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LItalia entrata nel suo settimo anno di recessione. Nel 2008 gli individui che vi
vevano sotto la soglia di povert assoluta erano 2 milioni 893mila, nel 2013 pi del
doppio, 6 milioni 20mila. Dal 2008 al 2013 ci sono 1 milione di occupati in men
o. Quattro presidenti del Consiglio si sono succeduti in questi sei anni: lItalia
ha sottoscritto e mantenuto tutti gli impegni e le condizioni concordate a live
llo europeo, ai cittadini italiani sono stati imposti sacrifici di ogni genere,
listruzione, la sanit e il welfare in generale sono stati ridotti ai minimi storic
i, eppure i benefici promessi non sono arrivati, la luce in fondo al tunnel non
c. Il tasso di disoccupazione al 13,4%, la disoccupazione giovanile al 43,9%, il 3
5% dei lavoratori a tempo determinato percepisce un reddito inferiore alla sogli
a di povert, il 47% dei disoccupati povero o a rischio povert, il 10% pi ricco det
iene circa il 46% della ricchezza totale delle famiglie italiane. I dati non fan
no altro che confermare la realt di ogni giorno: le fabbriche continuano a chiude
re, le aziende falliscono, la disoccupazione aumenta, i giovani emigrano, si amp
liano le disuguaglianze. Nulla cambia, tutto peggiora.
2. I ROTTAMI
Le promesse del rottamatore continuano sistematicamente a non avverarsi, ma Renz
i persevera nel rilanciare con promesse sempre nuove, in un folle bluff sulla pe
lle delle persone. Ogni giorno arrivano annunci su annunci, attacchi su attacchi
, polemiche su polemiche, in un teatrino nel quale Renzi vuole interpretare tutt
e le parti in commedia: il rivoluzionario e il conservatore, il governo e lopposi
zione, lerede di Berlusconi e quello di Berlinguer. La macchina della campagna el
ettorale permanente del presidente del Consiglio sceglie di volta in volta lavver
sario pi comodo e delegittimato, dai vertici sindacali alla presunta sinistra del
suo partito, ai media non ancora sufficientemente asserviti ai professoroni; tu
tto nella speranza di prendere tempo, in vista di una mitica ripresa economica c
he dovrebbe piovere dal cielo e salvarci.
3. IL TEATRO
Renzi aveva promesso di cambiare lEuropa in sei mesi. Del semestre italiano di pr
esidenza europea, invece, non rester alcuna traccia. Nelle misere cronache politi
che in salsa italica lEuropa resta solo lennesimo teatro della politica-spettacolo
, utile a conservare il consenso nascondendo la polvere sotto il tappeto, nellevo
cazione di uno scontro solo immaginario contro le tecnocrazie europee.
Renzi non si oppone allausterity, ma lausterity si oppone a Renzi: allinterno dei p
aletti concordati a livello europeo, neanche i pur timidissimi tentativi del gov
erno di immettere un po di risorse nelleconomia e avviare un processo di redistrib
uzione sono possibili. Se non saltano i vincoli del fiscal compact e, in general
e, le politiche di austerity che restringono lintervento pubblico nelleconomia, ne
ssun muramento possibile, neanche il riformismo allacqua di rose dellattuale presi
dente del Consiglio. La tattica renziana di mercanteggiare con lEuropa, scambiand
o le riforme strutturali che llite finanziaria internazionale richiede (la precarizz
azione totale del lavoro con il Jobs Act e la svendita di beni comuni e territor
io con il decreto Sblocca Italia) con presunti allentamenti dei vincoli, sta mis
eramente fallendo. Di fatto, lItalia, come il resto del Sud dEuropa, sta diventand
o sempre pi un nuovo terreno di conquista per il neoliberismo pi sfrenato, sotto i
l ricatto delle lobby finanziarie esattamente come lAmerica Latina sotto i piani d
i aggiustamento strutturale del FMI.
La resistenza a questo gigantesco tentativo di espropriazione in atto nelle piaz
ze come nelle urne, e il suo punto pi avanzato a livello istituzionale sicurament
e la Grecia, le cui prossime elezioni politiche del 25 gennaio possono rappresen
tare un punto di svolta per tutto il continente, con la possibilit che, per la pr
ima volta, una forza di opposizione e alternativa al neoliberismo vada al govern
o.
Il campo di lotta quello europeo. Le lite europee e finanziarie stanno cercando c
on ogni mezzo di impedire che tale possibilit si realizzi in Grecia cos come in Sp
agna. La sfida che riguarda tutti semplice ed enorme: rompere lo schema della po
litica-spettacolo che ci vuole spettatori e non cittadini e aprire una nuova fas
e nella politica europea, non per fare come Podemos o come Syriza, ma per lottare co
n Podemos e con Syriza per unalternativa europea, contro i rancorosi rigurgiti na
zionalisti e xenofobi, per riconquistare la democrazia come strumento di autodet
erminazione, per la sovranit popolare prima ancora che nazionale.
4. SERVE LOPPOSIZIONE SOCIALE
Questo autunno stato caratterizzato dalla ripresa dellopposizione sociale: dai co
rtei studenteschi del 10 ottobre alla piazza della Cgil del 25 ottobre, dallo sc
iopero sociale del 14 novembre allo sciopero generale del 12 dicembre, dalle man
ifestazioni contro lo Sblocca Italia e le trivellazioni alla miriade di vertenze
dellItalia in crisi, visibile la presenza di un dissenso diffuso nella societ nei
confronti delle politiche del governo. Si tratta di conflitti articolati e diff
erenti, ma comunque capaci di mettere in palese difficolt un governo che vive di
promesse patinate e politiche opposte a quanto dichiarato, un governo che pare i
ncapace di gestire la minima espressione di dissenso: la coperta troppo corta.
Nei prossimi mesi ci saranno appuntamenti e occasioni di mobilitazione important
i: lopposizione necessaria ai decreti attuativi del Jobs Act, la manifestazione e
uropea di Francoforte in occasione dellinaugurazione dellEurotower, linaugurazione
dellEXPO il primo maggio, il social forum mondiale a Tunisi.
Per Renzi la vita una successione di scontri, di gufi e nemici cui addossare le
colpe non solo della propria inadeguatezza, ma dellintera sua gattopardesca propo
sta politica. Nonostante ci #renziscappa sempre pi spesso da ogni contestazione: R
enzi ama lo scontro e la sua narrazione, ma teme il conflitto nella realt.
Oggi pi che mai non pensabile una vera alternativa politica senza che il conflitt
o sociale, attraversando le strade, le scuole e i luoghi di lavoro delle grandi
e piccole citt sveli la vera natura di questo governo e modifichi in profondit il
consenso attorno alle sue politiche, aprendo spazi per cambiamenti profondi nei
rapporti di forza italiani ed europei. Allo stesso tempo non pi pensabile un conf
litto sociale che non trovi nel quadro politico una forma di espressione vera, e
fficace, non strumentale, in un intreccio di convergenze con le lotte e vertenze
aperte oggi in Italia, che ridefinisca i rapporti tra sociale e politico.
5. SERVE LALTERNATIVA POLITICA
Il 25 ottobre, per la prima volta, centinaia di migliaia di lavoratori convocati
dalla CGIL sono scesi in piazza contro un governo a guida PD. Poche settimane d
opo, alle elezioni regionali in Emilia Romagna e Calabria, nessuna proposta poli
tica ha rappresentato in maniera convincente e diffusa quel dissenso. La distanz
a tra i cittadini e la politica non mai stata cos ampia. Nella societ, la scission
e tra il vertice del Partito Democratico e quel suo popolo che da sempre chiede
cambiamento e giustizia possibile, e in parte gi avvenuta; ma ci non vuol dire che
qualcuno sia in grado di raccoglierne gli effetti. Tanti hanno evidenziato quan
to possa essere ampio lo spazio politico ed elettorale alla sinistra del PD, ma
la sua effettiva esistenza non un dato geometrico: non sar un semplice automatism
o meccanico e di certo non pu essere frutto di operazioni verticistiche interne a
l ceto politico.
Non si pu costruire un soggetto politico organizzato senza la mobilitazione delle
piazze, senza un conflitto sociale che risvegli le coscienze e riapra la sfida
al governo sul piano del consenso. Allo stesso tempo c bisogno che il conflitto si
a portato a tutti i livelli, fin dentro le istituzioni, fino a farsi forza di go
verno e di cambiamento, attraverso un soggetto politico che restituisca il poter
e ai cittadini.
Attendere le scadenze elettorali nella speranza che lurgenza di oltrepassare uno
entanza.
Un partito degli eletti, dei rappresentanti istituzionali, un partito comitato e
lettorale, inutile esattamente come i partiti senza o con pochissimi rappresenta
nti istituzionali.
Resta imprescindibile lesigenza di avere in tempi rapidi un luogo composito e com
une in cui i rappresentanti istituzionali a qualunque livello mettano in campo p
ratiche di confronto e co-decisione definite utilizzando democrazia digitale e p
ercorsi di analisi collettiva e assembleare, in cui tutti coloro che si riconosc
ono nellesigenza di un movimento politico organizzato per lalternativa possano con
frontarsi sul cammino collettivo da cominciare.
Serve costruire un soggetto generale che organizzi una parte di societ per condur
re una lotta politica non residuale dentro e fuori le istituzioni, puntando a no
n assecondare il verso come fanno Grillo e Renzi inseguendo il senso comune, ma ca
mbiandolo radicalmente con una vera e propria battaglia per legemonia.
9. COSA SI PU FARE DAL BASSO E COSA DALLALTO
Nella frammentazione generale del lavoro e nella disgregazione complessiva della
societ abbiamo bisogno di un soggetto generale organizzato, un soggetto politico
di massa, popolare, democratico, radicalmente alternativo al pensiero egemone,
che si ponga lobiettivo di una lotta per unidea di societ che rompa le catene del n
eoliberismo, dello sfruttamento e delle disuguaglianze. Non ci basta una sinistr
a unita, abbiamo bisogno di una sinistra che unisca. Non dobbiamo mettere insiem
e semplicemente chi prova a condurre tale lotta, dobbiamo richiamare e unire col
oro che non ci provano pi o non ci hanno mai provato. La battaglia pi importante c
ontro la rassegnazione.
Chiediamo a chi vuole costruire questa alternativa di fare spazio, di allargare
i luoghi e i tempi della partecipazione e della decisione rendendoli accoglienti
per chi ancora guarda con diffidenza la politica. Al tempo stesso, dobbiamo chi
edere alle tante e ai tanti impegnati in importanti percorsi di movimento, sinda
cato e associazionismo di fare un passo avanti: perch il lavoro quotidiano sul te
rreno del sociale fondamentale per resistere alla crisi e alle politiche neolibe
riste, ma non pi sufficiente; perch nessuno potr dare voce a quelle istanze se cias
cuno non decide di assumere su di s il proprio pezzo di responsabilit collettiva.
La trasformazione dei soggetti politici in macchine elettorali pi o meno efficaci
sotto gli occhi di tutti. La favola del modello liquido stata funzionale solo a
llulteriore slittamento dei rapporti di forza a nostro svantaggio. Non bisogna ad
attare la propria struttura a una societ sempre pi frammentata; serve invece pi org
anizzazione, organizzazione capace di inserirsi negli interstizi, tra le mille s
olitudini, adatta alle forme di lavoro e ai tempi di vita della contemporaneit. D
unque un modello organizzato, ma che sia allo stesso tempo solido e plurale, eff
icace e accessibile dai singoli, dalle loro competenze, dai loro desideri e dal
proprio impegno dentro una forte dimensione collettiva. La nuova sinistra da co
struire deve essere realmente un soggetto di massa, popolare, democratico, non e
terodiretto o diretto dallalto, radicato, ed efficace nella propria azione.
Dentro la crisi della rappresentanza, se si intende riconquistare la democrazia
bisogna anzitutto praticare la democrazia, non solo nella parvenza e nellestetica
della partecipazione, ma nella pratica quotidiana, nella trasparenza di ogni sc
elta e nella possibilit per tutti di organizzarsi per cambiarla in un costante pr
ocesso di codecisione; nei territori come a livello europeo, nelle sedi come nel
web, usando appieno tutte le buone prassi di confronto e le pi avanzate forme di
democrazia digitale. Gli eletti su tutti i livelli dovrebbero mettersi a dispos
izione fin da subito di processi veri di codecisione, assembleari e sul web. Bis
ogna per sapere che la partecipazione non la panacea di tutti i mali. In una soci
et sempre pi spoliticizzata non si pu solo delegare la scelta a un indistinto corpo
ostruir qualcosa di migliore. Quel percorso, che mantiene la sua utilit di spazio
di proposta e relazione sui temi europei, legata al lavoro della delegazione par
lamentare a Bruxelles e di tutta la GUE/ngl, ha evidentemente perso la sua spin
ta propulsiva sul piano della costruzione di un soggetto politico di alternativa
in Italia.
Questo giudizio non vuol dire che si debbano abbandonare le intuizioni giuste al
la base di quel percorso: la scelta del quadro europeo come terreno determinante
per la battaglia politica in cui ci troviamo, il superamento delle sovranit dei
partiti preesistenti rimescolando le appartenenze. Su questo non si torna indiet
ro, e il fatto che anche chi a maggio sosteneva Schulz ed eleggeva parlamentari
nella maggioranza di Juncker oggi riconosca la centralit dellesempio greco e della
costruzione di unalternativa europea allausterity deve renderci orgogliosi. Il pe
rcorso delle elezioni europee nato dallalto, oggi si tratta di facilitare la nasc
ita di un percorso radicalmente differente nel metodo e nelle pratiche, ma simil
e nelle intuizioni politiche, nella capacit di unire soggetti e aree differenti e
nel respiro europeo.
Bisogna perseguire una strada irta di difficolt, facendo i conti con le macerie d
i questi anni, consapevoli che lassenza di grandi movimenti sociali come quelli c
he a partire dal 15-M hanno creato le condizioni per la nascita di Podemos, comp
orta uno schema di relazione tra i soggetti esistenti estremamente differente da
quel che accaduto in Spagna. In assenza di un movimento popolare che scavalchi
o stravolga le strutture preesistenti, servono scelte politiche nette, per dare
vita a uno spazio pubblico che diventi prima possibile soggetto politico.
Nella nascita di questo spazio pubblico dellalternativa la qualit del processo po
litico non pu essere evidentemente solo invocata. Cos come un processo partecipati
vo dal basso non si pu semplicemente attendere o auspicare: bisogna costruirlo. P
er questo serve individuare tempi e metodi chiari, sparigliando le carte su tutt
i i livelli, mettendo in campo fin da subito una prassi efficace, dalla partecip
azione attiva alle mobilitazioni sociali, nellattivit dei rappresentanti istituzio
nali che condividono tale intento, cos come promuovendo campagne tematiche che de
finiscano da subito i campi di azione sociale e politica; ma senza dubbio serve
avviare esplicitamente un percorso aperto e nuovo.
Il fatto che Sel, lanciando lappuntamento Human Factor per gennaio, si sia fatta
carico di avanzare la proposta di una strada nuova per costruire lalternativa, un
elemento positivo, la cui prospettiva, come per tutte le iniziative di questo t
ipo, va verificata nei fatti, partecipando al dibattito con contributi di analis
i e proposta, proponendo a tutte e tutti di avviare un percorso che sia per realm
ente aperto. Serve a poco uniniziativa interessante se non diventa un processo ut
ile.
Pur essendo convinti che lunit, specialmente se artificiosa e politicista, non sia
lobiettivo da perseguire, crediamo che la competizione tra processi unitari para
lleli rischi di essere solo un ostacolo ulteriore per un processo che auspichiam
o possa essere non rancoroso, bens entusiasmante. Troppo a lungo la storia passat
a di alcuni ha bloccato il futuro di tutti. Troppo a lungo divisioni immotivate,
cos come unioni forzate, hanno soffocato sul nascere la partecipazione di tante
e tanti. Per questo porteremo queste riflessioni in ogni sede di discussione uti
le, dallassemblea nazionale dellAltra Europa a Human Factor, fino alle iniziative
di possibile, passando per le tante occasioni di confronto sui territori in cui co
s forte la domanda di discontinuit e cambiamento.
Non ci sono facili scorciatoie da prendere; siamo in mare aperto, in tempesta. D
obbiamo solcare il mare senza timore, lo faremo con spirito corsaro.
Organizzare una parte di societ, costruire una nuova identit per una nuova sinistr
a, far s che si possa tornare ad avere fiducia nella politica e dare senso alla p
arola sinistra, affrontare le sfide europee e globali insieme a tutti coloro che
lottano per un altro mondo possibile, cambiare davvero la nostra vita e quella
di milioni di persone.
Non semplice, ma necessario. Lalternativa di cui abbiamo bisogno non piover dal ci
elo. Dipende da noi.