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Altieri Gianmarco - Istituzioni di Economia Politica - Prof.

Fontini Fulvio

Capitolo 14 - Domande di ripasso - pag. 245

Cosa significa impresa in concorrenza perfetta?


La concorrenza perfetta è una tipologia di mercato. Si ha la concorrenza perfetta quando
ciascuno degli operatori in un determinato mercato è “price taker”, vi è libertà di entrata e
di uscita dal mercato (dunque assenza di barriere in entrata e in uscita), vi sono tante
piccole imprese che “subiscono” il prezzo e i beni scambiati perfettamente sostituibili
(ovvero omogenei). In particolare si dice che compratori e venditori subiscano il prezzo
perchè non sono “price maker”, non stabiliscono il prezzo ma lo osservano e possono solo
regolarsi di conseguenza. Le imprese, dato il prezzo, possono decidere se entrare in
mercato o no e nel caso entrino possono decidere la quantità da offrire. Il modello della
concorrenza perfetta è difficilmente osservabili nella realtà. La concorrenza perfetta pone
le imprese in una posizione “infinitesima” rispetto al mercato. Inoltre, secondo la perfetta
concorrenza, lʼimpresa che entra nel mercato è in grado di replicarsi e assumere lo stesso
identico comportamento - ad esempio gli stessi costi - delle imprese già dentro. Questo è
difficilmente riscontrabile dato che esiste il fenomeno del “learning by doing”: lʼimpresa già
dentro al mercato ha costi inferiori rispetto a quella che entra, dato che ha maggiore
esperienza.

Tracciare le curve di costo di una impresa tipo in concorrenza perfetta. Spiegare come
massimizza il profitto.
In concorrenza perfetta il prezzo è dato. Esso corrisponde, per questo motivo, al ricavo
marginale (var. ricavo tot. / var. quantità prodotta) e al ricavo medio (ricavo tot. / quantità
prodotta). Ricordo che ctot = cf + cv, cmg = var. ctot / var. quantità prodotta.
pr è il profitto, prmg il profitto marginale.
Ecco un esempio:

q p rtot rmg rme cv cf ctot cmg cmef cmev cmetot pr prmg


0 5 0 0 5 0 3 3 0 / / / -3 0
1 5 5 5 5 1 3 4 1 3 1 4 1 4
2 5 10 5 5 3 3 6 2 1,50 1,50 3 4 3
3 5 15 5 5 6 3 9 3 1 2 3 6 2
4 5 20 5 5 10 3 13 4 0,75 2,50 3,25 7 1
5 5 25 5 5 15 3 18 5 0,60 3 3,60 7 0
6 5 30 5 5 21 3 24 6 0,50 3,50 4 6 -1
7 5 35 5 5 28 3 31 7 0,40 4 4,40 4 -2
8 5 40 5 5 36 3 39 8 0,30 4,50 4,80 1 -3

Traccio le curve in ograph.

Profitto = Rtot - Ctot (pr) - La variazione del profitto (profitto marginale) è indicata con
prmg.
Lʼobiettivo dellʼimpresa è massimizzare il profitto, ovvero massimizzare la differenza tra
ricavi totali e costi totali. Un poco di osservazioni. Il profitto per una prima parte iniziale va
crescendo, poi inizia a diminuire. La causa del comportamento del profitto va ricercata
nelle variabili che lo influenzano: ricavi e costi totali. I ricavi, essendo in regime di
concorrenza perfetta con il prezzo dato, hanno un rmg costante e dunque aumentano in
modo costante, sempre della stessa misura che è appunto il rmg. I costi si comportano
diversamente. I costi sono formati da costi fissi, che non variano al variare di q, e da costi
variabili che invece variano al variare di q. Il risultato è un costo totale (fissi + variabili)
avente cmg crescenti: i costi totali aumentano sempre di più, in modo dunque più che
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proporzionale. Proprio per questo motivo, inizialmente i profitti crescono (a tassi


decrescenti, ovvero mediante un prmg decrescente), poi si stabilizzano e poi iniziano a
diminuire sempre di più. Il massimo profitto si raggiungo al punto in cui il prmg è 0 e
dunque la differenza tra rmg e cmg è uguale a 0. In altre parole prmg è massimo nel punto
in cui rmg e cmg si eguagliano. Dato che rmg coincide con p, diciamo che in concorrenza
perfetta si ottiene la massimizzazione del profitto quando i cmg sono uguali al prezzo p.
In particolare:
se rmg > cmg, conviene aumentare la produzione dato che è possibile avere profitti
superiori;
se rmg = cmg, si ha un prmg = 0 e la massimizzazione del profitto;
se rmg < cmg, è necessario diminuire la produzione per il massimo profitto.

Osservando il grafico, per quantità inferiori a quella per cui p = cmg, il rmg è > al cmg, e
dunque bisogna aumentare la produzione. Per quantità superiori a quella per cui p = cmg,
il cmg è > al rmg e dunque bisogna diminuire la produzione.

Spiegare al verificarsi di quali condizioni lʼimpresa sospende temporaneamente la


produzione.
La sospensione della produzione (carattere temporaneo) è una decisione di breve
periodo. Nel breve periodo vi è distinzione tra costi fissi e costi variabili.
Il profitto è dato da Rtot - Ctot. I Ctot nel breve periodo sono Cf + Cv. I costi fissi sono stati
già affrontati e non possono essere recuperati (costi sommersi). Rimangono i costi
variabili, e infatti lʼimpresa deve uscire dalla produzione se il prezzo p è < CmeV.
Dimostrazione: Lʼimpresa sospende lʼattività se Rtot < Cv
Divido entrambi i membri per q e ottengo Rtot/q < Cv/q
P < CmeV.
Lʼimpresa sospende la produzione se il prezzo di mercato p è inferiore al proprio costo
medio variabile. Lʼimpresa infatti confronta ciò che ricava mediamente dalla vendita di una
unità con il costo variabile che deve sostenere per produrla. Se lʼimpresa decide di
produrre produce la quantità per cui si ha massimo profitto ovvero P = Cmg ma se il
prezzo scende sotto il CmeV, conviene smettere di produrre. Ergo condizione ottimale è
cercare di produrre la quantità per cui P = Cmg e P è superiore ai CmeV.
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Nel breve periodo la curva offerta si sovrappone

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a quella di Cmg solo per la porzione superiore ai CmeV
g
Cm
7

6
Y Axis

5
CmeT

CmeV
3

0
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

X Axis
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Per questo motivo la curva di offerta, che coincide con i Cmg, dellʼimpresa nel breve
periodo inizia al di sopra della curva di CmeV. Al di sotto conviene smettere di produrre e
dunque non vi è curva di offerta. I Cmg intersecano le curve di Cmet e CmeV nei loro
minimi.

Spiegare al verificarsi di quali condizioni lʼimpresa esce definitivamente dal


mercato.
Lʼuscita definitiva dal mercato è una decisione di lungo periodo. Il profitto è dato da Rtot -
Ctot e i Ctot nel lungo periodo sono tutti costi variabili. Per questo infatti lʼimpresa deve
uscire definitivamente dal mercato se il prezzo p è < CmeT.
Dimostrazione: Lʼimpresa esce se Rtot < Ctot.
Divido entrambi i membri per q e ottengo Rtot/q < Ctot/q
P < CmeT.

Spiegare a quali condizioni lʼimpresa entra nel mercato.


Lʼimpresa esce dal mercato quando P < CmeT. Di conseguenza entra nel mercato quando
P > CmeT.

Ricapitolando
Lungo periodo: se lʼimpresa è nel mercato produce la quantità per cui ottiene la
massimizzazione del profitto, ovvero la q per cui P = Cmg. Se però in corrispondenza della
quantità per cui P = Cmg, CmeT > P allora decide di uscire. Se lʼimpresa è fuori dal
mercato, entra solamente se P > CmeT. Ecco perchè nel lungo periodo la curva dei Cmg
coincide con la curva di offerta SOLO per la porzione di curva superiore ai CmeT, dato che

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Nel lungo periodo la curva offerta si sovrappone

8 a quella di Cmg solo per la porzione superiore ai CmeT


g
Cm
7

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Y Axis

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CmeT

CmeV
3

0
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

X Axis

lʼimpresa entra solamente se P è superiore ai CmeT. Al di sotto del minimo di CmeT non
conviene entrare perchè si avrebbero profitti negativi, ovvero perdite.

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Schema di ragionamento :

• lungo periodo : quando entrare ? = se P > CmeT


quando uscire (definitivamente) ? = se P < CmeT.
La curva di offerta di lungo p. è la curva dei Cmg solo a partire dal minimo dei CmeT, detto
punto di scala efficiente. In concorrenza perfetta la singola impresa osserva il prezzo e
sceglie di rimanere nel mercato se ha profitti positivi. Per avere profitti positivi il prezzo
deve essere non minore del punto di scala efficiente. Si entra nel mercato se si possono
avere profitti. Se non si possono avere non si entra.

• breve periodo : una volta entrato, quando esco nel breve (sospensione temporanea) ?
Se P < CmeV.
La curva di offerta di breve p. è la curva dei Cmg solo a partire dal minimo dei CmeV, detto
breakeven - punto di pareggio. In concorrenza perfetta la singola impresa osserva il
prezzo e rimane in attività, nel breve, anche se ha profitti negativi / perdite. Lʼimportante è
che vi sia cashflow positivo. Se questo è negativo, non può rimanere aperta nemmeno nel
breve. Rimango in attività se riesco a coprire i costi variabili e cioè se ho entrate
monetarie. Oltre il breakeven lʼentrata monetaria è > delle uscite monetarie. Quando
questo accade ho cashflow positivo. Se non riesco a coprire neanche i costi variabili
chiudo. Dunque possono non essere coperti tutti i costi ma almeno bisogna coprire quelli
variabili.

Curva di offerta di mercato = somma delle offerte individuali. Ogni singola impresa può
solo osservare lʼequilibrio a cui essa partecipa. Eʼ talmente piccola che non influenza
lʼequilibrio per cui osserva il prezzo e decide se partecipare o meno. Per la singola
impresa è come se la curva di offerta di mercato fosse orizzontale e dunque il prezzo
fosse dato, anche se in realtà lʼofferta di mercato non è orizzontale, come somma delle
offerte individuali.

Breve periodo : il numero delle imprese è fisso. La curva di offerta di mercato è quindi la
somma delle curve di offerta individuali.

Lungo periodo : la concorrenza perfetta prevede libertà di entrata e di uscita. Come visto,
le imprese entrano nel mercato se nel mercato ci sono profitti positivi. Così aumenta
lʼofferta di mercato, il prezzo diminuisce e diminuiscono i profitti, fino a 0. Se ci sono
perdite, le imprese escono, dunque lʼofferta di mercato diminuisce, il prezzo aumenta e
aumentano i profitti, fino a quando la perdita è 0. In questo meccanismo lʼunico equilibrio
si ha quando chi è dentro è dentro e chi è fuori è fuori, dunque quando non ci sono
incentivi neʼ per entrare neʼ per uscire. Lʼequilibrio è dunque il punto in cui ogni impresa ha
profitti zero.
Ricapitolando:
Prospettiva profitti + : si entra, cresce lʼofferta, si riduce p, si riducono i profitti
Prospettiva profitti - : si esce, diminuisce lʼofferta, sale p, salgono i profitti
Equilibrio : profitti = 0.
E quando si hanno profitti = 0? Profitto = (P-CmeT) x Q. Ho profitti = 0 se P = CmeT.
Lʼunico equilibrio sa aspettarsi in concorrenza perfetta NEL LUNGO PERIODO è quello in
cui i profitti sono = 0. Caratteristica della concorrenza perfetta data la libertà di entrata e di
uscita. Questo meccanismo è detto “paradosso del profitto”.
Cosa può fare lʼimpresa che nel lungo vuole profitti diversi da zero? Ostacolare lʼentrata:
se ostacola attua la rendita di posizione e non si ha più concorrenza perfetta. Lʼimpresa
può solo abbassare i propri costi di produzione. Laddove vi è profitto 0 se lʼimpresa
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diminuisce i propri costi ottiene profitti positivi. La concorrenza è il massimo incentivo


allʼabbassamento dei costi dunque.
Lʼimpresa, in questa ottica, entra nel mercato solo se i suoi costi sono < al prezzo. Le
imprese entrano fino al punto in cui p = loro costi così che il profitto = 0. Se chi è già
dentro ha costi più bassi avrà sempre maggiori profitti.

Il prezzo di una impresa è uguale al costo marginale nel breve periodo, nel lungo o
in entrambi? Perchè?
In concorrenza perfetta il prezzo p è uguale al costo marginale quando si ha il massimo
profitto (che in questo punto è appunto massimo, non è detto sia positivo). In
corrispondenza del punto per cui p= cmg, il rmg = p = rme. Lʼobiettivo dellʼimpresa, breve
e lungo periodo, è la massimizzazione del profitto.

Il prezzo di una impresa è uguale al costo medio totale nel breve periodo, nel lungo
o in entrambi? Perchè?
Se p = cmet allora il profitto = 0. Nel lungo periodo il profitto 0 rappresenta il punto di
equilibrio date le caratteristiche di concorrenza perfetta (libertà di entrata e uscita ad
esempio). Nel breve può esserci profitto 0 e addirittura profitto negativo, purché il cashflow
sia positivo ovvero purché le entrate monetarie siano superiori ai costi variabili e
permettano di coprirli.

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