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Mondo e Missione
dicembre 2006
«La fuga dei cervelli si combatte innanzitutto restituendo al povero la sua dignità e
mettendolo in condizione di esprimere le proprie potenzialità. Prima che aiuti economici e
infrastrutture, occorre investire sulle donne e sugli uomini concreti, dando loro la possibilità
di riscattarsi dalla miseria. L’Economia di comunione si muove precisamente in questa
direzione».
A parlare in questi termini non è un missionario o un dirigente di qualche ONG, ma un
economista: il professor Luigino Bruni, docente di Economia politica alla Bicocca di Milano.
Nonostante la giovane età, Bruni è uno dei teorici dell’Economia di comunione, nata in seno
al Movimento dei Focolari, e da anni coordina il progetto a livello internazionale. Mondo e
Missione lo ha intervistato a fine ottobre, all’indomani dell’inaugurazione del Polo Lionello
Bonfanti a Loppiano, storica località dei Focolarini italiani. È, questa, l’ultima di una serie di
iniziative nate da quel sogno di “economia alternativa” che va sotto il nome di EdC, ossia
“Economia di comunione”.
Ad esempio?
In Brasile abbiamo avviato contatti interessanti con il governatore dello Stato del
Cearà (Fortaleza) con l’obiettivo di dar vita a un progetto per un milione di contadini e creare
sviluppo nella zona, in una logica di comunità (che in Brasile conosce una tradizione
significativa), anziché di capitalismo individualista di marca statunitense. Si tratta, beninteso,
di una vera e propria iniziativa imprenditoriale, un passo oltre l’economia solidaria (basata
solo sull’artigianato) e le cooperative. Qui siamo in presenza di imprenditorialità. Questo
progetto, attivo da tre anni, si chiama “Economia umana e di reciprocità” e - come dice il
nome stesso - le sue basi culturali sono mutuate dall’EdC. Un’iniziativa messa in atto con
successo è il progetto “capra nostra”, che esisteva già, ma è stato rilanciato. Vengono regalate
delle capre alle varie famiglie, ma esse diventano proprietarie del bene solo quando donano ad
altre famiglie due cuccioli: un tipico esempio di reciprocità. Con questo meccanismo, che
chiama in causa la responsabilità del beneficiato e valorizza il tessuto sociale locale, sono
state distribuite ben 10 mila capre.
Nelle Filippine c’è un’altra esperienza interessante...
È una iniziativa di microcredito, è una banca (Bankgo Kabayan) che fa micro-finanza
sul modello della Grameen Bank e coinvolge principalmente donne (è la terza istituzione del
genere nel paese per volume d’affari): circa 200 dipendenti, 9 filiali, 250 progetti, ciascuno
dei quali coinvolge una cinquantina di persone.
Infatti. Non a caso assistiamo alla fuga di cervelli da Sud a Nord: un fenomeno
che rischia di ipotecare il futuro di molti Paesi poveri. Qual è la sua ricetta?
I cervelli fuggono perché il Sud è visto principalmente come problema. A nessuno
piace sentirsi considerato svantaggiato e diventa inevitabile che chi ha le possibilità cerchi un
destino migliore. Occorre spezzare questo trend. Da questo punto di vista, l’EdC insiste sulla
necessità di investire sui Paesi poveri soprattutto nell’ambito della formazione. Le faccio
l’esempio del Brasile: vi sta nascendo un’università, legata all’EdC, che ha come obiettivo
precisamente l’incremento del livello di formazione.
Nel suo discorso a Loppiano lei ha sostenuto che l’EdC si colloca su una scia di
“economia nuova” che ha dietro di sé una storia millenaria. Dunque, una modalità
alternativa di vivere i rapporti economici ma che viene da lontano.
È così. La storia economica e civile, non può essere compresa e raccontata
correttamente senza prendere in considerazione l’azione dei carismi: esperienze economiche
nate dalla gratuità, che hanno avuto importanti effetti anche economici, di civilizzazione e
continuano ad averne anche oggi. Penso al rivoluzionario “ora et labora” benedettino, al
contributo importante del movimento francescano all’economia medievale, alla nascita del
movimento cooperativo nell’Ottocento… L’EdC è una di queste esperienze, una fioritura di
un albero millenario.
Cosa risponde all’obiezione di chi sostiene che il Polo Bonfanti (e gli altri
analoghi nel mondo) rappresentano un’isola felice, un’oasi lontana dalle contraddizioni
e dai problemi dell’economia “normale”?
L’esperienza di questi quindici anni dice esattamente il contrario: il Polo non è un
modo per fuggire la città degli uomini, anzi. I Poli dell’EdC diventano dei nodi di una rete,
dei connettori di reciprocità, dei costruttori del civile, della città di tutti gli uomini. I
monasteri e i conventi sono stati le colonne della civiltà medioevale: monaci e frati erano
chiamati a scrivere gli statuti delle città, a creare università, a scrivere i primi trattati di
commercio e di contabilità: ma erano fuori della città per poterla servire di più, con maggiore
efficacia. L’economia di mercato moderna ha separato troppo il mercato e l’economia dalla
città (pensiamo alle city, alle zone industriali, ai club per imprenditori). Per questo l’EdC e i
suoi poli “separati”, in realtà riunificano, riportano l’economia nel cuore di una città nuova, e
la mettono in vitale rapporto con essa.
***
Chi è
Nato ad Ascoli Piceno nel 1966, Luigino Bruni si è laureato nel 1989 in Economia ad Ancona. Quindi ha
conseguito il dottorato in storia del pensiero economico a Firenze; successivamente ha compiuto studi alla
London School of Economics, e quindi a Norwich, dove ha conseguito un PhD in scienze economiche. Dal 2004
è professore associato di Economia politica dell’Università di Milano-Bicocca. Nella sua attività accademica si
occupa principalmente dei fondamenti etici e antropologici del discorso economico. Nel 1998 ha ricevuto da
Chiara Lubich il mandato di dedicarsi al coordinamento dell’EdC nel mondo. Per assolvere tale compito, ogni
anno Bruni compie vari viaggi nel mondo, tenendo corsi di formazione e incontri per operatori, imprenditori,
docenti universitari. L’ultimo libro di Bruni, dedicato ai principi-cardine di EdC, si intitola “Il prezzo della
gratuità” (Città nuova, pp. 176, 12 euro). Il testo ruota attorno a una tesi che può suonare provocatoria se non
fosse confermata dai fatti: ossia che il principio di gratuità - anziché relativo solo alla sfera privata - debba
trovare spazio di espressione anche nelle relazioni d’affari e nei rapporti economici. Per il bene stesso
dell’economia.
I NUMERI
- Oltre 200 imprese affiliate all’EdC in Brasile, dal ’91 a oggi, che garantiscono decine di migliaia di posti di
lavoro
- 30 per cento degli utili: viene devoluto a un fondo speciale di solidarietà per le necessità degli indigenti