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Nella notte dei Cucibocca Vincenzo Stasolla 2010
Introduzione
La figura del Cucibocca pare essere avvolta da una fitta nebbia invalicabile.
Una “maschera” che per gli abitanti di Montescaglioso appare oramai
scontata, ma non sono da poco il suo agire e la sua presenza. V’è da dire che
il soggetto di questa ricerca ha potuto ottenere delle insicure origini soltanto
attraverso delle mere ipotesi, accostando ad esse le protostoriche e storiche
popolazioni Italiche, la cristianità e l’agricoltura dei monaci e degli abitanti,
le credenze popolari annesse ad essi, ecc…
Naturalmente, come reso esplicito all’interno del testo, questo breve saggio
non è risolutivo, magari carico di congetture, che quindi richiede maggiori
rivisitazioni, lasciando a chi di dovere queste competenze; in qualità di
semplice studente, auspico infatti che questo testo non sia il primo e l’ultimo
che tratti delle origini del Cucibocca: un concetto viene elaborato e
migliorato anche attraverso la collaborazione, le obliterazioni, la critica e
pertanto attraverso un continuo riesame, mirando ad una soluzione. Ci si
aspetta, quindi, che il discorso intorno al Cucibocca non venga presto
abbandonato; d’altronde abbandonare la ricerca sulle proprie radici sta un
po’ come credere di non averle e quindi esentarsi dal dissetarle, curarle e
quindi tutelarci.
Spetta quindi al pubblico di lettori giudicare il testo (in qualità di
“pubblico”) e alla oggigiorno sofferente ricerca reimpostare la nostra storia.
V.S.
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Nella notte dei Cucibocca Vincenzo Stasolla 2010
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Nella notte dei Cucibocca Vincenzo Stasolla 2010
1.1 Il problema delle origini persuasione e l’invidia: in molte località meridionali è viva ancora la
credenza dello sguardo invidioso, del malocchio (l’affàsscene).
La maledizione nella prima antichità Latina (ereditata dalla protostoria Scacciare, quindi, il malocchio a cui sono sottoposti gli agricoltori, affinché
degli antichi Ausoni, Enotri) di adozione anche Osca, se esaudita a scopo il potere positivo delle varie divinità abbia facile accesso per donare
rituale (e non individuale come le più tarde defixiones latine e lucane), era abbondanza al raccolto.
fulcro di bene. Inveire contro qualcuno, qualcosa, scaricava tensioni, Sul finire della primissima età del ferro (VII sec.) Montescaglioso era
scacciava il malocchio; tutto ciò che era parte del bello e del perfetto era ancora abitata da antichi indigeni appartenenti al ceppo Enotrio,
dominio di un mondo malizioso, negativo, fascinoso, maledetto. Era quindi probabilmente in stretto collegamento con l’area nord-tirrenica come altre
opportuno presso gli antichi Latini, durante i rituali della semina, della località della Basilicata, grazie agli scambi commerciali fluviali. Nella
mietitura, della vendemmia, del ritorno alla primavera, inviarsi ingiurie a seconda metà del VII secolo però, un nuovo gruppo etnico proveniente
mo’ di formule magiche che potessero allietare gli enti naturali, liberi da dall’area centro-occidentale della Puglia, i Peucezi dell’area bradanica c.d. A
ogni malignità e generosi verso la comunità stessa di un antico villaggio. (ceppo Iapigio di derivazione Illirica), entra in contatto con la cultura
Insomma, l’imperfetto come infinito e meraviglioso, come tramandava la Enotria la quale influisce sui nuovi vicini come attestato dalla cultura
filosofia arcaica e classica. materiale, archeologicamente documentata, quale la pittura vascolare
Lo stesso “girotondo” simulava, e simula ancor oggi presso attuali bìcroma con elementi geometrici di tipo Enotrio (e abbandonata per un
culture dell’Est Europa, il ciclo regolare degli astri, in particolar modo del ritorno alla cultura vascolare propria dei peucezi alla fine del VI secolo)
Sole e della Luna. Lo stesso deambulare, quindi, è simbolo di purificazione, recuperata soprattutto presso Monte Sannace (agro di Gioia del Colle) ecc…,
di “profilassi” dal male: si osservino le attuali processioni in tutto il mondo, oltre alle acquisizioni materiali di manufatti geometrici e monòcromi
passate e presenti. dell’area B della Peucezia.
D’altronde quei riscoperti e strani modi di agire, le influenze dettate e Tra la fine del VI e il V secolo i Peucezi dominano e assimilano assieme
anche acquisite dalle comunità osco-sabelliche, le credenze e le tradizioni al territorio la cultura locale, probabilmente anche una piccola parte degli usi
hanno fatto sì che nascesse la cultura della finzione teatrale Romana, dai dei costumi fu assimilata dai nuovi coloni, che sostituiti dai Romani (di
versi Fescennini all’Atellana sino alle grandi Tragedie e Commedie della chiara derivazione culturale Italica) ne rafforzarono quelle che erano ormai
repubblica e dell’Impero. Ma questa è tutt’altra storia che diverge totalmente lieve parte anche delle tradizioni dei Peucezi (ereditate dagli Enotri), non
dall’indiretto Cucibocca. Tuttavia però non è da trascurare il fatto che le basi lontani ma allo stesso tempo presentando alcuni folclori affini per motivi di
delle origini di questa tradizione siano davvero annidate in tradizioni tangenza di due territori di cultura totalmente diversa. Di conseguenza anche
protostoriche, come un po’ buona parte del folklore meridionale. Montescaglioso fu importantissimo centro Peucezio di confine, sfruttata per
Come appena succitato le antiche tradizioni dei popoli Italici, cui la sua particolare posizione di controllo rispetto al territorio Enotrio prima e
appartenevano anche i latini ed i lucani, incisero molto sulla cultura stessa poi lucano.
dell’attuale Italia Meridionale, dal malocchio alla superstizione, potenti Vedesi anche la distinzione del popolo osco-sabellico Lucano nel V
mezzi di comunicazione, utili a spiegare tutto ciò che accade e che può secolo, il quale era in stretto contatto con i latini tra guerre, alleanze e
accadere; mezzi di sottomissione, armi per assoggettare intere comunità a chi commerci, assimilando o alterando parte di taluni tradizioni protostoriche.
ne possiede il dominio e la conoscenza. Il fascinum, lo sguardo fascinatore Lucani che tuttavia erano anch’essi vicini degli Iapigi nella Puglia
detiene l’invidia (letteralmente “vedere malignamente”) e pertanto va occidentale, e come questi ultimi in diretto contatto con i Greci del golfo di
allontanato con gesti e simboli apotropaici. Secondo Plutarco “è il loro Taranto e della fascia tirrenica, da cui ne appresero la cultura vascolare e
carattere bizzarro che indebolisce lo sguardo fascinatore”, riferendosi però tradizionale, grazie alle influenze che modificarono l’assetto urbanistico
agli amuleti fallici. Ciò che è osceno, volgare, carico di invettive, annienta la delle località soprattutto Iapige che intanto assimilavano nuovi metodi di
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fare agricoltura, attraverso la conoscenza rituale legata al vino e forse probabilmente anche l’annuale incontro con i Cucibocca è legato ed essi. Più
anche avanti osserveremo i possibili motivi.
all’olio. Intanto ciò che assilla gli storici e gli interessati è soprattutto una data, che
I romani, pertanto discendenti diretti dei latini, erano parecchio a configuri al meglio la genesi di questi omuncoli dall’aspetto druidico, ed è
conoscenza di queste modalità di pratiche propiziatorie, tanto da non essere per tanto che finalizzeremo questo breve paragrafo proprio sulla descrizione
cancellate e parte della formazione culturale del meraviglioso e attuale sistematica del soggetto individuato e isolato.
popolo meridionale. D’altronde è da specificare l’impossibilità di ricercare un terminus post
L’assetto culturale nell’antica Italia era rappresentata da variegati quem sicuro, il quale ci testimoni effettivamente quando il Cucibcca
microcosmi ben identificati fra loro ma allo stesso tempo interdipendenti, attraversò le vie di Montescaglioso per la prima volta.
attraverso i rapporti commerciali da nord a sud e da ovest ad est fra Etruschi
dell’italia centro-tirrenica, Italici, Italioti e Iapigi.
Queste credenze tradizionali pagane (da Pagos = distretto politico parte
di una suddivisione “paganica”, ossia per pagi, che ospitava una diversa
divinità propiziatoria e apotropaica festeggiata nei Paganalia dei latini e
degli osco-sabellici) faranno parte e saranno antagoniste del medioevo
cristiano, in cui la superstizione, la magia e la morale cristiana, che peraltro
“adopererà” come arma vincente la scaramanzia stessa, saranno in netto
scontro in una battaglia mai terminata se non interamente vinta. Le
tradizioni acquisite dal passato saranno fiorenti in età successive come
strumento, contrastato dalla stessa chiesa, per i rapporti sociali della
popolazione; tuttavia la superstizione (come in tutte le manifestazioni del
potere religioso) prese parte come mezzo di coercizione.
Sino al ‘600, al ‘700 e agli anni ’50 del XX sec. sono attestate ancora
pratiche sciamaniche (non del tutto scomparse), tradizionali e ricorrenti
manifestazioni propiziatorie che oggigiorno, non in tutti i centri dell’Italia
Meridionale, hanno raggiunto oramai un valore puramente culturale anziché
mistico.
Quanto indi scritto appartiene a quello che identifico un “sostrato
comune” a molte tradizioni della cultura meridionale, un sostrato o “livello - Descrizione oggettiva (vedi immagini):
zero” nel quale rientrano anche le gesta dei misteriosi Cucibocca. Questo
fondo ha assunto gli aspetti più disparati, più curiosi, dando allo studio 1) Partendo dal capo il Cucibocca indossa un “copricapo” formato da una
interpretativo soluzioni e origini variegate. sola, semplice ed enorme falda larga di fibre di canapa, identico per forma e
caratteristiche ai tipici dischi in canapa utilizzati per la spremitura delle olive
1.2 Il problema della datazione attraverso la descrizione (in quale età compare?). Esso è curvato verso il basso da uno spago,
collegato alle estremità circolari della forma, utile a trattenerlo sul capo.
Abbiamo naturalmente concepito solo come siano sorte alcune e varie
tradizioni legate al raccolto, alla richiesta di abbondanza e come molto
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Normanna)- (V. Parisi); nota è la figura di Eracle ricoperto dal 7) Completa la straordinaria figura un lungo e massiccio bastone di legno
vello leonino; i Mammuttones sardi, ecc… con due fantocci legati con un filo di ferro, all’estremità prossimale; molto
inquietanti, i fantocci, di color bianco, sono vestiti da un tessuto di raso nero
Ma tralasciando il caso di Teano, è più probabile che il pastrano nero che rende facilmente la designazione del sesso, uno maschile, l’altro
non derivi da pelli animali, ma che sia semplicemente indumento simbolo di femminile; un probabile segno dell’impugnare la vita e la morte degli
lutto, di inquietudine, di morte, condizione rappresentata in molte tradizioni uomini raffigurati come feticci, corrispettivi dei reali esseri umani i quali
meridionali, proprio durante la vigilia dell’Epifania. dipendono dall’economia agreste, la cui rendita dipende dal destino che le
entità sacre o maligne intendono offrire o inferire: ne è mediatrice così solo
la superstizione, capace di regolare gli eventi, di spiegarne il significato,
attraverso pratiche, simboli e personaggi come lo stesso Cucibocca. A
sostituire questo strano bastone ne è un altro classico e ricurvo.
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primo monaco d’ordine stilita della storia cristiana, che peraltro nel Difatti i due periodi succitati (la vigilia dell’epifania, il carnevale),
calendario Ortodosso è ricorrente in data 5 Gennaio. possono correlarsi ai frantoi monastici che, a gennaio/febbraio erano ancora
L’atto di chiudere la bocca, continua il Caputo, simboleggia l’astinenza e attivi o al termine produttivo. Oltre alle figure che compongono il carnevale,
la penitenza imposte ai bambini, in occasione dell’apogeo festivo natalizio, diverse figure artigianali locali come appunto il bracciante “oscuro”
di nostalgico carico di abbuffate da abbandonare poiché effettivamente raffigurato con il Cucibocca, richiedono prosperità e abbondanza con
“l’epifania, tutte la feste porta via”. l’abbandono di vecchi piaceri oramai consumati e il frapporsi di un periodo
Cucire la bocca può peraltro esser allegoria di minaccia di morte, di di equilibrio.
silenzio perpetuo, sacrificio per eccellenza. Una grave offesa, che scaccia Volendo accentrare il discorso proprio sui frantoi, è nota la presenza di
con le sembianze del maligno il maligno stesso. attività dell’ olivicoltura dalla seconda metà del secolo XI e per tutto il XVII
Ma la morte sembra esser ricorrente non solo nell’agire funesto e (P. Dichio) sino al 1784, quando i monaci abbandonano Montescaglioso
negativo del Cucibocca, accompagnato peraltro da tradizioni racchiuse e si spostano a Lecce. La pratica dell’olivicoltura era ben conosciuta dai
all’interno del nucleo familiare. Interessante quindi appare la credenza in cui primi abati Benedettini locali, successivamente sostituiti, alla fine del XV
la sera di vigilia dell’epifania, in contemporanea alla visita del Cucibocca, in sec. da un governo di Benedettini Toscani, sapienti conoscitori delle arti
famiglia si celebri il rito della degustazione di nove piatti differenti, il quale legate alla pigiatura delle olive, i quali influenzarono e migliorarono
hanno il merito di ostruire i nove buchi del corpo dal quale potrebbe metodologicamente la comunità locale.
insinuarsi la morte (la ricorrenza, per tre volte, del numero 3, numero divino
[333 = 3+3+3=9], in contrasto con il numero del demonio 666 ?): Tali comunità erano peraltro a contatto con quella che viene
improbabile ipotesi poiché questa pratica pare tuttavia esser ricorrente in indicata come qualità Cultivar nota come “ogliarola bradanica”,
altre località meridionali, in cui le diverse portate sono però in numero oliva che secondo il parere di Agrobios è ritrovabile presso la
differente. frastagliata penisola ellenica (in particolar modo in Attica), giunta
Il “culto” della morte è altresì ricorrente sotto altre forme in ben altre in Italia meridionale grazie alla veicolazione degli antichi coloni
località meridionali, proprio la notte della vigilia dell’epifania, come presso greci nel litorale magnogreco e quindi nella valle del Bradano, nel
Ginosa, località dirimpetto Montescaglioso: in questo comune era usuale VII sec. a.C. c.a.
uscire di casa indossando il pigiama rovesciato, nella supposizione di Uno dei più importanti centri di sfruttamento era, almeno in età
incontrare durante la notte le anime dei cari defunti (pratica ricorrente anche monastica, proprio Montescaglioso, il quale grazie al legame con le
nel giorno commemorativo dei defunti); o addirittura recitare una formula comunità Benedettine dell’Italia centro settentrionale riuscì ad
per contrastare o spiegarsi le stranezze di un giorno particolare, a quanto esportare la stessa qualità di oliva anche in Toscana (C.E.A.).
pare, in tutt’Italia. Difatti, anche nel settentrione, come nel Veneto o in altre
località del Friuli, la notte della vigilia dell’epifania è caratterizzata da alti All’interno dell’Abbazia pertanto un ovale affrescato raffigura il curioso
roghi, secondo una antica tradizione pagana, che chiuderebbe le porte di un volto di un individuo che invita a zittire, richiedendo il rispetto della quiete
anno passato. ed il silenzio spirituale cui erano soggetti gli abati. Il titulus riporta il nome
di Harpocrates, divinità egiziana individuata come Horos, poi adottata dagli
2.0 Tra il sacro ed il profano antichi Greci. Questo simbolismo, sfruttato dagli stessi abati, probabilmente
andò accostandosi e stratificandosi sopra l’antico sostrato tradizionale
dalla maledizione alla buona rendita olearia degli abati di Thor
(F.Caputo), dando forma e agire ad un tale personaggio, barbato e grottesco,
Come visto attraverso la descrizione degli indumenti molto simbolici, il che pertanto non invita ma minaccia al silenzio, richiesto dagli stessi frati i
Cucibocca pertanto può essere legato alla raccolta e spremitura delle olive. quali tuttavia, forse, si cingevano delle vesti del Cucibocca per “punire” con
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lo spavento i fanciulli rei di marachelle e golosità. In questo modo si Insomma, il Cucibocca probabilmente altro non è che un
scacciava la “cattiveria”, antagonista di una buona rendita. monaco/bracciante, o semplicemente contadino, personaggio del carnevale
Cucire la bocca ai bambini che non osservavano il rito della quaresima, Montese, resosi indipendente solo durante la vigilia dell’epifania. Le sue
anticipata dai preparativi nel giorno dell’ epifania per l’atteso carnevale era vesti ritraggono i simboli dell’olivicoltura e della morte, attraverso un
il compito di chi sperava grazie e prodigi per il suo raccolto, la sua deambulare funesto, un manto nero, ecc… simbologia peraltro adottata da
produzione, in questo caso olearia, dei campi, della vita civica. un lontano passato pagano, trattenuto dai gruppi contadini pre-XI secolo d.C.
(quindi ancor prima che si insediassero i Benedettini) ove probabilmente una
forma di Cucibocca è già parte della vita contadina locale, e che la pratica
sia poi stata adottata dagli stessi abati (nonché dell’area), riadattata in
contesto monastico e più tardi nuovamente recuperato dalla comune gente
contadina. Il suo ruolo era ed è, seppur simbolicamente, quello di portare
speranze per un anno venturo e soprattutto di aprire il periodo di preparativi
al Carnevale, rifornendosi di derrate donate dalla comunità. Le ultime
attestazioni della pratica le abbiamo negli anni ‘80 del XX secolo, ove pian
piano scemava la sua vera simbologia e la sua stessa presenza, sino a
scomparire.
Soltanto nell’ultimo decennio, a partire del 1998, grazie al notevole
contributo del Centro Educazione Ambientale (C.E.A.) di Montescaglioso il
curioso Cucibocca può finalmente ritornare ad occupare le vie del
meraviglioso centro storico.
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Montescaglioso, infatti, fu probabilmente non solo luogo di ritiro Anche le commedie dell’antica Grecia appaiono legate al mito di
spirituale ma anche, come detto, un punto nodale per il Dionisio, ove il termine Komàzein “fare baldoria dando luogo ad un Komos
raggiungimento della costa attraverso la via fluviale del Bradano (un orgia)”, pare rivolgersi a chi è invasato dalla follia del dio, dall’ebbrezza.
(utilizzata peraltro in secoli ancor più anteriori), durante le La follia di quei gesti appare ripetuta anche durante i cortei detti phallikà,
peregrinazioni sacre o militari. Rioccupata dai Benedettini Toscani, manifestazioni nelle quali era predominante la processione dei falli, come
l’abbazia presenta chiare evidenze rinascimentali. simbolo di prosperità e fertilità. Prendersi beffa degli osservatori era il
compito delle maschere dionisiache, le quali partecipavano alle processioni.
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Il riso, la beffa, la spudoratezza nei gesti e nel dire del teatro o delle
processioni annesse, erano anche qui simbolo di auspicio, richiesta di
prosperità al continuo ciclo delle stagioni, rinnovo di vita, contro l’esizia.
Anche i cortei trionfali post-bellici erano seguiti da maschere.
La finzione, che maschera totalmente un essere umano, era adottata persino
durante i rituali funebri dell’antica Grecia e dell’antica Roma, ove si
assoldavano donne lacrimanti o attori che rievocassero le gesta di un illustre
signore: insomma, dietro il mascherarsi vi è l’ombra della morte, attraverso
sacrifici, pompe funebri, il fare baldoria per abbandonare “la morte”
succeduta da una nuova stagione; lo stesso togliersi la maschera è simbolo di
morte, simbolicamente rappresentata attraverso l’abbandono del personaggio
cui si da vita. Ma allo stesso tempo indossare la maschera è gesto altrettanto
simbolico di sparizione, cui a scomparire è l’animo di chi la indossa.
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onore doni e feste. Le divinità, allietate, avrebbero ricambiato attraverso la scopo l’esaudire gli stessi interessi cui speravano i nostri antenati, quali la
prosperità del raccolto estivo. Da considerare, che alcuni aspetti folcloristici nascita di un nuovo Sole o di una nuova stagione, millenni or sono.
di questa manifestazione sono accostabili anche al nostro Natale.
Insomma nelle culture centro-mediterranee, lo sfilare, l’invettiva, la
burla, il brutto, la morte stessa, il dire e l’agire spudoratamente erano
diagnosi scaramantiche efficaci per allontanare il malocchio, la carestia, la
morte, sperando nell’abbondanza, nell’avvenire… pratiche recuperabili
oggigiorno attraverso il Carnevale, varie tradizioni locali, detti, gesti tipici
mediterranei, attraverso il Cucibocca, ecc.
Naturalmente per una dettagliata conoscenza delle probabili origini del
Carnevale Montese si rimanda alla lettura di testi appositi, quali le ricerche
del Caputo e altri (il quale ne estrapolano conoscenza dalle tradizioni del
proprio contesto), conservati presso la locale Biblioteca Civica.
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