Unaltra grande scoperta che ha cambiato la storia di questa malattia unitamente all'arrivo dei nuovi farmaci, ha
riguardato la somministrazione del fluorouracile.
Tradizionalmente il fluorouracile veniva utilizzato in bolo, cio si faceva uninfusione e a met dellinfusione si
dava lacido folinico. Il fluorouracile un farmaco con emivita molto breve, quindi se dato in bolo non d
tossicit ma lefficacia piuttosto modesta.
Un ricercatore francese, De Gramont, ha scoperto che il fluorouracile dato in maniera infusiva diventa pi
attivo. Quindi si cercato non solo di utilizzare il fluorouracile, ma di utilizzarlo molto meglio.
Il primo cambiamento avvenuto perch si imparato a usare meglio il fluorouracile e per laggiunta di due
nuovi farmaci con attivit molto rilevante, lirinotecano e loxaliplatino.
Farmaci biologici
Gli anticorpi monoclonali di interesse nella terapia del cancro del colon-retto sono al momento tre:
Cetuximab e panitumumab: sono anticorpi che legano il recettore per lEGF (Epidermal growth factor), che
un recettore della famiglia HER, espresso dalle cellule tumorali del colon retto. Entrambi gli anticorpi hanno una
notevole efficacia.
importante ricordare che la cascata di signalling a valle di EGFR comprende i geni della famiglia Ras.
Bevacizumab: un anticorpo, scoperto alla Genentech da Napoleone Ferrara, che lega VEGF (VascularEndothelial Growth Factor). VEGF un fattore estremamente importante per langiogenesi tumorale e regola il
flusso di sangue nel microambiente tumorale. Il bevacizumab esercita un effetto di trapping cio impedisce il
legame di VEGF con il suo recettore.
NB. Le due classi di anticorpi agiscono in maniera completamente diversa: gli inibitori dellEGFR legano le
cellule tumorali, mentre il bevacizumab non lega le cellule tumorali ma lega il VEGF deprivando il tessuto
tumorale di esso.
Ci sono stati diversi studi che hanno dimostrato lefficacia dellassociazione del bevacizumab con la
chemioterapia (FOLFOX, FOLFIRI o anche la sola capecitabina). Quindi utilizzare il bevacizumab in
associazione vantaggioso sia in prima linea che in seconda linea rispetto alla sola chemioterapia.
Inoltre si visto come pazienti che hanno fatto una prima linea con bevacizumab possano beneficiare del
bevacizumab anche in seconda linea.
Successivamente si dimostrato lo stesso per gli inibitori di EGFR3, per si fatta una valutazione che ne ha
permesso un uso pi logico: poich EGFR ha Ras nella propria cascata di signalling, ci si chiesti se fosse
possibile riconoscere meglio i pazienti che potessero beneficiare di una terapia con cetuximab.
3 Il primo studio per gli inibitori di EGFR stato lo studio CRYSTAL che ha dimostrato lesistenza di
Unanalisi retrospettiva dello studio CRYSTAL ha dimostrato che il vantaggio del cetuximab molto piccolo,
ma selezionando solo i pazienti wild-type per K-RAS e B-RAF si visto che il vantaggio diventa pi
significativo.
Si delineava lidea che il cetuximab andasse utilizzato esclusivamente nei pazienti che non avevano una
mutazione di K-RAS. Questo ha portato un grande sforzo per rendere disponibile lanalisi mutazionale
praticamente in tutti i centri oncologici. Ultimamente stato dimostrato lo stesso per il panitumumab.
Riassumendo: i pazienti wild-type possono optare per il bevacizumab, per il cetuximab o per il panitumumab,
mentre i pazienti con K-RAS mutato devono utilizzare il bevacizumab, poich la sua attivit indipendente
dalla presenza di mutazioni.
Questo ha suscitato un grande interesse e si andati a screenare anche per altre mutazioni, cio K-RAS (anche in
esoni diversi da quelli che venivano analizzati precedentemente), N-RAS (negli esoni 2, 3 e 4) e B-RAF. La
popolazione wild-type per tutte queste mutazioni traeva un vantaggio ancora maggiore (lo studio stato condotto
per il panitumumab).
Fondamentalmente si in grado di identificare un gruppo di pazienti (circa il 40%), i cosiddetti tripli negativi,
nei quali lefficacia del trattamento con anticorpo monoclonale sicuramente pi alta.
Questa una importante possibilit di individualizzare il trattamento.
NB. In questo caso, lo stadio della malattia un fattore prognostico, mentre la mutazione in RAS un fattore
predittivo (e nello specifico un fattore predittivo negativo perch predice la negativit di risposta a un
determinato tipo di trattamento).
Le mutazioni in BRAF sono ancora un fattore prognostico (e nello specifico un fattore prognostico altamente
sfavorevole), ma non chiaro se predicano o meno la negativit dellazione del cetuximab.
Altri farmaci
Regorafenib: un farmaco di efficaci modesta, attivo soprattutto alla fine della chemioterapia.
Aflibercept: una proteina chimerica che agisce come il bevacizumab, cio come VEGF-trap, pur non essendo
un anticorpo monoclonale. Si dimostrato essere attivo in associazione con il FOLFIRI, mentre non ci sono dati
riguardo allattivit con il FOLFOX.
Sembra essere vantaggioso anche nei pazienti che hanno fatto una prima linea di terapia con il bevacizumab.
NB. Non esistono studi comparativi tra bevacizumab e aflibercept, ma importante ricordare che laflibercept
va usato sempre quando gi stato usato il bevacizumab e non viceversa.
Si possono immaginare diversi scenari:
Prima linea per un paziente mutato: sicuramente si sceglie il bevacizumab rispetto agli altri anticorpi
monoclonali. In associazione per la prima linea si sceglie il FOLFOX, in modo da poter utilizzare in seconda
linea laflibercept in associazione con FOLFIRI.
Per le linee successive si hanno meno certezze, ad esempio possibile riutilizzare i farmaci della prima linea se
cera stata una buona risposta, o usare il regorafenib, che per non ha unelevata attivit.
Prima linea per un paziente non mutato non resecabile: possibile usare bevacizumab in associazione a
FOLFOX, seguiti in seconda linea da FOLFIRI e un anti-EGFR, oppure il contrario (cio lanti-EGFR in prima
linea e il bevacizumab in seconda linea).
Prima linea per un paziente da convertire: possibile usare o FOLFOXIRI con bevacizumab oppure cetuximab
con FOLFOX o FOLFIRI, perch il cetuximab un po pi attivo in termini di risposta epatica.
Chemioterapia adiuvante e neoadiuvante
Stadio II: il trattamento adiuvante riduce il rischio di recidiva di circa il 40%, tuttavia questo dato un valore
assoluto che vale sia nel secondo che nel terzo stadio, cio lefficacia biologica la stessa in entrambi gli stadi e
daltra parte non bisogna aspettarsi differenze visto che la malattia la stessa.
Nel secondo stadio il tasso di recidiva intorno al 20%, quindi pi dell80% dei pazienti sono gi guariti e
usando una terapia adiuvante si andrebbe a trattare molti pazienti guariti; ridurre del 40% un rischio del 20%
un risultato di una rilevanza relativa.
Secondo lEBM si parla di NNT (Number Needed to Treat): in questo caso bisognerebbe trattare 20-24 pazienti
affinch 1 di essi non ricada, gli altri verrebbero trattati in assenza di probabile beneficio.
Il problema che non si pu sapere qual il paziente che ricadr, quindi per consuetudine nel secondo stadio il
trattamento adiuvante indicato nelle seguenti condizioni:
Stadio III: il rischio di recidiva molto pi alto quindi il risultato sar maggiore, proprio perch il numero di
pazienti che recidiveranno sar maggiore. Quindi la chemioterapia adiuvante indicata in tutti i pazienti in
stadio III.
In questo caso si pu utilizzare una terapia di combinazione: o FOLFOX o XELOX (capecitabina e oxaliplatino).
NB. Lirinotecano per motivi che nessuno riuscito a capire, pur avendo unefficacia che sostanzialmente la
stessa del fluorouracile, non ha mai dimostrato unefficacia in terapia adiuvante.
Questo probabilmente un problema dei risultati degli studi, ma fondamentalmente oggi non noi possiamo
usarlo perch non vi nessuno studio positivo. Secondo i criteri dellEBM i farmaci attivi in terapia adiuvante
sono: fluorouracile, capecitabina e oxaliplatino.
Anche gli anticorpi monoclonali invece non hanno alcun ruolo nella terapia adiuvante.
Un punto su cui si dibatte molto lutilizzo della terapia adiuvante in pazienti affetti da neoplasie con instabilit
microsatellitare4 (quindi quadri ipermutabili) allo stadio II. In questi casi non sembra esserci un vantaggio della
terapia adiuvante.
Quindi forse possiamo cominciare a considerare, solo in questo caso, che le forme con instabilit microsatellitare
siano delle forme a cui possibile risparmiare il trattamento adiuvante nel secondo stadio, anche perch hanno
una prognosi relativamente favorevole.
Per quanto riguarda la chemioterapia neoadiuvante, viene utilizzata la capecitabina.
Terapia del paziente anziano
Per quanto riguarda invece la terapia del paziente anziano, negli ultimi anni venuta fuori molto forte lidea che
il trattamento migliore sia la monochemioterapia con capecitabina associata al bevacizumab; i risultati
sembrano simili a quelli ottenibili dalla polichemioterapia.
In questo caso, se si decide di trattare il paziente in prima linea con capecitabina e bevacizumab, non ha pi
senso eseguire subito lanalisi mutazionale, ma possibile ritardarla per valutare la possibilit di utilizzare gli
anticorpi anti-EGFR in una fase successiva, magari in monochemioterapia.
Malattia avanzata
Un tumore avanzato definito come un tumore che, alla diagnosi o in occasione della recidiva, si presenta
metastatico o talmente esteso localmente da rendere impossibile la realizzazione di un intervento con intento
curativo.
4 Linstabilit microsatellitare un epifenomeno dovuto a un deficit dei geni del Mismatch Repair.
Quando si parla di tumori del colon-retto legati a instabilit microsatellitare non si intende che
linstabilit determina la neoplasia, piuttosto che il deficit dei geni del Mismatch Repair causa sia la
neoplasia che linstabilit microsatellitare.
Circa il 20% dei pazienti con carcinoma del colon-retto presentano una malattia avanzata alla diagnosi e circa il
35% svilupper una malattia avanzata anche dopo un intervento locoregionale valido.
Follow-up
Per quanto riguarda il follow-up dei pazienti che sono stati operati, oggi si tende fondamentalmente a non fare
pi tutti gli esami descritti precedentemente (esame clinico, colonscopia, sigmoidoscopia, ecc.), ma si tende a
ridurre limpatto della diagnostica per immagini.
Probabilmente la sola colonscopia sufficiente.
Conclusioni
Quando si iniziato a usare il fluorouracile la sopravvivenza attesa era nettamente inferiore a un anno, quando
sono stati introdotti FOLFOX e FOLFIRI si arrivati a circa 20 mesi, con gli anticorpi monoclonali in prima o
seconda linea si arrivati a 31 mesi.
Quindi la storia della malattia cambiata radicalmente, visto che in un decennio raddoppiata laspettativa di
vita nei pazienti con malattia metastatica di un tumore considerato in passato chemio-refrattario.
Un paziente con cancro del colon-retto 12 anni fa aveva unaspettativa di vita mediana di 12-15 mesi, mentre
oggi ha unaspettativa di vita mediana di 31 mesi. Mediana vuol dire che esistono pazienti con decorso pi
sfavorevole (es. quelli con mutazione di BRAF, in cui la chemioterapia poco efficace e si tende, quando
possibile, a usare la tripletta) e altri che vivono molto di pi di 31 mesi.
Si iniziano a vedere tanti paziente che vivono 50-60 mesi e che hanno ormai una cronicizzazione della
malattia.
Questo lo si deve alla grande qualit della ricerca clinica che stata condotta in questo particolare campo.
Ci sono naturalmente vie alternative in sperimentazione, ad esempio ci sono nuovi approcci
chemioimmuniterapici, migliori tecniche di resezione epatica, la perfusione ipertermica del peritoneo, approcci
sperimentali con nanoparticelle radioattive, identificazione di nuove mutazioni con implicazioni prognostiche
(es. PI3K), ecc.
Sono tutti approcci che devono essere validati in termini di sopravvivenza, ma fanno sperare che questi 31 mesi
possano venire ulteriormente superati.