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COMPENDIO DI CRIMINOLOGIA

CAP 1: INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA CRIMINOLOGIA


Le scienze criminali sono quelle il cui nucleo del loro sapere costituito dai fenomeni delittuosi. Prima tra
queste il diritto penale. Esso studia, analizza ed approfondisce il complesso delle norme giuridiche rivolte ai
cittadini, le quali divengono, in forza di legge, regole di condotta.
Il delitto, campo di interesse della criminologia, viene ad essere definito dal diritto penale: poich la criminologia si occupa di studiare i fatti delittuosi, gli autori dei delitti e le differenti reazioni che la societ mette in
atto per combatterli o prevenirli.
Il diritto penitenziario ha come oggetto linsieme delle disposizioni legislative e regolamentari che disciplinano la fase esecutiva del procedimento giudiziario penale.
La psicologia giudiziaria studia la persona umana non in quanto reo ma quale attore, in differenti ruoli, nel
procedimento giudiziario. Sono oggetto di questa disciplina le pecularit e le interrelazioni psicologiche fra
le persone che partecipano alle indagini e al processo.
La politica penale ha come obiettivo quello di studiare, elaborare e proporre gli strumenti ed i mezzi per
combattere la criminalit.
La politica criminale costituisce linsieme dei contributi che molteplici discipline forniscono al legislatore
per la formulazione delle leggi penali, affinch operi non solo sotto la spinta delle sollecitazioni
dellopinione pubblica e dei valori della cultura, ma anche alla luce delle ricerche, degli studi.
La criminalistica linsieme delle molteplici tecnologie che vengono utilizzate per linvestigazione criminale. Si tratta di tecniche di polizia scientifica che hanno come obiettivo la soluzione di svariati problemi di ordine investigativo, utili per la qualificazione del reato, per lidentificazione del reo o della vittima, per la caratterizzazione delle circostanze.
La criminologia, invece, ha per oggetto lidentificazione del reo utilizzando le caratteristiche psicologiche e
comportamentali degli autori di taluni tipi di reato.
Secondo il codice penale tutte le azioni penalmente perseguibili vengono denominati reati: tra di essi si differenziano i delitti e le contravvenzioni, a seconda della natura delle pene, a loro volta correlati alla maggiore o
minore gravit del reato.
Lautore dei fatti previsti dalla legge come reati il reo, il delinquente o il condannato quando stata pronunciata sentenza irrevocabile; nel corso dei procedimenti penali lindiziato, lindagato, limputato,
lappellante, il riccorente, a seconda delle fasi processuali.
Lo studioso di criminologia deve tendere a spogliare le parole delinquente, criminale, reo da implicazioni
emotive e da giudizi etici.
Nel contesto dei gruppi e della societ si effettuano differenziazioni nei confronti della criminalit secondo
una gerarchia dei valori violati, cosicch non tutte le infrazioni della legge penale suscitano uguali reazioni
negative.
Criminale, delinquente, reo dovrebbero semplicemente indicare colui che ha compiuto azioni che la norma
giuridica definisce reati. Non esistono i delitti e i delinquenti come categorie o come astratti concetti.

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Oggetto e specificit della criminologia


Una prima caratteristica lampiezza del campo di indagine, che considera i fatti criminosi e i loro aspetti
fenomenologici, le variazioni nel tempo e nei luoghi, le condizioni sociali ed economiche che ne favoriscono
la diffusione e le modificazioni.
Studio degli autori dei delitti, con le loro caratteristiche psicologiche o psicopatologiche, e con i fattori ambientali e situazionali che entrano in gioco nellagire delittuoso dei singoli.
Il campo di indagine comprende i diversi tipi di reazione sociale che il delitto suscita, lanalisi delle conseguenze esercitate dal crimine sulle vittime, degli interventi in loro favore, i ruoli eventualmente da loro giocati nella genesi del delitto.
La criminologia si occupa del fenomeno della devianza, anche nelle sue manifestazioni non delittuose.
Afferiscono alla criminologia conoscenze fornite da pi discipline: sociologia, psicologia, psichiatria, medicina, pedagogia, psicologia sociale, antropologia, statistica, ed anche filosofia.
Il criminologo, in quanto scienziato, ha il compito di saper integrare in una visione sintetica dati, conoscenze,
approcci e metodi provenienti da campi diversi del sapere.

La criminologia quale scienza


I requisiti per definire una disciplina come scienza sono:
1. Sistematicit, nel senso che una scienza linsieme delle conoscenze acquisite in determinati ambiti del
sapere, integrate in un complesso strutturato e armonico.
2. Controllabilit, posto che le enunciazioni debbono poter essere sottoposte al vaglio delle critiche e al
confronto con i dati della realt.
3. Capacit teoretica, per la quale una scienza deve riunire e riassumere molteplici osservazioni e dati sui
fenomeni di cui si occupa in proposizioni astratte, unite da nesso logico e intese a spiegare, in una costruzione semplice e comprensibile, i rapporti causali, le correlazioni e le variabili dei fatti oggetto della
sua analisi.
4. Capacit cumulativa: costruire teorie in derivazione luna dallaltra, talch le pi recenti correggono,
modificano, amplificano o perfezionano le teorie prima formulate.
5. Capacit predittiva, anche se le scienze delluomo presentano grandi limiti nella possibilit di prevedere
quali saranno i futuri comportamenti sia collettivi che dei singoli individui.
Scienze empiriche: usano il metodo induttivo e traggono le loro conoscenze esclusivamente
dallosservazione della realt oggettiva. Il carattere empirico di quelle scienze che negano lesistenza di assiomi.
Scienze sperimentali: i fenomeni osservati in condizioni naturali possono essere riprodotti in situazioni artificialmente create.
La criminologia una scienza descrittiva, in quanto ad essa compete una descrizione fattuale, la classificazione e la differenziazione tassonomica dei delitti e dei loro autori. anche una scienza eziologica, poich
ricerca le cause dei fenomeni da lei osservati.

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Relativit del significato avalutativo e neutrale della criminologia


Requisito fondamentale delle scienze scientifiche il loro carattere di falsificabilit o confutabilit: questa
caratteristica consiste nella loro non dogmaticit.
Tutte le scienze, profondamente incidenti sul tessuto sociale e nelle quali lo scienziato nello stesso tempo
osservatori di eventi e attore partecipe di quel contesto sociale, obbligatoriamente contengono delle scelte di
valore e riflettono gli orientamenti generali della cultura del proprio momento.

Verit e teorie criminologiche


Il concetto di causa nell'ambito delle scienze umane ben diverso da quello della meccanica, della fisica o
del diritto. Carattere relativo delle verit enunciate dalle teorie del comportamento umano.
Molti approcci teorici, sia sociologici che psicologici, si propongono come teorie unicausali. Altre teorie tentano invece di conciliare molteplici fattori che intervengono nella causazione per offrire cos una prospettiva
interpretativa pi ampia: queste si denominano teorie multicausali.
Nello studio del comportamento umano da intendersi il significato di causa in termini molto relativi. Innumerevoli fattori concorrano nel comportamento sociale dell'uomo.
Il concetto di teoria unicausale non equivale a quello di teoria deterministica, ben potendosi formulare teorie
unicausali che non considerino il fattore da esse eletto a condizione principale anche come escludente l'intervento della scelta personale; e, reciprocamente, possono darsi teorie multifattoriali ma deterministiche, in
quanto asseriscono che il concorrere di un certo numero di fattori comporta necessariamente l'esito criminoso.
Una teoria dovr essere valutata in funzione del suo valore euristico. Una teoria vera quando si presta a essere utilmente impiegata per ulteriormente facilitare la comprensione di un fenomeno, per accrescere le conoscenze e per pi efficacemente intervenire su di esso.

Il concetto di causa in criminologia


Abitualmente si designa come causa di un fatto l'antecedente necessario e sufficiente al suo accadimento.
Qualsiasi fenomeno che si verifica nella realt richiede la presenza di moltissimi fattori in il cui il corso necessario per la realizzazione di quel fenomeno.
La causalit relativamente al comportamento dell'uomo intesa secondo una prospettiva sistemica e alla luce
di un nuovo concetto di causalit, che si denomina causalit circolare.
La teoria dei sistemi cerca di analizzare le reciproche influenze fra i fenomeni che sono inseriti nel sistema:
questa teoria si fonda sul concetto di insieme per il quale un'unione di elementi qualcosa di diverso dalla
semplice somma dei singoli componenti.
Essa spiega come nellinsieme dei rapporti interpersonali la condotta di un soggetto influenza quella degli
altri, e come quest'ultima a sua volta si ripercuote sul comportamento del primo agente: questo appunto il
concetto di causalit circolare.
Retroazione o feedback: ognuna delle parti di un sistema influisce sulle altre, la differenziazione tra causa ed
effetto viene a perdere di significato, perch ogni parte del sistema sia causa che effetto e non si pu parlare
di causa efficiente.
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Nel concetto di sistema sono ricomprese oltre all'attore del fenomeno osservato, anche le altre persone e circostanze con le quali il soggetto venuto in rapporto, e le correlazioni tra di essi.
L'esistenza del rapporto di causalit materiale tra l'azione e l'evento condizione prima e imprescindibile per
il diritto, anche se non sufficiente per attribuire il fatto criminoso al soggetto.

Il campo delle indagini criminologiche


Delitto: condotta che lede o mette in pericolo un bene di rilievo per la collettivit, nel senso che la sua lesione o messa in pericolo costituisce danno sociale.
Diritto naturale: mira a identificare i delitti secondo una criteriologia e un'etica universali, non subordinate al
variare delle norme legali. Secondo questa prospettiva giusnaturalistica esisterebbe una sorta di sistema legale non scritto, cio un insieme di valori che le leggi costantemente tutelano in ogni momento storico e che
rispecchierebbero i contenuti etici fondamentali, immutabili e trascendenti, di una supposta natura dell'uomo.
La gravit del reato prevista dal codice penale quali uno dei parametri per l'applicazione discrezionale fra
minimo e massimo della pena edittale: si tratta di una prerogativa del potere giudiziario, non delegabile pertanto ad altri.
prerogativa del legislatore il porre il principio generale, e del giudice l'identificare nelle singole fattispecie
la scarsa rilevanza sociale.
La criminologia si occupa anche della corrispondenza fra la percezione del corpo sociale della gravit degli
illeciti penali con quella della legge. Il parametro per delimitare i confini del campo degli interessi della criminologia pu essere solo quello della legge.

Il delitto quale convenzione sociale: sua relativit storica


La norma penale espressione dei valori prevalenti e degli interessi particolarmente tutelati in una determinata societ. L'apprendimento di tali norme favorito da un insieme di strumenti di controllo sociale che agiscono su ogni attore sociale perch si conformi ai precetti del suo gruppo.
Fin da quando si organizzarono le prime forme arcaiche di societ, esse sono state garantite e strutturate da
norme, ma queste norme non hanno mai costituito un insieme immutabile. Si sono inoltre sempre poste distinzioni fra le varie norme.
Le leggi penali sono pertanto da intendersi come uno dei numerosi sistemi di controllo sociale, mirati a inibire quei comportamenti ritenuti pi gravi, perch minacciano quellinsieme di beni che una data societ ritiene maggiormente preziosi e che protegge in modo privilegiato, mediante appunto l'intimidazione e l'erogazione della pena.

Strumenti di controllo sociale


Ogni societ retta da regole di comportamento, parte non codificate, parte tradotte in norme legali, fra le
quali quelle penali, al fine di assicurare coesione fra i suoi membri e stabilit sociale.
Agenzie di riduzione dell'ansiet: disponibilit, qualit ed efficienza di molteplici istituzioni di riduzione di
quell'ansia che si ingenera quando vengono meno le regole e le certezze normative. Tale agenzie svolgono la
fondamentale funzione di stabilit sociale, esse sono rappresentate da tutte quelle strutture alle quali gli attori
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sociali aderiscono per vari motivi e in vario modo e che forniscono contestualmente costellazioni di valori. Il
loro venir meno si riflette in aumento di ansia sociale.
Ogni tipo di societ impiegher tutti gli strumenti idonei ad evitare le tendenze devianti dai suoi valori fondamentali: questi sono appunto di strumenti di controllo sociale.
Sistemi di controllo formale (istituzionalizzati): sono organizzati e regolamentati da specifici organismi. Il
controllo formale quello esercitato dagli organi pubblici in base a norme giuridiche che ne prevedono esplicitamente le competenze e le procedure.
Sistemi di controllo informale: pur avendo diversi fini istituzionali, rappresentano anche importantissime
fonti in di informazione normativa e canali di comunicazione di valori fondamentali, fungono anche da agenzie di controllo del comportamento.
Il controllo informale rappresentato dall'azione di strutture riconosciute dal diritto per finalit diverse dalla
lotta alla criminalit o anche indifferenti al diritto che, intenzionalmente o meno, concorrono a determinare
l'adattamento degli individui agli schemi delle societ in cui vivono, o anche a correggere situazioni, comportamenti e abitudini di vita che fanno temere un'esposizione a rischio di divenire delinquenti in o un'inclinazione in tal senso.
Controllo di gruppo: non si esercita mediante le istituzioni, ma da persona a persona nel contesto stesso dei
vari gruppi sociali. Ogni individuo reso costantemente edotto dal giudizio del prossimo del valore positivo
o negativo della sua condotta.
Il controllo sociale consiste nellazione di tutti i meccanismi che controbilanciano le tendenze devianti, o impedendo del tutto la deviazione, o controllando o capovolgendo quegli elementi della motivazione che tendono a produrre il comportamento deviante.

Connessioni tra cultura, legge e poteri


Si intende per cultura linsieme dei contenuti di valore, delle ideologie, delle conoscenze, dei costumi, della
morale e delle credenze caratteristici di ogni societ. Ogni cultura pu intendersi come un insieme delle norme che danno concretezza e tutela ai valori caratteristici di una data societ.
Uno dei fini della legge quello di assicurare la continua coerenza e funzionalit fra la struttura della societ
e il tipo di cultura. In ogni aggregazione umana sono contemporaneamente presenti sia consenso che dissenso.
Struttura: tipo di sistema economico di una societ data, controllato dai gruppi che detengono i mezzi di produzione di beni.
Sovrastruttura: insieme dei valori di quella societ, che risulta funzionale al tipo di sistema economico. I valori sovrastrutturali sono coerenti con la societ che li esprime.

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Metodi e fonti delle conoscenze empiriche


Per esaminare l'estensione dei fenomeni e le caratteristiche pi generali dei fatti criminosi ci si avvale delle
statistiche di massa, effettuate su grandi numeri o sulla totalit dei soggetti dell'universo considerato.
L'osservazione individuale, tipica della criminologia clinica, consente invece di evidenziare circostanze particolari che la statistica non pu considerare: risulta per impossibile enucleare con questo mezzo di indagine
i fattori di pi generico influenzamento presenti nell'ambiente sociale.
Ricerche su gruppi campione: l'indagine sempre centrata su singoli individui, ma, estendendo l'indagine ad
un numero elevato di soggetti e utilizzando certe regole di rilevazione, se ne possono ricavare conclusioni
dotate di validit generale, cos come avviene con le statistiche su grandi numeri.
Le ricerche settoriali sono condotte su altri ambienti particolarmente significativi per indagare su dati e situazioni non altrimenti conoscibili.
Quando si vogliono analizzare gli effetti di taluni trattamenti risocializzativi, le conseguenze di certi interventi, la validit di talune innovazioni penali, si utilizzano le ricerche operative, che consistono nel controllare i loro effetti comparando un campione di soggetti che ne hanno beneficiato con altri che non hanno fruito Ricerche sperimentali.
Studi predittivi: sono utilizzati per trovare indicatori che consentano di prevedere il futuro comportamento
sulla scorta di certi parametri.

Il numero oscuro
I dati utilizzati sono solitamente relativi ai reati denunciati dalla polizia o dai privati alla magistratura. Invece
il numero dei delitti che vengono quotidianamente consumati in genere superiore a quello che emerge alla
superficie.
Gli studi sul numero oscuro hanno messo in evidenza le notevoli dilatazioni della prospettiva secondo la quale debbono valutarsi i fenomeni della criminalit. L'indice di occultamento varia in modo considerevole per
le differenti specie di delitti.
Al numero oscuro relativo al mancato accertamento dei reati, si aggiunge il problema della non identificazione dell'autore dei reati pur accertati.
Atteggiamento della vittima e qualit del reo
Non tutti i delitti vengono denunciati dalle vittime e non tutti vengono perci a conoscenza delle autorit. E
perci la natura stessa del fatto che, in certi casi, fa s che la commissione del delitto non venga denunciata.
Vi sono certi delitti per i quali la vittima preferisce lasciare impunito l'autore piuttosto che dar notoriet al
fatto
Atteggiamento di organi istituzionali
Gli organi di polizia e la magistratura inquirente hanno non solo il compito di identificare gli autori dei fatti
denunciati o comunque conosciuti, ma anche quello di prendere l'iniziativa andando a ricercare fatti delittuosi non ancora divenuti noti.
L'opera di prevenzione e di ricerca non viene indirizzata in ugual misura in tutti gli ambienti e se tori della
vita associativa in cui delitti possono presuntivamente essere commessi, n ci sarebbe possibile. Le iniziative di indagine si rivolgono in modo selettivo verso certi settori di delittuosit piuttosto che verso altri.

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La qualit dell'autore di reato


Interferisce sull'entit del numero scuro anche la qualit dell'autore: esiste cio un atteggiamento di maggiore
indulgenza verso alcune categorie di soggetti.

Statistiche di massa
Le statistiche di massa consentono la raccolta, l'analisi matematica e l'interpretazione di dati quantitativi, inclusa la determinazione di correlazioni fra vari dati. Pu utilizzarsi questo genere di indagine per avere statistiche trasversali oppure statistiche longitudinali o dinamiche.
Lo studio delle correlazioni pu essere complesso, includendo pi variabili in funzione di un singolo carattere comune. Dalle correlazioni statistiche in genere arbitrario trarre illazioni di ordine causale.
La statistica criminale poi soggetta a errori non solo relativi all'interpretazione di dati, ma anche per quanto
concerne la loro validit.
Molti errori possono derivare da imprecisione delle fonti, o dalla loro non l'attendibilit. Assai ambigue sono
inoltre le comparazioni statistiche internazionali.

Inchieste su gruppi campione


Perch il gruppo campione sia rappresentativo, necessario che esso contenga, in misura proporzionale a
quello esistente nella realt, certe percentuali di differenti tipi di soggetti che esistono nella popolazione.
Non sempre agevole ottenere un campione veramente rappresentativo dell'universo che si vuole analizzare.

Le osservazioni individuali
Con i metodi individuali di indagine si studiano singoli criminali o al pi piccoli gruppi. Queste ricerche attengono allo studio della personalit, intesa come unit psico organica, e dei fattori micro sociali agenti a pi
immediato contatto del singolo.
Queste indagini possono essere indirizzate verso lo studio del caso, eseguito con investigazione minuziosa e
approfondita, secondo una metodologia a grandi linee comune.
Talune indagini individuali particolarmente dettagliate e approfondite possono assumere il carattere di storie
di vita, descrivendo tipi particolari ed emblematici di carriere criminali.
Spesso queste indagini, anzich su un solo individuo, sono condotte su piccoli gruppi omogenei, in funzione
di alcune caratteristiche comuni che si voglia approfondire al fine di rilevarne le analogie.

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Questionari ed interviste
I questionari sono interviste strutturate, sono un insieme di domande uniformi e rigidamente predefinite, e
volte in genere ad indagare temi precisi e circoscritti, che vengono sottoposte a gruppi campione molto estesi.
Un esempio di intervista libera costituito dal colloquio, una conversazione opportunamente indirizzata con
il soggetto o con i soggetti studiati che consente perci un contatto diretto e una comprensione pi approfondita, anche se meno estesa, delle dinamiche sottese al fenomeno analizzato.
Le inchieste confidenziali sono state utilizzate per interrogare con questionari campioni di popolazione,
chiedendo agli intervistati se avessero commesso reati, ed eventualmente quanti e quali, senza che ne fosse
conseguita alcuna denuncia nei loro confronti: da esse emerso che la commissione di reati di scarsa gravit
molto pi frequente di quanto non figuri ufficialmente.
Altre ricerche sono state svolte per identificare quelle vittime che non avevano denunciati torti subiti (inchieste vittimologiche): attraverso indagini su gruppi campione, e chiedendo agli intervistati quali e quanti reati
avevano subito in un certo periodo, emersa la conferma che reati commessi sono ben pi numerosi di quellli ufficialmente noti.
Tale questionari possono essere somministrati direttamente da intervistatori, oppure attraverso contatti telefonici, oppure ancora spediti a mezzo posta, anche elettronica. Le inchieste confidenziali hanno permesso di
restringere almeno in parte il numero oscuro.

Indagini predittive
La predizione del futuro comportamento, ovverosia la valutazione della pericolosit, questione che si presenta in ogni momento nell'iter penale.
La predizione criminosa viene di regola effettuata secondo criteri intuitivi, cio secondo esperienza e comune
buon senso: intervengono in questo giudizio la valutazione della gravit e del tipo di reato, le circostanze e
modalit di commissione, le caratteristiche personali sociali e i familiari del reo, i suoi precedenti penali.
A criteri tutto sommato analoghi si affidano di fatto anche i criminologi che operano nelle strutture penitenziarie.
Il pi noto dei sistemi predittivi quello proposto da Glueck e Glueck: il metodo utilizza alcuni indici emersi
come pi frequenti fra giovani delinquenti rispetto a quelli di loro coetanei che hanno invece tenuto condotta
regolare.

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CAP 2: LO SVILUPPO STORICO DEL PENSIERO CRIMINOLOGICO


La netta differenziazione fra illecito morale e illecito giuridico avverr solo in tempi a noi vicini e sar frutto
del pensiero illuministico. In precedenza in ogni delitto era implicito anche un contenuto dinfrazione morale. Perch la norma etica era quella dettata dalle religioni, il delitto finiva per identificarsi col peccato. Solo
nel XVIII secolo si affiancher alla morale religiosa anche una morale laica, svincolata da valori immanenti e
assoluti, e spesso in conflitto con la prima.
Approccio esplicativo: la risposta al perch si delinque? fu per lunghi secoli la stessa che veniva fornita
allinterrogativo perch si pecca? Problema della predestinazione, ovvero della libert di peccare, tanto discusso nei secoli passati in teologia e in filosofia. Pi tardi, con il rafforzarsi dellautorit dello stato, si andarono lentamente differenziando il delitto, infrazione ai divieti terreni, dal peccato quale inosservanza della
morale e cio dei precetti divini.
Prospettiva operativa: nei tempi passati era assoluta la prevalenza della pena capitale quale sanzione elettiva. Altre modalit di punizione dei rei: le pene corporali, la fustigazione, la lapidazione.
Prospettiva finalistica: Principio sanzionatorio, strumento di controllo sociale, ma anche al fine di appagare
in ognuno il sentimento e il bisogno di giustizia.
Pena: infliggere sofferenza per far pagare il male commesso. La pena fu nel passato rozzamente commisurata secondo la legge del taglione, intesa quale mezzo per compensare loffesa patita con linfliggere al colpevole la stessa sofferenza causata alla vittima. Altra fondamentale finalit della pena fu quella della vendetta,
con linfliggere un male al colpevole direttamente da chi ha subito il torto, in compenso del male subito.
Per secoli la vendetta non fu solo la motivazione principale della pena, ma un preciso diritto della vittima o
dei suoi familiari. Le finalit della pena furono fino allepoca moderna di contenuto pur sempre essenzialmente vendicativo, anche se delegati allautorit statale.
La moderna finalit retributiva era, prima dellepoca illuministica, ancora da venire, mentre la finalit intimidativa fu sempre insita nella pena, ed essa costituiva nel passato anche lunica modalit di prevenzione,
difformemente dalle diversificate istituzioni preventive odierne.
Pu intravedersi unanticipazione nei teologi della Scolastica, per i quali la pena aveva un carattere medicinale per il reo, che espiava la sua colpa davanti a Dio. A quei tempi, nellepoca dellInquisizione, una delle
finalit della giustizia era anche la riconciliazione, volendo per tanto ottenere il pentimento e il ravvedimento
delleretico.
Attuali finalit della pena sono la risocializzazione e non pi pentimento, che comportano la rinuncia ai
comportamenti e ai valori contrari alle norme, in precedenza coltivati.
Contenuto satisfattorio: la necessit di dar soddisfazione al bisogno di giustizia vedendo punito il colpevole un contenuto sempre vissuto da tutti gli uomini come irrinunciabile.

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LIlluminismo e lideologia penale liberale


Prima dellIlluminismo diritto, procedura penali e esecuzione delle pene erano coerenti con la struttura politica dellAncien Regime. Privilegi dellaristocrazia ed ecclesiastica in una stratificazione sociale altamente
rigida, i sudditi privi di capacit di influenzamento sui fatti economici, politici e sociali.
Anche lesercizio della giustizia era arbitrario cosi come la struttura sociale: mancanza di certezza del diritto,
arbitrariet nellesecuzione della pena, loro crudelt e inappellabilit, grande abuso della pena capitale, poteri
giurisdizionali estesi anche agli organi di polizia, assenza di diritto della difesa.
Il carcere era soprattutto il luogo dattesa del giudizio, ovvero la forma di neutralizzazione extragiurisdizionale davversari e dissidenti, e senza che necessariamente intervenisse una condanna da parte dei tribunali,
ma il piu delle volte a mero arbitrio dei potenti.
Illuminismo: nuovo indirizzo di pensiero che aveva per obiettivo quello di rischiarare la mente degli uomini attraverso la scienza e la conoscenza, che proponeva nuovi valori alternativi, ovvero la ragione come sostituto di una tradizione asservita agli interessi conservatori delle classi potenti, la libert per tutti i cittadini
(e non piu sudditi), la loro eguaglianza come fatto e legge naturale, a fronte dei privilegi di casta, e la giustizia.
Il principio delluguaglianza degli uomini di fronte alla legge risale a Voltaire e Montesquieu, ma
luguaglianza quale era intesa dagli illuministi non aveva ancora significato, maturato piu tardi con
lideologia socialista. Nella prospettiva politica, lIlluminismo fu anche il pensiero che assicur laffermarsi
della borghesia mercantile, finanziaria e imprenditoriale.
La necessit di una nuova struttura giuridico-normativa del diritto pubblico trov in Cesare Beccaria il piu
famoso sostenitore e divulgatore. Dei delitti e delle pene, pubblicato anonimo nel 1764, rappresenta la piu
nota, lucida e sintetica esposizione della nuova concezione liberale del diritto penale.

la funzione della pena di rispondere alle esigenze di una determinata societ anzich a principi morali,
cosi realizzandosi la separazione fra morale religiosa ed etica pubblica;
il diritto deve garantire la difesa dellimputato contro gli arbitri dell'autorit, partendo dal principio della
presunzione di innocenza;
i privilegi di casta debbono essere eliminati e a tutti deve essere assicurata uguaglianza di trattamento
penale attraverso la chiarezza del diritto positivo; i codici devono pertanto essere scritti e nessuno pu essere incriminato se il fatto non espressamente previsto dai codici stessi;
la pena deve avere un significato retributivo, anzich unicamente intimidatorio e vendicativo. Ciascuno deve subire una pena che colpisca i suoi propri diritti tanto quanto il delitto da lui commesso ha
colpito i diritti altrui;
oltre alla proporzionalit della pena alla gravit del delitto, la sua severit deve essere mitigata, devono essere escluse le pene corporali e i supplizi, la pena di morte deve essere abolita, o quanto meno grandemente limitata;
la pena deve colpire il delinquente unicamente per quanto di illecito ha commesso, e non in funzione di
ci che egli e o pu diventare;
infine il criminale non e piu percepito con le negative implicazioni morali del peccatore, ma come individuo dotato di libero arbitrio, pienamente responsabile, che ha consapevolmente effettuato scelte delittuose delle quali deve rispondere nel modo stabilito dalla legge.

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La scuola classica del diritto penale


Dalla prima attuazione del codice napoleonico ne rest al di fuori il mondo anglosassone. In Italia i nuovi
principi si articolarono, nel secolo XIX, in una summa dottrinale che prese il nome di Scuola Classica del diritto penale. Tra i piu noti esponenti della Scuola Classica vanno ricordati Giovanni Carmignani, Pellegrino
Rossi, Francesco Carrara. La Scuola Classica poneva a fondamento del diritto penale la responsabilit morale del soggetto quale rimproverabilita per il male commesso e, conseguentemente, la concezione eticoretributiva della pena in tre fondamentali principi:
1. la volont colpevole del delinquente.
2. L'imputabilit: per aversi volont colpevole occorre che il reo sia capace di comprendere il disvalore etico e sociale delle proprie azioni e di determinarsi liberamente alle medesime. Capacit di intendere e di
volere, quale requisito per essere sottoposto al giudizio e alla pena
3. Il significato di retribuzione della pena: afflittiva, proporzionata, determinata e inderogabile, priva di finalit risocializzative. Riabilitazione sociale deve essere frutto di una emenda che sarebbe scaturita dalla
durezza del trattamento e dalle condizioni di vita e dall'obbligatoriet della professione religiosa.
Il delitto veniva considerato quale entit di diritto e non di fatto, astrazione rigidamente dogmatica che prescindeva da qualsiasi considerazione della realt psicologica del reo e che comportava il giudizio nei suoi
confronti prescindendo dalle condizioni individuali e sociali interferenti nel suo agire.
Lideologia di derivazione marxista consider la Scuola Classica come tipica espressione del capitalismo ottocentesco, gravido di ingiustizie sociali e incentrato sullo sfruttamento delle classi lavoratrici, che impose
una normativa penale rigidamente repressiva che andava a colpire specialmente la classe operaia.
La Scuola Classica ha il merito di aver posto le basi di un sistema normativo i cui principi fondamentali sono:il principio di legalit secondo il quale nessuna azione pu essere punita se non esplicitamente prevista
dalla legge come reato; il principio della non punibilit per analogia, secondo il quale non si pu punire un
comportamento non espressamente previsto come fatto illecito assimilandolo ad altri reati; il principio garantistico, come salvaguardia del diritto di difesa e della presunzione di innocenza; il principio di certezza
del diritto, che mette al bando ogni discrezionalit nellirrogazione delle pene e che comporta la loro eguaglianza per tutti coloro che hanno commesso il medesimo delitto.

Le classi pericolose e il filantropismo


Nel XIX sec. si era convinti che la delinquenza fosse esclusiva per le classi piu povere. Le statistiche indicavano che la maggior parte dei delinquenti proveniva proprio da queste fasce di popolazione piu misera, per
cui si riteneva che i proletari costituissero una sorta di umanit degradata, incline, per una sorte di tara naturale, ai comportamenti piu riprovevoli.
And affermandosi il concetto di classi pericolose, cio agglomerati dindividui degenerati e carichi di vizi.
Questa concezione si ricollegava anche alla ideologia borghese dellattivismo della volont di successo dei
singoli, che era congeniale a uneconomia fondata su di un liberismo senza freni e allesaltazione
delliniziativa imprenditoriale del capitano dindustria.
Darwinismo sociale: era ritenuto funzionale allevoluzione della societ che gli inetti e i perdenti dovessero soccombere nella lotta per la vita, e che andassero a occupare gli strati piu squalificati della societ:
quelli appunto delle classi pericolose.
Doveva passare quasi un secolo perch gli studiosi del crimine acquisissero conoscenza che la massima concentrazione di delinquenti nelle classi piu povere era si una conseguenza delle miserie e precarie condizioni
sociali, ma che era anche la conseguenza di un altro fatto: e cio che i reati piu perseguiti e puniti (microcriminalit) erano si effettivamente prevalenti nelle classi povere, ma anche perch i reati propri delle classi
abbienti godevano praticamente di una quasi totale immunit.
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Contemporaneamente si svilupp filone ideologico cristiano e filantropico, improntato a principi di umana


carit e di aiuto nei confronti dei bisognosi e dei traviati che segn una nuova modalit di intervento nei
confronti dei delinquenti.
Assistenzialismo umanitario: prime istituzioni di soccorso per i carcerati, per i dimessi dal carcere e per le
loro famiglie.
Probation: nuovo modello di esecuzione della pena, utilizzato per la prima volta a Boston dove John Augustus ottenne dal giudice che gli venissero affidati dei condannati perch egli provvedesse alla loro vigilanza,
alla loro educazione lavorativa ed alla riabilitazione sociale. Listituto del probation aveva una diversa percezione del delinquente che venne considerato per la prima volta quale persona bisognosa di aiuto per riuscire a reinserirsi nella societ.
Al concetto di classi pericolose sono per da riconoscersi due aspetti positivi: le indagini sul campo e
laver messo in evidenza le correlazioni fra depressione socio-ambientale e condotta criminale.

Primi studi statistici e sociologici

La concezione del reato quale astratta entit di diritto incominci a essere messa in crisi, verso la meta del
XIX secolo, dai primi studi statistici per lapproccio scientifico ai fenomeni criminosi: chiamarono in causa
lambiente sociale.
A J. Quetelet e Adam. Guerry utilizzarono per primi il metodo statistico. Vennero infatti definiti statistici
morali. Queste ricerche indicavano una concentrazione particolarmente elevata di criminali nei gruppi sociali piu squalificati. Fu allora per la prima volta studiata lincidenza dei reati in relazione all'et, al sesso,
alle professioni, al grado di istruzione, alle condizioni economiche, al ceto, alla razza. Ci consent di aprire
la strada alla comprensione del delitto anche come fenomeno sociale.
Si affermava la presenza di costanti e di regolarit statistiche dei delitti, anche una loro qual prevedibilit e
quindi si apriva la strada ad una percezione del crimine di tipo deterministico.
La prevedibilit statistica dei reati si dimostrata successivamente valida solo nellambito di limitati spazi
temporali e in condizioni macrosociali stabiliti.
Delitto come fatto sociale, secondo la concezione di E. Durkheim: Qualunque sistema o fenomeno che fosse generale in tutte le societ di un particolare stadio del loro sviluppo. Un fenomeno che rispondesse a tali
caratteristiche doveva essere considerato come scientificamente normale. Anche il delitto costituiva pertanto un fenomeno generale di ogni societ.
Del mutamento nella quantit e nel tipo di delitti si occup G. Tarde nei suoi studi di archeologia criminale. Alla radici della crescita dei delitti era da porsi , secondo lAutore e a differenza di coloro che vedevano
nel pauperismo la causa fondamentale dei delitti, proprio linizio di una nuova prosperit, succeduta alle
prime fasi del capitalismo e favorita dalla rivoluzione industriale, con i suoi corollari della iperstimolazione
delle aspirazioni e della instabilit sociale.

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Determinismo sociale

I primi studi statistici sul crimine misero in crisi quel concetto di libero arbitrio del reo che aveva caratterizzato lideologia liberale. Questo nuovo approccio faceva comunque intendere che il comportamento criminoso non era piu esclusivamente riconducibile alla sola volont del singolo, ma che su di lui agivano anche fattori legati alla societ. Ne conseguiva che, esistendo certe circostanze nella societ, il delitto doveva inevitabilmente realizzarsi. Erano insite nella societ delle cause per le quali le azioni dei delinquenti venivano ad
essere necessariamente e fatalmente condizionate in senso delittuoso.
Veniva comunque ritenuto che, mentre poteva ancora ammettersi il principio del libero arbitrio in taluni delinquenti, esso non aveva apprezzabili effetti relativamente alla loro globalit, nella quale le differenze individuali si andavano neutralizzando luna con laltra, cosi che il numero e la quantit dei delitti rimanevano
immutati.
Nasce cosi la visione deterministica della condotta criminosa, passando dalla percezione liberale del delitto
verso una percezione positivistica. Il Positivismo rappresent la fondamentale ideologia della scienza, secondo la quale tutti i fenomeni naturali rispondevano ad una universale determinazione causale degli eventi. Afferm inoltre le leggi universali valide per ogni campo della realt, dalla materia cosmica alla psiche
umana.
Nella prospettiva sociologica la visione deterministica del crimine consisteva nel convincimento che solo, o
prevalentemente, nel contesto della societ dovevano ritrovarsi i fattori determinanti la condotta criminale,
ci che comportava in definita lassenza di responsabilit morale dellindividuo, governato comera da leggi
e fattori che prescindevano dalla sua volont. Andava prendendo cos corpo un determinismo sociale, che
doveva trovare il suo equivalente contrapposto nel determinismo biologico di marca lombrosiana.

Cesare Lombroso, la criminologia dellindividuo e il determinismo biologico

Nel XIX secolo, Cesare Lombroso fu il pioniere del nuovo indirizzo individualistico della criminologia, secondo il quale lo studio del reato doveva principalmente polarizzarsi sulla personalit del delinquente, fino
allora affatto trascurata. Lombroso indirizz i suoi numerosi studi sulla persona del delinquente e sulle componenti morbose ritenute responsabili della sua condotta. La maggior parte delle sue teorie e oggi priva di
alcun valore scientifico.
Teoria del delinquente nato, secondo la quale unalta percentuale dei piu gravi e persistenti criminali possederebbe disposizioni congenite che, indipendentemente dalle condizioni ambientali, li renderebbe inevitabilmente antisociali. Lombroso attribuiva grande importanza, fra le cause di innata tendenza al delitto,
allepilessia e ad altre patologie cerebrali. La teoria dellatavismo tentava di interpretare la condotta criminosa del delinquente nato come una forma di regressione o di fissazione a livelli primordiali dello sviluppo
delluomo.
Egli riconobbe anche lesistenza di un gran numero di delinquenti occasionali, non dissimili per la loro costituzione dagli uomini normali, e nei quali assumevano rilevanza, nel condizionare la loro condotta, lambiente
e le circostanze. Il determinismo biologico un carattere saliente del pensiero lombrosiano.
Il delitto rappresenta un evento strettamente legato a qualcosa di patologico, e di ancestrale che alcuni uomini presentavano come loro specifica caratteristica. Visione manichea e deresponsabilizzante del fatto delittuoso.Nei confronti di costoro nulla pu farsi, in quanto predestinati al delitto, se non difendersi dalla loro
innata antisocialita.
Il reato e le anomalie della condotta vengono visti secondo una prospettiva di tipo medico-terapeutico, come
se fossero solo una malattia da combattere e da neutralizzare individualmente.
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Lo stesso effetto deresponsabilizzativo si riversa anche sullo stesso reo, non essendogli imputabili a titolo di
colpa le anomalie biologiche di cui e portatore e quelle criminose da esse derivanti.
La prospettiva secondo la quale la criminalit una sorta di malattia da curare in coloro che ne sono affetti
sar ripresa ai tempi a noi piu vicini, a partire dagli anni 50 del nostro secolo.
Si ricollegano anche allapproccio lombrosiano quegli orientamenti di criminologia clinica sempre centranti sullo studio dellindividuo.

La Scuola Positiva
Le teorie lombrosiane sul delitto costruirono la base di un nuovo orientamento giuridico e criminologico, che
si ispirava al pensiero positivistico, in contrapposizione allideologia che informava la Scuola Classica del
diritto penale: i dati dellosservazione empirica dovevano costruire lunico punto di partenza per interpretare
i fatti delittuosi e per proporne i rimedi.
I penalisti Enrico Ferri e Raffaele Garofalo, unitamente a Lombroso, furono i teorici e i divulgatori dei principi di quella che si sarebbe appunto chiamata la Scuola Positiva di diritto penale.
Il sommarsi delle anomalie della persona con le sfavorevoli circostanze sociali fu comunque pur sempre sentito come una condizione agente in senso altamente deterministico, talch i delinquenti piu gravi e persistenti
non potevano considerarsi come propriamente responsabili. Individui diversi dalla restante popolazione, e
ci per la presenza di anomalie mentali e\o inadeguatezze ambientali che venivano ad agire pesantemente
sulla loro libert nel compiere i delitti.
Per la Scuola Positiva:

Il delinquente un individuo anormale

Il delitto il risultante di un triplice ordine di fattori antropologici, psichici e sociali


La delinquenza non e la conseguenza di scelte individuali ma e condizionata da tali fattori

La sanzione penale non deve avere finalit punitive ma deve mirare alla neutralizzazione e possibilmente alla rieducazione del criminale, e deve pertanto essere individualizzata in funzione della personalit del delinquente.

Lo scopo degli interventi penali doveva essere quello di realizzare il controllo delle tendenza antisociali, considerando piu la personalit del criminale che non il tipo di delitto commesso.
Politica penale: una misura di difesa sociale doveva sostituire la pena, proporzionata alla maggiore o minore
perniciosita sociale del reo, in funzione delle anomalie della personalit e delle piu o meno sfavorevoli circostanze socio-ambientali, neutralizzare, rieducare e proteggere la societ. Cardine dunque di ogni misura
penale era la pericolosit sociale del criminale, sia attuale, sia potente, insita nella sua personalit. Il rischio o
la probabilit di recidiva costituivano lessenza del concetto di pericolosit.
La Scuola Positiva polarizz linteresse sulla personalit del criminale piuttosto che sul fatto delittuoso, promuovendo la ricerca e lo studio delle cause individuali della criminalit. Introdusse in molti sistemi giuridici
il principio secondo il quale andava tenuto conto, nellirrogare misure penali, oltre che della gravit del reato
anche della potenzialit criminale del reo.
Ci si realizzato secondo due indirizzi:
Il sistema del doppio binario, per il quale a fianco delle pene tradizionali, commisurate alla gravit del
fatto, venivano disposte anche misure di sicurezza per i delinquenti ritenuti socialmente pericolosi che si
aggiungevano alla pena detentiva.
In altri sistemi il principio di commisurare lintervento penale alla potenzialit criminale ha portato, negli
anni 50, allintroduzione della pena indeterminata, la cui durata effettiva non era prevedibilmente stabilita dal giudice secondo la gravit del reato ma dipendeva dalle prospettive di successo del reinserimento
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sociale, in virt del buon esito del trattamento risocializzativo. Era la pena ed essere indeterminata, che
veniva cosi ad assumere caratteristiche simili a quelle delle misure di sicurezza.
Critiche: una troppo cieca fiducia nelle scienze delluomo e nelle loro capacit di valutazione della pericolosit, e la fallacia della previsioni sulla condotta futura e sulle modificazioni della condotta, rendono assai rischiosi i principi propri della Scuola Positiva, ripresi dal sistema delle misure di sicurezza e da quello delle
pene indeterminate.
Aspetti positivi: ha promosso lintroduzione nel diritto penale del principio secondo cui le caratteristiche della persona devono entrare in gioco nella commisurazione della pena, cosi come del debito conto che va dato
alle condizioni sociali agenti sul reo.

Primi indirizzi marxisti in criminologia


Karl Marx e Frederich Engels sostenevano che il delitto una diretta conseguenza delleconomia capitalistica e delle ingiustizie, squilibri e grandi disfunzioni del capitalismo del secolo XIX.
I delinquenti furono ritenuti come facenti parte di quel sottoproletariato piu misero e degradato anche moralmente, che non aveva acquistato coscienza di classe e che alle ingiustizie sociali sapeva reagire solo con
una ribellione individuale, il crimine appunto.
Willem Adriaan Bonger sosteneva che un sistema di produzione basato sulla concorrenzialita, sulliniziativa
privata e sul profitto individuale a discapito degli interessi collettivi, era strutturalmente contrario allo sviluppo di unetica sociale dei legami di solidariet e reciprocit. Tutti i tipi di reati riflettevano i rapporti fra le
classi e si manifestavano con maggior frequenza fra il proletariato solo in funzione del maggior sfavore nelle
condizioni di vita e di un atteggiamento comprensibilmente rivendicativo nei confronti delle societ che li
emarginava.
Bonger riconosceva lesistenza di differenze innate fra gli individui, ma a suo avviso era solo nellambiente
sociale che dovevano essere ricercati i fattori atti a provocare il passaggio dalla potenziale aggressivit.

Integrazione fra approccio sociologico e antropologico


Per lapproccio sociologico, lo scopo principale della criminologia avrebbe dovuto essere quello di spiegare
la delinquenza ricercandone le cause nella societ stessa.
Per il filone antropologico la criminologia avrebbe dovuto invece ricercare che cosa vi fosse di anormale o di
diverso nei delinquenti che favorisce o determina il loro divenire criminali.
La semplicistica attribuzione delle responsabilit del delinquente alla societ, cosi come allopposto delle
anomalie del singolo soggetto, comporta che in ogni caso nessuno abbia ne merito n demerito per le proprie
azioni, e impedisce che la collettivit possa chiedere a ciascuno di rendere conto della propria condotta.

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Teoria delle aree criminali o teoria ecologica


Aree criminali: quelle zone della citt dalle quali proviene e risiede la maggior parte della criminalit comune. In ogni grande agglomerato urbano possono identificarsi delle zone con particolari caratteristiche ambientali nelle quali gli abitanti che hanno avuto a che fare con la legge si trovano in concentrazione molto piu
elevata che in altre.
Quartieri ove si concentra unalta percentuale di persone bisognose di sovvenzioni assistenziali, sovraffollamento, condizioni igieniche e residenziali scadenti, inadeguatezza di pubblici servizi, condizioni socioeconomiche disagiate ed elevata disoccupazione. Nelle aree criminali si verifica un frequente avvicendamento degli abitanti. Sono per continuamente attratti da tali aree, oltre ai piu poveri, anche delinquenti comuni
alla ricerca di ambienti piu tolleranti nei loro confronti o meno ostili.
Per la teoria ecologica pertanto lambiente di vita il fattore piu importante nella genesi della criminalit.
Il valore della teoria ecologica non mutato con il passare degli anni, poich quartieri di questo tipo persistono tuttora. Questa e peraltro una teoria a medio raggio, nel senso che non rende certamente conto di fenomeni piu generali, quali ad esempio il dilagare della criminalit in ogni ambiente anche economicamente
elevato, quale osserviamo ai nostri giorni.

Teoria della disorganizzazione sociale


Molteplici studi che hanno posto laccento sulle profonde trasformazioni che la sempre maggiore industrializzazione ha indotto della struttura della societ nella prima met del nostro secolo.
Il nucleo originario della teoria della disorganizzazione sociale era costituito dalla polarizzazione
dellinteresse sul mutamento e dellinstabilit, provocati dallindustrializzazione e da tutti i fenomeni sociali ad essa collegati: fattori questi che hanno determinato la rottura dei molteplici equilibri sui quali si fondavano i precedenti valori normativi e letica sociale.
Il grande aumento della criminalit e stato da queste teorie riferito al mutamento dellorganizzazione sociale
e al rapido succedersi di contrastanti e sempre modificatesi regole di condotta.
Il termine disorganizzazione si riferisce a qualcosa di piu profondo, che viene a togliere alla societ la capacit di fornire valori stabiliti, punti di certezza, capacit di regolare e controllare la condotta dei singoli.
Il singolo individuo, vivendo in una struttura instabile e in troppo rapido mutamento, perde la possibilit di
governarsi secondo i vecchi parametri normativi, divenendo egli stesso, come la societ, disorganizzato nella
sua condotta.
Sutherland ha utilizzato anchegli il concetto di disorganizzazione sociale, legandolo per, piu che al mutamento e alla instabilit conseguenti allespansione industriale e allo sconvolgimento culturale ad esso seguito, piuttosto allesistenza nella societ di contraddizioni normative. Una societ disorganizzata perch le
norme sono contrastanti e contraddittorie, e non assolve pertanto la sua fondamentale funzione di socializzare: di rendere cio gli individui osservanti delle norme piu cogenti.
Il delitto si verifica perch la societ non saldamente organizzata contro questa forma di comportamento.
Il conflitto di norme e quindi una delle condizioni piu significative nel provocare la disorganizzazione sociale, dal momento che la coesistenza di regole, leggi e costumi fra di loro in contrasto riduce grandemente
lefficacia del controllo sulla condotta dei singoli.

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Vi conflitto di norme:
1. Quando vi sia socializzazione difettosa o mancante
2. Quando vi siano sanzioni deboli e quindi vi e insufficienza di intimidazione punitiva verso alcuni tipi di
azioni delittuose, che vengono pertanto implicitamente incentivate
3. Quando vi sia inefficienza o corruzione dellapparato giudiziario o di polizia.

Teoria dei conflitti culturali


Teoria che vide nella contrapposizione in un medesimo individuo di sistemi culturali differenti una delle
principali cause del venir meno degli abituali parametri regolatori della condotta sociale con conseguente facilitazione alla devianza e alla delinquenza.
Elevata criminalit nei figli degli immigrati europei: il conflitto tra i due sistemi di cultura era piu aspro per i
giovani perch avevano perduto di significato i contenuti normativi della cultura di origine, ancora validi per
i padri, senza che fossero stati ancora assimilati costumi e valori del paese ospitante.
Sellin distinse inoltre i confini culturali primari, risultanti dal disagio e dalle incertezze che il singolo individuo viveva per lattrito diretto fra due sistemi culturali troppo differenti, dai conflitti secondari, dovuti alla
discriminazione e al rigetto da parte della societ ospitante nei confronti di quegli individui estranei e diversi, da troppo poco tempo entrati a far parte del loro contesto sociale.
Sellin mise in evidenza che per aversi condotta integrata e necessario che vi sia sintonia fra i valori normativi del gruppo di appartenenza e quelli di cui la legge e espressione: se, infatti, le prescrizioni della norma
legale nei confronti di un certo tipo di condotta non si accompagnano alla opposizione del gruppo nei confronti di tale condotta lintimidazione della legge e inefficace.

Struttural-funzionalismo e teoria della devianza


Lo Struttural-funzionalismo una scuola sorta negli Stati Uniti negli anni 30.
Per struttura sintendono tutti i rapporti esistenti fra le persone allinterno di una data societ. Laspetto funzionale e rappresentato dalla necessit per la sopravvivenza di ogni sistema sociale che la struttura consenta
di perseguire lo scopo fondamentale che il sistema si propone, e che e costituito dalla integrazione dei singoli attori sociali, cosi da assicurare il mantenimento, la stabilit e la coerenza del sistema stesso.
Secondo questo indirizzo, per Parsons, Merton e Johnson, i soggetti che agiscono nella societ regolano il
comportamento fra le persone e i gruppi in funzione di un complesso sistema di norme che vengono, consapevolmente o inconsciamente, fatte proprie da ciascuno: il comportamento sociale si viene pertanto a collocare fra le due opposte alternative della conformit o della devianza.
Conformit lo stile di vita che orientato e coerente con linsieme delle norme: conforme pertanto una
condotta che rientra nella gamma dei comportamenti permessi e generalmente accettati. Costituisce una scelta psicologizzata che viene perci a far parte dei singoli. Esiste per una precisa consapevolezza che rende
ciascuno costantemente informato della conformit o non conformit della sua condotta.
Questa conoscenza il frutto dei processi di socializzazione e lessere conformi il risultato di una socializzazione ben riuscita. Il rafforzamento e il mantenimento della conformit e poi favorito dai sistemi di controllo sociali.

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Lideologia aggiunge poi una sorta di supporto emotivo alle norme, coerentemente alla funzionalit fra norme e cultura: e fondamentale il contenuto della cultura, poich contiene i valori generali che le norme sanciscono, e questi valori motivano i consociati a conformarsi alle regole.
La conformit alle norme sociali garantita anche dagli interessi costituiti, vantaggi legittimi che il rispetto
delle norme comporta.
Nella genesi del comportamento conforme possono distinguersi:
Il momento dellapprendimento delle norme che si realizza tramite i processi di socializzazione e attraverso i continui contatti fra le persone e i gruppi
La fase del mantenimento e del rinforzo dellapprendimento normativo che attuata dai vari strumenti di
controllo sociale, dalla minaccia di sanzioni, dallideologia dagli interessi comuni.
Devianza: comprende sia le condotte che violano le norme penali, cio i delitti, sia quelle contrarie alle semplici regole sociali generalmente accettate, quali sono i piu gravi comportamenti contrari alla morale o ai costumi. Esiste per devianza solo quando la violazione frutto di una precisa scelta e non accidentale; e solo
quando la violazione avviene nei confronti di una norma verso la quale lattore orientato, quando essa non
abbia perduto di significato. Vi devianza solo quando esiste un atteggiamento oppositivo nei suoi confronti
di una norma che mantiene la sua pregnanza.
Atteggiamento di ambivalenza nei confronti di una norma: il deviante deve da un lato conoscere la persistente imperativit di quella norma, ma daltro canto egli non ne accetta l'autorit normativa.
Esiste una gerarchia di priorit fra le norme, non tutte le inosservanze di norme sono da ritenersi devianti.

Lanomia come causa di devianza


Ogni societ pone dei limiti, con le norme legali o culturali, al soddisfacimento della aspirazioni degli individui, stabilendo quali siano i mezzi che possono essere legittimamente impiegati per soddisfarle.
Quando le norme perdono di credibilit, la condotta di molti individui sar piu facilmente orientata in dispregio di esse: e questa perdita di credibilit configura appunto lo stato di anomia di un certo contesto sociale.
Anomia: frattura delle regole sociali (Durkheim).
Per Durkheim le cause dellanomia erano da ricercarsi nella iperstimolazione delle aspirazioni che la societ
industriale ha indotto, e quindi nellinsofferenza verso i sistemi di controllo che tendono a limitare le aspirazioni stesse. Contraddizione, incoerenza, ambivalenza e ambiguit delle norme stesse.
R.K. Merton, negli anni 30 ha esteso il concetto di anomia anche alla spiegazione della criminalit oltre che
delle altre modalit di condotta deviante. Lanomia intesa come la conseguenza di unincongruit tra le mete proposte dalla societ e la reale possibilit di conseguirle: una societ ha caratteristiche di anomia quando
la sua cultura propone delle mete senza che vengano a tutti forniti i mezzi per conseguirle.
Antinomia dinamica fra le mete e i mezzi legittimi per conseguirle.
Mete sociali: prospettive che la cultura di un certo momento pone come prioritarie ai suoi membri, come
quellinsieme di obiettivi verso i quali debbono tendere le aspirazioni di tutti, obiettivi che sono allun tempo
ideologici, morali e materiali.
In genere le societ devono mantenere, per essere stabili, e non produrre frustrazione, un buon equilibrio fra
le norme e le mete istituzionalmente suggerite, e devono offrire la possibilit di raggiungere le mete con i
mezzi legittimi che vengono prescritti e forniti.
Una societ diventa anomica quando le regole, che sanciscono con quali mezzi debbono legittimamente essere raggiunte le mete, perdono di credibilit perch con quei mezzi non piu possibile per tutti perseguire delle mete, talch le regole sono perci diffusamente disattese.
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Caratteristica strutturale della societ americana degli anni 30 e stata appunto la proposta, rivolta a tutti gli
attori sociali, delle mete culturali, mentre non erano uniformemente distribuiti i mezzi legittimi per conseguire quelle mete.
La societ dei consumi ingenera anomia perch le mete materiali sono rivolte a tutti, anche se le concrete
possibilit sono differenti. La societ industriale ha come sua caratteristica limperativo di non accontentarsi
del proprio status e di mirare a traguardi sempre piu elevati. Elevata fonte di ansiet e frustrazione.
La diseguaglianza nelle opportunit di successo sociale viene pertanto a stimolare la non osservanza delle
norme che regolano le modalit lecite per conseguire le mete proposte dalla cultura.
La teoria dellanomia non in grado di risolvere il problema psicologico del perch certi individui siano pi
sensibili e altri meno alle influenze anomiche, diventando in conseguenza pi o meno o per nulla devianti,
pur essendo tutti inseriti in una medesima societ.
Merton ha indicato le diverse modalit di reagire alla condizione anomica; gli adattamenti possibili sono
molteplici e in essi giocano le variabili strutture psicologiche individuali; la devianza non viene comunque
considerata da Merton come conseguenza delle differenti caratteristiche psicologiche o di anomalie della
personalit, ma come frutto di fattori insiti nella stessa struttura sociale.
Gli adattamenti conseguenti alla condizione anomica della societ possono assumere forme diverse, che
Merton indica in quattro tipi fondamentali di devianza, distinguendoli a seconda di come viene risolta
lantinomia fra le mete poste dalla cultura e i mezzi impiegati per conseguirle.
Innovazione: Quando lattore sociale e orientato verso i fini proposti dalla cultura, mira a raggiungerli, ma
per ottenerli non si pone problemi circa il carattere eventuale illegittimo dei mezzi impiegati. Costoro diventano delinquenti, trovandosi a essere osservanti dei fini, ma non dei mezzi per conseguirli. La teoria di Merton non spiega per tutte le condotte criminali ma solo quelle motivate dalla mira di far denaro.
Ritualismo: Quando permane il rispetto delle norme, e vi e invece rifiuto di ricorrere ai mezzi, illegittimi
anche se ci comporta la rinuncia di perseguire le mete del successo sociale. Esiste in questo modo devianza
solo perch vengono mortificate le aspirazioni, ci si accontenta di ci che si ha, non si e orientati verso la
meta fondamentale della nostra cultura che e, allopposto, linnalzamento sempre piu spinto dei livelli di aspirazione.
Rinunzia: E la devianza che si verifica quando vengono persi di vista sia i fini che i mezzi, quando cio si
rinuncia a raggiungere il fine dellascesa economica o del successo, ma nello stesso tempo non vi e rispetto
delle norme istituzionali.
Ribellione: E la devianza caratterizzata dalla sostituzione delle mete culturali con mete diverse, da un rifiuto globale della societ, e pertanto anche delle norme circa luso dei mezzi illegittimi.

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Teoria delle associazioni differenziali


Teoria elaborata da Sutherland negli anni 30.
Il comportamento delinquenziale appreso mediante lassociazione interpersonale con altri individui che
gi si comportano da delinquenti.
Associazione differenziale: semplice partecipazione a certi gruppi sociali, differenti dagli altri per la loro
abituale indifferenza nei confronti della legge. Meccanismo dellimitazione.
Conflitto normativo: visione diversa tra ci che lecito ed illecito. Un gruppo con particolare potere molibita
lo stato verso la punizione di un comportamento. Ci sono sacche di persone che continueranno ad avere
quel comportamento e risulteranno, quindi, devianti associazioni differenziali.
La teoria delle associazioni differenziali fu uno schema per una teoria generale della criminalit, capace di
rendere conto di tutti i tipi di condotta criminosa e del perch, nonostante la presenza di analoghe opportunit, si verifichino orientamenti differenti da un individuo allaltro circa il rispetto della legge, in funzione della frequentazione appunto di un gruppo di inosservanti della legge penale.
Una persona e favorita nella scelta delinquenziale, a parit di condizioni economiche quando si trova inserita in un gruppo ove prevalgono definizioni favorevoli alla violazione delle leggi, rispetto a quelle sfavorevoli.
Non esisterebbe una criminalit innata, ma si imparerebbe ad agire criminalmente assimilando i modelli di
comportamento delinquenziale proposti da un certo ambiente, sempre che questi prevalgano su modelli di
condotta integrata.
Le associazioni differenziali agiscono favorendo chi ne viene a far parte a uniformarsi "a ci che fanno tutti",
senza preoccupazioni morali: processo differenziale.
Fra i vari ambienti di cui un individuo si trova a far parte, avranno pi elevata capacit di orientare la condotta quelli che vengono frequentati con maggiore intensit; quelli nei quali i rapporti hanno maggiore priorit;
quelli ove i rapporti hanno maggiore durata che, e infine quelli che per anteriorit si sono proposti come modello in epoca precoce in et pi giovane.
La teoria delle associazioni differenziali contiene i seguenti punti:
1. Il comportamento criminale un comportamento appreso.
2. Tale comportamento appreso attraverso il contatto con altre persone e per mezzo di processi di comunicazione.
3. Esso appreso all'interno di dirette relazioni interpersonali.
4. Si apprendono anche le tecniche necessarie al compimento del reato, le valutazioni e le attitudini nei
confronti del crimine.
5. Si diventa delinquenti quando le interpretazioni contrarie al rispetto della legge sono in un dato ambiente
prevalenti rispetto a quelle favorevoli.
6. Le associazioni differenziali possono variare in rapporto all'intensit, alla priorit, alla durata, alla anteriorit del "contagio ".
7. Il processo di apprendimento del comportamento criminale implica gli stessi meccanismi che verrebbero
chiamati in causa in qualsiasi altro tipo di apprendimento.
Secondo questa teoria, non vi un significativo rapporto fra inclinazioni, motivazioni, bisogni individuali e
scelta comportamentale delinquenziale.
Shutherland era convinto che lo scopo di una scienza fosse di addivenire a una teoria generale, applicabile a
tutti gli eventi di un dato tipo, rifiutava l'ipotesi di un pot-pourri di elementi non collegati fra loro, e non riteneva quindi accettabili quelle critiche che non erano in grado di proporgli una teoria alternativa che soddisfa
cesse i criteri di economia, logica e coerenza interna.
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Tra gli appunti mossi alla teoria delle associazioni differenziali vi quello secondo cui essa si rivela carente
dal punto di vista dell'indagine psicologica, trascura il fattore della personalit.
La teoria di Shutherland non affronta in modo convincente il problema della "risposta differenziali", che si
pone, a livello individuale, quando ci si trova dinanzi a una uguale esposizione ad associazioni criminose:
talch alcuni individui, e altri no, interiorizzano i modelli criminali proposti dall'associazione con cui vengono a contatto.
Un ulteriore rilievo quello secondo cui essa non potrebbe spiegare le "invenzioni" di talune condotte delittuose, o di nuove tecniche criminose, criminalit che si manifesta sua sponte. Altro limite quello di un determinismo piuttosto rigido.
Il merito di Shutherland quello di avere infranto l'equazione secondo la quale la delinquenza sarebbe sempre e solo strettamente collegata all'indigenza e alle condizioni sociali sfavorevoli.

Sutherland e la criminalit dei colletti bianchi


Per criminalit dei colletti bianchi si intendono i reati compiuti da dirigenti di imprese industriali, finanziarie,
commerciali e dai professionisti: evasioni fiscali, fode in bilancio, illeciti del commercio ecc.
Sutherland inquadr certi ambienti professionistici e imprenditoriali nei quali prevalevano le definizioni favorevoli alla violazione della legge. Da qui la facilitazione allapprendimento dei loro particolari reati e a
compierli senza grandi resistenze, essendo in quegli ambienti divenuta prassi frequente o addirittura generale.
Questi studi aprirono la strada alla questione del numero oscuro e, pi tardi, allepoca della criminologia
critica di sinistra. Divennero, inoltre, un punto di partenza fondamentale per i filoni criminologici incentrati
sulla tematica del conflitto di classe.
Caratteristiche:
1. Questa delinquenza si realizza negli stessi ambienti ove si producono beni e servizi ed strettamente
connessa ai processi di produzione di tali beni.
2. La delittuosit dei colletti bianchi si differenzia perch non parassitaria. Il suo costo sociale rilevante
perch questi reati compenetrano moltissimi settori delle operativit produttive.
3. Lindice di occultamento molto elevato essendo facilmente mascherabili e per loro natura di difficile
ed indaginosa identificazione.
4. Gli autori godono di un elevato tasso di impunit perch coprono posizioni influenti e spesso godono di
connivenze con aree di potere politico o giudiziario.
5. minore la reazione sociale di censura nei loro confronti.
6. Per chi compie tali delitti perdono di significato i fattori di anomalia di personalit e di sfavore sociale.
7. Per configurare questa delinquenza fondamentale la tipologia dei reati commessi, che devono essere
strettamente connessi alle attivit di produzione di beni e servizi.

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Teoria del controllo di Hirtsci


Hirschi afferma che non vero che la criminalit mediata dal processo di apprendimento di condizioni favorevoli o sfavorevoli al crimine. La domanda importante che bisogna porsi : perch obbediamo alle norme?.
Il punto di vista quello di dare per scontato il comportamento deviante e chiedersi invece perch ci sono
delle condotte conformi.
Secondo lautore, le norme vengono rispettate perch le persone hanno dei vincoli nei confronti della societ.
Quando questi vincoli si indeboliscono o si rompono le persone sono pi libere di commettere crimini.
Non ci sono categorie prestabilite di persone propense al crimine, la motivazione deviante riguarda tutte le
persone. Nel momento in cui i vincoli si indeboliscono possibile diventare criminali.
Sono quattro gli atteggiamenti che vincolano al tessuto sociale:
1. Attaccamento: ha a che fare con la dimensione morale, serve a dissuadere i soggetti dal violare le norme.
Esiste in tutti lattaccamento alle norme che mi permette di essere pi o meno conforme.
2. Fiducia: meno un soggetto ha fiducia nelle norme e pi sar probabile che commetta un reato.
3. Impegno: pi le persone sono impegnate in attivit socialmente accettate, tanto meno potranno delinquere.
4. Coinvolgimento: pi si coinvolti in attivit lecite, meno si delinquer.
Questi quattro punti sono correlati tra loro, ma si possono anche analizzare separatamente in relazione al
crimine.

Gli sviluppi dellindirizzo individualistico e la criminologia clinica


Alla fine del secondo conflitto mondiale ci fu la contrapposizione fra i due blocchi usciti vittoriosi: quello del
comunismo sovietico e il blocco dei paesi democratici; fu una contrapposizione ideologica epolitica.
Anni 50: momento molto fertile; si sviluppano due filoni ideologici che si erano imposti in quegli anni nella
politica e nella cultura: uno ispirato ai valori socialisti dellUnione Sovietica e dei suoi satelliti, e laltro a
quelli della democrazia degli USA e del mondo occidentale.
Gli sviluppi dellindirizzo individualistico non fu caratterizzato da una particolare coloritura politica, ma divenne il cardine di una nuova politica penale incentrata sulla risocializzazione dei delinquenti sorta negli anni 60.
Aveva in tal modo inizio quello che sar una significativa caratteristica della criminologia intesa quale scienza eziologica, cio protesa a ricercare le cause individuali del crimine. Si svilupparono ricerche rivolte allo
studio delle infermit organiche, delle diversit di costituzione, dei fattori ereditari, neurofisiologici ecc.
Altre ricerche fecero convergere lattenzione sulle componenti psicopatologiche, sulle anomalie di personalit o sui disturbi mentali. Fondamentale poi fu lorientamento psicogenetico. Ancora, deriveranno dalla psicologia sociale gli studi che considerano il singolo nei suoi rapporti col gruppo.
Si svilupper cos una criminologia del passaggio allatto, che cercher di spiegare perch taluni individui, a
parit di circostanze e di ambiente , passano ad agire la condotta criminosa, mentre altri se ne astengono.
Criminologia clinica: nella prima met degli anni 50 Benigno di Tullio inizi la trasposizione in ambito
criminologico delle finalit e delle criteriologie del metodo clinico della medicina.
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La criminologia clinica venne concepita come disciplina volta allo studio non tanto dei fenomeni generali
della delinquenza, ma del singolo delinquente a fini diagnostici, pronostici e terapeutici, cio di trattamento
individualizzato per finalit risocializzativa.
Parallelamente, lo studio clinico di un elevato numero di soggetti avrebbe permesso lelaborazione di nozioni
e concetti di carattere generale, cos da costruire un sapere che, in chiave eziologica, identificasse le cause
individuali responsabili della commissione del fatto delittuoso.
Stretta collaborazione tra diritto penale e criminologia: alla criminologia clinica spetta il compito di attivare
la prevenzione speciale, attraverso losservazione scientifica del reo.
Centrale pertanto lesame della personalit dellimputato: se si vuol applicare in modo sostanziale il criterio
dellindividualizzazione della pena, imprenscindibile la conoscenza in senso biologico, psicologico e sociale della personalit del singolo delinquente.
Di Tullio affermava il principio secondo cui la perizia psichiatrica sullimputato avrebbe dovuto diventare
una perizia psichiatrico-criminologica, ossia uno strumento capace di illuminare il giudice su tutti i punti
pocanzi citati.
Lintervento medico-criminologico avrebbe poi dovuto proseguire nella fase del trattamento del condannato
in carcere, per rimuovere le carenze fisio-psichiche che sarebbero distintive, secondo lopinione dei criminologi clinici di quellepoca, della personalit del delinquente.
La criminologia clinica rappresenza dunque il momento dellutilizzazione operativa delle conoscenze mediche psichiatriche e psicologiche, relative alla personalit dellindividuo e al suo ambiente microsociale, per
intervenire in senso terapeutico.
Questo orientamento avr ripercussioni anche sulla filosofia della pena e sullistituzione carceraria. Il carcere
servir a punire, ma soprattutto a curare, cio a risocializzare e reinserire i delinquenti nella societ.
Nuove figure di operatori utilizzeranno moderne tecnologie che richiederanno una nuova concezione della
prigione.
Il trattamento sar visto, in quellepoca in Italia, in chiave prevalentemente psicologica, nellintento di modificare la personalit del delinquente e renderlo osservante della legge. Altrove, il trattamento sar inteso in
modo assai pi ampio, utilizzando tecniche di condizionamento, psicoterapie individuali e di gruppo, trattamenti psicofarmacologici, interventi medici e di neurochirurgia.
Il fine operativo di questo indirizzo appare quello di rimuovere i pi immediati fattori psichici e ambientali
favorenti il persistere della condotta delinquenziale, e di intervenire in definitiva al fine di indurre il delinquente ad assumere un ruolo integrato.

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La nuova difesa sociale e la politica penale della risocializzazione


Questo movimento si innestava nel pi ampio rinnovamento della cultura di quegli anni, che nei paesi del
Patto Atlantico si incentrarono sui rinnovati ideali di democrazia politica, di indipendenza delle nazioni, di
diritto di libert e alla autodeterminazione, di giustizia sociale ecc.
Tali contenuti ideologici verranno a riflettersi anche sulla percezione della criminalit e si tradurranno in un
nuovo programma di politica penale che va ricollegato ad un fondamentale principio sociale gi da qualche
tempo introdotto nel modo occidentale: lideologia del Welfare State.
Il suo primo nucleo risale al 1932 quando il presidente degli Stati Uniti Franklin Delano roosevelt, per risolvere la grande crisi economica di quegli anni, introdusse quei principi che poi, nel dopoguerra, si imposero in
Europa col riformismo socialdemocratico.
Il punto di partenza della politica sociale del Welfare State fu di natura economica e consistette in un piano
di risoluti interventi statali nella vita economica della nazione che prese il nome di New Deal. Si and imponendo il principio che lo Stato deve farsi carico di assicurare a tutti i cittadini i beni materiali fondamentali e
garanzie di sicurezza e benessere.
Ideologia secondo la quale lo Stato deve smussare con una politica fiscale di tassazione progressiva le eccessive differenze economiche, e deve fornire a tutti una protezione che copra lintera vita di ogni individuo.
Fra le garanzie che lo Stato deve offrire vi quella di fornire a chi ha compiuto reati gli strumenti per essere
risocializzato, cos da poter nuovamente fruire di un normale assetto sociale. La rieducazione socializzativa
costituisce dunque un nuovo diritto del cittadino e un nuovo dovere dello Stato.
Filippo Gramatica: Principi di difesa sociale (1961).
Per lautore, la difesa sociale si concreta in una sostituzione del diritto repressivo con un sistema penale non
punitivo di reazione contro lantisocialit. Lo scopo quello di assicurare il miglioramento della societ, da
ottenere grazie alla rieducazione socializzante dellautore del reato.
Lidea di Gramatica era di cancellare le parole delitto, delinquente e pena e sostituire al concetto di fattoreato quello di personalit del reo, intesa in senso socio-bio-psicologico e fondare quindi un sistema penale
basato solamente sul concetto di antisocialit.
Allo Stato il solo dovere di recuperare lindividuo alla societ, negandogli quello di punire. Sarebbe caduta
ogni distinzione fra pena e misura di difesa sociale, posto che la giustizia avrebbe avuto il solo scopo della
risocializzazione del delinquente.
Contro questa dottrina reagirono i propugnatori di posizioni e di ispirazione moderata e realistica. Nuova
difesa sociale di Marc Ancel, pubblicata nel 1954. Rifiuto del determinismo degli indirizzi sia antropologici
che sociologici attuato attraverso il riconoscimento dellinnato sentimento di responsabilit che appartiene ad
ogni soggetto e attraverso la reintroduzione nella politica criminale e nel diritto penale di una serie di valori
morali che il positivismo pretendeva di ignorare.
Coloro rivalutano la nozione di libero arbitrio, riconoscimento della libert e responsabilit dellindividuo,
concreta realt umana e sociale. Si propugna una pedagogia della responsabilit, vale a dire lo sviluppo
delletica pubblica nel delinquente come compito risocializzativo.
La Nuova Difesa Sociale dichiara le proprie scelte di valore e parla di doveri delluomo verso i suoi simili e
di risocializzazione come presa di coscienza di una morale sociale vincolante.
La dottrina mira a realizzare un equilibrio tra individuo e societ, attraverso una politica criminale razionale,
fondata sul principio che anche la societ abbia dei doveri verso il cittadino che delinque. Regime di massima legalit.
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La politica penale impone precisi doveri: lobbligo di reintegrare lindividuo che ha commesso un reato in
una comunit sociale che non sia oppressiva, cui corrisponde il diritto alla socializzazione da perte dei cittadini.
La criminologia deve perci affiancare il diritto penale per degiuridicizzare alcuni concetti o settori di abituale dominio penalistico.

Criminologia del consenso


Nutrito gruppo di teorie sociologiche degli anni 50-60 che non assunse per posizioni ideologiche radicali.
Questi filoni, rappresentati dalla sociologia strutturale-funzionalistica, si fondano sullassunto che le norme
sono suffragate dal consenso della maggioranza dei consociati, in una visione della societ in cui i valori e
gli interessi trovano il supporto di una larga accettazione.
Solo i devianti e i delinquenti, con la loro condotta inosservante delle norme, sono intesi come una sorta di
elemento patologico che devia appunto da un sistema nel suo complesso accettato. La maggior parte dei cittadini vive sentimenti di accettazione della struttura sociale, pur lamentandone le manchevolezze.
Criminologia del consenso: la sua prospettiva quella di ricondurre i devianti e i delinquenti alla conformit e quindi al consenso.
Sui conflitti insiti nella lotta di classe si incentrer invece lattenzione di quel filone sociologico che verr
appunto chiamato criminologia del conflitto. Secondo questo indirizzo il consenso solo apparenza manipolatoria agita dalle classi dotate di potere: in realt gli interessi dei contrapposti gruppi sociali sono tra loro inconciliabili e possono risolversi solo in una prospettiva rivoluzionaria.
Non tutte le condotte criminose comportano di fatto conseguenze penali squalificative ed emarginative. Essenzialmente quelle che rientrano in uno stereotipo della criminalit secondo il quale sono percepite come
propriamente criminose solo le condotte illegittime agite dalle classi subordinate.
Il delitto non esisterebbe in s, ma solo come conseguenza delle reazioni sociali e istituzionali che provocano
certe condotte commesse dai gruppi sociali dei pi poveri.
Questo filone denominato anche criminologia della reazione sociale e giunger a negare il significato delittuoso dei reati compiuti dalle classi subordinate, che venivano intesi quali compensazioni sociali.
Fra gli indirizzi della criminologia del consenso si possono collocare quelli antropologici e individualistici
miranti ad identificare le peculiari carattereistiche che verranno valutate quali cause della condotta criminosa, secondo la prospettiva della criminologia eziologica, o quali fattori di vulnerabilit individuale favorenti,
se non determinanti le scelte criminose.
Criminologia pragmatistica: ha spostato laccento dalla ricerca delle cause del comportamento o di fattori
favorenti individuali e/o sociali a quello degli interventi operativi. Leziologia del crimine svuotata del suo
suggestivo fascino e linteresse si incentra sul cosa fare, sul tipo di interventi istituzionali, legislativi e di trattamento risocializzativo che possono concretamente attuarsi per contenere il crescere della criminalit e per
correggere lantisocialit dei singoli soggetti.
Rifiuto degli approcci unifattoriali, in quanto non esiste una sola causa della criminalit, ma solo un insieme
di fattori che coerentemente concorrono in un fitto reticolo di embricazioni vicendevoli.
Lo scopo della criminologia quello di fornire conoscenze, sempre pi ampie e numerose, idonee ad essere
utilizzate a fini pratici, per adeguare con realismo e tempestivit i provvedimenti legislativi, gli strumenti istituzionali e il trattamento dei criminali ad una mutevole realt in costante modificazione.
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Le teorie multifattoriali dellintegrazione psico-ambientale


Lobiettivo di queste teorie quello di fornire una spiegazione alla fondamentale constatazione che non tutti
gli individui reagiscono con analoghe risposte comportamentali ai fattori criminogenetici del loro ambiente e
alle loro condizioni socio-economiche e, viceversa, individui con uguali caratteristiche abnormi di personalit non divengono per ci solo tutti delinquenti.
Le teorie dellintegrazione hanno cercato di considerare contestualmente le componenti di vulnerabilit individuale nei confronti delle sollecitazioni provenienti dallambiente integrandoli con le componenti di vulnerabilit ambientale legate ai vari handicap sociali ai quali i singoli soggetti sono esposti.
Teoria non direzionale dei Glueck
Si proposta di identificare i fattori familiari-situazionali e quelli individuali che sono pi frequenti nei giovani criminali; questi fattori sono emersi dal confronto di due gruppi di minorenni, luno composto da giovani che avevano commesso delitti e laltro da coetanei che avevano avuto condotta normale, cos da poter analizzare, a parit di condizioni, in cosa differivano i delinquenti dai non delinquenti.
Il perch del diverso comportamento sociale venne identificato nelle diverse caratteristiche di personalit e
dellambiente familiare di ogni soggetto. I delinquenti minorili sono apparsi diversi dal gruppo di controllo
in base a cinque raggruppamenti di caratteristiche:
1. Fisico: sono pi frequentemente di costituzione robusta, solida.
2. Temperamento: pi facilmente irrequieti, energici, impulsivi, estroversi, aggresssivi e distruttivi.
3. Atteggiamento psicologico: pi frequentemente ostili, antagonisti, risentiti, sospettosi, desiderosi di affermazione, avventurosi, non convenzionali e non remissivi.
4. Intelletto: capaci di apprendere preferibilmente secondo modalit concrete, dirette piuttosto che astratte.
5. Famiglia: spesso inadeguata,con poca coesione e scarsi valori sociali.
Attraverso una scala delle caratteristiche pi frequenti tipiche del gruppo criminale, questi autori hanno ricavato delle tabelle di predizione sul rischio di futura criminalit: lidentificare in un giovane di una elevata
concentrazione di fattori individuali o familiari sfavorevoli, consentirebbe di prevedere con significativo
margine di probabilit un concreto rischio di diventare delinquente.
Le aree sociali meno privilegiate dalle queli provenivano i due gruppi di giovani esaminati dai Glueck contengono molteplici fattori potenzialmente criminogeni: solo per nel caso in cui i fattori negativi ambientali
si sommino a certe particolari caratteristiche psichiche dellindividuo e/o allinadeguatezza della famiglia, si
realizza pi facilmente la condotta criminosa.
Teoria dei contenitori di Reckless
La teoria multifattoriale dei contenitori di W.C. Reckless mira a spiegare il comportamento ssociale identificando quei fattori che favoriscono il contenimento della condotta nellambito della legalit. Viceversa la carenza di questi fattori di contenimento costituisce elemento significativo nel favorire la scelta criminale.
La teoria propone una sintesi delle molteplici condizioni che assicurano ladattamento sociale. Nella mancanza o carenza di tali fattori, pu identificarsi la maggiore o minore disposizione a divenire criminali.
Chi per ragioni psichiche e congiuntamente per ragioni insite nel suo ambiente carente dei fattori di contenimento, si trova in peculiari condizioni di vulnerabilit criminogenetica.
Reckless distinse contenitori interni, legati alle caratteristiche psicologiche dellindividuo e contenitori esterni, derivanti dal suo ambiente di vita.
Contenitori interni: sono aspetti della stuttura psicologica pi significativi per favorire lintegrazione sociale.
Contenitori esterni: sono rappresentati dallinsieme delle caratteristiche dellambiente nel quale il singolo
soggetto si trova a vivere.
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Le variabili psicologiche non sono di per s sufficienti a rendere conto del comportamento sociale conforme;
esse agiscono in modo differente a seconda dello status del soggetto e delle caratteristiche peculiari del suo
ambiente.
I contenitori esterni rappresentano i freni strutturali che, operanti nellimmediato contesto sociale di una persona, o agenti in senso pi lato nella societ, gli permettono di non oltrepassare i limiti normativi.
Si rende necessario, quindi, considerare contemporaneamente lintegrazione e la correlazione tra le variabili
psicologiche e quelle ambientali. Quando i contenitori esterni sono carenti e sono deficitari anche quelli interni, la condotta criminosa ne sar altamente facilitata.
Quanto pi difettano i contenitori esterni, tanto minore importanza nel condurre alla criminalit viene ad assumere la carenza di quelli interni, e viceversa.

La criminologia del conflitto


Per le ideologie di sinistra il bene venne identificato nei principi e nello stile di vita dei paesi a regime comunista gravitanti attorno all'URSS e il male in quello dell'Occidente simbolizzato per tutti dagli Stati Uniti.
Si realizz in quell'epoca una vera e propria "rivoluzione culturale" il cui ispiratori teorici furono i filosofi
della scuola di Francoforte che sottopose la societ neocapitalistica a una critica serrata per tutti i guasti di
cui veniva accusata: in primo luogo per le ingiustizie sociali.
Le nuove idee investirono ben presto ogni settore della vita politica e culturale e financo privata di quegli
anni.
Rifiuto del consumismo e di tutto il mondo capitalistico e della societ industriale; la prospettiva della rivoluzione comunista attesa come imminente e non dilazionabile; e rifiuto delle mete della integrazione sociale,
della complessit e della cosiddetta "meritocrazia" e l'elezione a proprio modello ideale della cultura dei paesi dell'Oriente. Si enfatizzava e si rifiutava il "disagio della civilt".
Il rifiuto di ogni inibizione si riverber anche sui costumi privati, sulla famiglia e sulla sessualit.
Nel volgere di circa un decennio, anche in conseguenza della degenerazione delle frange pi estremiste del
movimenti giovanilr nel terrorismo di sinistra degli anni 70 e 80, il movimento del 68 si andato svuotando di preganza.
Per i filoni pi estremistici della criminologia del conflitto la delinquenza non eliminabile senza la radicale
trasformazione della struttura economico-sociale, e senza la pi o meno apertamente auspicata soluzione rivoluzionaria.
Gli approcci meno idiologizzati e pi cauti di questa criminologia del conflitto furono quelli che negli Stati
Uniti si sono rivolti allo studio delle sottoculture delinquenziali e delle bande giovanili: teorie delle sottoculture giovanili che vedono nelle difficolt economiche, nelle discriminazioni sociali, e nella riduzione dell'opportunit di successo la ragione prima dellattrattiva esercitata sui giovani delle classi disagiate da parte della
sottocultura criminosa: giovani destinati poi, con l'inserimento in tali sottocultura, a diventare delinquenti
cronici.
In Inghilterra presero i filoni pi radicali: teoria dell'etichettamento.

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Teoria della sottocultura giovanile


Per il concetto di cultura si pu far riferimento alla classica definizione di Taylor, secondo cui la cultura quel complessso insieme che include conoscenze, fede, arte, morale, legge, usanze e altre capacit acquisite
dall'uomo come membro della societ". La cultura, in termini pi restrittivi, consiste in modelli astratti di valori morali e di norme riguardanti il comportamento, che vengono appresi direttamente o indirettamente nell'interazione sociale.
Al concetto di cultura si associa strettamente quello di gruppo. Esistono nella societ tante cultura, per certi
aspetti differenziate, quanti sono i gruppi che in essa agiscono, intendendosi le associazioni di individui caratterizzati da una comune cooperazione e dal senso di appartenenza al gruppo.
Il gruppo caratterizzato:
1.
2.
3.
4.
5.

I membri di un gruppo sono in rapporto stabile e non solo da usuale e passeggero.


In tutti i membri di un gruppo si sviluppa e si mantiene un concetto chiaro del gruppo e dei suoi limiti.
Un gruppo pu venire a trovarsi in contrasto anche in lotta con altri gruppi.
Nell'ambito del gruppo esiste un'organizzazione e divisione dei compiti, spesso su base gerarchica.
Nel gruppo si sviluppa un complesso di usi, costumi regole che creano una tradizione.

La cultura di un gruppo, le particolari norme, i valori, i principi e le tradizioni del gruppo sono inseriti nella
sua cultura e sono fatti propri dagli appartenenti a quel gruppo.
L'appartenenza un gruppo un fatto dinamico, talch il singolo individuo pu partecipare contemporaneamente a pi gruppi avendo pertanto come propri molteplici contenuti culturali, diversi da gruppo gruppo.
Si realizza pertanto un sistema di culture inglobante un sufficiente numero di modelli culturali.
Qualora un gruppo sociale abbia una propria cultura fortemente differenziate rispetto alla cultura dominante
per taluni valori particolarmente importanti, si parler propriamente di sottogruppo, caratterizzato da una sua
propria sottocultura: carattere di contrasto e di differenza di taluni rivelanti precetti normativi rispetto a quelli
della cultura generale.
Per sottocultura delinquenziale si intende quella di un sottogruppo che ha una sua particolare visione normativa in contrasto con ci che la cultura generale considera come legale.
La sottocultura criminale: l'aspetto che la qualifica quello di considerare non squalificanti certi atti antigiuridici che gli altri gruppi ritengono invece giusto non compiere, anche se la sottocultura pu poi condividere
con la cultura della maggioranza altre norme.
Teoria della cultura delle bande criminali
Per Cohen la sottocultura delinquenziale dei giovani di bassa estrazione sociale nasce dal conflitto con la cultura della classe media, che rappresenta i valori pi diffusi, ma dalla quale essi si sentono estranei ed estraniati. Essi si trovano di fronte a un problema di adattamento che nasce dal conflitto fra le proprie ridotte opportunit e il modello di socializzazione della classe media.
I giovani delle classi inferiori finiscono per disconoscere le regole della cultura dominante e cercano di organizzare nuovi diversi rapporti interpersonali con proprie norme e propri criteri di status.
Per superare il conflitto interiore derivante da uno stile di vita contrario al comune sistema normativo, i giovani che si sono andati inserendo nella sottocultura criminale metterebbero collettivamente in atto il meccanismo difensivo della formazione reattiva: meccanismo psicodinamico di marca psicoanalitica chi implica la
sostituzione nella coscienza di un sentimento che provoca angoscia con il suo opposto.

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In tal modo le norme e gli ideali borghesi, sono rifiutate e disprezzate perch espressione del sistema dominante, giudicato a loro estraneo, ingiusto, da rifiutare e disprezzare.
I giovani di questi gruppi sociali sono infine favoriti e inseriti stabilmente nelle sottocultura dei delinquenti
abituali dal fatto che queste ultime sono frequentemente insediate poprio nei quartieri poveri dove essi risiedono.
Questa teoria non fornisce alcun elemento per comprendere perch soprattutto l i giovani che gravitano sulla
strada per le sfavorevoli condizioni economiche sono una parte finisce per confluire nelle file della delinquenza.
La teoria delle bande giovanili di R.A. Cloward e L.E. Ohlin si occupa solo dei giovani delle classi pi povere
Marcata la derivazione dal pensiero di Merton della incoerenza fra i mete e mezzi come causa di anomia e
quindi di devianza; fondamentale per la loro teoria il fatto che le opportunit di affermazione e promozione
sociale sono differentemente distribuite nelle varie classi: coloro che vivono in zone e economicamente pi
depresse sono pi ostacolati nel conseguire il successo impegnando soli mezzi legittimi.
Le sfavorevoli condizioni economiche sociali, e in particolare l'appartenenza alla classe operaia, si traducono
in una limitazione delle opportunit, talch si parla della loro teoria anche come teoria delle opportunit differenziali. Di fatto la competizione limita le opportunit di chi parte da un piedistallo pi basso
Questi autori non prendono in considerazione la delinquenza occulta degli abbienti e delle imprese e si occupano esclusivamente della delinquenza comune e convenzionale, che pu considerarsi appunto delinquenza
tipica delle classi lavoratrici e dei gruppi maggiormente disagiate
Secondo questi autori le bande giovanili si originano dal bisogno di aggregazione tra soggetti socialmente
sfavoriti con analoghi segni di adattamento, e possono assumere tre differenti forme:
1. Le bande criminali sono formate da giovani dediti inizialmente alle pi comuni attivit appropriative
illecite quali il furto, borseggio, rapina, amplificano e perfezionano la loro attivit criminosa.
2. Le bande conflittuali dedite alla violenza e al vandalismo sistematico, le quali mirerebbero a distruggere i simboli irraggiungibili del successo. Si effettua in tal modo un'aggressione violenta nei confronti del
sistema.
3. Le bande astensionistiche sono composte da quei giovani nei quali la frustrazione ha provocato una fuga che esprime il rifiuto globale della cultura stessa, dalla quale cercano di invadere mediante l'abuso di
droghe e di alcol.
Queste due teorie hanno dei limiti, rappresentati dalla visione massimalista e manichea dei gruppi sociali, e
da un'analisi sociologica di ispirazione marxista troppo radicalizzata basata sul conflitto di classe.
La delinquenza dei pi giovani non poi necessariamente organizzata in bande, e si esercita anche in modo
isolato; inoltre vandalismi e violenze si ritrovano anche fra i giovani abbienti, e lo stesso va detto per le condotte caratterizzate da abuso di sostanze.
La teoria di Cohen e quella di Cloward e Ohlin cadono facilmente in un approccio che risulta alla fine rigidamente deterministico.

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Teoria delletichettamento (labelling approach)


Gli aspetti caratterizzanti di questo nuovo indirizzo della criminologia del conflitto, i cui principali autori furono Becker, Kitsuse e Lemert, sono incentrati sui seguenti punti:
1. Visione rigida e dicotomica delle classi sociali, percepite come classe dei proletari sfruttati e classe dei
padroni sfruttatori.
2. Non univoca accettazione delle norme legali da parte dei consociati.
3. Valorizzazione del concetto di reazione sociale, quale risposta che la cultura imperante mette in atto nei
confronti delle condotte devianti mediante la stigmatizzazione, lemarginazione e le sanzioni penali.
4. Percezione della devianza e della criminalit quale frutto delletichettamento negativo esercitato dal potere nei confronti delle sole condotte antigiuridiche commesse dalle classi subalterne.
I teorici del labelling approach affermano che il deviante non tale perch commette certe azioni, ma perch
la societ qualifica come deviante chi compie quelle azioni.
Questa teoria detta della reazione sociale in quanto cerca di individuare come e perch una condotta definita deviante. La condotta deviante intesa come necessaria alla societ che in essa trova il confine ben delineato della propria conformit.
Il deviante deve essere creato per differenziarsene e avere un termine di paragone negativo. Il deviante svolge anche un ruolo di capro espiatorio, serve a non far percepire come devianti altre condotte, parimenti dannose alla societ, ma che sono proprie delle classi dominanti.
Secondo questi autori, il criminale non tanto colui che commette un crimine, ma piuttosto colui che, fra i
molti atti illegali, ne compie certuni. Lo stereotipo culturale del criminale corrisponde a quello della criminalit abituale e convenzionale, ma non comprende tutti gli atti contrari ai codici.
Si verifica una discriminazione che in relazione al tipo di delitto, allambiente in cui esso viene attuato e al
ceto dellautore. La discriminazione si attua poi a vari livelli: chi ha pi potere pu in primo luogo far leggi a
s pi favorevoli; in secondo luogo il potere determina anche la formazione del concetto sociale e culturale
di delinquente e di deviante.
I gruppi sociali creano devianza facendo le norme, la cui infrazione costituisce devianza, applicando queste
norme ad alcune persone ed eticchettandole come outsider. Da questo punto di vista la devianza una conseguenza dellapplicazione di norme e sanzioni a un delinquente da parte di altri.
Il processo di consolidamento della devianza si realizza poi attraverso una serie di eventi: una condotta suscita reazione sociale; la reazione diviene sempre pi intensa; quanto pi la reazione severa, tanto pi diviene
stigmatizzante e il soggetto colpito dallo stigma orienta in senso sempre pi oppositivo il suo atteggiamento
che diviene abitudine di vita.
Colui che definito come deviante tende pertanto a stabilizzare la sua condotta in una carriera deviante, ci
comporta lassunzione di un ruolo deviante e conseguentemente anche il sentimento dellidentit personale
diviene quello di un Io deviante.
Devianza primaria: condotta deviante senza che si mettano in moto reazioni sociali e psicologiche che modifichino il ruolo e il sentimento della propria identit del soggetto agente.
Devianza secondaria: si realizza come effetto della reazione sociale e comporta peculiari effetti psicologici
sullindividuo che tale reazione ha subito; egli si percepisce allora come deviante e si fissa sul ruolo di delinquente.

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Critiche:
1.
2.
3.
4.
5.

La confusione tra devianza e criminalit e la loro equivalenza sono arbitrarie e foriere di gravi equivoci.
I meccanismi hanno significato solo nei confronti della devianza non criminosa.
I delinquenti abituali si auto-emarginano per la loro scelta primaria e sono indifferenti alletichettamento.
Questi processi non sono estensibili alla criminalit economica, priva di stigma negativo.
Teoria deterministica e deresponsabilizzativa.

Teoria della devianza secondo Matza


Secondo Matza una delle domande pi affascinanti che si pu porre lo studioso del comportamento rigurda
le ragioni per cui alcuni uomini violano le leggi che pur riconoscono come valide.
Lautore intende prendere le distande e sottopone in primo luogo a critica la teoria delle sottoculture criminali, poich non corretto pensare che esistano sistemi di valori che si contrappongono in tutto e per tutto a
quelli cui aderiscono i soggetti che rispettano la legge.
I teorici delle sottoculture intendono la sottocultura delinquenziale minorile come il risultato di un processo
di costruzione, mantenimento e rinforzo di un codice di comportamento che si manifesta quale diretta conseguenza dellaccettazione, da parte dei giovani della classe operaia, di valori antagonisti rispetto a quelli dominanti.
Per Matza non possibile pensare alla condotta delinquenziale come al frutto di una situazione in cui il soggetto definisce giusto il suo comportamento. Siamo di fronte ad una situazione paradossale, poich assai
difficile spiegare come mai un soggetto viola una norma che in qualche modo dimostra, non solo di conoscere, ma anche di ritenere significativa.
La spiegazione di quali siano i meccanismi di giustificazione relativamente al proprio comportamento deviante fornita dalla messa in opera di un processo di razionalizzazione che consente al soggetto di esprimersi in senso deviante e giungere allinfrazione normativa neutralizzando, attraverso il ricorso a particolari tecniche il conflitto con la morale sociale, da lui almeno parzialmente accettata.
Queste razionalizzazioni precedono latto deviante e servono ad escludere la responsabilit individuale e a
negare la sua illiceit attraverso la ridefinizione del proprio operato. Cinque tecniche di neutralizzazione:
1.
2.
3.
4.
5.

Negazione della propria responsabilit.


Minimizzazione del male provocato.
Negazione della vittima.
Condanna di coloro che condannano.
Richiamo ad ideali pi alti.

Matza ritiene il giovane deviante nella situazione di drift (motivazione allagire non rigidamente vincolante),
che di per s stessa non produce alcuna spinta irreversibile e meccanicistica verso la condotta delinquenziale:
ma si colloca a met strada tra la sua libert di scelta e le coazioni che gli provengono dallambiente.
La volont di violare una norma un processo molto complesso che nasce quando alla preparazione (tecniche di neutralizzazione) subentra un vero e proprio senso di disperazione, e desiderio di far accadere
qualcosa per convincere se stessi che si padroni della situazione.

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Criminologia critica
Negli anni 70-80, in una prospettiva ideologica rigidamente marxista, la criminalit venne intesa non pi
come fatto sociale, ma piuttosto come fatto politico. La criminologia critica identific la devianza con il dissenso.
I criminali vennero intesi semplicemente come devianti, cio come dissenzienti e oppositori di quello che
veniva denominato il sistema. Scomparve ogni riserva morale nei confronti della criminalit, venne cancellata ogni colpevolizzazione del delinquente, e and imperando un atteggiamento di globale giustificazione.
I criminali vennero intesi come oppositori del sistema borghese. Essi, per, dovevano essere politicizzati per
poter assumere un ruolo consapevole di forza promotrice dellinnovazione dellinnovazione: essi vennero ritenuti la punta di diamante della rivoluzione anti-capitalista, in quano gi combatterebbero di fatto la societ borghese.
Far loro acquisire consapevolezza di questo potenziale rivoluzionario insito nel compiere delitti doveva pertanto essere il compito dei movimenti di sinistra e pi specificamente della criminologia: essa doveva cessare
di proporsi come scienza con finalit di ricerca per assumere precise prese di posizione militanti e politiche.
Il criminologo doveva addirittura assumere un ruolo di strumento di lotta sociale e impegno politico.
Il primo filone della criminologia critica si sviluppato in Inghilterra intorno alla National Deviancy Conference e ha preso le mosse da una critica della vecchia interpretazione marxista della criminalit.
La New Criminology inglese affront il problema della devianza come scelta consapevole dei singoli dinanzi
ai disagi e alle contraddizioni sociali; inoltre essa pose laccento sulleffetto criminalizzante che le istituzioni
legali e i vari sistemi di controllo sociale avrebbero esercitato nei confronti dei devianti.
Questo indirizzo stato coltivato anche in Germania e in Italia, da un gruppo di studiosi facenti capo alla rivista La questione criminale. Essi hanno elaborato una criminologia ispirata ai principi del materialismo storico e ha proposto una politica penale alternativa a quella della classe dominante.
La devianza veniva definita come un comportamento disfunzionale alle regole del sistema entro cui essa si
produce, come una modalit di condotta contrapposta ai canali normativi ispirati e governati esclusivamente
dalla classe al potere.
Viene distinta una devianza individuale che nelle sue varie forme costituisce una modalit di rigetto della societ borghese, devianza che per priva, oltre che di consapevolezza, anche di prospettive. La lotta delle
classi lavoratrici costituisce invece un superamento della devianza individuale, che solo parziale e alienata,
e sostituisce a essa una devianza organizzata, cio politicizzata e ordinata nei movimenti politici delle masse.
Il termine devianza non ha pi dunque semplicemente il significato di protesta e di rifiuto per un certo ordine
sociale, ma divenuto addirittura sinonimo delle classi lavoratrici impegnate nella pi matura lotta di classe.
Anche la pena carceraria e tutto il sistema penale vennero visti come strettamente legati alla societ capitalistica e funzionali agli interessi economici e di controllo delle classi dominanti.
Aspetti positivi: aver concorso a dare impulso ad un movimento per la decarcerizzazione e lumanizzazione
della pena.
Critiche: alimentare un atteggiamento dellopinione pubblica di sinistra di eccessiva solidariet nei confronti
dei delinquenti, visti come vittime della societ.

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Il nuovo realismo
Gli stessi autori di ispirazione marxista che in Gran Bretagna erano stati promotori della New Deviancy Conference, diedero avvio alla scuola del Nuovo Realismo. Essi avevano fornito una lettura della devianza in
chiave prettamente politica, intendendola come prodotto della societ neo-capiotalistica e della criminalizzazione esercitata dalle istituzioni nei confronti dei devianti e dei delinquenti.
A circa dieci anni di distanza limpostazione viene completamente capovolta dal punto di vista metodologico
e da quello dei contenuti.
Questi autori rivolgono la loro attenzione ai reati da strada (street crimes) che avvengono nei quartieri popolari delle metropoli, scoprendo cos che la delinquenza una realt di fatto, e che la realt della violenza era
ben diversamente percepita e sofferta proprio da quelle fasce di popolazione che attraverso la condotta delinquenziale avrebbero dovuto esprimere le esigenze alternative alla societ.
I Nuovi Realisti prendono ora in considerazione anche la delinquenza economica e quella del potere, non
certo spiegabili in termini di stigmatizzazione. Lo studio eziologico viene rivalutato e con riferimento alla
criminalit povera viene posto laccento sulla marginalizzazione, sul concetto di malcontento (discontent)
e sulla deprivazione relativa delle classi meno favorite.
La criminalit frutto della comparazione fra i gruppi sociali, da cui risulta la consapevolezza per i marginali
dellimpossibilit di conseguire tutte le aspettative, e quindi un sentimento di ingiusta differenziazione.
Questi autori propongono programmi sociali miranti a ridurre la marginalizzazione, a offrire alternative alla
carcerizzazione, a promuovere esperimenti di riconciliazione tra reo e vittima, e a creare unorganizzazione
nella comunit mirante a cooperare con la polizia, in vista della prevenzione dei reati nei quartieri.

Neo classicismo e abolizionismo


Due altri filoni di pensiero hanno preso le mosse negli anni 80: labolizionismo quale estrema espressione
della critica alla carcerazione, ritenuta inefficace quale strumento per combattere la criminalit, e il movimento del neo-classicismo sorto quale reazione al fallimento della politica penale incentrata sul trattamento
risocializzativo.
Labolizionismo carcerario una corrente che prende le mosse dalle censure, gi degli anni 60, contro le istituzioni totali. Labolizionismo radicale finisce per massificare tutti i criminali secondo ununica prospettiva astratta, vittimistica e indulgenzistica, senza tener conto della differenziazione tra i vari soggetti.
Listituto della carcerazione stato sottoposto a una critica serrata che per non giustifica le posizioni di globale abolizionismo.
Principio riduttivistico: prevede di riservare pi restrittivamente limpiego del carcere, dando spazio alla ricerca di sanzioni idonee a sostituirlo con strumenti di punizioni meno dolorosi e pi economici.
Le tendenze attuali di politica penale rifiutano realisticamente le posizioni radicalmente abolizioniste: dinanzi alla delinquenza violenta, alla grande criminalit, la scelta quella di riservare il carcere a tali fattispecie,
migliorandone in ogni caso le strutture ed eliminando le caratteristiche lesive del senso di umanit, della dignit e del rispetto della personalit.
Abolizionismo penale (Christie): la pena dolore e occorre ridurre al minimo il bisogno cosciente di infliggere sofferenza legale per esigenze di controllo sociale. Egli propugna la soppressione non solo del carcere, ma di ogni tipo di pena e, conseguentemente, dellintero sistema della giustizia penale.

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Labolizionismo penale, oltre che di impossibile realizzazione, comporta rischi di iniquit e aumento di sofferenze per le vittime; la convivenza sociale finirebbe per ridursi ad un sistema in cui vige la legge del pi
forte.
Al vuoto controllo da parte dello Stato, Christie sostituisce due alternative: la risoluzione in chiave privatistico risarcitoria fra autore e vittima del reato e un controllo disciplinare esercitato dalle comunit.
Labolizionismo rappresenta la punta estrema di un movimento concreto e da tempo in atto verso la depenalizzazione, la degiurisdizionalizzazione, e il riduttivismo carcerario.
Neo-classicismo o neo-retributivismo: il punto di partenza stata una presa di posizione di carattere teorico, ma anche lemergere di problemi economici, che hanno comportato negli USA una drastica riduzione
della spesa pubblica per quantoconcerneva i settori assistenziali, e quindi anche del trattamento della criminalit.
Il constatare la spoporzione tra impegno profuso e risultati raggiunti, nonch la presa di coscienza
dellimpossibilit che non con tutti i soggetti si potessero conseguire risultati soddisfacenti mediante le tecniche di trattamento criminologico, port a una delusione da parte degli stessi fautori e degli operatori del trattamento stesso.
La criminologia ha effettuato un processo di autorevisione delle proprie capacit, riconoscendo i limiti della
possibilit di modificare la condotta delinquenziale.
Furono anche preoccupazioni di ordine garantistico a fare da asse portante delle critiche di principio
allideologia del trattamento. Si stigmatizzava la possibilit che la sanzione e la durata della pena con scarti
anche grandissimi venissero decise da organismi amministrativi e al di fuori delle garanzie processuali.
Come conseguenza di queste critiche, si andato cos articolando il filone di pensiero penalistico e criminologico inteso a rivalutare i principi retribuzionistici della Scuola Classica del diritto, le garanzie processuali,
la certezza della pena, secondo un modello chiamato neo-classicismo o neo-retributivismo.
In luogo della pena indeterminata, ha avuto incentivazione il sistema della incapacitazione selettiva, fondato
sulla difesa sociale e sulla mera deterrenza, e mirante ad aggravare le sanzioni nei confronti dei delinquenti
recidivi e pi pericolosi.
Justice Model: auspicio per un rigoroso rispetto dello stato di diritto; adesione totale nei confronti dei principi classici della certezza del diritto, con lesclusione di ogni discrezionalit del giudice.
Un polo di neo-classicismo ha preso piede anche nei paesi scandinavi, ove, del pari, stato riabilitato lideale
retributivo, pi che altro per come reazione alla crisi del modello terapeutico. Ritorno a pene proporzionali
alla gravit del fatto e che rivalutano la piena responsabilit del suo autore.
Il sistema penale scandinavo auspica un sistema di controllo sociale che da un lato abbia obiettivi di riduzione delle previsioni di intervento del sistema penale (depenalizzazione) e dallaltro minimizzi le sofferenze
che dalla pena derivano.
Tutte le tendenze neo-retribuzionistiche hanno in comune un drastico e progressivo abbandono di qualsiasi
individualizzazione discrezionale delle risposte sanzionatorie, per sviluppare un sistema penale che stabilizzi
e rassicuri la societ attraverso una comminazione oggettiva delle pene, vincolata a ben precisi criteri quantitativi.

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Lapproccio economico-razionale
Secondo questo approccio la condotta criminosa agita secondo principi razionali: secondo cio gli stessi
criteri che guidano le scelte economiche.
G.S. Becker alla fine degli anni 60 ha iniziato ad applicare le teorie economiche a settori di ricerca usualmente non esplorati dagli economisti, quali la famiglia, leducazione, la criminalit.
Secondo questo autore la causa del comportamento criminale non deve essere ricercata in una propensione
biologica o psicologica dellindividuo, n in problemi legati al suo ambiente o a fattori sociali. Semplicemente, alla base dellagire criminale vi una forte componente di calcolo e una razionale analisi dei costibenefici connessi alla commissione del reato.
Alla base della commissione del crimine vi comunque un possibile vantaggio per lautore del reato.
Becker sintetizza il suo assunto nella formula: 0 = (P,F,U).
0 il numero di reati commessi da una persona in un determinato periodo; P la probabilit di essere condannato per quel reato; U una variabile complessiva di tutte le altre influenze.
Becker individua costi e benefici comuni ad ogni attivit illecita. I costi di un delitto possono distinguersi in:
costi diretti connessi allorganizzazione o alla esecuzione del reato e costi indiretti collegati al rischio di essere individuati e condannati.
Lincriminazione comprende la possibilit di essere individuati e la possibilit di essere condannati ad una
determinata pena.
Secondo questo approccio il potenziale delinquente valuter in maniera razionale da un lato la probabilit di
essere scoperto, condannato e la presunta severit della sanzione e dallaltro lutile, non solo strettamente economico, che potr ricavare dal delitto.
Ai fini di unequilibrata politica criminale, per questi autori, occorrer aumentare non solo i costi del reato
con lefficienza dei sistemi normativi e lincremento delle pene, ma anche fornire ai consociati pi mezzi e
opportunit per incentivare quelle variabili soggettive legate alleducazione, alla famiglia che possono a loro
volta limitare le condotte delittuose.
Critiche: teoria troppo astratta per essere applicata a tutte le condotte delittuose, evidente che esso non pu
trovare applicazione per i delitti dimpeto o connessi a disturbi psichici.
Un settore dove pi brillantemente sono stati applicati questi principi quello delle attivit di concussione e
corruzione dei colletti bianchi.
Savona (1990) parla di mercato della corruzione. Sia il venditore di corruzione che il compratore sono le due
parti di un mercato illegale in cui si cerca da un lato di trarre il massimo profitto, e dallaltro di ridurre al minimo il rischio di essere individuati, arrestati e condannati. Gli attori non fanno altro che calcolare i costi delle loro condotte e i benefici che se ne possono ricavare.
Lapproccio economico razionale una visione della persona umana pragmatica, disincantata e realistica,
concretamente ancorata a quelli che sono i ben visibili motori fondamentali del comportamento nella societ.
La visione che viene fornita da questa teoria quella di una persona umana responsabile che, prescindendo
dalle motivazioni profonde, come dalle determinanti sociali, consapevole di quel che compie e delle scelte
che effettua sia nellambito delittuoso che in quello lecito.

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La criminologia in Russia

NellURSS, pi che altrove, la totale mancanza di pluralismo politico e lintolleranza verso ogni manifestazione di libert di pensiero, hanno fatto s che anche i contenuti della criminologia si uniformassero in modo
particolare con lideologia ufficiale e con il succedersi degli eventi verificatisi nel corso del secolo.
Nei primi anni del XX sec., prima della Rivoluzione del 1917, lo studio sistematico della criminalit fu coltivato quasi esclusivamente dalla sociologia del diritto ed essa venne intesa non tanto nella prospettiva del tecnicismo giuridico, ma essenzialmente quale fenomeno sociale.
Nel primo periodo post rivoluzionario, le tesi positivistiche esercitarono un forte fascino sui criminologi sovietici: essi prestarono attenzione allindirizzo sociologico di Ferri, ma anche a quello lombrosiano.
Negli anni 30, i contenuti di derivazione positivista vennero decisamente rigettati, perch non conciliabili
con lideologia ufficiale, che venne rigorosamente imposta in ogni ambito del sapere.
Poich ogni forma di delinquenza veniva ritenuta espressione della lotta di classe, la morte del capitalismo
doveva necessariamente portare alla scomparsa della delinquenza. La criminalit venne pertanto intesa come
un fenomeno accidentale e non come una componente normale della societ.
Negli anni 50-60, nel periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale, la societ russa fu massivamente
coinvolta materialmente con pesanti sacrifici economici e moralmente con limpegno ideologico per sostenere la guerra fredda contro loccidente.
In questo periodo la criminologia sovietica seguit da un lato a vedere lesistenza di una correlazione fra
criminalit e reliquie capitalistiche, ma dallaltro sottoline leffetto delle influenze disfattiste dei paesi occidentali che erano accusati di iniettare valori e modelli comportamentali ostili al socialismo.
I fermenti di maggiore libert e il rigetto delleconomia centralista hanno provocato un nuovo orientamento
dottrinario, avvicinando la criminologia russa e dei paesi ex satelli a quella occidentale.
Essa ora soprattutto tesa da affrontare una delinquenza che va assumendo connotati di massa e che tende a
specificarsi soprattutto in forme violente di delinquenza organizzata.

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CAP 3: PSICOLOGIA E CRIMINALITA

La criminologia incentrata sullindividuo


Le teorie sociologiche non possono spiegare la variabilit del comportamento individuale, dinanzi ad analoghi fattori socio-ambientali, che si osserva di fatto nei singoli casi: variabilit che da ricondurre alle diverse
caratteristiche psicologiche e biologiche di ogni individuo.
Componenti di vulnerabilit individuale: fattori diversi da persona a persona che rendono ragione della resistenza o della maggior fragilit o dellelettiva propensione di taluni a comportarsi, a parit di condizioni macro-sociali e micro-sociali, in modo conforme alle norme, ovvero allopposto criminoso dinanzi ai condizionamenti provenienti dall'ambiente sociale.
Correlazioni fra individuo e ambiente: esiste in ogni tipo di comportamento umano una loro costante integrazione. Rapporto inversamente proporzionale fra le componenti di vulnerabilit individuale e i fattori ambientali.
Il comportamento frutto di una costante e inscindibile integrazione di condizioni individuali e ambientali
cio la personalit risultante di fattori biologici individuali e di condizioni legate all'ambiente sociale nel
quale vive ed vissuto l'individuo.

Personalit, temperamento, carattere

Comportamento: il complesso coerente di atteggiamenti che ogni individuo assume in funzione dei suoi obiettivi e degli stimoli che gli provengono dall'ambiente.
L'attivit psichica costituita da tre fondamentali funzioni: la sfera conoscitiva, la sfera affettiva, e quella volitiva.
La sfera cognitiva comprende: l'intelligenza, la conoscenza e il pensiero. Conoscenza insieme delle funzioni che consentono all'individuo di essere informato sulla realt, di parteciparvi, di accumulare esperienze, di
acquisire nozioni.
Il pensiero l'organizzazione di processi mentali di carattere simbolico che si concretizza nelle idee. Intelligenza insieme delle capacit acquisite, che si utilizzano oltre che a livello logico-razionale o speculativo,
anche per agire nella vita relazionale.
La sfera affettiva fa riferimento alla coloritura positiva o negativa, che eventi e pensieri suscitano in noi; l'affettivit e anche responsabile di quegli stati d'animo che si sperimentano oggettivamente, e che possono essere spontanei ovvero conseguenti a stimoli esterni.
L'umore il variare dell'emotivit nelle varie sfumature che vanno dalla tristezza alla gioia. I sentimenti sono
espressioni pi elaborate della vita affettiva, che sorgono nel rapporto con persone e situazioni, non tanto sulla scorta di elementi razionali quanto piuttosto per la risposta interiore che ciascuno vive nei confronti di tali
persone e situazioni.
Le emozioni sono sentimenti che si manifestano con un'intensit particolarmente rilevante e che si estrinsecano anche con fenomeni fisiologici.

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La sfera volitiva riguarda le azioni che vengono compiute per determinati fini. Alla base del volere sussistono sia a motivi consapevoli, sia motivazioni profonde o inconsce, sia pulsionalit e istinti. L'attivit psichica
la governa la volont e pu essere conosciuta mediante l'introspezione.
Nell'uso comune il significato di personalit pu identificarsi con la abilit o accortezza sociale.
Una seconda eccezione considera inerenti alla personalit di un individuo le impressioni pi intense che suscita negli altri. La personalit pu ancora essere intesa come in insieme delle qualit e caratteristiche di un
soggetto. In altre definizioni la personalit include gli aspetti unici, irripetibili, o pi rappresentativi di una
persona.
Definizione di Allport "la personalit l'organizzazione dinamica all'interno dell'individuo di quei sistemi
psicofisici che determinano il suo adattamento unico all'ambiente".
Dal punto di vista criminologico, la personalit pu definirsi come il complesso delle caratteristiche di ciascun individuo quale si manifestano nelle modalit del suo vivere sociale, e pu essere intesa come la risultante delle interazioni del soggetto con i gruppi e con l'ambiente.
Parlando di temperamento ci ricolleghiamo alla base innata, ancorata alla struttura biologica, delle disposizioni e tendenze peculiari di ogni individuo nell'operare nel mondo e nel reagire all'ambiente.
Il concetto di temperamento contiene connotazioni di "potenzialit" che si traducono in "attualit" di modi di
pensare e di interagire, cio in carattere, per effetto delle mutevoli esperienze e vicende che la vita pone a
ciascuno.
Il carattere rappresenta la risultante della interazione fra temperamento e ambiente: il carattere una componente dinamica che si modifica col tempo e con quelle vicende di vita che ne plasmano gli aspetti.
Tale modificabilit del carattere, peraltro, relativa, possibile in talune espressioni ma non nel suo nugolo
profondo, talch nel concetto di carattere pure insita una componente di abitualit e di prevedibilit, come
aspetto se non immodificabile, comunque dotato di persistenza. Il carattere, inoltre tanto meno modificabile
quanto pi progredisce l'et.

La psicoanalisi
La psicoanalisi ha indicato come i pensieri, le scelte e i bisogni coscienti dell'uomo siano collegati con forze
psichiche profonde, sconosciute: linconscio.
Secondo Freud si possono identificare nella personalit tre istanze fondamentali: lEs, lIo e il Super-I, da intendersi come tre livelli e momenti dell'attivit psichica.
LEs l'istanza posto all'origine della personalit, il nugolo primitivo e la matrice nel cui seno si differenziano successivamente lIo e quindi il Super-io. Lo compongono tutti i fattori psicologici ereditari e presenti
alla nascita, compresi gli istinti, e inoltre gli impulsi, le passioni, le idee e i sentimenti rimossi.
LEs rappresenta inoltre il serbatoio dell'energia psichica, nel senso che lEs, e in particolare gli istinti vitali
fondamentali, costituiscono la sorgente della forza dalla quale deriva ogni spinta ad agire. Tutto ci che
contenuto nellEs ha la caratteristica di essere inconscio.
Freud identific nell'istinto sessuale la fonte primaria e unica dell'energia (libido) e lo stimolo vitale da cui
derivava ogni spinta: la libido, non serviva solo a realizzare le pulsioni sessuale, ma era l'impulso per ogni
tipo di azione.

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Nella visione finale, la teoria degli estinti and modificandosi e Freud identific nellEs due istinti contrapposti: l'uno e l'istinto di vita (Eros) che contiene le scariche sessuali ma anche tutte le pulsioni vitali e le spinte all'azione; l'altro l'istinto di morte (Thanatos) che mira invece a ridurre verso l'inerzia, verso la quiete,
verso l'inattivit e linorganico da cui l'uomo ha avuto origine con la nascita, e a cui tende, con la morte, a
ritornare.
Gli istinti per realizzarsi danno origine a una carica interna che comporta aumento di energia; ci si traduce
in stato di tensione. Quando la tensione nell'organismo aumenta per l'azione degli stimoli pulsionali, lEs opera in modo da scaricarla immediatamente per riportare l'organismo a livello energetico di base.
Questo meccanismo di riduzione della tensione mediante il soddisfacimento immediato delle pulsioni, da cui
lEs governato, viene denominato principio del piacere.
LIo si sviluppa in conseguenza dei bisogni dell'individuo che richiedono rapporti adeguati col mondo oggettivo della realt, rapporti che lEs non in grado di avere, poich conosce solo la realt psichica soggettivo,
costituita dal suo mondo pulsionale.
LIo opera in funzione del principio di realt: in grado cio di dilazionare temporaneamente il soddisfacimento delle pulsioni fino a quando non siano a disposizione l'oggetto richiesto o le opportunit situazionali,
idonee a ridurre la tensione. LIo, grazie appunto al suo essere in rapporto con la realt agisce nel reale.
L'esame di realt la funzione dellIo consistente nel valutare i dati oggettivi e nell'esaminarne l'indennit ai
fini di soddisfare le pulsioni.
Il Super-Io il rappresentante interiore dei valori etici e delle norme sociali.
Il Super-Io esercita la funzione di arbitro morale interno della condotta, sia disapprovando i comportamenti
contrari alle norme sociali e facendo sentire l'uomo colpevole; sia approvandolo e facendolo sentire orgoglioso di s, quando la sua condotta conforme alle regole e adeguata a quell ideale di s. Per ottenere ci
deve in primo luogo inibire gli impulsi dellEs.
In senso figurato pu considerarsi lEs come la componente biologica della personalit, lIo come quella psicologica, il Super-Io come quella sociale morale.
La concezione psicoanalitica della personalit essenzialmente dinamica.
L'angoscia o ansia l'espressione di una non realizzata soluzione delle conflittualit fra le istanze interiori.
Freud distinse tre tipi di angoscia: l'ansia reale (timore di un pericolo insito nella realt oggettiva); l'ansia sociale (timore della riprovazione degli altri per aver commesso qualcosa di contrario alle norme che regolano
la convivenza); l'ansia nevrotica espressione del timore della severit del Super-Io.
Normalmente lIo in grado di risolvere i contrasti fra le opposte istanze in modo armonico, senza grandi
conflittualit e senza angosce, utilizzando i meccanismi psichici razionali. Quando questi non sono sufficienti, lIo ha a disposizione altri particolari meccanismi psichici che gli consentono di trovare ugualmente l'equilibrio: questi sono i meccanismi di difesa dellIo.
La rimozione consiste nel respingere dalla coscienza nell'inconscio quei contenuti che provocano un allarme
eccessivo.
I contenuti istintuali non accettati o pericolosi possono trovare ugualmente un mezzo per realizzarsi mediante
il processo di dislocazione: una pulsione istintuale rivolta verso un obiettivo e che sia respinta, pu essere
deviata su altri oggetti o altre mete.
Lo spostamento dell'energia istintuale pu essere addirittura utilizzato per conseguire le pi elevate conquiste
culturali, o per raggiungere mete altruistiche o morali: ci realizza la sublimazione.
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Proiezione: disconoscere alcuni aspetti negativi della propria personalit, attribuendoli ad altri, cos ottenendo il risultato di deviare sul mondo esterno la conflittualit interiore.
La formazione reattiva implica la sostituzione nella coscienza di un impulso o sentimento che genera angoscia, col suo opposto. La formazione reattiva sta alla base di forme eccessive del comportamento ove l'esagerazione, l'impossibilit, l'ostentazione indicano la loro natura reattiva.
La personalit attraversa, per raggiungere la maturit, fasi successive di sviluppo affettivo-emotivo, abbastanza ben definite. Ogni nuovo passaggio comporta una certa quantit di frustrazione e di angoscia: qualora
queste diventano eccessive pu realizzarsi un arresto (fissazione), temporaneo o permanente, in una certa fase dello sviluppo, senza che venga pertanto raggiunta la piena maturazione
Le difficolt derivanti dall'incapacit di superare esperienze traumatiche possono comportare il ritorno (regressione) a fasi anteriori e gi superate dello sviluppo.
Nell'identificazione una persona mira a rendersi simile o ad assumere tratti psicologici caratteristici di un altro individuo che viene eletto a modello. L'identificazione, non si realizza globalmente per tutte le caratteristiche di colui che stato preso a proprio modello, ma in modo selettivo, assumendo cio via via solo quei
contenuti psichici e quei valori che risultano pi utili per ridurre le tensioni.
Il processo di identificazione costituisce il meccanismo chiave per la formazione del Super-Io, esso infatti si
struttura mediante una serie di identificazioni progressive. L'identificazione inoltre una delle molteplici
modalit di apprendimento e di trasmissione nel tempo delle regole e dei valori della societ.

Psicoanalisi e criminalit
La teoria psicoanalitica della personalit offre la possibilit, d interpretare talune modalit della condotta
criminale.
L'essere umano sarebbe cio per sua natura antisociale, ed sociale solo per timore; lantisocialit rappresenterebbe la condizione tendenzialmente comune, pronta a riemergere appena si aprono le inibizioni, ed essa
pu essere interpretata come l'espressione del prevalere delle pulsioni libidiche o aggressive sulle controcariche messe in atto dal Super-Io, quale depositario delle norme e dei valori sociali.
Alexander e Staub hanno dedotto che la condotta criminosa intesa come l'effetto di molteplici modalit dello svincolo del controllo del Super-Io, in cui identificano diverse condizioni:

La normalit il pieno controllo del Super-Io sul mondo pulsionale-istintuale: in tali condizioni si ha
piena conformit di condotta e rispetto delle regole.

Nella delinquenza fantasmatica il controllo delle pulsionalit antisociali ancora pienamente efficiente
sul comportamento, talch l'individuo non delinque; ci sono istinti antisociali pi pressanti, che il soggetto riesce comunque ad arginare mediante il processo della dislocazione dell'antisocialit sul piano della
semplice fantasia.

La delinquenza colposa pu essere interpretata con il meccanismo della dislocazione delle pulsioni aggressive: l'aggressivit verrebbe estrinsecata attraverso una condotta imprudente o negligente, che provocano ugualmente danno alla persona osteggiata o alle sue cose.

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Nella delinquenza nevrotica la condotta criminale rappresenta uno sintomo di una situazione conflittuale
profonda. Il Super-Io non ha completamente rinunziato al controllo dell'antisocialit, e questa si realizzano unicamente per l'esistenza di profondi contrasti interiori che trovano una possibilit di soluzione
nella condotta deviante. Quest'ultima dunque una sorta di ripiego per eliminare la tensione della conflittualit interiore: la delittuosit nevrotica non essendo completamente accettata, si accompagna pertanto a sensi di colpa.

In certe situazioni a contenuto affettivo particolarmente stressante, pu verificarsi un momentaneo slivellamento del controllo del Super-Io, in altri momenti ben valido. Delinquenza occasionale e affettiva viene definita quella che si attua solo in circostanze eccezionali, particolarmente favorevoli allo svincolo
delle controspinte superiori. La delinquenza occasionale anche, per Alexander e Staub, quella commessa in situazioni particolarmente favorevoli.

La delinquenza normale, ove il controllo del Super-Io cessa completamente e lIo pu realizzare senza
ostacoli le pulsioni aggressive e antisociali; il delinquente non si sentir in colpa per la sua condotta: ed
questa la delinquenza pi frequente osservabile.

Il Super-Io pu essere anomalo, essendo strutturato come " Super-Io criminale": gli ideali dellIo e la rappresentazione interiore della coscienza sociale sono in un certo senso rovesciati, strutturati in modo antisociale.
Il Super-Io pu essere debole, e non costituire una guida sufficientemente costante valida per la condotta.
Il Super-Io pu essere infatti del tutto assente: si realizza in tal modo un inadeguamento globale alla vita sociale, per un grado di evoluzione assolutamente primitivo.
Alexander e Staub, possono distinguere due tipi fondamentali di delinquenza: la delinquenza accidentale e la
delinquenza cronica.
Nella delinquenza accidentale sono assenti tratti psicologici devianti della personalit e la delittuosit pu
realizzarsi con delitti colposi o con delitti occasionali correlati a situazioni eccezionali che inattivano il Super-Io in stati di particolare pregnanza emotiva o per occasioni particolarmente favorevoli o allettanti. La delinquenza cronica rappresenta la propensione al delitto. dovuta alla struttura stessa della personalit.
Disturbi nel rapporto con le figure parentali: Il processo di identificazione con le figure dei genitori rappresenta il primo nucleo attorno al quale si former il Super-Io, e disturbi in questa fase si ripercuoteranno sulla
definitiva struttura della personalit. Nell'ambito della famiglia possono poi verificarsi situazione anomale
d'ordine affettivo.
Delinquenza per senso di colpa: alcuni soggetti aggirerebbero, cio, in modo criminoso unicamente per essere poi puniti, e soddisfare cos, senza rendersene conto, un bisogno inconscio di espiazione di stampo nevrotico.
I comportamenti criminali sono stati interpretati come originati dalla fissazione alla fase del principio del
piacere: la delinquenza esprimerebbe un modo di dar soddisfacimento diretto alle pulsioni, senza alcuna capacit di dilazionare, come viceversa accade adeguando la condotta al principio di realt.
Questa come tante altre interpretazioni psicodinamiche, comportano il rischio di fornire una lettura della
condotta criminosa che finisce per essere deresponsabilizzativa.
Lacting-out rappresenta una modalit impulsiva di comportamento mirante a risolvere l'ansia, e particolarmente l'ansia derivante da eccesso di frustrazione, con una condotta anomala. Lacting-out criminoso si caratterizza per il fatto che il reato non appare in relazione ai motivi o scopi normali e coscienti ma rappresenta
una "scarica" o un "sollievo" da una tensione emotiva riferibile a conflittualit o frustrazione.
Bassa soglia di tolleranza alla frustrazione: quanto pi bassa la tolleranza alla frustrazione di un soggetto,
tanto pi facilmente egli sar indotto a reagire, con aggressivit o con impulsivit, alla frustrazione stessa.
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Dollard postula che il comportamento lesivo e parte delle condotte criminali sono aggressivit non socializzate e deriverebbero dalla frustrazione dei bisogni fondamentali di un individuo.
Meccanismo della difesa dalla frustrazione mediante l'identificazione del frustrato nel frustratore: il soggetto
che ha subito ripetute frustrazioni pu eleggere, come propri modelli di identificazione, figure per lui altamente frustranti, divenendo pertanto egli stesso, colladeguarsi ai modelli, un soggetto frustratore.
L'incapacit di identificarsi col prossimo crea:
Condotte dovute a deficienza globale di identificazione con l'oggetto dell'impulso aggressivo.
Condotte dovute a processi di identificazione soltanto parziale, in base al fatto che determinati valori morali non sono fortemente avvertiti come veri e propri valori.
Condotte dovute a processi di identificazione particolari, attraverso i quali la passivit alla violenza si
converte in attivit.
Al meccanismo di difesa della proiezione da attribuirsi il comunissimo atteggiamento di deresponsabilizzazione riscontrabile in tanti criminali.
L'incapacit di sublimazione della libido, rende conto di comportamenti delinquenziali primitivi, immediati e
mirati a soddisfare i bisogni e le pulsioni nella modalit pi rozza.
Delinquenza minorile
Cazzullo ha articolato una classificazione secondo cui si possono cos distinguere i criminali:
a) per carenza affettiva;
b) per carenza di identificazione in figure-modello valide anche se concretamente disponibili nella vita del
soggetto;
c) per identificazione in modelli anomali;
d) per fissazione dellevoluzione affettiva a stadi immaturi;
e) per reazione a situazioni conflittuali psichiche, in quanto con il passaggio all'atto criminoso viene mascherata o compensata l'ansia o il senso di colpa"

La psicologia analitica di Jung


La teoria analitica di C.G. Jung ha distinto, oltre all'inconscio nel senso in cui inteso dalla psicanalisi classica, un inconscio collettivo, che trascende cio la persona e che costituisce l'istanza psichica pi potente e di
maggiore influenza.
L'uomo inteso come dotato di disposizioni trasmessegli fin dei suoi lontani antenati.
Il comportamento dell'uomo non determinato soltanto dalla sua storia individuale, ma anche dai fini ed e
delle sue aspirazioni che lo sospingono.
Jung considera contemporaneamente, assieme agli elementi sedimentati dal passato che agiscono in lui inconsciamente, anche la dimensione dell'individuo proiettato verso il futuro a conseguire conformemente alla
sua volont gli obiettivi che si prefigge.
L'istanza fondamentale S, costituisce il punto centrale della personalit, alla cui unit, stabilit ed equilibrio
mira costantemente l'individuo. L'uomo pertanto non agisce solo spinto dagli istinti e dall'inconscio, ma anche perch organizza la propria vita per raggiungere le sue finalit e aspirazioni.
L'atteggiamento estroverso, orienta l'individuo verso il mondo oggettivo della realt esterna e quello introverso indirizza l'attivit psichica prevalentemente verso il proprio mondo soggettivo.

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Ci sono due diverse fondamentali modalit di reazione ai conflitti con l'ambiente: l'una prevalentemente introiettata, l'alta prevalentemente estroiettata, cos che gli stessi fattori tendono a tradursi in condotta.
Il conflitto psichico da intendersi come l'urto fra forze, pulsioni, controspinte insite nella psiche dell'individuo.
La frustrazione una condizione di disagio psicologico che insorge quando taluni bisogni o aspirazioni non
possono essere soddisfatti a causa di ostacoli esterni: ci provoca uno stato di tensione particolarmente spiacevole.
L'atteggiamento introverso o autoplastico, tipico di quegli individui che risolvono ed esauriscono una tensione all'interno della loro psiche, con sofferenza, disagio, ansia, rappresentano una modalit di tipo egodistonico.
L'atteggiamento estroverso o alloplastico di coloro che risolvono la tensione con l'azione, che tendono cio
a rispondere alla frustrazione o al conflitto psichico agendo verso l'esterno rappresentano una modalit di tipo ego-sintonico.
La condotta criminosa pu pertanto essere intesa in taluni casi come espressione di una caratteristica psicologica di ego-sintonia che pu costituire una significativa disposizione ad agire in senso criminoso.

Psicologia sociale: Adler, Fromm


La psicologia sociale lo studio delle reazioni interpersonali nel contesto sociale, ovvero del modo secondo
il quale la vita sociale si riflette sulle manifestazioni psichiche della persona. Essa studia come le relazioni
interpersonali, in un dato contesto sociale, influenzano reciprocamente gli individui che vi partecipano.
Alfred Adler: considera l'individuo come mosso, anzich da cause interiori piuttosto dalle prospettive e dai
bisogni legati al suo essere inserito nella societ. Egli vede nella volont di potenza l'impulso fondamentale
che muove l'uomo: essa prende l'avvio dalla sua innata aggressivit e costituisce la fonte di energia psichica
che consente all'individuo di realizzare le sue aspirazioni verso la superiorit, metta ultima di ogni condotta.
La volont di potenza si realizza veramente nel rapporto con gli altri individui.
Per converso, il contatto sociale pu alimentare, con l'insuccesso, sentimenti di inferiorit, intesi come senso
di incompletezza e di imperfezione; ma il sentimento di inferiorit a sua volta il punto di partenza che stimola l'individuo verso il conseguimento di livelli di aspirazione pi alti.
In condizioni particolari il sentimento di inferiorit pu essere talmente accentuato da provocare manifestazioni anomale, cos da sviluppare un complesso di inferiorit, ovvero una condizione opposta di ipercompensazione, altrettanto disturbante (complesso di superiorit).
La psicologia di Fromm, ha come tema ricorrente la solitudine e l'isolamento che l'uomo prova se non armonicamente inserito nel suo ambiente sociale. La condizione dell'uomo comporta anche il soddisfacimento
di fondamentali esigenze non materiali:
Il bisogno di relazioni.
Il bisogno di trascendenza: se i suoi bisogni creativi vengono frustrati, egli li traduce in atti distruttivi.
L'uomo ha bisogno, inoltre, di schemi di riferimento.
Perdita di valore delle norme e conflitti culturali sono condizioni che tolgono all'uomo gli schemi di riferimento, che lo spingono nell'incertezza e nell'isolamento: a ci egli pu reagire con la devianza della condotta, con la ribellione, con la protesta.
Luomo ha anche necessit di identit personale; se non raggiunge questo fine per mezzo del suo sforzo creativo autonomo, pu arrivarvi identificandosi con altre persone o con gruppi sociali.
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La psicologia sociale: identit personale e teoria dei ruoli


La psicologia sociale ha elaborato due concetti: quello di identit personale (sentimento in ordine all'essenza,
unicit, qualit della propria persona, ai fini e ai mezzi che devono informare il suo inserirsi nel mondo); e
quello di ruolo (aspettative che nella societ si formano nei confronti di ciascun individuo in conseguenza
della posizione specifica che egli occupa nella societ o delle funzioni che svolge nei gruppi sociali).
Disarmonie dell identit personale: E. H. Erikson, intende il sentimento della propria identit come l'organizzazione di un'immagine coerente, omogenea, continua e stabile dell'essenza della propria personalit.
La formazione dellidentit si realizza:
-attraverso l'identificazione con successivi modelli significativi;
-attraverso i ruoli via via proposti e assunti.
Il culmine formativo si ha durante l'adolescenza. Un rapporto disarmonico con la famiglia o con i vari gruppi
di appartenenza pu portare a una disturbata strutturazione della identit personale, visto che questa fortemente influenzata dall'atteggiamento degli altri.
Se si verifica qualche iniziale comportamento problematico, si risvegliano, nel prossimo, aspettative negative
nei confronti di tali soggetti; ci talvolta finisce con l'alterare l'identit personale: cos in latore realizza poi
stabilmente con la condotta deviante o criminosa il giudizio negativo anticipato nei suoi confronti. Il contrario accade se le aspettative del gruppo sono positive.
In certe condizioni la societ provoca una serie di degradazioni e di mortificazioni che possono alle volte
condurre ad unimmagine di s svalorizzata, che si denomina identit negativa. In questi casi l'individuo riconosce se stesso come persona con valori socialmente negativi, perch i gruppi sociali hanno attribuito questa qualit.
Secondo Mailloux importante, nella genesi della delinquenza, una precoce identificazione negativa, che si
fonda sull'immagine che i genitori del bambino si formano di lui, pi o meno inconsciamente, e su prospettive negative che vengono previste per lui. Le aspettative delle persone significative per il bambino sono essenziali per la formazione dell'immagine di s dell'individuo, il quale si identifica con la decisa fiducia o la
sottile sfiducia che dimostrano mentre gli domandano di conformarsi
La formazione e il tipo del sentimento della propria identit sono influenzati anche dalla posizione che ciascuno occupa nella societ e dalle funzioni che vengono svolte in coerenza alla posizione occupata.
La posizione di un individuo nella societ, o status, costituisce un sistema relazionale che caratterizza ogni
persona in base ad una serie di diritti e di doveri che regolano i suoi rapporti di interazione con persone di altro status.
Alcuni di questi status sono ascritti in funzione di ci che una persona , altri sono acquisiti, in base a ci che
uno pu fare e divenire a partire dalla posizione iniziale. Ogni status legato a norme che regolano i rapporti
con gli altri, e ad aspettative circa l'osservanza dei compiti e tanti a chi occupa quello status: ci si intende
per ruolo.
Il ruolo si riferisce alle attese che esistono nella societ nei confronti di chi occupa una determinata posizione. L'identit personale si struttura perci anche in funzione del ruolo, e in conseguenza ogni attore sociale
solitamente agisce nella societ in coerenza al ruolo che vi svolge e alle aspettative che si formano nei suoi
confronti.
Ruolo e status sono complementari e reciproci, nel senso che l'individuo portato ad assumere lo status corrispondente alle aspettative degli altri nei suoi confronti, e viceversa.

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Ruolo negativo: una serie di status squalificati facilitano l'assunzione di ruoli, cio aspettative sociali, altrettanto squalificati, che favoriscono la scelta comportamentale delinquenziale. Viene favorito il consolidamento della condotta secondo le aspettative negative, e lo stesso sentimento dell'identit personale si struttura e si
cristallizza negativamente.
Si realizza perci una condizione tipicamente egosintonica, nella quale l'individuo, agendo criminalmente,
in armonia con se stesso, con i propri valori sociali, e con l'immagine delinquenziale che si formata di s.
E. Goffman: influenza sul sentimento di identit e sulla stabilizzazione in ruoli negativi dell'essere inseriti in
istituti correzionali, nelle carceri, nei manicomi, negli istituti rieducativi, e in tutte quelle istituzioni similari
definite istituzioni totali perch coinvolgono globalmente l'individuo, deformandone la personalit e limitandone le prospettive.
All'individuo inserito nell'istituzione totale veniva prospettata come pi reale e pi probabile l'identificazione
in ruoli squalificati. La percezione delle aspettative negative che la societ nutre verso chi sia stato ufficialmente stigmatizzato come deviante o criminale, finirebbe col convincere quellindividuo che il suo ruolo
proprio quello di essere antisociale.

Psicologia sociale: devianza, emarginazione e marginalit


Distinzione tra i vari comportamenti devianti:
1. Vi sono comportamenti che non risvegliano sentimenti di riprovazione o richiesta di sanzioni ma che, a
seconda dei casi, possono essere indifferenti, o provocare reazioni sociali di solidariet e di offerte di
aiuto; queste condotte non provocano giudizi morali negativi, di tali condotte non viene fatto ai loro autori attribuzione di colpa e non vengono censurate.
2. Si devono considerare devianti quei comportamenti che suscitano invece, da parte dei singoli e della societ, reazioni di intensa disapprovazione e censura con richiesta di sanzione: questi comportamenti sono
attribuiti a titolo di colpa ai loro autori.
Il concetto di marginalit indica una condizione statica o uno status, cio la condizione di taluni individui che
si trovano ai margini della societ. Il concetto di emarginazione indica un processo dinamico, il risultato cio
di un intervento di singoli attori sociali o di interi gruppi o delle istituzioni nei confronti di taluni soggetti,
che appunto vengono posti ai margini.
Si definiscono marginali quelli status sociali che provocano il vivere in condizioni diverse e solitamente peggiori di quelle della societ nel suo complesso; la marginalit comporta riduzione delle aspettative di affermazione sociale, minore responsabilit sociale, minore partecipazione alla vita e alle decisioni collettive.
L'emarginazione invece un processo dinamico che viene messo in atto dai singoli o da gruppi nei confronti
di taluni soggetti che si tende ad escludere dagli abituali rapporti. L'emarginazione il ridurre le prospettive,
togliere la responsabilit, nutrire aspettative negative rispetto a taluni soggetti a causa della loro condotta riprovata: essi divengono perci marginali per colpa della loro condotta.
Il deviante e il criminale sono collocati in una posizione di marginalit per effetto dell'emarginazione agita
nei loro confronti: essi vengono esclusi a cagione del loro comportamento delittuoso o disapprovato dalla posizione che prima occupavano.

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Altri contributi della psicologia


La fenomenologia una visione psicologico-filosofica dell'uomo, che prende avvio dalla convinzione secondo cui gli approcci tradizionali allo studio della personalit si sono sempre limitati alla spiegazione dei meccanismi psicologici, mentre pi utile appare la comprensione dell'uomo stesso.
La fenomenologia mira a comprendere l'uomo dal suo interno in modo da scorgere le ragioni della sua condotta quale emergono dal suo punto di vista e non da quello di chi indaga. L'analisi fenomenologia spiega il
modo unico e irripetibile dell'uomo di vivere nella realt; questa analisi consente di indagare sulle ragioni
che secondo la prospettiva personale e interiore di ciascuno sono alla radice delle scelte che di volta in volta
l'uomo effettua fra le tante possibilit che gli si offrono.
La teoria di campo di K. Lewin: ogni elemento all'interno di un sistema, detto campo, influenza tutti gli altri
elementi e ne viene a sua volta influenzato. L'individuo costantemente influenzato dall'ambiente, e non pu
quindi essere studiato isolatamente da esso.
Teoria dei sistemi: cerca di analizzare le reciproche influenze tra i fenomeni, analizza il processo attraverso il
quale, in un rapporto interpersonale, la condotta di un soggetto influenza quella degli altri, cio la loro risposta, e come di nuovo questa risposta ha effetto sul comportamento del primo agente (causalit circolare).
Fenomeno di retroazione o feedback: ognuna delle parti di un sistema influisce sull'altra; essendo ogni parte
contemporaneamente causa ed effetto, la distinzione medesima fra questi due termini perde di significato.
Sistema: comprende oltre agli attori o agli oggetti di un fenomeno osservato, anche le relazioni tra di essi,
costituendo quindi una complessit organizzata diversa dalla somma delle sue parti.
Questi concetti sono stati applicati allo studio dei rapporti tra reo e vittima, ritenendosi talora che latto aggressivo pu essere considerato come il risultato di una serie di comunicazioni, risposte ed effetti di feedback
in cui appunto non sempre possibile sceverare con chiarezza tra laggressore, la vittima ignara, oppure
quella provocatrice e a sua volta aggressiva.
Studi sulla comunicazione: secondo questi autori lindividuazione di modalit disturbate di comunicazione
di ausilio anche nella spiegazione di certe patologie del comportamento. Il presupposto che esiste anche
una comunicazione di messaggi non verbali.
Inoltre, anche la comunicazione verbale pu assumere un significato contrario al suo significato letterale,
poich il tono della voce, unito alle comunicazioni non verbali pu comportare un messaggio di significato
opposto a quello palese.
Le dinamiche descritte da questi autori hanno avuto elettiva applicazione in vittimologia in quanto possono
far luce sui rapporti tra aggressore e vittima in alcuni delitti, in particolare quelli in cui la relazione fra di essi
stretta e precede il reato.
Sono quelle situazioni che il codice definisce stati emotivi e passionali, in cui proprio i pregressi dissidi
rendono talora difficile scindere in modo netto i ruoli di aggressore e vittima.
Psicologia della testimonianza: si definisce direct examination quella effettuata dalla parte che ha chiesto la
citazione del testimone, e croos examination quella eseguita dalle altre parti.

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Il comportamentismo
Il comportamentismo una scuola psicologica che fornisce una teoria della personalit maggiormente legata
alle metodologie empiriche delle scienze naturali. I suoi principi sono essenzialmente il frutto della sperimentazione e dell'osservazione empirica.
Il comportamentismo si limita ad osservare come l'uomo reagisce agli stimoli provenienti dall'ambiente, partendo dal principio che non pu impiegarsi lintrospezione per comprendere la condotta umana perch tutto
ci che avviene nell'intimo della persona non pu essere conosciuto, ed al pi solo intuibile o ipotizzabile:
quanto pu conoscersi con obiettiva certezza dell'uomo solo il comportamento, che visibile e verificabile
anche sperimentalmente.
Questa teoria nasce negli Stati Uniti. Secondo il suo capo scuola, J.B. Watson, della struttura della persona
pu essere conosciuto solo il sistema delle risposte ai molteplici stimoli e sollecitazioni che l'ambiente pone a
ciascuna persona. Pu solo studiarsi come l'individuo reagisce al suo ambiente, prescindendo da ogni analisi
di ci che avviene dentro di lui.
La condotta umana pu essere indirizzata a seconda di come l'ambiente contrasta o ricompensa o rafforza il
comportamento: l'uomo guidato dalle condizioni ambientali secondo il meccanismo dello StimoloRisposta; modificando l'ambiente pu indirizzarsi il comportamento nel senso voluto.
Le risposte, quando nell'ambiente vi sono determinati stimoli, sono genericamente costanti. La condotta pu
essere pertanto indirizzata in uno o nell'altro senso a seconda di come si agisce sull'ambiente e sugli stimoli
che da esso provengono.
La psicologia comportamentistica, e soprattutto quella di B.F. Skinner, ha profondamente influenzato anche
il pensiero sociologico, fornendo un sistema interpretativo della personalit umana rigidamente deterministico.
Secondo Skinner, la psicologia deve studiare quali sono i rinforzi che tendono ad indirizzare il comportamento e come applicarli pi efficacemente. Vi possono essere rinforzi positivi oppure rinforzi negativi che
sono rappresentati da tutti quegli eventi capaci statisticamente di influenzare la comparsa delle risposte volute.
Dal punto di vista criminologico, il comportamentismo stato utilizzato per identificare quali siano gli stimoli e i rinforzi che, provenendo dall'ambiente, portano alla condotta criminosa.
Teoria della frustrazione-aggressione di J. Dollard: l'emergere di un comportamento aggressivo presupporrebbe sempre l'esistenza di una frustrazione. Le risposte aggressive sarebbero inoltre costantemente rafforzate dal ripetersi delle frustrazioni. L'aumento di aggressivit, e pi in generale di criminalit, nella societ moderna sarebbe pertanto la conseguenza di sempre maggiori occasioni frustranti, per l'eccesso di stimoli a
conseguire mete sempre pi alte.
Il meccanismo dello StimoloRisposta ha un valore solo statistico nel senso che, somministrato un certo
stimolo, la risposta voluta prevedibilmente ottenibile solo in una percentuale significativa di soggetti, ma
non in tutti coloro che hanno ricevuto quello stimolo. Vi sempre una quota di persone che, per le caratteristiche di personalit o per altre circostanze, si comporteranno in modo diverso.
La teoria di Dollard pu rendere conto di taluni meccanismi criminogenetici, ma non pu prestarsi a generalizzazioni eccessivamente estensive. Le pi attuali formulazioni degli stessi comportamentisti hanno del resto
attenuato la rigidit dello schema frustrazione-aggressione, nel senso che, affinch l'aggressione si verifichi
effettivamente, devono concorrere anche altri fattori, quali l'esperienza passata, l'intenzionalit di chi ha provocato la frustrazione, e altre circostanze situazionali.

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La psicologia cognitiva
Essa concepisce la mente come un elaboratore elettronico attivo, che di continuo verifica la concorrenza fra
propri progetti di comportamento e le condizioni oggettive esistenti nella realt, filtrando le informazioni, ma
anche auto correggendosi.
La prima formulazione teorica di U. Neisser che ha cercato di comprendere il funzionamento della mente
come se funzionasse appunto al pari di un computer. Il cognitivismo ha per dimostrato che a differenza del
computer, la mente in grado di risolvere problemi anche quando le informazioni di cui dispone sono incomplete o erronee.
Il cognitivismo nasce in opposizione al comportamentismo. Per i cognitivisti la mente dell'uomo non un
passivo ricettore degli stimoli che gli provengono dall'ambiente, ma funziona in modo attivo e selettivo nei
loro confronti, recependoli ed elaborandoli secondo il suo preciso progetto comportamentale.
La psicologia cognitivista si occupa in particolare di tutti quei processi attraverso i quali l'input sensoriale
proveniente dall'ambiente viene rielaborato, trasformato, immagazzinato e infine recuperato e utilizzato al
momento opportuno.
Le conoscenze derivano all'individuo da ipotesi, categorie, schemi, strutturazioni, dati dell'ambiente, regole
di comportamento che sono indipendenti dagli stimoli attuali, ma che sono stati acquisiti anche nel passato e
costruiti dall'attivit mentale nel corso della maturazione della personalit: gli schemi di elaborazione delle
informazioni sono indipendenti rispetto alle situazioni nelle quali si sono progressivamente formati.
I presupposti del cognitivismo conportano, per estensione, una visione della condotta delittuosa come frutto
di un progetto comportamentale. La percezione dell'uomo in generale, e quella del criminale, riacquista autonomia, libert e, conseguentemente, responsabilit morale, troppo a lungo ignorate dalle scienze dell'uomo.

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CAP 4: BIOLOGIA E CRIMINALIT

Teorie della predisposizione: eredit e delitto


L'ipotesi di un'eventuale correlazione fra eredit e delitto da considerarsi improponibile; sotto il profilo epistemologico non possibile una diretta relazione fra eredit e delinquenza, trattandosi di due entit tra di loro
non confrontabili. Esistono invece sicure correlazioni fra la struttura biologica degli individui e certi aspetti
della loro mente che possono favorire la criminalit.
Metodo gemellare: esaminare coppie di gemelli omozigoti ciascuno dei quali sia stato allevato in un contesto
familiare, sociale e culturale diverso: si tratta di coppie di gemelli che fin dalla nascita sono stati divisi perch affidati a genitori adottivi di diversa estrazione e di differente condizione sociale. Tentativo di separare i
fattori genetici da quelle ambientali.
Risultati: i gemelli erano simili, nonostante le diverse condizioni d'ambiente nelle quali erano cresciuti: detti
tratti parrebbero pertanto avere una matrice genetica perch si manifestano in entrambi i gemelli nonostante
le differenze d'ambiente.
Queste ricerche, tuttavia, non hanno mai consentito di identificare una base ereditaria della criminalit.
Studio delle famiglie di criminali: la frequenza di soggetti condannati fra ascendenti e collaterali statisticamente maggiore di quanto si possa trovare nelle famiglie di coloro che non sono mai stati condannati. Ci
sembra dovuto al fatto che i familiari, e i soggetti in esame, possono essere stati esposti a comuni fattori ambientali sfavorevoli.
Costituzione e criminalit
Benigno Di Tullio individu tre tipi di delinquenti costituzionali:
1. Delinquente costituzionale a orientamento ipoevoluto: scarso sviluppo delle caratteristiche psichiche superiori e prevalenza di pulsionalit istintuali egoistico-aggressiva.
2. Delinquente a orientamento psico-nevrotico: dinamismi psichici di natura nevrotica.
3. Delinquenti costituzionali ad orientamento psicopatico: anomalie del carattere e disturbi di personalit.
W.H. Sheldon: classificazione tripartita che prevede la corrispondenza fra la costituzione fisica e certi tratti
del temperamento:
1. Costituzione endomorfa con struttura corporea morbida e rotondeggiante, con scarso sviluppo di muscoli
ed orientamento psichico caratterizzato da socievolezza, amore per la comodit, bisogno di affetto, lentezza nelle reazioni, umore stabile, tolleranza per gli altri.
2. Costituzione mesomorfa con struttura corporea forte, prevalente sviluppo della muscolatura, resistenza al
dolore e gli sforzi fisici con temperamento volto verso l'aggressivit, l'insensibilit per i sentimenti degli
altri, coraggio, amore per il rischio, per l'azione o per il potere.
3. Costituzione ectomorfa con struttura corporea longilinea e delicata con temperamento volto al forte autocontrollo e capacit di inibizione, carattere chiuso, timore della gente, rapidit di reazioni, amore per la
solitudine.
La validit delle correlazioni fra fisico e psiche limitata a un semplice livello statistico. Semplicistico e improprio pertanto parlare di disposizioni ereditarie al delitto.

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Teorie della predisposizione: i geni e la mente


Fu avanzata, negli anni 60, lipotesi che esistessero tendenze innate verso la condotta criminale dovute ad
anomalie cromosomiche. Le successive ricerche dimostrarono che non esiste nessuna correlazione tra anomalie cromosomiche e delinquenza.
Sta prendendo piede un nuovo determinismo biologico che ha trovato alimento dallo sviluppo, in questi anni,
delle neuroscienze.

Teorie degli stinti: lorientamento istintivistico e quello ambientalistico


In biologia, si sono a lungo contrapposti due orientamenti antitetici per ci che riguarda le determinanti del
comportamento, sia degli animali, sia delluomo: quello che privilegia listinto e quello che privilegia
lambiente.
Secondo il vecchio orientamento istintivistico si intendeva con la parola istinto far riferimento ad una serie di
spinte ad agire, in modo sempre uguale e in prefisse direzioni, per conseguire certi fini senza che lanimale
avesse alcuna consapevolezza dello scopo cui il suo agire mirava.
Si riteneva che gli istinti fossero esclusivamente trasmessi per via ereditaria e che fossero in numero relativamente scarso. Essi erano concepiti come una potenzialit innata, come una forza che spinge allazione
senza la necessit di alcun apporto proveniente dallambiente, che forniva solo i segnali scatenanti.
Karl Lorenz: gli istinti vanno intesi come semplici schemi operativi generali; tendenze innate che, almeno
negli animali superiori, devono essere ontegrate con fattori che provengono dallambiente.
La scuola delletologia (Lorenz) ha maturato i suoi concetti dallo studio diretto degli animali nel loro ambiente; qualsiasi essere vivente e il suo ambiente, per questi studiosi, non sono concepibili separatamente, ma
si influenzano e si realizzano continuamente in un reciproco rapporto di stimoli e risposte.
Listinto costituisce una congenita tendenza a compiere determinati atti in un certo modo, quando si presenta
lo stimolo ambientale adatto a far scattare questa sorta di bisogno ad agire secondo modalit geneticamente
predeterminate.
Lorientamento ambientalistico, invece, pensa che non possa distinguersi nella condotta ci che determinato congenitamente da ci che viene appreso dallambiente. La dotazione genetica si manifesterebbe unicamente nella diversa capacit dellanimale di recepire i messaggi dellambiente. Lambiente sarebbe il principale fattore inducente le varie modalit di condotta.
Lorientamento correlazionistico, invece, considera da un lato taluni comportamenti fondamentali come programmi comportamentali di massima condizionati solo geneticamente; dallaltro vi sarebbero altri programmi di dettaglio dove le variabili comportamentali si ricollegano pi strettamente a fattori ambientali, pur
nellambito degli schemi genetici generali.

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Teorie degli istinti: la sociobiologia


La sociobiologia lo studio sistematico delle basi biologiche di ogni forma di comportamento sociale. Essa
ha cercato di fornire un chiave di comprensione delle strutture, delle gerarchie e delle caste, basandosi su
principi genetici.
La sociobiologia afferma che anche le societ umane devono essere adattative, devono cio soddisfare al
massimo il principio di idoneit biologica in senso darwiniano.
Secondo questo assunto, non sono tanto gli individui ad assumere importanza per tali fini, quanto il gene,
cio il patrimonio genetico ereditario trasmettitore degli schemi di comportamento che solitamente chiamiamo istinti.

Laggressivit nella prospettiva biologica


La pulsione ad assalire e quella a fuggire o ad immobilizzarsi davanti ad un pericolo, non sono due istinti
contrapposti. Questi stati primordiali non sono considerati come entit disgiunte. C un rapporto dinamico
tra rabbia e paura, tra ansia e aggressivit.
Si ritiene che fattori biologici e sociologici interagiscano fra loro nel produrre un comportamento violento.
Funzioni dellaggressivit: scelta sessuale, controllo del territorio, organizzazione gerarchica, difesa della
prole. Le condotte aggressive fra animali della stessa specie sono molto comuni, ma hanno la funzione di regolamento degli schemi elementari di condotta e di rapporti sociali degli animali.
Esistono, inoltre, meccanismi di contenimento dellaggressivit, atti ad inibire o bloccare laggressivit del
rivale. Un meccanismo utile, ad esempio, la ri-direzione, cio lo spostamento dellaggressivit su obiettivi
sostitutivi.
Laggressivit, quindi, risulta quasi sempre funzionale e in armonia con le finalit biologiche, e non mette in
pericolo la specie, perch frenata da meccanismi spontanei di auto-contenimento.

Aggressivit e neuroscienze
Secondo la teoria triunitaria di P.D. Mac Lean ci sono tre tipi di sistemi cerebrali:
1. la struttura filogeneticamente pi antica riguarda le forme pi rudimentali del cervello dei vertebrati e
presiede ad attivit di tipo istintuale.
2. Il secondo sistema deputato al controllo degli stati emozionali.
3. Il sistema filogeneticamente pi recente e perfezionato quello che ha consentito alluomo il pi avanzato sviluppo.
Da alcuni studi, emerso che la violenza compulsiva o esplosiva talora connessa con specifiche patologie
del cervello.

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La criminalit violenta
E necessario distinguere tra aggressione, intesa come effettivo comportamento lesivo di persone, e
laggressivit, che si riferisce, invece, ad una disposizione o atteggiamento psichico favorevole all aggressione. Non sempre laggressivit si esprime con condotte giuridicamente perseguibili.
La scelta del tipo di condotta aggressiva poi largamente influenzata oltre che da fattori individuali, anche
dallambiente culturale. Ecco alcuni esempi di delitti su base aggressiva:

Aggressivit diretta su cose dellambiente (reati di danneggiamento, incendio doloso)


Aggressivit diretta su persone in modo verbale (ingiuria e calunnia).
Aggressivit diretta su persone con la violenza sessuale, le percosse, le lesioni, lomicidio.
Aggressivit verso se stessi (suicidio).
Auto-aggressivit (mancato suicidio), per ottenere detensione emotiva nellimpossibilit di rivolgerla
verso gli altri.

Aggressivit umana e cultura


La peculiare aggressivit umana stata denominata da E. Fromm come aggressivit maligna o distruttiva.
Egli ha distinto due tipi di aggressivit: quella benigna-difensiva, comune a tutte le specie di animali superiori, per la difesa degli interessi biologici. Il secondo tipo, denominata maligna o distruttiva, non istintuale
ma dipende dalla struttura sociale, appresa attraverso i rapporti interpersonali e da questi sostenuta.
La cultura rappresenta nella societ umana lo strumento fondamentale di regolazione del comportamento, essendosi globalmente sostituita ai meccanismi biologicamente determinati. La societ poggia sulla violenza,
che lo strumento di regolazione di tutti i rapporti di potere.
I contenuti della cultura hanno per anche sempre tentato di contenere la violenza con le leggi, con le regole,
con gli ideali. Ci ha creato una situazione contradditoria e ambivalente, che rende conto della assai minore
efficacia di questi strumenti di contenimento e regolamentazione dellaggressivit, rispetto a quelli esistenti
nel mondo animale.

Struttura biologica e libert


Esiste una variabilit individuale per un elevatissimo numero di caratteristiche geniche, biologicamente date.
Ci rende conto della variabilit genetica individuale. Tali variabili comprendono, oltre a qualit fisiche, anche aspetti psichici che possono essere diversi per ragioni genetiche.
Gli uomini, quindi, possono comportarsi in modo aggressivo per la loro dotazione biologica o per le diverse
sollecitazioni o le inibizioni ad agire in modo aggressivo, oppure per il diverso grado di recettivit nei confronti delle sollecitazioni alla violenza.

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CAP 5 . TIPOLOGIA E CORRELAZIONI

Delinquenza e delitti
Delinquenza il termine generico ed onnicomprensivo che indicano tutti quei comportamenti per i quali sono previste, dal codice ed altre leggi, sanzioni penali.
Il reato un fatto circoscritto, che prevede un certo numero di condizioni necessarie: un'azione, un'occasione,
dei beni, delle vittime. Per delinquenza si intendono invece delle differenze stabili tra gli individui nella disponibilit a commettere degli atti criminali.

L'et
In termini quantitativi il contributo alla delinquenza dei minorenni in numero relativo superiore a quello
che potrebbe attendersi in rapporto tra la minore consistenza numerica di quelle classi di et rispetto alla popolazione generale. La criminalit quindi coinvolge in modo particolare i pi giovani.
Si sta manifestando anche una preoccupante delittuosit degli infraquattordicenni. da noi particolarmente
allarmante il coinvolgimento non solo dei minorenni ma anche degli infraquattordicenni nella criminalit organizzata di tipo mafioso.
Fra gli adulti, la fascia d'et compresa tra i 18 e i 65 anni fornisce il pi elevato contributo alla criminalit e
ci sia in numero assoluto ma anche in numero relativo. La delittuosit pertanto nel suo complesso un fenomeno statisticamente prevalente nelle classi pi giovani e di et media. Le condotte criminose, iniziano pi
precocemente e diminuiscono prima di quanto non accada per le attivit socialmente integrate.
In termini qualitativi in maggior contributo di giovani ai delitti, anche la conseguenza del loro preferenziale
ricorso a tipi di attivit illegali che sono maggiormente identificabili: per contro gli adulti indirizzano la loro
delittuosit pi frequentemente verso settori meno esposti e nei quali le prospettive di immunit sono molto
maggiori.
La criminalit si manifesta in misura rilevante fra i giovani ed essa espressione di cattiva o incompiuta socializzazione. La criminalit dei pi giovani, come altre forme di devianza, tende poi statisticamente a ridursi
con il sopraggiungere dell'et matura.
La criminalit dei vecchi molto bassa, lincidenza percentuale dei reati senili si mantiene sostanzialmente
stabile, attestata attorno al 4% di quella totale. Si ha un relativo aumento di delinquenti che si affacciano per
la prima volta al delitto proprio nella terza et. Poco meno del 50% di tutta la criminalit senile e compiuta
da delinquenti primari, che sono in particolare autori di atti violenti.
In vecchiaia sono abbastanza frequenti i reati di violenza verbale ma anche fisica. Sono invece scarsamente
rappresentati i reati contro patrimonio, i reati di natura sessuale.
Fattori specifici della senilit: lo scadimento dei freni inibitori conseguente al sopravvenire di fenomeni involutivi tali da favorire le azioni aggressive negli anziani; intervengono poi l'emarginazione di cui tanto frequentemente sono soggetti.
Esiste una correlazione positiva fra persistenza della condotta criminosa e l'et in cui stato commesso il
primo reato: i recidivi persistenti generalmente iniziano molto presto la loro carriera criminale.
Non esiste per alcun legame deterministico fra precoce iniziazione criminale e persistenza del tempo della
condotta criminosa: anzi, la maggior parte dei giovani autori di reato raggiunge spontaneamente con la maturit, una normale integrazione sociale.
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La delinquenza femminile
Costante minore incidenza della delittuosit femminile rispetto a quella maschile, con percentuali che si attestano sul 13-16% rispetto al totale dei delitti. Modesto aumento del fenomeno in alcune particolari categorie
di reati, delitti contro il patrimonio, ed esigua la quota dei reati contro la persona.
Il tasso di aumento percentuale della delinquenza femminile supera per quello maschile; il numero oscuro
sarebbe pi elevato di quello dei delitti commessi dagli uomini. I reati di natura violenta sarebbero per esempio pi numerosi di quanto risulta dalle statistiche ufficiali, e cos pure sarebbe minore il divario nei confronti dei reati contro la propriet e degli illeciti commessi al consumo di stupefacenti.
I reati pi frequentemente commessi da donne vengono di rado denunciati, in caso di concorso o di cooperazione materiale o di istigazione al delitto, la partecipazione della donna sarebbe mascherata dal ruolo pi nascosto, nei frequenti reati di favoreggiamento difficilmente emerge, essi sono strettamente legati al ruolo di
appoggio nella famiglia che la donna attua nei confronti del coniugato.
Interpretazioni psicologiche: nella donna ci sarebbe una maggior tendenza a tradurre in senso nevrotico o autoplastico, e cio prevalentemente nel senso della introversione, la conflittualit provocata dai fattori disturbanti; laddove nell'uomo gli stessi fattori aggirerebbero piuttosto in senso alloplastico con estroversione, favorendo cos il passaggio all'atto e le anomalie del comportamento.
Differenza dei processi di socializzazione delle donne rispetto a quella degli uomini. L'introiezione di valori
normativi incentrati sulla sottomissione al marito, la maggior obbedienza alle leggi dello Stato.
Spiegazione in chiave biologica. La donna sarebbe meno incline ai reati violenti per la minore quantit dell'ormone maschile testosterone in lei presente, allo stesso modo, modificazioni dei livelli ormonali sarebbero
stati riconosciuti alla base di alcuni crimini violenti commessi da donne affette da sindrome premestruale o
da psicosi pureperale.
Nell'uomo prevalente l'emisfero cerebrale sinistro, deputato alle funzioni logiche, astratte e matematiche,
mentre nella donna prevale l'emisfero destro, cui competono le funzioni affettivi, intuitivi e quelle che si denominano della sensibilit. Impossibilit di distinguere tra natura e cultura.

La delinquenza comune
Delinquenti comuni:

Coloro che il codice penale colloca nellambito della delinquenza abituale e professionale; delittuosit
commessa per fine di lucro; coloro che sono stabilmente inseriti nella sottocultura criminale.
Delinquenti violenti.
Crimini esercitati da singoli individui o da piccoli gruppi.
Criminalit organizzata delle imprese criminali.
Delinquenti saltuari.

Delinquenza occasionale: loccasionalit attiene a quei delitti dove lautore non appare stabilmente inserito
nella sottocultura dei delinquenti. Il delinquente occasionale una persona normalmente integrata e che non
ha significativi precedenti penali. Si deve trattare di motivi a delinquere del tutto eccezionali.
E definibile come occasionale quel delitto, di modesta entit, che appare come un fatto unico, prevedibilmente non destinato a ripetersi. Si ravvisano talvolta circostanze particolarmente favorevoli, che hanno agito
in senso facilitante o suggestivo.

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Delitti per situazioni critiche: loccasionalit pu riscontrarsi anche per il ricorso di situazioni particolarmente difficili.
Delinquenza colposa: il fatto delittuoso non voluto ma la conseguenza di negligenza o imprudenza o imperizia oppure di inosservanza di leggi, regolamenti, ordini o discipline. Il legislatore orientato nel senso
tradizionale di considerare il delitto colposo come meno grave e, perci, sanzionabile pi lievemente di quello doloso.
Reazione sociale: la delittuosit occasionale e quella commessa da chi ha ruoli integrati provoca una minore
reazione sociale di disapprovazione perch costoro comportano una passivit economica solo parziale.

La sottocultura delinquenziale
I delinquenti comuni sono spesso inseriti in una loro tipica sottocultura, in un particolare ambiente sociale
ove vigono stile di vita e valori peculiari. Le varie sottoculture si pongono rispetto alla cultura diffusa come
aventi loro specifici e differenti aspetti. Gli appartenenti sono uniti dalla comunanza di norme che sono in
contrasto con quelle dominanti.
Sottocultura delinquenziale: ambiente sociale nel quale non costituisce motivo di discredito linosservanza
del codice penale, specificamente per quanto riguarda il ricorrere ai reati per procacciarsi i mezzi di sostentamento. Atteggiamento spregiativo e di rigetto nei confronti della norma penale, dellamministrazione della
giustizia e delletica civica degli altri cittadini.
Esistenza di un gergo particolare, obblighi, costumi, valori, ritualit. Lapprendimento delle norme si realizza
per rapporto diretto interpersonale fra gli appartenenti vincolati allosservanza delle norme stesse.
Caratteristiche della sottocultura delinquenziale:
1. Soggetti che realizzano il proprio status criminale in modo continuativo e abituale, inseriti in un contesto
ambientale che costituisce il loro specifico habitat sociale.
2. Essi reperiscono nellattivit delittuosa la principale fonte di guadagno per il proprio sostentamento, rifiutando a tal fine le attivit lecite.
3. Accentuato spirito di gruppo, con conseguente solidariet e favoreggiamento nei confronti di chi ricercato dalla giustizia; omert e spregio per i pentiti.
Il delinquente di sottocultura percepito come un parassita, che nulla produce e che vive alle spalle del prossimo: reazione sociale spregiativa e fortemente colpevolizzante.

I delitti di altre sottoculture


Zingari: borseggio, taccheggio e furti negli appartamenti, eseguiti esclusivamente da donne e da giovanissimi, spesso infraquattordicenni.
Sottoculture violente: ampia tolleranza nei confronti dei comportamenti aggressivi; sistema normativo peculiare per la risoluzione dei conflitti interpersonali, fondato sulla violenza e che esclude lintervento dello stato.
Bande giovanili: hanno alla loro origine ragioni psicologiche e sociali, che riguardano il ribellismo adolescenziale, il bisogno di aggregazione, lesaurirsi dei grandi ideali collettivi, il rifiuto del mondo degli adulti e
dei loro valori, la marginalit dei giovani. Elevata importanza che assumono la diversificazione
dellabbigliamento, talora ostentatamente bizzarro, il seguire certe mode, le comuni passioni consumistiche.
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Schafer e Ferracuti studiarono, negli anni 50-60 le bande minorili di Chicago e ne distinsero quattro tipi:
1. La banda diffusa: una forma rudimentale di raggruppamento di giovani con una solidariet transitoria e
una guida labile.
2. La banda solidificata: risultato di un pi largo sviluppo con un grado elevato di lealt e un minimo di attrito interno.
3. La banda convenzionalizzata: gruppo tipo club atletico.
4. La banda criminale: generalmente indirizzata verso la delinquenza abituale.
Ci sono bande il cui comportamento motivato dal carattere di conflittualit nei confronti della societ.
Lopposizione si manifesta con modalit distruttive o aggressive.
Spesso sono bande informali, di piccoli gruppi occasionali che hanno come obiettivo la violenza. Caratteristica comune comunque il carattere di opposizione conflittuale, esercitata in modo violento, e che vuole esprimere una protesta non razionalizzata e immediata.
Tipica la mancanza di finalit lucrative, per quanto attiene alle condotte vandaliche e distruttive, e
lassenza di ragioni razionali che giustifichino laggressione verso la vittima. caratterizzante, inoltre, il significato primitivo che laggressivit assume e che traduce una carica di rabbia contro la societ e i suoi simboli.
Sottocultura dei drogati: esistono gruppi dove il consumo di stupefacenti vissuto come una cosa positiva e
altamente appetibile. Leroina conduce con elevata frequenza a specifiche modalit criminose. Attorno alla
sottocultura degli eroinomani gravitano attivit criminose relative allo spaccio e al piccolo traffico.

Associazioni di tipo mafioso


Art 416 bis/3 lassociazione di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza
di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omert che ne deriva, per
commettere delitti, per acquisire il controllo delle attivit economiche, di concessioni, appalti
Le associazioni di tipo mafioso si caratterizzano per lestensione multinazionale dellarea dei loro traffici eseguiti in regime di monopolio; per le loro fonti di reddito talune delittuose, talaltre lecite e frutto del riciclaggio del denaro sporco; per lorganizzazione interna della loro struttura.
Caratteristiche:
1.
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5.
6.
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9.
10.

Edificazione di un impero finanziario mediante la commissione di delitti di vario genere.


Fisionomia associativa gerarchicamente strutturata.
Offerta di beni e servizi illegali.
Attivit transnazionali e organizzazione multinazionale.
Accumulo di enormi quantit di denaro liquido.
Reinvestimento dei capitali accumulati illecitamente in attivit legali.
Particolare capacit dei capi.
Capacit di conservare segretezza e riservatezza delle sue strutture.
Controllo e sovranit economica su vaste porzioni di territorio nazionale.
Coincidenza e/o collusione con elementi del sistema governativo ed economico.

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Le imprese criminali
Tali imprese si differenziano da quelle di tipo mafioso per vari aspetti:
1. Non si propongono come la mafia di essere uno stato nello Stato e non fa parte delle loro strategie il globale controllo di certe aree del territorio nazionale: non hanno in tal senso il vincolo di omert, convenienze e interessi con la popolazione, quali esistono invece nelle zone di storica influenza mafiosa.
2. Non sono in concorrenza e conflitto con le organizzazioni mafiose, poich non interferiscono con i loro
monopolio commerciale, non si occupano del traffico di stupefacenti, n di sequestri di persona a fine lucrativo o di estorsioni (racket) nei confronti di esercenti o di industrie.
3. Si tratta di imprese che spesso hanno una facciata legale e possono utilizzarle, nella loro organizzazione
imprenditoriale, sia per attivit lecite che per traffici illegali.
4. Non hanno sistematiche collusioni con il sistema governativo e amministrativo; non si interessano di appalti pubblici ottenuti con la corruzione, n di influenzare il voto degli elettori.
5. Sono per lo pi dirette da persone insospettabili, che sono il frutto di una cultura imprenditoriale senza
scrupoli.
Il traffico internazionale di auto di lusso rubate una delle attivit di tali imprese, esse si valgono per le attivit di basso rango di delinquenza comune. Altre imprese esercitano l'usura, la tratta internazionale di prostitute, l'immigrazione clandestina, il contrabbando di grandi partite di sigarette e il riciclaggio del denaro sporco. Frequentemente le imprese di criminalit organizzata di questo tipo hanno rapporti con la mafia italo americana.

Criminalit economica
La criminalit economica si svolge in tipologie e atti effettuati all'interno di imprese di tipo commerciale, industriale, finanziario, o produttrici di servizi del terziario, e anche nell'ambito di attivit personali.
Questi illeciti si realizzano nello stesso contesto ove si producono beni servizi, e i reati sono strettamente
connessi ai processi di produzione di tali beni e servizi; ed anche gli autori sono persone inserite in ruoli dirigenti o di elevato livello di imprese private, funzionari di pubbliche istituzioni, ovvero professionisti: persone che comunque occupa posizioni di prestigio nel mondo del lavoro.
Le attivit illecite dei professionisti sono: infedele prestazione professionale nei confronti del mandato loro
affidato, in osservanza di norme deontologiche o di regole legislative relative all'esercizio professionale, falsit professionale con le conseguenti responsabilit civile e penali, corruzione, infrazione del segreto professionale e delle leggi a tutela della privacy. I pubblici funzionari possono essere autori di omissione di atti di
ufficio, falsit in atti pubblici, corruzione e concussione, collusione di interessi privati in attivit pubbliche.
La criminalit delle imprese pu essere eseguito per due differenti fini:
-per lucro personale;
-per accrescere illecitamente il profitto dell'impresa.
Quanto maggiori sono gli interessi economici in gioco, e quanto pi elevato il prestigio sociale del reo, tanto pi frequente il fatto illecito appare mascherato. La criminalit economica para-istituzionale e viene agita per superare difficolt finanziarie, per acquistare benefici eludendo la legge, avendo come fine, in tal caso
perverso, di accrescere illecitamente il profitto di essa.
Il danno economico derivato da questa criminalit molto elevato per la collettivit: basti pensare a quest'aspetto nuovo di delinquenza ecologica da inquinamento, dalle evasioni fiscali, o alle truffe ai danni della
CEE. L'indice di occultamento di questi reati del pari elevatissimo, infatti, sono beni facilmente mascherabili, e di difficile e laboriosa identificazione, e i loro autori godono di posizioni di influenza.

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L'effetto deterrente delle sanzioni penali nei frequentissimi casi di corruzione e concussione sempre assai
scarso. Per quanto riguarda le imprese, le ordinarie sanzioni civili, oltre a essere dilazionate per i tempi lunghissimi della giustizia, non sono granch incisive considerando i capitali di cui le aziende dispongono.
Negli Stati Uniti stato sperimentato un sistema che ha assunto il nome di Middleground sanctions: sanzioni
"a mezza strada" civili-penali che uniscono due diversi aspetti delle classiche sanzioni civili e penali.
Il sistema consiste in primo luogo nell'esclusiva applicazione di elevate sanzioni pecuniarie nei confronti dell'impresa; queste sanzioni vengono poi inflitte come se si trattasse di una pena.

Delittuosit del potere politico


Le condotte delittuose sfociano in pronunzie giudiziarie o in sanzioni solo quando esiste un sistema democratico parlamentare che assicuri il controllo sui governanti da parte dell'opposizione, l'alternanza dei partiti il
governo, efficienti strumenti di identificazione di questi reati ed effettiva indipendenza della magistratura.
I delitti del potere politico si possono distinguere in due tipi: delitti di motivazione pecuniaria e quelli di sopraffazione dei gruppi politici osteggiandoli.
Nelle democrazie la stragrande maggioranza dei delitti degli uomini politici sono motivati da interessi economici. Il reato pi frequente il finanziamento illecito dei partiti, cio tangenti versate nelle loro casse in
cambio di favori di vario tipo. Delitti di questo tipo sono tanto pi facili quanto maggiormente lo Stato gestisce in proprio. Le istituzione di natura economica; sono tanto pi rare quanto pi ristretti sono i settori di intervento delle strutture pubbliche.
Interessi pecuniari consistenti nel favorire la dislocazione di denaro pubblico verso filoni di interesse privato
ovvero per arricchimento personale, reati effettuati da persone dotate di particolare responsabilit e potere
politico che sono privilegiati dall'elevatissima immunit.

Il terrorismo
Fenomeno nato e sviluppatosi nel nostro secolo e che sembra costantemente in crescita. Gravi crimini compiuti con motivazione politiche sono sempre avvenuti, ma il terrorismo un'altra cosa. Esso si sviluppato
dopo l'ultima guerra mondiale quando in una prospettiva rivoluzionaria, la lotta politica si posta l'obiettivo
tattico di ingenerare terrore nella popolazione
Il terrorismo vuole provocare un mutamento violento delle condizioni politiche colpendo non solo e non tanto gli appartenenti allestablishment ma spesso in modo indiscriminato cittadini qualunque ferendo e uccidendo persone politiche non schierate o provocando stragi.
Al terrorismo internazionale stata proposta una definizione che vi ricomprenda quelle condotte individuali
o collettive, che si manifestino con la strategia della violenza terroristica e che contengono un elemento internazionale o siano dirette contro obiettivi internazionalmente protetti.
Il terrorismo mira a colpire oltre a persone anche mezzi di comunicazione servizi pubblici e di pubblico utilit. L'aspetto clamoroso delle azioni, la necessit di darne la massima pubblicit, che si accompagna per alla
necessit di clandestinit interna.
Il codice distingue fra reato politico vero e proprio, che offende cio "un interesse politico dello Stato, ovvero un delitto politico del cittadino", e il "delitto comune determinato in tutto o in parte da motivi politici".
Si ritiene che il terrorismo rientri in questa seconda categoria, i crimini che pone in atto non assumono rilievo
per l'offesa a un colore politico determinato, ma ledono la sicurezza della convivenza sociale.
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Delitti per lucro


La motivazione indica linsieme dei fattori psichici che danno una direzione significativa ad ogni condotto
umana. In diritto si intende per motivazione sia la giustificazione logica di ogni provvedimento giudiziario,
sia le ragioni consapevoli per le quali vengono compiuti gli atti delittuosi.
In talune fattispecie delittuose facilmente constatabile che il singolo attore possa essere mosso da pi punti
di un movente, e che pertanto il delitto pu collocarsi in pi tipologie di delitti con diverse motivazioni.
Il movente pi comune a delinquere certamente quello di procacciarsi denaro o cose tramutabili in denaro.
Molti delitti sono poi in rapporto indiretto, ma non per questo meno significativo, con le motivazioni di lucro.
In situazioni assai meno frequenti la pulsionalit appropriativa non finalizzata al denaro, ma ad impadronirsi di altri beni. il caso in cui gli oggetti di consumo vengono ricercati per il valore simbolico a essi attribuito, per possederli almeno momentaneamente, non potendoli acquisire in modo stabile e legittimo. Tale la
motivazione dei frequenti furti d'uso di auto e motoveicoli.
Anche gli altrettanto frequenti taccheggi presentano condotte ove il delitto viene consumato oltre che per l'elevata prospettiva di non essere scoperto, anche per il valore simbolico attribuito all'oggetto in s.
Delinquenza ludica: il furto viene attuato per vivere una situazione di particolare tensione emotiva per il gusto del rischio, oppure per acquistare pregio nel gruppo.
La razionalit dell'agire criminale comunque attributo di quasi tutta la delinquenza lucrativa
La straordinaria crescita delle attivit predatorie nell'ultimo quarto di secolo la si constata non solo per furti e
rapine, ma pure per il taccheggio nei negozi e grandi magazzini, per il borseggio, lo scippo e conseguentemente anche per la ricettazione.
La correlazione positiva fra miglioramento delle condizioni economiche e aumento dei furti, un fenomeno
che, come si detto coinvolge tutti i paesi europei, ove il tenore di vita fra i pi elevati.

Delittuosit aggressiva
Laggressivit pu intendersi come "comportamento diretto a provocare danno fisico ad altri" ed una delle
pi costanti caratteristiche umane, quale diretta conseguenza della sua straordinaria conflittualit.
Per effetto dei valori culturali e dell'effetto intimidativo delle leggi, le ineliminabili pulsioni violente vengono normalmente sublimate secondo modalit socialmente accettabili. La societ prevede tutto linsieme di
sistemi di controllo contro l'aggressivit, e comportamenti legittimi atti ad arginarla e contenerla.
L'aggressivit la motivazione a delinquere che, per frequenza, segue immediatamente a quello di lucro.
Il delitto per motivazione psicologica direttamente aggressiva si realizza nei momenti in cui le pulsionalit
violente prevalgono sulle controspinte e si dirigono verso la persona fisica dell'avversario, con la conseguente attuazione di reati lesivi dell'integrit fisica, quali le percosse, le lesioni personali, le sevizie, l'omicidio.
L'aggressivit pu invece rivolgersi solamente verso la personalit morale dell'antagonista, e pu manifestarsi in tal caso come aggressivit verbale che si traduce in reati di ingiuria, calunnia, diffamazione, o oltraggio.
Infine pu esercitarsi l'aggressivit sulle cose, provocando distruzioni, danneggiamenti, incendi eccetera.

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Possono inoltre riscontrarsi delitti nei quali la condotta aggressiva transitoria quale effetto di una diminuzione momentanea delle normali capacit inibitorie, per discontrollo emotivo; in altri casi il delitto invece
l'espressione di una modalit abituale di interagire col prossimo in modo violento, talch l'aggressivit appare insita nello stile di vita della persona.
La variabilit individuale delle componenti aggressiva certamente importante, ma anche da considerare
una violenza culturale, con delittuosit legata ai valori violenti del contesto sociale.
Altre svariate condizioni possono favorire la liberazione delle pulsionalit aggressive tra le pi frequenti ricordiamo la paura, la fame, lo stress fisico, l'ubriachezza, gli stati di intossicazione dovuti ad alcuni stupefacenti.
Il delitto che pi direttamente espressione di intense valenze aggressive, e che rappresenta la pi rilevante
ed emblematica forma di violenza, ovviamente l'omicidio.
Nella prospettiva criminologica il delitto di omicidio ben poco chiarisce in ordine alle numerose sue tipologie, ai ben diversi momenti che lo sottendono, alla differente pericolosit degli autori, alle misure da adottare
nei loro confronti. Le motivazioni ad uccidere sono le pi diverse. Gli omicidi si possono differenziare in
funzione dell'ambiente ove vengono compiuti.
Si possono poi distinguere quegli omicidi ove il numero delle vittime di un solo atto delittuoso particolarmente elevato, gli omicidi ripetuti nel tempo, i delitti seriali di soggetti che uccidono per sadismo sessuologico o per altre perversioni, ed anche quelli cinicamente compiuti per divertimento.
Relativamente alla frequenza degli omicidi con l'eccezione degli USA, si uccide nei vari paesi in modo inversamente proporzionale alle condizioni economiche e, conseguentemente, a livello di acculturazione della
popolazione.

Delitti sessuali
I delitti sessuali non sono solo quelli violenti: lo sono anche l'incesto fra adulti consenzienti, i delitti di offesa
al pudore e di atti osceni in luogo pubblico.
Non vi rientrano invece delitti che, pur essendo connessi alla sessualit, non sono motivati dall'istinto sessuale ma da lucro: tali sono tutta la delittuosit connessa alla prostituzione e le infrazioni delle norme riguardanti
pubblicazioni, spettacoli e oggetti osceni.
Legge n. 66 del 15 febbraio 1996:tutte le ipotesi criminose di violenza sessuale sono state collocate nel titolo
XII del codice penale che considera i "delitti contro la persona".
L'ordinamento penale intende infatti oggi primariamente tutelare la libert delle persone anche in tema di esercizio della sessualit, piuttosto che i valori morali attinenti al sesso, talch i reati sessuali non sono pi intesi come eventi che sfiorano un astratto concetto di moralit, quanto quelle condotte sessuali agite con violenza ovvero in assenza di valido consenso.
Nuove norme contro la violenza sessuale del 15 febbraio 1996: unificazione sotto la dizione di atti sessuali di
quel che il codice Rocco distingueva in violenza carnale e atti di libidine violenti: intendono la prima come
"congiunzione" e i secondi tutti gli altri atti sessuali, esclusi appunto quelli che comportavano la penetrazione. Il reo viene ora identificato in "chiunque, con violenza o minaccia o mediante abuso di autorit, costringe
taluno a compiere o subire atti sessuali".

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La legge prevede anche i casi di violenza presunta cio presunzione ex lege di violenza quando:
-vi sia stato con l'inganno sostituzione di persona;
-venga abusato delle condizioni di "inferiorit fisica o psichica" della persona offesa;
-quando la vittima ha meno di 14 anni;
-quando la vittima ha meno di sedici anni quando il colpevole sia l'ascendente, il genitore anche adottivo, il
tutore ovvero altra persona con cui il minorenne conviva, o affidato per ragioni di cura, di educazione, di
vigilanza o di custodia.
Ulteriore aggravio di pena quando la vittima e di et inferiore ai 14 anni; esplicita previsione separata per ricomprendere tutti quegli atti sessuali che un adulto compie su un minorenne avvalendosi della condotta induttiva, consistente nell'attivit dirette a persuadere, a convincere senza far uso di violenza o minaccia a
compiere quegli atti che, senza la persuasione induttiva non sarebbero stati compiuti.
La non punibilit degli atti sessuali fra minorenni purch abbiano compiuto tredici anni e la differenza di et
fra i due soggetti non sia superiore ai tre anni. La violenza sessuale di gruppo vengono colpite con pene particolarmente severe.

La delittuosit nella famiglia


I tipi di delitti sono molteplici, ma tutti hanno la caratteristica di essere specificatamente connessi con la
convivenza. Taluni di questi delitti sono provocati da conflittualit di natura economica, altri delitti attentano
alla moralit dell'istituto familiare, altri reati comportano violazione delle norme che regolano la sessualit
nell'ambito della famiglia, altri ancora sono delitti di violenza morale e molto frequentemente di violenza fisica.
Recenti studi sugli omicidi in famiglia indicono a tal proposito che nella maggior parte dei casi gli autori sono maschi, quasi sempre con antecedenti di sistematici abusi e prevaricazioni; fra i moventi pi comuni si
annoverano gli sviluppi incontrollati di banali litigi, lo stato di ubriachezza, i conflitti psicologici dovuti alla
convivenza, i contrasti per interessi patrimoniali ed economici.
La violenza commessa ai danni dei bambini sempre pi frequente, al punto di essere stata appositamente
cognata l'espressione Battered Child Syndrome (sindrome del bambino picchiato) a indicare un particolare
quadro psicologico e traumatologico delle vittime di questi reati.
Emergono con assai maggiore frequenza anche i casi di incesto in cui vi un amplissimo scarto tra i casi
perseguiti, o comunque conosciuti, e quelli che effettivamente si verificano in media 3400 casi identificati
all'anno. Nella maggior parte dei casi l'incesto si identifica nel rapporto padre/figlia; assai pi rare quegli fra
madre/figlio.
" opinione comune che le relazioni fra fratello e sorella siano molto pi diffuse, ma poich hanno solitamente conseguenze sociali, comportamentali e psicologiche meno rilevanti, appaiono nelle statistiche meno
frequentemente delle altre".
Secondo il nostro codice penale punibile "chiunque, in modo che ne derivi pubblico scandalo, commette
incesto con un discendente o un ascendente, o con un affine in linea diretta, ovvero con una sorella un fratello": la relazione incestuosa che non diviene notoria non configura pertanto reato.
In buona parte delle relazioni incestuose si configura peraltro un altro reato, quello di violenza sessuale che
si realizza quando "con violenza o minaccia o mediante abuso di autorit si costringe taluno a compiere o subire atti sessuali", la violenza nei casi di incesto per la legge presunta se gli atti sessuali vengono compiuti
con persona che non abbia compiuto gli anni sedici "quando il colpevole sia l'ascendente, il genitore anche
adottivo, il tutore".
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L'incesto pi frequenti in ambienti sociali di basso livello culturale ed economico, o fra individui moralmente degradati; inoltre fra i padri incestuosi sono frequenti i soggetti abitualmente violenti, alcolisti e i padri-padroni.
Linfanticidio: delitto che comporta una pena di molto inferiore a quella per l'omicidio, e che si realizza allorquando "la madre cagiona la morte del proprio neonato, immediatamente dopo il parto, o del feto durante
il parto, quando il fatto determinato da condizioni di abbandono materiale e morale connesse al parto".
La conflittualit fra i partner, sottende tutta una tipologia di delitti che si differenzia per le motivazioni affatto peculiari, connesse alle relazioni distorte che riconoscono il terreno di sviluppo nella convivenza di coppia.
Sono molto comuni i delitti per motivazione passionale.
Luxoricidio: oggi per estensione ricomprende l'uccisione del coniuge o del convivente, quale che sia il sesso
della vittima, che comunque pi frequentemente la donna: "nel 90% dei casi le donne sono vittimizzate da
un membro della famiglia o da persone in qualche modo da loro conosciute; in particolare la situazione pi
frequente quella della moglie che viene uccisa dal marito (31%).

Correlazione fra la famiglia e delinquenza


Le correlazioni fra delittuosit e famiglia sono state largamente studiate dalla criminologia.
La famiglia rappresenta il principale, e certamente il primo, canale di comunicazione normativo attraverso
cui vengono appresi, fin dalla prima infanzia, i contenuti etici di un dato contesto sociale, le regole da rispettare, le condotte da evitare. La famiglia rispecchia abitualmente i contenuti di valore e le norme della societ,
e in particolare quelli della classe o del ceto o del gruppo di cui fa parte: e una delle sue funzioni proprio
quella di trasmetterli ai figli.
La famiglia pu inoltre agire negativamente in altri modi, diversi da quello della trasmissione diretta di modelli antisociali.
Nell'ampia gamma dei valori morali e dei modelli comportamentali ogni nucleo familiare esercita una sua
propria azione di filtro, tramandandone taluni e non altri.
La famiglia opera anche come importante agenzia di controllo del comportamento: attraverso l'autorit, l'esempio, le valenze affettive, le passioni, le intimidazioni, la vigilanza, i premi e le gratificazioni, le punizioni,
i rinforzi positivi o negativi, la famiglia in grado di influire in modo assai rilevante sulla condotta dei suoi
membri, e in modo tanto pi marcato quanto meno elevata la loro f4nzione nella gerarchia familiare.
La mancanza di prestigio e di efficienza educativa, cos come l'eccessivo permissivismo, sono fra le pi frequenti cause di fallimento del controllo. Anche l'educazione eccessivamente rigida, induce meccanismi di
reazione o di ribellione e sentimenti di subita ingiustizia, che pu a sua volta generare future difficolt con
tutte le figure di autorit, e pertanto condotte inosservanti delle norme.
Quel che fondamentale nel processo di socializzazione in seno alla famiglia che il tipo di disciplina impartito sia funzionale alla qualit dei valori trasmessi, sia coerente con l'esempio fornito dalla condotta degli
educatori, non sia discontinuo e di volta in volta contraddittorio, sia quindi prevedibile e comprensibile per il
giovane, oltre che supportato da sostegno affettivo
La famiglia fornisce anche le prime regole di rapporto gerarchico, definendo il prototipo dell'autorit e pertanto gli schemi basilari delle relazioni interpersonali, quali si svolgeranno nella societ. L'accettazione o rifiuto dell'obbedienza alle regole si possono riallacciare all'impronta che la famiglia ha dato per quanto attiene
alle posizioni gerarchiche.
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La famiglia rappresenta il principale nucleo di appoggio e di gratificazione affettiva, il soddisfacimento del


cui bisogno fondamentale per l'armonioso sviluppo e per la maturazione, e perch non insorgano disarmonie interiori di tipo emotivo-affettivo.
Quando non viene fornita una dose sufficiente di gratificazione e di sicurezza, la personalit ha maggiori
probabilit di strutturarsi in modo scarsamente armonico, e vengono favorite dalla deprivazione affettiva
l'organizzazione di personalit disturbate, le immaturit affettive, le nevrosi, e talora anche le condotte violente e oppositive, l'insubordinazione e il rigetto delle regole elementari della convivenza. Anche
liperprotezione , per contro, foriera di immaturit.
In seno alla famiglia si realizzano i primi processi di identificazione.
Attraverso una serie di successivi processi di identificazione, ciascuno viene a formare i propri valori etici e
la propria coscienza morale anche facendo propri i principi e gli atteggiamenti di persone con le quali si tende a farsi simili, ad identificarsi appunto.
Le correlazioni fra tipo di famiglia natale e criminalit sono rilevanti: molti delinquenti e devianti provengono, con frequenza superiore di quanto non accada alle persone normalmente integrate, da famiglie mal strutturate, disturbanti e disturbate, inadeguate.

Carriera scolastica e criminalit


Nei delinquenti abituali facile riscontrare carenze nel curriculum scolastico.
Per quanto attiene alla condizioni socio-economiche, il precoce arresto della carriera scolastica, il non aver
terminato il ciclo dell'obbligo, l'istruzione scadente, l'analfabetismo di ritorno, l'aver frequentato scuole di
peggiori qualit, sono fenomeni frequentemente ricollegabili al basso ceto da cui provengono in buona parte
coloro che denominiamo appartenere alla "delinquenza povera", e una certa quota di delinquenti abituali comuni.
L'insufficiente scolarit non si collega d'altra parte solo ai fattori sociali, bens anche a talune caratteristiche
individuali, quali la svogliatezza, il disinteresse per l'apprendimento, l'instabilit del carattere, l'incapacit di
procrastinare il gioco allo studio, in precoce spirito di indipendenza; concorrono anche dei difetti intellettivi
e delle anomalie caratteriali.
La scuola rappresenta il primo impatto con la societ e le sue norme, dove si metter alla prova la capacit di
adattamento sociale mediante il confronto con gli altri.
Pu verificarsi con relativa facilit che il ruolo negativo assunto nella scuola venga successivamente mantenuto in altre forme di rapporto sociale, a causa degli adattamenti psicologici che ruolo comporta, e a cagione
della presa di coscienza da parte del soggetto del proprio essere un soggetto squalificato.

Delinquenza povera e delinquenza ricca


I fattori economici possono essere talora cruciali nel condizionare una criminalit per bisogno che coinvolge,
peraltro, solo una quota molto modesta di tutti coloro che commettono delitti.
Nell'ambito della delinquenza comune il livello medio dei profitti illeciti oggi molto elevato: quanto pi
una societ ricca, tanto maggiori sono anche i proventi dei delitti.
Secondo dati del 1996 sono rimasti impuniti il 97,4% dei furti denunciati, l'86% delle rapine. il 72% dei sequestri di persona e il 68% degli omicidi.
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La delinquenza povera viene frequentemente denominata microcriminalit o criminalit da strada.


Esiste una delinquenza povera che procura poveri profitti e che viene compiuta da persona altrettanto povere
sia nel profilo economico che in quello della personalit.
Esiste anche una delinquenza ricca per i rilevanti proventi delittuosi, perch ricchi sono gli autori, tale la
delinquenza economica.
Le curve della criminalit nella maggior parte dei paesi europei industrializzati evidenziano un andamento in
rilevante aumento, nonostante che il livello economico medio sia notevolmente pi elevato.
Interpretazione sociologica: viene sottolineata non tanto la mancanza di beni fondamentali per la sopravvivenza, quanto la diversa distribuzione dei beni di consumo.
La nuova povert, costituita da vagabondi, barboni, bevitori, anziani con pensioni misere, falliti, diseredati,
certi tossicomani: tutte persone che sono veri poveri, anche se vivono nei paesi pi opulenti.

Criminalit e classi sociali


Negli anni 60 e 70, la ricerca criminologica ha dedicato grande spazio ad indagare sul rapporto intercorrente
tra criminalit e classi sociali degli autori del reato
Le indagini sociologiche segnalano, infatti, la progressiva riduzione numerica della classe operaia e dei contadini, mentre sempre pi rilevante si fa limportanza dei ceti medi, parallelamente all'enorme dilatarsi degli
addetti alle attivit terziarie, e contestualmente si vanno stemperando fra le diverse categorie di cittadini le
differenze di disponibilit economiche e le capacit di influenzamento politico.
Non attualmente pi possibile correlare semplicisticamente criminalit e classi sociali.
Le disagiate condizioni economiche rimangono un fattore importante che favorisce la delinquenza povera,
ovvero favorisce l'afflusso nella manovalanza delinquenziale di chi opera in ruoli subordinati per conto della
criminalit organizzata di tipo mafioso o per le imprese criminali.

Delinquenza e flussi migratori


Si realizzano frequentemente fra gli individui che immigrano delle condizioni di sfavore che, in linea teorica,
potrebbero stimolare una loro condotta delittuosa nel luogo ove si trasferiscono.
La correlazione delinquenza-immigrazione, stata per la prima volta studiata in riferimento al grande flusso
immigratorio verso gli Stati Uniti d'America, verificatosi gi a partire dal XIX secolo e proseguito poi nei
primi trent'anni del Novecento.
L'immigrazione nel Nord-America, e particolarmente siciliana, port con s anche l'innesto della criminalit
mafiosa che si impiant e proliferano ampiamente negli USA. Gli immigrati erano poco proclivi a commettere delitti, e il flusso immigratorio non aument, di per s, il numero totale dei reati, teoria supportata dalle
ricerche di Sellin nel 1938.
Una percentuale di criminalit, a livelli superiori di quella indigena, si manifestava piuttosto fra i figli degli
immigrati; egli ritenne che la seconda generazione sarebbe rimasta priva delle tradizioni dei genitori, e con
esse dei fattori culturali di controllo sociale legati all'ambiente di origine; inoltre nei figli degli immigrati l'integrazione nel paese ospite sarebbe stata ostacolata perch occupavano status e ruoli nettamente squalificati
nei confronti dei loro coetanei indigeni.
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Un altro importante flusso immigratorio si verificato subito dopo la fine della seconda guerra mondiale tra i
paesi d'Europa.
Gli studi sulla immigrazione infraeuropea hanno in genere confermato la compresa assenza di correlazione
con incremento di criminalit.
I due flussi emigratori non sono comunque comparabili: gli emigranti verso le Americhe vi si trasferirono in
cerca di fortuna col programma di impiantarsi nel nuovo paese, mentre gli immigrati infraeuropei si trasferivano solo temporaneamente con contratti a termine, e salvo quote modeste e programmate veniva loro negato l'inserimento stabile.
La grande emigrazione dal meridione verso il triangolo industriale degli anni 50-70 stato variamente valutato quale fattore di aumento della criminalit al nord.
L'immigrazione interna si cio accompagnata a un contestuale insieme di mutamenti sociali certamente favorenti la condotta criminosa, talch l'immigrazione dal sud non pu ritenersi causa, ma piuttosto un altro effetto del mutamento sociale e dei valori normativi che hanno condotto a un generale aumento di criminalit.
Si piuttosto verificato un ampio spostamento di criminalit organizzata mafiosa e camorristica proveniente
dalla Sicilia e dalla Campania, che ha esteso il suo campo operativo al di l delle aree in cui tradizionalmente
operava.

Criminalit e nuove immigrazione in Europa


Il primo studio italiano in materia risale al 1967. Si cercava di trovare la risposta al quesito se gli immigrati
commettono pi reati rispetto ai soggetti autoctoni.
Le teorie di tipo socio-psicologico vedono il comportamento criminale dell'immigrato dovuto essenzialmente
ad un disagio sociale causato da sentimenti di esclusione e frustrazione.
Tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80 i paesi sudereupei affaciantisi sul bacino del Mediterraneo
diventano destinatari di flussi immigratori provenienti dalle aree meno sviluppate dell'Africa. Con il dissolversi del blocco dei paesi dell'ex Unione Sovietica, il movimento diviene massiccio anche in direzione EstOvest.
Tutto ci ha comportato l'introduzione di normative pi severe nella maggior parte dei paesi europei per il
contenimento delle migrazioni legali, ma parallelamente una sempre maggior organizzazione e sofisticazione
delle modalit per introdursi abusivamente in tali paesi.
Una buona parte della criminalit commessa dagli stranieri, per di pi clandestini, deve essere messa in correlazione con le organizzazioni criminali che si dedicano alle immigrazioni illegali.
Esistono oggi vari tipi di criminalit straniera: una pi antica connessa alle difficolt socio-ambientali che
ogni immigrante incontra; una pi attuale strettamente connessa all'evoluzione delle modalit di traffico di
clandestini.
In alcuni casi anche per lo straniero la scelta del crimine ragionata e voluta in base ad un calcolo di costi e
benefici.

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Delinquenti recidivi
La legge distingue gli autori di reati in primari e recidivi: primari sono coloro che non hanno precedenti penali; sono recidivi generici tutti coloro che, dopo essere stati condannati per un reato, ne commettono un altro; recidivi specifici sono infine gli autori di reiterati delitti della stessa specie.
La frequenza di recidivi variabile da reato a reato: essa in genere altissima per i delitti contro il patrimonio; meno frequente per i delitti contro la persona, specie omicidio; infine modesta anche per i reati d'impeto commessi in condizioni di coinvolgimento emotivo.
Sotto il profilo criminologico, pu ritenersi delinquente cronico o persistente anche chi abbia commesso una
serie di reati pur senza riportare condanna perch mai identificato. Interessa anche l'intervallo di tempo trascorso tra una condanna e l'altra o il tempo medio fra le varie condanne; la reiterazione di reati della stessa
indole o di indole diversa; la collocazione infine di pi delitti in analoghi o diversi contesti esistenziali.
Fattori ambientali-situazionali: il ritorno, dopo la pena, nella medesima sottocultura delinquenziale di provenienza o il ripresentarsi di situazioni di marginalit costituiscono motivi che possono favorire il cronicizzarsi della condotta delinquenziale nei delinquenti comuni. Fra i fattori ambientali vanno anche inclusi l'appartenenza alle organizzazioni di tipo mafioso o alle imprese criminali.
Interesse economico: per molte persone il delitto una fondamentale fonte di reddito. Il recidivare una
scelta che costoro consapevolmente eseguono onde non rinunciare ai profitti che il delitto procura.
Relativamente alla delinquenza economica, la recidiva fortemente connessa con il momento pi o meno favorevole, con le mutevoli connivenze politiche e con il clima di tolleranza della corruzione da parte della
magistratura.
Efficienza del sistema giudiziario: esiste un rapporto ben preciso fra recidiva ed effetto deterrente delle pene. Fondamentale poi il funzionamento del sistema giudiziario, poich tanto meno esso efficiente, tanto
pi alta sar la recidiva.
Effetti della carcerazione: anche il carcere pu agire come fattore favorente la recidiva. Ad esso attribuito
il contagio inter-delinquenziale. Agisce anche la sottocultura carceraria, i cui disvalori etici risentono dell'alta
concentrazione di soggetti antisociali. L'identificazione con figure di criminali che vengono assunti a simbolo di successo e di potenza agisce suggestivamente su chi non aveva ancora, all'entrata in carcere, maturato
stabili ideali delinquenziali.
Effetti della stigmatizzazione: le molte difficolt che la societ frequentemente frappone all'ex detenuto favoriscono la recidiva, che diviene allora quasi una necessit.
Aspetti personologici: possibile trovare, tra i recidivi, una particolare concentrazione di quei tratti persistenti e negativi della personalit, costituenti "componenti di vulnerabilit individuale". stata proposta una
tipologia dei recidivi in funzione del modo di percepire la pena sofferta:

Alcuni soggetti sentono la pena come motivazione frenante, ma essa risulta inefficace come deterrente
per il permanere di difficolt economiche o di inserimento nella sottocultura delinquenziale.
Altri recidivi non sentono la pena n come motivazione frenante n come motivazione facilitante, bens come una realt indifferente: tali sono i delinquenti professionali, per i quali la pena solo un rischio implicito nel ruolo.
Soggetti che percepiscono la pena come una motivazione facilitante la recidiva, perch, per ripetute e
gravi frustrazioni si sentono inadeguati a conseguire quel minimo di beni indispensabili per sopravvivere e cercano nel carcere un rifugio.

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I delinquenti pericolosi
Un'altra tipologia posta dal nostro codice quella dei delinquenti socialmente pericolosi. Il codice penale del
1930 introdusse a fianco della pena determinata anche le misure di sicurezza indeterminate nel tempo per
quei rei che fossero stati dichiarati socialmente pericolosi.
Art 203: socialmente pericolosa la persona, anche se non imputabile o non punibile, quando probabile
che commetta nuovi fatti preveduti dalla legge come reati.
Il giudizio di pericolosit consiste in una previsione di futura condotta delittuosa, secondo un criterio di concreta probabilit e non di mera possibilit o di criteri indiziari.
Esisteva poi la figura del delinquente professionale, cio di chi, trovandosi nelle condizioni richieste per la
dichiarazione di abitualit, riportasse condanna per un altro reato e che vivesse abitualmente dei proventi dei
delitti.
Era anche prevista la figura del delinquente per tendenza, definito come l'autore di un reato non colposo contro la vita o l'incolumit personale che riveli una speciale inclinazione al delitto per l'indole particolarmente
malvagia.
Delinquenti infermi di mente: anche per loro sono state abolite le presunzioni che il codice prevedeva in funzione del reato commesso piuttosto che dalla natura della forma morbosa.

I computer crime
Le finalit ultime dei computer crime sono di tipo appropriativo e lucrativo. Sono compresi due tipi di crimine: il primo definito crimine per mezzo del computer e il secondo crimine che sfrutta l'uso del computer.
Con la prima espressione ci si riferisce a tutti quei reati commessi immettendo istruzioni fraudolente nella
memoria del computer, modificando i dati o appropriandosene. Con la seconda si fa riferimento ad un crimine commesso usando il computer per svolgere operazioni finanziarie non autorizzate.
Si tratta di tipiche attivit illecite dei "colletti bianchi", in quanto realizzata da persone inserite in strutture
lavorative. Inoltre, gli autori di tali delitti godono solitamente di stima sul posto di lavoro e nella societ, grazie alle loro conoscenze tecniche.
Nell'ambito dei computer crime il numero oscuro elevatissimo e si ritiene che i casi non accertati o non denunciati rappresentino una percentuale oscillante attorno all'80% del totale dei delitti consumati.
Legge 23 dicembre 1993 n. 547: ha identificato le numerose forme di illecito che tecnicamente coinvolgono
le procedure di elaborazione e trasmissione dei dati e ha fornito un inquadramento organico delle modifiche
introdotte. La nuova legge contiene una nuova figura che riguarda il terrorismo, quando prende di mira impianti di pubblica utilit e quelli di ricerca ed elaborazione dei dati.
Vengono represse penalmente quelle condotte aventi ad oggetto strumenti informatici recuperando in chiave
moderna l'interpretazione dei singoli beni giuridici tutelati.

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Mass-media e criminalit
Non solo il pubblico influenza il tipo di messaggio da inviargli, ma oggi si ritiene che anche i bisogni e i desideri si manifestino spontaneamente all'interno della societ, e solo sulla base di queste istanze si pu ulteriormente stimolare l'adeguamento al modello.

Tipologia dei delinquenti secondo il criterio della normalit


Un delitto, o un delinquente, pu essere giudicato anormale, o all'inverso normale, secondo una prospettiva
psichiatrica. Classificazione in funzione della presenza o dell'assenza di disturbi mentali e del tipo di disturbo
riscontrato.
Fra i delinquenti sono predominanti le persone che, nella prospettiva psichiatrica, sono da considerarsi come
normali. normale colui nel quale non ravvisabile alcuna delle condizioni descritte dalla nosografia psichiatrica.
Anormalit in senso psicologico: fra i plurirecidivi di delitti comuni facile rilevare instabilit, immaturit,
impulsivit, scarsa tolleranza alla frustrazione, scarso autocontrollo ecc. Tali tratti psichici si evidenziano
prevalentemente dall'anomalia del comportamento, piuttosto che dal solo esame psicologico.
Normalit in senso sociale: nella prospettiva sociologica il delinquente definibile come "anormale", nel
senso di non conforme alla norma. Secondo la dimensione giuridica normale solo il soggetto conforme alla
norma, mentre anormale chi la rifiuta.

Tipologia dei delinquenti secondo la responsabilit morale


La stragrande maggioranza dei delitti sono da considerarsi quale criminalit programmata, come risultante
dello scontro tra una consapevole volizione e la norma giuridica.
Criminalit come scelta subitanea: l'atto volitivo non appare programmato in precedenza, ma risulta emergere dalle circostanze del momento.
La reazione sociale anche il frutto di un giudizio di responsabilit morale. Non va confusa la responsabilit
morale, con la responsabilit in senso giuridico.
La criminalit programmata implica un pi severo giudizio morale e una maggiore richiesta sanzionatoria di
quanto non accada per la criminalit come scelta subitanea.

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CAP 6: I DISTURBI MENTALI IN CRIMINOLOGIA

Evoluzione nella percezione e trattamento della malattia mentale


Nelle epoche antecedenti all'Illuminismo non esisteva una chiara ed univoca visione di ci che era denominato "follia".
Il pazzo era in ogni caso inteso come individuo che aveva completamente perduto la ragione, e pertanto come una persona di umanizzata, mutata nella sua essenza spirituale. Il rimedio, quando la loro condotta era
particolarmente pericolosa o scandalosa o disturbante, era solo quello di rinchiuderli indefinitamente in apposite istituzioni, che altro non erano se non orride prigioni.
Nei primi decenni dell'800 la follia fu intesa, per la prima volta, sempre e solo come " malattia della mente":
come tale venne considerata curabile, e la sua cura venne rivendicata dalla medicina. Il luogo per la terapia
era un apposito "asilo", nel quale non dovevano pi confluire categorie eterogenee irregolari della condotta,
ma solamente i malati.
La malattia mentale venne considerata inizialmente come una condizione da affrontare in chiave educativa e
pedagogica. Il pazzo venne percepito come persona da rieducare al vivere sociale.
Nella seconda met dell'800 la nuova concezione della malattia mentale, fu intesa secondo un modello medico, fortemente impegnato da una visione organicistica e materialistica. La follia divenne da quel momento
una malattia come qualunque altra.
La follia era una disfunzione organica, da affrontare unicamente in chiave medica, senza dar peso alla storia
del malato, alle sue difficolt esistenziali, ai suoi problemi con l'ambiente sociale, ai rapporti interumani.
Nella prima met del nostro secolo la psicoanalisi evidenzi che esistevano malattie della psiche dovute unicamente a fattori psicologici e non a cause organiche.
Anche le psicosi vennero intese non pi quali malattie incomprensibili, ma anche esse frutto di conflittualit
e di sofferenza del vivere.
Nella nuova dimensione sociologica il disturbo mentale venne considerato anche, e talora solo, frutto di un
conflitto inter-relazionale fra individuo e individuo, fra individuo e societ, fra individuo e famiglia.
Da qui i nuovi approcci di cura in senso socioterapico.
L'antipsichiatria negli anni '60 giunse addirittura a negare l'esistenza della malattia mentale ed a considerare
il folle non pi come un malato, ma come uno dei tanti devianti malaccetti dalla borghesia, che veniva pertanto emarginato e rinchiuso nei manicomi, una delle tante vittime dei conflitti di classe.
La promulgazione nel 1978 della legge che ha sancito la chiusura dei manicomi: Legge 180.
La scoperta e l'utilizzazione degli psicofarmaci, a partire dal 1952, ha finito per demolire del tutto il mito delle incurabilit del disturbo mentale. Gli psicofarmaci hanno consentito in taluni casi di conseguire la guarigione; in altri di alleviare le sofferenze; quasi sempre di contenere quelle manifestazioni comportamentali
pi eclatanti.
L'introduzione della psicofarmacologia ha consentito la cura extraospedaliera della maggior parte dei malati,
cos da consentir loro di vivere con gli altri.

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Il manicomio, con l'isolamento sociale e la depersonalizzazione era, oltre che disumano, anche corresponsabile della frequente cronicizzazione o dell'ulteriore deterioramento psichico del malato, oltre ad essere in ogni caso iniquo e degradante.
Abolizione nel 1978 degli ospedali psichiatrici pubblici con la legge 180: i suoi principi fondamentali sono la
volontariet delle cure sia ambulatoriali che ospedaliere e di privilegiare i trattamenti domiciliari e ambulatoriali esercitati da unit operative territoriali, ove vengono eseguite, anche in regime di day-hospital, cure
farmacologiche e di sostegno psichico-socioterapico.
Sono poi stati istituiti negli ospedali civili reparti psichiatrici di diagnosi e cura per il trattamento delle forme
acute: i malati sono ricoverati preferibilmente con il loro consenso e per brevi periodi.
In questi reparti vengono effettuati anche i ricoveri coattivi in tre uniche circostanze:
1) presenza di alterazioni psichiche tali da richiedere urgenti interventi terapeutici
2) non accettazione delle cure
3) assenza di condizioni e circostanze che consentono di dotare tempestive ed idonee misure sanitarie extraospedaliere.

Imputabilit e malattia mentale


Nel XIX secolo, con la redazione dei primi codici penali in Europa si andato ovunque generalizzando il
principio giuridico della non imputabilit dei folli, o della ridotta imputabilit per i casi meno gravi di malattia mentale.
La questione stata affrontata dai moderni codici secondo tre indirizzi:

metodo puramente psicopatologico considera non punibili i malati che abbiano commesso un reato solo che siano affetti da determinate malattie mentali, specificate dai codici
metodo esclusivamente normativo: per non aversi responsabilit sufficiente che, al momento del fatto il soggetto sia stato giudicato incapace di intendere e di volere, prescindendo dalla identificazione di
una precisa infermit
metodo psicologico-normativo richiede innanzitutto il ricorso di un infermit di mente e poi la valutazione della sua incidenza sulla capacit di intendere di volere al momento del commesso delitto.

Possono essere sottoposti a pena solo le persone imputabili, mentre non sono punibili coloro che non siano
dotati del requisito della punibilit.
Imputabilit o capacit di diritto penale, una condizione psichica nella quale si deve trovare alcuno per essere sottoposto alla sanzione penale; essa un requisito individuale legato, come si detto, al possesso della
capacit d'intendere o di volere.
Intendere vuol dire discernere rettamente il significato e il valore, nonch le conseguenze morali e giuridiche
di atti e fatti, o in altre parole avere chiara consapevolezza del lecito e dell'illecito, o anche di ci che bene
di ci che male: cio capacit di apprezzamento e di pressione della portata delle proprie azioni od omissioni, sia sul piano giuridico che su quello morale.
Per volere si intende il libro auto determinismo in vista di uno scopo, e cio l'esercitare in modo autonomo le
proprie scelte secondo motivi coscienti.
L' autodeterminismo pu attuarsi tanto nel senso dell'azione, quando in quello dellinazione.
La volont ritenuta per convenzione sociale e giuridica come presuntivamente libera.

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Anche la questione della responsabilit di chi sofferente di disturbi psichici viene oggi affrontata in una
prospettiva meno dogmatica di quella di un tempo.
Si passati dalla convinzione dell'esistenza della astratta entit denominata follia o pazzia, per avvicinarsi
invece alla realt di singoli individui portatori di malattia ma non massificati e pur sempre unici nella loro
personalit.
Revisione della responsabilit penale del malato di mente secondo il principio della individualizzazione.
La valutazione sulla imputabilit cos strettamente eseguita caso per caso.
L'indagine sulla imputabilit incentrata, in sintesi, sul fatto che esistono singoli malati, con variabili gradi
di compromissione, e non malattie come entit. ontologicamente date.

Vizio totale e vizio parziale di mente


Articolo 88 vizio totale di mente. Non imputabile chi, nel momento in cui ha commesso il fatto era, per
infermit, in tale stato di mente da escludere la capacit di intendere o di volere.
Articolo 89: vizio parziale di mente. Chi, nei momenti in cui ha commesso il fatto, era, per infermit, in tale stato di mente da scemare grandemente, senza escluderla, la capacit di intendere o di volere, risponde del
reato commesso; ma la pena diminuita.
L'unica condizione idonea a interferire sulla capacit di intendere di volere l'infermit.
Presunzione di imputabilit: ogni persona considerata capace di intendere e di volere, salvo la prova dell'intervento abolitivo o limitativo di fattori di natura morbosa.
Solo le cause patologiche giustificano la non punibilit, o la ridotta punibilit, del reo e solo qualora possa
provarsi che esse abbiano abolito o compromesso la capacit di intendere e di volere nel momento stesso in
cui stato compiuto un determinato reato.
Il concetto di infermit non si limita esclusivamente alle vere e proprie malattie mentali ma ricomprende anche pi estensivamente qualsiasi condizione patologica che sia stata in grado di interferire sulla capacit di
intendere o di volere anche solo transitoriamente, ovvero quei disturbi che abbiano "valore di malattia", cio
che agiscono come se si trattasse di un processo morboso.
Valutazione di carattere quantitativo:

Se linfermit tale da comportare la completa perdita della capacit di intendere o di volere, si realizza il vizio totale di mente, e il reo non imputabile.
Se l'infermit di grado minore e la capacit di intendere e di volere grandemente scemata ma non
abolita, si realizza il vizio parziale di mente e il reo imputabile ma la pena ridotta.
Se il grado di interferenza dell'infermit sulla capacit di intendere e di volere ancora pi modesta, l'
imputabilit rimane piena.
Per aversi vizio di mente, totale o parziale, sufficiente l'abolizione, o rispettivamente la grande riduzione, anche solo di una delle due funzioni, cos come precisano i due citati articoli.

Quantitativamente un'infermit, per essere significativa ai fini dell'imputabilit, deve avere una certa rilevanza clinica quindi le infermit lievi sono irrilevanti.
Quantitativamente qualsiasi condizione morbosa idonea a configurare il vizio totale o parziale di mente,
sempre che il suo grado sia tale da grandemente scemare o abolire la capacit di intendere o volere.
Il vizio sull'imputabilit va riferito al momento o all'epoca della commissione del fatto delittuoso.
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Il giudizio su un eventuale irresponsabilit deve comportare il riconoscimento di un rapporto di causalit fra


il disturbo mentale e il delitto.
La malattia mentale non sempre e non necessariamente investe tutta la personalit.
L'accertamento sull'esistenza del vizio di mente di un reo ovviamente delegata allo psichiatra, investito del
ruolo di perito; occorrono per non solo competenze cliniche, ma una "dimensione criminologica".

Pericolosit dei malati di mente


L'eventuale pericolosit va acclarata caso per caso.
Molti studi criminologici, hanno confermato la scarsa correlazione fra malattia mentale e pericolosit; i malati di mente non compiono in proporzione al loro numero pi reati di quanti non ne compiano i sani; i malati
di mente compiano pi spesso reati di modesto allarme sociale.
Particolare sconcerto suscita sempre il grave delitto di sangue commesso da un malato in preda a un delirio,
rappresenta quella "incomprensibilit" che maggiormente allarma.

Elementi di nosografia psichiatrica


Intendiamo per disturbo mentale ogni sindrome di significativo rilievo clinico, meritevole di interesse psichiatrico, connessa a una disfunzione psichica o biologica o comportamentale, che possa condurre disagio o
sofferenza o disabilit nel funzionamento sociale, e che si accompagna a un importante limitazione della libert.
Il DSM-IV non affronta il problema delle cause dei disturbi mentali: anche per esso si parte del principio
della visione plurifattoriale integrata, secondo la quale i disturbi si realizzano per il concorso di disposizioni
organiche, di fattori socio-familiari specifici di ogni individuo e del suo vissuto psicologico degli eventi di
vita.

Ritardo mentale e demenza


Ritardo mentale:, deficit significativo rispetto alla media del funzionamento intellettivo, comportante inadeguatezza o incapacit dell'adattamento sociale. Il difetto riguarda l'intelligenza.
Deficit dell'adattamento sociale, che pi o meno compromesso in funzione dell'entit del disturbo. Si distinguono il ritardo mentale "lieve", uno "moderato", poi "grave" e "gravissimo".
I fattori causali di questo disturbo sono prevalentemente organici, si manifestano gi nell'infanzia o fin dalla
nascita, impediscono la maturazione della personalit nel suo complesso, che non raggiunge mai gli standard
normali: interferiscono per anche fattori psicosociali.
Le cause pi comuni si identificano in alterazione organiche cerebrali, provocate da infermit varie.
Le forme meno gravi di insufficienza mentale possono trovare le loro origini, oltre che in fattori di natura organica, anche in situazioni sociali di depauperamento di vario tipo. Si parla in questo caso di pseudoinsufficienza mentale.

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Correlazione direttamente proporzionale fra sviluppo intellettivo e condizione di sfavore, ovvero all'opposto
di pi favorevoli condizioni ambientali e sociali: fra le altre conseguenze negative, i gravi handicap psicosociali rappresentano un ostacolo a una completa maturazione intellettiva, ed a soddisfacenti funzionamento e
integrazione sociale. Correlazione fra intelligenza e criminalit.
L'intelligenza si riflette sul rapporto con le persone e i gruppi: chi ne meno dotato si trova nella vita particolarmente sfavorito.
Il livello intellettivo medio degli autori dei delitti pi rozzi e convenzionali significativamente inferiore a
quello riscontrabile nella popolazione normale.
Si pu pensare che venga effettuata una selezione spontanea in funzione dell'intelligenza fin dall'inizio di una
carriera criminosa, nel senso che i progetti esistenziali verranno indirizzati preferibilmente dai pi accorti
verso diversi settori di attivit delinquenziale che meno espongono al rischio della incriminazione e che sono
maggiormente remunerativi; mentre i meno dotati si orienteranno verso attivit delinquenziali pi facili o subordinati, per le quali le prospettive di impunibilit sono invece minori.
Differenti livelli di ritardo mentale:

Insufficienze gravissime: le opportunit di commettere reati sono ben limitate.


Deficit meno gravi: frequentemente questi soggetti divengono strumenti dellattivit organizzata.
Forme deficitarie pi lievi: sono pi facilmente recettivi alleffetto dei fattori suggestivi e disturbanti.

Demenze: il deficit dell'intelligenza non conseguenza di un arresto del suo sviluppo, bens di un deterioramento intervenuto dopo che stata conseguita una normale maturazione psichica. Il deterioramento mentale
dovuto a molteplici cause morbose.
Affezioni morbose che vanno a ledere irrimediabilmente le cellule cerebrali che, contrariamente a quelle degli altri organi una volta alterate o morte non sono pi in grado di essere sostituite da cellule nuove.
In sintesi, la demenza la perdita di funzioni mentali preesistenti per la patologica mortificazione del tessuto
cerebrale, mentre nel ritardo mentale si verifica un mancato sviluppo delle stesse funzioni, sempre per cause
morbose, ma di altro tipo.

Le psicosi
Con la dizione psicosi ci si riferisce a quelle gravi patologie mentali, nelle quali la rilevante alterazione di
molteplici funzioni psichiche impedisce l'integrazione con la realt oggettiva; ne consegue un ostacolo o talora addirittura unimpossibilit di adeguamento sociale.
Le manifestazioni fondamentali del fenomeno psicotico sono:
1. il delirio, un disturbo del pensiero che consiste in convincimenti e idee che risultano in aperta contraddizione con la realt e che non recedono n all'evidenza n alla persuasione. Si possono distinguere tra i tipi di delirio: il delirio di persecuzione, il delirio di influenzamento, il delirio di riferimento.
2. L'allucinazione, nel vedere, udire o avere altre percezioni senza che in concreto esista ci che viene udito, visto, e via dicendo, anche se il malato convinto della realt di quanto percepisce.
3. Disturbi del pensiero, il pensiero pu allora andare incontro alla dissociazione, cio alla perdita dei nessi
logici nel susseguirsi delle idee e, o alla incoerenza, talch esso risulta assurdo, o incomprensibile, o slegato, o frantumato, o senza nessi razionali
Alterazione della coscienza dell'Io: situazione morbosa che compromette il sentimento della propria identit
e dell'integrit psichica della persona: il malato pu giungere a non riconoscere pi se stesso e sentire il proprio io come mutato, a credersi un altro individuo.
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Le psicosi possono definirsi come: "sintomi psicopatologiche caratterizzate dal distacco pi o meno accentuato fino alla perdita di contatto con la realt; da profondi e gravi ti turbi del rapporto io-altri; dalla presenza
di deliri e allucinazioni; da asserzioni della festivit, delle emozioni e delle pulsioni; da un grado pi o meno
accentuato di destrutturazione o di deterioramento della personalit; infine da una consistente compromissione di preesistenti abilit e interessi sociali, con perdita sensibile e apprezzabile degli stessi".
La psicosi non una specifica entit morbosa, ma un insieme di sintomi (sindrome) che si manifestano nel
corso di molte affezioni.

Schizofrenia
La schizofrenia uno dei pi gravi disturbi psichiatrici ed causa di cronica disabilit di circa l1% della popolazione generale in tutto un mondo.
Tale grave impatto sociale trova la sua ragione nelle profonde alterazioni delle funzioni psichiche che ha
spesso un decorso prolungato nel tempo ovvero cronico, e difficolt di completa guarigione.
La schizofrenia esordisce pi frequentemente nella prima adolescenza e colpisce con uguale frequenza i due
sessi. Questo disturbo porta ad un grave impoverimento della personalit e dell'intelligenza.
Nella schizofrenia pu non esservi inizialmente alcun deficit cognitivo ed anzi talvolta si osservano casi di
pazienti dall'intelligenza e dalla cultura brillanti. Se il decorso cronico tuttavia l'effettivo patrimonio intellettivo a disposizione della persona tende a deteriorarsi.
L'esordio della malattia avviene spesso in concomitanza di situazioni stressanti o di intossicazioni da sostanze esogene. Tali fattori precipitanti contribuirebbero quindi a slatentizzare la vulnerabilit individuale del
soggetto alla schizofrenia.
Tale vulnerabilit avrebbe origine da un insieme di fattori e richiederebbe per la sua estrinsecazione un terreno genetico predisposto, oltre che un ambiente microsociale ovvero famigliare disturbato nelle relazioni e
nelle comunicazioni.
L'approccio clinico alla schizofrenia viene a dare importanza soprattutto alla presenza di allucinazioni e deliri.
Nel DSM-IV sono descritti quattro sottotipi di schizofrenia:
1. -il tipo paranoideo caratterizzato dalla presenza di un sistema delirante bizzarro, assurdo, incoerente,
palesemente incomprensibile, incentrato su varie tematiche, seguito da allucinazioni e alterazioni dell'umore, la perdita della normale modulazione del tono dell'umore fino a una riduzione dell'emotivit
2. -il tipo disorganizzato caratterizzato da una profonda disorganizzazione del pensiero e del comportamento, con umore dissintono e inappropriato.
3. -il tipo catatonico caratterizzato da stati di immobilit prolungata oppure scoppi di eccessiva attivit motoria, oppositivit o mutismo
4. -il tipo indifferenziato rappresenta una sorta di tipo misto in cui possono essere presenti diversi tipi di
sintomi
5. -nel tipo residuo mancano i segni psicologici pi eclatanti e in genere il comportamento meno grossolanamente alterato.
I tratti fondamentali della schizofrenia sono: la perdita di unitariet e di coesione della funzione integratrice
dellIo, di armonia e di sintonia tra i diversi aspetti della personalit;lincoordinazione tra affettivit, pensiero, volont, condotta, relazioni difficoltosa con i altri e perdita del rapporto con la realt: da ci risulta comprensibile come spesso gli atteggiamenti dello schizofrenico siano imprevedibili.
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Prevalenza del mondo interno sui contenuti oggettivi della realt., il cosiddetto autismo schizofrenico.
La realt esterna viene modificata dalla prospettiva autistica del paziente e cio riempita di contenuti interni
del paziente stesso.
Il decorso della schizofrenia tende essere cronico con esacerbazioni acute in cui si manifestano i sintomi attivi della malattia. Il decorso poi frequentemente complicato da depressione, specialmente nelle fasi di lucidit.
L'esito pu essere il recupero parziale o totale del proprio benessere psichico, evenienza quest'ultima purtroppo infrequente, o il passaggio a una cronica invalidit nell'arco di alcuni anni.
Mancanza di consapevolezza rispetto al proprio stato psicopatologico, per cui paziente non si rende conto
della anomalia della sintomatologia schizofrenica e ritiene il proprio stato allucinatorio e delirante come reale, per cui non avverte la necessit di curarsi.
Anche la prevenzione di possibili condotte devianti o criminose da parte del paziente schizofrenico deve includere e garantire la somministrazione protratta degli psicofarmaci.
In presenza di un relativo risparmio della sfera volitiva e della personalit del paziente, specialmente nelle
fasi di "compenso clinico" il paziente pu essere in grado di operare scelte e di esprimere comportamenti da
lui liberamente voluti. Nel corso delle fasi attive o floride, per la peculiare compromissione dellIo e del rapporto con il reale, la commissione di azioni violente su cose e persone assume invece maggiore probabilit.
Con relativa frequenza, sono esposti particolarmente al rischio di aggressioni i familiari e chi vive a contatto
del malato; ma talvolta sono oggetto di violenze anche persone del tutto estranee. Talora la schizofrenia si
rivela per la prima volta proprio nel momento in cui viene compiuto un delitto violento.
Un quadro sindromico che viene talvolta usato in criminologia prevede la possibilit che si verifichino stati
psicotici transitori e di breve durata specialmente se scatenati da un evento esterno di tipo stressante di cui
queste manifestazioni sarebbero la reazione. Si parla di psicosi reattive brevi, forme caratterizzate dalla prevalenza di sintomi acuti schizzofreniformi e confusionali.

Disturbo delirante (paranoia)


Disturbo caratterizzato da un sistema delirante coerente, stabile, duraturo, pi o meno sistematizzato e non
bizzarro. Il contenuto delirante generalmente plausibile bench talora inverosimile; si possono riscontrare
fenomeni allucinatori che non sono per mai i sintomi predominanti del disturbo e risultano comunque sempre correlabili al contenuto del pensiero. Laffettivit e il comportamento risultano appropriati al contenuto
del delirio.
Il paranoico eccessivamente rigido proprio perch accetta come vere e valide solo le proprie convinzioni,
per quanto esse possano risultare non realistiche, inverosimili e immotivate.
Deliri di persecuzione: tipici di quegli individui che vivono nel convincimento di essere oggetto di molestie,
ingiustizie e di complotti.
Deliri di querela o querulomania: ostinata, continua e assurda ricerca di giustizia per torti non patiti, o per
torti del tutto sproporzionati allimpegno vitale che il paranoico pone nel richiedere giustizia.
Delirio mistico religioso o delirio di riforma: tipo particolare di delirio di grandezza, per quei soggetti che
coltivano certi loro propositi di riforma religiosa e sociale.

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Delirio erotomanico: il soggetto convinto di essere oggetto di amore o di particolare attenzione da parte di
un individuo di sesso opposto, talora di ceto pi elevato; il soggetto tenter di entrare in contatto con il presunto amante tramite telefonate, lettere o comportamenti disturbanti.
Delirio di gelosia: definito anche sindrome di Otello o paranoia coniugale; il soggetto irriducibilmente
quanto infondatamente convinto che il partner gli sia infedele. Tale delirio particolarmente caratteristico
delle forme di intossicazione alcolica cronica.
Un tratto caratteristico di tutte le forme di paranoia rappresentato dallo spiccato sentimento di grandezza, di
orgoglio e di presunzione, che deriva dallessere irrevocabilmente legati alle proprie certezze; nei paranoici
si ravvisa anche una costante presenza di convincimenti vittimistici, con sentimenti di offesa, di umiliazione,
di mortificazione.
Sotto il profilo del comportamento, la mancanza di globale coinvolgimento di tutte le funzioni psichiche
consente spesso a questi soggetti di mantenere lintegrazione sociale, lavorativa e familiare, posto che il pensiero rimane lucido e la condotta non palesemente n obbligatoriamente eccentrica.
Sono frequenti i reati connessi alla querulomania; inoltre sono tipiche la violenza privata, la molestia,
lingiuria, le offese e ogni altra infrazione che si pu innescare con lesasperata irriducibilit del convincimento di grandezza, di essere nel giusto, di essere oggetto di ingiustizia.
Paranoia involutiva o parafrenia: disturbo che si manifesta con deliri di vario tipo, pi frequentemente a
tematiche fantastiche o persecutorie, tipicamente coinvolgenti i vicini di casa e i familiari di anziani in progressiva perdita della loro autonomia personale.

Disturbi dellumore
Ogni individuo tende ad oscillare, normalmente, fra una polarit ottimistica, serena (euforia) e una polarit di
segno opposto, triste, pessimistica (malinconia).
Si parla per di disturbi dellumore quando variazioni dello stato danimo sono di durata e intensit eccessive
e si accompagnano ad unampia gamma di sintomi morbosi. In alcuni casi, al disturbo dellumore si possono
accompagnare le manifestazioni deliranti, che compaiono nelle forme pi gravi.
Nella depressione si esprimeranno tematiche cariche di sofferenza e di angoscia ( deliri di rovina, di negazione, di colpa). Nellepisodio maniacale vi saranno, invece, idee deliranti di capacit magiche, di ricchezza
e potere con evidente sopravvalutazione di s.
La possibilit di sviluppare una forma depressiva, tipicamente sotto forma di singolo episodio, di circa il
20%. Tutte le et possono essere colpite e tra i due sessi quello femminile ad essere pi frequentemente
diagnosticato come depresso.
I disturbi dellumore hanno un dimostrato substrato biologico, rappresentato da una vulnerabilit trasmessa
geneticamente (familiarit). La probabilit di ammalarsi di un disturbo dellumore di chi ha un parente di
primo grado con depressione di 2-3 volte maggiore rispetto alla popolazione generale; se il parente un
genitore sofferente di un disturbo bipolare il 13-15% della progenie erediterebbe il disturbo.
Lalterazione dellumore pu avere invece una connessione non chiara con gli eventi esterni fino ad arrivare
ad esserne del tutto indipendente.

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Episodio depressivo maggiore:

Il depresso grave ha uninfinita tristezza che si manifesta per la maggior parte del giorno, tipicamente
soprattutto al mattino, e che si pu accompagnare a sentimenti di autosvalutazione o di colpa.
Vi marcata diminuzione di interesse o piacere per tutte o quasi tutte, le attivit. Vi mancanza di energia, ridotta capacit di pensare o di concentrarsi, o indecisione.
Perdita o aumento del peso corporeo, insonnia o aumento delle ore trascorse dormendo, agitazione o rallentamento dellattivit del soggetto.
Pensieri di morte ricorrenti, ideazione suicidaria fino alla messa in atto di comportamenti autolesivi.
Compromissione del funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti come la vita relazionale.

La depressione pu esprimersi anche con i cosidetti sintomi psicotici: deliri congrui o allucinazioni.
Le forme depressive pi tipiche tendono a presentarsi come episodi della durata di settimane o mesi, che
una volta risoltesi, sono seguiti dalla piena ripresa del funzionamento e dellumore.
Forme depressive meno gravi rispetto allepisodio depressivo maggiore sono la distimia, con umore depresso
lieve, ma cronico e il disturbo delladattamento con umore depresso, a seguito di un fatto di vita scatenante.
Circa il 15% dei pazienti affetti da depressione grave ha tentato di togliersi la vita e circa la met dei casi di
suicidio dovuta a depressione. Talora, nelle forme pi gravemente deliranti, il malato pu diventare aggressivo e pu realizzare il tipico omicidio-suicidio.
Nei disturbi bipolari gli episodi depressivi si alternano in modo imprevedibile agli episodi maniacali. La
mania costituisce la situazione opposta alla depressione e comporta umore anormalmente elevato, euforico o
irritabile, agitazione psicomotoria, facile distraibilit.
Vi possono essere forme chiaramente maniacali, con aspetti di eccitamento psicomotorio e forme ipomaniacali con sintomi limitati ad umore elevato e loquacit.
Intervallo lucido: sia nelle forme depressive sia in quelle bipolari, nei periodi di benessere psichico il paziente riprende il funzionamento adeguati e recupera quindi, sotto ogni profilo e nella maggior parte dei casi,
la piena capacit.

Disturbi dansia
Condizioni psicopatologiche caratterizzate primariamente dal sintomo dansia: condizioni che vengono
chiamate anche nevrosi. E specifico di questi disturbi il coinvolgimento della sfera affettiva piuttosto che
quella cognitiva. Le nevrosi non comportano, infatti, rottura con la realt, n disturbi deliranti o allucinazioni.
Questi pazienti hanno chiara consapevolezza di essere ostacolati nella loro vita quotidiana dal disagio e dalla
sofferenza che la nevrosi provoca loro. Essi si rivolgono di solito al medico generico piuttosto che allo psichiatra. La percentuale di persone affette da disturbi dansia varia dal 15 al 23% della popolazione adulta.
Il disagio psichico si esprime nel nevrotico secondo una modalit tipicamente autoplastica ovvero egodistonica, cio rivolgendo allinterno della personalit i propri problemi psichici, con sofferenza interiore.
Secondo la teoria psicoanalitica, le nevrosi sono definibili come stati di sofferenza soggettiva a genesi conflittuale: in particolare lansia deriverebbe dal conflitto inconscio prodotto dalla inconciliabilit fra le istanze
libidiche e istintuali (Es) e quelle morali (Super-Io), che non riescono a trovare compensazione nei meccanismi di difesa.
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Secondo altre scuole psicologiche, a generare lansia pur sempre il conflitto, ma di natura psico-sociale: la
nevrosi pu essere in tale prospettiva la conseguenza dei contrasti col proprio ambiente o con la famiglia.
Si usa anche il termine angoscia per indicare stati dansia particolarmente profondi. Per panico si intende uno
stato dansia estrema ed acuta con forti implicazioni psicofisiche.
Disturbo dansia generalizzata: Tendenza alla preoccupazione eccessiva e al timore di eventi negativi. Ansia
intensa e incontrollabile che procura fastidio. Talvolta accompagnata da deflessione dellumore, altre volte
da preoccupazioni ipocondriache.
Disturbi da attacchi di panico: crisi dansia acutissima che insorgono senza segnali di preavviso e durante i
queli il paziente pu temere di morire e di compiere atti inconsulti. Nellarco di qualche decina di minuti
lattacco raggiunge il suo apice per poi gradualmente lasciare il posto alla spossatezza e alla depressione.
Fobie: paure immotivate e irrazionali di situazioni.
Fobia sociale: difficolt al solo pensiero di dover affrontare situazioni che comportino lincontro con persone
che esulano dal normale entourage.
Disturbo ossessivo-compulsivo: disturbo tipicamente cronico che si caratterizza per la presenza di ossessioni
con contenuto assurdo, considerato inaccettabile dal soggetto, che le vorrebbe scacciare, senza successo.
Le compulsioni sono impulsi percepiti come estranei che portano il soggetto a compiere gesti e azioni senza
significato razionale, veri e propri rituali funzionali ad evitare lansia.
La nevrosi non condizione che favorisca condotte criminose, o che comporti rilevanti disturbi sociali. Un
rapporto tra nevrosi e delinquenza pu ravvisarsi nel disturbo ossessivo-compulsivo della cleptomania.
Acting-out nevrotico: il delitto rappresenta una scarica e un sollievo della tensione ansiosa provocata dalla
conflittualit nevrotica.

Disturbi mentali transitori e stati emotivi passionali


Il difetto del controllo per causa passionale si realizza tipicamente per il rifiuto di profferte amorose, per gelosia, vendetta e odio lungamente covati, e anche per fanatismo ideologico e politico.
Le emozioni e le passioni non vengono ritenute idonei ad incidere sullimputabilit. Nel caso per esse riconoscano la ragione della loro incontrollabilit in preesistenti condizioni patologiche e ne sino esse stesse espressione sintomatologica fondamentale, tali stati emotivi e passionali verranno ritenuti idonei ad abolire o
ridurre la capacit di intendere e di volere in forza della coesistente malattia.
Delitti dimpeto: agiti nei confronti di vittime con le quali preesisteva una relazione interpersonale, proprio
da questo rapporto che scaturisce la situazione violentemente emotigena nel corso della quale viene compiuto il delitto.
Disturbo mentale transitorio: si scatena e si esaurisce in coincidenza con la situazione delittuosa; si realizza
in soggetti nel cui passato non figura il ricorso di malattie mentali.
Reazioni psicogene da stress: sono provocate da situazioni psicosociali che provocano forte turbamento.
Si ritiene che la discriminante tra semplice stato emotivo e passionale e una reazione che si configuri quale
disturbo mentale transitorio rappresentata dalla ricorrenza al momento del fatto di indicatori psicopatologici di significato psicotico come alterazioni della coscienza, frattura con la realt, condotta ed eloquio disorganizzati o modalit di reazione aliena dagli standard abituali.

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Indicativi sono anche la non conservata memoria del fatto, le conseguenti lacune nella rievocazione, lo stato
confusionale del soggetto subito prima, durante e subito dopo il delitto.
Secondo la terminologia del DSM-IV questi disturbi vengono chiamati Disturbo psicotico breve o Disturbo
schizofreniforme o Bouffe delirante o Psicosi reattiva breve. Talora sono riconducibili al Disturbo esplosivo
intermittente.

Disturbi di personalit
Sono caratterizzati da un modello abituale di esperienza interiore e di comportamento che devia marcatamente rispetto alle aspettative dellambiente culturale dellindividuo. Tale modello risulta rigido, non flessibile,
non adattativo e pervasivo in unampia variet di situazioni.
La maggior parte dei disturbi di personalit rientra tra le anomalie del carattere e della personalit, dizione
con cui si fa riferimento a situazioni nelle quali i modi dellessere psichico si estrinsecano sostanzialmente
secondo due parametri:
1. Il carattere abnorme del comportamento;
2. Il comportamento suscita nella societ giudizi di valore negativi, risulta inadeguato nei confronti delle
aspettative e delle richieste dellambiente sociale.
Personalit psicopatica: soggetti che per la loro grave e persistente abnormit del carattere e della reattivit
ingenerano sofferenza per gli altri e problemi per la societ. Struttura o tendenza alloplastica, tipica di chi esaurisce la tensione con lazione. Il comportamento non causa sensi di colpa e lindividuo in accordo con se
stesso (egosintonia). Le anomalie del comportamento si traducono in stili di vita.
Disturbo schizoide di personalit: modalit pervasiva di distacco nelle relazioni sociali e gamma ristretta di
espressioni emotive; freddezza emotiva e particolare difficolt nellinserirsi in salde relazioni sociali.
Possibilit di commettere reati aggressivi e violenti.
Disturbo borderline di personalit: modalit pervasiva di instabilit delle relazioni interpersonali,
dellimmagine di s e dellumore, marcata impulsivit ( spendere, promiscuit, attivit illegali, sostanze psicoattive, guida pericolosa). Spesso si pu avere rabbia intensa e immotivata; frequenti i tentati suicidi.
Disturbo narcisistico di personalit: tendenza a rapportarsi alla realt e al prossimo in modo manipolatorio
e funzionale ai propri interessi, senza che agli altri venga riconosciuto un valore personale. Difficolt a sviluppare relazioni e contatti affettivi profondi. I confronti con realt frustranti sono temuti perch potrebbero
disconfermare limmagine grandiosa che il narcisista ha di s.
Disturbo paranoide di personalit: diffidenza e sospettosit pervasive nei confronti della gente, frequente
aggressivit e litigiosit. Delirio di querela. Personalit fanatiche ( eccessivo sentimento di certezza nei propri convincimenti).
Disturbo istrionico di personalit: caratterizzato da atteggiamenti drammatici e fittizzi. Persone poco genuine che cercano sempre di attrarre lattenzione su di loro, inclini a condotte manipolatorie. Mitomani.
Disturbo antisociale di personalit: ripetuti comportamenti di inosservanza e violazione dei diritti altrui.
Anomalie di comportamento che facilitano lo sbocco verso la reiterata commissione di reati.
Disturbo sadico di personalit: abituale comportamento crudele e umiliante verso gli altri, linfliggere sofferenza ci che viene specificamente ricercato; spesso autori di sevizie e maltrattamenti.

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Disturbo esplosivo intermittente: frequente ricorso di reazioni imprevedibili e violente per perdita del controllo inibitorio, che possono sfociare in attentati allincolumit altrui o nella distruzione di cose. Reazioni
spoporzionate agli stimoli scatenanti. Rapida insorgenza e rapida estinzione.

Disturbi del controllo degli impulsi


Cleptomania spesso donna, 30-40 anni, coniugata, con una vita sessuale insoddisfacente e un sottostante
disturbo depressivo. In alcuni casi il disturbo esordisce in et adolescenziale e si protrae tra astensioni e ricadute. Tendenza a dissimulare il disturbo e a negare il problema.
Piromania frequentemente maschi, che incendiano spinti da un impulso irrefrenabile.
Disturbo da gioco dazzardo patologico: impulso irrefrenabile, tendenza a nascondere le perdite di denaro.
Disturbi del comportamento alimentare: anoressia e bulimia, generalmente femminile.

Pafafilie, devianze sessuali e delitti sessuali


Talune di esse implicano il coinvolgimento di partner non consenzienti, e possono perci configurare reati
che rientrano nella categoria dei delitti sessuali per la motivazione che li sottende.
Pafalilie: per conseguire leccitazione sessuale vengono messi in atto fantasie o comportamenti al di l degli
schemi. Pedofilia, gerontofilia, zoofilia, necrofilia.
Devianze sessali: esibizionismo, voyeurismo, masochismo, sadismo sessuale, feticismo.
Delitti sessuali: comportamenti motivati dallimpulso sessuale proibiti dalla legge: violenze sessuali, atti osceni, incesto.
Malattia mentale e parafilia: dal punto di vista del diritto le parafilie non vengono considerate infermit.
Anche lintossicazione alcolica pu favorire la manifestazione di tendenze perverse, per gli effetti di disinibizione.

Disturbi mentali carcerari


Fra i disturbi persistenti si annoverano tutti quelli che un individuo poteva aver gi manifestato in precedenza. In altri casi la carcerazione pu dar luogo alla slatentizzazione di patologie mentali prima compensate.
Pi connesse alla detenzione sono le forme di reazioni abnormi
Psicosi carcerarie: forme morbose caratterizzate dalla specificit del legame fra disturbo e stato detentivo.
Psicosi deliranti, sindrome di prisonizzazione (ormai quasi del tutto sparite).
Sindrome di Ganser: forme di tipo isterico, nelle quali il limite con la simulazione ambiguo. Il proposito di
ottenere un beneficio mette in moto un procedimento isterico che, in un secondo momento, procede per conto proprio, talch pu risultare difficile interromperlo.
Pseudo-demenze: il soggetto mantiene un contegno che vuole rappresentare un grave sfacelo mentale.

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CAP 8: INTERVENTI GIURIDICO-NORMATIVI CONTRO LA CRIMINALITA

La pena nel suo sviluppo storico


Nella cultura europea pre-illuminista i fini erano quelli antichi della legge del taglione o della vendetta.
Il principio animatore fu quello di punire il reo essenzialmente nel fisico. L'uccisione del colpevole era larghissimamente impiegata. Spesso l'esecuzione era preceduta dalla tortura.
Reati allora ritenuti meno gravi prevedevano sofferenze corporali non mortali: mutilazioni o amputazioni;
talora la punizione corporale era solo simbolica ma altamente umiliante, come la gogna o la berlina.
Venivano per usate anche pene incruente o pene patrimoniali. Era in uso anche la carcerazione, i lavori forzati o le deportazioni in luoghi lontani.
Nel secolo XIX si verifica un radicale mutamento degli strumenti punitivi. In primo luogo, per l'influenza
delle idee illuministe del Beccaria, si generalizza in Europa la redazione dei codici penali e di procedura penale.
Vengono via via abbandonate la tortura e le pene corporali, e si iniziano a ridurre le ipotesi delittuose per le
quali comminabile la pena capitale.
La detenzione in carcere diviene lo strumento fondamentale di punizione, introducendosi il principio della
proporzionalit fra gravit del reato e durata della reclusione. Si costruiscono in tale epoca gli stabilimenti
penitenziari.
Interviene un cambiamento nel modo di concepire i fini della pena, prende corpo il principio della retribuzione. Si affaccia il significato della punizione come emenda, la reclusione diviene cio anche un mezzo che
serve alla riabilitazione spirituale.
Avvicinandosi i tempi nostri, le componenti afflittive della pena sono state via via ridotte, sono andate progressivamente mitigandosi le sofferenze materiali. Il significato afflittivo della pena si andato, almeno idealmente, identificando nella pura e semplice privazione della libert.
Si affacciata la nuova finalit risocializzativa, secondo la quale la pena deve mirare oltre che a punire, a offrire al condannato l'opportunit e i mezzi per rieducarsi alla vita socialmente integrata; tutto ci ha portato al
concetto di trattamento della criminalit come un male sociale.

Finalit della pena


Le finalit della pena possono ricondursi a tre componenti essenziali:
1. L'idea-base retributiva, per cui al bene segue il bene e al comportamento antisociale la reazione sociale
negativa.
2. La prevenzione generale che consiste nell'azione diretta a distogliere la generalit dei consociati dal
commettere reati.
3. La prevenzione speciale che consiste nell'azione diretta sul singolo delinquente perch non ricada nel delitto.
La funzione retributiva vuole indicare il pagamento attraverso la pena del delitto commesso, la giusta sofferenza, che ristabilisce l'equilibrio sociale rotto con il delitto, pi grave il delitto, pi rilevante dovr essere
la pena.
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Carattere essenziale della pena retributiva dell'attuale significato dovrebbero essere:

La afflittivit, intesa nel senso gi indicato, cio della privazione di un bene, disgiunta da ogni carattere di inutile sofferenza.
La responsabilit penale personale, con l'esclusione delle punizioni collettive.
La proporzionalit della pena: c' corrispondenza tra male inflitto dal reo e male penalmente inferto.
La determinatezza della pena, con esclusione delle sanzioni senza un preciso confine temporale.
La inderogabilit della pena, nel senso che essa deve essere sempre e necessariamente scontata.

La funzione intimidativa o deterrente della pena: effetto general-preventivo su tutti i consociati consistente
nel dissuadere dal compiere delitti mediante la minaccia della sanzione.
La deterrenza non comunque di per s sufficiente ad assicurare la conformit del comportamento di tutti i
consociati, sulla deterrenza sono state svolte ricerche dalle quali si evince la straordinaria differenza dell'intimidazione in funzione e del tipo di personalit dell'autore di reato, e della tipologia del delitto, e della ulteriore variabile rappresentata dalla certezza della sanzione.
La funzione di difesa sociale si rifar al principio specialpreventivo sui singoli autori di delitti e ha come suo
obiettivo quello di tutelare la societ mediante la temporanea "neutralizzazione" carceraria, o con altre misure detentive, dei criminali pi pericolosi per prevenire le loro possibili future offese.
Il cardinale concetto di pericolosit pu anche essere inteso, oltre che come previsioni di futura persistente
delittuosit, pure in rapporto alla perniciosit attuale di taluni soggetti, dimostrata dalla gravit del delitto
commesso.
Fra le funzioni della pena vi anche quella risocializzativa che si imposta nel pensiero penalistico nel XX
secolo. A questa funzione ha corrisposto una ideologia del trattamento. Pi recentemente andata da noi assumendo, come si dir, il carattere di finalit prevalente o addirittura primaria, contrariamente a quanto accaduto altrove.
La funzione satisfattoria della pena che mira a soddisfare non solo una legittima aspirazione della vittima, ma
pi in generale la richiesta di punizione che tutti i cittadini elevano dinanzi al delitto, e che serve a " dare
soddisfazione ai bisogni di giustizia". La vendetta era un diritto, ma rappresentava anche una necessit psicologica che nasce nello stesso momento in cui nasce l'etica, vale a dire da quando l'uomo divenuto tale col
porsi norme.

L'ideologia del trattamento


L'elemento di radicale innovazione verificatosi dagli inizi del XX secolo rappresentato dal superamento
della concezione prevalentemente retributiva e dall'introduzione del principio del trattamento rieducativo e
risocializzativo del reo, con il correlato concetto di "pena utile" in sostituzione di quella tradizionale di "pena
certa".
Nell'ideologia classica era centrale il principio di pena certa, comminata in base:

A una valutazione fondata su principi etici assoluti.


Alla concezione secondo cui la pena ha essenzialmente finalit retributiva ed espiativa e il luogo dell'espiazione il carcere.
Al principio della proporzionalit tariffaria.
Al principio di certezza del diritto.
Al principio di eguaglianza, per il quale a medesimo reato deve corrispondere la medesima sanzione
per ogni reo.
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La pena diviene pena utile, capaci cio non tanto di punire ma piuttosto di eliminare il fattore che ha portato
alla delinquenza.
Questo mutamento concettuale si verifica in coincidenza del Welfare State: che vede lo Stato quale garante e
promotore del benessere sociale per tutti i cittadini e quindi la necessit del suo intervento per garantire la
sicurezza sociale e beni essenziali. Anche la delinquenza costituisce un male al quale lo Stato ha il dovere di
porre rimedio.
La pena deve appunto essere "utile" e viene ad acquistare senso solo quale strumento correzionale, da attuarsi con l'ausilio dei servizi e degli aiuti sociali, e anche quale strumento terapeutico, come se la delinquenza
fosse una sorta di malattia da curare.
La risocializzazione diviene dunque un obbligo dello Stato.
Il rovesciamento del paradigma retribuzionistico si andato organizzando sostanzialmente in tre distinte
forme:

Attraverso pratiche trattamentali all'interno dei penitenziari, dove le scienze dell'uomo mirano a modificare la personalit della reo.
Pratiche di trattamento extramurario, mediante misure di decarcerazione unite all'assistenza e alla supervisione in libert.
Sopravvive comunque il carcere, nel quale saranno reclusi soggetti irriducibili e pericolosi.

La pena non pu essere predefinita dal codice penale: la sua durata dovr durare tanto quanto necessario
per conseguire la rieducazione sociale: quando questa sar ottenuta, la pena verr cessare, ovvero all'opposto,
la pena-trattamento si prolungher fino a quando l'obiettivo sar stato conseguito: nasce cos la pena indeterminata.
Nell'ideologia del trattamento gli Stati Uniti hanno introdotto il sistema del parole: i tribunali si pronunciano
solo sulla natura dell'infrazione o sulla colpevolezza dell'accusato, il giudice stabilisce con la sentenza un
termine minimo e massimo della pena carceraria estremamente divaricato.
La pena che effettivamente il detenuto finir per scontare verr poi fissata da un organo di natura amministrativa al di fuori di qualsiasi garanzia giurisdizionale.
I nuovi istituti penali dovranno fornire alternative alla carcerazione con un sistema di controlli e supporti in
libert.
Fra questi vi la probation: misura sospensiva della sentenza con la quale il giudice rinunzia a condannare
l'imputato e lo affida a un operatore sociale per un variabile periodo di prova, assoggettandolo a prescrizioni
interattive e a regole di vita sotto la costante supervisione da parte di quell'apposito agente di probation.
E il proseguimento del procedimento penale fino alla condanna sar legato a una valutazione negativa sull'esito della prova, valutazione effettuata da parte di un organo non giurisdizionale: qualora la prova sia invece
ritenuta positiva, il procedimento penale verr estinto, altrimenti verr scontata la pena.
L'istituto della diversion, sorto negli Stati Uniti a partire degli anni 70, un sistema di intervento correzionale mediante procedimenti extragiudiziali, cos da evitare l'inserimento, ritenuto stigmatizzante ed emarginante, nel circuito penale: programmi di trattamento guidati da organizzazioni indipendenti dal sistema giudiziario.
Alternativa all'azione penale: la diversion si sostituisce quindi al processo e alla pena, anche se le prescrizioni assumono pur sempre un carattere sanzionatorio e interattivo. Esistono peraltro anche forme di diversion
del tutto prive di disposizioni, che si applicano ai minori, laddove il fatto di modesta entit. Prescrizioni,
talora invece presenti, oltre che di intervallo rieducativo, o di obbligo di frequenza di scuole e di centri sociali giovanili, anche di incontro tra l'autore della vittima del reato, a scopo di conciliazione e mediazione.
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Critiche:
assenza di garanzie giurisdizionalmente tutelate, dal momento che l'organo deliberante non costituito da
magistrati, ma da operatori sociali e privati cittadini a ci delegati, con i rischi della mancanza di garanzia e
di una discrezionalit anche eccessiva.

La crisi del mito risocializzativo


Cause di tale crisi: eccessiva fiducia nella possibilit delle scienze umane di modificare le personalit antisociali e di formulare attendibili previsioni del comportamento futuro, necessaria per riconoscere l'avvenuta,
o la non avvenuta, risocializzazione; e estrema discrezionabilit degli organi amministrativi e discriminazione in funzione della razza e del ceto; mancanza di garanzie per il delinquente e di certezza del diritto; scarsa
tutela della societ; costo molto elevato per il finanziamento di operatori; ben scarsi e addirittura totale mancanza di risultati di positiva risocializzazione per effetto dei nuovi istituti.
Effetti della crisi della ideologia risocializzativa sulla politica penale: abbandono del principio della pena
utile, inasprimento generalizzato delle pene e dei provvedimenti di incapacitazione selettiva, adottate nei
confronti dei delinquenti plurirecidivi e consistente in ulteriore aumento della durata delle pene detentive.
A principiare dagli USA, si verificato un radicale mutamento della politica penale, che ha preso il suggestivo nome di zero tolerance non solo nei confronti dei pi gravi recidivi, ma anche verso i reati di strada.
Da questi provvedimenti non derivata negli USA una rilevante diminuzione dei delitti.
Si era creata una illusione correzionale e rieducativa che proprio i criminologi hanno identificato alla luce
dell'esperienza empirica e della ricerca scientifica, e hanno definito appunto il mito risocializzativo..
Per anni molti hanno accusato il nostro sistema carcerario di non riuscire a risocializzare per mancanza di
personale tecnico, senza rendersi conto che non vi sono tecniche per promuovere un processo che solo interiore e che non ottenibile senza la reale disponibilit dei singoli.
Analoghe considerazioni sono da farsi anche, come si detto, sull'effetto risocializzativo delle misure alternative, semi-alternative e premiali. Anch'esse possono valutarsi alla stregua di "opportunit" offerte ai condannati.
Sebbene lo scopo dichiarato sia quello di favorire la risocializzazione, di fatto le pi ampie misure introdotte
nel 1986 con la Legge Gozzini si sono trasformati in quella che stata denominata "la politica dello scambio
penitenziario": tali benefici prescindono da ogni effettivo intento di rieducarsi da parte dei beneficiari e che
da ogni effettivo risultato risocializzativo.
Inconvenienti: impossibilit di un'effettiva individualizzazione nella concessione delle misure premiali e alternative in funzione del processo di rieducazione, impossibilit di ridurre il rischio di recidiva, impossibilit
di utilizzare la pena come efficace strumento di neutralizzazione per fini di difesa sociale.

Gli attuali indirizzi di politica penale in Europa


Nei paesi europei di cultura giuridica simile alla nostra, i filoni fondamentali del sistema di giustizia penale
sono la decarcerazione, la depenalizzazione e la degiurisdizionalizzazione, unitamente al principio dell'individualizzazione delle sanzioni penali.
Questi ordinamenti sono accomunati dal medesimo obiettivo di ridurre l'area di intervento del sistema penale
e della sanzione carceraria, nella fase della previsione legislativa, in quella del giudizio e nella esecuzione
penale.
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Decarcerizzazione: orientamento di riduttivismo della pena detentiva che non dovrebbe pi essere la pena
elettiva e maggiormente utilizzata per ogni tipo di delittuosit. Anche la decarcerizzazione si colloca nella
persistente ottica della individualizzazione del trattamento e della risocializzazione.
La filosofia che sottende quella di superare il concetto che il carcere sia l'unica pena su cui incentrare il sistema delle sanzioni, e di ricorrere perci il meno possibile all'istituzione penitenziaria. La realizzazione di
questi obiettivi stata attuata attraverso molteplici modalit:

Riduzione della durata delle pene carceraria


Maggiore permeabilit tra il carcere e l'ambiente sociale.
Rinuncia alla detenzione qualora sia stata comminata una pena di breve durata, sostituita per gli autori
di reati di minore gravit con altri provvedimenti
Misure globalmente alternative alla detenzione anche per reati di maggior rilevanza, che comportano
interventi sociali di sostegno e di controllo sul tipo del probation
Misure semi-alternative al carcere: detenzione solo nelle ore notturne o per alcuni giorni.
Ricorso alla detenzione domiciliare.
Utilizzo di pene pecuniarie
Obbligo di prestare un lavoro socialmente utile per un periodo di tempo proporzionale alla gravit del
reato
L'istituto della liberazione condizionale, per le pene di minor durata concessa dal giudice qualora ritenga "sicuro il ravvedimento".

Depenalizzazione: rinunzia alla sanzione per taluni comportamenti non pi considerati meritevoli di repressione e sanzione mediante ricorso al sistema delle pene. L'obiettivo quello di escludere dalle previsioni di
reato taluni comportamenti o di rinunziare alla pena pur mantenendosi la configurazione di reato.
Degiurisdizionalizzazione: lo spostamento della competenza giudicante e sanzionatorio per certe violazioni
dal giudice penale a un organo amministrativo, o comunque non giudiziario.
Programmi di mediazione penale: mirano alla conciliazione e al risarcimento fra autore e vittima del reato,
al fine non solo di evitare la pena carceraria, ma anche di sottrarre alla giustizia penale il caso di situazione
altrimenti risolvibili in via privatistica.

La mediazione penale
In campo penale la mediazione intesa come una nuova modalit di gestione delle situazioni problematiche
che nascono in seguito alla commissione di un fatto penalmente rilevante. una delle componenti di un nuovo paradigma nascente della giustizia penale: la Restorative Justice.
Lintento di promuovere la responsabilizzazione del reo attraverso:

Communitiy Service Oreder: lavoro non retribuito svolto obbligatoriamente dal reo a favore della comunit, per un determinato ammontare di ore, stabilito dal giudice.
Riparazione del danno: riparazione materiale del danno subito dalla vittima.
Mediazione penale.

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Caratteristiche della mediazione:

Intervento nel quale una terza persona neutrale fa incontrare le persone coinvolte da un delitto.
Le parti hanno la possibilit di parlare del conflitto e di negoziare, se vogliono, possibili soluzioni.
I mediatori non impongono accordi.
Il processo di mediazione conferisce maggior potere decisionale alle parti in conflitto e rivaluta la figura
della vittima.
La finalit della mediazione quella di facilitare la risoluzione del conflitto tra le parti coinvolte, senza
far ricorso ai normali canali della giustizia penale.

Esperienze straniere:
Tra i progetti di mediazione realizzati, va effettuata una distinzione tra quelli che consistono essenzialmente
nel risarcimento del danno alla vittima e quelli che invece si esplicano in una vera e propria attivit di conciliazione tra vittima e autore del reato.
Francia: Nuova definizione dellazione pubblica delle Maison de Justice, che possono operare al di fuori
degli abituali percorsi della giustizia.
Legislazione italiana e mediazione
Relativamente al processo minorile, si pu configurare una mediazione attivata dal Pubblico Ministero in fase pre-processuale che, ove avesse successo, consentirebbe eventualmente una richiesta di non luogo a procedere per irrilevanza del fatto.
La mediazione pu poi essere oggetto di una vera e propria misura alternativa con la stessa ordinanza con cui
il giudice sospende il processo, per mettere alla prova il minore.
Nellambito del processo pretorile il PM, purch si tratti di reati perseguibili a querela di parte, pu citare innanzi a s lindagato e la vittima per un tentativo di conciliazione al fine della remissione della querela.
del gennaio 1995 la prima iniziativa italiana di mediazione e riparazione presso il tribunale per i minorenni
di Torino; un progetto gi stato realizzato anche al tribunale per i minorenni di Milano
Oggi le realt che maggiormente operano nel settore della riparazione e della mediazione sono realt giudiziarie che hanno lasciato i tribunali e si sono spostate sul territorio.

Riduttivismo carcerario e risocializzazione in Italia


Il sistema sanzionatorio e penitenziario italiano oggi uno dei pi miti ed umani dEuropa, ed anche uno
dei pi tolleranti e permissivi. Altra conseguenza negativa stato il dilazionamento del momento in cui la
pena viene eseguita e la perdita dei principi di certezza e inderogabilit delle sanzioni penali.
Lorganizzazione delle istituzioni carcerarie risponde al principio dellumanizzazione della pena detentiva,
garantisce il rispetto della personalit del recluso, ne tutela i diritti ed agevola i rapporti con le famiglie e i
contatti col mondo esterno. poi regolamentato il sistema disciplinare, con ricompense e sanzioni. previsto il regime di sorveglianza particolare, con severe norme di sicurezza. Esso riservato ai detenuti che presentino pericolosit penitenziaria.
Le finalit trattamentali e rieducative si incentrano necessariamente sul principio dellindividualizzazione.
Nella prospettiva di trattamento inframurale lOrdinamento Penitenziario prevede in teoria che per ogni detenuto in esecuzione di pena venga redatto un programma di trattamento che dovrebbe essere predisposto
allinizio della carcerazione e proseguito nel corso di essa.
Ordinamento del 1986: allargamento delle opportunit di uscita temporanea dal carcere per i detenuti che vi
sono ospiti; allargamento delle opportunit di esenzione dellesecuzione penitenziaria stessa.
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Le misure di risocializzazione e di decarcerizzazione in Italia


Attraverso lampia gamma di istituti previsti dallordinamento il condannato viene ad assumere un ruolo centrale nellesecuzione della sua pena.
La responsabilizzazione costituisce, nelle intenzioni del legislatore, lidea portante dellordinamento e da essa deriva la possibilit offerta al condannato di erodere la durata della pena e di eseguirla in tutto o in parte
fuori dal carcere.
Il magistrato di sorveglianza giudice monocratico, i cui principali compiti sono:

Vigilare sullorganizzazione degli istituti di prevenzione e pena.


Esercitare la vigilanza diretta ad assicurare che lesecuzione della custodia degli imputati sia attuata in
conformit delle leggi.
Sovraintendere allesecuzione delle misure di sicurezza personali.
Approvare il programma di trattamento individuale e le proposte di lavoro esterno.
Provvedere sui reclami dei detenuti e degli internati.
Provvedere con decreto motivato sui permessi, sulle licenze.
Esprimere motivato parere sulle proposte e le istanze di grazia.

Il tribunale di sorveglianza un organo collegiale composto da due magistrati di sorveglianza e da due esperti scelti tra cultori di psicologia, servizio sociale, psichiatria, criminologia clinica. A questo tribunale sono attribuite le pi importanti decisioni:

Concessione dellaffidamento in prova, degli arresti domiciliari, della semilibert, della riduzione di pena.
Rinvio obbligatorio o facoltativo dellesecuzione delle pene detentive.
Concessione della liberazione condizionale.
Revoca o cessazione dei benefici.
Funzione di appello sui ricorsi o verso i provvedimenti di competenza del magistrato di sorveglianza.

Affidamento in prova al servizio sociale


Consiste nella scarcerazione del condannato e nellesercitare su di esso, una volta posto in libert, per un periodo uguale a quello della pena da scontare, controllo ed assistenza da parte di apposito Centro di servizio
sociale per adulti dellamministrazione penitenziaria.
Laffidamento pu essere concesso se la pena irrogata in sentenza non supera tre anni, ma anche quando di
tre anni la pena residua di una pi severa condanna. Requisito fondamentale dovrebbe essere la mancanza di
pericolosit sociale del condannato.
Durante il periodo di prova sono posti obblighi, divieti, prescrizioni; il provvedimento pu essere revocato
qualora il soggetto violi le prescrizioni, compia reati. Lesito positivo di questultima estingue la pena.

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Detenzione domiciliare
Obbligo, usciti dal carcere, di risiedere nella propria abitazione o in altro luogo privato o pubblico. riservata a coloro che hanno riportato una condanna a non pi di quattro anni di reclusione e a coloro che stiano
scontando gli ultimi quattro anni di reclusione. Pu essere concessa solo ad alcuni soggetti:

Donna incinta o madre di prole.


Padre esercente la patria potest, di prole di et inferiore ad anni dieci.
Persone in condizioni di salute particolarmente gravi.
Persone di et superiore ai sessanta anni, se inabile.
Persona di et inferiore ai ventuno anni per comprovate esigenze di salute, studio, lavoro.

Semilibert
Facolt da parte del semilibero di trascorrere la giornata fuori dallistituto, facendovi ritorno alla sera; le ore
di libert dovrebbero essere utilizzate in attivit lavorative, istruttive.
Il regime di semilibert pu essere concesso qual che sia la condanna, purch sia stata scontata met della
pena. Ne pu beneficiare anche chi stato condannato allergastolo, quando siano trascorsi venti anni di reclusione.
Liberazione anticipata
Sconto di quarantacinque giorni per ogni semestre di pena eseguita. Si dimostrata pi che uno strumento
risocializzativo soprattutto efficace ai fini del controllo allinterno del carcere.
Affidamento in prova in casi particolari
Nel caso in cui il condannato sia una persona tossicodipendente o alcoldipendente, che abbia in corso un
programma terapeutico di recupero o che ad esso intenda sottoporsi.
Il beneficio ha esclusive finalit terapeutiche e la legge prevede che non possa essere concesso per pi di due
volte.
Permessi premio e licenze
I permessi premio possono essere concessi dal magistrato di sorveglianza ai condannati che hanno tenuto regolare condotta e che non risultano socialmente pericolosi. Durata massima 15 giorni per ogni permesso.
La licenza riservata ai semiliberi e agli internati in esecuzione di misura di sicurezza detentiva. Per gli internati prevista una licenza di ben 6 mesi continuativi nel periodo immediatamente precedente alla scadenza fissata per il riesame di pericolosit.
Lavoro allesterno
La possibilit del lavoro allesterno prevista per chi abbia ben risposto al trattamento. Chi ne fruisce si trova a tutti gli effetti in regime di piena detenzione, solo che, anzich lavorare allinterno del carcere, rimane
fuori per il tempo strettamente necessario a svolgere la sua attivit.
Restrizione in funzione del tipo di reato
escluso dai benefici chi detenuto o internato per:
1. Delitti per associazione di tipo mafioso
2. Sequestro di persona a scopo di estorsione.
3. Associazione finalizzata al traffico illecito di stupefacenti.
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Ulteriori provvedimenti di decarcerizzazione


Legge 165/1998: il legislatore ha stabilito che il PM sospenda l'esecuzione dell'ordine di carcerazione, allorquando la pena detentiva, anche se residuo di pena pi lunga, non sia superiore a tre anni, oppure a quattro
anni per i tossicodipendenti. La sospensione non potr essere disposta pi di una volta.
Sanzioni sostitutive delle pene detentive brevi
Sanzioni per reati di competenza pretorile, che vengono disposte nel momento stesso della condanna nei confronti dei condannati a pene di durata al massimo di un anno, senza interventi rieducativi o altri trattamenti.
Esse sono: la semidetenzione, la libert controllata la sostituzione con la pena pecuniaria.

Misure di sicurezza e misure di prevenzione speciale


Le misure di sicurezza, sono essenzialmente ispirate a finalit di difesa sociale e di prevenzione.
Le misure di prevenzione speciale sono anch'esse informate agli stessi fini.
Le prime vengono applicate a coloro che siano stati riconosciuti autori di reato; le seconde vengono invece
adottate senza che sia stata accertata la commissione di un fatto delittuoso, ma solo in funzione di una presunzione di potenziale delittuosit.
Nessuno ordinamento penale ha mai attuato una integrale sostituzione delle pene con le misure di sicurezza.
Queste misure si pongono come un sistema parallelo alla normale pena classica che, pur conservando i paradigmi dei principi classici della pena, mirava a compensare alcune carenze che erano in essa insite.
Tali manchevolezze consistevano:

Nella insufficiente protezione della societ nei confronti dei soggetti plurirecidivi.
La societ non era abbastanza tutelata dalle possibili offese dei delinquenti riconosciuti non imputabili
per infermit di mente.
Un'ultima carenze la mancanza di interventi risocializzativi e curativi, fini di cui la pena, a quell'epoca, non era investita, e che le misure di sicurezza avrebbero idealmente dovuto fornire.

La triplice funzione delle misure di sicurezza : isolare dal corpo sociale i soggetti pi temibili; curare le infermit dei delinquenti malati di mente; rieducare i plurirecidivi attraverso l'obbligo del lavoro e l'abitudine a
esso.
Il sistema delle misure di sicurezza stato un compromesso tra i principi della scuola classica e quelli della
scuola positiva.
Le misure di sicurezza privative della libert personale sono tuttora previste dal codice penale, anche se non
sono particolarmente pi applicate se non nei confronti dei prosciolti per vizio totale e parziale di mente.
Esse sono sancite solo nei confronti di coloro che siano stati riconosciuti autori di reato e che vengono giudicati socialmente pericolosi. Per quanto attiene ai delinquenti non infermi di mente, il codice prevede una pericolosit ritenuta dal giudice, e una che era invece presunta, allorquando venivano a ricorrere certe circostanze previste dal codice.
Inoltre il codice identifica forme di "pericolosit qualificata", con le figure particolari del delinquente abituale, professionale e per tendenza.

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I vari tipi di misure applicabili ai soggetti ritenuti pericolosi consistono in:

Ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario per gli autori di reati riconosciuti al momento del fatto
portatore di totale infermit di mente.
Ricovero in case di cura e custodia per i soggetti semi infermi per vizio parziale, e ritenuti pericolosi,
misura da eseguirsi una volta scontata la pena.
Internamento in casa di lavoro o colonia agricola per i delinquenti abituali.
Riformatorio giudiziario per i minori socialmente pericolosi, anche esso non pi utilizzato.

La legge prevedeva inoltre una tassativo termine minimo di durata delle misure di sicurezza in quanto avrebbero dovuto cessare solamente nei momenti in cui, effettuato il "riesame della pericolosit", si fosse riconosciuto il suo venir meno; se viceversa la pericolosit fosse stata ritenuta ancora sussistente, una misura stessa
sarebbe stata rinnovata per un periodo uguale a quello minimo, e cos via senza un limite ultimo.
La pericolosit presunta si rilevata fonte di inconvenienti:

Le misure applicabili ai delinquenti pericolosi, ma sani di mente, sono parse nell'applicazione concreta
ben poco dotati di idoneit risocializzativa, in quanto il trattamento era unicamente incentrato sull'obbligo del lavoro, senza prevedere alternative trattamentali e di progressivo reinserimento sociale.
La permanenza nei "manicomi criminali" era commisurata alla gravit del reato, anzich alla gravit
della malattia. L'ospedale psichiatrico giudiziario ha suscitato, e suscita tuttora, severe critiche per essere concepito come un'istituzione pi a fini custodialistici piuttosto che non terapeutici.
Nel caso di soggetti riconosciuti portatori di vizio parziale di mente, la presunzione di pericolosit, se
anche meno rigide che non per i prosciolti, erano pur sempre connesse alla gravit del delitto.

Per la mutata politica penale e per l'incentrarsi di ogni intervento sul mito risocializzativo , divenuto ben
raro che il giudice si pronunci nel senso di dichiarare un delinquente socialmente pericoloso.
Gli interventi legislativi che hanno pressoch svuotato le misure di sicurezza del loro significato di prevenzione e di difesa sociale sono i seguenti:

Abolizione di tutte le presunzioni di pericolosit talch tali misure sono applicabili solo dopo una individuale identificazione della pericolosit sociale.
Non pi tassativamente prefissato il termine minimo della misura, un tempo non suscettibile di abbreviazione.
E' infine previsto per tutti gli internati in istituti per misure di sicurezza un largo impiego di licenze e
di semilibert, secondo l'illusoria convinzione che questi benefici favoriscono la risocializzazione.

Misure diverse ispirate esclusivamente a esigenze di difesa sociale nei confronti di varie tipologie di soggetti.
Esiste cio nei confronti di costoro una presunzione di potenziale delittuosit.
Queste misure furono concepite inizialmente per controllare la delinquenza comune; esse infatti andavano a
colpire:

Gli oziosi e i vagabondi abituali


Coloro che sono abitualmente e notoriamente dediti a traffici illeciti
Coloro che, per la condotta e il tenore di vita, debba ritenersi che vivano abitualmente, anche in parte,
con il provento di delitti o con il favoreggiamento
Chi ritenuto dedito allo sfruttamento della prostituzione, al contrabbando, al traffico di stupefacenti,
al gioco clandestino
Coloro svolgono abitualmente altre attivit contrarie alla morale pubblica e al buoncostume.

Integrazioni della legge estendono le stesse misure anche agli appartenenti alle associazioni mafiose o di tipo
assimilabile.
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Le misure di prevenzione sono le seguenti:

La diffida.
Il foglio di via obbligatorio.
La sorveglianza speciale.
Il divieto di soggiorno.

Sono state inoltre previste molteplici misure di carattere economico quali sequestro dei beni, disposizioni tributarie fiscali.

La pericolosit sociale
Il giudizio della pericolosit irrinunciabile in tutto il sistema penale. Agli effetti della legge penale, socialmente pericolosa la persona, anche se non imputabile o non punibile quando probabile che commetta
nuovi fatti previsti dalla legge come reati. Il codice limita la possibilit di esprimere un giudizio di pericolosit sociale solo nei confronti di chi sia stato riconosciuto autore di un reato.
Il giudizio di pericolosit consiste nella previsione di probabile futura condotta delittuosa. L'origine di questo
concetto e di derivazione positivistica. La pericolosit sociale consiste quindi in un giudizio individualizzato
di previsione delinquenziale.
Molte critiche sono state avanzate sul concetto di pericolosit.
-In primo luogo, nei confronti delle molte fattispecie di pericolosit presunta.
Legge 10 ottobre 1986/ 663 che abolisce ogni presunzione di pericolosit. Tutte le misure di sicurezza personale sono ordinate previo accertamento che colui il quale ha commesso il fatto persona socialmente pericolosa.
-In secondo luogo le critiche si coniugano con le reali possibilit umane di stabilire, con una ragionevole
margine di certezza, quale sar la condotta futura di qualsiasi persona. Si tratta di una valutazione relativa alle circostanze oggettive e soggettive, alle aggravanti e alle attenuanti comuni e generiche, e che comporta
anche apprezzamenti sulla personalit del reo, valutazioni criminologiche e psicologiche riguardo al dolo,
alle motivazioni a delinquere e alla predizione della condotta futura.
I criteri da utilizzare sono i seguenti: la gravit del reato e la capacit a delinquere.
La gravit del reato desunta: 1) dalla natura, dalla specie, dai mezzi, dall'oggetto, dal tempo, dal luogo e da
ogni altra modalit dell'azione; 2) dalla gravit del danno o del pericolo cagionato alla persona offesa del reato; 3) dalla intensit del dolo o dal grado della colpa.
La capacit a delinquere del colpevole desunta: 1) dei motivi a delinquere e dal carattere del reo; 2) dai
precedenti penali e giudiziari e, in genere, dalla condotta e dalla vita del reo, antecedenti al reato; 3) dalla
condotta contemporanea o successiva al reato; 4) dalla condizione di vita individuale, famigliare sociale del
reo.
Una posizione equilibrata appare quella che prevede un concetto di pericolosit come qualit eventuale dell'autore di un reato.
Va infine precisato che per i soggetti indagati, e non ancora condannati, esistono parametri in parti differenti
relativamente alla pericolosit con riferimento all'adozione della misura cautelare della carcerazione preventiva: essi consistono nel pericolo di inquinamento delle prove, nel pericolo di fuga o della commissione di
gravi delitti.
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Politica penale per i minorenni


In Italia il trattamento penale dei fanciulli e adolescenti autore di reati sempre stato improntato a criteri di
minore severit, anche se a giudicarli era la magistratura ordinaria.
Solamente con il R.D.L. 20 luglio 1934 n. 1404 venne introdotto uno specifico organo giurisdizionale, appunto il tribunale per i minorenni, che espresse il riconoscimento delle peculiari esigenze educative dei
minori e della necessit di trattamento differenziato rispetto a quello degli adulti nella procedura penale e
nell'esecuzione di pene e misure.
La competenza penale riguarda i reati commessi dei minori in et compresa fra i 14 e i 18 anni.
La loro competenza era per limitata ai minori non coimputati con adulti.
Bisogner arrivare al 1984 con una sentenza della corte costituzionale perch anche minori correi con adulti
venissero processati dal giudice tutelare, con la conseguente dismissione dei procedimenti.
La competenza amministrativa del tribunale per i minorenni, concerne invece l'utilizzo di misure rieducative
per i minori che, pur non avendo commesso reati diano "manifeste prove di irregolarit della condotta e del
carattere". Il tribunale per i minorenni chiamato a intervenire in seguito a una segnalazione dei genitori, del
tutore, o di speciali organismi di educazione e protezione dell'infanzia e dell'adolescenza.
I provvedimenti amministrativi consistevano sostanzialmente nel collocamento dei minori in apposite case di
rieducazione o in altri istituti correzionali.
La competenza civile riguarda tuttora l'esercizio da parte del tribunale di una funzione di difesa e protezione
del minore riconoscendo al giudice poteri in materia di patria potest, di allontanamento del minore dal nucleo familiare per inadeguatezza o immoralit dei genitori; ed anche in materia di affidamento temporaneo ad
altra famiglia nel caso di genitori in difficolt, o l'adozione definitive sia di bambini italiani e di altre nazionalit.
Il tribunale inoltre competente, in casi di controversia fra genitori non coniugati, per decidere dell'affidamento del minore all'uno all'altro genitore, per imporre gli obblighi economici e le modalit delle frequentazioni. Nel caso dei genitori coniugati ma separati o divorziati, la competenza per l'affidamento rimasto
sempre di competenza del tribunale civile ordinario.
Per quanto riguarda l'imputabilit dei minori il codice stabilisce:
Art 97. Non imputabile chi, nel momento in cui ha commesso il fatto, non aveva compiuto i quattordici
anni.
Art 98. E' imputabile chi, nel momento in cui ha commesso il fatto, aveva compiuto i quattordici anni, ma
non ancora i diciotto, se aveva capacit di intendere e di volere, ma la pena diminuita.
Nel caso dei minorenni, la capacit di intendere e di volere pu essere semplicemente legata alle caratteristiche dell'et evolutiva, per cui anche un ritardo della maturazione oppure disturbi del carattere, dell'affettivit
o della personalit, possono essere causa di non imputabilit.
Il concetto di immaturit viene, quindi, ad assumere posizione centrale come parametro per valutare la responsabilit penale.
Le scelte di politica penale che hanno ispirato nel tempo gli interventi nei confronti della delinquenza minorile si possono sintetizzare in un succedersi di fasi.
In una prima fase l'ideologia prevalente era retributivo-punitiva, anche se la pena era attenuata, differenziata
da quella per l'adulto, individualizzata e sottesa da una ben enunciata finalit rieducativa.

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L'attenuazione della pena si configura nel fatto che le sanzioni previste dal codice penale sono ridotte nella
misura non eccedente a un terzo: e ancora nell'istituto del perdono giudiziale, consiste nell'annullamento degli effetti della sentenza ove questa comporti una pena restrittiva della libert personale non superiore ad anni due.
Il principio della individualizzazione si concretizza in peculiari norme procedurali comportanti l'accertamento delle effettive capacit di intendere di volere di ogni imputato.
Nel giovane delinquente va accertato se il processo di maturazione si sviluppato regolarmente, cos da renderlo di fatto capace.
La finalit educativa, veniva perseguito nei primi anni di applicazione della legge secondo i modelli pedagogici allora vigente: istituti correzionali chiusi. Tali istituti comprendevano le case di rieducazione; ed inoltre
il riformatorio giudiziario riservato ai minori riconosciuti socialmente pericolosi.
Le pene se inflitte vengono eseguite nella prigione-scuola.
Una seconda fase inizia quando la preminente finalit rieducativa della giustizia minorile si afferma in tutta
la sua interezza e diviene il fine primario.
L'impiego di tecniche di intervento psico-sociologico e di osservazione scientifica della personalit. L'esigenza di alternative alle istituzioni chiuse.
Un terzo momento dell'evoluzione della politica penale verso i minorenni si manifesta pi recentemente allorquando si impone il principio della deistituzionalizzazione e decarcerizzazione secondo la quale non viene
pi accettato che l'educazione e l'esecuzione delle pene debbano essere elettivamente praticate all'interno di
strutture carcerarie o simil-carceraria, quali erano pur sempre anche le case di rieducazione.
Ma viene anche posta in crisi la stesse ideologia rieducativa trattamentale. Dominante infatti la critica delle
istituzioni chiuse.
L'esigenza della deistituzionalizzazione si riflessa sul piano degli interventi penali, sia in quello degli interventi amministrativi.
Per i giovani prosciolti per immaturit si sono applicate piuttosto che misure amministrative istituzionali le
misure rieducative in libert. Queste misure in libert si dimostreranno per gravemente carenti e di fatto il
minore posto in libert si venuto a trovare abbandonato a se stesso
Quarta fase 1988: l'approvazione, unitamente al nuovo codice di procedura penale, delle " nuove disposizioni
sul processo penale a carico di imputati minorenni".
Il D.P.R. 24 luglio 1977 n. 616 prevede il trasferimento agli enti locali delle funzioni educative fino ad allora esercitate da organismi statali
Le case di rieducazione vengono abolite, cos come i gabinetti e il istituti medico- psicopedagogici, i focolari
di semilibert, i pensionati giovanili, le scuole e lavoratori speciali, che erano riservati sulle giovani delinquenti; vengono rifiutate tutte le strutture ispirate al modello degli istituti correzionali, e si privilegia invece
strutture di piccole dimensioni inserite nel territorio.

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Decarcerizzazione nell'attuale normativa penale per i minori


D.P.R. 22 settembre 1988 n. 448, si adeguano le direttive degli organismi internazionali e in particolare alle
regole minime dell'ONU 1985
Tali Regole precisano che: il sistema di giustizia minorile deve avere come obiettivo la tutela del giovane e
assicurare che la misura adottata nei confronti del giovane sia proporzionale alle circostanze del reato e all'autore dello stesso.
Principi:

L'intervento penale nei confronti della delinquenza minorile ispirata ai principi di decarcerizzazione
e di depenalizzazione.
La detenzione viene prevista, secondo il principio del massimo riduttivismo carcerario, esclusivamente
quando sia giustificata da rilevanti preoccupazioni di difesa sociale.
La pena viene concepita come finalit esclusivamente rieducativa.
Individualizzazione della pena.
Infine brevit e gradualit del trattamento penale.

Viene introdotto l'istituto della sentenza di non luogo a procedere per l'unicit e occasionalit del fatto con il
superamento della obbligatoriet dell'azione penale.
Misure cautelari precedenti al giudizio. L'arresto in flagranza di reato pu avvenire solo per i delitti pi gravi
o quando esistono gravi e inderogabili esigenze di indagine.Per tutti gli altri casi prevista una gamma progressiva di misure cautelari.
Provvedimento restrittivo il collocamento in comunit pubblica o convenzionata. Infine, i rari casi e per il
fallimento delle misure miti, prevista la custodia cautelare in carcere minorile
Anche per la esecuzione della pena, la carcerazione costituisce l'ultima risorsa e viene riservato solo agli autori di reati singolarmente gravi.
Per quanto riguarda la sospensione del procedimento penale, essa consiste nella possibilit di rinunciare al
processo quando il giudice ritiene che l'adozione di altri tipi di intervento siano sufficienti a garantire il ravvedimento del minore. Alla base di questo istituto c' la considerazione in base alla quale il recupero del ragazzo pi probabile in seno al suo ambiente abituale di vita o comunque extracarcerario piuttosto che all'interno del carcere.
Il giudice, quindi, pu decidere di applicare tale misura qualora ritenga prevedibile il recupero del minore
mediante la mobilitazione delle risorse personali del soggetto e la predisposizione di idonee risorse ambientali. Nel corso di tale periodo il minore viene messo alla prova e gli sono poste prescrizioni, anche dirette a
riparare le conseguenze del reato e a promuovere la conciliazione con la vittima.
Il reato viene estinto se dopo il periodo di prova il giudice ritiene che la prova abbia dato esito positivo. Non
vi sono limiti connessi alla gravit del reato; se questo di una certa rilevanza il processo non potr essere
sospeso per pi di tre anni, altrimenti la sospensione dura la massimo un anno.

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Antinomia fra educazione, punizione difesa sociale


La filosofia dell'educazione e della decarcerizzazione si negli anni pi recenti andata scontrando con una
delinquenza dei pi giovani in costante aumento quantitativo e aggravamento qualitativo che ha visto pi
frequentemente di un tempo la commissione di reati di ben pi elevata gravit.
La politica della zero tolerance stata utilizzata anche per i minorenni, riprendendo non solo la pi grave
criminalit ma anche quella pi modesta che suscita per allarme sociale e senso di insicurezza fra i cittadini.
La politica penale solo rieducativa e indulgenziale, quella da noi seguita, non tiene conto della necessit che
il giovane delinquente, per poter veramente risocializzarsi, deve prendere coscienza della propria responsabilit. Sono molteplici le voci che si levano anche da settori della psicologia criminale e della pedagogia, per
stare nuovamente rilievo alla responsabilit dei giovani delinquenti.
La deresponsabilizzazione impedisce infine la messa in atto di meccanismi compensativi all'insufficiente socializzazione, dal momento che basilare per la crescita, sia ecologica che sociale., proprio il responsabilizzarsi e di confrontarsi autonomamente e criticamente con le norme, le istituzioni, la societ.
Critiche vengono avanzate anche secondo una diversa prospettiva, viene negata ogni possibilit di superare
l'antinomia punizione-educazione, che intesa come una vera e propria antitesi. I due momenti non possono
coesistere devono essere disgiunti.
La magistratura provvede nei confronti del minore che ha compiuto reati unicamente per accertare l'attribubilit del fatto e irrogare la pena.
Dell'educazione, dell'aiuto socio-assistenziale di cui ogni giovane in difficolt necessita dovrebbe farsene carico non l'amministrazione della giustizia ma i servizi civili.

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