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1. Larchetipo dellestensione
Con questo studio mi pongo lobiettivo di estendere le argomentazioni sviluppate ne La filosofia dellimmaginazione in Vico e Malebranche.1
Malebranche, com noto, ha criticato i sensi come fonte e strumento di
conoscenza, in questo ovviamente non discostandosi dagli altri razionalisti
e dai sostenitori della scienza moderna anche se, da premesse condivise,
poi riuscito a costruire una psicologia originale e innovativa. Nel far ci
ha, a pi riprese, fornito esempi di cosa intenda per esteso intelligibile e
di come se ne possa avere una consapevolezza, epurata dalle interferenze
dei sensi e dellimmaginazione. Si ha coscienza dellestensione intelligibile
ogni qual volta si pensa pur non pensando a niente di particolare, come
se si contemplasse un infinito spazio vuoto su cui ed in cui si distende la
1
P. Fabiani, La filosofia dellimmaginazione in Vico e Malebranche, FUP, Firenze
2002, soprattutto i capitoli Laristotelismo come sublimazione logica della mente pagana;
Lerrore pi pericoloso degli antichi; Esteso intelligibile, idea della morte ed idolatria;
Lorigine dellidolatria.
http://www.fupress.com/adf
ISSN 0394-5073 (print) ISSN 1824-3770 (online)
2013 Firenze University Press
Paolo Fabiani
nostra mente. Lesteso intelligibile altro non che la mente vuota da ogni
rappresentazione, da ogni immagine di oggetti determinati, concentrata
su s stessa, sulla sua capacit di rappresentarsi uninfinit di figure, di
oggetti, di forme, di concetti tutti in potenza e nessuno in atto. Nel
momento in cui, da questa condizione quasi ascetica (di vuoto mentale)
si pensa a qualcosa, come se questultima emerge da tale infinito spazio mentale, rendendo poi impossibile vedere linfinita superficie su cui
poggiano i nostri pensieri determinati.
Lorsque nous fermons les yeux nous avons prsente a lesprit une tendue
qui na point de bornes. Et dans cette tendue immatrielle, et qui noccupe
aucun lieu, non plus que lesprit qui le voit, comme je lai prouv ailleurs, nous
pouvons y decouvrir toutes sortes de figures, de mme quon peut former une
sphre ou un cube dun bloc de matire. Cette tendue et ces figures sont intelligibles, parce quelles ne se font nullement sentir. Mais lorsquon ouvre les
yeux, cette mme tendue devient sensible notre gard, par cela seul quelle
nous touche plus vivement, et quelle produit dans notre me une infinit de
perceptions toutes diffrentes que nous appellons couleurs. Jexpose mon
sentiment sans le prouver: ce nen est pas ici le lieu. Il me suffit que dans la v
que nous avons des objets, de ce papier, par exemple, on ny trouve que de la
tendue et de la blancheur; encore un coup cela me suffit. Lorsque lon ouvre
les yeux au milieu dune campagne, toute cette varit dobjets que la v decouvre, ne vient certaiment que de la distribution des couleurs differentes qui
semblent rpandus sur diverses parties de ltendue. Car il est evident que ce
nest que par la varit des couleurs que nous jugeons de la diffrence des corps
que nous voyons.2
2
N. Malebranche, Entretiens sur la mtaphisique, sur la religion et sur la mort,
Gallimard, Paris 1979, p. 214.
3
Lorsquon pense ltendue les yeux ferms et le cerveau sans images, alors
cette tendue intelligible affecte lme dune pure perception. Elle parat telle quelle
est, immense, ncessaire, ternelle. On ne remarque point de diffrence dans ses parties
intelligibles, parce quelle touche partout galement lesprit. Et comme cette tendue
le touche lgrement, on la regarde ordinairement comme nayant point de ralit: car
naturellement on juge de la ralit des choses par limpression quelles font en nous. Il
nat de la deux erreurs tout opposes; lune que lide de ltendue nest rien; et lautre
que la matiere est ternelle et innie, parce que telle est son ide. Ce la soit dit en passant,
car il ne faut pas prsentement nous arrter combattre ces erreurs. Mais lorsquon
ouvre les yeux au milieu dune campagne, alors cette mme tendue intelligibile devient
sensible, en consquence des lois de lunion de lme et du corps. Je veux dire que lide
de ltendue touche lme plus vivement quelle ne faisait, et de plus elle la touche diffremment selon ses diverses parties intelligibles, ici dune couleur, et l dune autre. Car
les diffrentes couleurs ne sont que diverses perceptions de lme imprimes en elle par
parole espresso (e perfettamente coerente con il quadro teoretico malebranchiano come evoluzione teologizzante di quello cartesiano) quello
che chiamer lesperimento dellesteso intelligibile. Quando Malebranche
consiglia di chiudere gli occhi e, in altri passi aggiunge di stare in un
luogo senza rumori, in aperta campagna senza niente che possa distrarre
e chiede al lettore di vuotare la propria mente non solo da ogni pensiero ma anche da ogni sensazione compie unoperazione che va nella
direzione di quella intrapresa da Cartesio nelle Meditazioni metafisiche
allorquando mette in dubbio (radicale) tutto il mondo manifestatoci dai
sensi. Consiglia cio di vuotare la propria coscienza da ogni pensiero
particolare, da ogni rappresentazione di oggetti sensibili contemplando cos non il nulla ma, al contrario, lo sfondo su cui possibile ogni
pensiero, ovvero lesteso intelligibile. Questo esperimento un punto di
partenza teoretico, coerente con la visione dinsieme del Cartesio delle
Meditazioni metafisiche, che faceva della riflessione del soggetto in s
stesso, e partendo da s stesso, il cardine della propria metafisica. Non
a caso il cristianesimo delineato negli Entretiens sur la mtaphisique, sur
la religion et sur la mort ed ancor pi nelle Conversations chrtiennes
prende le mosse dal cartesianesimo visto come strumento filosofico atto
a scardinare i residui psicologici del paganesimo ancora insiti nella mentalit dei cristiani. Inoltre, e sul versante teoretico opposto, Malebranche
ritiene che la filosofia delineata negli Entretiens ancora pi coerente
con la Ragione universale che non quella di Spinoza perch, meglio di
questultima, riesce a negare ogni forma di antropomorfismo, cosa che la
stessa Ragione universale teorizzata dal Pensatore olandese non riusciva
a fare. A tal riguardo un primo elemento di discrimine tra il concetti
spinoziani di sostanza, intelletto e materia e quello malebranchiano di
esteso intelligibile:
Vous avez raison, Thotime. Il ny a point de substance plus imparfaite, plus
loigne de la divinit, que la matire, ft-elle infinie. Elle rpond parfaitement
ltendue intelligible qui est son archtype; mais ne rpond a limmensit divine
que fort imparfaitement; et elle ne rpond nullement aux autres attributs de
ltre infiniment parfait.4
lide de ltendue. Et comme ces perceptions sensibile sont plus fortes que les perceptions
pures, lme regarde ltendue qui les cause comme un tre rel, et dont les parties sont
de diffrente nature, parce que les parties intelligibles font en nous des impressions de
couleurs toutes diffrentes. Cest l ce quon appelle voir les corps: car on ne voit point
les corps en eux-mmes. Ils ne sont visible que par des couleurs diffrentes dont ltendue intelligible affecte notre me en consequence des lois naturelles (ivi, pp. 565-566).
4
Ivi, p. 365.
Paolo Fabiani
Detto in altri termini: lesteso intelligibile larchetipo dellestensione; vi quindi un parallelismo ontologico tra linfinit dellidea di
estensione e lestensione, tra lidea e la cosa; ma la cosa (la materia),
afferma Malebranche, qualcosa di imperfetto e sebbene lidea della
cosa sia frutto della mente divina, quindi qualcosa di perfetto, quando
si fa rappresentazione (sensibile) di una cosa, rappresenta limperfetto,
la materia appunto. Lesteso intelligibile cos il perfetto che serve per
rappresentarsi limperfetto, ma non pu essere unidea perch non rappresenta qualcosa di determinato: larchetipo indeterminato che permette
la determinazione degli infiniti enti limitati attraverso le idee.5 unidea
alla seconda se cos si pu dire. Non vi dunque nessun parallelismo
tra linfinit del creato e linfinit di Dio, neppure tra linfinit dellesteso
intelligibile e linfinit della divinit. Per questo motivo lestensione (sia
la cosa che lidea [rappresentazione] della cosa) non pu venir elevata
ad attributo della divinit; luna non la riduzione in scala dellaltra ma
soltanto una copia molto imperfetta, non sovrapponibile neppure in una
prospettiva che ristabilisca le misure, che tenga conto delle proporzioni.
Ecco: linfinit del mondo e linfinit di Dio hanno proporzioni differenti,
non comparabili n compatibili; sono etimologicamente incommensurabili. Anche su questo punto Malebranche si differenzia da Spinoza in un
senso, e dal tomismo, in un altro, restando cos fedele al suo cartesianesimo. Per Malebranche il mondo non perfetto e quindi non pu avere
una perfezione geometrica, non neppure il migliore ( quello che pi
si avvicina alla perfezione) dei mondi possibili perch il concetto stesso
di possibilit non pu esser lo stesso per la mente umana e per quella
divina. Di fatto affermare che questo sia il migliore dei mondi possibili,
seppur la conclusione a modo di epitaffio scaturisca da tutta una serie di
ragionamenti logici, una forma di antropomorfizzazione del pensiero
divino. Ci che razionale per luomo assume i caratteri delluniversalit, mentre nella mente divina tale universalit viene ricontestualizzata
allinterno di una infinit di piani di Ragione, che solo la mente divina
percepisce nella loro infinita assolutezza, o assoluta infinit. La potenza
della mente umana illumina soltanto una piccolissima porzione di uno
degli infiniti piani di razionalit della mente divina.
La materia quanto di pi imperfetto esista, ci non di meno qualcosa di creato. Malebranche deve cos spiegare quale sia stato il motivo
5
Il concetto di idea in Malebranche non sempre lo stesso, a seconda del discorso
e dellargomentazione che egli intavola assume connotazioni differenti e varia a volte anche da opera a opera. Si va dallidea platonica allidea cartesiana, in tutte le sue
classificazioni. Nel nostro discorso, almeno nella maggior parte dei casi, per idea si deve
intendere rappresentazione di un pensiero, quindi laccento dato al significato cartesiano
piuttosto che a quello platonico.
che ha spinto Dio a creare una cosa cos imperfetta come la materia. Sta
qui a mio parere il motivo profondo di una delle tesi pi controverse
della metafisica dellOratoriano: quella della semplicit delle vie. Una tesi
sostenuta in campo teologico e morale ma che, a mio avviso, ha motivi
prevalentemente metafisici: come possibile che Dio avendo lidea perfetta dellestensione, e che questa idea sia assolutamente indeterminata
(ovvero non sia unidea in senso proprio come lidea del triangolo che
trova nellimmaginazione la figura che la determina), abbia poi prodotto
una sostanza cos imperfetta come la materia? Un problema metafisico
che diventa morale soltanto in un secondo tempo, quando il filosofo deve
giudicare la natura del mondo e la sua stessa natura ma, in primo luogo,
il problema metafisico e come tale va posto: quale nesso lega larchetipo perfetto (sebbene soltanto nel suo genere e perfetto proprio perch
indeterminato) alla cosa determinata ma imperfetta? La cosa soltanto
il risultato ponderato, il prodotto tra la maggior variet raggiungibile e
la semplicit dei modi per raggiungerla, operazione compiuta per decreto
da Dio e che prende il nome, nella tarda filosofia malebranchiana, della
semplicit delle vie.
evidente che per affrontare la questione dellesteso intelligibile
ci si debba rifare proprio a questultima nozione che in Malebranche
acquisisce un significato particolare, diverso sia da Spinoza che dai
tomisti, da Leibniz ed anche da Cartesio sebbene, dal punto di vista di
Malebranche, la concezione cartesiana rappresentasse la naturale evoluzione della tesi cartesiana. Al centro vi dunque il concetto di infinito
o, meglio, i concetti di infinito: pensato e creato. Soltanto col cartesianesimo, afferma Malebranche, nel filosofare si rotto ogni legame tra
limmaginazione umana e loperare divino. Laristotelismo ancorato alla
religione cristiana manteneva ancora un residuo di paganesimo che non
permetteva il costituirsi di una teologia autenticamente e perfettamente
cristiana.6 Lo spinozismo daltra parte rappresentava lestremo opposto
e, bench fosse contro le intenzioni del suo fondatore, invece di eliminare
lantropomorfismo, proponeva un antropomorfismo se possibile ancor
pi odioso del paganesimo: lambizione della ragione umana, lateismo.
Soltanto un universo razionale, ma di una razionalit costruita sul modello
della ragione umana, pu diventare la logica premessa allestromissione
della presenza divina dalluniverso. Soltanto quando si afferma che luniverso totalmente comprensibile o, ipoteticamente tale, allora diventa
superfluo Dio. Ecco, per Malebranche la ragione universale di Spinoza
6
N. Malebranche, De la Recherche de la Vrit, VI, II, 5 in uvres compltes de
Malebranche, Vrin, Paris 1955-1965, t. 2; Fabiani, La filosofia dellimmaginazione in
Vico, cit., pp. 15-23.
10
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p. 365.
8
Sarebbe interessante approfondire il confronto del Trattato della natura e della
grazia con il Trattato di morale in relazione al presunto spinozismo di Malebranche ma
qui, per ovvie esigenze di spazio, si costretti ad evitare largomento.
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13
p. 365.
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des parties, ou des modifications de la divinit? Est-ce une perfection que dtre
injuste dans ses parties, malheureux dans ses modifications, ignorant, insens,
impie? Il y a plus de pcheurs que de gens de bien plus didoltres que de fidles:
quel dsordre, quel combat entre la divinit et ses parties! Quel monstre, Ariste,
quelle pouvantable et ridicule chimre!10
10
Ivi, p. 378.
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Perch mai Dio, che agisce sempre per le vie pi semplici, deve piegare la sua volont alla razionalit geometrica di una sola delle sue infinite
idee? Se cos facesse si comporterebbe in maniera irrazionale come un
uomo che, pur avendo molte idee, finisce per agire sempre in relazione ad
una sola idea. La fissazione su una sola idea segno di follia. Ora, se Dio
avesse creato un mondo perfetto in relazione alla sola idea di estensione,
quindi un mondo geometricamente perfetto, sarebbe stato un folle. Egli,
in fin dei conti, per creare un mondo geometricamente perfetto, avrebbe
dovuto riordinare s stesso e, quindi, modificare la sua stessa natura. Per
creare un mondo geometricamente perfetto non soltanto non avrebbe
agito per la via pi semplice, ma addirittura per la via pi complessa
possibile e avrebbe finito per rendersi imperfetto.
La geometrizzazione del mondo condurrebbe quindi Dio a togliere
limperfezione e lirrazionalit dalluniverso per doverle assumere su di s.
La ragione, per Malebranche, inizia s con lessere di natura matematica
ma, elevandosi verso il proprio principio dissolve ogni forma ed ogni
caratteristica particolare e, quindi, anche ogni caratteristica matematica
della mente divina. La semplicit delle vie una teoria che risponde quindi ad una razionalit pi elevata di quella geometrica a cui luomo pu
giungere soltanto attraverso un percorso che pur essendo iniziato con le
matematiche, finisce per diventare mistico; luomo lo percorre sempre
con un piede sullidea dellesteso intelligibile e della geometria e, con
laltro, sullidea del bene e dellidea della morte. Il misticismo di Malebranche quindi, a differenza del misticismo medievale, da cui comunque
ha preso le mosse, non parte con lelevazione dal mondo sensibile, non
cerca lastrazione dalla materia attraverso il pensiero, ma parte dallidea
di estensione, dalla geometria per giungere a Dio negando, non per
astrazione (come avrebbe fatto un aristotelico) ma per condensazione
(il concretizzarsi dellidea di Dio alla mente), ogni forma (geometrica)
particolare di pensiero, ovvero ogni idea (rappresentativa).
Malebranche in questo ha mostrato coerenza; per lui, soltanto col
cartesianesimo ci si pu dire veramente cristiani, perch il cartesianesimo
ha epurato la materia da ogni tratto di antropomorfismo e di idolatria;
inoltre, pensiamo in Dio, ma non pensiamo come Lui perch la nostra
comunione con la divinit non riguarda tutta la mente divina ma soltanto unidea, quella di estensione. Al vero cristiano Malebranche non
resta allora che contemplare nelle matematiche (oltre che nelle Scritture
ovviamente) Dio sapendo per che Dio non unequazione, che la
sua natura, la sua bont ed il suo giudizio, travalicano infinitamente
la ragione umana ed i suoi prodotti, che la riflessione razionale certo
una forma di preghiera e di comunione con la divinit ma che di pari
passo con essa si deve volgere la propria anima al bene, emendandola
23
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In fin dei conti Spinoza stesso, resta in una forma di antropomorfismo non pi dellimmaginazione (come nel superstizioso e nel pagano)
ma dellintelletto, per questo, Malebranche pu dire che Spinoza ateo
anche dal punto di vista metafisico: si pu pensare pur senza pensare
niente di determinato e, se questo possibile a noi, sebbene soltanto
tramite Dio ed in Dio, a maggior ragione possibile a Dio che pensa in
s stesso, nella sua immensit che non necessariamente geometrica,
cos come non necessariamente iconica. Soltanto la contraddittoriet
esclusa. Se Dio avesse unessenza geometrica, egli si identificherebbe
con i corpi, in quanto per i corpi lessenza cartesianamente geometrica.
Supporre che lestensione sia un attributo della sostanza divina conduce
fatalmente a questa conclusione; il fatto che Malebranche abbia negato
un Dio more geometrico, potrebbe voler dire soltanto che si fermato un
passo prima di Spinoza ma che, se fosse stato costretto a compiere quel
passo, avrebbe proceduto nella direzione di Spinoza.
Ci che ha indotto molti a ritenere che Malebranche procedesse verso
una metafisica anti-teologica il fatto che lesteso intelligibile lidea di
estensione della mente divina e che per Malebranche lidea di estensione
doveva venir intesa in senso cartesiano, lessenza dellidea di estensione
essendo espressa da verit matematiche. Tutto vero, indubbiamente; ci
che invece non vero quel che normalmente si fa seguire a queste constatazioni e cio che Malebranche riduce, o finisce per ridurre, il pensiero
divino allestensione intelligibile. Non si pu ridurre lessenza divina ad una
soltanto delle infinite idee (o, meglio, modificazioni) che ne compongono
la Mente, che potrebbe anche avere idee del tutto differenti dallesteso
intelligibile. Il concetto fondamentale della metafisica malebrancheana
che si pu pensare pur non pensando nessuna immagine: non tenendo
conto di questo, e di come per Malebranche ci sia possibile (con lesteso
intelligibile), sfugge la particolarit e la grandezza di questo filosofo.
Cartesio aveva proposto la possibilit di una separazione completa, assoluta, dai contenuti sensibili nella Terza Meditazione e, da l, era
giunto alla differenza assoluta tra la sostanza pensante e quella estesa; in
questo, Malebranche cartesiano. Nella possibilit del pensiero senza
il tramite della rappresentazione Malebranche vede aprirsi la porta per
un vero misticismo cristiano. Il misticismo medievale era ancora legato
alla concezione rappresentativa del pensiero, concezione su cui aveva
pesato molto pi Aristotele che non Platone, e anche per i neoplatonici
si trattava di un Platone, da questo punto di vista, aristotelizzato.
Cos, lesclusione del sensibile dallimmagine diventava la via per
lastrazione.16 Il punto di partenza erano i sensi e si avviava una proce16
26
Paolo Fabiani
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Gueroult, da parte sua osserva che spesso in Malebranche lassimilazione dellidea
a un pensiero di Dio soltanto un trompe doeil. Si veda M. Gueroult, Malebranche,
Aubier, Paris 1955-1959, vol. I, p. 163. En bien des textes, lide est en Dieu et pour
Dieu, non pense reprsentante, mais chose reprsente. Elle parait ainsi comme une
sorte de Janus bifrons Sous une face elle est entirement rejete du cot de lintelligence sous une autre face elle est ralit, quoi quon dise, substantielle, de laquelle
participent les corps crs elle est entirement rejete du cote de ltendue Do
les deux dnominations dide dtendue et dtendue intelligible Ivi, p.174. Su queste
affermazioni di Gueroult Alqui osserva che Ces justes remarques mettent en lumire
le fait que Malebranche na rsolu ni en Dieu, ni en nous, le problme: comment lesprit
peut-il se reprsenter ltendue, dont la nature lui est radicalement htrogne? Lide,
ncessaire intermdiaire entre le pense et ltendue relle, se trouve donc tantt dfinie
du cot de la pense, et tantt du cot de la chose. Mais come remarque encore Gueroult,
une quivoque ne saurait rsoudre un problme, et si ltendue intelligible se dfinit
par des proprits qui excluent celles de toute pense, il ne suffit pas de la concevoir
comme immatrielle et de la dnommer Ide pour instaurer entre cette tendue et lme
la commune mesure souhaite F. Alqui, Le Cartsianisme de Malebranche, Vrin, Paris,
1974, p. 214.
24
Ivi, pp. 214-215.
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aspetto, esso sta per la possibilit di riferirsi alle cose, infatti se percepisco
un oggetto la sua idea, che poi la sola cosa che percepisco, prende
posto dentro questa estensione intelligibile, vi si dipinge sopra. Infatti
possiamo pensare gli oggetti soltanto come estesi, e per poterli pensare
li collochiamo in questo spazio ideale. Se invece consideriamo lesteso
intelligibile come entit allora un pensiero che rappresenta s stesso.
Possiamo considerare quindi lesteso intelligibile come lidea
dellestensione ma, dobbiamo precisare, correggere in parte ed in parte
circoscrivere il senso di quanto affermano Alqui, Gueroult e Laporte:25
lanalogia che ci permette di comprendere lidea di estensione (come
lesteso intelligibile) non con la rappresentazione umana, ma con la
negazione di ogni rappresentazione umana (cio limitata), come sostiene
Malebranche; sebbene in s non sia unidea per negazione, cos come la
rappresentazione della sedia nega la rappresentazione della tavola pur
non contraddicendola.
Limmaginazione ovvero la facolt produttrice di rappresentazioni
nasconde lessenza del pensiero che produce immagini, cio lidea stessa
dellestensione. Ed ecco che qui si ritorna a quanto sosteneva Cartesio nelle
lettere alla principessa Elisabetta: limmaginazione ci occulta la visione
della terza nozione primitiva dellunione anima-corpo.26 Per Malebranche
lunione che viene coperta dallimmaginazione unaltra, quella con Dio,
lunione intelletto (cio lIntelligenza dal punto di vista della coscienza)
estensione intelligibile. Con lesperimento dellesteso intelligibile la coscienza umana si annulla nel pensare di Dio. Lidea di estensione tale allora
soltanto in senso derivato, cio se si considera lesteso intelligibile non in
rapporto a Dio ma in rapporto ai corpi. Lidea di estensione la possibilit
di pensare i corpi, lesteso intelligibile pensare (dal nostro punto di vista
limitato) Dio in Dio: cio lesatto contrario delle idee (come rappresentazioni particolari).27 Il concetto di idea come archetipo della cosa, presente
25
Alqui, Le Cartsianisme de Malebranche, cit.; Geroult, Malebranche, cit.; J.
Laporte, La libert selon Malebranche, in Revue de Mtaphysique et de Morale, XLV,
1938; V. Delbos, tude sur la philosophie de Malebranche, Vrin, Paris 1924. Si consulti
inoltre il recente testo: R. Carbone, Infini et science de lhomme, Vrin, Paris Naples 2007.
26
R. Descartes, uvres, publies par C. Adam et P. Tannery, Cerf, Paris 1897-1913,
t. III, pp. 663-668, pp. 690-695.
27
Quindi noi vediamo i corpi e le loro propriet in Dio e attraverso le loro idee;
per questo la conoscenza che ne abbiamo molto perfetta; voglio dire che lidea che
abbiamo dellestensione basta a farci conoscere tutte le propriet di cui lestensione
capace (N. Malebranche, La ricerca della verit, trad. it. a cura di M. Garin, Laterza,
Bari 1979, pp. 229-230). Anche in questa citazione si espone molto bene che pensiamo
i corpi attraverso lidea di estensione e che essa basta a farci conoscere tutte le possibili
modificazioni delle forme dei corpi, essa cio la possibilit stessa della rappresentazione
della forma (geometrica).
29
nella Mente divina proprio perch non applicato ed applicabile alle idee
a carattere iconico, lelemento che permette di potercele rappresentare:
archetipo di s stesso, forma che nega s stessa, cio si libera dei limiti
(geometrici) che la facevano essere propriamente una rappresentazione
e, cos facendo, si assolutizza. Lesteso intelligibile come visione di Dio
dunque lesatto contrario della rappresentazione, mentre in quanto visione
in Dio delle idee la condizione a priori di ogni possibile rappresentazione.
Nella definizione nominale dellidea di estensione attraverso le verit
matematiche, il concetto di estensione, lidea dei corpi perde, o sembra
perdere, anche quellultimo residuo di rappresentativit immaginativa
che ancora la figura geometrica portava in s. Con questa definizione
puramente nominale il problema per non viene risolto ma spostato sulla
natura dei numeri, sullintuizione delle verit matematiche ecc. Nessun
pensiero, nessun concetto ha nellesteso intelligibile, priorit sugli altri.
Cest ce que nhsite pas a faire Laporte. Malebranche dclare que les
grandes parties intelligibles ne tiennent point plus de place que les plus petites,
puisque ni les unes ni les autres noccupent aucun lieu (uvres, VI,211) affirme
navoir jamais pens que lide de longueur, largeur et profondeur fut longue,
large et profonde, ou que le corps intelligible fut matriel, plus grand dans un
plus grand espace que dans un plus petit (uvres, VI,242) Lextension des
corps intelligibles nest donc pas locale, le cercle intelligible nest pas le cercle
matriel, les dimensions intelligibles noccupent aucun lieu. Commentant
de telles formules, Laporte est conduit pour les clairer, faire appel la psychologie: le propre de limage, disent volontiers les psychologues, est de ntre
pas localisable. Quand je me rappelle les rues dune ville parcourue lan pass,
ou bien que je me forge des scnes de bataille, une tempte, une fte dans un
palais, ces tableaux, vastes ou rduits, ne sintgrent pas ce que jappelle lespace
rel. Je ne les situe pas ma droite ou ma gauche, au-dessus ou au-dessous de
mon horizon Quelle que soit leur ampleur, ils ne tiennent pas de place. Ainsi
est-il, pour Malebranche, des corps intelligibles. (Laporte, Etudes, p.180) Delbos remarquait dj que ltendue intelligible, cest la substance divine en tant
que reprsentative des espaces, et non en tant que rpandue dans des espaces
immenses (Delbos, Etude, pp.189,190) Mais Laporte va plus loin, en assimilant
ici reprsentation et image. Laporte, pour expliquer comment Malebranche peut
dire la fois que Dieu contient ltendue et que, pourtant, il nest matriel, est
donc amen comparer ltendue intelligible la reprsentation humaine, et
mme prendre cette dernire au niveau de limage. A la notion dune tendue
intelligible conue comme ralit participable par les corps se substitue alors
la notion dune image reprsentant les corps. Ne peut-on en conclure que
Malebranche nchappe au spinozisme quen mettant en Dieu quelque chose
dhumain, en rintroduisant en lui le cogito lui-mme?28
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aristotelico di queste parole voluto) tendono a tornare o tendono a restare. Dato che lesteso intelligibile lidea dellestensione che ha la Mente
divina, se una rappresentazione occupasse pi spazio mentale di unaltra vi
sarebbe nella sostanza estesa un oggetto grande o piccolo in s e questo
in s verrebbe dato alloggetto dal luogo reale che occupa o, meglio, che
occuperebbe. Le idee di enti estesi inoltre, se cos fosse, avrebbero al loro
interno il principio del loro essere, perch soltanto cos potremmo spiegarci
come unidea sia (e risulterebbe un assurdo) pi grande o pi piccola in s
di unaltra, soltanto facendo di ogni idea un luogo mentale dandogli cio
una sua precipua, stabile e fissa estensione mentale potremmo comprendere
che una rappresentazione grande o piccola in s e per s stessa.
Questa ipostatizzazione delle idee di enti finiti quanto di pi
lontano da ci che Malebranche voleva sostenere. Egli vi si sempre
opposto in quanto sarebbe la premessa allentificazione dellesteso intelligibile, al fare cio dellesteso intelligibile una tabula in cui, come in
un puzzle, si vanno ad incastrare tasselli (le rappresentazioni dei corpi)
che hanno una loro ben definita grandezza. Alla fine la composizione di
tutte le tessere andrebbe a coincidere per estensione con la tavola sulla
quale sono state disposte. In definitiva, idee dallestensione mentale ben
definita andrebbero a trovare il loro luogo in una mente essa pure di
grandezza ben definita: ogni idea avrebbe un suo preciso luogo mentale
in cui collocarsi. Si produrrebbe cos unentificazione dei luoghi mentali,
cio di un luogo che esiste per s anche senza niente che lo occupi, ma
anchesso delimitato; da qui si ritornerebbe ad una variante pseudooccasionalista della teoria aristotelica dei luoghi: come ogni idea ha un
suo ben preciso luogo mentale in cui collocarsi, cos anche gli oggetti che
le idee ci rappresentano devono avere un loro luogo naturale, un posto in
cui devono adagiarsi. Bisognerebbe dimostrare come idea della mente ed
oggetto nella natura siano legati, come siano somiglianti, una somiglianza
in grado di migrare dalloggetto percepito al soggetto percipiente, una
somiglianza che comunque dovremmo presupporre dato che sia lidea
nella mente sia loggetto nella natura occupano un loro spazio, hanno un
loro luogo ben determinato. Paradossalmente, se un pericolo di tornare
ad Aristotele c, allora pi in Spinoza che non in me, argomenterebbe
un redivivo Malebranche in vena di polemica: lui (Spinoza) non io ha
sostenuto il parallelismo psico-fisico, lui ha sostenuto che lestensione un
attributo divino, io ho soltanto detto che noi pensiamo le idee degli enti
finiti nella divina idea di estensione. Malebranche quindi cartesiano su
una questione non soltanto apparente, come voleva Blondel29 che fosse
il suo cartesianesimo, ma fondamentale.
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Lesteso intelligibile la superficie indefinita sulla quale si distendono le immagini definibili e se si vuol comprenderlo, si devono eliminare
dal pensiero tutte le immagini; esso quindi la negazione delle immagini
pur rendendole possibili. Lesteso intelligibile non ha per una misura
fissa ma, come le maree, espande o restringe la sua superficie allalzarsi
e allabbassarsi delloceano delle rappresentazioni. La nostra esperienza
sensibile non relativa ai corpi reali, ma alle idee dei corpi; la sensibilit,
in altri termini, non si distende sui corpi reali (il che riproporrebbe la
tesi della sostanza per partecipazione) ma prende forma dalle idee che
si generano nellesteso intelligibile. La nostra esperienza sensibile non
dunque localizzabile, la memoria ricostruisce le immagini della realt
percepita in modo tale che si potrebbero anche invertire alcuni aspetti
di ci che fu percepito: se per esempio, devo ricordare una strada che
finisce in una piazza posso sostituire limmagine della piazza con quella di
un muro; non c quindi una struttura spaziale statica. limmaginazione
che nella memoria ricostruisce la rappresentazione come pi laggrada,
o per quanto pu.
Cerchiamo di riassumere. Innanzi tutto Dio linfinito (e gli infiniti
infiniti) e linfinito non pu venir rappresentato da unimmagine che,
per esser tale, deve essere limitata: Per Divinit noi intendiamo tutto
linfinito, lEssere senza limitazioni, lessere infinitamente perfetto. Ora,
nulla di finito pu rappresentare linfinito.30 Dio non rappresentabile
perch ci si pu rappresentare soltanto lestensione creata.
Lestensione creata rispetto allimmensit divina, quello che il tempo
rispetto alleternit. Nellimmensit di Dio tutti i corpi sono estesi, cos come
nella sua eternit tutti i tempi si succedono. Cos come sempre tutto ci che
senza alcuna successione temporale, cos egli pervade tutto con la sua sostanza
senza alcuna estensione locale. Come nella sua esistenza non esiste n passato
n futuro, perch tutto presente, immutabile, eterno; cos nella sua sostanza
non c n grande n piccolo, perch tutto semplice, uguale, infinito.31
30
N. Malebranche, Colloqui sulla metafisica, la religione e la morte, a cura di R.
Crippa, Zanichelli, Bologna 1963, p. 228.
31
Ivi, p. 233.
33
Ivi, p. 232.
Ci che dite mi fa comprendere chiaramente che quellempio moderno, il
quale faceva delluniverso il proprio Dio, era in realt senza Dio. Era un vero ateo. Ma
non so che pensate di tanta brava gente che non meditando abbastanza, ha sulla divinit idee tanto indegne di Dio. Tutto ci che sanno che il loro Dio non luniverso
ma il Creatore delluniverso; e questo sarebbe ancor molto, se si fermassero qui, senza
corrompere la nozione dellinfinito. Ivi, p. 239. Anche qui Malebranche d di Spinoza
uninterpretazione riduttiva e, in fin dei conti, inesatta, ci comprensibile se si tiene
presente che, come osserva Gouhier (H. Gouhier, La philosophie de Malebranche et son
exprience religieuse, Vrin, Paris 1926, p. 372), Malebranche si riferisce pi che a Spinoza
allo spinozismo quale a lui veniva obiettato.
32
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riempie tutti i luoghi senza avere alcuna estensione locale. Questo ci che io
affermo essere assolutamente incomprensibile. Ma lestensione intelligibile
la sostanza di Dio solo in quanto rappresentativa (cio che pu rappresentare)
dei corpi, e partecipabile da essi con le limitazioni o le imperfezioni che loro
convengono, e che sono rappresentate dalla medesima estensione che, di quei
corpi, lidea o archetipo.37
37
Ivi, p. 238.
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Il rapporto di partecipazione tra le idee dei corpi e lesteso intelligibile e non pi tra le idee ed i corpi: cartesianamente egli afferma che,
se i corpi esistono, cio se Dio veramente li ha creati, essi sono estesi;
sarebbero quindi i corpi a partecipare dellidea che Dio ne ha e noi attraverso di Lui. Ma Dio non affatto comprensibile per mezzo di immagini
(rappresentazioni). Le idee dei corpi non si trovano tra la mente umana ed
i corpi ma tra lanima umana e lidea di estensione della mente divina: un
quadro ipotizzabile soltanto da un platonico mistico, da un agostiniano
che ha compreso come modificare il cartesianesimo ai propri fini. Per
un aristotelico o per qualsiasi altro filosofo una costruzione metafisica
come quella di Malebranche risulterebbe assurda ed infatti cos stata
giudicata. Alla generazione seguente, venute meno molte delle esigenze
teologiche che avevano infiammato il 600, manc il terreno sul quale
collocare la metafisica di Malebranche; vennero sfruttate molte delle sue
intuizioni filosofiche e antropologiche ma non se ne comprese la ragione
profonda: il misticismo cattolico di derivazione cartesiana uneccezione
assoluta in tutta la storia della filosofia.
In quanto elemento teoretico lesteso intelligibile lesatto contrario
della rappresentazione; come modo (o medium) invece, la capacit umana di partecipare dellesteso intelligibile, il medio che rende possibile
alluomo di essere, sebbene sia un ente finito e, ci non di meno, pensante:
sostituisce allora la thorie mdievale dune substance partecipable38 una
comunione delle intelligenze nella sostanza divina. Luomo non pensa
in Dio per partecipazione ma per identificazione con la sostanza divina;
non tutta la sostanza divina ovviamente, ma soltanto quella piccolissima porzione che costituisce la nostra mente. Luomo non lente che
partecipa dellEssere di San Tommaso, ma lEssere, da un punto di vista
particolare e sotto un determinato aspetto (o dimensione, ovvero lesteso
intelligibile), che partecipa di s stesso da un punto di vista assoluto,
ma sempre sotto quel determinato aspetto che lidea di estensione. In
Dio sono tutte le idee ed l che noi le pensiamo, non per emanazione,
il che farebbe del pensiero umano una copia di quello divino, e quello
divino unantropomorfizzazione dellumano ma per partecipazione.
vero che in Dio presente lidea a cui la sua creatura sta pensando in un
determinato momento ma, nella mente divina, tale idea sta in rapporto
con tutte le altre infinite idee che Egli si pu rappresentare in maniera
38
In realt non esiste una teoria medievale della sostanza per partecipazione, il
termine di partecipazione, gi poco chiaro in Platone, con il Medioevo ha assunto un
concetto ancor pi farraginoso. Alqui si riferisce verosimilmente a San Tommaso: Come
ci che ha fuoco e non fuoco infocato per partecipazione, cos ci che ha lessere e
non lessere ente per partecipazione. (San Tommaso dAquino, La somma teologica,
Pdul, Bologna 1996, t. I, q. 3, a. 4, p. 56).
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39
Si veda Fabiani, La filosofia dellimmaginazione in Vico e Malebranche, cit., pp.
35-39, 55-73.
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La mediazione del finito (luomo) che pu comprendere linfinito (Dio) viene
risolta da Malebranche in una proporzionalit costante tra percezione e cosa percepita:
Per cercare di comprendere come uno spirito finito possa scorgere linfinito, ammettiamo
che la capacit che ha lanima di vedere, sia, per esempio, di quattro gradi e che lidea
della sua mano o di un piede di estensione, la tocchi con un dolore cos vivo da assorbire
tutta la sua capacit di pensare; evidentemente, se lidea di due piedi di estensione la
tocca con met della forza, la sua capacit di pensare baster perch ne abbia percezione.
Del pari loggetto che la tocca immediatamente un milione di volte pi grande, ma la
tocca solo con una forza che sia di un milionesimo della prima, la sua capacit di pensare
baster perch ne abbia percezione e, per cos dire, il prodotto dellinfinit delloggetto
per linfinita piccolezza della percezione sar sempre uguale alla capacit che lanima ha
di pensare. Infatti il prodotto dellinfinito per linfinitamente piccolo una grandezza
finita e costante come la sua capacit di pensare (Malebranche, Ricerca della verit, cit.,
p. 435). Anche in questa dimostrazione, sulla cui validit probatoria non ci pronunciamo;
Malebranche ha come obiettivo lestromissione della rappresentazione quale tramite tra
finito ed infinito, il passo riportato infatti esplicativo di un concetto che poche righe
prima egli aveva espresso in soli termini matematici. Ci manifesto per la stessa ragione
che prova che un millesimo sta a 1 come 1 sta a 1000; che 2, 3, 4 milionesimi stanno a 2,
3, 4 come il 2, 3, 4 stanno a 2, 3, 4 milioni: infatti pur aumentando gli zeri allinfinito,
chiaro che la proporzione resta sempre la medesima. Una grandezza o una realt finita
uguale ad una realt infinitamente piccola in rapporto allinfinito; dico in rapporto allinfinito perch il piccolo ed il grande sono tali solo in base ad un rapporto. Quindi certo
che un modo o una percezione finita in s stessa pu essere la percezione dellinfinito,
purch la percezione dellinfinito sia infinitamente piccola in rapporto ad una percezione infinita o alla comprensione perfetta dellinfinito (N. Malebranche, La ricerca della
verit, cit., p. 434-435). Non c quindi nessuna immagine che migri dalluomo in Dio
ma soltanto una proporzionalit voluta da Dio stesso che lascia tutto quale ed sempre
stato. A garantire la perfezione della cognizione dellinfinito da un finito punto di vista il
rispetto della proporzionalit. Reintrodurre una rappresentazione nellidea di Dio (anche
se rappresentazione della sostanza e quindi, in fin dei conti, non a carattere iconico) non
soltanto finirebbe per abbassare Dio alla portata della creatura (sarebbe cio un variare
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le proporzioni tra finito ed infinito) ma vorrebbe dire anche evocare un pericolo terzo
uomo. Il medio tra finito ed infinito in Malebranche non quindi la rappresentazione
ma una costante matematica, un rapporto costante tra i due enti. Ora, se il rapporto
formalmente matematico, sostanzialmente metafisico in quanto il rapporto tra un ente
finito, luomo, ed un ente infinito (Dio), una costante infinita: si pu dire anche che il
rapporto tra Dio luomo parte di Dio, una sua creazione e come tale parte di s, in
quanto per Malebranche Dio Ragione e tutto ci che razionale divino.
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quando noi abbiamo fatto tacere completamente i sensi lesteso intelligibile ci appare nella sua infinit e completa indeterminatezza; ora, quando
noi da questa situazione di vuoto rappresentativo pensiamo nuovamente
a qualcosa, lidea prende posto in questo spazio mentale indeterminato
andando a determinarlo, definirlo in unimmagine.
Se lesteso intelligibile fosse un nulla (come voleva Arnauld) o una
tabula rasa (come voleva Locke) non sarebbe possibile rappresentarci
alcunch, come potrebbero infatti le idee trovare posto nel nulla? Se la
coscienza del vuoto mentale, di cui tutti possono fare esperienza assopendo i sensi, fosse un nulla e non unestensione intelligibile allora s che
Dio sarebbe costretto a fare un miracolo continuo affinch noi potessimo
pensare. Solo Dio infatti pu creare le cose dal nulla e lo pu fare solo
direttamente perch se delegasse questa capacit alle creature, automaticamente queste si trasformerebbero in creatori, tesi questa, nella sostanza,
pagana. Lesteso intelligibile quindi non un nulla ma la possibilit pura
di ogni pensiero: questa la tesi cristiana di Malebranche. Egli ha dato
un significato nuovo al concetto di idea, ha sviluppato il cartesianesimo
in senso platonico riuscendo ad andare, almeno nei suoi intenti, oltre
Cartesio ed oltre Platone.
Lesperimento degli Entretiens (per cui per aver coscienza dellestensione intelligibile si devono assopire tutti i sensi ed evitare di rappresentarsi qualcosa di determinato, ovvero una qual si voglia immagine), va oltre
la semplice astrazione, non si prende infatti un oggetto, o alcuni elementi
di un oggetto e si astraggono da tutto il resto; in verit non si prende
niente, non si determina qualcosa in particolare per negare tutto il resto
ma, direttamente, si nega tutto senza preventivamente prender qualcosa.
Si tratta di un procedimento simile a quello consigliato da Cartesio nelle
lettere ad Elisabetta per prender coscienza delle nozioni primitive; si
deve far tacere i sensi che ottundono alla vista della nostra intelligenza le
fondamenta della nostra mente e del nostro essere. Comunque sia, anche
per astrazione, si pu arrivare a negare tutti i pensieri rappresentativi, ma
si tratta, se la definizione pi consona, di unastrazione assoluta; daltra
parte Malebranche non molto interessato al procedimento col quale
si arriva a negare tutti gli elementi sensibili e rappresentativi, quanto al
fatto che possibile arrivare, in determinate circostanze (quando i sensi
non esercitano il loro imperio), a negarli. Ora ci viene suggerito con
questo esperimento per determinare il pensiero puro bisogna negare
tutti i pensieri determinati. Fatto ci, ovvio che non resta pi nessun
pensiero, ma era proprio questo infatti lo scopo dellesperimento, e quel
che si raggiunto non un nulla assoluto, ma un nulla raggiunto, il nulla
dei sensi e non la negazione della mente. Il nulla che si raggiunto
sempre, e non per ultimo, la possibilit di pensare qualsiasi cosa.
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ont admis que notre raison peut pntrer les mystres divins.53 Alqui
si riferisce qui a uvres, I, pp. 394-6 in cui Malebranche condanna con
diverse argomentazioni i Sociniani, i Calvinisti, coloro che negano che
luomo abbia un libero arbitrio e, con loro, gli scolastici i quali oppongono
ai ragionamenti umani degli eretici, altri ragionamenti umani.
Car les raisonnements de lcole ne sont pas toujours suprieurs ceux des
hretiques. Il faut donc distinguer avec soin les vrits rvles et les explications,
purement humaines, quel es thologiens en ont donnes. A ces explications, il
convient dopposer le mystre, la tradition et lautorit.54
Ibidem.
Ivi, pp. 69-70.
55
Malebranche, Recherche de la Vrit, III, I, 2 e III, II, I, 1, in uvres compltes
de Malebranche, cit., t. I, p. 470.
56
Alqui, Le Cartsianisme de Malebranche, cit., pp.70-71.
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