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Introduzione.
Un oggetto caratterizzato da attributi intrinseci come massa, spin, momento magnetico, parit`
ae
altri, viene comunemente chiamato particella. Secondo tale definizione anche due diversi stati quantici
dellatomo di idrogeno sono particelle distinte, quindi il numero di particelle esistente in natura enorme.
Se per alla parola particella si aggiunge lattributo elementare, le cose cambiano radicalmente.
Elementare significa infatti semplice, non strutturato per cui una particella elementare dovrebbe essere
indivisibile e quindi non composta da altre. Per stabilire se una particella elementare o meno
necessario farla interagire con oggetti che hanno una lunghezza donda di de Broglie pi piccola delle
sue dimensioni. Una particella pu quindi comportarsi come elementare o meno a seconda del tipo
di esperimento e degli obiettivi che esso si prefigge. La fisica atomica e molecolare che hanno per
scopo principale lo studio della struttura della materia con energie in gioco dellordine della decina
o al massimo delle centinaia di eV, trattano il nucleo atomico (che sappiamo essere composto da
neutroni e protoni) come se fosse una particella elementare puntiforme. La fisica nucleare, il cui scopo
principale lo studio della struttura dei nuclei atomici con energie in gioco dellordine del centinaio di MeV,
considera il neutrone e il protone (che oggi sappiamo essere composti da quark) come oggetti elementari
puntiformi. Anche le ricerche che si occupano delle interazioni e delle propriet delle cosiddette
particelle subnucleari trattano questi oggetti come elementari se lenergia non sufficientemente
elevata da metterne in evidenza leventuale struttura interna. Daltra parte, per conoscere la struttura
di oggetti di dimensioni sempre pi piccole, necessario poter disporre di macchine acceleratrici di
energie sempre pi elevate. Poich tale disponibilit dipende dal progresso tecnologico, il concetto
di elementarit`
a di una particella funzione del tempo. Allaumentare dellenergia delle macchine
acceleratrici, aumenta anche la soglia di produzione di particelle di massa sempre pi elevata. un
fatto che negli ultimi cinquanta anni il numero di particelle subnucleari andato via via aumentando.
Oggi sono note alcune centinaia di particelle pi o meno stabili.
Per fare un po di storia, ricordiamo che alla fine degli anni quaranta erano note e considerate
elementari sette particelle: il protone e il neutrone (detti anche nucleoni in quanto costituenti del nucleo
atomico), lelettrone, il leptone , il neutrino, il fotone e il mesone . Questultimo, scoperto nel 1947 da
Lattes, Occhialini e Powell, sembrava aver risolto tutti i problemi relativi alle interazioni tra tali oggetti.
Le interazioni elettromagnetiche, la cui intensit determinata dalla costante di struttura fine =
2

e
|c

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137 ,

erano ben spiegate dallelettrodinamica basata sulle equazioni di Maxwell mediante processi

di scambio di quanti di massa nulla detti f otoni (chiamati anche quanti gamma o indicati semplicemente

2
con ). Tali forze a lungo raggio dazione, le uniche rilevanti a distanze superiori a 1012 -1011 cm,
determinano tutti i fenomeni di natura atomica e molecolare.
Le interazioni deboli, introdotte nel 1934 per spiegare il decadimento del neutrone, sembravano
essere ben interpretate dalla teoria di Fermi secondo la quale quattro fermioni (particelle a spin
semintero) interagiscono direttamente e cio senza scambio di particelle mediatrici (particelle
intermedie) come avviene nel caso elettromagnetico. La costante dellinterazione debole (costante di
Fermi) dellordine di 2 1049 erg.cm3 .
Era inoltre noto che le interazioni forti, responsabili principali del legame tra i nucleoni nel nucleo,
hanno un raggio dazione dellordine di 1013 cm = 1 fermi. Partendo da questo dato e usando una
semplice relazione (ricavata per analogia con le equazioni del campo elettromagnetico) fra il raggio
medio (range) dellinterazione e la massa del quanto scambiato, Yukawa previde nel 1936 lesistenza
di una particella di massa a riposo di circa 300 MeV quale quanto delle forze nucleari. La scoperta
del mesone , fortemente interagente con la materia, fece ritenere ai pi che il quadro sulle propriet
delle forze della natura fosse completo e che la natura stessa sia essenzialmente composta dalle sette
particelle elementari di cui si detto.
A partire dagli anni cinquanta per, sia nella radiazione cosmica che con lavvento di macchine
acceleratrici di energia pi elevata, dapprima vennero scoperte le cosiddette particelle strane come i
mesoni K e i barioni e , e poi via via molte altre particelle. stato proprio il proliferare del loro numero
a far ritenere che non potessero essere tutte elementari ma composte a loro volta da entit pi semplici
e in numero molto minore.
La prima ipotesi che i mesoni e i barioni sono composti da quark dovuta a Gell-Mann e Zweig
e risale ormai al 1964. Le teorie pi recenti prevedono lesistenza di sei quark che si distinguono per
lattributo chiamato f lavour (in italiano sapore). Ogni quark possiede inoltre un grado di libert interno
detto colore che pu assumere tre valori. Le propriet dei sei quark necessari a spiegare lo spettro delle
particelle osservate sono riportate nella prima Tabella dellAppendice C.
La teoria delle interazioni forti si basa sullinvarianza della lagrangiana rispetto alle trasformazioni
unitarie unimodulari in tre dimensioni operanti sulle variabili di colore delle funzioni di campo (gruppo
SUc (3) dove lindice c sta per colore). Tale teoria chiamata cromodinamica quantistica e prevede
lesistenza di otto bosoni intermedi di massa nulla chiamati gluoni.
Lipotesi dellesistenza di quark e gluoni stata verificata sperimentalmente numerose volte ma
sempre in modo indiretto. Infatti lunica cosa certa che i dati sperimentali sulle interazioni ad altissima
energia possono essere spiegati e inquadrati in modo coerente mediante un modello che prevede la
loro lesistenza.

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Questo fatto abbastanza sorprendente ha stimolato quelle ricerche che hanno poi condotto alle
varie teorie sul conf inamento dei quark. Secondo tali teorie, linterazione fra due quark, debole a
corte distanze, cresce tanto rapidamente con la distanza da non permettere mai una loro completa
separazione.
La pi recente teoria delle interazioni elettrodeboli (Weinberg e Salam, 1967) si base invece
sullinvarianza della lagrangiana rispetto al gruppo di trasformazioni unitarie indicato con il simbolo
U(1)SU(2) e che rappresenta il prodotto diretto di una trasformazione unitaria in una dimensione (U(1))
per una trasformazione unitaria unimodulare in due dimensioni (SU(2)). Tale teoria prevede lesistenza
dei tre bosoni intermedi W+ , W e Z0 come mediatori dellinterazione debole fra coppie di fermioni e
del come mediatore del campo elettromagnetico.

PROPRIET dei QUARK


nome

Up
Down
Strange
Charm
Bottom
Top

simbolo carica (unit e)

u
d
s
c
b
t

+ 23
13
13
+ 23
13
+ 23

massa (GeV) spin (unit |)


0, 3
0, 3
0, 45
1, 3
4, 3
180

+ 12
+ 12
+ 12
+ 12
+ 12
+ 12

Come si inquadra invece la fisica nucleare in questi modelli di interazione fra le particelle? Essa
nasce storicamente nel 1911 con la celebre esperienza di Rutherford che dimostr che la carica positiva
di un atomo tutta concentrata in una singola particella delle dimensioni di 1012 cm detta appunto
nucleo atomico. Lesistenza in natura di oltre un centinaio di stati legati stabili fra neutroni e protoni e il
considerevole numero di stati instabili ha portato allo sviluppo di ricerche su vasta scala in tutto il mondo
per lo studio delle forze nucleari e della struttura dei nuclei atomici. stata proprio la fisica nucleare
a fornire i primi importanti risultati sulle propriet delle interazioni in generale e delle interazioni forti in
particolare.
Lo studio dei modelli nucleari e dei meccanismi di interazione fra nuclei e nucleoni stato portato
avanti per molti anni in modo abbastanza indipendente dalle ricerche sulle particelle subnucleari. Si
quindi sviluppata una disciplina che sotto molti aspetti sta alla fisica subnucleare (pi comunemente
chiamata fisica delle particelle elementari o fisica delle alte energie) come la fisica atomica e
molecolare sta alla fisica nucleare stessa. Infatti, poich lenergia di legame media di un nucleone
nel nucleo atomico di circa 8 MeV e le distanze medie fra due nucleoni allinterno del nucleo sono
dellordine del fermi, le energie necessarie allo studio della struttura nucleare sono inferiori alla soglia
di produzione di qualsiasi altra particella subnucleare (escluso eventualmente il mesone ). Inoltre, a

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tali distanze, i nucleoni possono essere trattati come oggetti puntiformi cos come vengono considerati
i nuclei stessi nella fisica delle distanze superiori a 108 cm.
Anche se molte cose sono state comprese e molti fenomeni nucleari schematizzati in modo
soddisfacente mediante opportuni modelli, la fisica nucleare tradizionale incontra parecchie difficolt
nel tradurre le previsioni teoriche in numeri da confrontare con i dati sperimentali e ci essenzialmente
per tre ragioni.
In primo luogo linterazione nucleone-nucleone a distanze dellordine del fermi piuttosto complicata
e non esprimibile in termini di un potenziale semplice. La difficolt abbastanza simile a quella che
incontra la fisica atomica nellinterpretazione delle interazioni fra due atomi neutri (forze di van der
Waals). Bench la forza elettrostatica fra protoni ed elettroni sia abbastanza semplice, non altrettanto
lo quella fra due sistemi neutri ognuno formato da cariche positive e negative.
La seconda difficolt comune a tutti i sistemi a pi corpi. noto infatti che, per trattare tali sistemi,
bisogna ricorrere a metodi approssimati.
La terza difficolt deriva dal fatto che, nel caso delle interazioni forti, non si possiede un metodo valido
neanche approssimato per ottenere risultati attendibili. Tale difficolt peraltro presente anche in quella
parte della fisica delle particelle che si occupa di interazioni forti a energie non molto elevate. Per queste
ragioni la fisica nucleare tradizionale costretta a interpretare i dati con modelli che riguardano solo una
certa classe di fenomeni e che forniscono risultati considerati soddisfacenti gi quando si raggiunge un
accordo qualitativo con i dati sperimentali.
Negli ultimi anni si compreso che per migliorare la nostra conoscenza sulle propriet
dellinterazione nucleone-nucleone allinterno del nucleo, sono necessarie pi dettagliate informazioni
sul comportamento dellinterazione stessa a piccole distanze e cio alla distanze alle quali la struttura a
quark dei nucleoni non pu essere trascurata. Ne deriva la necessit di sondare anche i nuclei atomici
con proiettili diversi di energia elevata per cui la fisica nucleare ha sempre maggiori sovrapposizioni con
la fisica delle particelle subnucleari.
Per acquisire una panoramica abbastanza generale sulla struttura della materia, sulle metodologie
teoriche e sperimentali e sul travaglio storico-scientifico che ha portato alla modellistica attuale, lo
studente ha a disposizione due corsi. Nel corso di Struttura della M ateria viene trattata la fisica
atomica, molecolare e dello stato solido cio la fisica di oggetti di dimensioni superiori a 108 cm. A
tali distanze linterazione predominate quella elettromagnetica e, anche se la velocit degli elettroni
atomici dellordine di un centesimo di quella della luce, in prima approssimazione si pu far uso di
teorie non relativistiche. Nel corso di Istituzione di F isica N ucleare e Subnucleare viene data unidea
della ben pi complessa problematica che riguarda la fisica delle interazioni di oggetti di dimensioni

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inferiori a 1012 cm nella quale le interazioni forti e deboli giocano il ruolo predominante e per la quale
luso della teoria della relativit in molti casi essenziale.
Nei primi quattro Capitoli sono stati trattati argomenti a carattere generale come la teoria della
relativit ristretta, lelettromagnetismo, alcuni elementi della teoria classica dei campi e della teoria
dellurto. Il Capitolo 5 dedicato allo studio delle propriet intrinseche delle particelle e dei nuclei e
ai principi di conservazione. Tali principi forniranno anche lo spunto per discutere alcuni interessanti
argomenti di fisica nucleare e subnucleare. Nellultimo Capitolo sono stati esposti i fondamenti dei
modelli pi importanti: il modello a shell per i nuclei atomici e il cosiddetto modello standard per le
interazioni elettrodeboli e forti, intendendo per tale lunione tra il modello elettrodebole di Weinberg e
Salam e la cromodinamica quantistica per le interazioni forti. Nello stesso Capitolo lultima Sezione
dedicata alla sommaria esposizione della termodinamica delluniverso primordiale con particolare
riguardo allanalisi (frutto della collaborazione tra fisici nucleari e astrofisici) dei processi nucleari che
hanno portato alla formazione degli elementi nelluniverso attuale.

Terminologia. Anche se il significato di alcuni termini come f ermione, bosone, leptone, ecc. pi o
meno noto, bene chiarire la terminologia comunemente usata nel seguito.
Innanzitutto le particelle (nuclei compresi) si dividono in due grandi categorie i fermioni che hanno
spin semintero e i bosoni a spin intero. I fermioni a loro volta si dividono in leptoni (fermioni leggeri
come lelettrone, il , il e i neutrini associati e , e ) e barioni (fermioni pesanti come il protone, il
neutrone, la , le tre , la e la ). Come avremo occasione di vedere in seguito, ogni fermione ha il
suo corrispondente antif ermione (antiparticella) distinto dalla particella stessa.
Le particelle mediatrici dellinterazione elettromagnatica, debole e forte sono chiamate bosoni
intermedi in quanto hanno tutte spin uguale a 1. Esse sono il , le due W e la Z0 per linterazione
elettrodebole e gli otto gluoni per linterazione forte. Tutti gli altri bosoni sono chiamati mesoni. Inoltre
tutte le particelle che interagiscono fortemente sono chiamate adroni (mesoni e barioni). In pratica le
uniche particelle non adroniche sono i leptoni e i bosoni intermedi del campo elettrodebole.
Quando una particella indicata con il solo simbolo, si tratta dello stato di energia pi bassa (stato
fondamentale) della particella stessa. Per esempio, con i simboli , e si indicano tre particelle di
massa rispettivamente uguale a 549, 770 e 783 MeV. La di massa 1440 MeV viene invece indicata
con il simbolo (1440). Uno stato eccitato anche indicato aggiungendo un asterisco al simbolo della
particella stessa. Cos N il primo stato eccitato del nucleone (indicato anche con ), lo stato
eccitato della sigma e cos via.
Le uniche particelle veramente stabili sono lelettrone, il protone, il e tutti i neutrini. Le altre
decadono in un tempo pi o meno lungo (vita media) in altre particelle per effetto delle varie

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interazioni. Convenzionalmente si considerano stabili tutte le particelle che non decadono per effetto
della interazione forte. Lelenco completo delle particelle sinora scoperte e considerate stabili riportato
nella Tabella dellAppendice C.
I nuclei atomici sono caratterizzati da tre numeri.

Il numero di massa indicato con A e che

rappresenta il numero totale di nucleoni che costituiscono il nucleo, il numero atomico Z uguale al
numero di protoni e il numero N che rappresenta il numero di neutroni. Poich A = Z + N , sono
sufficienti due soli numeri per indicare un dato nucleo atomico. La simbologia nucleare abbastanza
diversa da testo a testo. Nel seguito verr usato il simbolo

XZ dove X sta per il simbolo chimico

dellelemento corrispondente. Cos 4 He2 rappresenta il nucleo di elio formato da due protoni e due
neutroni mentre 3 He2 il nucleo di elio formato da due protoni e un neutrone.

Poich il simbolo

dellelemento gi fornisce il numero di protoni, lindicazione di Z alla sinistra del simbolo pu essere
omessa.
Anche per i nuclei il solo simbolo sta per lo stato fondamentale del nucleo stesso. Per indicare un
qualsiasi stato eccitato o si pone fra parentesi in alto a sinistra lenergia di eccitazione o si aggiunge
semplicemente un asterisco. Per esempio con

152

Sm(961 keV) si indica lo stato del Samario che ha

unenergia di 961 keV rispetto a quella del suo stato fondamentale. Se non interessa lenergia di
eccitazione, si pu scrivere semplicemente 152 Sm .
I nuclei con lo stesso valore di A e diverso Z sono detti isobari. Quelli con lo stesso Z ma diverso A
sono detti isotopi mentre quelli con lo stesso N e diverso A sono detti isotoni.

Unit di misura. Il sistema cgs (centimetro, grammo, secondo) il pi comunemente usato. Esso
fornisce i seguenti valori delle costanti universali pi comuni

carica dellelettrone e = 4.8032 1010 ues


massa dellelettrone m = 9.1095 1028 gr
costante di Planck | =

h
2

= 1.05457266 1027 erg sec

velocit della luce c = 2.99792458 1010

cm
sec

Il sistema cgs non di pratica applicazione n in fisica nucleare n in quella subnucleare in quanto le
sue unit di misura sono spesso troppo grandi per la descrizione di sistemi di particelle.
Per quel che riguarda le distanze, lunit di misura pi comunemente usata in fisica nucleare e
subnucleare il f ermi definito dalla relazione

1 fermi = 1 fm = 1013 cm

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La carica elettrica pu essere resa adimensionale dividendola per |c. Si ottiene cos la ben nota
quantit
=

1
e2
=
|c
137.0360

detta costante di struttura f ine e che fornisce il valore della carica elettrica con un numero pi
praticabile.
Le unit di misura per lenergia sono invece multipli dellelettronvolt legato al sistema cgs dalla
1 eV = 1.60219 1012 erg

Esse sono
1 keV = 103 eV
1 MeV = 106 eV
1 GeV = 109 eV
1 TeV = 1012 eV

Anche le masse delle particelle possono essere misurate in eV e suoi multipli. Se con
si sottintende

mc2

la massa dellelettrone diviene, per esempio


m = 9.1095 1028 (2.9979 1010 )2 = 8.187 107 erg = 0.511 MeV .

Notazioni matematiche.
I vettori nello spazio tridimensionale sono indicati in grassetto

x
x1
r= y
oppure
x = x2
x3
z
dove x, y e z o (x1 , x2 e x3 ) sono le componenti.

I quadrivettori sono indicati con il simbolo non corsivo

x=

x0
x

x0
x1

=
x2
x3

dove x0 = ct. Notazioni simili valgono anche per la quantit di moto p e per il quadrivettore
energia-impulso
p=

E
c

p1
p = p2
p3

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dove E lenergia totale relativistica (lenergia cinetica sar invece indicata con il simbolo E).
Il prodotto scalare fra due vettori nello spazio ordinario viene indicato con il simbolo
3

v1 v2 =

v1, v2, = v1, v2,


=1

dove gli indici delle componenti tridimensionali sono indicate con le lettere greche. Se gli indici sono
ripetuti si intendono implicitamente saturati e quindi il segno di sommatoria potr essere omesso.
Il prodotto vettoriale invece indicato con il simbolo
v 1 v2

Il prodotto scalare fra due quadrivettori indicato allo stesso modo ma con gli indici rappresentati
dalle lettere normali, cio
3

v1 v2 =

v1,i v2,i = v1,i v2,i

i=0

Le matrici e gli operatori sono indicati con lettere maiuscole non corsive. Il simbolismo per le matrici

= complessa coniugata

AT

= trasposta

A+

= coniugata hermitiana

A1

= inversa

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