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10 APPUNTI PER LALTERNATIVA. IN BASSO IL LUOGO. GLI OPPRESSI LA PARTE. A SINISTRA


LA DIREZIONE.
marted, 13 gennaio, 2015 10:59 0 commenti
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Autore:
Redazione
Tags:
Act Riccio sinistra
10644557_10152882197828678_3035882984055186489_nVogliamo cambiare le nostre vite
, smettere di essere spettatori, unire i legami sociali frammentati da povert e p
recariet, riconquistare la democrazia e il senso dellagire politico per renderli d
i nuovo uno strumento nelle mani di chi, come noi, vuole e ha bisogno di unaltern
ativa concreta.
Non vogliamo ricostruire la sinistra; non ci interessa unire una parte politica
ricomponendo frammenti. Vogliamo invece organizzare una parte di societ, forse an
cor pi frammentata. Quella parte sempre pi vasta, sempre pi povera, sempre pi oppres
sa e sfruttata, che subisce gli effetti della lotta di classe dallalto. Una parte
di societ sicuramente non facile da organizzare, priva di unidentit pronta alla ri
composizione e magari poco disponibile a rifiutare lo scontro tra ultimi e penul
timi. Una parte piena di contraddizioni, disillusa, spesso arrabbiata, a volte r
assegnata, che cerca costantemente qualcuno a cui delegare la propria indignazio
ne, ma che al tempo stesso non disposta a fidarsi di nessuno. Una parte sempre m
eno avvezza alla partecipazione, sempre pi distante dalla politica e di cui spess
o la politica stessa si dimentica. la parte in cui siamo anche noi e quelli che,
come noi, alla vita politica vorrebbero partecipare, ma che spesso sono privi d
i luoghi, di strumenti, a volte persino di parole. Una enorme parte di societ: un
intero popolo orfano di politica, identit, speranza.
Per diventare il punto di riferimento di una parte serve anzitutto fare scelte d
i parte, senza ambiguit. Serve organizzarsi dal basso con chi in basso vive, non
per elevare alcuni sopra gli altri, ma per costruire unalternativa di societ, un a
ltro mondo, possibile e ormai necessario.
Questi appunti non sono rivolti tanto a chi, costantemente o a cicli alterni, di
scute di come costruire la sinistra, ma soprattutto a chi, nonostante tutto, non h
a mai smesso di considerare la politica uno strumento collettivo che davvero pu i
ncidere sulle ingiustizie e cambiare le vite di tutti e di ciascuno. Ci rivolgi
amo a chi ci ha creduto e ormai non ci crede pi, a chi ci spera ancora nonostante
tutto, a chi ci prova ma si sente solo, a chi sente la responsabilit di doverci
provare ancora ma non sa da dove cominciare.
un contributo alla discussione che vorremmo aprire con tante e tanti, da nord a
sud, e che porteremo in tutte le sedi di discussione pubblica utili, dovunque ci
sia possibilit e volont di costruire uno spazio nuovo e alternativo al neoliberis
mo. Non chiediamo di sottoscriverlo, ma di leggerlo e diffonderlo, di interloqui
re, alimentando il confronto e moltiplicando le occasioni di discussione. Insomm
a il nostro un invito a partecipare, a provarci insieme.
1. LE MACERIE

LItalia entrata nel suo settimo anno di recessione. Nel 2008 gli individui che vi
vevano sotto la soglia di povert assoluta erano 2 milioni 893mila, nel 2013 pi del
doppio, 6 milioni 20mila. Dal 2008 al 2013 ci sono 1 milione di occupati in men
o. Quattro presidenti del Consiglio si sono succeduti in questi sei anni: lItalia
ha sottoscritto e mantenuto tutti gli impegni e le condizioni concordate a live
llo europeo, ai cittadini italiani sono stati imposti sacrifici di ogni genere,
listruzione, la sanit e il welfare in generale sono stati ridotti ai minimi storic
i, eppure i benefici promessi non sono arrivati, la luce in fondo al tunnel non
c. Il tasso di disoccupazione al 13,4%, la disoccupazione giovanile al 43,9%, il 3
5% dei lavoratori a tempo determinato percepisce un reddito inferiore alla sogli
a di povert, il 47% dei disoccupati povero o a rischio povert, il 10% pi ricco det
iene circa il 46% della ricchezza totale delle famiglie italiane. I dati non fan
no altro che confermare la realt di ogni giorno: le fabbriche continuano a chiude
re, le aziende falliscono, la disoccupazione aumenta, i giovani emigrano, si amp
liano le disuguaglianze. Nulla cambia, tutto peggiora.
2. I ROTTAMI
Le promesse del rottamatore continuano sistematicamente a non avverarsi, ma Renz
i persevera nel rilanciare con promesse sempre nuove, in un folle bluff sulla pe
lle delle persone. Ogni giorno arrivano annunci su annunci, attacchi su attacchi
, polemiche su polemiche, in un teatrino nel quale Renzi vuole interpretare tutt
e le parti in commedia: il rivoluzionario e il conservatore, il governo e lopposi
zione, lerede di Berlusconi e quello di Berlinguer. La macchina della campagna el
ettorale permanente del presidente del Consiglio sceglie di volta in volta lavver
sario pi comodo e delegittimato, dai vertici sindacali alla presunta sinistra del
suo partito, ai media non ancora sufficientemente asserviti ai professoroni; tu
tto nella speranza di prendere tempo, in vista di una mitica ripresa economica c
he dovrebbe piovere dal cielo e salvarci.
3. IL TEATRO
Renzi aveva promesso di cambiare lEuropa in sei mesi. Del semestre italiano di pr
esidenza europea, invece, non rester alcuna traccia. Nelle misere cronache politi
che in salsa italica lEuropa resta solo lennesimo teatro della politica-spettacolo
, utile a conservare il consenso nascondendo la polvere sotto il tappeto, nellevo
cazione di uno scontro solo immaginario contro le tecnocrazie europee.
Renzi non si oppone allausterity, ma lausterity si oppone a Renzi: allinterno dei p
aletti concordati a livello europeo, neanche i pur timidissimi tentativi del gov
erno di immettere un po di risorse nelleconomia e avviare un processo di redistrib
uzione sono possibili. Se non saltano i vincoli del fiscal compact e, in general
e, le politiche di austerity che restringono lintervento pubblico nelleconomia, ne
ssun muramento possibile, neanche il riformismo allacqua di rose dellattuale presi
dente del Consiglio. La tattica renziana di mercanteggiare con lEuropa, scambiand
o le riforme strutturali che llite finanziaria internazionale richiede (la precarizz
azione totale del lavoro con il Jobs Act e la svendita di beni comuni e territor
io con il decreto Sblocca Italia) con presunti allentamenti dei vincoli, sta mis
eramente fallendo. Di fatto, lItalia, come il resto del Sud dEuropa, sta diventand
o sempre pi un nuovo terreno di conquista per il neoliberismo pi sfrenato, sotto i
l ricatto delle lobby finanziarie esattamente come lAmerica Latina sotto i piani d
i aggiustamento strutturale del FMI.
La resistenza a questo gigantesco tentativo di espropriazione in atto nelle piaz
ze come nelle urne, e il suo punto pi avanzato a livello istituzionale sicurament
e la Grecia, le cui prossime elezioni politiche del 25 gennaio possono rappresen
tare un punto di svolta per tutto il continente, con la possibilit che, per la pr
ima volta, una forza di opposizione e alternativa al neoliberismo vada al govern
o.
Il campo di lotta quello europeo. Le lite europee e finanziarie stanno cercando c
on ogni mezzo di impedire che tale possibilit si realizzi in Grecia cos come in Sp
agna. La sfida che riguarda tutti semplice ed enorme: rompere lo schema della po

litica-spettacolo che ci vuole spettatori e non cittadini e aprire una nuova fas
e nella politica europea, non per fare come Podemos o come Syriza, ma per lottare co
n Podemos e con Syriza per unalternativa europea, contro i rancorosi rigurgiti na
zionalisti e xenofobi, per riconquistare la democrazia come strumento di autodet
erminazione, per la sovranit popolare prima ancora che nazionale.
4. SERVE LOPPOSIZIONE SOCIALE
Questo autunno stato caratterizzato dalla ripresa dellopposizione sociale: dai co
rtei studenteschi del 10 ottobre alla piazza della Cgil del 25 ottobre, dallo sc
iopero sociale del 14 novembre allo sciopero generale del 12 dicembre, dalle man
ifestazioni contro lo Sblocca Italia e le trivellazioni alla miriade di vertenze
dellItalia in crisi, visibile la presenza di un dissenso diffuso nella societ nei
confronti delle politiche del governo. Si tratta di conflitti articolati e diff
erenti, ma comunque capaci di mettere in palese difficolt un governo che vive di
promesse patinate e politiche opposte a quanto dichiarato, un governo che pare i
ncapace di gestire la minima espressione di dissenso: la coperta troppo corta.
Nei prossimi mesi ci saranno appuntamenti e occasioni di mobilitazione important
i: lopposizione necessaria ai decreti attuativi del Jobs Act, la manifestazione e
uropea di Francoforte in occasione dellinaugurazione dellEurotower, linaugurazione
dellEXPO il primo maggio, il social forum mondiale a Tunisi.
Per Renzi la vita una successione di scontri, di gufi e nemici cui addossare le
colpe non solo della propria inadeguatezza, ma dellintera sua gattopardesca propo
sta politica. Nonostante ci #renziscappa sempre pi spesso da ogni contestazione: R
enzi ama lo scontro e la sua narrazione, ma teme il conflitto nella realt.
Oggi pi che mai non pensabile una vera alternativa politica senza che il conflitt
o sociale, attraversando le strade, le scuole e i luoghi di lavoro delle grandi
e piccole citt sveli la vera natura di questo governo e modifichi in profondit il
consenso attorno alle sue politiche, aprendo spazi per cambiamenti profondi nei
rapporti di forza italiani ed europei. Allo stesso tempo non pi pensabile un conf
litto sociale che non trovi nel quadro politico una forma di espressione vera, e
fficace, non strumentale, in un intreccio di convergenze con le lotte e vertenze
aperte oggi in Italia, che ridefinisca i rapporti tra sociale e politico.
5. SERVE LALTERNATIVA POLITICA
Il 25 ottobre, per la prima volta, centinaia di migliaia di lavoratori convocati
dalla CGIL sono scesi in piazza contro un governo a guida PD. Poche settimane d
opo, alle elezioni regionali in Emilia Romagna e Calabria, nessuna proposta poli
tica ha rappresentato in maniera convincente e diffusa quel dissenso. La distanz
a tra i cittadini e la politica non mai stata cos ampia. Nella societ, la scission
e tra il vertice del Partito Democratico e quel suo popolo che da sempre chiede
cambiamento e giustizia possibile, e in parte gi avvenuta; ma ci non vuol dire che
qualcuno sia in grado di raccoglierne gli effetti. Tanti hanno evidenziato quan
to possa essere ampio lo spazio politico ed elettorale alla sinistra del PD, ma
la sua effettiva esistenza non un dato geometrico: non sar un semplice automatism
o meccanico e di certo non pu essere frutto di operazioni verticistiche interne a
l ceto politico.
Non si pu costruire un soggetto politico organizzato senza la mobilitazione delle
piazze, senza un conflitto sociale che risvegli le coscienze e riapra la sfida
al governo sul piano del consenso. Allo stesso tempo c bisogno che il conflitto si
a portato a tutti i livelli, fin dentro le istituzioni, fino a farsi forza di go
verno e di cambiamento, attraverso un soggetto politico che restituisca il poter
e ai cittadini.
Attendere le scadenze elettorali nella speranza che lurgenza di oltrepassare uno

sbarramento o linerzia della competizione risolvano da sole i problemi dellunit e d


ellalternativa significa non comprendere laltezza della sfida che abbiamo di front
e.
Non basta la rappresentanza, se questa rappresentanza non esprime un soggetto ch
e esiste e agisce anche prima e dopo le elezioni, non delegando tutto agli elett
i ma costruendo davvero un nuovo modo di fare politica.
Se lambizione quella della resistenza e dellalternativa allausterity e al neoliberi
smo, allora non abbiamo bisogno di una forza politica per eleggere qualcuno da q
ualche parte; abbiamo bisogno della forza politica di fermare lattacco ai diritti
dei pi deboli e invertire la tendenza.Abbiamo bisogno di una forza politica e no
n di una debolezza politica, abbiamo bisogno di uno strumento efficace funzional
e al cambiamento delle condizioni materiali delle nostre vite. Abbiamo bisogno d
i unorganizzazione collettiva che ci renda abbastanza forti da vincere la battagl
ia che dallalto ci stanno facendo. Questa battaglia va condotta nelle piazze, sul
territorio, nel parlamento e al governo, ed per questo che serve che le donne e
gli uomini che hanno voglia e bisogno di reagire abbiano forza politica a tutti
questi livelli. Per questo serve che ci sia un soggetto politico di alternativa
in grado di fare dellItalia il perno di unalleanza che faccia saltare i paletti d
ellausterity e riscriva le politiche europee, riavviando le leve della spesa pubb
lica per creare lavoro nuovo, rispondere ai bisogni collettivi e rendere davvero
esigibili i diritti fondamentali, costruendo unopportunit di uscita dalla crisi s
ulla base di un nuovo modello di sviluppo, fondato sulla centralit della conoscen
za e la giustizia ambientale.
Davanti a una sfida cos grande non possiamo accettare di dover scegliere tra una
sinistra senza senso e consenso, che sceglie di non lanciare sfide egemoniche pe
r paura di perdere la propria identit e ambisce a malapena a superare lo sbarrame
nto, oppure una sinistra che pur di superarlo sceglie di smettere di essere tale
, perdendo la propria identit e il proprio senso in nome del consenso o del gover
no a tutti i costi.Diventare maggioranza non vuol dire diventare come la maggior
anza. Serve una sinistra radicalmente alternativa e al contempo davvero maggiori
taria.
6. LALTERNATIVA DEVESSERE NUOVA
Se la frase il jobs Act la riforma pi di sinistra di sempre ci fa scappare una risa
ta, non possiamo sottovalutare la mutazione del significato profondo delle parol
e, della trasformazione delle categorie politiche, del tanto veleno che riempie
i pozzi e acceca lo sguardo.
Tanti non hanno mai conosciuto una sinistra di cui avere nostalgia; chi lha conos
ciuta ne ha il ricordo annebbiato. Serve una sinistra che provi a usare un po men
o la parola sinistra e piuttosto a fare un po pi cose di sinistra.
Se il sistema politico non rappresenta la societ e ne anestetizza le spinte verso
il cambiamento, questo sistema va rotto dallingresso dirompente di qualcosa mai
visto prima. Dopo anni di fallimenti, sconfitte o vittorie trasformate in sconfi
tte non possiamo pensare sia possibile affidare le sorti della sinistra che non
c a semplici operazioni di maquillage. Serve coinvolgere a partire non solo da chi
fa politica in basso basso, ma da fuori, ovvero da chi oggi escluso dalla parte
cipazione politica. Non basta unire ci che gi organizzato, ma coinvolgere ed organ
izzare ci che pu essere unito.
Alle elezioni europee del 25 maggio scorso, per la prima volta dal 2008, nel cam
po della sinistra finora detta radicale si assistito a uninversione di tendenza: ta
nte storie diverse rinunciavano in parte al proprio percorso per tracciarne uno
nuovo, ridando credibilit a una proposta politica di sinistra, invertendo la tend
enza nel crollo del consenso, ritornando a crescere seppur solo nelle percentual

i e superando cos lo sbarramento elettorale.


La campagna elettorale de LAltra Europa con Tsipras stata unoccasione importante d
i rimescolamento di appartenenze ormai logore e di attivazione di energie che la
politica, fino ad allora, aveva mantenuto ai margini. Lanalisi dei voti e delle
preferenze, citt per citt e provincia e per provincia, mostrava alcune cose sempli
ci: tanti giovani votavano per la nostra lista (l8% secondo lIstituto Cattaneo), m
olti altri tra i nostri potenziali soggetti di riferimento sceglievano altre str
ade, tra cui lastensione, i nostri elettori non si riconoscevano pi nelle vecchie
distinzioni e volevano essere rappresentati da persone nuove, credibili, non com
promesse con i fallimenti di questi anni. Si apriva lo spazio per dare vita a un
a storia nuova e appassionante. Tali potenzialit sono state soffocate proprio dal
la rinuncia a voltare pagina in maniera netta, cedendo a rancori e particolarism
i che non ci appartengono. Si dilapidata lunitariet del percorso e prima ancora la
fiducia di tanti elettori basata sulla percezione, faticosamente costruita, di
essere diversi dagli altri.
Lessere immuni alla becera retorica della rottamazione non pu essere lalibi per non
cambiare mai nulla. Serve il coraggio di intraprendere una strada nuova, serve
la rinuncia a rendite di posizione ormai esaurite e linvestimento in un processo
di vero cambiamento.
In un contesto cos complesso non basta soltanto un semplice, pur se inevitabile e
urgente, rinnovamento dei gruppi dirigenti della sinistra politica e sociale; s
erve una discontinuit vera e evidente. necessario edificare una sinistra che sa
ppia fronteggiare in maniera credibile la sfida di cambiare i rapporti di forza,
reinventare le parole, organizzare la parte di societ che in basso subisce e si
impoverisce, contro chi in alto decide e si arricchisce. Non basta una sinistra
dei nuovi, serve una sinistra nuova. Serve che tale rinnovamento riguardi prima
di tutto la cultura e il profilo politico, che sia frutto di un processo vero i
n cui irrompano forze ed energie oggi ridotte a disincantate spettatrici di una
sinistra percepita come estranea o inutile.
7. LALTERNATIVA DEVESSERE RADICALE
Nella politica polarizzata della crisi economica, non c spazio per la moderazione.
Posizioni ambigue, contorte e compromissorie, semplicemente non hanno cittadina
nza tra i milioni di cittadini delusi e arrabbiati che intendiamo organizzare. A
nni di tatticismo esasperato hanno letteralmente sfiancato le persone, che non s
anno neanche pi come sia fatta una parola chiara, una posizione netta, una propos
ta comprensibile e riconoscibile.
Non si tratta di urlare pi forte, di unirsi allestremismo parolaio di cui i conser
vatori Berlusconi e Renzi sono grandi esperti, di partecipare alla guerra civile
simulata di Grillo e seguaci.
Si tratta di rendere evidente, in ogni occasione e senza la minima possibilit di
fraintendimento, la propria diversit rispetto a quel mondo a cui si contrappone e
di farlo a partire dalle posizioni, non dai posizionamenti. Pi politica, meno po
liticismo.
Si tratta di portare avanti posizioni innovative e radicalmente alternative risp
etto al sistema in disfacimento in cui ci troviamo. Si tratta di avere il coragg
io di identificare gli avversari nellausterity, nella globalizzazione neoliberist
a, nelle classi dirigenti e nelllite finanziaria internazionale e di invitare i ci
ttadini a considerarli tali e ad agire, preparandosi per legittima difesa a una lo
tta politica contro ogni forma di povert e sfruttamento e per la giustizia social
e e la redistribuzione delle ricchezze, una battaglia che non prevede sconti n ge
ntilezze.
La critica del populismo non pu diventare paura del popolo, paura di dire le cose
come stanno, rinuncia a essere e apparire diversi, non omologati, radicalmente
alternativi al sistema contro cui lottiamo. Lattenzione alla complessit e alle sfu
mature non pu diventare lincapacit di prendere posizioni nette, di parlare la lingu
a della concretezza, di misurarci con il fango e le miserie della realt che ci ci

rconda senza imbellettarli.


Nessuno, neanche per sbaglio, deve poterci confondere con quelli a cui ci opponi
amo, parlando con noi per strada come guardandoci per mezzo minuto in tv. Devesse
re chiaro che stiamo proponendo un punto di vista completamente diverso rispetto
a quello dominante e che siamo in grado di perseguire tali idee fino in fondo.
8. LALTERNATIVA DEVESSERE CHIARA, COMPRENSIBILE E CREDIBILE
Avevamo e abbiamo ragione sulla critica alla finanziarizzazione delleconomia, sul
disastro ambientale, sugli effetti della precariet sulloccupazione oltre che sull
a vita delle persone, sulla necessit di investire in istruzione e innovazione, ma
non abbiamo fatto diventare maggioritarie nella societ e nel corpo elettorale ta
li ragioni. Avere ragione non ci basta. La politica non riducibile alla sola, pu
r importante, testimonianza delle idee, non avere ragione, ma essere efficaci ne
lle battaglie che conduciamo dalla parte della ragione.
Bisogna essere in grado di trasformare un punto di vista in realt. Se c una cosa ch
e sia lesperienza fatta durante la campagna elettorale per le elezioni europee si
a il successo di Podemos in Spagna ci raccontano questa: se diciamo cose vere, g
iuste e diverse da ci che dicono gli altri, in maniera nuova, le persone ci ascol
tano; e poi ci domandano come abbiamo intenzione di fare ci che diciamo, e ci gua
rdano bene in faccia per capire se ce la possiamo fare.
Essere radicali e credibili significa uscire dalla dicotomia per cui o dici cose
bellissime ma non sei in grado di realizzarle oppure dici che quelle cose belli
ssime sono irrealizzabili e ti pieghi alla logica dellesistente.
Spesso viene evidenziato come tra le forze della sinistra organizzata vi sia una
sostanziale identit di vedute. vero.
Spesso viene evidenziato come le singole posizioni della sinistra e dei moviment
i siano proposte ragionevoli, di buon senso, con basi economiche fondate. vero.
Queste idee sono parte di unidea complessiva di societ, ma anche quando attorno ad
esse otteniamo un vasto consenso dopinione, come nel caso del referendum sullacqu
a pubblica, poi ci non si traduce in un dato elettorale nella contesa per la loro
rappresentanza istituzionale. solo colpa dellinadeguatezza dei contenitori e del
le classi dirigenti? No, non solo.
Spesso i programmi elettorali sono considerati solo un orpello, una sezione di u
n sito internet, uninformazione per pochi elettori attenti delegata a qualche sag
gio o dirigente politico. Se le categorie politiche sono svuotate di senso, se t
utto definibile di sinistra, allora per trovare senso e consenso serve partire dal
la proposta politica e programmatica. Prima ancora di essere quelli di sinistra se
rve essere identificati come quelli che dicono cose giuste, chiare e realizzabili
, nellinteresse dei pi deboli e quindi della collettivit.
Siamo dentro una crisi epocale della democrazia rappresentativa. Le istituzioni
rappresentative sul piano nazionale ed europeo sono state svilite e svuotate, ne
gli enti locali mancano le risorse necessarie a politiche sociali di base, se il
consenso comincia a virare verso le forze di alternativa e se si prova a deviar
e leggermente dai rigidi dettami neoliberisti interviene il pilota automatico o
la violenza della finanza speculativa.
Se il quadro della politica istituzionale e della competizione elettorale cos com
plesso, allora ci va comunicato ai cittadini in maniera onesta, indicando loro qu
al la via credibile per lalternativa, in che mondo si intende fare di quelle isti
tuzioni strumenti di cambiamento.
La presenza nel terreno istituzionale pu essere oggi anche un potente strumento d
i amplificazione delle proprie istanze, necessario per affrontare con pi frecce n
ellarco lo scontro mediatico e pubblico della politica spettacolo in cui i cittad
ini vengono ridotti a spettatori e la rappresentazione ha soppiantato la rappres

entanza.
Un partito degli eletti, dei rappresentanti istituzionali, un partito comitato e
lettorale, inutile esattamente come i partiti senza o con pochissimi rappresenta
nti istituzionali.
Resta imprescindibile lesigenza di avere in tempi rapidi un luogo composito e com
une in cui i rappresentanti istituzionali a qualunque livello mettano in campo p
ratiche di confronto e co-decisione definite utilizzando democrazia digitale e p
ercorsi di analisi collettiva e assembleare, in cui tutti coloro che si riconosc
ono nellesigenza di un movimento politico organizzato per lalternativa possano con
frontarsi sul cammino collettivo da cominciare.
Serve costruire un soggetto generale che organizzi una parte di societ per condur
re una lotta politica non residuale dentro e fuori le istituzioni, puntando a no
n assecondare il verso come fanno Grillo e Renzi inseguendo il senso comune, ma ca
mbiandolo radicalmente con una vera e propria battaglia per legemonia.
9. COSA SI PU FARE DAL BASSO E COSA DALLALTO
Nella frammentazione generale del lavoro e nella disgregazione complessiva della
societ abbiamo bisogno di un soggetto generale organizzato, un soggetto politico
di massa, popolare, democratico, radicalmente alternativo al pensiero egemone,
che si ponga lobiettivo di una lotta per unidea di societ che rompa le catene del n
eoliberismo, dello sfruttamento e delle disuguaglianze. Non ci basta una sinistr
a unita, abbiamo bisogno di una sinistra che unisca. Non dobbiamo mettere insiem
e semplicemente chi prova a condurre tale lotta, dobbiamo richiamare e unire col
oro che non ci provano pi o non ci hanno mai provato. La battaglia pi importante c
ontro la rassegnazione.
Chiediamo a chi vuole costruire questa alternativa di fare spazio, di allargare
i luoghi e i tempi della partecipazione e della decisione rendendoli accoglienti
per chi ancora guarda con diffidenza la politica. Al tempo stesso, dobbiamo chi
edere alle tante e ai tanti impegnati in importanti percorsi di movimento, sinda
cato e associazionismo di fare un passo avanti: perch il lavoro quotidiano sul te
rreno del sociale fondamentale per resistere alla crisi e alle politiche neolibe
riste, ma non pi sufficiente; perch nessuno potr dare voce a quelle istanze se cias
cuno non decide di assumere su di s il proprio pezzo di responsabilit collettiva.
La trasformazione dei soggetti politici in macchine elettorali pi o meno efficaci
sotto gli occhi di tutti. La favola del modello liquido stata funzionale solo a
llulteriore slittamento dei rapporti di forza a nostro svantaggio. Non bisogna ad
attare la propria struttura a una societ sempre pi frammentata; serve invece pi org
anizzazione, organizzazione capace di inserirsi negli interstizi, tra le mille s
olitudini, adatta alle forme di lavoro e ai tempi di vita della contemporaneit. D
unque un modello organizzato, ma che sia allo stesso tempo solido e plurale, eff
icace e accessibile dai singoli, dalle loro competenze, dai loro desideri e dal
proprio impegno dentro una forte dimensione collettiva. La nuova sinistra da co
struire deve essere realmente un soggetto di massa, popolare, democratico, non e
terodiretto o diretto dallalto, radicato, ed efficace nella propria azione.
Dentro la crisi della rappresentanza, se si intende riconquistare la democrazia
bisogna anzitutto praticare la democrazia, non solo nella parvenza e nellestetica
della partecipazione, ma nella pratica quotidiana, nella trasparenza di ogni sc
elta e nella possibilit per tutti di organizzarsi per cambiarla in un costante pr
ocesso di codecisione; nei territori come a livello europeo, nelle sedi come nel
web, usando appieno tutte le buone prassi di confronto e le pi avanzate forme di
democrazia digitale. Gli eletti su tutti i livelli dovrebbero mettersi a dispos
izione fin da subito di processi veri di codecisione, assembleari e sul web. Bis
ogna per sapere che la partecipazione non la panacea di tutti i mali. In una soci
et sempre pi spoliticizzata non si pu solo delegare la scelta a un indistinto corpo

di riferimento: bisogna invece formarsi insieme, analizzare insieme, discutere


insieme, decidere insieme. A fianco di un processo partecipativo serve una grand
e iniziativa tesa a ripoliticizzare la societ.
Serve avviare da subito una vera e propria Carovana dellAlternativa, che mettendo
in rete competenze individuali e collettive attraversi lItalia facendo tappa nei
luoghi simbolici e reali della crisi e delle vertenze in campo, parlando e racc
ogliendo contributi tanto dai ricercatori universitari quanto dai passanti in un
a piazza, dialogando con le forze attive sui territori e mettendole in connessio
ne con chi si impegna sugli stessi temi e direzioni, tanto nelle piazze quanto n
elle istituzioni in tutta Europa, raccogliendo lelaborazione delle reti sociali e
di movimento, dei sindacati, dei circoli, di assemblee e di singoli, organizzan
do la discussione per consentire anche a tutti di partecipare con meccanismi vir
tuosi di attivazione e mobilitazione.
Da questo percorso di partecipazione e da quanto di simile stato gi sperimentato
dovr scaturire lelaborazione di un vero e proprio programma dalternativa, credibil
e, comprensibile, dirompente, quindi efficace, che getti basi solide per uno spa
zio pubblico dellalternativa che non sia solo una lista elettorale per le prossim
e elezioni politiche.
La Carovana dellAlternativa dovrebbe utilizzare al meglio gli strumenti della dem
ocrazia digitale, su cui e con cui diversi gruppi (da Digitsipras in Italia a Po
demos in Spagna) lavorano da tempo. Si potrebbe cominciare rendendo prima possib
ile operativo, aperto, e accessibile qualcosa di simile a quello che il document
o di Human Factor propone come albo della nuova sinistra e che noi crediamo non de
bba essere altro che uno spazio pubblico dellalternativa, plurale, unificante, de
mocratico e attrattivo, in cui organizzare e condividere un cammino comune, in p
rimis quello della Carovana.
Liniziativa politica quotidiana si deve sviluppare su tre ambiti di azione: il mu
tualismo per agire e resistere nel presente, la rappresentanza per cambiare limme
diato futuro, il conflitto sociale e lorganizzazione popolare per costruire il fu
turo che vogliamo. Non abbiamo bisogno di semplici sedi, ma di luoghi in cui sia
possibile coniugare lattivit mutualistica, lassistenza, il coworking con la produz
ione e diffusione culturale, con la formazione politica, il lavoro nei quartieri
e lattivit politica e istituzionale. Fare come Syriza vuol dire prima di tutto gu
ardare a quel modello di radicamento nella societ e sul territorio.
Individuare lEuropa e il piano internazionale come spazio della lotta politica, p
orsi sfide ambiziose su temi elevati, non vuol dire certo astrarsi fuori dalle c
itt e rinunciare allimpegno sui territori dove si svolge la vita quotidiana che vo
gliamo cambiare.
10. IL CAMMINO DEI PROSSIMI MESI E LO SPAZIO PUBBLICO DELLALTERNATIVA
Tanto la vicenda greca quanto le vicende quotidiane di ciascuno di noi impongono
la costruzione di una forza politica allaltezza della sfida. Si tratta di una ne
cessit indiscutibile e urgente. Non accettabile che il nostro paese non contribui
sca alla possibilit di riscatto delle sinistre e dei popoli europei perch bloccato
in attendismi, tatticismi e inutili difese di posizioni senza rendite.
Le vicende post-elettorali acuendo le contraddizioni presenti gi dalla nascita de
lla lista hanno sensibilmente minato la credibilit del percorso de LAltra Europa
con Tsipras, generando non solo la rottura, di fatto, con Sel, ma anche e soprat
tutto la diffusa e dolorosa scissione di tanti singoli attivisti e di gruppi pi o
meno grandi e radicati, che sono tornati a casa alla spicciolata, ancora una vo
lta delusi. A parte rare e fortunate occasioni territoriali, che mantengono una
capacit aggregante da non disperdere, i comitati territoriali nati per le Europee
sono tornati ad essere luoghi chiusi, spesso avviluppati in un dibattito autore
ferenziale e chiuso. Ma non certo tornando alle appartenenze precedenti che si c

ostruir qualcosa di migliore. Quel percorso, che mantiene la sua utilit di spazio
di proposta e relazione sui temi europei, legata al lavoro della delegazione par
lamentare a Bruxelles e di tutta la GUE/ngl, ha evidentemente perso la sua spin
ta propulsiva sul piano della costruzione di un soggetto politico di alternativa
in Italia.
Questo giudizio non vuol dire che si debbano abbandonare le intuizioni giuste al
la base di quel percorso: la scelta del quadro europeo come terreno determinante
per la battaglia politica in cui ci troviamo, il superamento delle sovranit dei
partiti preesistenti rimescolando le appartenenze. Su questo non si torna indiet
ro, e il fatto che anche chi a maggio sosteneva Schulz ed eleggeva parlamentari
nella maggioranza di Juncker oggi riconosca la centralit dellesempio greco e della
costruzione di unalternativa europea allausterity deve renderci orgogliosi. Il pe
rcorso delle elezioni europee nato dallalto, oggi si tratta di facilitare la nasc
ita di un percorso radicalmente differente nel metodo e nelle pratiche, ma simil
e nelle intuizioni politiche, nella capacit di unire soggetti e aree differenti e
nel respiro europeo.
Bisogna perseguire una strada irta di difficolt, facendo i conti con le macerie d
i questi anni, consapevoli che lassenza di grandi movimenti sociali come quelli c
he a partire dal 15-M hanno creato le condizioni per la nascita di Podemos, comp
orta uno schema di relazione tra i soggetti esistenti estremamente differente da
quel che accaduto in Spagna. In assenza di un movimento popolare che scavalchi
o stravolga le strutture preesistenti, servono scelte politiche nette, per dare
vita a uno spazio pubblico che diventi prima possibile soggetto politico.
Nella nascita di questo spazio pubblico dellalternativa la qualit del processo po
litico non pu essere evidentemente solo invocata. Cos come un processo partecipati
vo dal basso non si pu semplicemente attendere o auspicare: bisogna costruirlo. P
er questo serve individuare tempi e metodi chiari, sparigliando le carte su tutt
i i livelli, mettendo in campo fin da subito una prassi efficace, dalla partecip
azione attiva alle mobilitazioni sociali, nellattivit dei rappresentanti istituzio
nali che condividono tale intento, cos come promuovendo campagne tematiche che de
finiscano da subito i campi di azione sociale e politica; ma senza dubbio serve
avviare esplicitamente un percorso aperto e nuovo.
Il fatto che Sel, lanciando lappuntamento Human Factor per gennaio, si sia fatta
carico di avanzare la proposta di una strada nuova per costruire lalternativa, un
elemento positivo, la cui prospettiva, come per tutte le iniziative di questo t
ipo, va verificata nei fatti, partecipando al dibattito con contributi di analis
i e proposta, proponendo a tutte e tutti di avviare un percorso che sia per realm
ente aperto. Serve a poco uniniziativa interessante se non diventa un processo ut
ile.
Pur essendo convinti che lunit, specialmente se artificiosa e politicista, non sia
lobiettivo da perseguire, crediamo che la competizione tra processi unitari para
lleli rischi di essere solo un ostacolo ulteriore per un processo che auspichiam
o possa essere non rancoroso, bens entusiasmante. Troppo a lungo la storia passat
a di alcuni ha bloccato il futuro di tutti. Troppo a lungo divisioni immotivate,
cos come unioni forzate, hanno soffocato sul nascere la partecipazione di tante
e tanti. Per questo porteremo queste riflessioni in ogni sede di discussione uti
le, dallassemblea nazionale dellAltra Europa a Human Factor, fino alle iniziative
di possibile, passando per le tante occasioni di confronto sui territori in cui co
s forte la domanda di discontinuit e cambiamento.
Non ci sono facili scorciatoie da prendere; siamo in mare aperto, in tempesta. D
obbiamo solcare il mare senza timore, lo faremo con spirito corsaro.
Organizzare una parte di societ, costruire una nuova identit per una nuova sinistr
a, far s che si possa tornare ad avere fiducia nella politica e dare senso alla p
arola sinistra, affrontare le sfide europee e globali insieme a tutti coloro che

lottano per un altro mondo possibile, cambiare davvero la nostra vita e quella
di milioni di persone.
Non semplice, ma necessario. Lalternativa di cui abbiamo bisogno non piover dal ci
elo. Dipende da noi.

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