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La
fabbrica
fu
quindi
concepita
alla
misura
delluomo
perch
questi
trovasse
nel
suo
ordinato
posto
di
lavoro
uno
strumento
di
riscatto
e
non
un
congegno
di
sofferenza.
Adriano
Olivetti,
Ai
lavoratori
di
Pozzuoli,
1955
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
Indice
Prologo
Pag.5
Introduzione
Pag.6
Costi
economici,
sociali
e
sanitari
del
mobbing
e
Dr.
Giovanni
Nolfe
ed
altri
Pag.13
del
disagio
lavorativo
Introduzione
sul
tema
e
cenni
allesperienza
Avv.
Fabio
Ferrara
Pag.20
europea
l
mobbing
tra
prevenzione
e
danno:
le
modifiche
Avv.
Alessandro
Rombol
Pag.25
possibili
in
ambito
giuridico-normativo
nazionale
e
regionale.
Le
ragioni
di
una
legge
regionale
Cav.Fernando
Cecchini
Pag.30
Prevenzione
e
danno
da
mobbing:
quali
Dr.
Luigi
Carpentiero
dr.
Pag.33
modifiche
al
DLgs
81/08
e
alla
tabella
delle
Giorgio
Marraccini,
Malattie
professionali?
dr.ssaMaria
Giuseppina
Bosco,
dr.ssa
Roberta
Nardella,
tecnico
della
prevenzione
Daniela
Dagosta,
tecnico
della
prevenzione
Luigi
Pandolfi
Limportanza dellaccoglienza
Pag.35
Pag.40
Allegati
Allegato
N1
(modifica
D.lgs
N81/2008
e
smi.)
Taverna
Allegato
N4
(Disegno
di
Legge)
Proposta
di
AIBeL
Pag.65
contributo
del
Dr.
Giovanni
Nolfe
ed
altri
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
Prologo
La
complessit
del
mondo
del
lavoro,
in
cui
confluiscono
problematiche
economico-sociali,
culturali
e
sanitarie,
richiede
un
approccio
sistematico
ed
analogamente
complesso.
Sono
ormai
numerose
le
evidenze
scientifiche
che
hanno
sottolineato
come
il
clima
organizzativo
ed
il
complesso
delle
relazioni
negli
ambienti
produttivi
influenzino
tanto
i
parametri
economici
che
la
salute
della
comunit.
La
relazione
tra
il
disagio
lavorativo
nelle
sue
diverse
articolazioni
(stress
psicosociale,
mobbing,
burn-out,
ecc.)
e
lo
sviluppo
di
patologie
organiche
e
psichiatriche
(compresa
una
maggiore
incidenza
della
malattia
di
Alzheimer)
un
dato
consolidato
della
ricerca
epidemiologica.
Allo
stesso
modo,
i
danni
economici
che
derivano
dal
disagio
lavoro-correlato
sono
stati
ampiamente
sottolineati:
i
dati
della
Comunit
Europea,
a
tale
riguardo,
valutano
lentit
dellimpatto
economico
fino
a
valori
pari
all1-2%
del
P.I.L.
(European
Survey
on
New
and
Emerging
Risks
and
Psychosocial
Risks
(ESENER)
2009;
European
Agency
for
Safety
and
Health
at
Work
(EASHW),
2009
e
2014).
Lentit
dei
costi
economici
sono
legati
ad
una
serie
di
fattori:
a)
riduzione
della
produttivit
(assenteismo,
presenteismo,
disabilit,
abbandono
precoce
del
mercato
del
lavoro),
b)
costi
sanitari
(spesa
farmaceutica,
visite
mediche
ed
utilizzo
maggiore
delle
diverse
agenzie
sanitarie,
cronicizzazione
delle
patologie),
c)
costi
legati
al
contenzioso
legale.
A
tali
fattori
vanno
aggiunti,
sebbene
con
minori
evidenze
scientifiche
validate,
i
costi
sociali
(primo
fra
tutti
lincremento
dei
tassi
dei
casi
di
suicidio
lavoro-correlato).
Sulla
base
di
tale
complesso
di
dati,
emerge,
quindi,
come
esigenza
economica,
sociale
e
sanitaria,
la
necessit
di
introdurre
e
aggiornare
norme
tese
alla
salvaguardia
della
salute
psichica
e
fisica
nei
contesti
produttivi
ed
allo
sviluppo
di
culture
e
prassi
improntate
alla
ricerca
del
benessere
organizzativo
negli
ambienti
di
lavoro.
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
LAssociazione
Italiana
Benessere
e
Lavoro
nata
nel
dicembre
2011
con
lesigenza
di
continuare
la
positiva
esperienza
del
Network
sullo
Stress
e
il
Disagio
Lavorativo
attivo
presso
lISPESL
tra
il
2006
e
il
2010
come
Coordinamento
dei
Centri
Clinici
pubblici
per
il
Disagio
Lavorativo,
ampliandone
ulteriormente
i
contenuti
e
la
partecipazione
anche
a
professionalit
esterne
che
agiscono
nella
Libera
Professione
e
in
Associazioni
Scientifiche
di
Volontariato
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
Una
volta
chiarita
limportanza
del
contesto
organizzativo
che
funziona
come
setting
in
cui
si
generano
e
si
caratterizzano
le
relazioni,
opportuno
considerare
la
processualit
che
induce
alla
definizione
della
qualit
della
vita
interna
a
quellorganizzazione;
ovvero
la
complessit
dinamica
in
cui
si
articola
la
relazionalit
dei
soggetti
per
saper
distinguere
e
comprenderne
la
dinamica
sociale
e
valutarne
la
disfunzionalit.
Quando
in
unazienda
si
configura
una
condizione
di
precariet
che
impone
programmi
di
emergenza
e
non
si
ha
la
capacit
di
proporre
un
progetto
stabile
per
il
superamento
del
conflitto,
si
pu
definire
una
situazione
di
rigidit
nelle
regole
organizzative
che
possono
aggravare
la
complicazione
concernente
le
costrittivit
organizzative
(aumento
della
quantit
di
lavoro,
riduzione
delle
garanzie,
incremento
dei
controlli
ossessivi,
diminuzione
dei
tempi
di
riposo
etc.),
che
riducono
lo
spazio
di
autonomia
lavorativa
individuale
e
aumenta
la
fatica.
Questa
una
condizione
che
genera
stanchezza
fisica
e
psichica,
caduta
dellattenzione,
incremento
dellerrore,
irritabilit,
noia
e
aggressivit.
In
questa
situazione
il
disagio
individuale
pu
assumere
anche
connotazioni
alte,
si
pu
incrementare
il
rischio
clinico,
ma
il
rischio
dellinsorgenza
di
patologie
stress
lavoro
correlato
sono
limitate.
Si
ha
un
incremento
della
fatica,
ma
in
genere
le
persone
sono
in
grado
ancora
di
apporre
capacit
di
resistenza
alla
situazione.
Qualora
il
sistema
dei
provvedimenti
provvisori
divenga
stabile
nel
tempo,
la
dimensione
dellorganizzazione
incrementa
ulteriormente
il
livello
di
costrittivit,
aumenta
il
livello
di
fatica
e
il
disagio
invade
anche
la
sfera
pi
intima
che
riguarda
la
percezione
del
s
riferito
alle
proprie
competenze
lavorative.
In
questo
caso
si
attiva
anche
la
costrittivit
esistenziale
del
lavoro,
che
si
riferisce
alla
stabilit
dellimmagine
che
le
persone
costruiscono
allinterno
del
ruolo
e
delle
attivit
che
ricoprono
sul
posto
di
lavoro,
e
misura
il
livello
di
scostamento
dallimmagine
soggettiva
della
realt
in
cui
ciascun
soggetto
inserito.
Questo
non
fa
che
implementare
il
disagio
apportando,
ai
problemi
sopra
citati,
altri
problemi,
come
il
disinteresse
allattivit
lavorativa,
la
caduta
dellimmagine
positiva
di
s,
il
senso
dinutilit,
un
certo
disturbo
dellumore
con
connotazioni
depressive,
lansia
come
emozione
prevalente
che
accompagna
latto
lavorativo,
reazioni
psicosomatiche.
Questa
una
condizione
sociale
e
organizzativa
dove
pu
generare
una
condizione
sintomatologica
conclamata.
Se
il
sistema
vivente
non
riesce
ancora
a
trovare
soluzioni
che
possano
recuperare
la
situazione
descritta,
la
condizione
successiva
caratterizza
linsorgenza
delle
costrittivit
relazionali,
che
definisce
una
condizione
dove
si
esplica
una
dominanza
delle
modalit
comunicativa
simmetrica
rigida,
si
incrementa
la
conflittualit
e
la
confusione
sui
contenuti
dello
scambio
comunicativo
(loggetto
del
confronto
perde
la
sua
identit
cognitiva
per
caratterizzarsi
solo
come
dominante
emotiva
di
espressione
di
potere),
si
altera
laffettivit,
il
gruppo
diviene
competitivo
e
conflittuale,
si
genera
una
condizione
di
passivit
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
relazionale,
che
caratterizza
una
cultura
del
sistema
con
aspetti
ansiosi
e
paranoidei.
La
dominanza
del
modello
comunicativo
complementare
rigido
che
azzera
forzatamente
le
differenze,
crea
un
substrato
di
consenso
passivo
il
quale
ha
la
forza
di
ridurre
la
ricchezza
e
la
complessit
delle
idee
e
diminuisce
la
qualit
del
confronto.
Queste
modalit
di
comunicare
definiscono
un
tessuto
relazionale
e
comunicativo
fortemente
conflittuale,
dominato
da
un
modello
a
dominanza
implicita
di
tipo
interpretativo
a
discapito
di
un
modello
esplicito.
Ci
implica
il
disallineamento
delle
reti
conversazionali
e
la
rottura
delle
architetture
comunicative.
Questa
condizione
la
si
pu
definire
la
tempesta
perfetta,
situazione
in
cui
da
un
rischio
di
patologie
stress
lavoro
correlato,
si
passa
ad
un
forte
rischio
dove
si
attivano
atteggiamenti
di
mobbing
e,
ancora
pi
grave,
si
generano
nuclei
di
reti
morenti,
ovvero
nuclei
che
non
riescono
pi
a
garantire
una
rete
comunicativa
e
un
passaggio
comunicativo
adeguato
alle
esigenze
di
una
buona
organizzazione,
implementando
il
disagio
e
lincomunicabilit
dei
settori
dellorganizzazione.
Sicuramente
una
condizione
dove
aumenta
in
modo
esponenziale
linsorgenza
dei
sintomi
individuali
e
organizzativi
e
dove
simplementa,
laddove
ci
si
occupa
della
cura
delle
persone,
il
rischio
dellerrore
clinico.
La
diagnosi
di
patologia
mobbing
compatibile
Questa
visione
sistemica
dove
i
soggetti
di
unorganizzazione
sono
direttamente
rapportati
al
contesto
che
li
contiene,
non
pu
essere
soddisfatta
da
una
diagnosi
di
tipo
fenomenologico,
utile
per
inquadrare
la
sofferenza
individuale,
ma
il
dato
nosologico
deve
essere
implementato
con
unadiagnosi
proposizionale,
ovvero
con
una
diagnosi
capace
di
declinare
quel
disagio
sul
piano
organizzativo.
In
una
diagnosi
di
disagio
da
lavoro
non
si
possono
non
tenere
in
considerazioni
tutte
le
parti
che
compongono
il
sistema,
perch
solo
se
riusciamo
a
leggere
il
dato
complessivo
che
possiamo
avere
una
giusta
considerazione
delle
dimensioni
specifiche,
ad
esempio
del
disagio
individuale.
Non
si
pu
pensare
di
definire
la
correlazione
tra
il
disagio
individuale
e
la
dimensione
lavorativa
se
non
si
conoscono
le
condizioni
della
dimensione
sociale
in
cui
il
soggetto
esplica
la
sua
attivit
lavorativa.
Laccertamento
del
disagio
psichico
non
pu
fermarsi
al
solo
inquadramento
diagnostico,
espressione
di
una
visione
fenomenologica
della
persona,
ma
bisogna
che
il
dato
nosologico
riesca
a
essere
implementato
con
una
diagnosi
proposizionale,
ovvero
con
una
diagnosi
capace
di
declinare
quel
disagio
sul
piano
organizzativo,
specificando
quali
suscettibilit
della
persona
siano
state
sollecitate
dalle
variabili
disfunzionali
operanti
nellorganizzazione
e
che
vanno
corrette
per
tutelare
la
persona
nella
sua
unit
somato-
psichica.
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
10
I
Centri
clinici
Reputiamo
opportuno
che
i
centri
clinici
delle
Aziende
Sanitarie
Locali
e
delle
Aziende
Ospedaliere
Universitarie,
che
attualmente
si
occupano
del
disagio
mobbing
compatibile
e
quasi
esclusivamente
della
certificazione
delle
patologie
mobbing
correlate,
si
pongano
oggi
lobiettivo
di
assumere
una
maggiore
complessit,
la
quale
ha
il
compito
di
garantire
unassistenza
globale
che
sia
in
grado
di
soddisfare
tutte
le
esigenze
che
il
problema
pu
rilevare,
nella
rispetto
della
visione
sistemica
sopra
espressa.
-
Il
primo
dei
compiti
resta
quello
di
garantire
unaccoglienza
clinica
espressa
da
chi
richiede
una
valutazione
sul
proprio
disagio
percepito.
Non
ci
si
deve
dimenticare
che
chi
si
presenta
al
Centro
di
solito
una
persona
sofferente
di
un
disagio
che
nella
maggioranza
dei
casi
si
gi
manifestato
con
una
condizione
sintomatologica.
La
maggioranza
di
queste
persone
pur
non
essendo
stata
oggetto
di
mobbing,
soffre
di
una
sintomatologia
che,
per
buona
parte,
ha
origini
nellambito
della
sfera
lavorativa.
Questa
condizione
impone
ai
professionisti
di
garantire
che
al
soggetto
siano
prestate
tutte
le
cure
necessarie
compresa
unassistenza
psichiatrica
e
psicoterapica
adeguata.
Il
Centro
clinico
sul
disagio
da
lavoro
il
luogo
idoneo
allintervento
su
patologie
derivate
da
uno
specifico
e
conclamato
disagio
da
lavoro,
perch
il
processo
che
le
ha
determinate
ha
una
sua
specificit
operativa,
che
richiede,
per
garantire
un
intervento
sanitario
adeguato,
di
unesperienza
specialistica.
-
Il
secondo
dei
compiti
si
riferisce
alla
valutazione
della
correlazione
tra
il
danno
biologico
eventualmente
rilevato
dallindagine
clinica
e
la
condizione
lavorativa
che
ha
caratterizzato
detto
disagio.
La
valutazione
deve
porsi
lobiettivo
di
produrre
una
certificazione
il
pi
possibile
inerente
la
realt
del
contesto
vissuto
dal
soggetto.
Per
ottenere
questo
c
bisogno
di
un
impegno
di
diverse
figure
professionali
quali
gli
psicologi
clinici
e
del
lavoro,
gli
psichiatri,
i
medici
del
lavoro,
gli
infermieri
e
i
pedagogisti
clinici,
i
quali
devono
coordinare
le
proprie
capacit
danalisi
e,
con
uno
sforzo
sinergico,
redigere
una
relazione
conclusiva
che
sappia
definire
gli
accadimenti
riguardo
al
danno
rilavato.
Su
questo
argomento
ci
rifacciamo
a
quanto
fu
definito
a
suo
tempo
dal
network
dellISPESL,
il
quale
defin
come
importante
lesigenza
gi
maturata
presso
la
clinica
del
lavoro
Luigi
Devoto
di
Milano,
di
accogliere
nel
processo
di
valutazione
tutte
le
figure
che,
per
le
loro
competenze,
fossero
in
grado
di
rilevare
i
problemi
del
disagio
da
lavoro.
-
Il
terzo
compito
dei
Centri
clinici
si
caratterizza
con
la
capacit
di
trasmettere
informazioni
e/o
competenze
al
mondo
del
lavoro,
al
fine
di
ridurre
lincidenza
di
comportamenti
che
possono
favorire
condizioni
di
disagio
psichico
allinterno
delle
organizzazioni
aziendali.
-
Il
quarto
compito
si
caratterizza
con
la
capacit
di
mediazione
del
conflitto,
intervenendo
per
dirimerlo
allinterno
delle
aziende
che
ne
fanno
esplicita
richiesta.
-
Il
quinto
e
ultimo
compito
si
esplicita
con
la
capacit
di
fornire
consulenza
a
quelle
aziende
che
devono
svolgere
il
compito
di
analisi
e
valutazione
della
propria
organizzazione
al
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
11
fine
di
supportarle
negli
obblighi
di
legge
riferiti
al
D.lgs.
81
del
2008
e
s.m.i.
e
permettere
loro
una
pi
adeguata
prevenzione
delle
patologie
stress
lavoro
correlato.
Ovviamente
per
riuscire
a
svolgere
le
funzioni
sopra
descritte
i
centri
clinici
devono
assumere
una
loro
identit
strutturale
e
organizzativa
in
stretto
contatto
con
le
competenze
che
hanno
i
servizi
di
vigilanza
situati
negli
attuali
dipartimenti
di
prevenzione
delle
Azienda
Sanitarie.
Il
numero
dei
Centri
Clinici
per
Regione
deve
essere
calcolato
sulla
base
della
complessit
del
mondo
del
lavoro
presente
sul
territorio;
essi
devono
essere
collocati
allinterno
delle
Aziende
Sanitarie
Locali,
fuori
dallOrgano
di
Vigilanza
e
dai
Dipartimenti
di
Prevenzione
e
devono
avere
un
coordinamento
Regionale
con
funzioni
di
controllo
e
di
monitoraggio
del
fenomeno.
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
12
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
13
2,5
2
1,2
1,96
1,2
0,12
figura
1
Si
evince
da
questi
dati,
sebbene
essi
possano
essere
eterogenei
e
definiti
in
periodi
temporali
diversi
ed
in
diversi
contesti
sociali,
come
lentit
del
fenomeno
sia
assolutamente
rilevante
in
termini
quantitativi.
Una
conferma
indiretta
di
questi
dati
rilevabile
in
uno
studio
recente
che
ha
determinato
che
le
condizioni
di
benessere
psicofisico
della
popolazione
attiva
nei
luoghi
di
lavoro
pesa
sullintero
PIL
nellordine
del
13%
della
varianza
(Dollard
&
Naser
2013).
Il
complesso
dei
costi
economici
si
fonda
su
una
serie
di
fattori:
riduzione
della
produttivit,
incremento
dellassenteismo,
diffusione
sempre
maggiore
del
fenomeno
del
presenteismo,
giornate
di
assenze
dal
lavoro
per
patologie
e
maggiore
incidenza
della
disabilit
o
del
precoce
abbandono
del
mondo
del
lavoro,
aumento
delle
spese
di
formazione
di
nuove
unit
produttive
per
le
aziende,
incremento
dei
costi
sanitari,
ampliamento
della
spesa
farmaceutica
e
dei
ricoveri
ospedalieri,
costi
connessi
ai
contenziosi
legali.
Un
sistema
di
fattori
complesso,
quindi,
in
cui
gli
effetti
negativi
per
leconomia
concernono
tanto
lazienda
o
il
singolo
settore
produttivo
quanto,
soprattutto,
il
contesto
sociale
nel
suo
complesso
e
che
sottolinea,
infine,
quanto
lattenzione
rivolta
alla
questione
del
disagio
psichico
lavoro-correlato
rappresenti
un
elemento
centrale
per
le
sue
profonde
implicazioni
economiche.
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
14
Figura
2
Quasi
un
quinto
dei
casi
di
disturbo
psichiatrico
trovano
una
relazione
patogenetica
con
il
lavoro
(il
18%
per
il
sesso
maschile
ed
il
21%
nel
sesso
femminile)
ed
il
9%
dei
casi
di
malattia
coronarica
appare
lavoro-correlata,
con
una
prevalenza
che
sale
all11%
per
quanto
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
15
concerne
i
casi
di
tale
patologia
che
esitano
nel
decesso
del
paziente.
Allinterno
di
questa
grande
massa
di
condizioni
patologiche,
in
questa
sede
vorremmo
concentrare
la
nostra
attenzione
sui
dati
della
letteratura
scientifica
relativa
agli
effetti
della
condizione
lavorativa
sullassetto
morfo-funzionale
cerebrale
e
sul
rapporto
che
tali
condizioni
hanno
sul
rischio
di
sviluppare,
nel
tempo,
la
malattia
di
Alzheimer.
Sono
state
condotte
ricerche
che
hanno
cercato
di
verificare
se
lo
stress
lavorativo
determinasse
modificazioni
morfo-strutturali
e
funzionali
del
sistema
nervoso
centrale.
H
Jovanovic
et
al.
(2011)
hanno
messo
in
evidenza,
attraverso
misure
di
brain
imaging
condotte
con
la
metodica
della
Tomografia
ad
Emissione
di
Positroni
(PET),
una
riduzione
della
densit
dei
recettori
serotoninergici
5HT1A
nel
sistema
limbico
ed
una
disconnessione
tra
amigdala
e
giro
cingolato
anteriore
nei
soggetti
vittime
di
stress
lavorativo
in
misura
che
era
significativamente
maggiore
rispetto
ai
lavoratori
che
non
avevano
vissuto
quella
condizione
stressogena.
La
scoperta
di
queste
correlazioni
tra
stress
lavorativo
e
modificazioni
strutturali
e
funzionali
della
organizzazione
cerebrale,
insieme
ad
altre
osservazioni
come
le
modificazioni
dellasse
ipotalamo-ipofisi-surrene
o
lipotizzata
attivazione
del
sistema
delle
citochine
(che
favorirebbero
quei
processi
di
atrofia
ippocampale
e
di
infiammazione
neuronale
che
accelererebbero
laging
cerebrale)
appaiono
coerenti
con
le
osservazioni
cliniche
condotte
in
studi
di
follow-up.
Questi
ultimi
(Wang
et
al.
2012)
hanno
messo
in
evidenza
come
lo
stress
e
lo
strain
lavorativi
siano
associati
ad
un
incremento
del
rischio
di
demenza
nello
Kungsholmen
Project;
rischio
dementigeno
che,
per
altri
gruppi
di
ricerca,
sarebbe
soprattutto
associato
alle
forme
di
Alzheimer
di
tipo
vascolare
(Andel
2012).
Lesito,
quindi,
sul
piano
clinico,
gli
effetti
somatici
dello
stress
e
delle
diverse
forme
del
disagio
lavorativo
appaiono
come
un
ventaglio
ampio
di
condizioni;
la
loro
osservazione
non
si
fonda
su
congetture
teoriche
pi
o
meno
affidabili
ma
su
evidenze
scientifiche
consolidate,
e
concernono
aree
di
patologia
che
per
il
loro
impatto
sociale
e
per
lalto
grado
di
cronicit
intrinseco
rendono
auspicabili
politiche
sanitarie
fortemente
impegnate
tanto
al
trattamento
che
alla
elaborazione
di
strategie
di
prevenzione
del
danno.
3) Disagio
lavorativo
e
suicidio
In
alcuni
precedenti
lavori
(Nolfe
et
al.
2009)
abbiamo
sottolineato
come
la
condizione
psicopatologica
che
si
correla
in
misura
pi
significativa
con
il
mobbing
e
con
le
altre
forme
del
disagio
lavorativo
rappresentato
dalle
condizione
depressiva.
Alla
luce
di
questo
dato
non
sorprende
la
associazione
che
osserviamo
tra
le
problematiche
lavorative
ed
il
fenomeno
suicidiario.
Anche
le
notizie
accessibili
semplicemente
attraverso
i
report
dei
mass
media
hanno
sottolineato
la
diffusione
di
questo
fenomeno:
si
vedano
gli
esempi
di
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
16
Telecome
France,
della
FoxConn
in
Cina
o
la
diffusione
del
karshi
in
Giappone.
Sul
piano
della
ricerca
epidemiologica,
sempre
complessa
quando
si
tratta
di
studiare
sul
piano
statistico
fenomeni
quali
il
suicidio,
esiste
di
fatto
una
serie
di
convergenze
osservazionali
che
sottolineano
la
gravit
di
tale
situazione.
Le
ricerche
condotte
dalla
Schneider
et
al.
(2011)
in
Germania,
da
Ostry
et
al.
(2007)
in
Canada,
i
dati
di
Routley
&
Ozanne-Smith
(2012)
in
Australia
o
quelli
sulla
ideazione
suicidiaria
connessa
alle
condizioni
dellambiente
di
lavoro
in
ambito
sanitario
in
Svezia
ed
in
Italia
(A
Fridner
et
al.
2011)
convergono
tutti
verso
la
determinazione
di
un
progressivo
incremento
dei
suicidi
connessi
allo
stress
ed
al
disagio
lavorativo.
In
un
solo
anno,
dal
2012
al
2013,
il
numero
dei
suicidi
lavoro-correlati
aumentato,
secondo
i
dati
del
Bureau
of
Labor
Statistics
del
Dipartimento
del
Lavoro
degli
USA
nella
misura
dell8%.
Questi
dati
controllati,
quindi,
confermano
ampiamente
quanto
il
suicidio,
il
pi
grave
e
disperato
degli
esiti
sociali
del
disagio
lavorativo,
rappresenti
una
condizione
di
allarme
e
di
emergenza
sociale
che
va
ad
affiancarsi
allimpatto
che
il
disagio
economico,
la
disoccupazione
e
lo
svantaggio
sociale
gi
hanno
in
questo
ambito.
Nella
figura
3
osserviamo,
infatti,
come
il
flusso
dei
suicidi,
soprattutto
nel
sesso
maschile,
abbia
fedelmente
seguito,
in
Gran
Bretagna,
lincremento
dei
tassi
di
disoccupazione.
Suicidi e
Disoccupazione
in Inghilterra
(differenze di
genere)
figura
3
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
17
Conclusioni
Abbiamo
provato
a
fornire,
in
questa
sede,
alcuni
dati
che
sottolineano
come
limpatto
sociale
del
mobbing
e
del
disagio
lavorativo
mantenga,
ed
anzi
incrementi,
il
suo
valore
di
virulenza
sia
in
termini
di
esiti
sulla
salute
collettiva,
che
su
eventi
umani
drammatici
come
il
suicidio,
e
di
come
questa
serie
di
fenomeni
determini
un
impatto
fortemente
negativo
in
termini
economici,
tanto
da
poter
considerare
che
i
programmi
di
prevenzione
e
di
trattamento
non
costituiscano
solo,
come
ovvio,
un
impegno
etico
e
clinico
ma
anche
un
fondamentale
oggetto
di
attenzione
delle
politiche
economiche,
attenzione
ancor
pi
necessaria
in
periodi
storici,
come
lattuale,
cos
fortemente
caratterizzati
dalla
crisi
economica
ed
organizzativa.
Bibiografia
Andel
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AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
18
19
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
20
21
22
assegnazione,
destinazione,
trasferimenti),
per
ogni
atto
di
rottura
del
rapporto
di
lavoro
(dimissioni,
licenziamento),
per
le
sanzioni
disciplinari
qualora
siano
in
qualche
modo
ricollegabili
a
pratiche
di
mobbing
ai
danni
del
lavoratore.
La
tutela
rafforzata
dal
fatto
che
viene
prevista
linversione
dellonere
della
prova,
ponendo
cos
a
carico
del
molestatore
lincombenza
di
dimostrare
linesistenza
delle
molestie
denunciate.
La
legge
poi
contiene
tutta
una
serie
di
disposizioni
che
mirano
a
favorire
la
prevenzione
del
fenomeno
mobbing
nei
luoghi
di
lavoro
attraverso
linformazione
tra
i
vari
attori
delle
relazioni
lavorative
(datori
di
lavoro,
vertici
aziendali,
lavoratori,
sindacati),
lattivazione
di
procedure
di
conciliazione
interne,
lestensione
del
concetto
di
salute
del
lavoratore
anche
ad
aspetti
psichici,
la
previsione
di
un
obbligo
generale
in
capo
al
datore
di
lavoro
di
vigilare
sul
corretto
svolgimento
delle
relazioni
sociali
nei
luoghi
di
lavoro
e
di
adottare
le
misure,
anche
di
tipo
disciplinare,
che
prevengano
comportamenti
vessatori
ai
danni
dei
lavoratori.
La
legge
francese
prevede
inoltre
lintroduzione
di
una
specifica
figura
di
reato
relativa
al
mobbing,
tramite
linserimento
nel
codice
penale
di
una
sezione
intitolata
Harclement
moral
e
di
un
articolo
,
il
222-33-2,
che
sanziona
:il
fatto
di
molestare
gli
altri
attraverso
comportamenti
ripetuti
aventi
per
oggetto
o
per
effetto
una
degradazione
delle
condizioni
di
lavoro
suscettibili
di
ledere
i
suoi
diritti
e
la
sua
dignit,
di
alterare
la
sua
salute
fisica
e
mentale
o
di
compromettere
il
suo
avvenire
professionale.
La
pena
prevista
della
reclusione
fino
ad
un
anno
o
la
multa
fino
a
15.000
euro.
La
legge,
attraverso
una
definizione
del
mobbing
che
pone
laccento
sulla
reiterazione
di
comportamenti
finalizzati
a
molestare
il
lavoratore
e
con
effetto
di
degradazione
complessiva
delle
condizioni
di
lavoro
e,
in
sostanza
della
sua
dignit
umana,
consente
di
definire
quel
tessuto
connettivo
tra
azioni
apparentemente
lecite
e
illecite
finalizzato
a
colpire
la
continuit
delle
condotte
vessatorie
facenti
parti
di
un
unico
disegno
persecutorio.
Considerazioni
finali
Perch
necessario
parlare
di
mobbing
proprio
adesso
in
presenza
di
una
crisi
economica
che
sembra
spingere
verso
forme
di
liberalismo
meno
garantiste?
In
un
recente
articolo
apparso
su
la
Repubblica
del
10.11.14,
Stefano
Rodot,
ci
mette
in
guardia
sul
fatto
che
pi
nettamente,
nel
tempo
che
stiamo
vivendo,
i
diritti
sono
indicati
come
un
lusso
incompatibile
con
la
crisi
economica
e
con
la
diminuzione
delle
risorse
finanziarie.
Infatti
si
ripete
sempre
pi
spesso
che
i
mercati
decidono,
annettendo
alla
sfera
delleconomico
le
prerogative
proprie
della
politica
e
dellorganizzazione
democratica
della
societ.
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
23
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
24
25
-
-
-
Lidea
che
tutto
sommato
si
tratti
di
problematiche
prettamente
legate
al
mondo
del
lavoro
e
quindi
insuscettibili
di
una
valutazione
in
sede
penale
(fatta
eccezione
per
i
casi
pi
gravi
ed
eclatanti).
Il
rischio
che
ormai
tutto
diventi
penale.
Lincertezza
delle
connessioni
tra
il
giudicato
penale
e
quello
civile.
Quindi
per
la
giurisprudenza
prevalente
il
problema
sul
piano
giuridico
esiste
ma
lunica
strada
da
percorrere
quella
della
vertenza
previdenziale
(riconoscimento
della
natura
professionale
della
malattia
da
parte
dellINAIL)
e
lavoristica.
Tale
convinzione
non
mi
trova
daccordo.
Come
ho
detto
pocanzi,
oggi
nel
nostro
ordinamento
non
esiste
il
reato
di
mobbing.
Le
poche
denunce
inoltrate
alle
Procure
della
Repubblica
da
parte
degli
organi
istituzionali
di
controllo
(
medici
del
lavoro
delle
ASL
con
incarichi
ispettivi
e
di
polizia
giudiziaria)
o
dei
lavoratori
parti
offese
spesso
sono
destinate
allarchiviazione.
Questa
la
realt
dei
fatti
e
quindi
parrebbe
contraddittorio
sostenere
(
come
fa
il
sottoscritto)
che
lazione
volta
a
contrastare
i
fenomeni
di
mobbing
debba
avvenire
anche
in
sede
penale.
In
realt
occorre
capire
il
motivo
per
cui
lazione
penale
(
obbligatoria
nellattuale
ordinamento
italiano)
spesso
si
arena
in
richieste
di
archiviazione
troppo
spesso
proposte
dai
PM
e
puntualmente
accolte
dai
GIP.
Il
problema
nasce
dal
fatto
cui
accennavo
in
precedenza
e
cio
che
la
legislazione
penale
non
prevede
il
mobbing
quale
autonomo
reato
penale.
In
primo
luogo
occorre
ricordare
quali
siano
alcuni
tra
i
principi
generali
in
materia
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
26
27
2)
lassoluta
incertezza
sullesito
delle
denunce
penali
che
troppo
spesso
dipende
dalla
sensibilit
(
ed
anche
conoscenza
del
fenomeno)
da
parte
dellinquirente
cui
viene
assegnata
listruttoria
penale.
Daltronde
ricordiamo
come
in
altri
casi
la
soluzione
(
certo
incompleta
e
non
esaustiva:
ma
questo
il
limite,
direi
quasi
fisiologico,
della
soluzione
penale)
di
certe
condotte
gravemente
illecite
(
penso
allo
stalking)
ha
trovato
valido
ausilio
soltanto
con
lintroduzione
nellordinamento
penale
di
norme
repressive
ad
hoc.
Ed
allora
si
deve
uscire
dallequivoco:
o
si
ritiene
che
il
mobbing
sia
un
fatto
gravissimo
(
come
in
effetti
lo
)
ed
allora
si
mette
mano
a
provvedimenti
efficaci
per
combatterlo;
oppure
si
continua
nellincertezza
attuale
con
palliativi
come
quello
di
volere
forzatamente
includere
il
mobbing
in
figure
di
reato,
con
tutti
i
problemi
che
abbiamo
visto
in
precedenza.
La
soluzione
da
me
prospettata
ovviamente
non
esente
da
critiche:
quella
pi
comune
che
la
mala
pianta
del
mobbing
va
sradicata
ma
senza
per
arrivare
alla
forzatura
dellintervento
penale.
Gli
assertori
di
tale
tesi
fanno
riferimento
alle
soluzioni
che
sono
state
adottate
(
non
sempre
con
successo,
mi
permetto
do
osservare
)
in
altri
paesi.
Tali
soluzioni
saranno
illustrate
dal
Collega
Fabio
Ferrara
e
quindi
non
mi
dilungher
sulle
stesse.
Mi
interessa
soltanto
rilevare
come
gli
altri
ordinamenti
spesso
prevedano
listituzione
di
collegi
arbitrali
o
di
conciliazione
nei
quali
dirimere
(
anche
preventivamente)
le
controversie
in
materia
di
mobbing;
oppure
ladozione
da
parte
delle
aziende
di
codici
etici
o
comportamentali
che
dovrebbero
risolvere
i
casi
di
mobbing.
Sar
sincero:
non
credo
molto
che
ladozione
di
tali
strumenti
in
Italia
potrebbero
risolvere
granch
e
questo
per
vari
motivi.
In
primo
luogo
perch
nel
nostro
paese
manca
una
seria
sensibilit
culturale
presupposto
necessario
per
il
buon
esito
di
tali
soluzioni.
In
secondo
luogo
perch
spesso
il
mobbing
non
casuale
ma
rientra
in
precise
strategie
aziendali
e
quindi
sarebbe
ingenuo
credere
nella
buona
fede
del
mobber
(
se
lavesse
non
sarebbe
tale).
Infine
lattuale
gravissima
crisi
economica
in
cui
versa
il
nostro
paese
impedisce
(
o,
quantomeno,
rende
ancora
pi
difficile)
una
seria
valutazione
delle
problematiche
conseguenti
al
mobbing.
Troppo
spesso
la
risposta
(
ahime,
anche
da
parte
di
taluni
giudici)
che
viene
data
al
lavoratore
vittima
di
condotte
gravemente
vessatorie
la
seguente:
ringrazia
che
almeno
il
posto
di
lavoro
lo
hai.
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
28
Su
questi
presupposti
pensabile
la
validit
di
soluzioni
del
tipo
di
quelle
adottate
nei
paesi
nord
europei?
Mah..
Concludo
queste
mie
osservazioni,
esaminando
brevemente
un
altro
aspetto
che
rende
auspicabile
(
a
mio
parere)
lintroduzione
del
reato
di
mobbing
e
la
conseguente
tutela
in
ambito
penale.
In
un
processo
penale
vige
il
principio
basilare
della
presunzione
dinnocenza
e
quindi
sullaccusa
che
ricade
interamente
lonere
di
provare
la
penale
responsabilit
dellimputato.
E
del
tutto
evidente
che
il
PM
ha
la
possibilit
di
avvalersi
di
strumenti
inquisitori
che
sono
preclusi
al
lavoratore
vittima
del
sopruso.
Ma
allora
ritenere,
come
fanno
molti
qualificati
operatori,
che
la
tutela
in
sede
civile
sia
assolutamente
sufficiente
pura
ipocrisia.
Ricordiamo
infatti
quelli
che,
sul
piano
processuale
civile
,
sono
i
principali
ostacoli
alla
tutela
del
lavoratore
persona
offesa:
1)
la
difficolt
di
fornire
prove
esaustive
della
condotta
illecita
di
cui
rimasto
vittima
sul
luogo
di
lavoro.
Sul
punto
la
giurisprudenza
della
Cassazione
univoca
e
costante:
lonere
della
piena
prova
necessaria
per
arrivare
ad
una
sentenza
favorevole,
ricade
interamente
sul
lavoratore:
ci
comporta
difficolt
spesso
insormontabili
per
arrivare
ad
una
sentenza
di
condanna
del
mobber;
2)
la
mancata
previsione
delle
malattie
conseguenti
ad
azioni
mobbizzanti
nelle
tabelle
INAIL.
Non
essendo
malattie
tabellate,
la
prova
(
spesso
diabolica)
talvolta
(
anzi
spesso)
pressoche
impossibile
da
dimostrare;
3)
la
difficolt
di
trovare
magistrati
e
CTU
medico-
legali
con
una
competenza
specifica
su
tali
illeciti
e
patologie.
In
sede
penale,
la
questione
cambia
in
quanto,
come
detto
in
precedenza,
il
PM
nellesercizio
dellazione
penale,
ha
poteri
ispettivi
ed
inquisitori
preclusi
al
comune
mortale.
Ecco
perch
la
repressione
penale
di
queste
condotte
illecite
sarebbe
infinitamente
pi
efficace
e
quindi
auspicabile.
Ma
questo
ci
riporta
al
punto
iniziale:
la
necessit
di
non
fare
del
mobbing
una
sorta
di
trovatello
che
deve
mendicare
precario
asilo
presso
altre
tipologie
di
reato
(
lesioni
personali,
violenza
privata
e
cos
di
seguito).
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
29
30
della
Regione
Abruzzo
per
contrastare
e
prevenire
il
fenomeno
mobbing
e
lo
stress
psico-
sociale
sui
luoghi
di
lavoro;
segu
l
Umbria
nel
febbraio
2005
Tutela
della
salute
psico-
fisica
della
persona
sul
luogo
di
lavoro
e
contrasto
dei
fenomeni
di
mobbing
e
la
regione
Friuli
Venezia
Giulia
nell
aprile
2005
Interventi
regionali
per
linformazione,
la
prevenzione
e
la
tutela
delle
lavoratrici
e
dei
lavoratori
dalle
molestie
morali
e
psico-fisiche
nellambiente
di
lavoro
e
successivamente
la
regione
Veneto
con
la
legge
regionale
del
22
gennaio
2010
Prevenzione
e
contrasto
dei
fenomeni
di
mobbing
e
tutela
della
salute
psico-sociale
della
persona
sul
luogo
di
lavoro.
Recentemente
completa
il
quadro
la
regione
Puglia
il
10
marzo
2014
con
Norme
per
la
sicurezza,
la
qualit
e
il
benessere
sul
lavoro.
Tali
leggi
prevedono
sostanzialmente
iniziative
di
sostegno
e
dinformazione
e
formazione
dei
lavoratori
promuovendo
per
ci
la
realizzazione
di
punti
di
ascolto
e
centri
terapeutici.
Il
punto
di
ascolto,
specie
se
di
origine
sindacale,
normalmente
il
primo
contatto
per
i
lavoratori
in
difficolt
dove
possono
condividere
i
propri
vissuti
e
rileggerli
secondo
le
modalit
pi
adeguate
grazie
allaiuto
di
un
professionista
esperto
in
problematiche
del
lavoro;
ci
permette
di
trovare
soluzioni
che
da
soli
non
si
in
grado
di
scorgere.
Spesso
importante
poter
chiedere
una
risposta
ad
una
figura
capace
di
ascoltare,
comprendere,
incoraggiare
e
sostenere;
figura
a
volte
difficile
da
trovare
nella
societ
odierna.
Questo
contatto,
favorendo
una
riflessione
attiva
sulle
problematiche
e
le
difficolt
personali,
permette
di
trovare
le
risorse
pi
adeguate
per
far
fronte
ad
una
determinata
situazione.
L
attivit
di
questi
sportelli
centrata
sul
Disagio
Lavorativo,
secondo
lAgenzia
Europea
per
la
salute
e
la
sicurezza
sul
lavoro
con
questo
termine
si
identifica
la
sofferenza
che
ha
origine
da
una
serie
di
tematiche
che
vanno
dallo
Stress
dovuto
a
disorganizzazioni
lavorative,
al
Mobbing
causato
da
ripetute
molestie
morali,
al
Burnout
provocato
dalla
delusione
professionale,
alle
Molestie
Sessuali,
a
casi
di
Umiliazione
e
Prepotenza
e
a
Violazioni
Contrattuali.
Linsoddisfazione
del
lavoratore
per
la
situazione
vissuta
si
manifesta
generalmente
attraverso
particolari
stati
d'animo,
somatizzazioni
e
reazioni
comportamentali
causa
di
serie
patologie.
Il
colloquio
viene
svolto,
normalmente
previo
appuntamento
in
forma
individuale,
sino
alla
soluzione
del
problema
patrocinando
il
lavoratore
sino
al
raggiungimento
della
miglior
soluzione.
Se
necessario
viene
offerta
assistenza
legale
tramite
le
strutture
sindacali.
Laccesso
a
detti
sportelli
normalmente
gratuito.
Non
meno
importanti
sono
i
Centri
Terapeutici
appartenenti
al
Sistema
Sanitario
Nazionale
dove
il
lavoratore,
spesso
inviato
dal
Punto
di
Ascolto,
trover
il
sostegno
psicologico
necessario
a
superare
la
situazione
clinica
e
la
certificazione
del
suo
stato
di
salute,
tale
documento
indispensabile
a
comprovare
l
eventuale
esistenza
di
malattia
professionale.
Tale
referto,
secondo
le
leggi
vigenti,
va
inviato
all
autorit
giudiziaria
che
solo
all
ora
potr
far
intervenire
lo
SPRESAL,
e
naturalmente
all
INAIL
per
la
valutazione
della
malattia
professionale.
E
solo
grazie
all
esistenza
dei
Punti
di
Ascolto
e
dei
Centri
Terapeutici
che
si
potr
coprire
quellarea
definita
zona
dombra
che
lascia
il
lavoratore
in
balia
di
se
stesso.
Come
detto
tali
leggi
prevedono
sostanzialmente
iniziative
dinformazione
e
formazione
dei
lavoratori
finalizzate
alla
prevenzione
e
al
monitoraggio
del
fenomeno
del
disagio
lavorativo
/
mobbing,
importante
anche
l
esistenza
di
un
osservatorio
che
raccogliendo
ed
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
31
incrociando
i
dati
possa
mirare
ad
aziende
che
non
rispettino
quanto
previsto
dal
D.lgs.
81/08
e
simili,
al
fine
di
invitarle
ad
un
pi
corretto
comportamento;
tali
leggi
garantiscono
ancora
la
diffusione
di
una
cultura
e
di
pratiche
tese
a
migliorare
la
qualit
della
vita
nei
luoghi
di
lavoro,
lo
sviluppo
del
rispetto
dei
diritti
della
persona
e
la
tutela
della
sua
integrit
psico-fisica,
provvedono
inoltre
al
miglioramento
delle
relazioni
sociali
nellambiente
di
lavoro,
ed
evitano
tramite
la
prevenzione
il
ripetersi
di
incidenti
sul
lavoro,
tutto
ci
ne
fa
degli
importanti
punti
di
riferimento.
Sottolineando
che
il
costo
della
prevenzione
sempre
ridicolo
rispetto
a
quanto
pu
accadere
in
assenza
di
essa,
l
attuazione
di
tali
leggi
ha
costi
irrisori
rispetto
alla
loro
utilit.
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
32
33
a)
l'adozione
del
Codice
di
Condotta
che
dovr
comprendere
una
parte
specifica
sulla
violenza
morale
sul
lavoro;
b)
Nomina
di
una
commissione
di
garanzia
formata
da
RSPP,
Medico
Competente
e
RLS
che
accolga
e
ascolti
il
lavoratore
in
difficolt
e
accerti
eventuali
violazioni
del
Codice
di
Condotta,
informando
la
Direzione
Aziendale
o
il
Dirigente
di
riferimento;
c)
Attuazione
da
parte
della
Direzione
Aziendale
di
misure
per
la
mediazione
del
conflitto
tramite
la
nomina
di
una
figura
terza,
il
Consigliere
di
Fiducia,
che
dovr
sentire
obbligatoriamente
oltre
alle
parti
in
causa,
il
medico
competente
e/o
lRSPP
e
lRLS
facenti
parte
della
Commissione
di
cui
al
punto
b);
il
Consigliere
di
Fiducia
dovrebbe
essere
un
laureato
preparato
allo
scopo,
sul
modello
di
altri
paesi
tra
cui
la
Germania.
I
Consiglieri
di
Fiducia
dovrebbero
essere
messi
a
disposizione
delle
aziende
dalle
Regioni,
presso
le
quali
dovr
essere
creato
un
Albo
Regionale
comprensivo
del
CV
di
ognuno.
Nellattivazione
della
sorveglianza
sanitaria
specifica
il
medico
competente
dovr
rilevare
anche
i
sintomi
e
le
eventuali
patologie
servendosi
eventualmente
anche
del
supporto
di
specialisti
di
riferimento,
o
se
presenti
nel
territorio
di
riferimento,
dei
Centri
Clinici
per
il
Disadattamento
Lavorativo.
2.
L'obiettivo
massimo
invece
che
non
ci
si
limiti
ad
ampliare
l'art.28
ma
si
espliciti
(come
per
la
Movimentazione
dei
Carichi,
i
VDT,
i
cancerogeni,
il
rischio
biologico
etc)
un'area
specifica
del
Dlgs
81/2008
sull'intero
rischio
organizzativo
comprendente
lo
stress,
il
mobbing,
il
burn
out,
i
movimenti
ripetitivi
degli
arti
superiori
e
la
violenza
di
esterni
sui
lavoratori
(banche,
poste,
guardie
giurate,
autisti
di
bus,
commesse/i
in
Autogrill
isolati
e
durante
i
turni
di
notte
etc
etc).
Per
lintero
rischio
organizzativo
dovr
essere
previsto
l'obbligo
di
sorveglianza
sanitaria
con
cadenza
almeno
biennale
o
pi
ravvicinata
qualora
il
DVR
sia
positivo
per
conflittualit,
o
in
caso
siano
segnalati
casi
di
disagio
lavorativo.
3.
Malattie
professionali
da
stress
occupazionale,mobbing
etc
di
tipo
psichico
(DDA
cronico,
il
DAS,
il
DPTS,
il
Disturbo
distimico
)
e
psicosomatico
(ipertensione
arteriosa
secondaria,
ulcera
gastro-duodenale,
colite
cronica
e
colite
ulcerosa,
disturbi
del
sonno,
fibromialgie
gravi)
devono
essere
inserite
nella
tabella
INAIL
(
occorrer
la
revisione
della
tabella
del
luglio
2008).
Attualmente
l'onere
della
prova
infatti
rimane
in
carico
al
lavoratore
come
per
tutte
le
patologie
non
tabellate.
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
34
AIBeL
-
Workshop
28.11.2014
Lo
Sportello
del
Disagio
lavorativo
di
Medicina
Democratica
-
Firenze
Limportanza
dellaccoglienza
Liliana
Leali
Vorrei
riportare
in
breve
lesperienza
relativa
alla
prima
fase
dellattivit
svolta
dallo
Sportello
del
disagio
lavorativo
dellAssociazione
Medicina
Democratica
Onlus.
Presso
la
sede
fiorentina
di
MD
aperto
dagli
inizi
degli
anni
2000
uno
Sportello
precedentemente
denominato
mobbing.
Il
mio
contributo
allo
Sportello
del
disagio
lavorativo
come
Pedagogista
clinico
ha
inizio
nei
primi
mesi
del
2008
e
cerca
di
coniugare
le
esperienze
legate
alla
mia
formazione
precedente
nel
ruolo
di
insegnante/educatore
prima
e
poi
di
pedagogista
clinico,
con
i
principi
base
dellassociazione
MD.
La
denominazione
completa
:
MD
-
Movimento
di
Lotta
per
la
Salute
.
Al
centro
del
suo
operare
c
la
tutela
del
DIRITTO
ALLA
SALUTE
IN
OGNI
LUOGO
Principali
presupposti
su
cui
si
basa:
-
principio
della
non
delega
dalla
prevenzione
alla
guarigione
il
soggetto
stesso
che
deve
porsi
in
modo
responsabile
nei
confronti
della
propria
salute
- la
salute
e
un
diritto
non
negoziabile
-
rifiuto
della
monetizzazione
del
rischio
e
del
danno
- Partecipazione
diretta
degli
individui,
lavoratori,
popolazione
del
territorio,
alle
azioni
in
difesa
del
diritto
alla
salute
Mi
occupo
della
parte
iniziale
del
percorso
che
viene
proposto
a
coloro
che
si
rivolgo
allo
Sportello
di
MD
per
chiedere
aiuto
in
materia
di
disagio
lavorativo.
Il
percorso
si
articola
nei
seguenti
momenti:
accoglienza,
ascolto,
compilazione
di
una
relazione,
presentazione
del
caso
al
gruppo
di
lavoro
composto
dai
diversi
professionisti,
analisi
del
caso
e
confronto
fra
i
medesimi
per
arrivare
ad
individuare
le
possibili
vie
da
proporre
alla
persona
che
vuole
affrontare
la
sua
situazione
di
disagio
sul
lavoro
e
personale.
Laccoglienza
e
lascolto
per
noi
costituiscono
gi
una
prima
forma
di
aiuto.
Il
soggetto
che
si
presenta
allo
Sportello
per
noi
innanzi
tutto
una
persona
nella
sua
globalit.
La
persona
che
decide
di
esternare
un
disagio,
disagio
che
ha
generato
una
lunga
sofferenza
spesso
vissuta
in
solitudine,
ha
bisogno
di
sentirsi
accolta
ed
ascoltata,
nonch
compresa.
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
35
A
lei
dedichiamo
lo
spazio
necessario
perch
il
suo
bisogno
di
raccontare
la
sua
vicenda
possa
essere
esaurito.
Lascolto
cerca
di
dare
valore
alla
persona
e
a
ci
che
dice,
perch
nella
maggior
parte
dei
casi
siamo
di
fronte
a
persone
ferite
nelle
loro
dignit
che
non
si
riconoscono
pi,
che
si
sentono
sole,
pensano
di
essere
colpevoli
di
qualcosa
che
ha
determinato
quella
situazione
che
non
sono
pi
in
grado
di
sostenere.
Non
si
sentono
credute
e
considerate
non
solo
nellambito
lavorativo
ma
a
volte
anche
in
quello
familiare
e
sociale.
E
importante
quindi
creare
le
condizioni
perch
la
persona
sia
a
suo
agio:
meglio
non
interromperla
mentre
evoca
i
momenti
per
lei
cos
importanti
e
purtroppo
dolorosi,
per
fare
le
domande
che
sono
urgenti
per
chi
ascolta
ma
magari
non
lo
sono
per
chi
racconta.
C
sempre
anche
in
seguito
lo
spazio
per
ricostruire
il
puzzle
se
alcune
tessere
non
compaiono
nel
corso
del
racconto.
Cos
si
pu
evitare
di
arrivare
a
conclusioni
affrettate
e
finire
fuori
strada.
Quindi
meglio
ascoltare
mantenendo
l
attenzione
senza
dare
per
scontato/risaputo
ci
che
viene
detto,
avvalersi
di
unespressione
corporea
comunicativa
e
rivolta
alla
persona,
comunicare
in
particolare
con
lo
sguardo.
Lascolto
attivo
tende
ad
attivare
la
persona
perch
possa
arrivare
in
consapevolezza
alle
sue
scelte
e
a
sentirsi
protagonista.
La
fase
dellaccoglienza
e
ascolto
comunque
lontana
da
interpretazioni,
giudizi
e
da
ogni
eventuale
diagnosi.
Solitamente
il
colloquio
di
accoglienza
si
conclude
da
parte
della
persona
ascoltata
con
una
frase
che
esprime
tutto
il
suo
sollievo
per
aver
potuto
portare
fuori
di
s
un
po
del
peso
sopportato
e
per
aver
ricevuto
considerazione.
Non
meno
importanti
per
lei
sono
le
informazioni
ricevute
circa
i
possibili
percorsi
da
intraprendere
ma
anche
circa
le
asperit
che
potr
incontrare
lungo
il
cammino,
compresi
i
tempi
anche
lunghi
che
potrebbero
verificarsi.
Gi
la
fase
dellaccoglienza
e
ascolto
le
richiede
di
attivarsi
in
prima
persona.
Se
non
lha
ancora
fatto
potr
raccogliere
i
suoi
documenti
possibilmente
in
ordine
logico,
nonch
provvedere
alla
stesura
del
suo
memoriale,
provvedere
al
recupero
di
tutti
i
dati
utili
e
di
eventuali
testimonianza.
Tutto
ci
va
nella
linea
della
non
delega.
Dopo
il
colloquio,
il
racconto
e
le
informazioni
ricevute
vengono
raccolti
sotto
forma
di
una
relazione
che
riporta
i
dati
anagrafici,
il
titolo
di
studio,
lazienda
attuale,
la
qualifica
e
la
mansione,
eventuali
precedenti
occupazioni,
la
richiesta
che
la
persona
rivolge
allAssociazione,
come
ci
ha
conosciuti,
la
vicenda
lavorativa
e
i
disturbi
di
cui
soffre.
Si
crea
cosi
una
lettera
di
presentazione
destinata
in
primo
luogo
ai
professionisti
del
gruppo
e
poi
ad
accompagnare
la
persona,
insieme
ai
documenti
prodotti,
lungo
liter
di
Medicina
Democratica.
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
36
Il
caso
viene
discusso
nel
gruppo
che
si
riunisce
ogni
15
gg
per
i
casi
in
ingresso
e
per
quelli
in
corso.
Per
i
nuovi
ingressi,
le
proposte
elaborate
nel
confronto
fra
professionisti
costituiscono
la
prima
risposta
da
fornire
alla
persona
prima
dellinizio
delle
tappe
successive
che
la
persona
seguir
o
meno
a
seconda
della
scelta
da
lei
effettuata.
Principali
percorsi
che
vengono
avviati
sono:
-
Anamnestico
lavorativo
e
clinico
-
Psicodiagnostico
Al
termine
di
questi
si
pu
giungere
a:
- relazione
medico
legale
(per
risarcimenti
civili
e
per
azioni
penali)
-
certificazione
di
malattia
professionale
INAIL
- azione
legale
-
consulenza
tecnica
di
parte
- servizi
erogati
dalla
consulente
del
lavoro
- ingresso
e
partecipazione
al
gruppo
di
Auto
Aiuto
Durante
queste
fasi
la
persona
potr
chiarire
i
suoi
dubbi
rivolgendosi
alloperatore
di
accoglienza
o
per
questioni
pi
specifiche,
direttamente
al
professionista
di
riferimento.
In
che
modo
pensiamo
che
laccoglienza
e
lascolto
sono
una
prima
forma
di
aiuto
alla
persona.
Si
pu
aiutare
a:
Favorire
il
contenimento
del
disagio
Recuperare
fiducia
Riuscire
a
focalizzare
i
propri
bisogni
Individuare
da
parte
della
persona
le
risorse
necessarie
e
quindi
Arrivare
a
scelte
consapevoli
e
per
lei
sostenibili
Intraprendere
il
percorso
per
lei
pi
adatto
Sentirsi
protagonista
delle
proprie
scelte
GRUPPO
DI
AUTO
AIUTO
PER
IL
DISAGIO
LAVORATIVO
Il
gruppo
di
Auto
Aiuto
per
il
disagio
lavorativo
presso
lo
Sportello
di
MD
nato
per
rispondere
al
bisogno
manifestato
dalle
persone
di
condividere
il
loro
disagio.
Il
gruppo
nasce
nel
2012,
mantiene
unattivit
costante
ed
aperto
a
nuovi
ingressi.
Due
parole
sullAuto
Aiuto.
I
gruppi
di
AA
sono
presenti
in
tutto
il
mondo,
non
conoscono
quindi
confini
geografici,
di
genere
o
di
appartenenza
alcuna.
Essi
possono
portare
ad
un
cambiamento
nel
concetto
di
salute
perch
in
essi
si
genera
un
coinvolgimento
in
prima
persona
nella
gestione
della
propria
salute
che
ha
poi
un
riflesso
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
37
38
Nel
corso
di
questi
due
anni
e
mezzo
si
sono
verificati
per
tutte
le
partecipanti
dei
cambiamenti
positivi:
Largomento
lavoro
sempre
stato
al
centro
delle
conversazioni:
resistere
con
nuove
strategie
e
mantenerlo,
cercarne
un
altro,
chiedere
trasferimento,
se
perso
cosa
fare,
trovato
uno
nuovo
come
evitare
di
ritrovarsi
nelle
stesse
dinamiche,
rimaste
senza
come
recuperare
in
se
stesse
le
energie
e
acquisire
nuove
competenze
per
ricominciare.
Ogni
partecipante
ha
preso
e
ha
dato
qualcosa,
tutte
hanno
avuto
modo
di
condividere
non
solo
la
sofferenza
ma
anche
la
speranza
nel
cambiamento,
il
desiderio
di
progettare
il
proprio
futuro,
la
riscoperta
di
se
stesse
e
del
proprio
saper
fare
dimenticato,
e
anche
dei
propri
limiti.
Rispetto
alle
singole
situazioni
lavorative,
si
osserva
che
due
persone
hanno
presentato
le
dimissioni
per
giusta
causa;
una
di
loro
due
ha
avviato
una
propria
attivit
attingendo
alle
sue
competenze
professionali
e
alla
sua
creativit,
sostenuta
dalle
sue
forze
e
da
una
forte
volont,
laltra
ha
trovato
un
nuovo
posto
di
lavoro
dove
pu
finalmente
svolgere
mansioni
inerenti
alla
sua
formazione.
Le
altre
rimangono
al
momento
nello
stesso
ambito
lavorativo,
una
ha
chiesto
e
ottenuto
il
trasferimento
in
altra
sede,
unaltra
aspetta
che
le
venga
concesso
uno
spostamento
interno,
unaltra
ha
preferito
resistere
ancora
con
la
speranza
e
la
fiducia
di
ottenere
i
riconoscimenti
che
fin
qui
le
sono
mancati.
Da
un
gruppo
di
AUTO
AIUTO
possono
nascere
iniziative
di
vario
tipo:
azioni
per
informare,
rivendicare
diritti,
per
aiutare
altri
lavoratori
o,
semplicemente,
ritrovarsi
per
un
caff.
Lo
scopo,
in
sintesi,
condividere
un
percorso
di
solidariet.
Solidariet
che
in
un
periodo
di
crisi
come
questo
che
stiamo
attraversando
indispensabile
per
cercare
di
evitare
e
superare
i
conflitti
e
la
guerra
fra
deboli.
Definizione
di
auto
aiuto
(OMS,
1987)
Per
auto
aiuto
si
intendono
tutte
le
azioni
intraprese
da
persone
comuni(non
professionisti
della
salute)
per
mobilitare
le
risorse
necessarie
a
promuovere,
mantenere
e
ristabilire
la
salute
degli
individui
e
della
Comunit.
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
39
(2) Cfr. in tal senso gi C.SMURAGLIA, La sicurezza del lavoro e la sua tutela penale, Giuffr, Milano,p.87.
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
40
carichi
e
delle
condizioni
di
lavoro
rientra
pertanto
a
pieno
titolo
nellattivit
valutativa
a
fini
preventivi.
Cos
stata
riconosciuta
la
responsabilit
contrattuale
del
datore
di
lavoro
ex
art.2087
c.c.,
con
conseguente
obbligo
di
risarcimento
del
danno,
nei
confronti
del
dipendente
colpito
da
infarto
per
superlavoro,
ravvisando
nel
mancato
adeguamento
dellorganico
aziendale
una
violazione
dei
doveri
di
sicurezza;
si
altres
ritenuta
irrilevante
laccettazione
da
parte
del
lavoratore
del
carico
di
lavoro
particolarmente
gravoso,
dal
momento
che
tra
le
misure
di
tutela
devono
farsi
rientrare
anche
quelle
intese
ad
evitare
leccessivit
di
impegno
di
soggetti
in
condizioni
di
subordinazione
socio-economica(3).
Altra
ipotesi
ha
riguardato
il
caso
in
cui
la
condizione
di
stress
lavorativo,
dovuta
ad
un
sottodimensionamento
dell'organico,
e
quindi
ad
una
intensificazione
dei
ritmi
di
lavoro,
sia
da
ritenere
causa
dell'incidente
stradale
occorso
al
lavoratore
in
trasferta
(4).
Lo
stesso
dicasi
per
lipotesi
di
infortunio
per
superamento
dellorario
massimo
di
lavoro(5).
E
da
segnalare
infine
che
le
sindromi
depressive
o
da
stress
non
sono
legate
solo
al
troppo
lavoro
ma
possono
sorgere
anche
da
situazioni
di
forzata
inoperosit
del
lavoratore
(6).
Tale
orientamento
non
appare
altro
che
la
conferma
di
principi
consolidati
sia
in
riferimento
alla
necessaria
predisposizione,
oltre
a
quelle
specificatamente
prescritte,
di
ogni
altra
misura
atipica
ai
fini
della
salute
e
della
sicurezza,
in
base
ai
parametri
contenuti
nellart.
2087
c.c.,
sia
riguardo
alleventuale
colpa
concorrente
del
lavoratore
nella
causazione
dellinfortunio
che,
di
norma,
non
esclude
la
responsabilit
del
datore
di
lavoro
(7).
L'indicazione,
che
poteva
ritenersi
implicitamente
derivante
dallart.2087
c.c.,
confermata
dallobbligo,
penalmente
sanzionato
a
carico
del
datore
di
lavoro
e
del
dirigente
(8),
di
tener
conto
nellaffidare
i
compiti
ai
lavoratori
delle
capacit
e
delle
condizioni
degli
stessi
in
rapporto
alla
loro
salute
e
alla
sicurezza
(art.18,
1comma,
lett.c),
d.lgs.n.81/2008).
(3) Cfr. Cass., 1 settembre 1997, n.8267 in Mass.giur.lav.,1997, pp.818 ss. (con nota di E.GRAGNOLI), confermata da Cass., 5
febbraio 2000, n.1307, in Dir.rel.ind.,2000, pp.389 ss, con nota di E.VERONESI. Per ulteriori rilievi sul punto cfr. G.LUDOVICO,
Superlavoro e demansionamento: due pronunce della Cassazione in tema di danno biologico e rilevanza delle concause naturali,
nota a Cass.,5 febbraio 2000, n.1307 e a Cass.,5 novembre 1999, n.12339, in Orient.giur.lav., 2000, pp.395 ss. Per la responsabilit del
datore di lavoro ex art.2087 c.c. nell'aver continuato ad assegnare al dipendente gi infartuato, pur acquiescente, mansioni gravose sotto
il profilo fisico (trasporto di mobili da traslocare), cfr. Cass.pen., 20 luglio 2007, in c. Sorvillo, in ISL, 2007, p.521.
(4)Cfr. Cass., 2 gennaio 2002, n.5, in Mass.giur.lav., 2002 p.329, con nota di M.PAPALEONI; di segno opposto Cass., 26 giugno
2004, n.11932, in Riv.it.dir.lav., 2005, II, p.109, con nota di S.BRUN; cfr. anche Cass.pen., 3 ottobre 2008, in c. Limonato, in ISL,
2008, p.751.
Sul punto cfr. anche Cass.pen., 18 febbraio 2005, in c. Lo Grasso, in ISL,2005, p.234, che, in un'ipotesi di infortunio sul lavoro per
caduta da una scala, desume "il nesso causale tra la omissione di cautela derivante dalle modalit di organizzazione del lavoro e
l'evento lesivo" dal fatto che "la caduta del lavoratore stata determinata anche dalla concitazione conseguente alla necessit di
compiere pi operazioni in tempi ravvicinati".
(5) Cfr. Cass., 23 maggio 2003, n.8230 e Cass., 14 febbraio 2006, n.3209; pi ampiamente cfr. P.SOPRANI, Orario di
lavoro:limite della tutela prevenzionistica ?, in DPL, 2007, pp.1554 ss.
(6) Cfr. Cass. n.1205/2001.
(7) Sul concorso di colpa del lavoratore nellinfortunio cfr., tra le altre,Cass., 17 aprile 2004, n.7328, in Riv.it.dir.lav., 2005, II,
p.103, con nota di S.BELLUMAT.
(8) Cfr. art.55, 5comma, lett.c), d.lgs.n.81/2008.
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
41
E'
da
ricordare
come
l'incongruenza
delle
scelte
operate
in
ambito
organizzativo
possa
determinare
patologie
psichiche
e
psicosomatiche
(9),
per
le
quali
obbligatoria
la
denuncia
in
sede
Inail.
2.
Valutazione
dei
rischi,
mobbing
e
stress
lavoro-correlato
Occorre
peraltro
distinguere
tra
le
diverse
fattispecie
considerate,
a
volte
impropriamente
accomunate.Lo
stress
organizzativo
configurabile
come
linsieme
di
reazioni
fisiche
ed
emotive
che
si
manifesta
quando
le
richieste
poste
dal
lavoro
non
sono
commisurate
alle
capacit,
risorse
o
esigenze
del
lavoratore.
Tale
la
definizione
fornita
dal
National
Institute
for
OccupationalSafety
and
Health
(NIOSH)
(10).
Manca
dunque
il
carattere
della
intenzionalit
come
invece
nel
mobbing,
che
consiste
in
una
condotta
sistematica
e
protratta
nel
tempo,
con
caratteristiche
oggettive
di
persecuzione
e
discriminazione,
finalizzata
alla
emarginazione
del
lavoratore,
con
conseguente
lesione
sul
piano
professionale
o
sessuale
o
morale
o
psicologico
o
fisico
(11).
Fattispecie
intermedia
lo
straining,
che
se
da
un
lato
attesta
una
condotta
ostile,
di
carattere
intenzionale
e
discriminatoria,
con
conseguenze
durature
sulle
condizioni
lavorative,
dallaltro
si
differenzia
dal
mobbing,
in
quanto
manca
la
sistematicit,
la
frequenza
e
la
regolarit
delle
azioni
ostili
perpetrate
ai
danni
della
vittima
(12).
Con
d.l.
n.11/2009,
convertito
in
legge
n.38/2009,
si
introdotto
nel
nostro
ordinamento
una
nuova
fattispecie
di
reato:
lo
stalking
(art.612.bis,
c.
p.)
volto
a
interrompere
e
sanzionare
le
condotte
invasive
della
vita
altrui
prima
che
sfocino
nella
commissione
di
reati
pi
gravi.
Gli
atti
e
comportamenti
tesi
intenzionalmente
alla
minaccia
o
alla
molestia
devono
essere
reiterati;
inoltre
devono
avere
leffetto
di
provocare
disagi
psichici,
timori
per
la
propria
incolumit
e
quella
delle
persone
care
alla
vittima,
o
un
pregiudizio
delle
abitudini
di
vita
(13).
(9) Si tratta del disturbo delladattamento cronico e del disturbo post-traumatico cronico da stress derivanti da disfunzioni
dellorganizzazione del lavoro (costrittivit organizzative) contemplate nel gruppo 7, della lista II- malattie la cui origine lavorativa
di limitata probabilit-, dell elenco delle malattie professionali disposto con d.m. 14 gennaio 2008. E daltro lato da segnalare che le
patologie da stress lavoro-correlate non sono previste nella nuova tabella delle malattie professionali (d.m. 9 aprile 2008) e pertanto
lonere della prova a totale carico del lavoratore. Sul punto da precisare che il TAR del Lazio, con sent. 4 luglio 2005, ha annullato
la circolare Inail n.71/2003, in quanto mirante ad integrare surrettiziamente il complesso delle malattie c.d. tabellate ; cfr., tra gli
altri, F.BACCHINI, Malattie professionali da costrittivit organizzativa e mobbing strategico: il TAR boccia lInail, in ISL, 2005,
pp.541 ss.
(10) Stress at work, 1999.
(11)Cfr., tra le altre, Cass., 11 settembre 2008, n.22858, in Riv.it.dir.lav., 2009, II, con nota di N.GHIRARDI; Cass. pen., 29
agosto 2007, n.33624, in Riv.it.dir.lav., 2008, II, pp.409 ss., con nota di G.GIAPPICHELLI ; Cass., 6 marzo 2006, n.4774, in
Riv.it.dir.lav., 2006, II, p.562, con nota di M.PARPAGLIONI .
(12) Per una prima applicazione in campo giuridico, cfr. Trib.Bergamo, 21 aprile 2005; per approfondimenti cfr. A.CORVINO,
Mobbing, straining ed altre etichette, in Dir.rel.ind., 2006, pp.801 ss; S.FERRUA, Evoluzione dei nuovi rischi lavorativi: dal
mobbing allo straining, in ISL, 2007, pp.495 ss.
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
42
Rilievo
centrale
assume
nel
modello
prevenzionale
delineato
dal
d.lgs.n.81/2008,
il
principio
della
valutazione
dei
rischi
(14).
Il
fatto
che
la
valutazione
di
tutti
i
rischi
per
la
salute
e
sicurezza
figuri
al
primo
posto
tra
le
misure
generali
di
tutela,
stabilite
dallart.15,
non
pu
essere
infatti
meramente
casuale.
Ai
sensi
dellart.28,
1comma,
d.lgs.n.81/2008,
la
valutazione
dei
rischi
deve
riguardare
tutti
i
rischi
per
la
sicurezza
e
la
salute
dei
lavoratori,
ivi
compresi
quelli
riguardanti
gruppi
di
lavoratori
esposti
a
rischi
particolari,
tra
cui
anche
quelli
collegati
allo
stress
lavoro-
collegato,
secondo
i
contenuti
dellaccordo
europeo
dell8
ottobre
2004..
Si
individua
pertanto
un
obbligo
specifico
al
riguardo
insieme
ad
un
riferimento
condiviso
a
livello
europeo
cui
ispirarsi.
Lobbligo
sar
esercitato
dal
datore
di
lavoro
tramite
il
Responsabile
del
servizio
di
prevenzione
e
protezione
che,
ai
sensi
dellart.32,
2comma,
sulle
capacit
ed
i
requisiti
professionali
di
tale
figura,
deve
a
sua
volta
aver
frequentato
specifici
corsi
di
formazione
in
materia
di
prevenzione
e
protezione
dei
rischi,
anche
di
natura
ergonomia
e
da
stress
lavoro-correlato.
Ai
fini
applicativi
tuttavia,
sia
il
citato
accordo
europeo
dell8
ottobre
2004,
seppur
meritorio
nelle
intenzioni
e
nei
contenuti,
a
cui
il
richiamo
legislativo
viene
a
conferire
valenza
generale
(erga
omnes)
(15),
sia
il
conseguente
accordo
interconfederale
del
9
giugno
2008,
di
recepimento
nel
nostro
Paese
(16),
forniscono
parametri
ancora
troppo
generici
per
poter
essere
utilizzati
con
la
dovuta
certezza,
come
invece
richiede
un
obbligo
sanzionato
penalmente
(17).
Indicazione
metodologiche
per
la
valutazione
del
rischio
stress
lavoro-
correlato
sono
state
fornite,
come
noto,
con
lettera
circolare
del
Ministero
del
lavoro
e
delle
politiche
sociali,
del
18
novembre
2010
(18).
3. Il
mobbing
tra
legge
regionale
e
disciplina
contrattuale
(spunti
conclusivi)
Proprio
la
mancanza
di
una
normativa
nazionale
sul
mobbing
stata
allorigine
del
proliferare
di
leggi
regionali
in
materia
che,
dopo
liniziale
impasse
della
legge
della
(14) Cfr. sulla disciplina definitiva posta dal d.lgs.n.106/2009, I.DESTITO, S.FERRUA, Il documento sulla
valutazione dei rischi, in M.TIRABOSCHI-L.FANTINI (a cura di), Il Testo Unico della salute e sicurezza sul lavoro
dopo il correttivo (d.lgs.n.106/2009), Giuffr, Milano, pp.549 ss.; G.M.MONDA, La valutazione dei rischi per la
sicurezza e la salute dei lavoratori, in L.ZOPPOLI, P.PASCUCCI, G.NATULLO (a cura di), Le nuove regole per la
salute e la sicurezza dei lavoratori, Ipsoa, Milano, 2010.
(15) Cfr. in tal senso D.GOTTARDI, Lo stress lavoro-correlato: il recepimento dellAccordo quadro europeo, in
Guida al Lavoro, n.26/2008, p.20.
(16) In Guida al Lavoro, cit., pp.21 ss.
(17) La sanzione quella prevista per lomessa od incompleta redazione del documento di valutazione dei rischi (di
cui allart.55, comma 1, lett.a) e comma 2, d.lgs. n.81/2008 e s.m. i.; per la giurisprudenza al riguardo cfr. M.LAI, Diritto
della salute e della sicurezza sul lavoro, cit. pp.59/60.
(18) Cfr., pi ampiamente in argomento, C. FRASCHERI, Il rischio da stress lavoro-correlato, Edizioni Lavoro,
2011.
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
43
Regione
Lazio
n.
16/2002,
hanno
superato
il
vaglio
di
legittimit
della
Corte
Costituzionale.
La
disciplina
regionale
si
peraltro
limitata,
per
lo
pi,
a
predisporre
una
tutela
sul
piano
amministrativo,
tramite
listituzione
di
Centri
di
ascolto
e
di
assistenza
dei
lavoratori
oggetto
di
mobbing,
piuttosto
che
a
fornire
unesatta
definizione
della
fattispecie
(19).
Il
prospettato
assetto
istituzionale
di
ulteriore
riforma
del
Titolo
V
della
Costituzione
tende
daltro
lato
a
riportare
la
materia
della
tutela
e
sicurezza
del
lavoro
nella
competenza
legislativa
esclusiva
dello
Stato.
E
da
domandarsi
se
per
unefficace
azione
di
tutela
sul
mobbing
sia
necessario
un
intervento
legislativo,
da
tradurre
poi
in
regole
aziendali
e
comportamenti,
o
se,
pi
propriamente,
siano
da
valorizzare
le
istanze
partecipative
contenute
nel
d.lgs.
n.81/2008
e
s.
m.
i.,
a
partire
dalla
riunione
periodica
di
cui
allart.
35,
che
la
contrattazione
collettiva
potrebbe
meglio
definire,
in
una
logica
di
coinvolgimento
dei
lavoratori
e
delle
loro
rappresentanze
(Rls),
insieme
alle
figure
aziendali
della
sicurezza,
con
lassistenza
magari
di
esperti
qualificati,
al
fine
della
individuazione
delle
misure
di
prevenzione
e
protezione
del
cd.
rischio
organizzativo,
da
sperimentare
in
buone
pratiche
aziendali.
(19)Per le pronuncie della Corte cost. sulla normativa regionale in tema di mobbing (con particolare riferimento a Corte cost. 27
gennaio 2006, n.22 ed a Corte cost. 22 giugno 2006, n.238, che hanno ritenuto infondate le questioni di legittimit costituzionale
sollevate rispettivamente nei confronti della legge della Regione Abruzzo, n.26/2004, e della legge della Regione Umbria, n.18/2005; si
veda anche Corte Cost. 19 dicembre 2003, n.359 sulla incostituzionalit della legge della Regione Lazio, n.16/2002) cfr. P.TULLINI,
Nuovi interventi della Corte Costituzionale sulla legislazione regionale in materia di mobbing, in Riv.it.dir.lav.,2006, II, pp.502 ss
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
44
Allegato
N1
Proposta
di
Decreto
Legislativo
Attuazione
dellaccordo
Europeo
dell8
ottobre
2004
in
materia
di
prevenzione
dello
Stress
lavoro
correlato
tra
OO.SS
e
organizzazioni
datoriali
europee
cos
denominate:
l
ETUC
(European
Trade
Union
Confederation),
e
lUEAPME
(LEUROPEAN
ASSOCIATION
of
CRAFT
SMALL
and
MEDIUM-SIZE
ENTERPRISES
).
Attuazione
dellaccordo
Europeo
in
materia
di
prevenzione
della
Molestia,
Vessazione
e
Violenza
sul
lavoro
del
26
aprile
2007
tra
OO.SS
e
organizzazioni
datoriali
europee
cos
denominate:
l
ETUC
(
European
Trade
Union
Confederation),
la
CEB
(CONFEDERATION
EUROPEAN
BUSINESS),
lUEAPME
(EUROPEAN
ASSOCIATION
of
CRAFT
SMALL
and
MEDIUM-
SIZE
ENTERPRISES),
IL
PRESIDENTE
DELLA
REPUBBLICA
Visti
gli
articoli
32,
41,
76
e
87
della
Costituzione;
Visto
lart.2087
del
Codice
Civile
Vista
la
Direttiva
Europea
89/391/CEE
Vista
la
Risoluzione
del
Parlamento
europeo
sul
mobbing
sul
posto
di
lavoro
(2001/2339(INI))
Vista
la
guida
alla
Campagna
Europea
(2014-2015)
per
la
Gestione
dello
stress
e
dei
rischi
psicosociali
sul
lavoro
a
cura
dellEU-OSHA
Agenzia
Europea
per
la
sicurezza
e
la
salute
sul
lavoro
Visto
l
articolo
2,
comma
1,
lettera
o)
del
DLgs
81/08
e
smi
in
cui
la
salute
dei
lavoratori
definita
come:stato
di
completo
benessere
fisico,
mentale
e
sociale,
non
consistente
solo
in
un'assenza
di
malattia
o
d'infermit
Visto
larticolo
2,
comma
1,
lettera
q)
in
cui
nella
definizione
di
valutazione
dei
rischi
come
valutazione
globale
e
documentata
di
tutti
i
rischi
per
la
salute
e
sicurezza
dei
lavoratori
presenti
nell'ambito
dell'organizzazione
in
cui
essi
prestano
la
propria
attivit,
finalizzata
ad
individuare
le
adeguate
misure
di
prevenzione
e
di
protezione
e
ad
elaborare
il
programma
delle
misure
atte
a
garantire
il
miglioramento
nel
tempo
dei
livelli
di
salute
e
sicurezza
viene
introdotta
la
locuzione
tutti
per
indicare
la
necessit
di
esaminare
non
solo
i
rischi
per
la
salute
di
carattere
prettamente
fisico,
ma
anche
quelli
di
natura
psichica
e
sociale
e
di
conseguenza
di
adottare
adeguate
misure
di
prevenzione
e
protezione,
tra
cui
la
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
45
sorveglianza
sanitaria
Visto
larticolo
15,
comma
1
lettera
b,
del
D.lgs
n.81/2008,
in
cui
tra
le
misure
generali
di
tutela
inclusa
la
programmazione
della
prevenzione,
considerata
anche
linfluenza
dei
fattori
dellambiente
e
dellorganizzazione
del
lavoro
Visto
lart.15,
comma
1
lettera
d,
del
D.lgs.n.81/2008
in
cui
tra
le
misure
generali
di
tutela
incluso
il
rispetto
dei
principi
ergonomici
nellorganizzazione
del
lavoroe
nella
definizione
dei
metodi
di
lavoro
e
produzione,
in
particolare
al
fine
di
ridurre
gli
effetti
sulla
salute
del
lavoro
monotono
e
di
quello
ripetitivo
Visto
lart.
28,
comma
1
del
D.lgs.n.81/2008
laddove
specifica
che
che:
La
valutazione
di
cui
all'articolo
17,
comma
1,
lettera
a)
[...]
deve
riguardare
tutti
i
rischi
per
la
sicurezza
e
la
salute
dei
lavoratori,
ivi
compresi
quelli
riguardanti
gruppi
di
lavoratori
esposti
a
rischi
particolari,
tra
cui
anche
quelli
collegati
allo
stress
lavoro-correlato,
secondo
i
contenuti
dell'accordo
europeo
dell'8
ottobre
2004
[...],
ove
la
locuzione
anche
quelli,
indica
chiaramente
che
la
valutazione
dei
rischi
particolari
e
quelli
da
stress
lavoro
correlato
sono
prescrizioni
indicative,
ma
non
esaustive.
Emana
il
seguente
DLgs
Integrazioni
al
DLgs
n.81
e
smi
1.
Dopo
il
titolo
VI
del
decreto
legislativo
9
aprile
2008,
n.
81,
e
successive
modificazioni,
e'
inserito
il
seguente:
Titolo
VI
bis
-
Stress
Molestia
e
Violenza
Capo
1
Disposizioni
generali
Art.
167
bis
DEFINIZIONI
1. Le
Norme
del
presente
titolo
si
applicano
a
tutte
le
aziende
e
a
tutti
i
lavoratori
come
da
definizione
di
cui
allarticolo
2
del
presente
decreto.
2. Ai
fini
del
presente
titolo
si
intendono:
a) Stress
lavoro
correlato:
Reazioni
fisiche
ed
emotive
dannose
(distress)che
si
manifestano
quando
le
richieste
lavorative
non
sono
commisurate
alle
capacit,
alle
risorse,
o
alle
esigenze
dei
lavoratori
che
percepiscono
uno
squilibrio
tra
le
richieste
stesse
e
le
risorse
a
loro
disposizione
per
farvi
fronte.
Lo
stress
lavoro
correlato
pu
essere
causato
da
fattori
diversi
alla
cui
base
c
sempre
uninadeguatezza
nella
gestione
dellorganizzazione
del
lavoro.
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
46
47
4. c)
Assunzione
degli
opportuni
provvedimenti
anche
di
tipo
disciplinare
fino,
nei
casi
di
particolare
gravit,
al
licenziamento,
nei
confronti
dei
dirigenti,
preposti
e
lavoratori
qualora
la
commissione
di
cui
al
comma
b)
rilevi
da
parte
degli
stessi,
gravi
violazioni
del
codice
di
condotta.
Art.
169
bis
Informazione,
Formazione
e
Sorveglianza
Sanitaria
1. Nellambito
dellobbligo
di
cui
allarticolo
26
il
datore
di
lavoro
fornisce
ai
lavoratori
le
necessarie
informazioni
inerenti
il
rischio
stress
lavoro
correlato,
la
molestia
e
la
violenza
tramite
il
medico
competente
e/o
altri
consulenti
esperti.
2. Nellambito
dellobbligo
di
cui
allarticolo
27
il
datore
di
lavoro
assicura
a
tutti
i
lavoratori,
previa
consultazione
del
rappresentante
dei
lavoratori
per
la
sicurezza,
la
necessaria
formazione
finalizzata
tra
laltro
a
saper
discernere
ed
affrontare
correttamente
le
situazioni
a
rischio
stress,
molestia
e
violenza,
anche
di
esterni.
3. Il
datore
di
lavoro
assicura
una
formazione
specifica
al
Rappresentante
dei
Lavoratori
alla
Sicurezza
e
agli
altri
membri
della
Commissione
di
cui
al
comma
3
b)
dellart.
168
bis
4. I
lavoratori
saranno
sottoposti
alla
sorveglianza
sanitaria
di
cui
allart.41,
qualora
non
sia
gi
prevista
per
altri
rischi
di
cui
al
presente
decreto,
nelle
seguenti
situazioni:
a)
Quando
dalla
valutazione
del
rischio
si
evidenziano
aree
di
criticit
tali
da
far
ritenere
non
basso
il
rischio
stress,
molestia
e
violenza
b) Quando
si
siano
manifestate
situazioni
di
disagio
lavorativo
trattate
dalla
Commissione
di
cui
al
comma
3
dellart.
168
bis
o
sia
stata
denunciata
la
presenza
di
malattia
professionale
correlata
allo
stress
da
parte
del
medico
competente,
dellorgano
di
vigilanza
della
ASL
territorialmente
competente,
di
un
Centro
Clinico
per
il
disadattamento
lavorativo
o
dellINAIL.
5. La
periodicit
della
sorveglianza
sanitaria
sar
almeno
biennale,
salvo
diversa
decisione
motivata
da
parte
del
medico
competente,
che
dovr
monitorare
al
momento
della
visita
medica
la
presenza
di
possibili
disturbi
o
patologie
correlabili
a
stress,
molestia,
violenza
sul
lavoro.
Per
i
lavoratori
che
abbiano
maturato
un
disagio
o
delle
sospette
patologie
il
medico
competente
svolger
i
necessari
approfondimenti
servendosi
di
competenze
specialistiche
come
i
Centri
Clinici
per
il
Disadattamento
Lavorativo;
questi
ultimi
dovranno
essere
istituiti
in
ogni
Regione
presso
le
ASL
o
le
Aziende
Ospedaliere
Universitarie
e
dovranno
essere
strutturati
avendo
le
caratteristiche
dell
Allegato
XXXIII
BIS
(vedi
paragrafo
sui
Centri
Clinici
da
pag.10
a
pag.12
del
presente
documento)
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
48
CAPO
II
-
Sanzioni
Art.
170
bis
1.
Il
datore
di
lavoro
e'
punito
con
l'arresto
da
tre
a
sei
mesi
o
con
l'ammenda
da
2.740
euro
a
7.014,40
euro
per
la
violazione
dell'articolo
168
bis
commi
2
e
3
2.
Il
datore
di
lavoro
e
i
dirigenti
sono
puniti
con
l'arresto
da
tre
a
sei
mesi
o
con
l'ammenda
da
2.740
euro
a
7.014,40
euro
per
la
violazione
dell'articolo
169
bis
commi
1-5.
Il
presente
decreto,
munito
del
sigillo
dello
Stato,
sara'
inserito
nella
Raccolta
ufficiale
degli
atti
normativi
della
Repubblica
italiana.
E'
fatto
obbligo
a
chiunque
spetti
di
osservarlo
e
di
farlo
osservare.
Dato
a
Roma,
addi'
..
MATTARELLA,
Renzi
,
Presidente
del
Consiglio
dei
ministri..Ministro
per
gli
affari
europei.Ministro
della
salute.Ministro
degli
affari
esteri.Ministro
della
giustiziaMinistro
dell'economia
edelle
finanzeMinistro
del
lavoro
e
delle
politiche
socialiMinistro
per
gli
affari
regionali
e
le
autonomie
Visto,
il
Guardasigilli:
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
49
Allegato
N2
DISEGNO
DI
LEGGE
INTRODUZIONE
NELL
ORDINAMENTO
GIUDIZIARIO
DEL
REATO
DI
ATTO
PERSECUTORIO
IN
OCCASIONE
DI
LAVORO
Articolo
1
Definizione
e
campo
di
applicazione
Sintende
per
atto
persecutorio
in
occasione
di
lavoro,
ogni
condotta
commissiva
od
omissiva
che
sia
posta
in
essere
in
qualsiasi
ambito
lavorativo,
pubblico
o
privato,
a
danno
del
lavoratore,
intendendo
con
tale
termine
anche
i
collaboratori,
indipendentemente
dalla
qualifica,
grado
e
mansione.
Per
atti
persecutori
vanno
intese
tutte
le
condotte,
doloso
o
colpose,
sistematiche
e
reiterate
nel
tempo,
che
comportino
molestie
fisiche
o
morali
e
comunque
siano
pregiudizievoli
per
la
salute
fisica
o
psichica
del
lavoratore
o
che
comunque
ledano
la
sua
dignit
personale.
Articolo
2
Caratteristiche
del
reato
Per
avere
il
carattere
di
atto
persecutorio,
le
condotte
devono
provocare
leffetto
di
emarginare,
discriminare,
screditare
o
comunque
arrecare
danno
alla
carriera,
allautorevolezza,
al
ruolo
o
al
rapporto
con
gli
altri
del
lavoratore.
A
solo
titolo
esemplificativo
e
non
esaustivo,
le
molestie
possono
avvenire
anche
attraverso:
a)
ingiustificata
rimozione
da
incarichi
lavorativi;
b)
svalutazione
sistematica
del
ruolo
e
dellattivit
professionale
del
lavoratore;
c)
sovraccarico
o
sottocarico
del
lavoro
o
lattribuzione
di
compiti
impossibili
o
inutili;
d)
lattribuzione
di
compiti
inadeguati
rispetto
alla
qualifica
e
preparazione
professionale
o
alle
condizioni
fisiche
o
psichiche
del
lavoratore;
e)
il
compimento
da
parte
del
datore
di
lavoro
o
dei
suoi
incaricati
e
preposti
di
azioni
discriminatorie
o
sanzionatorie
quali
visite
di
idoneit
o
fiscali
inutilmente
reiterate
o
ravvicinate,
contestazioni
illegittime,
trasferimenti
inutili
o
ingiustificati
della
sede
lavorativa,
ingiustificato
o
immotivato
rifiuto
di
ferie
o
permessi;
f)
molestie
sessuali;
g)
offese
alla
dignit
personale
del
lavoratore
poste
in
essere
dal
datore
di
lavoro,
dal
superiore
gerarchico
o
da
suoi
collaboratori.
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
50
Art.
3
Condotte
dei
colleghi
di
lavoro
Il
datore
di
lavoro
e
i
superiori
gerarchici,
ogniqualvolta
ricevano
dal
lavoratore
o
dalle
associazioni
sindacali
e
di
rappresentanza
dello
stesso
denuncia
o
ne
abbiano
comunque
conoscenza
,
hanno
lobbligo
di
verificare
la
fondatezza
della
lamentela
e,
in
caso
positivo,
di
intervenire
anche
sugli
altri
lavoratori
colleghi
della
parte
lesa,
per
fare
cessare
eventuali
condotte
illecite
,
avente
le
caratteristiche
di
cui
al
precedente
articolo.
In
caso
di
mancato
intervento
senza
giustificato
motivo,
il
datore
di
lavoro
o
i
suoi
preposti
rispondono
a
titolo
di
concorso
con
gli
autori
degli
atti
persecutori.
Art.
4
Misure
di
prevenzione
ed
informazione.
Il
datore
di
lavoro
e
i
suoi
collaboratori
hanno
lobbligo
di
porre
in
essere
allinterno
del
luogo
di
lavoro,
tutte
le
misure
atte
a
prevenire
comportamenti
ed
atti
persecutori
a
danno
ed
in
pregiudizio
dei
lavoratori,
e
tutte
le
misure
di
informazione
e
formazione
dei
lavoratori
in
attuazione
di
quanto
previsto
nel
DLgs
81/08
e
successive
modifiche
e
integrazioni,
supportati
eventualmente
dai
Centri
Regionali
per
la
prevenzione,
la
diagnosi
e
la
terapia
dei
disturbi
di
disadattamento
lavorativo
In
difetto
di
adozione
delle
misure
necessarie,
il
datore
di
lavoro
e
i
suoi
collaboratori
o
preposti
potranno
rispondere
oltre
che
per
la
violazione
della
normativa
sulla
prevenzione
nei
luoghi
di
lavoro
anche
a
titolo
di
concorso
con
gli
autori
degli
atti
persecutori.
Art.
5
Obblighi
del
datore
di
lavoro
Il
datore
di
lavoro,
pubblico
o
privato,
qualora
riceva
segnalazione
da
parte
dei
lavoratori,
delle
associazioni
sindacali,
dei
rappresentanti
per
la
sicurezza
e
dal
medico
competente,
ha
lobbligo
di
verificare,
tempestivamente
e
senza
indugio,
la
fondatezza
di
tali
denuncie
e
di
intervenire
immediatamente
per
fare
cessare
tali
comportamenti
illeciti,
adottando
tutte
le
misure,
anche
disciplinari,
necessarie
per
porre
fine
a
tali
atti
persecutori.
Art.
6
Azioni
di
tutela
giudiziaria.
Fatta
salva
la
responsabilit
penale,
qualora
siano
denunciati
dal
lavoratore
o
dalle
associazioni
sindacali
la
presenza
sul
luogo
di
lavoro
di
atti
persecutori
a
danno
del
lavoratore
medesimo,
il
giudice
del
lavoro
del
Tribunale
territorialmente
competente,
inaudita
altera
parte
o
previa
convocazione
delle
parti
ed
assunte
sommarie
informazioni,
ordina
al
responsabile,
commissivo
od
omissivo,
con
provvedimento
immediatamente
esecutivo,
la
cessazione
del
comportamento
illecito
ed
adotta
tutte
le
misure
necessarie
a
tal
fine,
prevedendo
una
penale
per
ogni
giorno
di
ritardo
nellesatta
esecuzione
dello
stesso
provvedimento.
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
51
Tra
il
momento
dellavvenuto
deposito
del
ricorso
in
cancelleria
e
lemanazione
del
provvedimento
giudiziale
non
potranno
passare
pi
di
trenta
giorni.
Il
tutto
fatta
comunque
salva
ed
impregiudicata
la
responsabilit
penale
dellautore
dellatto
persecutorio.
Su
richiesta
della
parte
interessata,
il
giudice
dispone
che
al
provvedimento
sia
data
pubblicazione
-
a
spese
del
responsabile
-
su
almeno
due
quotidiani,
luno
a
tiratura
nazionale,
laltro
a
tiratura
locale.
Art.
7
Inversione
dellonere
della
prova
e
tutela
della
fonte
testimoniale.
Nei
procedimenti
civili
aventi
per
oggetto
la
repressione
degli
atti
persecutori
ed
il
risarcimento
del
danno
subito,
in
presenza
della
prova
di
atti
persecutori
e
danno
per
il
lavoratore,
onere
del
datore
di
lavoro
provare
di
avere
posto
in
essere
tutte
le
condotte
e
di
avere
assunto
tutte
le
misura
necessarie
per
prevenire
le
condotte
illecite
allinterno
del
luogo
di
lavoro.
Nessun
lavoratore
pu
essere
sanzionato,
licenziato
o
discriminato,
in
modo
diretto
o
indiretto,
per
avere
denunciato
atti
persecutori
o
vessatori
allinterno
dellazienda
o
per
avere
prestato
testimonianza,
in
giudizio
civile
o
penale,
su
tali
fatti.
Ogni
eventuale
atto
o
provvedimento
in
tal
senso
da
ritenersi
nullo.
Art.
8
Responsabilit
penale.
Salvo
che
il
fatto
non
costituisca
pi
grave
reato,
chiunque
si
renda
responsabile
degli
atti
persecutori
indicati
negli
articoli
precedenti,
punito
con
la
reclusione
da
sei
mesi
a
quattro
anni.
La
pena
aumentata
fino
ad
un
terzo,
se
il
fatto
commesso
a
danno
di
una
lavoratrice
in
stato
di
gravidanza
o
di
persona
affetta
da
disabilit.
Il
delitto
punibile
dufficio.
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
52
Allegato
N3
DISEGNO
DI
LEGGE
diniziativa
della
senatrice
TAVERNA
Introduzione
nel
codice
penale
del
reato
di
atti
vessatori
in
ambito
lavorativo
Onorevoli
Senatori.
Il
termine
Mobbing
dallinglese
to
mob,
attaccare,
assalire,
circondare"
indica
un
fenomeno
molto
diffuso
allinterno
del
mondo
del
lavoro,
ed
riconducibile
ad
una
delle
cosiddette
disfunzioni
lavorative.
Il
mobbing
pu
essere
di
diverse
tipologie:
si
parla
di
mobbing
verticale
il
pi
diffuso
quando
le
vessazioni
sono
realizzate
dal
datore
di
lavoro
o,
pi
in
generale,
da
un
capo
nei
confronti
di
un
suo
sottoposto.
Spesso
avviene
in
attuazione
di
una
subdola
strategia
espulsiva,
per
costringere
alle
dimissioni.
Questa
tipologia
molto
diffusa
in
Italia
cos
come
in
tutti
quei
sistemi
dove
c'
una
minore
libert
di
licenziare.
Un'altra
tipologia,
invece,
il
mobbing
orizzontale,
ovvero
quello
posto
in
essere
dai
colleghi
della
vittima,
spesso
scelta
come
capro
espiatorio
sul
quale
scaricare
le
tensioni
lavorative.
Il
mobbing
un
fenomeno
trasversale
che
colpisce
lavoratori
di
ogni
tipo,
di
ogni
fascia
sociale,
di
ogni
zona
geografica.
I
pi
colpiti
sono
i
soggetti
dai
45
anni
in
poi,
dal
momento
che
un
lavoratore
anziano
un
costo
maggiore
per
l'azienda
e
pi
facilmente
sar
oggetto
di
mobbing
con
finalit
espulsive;
vittime
frequenti
sono
poi
le
donne,
anche
in
ragione
dei
legami
tra
mobbing,
discriminazioni
e
molestie
sessuali.
In
Italia,
allo
stato,
non
esiste
una
definizione
giuridica
del
termine
mobbing,
perci
si
ricorre
alle
scienze
sociali
e
in
particolar
modo
alla
psicologia
del
lavoro.
Si
tratta
di
una
situazione
di
aggressione,
di
esclusione
e
di
emarginazione
di
un
lavoratore
da
parte
dei
suoi
colleghi
o
dei
superiori,
che
causa
al
soggetto
vessato
malessere,
disagio
e
stress,
fino
a
cagionare
vere
e
proprie
malattie
fisiche.
Dal
punto
di
vista
fisico,
la
vittima
pu
accusare
problemi
respiratori,
dell'apparato
digerente,
intestinali,
cardiaci,
dermatologici,
dolori
alla
schiena,
vertigini,
cefalee,
calo
delle
difese
immunitarie.
Dal
punto
di
vista
psicologico,
invece,
possono
verificarsi
disturbi
del
sonno,
d'ansia,
dell'attenzione
e
della
concentrazione,
apatia,
aggressivit,
insicurezza,
modificazioni
dell'alimentazione,
disturbi
della
sfera
sessuale,
depressione.
Il
mobbizzato,
nei
casi
gravi,
subir
un
drammatico
peggioramento
della
qualit
di
vita,
dal
momento
che
tali
disturbi
si
ripercuoteranno
ovviamente
nella
sfera
privata,
logorando
le
relazioni
familiari,
di
amicizia,
persino
il
rapporto
con
il
partner.
Il
soggetto
poi
potr
finire
per
trovare
conforto
in
alcool,
tabacco,
psicofarmaci,
droghe,
peggiorando
ulteriormente
la
propria
situazione.
Vere
e
proprie
malattie
nervose
che
sortiscono
pesanti
ricadute
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
53
negative
in
primo
luogo
sul
nucleo
familiare,
in
secondo
luogo
sul
servizio
sanitario
pubblico
e,
in
terzo
luogo,
sulla
stessa
struttura
produttiva,
privata
o
pubblica,
che
deve
sopportare
il
calo
o
la
mancanza
di
rendimento.
Il
cambiamento
che
ha
attraversato
il
mercato
del
lavoro
in
Italia
negli
ultimi
anni
con
la
ricerca
del
massimo
profitto
possibile
e
la
competizione
esterna
ed
interna,
con
la
precarizzazione
e
l'altissimo
tasso
di
disoccupazione,
ha
fatto
crescere
vertiginosamente
i
numeri
del
mobbing,
che
d'improvviso
si
configurato
come
un'emergenza
sociale.
Una
ricerca
dellISPESL
(Istituto
superiore
per
la
prevenzione
e
la
sicurezza
del
lavoro)
ha
verificato
che
nel
nostro
Paese
sono
almeno
1.500.000
i
lavoratori
dipendenti
vittime
del
mobbing,
e
che,
tenendosi
conto
del
numero
medio
dei
componenti
della
famiglia
italiana,
si
debba
stimare
in
circa
4.000.000
il
numero
delle
persone
raggiunte
annualmente,
direttamente
o
indirettamente,
dalle
conseguenze
dannose
di
queste
pratiche.
Alla
luce
di
tale
quadro
allarmante,
desta
sgomento
constatare
che
manca
nel
nostro
ordinamento
una
disciplina
legislativa.
N
in
ambito
civile
n
tanto
meno
in
quello
penale
esiste,
infatti,
una
norma
ad
hoc
che
sanzioni
il
fenomeno.
Il
diritto
civile,
per,
si
occupa
da
anni
del
mobbing
e
dei
suoi
effetti,
avendo
maturato
un
efficace
profilo
repressivo,
fondato
sulla
responsabilit
contrattuale
ed
extracontrattuale,
e
applicando
l'art.
2087
c.c.
,
che
obbliga
limprenditore
ad
adottare
nellesercizio
dellimpresa
tutte
le
misure
che,
secondo
la
particolarit
del
lavoro,
lesperienza
e
la
tecnica,
sono
necessari
a
tutelare
lintegrit
fisica
e
la
personalit
morale
dei
prestatori
di
lavoro;
l'art.
2043
c.c.
norma
cardine
che
impone
il
divieto
generale
del
naeminem
laedere;
e
l'art.
2013
c.c.
che
vieta
il
demansionamento.
Il
mobbing
,
dunque,
allo
stato
figura
juris
elaborata
dalla
giurisprudenza,
la
quale
si
trovata
a
definire
controversie
nelle
quali
la
fenomenica
in
questione
veniva
prospettata
come
causa
di
patologie
produttive
di
un
danno
biologico
di
cui
era
richiesto
il
risarcimento,
ovvero
quale
causa
di
risoluzione
del
rapporto
di
lavoro
per
condotte
datoriali
dolose
o
colpose.
La
Corte
Costituzionale
ha
da
tempo
configurato
gli
elementi
essenziali
della
fattispecie,
evidenziando
che
essi
debbano
consistere
in
una
serie
di
atti
o
comportamenti
vessatori,
protratti
nel
tempo,
posti
in
essere
nei
confronti
di
un
lavoratore
da
parte
dei
componenti
del
gruppo
di
lavoro
in
cui
inserito
o
dal
suo
capo,
caratterizzati
da
un
intento
di
persecuzione
ed
emarginazione,
finalizzato
allobiettivo
primario
di
escludere
la
vittima
dal
gruppo.
Le
prassi
giurisprudenziali
si
fondano
su
un
sistema
di
principi
consolidati
e
chiari,
riposanti
su
norme
ordinarie,
costituzionali
e
comunitarie.
Basta
in
proposito
accennarsi
agli
articoli
32
e
41
della
Costituzione,
che
postulano
rispettivamente
la
salute
come
diritto
fondamentale
dellindividuo
e
il
divieto
per
liniziativa
economica
privata
di
svolgersi
in
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
54
contrasto
con
lutilit
sociale
o
in
modo
da
recare
danno
alla
sicurezza,
alla
libert
e
alla
dignit
umana.
Se
in
ambito
civile
si
usciti
dall'impasse
ricorrendo
al
diritto
positivo,
in
ambito
penale
sembra
molto
pi
difficile
trovare
una
soluzione.
Il
nostro
diritto
penale,
infatti,
si
fonda
sul
principio
di
legalit,
di
cui
agli
artt.
25
della
Costituzione
e
1
c.p.,
che
esclude
che
possa
essere
punito
un
determinato
comportamento
se
non
in
presenza
di
una
legge
che
lo
configuri
come
reato.
Atteso
che
nel
nostro
codice
penale
non
c
traccia
di
una
specifica
figura
incriminatrice
per
contrastare
tale
pratica
persecutoria,
la
via
penale
non
appare
praticabile.
E
tuttavia,
la
mancata
previsione
di
una
autonoma
fattispecie
di
reato
incentrata
sul
mobbing
costituisce
una
palese
violazione
della
delibera
del
Consiglio
dEuropa
del
2000
che
vincola
tutti
gli
Stati
membri
a
dotarsi
di
una
norma
ad
hoc
e
della
risoluzione
del
Parlamento
europeo
del
2001,
che
esorta
gli
Stati
membri
a
rivedere
la
propria
legislazione
vigente
sotto
il
profilo
della
lotta
contro
il
mobbing
e
le
molestie
sessuali
sul
posto
di
lavoro.
Le
altre
legislazioni
europee,
invece,
si
sono
gi
dotate
da
tempo
di
una
disciplina
del
fenomeno.
Cos
ad
esempio,
in
Germania,
i
danni
da
invalidit
psicologica
prodotti
dalle
pratiche
di
mobbing
sono
considerati
una
vera
e
propria
malattia
professionale
assimilata
agli
infortuni
sul
lavoro
e
sono
liquidati
con
i
medesimi
criteri
impiegati
per
il
risarcimento
del
danno
biologico.
In
Svezia
praticare
il
mobbing
un
crimine.
Nel
nostro
paese,
in
mancanza
della
specifica
previsione
del
reato,
non
si
pu
ricorrere
a
una
tutela
penale
creativa,
ma
unicamente
utilizzare
le
norme
vigenti
qualora
risultino
applicabili
nel
caso
concreto.
La
giurisprudenza,
in
particolare,
riconosce
la
rilevanza
penale
di
singoli
comportamenti
vessatori,
all'interno
di
un
pi
ampio
contesto
di
mobbing,
riconducendo
gli
episodi
ai
reati
di
ingiuria,
diffamazione,
molestie,
minacce,
mentre
quelli
pi
gravi
ai
delitti
di
lesioni,
violenza
sessuale,
violenza
privata,
estorsione,
istigazione
o
aiuto
al
suicidio.
Cos
operando,
per,
si
fornisce
una
tutela
limitata
ai
soli
beni
giuridici
di
volta
in
volta
presidiati
dalle
singole
norme
incriminatrici,
mentre
non
si
garantisce
una
tutela
globale
al
complesso
bene
giuridico
che
effettivamente
viene
leso
dalle
pratiche
di
mobbing;
ossia
la
libert
morale
e
la
salute
dellindividuo.
Per
tali
motivi,
la
giurisprudenza
ha
tentato
di
garantire
una
tutela
pi
uniforme,
ricorrendo
all'ipotesi
dei
maltrattamenti
in
famiglia,
di
cui
all'art.572
c.p..
La
norma
in
questione,
pur
essendo
stato
ideata
per
tutelare
la
famiglia,
si
pone
anche
quale
presidio
di
relazioni
pi
ampie,
preservando
il
soggetto
sottoposto
ad
altrui
autorit
o
affidato
a
un
terzo
per
ragioni
di
educazione,
istruzione,
cura,
vigilanza
o
custodia,
o
per
l'esercizio
di
una
professione
o
un'arte.
Proprio
il
riferimento
al
rapporto
caratterizzato
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
55
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
56
57
un
aumento
di
pena
nel
caso
in
cui
le
condotte
integranti
il
primo
fenomeno
vengano
poste
in
essere
in
ambiente
lavorativo.
DISEGNO
DI
LEGGE
Art.
1.
1.
Dopo
larticolo
612bis
del
codice
penale
inserito
il
seguente:
Art.
612-ter.
-
(Atti
vessatori
in
ambito
lavorativo).
Salvo
che
il
fatto
costituisca
pi
grave
reato,
punito,
con
la
reclusione
da
sei
mesi
a
tre
anni,
chiunque
nel
luogo
o
nellambiente
di
lavoro,
con
condotte
reiterate,
compie
atti,
omissioni
o
comportamenti
di
vessazione
o
di
persecuzione
psicologica
tali
da
compromettere
la
salute
o
la
professionalit
o
la
dignit
del
lavoratore.
La
pena
aumentata
se
dal
fatto
deriva
una
malattia
nel
corpo
o
nella
mente.
La
pena
aumentata
fino
alla
met
se
il
fatto
commesso
a
danno
di
un
minore,
di
una
donna
in
stato
di
gravidanza
o
di
una
persona
con
disabilit
di
cui
all'articolo
3
della
legge
5
febbraio
1992,
n.
104.
Il
delitto
punito
a
querela
della
persona
offesa.
Il
termine
per
la
proposizione
della
querela
di
sei
mesi.
Si
procede,
tuttavia,
di
ufficio
nelle
ipotesi
di
cui
ai
commi
2
e
3>>.
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
58
Allegato
N4
DISEGNO
DI
LEGGE
diniziativa
dei
senatori
Barozzino,
e
C.
Norme
per
la
tutela
delle
lavoratrici
e
dei
lavoratori
da
molestie
morali
e
psicologiche
nel
mondo
del
lavoro
Onorevoli
Senatori.
Nonostante
la
risoluzione
dell'Unione
europea
N.
2001/2339
esorti
gli
Stati
membri
a
rivedere
e,
se
del
caso,
"a
completare
la
propria
legislazione
vigente
sotto
il
profilo
della
lotta
contro
il
mobbing
e
le
molestie
sessuali
sul
posto
di
lavoro,nonch
a
verificare
e
ad
uniformare
la
definizione
della
fattispecie
del
mobbing,
sottolineando
espressamente
la
responsabilit
degli
Stati
membri
e
dellintera
societ
per
il
mobbing
e
la
violenza
sul
posto
di
lavoro,
ravvisando
in
tale
responsabilit
il
punto
centrale
di
una
strategia
di
lotta
a
tale
fenomeno",
l'Italia
non
si
ancora
dotata
di
una
legislazione
in
materia
di
"mobbing",
nonostante
da
molti
anni
siano
depositate
in
Parlamento
proposte
di
legge
per
regolamentare
la
materia,
proposte
che
vengono
fatte
decadere
dalle
molte
resistenze
che
si
manifestano
attorno
a
questo
tema.
La
psicologia
del
lavoro
indica
con
lespressione
mobbing,
che
deriva
dallinglese
to
mob
(accerchiare,
aggredire),
il
complesso
delle
azioni
e
dei
sintomi
derivanti
da
una
situazione
di
terrore
psicologico
sul
posto
di
lavoro.
Il
concetto
di
mobbing
fu
introdotto
dallo
studioso
svedese
Heinz
Leymann,
psicologo
del
lavoro
di
origine
tedesca,
il
quale
aveva
notato
un
fenomeno
molto
frequente
nei
luoghi
di
lavoro:
lemarginazione
e
lisolamento
nei
confronti
di
un
dipendente,
provocati
generalmente
da
un
superiore
o
da
un
collega
(mobber),
nei
confronti
del
quale
viene
esercitata
una
vera
e
propria
persecuzione
psicologica
con
lobiettivo
di
distruggerlo
psicologicamente
e
socialmente,
fino
a
provocarne
il
licenziamento
o
indurlo
alle
dimissioni.
Il
fenomeno
non
per
niente
da
sottovalutare:
non
secondario
n
poco
frequente,
ed
in
tutto
il
mondo
colpisce
pi
le
donne
degli
uomini
e,
nella
maggior
parte
dei
casi,
comincia
sotto
forma
di
molestie
sessuali.
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
59
Tutti
gli
studi
internazionali
attribuiscono
ormai
grande
importanza
allorganizzazione
del
lavoro:
una
cattiva
organizzazione
del
lavoro
creer
prevedibilmente
maggiore
stress
nei
dipendenti,
e
faciliter
quindi
il
verificarsi
di
situazioni
di
mobbing,
soprattutto
se
in
presenza
di
personalit
disturbate:
ci
a
dire
che
varie
sono
le
cause
che
possono
determinare
tali
situazioni.
Anche
in
Italia
il
fenomeno
diventa
sempre
pi
esteso
ed
eclatante.
Gli
effetti
sulle
vittime
sono
devastanti:
dagli
studi
fatti
in
tutto
il
mondo
le
vittime
risultano
ammalarsi
di
sindrome
post-traumatica
da
stress
a
cui
si
aggiunge
un
disturbo
depressivo,
in
genere
grave,
tanto
che
in
uno
studio
condotto
da
Leymann
in
collaborazione
con
lOrganizzazione
mondiale
della
sanit
(OMS)
risultato
che
tra
il
20
ed
il
15
per
cento
di
suicidi
in
Svezia
era
dovuto
a
situazioni
di
mobbing.
I
disturbi
fisici
generalmente
presenti
sono
lipertensione,
lulcera,
le
malattie
artrosiche,
le
malattie
della
pelle
e
perfino
i
tumori.
Tristemente
famoso
il
caso
dellILVA
di
Taranto,
riconosciuto
ufficialmente
come
mobbing
da
tutti
i
maggiori
studiosi
italiani:
la
famigerata
palazzina
LAF
(una
palazzina
che
ospitava
uffici
per
gli
impianti
di
laminatoio
a
freddo,
da
cui
deriva
il
nome),
dismessa
da
anni,
e
nella
quale
i
dirigenti
dellILVA
avevano
messo
settantanove
dipendenti
(tutti
impiegati
e
laureati);
solo
dopo
lintervento
del
centro
di
salute
mentale
di
Taranto,
che
invi
un
esposto
alla
procura,
dei
mass
media
locali
e
nazionali
e
di
Amnesty
International
la
palazzina
stata
chiusa.
Questo
caso,
pur
nella
sua
gravit,
non
emblematico.
Il
mobbing,
infatti,
viene
consumato
in
maniera
isolata,
sotto
gli
occhi
di
spettatori
indifferenti,
a
loro
volta
ricattati
dal
mobber.
Una
legge
in
materia
ormai
indispensabile
anche
in
Italia,
e
non
solo
per
motivi
etici:
lUnione
europea
ha
pi
volte
sanzionato
lItalia
per
la
mancanza
di
una
legge
su
questo
fenomeno.
Le
malattie
mentali
e
fisiche
dovute
al
mobbing
recano
danni
socio-economici
rilevanti
alla
societ:
costi
per
i
ricoveri
ospedalieri,
costi
per
le
cure
e,
infine,
un
lavoratore,
costretto
al
prepensionamento
a
soli
quaranta
anni,
determina
un
costo
sociale
notevolmente
pi
elevato
rispetto
ad
un
lavoratore
che
va
in
quiescenza
in
et
prevista.
Un
danno
economico
rilevante
anche
per
la
societ
e
le
aziende,
sia
pubbliche
che
private.
Il
presente
disegno
di
legge
intende
disciplinare
un
fenomeno
in
forte
espansione
attraverso
norme
in
grado
di
prevenire
la
diffusione
e
di
sanzionare
i
comportamenti
persecutori.
Larticolo
1
individua
il
campo
di
applicazione
del
disegno
di
legge
il
cui
fine
quello
di
tutelare
i
lavoratori
nellambito
dei
rapporti
di
lavoro,
nel
settore
pubblico
e
privato,
e
indipendentemente
dalla
natura
dello
stesso.
Larticolo
2
definisce
i
concetti
di
molestie
morali
e
violenza
psicologica
e
le
modalit
attraverso
le
quali
tali
atti
sono
posti
in
essere,
introducendo
altres
il
concetto
di
danno
psicofisico
provocato
dai
comportamenti
precedentemente
definiti.
Con
larticolo
3
si
prevede
che
i
datori
di
lavoro,
pubblici
e
privati,
e
le
rispettive
rappresentanze
sindacali,
in
concorso
con
i
centri
regionali
per
la
prevenzione,
organizzino
iniziative
periodiche
di
informazione
per
i
dipendenti,
allo
scopo
di
prevenire
le
situazioni
di
mobbing.
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
60
61
62
63
1.
Nei
confronti
di
coloro
che
pongono
in
essere
atti
e
comportamenti
previsti
allarticolo
2,
disposta,
da
parte
del
datore
di
lavoro,
pubblico
o
privato,
o
del
superiore,
una
sanzione
disciplinare
prevista
dalla
contrattazione
collettiva.
Art.
8.
(Nullit
degli
atti
discriminatori)
1.
Tutti
gli
atti
discriminatori
di
cui
allarticolo
2
o
conseguenti
ad
un
atto
o
comportamento
di
cui
al
medesimo
articolo
2
sono
nulli.
Art.
9.
(Istituzione
di
centri
regionali
per
la
prevenzione,
la
diagnosi
e
la
terapia
dei
disturbi
da
disadattamento
lavorativo)
1.
Ogni
regione,
entro
novanta
giorni
dalla
data
di
entrata
in
vigore
della
presente
legge,
istituisce
un
centro
regionale
per
la
prevenzione,
la
diagnosi
e
la
terapia
dei
disturbi
da
disadattamento
lavorativo,
di
seguito
denominato
centro,
con
un
adeguato
organico,
diretto
da
uno
psichiatra
di
ex
II
livello
che
abbia
seguito
appositi
corsi
di
formazione.
Il
centro,
anche
ai
fini
contrattuali,
ha
il
carattere
di
struttura
complessa.
Il
centro
organizzato
quale
organismo
tecnico
di
consulenza
dei
servizi
di
prevenzione
e
protezione
nei
luoghi
di
lavoro
delle
AUSL
e
svolge
i
seguenti
compiti:
a)
ricerca
e
prevenzione
del
fenomeno
mobbing;
b)
informazione
dei
lavoratori;
c)
formazione
degli
operatori
dei
servizi
e
delle
strutture
di
prevenzione
delle
AUSL;
d)
formazione
dei
medici
competenti,
formazione
dei
datori
di
lavoro,
dei
dirigenti
e
dei
preposti;
e)
monitoraggio
dei
casi.
2.
Il
centro
organizza
una
conferenza
annuale
per
valutare
i
risultati
del
lavoro
svolto
e
individuare
le
opportune
iniziative
per
la
riduzione
o
leliminazione
del
fenomeno
mobbing.
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
64
Allegato
N5
PSICOPATOLOGIE
LAVORO-CORRELATE
(DSM
IV)
DISTURBI
DELLUMORE
65
66
AIBeL
AssociazioneItaliana
Benessere
e
Lavoro
67