappiamo che ' p ' pu assumere solo due valori, vero

0 falso, dal momento che ci troviamo in sede di logistica


classica o ortodossa che bivalente cfr. I. 3.3. . Dob
biamo perti sostituire nella formula in esame la ' p ' in
tutte le sue ricorrenze una .volta con 1 e una volta con 0 .
Prima sostituzione: ai sostituisce ' p ' con I si scrve
* pf\ c si ottiene:
C ll
In base alla tavola riportata sopra II, 1.52. ab
biamo come risultato
1.
Seconda sostituzione: si sostituisce 'p ' con 0 si
scrive p/0 e si ottiene
eoo

25

In base alla tavola riportala sopra


II, 1.S2. il
rsuliato nuovainente
1.
Poich non $i possono fare altre sostituzioni e poich
il valore di verit della formula sempre il vero diciamo
che la formula V^op uni tauiolonia o let^^e logica^
Facciamo un'altro esempio:
1.62. App.
V i t un'unica variabile e pertanto si fanno due sostitu
zioni.
Prima sostituzione: p/l
A l.
Ma ^ 11< eguale a I e pertanto il risultato
1.
Seconda sostituzione; p/0
AOO.
Ma v400 eguale a 0 e pertanto il risultato

0.

Poich non si possono fare altre sostituziont e poich


il valore di verit della formula una volta il vero e una
volta il falso, diciamo che lespressione '(App ' una for
mula neutra)
Facciamo un ultimo esempio:
1.63. pp
V i un'unica variabile e pertanto si fanno due sosti
tuzioni.
Prima sostituzione: p/l
/ 11.

Ora / II = 0 e pertanto il risultato


0.

Seconda sostituzione: p/0


/CO.
Anche /OD = 0 e pertanto il risultato
0.

26

Poich non s possono fare altre sostituzioni, e poich


U valore di verit che viene fitori i sempre il falso, diciamo
che la ff>riwiilnf*jipp * f; ima rnnfrnWHiTif'ni I
In concluslooe, delle tre funzioni semplici con una
sola variabile prese in considerazione
' Cpp ' 6 una legge logica, perch sempre vera;
' App ' una lormula neutra, perch vera per la
sostituzione p/1 e falsa per la sostituzione p/0 ;
' )pp una contraddizione, perch sempre falsa.

1.7. La verifica delle funzioni commesse.

Distinguiamo tre casi:

la verifica delle funzioni complesse con una s


variabile;
If) la verifica delle funzioni complesse con due varia
bili:
. ij la verifica delle funzioni complesse con tre o pi
variabili.
1.71. La verifica delle funzioni complesse con una sola
variabile.
Sia la funzione complc&sa
\.7 il. CAppp
Poich vi i una sola variabile, la variabile p, dobbianfto
fare due sostituzioni.
Prima aostituiioiK: p/1
C / llll.
Si individua la micromolecola 411 che viene sottolineata

CAUiSi sostituisce 411 con 1 in base alla tavola li. 1.52.


e si trascrivono i segni rimanenti
C ll.

27

Si sostituisce C I i con 1 in base alla stessa tavola


e si ottiene
1

Seconda sostituzione: p/0


CAOGO

Si individua la micromolecola AOO che viene sottolio


ncata
CAOOO.
La si sostituisce con 0 .in base alla stessa tavola e si ottiene
eoo.
Si sCGtituisce eoo con I in base alla stessa tavola
e si ottiene
l.
Picch non si possono fare altre sostituzioni, e poich
il valore di verit della funzione complessaesaminata
sempre il vero, simbolizzato
da ' 1 ' diciamoallo
che Ha funzione oomplcssa 'C A odd ' una tautologia_a
legge logicai
Ecco in sintesi i passaggi fatti sopra
p/l
CA 111
C A in
C I 1
1

p/0
CAOOO
CAOOO
p -Q-Q
1

oppure scrivendo orizzontalmente


p/l, C A tn = C A lll =
p/O. CAOOO s= CAOOO =

C IL * I
eoo = 1

Facciamo un secondo esempio


1.7)2. CCpAppKpp
Anche in questo caso la variabile una e pertanto dob
biamo fare due sole sostituzioni.
Prima sostituzione: p/l
C C lA llK ll.

28

Si individuano due miciomolecc^e /41I e /iTll che ven*


gono sottolineate
C C lA t lK U .
Si sostituiscono alle micromolecole sMiolneate i rispet
tivi valori in base alla tavola II, U 2 . c si trascrivono
i s ^ i rimanenti
CC M I.
Si Individua una nuova micromolccola, cki C ll che
viene sottolineata
C C ltl.
Si sostituisce la micromolccola sottolineata col rispet
tivo valore e si trascrive il resto
C IL
Si ottenuta nuovamente una micromolecola che
eguale a
1.
Seconda sostituzione: p/0
CCO/IOOXOO.
Si individuano k microroolecolc AOO t KOO che ven*
gono sottolineate
CCOAOOKOO.
Si sostituiscono le micromolecole sottolineate con i
rispettivi valori e si trascrive il resto
CCOOC.
Si individua la micromolecola COO che viene sottolineata
CCOOO.
Si sostituisce la micromolecola sottolineata col relativo
valore e si trascrive il resto
ClC.
Si sostituisce alla micromolecola CIO il rispettivo valore
e cio
0.

29

Poich non ti pocsono fare altre aoetituzion e poich U


valore della funzione complem esaminala & una volta il
vero, simbolizzato da ' I e una volta il falso, simbolizzalo
da * 0 diciamo che ila fumione compiega TCApqlpq'CC
rK>n ima lauioloca. Si J ratta intatti di una fonnula neulraJ
Ecco in sintesi i passaggi:
p{\
c c M ii/ c ii
C C 1 A IJ J
cci 1 I
C I
1
1

p/0
cco 40oa:oo

CCOAOOKOO
eoo 0 0
C 1
0
0

oppure scrivendo orizzontalmente


p / t . ccM ii/cii = cci4jj/m = c c in = q j = i
p/0. CCOAOOKOO = CCOAOOKOO = CCOOO = CIO = 0

Il
lettore potri esercitarsi per proprio ccmio verificaiKo
formule ben formate scritte ad arbitrio.
1.72. Verifica delie funzioni complesse con due variabili.
Sia la funzione complessa
1.721. CCpgCDpqNp
Poich le variabili sotx) due p e '9 ' bisogna fare
quattro sostituzioni:
p /i. 9/1
P/1. 9 /0
p/0 . 9/1
p/0 . q/0
Prima sostituzione: p /l, tj/
C C lC D lN l.
Si individuano ie seguenti microroolccole C ll, D II e
N i cbe vengono sottolineate
C C llC O ll/V l.

30

Si sostituiscono le micromolccolc sottolineate con i rela*


tivi valori e si trascrivono segni rimanenti
C I coti
Si individua la micromolecola OOP che viene sottolineata
C l^ B
SI sostituisce la micromolecola sottolineata col valore
corrispondente e si riscrvono i segni rimanenti
C ll.
Si sostituisce la micromolecola C I 1 col valore corrispon
dente e si ottiene come risultato finale
I.
Seconda sostituzione: p/l, q/0
CCIOCDIONI.
Si individuano le micromolecole CIO, DIO, ^ 1 che ven
gono sottolineale
CCIOCPIOA/I.
Si sostituiscono le micromolecolc sottolineate coi rispet
tivi valori e si trascrivono gli altri segni
COCIO.
Si individua la micromolecola CIO che viene sottolineata
COlfi.
Si sostituisce alla micromolecola sottolineata il relativo
valore e si trascrive il resto della formula
eoo.
Si sostituisce la micromolecola sottolineata col relativo
valore e si ottiene
I .
Terza sostituzione: p/O, q/l
CCOCDONO.
Si individuano le seguenti micromolecole COI. DOI e
NO che vengono sottolineate
CCOICDOIA/O.

31

Si sosrtuiscocio le miciomolecole sottine(e coi relativi


vak>r e si titscrve il resto detlespressioDe
C lC ll.
Si individua la micromolccola C ll che viene aodo*
lineata
C lC ll.
Si sostiruisc: la micromolecola sottolineata col valore
corrispondente e si im crve II resto dell'espressione
C ll.
Si i ottenuta un'unica micromolecola che viene sostituita
col val^e corrsp<Xdente

1.
Qxiarta sostituzione: p/0, q/0
CCOOCDOONO.
S individuano le micromolecole COO, >00, NO. Queste
vengono sottolineate
CCSQCefiQO.
Si sostituiscono le micromolecole sottolineate col relativi
vaior e si trascrvofto i segni rimanenti
C IC II.
Si individua la micromolccola C ll e questa viene sot
tolineata
c ic n .
Si sostituisce la microm^ecola sottolineala col relativo
valore e s trascrve il resto deH'espressione
C ll.
Si ottenuta una micromolecola che va sostiluila col
corrispondente valore
I.
Poich si possono fare soltanio quattro sostituzioni e
poichi tutte e quaitro le volte il valore di verilA dell'inlera
espressione il vero simbolizzato da ' 1 ' diciamo allora
che laifuniione
CCcoCOpoNp ' una taulolQgia
0 legge logicai

32

io sintesi
f/i, q/\
C C U C D IIN J

p/0. 9/1

p!\. i/o
CCOCDXON

p/0. 9/0

CCOICDOINO

CCOOCDOONO

C C tlC O tlW l

CipCO lpW l

CCPICPO IW O

OCOOCDOOiVO

C 1e o o

C 0C

I 0

C >c

C 1C

C I

c o

C I

C I

oppure scrvendo orizzontaltnente


C C llC D llW l = C Ci\CD \N = CJOO = C U =s 1
CCIOCDIONI = C Q O C G IP ^ = COCIO =COO = 1
CC0ICX)IM) = COlCDOlfO = C IC H = C U = 1
CCOOCDOOWO = CCOOCDOONO = ClCM = Q l = I
^
in generale per verlfcare funzioni complesse con due
variabili si fanno quattro sostituzioni e si fa la verfica com*
piet per ogni sostituzione. Questa consiste nella progres
siva individuazione delle micromolecok e nella progressiva
sostituzione di este con i rspettivi valori fino a raggiungere
un valore finale che deve essere necessariamente o il vero o il
^falso.
Per siabilire se una formula ben formala una tauto! logia dobbiamo verificare tutti e quattro i casi. In pratica se
si va alla ricetca di una tautologia e si incontra anche un solo
0 non ti procede pi essendo chiaro che non si tratta di una
^legge logica.
1.7}. Verifica delle funzioni complesse con tre variabili.
Sia la funzione complessa
I.73I. EEApfAqrArEpq

33

Siccome le variabili sono tre '


fare otto sostituzioni
P
9 r
P
1 {
5) 0
l) 1
I
0
6) 0
2) 1
1
3) 1 0
7) 0
4) 1 0 0
8) 0

'9 '
9

1
1
0
0

1
0
1
0

Facciamo ie singoie verifiche scrvendo direttamente io


linea orizzontale

1) p/1 . q n , rl\
4 1 M IM l U = A l t 4 t M t E n = E ll/ lt l =

= 11 = 1
2) p/1. qH . rio
/ll04IOi40ll = 4IQ4104 0 tl = E E U 4 0 I =
-

11

3) p/1. 9/0, r/\


4 lf / O M l lO = / H 1 4 0 M lE t 0 = 11411 =
= 11 =

4) 4104004010 = EE41040040EI0 =
= b eo a o o = Eoa = 1
5) 4 0 I4 I1 4 1 0 1 = 4 0 M 1 1 4101 =

= EEU 629 = e u - I
6) 4004104001 = E 4004104001 =

= 01400 s m = 1
7) 4014014I00 = 40M OM I00 =
= J J / I U = 1 1 .= 1
8) 4004004000 = 4004Q04000 =

= 0p40j = f in = I
Poich b venuto fuori 1 in tutte e otto le verifiche, la
formula 4pr4QMrp<? * . una lamoloaia o leeee logicai
Il letiorc potr verificare per proprio cOnto le formule ripor
tate in 1, S.2.
Possiamo pertanto concludere;
iJ con una sola variabile si fanno 2 ' = 2 sostituzioni;
~ con due variabili si fanno 2^ = 4 sostituzioni;
con tre variabili si fanno 2* s 8 sostituzioni;

34

vsrisbili si fanno 2* s 16 sosciiuu)


con quattro
(ioni; e cosi vis.
In generale con m variabili, dove rjt b utv-numer^ natu
rate a piacere si ianno ?* y BtituziODU^Si^Jaaga-PKSmtS
,il_!?untero dei vaJori,di..vjerit..
.veta.eJaJso-*r-i.
soli presi in consideraziOj>e..dalU. logistica classica .a .logistica
oriodMsa c_ in c ii numero.4ej]c..vajiibj!i di .yolja .in volle
prese io considerazione.
1.8. A lir melodi di valutazione.
Olire a) metodo della verfica delle leggi di Lukasiewicz
ve ne $ono altri. Ci fermiamo brevemente su due che pos*
siamo chiamare rispettivamente (a> metodo ri verlfiea?ftng
per costruzione progressiva delle matrici:-fM metodo rii vn.
ficjziong simuifanea d^lle malfai. Ci serviamo per II prmo
della simbolo^a di Whitehead-Russell e del secondo delia sim
bologia di Casari.
1.81. Metodo di yerilicazione per coj/ruiioy f>rp(^re_fstva delle
magici.
Sia da verificare la formula
1.SM. i- : p 3 ~ 9 - a s . ~ p v < j
Per prima cosa $i scrivono, a sinistra di una lnea verti
cale. due colonne con i valori delle variabili p ' c ' g che
vengono numerati coi numeri naturali a partire da (1>. Si
traccia quindicina linea orizzontale tra ie vaiiabili e i valori.
( 1) (2 )
p

1
1
0
0

1
0
I

Poi $i ricavano i vaior delle negazioni delle due varia


bili ponendo, al di sopra dei valori cosi ottenuti, i numeri pro

35

gressivi dopo quelli gi scriiti, e in basso, i numeri delle


colonne utilizzate per ricavare i valori stessi.
[1)
P

(2)
9

t
I
0
0

1
0
I
0

(3)
^ P

(4)
~ <?

0
0

0
1
0
l
(2)

l
(1)

Si vede chtaramenie che (3) t stato ottenuto manipolando


( 1); (4) Slato ottenuto manipolando ( 2).
Poi si veriiicano >valori di verit dei gruppi di simboli
racchiusi tra parentesi non si dimentichi che nella sim
bologia di Whitehead e Russeli i pumi sono sostitutivi delie
parentesi e questi sono p ^ - 'i 'e '- p v i * .
( I)
P

(2)
<f

(3)
~ P

(4)

1
1
0
0

1
0
1
0

0
0

0
l
0
1
(2)

(l)

(5)
- 9
0
I
1
I
( l)

(4)

(6)
^ p vq
l
0
1
l
(3) (2)

S vede che (S) si ottenuto operando su (1) e su (4);


e (6) si ottenuto operando su (5) e (2).
Infne si va a verificare il valore di verit dell'intera
formula:
<1)
P
1
1
0
0

36

(2) (3>
9 ~ P

<4)
(5)
q
~ 9 p=

t
0
1
0

0
1
0
1
(2)

0
0
1
1
(1)

0
l
1
I
(1)

(4)

(6)
pvq
1
0
1
1
(5) (2)

(7)
p=> ~ q .
s . ~ p vq
0
0
t
1
(5)

(6)

II
valore di verit di (7) si cMtenuto dal valore
verit di (S) e d (6) ed risultato che l'intera fonnula non
una tautologia ma una formuta neutra,
b^I.82. Metodo di verificazione simuliama deile matrici.
Se il numero delle parentesi non eccessivo e s la for
mula non mollo lunga si pu utilmente impiegare un altro
metodo per la verifica delle tautologie. Adoperiamo la sim
bologia standard da noi chiamala del Casari per l'uso rigo
roso che se ne fa nei lavori di questo logico italiano.
Per esempio vogliamo verificare la fonnula

1 .821 . (p A 9) (p q)
che ha due variabili 'p * e 'q '.
Per prima cosa costruiamo una tavola scrivendo a si
nistra di una linea verticale le di variabili e riportando
sotto di esse le possibili combinazioni dei loro valori. Trac
ciamo quindi una linea orizzontale tra le variabili e i
valori
p

i
1
0
0

1
0
1
0

Poi trascriviamo a destra delta tavola, all'altezza delle


variabili, la formuta che dobbiamo verificare

q {p A q )- * (p ^ q)

1
!
0
0

1
0
!
0

Ora sotto le singole variabili della formula riponiamo


i valori corrispondenti cos come li troviamo nella prima pane
delia tavola e per comodit li numeriamo in basso progressivamenie

37

q ip

q )-* ip

<)

0
(2 )

(J)

(4 )

Passiamo quindi ad operare aU'interno' delle parentesi.


Nella prima paTentesi scritto ' p A q cio si tratta del
prodotto logico. Sotto il segno ' a ' si riportano i valori dei
prodotto logico che si ottengono operando ira <)) c (2).
Oltentamo a questa maniera una colonna intermedia che
chiamiamo (5).

9 (p A g )^ {p

l
I
0
0

1 1 1 1
0 10 0
10 0 I
0 0 0 0
nX5){2)

9)

0
0
0
0
(5) (4)

Un analogo procedimento adoperiamo per la seconda


parentesi. Qui si tratta di calcolare il valore del bicondisicv
naie che funzione dei valori degli enunciati atomici, rportati nelle colonne (3) e (4). Quindi, applicando le redole
del bicondizionale, da (3) e da (4) otteniamo f6).

9 (p

I
1
0
0

l
0
1
0

q - *{p t^ q)

I 1 1
10 0
0 0 1
0 0 0
(l)(5>(2)

l 1 1
10 0
0 0 1
0 t 0
(3)(6)(4)

Restano da calcolare soltanto i valori deirimplicazione


materiale. Questa un connettivo che ha come valori del
primo argomento i valori di ' a ' e cio i valori della colonna
(S) e come valori del secondo argomento i valori di '
'

38

e io { valori della colonna (6). Operando tra (S) e (6) >i


ottiene (7).

q (p A g )- *(p ** q)

I 1

I
0
0

0 t 00 l
I0 0
I 0 0I 1 00 1
OOOOl' OiO
(1)(5)(2)(7)(3)(6;(4)

11

11

Poich in tutti e quattro i casi di combinazione il


valore sempre I come si ricava dalla colonna (7), l'espres
sione Cp A q )- (P *. qt * una JegEe_lQEM o.maplogia.
Facciamo un esempio pi complesso.
Vogliamo verificare it formula
1.822. (p-> 9 v r ) A ( l
1 r)- *p
Qui le variabili sono tre ' p \ ' q r e pertanto bisogan fare 2^ = 8 sostituzioni. Diamo ii quadro completo
pregando il letto<e di rifarlo per proprio conto seguendo
le regole esposte sopra:

p <? r

0
0
0
0
0 0
0 0

(p

I
0
l
0
1
0
1
0

0
1 0 0
0i
0
0
0
0
0
(1) (81 (2)

r)

r)

1 0
0
l 0 0 1
0 I 0 1 0
0 0
1
0 0 0 1
1 0
l 0
0
0 0 0
0
0 1 0 0 1
1 0
0
0
0 0 l 0 J 0
0
1 0
0 0 0 1
0
0
0 1 1 0
0 0
(7} (5) (121 ( 9 ) (4)(ltX lO )(5 ) {151 (6)

Si noli che nella prima parentesi bisogna operare pri


ma sotio il connettivo v poi sotto il connettivo ' ' per
ch la v lega pi fortemente che ^ cfr. I. 5.5. . Il
lettore avr notato che sotto il connettivo principale co
lonna (13) i venuto fuori sene volle il valore 1 e una
volta il valore 0 e pertanto non si tratta di una legge logica
t *. i-i '

; "; V

o tautologa. Basta infatti anche un solo O e far siche una


formula ben formata non sia una tautologia.
Facdamo infine un ultimo esempio. Sia da verificare
ta fonnula
9) A (r

1.823. ((p

4)) A (p A f ) ^ (g A ^

Qui le variabiHsono quattro p . q


tanto bisogna fare 2* =: 16 sostituzioni
p < ' *
t i l t
I l t 0
t 10 1
t I 0 0
i o t i
10 i 0
) 0 0 t
i 0 0 0
o t t i
o t t a

0
0
0
0
0
0

101
100
0 I 1
010
001
000

((p

-*

t
t
t
t
t

0
1
0

0 0
0 0
) 0 0 0
) 0 0 0
0
1 1
0
1 0
0 I l J
0 1 t 1
0 1 0 1
0 1 0 0
0 J 0 1
0 1 0 i
(l)<9 )(2)(13 )

1 0

(r > ) ) A
t
1
1 0 0
0
l
0
0
1
1
) 0 0
0
t
0
0
l
1
I 0 0
0
1
0
0
1
1
1 0 0
0
1
0
0
(IX lO M * )

(p A f

' r . ' s ' e per

->

(9

1
t
0
t
D
1 0 0
0
1 0 0
0
1
0
0
0 a
0
0 0
D
0 0 1
0
0 0 1
0
0 0 0
0
0 0 0
0
0 0 J
0
0 0 1
t
0
0 0 0
1
0
0 0 0
1
(i4 K S K n )(6 i ( 5 )

1
1
t
1
0
0
0
0

1}

1 1
0 0
I t
0 0
0 1
0 0
0 1
0 0
I
1
0 0
1 1
0 0
0 0 1
0 0 0
0 0 1
0 0 0
(7 )(I2M 8)

Riassumiamo il procedimento fatto.


Per printa cosa sono stati trascritti sotto le varie ricor.
renze delie singole variabili della formula da esaminare i
relativi valori che si leggono nella parte sinistra della tavola:
sotto le varie ricorrerne di ' p sono stati riportati i valori
di ' p sotto le varie ricorrenze di ' ^ i valori di ' ^ ' ccc. Si
sono cosi ottenute le colonne (l) (2> (5) (4> (5) (6) (7) (8).
Poi si operato ail'interno delle singole parentesi tonde
che non sono parentesi di parentesi. Si sono cosi ottenute
le colonne (9) (10) (11) (12).
Poi s operaio all'inlerno della parentesi iniziale, che
parentesi di parentesi, e da (9) e da (IO ) che sono risultati
di operazioni gi fatte si ottenuto (13); poi da (13) e da

40

(11) si SODO ricavali i valori d (14). Infine da (14) < da


(12) si SODO ricavati j valori di (15). Poich in tutti c sedici
i cast dt verifica il risultato stato sempre 1 linteia formula
sonop&ta a procedixDento di verifica risultata una legge
logica o tautolopa.

41

CAPITOLO il

L E TAVO LE D I V ERIT A m V A R IA B ILI

2.1. La ccsfruiione di lavali di verit.


2.1 i. Se noi partiamo da ununica variabile enunciativa, po*
niamo ' p essa ha schianto due valori di verit ' 1 e
' 0 dal momento che et troviamo in sede d logistica clas
sica che bivalente cfr. I. J J . 1 due valori possono
essere combinati a loro volta in quattro maniere possibili
e cio M 1 ' IO Ol ' 00 '. Chiamiamo
cojnbina^or)^
iniziale di 1 ' e di 0 ' combinazione bas..c. .chiamiamo
le combinazioni ' I I a.'..IO., , ! O I 00.,.oitenv.ie. *..partire
daUa combinazione base, combin^ioni (ferivate. Un metodo
semplice di combinazione il seguente: si disegna una ta
vola dividendo lo spazio in due pani diseguali mediante
una verticale. A sinistra della verticale si scrive in alto
la variabile e sorto, dopo aver tracciato una linea d divisione
orizzontale, si scrive la combinazione base 1 ' e ' 0 cos:
p
1
0
sappiamo che le combinazioni
quattro, sulla linea orizzonule a destra della p ' scrviamo
I numeri naturali da uno a quattro posti tra parentesi

43

numeri che denotarK quattro colonne diverse, ognuna delle


quali individua una delle quatiro combinazioni derivate:

P (1)

(2)

(3)

(4)

l
0
Si numerano poi le due righe poste sotto la linea orizzoniale con numeri romani tra parentesi:

P (1)

(2)

(3)

(4)

(I) 1
(II) 0
Si par(c quindi dal basso, procedendo da sinistra verso
destra.
Nel rigo (II) si combina un'unit e uno zero, cio ' 10 ',
e poi nuovamente un'unit e uno zero, cio ' IO ', a partire
dalla colonna ( I) fino a raggiungere la colonna (4).
Nel rgo 0 ) si combinarw due unit e due zeri, cio
' tlOO'. 3 partire dalla colonna ( I) fino a raggiungere la
colonna (4).

P (1)
(I) 1 1
(H) 0 1

(2)

(3)

(4)

0
1

0
0

Se ora leggiamo non le righe ma le colonne che abbiamo


ottenuto, vediamo che ognuna delle quattro colonne individua
una delle quattro combinazioni dervate:
la colonna (1) individua la combinazione derivata
li
la colonna (2) individua la combinazione derivata

10

la colonna (3) individua la combinazione derivata


'01
la colonna (4) individua la combinazione derivata
00

44

Il
lettore avr notato che nel rigo(II)
sono sta
binati n. 1 unita e n. I zen; e cio ' 10 \ per n. 2 volte,
mentre nel rigo (I) sono Statecombinate n. 2 unit e n. 2
zeri, e cio * UGO', per n. I volte. Ora indicando con
'H e' 11 numero delle unit e degli leri^ ' .voit.a. .in volta
com6int] e con ' r . ' il numero di volte in cui stata ef
fettuata l'c^razione di combinazione, possiamo ottenere il
seguente succhietto che si legge dal basso:

(I)
( II)

Re

1
2

Si noti che in questo specchietto a differenza di quanto


stato fatto sopra, l'espressione ' 1 ' non ha il senso metalogico di '* vero " ma un simbolo numerico, cio sta per
ii numero urto. Si osserva inoltre che la prima colonna,
irvdividua una progressione ascendente Io specchietto si
legge dal basso mentre ta seconda ne individua una
discendehte.
Non sappiamo ancora per fino a questo momento se
le due progressioni inverse sono progressioni aritmetiche o
geometriche..
L'unica cosa sicura che sappiamo che si tratta di
progressioni invene; per scoprire il carattere di queste
progressioni dobbiamo procedere oltre.
2.12. Se partiamo da due variabili, poniamo ' p ' e q .
abbiamo quattro combinazioni base dei valori di ve
rit 1 e 0 * e cio 11*. ' 10 01 ', 00 Si tenga
presente che 4 = 2, dove la base della potenza, e cio 2,
II numero dei possibili valori di verit presi in conside
razione dalla logistiCB classica che sono due 1 ' e 0 ' ,

45

e l'esponente il numero delle variabili pres In considera*


zione. Analogamente a quanto abbiamo fatto sopra per una
sola variabile, coetruiamo una tavola dividendo con una ver
ticale lo spazio in due parti diseguali e scrvendo, a sinistra
della verticale, in alto le due variabili ' p ' e 9 ' e in b&sso,
dopo aver tracciato una linea d divisione orizzontale, !e
quattro combinazioni base:
p
1
1
0
0

1
0
1
0

Le combinazioni dervate saranno 16, pan a 2', dove


la base della potenza il numero dei possibili valor di
verit I e 0 presi in considerazione dalla logistica
classica che s <h k > appunto due. e l'esponente i 1 numero
delie combinazioni base e cio quattro. Dobbiamo pertanto
scrvete sulla linea orizzontale, a destra delle due varabili
p ' t ' q \ i numeri naturali da uno a sedici posti tra pa*
rentesi. Questi numer naturali denotano sedici colonne di
verse ognuna delle quali individua una delle sedici combi
nazioni derivate.
<l) (2 ) (3> (4> (5) (6) (7) (8 )(9 ) (10) {1 1>(12) (13) (l ) (15) (16)

1 l
1

0 t
0 0

Si numerano poi te quattro rghe poste sotto la linea


verticale con i numer romani tra parentesi.

p 9 (I) (2) (5) (4) (5) (6) (7) (8)(9K10) (11) (12) (13) (M) (15) (t6)
(I)
(II)
(IH)
(IV)

46

t I
I 0
01
00

Si parte quindi dal basso.


Nel rigo (IV ) si combinano per n volle un'unit e uno
zero, cio * I O a parlire dalia colonna (I) fino a raggiun
gere la colonna (16).
Nel rigo ( III) si combinano per n volte due unit e due
zeri, cio 1100', a partire dalla colonna (I) fino a rag
giungere la colonna (16).
Nel rigo ( II) si CM nbinano per n volle quaiiro un it e
quailro zeri, cio ' 11110000. a partire dalla colonn a ( 1 )
fino a raggiungere la colonna (1 6 ).
Nel rigo (I) si combinano per n volte otio unii e olio
zeri, cio ' I l 11>11lOOOOOOOO a partire dalla colonna { I )
fino a raggiungere la colonna (16).
P 9 (1X3) O) (4|()>(fr)(7)(8K9>(IOl<II)(t2UI])<i4>|IS)(|6l
(1) 1 1 1
1 1 1 1 t I 0 0 0 0 0 0 0 0
un 1 0 1
1 10 0 0 0 1 1 1 1 0 0 0 0
(III) 0 1 1
0 0 1 1 0 0 1 1 0 0 1 1 0 0
(IV) 0 c 1 0 t 0 t 0 1 0 1 0 I 0 t 0 I 0
Si noti ora quanto segue:
I numeri di unit e di zeri che vengono combinati a
partire dal rigo (IV ) aumeniano in progressione geomeirica
fino a raggiungete i] numero 8. pari alla mel del numero
16
delle combinazioni derivale che 16. Infatti 8 = ____
2

1. 2. 4. 8.
II numero delle volte in cui vengono effettuale le ope
razioni di combinazione a cominciare dal basso diminuisce
in progressiorw geomeirica a partire dal numero 8 fino a
raggiungere il numero I:
8. 4. 2. 1.
Infatti ne! rigo (IV ) abbiamo 8 operazioni delta combi
nazione IO ', nel rigo ( III) 4 operazioni della wnbinazione *1100'. nel rigo (li) abbiamo 2 operazioni della
combinazione '111 10000 ' e nel rigo (I) abbiamo I opera
47

zione della combinazione 111I I 11lOOOOOOOOIndicando


perci e con * rr * il numero delle combinazioni di uniU e di
zeri e con ' n, ' il numero di volle delle operazioni a quelle
corrispondenti, si 0(tiene il seguente specchietto che va
Ietto a partire dal basso.
/le

n.

tl)

(in

(IM )

(IV )

Noo si dimentichi che in questo, e in tutti ^ i altri spec>


chieiti in cui compaiono i segni meealinguistici ' tu ' t '
! un numero e non i! simbolo del valore di venti *' vero
2.13. Se partiamo da tre variabili, poniamo ' p \ ' q ', r
abbiamo 6 pari a 2* combinazioni base dei valori di
verit ' I ' e ' 0 dove la base della potenza, cio 2, il
numero dei possibili valori di verit, presi in considerazione
dalla logistica classica, che sono appunto due ' 1 * e
0 ' e lesponente il numero delle variabili prese in
considerazione e cio 3.
Analogamente a quanto abbiamo fatto nei due casi pre
cedenti costruiamo una uvola dividendo con una verticale lo
spazio In due parti diseguali e scrivendo, a sinistra della ve^
ticale. in alto le tre variabili ' p ' . ' q . ' r ' e in basso, dopo
aver tracciato una linea di divisione orizzontale, le otto com
binazioni base. Queste si possono ottenere facilmente ponendo
sotto la r * quattro combinazioni di ununit e di uno zero,
cio, ' IO . sotto la ' 9 * due combinazioni di due unit e di

48

due zeri, cio ' 1100 ed infine sotto U ' p una combina
zione di quattro unit e di quattro zeri, cio 111 10000
Si veda la tavola:

1
1
1
1
0
0
0
0

I
1
0
0
1
1
0
0

1
0
1
0

0
1
0

Si numerano poi le otto righe che sono risultate al di


sodo della linea orizzontale con i numeri romatti tra paren
tesi:

p
(1)
(II)
(III)
(IV )
(V)
(V I)
(V II)
(V ili)

9
0
0

0
0
0 0
0 0

r
1
0
1
0
1
0
l
0

Quante saranno le combinazioni derivate? Esse saranno


256 pari a 2*. dove la base della potenza 11 numero dei
possibili valori di venti presi in considerazione dalla logi*
stica ortodossa che sono appunto due. ' I ' e 0 e lespo
nente il numero delle combinazicmi base e ciofc 8.
Dobbiamo pertanto scrivere sulla linea orizzontale, a
destra delle variabili, i numeri naturali posti tra parentesi da
uno a duecentocinquantasei. Ognuno di questi numeri Ira
parentesi individuer una delle 236 combinazioni derivate.

49

(I)
(in
(H I)
(IV )
(V)
(V I)
(V II)
(V ili)

P 9 r (I)(2 ){3 )(4 ). .


1
0
0 l
0 0
0
I
0 0
0 0 I
0 0 0

. .(253)(254)(255)(256)

Si parte quindi dal basso come nei due casi precedenti:


nel rso (V ili) si combinano un'unit e uno zero,
cioi ' IO ', per n volte a partire dalla colonna (I) fino a rafgiungere U colonna (2$6);
net rgo (V II) si combinano due unit e due zeri,
cio ' 1100', per n volte a partire dalla colonna (1) fino a
raggiungere la colonna (256);
nel rigo (V I) si combinano quattro unit e quattro
zeri, cio ' 11110000 per n volte a partire dalla colonna (t)
fino a raggiungere la colonna (256);
nel rigo (V) si combinano otto unit e otto zeri, cio
* 11111 11lOOOOOOOO per n volte a partire dalla colonna (])
fino a raggiungere la colonna (256):
nel rigo IV ) $i combinano sedici unit e sedici zeri,
cio 11111111 I I I I I ! 110000000000000000 per n volte t
partire dalla colonna (I) fino a raggiungere la colonna (256):
nel rigo (III) si cotnbinano trentadue unit e trentadue zeri non ormai pi il caso di indicarli per n
volte a partire dalla colonna ( !) fino a raggiungere la colonna
(256):
nel rigo (II) si combinano sessanlaquattro unit e
sessantaquattro zeri per n volte a partire dalla colonna (I)
fino a raggiungere la colonna (256);
* nel rgo (1) si combinano centoventotto unit e
centoventotto zeri per n volte a partire dalla colonna (t) fino
a raggiungete la colonna (256).

50

Ed ecco U tAvoIs nella redazione finale di cui si riporta


soltanto la parte iniale e quella finale:
r (1 )(2 )(3 )(4 ). . . .(253)(254)(255)(256)
p
u
0
0
I . . . . 0
1
(I) 1
0
0
0
1 . . . . 0
D
(11) J
0
0
u
1 . . . . 0
(IH ) 1 0 1
u
0
0
(IV ) 1 0 0
1 . . . . 0
u
0
0
1
1 -. . . 0
(V ) 0
l
u
0
u
(V I) 0 0
1 . . . . 0
u
l
u
(V II) 0 0
0 0 . . . . I
0
l
0
0 . .
(V ili) 0 0 0
0
Si nota ora facilmente che il numero di uniti e di zeri
che vengono combinati a partire dal basso aumenta in prcgressione geometrica fino raggiungere la meti del numero
delle combinazioni derivate e cio fino a raggiungere in
256
':
questo caso il numero 128. che i uguale
2

1.2.
4. 8. 16. 32,64. 128;
e il numero delle volle in cui vengono effettuate le operazioni
diminuisce in progressione geofnelrica a partire da un nuntero pari alla met del numero delle combinazioni derivate
che in questo caso 128 fino a raggiungere ii numero 1128. 64. 32. 16. 8. 4. 2, L
Indicando come nei due casi precedenti con ' il nu
mero delle combinazioni e con ' n, il numero di volte in cui
vengono cifetmsic le operazioni corrispondenti, si ottiene ii
seguente specchietto che va letto dal basso:
( 1)

(II)
( III)
(IV )
(V )
(V I)
(VH )
(V ili)

rtc
128
64
32
16
8
4
2
I

n.
l
2
4
8
16
32
64
128

51

Possiamo perci stabilire come regola generale quanto


seguci nella costruzione delle tavole delle combinazioni de
rivate dei vaior di verit con m variabili, dove m un numero rutur^le, mentre il numero delle combinazioni delle unit
e degli zeri aumenta in progressione geomelrica i a Vi n.
dove il numero delle combinazioni derivate, il numero
delle operazioni corrispondenti diminuisce da i/i n a J.
A questa maniera risolto anche il problema deirinterpretazione delle due progressioni invene esaminate nella co
struzione della tavola delle combinazioni derivate dei valori
di verit con una singola variabile cfr. retro H. 2. 11 .
Si tratta sempre e soltanto di progre&sionj geotnetrche in
verse.
Il
problema che ora cl poniamo il seguente e cio:
anzich disegnare delle tavole e stare ore ed ore alla scri
vania si pensi solo al fatto che se avessimo voluto com
pletare la tavola delle combinazioni derivate dei valori di
verit con tre variabili avremmo dovuto scrivere ben sedici
quadri di sedici colonrte ognuno ; dicevamo anzich dise
gnare delle tavole., possibile stabilire a priori sia pure
sulla base d quanto abbiamo fatto fino a questo momento
delle regole che ci permettatw di ricavare in qualsiasi mo
mento tavole a m variabili, dove m un numero naturale a
piacere?
Per risolvere questo problema dobbiamo riesaminare le
tavole a una. a due e a tre variabili disegnate fino a questo
nwmento. e interpretarte.
2.2. Tavole di verit con una sola variabile.
I
La prima tavola di verit disegnata net paragrafo precedente stata la tavola di verit di una singola variabile:

p
1
0

S2

(1)
1
1

(2)
I
0

(i)
0

(4)
0
0

Abbiamo indicato sotio la ' p ' i due possibili valori di


* p cio ' I ' c ' 0 ' e a destra della linea verticale le possibili
combinczioni di * 1 e di ' 0 ' e cio ' I l ' IO 01
'00
Si tenga presente che da questo momento in poi. per l'inter
pretazione non ci interessano pi le righe come ne) caso pre
cedente. ma soliamo le colonne.

Cosi:
la colonna ( I) la colonna della tautologia: ver
fica ad esempio la formula ' Cpp che una tautologia;
- la colonna (4) h !a colonna della contraddizione:
verifica ad esempio la formula pp che i una contrad
dizione;
le due colonne intermedie (2) e (3) sono colonne
di formule neutre e precisamente (2) sta per ' p . infatti ri
produce I valori di 'p cio ' IO '. e (3) sta per ' Np infatti
d valori opposti ai valori di ' p . cio 01
In conclusk)f>e con la sola variabile ' p ' noi abbiamo in
tuKo.due valori base ' IO ' e quattro valori derivati ' l i . IO.
01,00'.
Questi valori derivati sono: una tautologia ((), una contraddcoae (4) e due formule neutre (2) e (3). Si veda lo
specchietto sd en te dove 1 il numero delle variabili. 2 il
numero delle combinazioni base e 4 il numero delle combittazioal derivate:

1
2

Tautologia
(1)

Formule neutre
(2)-(5)

Contrad
dizione
(4)

opportuno confrontare la tavola riportata all'inizio


del paragrafo con lo specchietto ora delineato.

53

2.3. Tavole di verii con due variabili.


La seconda tavola di verit costruita sopra <
11, 2.1.
quella oon due variabili;
p 4 ( 0 (2 ) (3 ) (4 ) (5) (6 ) f7) (8 )(9 ) {lO ) ( H ) ( 2 ) 0 3 ) (14) (15) (161

11 1 1 I t
10 l i t i o
0 1 1 1 0 0
00 1 0 1 0

1
1
1

1
0 0 0
0 0
0
0

>
1
0

0
1

0 0
1 0

<
0

0
0

1 1
1 0

0
0
0

0
0
0
0

Come si vede dallo specchieiio, sotto le due variabili


'p ' e 'g ' abbiamo le quattro combinazioni base dt p ' e
di ' 9 nella tavola accanto le sedici combinazioni derivate
li lettore avr notato facitmenle che si tratta della ta
vola lukasiewicriana di verit per i funtori bargomentali
cfr. II. 1.3. ma con le matrici disposte in ordine diverso.
Si vedano le sd en ti corrispondenze biunivoche tra la tavola
di Lukasiewicz e quella sopra ottenuta con le regole di com
binazione da noi adottate:
(1)
(2)
(3)
(4)

V
A
-B
-/

(5)
(6)
(7)
(8)

-C
-H
-E
-K

{ 9)
(10)
< ll)
(12)

D
-/
G
-L

(13)
(J4 )
(15)
(16)

f
-M
-X
- 0.

Notiamo che. anche nella tavola che stiamo prendendo


in considerazione ora. le due colonne estreme (1) e (6 ) stan
no, rispettivamente, (1) per la tautologia e <16) per la con
traddizione:
(1) verfica, ad esempio, la formula ' KCppCqq '
che una tautologia;
(16) verifica, ad esemplo, la formula ' NKCppCqq '
che t una contraddizione.
Tra i due estremi $i slratificano i valori di verit di 14
formule neutre.

54

in conclusione, con due variabiH abbiamo:


quattro valori base ! I ' 10 ' 01.'. ' 00 ;
sedici valori derivati ' I I l l
'IM O ', ' llO l ,
HOC ecc.
Tra questi troviamo Una tautologia (1), una contrad*
dizione (16) e quattordici formule neutre (2)-(15). Si veda
lo specchietto:
Tautologia
(1)

Formule neutre
(2)-(15)

Contrad
dizione
(16)

dove 2 il numero delle variabili prese in constderazione, *


il numero delle combinaiioni base e 16 il numero delle com
binazioni derivate. E sempre utile il confronto ira la tavola
esaminala aHinizio del paragrafo e lo specchielto ora deli
neato.

2A. Tavole di veril con tre variabili.


La terza avola presa in considerazione in li. 2.1.
quella che si costruisce a partire da tre variabili. Di essa
abbiamo ricavato soltanto le prime e le ultime quattro coloftnc lasciando il resto della cosiruiione al lettre.

1
1
10
r 0
0
0
n 0
0 0

r
1
0
1
0
1
0
1
0

il ) (2) (J (4 ).
1 .
\
1 .
1
1
.
1
1 .
1
1 1 .
1
0 0 .
1
t 0 l 0 .

.
.
.
.
. .
. . .
. . .
. . .
. . .

.
.

.(253) (254) (255) (256)


0
0
0
. 0
0
0
0
. 0
u
0
l>
. 0
u
0
0
. 0
0
0
0
. 0
0
0
0
. 0
0
0
1
. I
l
0
0
. 1

55

Nella tavola sono le tre variabili ' p ' . q . ' r abbiamo


le olio combinazioni base dei valori di ' p ' q , V ' e, oltre
la sbarra verticale, almeno idcatmenie le 256 combina
zioni derivate. Abbiaino gi detto cbc per l'interpretazione
non c interessano pi le righe ma soltanto le colonne.
Ora anche per l'interpretazione di questa tavola si nota
che le due colonne estreme ( I) e (256) hanno valori omogenei
opposti, e verificarvo, rispettivamente, ( 1 ) la tautologia, cioi
qualsiasi formula ben formata con tre variabili che sta sem
pre vera, e (256) verifica la contraddizioic, cio qualsiasi fcr*
mula ben formata con tre variabili che sia sempre falsa:
-- (1) verifica, ad esempio. la formula KCppKCqqCrr'
che una tautologia come il lettore pu vedere per pro
prio conto;
(256) verifica ad esempio la iomula NKCppKCqqCrr
che chiaramente una contraddizione se la formula pre
cedente una tautologia.
Le rimanenti colonne da (2) a (255) verificano formule
neutre composte con tre variabili. facile ad esempio in
dividuare nella (2) la somma logica con tre variabili. Infatti
(2) verifica la formula ' AApqr' che si pu scrivere anche
' ApAqr' dato che il funtore 'A gode della propriet as
sociativa.
Pi difficile individuare a prma vista quali formule ve
rificano le altre colonne anche perch non tutti i funtori si
comportano come il funiore ' A
Per esempio mentre ia
formula CCpqr verfica la colonna (70) matrice
lOJ I lOlO
la formula " CpCqr ' verfica !a colonna (65)
matrice 1011 1 ] il .
Da questo momento il lettore si abitui a considerare non
solo ia tavola in esame ma qualsiasi tavola di verit con un
numero maggiore di variabili analogamente alla tavola di Mendeleev per la chimica. Come in chimica ad ogni casella della
tavola mendeleeviana assegnalo un numero atomico e un
peso atomico, anche se si ignora l'elemento e cui assegnato

56

quel numro e quel peso, cosi qui ad ogni colonna si assegna


una fuazione di verit anche se noi ignoriamo a priori quali
possibili formule possa verificare.
In conclusione possiamo dire che con ire variabili ab
biamo:
OH

otto valori di base H I


010*, '001 000

1I O * lOl

duecentocinquantasei valori derivati ' I H I H t l


' H i lll IO ', ecc.
Tra questi troviamo una tautologia (1), una contraddi
zione (256). e duecentocinquantaquattro formule neutre (2) (255). Si veda lo specchieno:

5
VTwicO&Ul

Tautologia
(1)

Formule neutre
(2)-(255)

Contrad
dizione
(256)

dove 3 i il numero delle variabili, 8 il numero delle combi


nazioni base'e 256 il numero deile combinazioni derivate. E
sempre utile il confronto tra la tavola riportata all'Inizio del
paragrafo e lo specchietto ora disegnato.

2.5. Tavole di verit a m voriabili, dove m un numtro natu


rate a piacere.
Se volessimo ora delineare le tavole di verit per un
numero di quattro, cinque, sei, sette variabili ecc. ci trove
remmo a mal partito perch ci toccherebbe scrivere combina
zioni di unit e di zeri per ore d ore. per non dire per giorni
e ^orni. Ed allora opportuno stabiljje.lLmetdo di .rfenyazione piuttosto che la derivazione stessa.

57

' 100

Questo metodo facilmente ricavabile da quanto abbia


mo visto nd paragrafi precedenti. Ricapitoliamo:
con una variabile abbiamo due combinazioni base
quattro combinazioni derivate;
con due variabili abbiamo quattro combinazioni base
sedici combinazioni derivate;
con Ire variabili abbiamo olio combinazioni base
duecemocinquanlasei combinazioni derivate.

f.

Si veda lo specchietto:

Numero di
variabili

Combinazioni
base

CombinaTOni
derivate

1
2
3

2
4
8

4
16
256

B possibile ricavare una rtgola che ci permetta di co


struire delle tavole a m variabili dove m un numero natu
rale a piaccrc e non sob 1 o 2 o 3?
Basta interpretate lo specchietto ora fatto.

1
Dumeri dcUa prima colonoa procedono con 4'pidiflC
dei numeri naturali I, 2. 3... n.

1
numeri della seconda colonna s ricavano mettendo
com e^ ^ di una potenza il numero 2 e_corae_ espiente il
numero crrii.pondente della prima coloima dello spect
chietto;
2

2'

4 = 2'
8 =

2*.

I
numeri della terza colonna j-ricavano ntettcndo^f^m
base di una potenza il numero 2 e come esponente il numero
oorTtsfx>hdnte~3eI_!a .^ggOfda CI^na. iciratti:
4 _2 *

16 = 2^
256 = 2*.

58

Si veda lo specchietto seguente che sar bene con


frontare con quello di sopra;

Numero di
variabili

Combinazioni
base

Combinazioni
derivate

]
2
3

2'
2*
2

2*
2*
2*

Si noti che mentre gli ponenti delle potenze della


seconda colonna procedono in progressione arinnctica a pardie da 1. gli esponenti delle potenze della terza colonna
procedono in progressione geometrica a partire da 2.
Ora se si tiene conto, come abbiariM gi visto, che
2

2'

4 = 2^
8 = 2*

possiamo riscrvere gli esponenti della terza colonna come


SI vede nello specchietto seguente:

Numero di
variabili

Combirwzioni
base

Combinazioni
derivate

1
2
3

2
2*
2

2^
2V

Possiamo ora chiederci: quante saranno le combinazioni


base per 4 variabili, per S variabili, per 6 variabili, per 7
variabili... in generale per m variabili dove m un numero
naturale a piacere?
Il calcolo semi^ice:

base dove

con 4 variabili avremo 2* combinazioni base


con s variabili avremo 2^combinazioni base
eoo 6 variabili avremo 2* combinazioni base
con 7 variabili avremo 2^ combinazioni base;
con 7 + k variabili avremo 2^** combinazkm!
A; un numero naturale a piacere.

59

Quante saranno te combinazioni derivate?

AcKbe qui il calcolo non offre difficolt:


con 2* combinazioni base avremo 2^ combinazioni
dervate;
__con 2^ combinazioni base avremo 2^ combinazioni
derivate;
__con 2* combinazioni base avremo 2^ combinazioni
derivate;
__con 2^ combinazioni base avremo 2^ combinazioni
derivate;

con 2^*** combinazioni base avremo 22^** combi


nazioni derivale e cos via. Si veda lo specchietto seguente,
comprensivo di quelli gi fatti.

Numero di
variabili

Combinazioni
base

Combinazioni
derivate

1
2
5
4
5
6
7
7+ k

2*
2
2
2*
2
2*
2

22'
221
22>
22
22*
22*
22
22<*)

In generate si pu dare una regola comprensiva: per


m variabili, dove /n i un numero naturale a piacere, si
avranno 2" combinazioni base di valori di verit e 2^" com
binazioni derivate di valori di verit. Lo .specchietto pre
cedente pu quindi essere sintetizzato come segue:
iVumerO di
variebiti

Combinazioni
base

Combinazioni
derivale

2"

22-

Come le tavole di verit con una sola variabile indivi


duano matrici di funtori monoargomentali non si dimenti-

00

chi che di funtori monoargomentali ve ne uno 9ok>, e cio


il non ", e quelle con due variabili individuano matrici di
funtori biargomentali. cosi le (avole di vcrt con tre variabili
individueranno nvairici di funtori triargomentali, le tavole di
verit con quattro variabili individueranno matrici di funtori
tetrargotnentali. le tavole di verit con cinque variabili indi
vidueranno matrici di funtori pentargomentali e col via. Jn
generale tavole di verit cOh m variabili, dove w un nun>ero naturale a piacere, individuerapno matrici di funtori
m-areomentaH.
Qui per il problema diventa complesso perch mentre
alcuni funtori /-argotiwntali, dove f un numero naturale
maggiore di 2. conservano esattamente le caratteristiche che
hanno come funtori biargomentali questo il caso dell'" et
e del vel *' altri funtori riservano delle sorprese che sono
a primo acchito addirittura sconcertanti, causa questa non
ultima del fraintendimento di antichi testi di logica fonnate
da parte degli studiosi Che, incapaci di penetrarne la profon
dit e il senso, hanno a torto parlato di fonti corrotte O non
sufficientemente chiare.
Tuttavia la difficolt iniziale, di interpretare funtori
i-argocoentali con / > 2, non cl spaventa per il semplice fatto
che tutti I funtori y-argomentali sono sempre rducibili a quelli
biargocnentali e al funtore monoargomentale non " variantenle tra loro combinati, ra^one per cui da questi ultimi
che bisogna partire se ri vogliono studiare anche i primi.
Rinviando perci ad altra sede lo studio di quelli af
frontiamo ora il problema deU'aterdefiQlbilit del funtori, a
cui legato quello della costruzione delle tavole a m variabili,
osservando che per tale studio sufficiente l'operatore moiK>argomentale " non e la tavola di verit a due variabili.
^
* S i re d i M . M a l a t e s t a , Cellio e le loiica propotizionatt, Na
poli. 1979.

61

C a p it o l o

ttl

IL PROBLEMA D ELLlS ^ F IN iB IL lT D EI FUNTORI.


LE FORME NORMALI

3.1. Il problema d^rinterdelinibilil dei funtori.


I problemi che on d ponismo tono due: a) I funtori
della logica enunciiliva hanno tui la stessa importanza?
b) i funtori della logica enunciativa hanno tutti la stessa
convenienza?
Si tratta di due quesiti distinti, ma intimamente coonessi. la cui risposta i legata alia soluzione di un problema preli*
minare e cio quello della interdefinibilit:
LMP ?T' della toeica enunciativa hann^ Iw
fnporwnza se e
se sono.inter^inibili;
se i funtori della logica ?,0UJl?Utiva. S9n$_ ituerdfr
fliiibili allora alcuni di essi possono essere usati a preferenze
di altri.
II problema, come si vede, va posto a due diversi livelli,
a livello teorico e a livello di convenienza pratica. Affron
tiamo ora n problema a'Tivijlo teori^'
Riprendiamo la tavola lukasiewiczi^na dei funtori biargomentali cfr. II. 1.3. . Il lettore pu vedere a occhio
nudo che i funtori delia parte superiore della tavola possono
essere definiti negando i funtori della parte inferiore. Infatti
se in ognuna delle matrici dei funtori della parte inferiore
63

della tavola sostituiajDO tulli gli zeri con le uniti e viceversa


futifniumo esattamente le matrici dei funtori corrispondenti
della parte superiore.
li lettore pu verificaic per proprio conto che:
V fxj =

Dpq = N K p^

iV O p i

Ap^ = NXpq
Bpq = NMpq
Cpq NLpq

Epq s t^fpq
Fp< Npq
Gpq NHpq.

Lo stesso discorso si pu fare per i funtori della parte


inferiore della tavola che possono essere definiti negando I
funtori corrispondenti della pane superiore. Infatti se nelle
matrici dei funtori della parte superiore della tavola sosti
tuiamo tutte k unit con degli zeri e viceversa, otteniamo
esattamente le matrici dei funtori delia parte inferiore.
li lettore potr verificare per proprio conto che:

Opq
Xpq
Mpq
Lpq

=
=
=
=

NVpq
NApq
NBpq
NCpq

Kpq
Jpq
Ipq
Hpq

NDptj
- NEpq
= NFpt]
NGpq.

A questa maniera sono sufficienti otto funtori per defi


nire gli otto rimanenti. Ma si pu procedere oltre.
Sappiamo cfr. II, 1.3. che
H
F
G ' sono
operatori degelferati e possono essere definiti come segue;
pqst p
Hpq = q
Fpq = Np
Gpq = Nq.
Sappiamo anche
cfr. I. 4.7. che il bicondizionale
si riduce al prodotto logico deirimplicazione materiale e del
l'implicazione inversa, e ciofe:
Epq = KCpqCqp.
Inoltre sappiamo cfr. I, 4.6. che;
Cpq =B ANpq

64

quindi, sostituendo ' Cp<) con ' ANp< oueniamo;


Epq = KANpqANqp.
Si tenga Infine presente che:
Jpil = WHpfl
e quindi, sostituendo ' Epq ' con ' KANpqAN^p
fpq = NKANpijANqp.
In poche parole basUno iji^nton / N
definite *C

si ottiene:

^,^e M * per

3.2. Le forme normaU.


Non si tarda molto a scoprire che non solo i tre connet*
/ ' ma (ulti i connettivi delia tavola lukasie*
I Uvi ' C .
' wicaana degli operatori bivalenti, compresi quelli della (au tologia, della contraddizione e i quadro connettivi degenerali,
possono essere ricavati coi soli funtori ' H ', ' K ' t ' A ' t
questi possono essere combinali in due fonne divene, e cio
come somma logica di prodotti logici (forme normali disgiunlive) e come prodotto logico di somme logiche (forme normali
congiuniive).
3.21.f Le forme normali disgiutidye) Per parlare delle (orme
normali disgiuntive si devono introdurre due concetti:
quello di "atomo** e quello di "prodotto logico elemen
tare
Si chiama atomo una singola variabile o la negazione
semplice di una singola variabile.'. Cos) sono atomi;

p. ~ p. 7.

q. r, ~ r

' LNiiO d i queM t term inoloti* in 5Cd m e itln fu istic i non tnifrc i. d a parte ttw ira. acccuacione dgll'alomiMno logico, che u na
c o n c e o ne f it o o fic r o m . acrilica e ingiuatiiicata.
Si tenga pretciiit che ognuna delle quattro simbologie da noi

65

ma Qon sono atomi

prodotto logico dementare un fonnuia


( i l , T .. i 'a.i
dove ai.
o^,sono atomi. Cot), per esempio, l'espressione
P ~ P
un prodotto logico eicmeotare;
lespressione
p . q

un prodotto logico elementare;


l'espressione
p . q . -, r
un prodotto logico elementare, e cos) via.
Si cMama ..ora jQfwg.J?rma/g. disgit/nZ/tM-Una formula
che ha l;.^nn 8.
v ^V r.~T . . vjn j
dove .fii........ P sono prodotti lodici elementari ^ ossia pro
dotti logici di atomi, con n > I.
Per esempio l'espressione
(p .

p) V (p g)

& una forma normale disgiuntiva;


illuttraie nel primo volume offre dei vin(S. La simbolocis di Whkehesd-RuMCll. U dove si soitiluiscino I punti appjrtenent! al gnippo
I eoo le parentesi cfr. I, 5 J. . la pt Incuiliva e periento
u r i dolOU In Quela paragrafo alla condizione ora stabilUa.
^ Non ti ditnenlichi che II tegno a *. con un irvdice numerico, i
un tetno metalingvMco e sta pet qualsiasi atomo ctie si toelga a
piacm . Lo sieuo ti dica del secno mcialinguuiico ' $ eoo indice
numerico, che sia per qusUiasi prdono loflco elemenlare che si
tcclga a piacett.

66

lespressione
(p 9) V (p ~ 9 r i)
una forma normale disgiuntiva;
l'espressioue
p . i) V

v (p -

9)

una form a normale d is^ u o tiva. e co6) v ia.

Nel_M5Q jtncui..iLj=J^8jloWj40.J<-ProdQltq,.l9gco
eletnenttw una forma_normale ditpuntiva. Per cs. il pro
dotto logico elementare
P <?
una fonna normale disgiuntiva.
Infine nel caso linutt in cui
a ^ ia un unico giorno,
questi ,Hna fo i^ ^ 9Qpjle disgiunUva.
3.22. !j^ forme normali conauntivgi Anche per parlare delle
forme Dormali consuntive si richiedono due nozioni
preliminari, quella di " atomo e quella di *' somma logica
elementare .

L'atomo defnito come sopra II, 3.21. .


Quanto aUa somma logica elementare, diciamo che si
chiama somma lotica elementare una formula
dove

SQno.atOQ. Cosi per esempio l'espressione


p v ~

b una somma logica elementare;


lespressione

p vq
b una somma logica elementare;
lespressione
p v fl v ~ r
b una somma logica elemeatare, e cosi via.

67

Si chiama ora formo normale congiuntivo yna /onsula


che ha I formi
clemenuri^ ossia som
me logiciw.di atomi, con n > ,
Per esempio l'espressione
(p y ~ p) ' (pvq)
e una forma normale congiuntiva;
l'espressione

(pvq (pv
q v r v s
una forma normale congiuntiva:
l'espressione
( -' p V ^) . (ij V ~ ^ V s) . (p V ~ 9)
una forma normale congiuniiva, e cosi via.
Nel caso in cui n 1 , allora un'unica somma logica
clemcnfare i una forma noimalc congiuntiva. Per esempio la
somma logico cicmcniare
pvq
i una foima normale congiuniiva.
Infine nel caso limile in cui si abbia un unico atomo.
quc$ti c una forma normale congiuniiva. per es.
P
i una forma normale congiuniiva.
3.220. Il Iciiore avr noiaio che si ottengono forme normali
tongiuniive dalle forme normali disgiuntive sostituendo
per tulle le ricorrenze, il segno ' col segno v c viceversa il segno ' v co! segno ' Con analogo procedimen
to si ottengono forme normali disgiuntive da quelle conI giuntivc.
^ II >fpno nKlalingwiS(co "a", con indke numerico, sio pr
^ualtla>. iiionto a ^uvcrc. Si noti per <hc il joo mcia)in|uil)CO
^ . (.vn inUKc nutncrivv. vhc nel C4: pn.vc<li'n<c stava per qualtiasi
prodoiiu hjtk-o fkiitcninrc a piaccrc. qui Ma pci 4)ual(iati somma lofica
clcmcmat.* vIk si Jcclgo a pi)i.c{r
6S

3.3. L inlerdfinibilili dei luntori coi soli optratori ' N


d
Le forme normali disgiuntive.

Il
discorso ora fallo ci permette di definire tutti e sedici
funtori biargomentali, compresi gli stessi ' A ' e ' K' . mediante
i soli funtori ' N \ ' K ' t ' A \ in quanto ognuna delle sedici
funzioni che conosciamo dalla tavola lultasiewiczana cfr.
il. 1.3. pu essere definita con un'espressione avente fortn
normale disgiuntiva o fonna normale congiuntiva.
Cominciamo dallcjfonne normali dii^giunilve.tA tal pro
posito distinguiamo gli atomi e i prodotti logici elementari.
G li aiomi sono quattro __ _
(f'N p . q. nJ^
Riscriviamo la prima meli della tavola lukastewicziana
dei funtori biargomentali cfr. li. t.3. sostituendo ai
valori di verit degli enunciati atomici * p ' e ' 4 ' gli atomi
corrispondenti; e cioi sostituiamo nella colonna di 'p ' le
ricorrenze di ' I con ' p ' e le ricorrenze di ' 0 ' con Np
una cosa analoga facciamo nella colonna di 4 ' dove sosti
tuiamo le ricorrenze di ' I ' con * 9 ' e le ricorrenze di 0 '
con ' Nq Passiamo, in poche parole, per ci che riguarda i
vaior degli enunciati atomici, dal metalinguaggio al linguaggio
oggetto, mentre lasciamo il resto delta tavola inalterato.

Atomi

P 9
P Nq
Np q
Np Nq

1
1
1
1

1
I
1

I
1

Atomi

P 9
p Nq
Np q
Np Nq

0
0
0
0

1
1

1
1

0
0
0
1

0
0

0
1
0
0

1
0
0
0

0
0

0
0

0
l

1
1
0
0

1
0
1
0

69

Gli atomi, cosnc si ricava dalla prima parie della tavola,


sono combinati a due a due. Se noi preponiamo agli atomi
cosi combinati il funtore ' K Mteniamo quattro prodotti lo
gici elementari che riportiamo nella prima parte della tavola
mentre trascriviamo il resto come sopra. Le quattro file che
partono dai prodotti logici elementari vengono per comodit,
numerate coi numeri romani da I a IV , posti tra parentesi.

(I)
(II)
(M I)
(IV )

(I)
(II)
(III)
(IV )

Prodotti
logici
elementari

fl

Kpq
KpNq
KNpq
KNpHq

.
I
l

Prodotti
fogtc
elementari

Kpq
KpNq
KNpq
KNpNq

0
0
0
0

0
0

0
1
0

1
0

0
0
0

0
0

0
1
0
0

0
0
0

0
0
1

0
0

0
1
0

facile ora ridurre ognuna delle sedici funzioni della


tavola a forma normale disgiuntiva.
Per ottenere la forma normale ditgiuntva di u^a i^ualsjasijunzltoe3i-laja^omm8i-logica.-soltanto..di quei .piodotti
:?uL.^rrisponde un'unit nella mairke
delta funzione in gMme.

1
pitdotti logici elementari a.uiJavecc. corrispondono
degli je ri nella (natrice.non venepno presi in niidenraone.
Cos, la forma normale disgiuntiva della^utologi^
Vpq = AKpt/AKpNqAKNpqKNpNq.

70

Infatti, poich nella matrice d ' V compare il numero


uno tutte e quattro le volte, bisogna fare la somma logica di
tutti c quattro i prodotti logici elementari.____
La forma normale disgiuntiva dellafiomma Iggjcg^fe invece
la seguente
Apq = AKpqAKpNqKNpq.
Il
lettore avri rotato che nella matrice di ' A ' compare
uno zero nella fila (IV ) e pertanto il prodotto logico elemen
tare che si trova nella fila (IV ) e cio ' KNpNq ' non viene
preso in considerazione, mentre si sommano i rimanenti IreLa forma normale disgiuntiva dell([mplc^one inveri'^

Bpq ~ AKpqAKpNqKNpNq.
Infatti nella matrice di ' B compare uno zero nella fila
( III) e quindi il prodotto logico elementare 'K N p q che si
trova nella stessa fila oon viene preso in conslderatione,
mentre si sommai>o i rimanenti tre.
La forma normale disgiuntiva deUSin'pTiMtione. matenl^
Cpq AKpqAKNpqKNpNq.
Infatti nella matrice di 'C "compare uno zero nella fila
(II) e pertanto i) prodotto logico elementare ' KpNq ' che si
trova nella stessa fila non viene preso in considerazione, men
tre si sommano i rimanenti tre.
La forma normale disgiuntiva del npnijn3dori:
Dpq = AKpNqAKNpqKNpNq.
Infatti nella matrice di '> compare uno zero nella
fila (1) e quindi ii prodotto logico elementare ' Kpq che si
trova nella stessa fila viene trascurato, mentre si sommano
i rimanenti tre.
La fonna normale disgiuntiva delllggivlenz'^ft
Epq = AKpqKNpNq.
71

Infatti nella matrice di ' ' compaiono due zeri, uno


nella ila ((i> e uno nella fila (III). Periamo i prodotti logici
eletnentari KpNq ' c ' KNpq ' che si trovano rispettivamente
ncHe file (11) e (III) vengono omessi, mentre si sommano i
rimanenti due.
La forma normale disgiuntiva della (nnua neutra^
' Fpq '..-dove ' f un iuniore degenerato,
Fpq ss AKNpqKNpNq.
Infatti nella matrice di 'F ' vi sono due zeri, uno nella
fila (I) e uno nella fila (11). Pertanto i prodotti logici elemen
tari che si trovano nelle stesse file vengono trascurati, mentre
vengono sommati i rimanenti che si trovano nelle file dove
compaiono le unit.
La forma normale disgiuntiva della .formula neutra
l,Cpq \ dove ' i? ' un funtore degenerato,

Cpq = AKpNqKNpNt].
Infatti nella matrice di ' 0 ' compaiono due zeri, uno
nella fila (I) e uno nella fila (tll). Pertanto i prodotti logici
elementari che si trovano nelle stesse nie vengono trascurati,
mentre vengono sommati i rimanenti due.
La forma normale disgiuntiva della formula neutra\ Hpq *, dove ' W i un funtore degenerato,

Hpq = AKpqKNpq.
Infatti nella matrice d i' H ' compaiono due zeri, rispettivameme nella fila (II) e nella fila (IV ) e pertanto i prodotti
logici che si trovano nelle stewe file vengono trascurati, men
tre si sommano i rimanenti due.
La forma normale disgiuntiva della 'fomula neutra*
!i tiovc
un funtore degenerato,
/pq s AfkpqfCpNq.
Infatti nella matrice di ' / ' compaiono due zeri, rispetti
vamente nella fla (H I) e nella fila (IV ). c pertanto i prodotti

72

logici etemeniari che si trovano nelle stesse file vengono omes


si. mentre $i sommano i rimanenti due. e cio i prodotti logici
elementari che si trovano nelle prinK due file.
La forma normale disgtunilva della (nbn'^oivenz
fpq = AKpNqKNpq.
Infatti nella matrice di ' / ' compaiono due zeri, rispettivamente nella fila (I) e nella fila (IV ) e pertanto i prodotti
logici elementari che $1 trovano nelle stesse file vengono tra
scurati, mentre s sommano i rimanenti due. cio i pn^dotti
logici elementari che si trovano nelle file ( 11) c ( 1( 1).
La forma nonnaie disgiuntiva delfprodotto T^icol
Kpq = Kpq.

Infatti nella matrice di * K compare un'unit soltanto nel


la fila (I) e pertanto viene preso in considerazione soltanto il
prodotto logico elementare che si trova nella stessa fila, men
tre vengono trascurati i rimanenti tre. Non si dimentichi
cfr. retro 1!. 3.21. che un unico prodotto logico elemen
tare una forma normale disgiuntiva. La stessa cosa si dica
per le forme normali disgiuntive della non-implicazione. della
norhimplicazione inversa c della non^mma che ora esami
neremo.
La forma normale disgiuntiva della<^n-implicazon^
Lpq KpNq.
Infatti nella matrice di ' f. ' compare un'unit soltanto
nella fila ( 11) e pertanto viene preso in considerazione soltanto
il prodotto logico elementare che si trova nella stessa fila,
mentre vengono trascutati i rimanenti tre.
La forma normale disgiuntiva della -npn-tmplicazi^e inver*
Mpq = KNpq.
infatti nella matrice di 'A f ccmipare un'unit soltanto
nella fila ( III) e pertanto viene preso in considerazione sol

73

tanto il prodotto logico elementare che si trova iti corrispon


denza nella scessa fila, mentre vengono trascurati i rimanenti
tre.
La forma nomale disgiuodva della^^n-sommaj

Xpq = KNpNq.
Infatti nella matrice di 'X ' compare un'uniti soltanto
nella fla (IV ) e pertanto viene preso in considerazione sol
tanto i) prodotto logico elemenure che si trova in corrispon
denza nella ste&sa fila, mentre vengono trascurati i rimanenti
tre.
A rigott non esiste una forma normale disgiuntiva della
<rantraddizi^|^ dal momento che nella matrice di ' O ' non
compare alcuna unit, e pertanto possiamo scrivere

Opq = (
)
dove il segno ' (
) sta ad indicare una forma normale
disgiuntiva nulla. Una volta trovate le forme normali disgiun
tive di tutte e sedici le funzioni compresa quindi la forma
normale disgiuntiva nulla
sar opportuno ordinarle in una
tavola, usando la simbologia di Lukasiewicz e quella di Whitehead-RusselI, ma con l'uso delle parentesi in luogo dei punti.
La prma simbologia necessaria perch rigorosa (in quanto
iKn fa uso di segni extralogici come e parentesi) c completa
(in quanto assegna un nome a ciascuna delle sedici forme
normali disgiuntive); la seconda i conveniente perch inlui*
Uva _ cfr. TAVO LA I .

5.4. L'inierdejinibilii dei funtori coi soli operatori N


ed ' A '. Le forme normaU congiuntive.

K'

Una volta ottenute le sedici forme normali disgiuntive,


ognuna delle quali definisce una delle sedici funzioni lucka*
siewlcziane, ricaviamo da esse le corrispondenti forme noimali
congiuntive. Si tratta di un processo semplicissimo. Basta cioi
sostituire, in cisKupWqnna^ nonuje^dgiundya^ogm

74


l
o.
l

_
"w V *
* e.

o. e*. a.
* X * '

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^ X r % ^ ^ 2;
r r r r < -^w; ^
a o. Q. ca. o. O.Z
fi. &. >.> & o.
K ^ - ^ r r r r ^ - x r r T S t W s i . . .
I I I I u I I I I I I I I 1) II tl I I 11 II n 11 u
s s r s s g g s s g g - s s ls s
ik <
Ci (i) " O a: 5-5:> 5 5 x o

za del Kgno * A ' col segno '


ogni ricorTcnza_del segno
' JC * col segno. ' A Si ottengono cosi sedici fonne nonnali
congiuntive. Per comodit, a mano a mano che ricaviamo le
forme normali congiuntive, le numeriamo coi numeri natu
rali, da I a 16 pesci Ira parentesi.
(1) KAptjKApNqKANpqANpNif
(2) KApqKApNqANpq
(3) KApqKApNqANpNq
(4) KApqKANpqANpNq
(5) KApNqKANpqANpNq
(6) KApqANpNq
(7) KANpqANpNq
(8) KApNqANpNq
(9) KApqANpq
(10) KApqApNq
(11) KApNqANpq
(12) Apq
(13) ApNq
(H ) ANpq
(15) ANpNq
(16) {
)
Ora necessaria una ricapitolazione di quanto abbiamo
fatto sia nei paragrafo prtcedenie 1!. 3.3. che nel
presente:
1) abbiamo ricavato sedici (orme normali disgiuntive
diverse tra di loro e da queste abbiamo ottenuto sedici forme
normali congiuntive;
2) le forme normali disgiuntive, da cui siamo partiti
per ottenere quelle congiuntive, sono state ricavate seguendo
l'ordine della tavola lukasiewicziana dei funtori biargomen*
tali, a partire daH'opcratore ' V ' fino a pervenire aHopcratore
'0 ';
3) rispettando quest'ordine si notala una progres
siva riduzione di unit nelle matrici, da quella del funtore
' V costituita di sole uniti, a quella de) funtore ' O
costituita di soli zeri;
76

4) in base all'ordiRe seguito $i i visto che le prime


olio forme normali disgiuntive cornspondono alle prime otto
funzioni della tavola lukasiewtcziana, e pertanto le prime
otto fonne normali disgiuntive ottenute conispondoiK}, neirordme, alle funzioni degli operatori
V. A. B. C. D. E. F. G
mentre le rimanenti o ro forme normali disgiuntive corri
spondono nell'ordine, alte funzioni degli operatori
H. I. f, K. L, M. X . O;
5) le prime otto forme normali disgiuntive sono risul
tate opposte alle seconde otto, cosa che il lettore pu osservare
personalmente guardando U TAVOLA I. Si vede facilmente
che la prima forma normale b opposta all'ultima, ia seconda
alla penultima, la terza alla terzultima, la quarta alla quar
tultima e cosi via Hno ad arrivare aU'ottava che opposta
alla nona.
Infatti guardando la TAVOLA I si r>ota quanto segue:
nella prima forma normale disgiuntiva compaiono
tutti e quattro i prodotti logici elementari; nell'ultima non
TK compare nessuiK);
nella seconda forma normale disgiuntiva compaio
no i primi tre prodotti logki elementari, ma manca il quarto;
nella penultima compare il quarto prodotto logico elementare
ma mancano i primi tre;
^ nella terza forma normale disgiuntiva compare il
primo, il secondo e il quarto prodotto logico elementare, e
manca ii terzo; nella leizullima compare il terzo prodotto
logico elementare, ma mancano il primo, il secondo e il
quarto, e cos via.
1
problemi che ci poniamo ora a proposito delle forme
normali congiuntive, ottenute da quelle disgiuntive, sono i
seguenti:
77

1)
se valutisiDO le sedici forme nomali congiuntiv
Ottenule da quelle disgiuntive, esse risultano diverse tra di
loro?
2} se valutiamo le sedici forme nonnali congiuntive,
netrordine in cui sono state ricavate dalle corrispondenti
disgiuntive, otteniamo l'ordine inverio della tavola lukasie*
vtricziana dei funtori biargomentali, a partire dal funtore ' O *
fino a pervenire al funtore ' V 7
3) se valutiamo le sedici forme normali congiuntive,
nell'ordine in cui sono state ricavate dalle corrispondenti forme
normali disgiuntive, notiamo una progressiva riduzione di zeri
nelle matrici, a partire da quella del funtore O costituita
di soli ri. fino a pervenire a quella del funtore ' V costi
tuita di sole unit?
4) se valutiamo le forme normali congiuntive, nell'or*
dine in cui sono state ricavate dalle corrispondenti forme
normali disgiuntive, le prime otto di esse, cosi come si sono
ottenute, corrispondono alle funzioni della seconda nveti della
tavola lukasiewicziana. e cio alle funzioni degli operatori

H. /, /, K. L. M. X . 07
e le rimanenti otto corrispondono alle funzioni della prima
met delia tavola, e ciofe alle funzioni degli operatori
V. A. fi. C. D. . F. C7
5} se valutiamo le forme normali congiuntive, $eguendo lordine in cui sono state ottenute dalle correlative forme
normali disgiuntive, le prime otto di esse risulteranno opposte
alle seconde otto?
Per risolvere i cinque problemi ora posti sufficiente
verificare il valore di verit di ognuna delle sedici forme
normali congiuntive col metodo appreso precedentemente
cfr. II. 1.5. e sgg. .
^ Per ogni valuttzione si devorx> fre 2^ s 4 OKtuzJoni dal

78

La verfica d i segueoti multati:


(])
(2)
(3)
M)
(5)
(6)
(7)
(8)
(9)
(IG )
01)
(12)
(13)
(14)
(15)
(16)

KApqKApNqKANpqANpNq
KApqKApNqANpq
KApqKApNqANpNq
KApqKANpqANpNq
KApNqKANpqANpNq
KApqANpNq
KANpqANpNq
KApNqANpNq
KApqANpq
KApqApNq
KApNqANpq
Apq
ApNq
ANpq
ANpNq
(
)

matrice 0000 = Opq

1000 = Kpq

0100 = Lpq

OOlO = Mpq

OOOl
Xpq

0110 = IP<1

0011 = Fpq

OIDI Cpq

1010 = Hpq

1100 = lpq

IODI Epq

Ilio = Apq

>
noi
Bpq

lO It = Cpq

Dpq
OHI

1111 = Vpq.

Dai rsultati ottenuti ricaviamo, per comodit, una tavola


per le forme normali congiuntive analoga a quella fatta prima
per le forme normali disgiuntive, servendoci anche in questo
caso, e per gli stessi motivi della doppia simbologia di
Lukasiewicz e di Whitehead-Russell. Si veda la TAVO LA H.
ii
lettore avr notato innanzi tutto che rintt/sretazot>e
deila (16) i stata, ottenuta per. ^justOne. Comunque una
nomenio che in ogni forma normste consuntiva compaiono due
virsb ili.
veriHcs della prima forma normale congiuntiva d i:
1) p / \ . / I :

IO K 4 0 M 0 0 s

a KtKtKiQ a KtKiO ATIO 0


2) P/. 9/0: K>10/CA1NOK4N10-4NIWO= /C IM J l/CAOOAOl =
= K tX lK O I = K JK IO a K IO s 0

3) p/0. 9/1: K/<OIKAOM/C/<^OM/V(Wt a K \K A K A lA tO s


M ATlKArtl =

XlATOl a 1^10 a 0

4> p / 0 , /O : KADOKAOMOCANOOANONO m K<3KAt\KA\(A\\ a


a /COAwlKIl a KO /ClI - KOI m 0.

Oo venula fuori la matrice della contraddizione 0000


corrispondente alta (unzione 'O p q '. 11 Ultore faccia per conio suo
le rtmanenii vcrficbe.

79

I
>

o.

>>>>

a. ct. a. a. <

l 1 l l
"S'S I

i l l

B,

Q.

9- .

i (

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o*
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6,

O* O* .

O-

^ Q.

> > > > > >

>>>>>>
< O . Q. O. O. a .

O'
"5
O. o.
i l

II |{ II II II II (I II II II II II II II II II

Z.

A o - 2 :3 t^
% D. Q. ca.%
Cr o- o-^ o*
O^ 2:2: ^ 5 ? $ r^
Q. . cs.) "s; o . < 6. <
' ' C'
^
2:
a Vi !
^
O'
O"
*o*<i o* o*<:
S. o . S. b . o. D .Z
b . a . b. o. ^ ft.
o. Q . ^
w;i<aS<s:s.i<ss<si-c-^-^-n:^
II II II II II II II II ti II II H II II U II

s s s s s g g s s ^ g g g a s s :
o ic -j 5 X -Su. O t
n: a O Q >

volti fatta la verfica facile rispondere ai quesiti sopra


posti: infatti dalla verifica rsultato quanto segue:
1) valutando le sedici forme normali congiuntive, ri<
Cavate dalle corrispondenti forme nomali disgiuntive, sono
risultate sedici forme normali congiuntive diverse, ognuna delle
quali corrisponde a una diversa funzione della tavola lu
kasiewicziana;
2) valutando le sedici forme normali congiuntive, nel
l'ordine in cui sorto state ottenute dalle corrispettive forme
normali disgiuntive ricavate a loro volta dalla tavola
lukasiewicziana
non si ottenuto un ordine corrispon
dente all'ordine inverso dei funtwi lukasiewicziani a partire
daUoperatore ' O fino a pervenire alloperatore ' V ' . e cio
all'ordine dei funtori

0. X. M. L. K. f. I. H, C. F. E, D. C. B. A. V.
Infatti, delle forme normali congiuntive
la (I) t risultata logicamente equivalente alla funziorte del funtore ' O
la (2). la (3), !a (4) e la (5) sono risultate logica
mente equivalenti rispettivamente alle funzioni degli operatori
' K . ' L ' . ' M ' . ' X ' :
la (6) i risultata logicamente equivalente alla fun
zione del funtore ' /
la (7). la (8), la (9) e la (10) sono risultate logi
camente equivalenti rispettivairtente alle funzioni degli ope
ratori ' f
' H\
la ( I I ) risultata logicamente equivalente alla
funzione del funtore ' E
la (12), )a (13), la (14) e la (15) sono risultate
logicamente equivalenti rispettivamente alle funzioni dei fun
tori ' 4
B
C
D
la (16) risultata logicamente equivalente alla fun
zione del funtore V

81

In poche parole.ti i partiti da forme nonruli disgiuntive

ri.logicamente equivatenii. rtcH'ordine, alle funzioni degli opcrator

V. A. B. C. D. E. F. G. H. I. /. K. L. M. X. O

|e ti sono Detenute forme normali congiuntive logicamente


<equivalenti, neUordine, alle funzioni degli operatori
0 . K. L. M. X. t. F. G. H. i, B. A. B. C. D. V;

3)
valutando le forme normali congiuntive ncH'ordin
in cui si sono Ottenute dalle corrispondenti forme normali
congiuntive, ricavate a loro volta dalla tavola lukssiewicziana
dei funtori biargomentali. si appreso che pur non rispet
tando lordine inverso della tavola lukasicwicziona si assiste
pur sempre a una progressiva riduzione di zeri nelle matrici.
Infatti:
nella matrice della (1) vi sono quattro zeri;
nelle matrici della (2), della (3), della (4) e della
(5) vi sono tre zeri;
nelle matrici della (6). della (7). della (S). della
(9), della (10) e della (11) vi sono due zeri;
nelle matrici della (12). della (13). della (14) t
della (15) vi i uno zero;
nella matrice della (16) non vi alcuno zero;
4} valutando le forme normali congiuntive nell'ordine
in cui sono state ottenute dalle corrispettive forme normali
disgiuntive ricavate, a loro volta seguendo l'ordine delia
tavola lukasiewicziana dei funtori biargomentali, risultato
cbe
le prime otto forme nonnali congiuntive non corrispondcmo alle ultime otto funzioni della tavola lukasiewic
ziana, cio alle funzioni degli operatori

O. X. M. L. K. J. /. H
82

ma corrispondono a sei funzioni della seconda met della


tavola lukasiewicziana. e cio, nell'ordine, alle funzioni degli
operatori
O. K. L, M. X. /
e a due funzioni della prima meta della (avola lukasiewicziana
e cio alle funzioni de^li operatori

F.

0\

egualmente le ultime otto forme normali congiun<


live, ottenute dalie corrispettive forme i>Onnali disgiuntive,
ricavate a loro volta dalla tavola lukasiewicziana, non cor
rispondono alle prime otto funzioni della tavola lukasie
wicziana e cio alle funzioni degli operatori

V. A. B. C. D. E. F. 0
ma corrispondono a due funzioni della seconda mei della
uvola. e cio alle funzioni degli operatori
H .

I.

e a set funzioni della prma met della tavola lukasie


wicziana, e cio. neH'ordine, alle funzioni degli operator

E. A. B. C. D. V;

5)
valutando le sedici forme normali congiuntiv
nellordine in cui si sono ottenute dalle corrispettive forme
normali disgiuntive, risultato che le prime otto di esse
sono opposte alle seconde otto, cosa che il lettore pu veri
ficare guardando la TAVOLA li. Si vede facilmente che
ia prima forma normale congiuntiva opposta airultma, la
seconda alla penultima, la terza alta terzultima, la quarta
alla quartultima, e cosi vis fino a pervenire airotiava che
lopposta della nona.
Infatti sempre guardando la TAVOLA II si nota quanto
segue:
nella prima forma normale congiuntiva compaiono
tutte e quattro le somme logiche elementari; nellulilma
non ne compare nessuna;

63

nella seconda fonna normale congiuniiva com*


paiono le prime tre somme logiche elementari ma manca
la quarta: nella penultima forma normale congiuntiva com*
pare la quarta somma logica elementare ma mancano k
prime tre;
nella terza forma normale congiuntiva compaiono
)a prima, la seconda e la quarta somma logica elementare
e manca la terza; nella terzultima forma normale congiun
tiva cap are la teiza somma logica elementare ma man
cano la prima. la seconda e la quarta. E cos via.

5.5. Punlo di vista logico e punto di vista strutturale.


In conclusione bisogna distinguere due punti di vista:
quello logico e quello strutturale.
Dal Pt/nffl-ifi.jJsM./i)gtco_LQDfira2ione,di..trsformazione
delle forme norm_ali disgiuntive .u).. qllft. ooQgiuntive
esauriente e ccropJeto.

(1) Si sono ottenute sedici forme noimali disgiuntive


ognuna delle quali corrisponde a una delle sedici funzioni
della tavola lukasiewicziana.

(2) Si sono ottenute sedici forme normali congiuntive


ognuna delle quali, anche se non stata ricavata seguendo
l'ordine inverso della tavola lukasiewicziana, corrisponde
a una delle sedici funzioni della tavola lukasiewicziana.

(3) Ognuna delle forme normali disgiuntive i risultata


opposta a una forma normale disgiuntiva.
(4) Ognuna delle forme normali congiuntive i risultata
opposta a una forma nomiale congiuntiva.

(3)
Ognuna delle forme normali disgiuntive i risultata
\opposta a una forma normale congiuntiva e vicevetM.

84

Si veda il seguente iqjecchieito

(5)

il)

V A B C D E F G H I ) K L M X O

(5)

(2)

(4)
Nel grafico;
(1) rappresenta le forme normali disiuntive neH'ordine In cui sono siale ricavate, cio seguendo lordine della
tavola lukasiewicziana:
(2) rappresenta le forme normali congiuntive nell'or
dine in cui sono state ottenute dalle corrspondenli forme
normali disgiuntive;
(3) rappresenta le opposizioni biunivoche interne ira
le forme ncrmaii dis^unlive:
(4) rappresenta le opposiuoni biunivoche inieme tra
le forme normali congiuniive;

65

(5)
rapprtscnca le opposizioni biunivoche ira le form
normali disgiuntive e le forme DOnnali ongiuniive.
Dal punto di vista sfruuurale le cose stanno diverta*
sc.s..<i?fK>Piuilj)yi)l9-.I-yjst* truiirtJc.
Si vede infatti che allorch avviene il
prtKcsso di trasformazione dalle forme normali disgiuntive
a quelle congiuntive sostituendo cio tutte ie ricorrenze
delloperatore " v e t " con loperatore " " e tutte le ricor
renze deUoperatore '* et " con loperatore vtl :
(a) quattro forme normali disgiuntive danno origine a
quattro forme normali congiuntive $omi/ian(i alle prime dal
punto di vista strutturale ma opposte ad esse dal punto di
vista dei senso togico, e precisamente:
le fotme nomali disgiuntive che chiamiamo coi
nomi lukasievricziani
V . E. / . 0

danno origine rispettivamente alle forme normali congiun


tive che chiamiamo
O. /. E. V i

(b) otto forme nonnali disgiuntive danno origine a


otto forme normali congiuntive somigliami alle prime dal
punto di vista strutturale ma diversa da esse dal punto di
vista del senso logico, e precisimente:
' le fonne normali disgiuntive che chiamiamo coi
nomi lulca$iewic2iani

A. B. C, 0
danno origine rispedivamente alle forme normali congiuntive
che chiamiamo
K , L . M , X-.

e le foime normali disgiuntive che chiamiamo


K. L, M, X
danno origine alle forme nonnsli congiuntive che chiamiamo
A. B. C. O;

86

(c) infine quoliro (orme nonnali disgiuniive danno


orgine a quattro forme nonnali congiuntive somiglianti alle
prime dal punto di vista strutturale, e identiche ad esse dal
punto di vista del senso logico, e precisamente;

le forme normali disgiuntive che chiamiamo eo


nomi lukasiewicziani
F. C. H. I
danno luogo alle forme normali congiuntive che chiamiamo
con gli stesr nomi
F. C. H. /.
Quanto abbiamo ora detto vale anche se facciamo il
processo inverso e cio se trasformiamo le fortne t>onnali
congiuntive in forme normali disgiuntive.
Si veda il seguente specchietto

( 1)

( 2)

87

Nel grafico, ch va confronlitto con il precedente:


(a) !e rtle indicano che la (rasformazionc d luogo
a forme noimali somiglianii tra loro dal punlo di vi$ta strut
turale ma opposte ira di loro dal punto di vista del &en$o
logico;
(b) i tratlini indicano che la trasformazione d luogo
a fonne normali somiglianti tra loro dal punto di vista sirullurale ma diverse tra di loro dal punto di vista del senso
logico;
(c) i puntini indicano che la trasformazione di luogo
a forme normali somiglianti tra loro dal punlo di vista strut
turale e identiche tra di loro dal punto di vista del senso
logico.
/
Sorge il l^ llim o sospetto che v: siano delle strutture
\astratte che, interpretate in un senso, danno origine a forme
Jnonnali disgiuntive, e, interpretate in un altro, danno orgine
a fonne normali congiuntive. Non possibile affrontare lo
studio di queste strutture astraile, senza esaminare i capisaldi
VdelIAlgebra della logica.

68

CAPITOLO IV
D A LLALGEBRA D ELLA LO GICA
AL FUNTORE DI SH EFFER

4.1. Le lonli della logistica.


La logistica contemporanea la risultante di due distinti
prowssi distinti almeno in linea di principio : ;uno!
a l^ rc o e {uj/5treitan>enie logistico o meglio asstomaticodeduttivo
(iT p rltn ^ a avuto inizio con Booie ed continuato, tanto
per fare quakhe nome, con Jevons, Schrder, Huntington
Couturat, WhitebwdtSheffcr ed tuttora in continuo svilup
po;'Jljccond^si pu far risalire all'opera gigantesca di Fr^e
e attraverso le assiomatizzazioni di Whitehead-Russell. Hil
bert-Bernays. Hilbert-Ackermann, Lukasiewicz e numerosissi
mi altri to^ci, continuato anch'esso fno al giorni nostri,
producendo un'enorme messe di sistemi assiomatici.
Rinviando al prossimo volume l'inda^ne su questo se
condo aspetto della logistica, qui ci limitiamo ad analizzare
il primo, cio quello algebrico.
' Tra 1 due procesii, dittimi In lin di principio, vi sono coniifie iniericttnze e d OHnosi. Si ved al riguardo il v'oIu i m bene
inforrMio d i F . Ba m w e . Logica lormale e logico iioic*ndenioit. I I .
L'otcebra delta Ittiica. Torino, 1965. p. ISI e sgg. e p. 165 e sggB9

42. L'opera di Bcde.

11
pensiero di George Boole (181S-I864) rappresent
SOCIO molti Rspelti. una vera rivoluzione negli studi della
logica. Abbiamo gi notalo cir. I, 3.2. come la sua
opera indi! maiemaiica della logica (1847) costituisca in
sieme alla coeva Logica formale di Augustus De Morgan <18061871) 1 magno charta deila logistica contemporanea.
Ma soprattutto al libro Indagine sulle leggi del pensiero
su cui sono fondate U teorie matemaliche della logica e della
probabilit (1854), denso volume in cui sono rccoltt t risul*
tati pi importanli delle originalissime rctrche del logico e
matematico inglese, che necessario rifarci in questa sede *.
Boole cerca di scoprire te analpgje. tua l'algebra e la
logica, ma per fare ci deve modificare l'algebra ordinaria,
cio quella che i profani comunemente chiamano algebra sen
za ulteriori specificazioni.
Per conseguire il suo obiettivo Boole fa alcune consderazioni pieiiminari. possibile assegnare a ogni classe o
collezione di individui una lettera come x. y. z Cos se x
sta per *' cose bianche *' e y sta per " animali *', allora xy
stari per " animali bianchi . Analogamente se z sta per
" cose dotate di coma
allora xyt rappresenter la classe
animali bianchi dotati di coma ''.
L'ordine di combinazione di questi simboli i indifferen
te. L'espressione xy la stessa cosa che l'espressione yx e

* CcoKS BooLS, A i/tvtsiiioiion of th* laws of ihouiht on which


art fcmdeil tht mothtmiuieci theorie of Logte and ProMitilim.
London. IS54. L'opera
receniemente tr*dolU in lingua taluna
cura di M. Trinchen). GacMCt Boote, Indegin* sutU U (ii d*t pen
siro su cui sono fondMe U r<ww maiematkht dello lotico e delio
p/obabUii. Tocino. 1976.
* Si noli che Boole non fa uto di vireolctte o di apici e pertanto
nel preaenle paragrafo ci uniformmcno al no modo di Krivre.

90

rappresenta qxiella classe di indvtdut a cui si possofK) appU*


care simuhaneamenie i nomi di z e di y. E cio
ia)
ffy yx\
ini*i dire " animali bianchi e dire '* co*< bianche che sono
animali '* perfeltamence lo stesso*.
Quando simboli x t y hanno esaUamence lo stesso
significato {httve excUy th some tignificotion) allora la loro
combinazione i la stessa cosa che uno dei due simboli. Perci
(b)
Boole twn fa a questo rgttardo nessun esempio, ma U suo
discorso non di adito ad equivoci. L'esempio possiamo farlo
noi. Se * sta per ** napoletani " e y per '* partenopei * allora
dire " napoletani partenopei '* i la stessa co&a che dire ** na
poletani
Ora continua Boole >- ptHCh si suppone che y ha lo
stesso significato di x, ncH'eguaglianza scritta sopra possiamo
sostituire x a y. Avremo quindi
(c)
nara-f^
*
Contro quanli con superficiale c acritica riduzione ideAtiHcano
logica matematica ( Boole tteo a m ctiert ]n fuaidia li lettore
< Dicendo questo per6 (w . che I timboii letterali x. y. t ono com
mutativi cooie quelli d d l'alsB^ a) non ti fferma (U is not affirmed)
che il prc<o di moltiplicazione in al|ebra. la cui le ^ (ondamen
tale i opreMO dallequazione

xym yx
pouieda in te esso una qualche anatofia (any analogy) con quei
processo di combinazione tofica che t stato rappresentato con xy: ma
ti intende solo che. te il propeao tapoo .e <iwcUo.janBDCt|cB-lPPn
espm ai ^a,eU M a..M nieoi._te.Ioro..ppraasictai tin ^ ic b e ^ ra n n o
o(gte aHa sresu le ^ _ foratale U M / sym M ieal exprestiont will be
tu b i'lo ' tlii'to r n i fonnal law). L'evidenza di quella soggezione
del tutto distinta nei due caai (ii m the two e^tet quite <fisrincr) >.
A n ifiveuiforion o f the fow* etc, repr. New York. IW . p. 51. S i veda
anche la traduzione italiana cit. p. S I. Boole twn poteva esKce pift
chiaro e non poteva dir crteglio. SI noti Che la nuirterazione progres
siva <ieilc formule di Bonle con le kitert dcHalfabcto ira parentesi
i nostra.

91

e. adottando la grafia usuale dell'algebra ordinaria, possiamo


scrvere anche
(d)
E questa la cekfart propriet itlVUempounux *.
Fatte queste questioai pitliminar Boole affronta direilanMnte U questiocK che pi gli sta a cuore e ck>i quella
dellanalogia tra le operazioni della logica e quelle dell'algebra.
Si pu trovare continua il grande logico inglese
un'analogia tra le parole " <" ed " o " e il segno -I- detlalgebra ordinaria. Si pu vedere per esempio che lespressione
" uomini e donne i equivalente all'espressione *' donne e
uomini sicch se x rappresenta '* uomini '* e y rappresenta
' donne " e + sta per " e " o per " o avremo
(e)
x'^ y i y f
eguaglianza che i vera anche se x e y rappresentano numeri e
f il segno di addizkme dell'artmetica.
Ora se con z intendiamo '* europeo ", allora dire " uomi
ni e donrw europei la stessa cosa che dire uomini euro
pei e donne europee In simboli
(0

f i t y f v ) = ' i x -l-'rv.\

Analoghe considerazioni fa Boole per la parola '* eccet


to '* che si pu far corrispondere at segno dell'algebra
ordinaria. Se indichiamo con x ** uomini , con y asiatici "
e con z bianco allora dire " uomini eccetto gli asiatici **
i la stessa cosa che dire " uomini bianchi eccetto asiatici bian
chi
In simboli
<8)

jt Or ~y) g

* C.

6001C. Op. eil^

p. 31:

ird. U.

pp. SI-S2.

Si nM i che Boole s lu d i* I c o A n e itiv i V '

c d * o '* prima n e t
loro impie^o rtelle to(iC* kite eta$ti (* Frlm ary" Or * Conereit Propotiiions I e poi ncila lopca degli enuneiali ( ' Secondary' cr * A b s tr x i
Propositions'^, op. dr.. cap. IV , p. S2. tr. ii^ p. 79.

92

Le equazioni (f) e (g) possono essere considerate come


esempliilcazioni di un'unica legge generale (w exemf^ificolion of a single generai iaw) la quale stabilisce che ] simboli
leiterali x, y, z ecc.^6oao_distrilKUivi.Ds lorQ..<^jizioDe*.
Inoltre continua Boole I segni '* " o sono * pos
sono essere espressi mediante il simbolo a . Sia la proposi
zione Le stelle sono i soli e pianeti Simbolizziamo
' stelle *' con *
" soli " con y
" pianeti con z.
Avremo quindi
(h)
Da (h) segue che le stelle che non sono piaiKti sono
soli, e cio
(i)

x , =y:

Il
segno 2 stato trasposto da un membro deH'equazione
all'altro conformemente alla regola algebrica della trasposi
zione (in accordance wilh th dgebraic rule of iransposition).
Di qui si possono fissare due assiomi: a) se cose eguali
sono aggiunte a cose eguali,, le somme sono eguali; b). se
coe eguali vengono sottratte da cose eguali,..! resti sono
eguali.
Ancora continua Boole se due classi di cose, x e
y, sono identiche, cio se tutti i membri dell'una sono membri
dell'alcra. allora quei membri di una classe che hanno una
* Il fallo generstc che te lecge esprme quetio. cio:
Se una
quakhe qualiti o circotian u vkne atlrbuiia a tu lli i membri di un
(ruppe, (ormato o per ssgregazione o per esclusione di gnjppi parziali,
la coneexiorte risuitance la stessa che se la qualit o circostanza
fo*e prima attribuita a ciascvn membro dei giuppi parziali, e l'afgreaaziooe 0 l'etclusione fosse attuata in K |u i(0 . Quello che atuihuito
ai membri del tutto l attribuito ai membri delle tue parti, in qualsiasi
maniera qtielle pani siano connesse insiem e*, op. eil., p. 34: trad.
it.. pp. 55-56.

93

data propriet z saranno identici a quei membri dell'altra che


iianno la stessa propriet z.
Perci se abbiamo Tequaziotic

(k)

fx-.yi

c z stia per una qualsiasi classe o propriet, allora avremo


Questa i formalmente identica alla legge algebrica (j
formally thg some as the algebraic law) che dice: se ai moUiplicano i membri di un'equazQng,j>et-la-^tesaa,..Quantit J
prodgtti 8000 eguali.
Si riduce allora la logica airalgebra, cosi come comu
nemente intesa? Assolutamente noi
Qui, comunque. Boole che scrive testualmente
lanalogia tra questo sistema (^ . il sistema booliano) e quello
dell'algebra comunemente intesa, sembra terminare (he anahgy of the present ^stem with that of algebra, as commonly
stated, appears to stop)... Non si pu inferire dall'equazione
zjr = zy
che l'equazione
z= y
vera, in altre parole, lassioma degli algebristi, che entram
bi i membri di un'equazione possono essere divisi per una
stessa quantit, non ha qui un equivalente formale {has no
formai equivalent here)... ci che ora abbiamo mostralo che
non vi tra quelle leggi alcunch di analogo nella forma
a un assioma dcH'algebra comunemente accettato {does not
exist among those laws anything analogous in form with a
commonly received axiom of Algebra)
Abbiamo riportato integralmente le parole di Boole per
mostrare come il grande matematico e logico inglese, se ha
notaio le analogie tra le operazioni logiche e quelle dcU'al^bra ordinaria, non ha esitato a porre in evidenza, con altret
tanta energia e con parole chiare cd incquivocabili. le dtf^ Op. <U.. pp. 36-J7; tt. il., pp. 57-59.

94

jerenzt tn di esse *. De) resto se la logica si fosse identificara


sic et simpUciter con la matematica, il lavoro di Boole sarebbe
stato del tutto superfluo, n egli avrebbe scritto le due opere
che lo hanno reso famoso. E questo basti per ora a distinguere.
ar)Cora urta volta, i confini tra la logica e la matematica, quali
che fossero poi al riguardo le idee personali del logico e
matematico inglese.

Restano comunque grandi meriti di Boole:

la creazione totetbra detta togica. ossia di un'a


gebra. che, non essendo legata, almeno in linea di principio,
alla quantit e at numero, in grado di analizzare in forma
simbolica e rigorosa le strutture della logica studiandone le
propriet e le leggi formali *;
* E questi simboli ddla logica tono nel loro UM s o lle o n i a
leggi d ^ i^ tc. che poniolm enu n n c w tlm o . e parti^m em g difftriscolio dlie leggi dd corrpondenti simboli nell* seienz* dell'algebta
{And ltete symbols o f tt<C r in iheir use sub}eci io d tfM ie aws.

porlly agreeing with and partly differing front ih


of the cor
responding symbols iit lh& icience o f Algebra). Op. Cil.. p. 27; tr.
it., p. 4S. il tetto Origintle in corsive; abbiamo comervaio il corsivo
nella iraduitone tita n io nei due punii pl irnporttnti per meglio
metierli In evMenza.
* La legitiima pretesa di Booje, c|Mlla .d i.,c ru r. jina.fiuo.va
algebra.~cfie prescinda
ordiiaria; V i i non td o una
sirena analogia ira t operazioni della niente che ragiona in generale
e le sue operazioni nella scienza p*ntlare dell'algebra, ma vi i in
misura conaiderevolc. un accordo esano ira le leggi nvedianie le ^usli
vengono eseguite le due cla i di operazioni. Naiuraimente le leggi
<5evono essere determinate indtpcfldeniemente nei due casi {musi l'n
both c a tn be determ intd ndi'jMni/tfn(/y): e qualsiasi accordo formale
tra di esse pu essere stabilito soltanto a positfion, mediante compam iotve attuale. Prendere a prestito U notazione della scienza dei
numeri, e <)uindi assumere che nella toa nuova applicazione te leggi
mediante le quali governato it suo uso rimarranno immutale,
sarebbe una mera ipotesi. Op. eit.. p. 6; tr. it.. pp. 13-16.
L'esigenza di Boole i ouetta di voler prescindere dalla scienza della
quantilt c del numero: < I due domini d: inierpreiazione restano
separaTe indipendenti, ciascuno soggetto a lk sue proprie kggi e

95

__la prima realizzaxione di on*o/ggfefg..<feg^r<//a. ossi


di un'unica algebra l cui simboli, se inlcrprciati in un senso,
danno come risultato una branca della logica (per es. la logica
degli enunciati): se interpretati in un altro senso, danno luogo
ad unaltra branca d: essa (per es. la logica delle classi)
Si rcalizM cctt con Boole per la prinia volta e in maniera
irreversibile il grande sogno di Goffredo Guglielmo Leibniz.

coMluioni (Th* iwo provinces o/ interpreiation remain opart and


independent, each subetf to its 0 >n laws and conditions) . Op. cit..
loc. cit.; If. it., p. 16. ...I m ^ li^ d elU lo * i soryo anche soesiii
a un* legge speei#Ie. #Ua'qua*J'sm ^.U.de^ quantit, in <liianio
uU . non jono ggcHl fce symbols j Logic are uiihr subi*ei to a

spedai law. io which th t symbols o{ <)u<uuily. as such, arc noi


subieeO. Op. (H.. loe. eif.: ir. tt.. pp- 16.17. La Icgic spedale s cui
Boole si r(e>ice qui la kgge detridem potca che non rale certo
iw llalgebr# ordinaria. Se poi Boole sia tioseito di fallo s rcaliitare
un'algebra senu alcuna infeudaziorve alta scienza delia quantit e del
numero un altro diKorso. La re*liM**ione solcanio parziale del pwgramms booliano poitebbe dimostiaie a limite il fallimento piatte
dell'opera di Boole. non certo rillegiiiim il della sua pretesa.
* Le due ricerche (*e. quella relativa alle proposizioni prima
rie ' e quella rd a iT ^ fle * propojizioni secondarie ". eio quell* concernente U logica dil classi e quella coocernenie la logica degli
enuneiari. diciamo meglio oggi) d iffM is ^ o . quanto agli oggeiii del
ptnsier^ .cht ec riconoseoiw. non quanto alle, fpggi formaii e scien
l i fic ^ che esse rivelano, o i merodi 0 proctsst che tono fondati su
qudle leggi {The tw o in<uiries differ as to ih* stibieets o f ihoughi

wUch th ty rtcogttise. noi OS IO Ih t formai and scuntifie laws which


ihey rtvM /. Of th melhods Of processes which are founded upon
those law s)*. Op. cit.. p. 159: Ir. il p. J2*. It corsivo nostro. Si
traila di uniea di Leibnl* (G . W . LeiBwiZ. Cencrates inguisiliones.
in Opuscoits et frogmtnts liUdiis de Leibnit, Extraiti de manuscrtt
de la Blbliothtque royale e Manovre. Hidehheim, >966. p. 377) rpreta
da Booie nel passo ora rporiato ed erediiata da Peano fO . Prako.
Fomulaire malhimali^ue. Turin. 1902-03. p. 6).

96

4.3. L algebra della logica dopo Boole. UlUit e limili deWalgebra astrofia.
Nella coacezionc di Boole permangono forti limiti.
Questi si riassumono nel persistente matematicismo, no
nostante gli sforzi giganteschi compiuti dal logico inglese per
liberarsene
Il fatto stesso che comparissero i coefficienti
numerici nelle sue formule nel linguaggio oggelio diciamo
noi oggi & un segno del mateniaticismo non del tutto
superato.
Resta perenne merito di William Stanley Jevcwis (1835*
1882), di Charies Santiago Sanders Peirce (1839-1914) c di
Friedrich Wilhelm Karl Ernst SchrOder (1841-1902) aver
liberato lalgebra booliana dalle sue scorie numeriche e quan
titative c di averne fatta una rigorosa algebra astratta, tanto
che secondo alcuni si dovrebbe parlare non di algebra di
Boole, ma di algebra di Boole-Schrdcr **. Infatti nelle monu
mentali Lszioni sullalgebra della logica di SchrOder conflui
scono tutte le modificaaoni e i perfezionamenti apportati al" Book cowider* la l< ^ ocune. J>fte
m iK o u iic*. E <lover o per aggiungere che per ui_l# matunstica .oon -i>.pef sua
natura n di faito -la scienza della qvaniii. Jl fallo che alle icnnc
esUlenii di analisi venga sstegnscs un'lnierpfe(azione quantitativa
<0 quanli{iiv inierpretoiicn il riin lialo delle cliCOSfanre per
<uik quali ono determinate tali forme, e non deve essere inteso
conte una condizione unlvenale deH'analiM (fi uniM noi eondiiion c i
Anoiytis). E w l fondamento di tale principio generate ct>e intendo
stabilire U caleoto delta logica e he reclamo per esso un posto tra
ie fonne riconotciuie delt'aoatisi maiemaika (a piace among th
oekno\v!dgd form o/ m cihtm aieel Analys4s>, senza tener conio del
fatto che t presente dev rimanere isotito rtei suoi oggetti e nei si>oi
itrum enti . G . Booie. The M uh tm a iicd Anafysh 0/ Lct'C, M n g an
fs s ty lowerd o ealeulus c f de^ucfive nctoning. London, Cambridge.
IS 4 7 . p . 3.

C. i. Lswis-C. H . LAicroR0 . Synfro/tc Lotic. 2* ed. New Y ojk.


1959. p. 27.

97

pt

l'algebra boolUna tanto che i tre volumi deU'opera costitui


scono una vera summa deUalgebra della logica
I cambiamenti apportali BHopera di Boole sono chiara
mente sintetizzati da Lewis e Langford come segue;
1) interpretazione deH'esprcssione
come J'uno. l'aitro
tro o non entrambi

0 entrambi

anzich come

'uno. lal

2) aggiunta della legge


a + a sz

che elimina i coefficienli numerici:


3) connessione sistematica delia somma logica e del
prodotto logico secondo le leg^ di De Morgan cfr. avanti
11. 5,6. :
4) eliminazione delle operazioni della sottrazione e
della divitione;
5) introduzione della reli^MW di Peirce. a c . b**.
Si traila di cinque risultati veramente intercssand, che.
mantenendo in piedi quanto dellalgebra di Boole i valido, la
liberano definitivamente da ogni riferinenio alla quantit e
al numero.
II mutamento veramente rivoluzionario nei confronti di
Boole tl primo. Esso la conditio sine qua non dei succes*
sivi. Questo mutamento consiste neirinterpretarc l'espres8ionc
0+ 6
come somma logica * Apq anzich come non-cquivalenza O
esclusione * pq ' Tale cambiamento di prospettiva a) per*

E. ScMROen, Vorieam tfn Sber die Ali*bra d tr L o ^ k (Exacie


Lopk). t. Leipzlt. 1890: II. i. Lipx>8. 1891: I II . I. Leipzit. 1895:
II. Il, Leipzig'. 190); 2* ed. lo tn voU.. New York. 1966.
C. I. Lfw is-C. H . LANcroRo, op. d i., pp. IS-16.
SI p u ia codjd^U,^TOyp^(lva
U y^ a Uoka cfr. I l, 53.

quella della Ic^n.acotasUca' cfr. II, 5.4. e tegg. ,

98

toette di estendere il principio deOidcnipotenza alU tomma


logica alloreh si tratta di sommare n volte unespressione
equiforme ad un'espressione data il che permeile di risol
vere una serie enorme di problemi
b) consente di giu
stificare le leggi di De Morgan, che diversamente non risul
tano tauiologie e coeguen(cmente di rilevare il principio
della dualit per ci che cocvccme la somma logica e il pto*
'dotto logico, passo indispensabile per risolvere il pioblema
.'deirinterderinibilit dei funtori **; c) consente l'eliminazione
* Qutaia interpretazione del tegno + ' perm ute di capire .^ in e
un romei p o M ' a e n tM ioj> f^IorjiM ,nom aterdUKi.itptiv. quanto
una forrna nreule. .m giuntiva. iscile Verricare, per es.. che *;
rd su r^ te equivalente a ' Kpp ' come a App Ed infatti

App

Kpp
t

X lis l

0 X 0 0 *0

A lia i

i10D = 0

La vahitatlone d i sempre ! mairiee di ' p ', c io i 10 .


Se inTece A usare 1 iuolote ' A si usa il iuntore ' / le leggi
cc^dd. di De M o ^ n cfr. l i. S.6. cessano di c s im leggi, oatia
tautologie.
Infatti prendiamo la prnna legge

EKpqNANpNq
Sostiniiamo * X ' eoo /

Abbiwno

EKpqNfNpNq.
VerfkhiamO

p / l , <i/ EK W N JN iN =CiNyOO IN 0 =
p /I, q /0 EKlON/NNO mI W fO = E W i e.
p/Q. q / EKQNINONf =O.V/IO = tW I =
p/0. q/0 EKODN/NQNQ - EoNfOO - COWO =

11 - I
00 = 1
00 o J
01 0.
La ttcsta cosa si pu dire per le altre tre leggi conte il lettore pu
verncare per conto suo.
M II prfndpw .di.dusllti iFrinzip d ir DuoiiUtt) viene cosi formu
lato d HlUr|jB..Ac>ET?*nn: Da__ima _ f ^ o la .:5 . r . / c l* *
esatta (ricArt|) le cui due parti ^ f o ^ t e da enurKlslLelcmeotar
e ^ Ile loro negadoni solo mediante il ,funtofe congmnUvo e d 'tf UtA'
tivo (WS Cniadainaaiett un4 (terett N etoiionm nur d u n h ko niunditn
und diiiuncnvt VemUpfungt, i ottiene mtovamente un'eguaglianza
esatta, se sJ Intercambiano S. t 't (frhll man wiedtr einr richtige

09

jddic operazioni della sottrazione e della divbione dai inoj mento che non sono riconducibili alla somma logica e al pr{ dotto logico cosa che invece ha luogo io sede strettamente
I matematica, dove la sottrazione i l'operazione inversa della
>somma aritmetica e la divt&ione loperazione inversa al
j prodotto aritmetico il che un'ulteriore importante riprova
I della non riducibiliti della logica a macematica. Quanto al
l'ultima innovazione and)'essa importantissima qi>es(a
riguarda l'introduzione dellimplicazione materiale, definibile
come ' ANpq \ nella logica degli enunciati a cui corrisponde
la relazione di inclusione nella logica delle classi.
Una volta che lalgebra stata completamente disarilme'
lizzala, e una volta che s astrae anche dal senso dei segni
che essa utilizza e con cui opera, si perviene ad un'algebra
astratta ininierpretata.
L'algebra astratta ininterpretata rivela una grande utilili
ma anche dei forti limiti.

L utiliti di essa consiste nel fatto che mettendo tra


parentesi il senso dei segni compreso quindi il senso logico
dei funtori , e operando in base a regole ben precise e
inequivocabili. 6 possibile scoprire e studiare rigorosamente
le strutture del pensiero, senza il pericolo di deviazioni o
di surrettizie insinuazioni dell'errore, cosa invece che pu
aver luogo quando I segni sono accompagnati dal loro senso.
Soltanto dopo che le strutture del pensiero sono state sco
perte e codificate, vengono interpretate.
1
limiti ddl'slgebra astratta ininterpretata consisto! r>
/atto che, una volta che le strutture algebriche sono stale
interpretate, essa !Kapace di fondare il processo deduttivo
nel che consiste lo logica in senso streiic. In poche parole una
volta che le strutture algebriche sono siate scoperte e inter-

GItitliunt. indtm mOn und v miieinandef txr/auschl) . D. HiucarW. Acxcmmann, Crunditige dtr theotetitehtn Logik. }* AufUe. Bulin C id n g cn H eldelbert. I99. p. 14,

100

pretate lat^bra della logica non i in grado di decidere quale


di queste le^ttime interptvcazioni sia logicamgnie anteriore
alle altre e come $i concatenino ira loro, n ia grado di fortiire le legtrie della deduzione. La prova pi evidente delrinsuffcienza della prospettiva algebrica che lo stesso
Schx<Mer. nonostante l'apparizione dei lavori assiomatici di
Peirce che egli pur conosce, organizza il materiale della sua
summa partendo dalla logica dei tenoint, anzich come
doveroso da quella degli enunciati

4.4. La sinittura algebrica delie forme normali.


I j i jogica ha, come abbiamo visto, due aspetti uno rigo
rosamente deduttivo ed uno algebrico. In questa sede stiamo
prescindendo dal primo t ci stiamo occupando del secondo.
Riesaminiamo le sedici forme normali disgiuntive ripor
tate nella TAVOLA I cfr. II, 3.3. .
Sostituiamo 'p che il segno di una variabile enuncia
tiva con 'a ' che il segno di una variabile in generale, non

" S< pu dite che in gefiefak l'Impostaiione di far precedere


la logica dei termiri Ua logica degli eaunciati fc una cosanle lino
agli inizi de] '900i pensi che sono senile con ^ueKa impoelazione,
tanto per fare qualche nome, opere monumentali come la Summa
Logieoe di Occam, il D e P untele A r ia Logica* di Burieigh, ia Logica
Magna di Paolo Veneto, r>d Medioevo, e le aw s di B o ^ che abbiamo
analixuto sopra e la S y m M ic Logic di Venn, rtella seconda m eti
dei secolo acoeso.
SI deve pcr aggiungere che anche Untuizionc di far ptvcedere
la logica degli enunciati s quella dei termini i antica. Risale inialti
aU 'E I A m rH IA A E K T IK H di Gaudio Galeno. Tale ImposMzione
rigorou riaffiora nel Traciaiut de Cose^ufnii{t di Buridano ttel Me
dioevo. si riaficrma con altissima eonsapevoleua critica nella Betri/lsKhrit di Fregi nella seconda met dell' 00 e si impatM definiiivamenle a partire dai Ptinepia Mothtmca, la sununa fogicoe
della prima m eli dd noMro secolo.

101

ullerorniente defnii* quindi ininterpretata, ' q ' che il


segno di una variabile enunciativa con ' b * che il segno di
una variabile inintctprctata in generale.
/
Inoltre sostiruiamo al segno '
' che significa " non "
1 segno ' ' ' che significa un'operazione, non ulteriormente
jdefinita, sulla rispettiva variabile. Infine sostituiamo i) segno
' ' che significa " e t " con "T * che indica un'operaziotie
diadica non ulteriormente definita c ' v ' che significa '' vef "
con ' X ' che sta per un'operazione diadica non ulterior\mente definita, diversa da ' T
In corrispondenza con la
TAVO LA I otteniamo i seguenti risultati:
(1) (a T 6 )
(2) (T6>
(3) (oT 6 )
(4) (o T W
(5) (oT&')
(6) (a T 6)
(7) (O'Tb)
(8) {a T b')
(9 )(a T
(10) ( a T
(11) (o T 6 ')

i
1
X
X
X
X

X
X
X
X

{aTO
( a T b )
(aTb')
(o 'T )
(a 'T )
(fl' T 6')
('Tb
( J 'T b')
(a'Tfr)
(T60
(tf'Tfr)

1
X
X
X
X

(a 'T i.) 1 (O'Tb')


(a 'T )
(a 'T 6 ')
(a'Ty)
(a'T')

(1 2 ) ( j T

(13)
(14)
(15)
(16)

(o T ^ )
(o 'T W
(a'TO
(
).

Allo stesso risultato perveniamo se partiamo dalle sedici


forme nomali congiuntive riportate nella TAVOLA II
cfr. 11, 3. 4 e sostituiamo il segno * che significa " et "
con X ' e il segno ' v ' che significa " v e l " con ' T e
operiamo i rimanenti cambiamenti come sopra.
In poche parole se si prescinde dai sensi che * X ' e
' T possono avere, si vede che le sedici forme normali disgiun
tive e le sedici fomK normali congiuntive a quelle corrispon
denti hanno una ed una sola struttura algebrica, di cui si
possono studiare tutte le propriet strutturali di comj;>osizione

102

interna, di combinazione ecc. **. In sintesi un stessa algebra


astratta d luogo a due distnie interpretazioni e precisamente
se si interpreta ' T ' come " e t e ' X ' m e " vel " le sedici
formule di algebra astratta ora considerate diventano le sedici
forme normali disgiuntive della TAVOLA 1; se si interpreta
' T come '* vW " X come et " allora le stesse sedici
formule di algebra astratta diventano le sedici forme normali
congiuntive della TAVOLA II. Si veda la TAVOLA IH.
L'identit di struttura algebrica delle sedici forme nor
mali disgiuntive e delle sedici forme nonnali congiuntive
prese in considerazioDe sopra non suggerisce nulla ai fini
deirinlerdefinibilit dei funtori?
Non possibile definire tutti i funtori con due soli di
e i * ~ e ' - oppure * ~ e ' v '?

4.S.

La definizione di tutti t /u/ori con i soH operatori N


c * K .

Ritorniamo dallalgebra astratta alla logica. Prendian>o


due variabili enunciative 'p ' e ' q' , la loro negazione
' 7 ' e ' 7 * il conr>etlivo ' & *. Pur usando le minuscole latitte.
bene, ai fini del discorso che stiamo per fare, servirci
dei connettivi di Hilbert e Ackermann. Ora, dati i quattro
atomi ' p . ' q ' . ' p . ^ t connettivo ' & ' vi sono In tutto
sedici modi di combinazione:
(1) p
(2) p

&p
&p

(5)
& p (9) & p
(6) "p & p (IO) q & p

<13) q &
(14) 7 &

p
p
q

(5) p

&q

( 7 ) J & q (11) i & 9

(15) q &

(4) p

&9

(8) p & ? (12) 9 & ?

(I6 )? & i

>
Ru>mermo suiVargomento, che esula dal diworso che stitmo
facendo ora, neirappj>dce al voi. I l i dt questo lavoro.

103

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SSSSSS S
- I5
H -I

s s S s s s S s S
ssd sa & sa s3 i i
3 S S S 8 s e = S s

Costniiamo ora una tavola, mettendo a sinistra i valori


base di p
\ 'p
e a destra valori che risultano
dal prodotto logico dei vakiri di base;
o.
tr 1 & 1% o>I
<8 < <
0 . ^ 0 . ^ 1^ lo. |c^ |
1)0 t 0
l>0 0 i
l 0

0 0

OH 0 I

0 0

1 0

t o o l

(i><2) <n (4)

a. (o. <r |(r


<1 a S <9

0 0

1 0

0 10 1
tfxmdi) (I (l <M>(tS{1

di (>

1 0

a IO. <r Itr


<
<1 <e
I ! 1^ 1^
0 0

0 0

0 0 t
0

0 0 0

t ^
T
............. V V
.
. . .
Si vede facilmente die la (1) si i ottenuta dal prodotto
logico di ' p ' e ' p la (2) dal prodotto logico di p ' e ' ^
Non si tarda a ricono<scere che
- la (5), la {12) e la (15) sono logicamente equiva*
lenti alla (2),
la (9) logicamente equivalente alla (3),
~ la (10) logicamente equivalente alia (7).
la (13) logicamente equivalente alla (4),
la (14) logicamente equivalente alla (8),
e pertanto le formule (5). (9), (IO). (12). (13), (14) e (15)
possono essere trascurate in quanto doppioni Consideriamo
perci le rimanenti.
Sappiamo dalla tavola lukasiewicziana dei funtori biargo
mentali cfr. Il, 1.3. che a ogni matrice possiamo far
corrispondere un nome, e precisamente il nome del funtore
cite ha quella determinata matrice. Cos
Non tl dimenttehl mal 1a differenxa ir l'equivalent* mAteriale
e i'equivtenu logica. Du nufidsti tono
^uivoUnti
quando M0 eniraisbi veri 0 entrambi falsi; due foirnute ben formale
tono logicamejne eguivo/eitfi quando hanno gli tiessi valori di veriii.
cio la stcsM matrice.

105

(n p & p = Moo= I
(2) p
(3) p

& p = 0000= O
& 9 = 1000= K

(4)
(6)
(7)
(8)

&
&
&
&

p
p
p
p

(11) q
(i6 ) q

9
p
i

=
=
=
=

0100= L
OOU = F
0010- M
0001 = X

& q = 1010=:H
& ? ss 0101= a

Se neghiamo le fonnulc ora scriilc. avremo le mairicl oppOite e quindi in base alla tavola lukasiewicziana l
relativi nomi per le matrici cos ottenute.

-1 7 ) p & p = 00H - F

(18) p T ? = u n = V
(19) p l T i a O lii = D

(20) p& ? - 1011 C


-(21)
(22)
(23)
-(24)

T sT p =
p& 9 =
p& 9 =
7X 9=

1100 ss /
1101 = B
tu o = A
0101 ~ G

-(25) q & q s 1010 = H.


A questa maniera, dalla (17) alla (25) abbiamo definito
gi nove funtori con i soli conneitivi '' non ed et
Se ora n^iareo le formule dalla (17) alla (25) ouenia*
mo nuovamente le nwtrici di partenza con i rispettivi nomi,
ma in tutte le fonnule i presente il segno della negazione ollre
a quello della congiunzione:
-(26)
(27)

p & p= 1100 =

(28)

p &. q- 1000 = K

(29)

p & ? = 0100 = L

- ( 5 0 ) f " O = 0011

106

p & p = 0000 = O

(51)

0010 - M

(32) p & ? - 000\ = X


- (3 J) 9 & 9 tOIO = H
-(34) f"& ~ f = 0101 - G.
Si noter ora che
~ la (26) logicsmente equivalente alla (21).
la (30) logicamente equivalente alla (17).
la (33) i [ogiaimcnte equivalente alla (25),
la (34) logicamente equivalente alla (24)
e pertanlo le formule (26), (30), (33) e (34) possono essere
trascurate in quanto doppioni. A questa maniera restano defi
niti con i soli funtori della negazione e del prodotto logico
ben quattordici operatori: infatti ai i>ove gi definiti sopra
da (17) a (25), e cio i connettivi ' F " V \ ' D \ C \ ' I \
B A \ ' G
H s aggiungono ora (27), (28), (29), (31 ),
K
L '. ' M ' ^ ' X
(32) e cio i connettivi O
Restano da definire i soli funtori ' ' ed */ '.
Sappiamo che Efxj ' logicamente equivalente a ' Nfpq '
c vicevena. Ora ' / ' facilmente ricavabile: basta fare it pro
dotto logico tra ta matrice di *>' (t9) e la matrice di
A (23) . Cfr. la tavola comparativa dei funtori A
' O ' e / it* it

Avren)0 quindi

(36) P & 9 & P & 9 S t(X)l = E


e negando la (36) avremo nuovamente i valori della (3S) ma
in termini di negazione e congiunzione
(37) p & q ic p & q ^ O l l O = l.
In conclusione, trascurando la (35) nella quale non com
pare la negazione deli'intera formula, disponiamo della defi
nizione di rutti e sedici funtori biargomentali in termini dei

107

$oli operatori delU negazione e del prtxJoito logico, con si


pu vedere dalla seguente UbelU;
V = p & 7

(18)

A ^p & q

' (23)

B s: p & q

(22)

C - p &q
U = p &. q

( 20)
(19)

E = p & q & p & q (36)


F = p Se p
C = q & q
w =5 & 9
1 =p & p

(W )
(24)
(25)
( 20)

K = p & q

(28)

L =p & q

(29)

M =p & 9

(31)

X =p & q

(52)

0 ss p & p

(27)

Sono stati indicati tra parentesi i numeri in base aUordine in cui sono sutc ricavate le formule.

4.6. La definizione di tutti i funtori coi due soli operatori


N* e A '.
Un procedimento analogo a quello ora seguito ci per*
roette di definire Wtti e sedici i funtori della tavola lukasiewiciiana con I soli operatori * N ed M
Siano due variabili
nuncialive p ' e ' 9 le loro n^azioni ' p ' e ' 9 ' ed il con
nettivo ' V Vi sono in tutto sedici modi di combinazione:

108

(1)
(2 )
(3)
(4)

p vp
p vp
p vq
p v?

(9)
(10)
(11)
( 12)

iS) p vp
(6) p vp
(7) p vq
(8) p vq

q vp
q vp
q vq
q vq

(13)
(14)
(15)
(16)

q vp
q vp
q vq
qvqr.

Costruiamo ora una tavola, disponendo a sinistra i vaior


di base <Si p', "p. ? V ? 'i e a detra i valori che rsuUano
dalla somma logica dei vaior di base:

et % a a
HO 1 0

1^0 0 l
OH I 0
0-1 0 I

t
l
0
0

l l l
i t i
110
10)

(Il (0 <31 (41

lo. Iv
> > > >
14. (4. I<\ Ift

I 0
1 0

I
0

0
I

l i t i
1 i

O. la I
> > k >

0>
t

lo* Itr tr loI

t o o l
t l l l
0

1 0

co W (7) (0 miWdDdZ)

1
l
o
I

0 )
i t
t t
t i

0
i
o
!

(D) (14X1 (U)

T Y T T f
Non si tarda a rconouere che

riw

la (5), la (12) e la (iS ) sono togicamente equiva


lenti alla (2),

la
la
la
la

(9) logicamente equivalente alla (3),


(10) oglc8tnnee
equivalente
(13) logicamente
equivalente
(14) logicamente
equivalente

alla(7
alla(4
alla(8

e pertanto ie formule (5), (9), (IO). (12), (13), (14) e (15) pos
sono essere trascurate come doppioni. Precidiamo invece in
considerazione le rimanenti e attribuiamo a ognuna un nome
in base alla tavola lukasiewicziana dei funtori biargomentali
cfr. II. 1.3. :
(1) p v p =1100 s I
(2) p v p = im = K
(3) p v q Si Il io = A
(4 ) p v q =

(6) ? v p
(7) p v q

noi = 8

=0011 = F
= lO ll = C
109

(8) p v ^ s s O H l = D
(11) q v q s I010 = W
(16)
= 0101 = 0.
Se neghiamo le fonsule ora scritte otteoianio !e matrici
opposte con relativi nomi ad esse assegnate dalla tavola
iukasiewicziana:
- {1 7 ) p V p

0011

= F

(18) p ^ = 0 0 0 0 * O
(19) p v q 5=0001 = X+i
(20) p v f = 0010 = M
-(21) p v ? = 1100* I
(22) p viss0 1 0 0 = L
(2 3 ) p

v f s= 1 0 0 0 =

-(24) qTq = OlOI - G


- (2 5 )

9 v ^ =

1010 =

H .

Dalla (17) alla (25) abbiamo defnito nove funtori con


i soli connettivi della nazione e della somma logica.
Se ora neghiamo le formule dalla (17) alla (25) otte
niamo nuovamente ie matrici di'partenza con I rispettivi no
mi, con la differenza che ora sono tutte definite con I funtori
della negazione e delia somma logica.
-(26) p vp = 1100 = /
(27) p v p Ml l = V
I l io = A
(2S) p v p
(29) p v q - n o i = B
~(50) p vp - 0011

(31) p v q =: 1011 = C
(52) p v q
OHI = D
-(33) qv q =; lOlO = H
-(34) qv q

110

0101 = G.

Si nota ora che


la (26) logicamente equivalente alla (2 !),
la (30) logicamente equivalente alla (17),
~ la (33) logicamenie equivalente alla (25),
la (34) logicamente equivalente alla (24).
e pertanto le formule (26), (30), (53) e (34) possono essere
trascurale come doppioni delle corrispondenti. A questa ma
niera restano defniti coo i connettivi della negazione e della
somma lo^ca quattordici funtori. Infatti ai nove definiti so
pra da (17) a (25) c ciob F O X
M
I L
'K
G H si aggiungono ora (27), (28), (29), (31) e
(32). e do ' V ' A
' C ' D '.
Restano da definire i funtori ' E ' ed ' /
Sappiamo che ' Epq ' logicamente equivalente a ' N/p '
e viceversa. Ora ' facilmente ricavabile; basta fare la
somma logica delle matrici dt (19). cio ' X e di (23),
cio ' K
Abbiamo quindi

p v q v p v q ss IODI = .

(35)

Ora negando la (35) avremo


(36)

p v 9 v p v 7 = 0110 = /

e negando la (36) avremo nuovamente la definizione di '


(37) p v q v p v q = IQOl ss .
In conclusione, tralasciando la (35) dove non compare la
negazione dell'intera fonnula, disponiamo della definizione di
tutti e sedici i funtori biargomenlali in termini di negazione
e di somma logica come si pu vedere dalla seguente tabella:

V = p v p - 1111

(27)

A = p T q =1110

(28)

(29)

= p ^ =

noi

111

= p v fl= 1011

(3!)

D = p v 9 = 0 lll

(52)

f
G
H

= p v 9 v p v f l = 100! (37)
= p v p = 00i
(17)
=
= GIO
(24)
s fT fls lO lO
(25)

/ = pT p ss 1100

(21)

/ s p v ^ v p v f ^ O l l O (36)
K = p v ^ = 1000

(23)

L = pT 5 = 0100

(22)

M = p v q = 0010

(20)

= ^ s O O O I

= pv p. = 0000

(19)

(18)

4.7. La siruilura algebrica delle definizioni dei funtori coi


soli operatori N e K
Proidiaroo la tavola definita alla fine del paragrafo
II. 4.5. Sostituiamo p ' che una variabile enunciativa con
a ' che t una variabile generica non ultcrionncnte interpre
tata. c 9 ' che egualmente una variabile enunciativa con
6 ' che una variabile generica non ulteriormente definiu.
Inoltre possiamo omettere il segno ' Se analogamente a quanto
si fa nellalgebra ordinaria col segno X ' c possiamo leggere
il segno *----- ' astrattamente come " linea Vediamo che
ad ognuna delle forroule che definiscono i sedici operatori
diadici coi soli funtori deila negazione e dei prodotto logico
corrisponde una formula di algebra astratta.

s! p & p = aa

fi =" p &q ^ a b

112

C = p &. q = a b

F
G
U
H

= p & ^ = aa
= q & q = bb
_ =qT&7qr_=
- *P
=
=
bbr
- f?

K B p&q^ab

I^ K in
iVKqq
Uj(/pf/f>

/y'//Kjp<|

i ^ p&q = t
M = p & g = 'ab /y/vXhJ^i
X sz' p&q = 'b
O s p & p s aa

4.8.

La struttura algebrica delle definizioni dei funtori coi


soli operatori ' N ' r ' A .

Prendiamo ora la tavola definiu alla fine del paragrafo


II. 4.6. Sostituiamo 'p ' che i una variabile enunciativa con
' a che i una variabile generica non ulteriormente definita e
sostituiamo
che una variabile enunciativa con b ' che
i una variabile generica non ulieriormenie definita. Inoltre
omettiamo il segno ' v ' analogamente s quanto abbiamo fatto
in II, 4.7. con il segno ' & ' e leggiamo il segno ' ----- ' co
me scritto e cio " linea . Vediamo che ad ognuna delle
formule che definiscono i sedici operatori diadici con i soli
funtori della negazione e della somma logica corrisponde una
formula di algebra astratta:
V = = T

A = p vg = a T
B sspvq^ab
II?

c =f77=f6

................

F = p v p aa jVT^pe

/ = p v ? g f f IVWffp
/ s p y / q v p v q s s a b ab
K = " = IF
L = p v q =

/ / A (V

M s p V 4 =S j"F /VAp ^
A = f v q = T jV^AM
O

= p v p s= a ?

f y i \ p V|i>

4.9. Identit deJU due strutture algebriche.


facile ora costatare come vi una corrispondenza tra
l'algebra astratta sottesa alle defntzion dei funtori con soli
operatori N e K e quella sottesa alle definizioni dei
funtori coi soli operatori N 'e ' A , anzi si tratta di una stessa
algebra fUversamcnte Interpretata. Si veda la TAVOLA IV; a
sinistra raessa la formula di algebra astratta, accanto, usando
i nomi lukasiewicztani. le rispettive interpretaaoni in termini
di ' N ' e ' /C ' ed in termini di ' W ed '

4.10. // funtore di Sheffer.


Non rimane che fare due passi; uno dal punto di vista
logico e uno dal punto di vista algebrico. Dal punto di vista
logico si tratta cio di assorbire il connettivo della negazione
e del prodotto logico in un unico funtore
e di assor*

114

TAVOLA IV

Algebra astralta

tn(erpf(Az<oi>e del- Interprelazionc del


l'Alfebra 8tr*ll in lalgebra sttratcs in
(ermini di W e K' ccrmini di 'N' t ' A '

aa

ab

ab

ab

ab

a b ab

E
F

ab ab

ab

K
L

sab

Bri
aa

M
X
O

b>re it connettivo della negazione e della somms logica in un


sok> funiore
Dal punto di vista algebrico si (ratta di trovare un'unica
algebra astratta che interpretata in (ermini di ' fiK ' d luogo
a formule in cui compare il solo operatore * >' e interpretata
in termini di ' .V<4 ' d luogo a formule in cui compare il solo
funtore X

115

Se prendiaino le formule deUalgebra astratta che abbiamo


riportato nella TAVOLA IV, ve<)iamo che non possono an
cora essere interpretate in termini di un solo funtore. Pren
diamo per es.. la prma formula

aa
Abbiamo visto che tra ' a e a*, allorch passiamo dal
lalgebra astratta airinterpretazione, dobbiamo sottintendere
una & ' oppure una ' v Ora se sottintendiamo una * & '
abbiamo
trascrvendo l'inlerpretazione nel Un*
guaggio lukasiewkziano otteniamo
NKpNp.
Sappiamo che 'N K ss D '. Quindi la formula diventa
5p/Jp.\
(n poche parole si hanno sempre due funtori, cio *D '
e '/ / ' e non un uni.funtore.
Si perviene alto stesso rsultato se ira
e a ' sottin
tendiamo ' V allorch passiamo dall'algebra astratta aU'interprelazione. Infallt li formula ----- interpretata in terava
mini logici diventa
NApNp
ed essendo ' NA ^ a le a X ' per definizione, otteniamo
c cio gempje.HO- form ulajpgic^.con.due funtori, anzich
con urio foip.
Dobbiamo fare scomparire in entrambi 1 casi il funtore
' N ' con un processo analogo a quello seguito sopra. Cio so
pra abbiamo a^orbito il gruppo ' NK ' in ' D Ora si tratta
di assorbire ' N ' in ' 0 '
'X
116

Analogamente, come stato assorbito il gruppo ' NA in


ora si tratta di assorbire ' N ' in X

faciJe osservare che, in


tema
Np
pu essere definito come

alla propriet HeH*jrf-mpcu

NKpp = Dpp
oppure pu essere deiiaito come
NApp = Xpp.
Indicando ' D ' con la sbarra * | * che poniamo ira le due
ricorrenze di 'p \ otteniamo

Np = Dpp = p\p.
Una cosa analoga possiamo fare con ' X '

f^p = Xpp = p\p.


Ora siano ' a e ' 0 dei segni metalgebrici, stiano cio
per formule algebriche astratte corrispondenti a formule lo*
giche, costituite quest'uliime da singole variabili o da variabili
combinate col segno ' j
Il segno ' | ' sia ininterprciato.
Stabiliamo le seguenti regole operative
(I)
(II) a
< |I I ) a

= (xip
ala
d a { a la = a

Con queste regole , le formule algeriche della TAVOLA


IV cfr. II, 4.9. possor>o essere trasformate come segue:
(1) 0 a = ~3 = a\ia
(2) T T s: dia

s <2lo|6l6

(3) & s o{<r >= a\a\b


(4) 7 1 =

= a\Ut

(5) T ^ a ib

117

a b = i^b a\a b\b

(6)

(7) 'S~ = da
(8) & = b\b
(9)

= Mb Ib = rlb{bl&

(10) "a a is da ala ^ da\a\a


(1 1)

(2 b

a b =sa\b <Aa M b

a |b

< ^ |b |b

a 1 b | d d | b lb =

= db|ala|bl|dlb|<ria[Mb
(12) a b ^ Ab = olb{db
(13) a b = 0 b(b S <i|Mb = o{blb|a|blb
(14) 7 b s kt b s dla|b = ata|b|ola|b
(15) a T = da bib = d^|b1b = dd|bib|da|b!b
(16) a a = a a\a = d[<ild = a|alo|<i|da.
E facile ora lintcrprctasione dell'algebra cos oltenula in
termini di D ' o di ' X '.
Interpretando la sbarra * | come' D ' abbiamo;
(I) a 3 ^ a|P = Z)0
( II)
( III) a

= a|a = />aa
s ala j a l a = D D o.a. D a a = 0.^^

^ Le ire regole poMono esKre lette come K fu e; ( I ) * linet a 0


Cfuale a * a rta n * (1 ( I I ) * linea " eguilc * ifasfra a
(111) * line* lioea o " i euele a ' a sbair ' iberr sbarra a ' "
esale a
Nelle formule algebriche che teguono Je sbarre pi
lunghe hanno una (unzione pt& Imponame ili quelle pi corte, e le
sbarre in srastetio hanno una fuiuione pi imponanie di quelle non
lo graseito.

118

Interpreundo la sbarra ' | come ' X ' abbiamo:


(I)
( II) a
(111) a

a 3 = a|0 =
= a ja = X a o
= a la I a I a = X X a a X a a = a

Ora se sostituiamo in tutte le sue ricorrenze la variabile


algebrica ' a con la variabile enunciativa ' p * e la variabile
algebrica ' b ' con U variabile enunciativa 9 e interpretiamo
la sbarra { ' come il funtore ' D otteniamo la defnizioae di
tutte e sedici le funzioni lukasiewkziane col solo operatore
' D Analogomente se soscituiamo in tutte le sue ricorrenze la
variabile algebrica ' a ' con la variabile enunciativa 'p ' e la
variabile algebrica ' b con la variabile enunciativa ' q ' t
inierpretiamo la sbarra ' | come il funtore X \ noi otteniamo
la definizione di tutte e sedici le funzioni lukasiewicziane col
solo operatore ' X Si veda la TAVOLA V.
In conclustorte basta il solo funtore D ' o 11solo funtore
' X ' a definire i rimanenti quindici funtori della (avola lukasiewicziana.
Noi sianw risaliti dalla logica allunica struttura di alge
bra astratta il cui operatore ' | ' interpretabile come il fun
tore ' D ' 0 il funtort: ' X ^doveroso aggiungere che Enrico
Maurizio Shcffer. Io scopritore di quest'algebra, segue, nel-

u S i noli che t segni ' a ' 0 ' nelle Oimule ininterpreiate stanno
per segni meial^ebrlci e pelle corrvpondenii (om ule inien>reiste
UnnO per KSnl mctalogkl. Non si ditnenilchj pai la differente
regola di sCritlura nei due Casi: I l sbarra ' / v poMa umpre tre due
eUmenii sui quali opets. il iuntore lukaslewicziBno D 0 ' X
va POMO tempre davanii ai due rgooienii che euo <teiennina. Si
veda, per esempio, seguendo l'ordine dei numeri, la corrispondenza ira
U formula ininierpretaia a / a | a / a ' e la prima delle due interI 2S 4 5 6 7

prtiationi losche nella untbologia lukasiew^ilana ' D D a a D a t t .

4 2 1} 6 $ 7

119

II

II

II

fi

II

X
X

I I I I I s II 5 1 1 S I I
n

II

II

li

II

II

II

Q O.

li

^ ^ s
S S X
X

S V* 5? S 8- V- S- S X X
X X > X X X X > < > < > <

X
X

O
II

11
O

resposizionc. il cammino inverso e quindi, almeno apparente


mente. pi difficile Comunque. $i scelga la via che va dalla
logica all'algebra astratta o la va inversa, certo che quella
di Sheffer resta una delle scoperte pi geniali che si siano
mai avute nel campo deli'algebra astratu, una scoperu rile
vante perci non solo dal punto di vista strettamente algebrico
o dal punto di vista logico, ma soprattutto sotto il profilo della
riflessione filosofica.
Ancora una precisazione prima di lasciare questo argo
mento.
f
Si parla corrntemente di funtore di Sheffer , ma
jresprccsione funtore'' pu essere intesa in senso algebrico
0 in senso lo^co. In senso algebrico la " stroke operation ",
[cio l'operazione sbarra ' | In senso logico generalmente
loperatore D anzich l'operatore * X che. come il lettore
sa fin dal primo volume di questo lavoro, usato pochissimo.
Pertanto limportanza del funtore ' X . si pu dire, soltanto
teorica.

H eniy M a u iice SHSfPCt. A tei o f /ive M tp tn d tttI posiuloies lo f ffooTmn Algeras, wiih applicadon io toccai ccnuants. in
Tranwcttons o( ihe Amerkan Mathcmsdcal Socieijr 14
pp. 4S1-438, L'articolo i cesiiiuito di un'tniroduztone e d> due par a ir a f i 1 Po K u latiSei f e r Bootnn AI$tbros. i 2 Appiication IO
Pfimitiv4 LotUa C wsianii. S veda la Iradutione Integrale dell'arik e lo in appendice at teno volume di questo lavoro.

121

CAPITOLO V

ARGOM ENTAZIONI E TAUTOLOGIE.


DI ALCUNE IMPORTANTI TAUTO LOGIE
N ELLA LORO PROSPETTIVA STORICA

S .l. Argomenlttzion t tautologie.


Una volta risolto, e positivamente, U problema deH'interdeiinibilit dei funtori, disponiamo di strumenti idonei per lo
studio delle tautologie sia nella loro prospettiva storica che
nella loro concatenazione sistematica
Condizione necessaria per luna e l'altra indagine i lo
studio dei rapporti che intercorrono tra argomentazioni da un
Iato e tautologie dall'altro.
Vn'argomtniazione o in/grgn^ .j>.w. insiefpe.,di .asser
zioni, una o alcunjf. deli^.quali
o fanno da premessa e una
fa da concKwooe/L a8era(ppe che fa ^ conclusione deriva
necessariamente dalla o dalle asserzioni chr fa o fanno da
premessa.
Un esempio di argomentazione si trova
negli
stoici il seguente:
S.l I. Se giamo, c' luce;
giorno;
dunqufi c luce.
> In questo capitola cl fennJamo ItanftK! del primo oipeiio,
rinviando l'esame del sislemi auiomaciel al proulmo volume.

123

Qui bbiarrto tre asserzioni: (a) '


^ ^omo, c' iuce *,
(b) ' i giorno (c) dunque c luce dove (a) e (b> iOfo le
premesse e (c) la conclusione. La simbologia di Whitehead
e Russell la piCi idonea per simbolizzare le argomentazioni
dal momento che dispone del segno di assereonc ]
cfr. I. S.3. . Indicando quindi con *p ' l'entinciato atomico
" giorno " e con ' q l'enunciato atcmlco " c' luce " , l'argo
mentazione di sopra pu essere simbolizzala con il seguente
schema che chiamiamo schema d'in/erema:
p

dove il segno
' separa visivamente le asserzioni che
fanno da prtTncs&a e^.guella che fa da conclusione e pu
stare per la locuzione 'dunque
Nel caso in esame k premesse sono vere e la conclusione
vera; la verit-della .cpjKlusione deriva necessariamente
dalla verit delle premesse. Indicando l'espressione metalogica vero " con * = 1 possiamo dire: se ' 3 q - = I '
e ' p s I allora necessariamente ' 9 = t Su che cosa si
fonda la necessiti della verit della conclusione?
Sappiamo che |* p 3 9 ' un'asserzione vera solo in
tre casi cfr. I, AA. :
quando * p = l ' e ' 9 = l * infatti - (A) 1=> I = l ,
quando *p ss O' c ' q ~ l -infatti (Q 0 = 1 * ' 1 ,
quando p = 0 e '9 = 0 -infatti (D) 0 ^ 0 = l ,
resta escluso li caso p = l c '9 = 0 ' infatti - (B)
1 3 0 = . 0.
Ora quando noi facciamo la prima asserzione

\--p'=>q
escludiamo il caso (B), perch questo falso, mentre dicendo
I p s q' iateodiamo dire ' p 3 9 = 1 ' e cio
'* 'p ^ g vero

124

Quando acciamo la seconda asserzione


I

escludiamo i casi (C) e (D) perch questi hanno ranlecedenle falso mentre ora stiamo asserendo che Tantecedence
p'
vero, infatti * [ p vuol dire ' p = l ' e cio
vero
Siccome i casi sono quattro
(A) I => I = I
( B)

3 0 . =

(C) 0 =>l = 1
(D) 0 0 = 1
escluso il caso (B) in base alla prima asserzione
esclusi i casi (C) e (D) in base alla seconda asser
zione ' I ' p' ,
non resta che il caso (A), dove il conseguente, come si vede,
vero. Di qui la necessit di asserire la verit di 9 ' e cio

I 9
In poche parole

= . l
= t
9 = 1 .

Unargomentazione pu essere corretta 0 valida o *ana ma


pu anche essere non corretta o non wUda 0 non sana. ^,ciamo chejjnlargomefttazion^ corretta x solo se rimpjicazione che ha per antecedente il pn^otio logico d ^ Ii enunciati
che costituiscono le premesse dell'argomentazione e come
conseguente lenunciato ^ fa da conclusione ^nel'argomen(azione una jegge.logica 0 tautologia. Largomentazione
fatta sopra corretta perch limplicazione che ha per ante
cedente il prodotto logico degli enunciati che costituiscono le
premesse deU'argOmentazione, e cio * p ^ f ' e p ' e come

125

conscguente lenunciato che fa da coocluiionc ncll'ar|Omentazionc; cio q . i una legge lopca o uutologia.
Infatti

=>-9

una tautologia come il lettore pu verificare per proprio


conto cir. II. 1.8. .
Il lettore avr anche notato che mentre un'argoinentazione un insieme di asserzioni, una catena di asserzioni, l'im*
plicazione corrispondente un'unica aaaerzione. Siccome nel
caso in esame risulto che l'implicazione i una tautolo^. di
ciamo che essa i ununica asserzione sempre vera. Proprio
perch essa sempre vera pu costituire lunit di misura, il
regolo su cui stabilire la validit dellargomentazione corri
spondente.
Facciamo un secondo esempio:
5.12. Se giorno,
luce;
ei luce;
dungue i giorno.
Usando la stessa simbologia adottata sopra otteniamo il
seguente schema d'inferenza:

I - P =
1

L'inferenza non corretta. Infatti dati i quattro casi di


sopra
(A )

I => J . =

. 1

(B) 1 3 0 . =5 . 0
(C) 0 3 1 = I
(D ) 0 3 0 = l
p s f . = . t ; con la seconda asserzione ' j q ' escludiacon la prima assei^iooe * | p ^ 9 escludiamo il caso (B)
perch falso, mentre dicendo ' | p o q ' intendiamo dire

126

mo ii caso (D) ch h il conseguen(e falw, mentre dicendo


* I i ' intetidjamo dire g = 1 O ri non possiamo trarre
come cofwtxuione | p c cio ' p = 1 perch sono rimssd in piedi due casi:
il cato (A) 1 3 I = . 1
il caso (C) 0 3 1 s= . I
nel fnimo di quali lantecedente 'p t vero mentre nel se
condo falso. In poche parole non basta la verti delle pre
messe, come nel caso in esame, perch la conclusione sia
vera: la verit delle premesse i una condizione necessaria ma
non giifflciente per la verit della conclusione. Oltre alla verit
/delle premesse si richiede che l'argomentazione sia corretta, e
jpcrcb raigomentazione a corretta si richiede che llmplica-zione corrispondente sia una tautologia
In poche pa
role ci che stabilisce la correttezza o validit o sanit di un'ar
gomentazione limplicazione corrispondente: se questa
una tautologia, allora largomenlazione corretta o valida o
sana, diversamente no. Il lettore vedr facilmente da s6 che
l'implicazonc corrispondente ali'argomcntazione poco fa esa
minata non t una tautologia. Limplicazione corrispondente
I : p 3 g 9 3 p
risulta falsa allorch si sostituisce p/0. q/ cfr. II, 1.8.__
e quindi non i sempre vera.
Possiamo pertanto concludere: un^autolo^a uj^|jjjser?i25 ?.?n'PiC.vera, un'argQmentarione .un.^^s..c^Ils.,di.,8M<:^
zionj che po^no essere.vere o fiUse, A ogni argomentazione
|corTspoode unimplicazione che ha come antecedente il pr/dotto logico degli enunciati atomici o molecolari che
i fanno da premessa neHargomenlazione e come conseguente
, l'enunciato che fa da conclusione neirargomentazione. Vi
'quindi una relazione biunivoca tra linsieme delle premesse

* Sulle condIzionJ della cotreitezu delle argomeniazionj ti >da


B. M ates. E/mtrtary Logic. 2* ed.. N. Y . 1972, p. 5 e sg(.

127

deU'argOmentazione e il prodotto logico degli enunciati Che


costituiscono l'antecedente dell'lnipHcazionc da uo lato, e la
conclusione dcH'argomeniazionc e il cons^uenie dell'iniplicazlone corrispondeote daUaltro.
Si vedano i grafci seguenti esemplifcativi delle due aigoraentazioni sopra esposte.
(a) Prima argomentazione
(A) L'argomentazione i valida:
" Se giorno, c' luce
' giorno
' d u n q u e c"i lu c e "

(B) LicnpIicone corrispondente


i una tautologia:
" Se. se giorno, allora c luce, ed giorno,
allora c' luce "
In simboli:
Antecedente
(prodotto logico) Conseguente
(B) L'implicazione
una tautologia:
(A) L argomen
tazione corri
spendente
corretta

Premesse

-- p O q
P

Conclusione J|

(b) Seconda argomentazione


Largomentazione non valida:
Se giorno, c' luce
' c' luce
' dunque giorno

128

<7J'

(B) L'impticazione corrspondcnte non


una tautologia:
" Se. se girno, altera c luce, e c' luce,
allora giorno
In simboli:

(B) L implicazicne non una


tautologia:

Antecedente
(prodotto logico) Conseguente

(A) L'argomen
tazione corri Premesse
spondente non
corretta
Conclusione )| p
Si tenga infine cbiara la differenza tra implicazione materiaie e conseg/aenta /ogic
Limplicazione materiale cfr. I, 4.6. vera .n tre
1) quando l'antecedente i vero e il conseguente
veto.
*
Quest* tenninolo^ si trova in opere di diSerente provenienza:
J. OoPP. Notions d t lopqu fo m ttlt, Louvain, Parlt, 19(S. pp.
I8 'I9 : H. Rasiowa, nitoduciion (0 m odem Mathematics. Anuter*
dam, London. New York, 973, p. 194. S i tenga presente che a
Questo proposito il linguaggio non univoco. Cfr., per es ). LaORibes, Les limiatont (nttrnes d ts otm atitm n, Louvtin, Paris.
I9S7. p . 1 6 1 ; G. T a x e u t i . Proof T%*ory, AmuerdAm. Oxford, New
York, 197S, p. 9 e sgg. Oggi la deductblliik viene indagala a due
diversi livelli: a livello sinlatiico e a liveUo Eenianiico ^ cir. I,
2-2 . S i distinguono perci Quattro concetti fondamentali; due
sintattici (dimosirabllii e derivabiliti) e due semantid {valid iti e
conseguenza). Si vedano in proposito E. Casari, Lineamenti d i logica
metemallfo. V ed. M ioo 1972, pp. 4S>Sl e 95-112; E. A c a z z i , La
lotico timboiica. 3' ed.. Brescia. 1974, pp. 24}. J03-S04, J2S'S2S. R i
torneremo su questi ccneetti nel volume proaimo.

129

2) quando l'aniecedeate i falso e il conseguente


vero,
3) quando l'antecedcnle i falso e il conseguente i
falso.
La conseguenza logica i valida in uno ed in un solo
caso
quando do te premesse dell'aigomentazione sono
, vere
ed i vera IlmpHcazione che ha per antecedente il
prodotto logico degli enunciati che costituiscono le premesse
deirargomentazione e per conseguente lenunciato dw costiutsce la conclusione dell'arftofnentazione. Si (retta di due
nozioni n}dto diverse la cui contusione stata ed tuflora
causa di radicali incomprensioni. Per evitare fraintendimenti
sarebbe opportuno eliminare dal dizionario deirimplicaztone materiale le espressioni *' antecedente e " conseguente "
sosdruendole rispettivamente con " implicante ** e *' impli
cato
Ancora una riflessione prima di chiudere questo paragrafo
che studia i rapporti tra la nozione di implicazione maieriale
che appartiene al lir.guaggio oggetto e quella di conseguenui
logico che appartiene al metalinguaggio.
La classe delle tautologie i di gran lunga pi vasta di
quella delle argnnentazioni corrette. Infatti mentre a ogni
schema di argomentazione corretta corrisponde una tautologia
non vale rinverto. Vi sono infatti le tautologie che non hanno
forma condizionale a cui non corrispondono schemi di infe
renza.

130

5 J. Im plicaiione materiale, imptication* stretta e deducibUii.


I
lapponi tra uno Khetoa d'inferenza e ta condizionale
corrispoadeote si chiariscono toeglio se accanto aU'implicaouone materiale im aierial impUcaiion) cfr. I. 4.6. si as
sume rimpUcazione stretta {stHct im pli^ion), o implicazionc
rigida, come si suole anche dire in italiano, co*) come fanno
CUrence Irvtng Lewis (1863-1964) e Cooper Harold Langford (1895-1965)*.
E vero che con l'assunzione deirimplicazione stretta si
esce dal dominio della logistica classica e si entra in quello
della logistica eterodossa cfr. 1, 33. e 33. . ma
utile almeno un accenno in questa sede ai fini di una maggio
re comprensione deirargomento che stiamo esaminando.
Prendiamo il primo schema di inferenza esaminato nel
paragrafo precedente II. 5.11.

I
1 p

I-

<!

Prendiamo inoltre la condizionale fmrispondente


p ^ q . p . z> . q

Valutiamola col metodo della verificazione simultanea


delle matrici cfr. II. 1.8.

(1)
(II)
( III)
(IV )

p 3

P .3 'H

0
0

1
0
1
0

1
] 0 0
0
0
0
(1) (5) (2)

1
0
0
0 0
1
0 0
0
(6) (J) (7) (4)

* C. I. Lcw ts-C . H . Lanofoud. Sy tn M c logie, New YocK.


I9 M . t ir
> t.ewls e Langfocd non u m im il segno di Mwreione come
Invece fanoo Whitehead e Russell.

131

Si nota una difierenza tra la matrice ottenuta sotto il


segno * 3 * ndia prima rcormtsa colonna (S) e la
matrice ottenuta sotto il segno ' 3 ' nella seconda ricorrenza
colonna (7) ,
La prma implicazione risulta vera in (r casi (I), ( lil)
e ((V ) e falsa in uno (tl) : la seconda risulta sempre
vera.
Lewis e Langford chiamano la seconda impji^zicme ~
quella Uutolo^u im^Kozoine stretla e usano due segni:
uno per l'implicazione interiaie mitiice 1011 e.uno
pier' rimplic^bne streitiT matrice t l l l
. Pertanto la
tautologia di sopra va scrtta
doveJ^I^Kgno '

Jj^ segm deU.'impUcazione stretta.

chiara anche la diversa definizione delie due implica


zioni:
p -D q . = . ^ {p . ^ q )

p -3 <7. = .

O (p .

D f.

Df.

Il ro m ^' 0 i il sepw della.possibilitJOBio e si.legge


" loscamente poissiibile **. Quindi la deimzMte dellimplica
zione materiale :
^
falso
quella deil*|pplic^yi90e ripida " non logicanifiilc
possibile che p 4 ycro.^.<3.A.(aiso *' La verit nel primo caso
t una quaestio focti. nel secondo i una quaestio juris. il non
Ipoter essere altrimenti, il necessariamente vero.
O n. quando noi stabiliamo il .rapporto tra una tauto
logia e l'inferenza corrispondente, i all'implicazione stretta
che corri^onde la parola ** dunque * in cui ai esprime la
relazione metalogica di deducibiiit e non certo airimplicazione materiale in quanto tale *.
* C. I. Lew is-C . H . Lanopord . Op. d i., p. 23S e sgg.

132

Lwis e Lugford chUmoono U differenza tra le due


implicazioni eoo un gustoso esempio. Sia * p leiiuocUto
** laceto i acre * e *9 ' l'enunciato alcuni uomini hanno la
barba". Sia limplicazione iDatcriale: *'sc l'aceto i acre, al
lora alcuni uomini hanno la barba
Il senso delllmplicazione materiale i
" Non si d il caso che C laceto acre ' vero e
* alcuni uomini hanno la barba ' falso)
Ora osservano acuiamenie i diw Autori lenun
ciato
'* alcuni uomini hanno la barba " {<)) non pu essere
dedotto dsH'enuncialo laceto i acre ' (p).
Ma dalle premesse
(1) "l'aceto acre** (p)
(2 ) ** & falso che * laceto acre e alcuni ucraini non
hanno la barba *(>' (p 9))
si pu validamente dedurre la mclusione
*' alcuni uomini hanno la barba " (9)
anche se nel discorso ordinaro raramente facciamo in
ferenze di questo tipo. Comunque la conclusione non i as
surda sulla base di quelle premesse. L assurdo sarebbe il voler
dedurre dalla premessa '* laceto acre '' la conclusione al*cuni iWRtini hanno la barba ".
Sia ' / ' il segno dcU'implicazione in generale che pu
essere interpretato, a sua volta, come segno deirimpUcazione
materiale e con segno deirimpUcazione stretta. Bisogna es <Nel ditcono ordinario, abbiamo raramcflte occa*tooe di (are
' un'inferenza che ha qucata ionni. ma ri dovrebbe noure che ci
t del tulio coofonne alle nostre tniutzioni l^cbe. Quindi troviaoto
una riipotia mollo semplice alla domanda come una relazioM di
ifnpticarione che i piuttosto ' (trana e non affatto equivclenle
alla nozione di deducibiUti. pOfM lutlavit dare or|inc a unlnferenza comptetamenie valida. Op. eit., pp. 343-244.

133

9er capaci di distinguere tra plq vero " e " pq una


tautologa Se pq i vero scrivono testualmente Lewis
e Langford ma non [aurologico, q pu essere dedotto dal
le due premes$e, p e plq; ma soltanto perch " (p e ptq) q
una tautologia. Se plq una tautologia, q pu essere de
dotto da p. Questo precisamente il significato logico della
relazione p - i q nel sistema dclt'lmplicazione Stretta (This
is precisely th logicai si^ificance of th relation p-%q in
th system of Strici mplication) *.
Io
altre parole il senso deirimplicazione stretta p
vero c ^ falso una combinazione logicamente impossi
bile " oppure " necessariamente vero vero in tutte le
circostanze concepibili che non si d il caso che p vero
e q b falso " *.
Ora la logica esalta pu essere intesa in due maniere:
te_-*i'9WIogie; (b) wme mone
deirinferenza deduttiva.
La logica modale pu fare tranquillamente da trail
dunion tra i due versanti delia logica. Infatti nella simbologia
del sistema dell'Implicazione Stretta, ci che tautologico
distinguibile da ci che meramente vero, mentre questa dif
ferenza non appare ordinariamente nella simbologia della
logistica classica
Alla luce di questi fatti concludono gii Autori
vidente che la relazione di implicazione stretta esprime presmente la relazione che ha luogo se possibile una dedu>
pone valida. In questo senso si pu dire che il sistema del'Implicazione Stretta fornisce quel canone e quella critica
[deirinferenza deduttiva che il desidertum deirindagine
logica *
Op. eil. he. cit.
Ib.
Op.
p. 235.
Op. eil., p. 247.

u Ib.

134

Si veda il seguente specchietto:


LOGISTICA
CLASSICA

MOISTtCA
MOOAtB

CiVOME DStL'lNFCRENZA DeoumvA

Insieme di tautolfr
gie in coi non Si
dlflingue il
mente veto dal o*cwriamenie veto
0 isulologko.

Inneme di tauto!>
(ie in cui si d istili
guc il mertimenie
vero dal nec3S8ri^
mente vero o uu>
toloj^co.

Insieme di schemi
di inferenza la cui
nozione di deduci
bili t i corrisponde al
necwtsriamenie v^
ro o tautotosico.

Se ora volessimo tradurre nella simbologia deUs logica


modale aiKhe la condizionale corrispondeote al secondo sche
ma d'inferenza esaminato nel paragrafo precedente - cfr. II,
5.12. . quello non conetto per intenderci, vediamo che tale
traduzione non pu aver luogo.
Ecco ia verifica della condizionale

P
(I)
<H)
(III)
(IV )

!
0
0 1
0 0

.9

'P

1
1
1 0 0 0 0
1
0 0
0
0
0
0 0 0
(1) (5) (2) (6) (3) (7) (4)

Siccome la matrice deilimplicazione nella seconda ricor


renza, che la ricorrenza fondamentale, colonna (7)
risulta 1101. do una matrice non tautologica, allora Timplicaziooe nella seconda ricorrenza non un'implicazione
stretta.
Pertanto mentre l'implicazione fondamentale corrispon
dente al primo schema di inferenza quello corretto cfr.
Il, 5.11. ^ tautologica e quindi simbolizzabile come impli
cazione stretta, limplicazione fondamentale corrUpondente
al secondo schema di inferenza quello non corretto
cfr. Il, 5.12. non tautologica e pertanto non simbolizzabile come implicazione stretta.

135

Si veda lo schcma seguente


i
p Z i q . p . z>,q

i
pn^.p. ^

\ .pS>q
\

X
p=*<r => p

i
pz> q . q . zt . P

Schema di
inferenza
9 valido

| _ . p 39
, --|_ p

Schema di
iofereaza
non valido

In conclusione, uno scbetna di inferenza valido se e


solo se il segno ' s della condizionale corrispondente
convertibile nel segno -3 diversamente non valido.
Chiarita la differenza tra limplicazione vem e l'implicazione sempre vera, a cui soltanto corrisponde la noziorve metalogica di deducibiiit, possiamo ritornare dalia logistica ete
rodossa a quella classica.

5.3. Le lauiologie: e leggi dellidentit, della non contrad


dizione e dei terzo escluso.
Quando si parla di principi o leggi dellidentit, della
non-contraddizione e del terzo escluso si pensa immediata
mente ad Aristotele. B non a torto. Non si deve per dimen
ticare che quella ^Motelica .una logica.dei termini
cfr.
I, 3.4. e quln^^si tratta.d.Lun.livello logico pi avanzato
rispetto a quello della logica enunciativa o proposiuonale
cfr. I, 4.1, che stiamo studiando ora, livello che fu ela
borato la prima volta dagli stoici. Pertanto i tre principi rice
vono nella logica aristotelica una formulazione piC>.complessa
che in questa sede. Qui invece ci si riferisce ai tre principi
cosi cofoe vengono formulati nella logica degli enunciati, che

136

come i no(o ii livello piCt etecneniare della logica,


la piattaiorma e l base di tutti gli altri livelli
I
tre prncipi in sede di logica enunciativa sono quindi
delle leggi losche o tautologie, come il lettore pu verificare
per proprio conto.

In poche parole non vi i livello della logistica cUica cfr.


I.
e 3.4 che non aoceui i ire principi, anche te come i
evidente vengono diirmamentc formulali. SI veda I. M. BoCMKNSKi, A precis of malhemciic<d hgc, Dorncht. HolUnd. 1959.
pp. 19. 2}, 38. 48. 93. Quanto od Aristotele non si dimenikhl la
pregnanza della sua de&xione della non-oontraddlzione inpos*
sibilo cke la stessa cosa inerisca e non inerisca al l ac o s a . n e l l o
Steno iccDpo e tolto it tiiede^^ aspetto
vndpx^^^
xal
0dfX(tv S^^ov tv aHi;> xal xat&
ar) AsiSTOTKUS, Metofihysico, T. lOOSb. 19-20, ree. W . I*sger, Oxonti,
1957, p. 66. Cocae si vede ri tratta di una definizione noo astraila
ma che chioma in causa la temporaiiti e U divenire. Tulio tl discono

di AciMotele fatto in un contesto ontoiogico concreto. Quanto


infine al principio del ten escluso. Aristoiele ( stalo 11 primo in
temo ^soluto a vederne 9 limite. (Quando vcoga riferito ai futuri
ooniingcnli; ni si dimeottchi che )an Lukasiewicz ha elaborto la
sua k ^ ca trivalente proprio a partire da Aristotek (A a ic to tk lis .
Libef de nterpretatione. 9,18 a 28 e sgg. recogn. U Minio-PalueUo,
Oxonii, 1966. p. 5S e sgg.). Pertanto quando ci si riferisce a logiche
che iwn ammettono o che limitano la portata del terzo escluso pi
che di logiche non aristoteliche si dovrebbe parlare a ragione di
logiche non crtslppee, considerando che Crist^po. uno dei massimi
o p M w ti della Stoa, fu tra j^ difensofi dU vali^t uoivcnaK^de.
le m escluso. Scrive Cicerone: ieque contendi! omnb nerw
Chrysippus, ut pertuadeat omne & (tw |ia ul vmm esse aut falsum >
M. T u tt .1 CtcntCNis, Scripia ^uot manttrunt omnia. Fase. 46 De
Foto. ree. W . Ax. Editio Stereotypa Cditionis Pilm se (M C M X X X V tfl).
StutgArdise, M C M LXV , 140 b, 4-5. Per la funzione del primi principi
e i rapporti tra la problematica lopca, ontologica e pioeo4og>ca si
veda N. PentuzzELLrs, Siutma ptoblemc. V ed. Napoli. 1975. voi.
L P. 31 e sgg. e p. 255 e gg.

137

La legge dell?i</gn</<^pu avere due fonnulazioni: una


debole sotto forma di tmpliuzippe.'*:
5

X ^ X

P -*P

I p p

e una forte sotto forma di equivale^:


5 J1 L { ^

I---- p.m

X - X
P **P-

La legge della
me segue:

viei formulata co

5.32. -iggpW pl

X&X

p)

n (p 1 p>.

* Questa (rsK rikine. come ben mene in evidenu J. Luka


siewicz. si trova U prima volta bi una fonte stoica. La legge viene
formulata ecel: se il prigto. allora H
(rt x itpwtov.
nptov) dove U numero ordicjc V una variabile enunciativa. Si
veda I. LU KA Sicw ici, Z hisioHi lo fiki idait, io Przegjad PUozoBccnl, 57, t9M , p. 417 c sgg- trad. tedesca Z ar G eichkhie der
Aussag*nlogik. lo Ercenntnis , IS . 193S, p. U t e sgg. Il principio
i utalo come prma premessa ik I tcsucnic schema d'influenza:
si t npnov. t K pw *' et o i t npwTov, 7 xprov' flre i t
itpTov
c T npCrtov'
pnov ftpa , S&xri E m p r i c i , Advarsut
Mat/trmaiiecs. V ili, 292, Ed. Hennannu Muisehmann, lipsise.
M C M X IV , vo l.n , p. 70. Ot ogni tauioloia diamo la rrsscrzione
ndle quattro simbolo^e siixliaie nel primo volume cfr. I, S.2
e sfie-
Una chiara fonnulaxione del principio di non contraddizione
valida non iolo per la tofica dei termini rtia anche per quella degli
enunciati si pu riscoatrsre g ii in A m totde: < i impoMbite affer
mare e negare nello steso tempo secndo veritA (SCw xov fit
x o l &iM9 &v<a
, Meiapft)Sic, T. 1011 b. 20-21,
ed. c it pp. S2-8S. La stesa formulazione si ritrova in S. Tonunuo:
nM e8i..8im u|^aflirm re et negore , Summo rfteoS^?, T T a.
Entrambe e formujauoni ono trascrtvibili nella formula di
logica enunciativa

138

La legge de] Veno'esciiiso\* pu ricevere tre formulazioni,


una (kbolc;
5 3 3 .9 ^ p \
l * p v - p

X vX
p v lp

una media:

X&X

5.331. {DpjV

I ~

T (P 1

P)

cd infme una forte;

______

5332.

X - X
T (p

I - (p ~ p)

P)

1 p).

Bisogna fare ora alcune oonsideraziont a proposito della


legge del terzo escluso.
In primo luog>jj j^e^nqtare lAe non_jiL fratta di tre
leggi ma di tre form ula^ ^fcameote diverse della stessa
legge. I sensi e ji *^rat5 ' A D'* ed '/ ' restano tre
sensi diversi anche se s passa da due a una sola variabile,
come si pu facilmente verificare:
>lpp
AH = 1
/lOO - 0

Dpp
D II = 0
DOO =1

)pp
/ Il = 0
100 = 0.

* R ^ 0 >lk cote che sono e ^


KUW-SCatc necestario
rgenw>tk>i 0 te ncgattiooe aa vera o faJsa
p iv o&v

T O v v tw v iid

v V o l V

T ip o e iv fl t | v

d i:* -

v Xi](H^
<(uSq d voi) A ricto te lcs. L ib ^ de Incerpretiione,
19 a. 28-29. ed. c<L p. 55. Si noli che Arstocete lim ila la portela del
principio si psato e al presente. Lo slap ru , come 1 rivela dal
conleslo. ai riferisce Ila toelca dei lenniai, ma la sua formulazione
pu estere esirapolau dalla logjca dei tennnl ed eisere assunta paradgmaiicameme ooow demrkne dslU legge del ceno eluso
a ogni livello di logica e quindi anche a livello di logica d ^U enun
ciati che il pi eleincniaie. Per i passi del corpus arsioielico in
cui si parla dei primi principi si veda l. M . Bo cH O sn . Formait
Logik. Freiborf-MUiwheo 195, trad. ft. di A. Conte La logica for
mate, Torino. 1972, pp. 86-90.

139

t i

Se per questa soia variabile viene


una volta affermata
una volta negata, allora le formule ' ApNp ' OpNp e
lp N p risultano logican>enie cquivalenii, come si pu veri
ficare:
ApNp
DpNp
fpNp
A l N i - A O s l D l N l = D l O = l /IWI=/I0=1
AONO = y^OI = 1 DONO s XI1 = l /OAO ss /01 = 1
e
sono tre e^rcssioni divetsiformi dirupa ed um sola
Questo' risuiuto non deviT stupire se 5 riflette
i
sensi <lei tre operatori ' A ', ' D t ' f hanno una parte in
comune
cfr. 1,4.4. parte in comune che affiora proprio
nella formulazione del terzo escluso.
La_2Saft<i|..W^ry>?Ptt_4a..(arsA.cbii.>0lft.Ja. grafia
iukasi^ic^ana,.avendo, una .^mbologia. adeguala.per. ognuno
dei tre diversi-sewi dell? lPCU?ionc " o , ha la .capacit di
individuarne la parte di senso^difX^^te e quella comune. Le
altre simbologie essendo invece costrette a definire l'opera
tore * D ' come ' NK c l'operatore ' / ' come ' N E ' non per
mettono di afferrare a primo acchito la parte di senso diversa
e quella comune dei tre funtori ' A ' , ' D t ' f
jci VefzbTupg^ si noti che il confronto tra le diverse sim
bologie utile non solo in sede didattica ma in sede critica.
La simbologia whitehead-russelliana, per es., ci permette di
comprendere come la formulazione della legge di non contrad
dizione non solo logicamente equivalente a quella del terzo
sscluso ma graficamente identica alla forma media di esso.
Infine ri jroga preste che le leggi dellidentit, della
non cratraddizione e del terzo escluso non solo sono logica
mente equivalenti ma risultano eguali per definizione e per
tanto il loro senso Io{pco uno ed uno solo ed lo stesso
Non ti dimentichi che due pi formule ben fonnaie tono
logicamente c<)uivalenti qusniio nella valuUtiOne riioltt che hnno
t stea matrice.
'* M . M au*testa, On th Principtet Of f^gniiiy. Non Ccwiradicton and ExcSudtd Middle in Ihe Prepositionai
in Ra$egna di Scienze Flloeoficie, 4, 1978.

140

Ora pCMch tutte le tautologie sono logicamente equivalenti, si


riducono in ultima Analisi alte tre leggi ora esaminate. E que
sto il motivo per cui esse costituiscono sempre i principi della
logica anche se nei vari sistemi assiomatici possono essere
diiDOStraie come teoremi, anzich essere presupposte come
assiotni.

5.4. Legff logiche corrispondenti ai modi d'inftrenza.


E merito deatli stoici rela_l?.Qraz_ione_.dell,a pri^^^ forma di
logica
Ma resta loro gloria soprattutto l'avere
stabilito cinque regole di inferenza fondamentali e l'aver com

>* E ttMo it nudicele fraintendimento dctU Iodica stoica da pane


di K arl Franti <K. Pkakti,, Gschtc.ftre dr Logik im Abendlonde.
En te r Band, Akdemi9che Dnick- V . Verisgsstutsii, Gra^-Austria,
I9SS). Anxi quello di Franti resia un esempio sirttoUrssimo negli
ludi storici di un incompttftte che ttccia di stupidit autori che
non riesce a padroneggiare e a capire. Per i pesanti giudzi dello
storico che occuu Cntippo di Stupid>t8t di Dumrahcit fr.
op. cU. pp. 47+47>.
E merito <li |an Lulcatiewicz (f. L u k m i k w i c z , Philasophisekt
B tm a k u n g M tu nttJm vtriiten Sysiemf/t d ft AusiagenkalkGls, in
Cotnpies reitdus des sances de la Societ des Sciences et de Letues
de Varsavie, 33, 1930, cL ili, ptr. S2-77) e sulU sua scia di
Heinrich Scholz (H . Sci*OLr, Abrist der C*set>iehl d tr LotUc.
Berlin, I9 JI, trad. IL di C. Melandri. 5iora delta logica. M laiw .
1962) aver rivendicato la i^ etA e il rigore della lo ^ 4 stoica.
Scrive lo Schob: Ora proprio questo i il principale merito degli
Motci. i'avex creato questa logica elementare o almeito Taverne posto
k basi. Ed t chiaro che tale merito non diventa minore per il fatto
che pu esere riconosdoto solo oggi . H . S c m o l z , Op. eil. tr. il.
p. 73. Ed in nota lo ScholK *S&>ungc 11 primo a dirlo chiaiamenie
i stato |an Lukasiewicz... Posso dire che questesempio mi ha dato
la forza di dire quel ch segue per salvare l'onore degli st^Ci, ci
che luti* la * Intona '' tradizione non i capace di fare...... Op. eil.
toc. cil.

141

preso che esse possono essere giustificate soltanto sulla base


delle corriipondenti tautologie .
In questa sede non ci interessano le regole ma ie leggi
logiche che le giustificano. Le diamo neHordine ponendo
accanto ad ognuna il nome dato dai medioevali al corrispet
tivo schema d'inferenza.
Prima tautologia (modus pon en d ojf^ n s):
(p ~ * q ) A p

^ T u /ti i s>1k>gimi lotci sono formulati come reeof


rinra. A questa maniera la diatectic* Stoica dtfferitee non lolo dalla
ltofistica sriuoietics, ma anche dalla modems losica proposizio
nale, che un sUtema di < ogie/te (se. di tau to lo ^ ). Tuttavia gli
HOici erano al corrente di un metodo chiaro e semplice di convertire
rutto le loro reeole d'inferenza in tesi. Ci implica una distinzione
tra infercnre concatenate e non<oncatenate. 1 chiamano ranco*
rena/a un'inferenza con le premeste a e 0 e U conclusione r se
l'implictizicn*. (I cui antecedente fc la congiunzione delle due premesse
K e 0 e U cui oona^cnte t la conclusione y. ^ valida [. LuKASiewicz, Zur C e x h k fite dcr Auugento$ik. in <Erkenntni .
19. 1 9 , p. liS .
Cosi airinferenza <Se ewrno. c'fe luce: ma gionto: dutwve
e t jyee itt -Jiufptt
<;>^ Effrtv' XXh ^f|v
Scrtiv'
corritponde la tautologia cSe giOTO e se t giorno,
c't luce, c 't j ute ( li
frT.
S6XTI E m p ib ic i. n Y P P ilN E lN Y n O T Y n n SEftN . toc. Hermannus Mutschmann. ed. si. cur. t. Man. Lipsiae. M C M L V III. B.
1J6-137. p. 9ft.
Si~ noti che la tautologia comspondcnie ainntewitra. sona_(;'
portala i stala scriiu ,co n inversione de^i eminoati che costitu*
s6nb 'n '^3ptt J ^ | dcH'amccKlenf delilipplicozione. Ci
^HcVtaoienle lcito d a momento che il prodotto logico gode della
propriet commutativa. Pertanto la tautologia 'C K p C p ^ ^ ' con cui
possiamo simbolizzare l'implicazione dte troviamo in Sesto i la
stessa cosa che 'C K C p ^p ^', formula con cui noi simboliniatna la
lautolo^a corrispondente sJ piim o schema dlnierenza.
G li schemi di inferenza della logica stoica sono riporuti da
Calepo e vengono chiamati ndimosirabili (voxiSeucroi). Lo schema
di inferenza del primo modo i : se il primo, il scoottdo; ma il

142

Scconda tautolcgia {mqdug t^leiiio //teat)A

........i X ^ Y ) & y ^ X
Qllens. /*):
X &.Y&X~*Y
5.43. '^ K ^ ^ ^ ,
h^S ~ ( p . ^ ) . p . 3 . ^ q l ( p A^ ) Ap -.

QssaaJawateffliioatH powndcuic/iifis^)-.
) ~ = ~ {p 9 )_^ p > z> . ^ q

X~Y&.X-yY

T {p*^ q)!^p-* 1 9**.


pnmo^ dunque, n_tcCTwdo (t
&, t
xd S i 4 t fipo fl)
C a ie n i, B IIA m r H aiA A B K T lK H . ed. Cardut Kalbfleisch. LlpsUe!
M D C C C XC V I, p. 15. linee 12-15. L'csempio corrispondente t i trova
In $e>IO. Op. eit. B. 15?. ed. cii. p. 103 ollre che B. 136-U7, p. B8.
Cfr. nota prece^nie.
** Lo schema d'inferenu corrUpondente *e H primo, il econdo: ma fQi^l secw d o ; dunni>e, non il primo
a
[}
oXl f i
CnTtpov' ovx &pa t p ro v) CAicmi, Op. eil. loe. Cil.
lince 17-18. Come etempio d'infereiizs iroviamo: se i piorno. e*
Iwrej ma noi> c 'iJt K c ; dunguc non ^ ^ ip rng (t iftlfia 6 rrt. wc
ffTtv oux fim 6i <pw?- cirx opa f{oa ffriv )* SexTl Em p irici.
Op. cif. B. 157, ed. d (. p. iCW.

^ Lo *chna dlnerenia corTlpondefitc t nOn in w infe il. o r^ o -j


jU e s n o ; rn a.il prirr; j)unqu^oULepw te.(oOx i*a x i ' V
xa l t4 & <T S i & ox apa t i p . G a lO i, Op. til. toe. d i.
Iine* 2 1 . Come esemplo d'inerenxa 1 irov non i d i ii caso
8 ^ 0 0 ed^jw ne; ma giomo; d un^e j ' ( e x T f|ulpa
?<rti xal v^ fim v ^ iS w T T 'r^ iv - 'o fe c B m vw| lirr iv )
Sexti
Em p irici, Op. d i. B. 1S ed. ci. p, 104.
^ l o chema dlnfcretiza corrpoivdenie i o .il.E s jr n e ^ .il i.\
dunqua. noo, il.secondp (iir
-ci
[cj fi- o *t p a T 9 ) . C aIEN i. Op. tl. h e . eis. p. 16 linea 5.
Come esempio dlnferenza si irora <o ( giomo o 6 nOlle; ma i
<^:_dvn< iuej> oa_^. iKStl?.
tu ip a 'ta^W i'% S C ^ i7 n ^
64 a n v eOx fipa vw| E m v) Skxtc EM Piaict. Op. eit. loe. eil.

143

'

OuinU tautologi* (modus ioUendo ponen^:


5.45.
I_ : ~(p9> . ~ 9 . 3 . p
X - Y & Y -*X

n (p <g) A n 9 >p
In poche parole abbiamo quattro combinazioni di modi
e cinque tautologie perch il modus ponendo lollens nc ha
due. In sintesi
^

ponendo ponens (!)


__ lollendo ioUens {2)
ponendo toliens (J). <4)
lollendo ponens (5).

Si iM(i che il coruiettivo "


f|... " della quarta e
deila quinta tautolc^a rvon pu e$sere interpretato ne) senso
di M o di ' D . Interpretato come ' A non risulta legge
logica la quarta formula; interpretato come D non risulta
tautologia la quinta. Ora poich il senso di " ^ e i_fi..."
lo stesso in entrambi i casi, come manifesto dagli esempi,
non resta altro che il senso del funtore ' / '. Qui appare_chjaramcnte come la logistica^ possa essere un^^ano strumento
d*mdifne* *%9iy;ifii*_<^*flpfe5n?5>Lare^.d|.quen^ filologico,
i noti infine che,solo la simbologia lukasiewicziana e ade
guata per ogni trascrizione ritrosa di fonti senta ricorso all'interdefinibilit dei funtori.
to schema d'infcrtnia corriipondenic o il primo d il
VO^^ni non l^seeondo; dunque it. primo <ttoi r i 5 ij x
0 <vxl
t &p >} C a ie n i. Op. cil. loc. til. linee 6-7.
Q ui Kalbneisch ha inietraio II ieo cosi '<eOxl &t t t i . v i Hpa
'. Ma nciriniexrazione l< variabili rievoxo ctK 'C inverine in
naljiia ullesempi fallo da Schu. Infuni {{empio vorripot>dente
2 ffn v

ov * l W y j ^ ttiv '

Srn EMriRict. Op. fii. toc. di.


144

tiv )

S.S. D i alcune importanti leggi logiche scoperte da^i scola


stici: leggi ddia sempUlicozione e delladdiiione.
Nei secondo grande periodo creativo della logica fonnale
in Occidente il Medio Evo latino vengono fatte delle
geniali scoperte che costituiscono parte viva dellattuale si>
stemazione delta logistica. Spesso si tratta di scoperte for
midabili d cui non conosciamo, il pi delle volte, neppure
il nome dellAutore. Quando compaiono sono gi
$t pu
dire patrimonio comuT>e di una scuola, anzi di una cultura,
di una civilt. In questo paragrafo ci limitiamo a riportare le
due leggi della semplificazione e le due leggi delladdizione.
Leggi della semplificazione *
Occam d i htikine le due l ^ usando il meUiingu4ggio;
fa l'esemplo delU econd*: Oportet autcm scire quod
um per a copulativa ad utramque partem est cmsequentia bona, >kut
sequitur * Sortcs non currt ei Piato disputar, ergo PUto disputai
wd e converso est fallacia consequent Venefobilis !ncpioris
CuiMelmi de Ockham, $u/nnr(i LOfiem. ediderant P. Boehner O F.M ..
C . Ci O .F> f.. S. Brown, S. Bonaveniute. N. Y . >974. li, 32.
p. 348. Anche gli altri scolastici usano il nteialintuageio! Clovanni
Buridano scrive Ad omnem enim copulaiivsm sequitur qualtbe(
copulaiarum . lohannis Buridini, Troelaiut rie Consequeniiii. ed.
cri. 4 cura di H . Hubien. Leuven. 1976. M I, I, p. 80: c Alberto
di Sanonia quaelibec pars copulativae sequitur d ipsam copula*
tivam cuius est p*rs L o p ta Albtriueij. Peruiitis lofiea Exeeilenllstim i S a c f ih eo io p t prolessorU ttotisiri AIbc/ti de Saxnia. Venetii* M .O .XVIM , rltum pa anastsiica a cur di W aller A. Koch.
Hilde$helm-New York, 1974, I I I , 6. 1* regula. otlio 20. colonna l.
Infine Paolo Veneto cosi si esprime >< copulativa alTirtnaciva
d sherafn eius partem principalem eM bona coiuequeniis, e non
e coftveno nisi forte gratia maieriae ut ' tu cvrris et lu dispuias ergo
tu ditputas*. sed non equiiur '<u dispuias erto lu dispuias ei tu
Curris P a u lu s VeivkTUS. Logico. Reprogrriseher Naehdi^iek der
Ausssbe Venedit 1472, Hildesheim-New York. 1970 (78). L.e virgolene in alto per distinguere il lirtguaggio oggeiio dal meiatingua$go
sono nostre. Questa precisatone vale anche per le atire eiiazionl'di
Paolo Veneto.
Il Bochenski opponunMoente por>e in rilievo con>e i|li scolainoliTC

14S

a) Prim ^|.^c:
5.51.'^C^/p)
I : p q '=>p

K- X
-* p

b) SecondaJcgge;

X&Y^Y

5.511.
I ; p - 9 . 3 - 9

p Aq - *q .

Si potrebbe pensare che si trans di cose ovvie: non si


deve per dimenticare che ceni erroiH vengono fuori propino
perch si trascurano le cose ovvie. N si dimertichi che da
queste leggi che $1 ricavano le regole per importanti dimo
strazioni matematiche oltre che prettamente logiche.
L e ^ i deir<K>rfizt'ong

Prima leatej

5.52.

(CppjiX
f : p . 3 . p vq

X->XvV
p - *p V q.

4tici manchi la consapevotezu della disliniione Ira ( e f ^ e r e ^ a .


I. M. Bk h cn sk i. D t contc^uenliii ithelesiicotum e<xrum<iui otig}ne.
in Angdicum >, IS, 1938. p. 98. Tuuavio. asiungiam noi. data l
cofrispondcnu biunivoca tra tautologie do un lato e regole d'inic*
ronza valMe dall'aliro, la mancanu della distinzione non lo jlie nulla
8l rigoie foimale del medioevali.
^ Anche quetle due leggi vengono formulale dagli scolastici insienxt e nel metalingusg{^. Scrive Occam Sciendum e$t ctiam quod
ab ailera parte diriunctivae ad lotsm disiunclivam est bonum orst*menlum. et e converso est fallacia consequenlls, niri ><l aliquando
aliqua cauu spedalis impedicns fallaciam coniequCnliS > l'in e r
biti Inetptorii eie. eit. I l, }4. p. )S0. Giovanni Buridaivo co si
esprime A d queralbet propcsitonem sequiiur omni$ disiunctiva
difiungens tpsam cvm alia lohonnit Huridani eie. cil. loc. cil. c
Alberto di Sassonia a qualibel pane disiunciivae oflirmativoe. ad
disiunciivam aflirmaiivam cuius esi pars, esc bona consequeniia >
.o^'co Alberiueij tic. <it. ili, S. foglio l9 . colonna 2. Infine Paolo
Veneio. on la consueta precisione, scrive a pane principali disiune-

146 *

i
Questa le^ge come vedremo il secondo assioma
^del sistema assiomatico di Hilbert e Ackermann.
b) SgcoodA, legge:
S.S2I. Cq'p fi
i q 'D p v q

)'-XvV
q -*p

vq.

Questa auiologia & i! secondo assioma dei Principia


Mathematica

5.6. Le cc.dd. leggi paradossali dell'ioplicazione maieriale.


La legge dello Pseudo-Scolo.
Vi sono due vecchi aforismi tramandali nei manuali di
logica. E i sono
bao|>0'iii>oAU

Y (a) Ex /olso sequilur .jMaiiiber


L ( b ) Verum setjuilur ad
ftco
PS*
Cos come sono formulati suonano nrani e di qui la >aradossaJil. Si tratta per di una paradossalit apparente che
scompare non appena si fanno due considerazioni. La prima
che bisogna leggere quel seQuiiMi non " consegue *' ii che
sarebbe veran%ente paradossale ma " implicato materialmente la seconda che rducendosi limplicazione materiale
a un connettivo vero-funzionale interpretabile come
' ANpq ' o come * NKpNq non viene meno il carattere csten(ivse arTirmalivse d (oiam disiunctivam e>t bonum argumentum, sed
non e converso, ui * tu currn ergo tu curris vet tu es homo ' sed
non equiluT C cOnvcrM * tu Curri vcl tu hOmO creo tu cutri '
Paulus VetETus, Qp. ci(. loc. ct'r.
^ Nei P. M. t trova questo esempio Il to ^ y U Wednesday,
lo-day U eiiher Tuesday or Wednesday A,. N . WHtrtMCA-&.
R u sse ti,, Principia Mathtmoihica. Cambridge. 7 ed. 1927, p. 96.

then

147

sionale delle proposizioni atomiche, dal cui senso bisogna


sempre prescindere
Si traila comunque di due leggi logiche che nei testi
scolastici vengc formulate col sussidio del metalinguaggio.

** Uno del ca p tai pi imporiami della .ksjca m edievale


Qudio delle.corue^ucjifiiw. Una chiara deilnizione di conun/ueniia
si trova nello Pseudo^coto: Conse^ufniia cu propositio hypoihelieo. composita c a riit(fd en e ei eom e^utnte m ttlU n it <^iunc*9fi
eondiiiofiali, vl raticnali. ^uae denotai tjuod impossibilf n i ipsis.
ititie ti antecedente el c o n se ^ rn te smul lormoiil. <)uod OAtecrdens
SII verum el eonte^uens jiia tm a Ioannis Dvms SCOTI, In tibrum
p/im um Pfiofum Anatyttcorum in Opera ootnia, Edilio Nova. Totnus
Sccundus, Apud tudovicum Vivta. Parisi, M D CCCXCl. I. lO. 7.
p. l& i.
Chtsriio che nel contesto Tcspmsione im ponibile est va
presa in scno non modale si vda l riguardo I. M . BocncMSKt,
De come<iuentiis scho^ouicorum tK: tif. pp. 94*9) l'unica difTic^ l fijuarda UnterpretazMnc dell'espressione
coniuneiio ration aiis che lo Pseudo-Scoto distingue dalla conditionalis. Si
tratta, per usate il linguaggio odierno, di un funtorB dtverw dal
l'implicazione materiale, o di un'espressione ad essa equivalente?
Entrambe le tesi tono Siate sostenute: la prima da 1. M . Bochentkl
e la seconda da W . C. e M . Kneale.
Scrive il Bochenfi: la congiunzione razkmsle quella che
orrUponde pi 0 meno al greco xapaffi/vTiuij^vov: i pone infatti
|tra due proposizioni allora e solo allora, Quando ta seconda segue
alla prima e ia prima vera; la condizionale invece richiede soln(o ia prima eondisone. Questa congiunzione condizionale (se...
Uora... e sim ili) denota che lutia l'ipotetka h falsa in un solo
1 , cio, quando l'antecedente vero e il conseguente falso
I. M . BooicHsxi, op. cU. pp. 9J-94. Per il Kapccowiituivov presso
gli itw ei si veda D k8ni L*RTri. De V ita eie. V I, 7J.
Diversa nnierpreiaiione di W . C- Kneale e M . Kneale. Seondo gli Autofi, da ciO che segue dopo la defnittOne dello PseudoScoto risulta chIaiO che per eoniun<i(o raticnalit egli intende una
partkelia infeienziale come </go od i$itur. una maniera confusa
di parlare e non propramenie difendibile, bench possa essere cont*
presa e forte anche scutata come una concessione alla tradizione .
W . C. KNeALB-M. Kwealc, The Deveiopmeni oi Lotte. Oxford, 1962,

148

Ricorrendo anche noi a! mecalinguaggio possiamo for


mulare la (a) come segue
(a)

I : p = 0- 3 - p3 ?

e cio " st p falsa, allora p implica qualsiasi proposi2onc


oppure pi semplicemente
1

: 0

e cio una proposizione falsa implica qualsiasi proposi


zione " *.

dmI. it. di A. C . C o rk e L. Csfiero coi liiolo Sfor della IciUa,


Torino, 192. p- JI9Entrambc k inte*prt(u:ion< sono oaienibili: la prima per il
fatto che $li scolastici come del m (o ( li stoici accanto d
opcfAtor vero funzionali hmiiw ^ erato r non vero fvnzionali; U
seconda i e(n>ln>enie sostenibile per il fatto che non distinsuendo
gli scoiastiei ira legge c regoU si veda a lai piopossio i'v t . sopia
citato del Bochenski. p. 98 per essi le loctsioni s i........ e

ergo... oppure
igitur... equivalgono. Si Bcceili l'interprelazione del Bochefiiki <)uella degli Kneale. certo che la defi
nizione dello Pseudo-Scolo ci permette di ca^re. nellulto come
i>eirBltro caso. che. k eonse^ueniiac sono propotizloni . cpixnzlonali.
inierpretahili modemamcate nme lautoloile, ossia come ptopooni
sempre vere, oppure come regole d'inlert/tta valide a Quelle-cor*

rt^l0t)enii.
*
Scrve lo Pseudo-Seoio Ad quamlibet.pro^cvitionem falsam
se<iuitur quaelibet alia p r o p o s iio in bona coruoquentLt.materiali ut
nt,U>C IOANMis D v n s S c o t i , Op. c i(. /n lbrum pfim um Priorum
Analyiicorum. X . 17, loc. d i. e Ciovanni Buridano ad omnem
propositionem faisam Om ni* stia sequitur consequentia ut nunc
oltannis Suridani. Traetolut de Conse<tiMtlia c il. I. I. I* Conclusio.
p. 32. Come si vede e il discorso vak anche per U tvoia se
guente gli scolastici formulano l due leggi paradoasali trattando
delie <0nt 9uentiM ui nunc. Per quanto si traili di un capiiolo di
iogka eteiodoM it 8ochenkl pone bene in evidenza come l'im
plicazione uwta sia quella diodorea ( ) . M . B o c h e n s k i . Fomuile
L otik. trad. il. cil. p. 2S2 e sggj. ~ tuttavia le conicquenliat ul
nunc vengono sempre ricondotte alle consegueniioe ormalet os.$ia

149

La (b) pu essere fomulais cosi


( : i = 1 . 3 . p = 9

e cio " se 9 veri, allora p implica q


oppure in maniera pi semplice
I -P=>1
e cio una proporiziooc qualiiati implica una proposizione
por uM rt tlnguAXgio moderno a Tonnule tempre vere In
virt della Joro struttura sn uttics e cio a Uutf4osie.
Ecco la definizioi>e di conse^uentia fo .'tr J u che d lo Pseudo^
|$C0C0 : CortM^utruia fw m atis est illa quM u n e t in omnibus te r
|m(nc, xronM consimili diipotitione, forma iertninorvm . In tibnint
primum Pra/um eie.. X , 8, ib. Accanco alla const^ueniu lormaiit
vi i la contequeniio fnaitflalis deliiuta come Ula, ^ua< not7 r v i
in omnibut Ifrtninit. f4lrtia eotuimili dispotiliort*. e t forma, ita
?uod non fiat variatio rtsi termlnorum. & (slis est duplex, qui
quaedam est vera simpliciter. * alia <it vota, ut nunc Op. ci.
X, 9, oe. eit. In poche parole oliw alla a) conset}ueniia lorntalu
abbiamo b la w nte^uenii mMwiafii. Queai'uliima ua volta
pu eeie Ib ) conxqueniia materialis vera simplieiter e 2b) conseguenitt materaiis vera u i nune. Entrambe le c^nie^uimtM* materialet possono essere ricondotte aila consequentio otmalis: Ib ) viene
. ricondotta ad a) assumendo un pcopoaizione necessaria. Per e*,
la eonte<iueniia maierialit bona simplciie/ Homo cwrrit. igitur
animai curric viene rcondolta a conse<tuenii fcrm alii atiraverto
la prapostzione tiEcesuria Om nis homo est anim ai; 2b) viene
ricondotta ad a) ouumettdo um pn>posiziorK contingente vera.
Per es. po4(o che Socrate i bianco, la coftse^ueniio Socrsies cu nii,
igitur album currit bona ui nunc perch li riduce a conie^uenria
farntaiis mediante la praposijione contingente Socrates esi albus .
op. cil. loe. eit. X. 9-10. Un disearto analogo ma pi complesso fa
Buridano. cfr. fohnnit Buridani Traciotiis de ComettuentUs. cil.
I. I. >* conclusio. p, 3?. S i veda l'acuta analiti che di questo passo
piui(o(o oscuro fa il Moody: . A. Mooov, Truih and C om tnuence
in mediaeval togic. W esipon. Conneciicut. 19)3. repr. 1976 pp
99100,

150

vera *' o per meslio dire " una proposizione Vftra implicata
da qualsiasi proposizione "
E meglio dame per una trascrizione tutta a liveUo di
linguaggio oggetto.
Abbiamo allora per
(a) Ex falso se<juitur quodlibet
5.61. CtfpVM .
F - ': - p . = - p = i

X~^iX-*Y)
p-+(p-4.9) .

e per
(b) Verum sequilur ad quodIibeS

1.62. CqCp<j\

Y-*{X^Y)

q . z> . p ^ q

q -* lp

E proprio per evitare i paradcx&si deH'implicazione mate


riale che Lewis e Langford ricorrono aU'implicazione rigida.
Di ognuna delle due leggi paradossali essi danno due versioni.
Cosi la (a) ha due ormulazioni:
(a,) ~ p . -3 . p 3 9
(a*> ~/>-=>-P = 9

(5.61.)

Scrive lo Pieudo>Sco<o: Omni ^opcs{.(|o vera lequilur ad


<|uacumqwe stUm propoiiionem, in bona conie^umiia maten^t^ ^
n u w a Op. tri. toc. eii. X . 18 p. 289; e Buridtno: omnis vera (<c.
proposiiio) ad omnem aliam le^uicur eciam cofuequentia yc nunc*

Traeiaius de C o w q u e n iia . (il. l0(. <il" Il graduale ptttagfk) dal m etalin^agglo al linguaggio oggeiio chiran>enie delineaio da Lewis e LangionS: la formula
ollenuta aiiraveno k scguenit insfom szion
'S e p s D. allora p 3
s 0) S p 3 9 : ~ p S p 9 9 '
C. 1. t^ w is-C . H. L*NcroBD. Symbolk loiic. cl(. p. 86.
l.ewit e Langford in fo*ma meno iniuilva Kam^ono l'ordine
d clk varib ili: lutiavia delinearto-it graduale pasMggto dal metalin
guaggio al lingun^io Oggeiio in maniera eMinplarmeme chiara. La
formula p 3 9 3 p ' i onciw ia attraverso k seguenti iratformazioni 'S e p e l , allora 9 3 p; ( p s l ) O ? 0 : p - 3 * 4 3 p '.
Op. n'f. tee. eii.

151

ma non pu svere affatto la formuIazioDe


(a>) ~ p - J p -3 9L'implicazione principale stretta in i^ai). materiale in
(aj); ina l'implicazione secondaria, quella che appare nel
conseguente, t materiale lo entrambe **.
Ora se si (iene conto del rapporto che Lewis e Langford
pongono tra implicazione stretta e deducibilt cfr. II. 5,2.
chiaro che da ' ~ p ' non si pu dedurre che da * p '
si pu dedurre ' 9 La (aj) da cui $i dovrebbe ricavare una
tale tegola non i una tautolo^a, e pertanto la regola di dedu
zione corrispondente non i corretta.
Il
senso di (ai) e di (ai) che se p falsa, allora p implica
materialmente q. Ora la corrispondenza tra il concetto metalo^co di deducibilit e quello di implicazione stretta ci cottseme di stabilire la regola d'inferenza valida: da * *> p si
pu dedurre ' p 9
Se poi si tiene conto che p ^ 9 = df.
(p ~ 9) la regola dinferenza corrispondente ad (ai)
la seguente: da '/> i falso ' si pu dedurre * non ^ d i il
caso che p vero e 9 fako Il cbe tutt'altro che parados*
sale.
Un discorso analogo si pu fare per la (b).
Anche la (b) ha nel sistema di Lewts e Langford due
formulazioni:
(bi) p -3 9 = p
(bi) p 3 ^ 3 p (5.62. con le variabili scambiate)
ma non pu avere la formulazione
(bj) p . -3 . ^ -3 p.
Anche ia queste caso, che i analogo al piecedente, lim
plicazione principale i stretta in (bi). materiale in (b}>: ma
llmplicazione secondaria i materiale in entrambe le formu>
lazioni
Op. cil. oc. d i.

152

Ora chiaro che non valida la regola che da ' p ' si


pu dedurre che dA ' 9 ' st pu dedurre ' p ' perch la 0)
che dovrebbe autorizzare (ale regola non una tautologia.
Il
senso della (bi) e della (bj) che se p i vera, allora
q implica materialmente p. La corrispondenza era il concetto
metalogico di deducibilit e quello d'tmplicaxione stretu ci
consente di stabilire ta regola d'inferenza valida: d 'p '
p '. Se infine si tiene conto che
si pu dedurre '
' ^ 3 p = df. ~ (9 ' / ), la regola dinferenza corrispon
dente a (bi) la seguente: da p vero * si i>u dedurre
' non 8 d 11caso che o feverd* p .ifliso . Il che tuttaltro
che paradossale.
Alla luo? .della H>gjca m o^ t^ a parB^ssajiti delle due
leggi esaminale scompare completamene.
A queste due leggi se ne pu aggiungere una terza aifme
che per gi a prima vista non appare paradossale:
. > (c) Ex vero numquam sequitur /o/sum.
Servendoci anche noi del metalinguaggio possiamo seri*
vere
(c) I : p = I 9 = 0

~ (p 3 9)

e cio ** se p vera e 9 fals. allora non si d il caso che p


implica q **
oppure in forma pi breve

I---- (1=0)
e cioi " non si d i il caso cIk una pro^sizione vera implica
una proposizione falsa "

* Scnve CuglMbno <Ji Occam: ReguUe aencrtln w n i mulM*c. Utw esi quod ex vero numquam tequitur flwm ; et i4o quuinSocwnquc ntecedens est verum ei consequens rxlsum. coMcqueniia
roon velei. Et bae u i reiio tuKciens *d probaivdwm coMequenitam
iaoa vale(> Vm rabi/M /ntwpforu e<c. 111. M , p. 727.

153

Volendo adoperare sotianto il linguaggio oggeao, seriviaiQo:


5.63. CKpNqNCpq}
1 ; p ~ 9 => - (p 3 g)
XSiY--X-*Y

pA 1 q- ~\
Chiudiamo questo paragrafo con ia celebre legge dello
Pseudo-Scoio, ciiaia in genere cort laforisnia
'> {d ) x absurdis sequiiur quodlit/M. C-fC|^A/pC|
Lo Pseudo-Scoto (Giovanni di Cornovaglia (?) Andrea di
Novocsstro (?)} di delia legge una dimostrazione rigorosa in
due diversi luoghi della sua opera; tulle e due le volle la
dinwstrazione fatta col metalinguaggio ma operando su!
linguaggio oggetto
Ricorrendo anche noi al metalinguaggio, possiamo scri
vere
| : psf t l . p s = 0 * ^ * 4

ossia 'se__^vero c i.. faj. .a),lor.a


n Ecco l prima enuiKiazIone d ri ttoreni* ad quamlibei ppoiiiionon implimem contTadictlonem de forma, icquiiur quaelibei
alia propoiilio in conseqwnlia iormall. V u gratia, ad istam.
SocTOiti eu. et Soerates non a i . quse im plkat contradkilonetn de
forma, sequilur Aonw esJ esinus. ^ Baculus w t i/i anguio, e sic
i t quonimqve Io a n n i s O v n s S c o t i . In libnim primum Pronim
Anlylieorum ciL X . 14. U ^.;c 0 fda.. enunclKziooe <ll termine
la tciucnte: ad quamlibe't proposiiiooem. quae msniiesle nnpiical
coniradiciioncm, tequitur formaliier quaelibei alia, sieul scqiiitur,
Socror eu/rU, & Socrates non currit: ifitu r tu ftoouc In libru/n
secundum Priorum Ano/yiieorvm, IN . 3.
Rinviamo l'analisi dd leorcma al prossimo volume di q u toper#
che N OKupa delta deduzione. Del teorema daremo una doppia
vatione moderna; una in aede assiomatica e una in sede di dedu
zione naturale.

1&4

o pi sempticemente

I : I ' O => ?
e cio *' una conirad^izioRc implica qualsiasi proposizione
Vokndo ora usare il solo linguaggio oggetto scriviamo
5.64. tC K p '^

X&X-*Y

pAlp->9.

A primo acchito la legge dello Pseudo-Scoto la pi


paradossale delle consequeniiae degli scolastici anche perch
qui quel sequitur, come il lettore pu vedere per proprio con
to verificando la S.64., un'implicazione tautologica e quindi
equivale a unimplicazione stretta e non certo a unimplica
zione materiale in quanto tale.
Eppure si tratta della tautologia forse pi importante
ricavabile dalle fonti scolastiche. Infatti dato il rapporto
biunivoco che intercorre tra unimplic&zione sempre vera e
uno schema dinferertza valido > cfr. II, 5.1. e 2. dalla
legge dello Pseudo-Scoto si pu ricavare il seguente schema
d'inferenza

I P ~ P
|_ .
e cio la regola se | p

q
p ' allora pu dedurre

' I 9
Ci si pu ora domandare: ma una tale regola d'inferenza
a che serve? Indubbiamente la pi utile, delle jegolc dopo
quella del modus ponendo ponens II, S .ll. e 5.4.
teorizzata dagli stoici, ma gi utilizzata anche se non teoriz
zata da Aristotele *. Se la prima serve a MStrui,!;; y.n sisjeoia
M A ris to tc u s , A w t. Prior. B. 2. 3 }b
75 * 2-4.

15 e Anal. Pott. A,

155

assiomatico si veda !II, l.l. e sgg. la regola


si
ricava dalla leggf dello PsicudorScoto serve a saggiate .la oonsiytenza dd sistema stesso. In poche parole gU stoici ci haano
insegnato a costrtiire un sistema assiofoatico, lo Pseud^Scoto
a verificarne la coerenza. Potremmo dire con una battuta che
la tegola del modus ponendo ponens della kigica sta alla mol
tiplicazione aritnietlca cotne la regola dello Pseudo-Scoto sta
alla prova del 9. Con la prima si costruisce l'edificio, con la
seconda lo si collauda. Il collaudo un momento indispen
sabile quanto l'edificazione.
Oia, la tegola dinferenza che si ricava dalla legge dello
Pseudo-Scoto c'insegna quanto segue: se un sistema i con
traddittorio, allora da esso si pu dedurre qualsiasi propo
sizione. Ora basta dimostrare che in un sistema non si pu
dedurre una proposizione e la sua contraddittoria, e cio qual
siasi proposizione, perch si dimostri la non contradditto
riet del sistema stesso. '
A tal fine la legge dello Pseudq-;S<xito va integrata con
la g ^ . d e j d e g l i stoici cfr. II.
5.42. . Queste due leggi bastmo da.sole a fornirci la rq^ola
per dimostrare la^non contraddittoriet di un sistema.
Infatti la legge dello Pseudo-Scoto dice
5.64. CKpNpq
e la legge del modus toliendo lollens
5.42. CKCpqNqNp.
Sostituendo in 5.42. ' p ' con ' KpNp ' si ottiene la legge
5.641. CKCKpNpqNqNKpNp
I
~ p ."S '- 'q ; ~ q :

~ (p - p)

ip n ~\ p-*q)f^ T g > -T (p * T p>


che incorpora, come sua parte, la legge delio Pseudo-Scoto,
come si pu vedere usando le virgolette semplici nella for
mula 5.641:
CK ' CKpNpq ' NqNKpNp.

156

Dalla legge S.64I., s ricava la scgucote regola d'iniereoza:


: p.^ p.^.q
~

I---- (P ~ P)
e cio s e ' p ~ p ' ^ q vn> e ' ^ ' vero allora
vero
~ p).
Facciamo ora un esempio. Sia un sistema deduttivo e si
sia arrivati a dedurre, poniamo, la proposizione decima e
questa dipenda dalle nove precedenti. Se oltre alta proposizione decima si pu dedune anche la contraddittoria della
proposizione decima, alloca il sistema costituito dalle nove
proposizioni precedenti (e quindi dalle nove proposizioni
precedenti e dalla decima) contraddittorio (per la legge
dello Pseudo-Scoto) 5.64. ; se invece dalle nove propo
sizioni precedenti si pu dedurre la decima proposizione ma
non si pu dedurre la contraddittoria della decima, allora il
sistema costituito dalle nove prc^Ktsizion precedenti <e quindi
quello costituito dalle nove proposizioni precedenti e dalla
decima) non contraddittorio (per la legge del modus toUendo
lollens applicala alla legge delk) Pseudo-Scoto) 5.641. .
Possiamo perci concludere dicendo che condizjone_ ne
cessaria e suflicienie perch un sistema sia non coiitr^dttorio che non contenga tutte le proposizioni. Infatti se il
sistema fosse oonlraddittoro allora per la legge dello PseudoScoto dovrebbe contenere qualsiasi proposizione, e cio tutte
le proposizioni. Condizione sufficiente per dimostrare la non
contraddittoreti di un sistema quello di stabilire che vi ^
almeno una proposizione non deducibile neH'ambim del si'
sterna. E chiaro che la legge dello Pseudo-Scoto resta una delle
scoperte pi ardite delta mente umana ma anche una delle pi
utili, una legge di fronte alla quale tremano tutti coloro che
amano idee oscure e confuse, e, incapaci di pensare con ri
gore. si rfu{pano nella Schwrmerei, denigrando la logica
157

tanquam bruta animslia blasphemances itt iis quac igno


rant

5.7. Le leggi di Occam-De Morgan.


RJcal a Occam il merito di avere jeoperto o almeno
ft quel che oggi ne sappiamo nella svt Summa logicae si
trovano per la prima vpiia quelle tautologie che a partire
da Peano e da Russell saranno chiamate leggi di De Morgan,
dal nome del logico che le ha riscoperte nel secolo scorM. Si
tratta di l^ gi logiche di capitale importanza. Vi fe una ma
niera molto semplice per ricavarle c, di conseguenza, per
naemorzzarle, mutuando da Atlstotelc il cuadrato logico e
trasponendolo dalia logica dei termini a quella enunciativa
cfr. I. 3.4. .
Disponiamo ai vertici di un quadrato il prodotto logico
e la nuna logica di due enunciali ' p ' e ' 9 e cio ' Kp<j
t ' Apq inoltre il prodono logico e la somma logica di * Np *

*
Facciamo noitia quesi* esprcsione di Alberto Magno che
cosi ioveiKe contro Quanti omrtibus modis volunt impugnare uium
phiiosophiM > In Epiu. V ili b. Dionys Atropadla*, n. 2.
Unultima conitderatiooe. Aj^toiJ,._QOlri _con la j^gica jiwult)onUtic..nan accetta la teiga de]..ierxo..<^lVso coti la
minlinale liuta la legge
Pssu<k>-Sco.lo. Per un irifno ap
proccio aSIa logica minimale ve^a il piccolo volume, ma bene
iniormaio, di M. L D alu Ckiara-Scahia, La Lo$ieo. Milano. I9?4,
M i> i ma aopraiiulto p. 42 e sgg. C 't per la dire che anche la
:ogica minimale non pu (are a meno della Icgec ddk> Pseudo-Scolo
sendo cosirciia ad acceicarla nella forma debole: ' CpCNpN^ ' .
Infine ti (e r ^ jireiM te che lunit dejja togiMica talva. in <)uanio
a~1oj5 2 i.jn tu ii9p iilica .e .quella minimate. multano sottoclaui piopfie Cella logtti*ca..clBM ca,.yn,dis 4;9T>o ansioso va fatto per tutte
ie iodiche .eierodoisc, che tono anche este tempre wttoctaMi proprie
dSn togjuicji clotsica.

158

e ' S q \ <e cio * KNpNq ' e' ANpNq \ come eguc. Tiriamo
quindi due diagonali:
Gofvbyg.t U

Apq

KNpNq

ANpNq

Ora ' Kpq ' c ' KNpNq stwio corurarie:


' Kpq ' c ' ANpNq ' iono coniradditiorie;
' Apq ' e ' KNpNq sono contraddittorie;
' ^P< ' c ' ANpNq sono subcontrare;
' Kpg e ' Apq sono subalterne e precisamente
' Kpq e la subalterna supcriore e ' Apq ' la subalterna in
feriore;

KNpNq ' e ' ANpNq ' sono suboUerne e precisamen


te ' KNpNq ' la subalterna superiore e ANpNq ' la subal
terna inferiore *.
** Il Quadralo Iocko 4 rlcavtbUc da ^anlo lo su(ihia Krive
in Anat. Pf. B. 15, 65b 33-30. Alire regole retaiive I quadrato
trovano in Dt tnierpr. 7. 17b 26 e (g.; ib. 38, 18 6. U prima
opera in cui li irov* U rappreieniazione raHce <Jei quadralo i il
HEPl CPMHNEIAZ dello Pseudo-Apuleio- in A p td ti Opera <iua
B ip v iu m . Voi. III. A p t^ Ptatoniei Modaurentit de Philotophla
libri, ree. Paulus Ttiomai. Llpiiae. MCMVIII. p. i80. In Ariete
*i trovano le espreisiani: contrarie* <vavr<ai> e conuaddilorie (vtvxc^wvai): In Apuleio compiono ie etprctaioni: Mbeonirare (tubconirariat vcl tubparti) e mbalteme (subaKarnae).

130

D
contrarie

Kpq
9
U
b
/t a
V 1
t
e
r
n
e
Apq

0
Oj^
'f

-T'

. O'

su bcontra rie

K fip iiq
s
u
b
a
1
t
c
r
n
e
A^ipUq

(a) Ora ' Kpq ' e ' KNpNq cio le coniraric si


trovano tra di loro in un rapporto d'incompatibilit, cio non
possono essere enitambe vere.
Vale cio la legge
(a.) DKpqKNpNq

t vale la conversa
(a) DKNpNqKpq.
Ora poich ' D = NK te due leggi si possono anche
scrivere
<ii) NKKpqKNpNq
(ai.) NKKNpNqKpq.
(b) ' Kpq ' e ' ANpNq ' cio le coniraddiiiorie si
trovano Ira di loro in un rapporto di esclusione, cio una
delle due necessariamente vera e I'^l^ra fa(^a. e viceversa.
Vale perci la seguente legge
(b.) fKpqANpNq
e vale la conversa
(b) lANpNqKpq.
160

La stessa cosa dka di ' Ap^ e di ' KNpNq ' anche


esse contraddittorie . Infatti vale la legge
(bu) ApqKNpNq
e vale la conversa
(bi)) KNpNqApq.
Ora poich * / N E ' le quadro (e ^ si possono anche
scrivere
(b,)
(b?i>
(ba)
(ba>

NKpqANpNq
NEANpNqKpq
NEApqKNpNq
NEKNpNqApq.

(c) ' Apq ' e ' ANpNq cio le subconlrarie si tro


vano tra di loro in un rapporto di alternazione e cio deve
essere vera l'una o l'altra o devono essere vere entrambe. In
poche parole non possono essere en^raIn^>c fake.
Vale perci la legge
(Ci> AApqANpNq

e vaie la conversa
(Cii) AANpNqApq.

(d) La subalterna superiore ' Kpq ' si trova in un rap


porto dimplicazionc rispetto alla subalterna inferiore ' Apq
la stessa cosa si dica di ' KNpNq ' nei confronti di ' ANpNq
Valgano pertanto la legge:
(d.) CKpqApq
e vale
(dii) CKNpNqANpNq.

161

Si veda il disegno seguente*':

Kpq *------------

KNpNq

ANpN<

Apq

Da questo quadrato Si possono ricavare le CC.dd. leggi


di De Morgan. Si iratla di leggi che conccrnorift t<^enniraddii.
twje e sono formulate a partire da ' Kpq ' e da Apq ' t poi
dalla legazione di ' Kpq ' e dalla negazione di ' Ap<j Sono
in tutto quattro leggi ma po&sono avere una formulazione
forte sotiQ forma di equivalenza e una formulazione debole
sotto forma di implicazione.

Leggi d i De Morgan in forma forte:


Prma legge:

5./i.
5.71.'\E R p Q N f^p ?
1 ^
y -w X v ?
p A q

p V ~ <7)

'I{1pv1<7)

^
Seconda legge:
5.72. iE A p e iN K N p N ^
!
**_ X vY
X&Y

p ~ 9)

p V q **
*' Il grafico ricavato da ). M . Bcchenski. A P/eeis o/ Metfumatical Logie. Oordtechi-HoUand. 1939. p. 14.

162

Terza kggc:

S .iy iE N k p o A ^
I ; - (p 9) ~ p v ~
x & y ~ x vY
T (p A 9) -* ( 1 p V n ^).
Quarta legge:
5.74, ^AD aKN pN 4i
I : { p V 9 ) as
X v Y -~ 'X SiY
1

( p V <})

( T

P A

~ p

-'

Nella Summa LOiicae di Occam si trova una rigorosa for


mulazione della (crza e della quarta legge nella forma forte
e pertanro queste leggi dovrebbero portare di diritto anche
il nome del grande iogko medioevale accanto a quello del
geniale togico del secolo scorso " Dopo Occam le due leggi
diventano patrimonio di tutta la Scolastica
^ Ecco la formulaxiotte della te t le a in 0 m : Sciendum
et etiam quod <^;>posiia contradiciorie copulatlvae eu una dsiunetiva compwita ex coniradlciorii} partiuni copulativK. E t ideo Idem
requirlur ci suFTicit ad veriiaiem opposiiae copulatlvae Quod m eit et requiriiur ad veritaiem dlsiuncilvoe. Unde isiae non contradicxini Sortet est atbus et Plato est n i g e r Sones non es( albut et
Plato non C5t nger *, sed ill! copulativae COntradicit i$ta ' Sortes non
est atbus vel Plato non est nger . Venerabilis Ineeptpris. Op. eil.,
N . 32. p. 34.

Quesla invee* ^ a farmula?inf.e Alla qtt^fia kgW: Scicndum


eu eiiam ^uod oppMiia cunirdictorie diiunctivae et una copu
lativa contpoita ex concradictoiiis pattiurn ipaius dislunclivae, et ideo
idem suficit el requiriiur ad verilatem oppositae dtsunctivae <}uod
suidt el requiritxir *d veriutem copubiivae, Op. al.. II, S3,
p. J50.
** La tena kctte vietie coi formlala da Burleigh: Dicendum
pro recula, qwod conttsdiclorium copulativae valet unam disiunctl*
vam hbeniem partes contradicentes partibus copulatlvae. VerbI {ra
la, contradictoria huius copulatlvae: ' Sones cunrit et Plato currll

163

di De Morgan in fonna <Uboh:


^

Prima legge:

5.70.fCKpNANpN4
^ 'X l Z ' ~
P ' " 9^
X&Y-*XvY
pA}-*-'\('\pvlq)
Seconda legge:

A
S.720.

1
~ (~ P ~ 9)
X vy^ ^ T P
T(TpAT9)
valet Utam; Sortes non currt ve) Plato non c u rril' . 0 Putitati
A riit Logicae, Trociaita Brevlor, Pars Prtns, in W a lte r Buhixicm ,
Oe Puntate A riit Logicae Traetcaus Lant'ior w iti) a revised E<itiion
of (he Tracius Brtvior, edited by Phiioiheui Boehner. O .F.M ., St.
Bonaveniure, N .Y.. Louvain, Pnderbon. ]95S, p. 209. Il Bcehner ha
pubbliceto U Trclatui Brtvior g ii nel 19SI, ma l'edizione dd '95 i
quella diiniiiv e pertanlo 1 slamo u rv tli di quest'^tima. La terza legge di De Morgan viene ool om ulata da Albetio d i Sattonia: Notandura est Aie quod propostioni copulativac contradict
propositio disiuncllva composita ex psnipus contradicentibus copu
lative. Unde contradictoria istius * Sortes cu nit et Plato disputai '
MI Sortw non curril; vel Plato non disputai ' . L a tita Atberfuci/.
d i. tr. I l i , cap. V , foglio 19. seconda colonna. Abbiamo riportato il
teato cccite nelTediziooe ori^nale cbe come l testi stampati agli inizi
del *500, non (a uso di dittonghi.
l.g quarta le not viene formulata cosi da Burleigh: A lia
regula esl. quod contradiuorium disiunclivae equipoUet copulstlvae
[actae ex contradictoriif paitium disiunctivae. Verbi grsiia, contradictoiia hultu: * Sorles currit vel Plato cunrit ' valet tttam: ' Sortes
non curril et Plato non c u rril' , W a lt u B v ru ic h , Op. d t . loc.
eit. In Alberto di Sassonia troviao inw ce la eeuente formulario-'
toc: ConiradKloria dlsiunclive alRrmative est una copulativa ex
|partibu contradicioriis partium disiuntive composila Logica Albtrtucif. *il. loe. cil. Conte si vede le formulazioal variano da auto
re ad auiore ma sono tutte rigoroce come del testo sono esatti gli
esempi che essi rporiano.

164

i,j

Terza kgge;

5 .7 5 0 .\ W paAND N< 3i

\ : ~ ( p ^ q ) 0 . ~ p v ~ q
X&Y-^XvY
1 (p A fl) - ( T p V 1 17)
Quirts legge:
5.740. grw/n?oX^pA^<ji
I : - { p v f l ) * 3 * - p*
T vY ^ x & y
1 (p V i ) ^ ( 1 p A n 9).
U Scolastica con uno degli ultimi rappresentanti pi
insigni. Paolo Nicolctii di Udine, detto Paolo Veneto, ci ha
lasciato anche la formulazione debole _deHa. terza e della
quarta legge di De Mqgan**.
Qtianio alla tenia ley)^e riv e Paotn YrnOCi copulativa
iHCativa *d diMuiKiivam Ueiam ex pariibut coniradieentibut copuIstivse ofTimaiivac ett bona cooscqoenlia ul 'n on: lu es botno ei
Ul et Minos erjo tu oon e homo vcl tu non es asinu' ci e conver
so . P a u lu s Ventus. LogM cil. (79). U punteggiatura manca
ndl'originale iranandosi di un ineunabote: perianto le virgokue e
due punii iofio stati messi <U nrt. inicreante che dal te*lo di
P*oto Vm cio non ricava tofo la
5.7JO

CNKpdANpNq

ma anche la sua conversa


5.7} I
CANpN<tNKp<l.
Un discorso >r>atogo si pi>6 fare riguardo Ha Quarta legge; #
disiuitetiva negativa ad eopuUiivam nirmaiivam faciam ex pariibus
conir*dicioriis disiunitv*e ailiim aiivae esi booum argurrvenlum et c
converso non; lu curris vel lu tedes. e r^ tu non cu rrii el tu non
sede*' et e co n ver. Op. d f. toc. d i. Si ricava quindi non solo la
5.740

C^'Ap<lKNf^N|

ma anche la conversa
5.7J1
CKNpN^Apq.
Paolo Veneto resta uno dei logkl pi rigorosi di tulli i tempi.

les

5-8.

d i Leibniz.

L'importanza dellopera di Goffredo Guglielmo Leibniz


non sar mai valutata abbastanza. Se l'incidenza dei suoi lavori
sui contemporanei e sugli immediati successori relativa
la sua intuizione di una lingua rigorosa universale resta, da
ua secolo a questa parte, uno x r i^ te
aU( e il suo pro
gramma i divenuto l'IdeaJe regolativo al quale aspira ormai la
scienza, quali che possano essere stati i reali contributi del
geniale pensatore di Lipsia.
Una delle idee pi feconde di quest'uomo eccezionale e
Zavoratore insonne, nel cui perulero l*eiw.nya mrt<<;ani
deiridea chiara e dlstmta si stwsa armoniosamente col rigore
deduttivo dei grMdi logici scolastici, quello che In seguito
verri cHiamato princtpto dea dualii, ossia il principio secondo il quale vi un'identiti di struttura tra la logica ^ c
classi e la logica degli enutiati~^r Anzi Lcibiiz va'ancora
oltre perch vede.ndntirt_di struttura tra le leggi della logica
Si ved I ripMirdo F. Bakmc. tofic /ormt c lofiea tra$etndtHiait. I. Da Uibnit a Kant. 7 ed. Torioo. 1964. passim c
topraituUo p. 19 e sgg.
*
^ tenga p tw n te che si parla di prinpic 0 t t g e detta ualit In vari genti. S i parta d i principio delU dm liiA: (a) per l'es p i
Sion* <(> x ) g Q ' chiamata esplicitamente da
^ IU l (tow 0/ di/a/rVy). Cfr. G . Boole. A n in v n s ifa iin n r ii '
l l l p r 49 ; Ib) nel 8CIHO gi vislo per cift che
i
tra il funtore ' A [ e lJvn ia sfiJJi:' cfr. il. 4.3. *gg. : (c ) lo
un
affine (b ) t t lativamenie Ile lepl di IV
_ cfr.
F. Baboni, Logica /w m d e e traictndenlaU. l, L'algebra della lo
tica. 2* cd. cit. p. 14J e p. J45 ; id i per l'algebra attraila141
Shefler dal moavenco che la u to k t optraiian pu avere
it^ r e ta ^ fiO tJ^ .l.e - lX ' cfr. W . C. K n m ic . M . K x EalE. Op.
cit. tr. t. d i. p. 484 ; (e) infine nfl lenm
.Xex .^rrm
form ile pu6 avett due interpretazioni d lvtri* e loaicacnente eanrem.
^ a jie c r ta kxca dcHe Pfooatizlonl e ia lo f ic a ^ k classi 1. I M.
Bocmcnski. Nove U tioni d i ht>C simbelica. Roma. I9i8 . p. J20.
Nel contesta del presente paragrafo il prtKipio ( auunto nel seit-

w (c).

IGG

dei termini (o logica dei predicati direiiuno no! oggi), ^Ua


logica degli enunciati o proposizioni, di q uella dcUc c I b ss L
e del calcolo funaonale 8uper^ore/^ Se oggi questa visuale
non si pu pi accettare, perehi tappiamo dopo Frege e i
Principia Mathematica che la logica enunciativa logica- J
mente a^^feriare a ogni altny jjv e llo della logica *. certo pcr
che proprio questa prospettiva ha contribuito ikh poco agli
S t. ut ipw o, pMtim <conclpre omnet prapMtoocf ioMsr
lenmnorum, ct> Hypoiheticat (conapere] itutar Cacegoricanire. l
un ivem litcr iractare omnet, mlram ea ret In tnc4 characterittca
el nalysi notionum promittii facllitatetn, eriique invenhitn maximi
momenti. Niminun genereliter yco temlnum ialtum, qui in intpm>
plexis cM (nnim it impooiibiUi, vel xaltem iotignlficans. <c qui in
o o m p k est piopoiilio im pottibilU, vel saltem proposilio quae ptobari Don poiett. Icaque manet analogia, luque per A inteliigo rei
lerrninum ineomplexum. vel p ro ^ itio n en i; vel coilectionem vcl colteetionnm collecitoneRi, eie. U t gentraliter lerminot vents tlt, qui
perfeeie inieltip poceM O . W . Leibniz. C tn tra ltt InquisiiloM t in
O p usedts a fragmentes iitdtt Ltlnie. Excralu des manuscdU
de la Bibliochique royale de Hanovit, Hildesbelm. 1966. P H il. V II.
C, 25. p. 377. SI noti il cvtesianeiim o deH'uitima eptstione. Si
tenga preaenie ino litt che Ldbnlz cot^clnua ad luwe il linguaggio
tcolauico. Parla infatti di propcataoni C ltto rkh t cd ipotetiche.
Ora le orime corritp9tH<9n9 *i P 'iV " anunciati aiom lci-ieJe tccQodc
*> notU e y iiw :itit .^ptJecnlari. SI veda il nastro lavoro L prcpo-

u tio n i condittonali net ttComptndium L o tk e t* di Ciroiomo Seironatola, in Rauegna di Scienze FliosofkiK . 30, 1977, (asc. I,
cit. p. 63 e tgg.
O tterva auiiatnenle it Bocbenski: N o i per non possiamo
acceiure quetto punto di risia <5c. il principio della dualit nel
tento (e )); infatti tebbene molti assiomi dei vari tisiemi auiomattci
della logica propoti:ioi>ale pottano estere le^ittimamenie inierprela ii come ssiom i per la logica delle clast,
non eoal per luitl.
Inoltre etitte una gravissima dilikolia r ia r d o alte r^ o le della de
duzione. Queste hanno un tento ben intelligibile quando si tratta
delle propozioni. Ma che cosa vorrebbe dire l'espressione lecito
porre ik I tiMema per i nomi di eluse? Noi almeno non postiamo
trovare un tenso adetuato per questa espressione. E siccome non 4
lecito srihippare un nttema Bssioinaiico tetua esserci onzituilo acsicuralo del sento materiale delle regole, non vediamo la possibilit di

167

sviluppi della logistica, solo che si rifletta che stau questa


idea madre che ha guidato i lavori d Boote, di Schroder e di
Peano
Sulla base del programma di Leibniz esponemo alcune
leggi di logica dei tennlni interpreUndqle^ocne leggi jli.Ipgiia
coilrulre la logica delte cIu m in lai modo. Eta tevt estere fondata
iu lla logica delle ptoporixww, la quale rimane sempie il fondamento

j ^TtuHo.
Quando t vuol costruire la logica delle cLish S9n 0maiicmctiie.
ti possono sc$liere due melodi. O *1 Introducono.certi assiomi spe
ciali e da etsi si dduc il retto baiandosi sulla logica delle propos z o d . 0 si definisce una d o s e a mezzo di una funzione presa dalla
logica dei predicali e cosi si ottiene 11 sistema a base di quella. La
iteconda vis l stata seguita da Ruiaell bd Principia Matitemaiica .
i. M . BOCMEXSKJ. Nov* elioni ecc. cil., pp. 120-121.
** Osserva il Coulural: La Gvur/als nquituiones del 1686
contengono ancora ua^d6a importante, che, ritrovata da Boole, coKtituicce forse la tua pi beila scoperta: l'analogia perfetta delte
proposiiioni catejtoticbe e delle propoiialoni ipotetiche, o.-come dice
Leibnl, dei termini incotnpieiii t dei termini comatety. cot-dei
conceiti e delle oropoaixioni L. O oim im T. Lo /ofifus de Leibnt.
d 'a p rit det dcurtitnfs n id iiti, Part, 1901. p. 3)4. Ed ancora
/ Questa idea deriva dal parallelismo stabiiilo da Leibniz ira l'ana*
lisi delle nozioni e quella delle verit. Definire una nozione (un
termine incomplesso) vuol dire risolveiio in nozioni sem piki: alla
stessa manieia, dimostrare una propotiiione (un lermine complesso),
vuol dire rieondurta a delle proposizioni pi semplici, e r>nalinente
a degli Kiom l. [Generdes In^uifitionet. Philos. V II. c. 24]. Come,
in una proposiiiooe categorics, il coggeito con/iene il predicalo, co^.
in una prapotiziotw Ipotetica, Tsmecedente contiene il con>eguenie
[Notatiorus ggneralet. Phil. V II. C. 103-104], ragione per cui la
copula conrmef pu6 servire ndilTecentemente per le due: in un
caso essa significa csf, nell'altro: in jtri o ie<fuitur [Ph il. V II, C. 73).
Per eum pio la propositlote ipotetica S i A eu B. C et O * si
tradurr) (A est B) est (C est D ) e ancora
(A continet B)
conlinet (C continet D } . L. CDi/tuimt. Op. eO. pp. 3S4-J5S. Qui
Couiurai si riferisce a PhU. V II, 8 . II. 62. Gntroles tn^uisiiionet
i l 33, lIS : Phil. V II. C, 73-74 ed aggiunge n Quesio esattamente
il doppio tento della copula d'inclusione adoperato da Schroder e
^Peaoo *. Op. eil. toe. cil. noia 3.

168

enunciativa. E l'interpretazione legittima proprio dal punto


di vista eibniziano *. Trascrveremo otto leggi dallo Specimen
Calculi universalis ira cui il praeclarum theorema.
5.81 \CKkCDKarC7^rsCDs\
I ..p'Z> q r i q ^ s - r ^ s - . ^ p'D s
(X ^ y & z) & (y -> 0) & (z
u)
(X i/)
(p-> g A r) A j) A (r
s) -(p
5)

5 m .\CKCpqCptpkqt\
I : p Z > q p Z > f : 3 i p - Z > q T
( X - y ) & ( X Z ) ( X K A Z)
(p

i ) A (p

f ) - (P -> 9 A f ) .

*
Une propwition catscrique est vrae Quand le prdica! est
contenu daiu te sujet; une propoi(ion hj^othetique est vrie quind
le coniii^uent esc contenu dora rai^tecedcai C . W. L c ib n iz , N oU iio/tef ^ n e m le s , PM . V II, C . lO ^ lO i. ia O puscoln *t fragm tnti
t cii. p. 423. Q*omodo veriules absotuUe et hypothetice unas
eudemque habeanl kses, Utdeinque ceneralibus iheareraaiibus cotw
ilneannif, Ka u i omne syllogismi fUni caicgorici Generalet Inquiliones. Fhil. V t l. C. 29 veno, in O p u u o ltt et iragmettu, cil.
p. 389.
La legge corri<po>Kente nella loica del leonini : * Repelitio
lalicuius tiierse in eodon (crrolno Im iiil est ei suiCcit earn m inen
raemel. exem^i cauu aa scu homo homo.
Hinc fi o 8i(
e< & fil d. ci eiiam sii d. inutile est dici d
c*t dd, sufficit a esse di exempli cauta: Homo es( animai rationale.
Omoe animai centiens. Item Omne rationale est sentiens; inutile
tameo et dici, homo CM Kntlens sefliiens, nsm hoc nihil aliud est
dicere quam dicere: homo cu teniiens. SI quis tamen dieere velit,
hominem ex dtjpUd capite este Kotienietn, id alio modo ipsi erit
exprmendum teoindum chiractersticae nostrae r ^ la i . Specimen
Colciili univnoUt in C . W . Lwaniz, Die phil0l0phKh4n ScMrifien.
herausgegchen von C. I. Gertiardt. V II, Berlin. 1880. X V III. p. 222.
Si noti nel passo esaminato la chiara coosapevolezxa della propriet
deU'idem potenza.
** La Ic88^ corrispondente nella logica del termini : Diversa
|praedkata in unum conjungi pcnsuni, ut i consiet a eise b, licmQuc

169

5.85.
(A

3 q- r: Z> -pZ>q-pZ3r
K & Z) ^ (X ^ y ) & (X - Z )

(p

9 A r ) ( p >

9) A (p ^

/) .

5^ 4 . \afkaDCrpL'Kcni

I
qZ>prZ>pD
:qr-:^ p
(y -X) & (2 -*X ) -> {y & Z - X )
(i- >

p) A (r ~ p )^

A r- + p )* * .

5.85. ^ jrC K p iilC p f}


I: q s r Z i : p q - Z > ' p r
(y->2)-(X&y->x&2)
(9 - r) -(p A -> p A /) .

I : -p ^ q - p ^ s - s ^ q - ^ ' . p - s - m - q ' s
{X-> Y ) S c ( X - > U > & i U - * Y ) ^ ( X & . U ~ Y & U )

(p-^.q) A

(p

s) A ( j ^

(p A s

^ A i)

( aliunde oonnel 0 esse e, potent d id a esse be,

u l fi homo est animal,


et si homo esi ralionate, erit homo aninul ratioflale*. O p. cU. foe. d (.
s P,A
la leeae, conlspondcntc ng|1a loic dei le^^ni^^^:
V icisiiD uAum praedJcaium cotnposinim io ptura divelli poicst.
U l a esi be, eigo a est 6 ec d cu c, vcrbi ire tis homo et ammaJ
m ionale, ergo hooio es( animal el hocno n t rationale * . Op. cU.

toe. rt.

^^Piniulfiy4acJiKajsp0edcoULJtelU_lo^cA_deLjenaj)j_ji
la eo(&U<;. In Mbtccio procedli compcaiiio, non procedti divislo.
N'am si b est a. et c esl a. etism be t a. St omne animal vivtl, t t
xntie ralionsle vivil, profeeio ellatn omne animal ralionale v in ( >.

Op.

e i t . OC. C.

* Nell* laeica dei termini la Icaee


b est c, tune ab rt oc, seu si homo esi
t^pleniem esse anlnul sepiois. Op. cif.
*
S i a e$i
ct a et A et
ea
p. 22 }.

170

ctprim c come segue: * S i


animal, sequiir homioem

ioc. cU.
fcf erit a d aeau. bd Op. <i.

5A7.(CKCD<CsrCkDsKa^ ,
(praeclarum iheoremo)
I :
p-s--^-q-T
( X - y ) & (c/- 2)- (X & y y & z)
(p
A (s
r) -* (p A J
^ A !) S.
5-88. (CAa:PQC/CfoC::pr^gw|
I .'.p ^ q r ^ s iZ> u Z> p r t

(p

' q S u

(x & z& v^ y& tz& w )


i ) A (f ^ f) A
u) ^
( pAr A/- >gA4A) .

Questo cenno, sia pure fugacissimo, suH'dttivit leibniziftoa sufficiente a comprendere quale sia stata la funzione
storica del grande pensatore di Upsia. Se Peano ha visto in
lui " la stella polare del ragionamento " e Scholz la " vita
nuova della logica, egli resta soprattutto l'incamazione idea
le del vero logico c de! vero ftlos(rfo, che, corae i] sapiente
del Nuovo Testamento a//ert de ihesauro sue nova el velera.
Devo certo confessare scrive Gottfried Wilhelm
Leibniz a un certo Gabriel Wagner verso la fne dcH'anno
1696 che tutte le nostre logiche non sono finora che un'om
bra di ci che io tanto desidero e intravedo di lontano, ma de
vo anche confessare, a onore del vero e per dare a ciascuno
quel che gli spetta, di trovare anche nella logica tradizionale
molto di buofK) c di utile " *.
Si a est et (f st c, huic ed crii bc. Hoc t pntecUrum
thcorcma, quod detoonstrstur hoc modo:
a ttt b, ei-BO ed cu bd per priora.
d ct , er^ M est frc rursus per priora,
d CSI M, t M CM 6c. ergo orf est >c. Quod crai emonslrandum Op. eil. lOe. eit,
** Lb fortmilOTone cofrispofidcnie nella
rti-i_nCT'ini ( |g
seguente; Generoliter si sint ^uotcunque propotiiiortet: a est 6,
e est d, e est f. Inde fieri poteri! una; aee ( bdf, per addliionem
UKnc sub|ccioniin. hinc praedicatorum Op. eii. tee. eit.
** Op. eit. p. M .
171

Oggi il desiderio di Leibniz per buona parte realizzalo


ma resta ancora tanto da indagare*".
Possiamo perci fare nostre le parole programmatiche di
Leibniz, niente sfratto immemori del passato, ma con lo
sguardo proteso aH'avvenire.

Ha oucrvato *eui*mewe una vo lu p tempra Tonimaw


d'A^uino: anima imellecdva. quie est uaircrtalium compreheniiva.
hsbei vrluiea) ad infiniia 5. T/i. 1. 76, S d 4.

172

INDICE

PAC.

P re fa z io n e .........................................................................

Cap. I . F O R M U L X E L E G G I L O G IC H E . L A V E R I
F IC A D E L L E L E G G I ..........................................

1.1. L e fo r m u le .......................................................

1.2. Form ule brt form ale e form ule non ben
(o r m a t e ..............................................................H
1.3.
tavole lu kaslew ciian e di verit . . .

12

1.4. 11 metodo lukasiew icziano del controUo mec


canico d elle form ule
........................ H
1.9. L u i lo fic h t. contraddizioni e form ule neu
tre. n m etodo d i ve rfica di Js n Lukasiew ics

22

l.d. L a v e rfic a d elle funzioni sem plici .

2i

1.7. L a v e rific a d elle funzioni commesse .

2?

1.0. A ltri m etodi div a lu ta z io n e ........................... 35


Gap. n L E T A V O L E DT V E R IT ' A m V A R IA B IL I
2.1. L a costruzione d i tavo le di ve rit .

22. T avole d i ve rit con una sola variab ile .

43
43
'>2

2.3. T avo le d i ve rit con due va ria b ili .

$4

2.4. T avole d i ve rit con tre v a ria b ili .

SS

2.9. T avo le d i ve rit a m v a ria b ili, dove m i un


num ero naturale a p ia c e re .............................. ^l

C ip . I l i I L

P R O B L E M A D E L L IK T E R D E F IN IB IL IT A ' D E I F U N T O R I. L E F O R M E N O R M A L I
.

63

5.1. I l problem a d e irin te rd e fin ib ilit dei fu nto ri

63

FAC.

3- L e form e n o n n a ...........................................
3.3. L Jn rd * fm ib jl
fu nto ri coi so li opcrJo ri 'N \ 'K- ed 'A'. U form e norm ail di-

SBuntive................................................
3 .. L 'in te rd e fin ib iliti dei fu ntori coi so li opera
to ri 'W '. ' K' cd 'A . L e torm e norm *tl con-

e<untiv................................................
3.S. Punto di vista logico e punto di vista stru t
turale
.............................................................
Cp. IV . D A L L A L G E B R A D E L L A L O G IC A A L
F tjy O R E D I S H E F F E R ........................................... 89
4 1. L

fonti d ella lo f is t lc a ............................... 89

4. t. L 'o p e r a

d i B o o l e ................................................... ^

4 . 3. L'alg eb ra d elU logica dopo B o ^ e . U tilit e


lim iti de)rajcbra a s tra tta ............................. 9^

4. 4. L a itn ittu ra algebrica d e lle form e norm ali

lO l

4 . S. L a deXinizione d i tu tti i fu n to ri coi soli


operatori 'W * ' K ' ........................................... i03
4. 6. L a definizione d i tu tti i u n to ri coi soli
operatori W* e A ........................................... i08
4. ?. L a s t r u t t u r a a lg e b ric a d e l le d e fin iz io n i d e i
funtori co soli op#rlori 'N ' e 'K ' .

1 2

4 . 8 . L a struttura algebrica delle d ellnizioni del


fu ntori coi oli ( R e la t o r i'N 'e 'A '.

113

4 9. Id en tit delle due strutture algebriche

114

4.10.

li funtore di ^ e R c r ...........................114

Cap. V - A R G O M E N T A Z IO N I E T A IT T O L O G IE . D I
alcun e

im p o r t a n t i t a u t o l o g ie

nella

LO R O P R O S P E T T IV A S T O R IC A .........................123
5.. Argom entazioni e ta u to lo g ie .........................123
6.2. Im plicazione m ateriale, im plicazione stretta
e d e d u c lb lU t i................................................. 131
5.3. L e tautolOBie; le leegi d ell'td entlt. d ella non
contraddizione e del terzo escluso . . . .

136

5.4. LeC> l o s c h e c o r r s p o n d r n l i a i modi d'in*


f e r e n i a ............................................................. 141
9.5. O i Vcun* im portanti le c l loeiche sc o p e rte
<Ugli s c o la stic i: I c e i d ))a s e m p lific a z io n e e
d e l l ' a d d s z o n e ............................................................ 145
9.5. L e cc.dd. leggi p a ra d o m li deirim plicazione
m &teriale. L a legge dello Pseudo-Sc'oto .
147
5.7. L e leggi di Occam DeM orean . . . .
158
5.8. L ggi d i L ib n i 2

..................................................... |Q$

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