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L'IMPERO E IL CRISTIANESIMO

Introduzione
Con la fine della dinastia dei Severi, inizia per l'Impero romano un periodo di profondissima
crisi, dovuta per altro ai medesimi motivi che erano stati all'origine delle difficolt dei
precedenti decenni (cio insicurezza fuori e dentro i confini, invasioni, esasperata
militarizzazione, incremento delle tasse, diminuzione della produttivit, svuotamento delle citt
e crescita della propriet fondiaria, ecc.), motivi per di pi ora notevolmente aggravatisi.
Dopo un primo momento di disorientamento quasi totale
(negli anni che comunemente vengono definiti dell'anarchia
militare) vi sar un riassetto dell'Impero, per merito
soprattutto dei due celebri imperatori Diocleziano e
Costantino, su basi notevolmente rinnovate.
Con essi inizia cos una nuova fase (l'ultima) nella vita
dell'Impero, segnata - oltre che da una gestione
decisamente diversa della cosa pubblica rispetto agli anni
passati, e rispetto alla stessa idea di Impero inaugurata da
Augusto - anche dall'affermazione a livello politico e
istituzionale del Cristianesimo, di quel movimento religioso
cio che, nato negli ambienti culturali della Palestina, si era
da subito distinto dalle tradizioni - estremamente settarie e
nazionalistiche - dalle quali era sorto, diffondendosi poi a
macchia d'olio in tutto il Mediterraneo e nello stesso Impero
romano.
Il periodo storico che andiamo a analizzare, dunque, si
divide in due distinte fasi: la prima quella dell'anarchia
militare (236-284), la seconda quella della 'ristrutturazione'
della compagine imperiale ad opera di Diocleziano (284305) e di Costantino (306-337).
- Motivi di fondo (e elementi di continuit) di tutto il periodo
Nonostante si possa suddividere - molto schematicamente - questo lungo lasso di tempo, il cui
corso va dal 236 al 337 d.C., in due distinti periodi (cio il cinquantennio dell'anarchia militare
e quello successivo della ristrutturazione dell'Impero), tra tali periodi sussistono anche profondi
elementi di continuit, elementi di natura decisamente pi sociale e strutturale che politicoistituzionale.
La differenza tra queste due diverse "et" difatti, non risiede tanto nell'essere poste di fronte a
differenti problemi, quanto nel modo di affrontarli: mentre tendenza dominante del periodo
dell'anarchia militare il subirli passivamente, il periodo seguente, segnato appunto da un
complessivo riassetto politico e istituzionale, cercher di opporre attivamente a essi dei rimedi,
nella consapevolezza che, qualora non vengano risolti, tali problemi finirebbero per minare la
stabilit dell'Impero e risultare fatali per la sua stessa sopravvivenza.
Vediamo adesso pi in dettaglio quali siano gli elementi problematici:
- in primo luogo, come gi si accennato, vi un aggravamento ulteriore degli squilibri sociali
tra ceti alti (soprattutto fondiari) e ceti medi e bassi, con la conseguente estensione della
grande propriet, parallelamente per altro all'aumento della pressione fiscale (il cui pagamento
sempre pi spesso avviene in natura), alla crescita numerica degli eserciti e alle sempre
maggiori difficolt per il commercio e per i ceti mercantili e finanziari;

- altro fenomeno sempre pi pressante, ma anch'esso non certo nuovo, quello della divisione
interna tra le legioni dell'esercito (fenomeno parallelo per altro alle tendenze separatistiche di
molte regioni, sia a ovest, sia a est);
- inoltre, accanto a un tale problema di forze centrifughe - e ovviamente a esso
complementare -, si assiste a una massiccia recrudescenza dei tentativi di invasione dei popoli
barbarici, sia nelle zone occidentali che in quelle orientali dell'Impero (e, assieme a essi, anche
dell'espansionismo del regno neopersiano).
Una simile situazione, che - come si gi detto - provoca inizialmente un forte sbandamento in
seno all'Impero, e successivamente un ripensamento delle sue strutture pi profonde, si
tradurr in tre 'tendenze' di fondo compresenti nello Stato romano di questi anni:
- favorir l'affermazione dei militari di professione un po' a tutti i livelli istituzionali - compreso
quello supremo -, ovvero in tutte le cariche dell'Impero (a scapito chiaramente dei ceti nobiliari
e di quelli finanziari, cio equestri in senso pi classico: i ceti di governo pi tradizionali,
insomma);
- costringer i sovrani a dividere sempre pi esplicitamente l'Impero in regioni differenti,
ognuna governata pi o meno autonomamente (decisione suggellata con l'instaurazione della
famosa Tetrarchia di Diocleziano);
- e infine indurr l'Impero, oramai internamente debole e stremato, a cercare il sostegno e
l'alleanza di una nuova forza sociale: la nascente Chiesa cristiana.

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