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LISOLAMENTO TERMICO DEGLI

EDIFICI.

Strutture opache e
Strutture trasparenti.

1- PREMESSA
2

La Direttiva Europea 2002/91/CE sulle prestazioni energetiche degli edifici, approvata nel Dicembre 2002 ,
ha riportato lattenzione su una maggiore accuratezza nella progettazione delledificio, con particolare
riguardo al suo involucro, con lo scopo di ridurre i consumi energetici, garantire un migliore livello di comfort
e ridurre limpatto sullambiente esterno. Pi precisamente tale Direttiva prevede una regolamentazione
europea che fissi soglie di consumo energetico negli edifici e lintroduzione di certificati energetici standard
che permettano di fare entrare la variabile energetica sul mercato immobiliare stimolando la domanda di
edifici a basso consumo energetico. Il concetto della certificazione energetica era, peraltro, gi insito nella
3
legislazione italiana (si veda a questo proposito lart. 30 della Legge 10/91 ).
In particolare la Direttiva Europea 2002/91/CE prevede allart. 3 che gli Stati membri dellUnione Europea
applichino una metodologia di calcolo delle prestazioni energetiche degli edifici sulla base del Quadro
generale riportato nellAllegato alla Direttiva; si veda, a questo proposito, il Prospetto I seguente.
NellAllegato si prescrive che il metodo di calcolo delle prestazioni energetiche degli edifici deve
comprendere, tra laltro, una analisi dei seguenti aspetti: le caratteristiche termofisiche degli elementi di
involucro e delle partizioni interne, la posizione e lorientamento degli edifici, lilluminazione e la ventilazione
naturale, i sistemi solari passivi e le schermature alla radiazione solare.
Prospetto I Allegato alla Direttiva Europea 2002/91/CE (il testo riportato nella versione originale in lingua inglese)

ANNEX
General framework for the calculation of energy performance of buildings (Article 3)
1. The methodology of calculation of energy performances of buildings shall include at least the following aspects:
(a) thermal characteristics of the building (shell and internal partitions,etc.). These characteristics may also include airtightness;
(b) heating installation and hot water supply, including their insulation characteristics;
(c) air-conditioning installation;
(d) ventilation;
(e) built-in lighting installation (mainly the non-residential sector);
(f) position and orientation of buildings, including outdoor climate;
(g) passive solar systems and solar protection;
(h) natural ventilation;
(i) indoor climatic conditions, including the designed indoor climate.
2. The positive influence of the following aspects shall,where relevant in this calculation,be taken into account:
(a) active solar systems and other heating and electricity systems based on renewable energy sources;
(b) electricity produced by CHP;
(c) district or block heating and cooling systems;
(d) natural lighting.
3. For the purpose of this calculation buildings should be adequately classified into categories such as:
(a) single-family houses of different types;
(b) apartment blocks;
(c) offices;
(d) education buildings;
(e) hospitals;
(f) hotels and restaurants;
(g) sports facilities;
(h) wholesale and retail trade services buildings;
(i) other types of energy-consuming buildings.

Gli Stati membri dell'Unione Europea avrebbero dovuto adottare disposizioni legislative nazionali (o
regionali) necessarie per lattuazione della Direttiva Europea 202/91/CE entro il 4 gennaio 2006. LItalia ha
4
recepito la Direttiva con la Legge Comunitaria 2003 , con la quale si delegava il governo ad emanare i
2

Direttiva 2002/91/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 16 Dicembre 2002 sulle prestazioni energetiche
nelledilizia (Gazzetta Ufficiale delle Comunit Europee L 1/65 del 4 Gennaio 2003).
3
Legge n.10 del 9 Gennaio 1991, Norme per l'attuazione del piano energetico nazionale in materia di uso razionale
dell'energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia.
4
Legge n.306 del 31 ottobre 2003, Disposizioni per ladempimento di obblighi derivanti dallappartenenza dellItalia alle
Comunit europee.

decreti legislativi attuativi entro diciotto mesi dallentrata in vigore della legge; in seguito, nellagosto 2005,
5
la Direttiva stata adottata con il Decreto Legislativo 192/2005 (recentemente modificato ed integrato dal
6
Decreto Legislativo 311/2006 ), del quale ad oggi, si attendono i necessari provvedimenti legislativi di
attuazione.
7
8
In alcune regioni italiane ( il caso, p.e., dellEmilia Romagna e della Toscana ) sono stati recentemente
approvati provvedimenti legislativi in materia di energia con i quali si sono introdotti a livello locale i principi
espressi dalla Direttiva Europea 2002/91/CE, in anticipo sulla legislazione nazionale (si veda a questo
9
proposito il D. Lgs.vo 192/2005 allart.17 - Clausola di cedevolezza ).
Dal punto di vista regionale, la situazione italiana assai articolata; attraverso alcune leggi emanate da
10
11
varie regioni negli ultimi anni (p.e. L.R. Toscana 1/2005 , L.R. Abruzzo 22/2002 e L.R. Umbria
12
38/2000 ), sono stati introdotti, sia per le nuove costruzioni che nei casi di ristrutturazione edilizia,
incentivi volumetrici, vale a dire aumenti di volume edificabile, qualora questi contribuiscano al
miglioramento dei livelli di coibentazione termica, acustica o di inerzia termica, si pensi ad un eventuale
isolamento a cappotto delledificio o allapplicazione di strati di rivestimento esterni per realizzare una
intercapedine ventilata (si vedano per questi aspetti i paragrafi seguenti). Particolarmente significativa la
L.R. 38/2000 dellUmbria finalizzata a diffondere soluzioni tecnico-costruttive passive che abbiano gli
obiettivi di: migliorare il comfort termoigrometrico interno degli edifici, ridurre i consumi energetici e
contenere limpatto ambientale. La L.R. 38/2000 contiene interessanti elementi di novit indicando limpiego
di pareti ventilate o di soluzioni proprie dellarchitettura bioclimatica, qualora tali sistemi producano un
miglioramento del comportamento energetico delledificio.
Sempre a livello regionale utile infine citare una interessante esperienza condotta dalla Regione Toscana
che nel luglio 2004 ha approvato un documento contenente Linee guida per la valutazione della qualit
13
14
energetica ed ambientale degli edifici . Le Linee Guida si basano essenzialmente sul Protocollo ITACA
configurandosi come un sistema a punteggio per la certificazione energetica ed ambientale degli edifici che
prevede lesame delle prestazioni delledificio attraverso sette aree di valutazione: la qualit ambientale
degli spazi esterni, il risparmio di risorse, il carico ambientale, la qualit dellambiente interno, la qualit del
servizio, la qualit della gestione ed i trasporti. Alcuni aspetti significativi delle Linee Guida della Toscana
riguardano lisolamento termico degli edifici, lorientamento degli edifici, lilluminazione naturale e la
ventilazione naturale degli ambienti.

Decreto Legislativo n.192 del 19 agosto 2005, Attuazione della Direttiva 2002/91/CE relativa alle prestazioni
energetiche nelledilizia.
6
Decreto Legislativo n.311 del 29 dicembre 2006, Disposizioni correttive ed integrative al decreto legislativo 19 agosto
2005, n.192, recante attuazione della direttiva 2002/91/CE, relativa al rendimento energetico nelledilizia.
7
Legge Regione Emilia-Romagna n.26 del 23 dicembre 2004, Disciplina della programmazione energetica territoriale
ed altre disposizioni in materia di energia.
8
Legge Regione Toscana n.39 del 24 febbraio 2005, Disposizioni in materia di energia.
9
D. Lgs.vo 192/2005, art. 17 Clausola di cedevolezza: In relazione a quanto disposto dallart. 117, quinto comma,
della Costituzione, e fatto salvo quanto previsto dallarticolo 16, comma 3, della Legge 4 febbraio 205, n. 11, per le
norme afferenti a materie di competenza esclusiva delle regioni e provincie autonome, le norme del presente decreto e
dei decreti ministeriali applicativi nelle materia di legislazione concorrente si applicano per le regioni e provincie
autonome che non abbiano ancora provveduto al recepimento della direttiva 2002/91/CE fino alla data di entrata in
vigore della normativa di attuazione adottata da ciascuna regione e provincia autonoma. Nel dettare la normativa di
attuazione le regioni e le provincie autonome sono tenute al rispetto dei vincoli derivanti dallordinamento comunitario e
dei principi fondamentali desumibili dal presente decreto e dalla stessa direttiva 2002/91/CE.
10
Legge Regione Toscana n. 1 del 3 gennaio 2005, Norme per il governo del territorio.
11
Legge Regione Abruzzo n.22 del 11 ottobre 2002, Modalit di calcolo per lapplicazione dei parametri urbanisticiedilizi ai fini del miglioramento dei livelli di coibentazione termo-acustica e del contenimento dei consumi energetici.
12
Legge Regione Umbria n.38 del 20 dicembre 2000, Agevolazioni nel calcolo dei parametri urbanistici per il
miglioramento del comfort ambientale e del risparmio energetico degli edifici.
13
Decisione della Giunta Regionale Toscana n.24 del 12 luglio 2004 sulla approvazione delle Linee Guida per la
valutazione della qualit energetica ed ambientale degli edifici.
14
Nel dicembre 2001 si costituito presso ITACA (Istituto per la Trasparenza, lAggiornamento e la Certificazione degli
Appalti) un gruppo di lavoro interregionale che ha affrontato le tematiche delledilizia sostenibile sulla base delle
esperienze condotte nelle varie regioni italiane. Il gruppo di lavoro ha predisposto un sistema per la valutazione della
ecosostenibilit degli edifici (Protocollo ITACA, approvato dalla Conferenza delle Regioni nel gennaio 2004) basato sui
principi del metodo internazionale Green Building Challenge (GBC).

2- LISOLAMENTO TERMICO DELLINVOLUCRO OPACO DEGLI EDIFICI


Elemento essenziale nella realizzazione dellinvolucro degli edifici costituito dalle pareti perimetrali
verticali. Nella progettazione edilizia, anche in seguito alla normativa sul risparmio energetico (p.e. L.
373/76, L. 10/91 e D.Lgs.vo 192/05), ha assunto notevole rilevanza il dimensionamento dello strato
termoisolante ed il suo posizionamento in relazione agli strati di muratura. Le principali configurazioni di
parete usualmente impiegate in edilizia possono ricondursi ai seguenti casi (v. Fig. 1):

isolante disposto sulla faccia esterna della parete (isolamento a cappotto);

isolante disposto sulla faccia interna della parete (isolamento a cappotto interno o in controparete);

isolante allinterno di unintercapedine compresa fra due strati di muratura (muro a cassetta o parete
sandwich).

Figura 1 Esempi di stratigrafie di parete verticali esterne di pi comune realizzazione. Caso di


Isolamento a cappotto (a), isolamento in controparete (b), isolamento in intercapedine (c).

Lisolamento a cappotto delledificio garantisce un corretto comportamento termoigrometrico della


parete sia in condizioni invernali che estive, riduce la fatica termica della parete essendo minore il salto
termico medio che essa subisce nellalternarsi delle stagioni, favorisce leffetto di volano termico della
struttura e consente leliminazione dei ponti termici delledificio. Sebbene, in certi casi, lapplicazione
dallesterno dello strato isolante possa migliorare laspetto esteriore della facciata, tuttavia essa di fatto
inapplicabile in tutti quei casi, numerosi nel nostro paese, di edifici storici o architettonicamente rilevanti.
Inoltre una esecuzione a regola darte di questo tipo di isolamento pu presentare difficolt tecniche di
realizzazione e costi elevati per la necessit di intervenire con impalcature in facciata, di collocare strati di
protezione dagli agenti atmosferici dei pannelli isolanti e di isolare elementi in aggetto (p.e. balconi e
grondaie) che sono fra i principali ponti termici delledificio.
Lisolamento in controparete presenta, rispetto allisolamento a cappotto, i seguenti vantaggi:
mantiene inalterato laspetto esteriore delle facciate e riduce alcuni dei costi di posa in opera (non
richiesta limpalcatura esterna e non necessario alcun trattamento di protezione dellisolante dagli agenti
atmosferici); questo tipo di isolamento viene spesso impiegato nelle ristrutturazioni di singole unit
abitative. Con questo tipo di isolamento non si eliminano alcuni ponti termici (p.e. pareti verticali/solai) e si
riduce leffetto di volano termico della parete. Inoltre, onde evitare la formazione di condensa interstiziale,
pu essere richiesto luso di una barriera al vapore sulla faccia interna della parete.
Lisolamento in intercapedine viene generalmente impiegato negli edifici nuovi anche se un tale
disposizione dello strato isolante pu realizzarsi, talvolta, nella ristrutturazione di vecchi edifici riempiendo,
con opportune schiume isolanti, preesistenti intercapedini daria. I processi di innovazione tecnologica ed
industrializzazione edilizia hanno recentemente favorito laffermarsi di tecniche costruttive non tradizionali

di tipo stratificato a secco, cosiddette Struttura/Rivestimento, che consentono di aggregare i vari


componenti dellinvolucro edilizio mediante vari tipi di fissaggi meccanici o collanti senza ricorrere alle
tradizionali malte cementizie. Nel caso in cui lintercapedine rappresentata da uno strato daria pi o
meno ventilata (naturalmente o meccanicamente) e lo strato pi esterno, di rivestimento, realizzato con
pareti vetrate, pannelli prefabbricati o lastre sottili di vari materiali (p.e. leghe metalliche, agglomerati
cementizi, laterizio, materiali ceramici o lapidei) fissati allo strato pi interno di muratura mediante profili
metallici di supporto si realizza la cosiddetta parete ventilata (su questo argomento in particolare si rimanda
ai paragrafi seguenti).
15

In uno studio recente dellAssociazione europea dei produttori di materiali isolanti sono riportati i risultati
di unanalisi statistica sugli spessori medi di isolante, adottati nei vari paesi dellUnione Europea; tali valori
risultano compresi tra 5cm (p.e. Italia, Belgio, Grecia e Turchia) e 25cm (p.e. Svezia). In particolare
interessante notare il notevole incremento degli spessori medi di isolante dal 1982 ad oggi (dal 10% in Italia
al 84% in Svezia), in gran parte determinato dallemanazione di normative nazionali sul risparmio
energetico; quindi facilmente prevedibile che, in futuro, assumeranno sempre maggiore importanza i
problemi relativi alla distribuzione dellisolante allinterno della parete, in particolare nella produzione
industrializzata di pannelli multistrato.
Si osservi infine che, negli ultimi decenni, la continua ricerca di nuovi materiali da costruzione sempre pi
leggeri e lapplicazione di pi avanzate tecniche produttive di lavorazione (si pensi per esempio
allestrusione e allautoclavatura) hanno determinato una larga diffusione di materiali edili di notevole
resistenza meccanica e con bassi valori della conducibilit termica. Questi materiali (p.e. elementi di
muratura in laterizio o calcestruzzo tipo Alveolater, Poroton, Leca, Siporex, ecc.), prodotti in blocchi o
pannelli, permettono di realizzare pareti omogenee, portanti e/o di tamponamento, con buone
caratteristiche meccaniche e con notevoli caratteristiche termiche sia resistive sia capacitive. Una rassegna
16
delle caratteristiche termofisiche dei materiali da costruzione riportata in UNI 10351/1994 ed UNI EN
17
12524/2001 . Varie esemplificazioni di pareti multistrato realizzabili in edilizia sono rappresentate in UNI
18
10355/1994 .

15

EURIMA, Thermal insulation thickness in housing in Europe. Brussels, 1999.


UNI 10351 (1994), Materiali da costruzione Conduttivit termica e permeabilit al vapore.
17
UNI EN 12524 (2001), Materiali e prodotti per edilizia Propriet igrometriche Valori tabulati e di progetto.
18
UNI 10355 (1994), Murature e solai Valori della resistenza termica e metodo di calcolo.
16

3- CARATTERISTICHE TERMOFISICHE DEGLI ELEMENTI OPACHI DI INVOLUCRO.


Le principali caratteristiche termofisiche dei materiali edili si possono trovare in letteratura sotto forma
19
tabellare . Nel seguito vengono fornite le definizioni delle principali caratteristiche termofisiche dei materiali
edili: conducibilit termica, densit, calore specifico e diffusivit termica. Nelle Tabb. 1-2 sono poi riportati i
valori delle principali caratteristiche termofisiche dei pi comuni materiali utilizzati nelledilizia.

3a- Conducibilit termica


Si consideri una parete omogenea di spessore d e siano T1 e T2 le temperature delle facce (con T1>T2), il
2
flusso termico q& (W/m ) che attraversa la parete dato da:
T T2
k
q& = (T1 T2 ) = 1
d
R
Nella relazione precedente la grandezza k (W/mK) detta conducibilit termica e caratterizza lattitudine di
un materiale allo scambio termico conduttivo: valori elevati di k indicano che il materiale un buon
conduttore, bassi valori di k indicano che il materiale un isolante termico.
2
Si dice resistenza termica conduttiva della parete per unit di superficie la grandezza r (m K/W) definita da:
r=d/k
Nel caso pi generale la conducibilit termica, k, di un dato corpo da punto a punto nel corpo stesso,
dipende dalla particolare direzione che si considera ed funzione della pressione e della temperatura. La
maggior parte dei materiali che si considerano sono omogenei ed isotropi e si pu trascurare la dipendenza
di k dalla pressione, con ci k viene a dipendere soltanto dal materiale e dalla temperatura. In molti calcoli
tecnici si pu considerare k costante rispetto alla temperatura introducendo opportuni valori medi
nellintervallo di temperature di interesse.

3b- Densit
3

La densit (kg/m ), o massa volumica, esprime la massa in chilogrammi dellunit di volume di materiale.
In genere la conducibilit termica, k, di un materiale aumenta allaumentare della densit.

3c- Calore specifico


Il calore specifico cp (J/kgK) definito come lenergia richiesta per aumentare, a pressione costante, di un
grado la temperatura dellunit di massa di un materiale.
Nel caso dei materiali edili (con esclusione dei materiali plastici e del legno) il calore specifico varia assai
poco e pu ritenersi generalmente compreso tra 0.80 e 1.10 kJ/kgK (v. Tab. 1).

3d- Diffusivit termica


In condizioni di transitorio termico (sullargomento si torner anche in un successivo paragrafo), la
conducibilit termica, k, non pi sufficiente, per caratterizzare il comportamento termico di un materiale,
2
ma occorre assegnare anche il valore di unaltra grandezza la diffusivit termica (m /s) definita da:
= k / cp
Per i materiali delledilizia, come gi visto, il calore specifico cp varia assai poco per cui il valore della
diffusivit termica dipende essenzialmente dalla densit e dalla conducibilit termica k del materiale.
Per molti materiali edili laumento della densit ben compensato dallaumento della conducibilit termica
per cui i valori di sono contenuti in un campo molto ristretto (v. Tab. 1).

19

CNR - Progetto Finalizzato Energetica, Repertorio delle caratteristiche termofisiche dei componenti edilizi opachi e
trasparenti. PEG, Milano, 1982; AA.VV., Manuale di Progettazione Edilizia - Materiali e prodotti (vol. 5). Ed. Hoepli,
Milano, 1994.

Tabella I Caratteristiche termofisiche dei pi comuni materiali utilizzati nelledilizia (fonte: UNI 10351)
Tipologia

Descrizione del materiale


Blocchi alleggeriti

LATERIZI

Blocchi semipieni o forati


Mattoni pieni
A STRUTTURA
CHIUSA

Confezionato con
aggregati naturali
Di argille espanse
Di argille espanse

CALCESTRUZZI

A STRUTTURA
APERTA

Cellulare autoclavato
Di perlite e vermiculite

Calcestruzzo in genere
(in mancanza di ulteriori informazioni)

Intonaco isolante di gesso


INTONACI

MATERIALI
ISOLANTI

LEGNAMI

ROCCE
NATURALI

Intonaco di gesso
Intonaco di gesso (o calce) e sabbia
Intonaco di cemento e sabbia
Fibre di vetro in pannelli rigidi
Fibre minerali ottenute da
loppe di altoforno in pannelli
rigidi
ISOLANTI
Argilla espansa in granuli
MINERALI
Perlite espansa in granuli
Vermiculite espansa in granuli
Vetro cellulare espanso
Polietilene estruso in continuo
(non reticolato)
Polistirene espanso
ISOLANTI DI sinterizzato (in lastre ricavate
da blocchi)
SINTESI
Poliuretano (in lastre ricavate
da blocchi)
Poliuretano espanso in situ
Pannelli di fibre di legno duri
ed extraduri
ISOLANTI
VEGETALI
Pannelli di sughero espanso
con leganti
Abete (con flusso perpendicolare alle fibre)
Pino (con flusso perpendicolare alle fibre)
Quercia (con flusso perpendicolare alle fibre)
Ardesia
Granito
Porfido
Tufo

(kg/m3)
600
800
1200
1600
1800
2000
2000
2400
1000
1700
500
1000
400
800
250
400
400
600
800
1200
1600
1800
600
1000
1300
1600
1800
100

k (W/mK)
0.25
0.30
0.43
0.59
0.72
0.90
1.16
1.91
0.31
0.75
0.16
0.31
0.15
0.25
0.13
0.15
0.19
0.24
0.30
0.47
0.73
0.93
0.18
0.40
0.57
0.80
1.00
0.038

cp (kJ/kgK)
0.84
0.84
0.84
0.84
0.84
0.84
0.88
0.92
0.88
0.88
0.88
0.88
0.88
0.88
1.088
1.38
0.88
0.88
0.88
0.88
0.88
0.88
1.00
1.00
1.00
1.00
1.00
0.84

(m2/s)10-6
0.496
0.446
0.427
0.439
0.476
0.536
0.659
0.865
0.352
0.501
0.364
0.352
0.426
0.355
0.478
0.272
0.540
0.455
0.426
0.445
0.518
0.587
0.300
0.400
0.438
0.500
0.556
0.452

100

0.046

0.84

0.548

280
100
80
150

0.09
0.066
0.077
0.060

0.92
0.84
0.84
0.84

0.349
0.786
0.115
0.476

30

0.050

2.10

0.794

30

0.040

1.25

0.107

32

0.032

1.30

0.769

37

0.035

1.30

0.728

800

0.14

2.10

0.833

200

0.052

2.10

0.124

450
550
850
2700
3000
2200
2300

0.12
0.15
0.22
2.0
4.1
2.9
1.7

1.38
1.66
1.26
1.26
0.88
0.84
0.70

0.193
0.164
0.205
0.588
0.155
0.157
0.106

Nota Il valore di stato calcolato utilizzando i valori di e k tabulati nella UNI 10351 ed i valori di cp pubblicati nella letteratura
specializzata (CNR, 1982). Per gli intonaci sono stati considerati i valori di , k e cp indicati nella UNI EN 12524.

Tabella II Caratteristiche termofisiche di altri materiali utilizzati in edilizia (fonte: UNI EN 12524)
Tipologia

MATERIE
PLASTICHE
COMPATTE

GOMME

SIGILLANTI
(per tenuta
e taglio
termico)

(kg/m3)
1200
1390
1180
1150
920
1050
1200
1200
910
1240
6080
1150
720
1450
750
70
70
300
1000
300
900
650
250
800

Descrizione del materiale


Policarbonato (PC)
Policloruro di vinile (PVC)
Polimetilmetacrilato (PMMA)
Poliammide (nylon)
Polietilene (bassa massa volumica)
Polistirene
Poliuretano (PU)
Resine epossidiche
Gomma naturale
Neoprene
Gomma piuma
Etilene, propilene, diene monomero (EPDM)
Silica gel (essiccante)
mastice
Silicone
schiuma
Polietilene (schiuma)
Poliuretano (schiuma)
Compensato

PANNELLI A
BASE DI
LEGNO

Truciolare
Tavole a fibre orientate (OSB)
Pannelli di fibre di media massa volumica

k (W/mK)
0.20
0.17
0.18
0.25
0.33
0.16
0.25
0.20
0.13
0.23
0.06
0.25
0.13
0.50
0.12
0.05
0.05
0.09
0.24
0.10
0.18
0.13
0.07
0.18

cp (kJ/kgK)
1.20
0.90
1.50
1.60
2.20
1.30
1.80
1.80
1.10
2.14
1.50
1.00
1.00
1.00
1.00
2.30
1.50
1.60
1.60
1.70
1.70
1.70
1.70
1.70

(m2/s)10-6
0.139
0.136
0.102
0.136
0.163
0.117
0.116
0.926
0.130
0.867
0.6670.500
0.217
0.181
0.345
0.160
0.311
0.476
0.188
0.150
0.196
0.118
0.118
0.165
0.132

Nota Il valore di stato calcolato utilizzando i valori di e k e cp tabulati nella UNI EN 12524.

3e- Aspetti normativi


Alcune norme tecniche nazionali (v. note 16 e 18), di carattere volontario, pubblicate con lo scopo di
rendere possibile lapplicazione della Legge 10/91 sul risparmio energetico in edilizia, hanno indicato le
caratteristiche di riferimento di prodotti e manufatti edili per unificare i processi produttivi e facilitare le prime
fasi della progettazione. Tale corpo normativo attualmente in fase di revisione e completamento in
sintonia con lattivit europea (CEN).
Nella norma UNI EN ISO 7345
allisolamento termico.

20

sono riportate le definizioni delle principali grandezze fisiche relative

Nella norma UNI 10351 (v. nota 16), sono riportati, fra gli altri, i seguenti valori:
3

massa volumica del materiale secco (kg/m );

conduttivit indicativa di riferimento m (W/mK);

maggiorazione percentuale m (%);

conduttivit utile di calcolo (W/mK);


per i pi comuni materiali da costruzione. I valori della conduttivit indicativa di riferimento, m, sono relativi
alla conducibilit apparente misurata in laboratorio su campioni di spessore uguale o maggiore di 10 cm,
alla temperatura media di 293 K, con apparecchiature certificate e procedimenti standardizzati. Si osservi,
tuttavia, che il valore della conducibilit termica misurata in laboratorio, secondo una dettagliata normativa
di prova, differir ovviamente e, in taluni casi in maniera notevole, da quello effettivamente presentato dal
materiale in opera. La UNI 10351 introduce una maggiorazione percentuale, m, da apportare al valore di m
per ottenere quello della conduttivit utile di calcolo, , da utilizzare nei calcoli. La maggiorazione
percentuale tiene conto, nelle condizioni medie di esercizio: del contenuto percentuale di umidit,
dellinvecchiamento, del costipamento dei materiali sfusi, della manipolazione e dellinstallazione,
ovviamente considerate a regola darte. I valori di m, per i materiali da costruzione, sono riportati nel testo
della norma. A questo proposito utile ricordare che, con lintroduzione obbligatoria della marcatura CE
anche per i materiali edili, stato proposto di eliminare o ridurre drasticamente m.

20

UNI EN ISO 7345 (1999), Isolamento termico - Grandezze fisiche e definizioni.

Per i materiali normalmente impiegati in edilizia (v. Tab. I) la conducibilit, k (ovvero la conduttivit utile di
calcolo, ), varia da circa 0.030 (materie plastiche cellulari) a circa 1.90 W/mK (calcestruzzi).
In particolare per i laterizi (mattoni pieni, forati o blocchi leggeri) i valori di riferimento della conducibilit (k)
3
dipendono in gran parte dalla densit () e sono compresi tra 0.13 W/mK, per =600 kg/m (maggiorazione
3
90%) e 0.90 W/mK, per =2000 kg/m (maggiorazione 12%). Si osservi che per i laterizi la trasmissione del
calore dovuta non solo alla conduzione attraverso la pasta (argilla) ma anche a fenomeni di
irraggiamento, convezione e conduzione nelle cavit presenti dovute alla foratura o a processi di
alleggerimento in pasta (p.e. ottenuti con linclusione, al momento dellimpasto, di materiali come il
polistirolo, che durante il processo di cottura evaporano lasciando delle piccole cavit). Sarebbe quindi pi
corretto, per i laterizi, parlare di conduttivit termica apparente o equivalente.
Con la norma UNI EN 12524 (v. nota 17) sono stati introdotti i valori termici di progetto per numerosi
materiali edili (termicamente omogenei) impiegati pi di recente nellindustria delle costruzioni.
Il valore termico di progetto il valore di una caratteristica termica di un materiale (p.e. la conducibilit) in
condizioni di installazione tipiche per le prestazioni del materiale considerato (eventualmente incorporato in
un componente edilizio). A questo proposito la Norma indica direttamente il valore delle conduttivit termica
di progetto , senza riportare alcun riferimento al coefficiente di maggiorazione m.
La Norma, riporta con accurato dettaglio le caratteristiche di: rivestimenti per pavimenti; materie plastiche
compatte; gomme e sigillanti per tenuta e taglio termico; pannelli a base di legno (v. Tab. II) e non
sostituisce la precedente UNI 10351.

3f- Resistenza termica di una parete opaca


Nel caso generale di una parete multistrato formata da m strati omogenei (di spessore di e conducibilit
2
termica ki) e da una intercapedine daria, la resistenza termica totale, R (m K/W), data dalla seguente
relazione:
R=

(1)

1
1
=
+
U i

kii + e + R a
i =1

avendo indicato con i ed e i coefficienti di scambio termico liminare rispettivamente sulla faccia interna ed
esterna della parete e con Ra la resistenza dellintercapedine camera daria. Essendo la somma presente
nella relazione (1) una operazione commutativa il flusso termico non dipende dallordine di successione
degli strati; dipender invece dallordine di successione degli strati landamento della temperatura allinterno
della parete e il suo comportamento igrometrico interstiziale.
I valori di Ra, in funzione dello spessore dellintercapedine daria, della giacitura e del verso del flusso
21
termico, sono riportati nella norma UNI EN ISO 6946 (v. Tab. III).
2

Tabella III - Resistenza termica Ra (m K/W) di intercapedini daria non ventilate (fonte: UNI EN ISO 6946).
Spessore dellintercapedine
(mm)
0
5
7
10
15
25
50
100
300

Giacitura del flusso termico


Verticale
Verticale
Orizzontale
(ascendente)
(discendente)
0.00
0.00
0.00
0.11
0.11
0.11
0.13
0.13
0.13
0.15
0.15
0.15
0.16
0.17
0.17
0.16
0.18
0.19
0.16
0.18
0.21
0.16
0.18
0.22
0.16
0.18
0.23

Nota - I valori intermedi possono essere calcolati per interpolazione lineare.

21

UNI EN ISO 6946 (1999), Componenti ed elementi per edilizia - Resistenza termica e trasmittanza termica - Metodo
di calcolo.

Per i coefficienti di scambio termico liminare, nel caso del calcolo del flusso termico che attraversa una
parete, si possono assumere come valori di riferimento quelli riportati nella stessa UNI EN ISO 6946, v.
Tab. IV.
Nei casi in cui il progettista debba compiere le verifiche igrometriche, rese peraltro obbligatorie dal recente
D. Lgs.vo 192/2005, si dovranno considerare, per motivi di sicurezza, valori differenti (in genere pi bassi)
22
del coefficiente liminare interno .
Le resistenze liminari sono comprensive degli effetti di convezione e irraggiamento. Per la determinazione
dei valori normalizzati si assunto: per la resistenza liminare esterna una velocit del vento non superiore
a 4 m/s e per la resistenza liminare interna condizioni di convezione naturale (si osservi che la convezione
potrebbe risultare forzata se sotto finestra fosse installato un componente dimpianto, p.e. un ventilatore ad
aria calda).
Il valore di e dipende notevolmente dal vento. In appendice alla UNI EN ISO 6946, riportata una tabella
di valori per re=1/e in funzione della velocit del vento, per velocit comprese fra 1 e 10 m/s (v. Tab. V).
Tabella IV Prospetto dei coefficienti liminari riportati nella normativa nazionale
Descrizione

Simbolo

Superficie orizzontale, flusso di calore ascendente (soffitti).


Interno dei locali in aria calma.
Superficie verticale (muri).
Interno dei locali in aria calma.
Superficie orizzontale, flusso di calore discendente (pavimenti).
Interno dei locali in aria calma.
Superficie verticale ed orizzontale, flusso di calore ascendente.
Esterno (vento sino a 4m/s).
Superficie orizzontale, flusso di calore discendente.
Esterno (vento sino a 4m/s).

UNI EN ISO
6946/1999
10

i
2
(W/m K)

7.7
5.9

e
2
(W/m K)

25
25

Nota - Nella UNI EN ISO 6946 si considera orizzontale una superficie con inclinazione fino a +/- 30 rispetto allorizzontale.

Tabella V Valori di re (m K/W) per varie velocit, v (m/s), del vento (UNI EN ISO 6946)
v
(m/s)
1
2
3
4
5
7
10

re
2
(m K/W)
0.08
0.06
0.05
0.04
0.035
0.03
0.02

Nella norma UNI 10355 (v. nota 18) sono riportati i valori della resistenza termica, calcolati con il metodo
degli elementi finiti, per le pi comuni tipologie di murature e solai, in laterizio o calcestruzzo, utilizzate
nelledilizia italiana (v. a titolo esemplificativo la Tab. VI). I valori indicati nella norma si riferiscono a pareti
verticali esterne (in mattoni o blocchi, pieni o forati), interne e a solai interpiano (anche in laterocemento).
Tengono conto della eventuale presenza di cavit (p.e. blocchi forati), degli strati di intonaco su ciascuna
delle facce delle strutture considerate, dei giunti di malta e delle resistenze liminari. Nel caso dei solai
anche considerato lo strato di caldana ed una soletta in calcestruzzo armato (nel caso di solaio realizzato in
blocchi non collaboranti).

22

Si vedano a questo proposito le norme: UNI 10350 (1999), Componenti edilizi e strutture edilizie - Prestazioni
igrometriche - Stima della temperatura superficiale interna per evitare umidit critica superficiale e valutazione del
rischio di condensazione interstiziale; UNI EN ISO 13788 (2003), Prestazione igrometrica dei componenti e degli
elementi per edilizia Temperatura superficiale interna per evitare lumidit superficiale critica e condensazione
interstiziale Metodo di calcolo.

10

Tabella VI Caratteristiche di alcune strutture di pareti esterne e solai interpiano (fonte: UNI 10355)
Descrizione della struttura
Muratura a due teste in mattoni pieni
Muratura a due teste in mattoni semipieni
Muratura in blocchi forati di laterizio
Muratura in blocchi pieni di cls alleggerito
Muratura in blocchi semipieni di cls alleggerito
Solaio interpiano in laterocemento
Solaio in calcestruzzo alleggerito

Spessore
d (cm)

Dendsit
3
(kg/m )

25
25
25
25
25
25
25

1800
1800
1800
800
900
1800
10

Massa
superficiale
2
(kg/m )
450
297
187
189
159
298
289

Resistenza
termica
2
R (m K/W)
0.32
0.47
0.77
0.83
0.93
0.35
0.47

3g- Valori limite alla trasmittanza termica di pareti opache


Un elemento di novit introdotto dal D.Lgs.vo 192/2005 senzaltro rappresentato dai valori limite alla
trasmittanza termica degli elementi di involucro (pareti verticali esterne, pareti divisorie fra unit immobiliari
distinte, orizzontamenti, infissi e vetrate) necessari allapplicazione del Decreto stesso, almeno sino
allemanazione dei provvedimenti legislativi di attuazione.
Nel panorama normativo nazionale in materia di costruzioni, diversamente a quanto gi in uso in altri paesi
europei (p.e. Austria e Germania), erano assenti valori limite alla trasmittanza degli elementi di involucro
sebbene indirettamente fissati dai valori limite al coefficiente volumico di dispersione termica, introdotto in
precedenza dalla legislazione nazionale sul contenimento dei consumi energetici (L. 373/76 e L. 10/91).
Alcune indicazioni sui valori limite alla trasmittanza termica degli elementi opachi e trasparenti dellinvolucro
edilizio furono riportate alcuni anni fa nella bozza del decreto attuativo dellart. 4, comma 1, della L.10/91, il
23
cui testo venne pubblicato su alcune riviste di settore .
Nelle seguenti Tabb. VII-IX sono riportati i valori limite alla trasmittanza termica (Ulim) ed alla resistenza
termica (Rlim=1/Ulim) delle strutture opache di involucro (pareti verticali e orizzontali) in funzione della zona
24
climatica , come indicati nellAllegato C al D. Lgs.vo 192/2005 (come sostituito dal D. Lgs.vo 311/2006).
Nel D. Lgs.vo 192 poi precisato (v. Allegato I - Regime transitorio per la prestazione energetica degli
edifici) che per tutte le categorie di edifici, nei casi di nuova costruzione e nei casi di edifici esistenti per
interventi di ristrutturazione integrale, manutenzione straordinaria o aumento volumetrico superiore al 20%
del volume preesistente, dovr risultare:
U 1.3 Ulim
essendo U il valore delle trasmittanza termica di progetto.
I valori limite alla trasmittanza termica degli elementi di involucro si riferiscono al caso di ponte termico
25
corretto e sono relativi a quelle strutture di involucro che delimitano il volume riscaldato verso lambiente
esterno o verso altri ambienti non dotati di impianto di riscaldamento. Nel caso in cui il ponte termico non
risulti corretto la trasmittanza termica media (ovvero il valore della trasmittanza termica pesato sulle aree di
competenza della parete e del ponte termico) dovr risultare inferiore o uguale al valore di Ulim. Anche nel
caso di pareti verticali opache in cui sono presenti porzioni con caratteristiche termiche o spessori differenti
(p.e. porzioni di parete sottofinestra, porte di ingresso, ) la trasmittanza termica media dellintera parete
oggetto di calcolo dovr risultare inferiore o uguale al valore di Ulim.

23

Si vedano a questo proposito gli articoli: Amato D., Il nuovo decreto per lisolamento termico degli edifici. Rivista neoEbios, 2000, n.3, pp. 9-13; Martino A., Legge 10: cosa cambia. Esempi e confronto con lattuale normativa. Rivista
neo-Ebios, 2000, n.3, pp. 33-37.
24
Le zone climatiche in cui risulta suddiviso il territorio nazionale sono definite allArt. 2 del D.P.R. 412/93 in funzione
dei gradi-giorno. I gradi-giorno di una localit sono definiti come la somma, estesa a tutti i giorni di un periodo
convenzionale di riscaldamento, delle sole differenze positive giornaliere tra la temperatura dellambiente,
convenzionalmente fissata a 20 C, e la temperatura media esterna giornaliera. I gradi-giorno di ciascuna localit
italiana sono tabulati nello stesso D.P.R. 412/93 (cui senzaltro si rimanda per i necessari approfondimenti).
25
Per ponte termico si intende una struttura in cui il campo termico non pu essere schematizzato come
unidimensionale; in generale sono ponti termici le zone dove si uniscono i materiali con conducibilit termica diversa o
dove si realizzano geometri particolari. Un ponte termico considerato corretto quando la trasmittanza termica della
porzione di parete esterna in corrispondenza del ponte termico non supera per pi del 15% la trasmittanza termica
della parete interessata dalla presenza del ponte termico stesso (v. Allegato A al D. Lgs.vo 192/2005).

11

Per quanto riguarda, invece, la trasmittanza termica limite delle pareti divisorie (verticali e orizzontali) tra
unit immobiliari distinte dovr risultare, nelle zone climatiche dalla C alla F:
2
U Ulim = 0.80 W/m K.
Lo stesso valore limite deve essere rispettato per tutte le pareti opache (verticali, orizzontali ed inclinate)
che delimitano verso lesterno gli ambienti non dotati di impianto di riscaldamento.
E assai interessante notare che, introducendo un valore limite alla trasmittanza termica delle pareti di
separazione tra unit immobiliari distinte, il D. Lgs.vo 192/2005 riporta un esplicito riferimento al rispetto del
D.P.C.M. del 5 dicembre 1997 sulla determinazione dei requisiti acustici passivi degli edifici. Ci
rappresenta un utile monito al progettista che, dovendo progettare con maggiore cura lisolamento termico
delle pareti degli edifici, non pu sottrarsi dal progettare con pari attenzione lisolamento acustico delle
pareti.

12

Tabella VII Trasmittanza termica massima, Ulim (W/m K), e resistenza termica minima, Rlim (m K/W)
di pareti verticali opache (fonte: Allegato C al D. Lgs.vo 192/2005, come sostituito dal D. Lgs.vo 311/2006).

Zona
Climatica
A
B
C
D
E
F

Ulim (W/m K)

Rlim (m K/W)

In vigore dal 1
gennaio 2006

In vigore dal 1
gennaio 2008

In vigore dal 1
gennaio 2010

0.85
(1.10)
0.64
(0.83)
0.57
(0.74)
0.50
(0.65)
0.46
(0.60)
0.44
(0.57)

0.72
(0.94)
0.54
(0.70)
0.46
(0.60)
0.40
(0.52)
0.37
(0.48)
0.35
(0.46)

0.62
(0.81)
0.48
(0.62)
0.40
(0.52)
0.36
(0.47)
0.34
(0.44)
0.33
(0.43)

In vigore dal 1
gennaio 2006

In vigore dal 1
gennaio 2008

In vigore dal 1
gennaio 2010

1.18

1.39

1.61

1.56

1.85

2.08

1.75

2.17

2.50

2.00

2.50

2.78

2.17

2.70

2.94

2.27

2.86

3.03

Tabella VIII Trasmittanza termica massima, Ulim (W/m K), e resistenza termica minima, Rlim (m K/W)
di coperture (fonte: Allegato C al D. Lgs.vo 192/2005, come sostituito dal D. Lgs.vo 311/2006).

Zona
Climatica
A
B
C
D
E
F

Ulim (W/m K)

Rlim (m K/W)

In vigore dal 1
gennaio 2006

In vigore dal 1
gennaio 2008

In vigore dal 1
gennaio 2010

0.80
(1.04)
0.60
(0.78)
0.55
(0.72)
0.46
(0.60)
0.43
(0.56)
0.41
(0.53)

0.42
(0.55)
0.42
(0.55)
0.42
(0.55)
0.35
(0.46)
0.32
(0.42)
0.31
(0.40)

0.38
(0.49)
0.38
(0.49)
0.38
(0.49)
0.32
(0.42)
0.30
(0.39)
0.29
(0.38)

In vigore dal 1
gennaio 2006

In vigore dal 1
gennaio 2008

In vigore dal 1
gennaio 2010

1.25

2.38

2.63

1.67

2.38

2.63

1.82

2.38

2.63

2.17

2.86

3.13

2.33

3.13

3.33

2.44

3.23

3.45

Tabella IX Trasmittanza termica massima, Ulim (W/m K), e resistenza termica minima, Rlim (m K/W)
di pavimenti verso locali non riscaldati o verso lesterno (fonte: Allegato C al D. Lgs.vo 192/2005,
come sostituito dal D. Lgs.vo 311/2006).

Zona
Climatica
A
B
C
D
E
F

Ulim (W/m K)

Rlim (m K/W)

In vigore dal 1
gennaio 2006

In vigore dal 1
gennaio 2008

In vigore dal 1
gennaio 2010

0.80
(1.04)
0.60
(0.78)
0.55
(0.72)
0.46
(0.60)
0.43
(0.56)
0.41
(0.53)

0.74
(0.96)
0.55
(0.72)
0.49
(0.64)
0.41
(0.53)
0.38
(0.49)
0.36
(0.47)

0.65
(0.85)
0.49
(0.64)
0.42
(0.55)
0.36
(0.47)
0.33
(0.43)
0.32
(0.42)

13

In vigore dal 1
gennaio 2006

In vigore dal 1
gennaio 2008

In vigore dal 1
gennaio 2010

1.25

1.35

1.54

1.67

1.82

2.04

1.82

2.04

2.38

2.17

2.44

2.78

2.33

2.63

3.03

2.44

2.78

3.13

4- LINVOLUCRO VETRATO DEGLI EDIFICI


Alla fine dell800, per il diffondersi di edifici con struttura portante realizzata in acciaio (si pensi, per
esempio, al Crystal Palace progettato da Paxton, Londra 1851), il vetro divenne un elemento dinvolucro
architettonicamente rilevante assumendo, talvolta, caratteristiche di particolare pregio dovute, per esempio,
al valore artistico degli infissi metallici ed agli effetti di mutue riflessioni del contesto costruito e
dellambiente circostante.
Con il progressivo affinamento delle tecniche produttive e la specializzazione dei cantieri edili le pareti
vetrate sono divenute componenti in grado di caratterizzare ledificio per gli aspetti di leggerezza ed
elevato contenuto tecnologico. Fra i numerosi edifici, interessanti anche per gli aspetti formali che essi
esprimono, si possono citare come esempi di architettura moderna: la Kaufmann Desert House di Richard
Neutra (Palm Springs, California, 1946) e la Farnsworth House di Mies Van der Rohe (Plano, Illinois, 1950);
oppure, come esempi di architettura contemporanea: la Palazzina Uffici e Direzione per iGuzzini
Illuminazione di Mario Cucinella (Recanati, 1996), la Biblioteca Nazionale di Francia di Dominique Perrault
(Parigi, 1996) e la Commerzbank di Norman Foster (Francoforte, 1997).
Linvolucro edilizio vetrato (in certi casi espressione di una moda diffusa a livello internazionale delledificio
high-tech con facciata continua in vetro) ha rappresentato notevoli problemi di isolamento termico
aggravato, negli ultimi venti anni, dallemanazione di atti legislativi e normativi nazionali sul risparmio
energetico che hanno prodotto, in genere, un aumento dello spessore degli strati isolanti nelle pareti
opache dellinvolucro edilizio.
Luso estensivo del vetro nelle facciate e nelle coperture degli edifici di carattere residenziale e, ancor pi
diffusamente, in quelli per il terziario (p.e. le facciate continue delle torri per uffici) e per lindustria (p.e.
capannoni con coperture a shed) ha inoltre reso necessaria unanalisi puntuale dellilluminazione naturale
(di cui si dir in un successivo paragrafo) con strumenti di simulazione sempre pi evoluti ed in grado di
modellare anche geometrie molto complesse.

4a- Caratteristiche termofisiche del vetro. Aspetti normativi


Nelle usuali applicazioni in edilizia per vetro da finestre si intende, generalmente, il vetro di silicato sodocalcico prodotto in lastre piane, commercializzate in formati standard di larghezza pari a 321 cm (larghezza
del nastro di colata) e lunghezza variabile in relazione al metodo di imballaggio.
Per il vetro sodo-calcico si assumono i seguenti valori di riferimento (UNI 10351 ed UNI EN 12524):
conducibilit termica di progetto (o utile di calcolo) a 283 K
kv = 1.0 (W/mK);
3
densit (o massa volumica)
v = 2500 (kg/m );
calore specifico (a pressione costante)
cp = 0.75 (kJ/kgK);
in altre parole una lastra di vetro ha una resistenza termica conduttiva espressa dallo stesso numero che
esprime lo spessore in metri ed una massa per unit di superficie di 2.5 kg per ogni millimetro di spessore.
Dai valori di kv, v e cp si ottiene:
-6
2
diffusivit termica, = kV/vcp = 0.53x10 (m /s).
26
Infine per il vetro sodo-calcico si assume per lemissivit , , il seguente valore di riferimento:
=0.837;
la conoscenza dellemissivit delle superfici che delimitano lintercapedine di una parete vetrata (corretta
alla temperatura media di riferimento dellintercapedine) risulta necessaria per calcolare il termine radiativo
della conduttanza dellintercapedine.

26

Lenergia emessa dalle superfici reali sempre inferiore a quella emessa da una superficie nera alla stessa
temperatura e per poterla valutare utile introdurre una propriet radiativa della superficie, tale propriet detta
emissivit (). La valutazione della emissivit di un corpo non generalmente una operazione semplice per linfluenza
esercitata dalle condizioni superficiali dei corpi (p.e. rugosit e stato di ossidazione). Lemissivit dei materiali edili
(esclusi i metalli) in genere maggiore di 0.8 alla temperatura ambiente. Essa normalmente aumenta con la lunghezza
donda e generalmente diminuisce allaumentare della temperatura. A titolo di esempio si riportano alcuni valori di
emissivit (globale in direzione normale) dei pi comuni materiali edili alla temperatura di 300 K: mattone in laterizio
=0.93, intonaco di gesso =0.92, marmo (grigio chiaro lucidato) =0.93, legno di quercia (piallato) =0.90 (fonte: De
Santoli L., Fisica tecnica ambientale Trasmissione del calore, Casa Editrice Ambrosiana, Milano 1999).

14

Gli aspetti generali, le definizioni, le tolleranze dimensionali dei prodotti vetrari utilizzati comunemente in
edilizia sono ampiamente descritti nella normativa tecnica nazionale (si vedano, per esempio, la UNI
10593-1/1996 e la UNI EN 572-1/1996).
Con riferimento ai prodotti vetrari di base (vetro float, vetro tirato o semplice, vetro stampato o colato)
realizzati con vetro comune sodo-calcico si possono anche citare, a titolo di esempio, le seguenti:
UNI EN 572-2 (1996), Vetro per edilizia - Prodotti a base di vetro di silicato sodo-calcico - Vetro float;
UNI EN 572-4 (1996), Vetro per edilizia - Prodotti a base di vetro di silicato sodo-calcico - Vetro tirato;
UNI EN 572-5 81996), Vetro per edilizia - Prodotti a base di vetro di silicato sodo-calcico - Vetro
stampato.
27

Nella norma UNI EN 410 sono riportati i metodi di calcolo per la determinazione di caratteristiche ottiche
(p.e. i coefficienti di trasmissione, riflessione e assorbimento e lindice di resa cromatica) ed energetiche
(p.e. il fattore di guadagno solare) di pareti vetrate realizzate in lastra singola o con una o pi intercapedini.
La radiazione incidente, W, su una lastra di vetro piano viene in parte trasmessa, tw, in parte riflessa, rw, in
parte assorbita, aw. Fra il coefficiente di trasmissione (t), il coefficiente di riflessione (r) ed il coefficiente di
assorbimento (a) sussiste la relazione: t + r + a = 1
Per esempio, una lastra piana di vetro chiaro semplice (tipo SGG PLANILUX della Saint-Gobain Glass
Italia S.p.A.) con uno spessore di 4 mm trasmette il 90% della radiazione incidente, riflette l8% ed assorbe
il 2%.
I coefficienti di trasmissione, riflessione e assorbimento dipendono dal materiale, dallangolo di incidenza e
dalla lunghezza donda della radiazione incidente.
I vetri sono trasparenti per lunghezze donda comprese tra 0.3 e 2.5 m, cio per tutto il visibile e per il
primo infrarosso; risultano quindi opachi nellultravioletto e nel lontano infrarosso.
28

Nella norma UNI EN 673 sono riportati i metodi di calcolo della resistenza termica totale di pareti vetrate (i
parametri di riferimento normalizzati si riferiscono al vetro sodo-calcico) realizzate in lastra singola o con
una o pi intercapedini daria. La norma indica dei procedimenti di calcolo nei casi in cui lintercapedine sia
riempita con gas, a titolo di esempio nella stessa norma sono riportate le principali propriet termofisiche
dellargon, dellesafluoruro di zolfo e del cripto. Per il calcolo della conduttanza del gas, con cui riempita
lintercapedine, la norma utilizza le formule per la convezione naturale, introducendo i numeri di Nusselt,
Prandtl e Grashof.

4b- Prodotti vetrari speciali


Per migliorare le prestazioni termiche di una parete vetrata isolante, anche in relazione alla legislazione
nazionale sul risparmio energetico, possibile aumentare, anche notevolmente, il valore della resistenza
termica totale riempiendo, per esempio, con un gas le intercapedini interposte fra le lastre.
I gas pi frequentemente utilizzati sono: largon, lesafluoruro di zolfo e il cripto, dei quali la normativa
tecnica indica le principali propriet termofisiche per vari valori della temperatura.
Un ulteriore aumento della resistenza termica delle vetrate isolanti usualmente ottenuto depositando su
almeno una delle facce interne allintercapedine composti metallici basso emissivi durante il processo di
produzione delle lastre, al fine di ridurre la potenza termica scambiata per irraggiamento tra le due lastre.
Lutilizzo estensivo del vetro sia nelle facciate che nelle coperture degli edifici ha accelerato, negli ultimi
anni, la ricerca e lo sviluppo di prodotti vetrari speciali e materiali trasparenti innovativi.
Una semplice classificazione e lelenco dei principali prodotti vetrari adatti ad applicazioni edili sono riportati
nella seguente Tab. X.
I vetri selettivi sono ottenuti per deposizione di particolari rivestimenti (durante il processo produttivo)
che ne modificano il comportamento nei confronti della radiazione incidente in funzione dellangolo di
incidenza ( il caso dei vetri a controllo solare, p.e.: colorati o riflettenti) o della lunghezza donda ( il caso
dei vetri basso emissivi). In particolare:
i vetri a controllo solare sono in grado di limitare lapporto di energia solare allinterno degli ambienti
(uso consigliato in climi caldi e periodi estivi);
i vetri basso emissivi, caratterizzati dalla riflessione selettiva delle radiazioni dellinfrarosso lontano
emesse dai corpi a temperatura ambiente, sono in grado di ridurre le perdite di calore per
irraggiamento (uso consigliato in climi freddi e periodi invernali);
27
28

UNI EN 410 (2000), Vetro per edilizia - Determinazione delle caratteristiche luminose e solari delle vetrate.
UNI EN 673 (1999), Vetro per edilizia - Determinazione della trasmittanza termica (valore U) - Metodo di calcolo.

15

i vetri misti, che integrano caratteristiche basso emissive e di controllo solare, consentono di
controllare lenergia solare entrante negli ambienti durante la stagione estiva e, nello stesso tempo, di
limitare le perdite di calore durante linverno (uso consigliato in condizioni di clima temperato come in
Italia).

I vetri cromogenici hanno la capacit di variare il proprio grado di trasparenza, anche


significativamente, in risposta a stimoli esterni. In genere essi sono suddivisi in dispositivi non attivati
elettricamente (autoregolanti) e in dispositivi attivati elettricamente (che richiedono un intervento
dellutenza).
In particolare:
i vetri fotocromici sono in grado di alterare le proprie condizioni iniziali di trasparenza e colore tramite
lesposizione alla luce;
i vetri termocromici sono in grado di modificare le propriet ottiche in funzione della temperatura;
i vetri elettrocromici sono in grado di mutare le caratteristiche della trasmissione ottica a seguito di un
cambiamento persistente e reversibile della loro struttura chimica, determinato dal passaggio di una
corrente elettrica attraverso il materiale stesso;
i vetri a cristalli liquidi sono in grado di far variare la trasmissione della luce sotto linfluenza di un
campo elettrico che ne orienta la struttura molecolare a barre.
Tabella X Elenco dei principali vetri speciali e prodotti trasparenti innovativi

VETRI SELETTIVI

VETRI CROMOGENICI
(a comportamento dinamico)

Non attivati elettricamente


Attivati elettricamente

A controllo solare
Basso emissivi
(a isolamento termico rinforzato)
Integrati
(basso emissivi e a controllo solare)
Fotocromici
Termocromici
Elettrocromici
A cristalli liquidi
Pannelli prismatici
Films olografici
TIM (Materiali Isolanti Trasparenti)
Granular Aerogel

ALTRI PRODOTTI INNOVATIVI

4c- Trasmittanza termica di vetri e finestre


I carichi termici dovuti al finestrato possono incidere notevolmente sul carico termico totale di un locale. Si
osservi che le vetrate presentano generalmente basse resistenze termiche e sono trasparenti alla
radiazione solare per cui locali con ampi finestrati risultano pi caldi in estate e pi freddi in inverno e
richiedono dunque maggiori spese per la loro climatizzazione. Ovviamente, tanto pi grandi sono le
superfici finestrate tanto migliore sar, generalmente, lilluminamento dellambiente (questultimo aspetto
sar trattato in un successivo paragrafo).
Generalmente le finestre delle abitazioni sono realizzate con vetri non trattati singoli o doppi (leventuale
intercapedine abitualmente riempita daria), telai in vari materiali (p.e. legno, ferro, alluminio, PVC, ) e
chiusure esterne di vario tipo (persiane in legno, tapparelle avvolgibili in PVC, ).
E possibile valutare le dispersioni termiche attraverso il finestrato se nellespressione della trasmittanza
termica totale (Uw) si considera oltre al contributo del vetro (Ug) anche quello del telaio (Uf), delleventuale
elemento di chiusura esterna (DU) durante le ore notturne ed il contributo del ponte termico costituito dal
giunto vetro-telaio (g).
Calcolo della trasmittanza termica del vetro
La norma di riferimento per il calcolo della trasmittanza termica di vetrate singole o composte da due o pi
lastre la UNI EN 673 (v. nota 28).
Nel caso assai comune di finestra con vetro singolo, dati i piccoli spessori dei vetri usati nel finestrato
(generalmente 4 mm), nella trasmittanza termica (Ug) della lastra si pu trascurare il contributo dovuto alla
conduzione e scrivere semplicemente:

16

Ug =

i e
1
=
= 5.94
1 i + 1 e i + e

W / m 2K
2

in cui si posto, con ovvio significato dei simboli: i=8 ed e=23 W/m K, ovvero ri=1/i=0.13 ed
2
re=1/e=0.04 m K/W (UNI EN 673).
Nel caso pi generale di vetrate costituite da pi lastre di vetro (p.e. vetri doppi, vetri tripli, ) e varie
intercapedini la trasmittanza termica del vetro (Ug) pu essere calcolata con la relazione:
1

Ug =

re +

kii + ri + Rca j
i =1

j =1

avendo indicato con di e ki rispettivamente lo spessore (m) e la conducibilit termica (W/mK) della i-esima
2
lastra di vetro e con Rcaj la resistenza termica (m K/W) della j-esima intercapedine.
La resistenza termica Rca di intercapedini daria non ventilate per vetrate doppie riportata, per vari
29
spessori dellintercapedine, nella UNI EN ISO 10077-1 , nei casi di vetri trattati con depositi superficiali
bassoemissivi e non (v. Tab. XI).
Per calcolare la resistenza termica di pi intercapedini in una vetrata multipla, eventualmente riempite con
un gas diverso dallaria (argon, kripton oppure SF6) si pu seguire il procedimento indicato nellAppendice
B della UNI EN 673.
I valori di Ug per numerose tipologie di vetrate sono generalmente indicate nei cataloghi dei principali
produttori di vetro (p.e. Saint-Gobain, Pilkington, Gravelbel ). Valori di riferimento della trasmittanza
termica di vetrate doppie e triple per vari spessori delle lastre e per diversi gas di riempimento delle
intercapedini, nel caso di lastre senza trattamenti superficiali, sono riportati nella UNI EN ISO 10077-1 (v.
Tabb. XII-XIII).
2

Tabella XI - Resistenza termica Rca (m K/W) di intercapedini daria non ventilate


nelle vetrate(fonte: UNI EN ISO 10077-1).
Spessore
dellintercapedine
daria
(mm)
6
9
12
15
50
100
300

Rca
2
(m K/W)
Caso di una sola superficie trattata
=0.2
=0.4
0.190
0.163
0.259
0.211
0.316
0.247
0.363
0.276
0.335
0.260
0.315
0.247
0.284
0.228

=0.1

0.211
0.298
0.376
0.446
0.406
0.376
0.333

Caso di vetri
non trattati
0.127
0.154
0.173
0.186
0.179
0.173
0.163

=0.8

0.132
0.162
0.182
0.197
0.189
0.182
0.171

(v. note alla Tab. XIII)

Tabella XII Trasmittanza termica, Ug (W/m K), di vetrate doppie senza trattamenti
superficiali delle lastre (fonte: UNI EN ISO 10077-1).
Tipo di gas nellintercapedine
(concentrazione del gas 90%)

Dimensioni
(mm)

4-6-4
4-9-4
4-12-4
4-15-4
4-20-4

Aria

Argon

Krypton

Esafluoruro di
zolfo (SF6)

3.3
3.0
2.9
2.7
2.7

3.0
2.8
2.7
2.6
2.6

2.8
2.6
2.6
2.6
2.6

3.0
3.1
3.1
3.1
3.1

(v. note alla Tab. XIII)


29

UNI EN ISO 10077-1 (2002), Prestazione termica di finestre, porte e chiusure Calcolo della trasmittanza termica
Metodo semplificato.

17

Tabella XIII Trasmittanza termica, Ug (W/m K), di vetrate triple senza trattamenti
superficiali delle lastre (fonte: UNI EN ISO 10077-1).
Tipo di gas nellintercapedine
(concentrazione del gas 90%)

Dimensioni
(mm)

4-6-4-6-4
4-9-4-9-4
4-12-4-12-4

Aria

Argon

Krypton

Esafluoruro di
zolfo (SF6)

2.3
2.0
1.9

2.1
1.9
1.8

1.8
1.7
1.6

2.0
2.0
2.0

Note relative alle Tabb. XI-XIII

I valori si riferiscono a vetrate verticali o con un angolo di inclinazione, , rispetto allorizzontale compreso
nellintervallo 60<90.

Le condizioni al contorno normalizzate per i gas di riempimento dellintercapedine sono riportate in UNI EN
673 per una temperatura media di riferimento: tm=10 C.

Si assume una differenza di temperatura tra le due facce pi esterne della vetrata pari a 15 C.

Calcolo della trasmittanza termica del telaio


La trasmittanza termica del telaio (Uf) pu essere calcolata con i metodi numerici descritti nella UNI EN
30
ISO 10077-2 (Appendice C) oppure, in assenza di informazioni specifiche, si possono utilizzare i valori
riportati nella UNI EN ISO 10077-1 (Appendice D) in relazione a vari tipi di telai (in legno, in metallo con e
senza taglio termico, in materiale plastico) ed a diverse percentuali dellarea del telaio rispetto allarea della
finestra.
Secondo quanto riportato nella Appendice D citata, a titolo esemplificativo, la trasmittanza termica di telai in
2
materiale plastico (poliuretano, PVC) varia tra 2.0 e 2.8 W/m K secondo la geometria della sezione; quella
2
2
di telai in legno varia tra 1.0 e 2.2 W/m K e tra 1.2 e 2.6 W/m K, rispettivamente per legno tenero (=500
3
3
kg/m ) e per legno duro (=700 kg/m ), al variare dello spessore del telaio tra 175 e 20 mm ed infine la
trasmittanza termica di telai metallici in alluminio con taglio termico varia tra 2.0 e 4.0 W/m2K al variare
della pi piccola distanza tra sezioni opposte (rispetto al materiale che costituisce il taglio termico)
compresa tra 36 e 4 mm.
Calcolo della trasmittanza termica della finestra
Le norme di riferimento per il calcolo della trasmittanza termica di finestre sono la UNI EN ISO 10077-1 (v.
nota 29) e la UNI EN ISO 10077-2 (v. nota 30).
La trasmittanza termica di una finestra (UW ) pu essere calcolata utilizzando la relazione:
UW =

(2)
2

A gUg + A f U f + l g g
Ag + Af
2

con: A area (m ), U trasmittanza termica (W/m K), perimetro (m), trasmittanza termica lineare (W/mK).
Nella relazione (2) il pedice g si riferisce al vetro ed il pedice f si riferisce al telaio.
La resistenza termica di una finestra risulter quindi:
(3)
RW =1/UW
La determinazione dellarea (Ag) e del perimetro (g) del vetro e dellarea (Af) del telaio pu essere condotta
con i procedimenti descritti nella stessa UNI EN ISO 10077-1.
Gli effetti del ponte termico dovuto al giunto tra il telaio e la vetrata si devono considerare soltanto nei casi
di finestre con pi vetri e tengono conto della presenza dei distanziatori tra le lastre vetrate. I valori di g
sono tabulati nella UNI EN ISO 10077-1 (Appendice E), v. Tab. XIV; possono essere calcolati con i metodi
numerici riportati nellAppendice C della UNI EN ISO 10077-2.
A titolo esemplificativo nelle Tabb. XV e XVI si riportano alcuni valori di UW (estratti dai due prospetti
dellAppendice F alla UNI EN ISO 10077-1, alla quale si rimanda per completezza), calcolati utilizzando i
valori di g conformi a quelli indicati in Tab. XIV.

30

UNI EN ISO 10077-2 (2004), Prestazione termica di finestre, porte e chiusure Calcolo della trasmittanza termica
Metodi numerici per i telai.

18

Tabella XIV Trasmittanza termica lineare g per vari tipi di telaio in presenza di
distanziatori in alluminio o acciaio (fonte: UNI EN ISO 10077-1).
g (W/mK)
Materiale del telaio

Vetrata doppia o tripla con vetro


non trattato e riempimento
dellintercapedine con aria o gas

Vetrata doppia a bassa


emissivit o tripla con almeno
due rivestimenti a bassa
emissivit e riempimento delle
intercapedini con aria o gas

0.04
0.06
0

0.06
0.08
0.02

Telaio in legno o in plastica


Telaio in metallo (alluminio) con taglio termico
Telaio in metallo (alluminio) senza taglio termico

Tabella XV Trasmittanza termica (Uw) di finestre con area del telaio pari al 30% dellarea
dellintera finestra (fonte: UNI EN ISO 10077-1).
Tipo di
vetrata
singola
doppia
tripla

Ug
2
(W/m K)
5.7
3.3
1.1
2.3
0.5

1.0
4.3
2.7
1.2
2.0
0.8

1.4
4.4
2.8
1.3
2.1
0.9

1.8
4.5
2.9
1.5
2.2
1.0

2.2
4.6
3.1
1.6
2.4
1.2

Uf (W/m2K)
2.6
4.8
3.2
1.7
2.5
1.3

3.0
4.9
3.4
1.9
2.7
1.4

3.4
5.0
3.5
2.0
2.8
1.6

3.8
5.1
3.6
2.1
2.9
1.7

7.0
6.1
4.4
2.9
3.7
2.5

Tabella XVI Trasmittanza termica (Uw) di finestre con area del telaio pari al 20% dellarea
dellintera finestra (fonte: UNI EN ISO 10077-1).
Tipo di
vetrata
singola
doppia
tripla

Ug
2
(W/m K)
5.7
3.3
1.1
2.3
0.5

1.0
4.8
2.9
1.2
2.1
0.7

1.4
4.8
3.0
1.3
2.2
0.8

1.8
4.9
3.1
1.4
2.3
0.9

2.2
5.0
3.2
1.4
2.4
1.0

Uf (W/m2K)
2.6
5.1
3.3
1.5
2.5
1.1

3.0
5.2
3.4
1.6
2.6
1.2

3.4
5.2
3.4
1.7
2.6
1.2

3.8
5.3
3.5
1.8
2.7
1.3

7.0
5.9
4.0
2.3
3.2
1.8

Calcolo della resistenza termica aggiuntiva per lelemento di chiusura esterno


La chiusura delle tapparelle avvolgibili durante le ore notturne, in particolare nei casi di bassa permeabilit
allaria del sistema di chiusura e di un buon isolamento termico del cassonetto sopra alla finestra, riduce le
dispersioni termiche attraverso il finestrato; il contributo di tale riduzione diviene significativo nel caso in cui
gli avvolgibili sono del tipo coibentato, vale a dire che le cavit daria presenti nelle stecche orizzontali che
compongono lavvolgibile sono riempite con schiume espandenti (p.e. schiume poliuretaniche).
Per tenere nella debita considerazione leffetto dovuto alla chiusura, in particolare durante le ore notturne,
di elementi esterni alla finestra (p.e. tapparelle avvolgibili) possibile considerare una resistenza termica
aggiuntiva (R), dovuta sia alla resistenza termica della camera daria che si viene a formare tra lelemento
di chiusura e la finestra sia alla resistenza termica conduttiva (rS) della chiusura stessa (v. Fig. 2).
Per la presenza della chiusura esterna (p.e. avvolgibile abbassato durante le ore notturne), dalla relazione
(3), la resistenza termica complessiva della finestra (RTw) risulta quindi:
RTw = Rw + R
2
Nella UNI EN ISO 10077-1 sono riportate cinque relazione empiriche, valide per rS<0.3 m K/W, per
calcolare R in relazione a differenti permeabilit allaria dellelemento di chiusura (v. Tab. XVII).
Il concetto di permeabilit allaria delle chiusure precisato sempre nella UNI EN ISO 10077-1 (Appendice
H), avendo definito una lunghezza caratteristica bS, che esprime la distanza complessiva dei bordi
dellelemento di chiusura dal suo contorno (v. Fig. 3):
b S = b1 + b 2 + b 3
con: b1 e b2 rispettivamente le distanze dei bordi inferiore e superiore della chiusura dal contorno e b3 la
distanza dei bordi destro e sinistro della chiusura dal contorno (v. Fig. 3).

19

R
rS
Esterno

Interno

vetro
schermo
telaio
camera daria
Figura 2 Sezione schematica di una chiusura esterna.
2

Tabella XVII Valori di R (m K/W) in funzione della permeabilit allaria


dellelemento di chiusura (fonte: UNI EN ISO 10077-1).
Permeabilit allaria della chiusura
Molto elevata
Elevata
Media (p.e. chiusure ad ante piene, chiusure a veneziana di legno con stecche piene
sovrapposte, avvolgibili in legno, plastica o metallo con stecche di connessione)
Bassa
A tenuta

R
2
(m K/W)
0.08
0.25rs+0.09
0.55rs+0.11
0.80rs+0.14
0.95rs+0.17

Nota- Nel caso di tendaggi, interni o esterni, le relazioni indicate in tabella risultano ancora valide ponendo rS=0.

b3

b3

b2

b1

chiusura
Interno

Esterno
Figura 3 Rappresentazione schematica di una chiusura esterna (vista frontale, in alto, e sezione, in basso).

20

Le classi di permeabilit allaria di una chiusura sono definite come indicato in Tab. XVII, tratta
dallAppendice H alla UNI EN ISO 10077-1.
Tabella XVII Classi di permeabilit allaria di chiusure esterne di finestre in funzione
della lunghezza caratteristica bs (fonte UNI EN ISO 10077-1).
Classe di permeabilit
allaria della chiusura
1
2
3
4
5

bS
(mm)
bS>35
15bS<35
8bS<15
bS8
bS3 con b1+b3=0 oppure b2+b3=0

Permeabilit allaria
Molto elevata
Elevata
Media
Bassa
A tenuta

Nota 1 Per le classi di permeabilit 2 e superiori non dovrebbero esserci delle aperture allinterno della chiusura stessa.
Nota 2 Per le chiusure a tenuta (classe 5) deve risultare:

Caso di chiusure avvolgibili. Le distanze dei bordi laterali e inferiore della chiusura dal contorno sono considerati uguali a zero
se ci sono guarnizioni rispettivamente nelle guide laterali e nella doga finale. La distanza del bordo superiore della chiusura dal
contorno considerata uguale a zero se la fessura dingresso dellavvolgibile nel cassonetto dotata di linguette di tenuta o
guarnizioni del tipo a spazzolino su entrambi i lati della chiusura o se il lato terminale della chiusura compresso da un apparto
(molla) contro un materiale sigillante sulla superficie interna del lato esterno del cassonetto dellavvolgibile.

Caso di altre chiusure. Leffettiva presenza di guarnizioni su tre lati e di una distanza dal bordo del quarto lato della chiusura dal
contorno inferiore a 3 mm.

In assenza di specifiche indicazioni possibile utilizzare i valori tabulati di R nellAppendice G della UNI
EN ISO 10077-1 per vari tipi di chiusure in funzione della permeabilit allaria (v. Tab. XVIII), ricavati
utilizzando le relazioni di Tab. XVIII.
Tabella XVIII Valori di R in funzione della permeabilit allaria delle chiusure esterne
alle finestre per vari valori di rs (fonte: UNI EN ISO 10077-1).

0.01

Alta
0.09

R
2
(m K/W)
Permeabilit
Media
0.12

0.10

0.12

0.16

0.22

0.15

0.13

0.19

0.26

0.20

0.14

0.22

0.30

rS
2
(m K/W)

Tipo di chiusura
Chiusure avvolgibili in alluminio
Chiusure avvolgibili in legno e plastica senza
riempimento in schiuma
Chiusure avvolgibili in plastica con riempimento in
schiuma
Chiusure in legno da 25mm a 30mm di spessore

Bassa
0.15

4d- Valori limite alla trasmittanza termica di vetri e finestre


Analogamente al caso delle strutture opache di involucro (verticali ed orizzontali) nel D.Lgs.vo 192 sono
anche riportati valori limite alla trasmittanza termica dei vetri e delle finestre da adottare in via transitoria
almeno sino allemanazione dei provvedimenti legislativi di attuazione.
Nelle seguenti Tabb. XIX-XX sono riportati i valori limite alla trasmittanza termica (Ulim) ed alla resistenza
termica (Rlim=1/Ulim) dei vetri e delle finestre in funzione della zona climatica, come indicati nellAllegato C al
D. Lgs.vo 192.

21

Tabella XIX Trasmittanza termica massima, Ulim (W/m K), e resistenza termica minima, Rlim (m K/W)
di vetri (fonte: Allegato C al D. Lgs.vo 192/2005, come sostituito dal D. Lgs.vo 311/2006).

Zona
Climatica
A
B
C
D
E
F

Ulim (W/m K)

Rlim (m K/W)

In vigore dal 1
gennaio 2006

In vigore dal 1
gennaio 2008

In vigore dal 1
gennaio 2010

5.0
(6.5)
4.0
(5.2)
3.0
(3.9)
2.6
(3.4)
2.4
(3.1)
2.3
(3.0)

4.5
(5.9)
3.4
(4.4)
2.3
(3.0)
2.1
(2.7)
1.9
(2.5)
1.7
(2.2)

3.7
(4.8)
2.7
(3.5)
2.1
(2.7)
1.9
(2.5)
1.7
(2.2)
1.3
(1.7)

In vigore dal 1
gennaio 2006

In vigore dal 1
gennaio 2008

In vigore dal 1
gennaio 2010

0.20

0.22

0.27

0.25

0.29

0.37

0.33

0.43

0.48

0.38

0.48

0.53

0.42

0.53

0.59

0.43

0.59

0.77

Tabella XX Trasmittanza termica massima, Ulim (W/m K), e resistenza termica minima, Rlim (m K/W)
di finestre (fonte: Allegato C al D. Lgs.vo 192/2005, come sostituito dal D. Lgs.vo 311/2006).

Zona
Climatica
A
B
C
D
E
F

Ulim (W/m K)

Rlim (m K/W)

In vigore dal 1
gennaio 2006

In vigore dal 1
gennaio 2008

In vigore dal 1
gennaio 2010

5.5
(7.2)
4.0
(5.2)
3.3
(4.3)
3.1
(4.0)
2.8
(3.6)
2.4
(3.1)

5.0
(6.5)
3.6
(4.7)
3.0
(3.9)
2.8
(3.6)
2.4
(3.1)
2.1
(2.7)

4.6
(6.0)
3.0
(3.9)
2.6
(3.4)
2.4
(3.1)
2.2
(2.9)
2.0
(2.6)

22

In vigore dal 1
gennaio 2006

In vigore dal 1
gennaio 2008

In vigore dal 1
gennaio 2010

0.18

0.20

0.22

0.25

0.28

0.33

0.30

0.33

0.38

0.32

0.36

0.42

0.36

0.42

0.45

0.42

0.48

0.50

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