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Economia e Politica Sociale 2011-12 Terzo modulo: welfare e modelli di welfare, Carmela D'Apice

Welfare e modelli di welfare


1. Alle origini dello Stato sociale
Il welfare state nasce, sul finire dellottocento, per dare delle risposte ad una serie di problemi posti
dal rapido diffondersi dellindustrializzazione e dellurbanizzazione delleconomie, quando le antiche
societ contadine si trasformano in societ industriali. Il progresso tecnico irrompe nellorganizzazione
artigianale del lavoro e della produzione determinando nuovi processi produttivi, lutilizzo di nuove
materie prime, di nuove forme contrattuali non regolamentate e prive di restrizioni ( con il lavoro dei
minori, delle donne, nelle ore notturne, ecc); la formazione di nuovi e pi ampi mercati, nuove vie di
comunicazione, lo spostamento di milioni di persone dai centri rurali verso le citt industriali che iniziano
ad espandersi a macchia dolio.
Questo processo di grande fervore e produzione di ricchezza presenta, come spesso accade,
alcuni elementi di debolezza; si moltiplicano gli incidenti sul lavoro, legati allutilizzo delle nuove macchine a
fronte di una formazione inesistente, le malattie, per luso di materiali nocivi alla salute, il disagio economico
nei momenti di stasi della produzione, il disagio abitativo per il confluire di una massa di popolazione in
citt non attrezzate ai nuovi flussi migratori con conseguenti effetti di sovraffollamento, carenze di
servizi igenici e, quindi, rapida diffusione delle malattie; il disagio sociale determinato dalla crisi del sistema
assistenziale tradizionale basato sullaiuto reciproco e presente nelle piccole comunit.
La presenza oggettiva dei diversi problemi economici e sociali - insieme alla formazione dei
primi partiti operai e delle prime forme sindacali - fa s che si determinino le condizioni politiche per le
prime leggi di intervento in campo sociale che nate per gruppi ristretti di lavoratori e in singoli paesi, si
estendano, pi o meno velocemente, agli altri lavoratori e paesi per limitare le tensioni ed i conflitti e,
quindi, per non ostacolare lo sviluppo della nuova organizzazione produttiva; per fronteggiare una classe
operaia pi forte ed organizzata in partiti e sindacati, per un generale processo imitativo.
Il primo modello di welfare si fa risalire, usualmente, alla Germania di Otto Von Bismark ( 1815
1898 ), il cancelliere di ferro dellimpero di Guglielmo 1 di Prussia, che nellarco di sei anni getta le
fondamenta del welfare con le tre famose leggi : sullassicurazione contro le malattie ( 1883 ), sugli infortuni
sul lavoro ( 1884 ) e sullassicurazione contro la vecchiaia e linvalidit ( 1889 ) considerate, allora, come le
principali cause di povert ed indigenza. Viene, invece, attribuito ad un Arcivescovo inglese (1941), William
Temple, il termine welfare state , Stato del benessere, per contrapporlo allo Stato di guerra
warfare state dei nazisti (

). Ed a partire da questi anni che il termine inizia a diffondersi

nellaccezione oggi prevalente.

Stevenson J (1984), British Society 1914-1945, Ed. J.H.Plumb, England, p. 453

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A Lord William Beveridge ( 1879 1963 ) (Regno Unito) viene fatta risalire laccettazione e la
diffusione dellidea di uno Stato capace di farsi carico di tutti i problemi sociali dei suoi cittadini in ogni
momento della loro esistenza ( dalla culla alla tomba , come si dir poi ).
Nel suo Rapporto ( noto come Rapporto Beveridge, 1942 ), si delineano i caratteri essenziali di un
moderno stato sociale che doveva essere gestito da ununica entit ( e, quindi, centralizzato per una maggiore
efficienza ed economicit ); essere universale ( accessibile a tutte le classi sociali senza alcun limite di
reddito e coprire tutte le evenienze ) e finalizzato alla sconfitta di cinque flagelli ( 2 ):

Linsicurezza del reddito

La malattia

Lignoranza

La miseria

Lozio determinato dalla disoccupazione

Scopo del Piano di interventi e provvidenze quello di assicurare un reddito minimo ma sufficiente ( nel
senso che lammontare definito non dovrebbe aver bisogno di integrazioni se non volontarie ), nel
momento in cui la capacit di guadagnare del singolo si interrompe per disoccupazione, malattia,
incidente sul lavoro, per let del pensionamento e per venir incontro a spese eccezionali quali quelle
legate alla nascita, alla morte, al matrimonio. Il reddito minimo , anche, a tempo indeterminato e, cio, fin
tanto che permane lo stato di bisogno. Un soddisfacente schema di sicurezza sociale dovrebbe, sempre
secondo Beveridge, prevedere anche assegni familiari per i figli sino a 15 anni ( e sino a 16 se inseriti in
processi educativi ) perch le retribuzioni fanno riferimento allindividuo e non alla dimensione della
famiglia ( anche allora erano le famiglie numerose ad avere, insieme agli anziani, la pi alta probabilit di
cadere in povert ), servizi per la salute ( perch la malattia implicava perdita di retribuzione e, quindi,
povert), per leducazione (come processo di mobilit sociale, un bambino che non messo nelle condizioni di
sviluppare il proprio capitale umano ha molte probabilit di divenire povero una volta adulto) e,
naturalmente, politiche per la piena occupazione perch nessun Piano sarebbe finanziariamente sostenibile
in presenza di una disoccupazione di massa.
Il Rapporto Beveridge viene, quindi, a rappresentare la base di importanti provvedimenti legislativi
quali il Family Allowances Act del 1945 (assegni familiari), il National Insurance Act del 1946
(assicurazioni obbligatorie ) e del National Health Service del 1948 (sistema sanitario).
Per una definizione di welfare , largamente condivisa, si pu far riferimento allo storico inglese Asa
Briggs (1961) ( 3 ) :

2
3

Beveridge W.H. ( 1942 ) , Social Insurance and Allied Services, Her Majestys Office, London, p.6
Briggs A. (1961 ), The Welfare State in Historical Perspective, in European Journal of Sociology II.

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Lo Stato del benessere quello nel quale il potere organizzato viene impiegato al fine di modificare il
funzionamento dei mercati in almeno tre direzioni :
1. Garantire a individui e famiglie un reddito minimo indipendentemente dal valore di mercato delle
loro risorse;
2. Ridurre le condizioni di insicurezza, ponendo individui e famiglie in grado di fare fronte ad alcune
evenienze sociali (ad esempio, la malattia, la vecchiaia e la disoccupazione), che altrimenti li
condurrebbero verso situazioni critiche;
3. Assicurare che tutti i cittadini, senza distinzione di classe o posizione sociale, abbiano a disposizione
un certo insieme di servizi sociali, nella migliore qualit disponibile.
In questo senso i servizi e le prestazioni di welfare non devono dipendere dalla bont del potere
organizzato (governo, partiti, sindacati, fondazioni, ecc ) ma devono essere collettivi e, quindi, organizzati
e finanziati dallo Stato ed erogati come diritti di cittadinanza e non come assistenza, carit.
Lo Stato sociale ( stato del benessere welfare state ) pu quindi essere definito come lo Stato che si
assume la responsabilit di coprire i grandi rischi sociali per la generalit della popolazione.
Naturalmente i confini del welfare state, come insieme di obiettivi e strumenti, non sono rigidi
ma si modificano nel tempo a seconda dello sviluppo delle forze che lo governano ( monarchie e
democrazie parlamentari, composizione dei parlamenti e dei governi, sviluppo ed evoluzione dei partiti
politici, dei sindacati, delle associazioni, dei valori culturali, delle fluttuazioni cicliche delleconomia, e
cos via ) o per il verificarsi di eventi particolari come le guerre (tutela degli orfani e delle vedove, ad
esempio, ricostruzione delle abitazioni, e cos via) o profonde crisi economiche (come la grande crisi del
1929 in termini di disoccupazione, svalutazione dei patrimoni finanziari, ecc ); schematizzando le fasi di
sviluppo e i beneficiari coinvolti , possibile leggere, indirettamente, anche le forze che ne determinano
le tendenze.
Nella sua evoluzione il welfare state sembra attraversare almeno due grandi fasi di sviluppo ed
almeno una di inversione di marcia; dal 1870 e sino alla seconda guerra mondiale i benefici della
protezione sociale in termini di copertura per infortuni, malattie, vecchiaia e disoccupazione coprono,
essenzialmente, la classe operaia; la legislazione, definita in un determinato paese, si espande, poi, ai paesi
a medesimo livello di sviluppo per imitazione o per la coincidenza dei nuovi problemi sociali determinati
dal processo di industrializzazione ed urbanizzazione (4).

Gli interventi legislativi diretti a coprire i rischi legati alla malattia, ad esempio, si espandono dalla Germania ( 1883 ) all
Austria ( 1888 ), al Belgio ( 1894 ), alla Gran Bretagna ( 1911 ) e cos via; quelli relativi agli infortuni sul lavoro ancora una volta
dalla Germania ( 1884 ), e, quindi all Austria ( 1887 ), alla Finlandia (1895), allItalia ( 1898), al Regno Unito (1906), ecc; quelli
relativi alla vecchiaia dalla Germania ( 1889 ), alla Danimarca ( 1891 ), al Belgio ( 1900), alla Gran Bretagna ( 1908 ), all Italia (
1919 ), ecc; quelli diretti alla disoccupazione partono dalla Francia ( 1905 ), si estendono alla Danimarca ( 1907 ), alla Gran
Bretagna ( 1911), all Italia ( 1919 ), alla Germania ( 1927 ), e cos via.

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Dalla fine della seconda guerra mondiale e sino alla fine degli anni sessanta, i programmi di
protezione sociale si rafforzano e si estendono a settori crescenti della classe media ( impiegati, insegnanti,
artigiani, commercianti, ecc ). Nella maggior parte dei paesi avanzati la spesa sociale si espande anche
perch sono anni di sensibile crescita del Pil, di grande ottimismo in termini di sviluppo, di valori legati
allequit, di rafforzamento del potere sindacale; questi elementi determinano sia una estensione delle
provvidenze che lo sviluppo delle grandi infrastrutture sociali (scuole, ospedali, edilizia popolare, servizi
sociali, ecc) quale garanzia di accesso alleducazione, alla salute, alla casa, il tutto attraverso un ruolo
molto attivo dei sindacati e in presenza di un clima politico culturale aperto agli interventi dello Stato in
campo sociale quale strumento di redistribuzione del reddito e della ricchezza (non a caso questo periodo viene
unanimemente definito come lepoca doro dello stato sociale).

2. Tendenze recenti
Intorno alla met degli anni settanta il vento cambia e si assiste ad uninversione di marcia, ad
analisi sempre pi critiche nei confronti dellintervento dello Stato nelleconomia e nel sociale; le ragioni
sono diverse e tutte portano a sostenere la spesa pubblica e la spesa in campo sociale come la principale
causa di tutti i mali delleconomia (riduzione del tasso di crescita del pil, degli investimenti, inflazione e
disoccupazione elevata, debito pubblico, ecc ). Ma la spesa in campo sociale viene, anche, messa
pesantemente in discussione partendo da alcune analisi che sostengono (a seconda dei diversi paesi ) :
un utilizzo particolaristico categoriale della spesa sociale in cui i costi sono a carico dellintera collettivit
mentre i benefici verrebbero distribuiti a singoli gruppi e categorie sociali; vedi, ad esempio, i diversi
regimi previdenziali che avevano / hanno condizioni differenziate in termini di contribuzione, et di
pensionamento, trattamento, cumulo pensione altri redditi, ecc, o forme di redistribuzione perversa : a
trarre i maggiori vantaggi dal sistema sono le classi a reddito medio alto; per quanto riguarda, ad
esempio, listruzione superiore si evidenzia la minore probabilit di accesso, alluniversit, per i figli della
classe operaia rispetto ai figli delle classi a reddito medio-alto; analogo discorso per i servizi della salute
ove le classi a reddito pi elevato hanno maggiori capacit nel comprendere lopportunit di effettuare
visite specialistiche e medicina preventiva rispetto alle classi a minor reddito; o, infine, di essere in presenza di
un diffuso fenomeno di burocratizzazione dei servizi : costi gestionali elevati ed offerta di servizi
indifferenziati a fronte di una domanda sociale variegata e in continua evoluzione. Come dire che alti
livelli di spesa sociale non realizzano necessariamente una migliore distribuzione del reddito, delle
opportunit tra i diversi membri della collettivit.
Si gettano, cos, le premesse per introdurre, negli schemi universali adottati, le prime misure selettive
(assegni familiari erogati non pi a tutti i lavoratori ma solo a coloro che vengono a trovarsi al di sotto di
determinate soglie reddituali, ad esempio, come accade in Italia a partire dagli anni ottanta); o per
trasferire i costi dalla fiscalit generale ai diretti fruitori dei servizi (definizione, in Italia, di alcuni servizi sociali

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quali servizi a domanda individuale - asili nido, refezione scolastica, soggiorni estivi, ecc - e, quindi,
predisposizione di tariffe sempre pi vicine ai costi del servizio stesso), e cos via.
Negli anni novanta tale processo si rafforza e si assiste ad unapertura al mercato nelle diverse
aree del sociale; nella sanit, ad esempio, si incentiva lo sviluppo delle assicurazioni private; nellistruzione
si assiste ad un sistematico contenimento delle risorse destinate al settore pubblico mentre si amplia il
sostegno finanziario all istruzione privata; in campo previdenziale lobiettivo diviene quello di un
progressivo indebolimento del sistema pubblico per indurre la formazione di un secondo e terzo pilastro
pensionistico (previdenza complementare); il contenimento delle risorse centrali da trasferire agli enti
locali (decentramento) chiude la strategia andando a ridimensionare quellinsieme di servizi sociali che
coprono i bisogni delle fasce pi deboli (assistenza domiciliare agli anziani, centri diurni, case di riposo,
assistenza alloggiativa, ecc).
In altri termini, si assiste ad un graduale processo di internalizzazione dei costi dello stato sociale
allinterno dellunit familiare rispetto allesternalizzazione sul sistema sociale ed economico; la rivincita dei
neo-liberisti che ritengono che ciascuno debba far fronte agli eventi della vita con le proprie forze e che
uno stato sociale universale rappresenti solo un costo eccessivo per la collettivit (crisi fiscale), modesti
sussidi (reddito minimo, ad esempio) potranno essere elargiti a coloro che non riusciranno, con le loro
forze, a farsi carico degli eventi sgradevoli della vita (i perdenti). Si riapre, cos, lantico conflitto di classe
tra chi ha le risorse per accedere ai servizi del mercato (una minoranza) e la maggioranza della
popolazione che si ritrova nellimpossibilit di accedervi.

3. Modelli di welfare
Economisti e sociologi hanno cercato di classificare i diversi modelli di welfare presenti ai nostri
giorni proponendo, essenzialmente, quattro modelli : modello universale (o socialdemocratico); modello
residuale; modello corporativo e modello mediterraneo.
Il modello universale, tipico dei paesi scandinavi e dellOlanda, si caratterizza per un approccio
universalistico nel senso che la protezione sociale intesa come un vero e proprio diritto di cittadinanza, le
provvidenze sono, quindi, dirette a tutte le componenti sociali, senza alcuna distinzione di classe, e si
basano su una combinazione di trasferimenti monetari e di una ricca ed articolata struttura di servizi
sociali (, in assoluto, il modello con la pi alta incidenza di spesa sociale sul pil). I diritti vengono
attribuiti, prevalentemente, su base individuale nel senso che la famiglia gioca un ruolo marginale e
lobiettivo quello di minimizzare la dipendenza dalla famiglia ed incoraggiare lindipendenza individuale.
Il sistema si finanzia, prevalentemente, con la fiscalit generale.
Il modello residuale ( o liberale ) presente negli USA , Australia e Nuova Zelanda; la politica
sociale interviene solo ex-post quando i tradizionali canali ( mercato e solidariet familiare ) non sono in
grado di far fronte a determinati bisogni. Le politiche sociali occupano, cos, un ruolo del tutto marginale

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riguardando esclusivamente gli strati pi poveri della collettivit ( politica assistenziale ) e gli interventi
sono soggetti alla prova dei mezzi (means testing), al dimostrare dellessere in condizioni di bisogno,
di povert. Per gli altri, per i non poveri, la sicurezza sociale va ricercata attraverso il mercato ,
nella libert di scegliere il modo migliore per soddisfare le loro esigenze in termini di previdenza, sanit,
istruzione, servizi sociali; lo Stato pu intervenire, al pi, con sgravi fiscali (detrazioni per gli oneri
connessi alle polizze sanitarie, al sistema previdenziale, alle spese per interessi sui mutui per lacquisto
della prima casa, per listruzione, ecc). Anche questo modello si finanzia, prevalentemente, con la
fiscalit generale.
Il modello corporativo o meritocratico (il bisogno si coniuga con il merito individuale conseguito nel
mercato del lavoro), tipico dellEuropa continentale (Germania, Austria, Francia, Belgio e Lussemburgo),
basato, essenzialmente, su principi di tipo assicurativo: protegge, in primo luogo, chi lavora e la sua famiglia
(lo status rilevante quello del lavoro in corso o effettuato nel passato); in questo senso si pu essere in
presenza di una pluralit di interventi ed istituti quanti sono i lavoratori dei diversi settori. A differenza
degli altri modelli, si finanzia, prevalentemente, con contributi sociali versati dai datori di lavoro e dai
lavoratori.
Il modello mediterraneo, tipico dellItalia, della Spagna, del Portogallo e della Grecia, si presenta
come un sotto-caso del modello corporativo in cui maggiore la frammentazione dei programmi di spesa
e in cui prevalgono i trasferimenti monetari, ad opera dello Stato, rispetto ad unefficiente rete di servizi
sociali. Si differenzia anche per attribuire alla famiglia uno spiccato ruolo di ammortizzatore sociale. Anche
questo modello si finanzia, prevalentemente, con contributi sociali.
Al di l di singole peculiarit, la partita vera sembra giocarsi tra il modello residuale e il modello
universale; allo stato attuale, lEuropa sembra difendere il suo modello ma anche in corso un ampio
dibattito per un nuovo modello sociale europeo che riduce le universalit ed amplia le selettivit.

4. LEuropa e le sfide sociali


Per un lungo periodo di tempo la Comunit ha adottato, in campo sociale, un atteggiamento
fondamentalmente estraneo perch gli stati europei hanno sempre mostrato una certa riluttanza a rinunciare
al loro potere in materia di politiche sociali sebbene uno degli obiettivi del Trattato di Roma (1957) fosse
proprio larmonizzazione delle regolamentazioni sociali ( CEPR, 1998)5.
Occorre praticamente arrivare agli anni novanta per cogliere, in una molteplicit di documenti ed
analisi, unattenzione ed un impegno diverso sino ad arrivare al Trattato di Amsterdam6 (1997) quando si
pone una nuova base giuridica per una strategia europea comune in campo sociale7.
5

CEPR (Centre for Economic Policy Research)(1998), Le politiche sociali in Europa, il Mulino, Bologna
Nel 1992 ci fu un tentativo di inserire nel Trattato di Maastricht un capitolo sociale teso ad armonizzare la politica sociale
europea; il tentativo fall per lopposizione del Regno Unito ed al Trattato fu allegato solo un Protocollo sulle politiche sociali
sottoscritto da 11 Paesi su 12. In occasione del Consiglio europeo di Amsterdam del 1997 il nuovo governo laburista di T.
6

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Ma quali indicazioni si possono trarre da tale documentazione ed in particolare dalle


raccomandazioni

inviate agli Stati membri ? Intanto un principio importante: la protezione sociale

considerata quale componente fondamentale del modello europeo di societ poich garantisce stabilit
politica, coesione sociale e progresso economico. La protezione sociale, infatti, non solo ridimensiona la quota di
famiglie che verrebbero, in sua assenza, a collocarsi in situazioni di povert

ma rappresenta anche un

investimento nelle risorse umane nel momento in cui contribuisce a migliorare la qualit della forza lavoro,
ad aumentare la produttivit del sistema economico ed a sostenere i mutamenti strutturali. Per cui
grazie alle sue politiche sociali sviluppate, lEuropa riuscita e riesce tuttora a competere con successo
con il resto del mondo: sia con i paesi che possono vantare tecnologie estremamente avanzate che con
paesi dai salari molto pi bassi (Commissione Europea 2000- 379)
In secondo luogo si sostiene la difesa delle culture nazionali attraverso il principio della sussidiariet
in base al quale ogni Stato membro rimane responsabile dellorganizzazione e del finanziamento del
proprio sistema di protezione sociale, in un contesto globale (Patto di Stabilit e di Crescita) in cui lUE
svolge un ruolo di sorveglianza politica (Commissione Europea 2000- 163)10.
In terzo luogo, partendo dalla constatazione di essere in presenza non di un unico modello di
welfare ma di una molteplicit di modelli, si punta ad una convergenza degli obiettivi e delle politiche per
ridurre le disparit presenti, per evitare che differenze di livello di protezione sociale ostacolino la
mobilit delle persone (che i lavoratori, in particolare, non siano penalizzati dal fatto di dover cambiare
paese) ma anche per impedire che una competizione selvaggia determini un succedersi di forme di
dumping sociale (meno regolamentazioni e meno tutela ) per incoraggiare afflussi di capitale nei singoli
Stati membri.
La necessit di predisporre strumenti di coordinamento, di armonizzazione e di convergenza
viene giustificata anche dal fatto che tutti i sistemi europei di protezione sociale debbono confrontarsi
con problematiche comuni che appartengono al mondo del lavoro, agli aspetti demografici, ai profondi
mutamenti sociali.

Blair pone fine allautoesclusione del Regno Unito e il Protocollo diviene parte integrante del Trattato. Sempre in tale
occasione si decide si inserire nel Preambolo del Trattato un riferimento alla Carta sociale europea del 1961 e alla Carta
comunitaria dei diritti sociali fondamentali del 1989. Cfr. Ferrera M. (1998), Le trappole del welfare, il Mulino, Bologna
7
The Treaty of Amsterdam, Art.2 states that the Community shall have as its task.to promote throughout the
Community a high level of social protection.
8
Raccomandazione 92/442/CEE (Convergenza degli obiettivi e delle politiche); Commissione Europea (1995), The future of
social protecion, a framework for a European debate, COM (95- 466), Bruxelles; Commissione Europea (1997), Modernising
and Improving Social Protecion in the European Union, COM (97- 102), Bruxelles; Commissione Europea (1999), Agenda
for modernising social protecion, COM (1999-347), Luxemburg
9
In una comunicazione del Consiglio del 1999 si legge, ad esempio, in mancanza di trasferimenti sociali circa il 40% delle
famiglie vivrebbe in una situazione di povert relativa mentre tale percentuale scende al 17% grazie appunto ai regimi fiscali e
ai sistemi di erogazione di prestazioni Commissione Europea (1999- 347).
10 Cfr.Social Protection in Europe(2000), COM (2000-163), Bruxelles

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Per quanto riguarda il mercato del lavoro, ad esempio, la diffusione delle nuove forme contrattuali
pi flessibili ma, al tempo stesso, pi precarie (contratti atipici), se aiutano la competitivit dei singoli
Paesi e dellEuropa nel suo insieme, introducono forti elementi di incertezza nei bilanci delle famiglie, in
particolare in quelle che vanno a formarsi, giovani coppie, ove pi usuale la presenza delle nuove
forme contrattuali. Se in passato il lavoro a tempo indeterminato del capofamiglia lasciava le famiglie
fuori dalla povert, oggi questo non pi vero e le analisi correnti mostrano come il rischio di povert si
sia sensibilmente spostato (almeno sino ad oggi) dagli anziani (per effetto di un sistema pensionistico
retributivo ante riforma) alle giovani coppie, alle famiglie monoreddito, alle famiglie con pi figli a carico.
Questo significa che lesigenza di maggiore flessibilit va coniugata con la sicurezza, con la solidariet,
con politiche di sviluppo capaci di determinare non soltanto pi posti di lavoro, ma anche buoni posti
(Commissione Europea 1999- 347) e con una buona rete di ammortizzatori sociali.
Per quanto riguarda la popolazione, linvecchiamento demografico e laumento del tasso di crescita del
numero degli anziani dal 2010 in poi, quando la generazione del baby boom raggiunger let del
pensionamento, pone, in quasi tutti i Paesi europei, problemi di sostenibilit finanziaria dei sistemi
pensionistici. Ma laumento della popolazione anziana e della vita media, si riflette, anche e naturalmente,
in una domanda crescente di beni e servizi sanitari e di servizi sociali (assistenza domiciliare, case di
riposo, ecc ) anche per laccresciuta partecipazione delle donne al mercato del lavoro che riduce la
componente assistenziale non retribuita del lavoro di cura.
La popolazione invecchia ma si struttura anche in un numero crescente di famiglie ; in tutta
lUnione il numero delle famiglie sta aumentando pi velocemente della popolazione e questo si riflette
in un graduale declino della dimensione media delle famiglie. Il declino della dimensione media dei nuclei
implica, nuovamente, una domanda crescente di servizi sociali essendo le famiglie stesse meno capaci a
fornire assistenza e sostegno anche e solo ai propri membri. Ma le famiglie divengono anche pi fragili;
aumentano le separazioni, i divorzi, le famiglie monoparentali dove la partecipazione delle donne al
mercato del lavoro prioritaria ma, nel contempo, si concilia con grande difficolt con la cura dei figli
per la limitata disponibilit di adeguate reti di servizi sociali per linfanzia.
Pi in generale, la stessa maggior partecipazione delle donne al mercato del lavoro ( nel 1970, ad
esempio, meno del 40% delle donne di et compresa tra i 25 e i 54 anni aveva unoccupazione o la
cercava attivamente, mentre si supera il 70 % sul finire degli anni novanta), elemento sicuramente
positivo e fortemente auspicato, richiede crescenti e diversificati servizi sociali per conciliare le esigenze
familiari con quelle professionali.
La povert e lesclusione sociale sono diventati, ormai, fenomeni evidenti anche in Europa; i dati pi
recenti disponibili in materia di reddito negli Stati membri mostrano che il tasso di povert relativa11,
11

In Europa la povert viene misurata in termini relativi e la linea viene fissata ad un valore pari al 60% del reddito mediano
nazionale reso equivalente

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al 16% circa della popolazione: si tratta di 80 milioni circa di persone (vedi secondo modulo). Le antiche
forme di esclusione sociale (disoccupazione, malattia, handicap, dipendenze da alcol e droga) si stanno
consolidando con lo sviluppo delle nuove forme: disoccupazione dei capifamiglia scarsamente qualificati
e spiazzati dallinnovazione tecnologica, padri/madri separate/divorziate; disagio economico dei giovani
assunti con le nuove forme contrattuali, delle famiglie con un solo reddito, delle famiglie con pi figli
minori, e cos via.
Per far fronte a queste sfide comuni, gli Stati membri si sono impegnati a sviluppare una crescita
economica sostenibile e unoccupazione di qualit che possa ridurre i rischi di povert e di emarginazione
sociale. Con quali strumenti? Intanto sostenendo la crescita, la competitivit e il dinamismo
delleconomia senza i quali diviene pi complesso ricercare risorse da destinare alla coesione sociale. E
poi adottando una strategia globale capace, attraverso opportuni dosaggi tra provvedimenti di politica
sociale, politica per loccupazione e politica per la competitivit, di determinare un circolo virtuoso tra progresso
economico e progresso sociale. Le politiche per loccupazione dovrebbero, cos, coordinarsi, pi che in
passato, con le politiche sociali, per ridurre la dipendenza dalle politiche assistenziali; con le politiche
dellistruzione e della formazione, per mantenere e migliorare le competenze della forza lavoro; con le
politiche fiscali, per migliorare loccupabilit dei lavoratori a debole qualificazione (fiscalizzazione degli
oneri sociali per i lavoratori a bassa produttivit), e cos via.
Ma nel corso di questi ultimi anni, in un contesto di bassa crescita, perdita di competitivit e
difficolt nellincrementare la buona occupazione, il modello sociale europeo12 inizia ad incrinarsi a favore
di un nuovo modello sociale europeo in cui il welfare prevalentemente universale tende a divenire un
welfare prevalentemente selettivo. Si parla cos, sempre pi sovente, di universalismo

selettivo :

le

prestazioni rimangono universali ma laccesso effettivo condizionato alla disponibilit delle risorse
pubbliche sempre pi scarse; nel contempo si innestano, su impianti universalistici schemi privatistici (
pensione pubblica minima di base e schemi privatistici per pensioni integrative ); si espande la
compartecipazione degli utenti ai costi dei servizi resi (istruzione e sanit, ad esempio); si ricercano
strumenti dintervento che non fanno capo n al mercato n allo Stato ma alle organizzazioni del
volontariato e del Terzo settore per ridurre i costi dei servizi e rendere pi flessibili i servizi stessi.

12

Il modello sociale europeo viene definito, nei diversi documenti della Comunit, come quel modello in cui il progresso
economico e il progresso sociale procedono di pari passo e si rafforzano a vicenda in quanto la protezione sociale non
fornisce soltanto una rete di sicurezza per i poveri ma contribuisce anche a garantire la coesione sociale. Come dire che solo
se le societ sono in grado di offrire adeguati livelli di protezione sociale, gli individui saranno pi disposti ad assumersi i rischi
dei cambiamenti imposti dal progresso economico in termini di formazione continua, processi di riqualificazione, di mobilit,
e cos via.

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5. La spesa sociale in Europa


Per meglio individuare il modello/ i modelli europei di welfare, si delineano i caratteri generali della spesa
per la protezione sociale

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attraverso i dati dellESSPROS (European System of integrated Social

PROtection Statistics), per comprendere anche la direzione e le ragioni delle riforme portate avanti a
partire dagli anni novanta e, in parte, ancora in corso. Ma, prima di entrare nellanalisi dei singoli dati e nei
modelli nazionali di welfare, opportuno ricordare che la spesa sociale presa in considerazione dall
ESSPROS al lordo del prelievo fiscale e, in quanto tale, rappresenta solo unapprossimazione delle differenze tra
Paesi, essendo la tassazione sui trasferimenti abbastanza diversa da paese a paese. Se il confronto fosse
effettuato pi correttamente al netto del prelievo, operazione ancora oggi estremamente complessa ed
esclusa dalle elaborazioni ESSPROS, le differenze tra Paesi, secondo alcune stime realizzate dalla OCSE
nel 1995 (Willem, 1999), sarebbero nettamente inferiori. La spesa sociale netta della Svezia, ad esempio, si
avvicinerebbe molto a quella della Germania; quella della Danimarca e quella della Finlandia a quella del
Regno Unito, e quella dellItalia e dellIrlanda a questi ultimi paesi ( Commissione Europea, 2000- 163 ).
Partendo da questo studio OCSE, lEurostat14 ha condotto, nel 2008, uno studio pilota finalizzato
alla stima della quota di tasse e/o contributi sociali pagati dai cittadini sui trasferimenti e per lassistenza
ricevuta dal sistema di protezione sociale. Prendendo come punto di riferimento i dati relativi al 2005, si
stima che, con riferimento ai Paesi dellUnione Europea, il 7 per cento del totale della spesa per la protezione
sociale assorbito da tasse e contributi sociali pagati dai beneficiari delle prestazioni; per lItalia questo
valore medio sale all11% circa collocando, il nostro Paese al sesto posto tra i paesi con pressione

fiscale e contributiva pi elevata. Di conseguenza, la quota media di spesa per la protezione sociale sul
Pil nellUnione Europea subisce una riduzione di 4 punti percentuali nel passaggio dal valore di spesa lorda a
quella netta : dal 26 (come vedremo) al 22 per cento circa ( vedi Figura 4.6 Istat). Come per lo studio
OCSE, le differenze tra Paesi rilevate a livello di spesa lorda si ridimensionano in un confronto a livello
di spesa netta.
In attesa di elaborazioni pi puntuali, si pu iniziare lanalisi considerando la spesa lorda per la
protezione sociale nel suo aggregato e la sua evoluzione dal 1990 al 2008, anno pi recente di disponibilit
di dati.
Nellanno 2008 le risorse destinate, nellUnione Europea a 15-1615, alle spese per la protezione sociale
rappresentano il 27,07% del Pil ; esistono, naturalmente, divergenze ancora significative tra i diversi Paesi
variando la spesa dal 30,8% del Pil della Francia al 22,1% dellIrlanda. Nello specifico presentano valori
superiori al valore medio europeo, la Danimarca (29,7%), la Svezia (29,4), i Paesi Bassi (28,4%), il Belgio
13

Le spese considerate sono quelle incluse nella voce protezione sociale costituita dalle spese per la salute, per la previdenza, per
il sostegno alla famiglia, per la disoccupazione, per il sostegno ai gruppi pi deboli e per la locazione .
14

Cfr. Istat 2011, Rapporto sulla Situazione del Paese.

Economia e Politica Sociale 2011-12 Terzo modulo: welfare e modelli di welfare, Carmela D'Apice

11

(28,3%), lAustria (28,2%), la Germania (27,8%), e lItalia (27,8%); hanno valori inferiori al valore medio
sette paesi su quindici: la Finlandia (26,3%), la Grecia (26,0%), Portogallo (24,3%), il Regno Unito (23,7%)
la Spagna (22,7%), lIrlanda (22,1%) e il Lussemburgo (20,1%), (vedi tabella n.1 e figura n.1 dellEurostat).

15

LEuropa a 15 comprende il Belgio (BE), la Danimarca (DK), la Germania (DE), la Grecia (EL), la Spagna (ES), la Francia
(FR), lIrlanda (IE), lItalia (IT), il Lussemburgo (LU), i Paesi Bassi (NL), lAustria (AT), il Portogallo (PT), la Finlandia (FI), la
Svezia (SE) e il Regno Unito (UK)

Economia e Politica Sociale 2011-12 Terzo modulo: welfare e modelli di welfare, Carmela D'Apice

12

Tabella n.1 Spesa per protezione sociale in percentuale sul PIL per funzioni anno 2008
Paesi

Spesa
totale

Previd.
Vecchiaia
e supestiti

Invalidit
.

Salute

Famiglia

Disoccupa
zione

Abitazi
one ed
esclus.

Media Eu
15-16
BELGIO

27,07

10,1

2,1

7,7

2,1

1,4

0,6

28,3

10,8

1,9

7,6

2,1

3,3

1,0

DANIMARCA

29,7

11,1

4,4

6,7

3,8

1,4

1,5

GERMANIA

27,8

11,5

2,1

8,1

2,8

1,4

GRECIA

26,0

12,8

1,2

7,3

1,6

1,3

1,1

SPAGNA

22,7

8,8

1,6

6,8

1,5

3,0

0,5

FRANCIA

30,8

13,4

1,7

8,7

2,5

1,7

1,2

IRLANDA

22,1

5,5

1,1

8,5

3,1

1,8

0,9

ITALIA

27,8

16,1

1,6

7,0

1,3

0,5

0,1

Lussemburgo

20,1

7,1

2,3

5,0

3,9

0,9

0,6

PAESI
BASSI
AUSTRIA

28,4

10,7

2,4

8,8

1,8

1,0

2,1

28,2

13,4

2,1

7,1

2,8

1,4

0,4

Portogallo

24,3

11,9

2,1

6,5

1,3

1,0

0,3

FINLANDIA

26,3

9,7

3,2

6,8

3,0

1,8

1,0

SVEZIA

29,4

12,0

4,3

7,5

3,0

0,9

1,1

Regno Unito

23,7

9,0

2,5

7,6

1,7

0,6

1,4

Fonte Eurostat, 2011, Statistics in focus, Population and Social Conditions

0,7

Economia e Politica Sociale 2011-12 Terzo modulo: welfare e modelli di welfare, Carmela D'Apice

13

Le differenze permangono anche quando si considera la spesa media pro-capite espressa in termini di parit
di potere dacquisto (Purchasing Power Standards PPS) 16 dei singoli Paesi; rimanendo nellarea dellUE a 15-16
la spesa varia dalle 9.557 PPS dei Paesi Bassi alle 4.791 del Portogallo; lItalia presenta un valore pari a 7.090
, inferiore al valore medio UE a 15-16 ( 8108) (vedi figura n.2, Eurostat ).

16

PPS : Purchasing Power Standards : unit indipendenti dalle monete nazionali e serve a rimuovere le distorsioni dovute ai
diversi livelli dei prezzi. I valori in PPS si derivano dal PPPs (parit di potere dacquisto) che si ottiene dalla media ponderata
dei prezzi in relazione ad un paniere omogeneo di merci e servizi comparabile e rappresentativo per ogni Stato Membro. Il
confronto della spesa pro-capite per la protezione sociale potrebbe essere effettuato anche in euro ma il confronto stesso
perderebbe di significativit nel momento in cui esistono ancora differenze di rilievo, in termini di potere dacquisto, tra i
diversi paesi. Per la Danimarca, ad esempio, lEurostat stima un costo della vita del 39% in pi rispetto allItalia; esprimendo
la spesa pro-capite in euro la Danimarca avrebbe una spessa dell 88% in pi rispetto allItalia; in termini di PPS il differenziale
tra i due Paesi si riduce al 35% (188/139=1,35) in pi per la Danimarca (Eurostat, 2002).

Economia e Politica Sociale 2011-12 Terzo modulo: welfare e modelli di welfare, Carmela D'Apice

14

Se si considerano i diversi segmenti che compongono la spesa sociale e, quindi, le funzioni , le quote
pi rilevanti vanno, in tutti i Paesi dellUnione, alla previdenza ( 10,1% del pil come valore medio) ed alla
salute (7,7%). A seguire le spese per linvalidit (2,1%) e la famiglia (2,1%); la disoccupazione (1,4%) e
labitazione-esclusione sociale (0,6%) (vedi tabella n.1).
Se si considera la struttura della spesa, limmagine, naturalmente, non cambia nel senso che le spese
per le pensioni e la salute rimangono le poste pi importanti rappresentando, da sole, i due terzi della spesa
totale. E poich una gran parte della spesa per la salute riguarda le persone anziane, si pu sostenere che
una parte significativa delle risorse destinate alla protezione sociale diretta ad un segmento della
popolazione, quella anziana. Risorse relativamente contenute finanziano i trasferimenti alle famiglie (assegni
familiari) ( 8,2%), la disabilit (7,0%), la disoccupazione (5,9%) e labitazione-esclusione sociale (3,0%) (
vedi tabella n.2 ).

Economia e Politica Sociale 2011-12 Terzo modulo: welfare e modelli di welfare, Carmela D'Apice

Tabella n.2

15

Composizione a 100 della Spesa per la protezione sociale, anno


2008

PAESI

Pensioni e
superstiti

Salute

Disabilit

Famiglia

Disoccup

Abitaz e
esclusione
sociale

Totale

Media Eu 15-16

46,2

29,6

7,0

8,2

5,9

3,0

100,0

BELGIO

40,7

28,4

7,1

7,8

12,5

3,6

100,0

DANIMARCA

38,4

23,3

15,2

13,2

4,8

5,1

100,0

GERMANIA

43,0

30,5

7,8

10,6

5,4

2,8

100,0

GRECIA

50,8

29,0

4,7

6,3

5,1

4,2

100,0

SPAGNA

39,6

30,8

7,2

6,8

13,6

2,1

100,0

FRANCIA

45,8

29,8

6,0

8,4

5,8

4,2

100,0

IRLANDA

26,2

40,9

5,5

14,8

8,7

4,1

100,0

ITALIA

60,7

26,4

5,9

4,7

1,9

0,3

100,0

Lussemburgo

36,0

25,2

11,5

19,8

4,6

2,9

100,0

PAESI BASSI

39,9

32,8

8,8

6,6

3,8

8,0

100,0

AUSTRIA

49,2

26,1

7,8

10,3

5,0

1,6

100,0

PORTOGALLO

51,5

28,0

9,3

5,5

4,5

1,2

100,0

FINLANDIA

38,0

26,8

12,6

11,6

7,1

3,9

100,0

SVEZIA

41,8

26,0

15,1

10,4

3,0

3,7

100,0

Regno Unito

39,7

33,3

11,0

7,3

2,5

6,1

100,0

Fonte : idem

Economia e Politica Sociale 2011-12 Terzo modulo: welfare e modelli di welfare, Carmela D'Apice

16

Se si d uno sguardo agli anni che vanno dal 1990 al 2008 , il sistema sociale europeo sembra
17

tenere e convergere nel senso che la quota di spesa sul pil continua a crescere (anche se con intensit
diversa nel lungo periodo) in quasi tutti i paesi dellUnione passando dal 25,5% del 1990 al 27,5%, con
un decennio 2000 in cui lincidenza sembra stabilizzarsi intorno al 27% del Pil (vedi tabella n.3).
Elementi di convergenza si possono rilevare notando come la spesa aumenti pi nei Paesi che
avevano una quota sul Pil nettamente inferiore al valore medio ( in Portogallo, ad esempio, si passa dal
15,2% del 1990 al 24,3% del 2008) rispetto ai Paesi che si collocavano su valori superiori al valore medio (
in Svezia, ad esempio, si passa dal 33,1% del 1990 al 29,4% del 2008).
Secondo stime Eurostat la spesa pro-capite, espressa in valore costante, cresce , nel periodo
2001-2008, ad un tasso medio annuo del 2% ; e poich la crescita abbastanza differenziata tra i diversi Stati
membri e maggiore nei paesi a pi basso livello di spesa, anche la spesa pro-capite tende a convergere;
crescono con tassi inferiori al valore medio la Germania, ad esempio, (0,1%), lAustria (1,3%), l Italia
(1,5%), la Francia (1,7); crescono ad un tasso superiore al valore media la Grecia (4,2%), la Spagna
(3,7%), lIrlanda (5,0%) (vedi tabella n.3).
.

17

E bene ricordare che la quota di spesa sociale sul pil un rapporto tra la spesa stessa e il pil; se il pil cresce pi lentamente
della spesa, la quota aumenta anche a parit di risorse destinate alla protezione sociale.

Economia e Politica Sociale 2011-12 Terzo modulo: welfare e modelli di welfare, Carmela D'Apice

Tabella n. 3

17

Spesa per la protezione sociale come quota sul Pil 1990 2008

Anni

Anni

Anni

Anni

Anni

Anni

Anni

Anni

Anni

Anni

Anni

Anni

Tasso annuo
spesa sociale
pro-capite a
prezzi costanti

1990

1995

1997

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2001-2008

Europa a 1516
BELGIO

25,5

28,3

27,5

27,0

27,1

27,4

27,8

27,7

27,7

27,3

26,8

27,5

2,0%

26,4

28,1

27,4

26,5

27,3

28,0

29,1

29,3

29,6

30,2

26,8

28,3

1,7%

Danimarca

28,7

32,2

30,1

28,9

29,2

29,7

30,9

30,9

30,2

29,2

28,8

29,7

1,8%

Germania

25,4

28,9

28,9

29,3

29,4

30,0

30,3

29,6

29,7

28,7

27,7

27,8

0,1

GRECIA

22,9

22,3

20,8

23,5

24,1

23,8

23,6

23,6

24,6

24,6

24,5

26

4,2%

SPAGNA

19,9

22,1

20,8

20,3

20,0

20,3

20,4

20,6

20,9

20,9

21,0

22,7

3,7%

FRANCIA

27,9

30,7

30,4

29,5

29,6

30,4

30,9

31,3

31,4

30,7

30,5

30,8

1,7%

Irlanda

18,4

18,9

16,7

14,1

14,9

17,2

17,8

18,0

18,1

18,4

18,9

22,1

5,0%

ITALIA

24,7

24,8

24,9

24,7

24,9

25,3

25,8

26,0

26,4

26,6

26,7

27,8

1,5%

Lussemburgo

22,1

23,7

21,5

19,6

20,9

21,6

22,2

22,3

21,7

20,4

19,3

20,1

4,1%

Paesi Bassi

32,5

30,9

28,7

26,4

26,5

27,6

28,3

28,3

27,9

28,8

28,3

28,4

2,9%

AUSTRIA

26,7

29,6

28,6

28,1

28,4

29,0

29,3

29,0

28,9

28,4

27,9

28,2

1,3%

Portogallo

15,2

22,1

20,3

21,7

22,7

23,7

24,1

24,7

24,6

24,6

24,0

24,3

1,8%

Finlandia

25,1

31,8

29,1

25,1

24,9

25,6

26,5

26,6

26,7

26,4

25,4

26,3

3,1%

SVEZIA

33,1

35,5

32,7

30,7

30,5

31,3

32,2

31,6

31,1

30,3

29,1

29,4

2,0%

Regno Unito

23,0

28,2

27,3

26,9

26,8

25,7

25,7

25,9

26,3

26,0

23,3

23,7

1,9%

Paesi

Fonte : idem

Economia e Politica Sociale 2011-12 Terzo modulo: welfare e modelli di welfare, Carmela D'Apice

18

Unultima annotazione riguarda il sistema di finanziamento delle politiche sociali. Dal confronto
internazionale emergono, essenzialmente, due fonti importanti di finanziamento : la tassazione generale e i
contributi sociali sulle retribuzioni corrisposti sia dai lavoratori che dai datori di lavoro. A livello europeo il

61,1 % del finanziamento totale della spesa deriva dai contributi sociali ma esistono sensibili differenze tra
Paesi : superano tale valore medio i Paesi Bassi (66,6%), la Francia (64,6%), la Germania (63,1%), e la
Spagna (62%), ad esempio ; si collocano al di sotto del valore medio lItalia (56,2 %), il Lussemburgo
(50%); la Finlandia (49,6%), il Portogallo (46,1%), il Regno Unito (43,8%), e la Danimarca (43,6%) (vedi
tabella 4 ).
Le differenze nella tipologia di finanziamento riflettono, essenzialmente, il modo in cui
storicamente si sono formati i sistemi di protezione sociale;

quando la quota di finanziamento da

contributi sociali relativamente elevata significa che stato privilegiato un approccio di tipo assicurativo
con uno stretto legame tra posizione lavorativa e diritto di accesso ai benefici; quando la quota relativamente bassa
significa che si in presenza di un sistema fortemente basato su una copertura universalistica dei cittadini
(tutti hanno accesso alle prestazioni indipendentemente dallessere o meno lavoratori ) e il sistema si
finanzia, prevalentemente, con la fiscalit generale (contributi governativi).
Nel periodo considerato (1990-2008), il sistema di finanziamento si modifica in tutti i paesi
considerati per far fronte allintensificarsi della concorrenza e guadagnare gradi di competitivit; si cerca,
cos, di ridurre il costo del lavoro trasferendo il finanziamento della protezione sociale dai contributi al prelievo
fiscale generale servendosi, in alcuni casi, anche di tasse specifiche come la tassa di solidariet in Francia introdotta
nel 1991 e limposta regionale sulle attivit produttive (IRAP) introdotta in Italia nel 1998 per compensare i minori
introiti derivanti dalla soppressione dei contributi sociali diretti al finanziamento del sistema sanitario
nazionale.
Come media europea i contributi sociali passano, cos, dal 67,1 % del finanziamento al 61,1%, e la
riduzione coinvolge sia la quota a carico dei datori di lavoro che passa dal 42,5 % del finanziamento totale
al 38,7% sia quella dei lavoratori che scende dal 24,6% al 22,4 %. Il ridimensionamento particolarmente
sensibile per lItalia ove la quota complessiva dei contributi sociali passa dal 70,4 al 56,02% ( per la quota a
carico dei datori di lavoro si passa dal 54,9 al 40,2 % mentre per i lavoratori si rileva un leggero aumento
:dal 15,5 al 16,0 %).
Alla riduzione della quota relativa dei contributi sociali fa riscontro un aumento dei contributi
governativi che passano, in media, dal 28,8 al 35,4 % (dal 27,2 al 42,2 % per lItalia ) (vedi tabella n.4 ).
Con riferimento alle modifiche introdotte nel sistema di finanziamento della spesa sociale, viene da
chiedersi se tale compensazione rappresenti una strategia di breve periodo per evitare un opposizione da
parte dei sindacati, ad esempio, o una diversa modalit strutturale di finanziamento dello Stato sociale. Le
riforme del sistema fiscale portate avanti nei diversi Paesi e tese a ridurre limposizione, avranno come
conseguenza, almeno nel breve periodo, una riduzione delle entrate e, quindi, inducono a ritenere la

Economia e Politica Sociale 2011-12 Terzo modulo: welfare e modelli di welfare, Carmela D'Apice

19

compensazione pi che una diversa modalit di finanziamento, un graduale ritiro dello Stato dallattivit di
redistribuzione.
Tabella n. 4

Entrate della protezione sociale : composizione a 100, anni 1990 2001 - 2008
Contributi
governativi

Datori di lavoro

Lavoratori

Altre entrate

Paesi

1990

2001

2008

1990

2001

2008

1990

2001

2008

1990

2001

2008

Media Eu 15-16

28,8

32,1

35,4

42,5

41,5

38,7

24,6

22,7

22,4

4,1

3,7

3,5

BELGIO

23,8

25,8

39,8

41,5

49,7

36,6

25,5

22,5

21,2

9,2

2,0

2,4

DANIMARCA

80,1

62,8

61,8

7,8

30,4

32,2

5,3

9,3

11,4

6,8

7,0

6,1

GERMANIA

25,2

32,4

35,0

43,7

37,8

34,9

28,4

27,6

28,2

2,7

2,2

1,9

GRECIA

33,0

27,8

34,6

39,4

38,5

32,7

19,6

23,5

21,1

8,0

10,2

11,5

SPAGNA

26,2

29,0

36,2

54,4

52,3

47,0

16,9

16,2

15,0

2,5

2,5

1,8

FRANCIA

17,0

30,3

32,0

51,0

45,7

43,8

28,5

20,3

20,8

3,5

3,7

3,4

IRLANDA

58,9

60,6

54,1

24,5

24,9

25,8

15,6

14,1

15,7

1,0

0,4

4,4

ITALIA

27,2

40,9

42,2

54,9

42,7

40,2

15,5

14,7

16,0

2,5

1,8

1,6

Lussemburgo

41,5

42,8

46,3

29,5

27,2

25,9

21,0

25,1

24,1

8,1

4,9

3,7

PAESI BASSI

25,0

16,1

21,3

20,0

32,4

32,4

39,1

35,6

34,2

15,9

15,8

12,2

AUSTRIA

35,9

32,3

33,2

38,1

38,9

38,0

25,1

27,1

27,2

0,9

1,8

1,5

PORTOGALLO

33,8

37,8

44,9

36,9

36,4

30,8

20,1

18,0

15,3

9,2

7,8

9,0

FINLANDIA

40,6

42,4

43,7

44,1

39,1

38,4

8,0

11,5

11,2

7,3

6,9

6,7

....

45,8

49,6

....

42,7

37,7

....

9,2

9,8

....

2,3

2,9

42,6

48,5

49,4

28,1

30,2

32,4

26,9

19,5

11,4

2,4

1,8

6,7

SVEZIA
Regno Unito

Fonte : idem

Economia e Politica Sociale 2011-12 Terzo modulo: welfare e modelli di welfare, Carmela D'Apice

20

6. La spesa sociale in Italia


Per quanto riguarda LItalia e facendo sempre riferimento alle elaborazioni ESSPROS, il primo
dato che emerge, in un confronto europeo, che lItalia presenta, in termini di spesa sociale in rapporto al
pil valori inferiori al valore medio e questo da quando sono pubblicati dati armonizzati e, cio, dal 1981
(supera di poco il valore medio solo nel 2008 : 27,8 contro 27,07). Per le considerazioni svolte in precedenza
e se si considerasse la spesa sociale netta anzich lorda, la nostra quota sarebbe ancora pi lontana dal valore
medio europeo.
Anche in termini di spesa media pro capite lItalia presenta un valore inferiore al valore medio:
7.090 PPS contro una media europea pari a 8.108.
Il secondo dato di interesse, e che rappresenta anche il punto su cui si incentrato il dibattito
interno ed internazionale, riguarda il peso che la spesa per la previdenza assume sia come quota sul pil che
allinterno della spesa per la protezione sociale. Se in media la Comunit destina alla spesa per la previdenza
il 10,1 per cento del pil, sempre con riferimento allanno 2008, in Italia tale valore sale al 16, 1 %, sei punti
percentuali in pi, e questo aspetto viene usualmente indicato come la grande anomalia del sistema sociale
italiano essendo la quota non solo superiore al valore medio ma anche pi alta di quella presente nella
stessa Svezia (12,0%), ad esempio, considerata come il paese che dispone del sistema a pi alta protezione
sociale.
Esistono, in realt, diverse ragioni che possono spiegare tale differenza; intanto sembra opportuno
ricordare che nel calcolo della spesa pensionistica italiana vengono incluse le erogazioni relative al
cosiddetto Trattamento di Fine Rapporto (TFR)18, un istituto non presente negli altri Paesi e che se la
relativa spesa fosse esclusa, la spesa previdenziale sul pil perderebbe, secondo alcune stime, due punti
percentuali circa in termini di peso sul pil. In una pubblicazione del Ministero del Lavoro19 possibile, ad
esempio, leggere Il dato italiano in realt fortemente viziato dalla considerazione del TFR nella spesa per
vecchiaia. Listituto, affatto peculiare nel panorama europeo, appare uno schema di risparmio obbligatorio
legato al particolare contratto in essere del lavoratore dipendente e quindi solo occasionalmente associabile
al rischio vecchiaia. E infatti erogato a ogni cambio di datore di lavoro e quando il lavoratore va in
quiescenza tipicamente ne ha gi usufruito in maniera consistente nel corso della vita lavorativa. In realt,
appare discutibile la stessa natura di prestazione sociale del TFR. Se si escludesse il TFR, la propensione
pensionistica della spesa sociale italiana permarrebbe, ma sarebbe molto meno accentuata.
C anche da tenere presente che lItalia ha la pi alta quota, in Europa, di persone con unet
superiore ai 65 anni (20,1 % contro il 16,1% del Regno Unito e della Francia, l10,9% dellIrlanda, ad
esempio ) (vedi tabella n.5) e che spesso la spesa previdenziale stata utilizzata, pi che negli altri paesi, per
fini assistenziali o come ammortizzatori sociali (integrazioni al minimo e pensioni sociali come forme
18

Il Tfr pari al 6,9% della retribuzione lorda e viene accantonato presso le aziende in cui si lavora.

Economia e Politica Sociale 2011-12 Terzo modulo: welfare e modelli di welfare, Carmela D'Apice

21

assistenziali, pensioni di invalidit come indennit di disoccupazione ). Questultimo elemento spiega anche
perch lItalia il paese europeo che destina ai trattamenti di disoccupazione la quota pi piccola: 0,5 per
cento del pil contro un valore medio europeo dell1,4, vedi tabella n.1 ). Probabilmente, se si riuscisse a
separare la componente assistenziale dalla spesa per pensioni, a tenere conto della diversa struttura della
popolazione, del TFR e del prelievo fiscale, la spesa previdenziale italiana cesserebbe dallessere considerata
come la grande incongruenza del welfare italiano.
Per quanto riguarda, invece, la salute anche per lItalia rappresenta, come per gli altri paesi europei,
la seconda posta in termini di peso sul pil (7,0% contro il 7,7% come valore medio europeo). Se lItalia
destina in media e per linsieme delle prestazioni sociali una quantit di risorse inferiore al valore medio e
contemporaneamente presenta un valore superiore per la spesa previdenziale, significa che alcune aree del
sociale hanno ricevuto e ricevono minori risorse rispetto a quanto sarebbe stato, probabilmente, necessario.
Senza tenere conto del gap presente nella spesa per la disoccupazione e che si pu, in parte, giustificare con
lutilizzo improprio delle pensioni di invalidit come indennit di disoccupazione, carenze si rilevano per gli
aiuti alle famiglie (assegni familiari), con una quota dell 1,3% sul pil contro un valore medio del 2,1 e per il
sostegno alle spese per affitto ed esclusione sociale pressoch irrilevante ( 01 contro 0,6 ) per un paese che
presenta, tra laltro, un tasso di povert relativa superiore al valore medio europeo .
Il diverso peso sul pil si riflette, naturalmente, sulla struttura della spesa sociale; ponendo pari a
cento la spesa per la protezione sociale, la spesa pensionistica copre, in Italia, il 60,7 per cento del totale
contro una media europea del 46,2 per cento e valori pari al 41,8 per la Svezia, al 45,8 per la Francia; al 43
per la Germania, e cos via (vedi tabella 2 ). Carenze si rilevano per gli aiuti alle famiglie (assegni familiari,
spese per gli asili nido, le strutture residenziali, lassistenza domiciliare a minori ed anziani) a cui si destina
solo il 4,7% del totale della spesa contro un valore medio dell8,2% e per il sostegno alle spese per affitto ed
esclusione sociale: 0,3% contro il 3,0% come valore medio europeo ( per quanto riguarda il finanziamento
vedi quanto detto in precedenza).
Il confronto tra il sistema di welfare italiano e quello degli altri paesi europei, pur nei limiti della
non completa omogeneit dei dati e nel ridimensionamento della anomalia riferita alleccessivo peso
della spesa pensionistica, evidenzia, comunque, delle specificit che appartengono al modo stesso con cui
si sono costruiti, nel tempo, i welfare nazionali, allevolversi delle componenti socio economiche della
popolazione (invecchiamento, partecipazione al mercato del lavoro, peso dei lavoratori autonomi, e cos
via), e da motivazioni socio culturali. Per un lungo periodo di tempo in Italia, ad esempio, la famiglia ha
giocato attraverso una bassa partecipazione delle donne al mercato del lavoro un significativo ruolo
di supplenza in una molteplicit di lavori di cura ( nei confronti degli anziani, minori, invalidi, portatori
di handicap, ecc.), e di redistribuzione del reddito al suo interno ( per i giovani in cerca di occupazione,
19

Cfr. Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Quaderni della Ricerca Sociale n.3 , Povert ed Esclusione Sociale,
LItalia nel contesto comunitario, Anno 2010

Economia e Politica Sociale 2011-12 Terzo modulo: welfare e modelli di welfare, Carmela D'Apice

22

per le donne separate/divorziate, per le ragazze madri, e cos via); compiti affidati, negli altri Paesi,
allintervento pubblico. Tale atteggiamento spiega, tra laltro, non solo la relativa bassa partecipazione
delle donne italiane al mercato del lavoro (ad oggi permangono, ancora, quasi 12 punti di differenziale
negativo in termini di tasso di occupazione rispetto alla media europea), ma anche la particolare tutela
riservata ai disoccupati adulti ( in termini di fruizione della Cassa Integrazione Guadagni,
prepensionamenti, pensioni di invalidit), rispetto ai giovani in cerca di prima occupazione, esclusi da
ogni forma di sostegno. In questo senso e rispetto alla situazione media dellEuropa, la struttura della
spesa sociale italiana risulta, come si visto, fortemente sbilanciata a favore della spesa previdenziale con
alcuni settori palesemente sottosviluppati quali quelli costituiti dal trattamento di disoccupazione e
dallassistenza sociale.

Economia e Politica Sociale 2011-12 Terzo modulo: welfare e modelli di welfare, Carmela D'Apice

23

Tabella n. 5 Alcuni indicatori demografici ed occupazionali riferiti allanno 2010

Alcuni indicatori demografici ed occupazionali


Paesi

Popolazione 2009
(.000)

% popolazione 65
anni e pi
(anno 2008)

% occupati su
popolazione 1564 (2010)

Tasso di
disoccupazione
( 2010)

BELGIO (BE)

10.796

17,1%

62,0

8,3

DANIMARCA (DK)

5.517

15,6%

73,4

7,4

GERMANIA (DE)

80.967

19,9%

71,1

7,1

GRECIA (EL)

10.839

18,7%

59,6

12,6

SPAGNA (ES)

45.671

16,6%

58,6

20,1

FRANCIA ( FR)

61.059

16,4%

64,0

9,8

IRLANDA (IE)

4.468

10,9%

60,0

13,7

ITALIA (IT)

59.752

20,1%

56,9

8,4

Lussemburgo (LU)

481

14%

65,2

4,5

PAESI BASSI (NL)

16.223

14,8%

74,7

4,5

AUSTRIA (AT)

8.238

17,2%

71,7

4,4

PORTOGALLO (PT)

10.638

15,7%

65,6

12,0

FINLANDIA (FI)

5.317

16,5%

68,1

8,4

SVEZIA (SE)

9.297

17,5%

72,7

8,4

Regno Unito (UK)

60.734

16,1%

69,5

7,8

EU a 15

389.998
64,2

10,1

EU a 17

Fonte : European Commission 2010, Employment in Europe, Luxembourg

Economia e Politica Sociale 2011-12 Terzo modulo: welfare e modelli di welfare, Carmela D'Apice

24

7. Le innovazioni degli ultimi anni


Come visto nel prs.2, a partire dagli anni novanta e sino ad oggi, in un quadro fortemente
evolutivo a seconda della forma di governo presente nei diversi Paesi e della sua evoluzione (destra,
centro-destra, sinistra,

centro-sinistra, democratici, repubblicani, socialdemocratici, e combinazioni

diverse), si possono cogliere alcune tendenze comuni alla generalit degli Stati membri, e che sembrano
muoversi verso uno stato sociale pi residuale che universale, al di l delle affermazioni di principio presenti
nei diversi documenti comunitari.
Una prima tendenza quella di indebolire la protezione derivante dalle culture universalistiche
spostando, pi o meno gradualmente, la copertura dei rischi sociali (vecchiaia, malattia, disoccupazione,
povert, ecc) dalla sfera delle decisioni pubbliche a quella delle decisioni individuali. In questa direzione
sembrano muoversi, ad esempio, le riforme del sistema previdenziale, del sistema sanitario, delle indennit per
disoccupazione (dal welfare al workfare20), dei sussidi per listruzione, per ledilizia pubblica, ecc .
Con le riforme pensionistiche, in corso nella generalit dei paesi europei, ad esempio, si innalza
let pensionabile, si riduce la copertura per gli aumenti dei prezzi e/o rispetto alla dinamica retributiva,

si

trasforma il sistema da retributivo (pensione pari ad una certa quota dellultima retribuzione o della media
delle retribuzioni di un determinato periodo di tempo) a contributivo, con un collegamento stretto fra
contributi e prestazioni, in una logica assicurativa (pensione contributiva ). E poich il nuovo sistema
determiner, mediamente, una pensione nettamente inferiore a quella prevista dal sistema retributivo
(indebolimento del sistema pubblico), si incentiva la costituzione di un secondo pilastro pensionistico
(previdenza integrativa)(vedi prs. successivi). Ma poich sembra probabile che anche questo secondo pilastro
possa non essere in grado di ristabilire un adeguato rapporto tra risorse disponibili nellet del lavoro e
del non lavoro, si ricercano ulteriori incentivi

per la formazione di un terzo pilastro (previdenza

completamente privata). In una situazione di questo genere non difficile ipotizzare, a regime, pensionati
che, forti sul mercato del lavoro, saranno in grado di assicurarsi adeguati livelli pensionistici (con un mix
di pensione obbligatoria contrattuale volontaria) a differenza dei lavoratori pi deboli (in particolare
gli atipici e quelli inseriti nelle piccole imprese) che potranno contare, prevalentemente, sul primo
pilastro, con un generale processo di aumento della disuguaglianza nella distribuzione personale del
reddito. Di fatto, si stanno creando le premesse per riportare ai margini della distribuzione del reddito un
gruppo importante della popolazione che, con difficolt, aveva contribuito a determinare un sistema di
norme per far s che il tenore di vita dellet del non lavoro non fosse drammaticamente diverso da quello
dellet del lavoro.

20

Per rendere i sistemi di protezione sociale pi incentivanti sotto il profilo del lavoro, le indennit per la disoccupazione si
riducono nel loro ammontare e nei tempi di erogazione sino ad annullarsi se la persona disoccupata non segue appositi
programmi di formazione o riqualificazione o se non accetta opportunit di lavoro offerte dai centri per loccupazione,
indipendentemente dalle proprie aspirazioni professionali o vincoli familiari.

Economia e Politica Sociale 2011-12 Terzo modulo: welfare e modelli di welfare, Carmela D'Apice

25

In un medesima direzione si muovono, anche, le misure dirette a contenere la dinamica delle


spese per la salute; limporre, ad esempio, agli ospedali budget da rispettare e contenendo, in ogni caso, i
trasferimenti alle strutture stesse, come sta accadendo in Italia, determina lunghe code di attesa per analisi,
visite specialistiche, piccoli e grandi interventi con il risultato di indurre i pazienti, pi o meno benestanti,
verso le strutture private21 e/o a dotarsi di polizze assicurative (in molti rinnovi contrattuali stanno
entrando polizze assicurative sanitarie con costi condivisi tra aziende e lavoratori). Anche in questo caso
non difficile prevedere un aumento della disuguaglianza nellaccesso al diritto alla tutela della salute cos
come non difficile prevedere un indebolimento della struttura pubblica nel momento in cui si perde la
fruizione dei servizi da parte dei pazienti appartenenti alla classe media e medio-alta che svolgono una
importante funzione di controllo nella qualit e nella tipologia delle prestazioni sanitarie.
Una seconda tendenza quella di ridurre la tassazione basata sulla capacit contributiva (sono in
corso in tutti i paesi europei processi di riforma della tassazione personale tesi ad abbassare i livelli di
imposizione) ed aumentare il peso della tassazione in base al principio del beneficio, rafforzando la
partecipazione degli utenti al costo dei servizi ( ed anche questo sembra essere un tentativo di risposta
alla mobilit del fattore capitale, resa pi agevole dal completamento del Mercato Comune Unico). Il
processo, iniziato negli anni ottanta, si sta espandendo coinvolgendo, almeno in Italia, le prestazioni
sanitarie, listruzione, la generalit dei servizi sociali. La contribuzione viene, a sua volta, modulata in
funzione della capacit contributiva dei soggetti (Indicatore Situazione Economica Equivalente - ISEE)
determinando non pochi problemi nella gestione burocratica delle procedure e nei necessari controlli,
soprattutto in un paese come lItalia in cui ancora elevato il grado di evasione fiscale e il reddito
prodotto nelleconomia sommersa.
Una terza tendenza quella di trasferire a livello locale (regioni, province e comuni) la gestione e il
finanziamento di quote crescenti di prestazioni e servizi sociali. La tendenza, di per s positiva, presenta, in
assenza di una definizione a livello nazionale dei diritti e dei doveri minimi e di un trasferimento di
risorse dallo Stato alle Regioni sempre pi ridimensionato, il grave rischio che, a parit di bisogni, ci
siano, a livello locale, risposte fortemente differenziate in funzione delle preferenze politiche locali e/o
delle risorse che possono essere messe a disposizione in campo sociale. Sembra facile prevedere, anche in
questo caso, che le regioni economicamente pi forti e/o pi attente alla dimensione sociale portino
avanti unarticolata politica sociale a differenza di quelle pi deboli, determinando, cos, una chiara
discriminazione tra soggetti che presentano parit di bisogni.
C da dire, infine, che queste tendenze trovano un marginale aggiustamento nella tenuta o
nellampliamento ( a seconda del Paese considerato) della spesa prettamente assistenziale e, quindi, molto
selettiva (sostegno alle spese daffitto, di acquisto di libri scolastici, di mantenimento dei minori inseriti in
21

Nel 1997 la spesa privata per lassistenza sanitaria rappresentava, gi, in Italia, il 30% della spesa sanitaria totale contro il
15% in Svezia, Regno Unito, Belgio, Danimarca e solo l8% in Lussemburgo

Economia e Politica Sociale 2011-12 Terzo modulo: welfare e modelli di welfare, Carmela D'Apice

26

nuclei numerosi, di reddito minimo, quando previsto,ecc) . Piccoli interventi che sembrano molto lontani
da un modello sociale in cui tutti dovrebbero poter condurre una esistenza dignitosa cos come usuale
leggere nei documenti della Comunit ed in quelli governativi dei singoli Paesi.
8. I sistemi pensionistici
Il sistema pensionistico22 italiano

inizia a formarsi nel 1898 con listituzione della prima Cassa di

previdenza per linvalidit e la vecchiaia la cui iscrizione era facoltativa per la maggior parte dei lavoratori
ed obbligatoria solo per alcune categorie (dipendenti dello Stato, operai dei cantieri navali e delle zolfatare
siciliane)23. Nel 1919, partendo dalle conseguenze devastanti del primo conflitto mondiale in termini di
vedove, orfani ed invalidi, la Cassa di previdenza per linvalidit e la vecchiaia si trasforma in Cassa
nazionale delle assicurazioni sociali e il sistema da volontario si trasforma in obbligatorio per i lavoratori
dipendenti con una triplice contribuzione : degli operai, degli imprenditori e dello Stato. Durante il ventennio
fascista la Cassa nazionale delle assicurazioni sociali si trasforma in ente pubblico (1933) ed assume la
denominazione di Istituto Nazionale Fascista di Previdenza Sociale ( I.N.F.P.S. e, poi, I.N.P.S) .
Allorigine, il sistema si finanzia assumendo la forma della capitalizzazione ( le pensioni pagate nel corso di
ogni anno vengono finanziate attraverso i fondi accumulati dai lavoratori durante gli anni precedenti) e
limporto della pensione riflette lammontare dei contributi versati e capitalizzati.
Nel 1961 l'assicurazione obbligatoria viene estesa anche agli artigiani e nel 1967 ai commercianti; nel
1969 viene introdotta la pensione sociale (denominata, oggi, assegno sociale) per i cittadini anziani privi di
reddito o con redditi inferiori a determinati livelli fissati anno per anno.
Nel 1969, come era accaduto nella maggior parte dei paesi europei, si passa dal sistema a capitalizzazione al
sistema a ripartizione : i contributi versati in un anno da tutti i lavoratori attivi finanziano le pensioni
pagate nel corso dello stesso anno. Il sistema a ripartizione, a differenza di quello a capitalizzazione, pu
essere retributivo quando le pensioni erogate sono collegate alla retribuzione percepita dal lavoratore
durante la sua attivit lavorativa (solitamente le pensioni sono calcolate come percentuale della
retribuzione media di n anni lavorativi o dellintera vita lavorativa, sistema vigente sino alla riforma Dini
del 1995), oppure pu essere contributivo quando le pensioni sono collegate all'ammontare dei contributi
versati durante il periodo lavorativo ( situazione attuale per coloro che hanno iniziato a lavorare a partire
dal primo gennaio 1996).
Labbandono del sistema a capitalizzazione a favore di quello a ripartizione derivava dalla necessit di tener
conto del fatto che gli alti tassi di inflazione del secondo dopoguerra avevano eroso le riserve detenute dagli

22

Il sistema pensionistico di un paese determinato dalla combinazione di caratteri diversi che riguardano lobbligatoriet
della partecipazione; il carattere pubblico o privato dellistituzione che lo gestisce; il metodo di finanziamento della spesa (a
ripartizione o a capitalizzazione); il metodo di calcolo delle prestazioni : retributivo e/o contributivo.
23 Cfr., Sepe Stefano 1999, Le Amministrazioni della Sicurezza Sociale nellItalia Unita, Ed Giuffr, Milano

Economia e Politica Sociale 2011-12 Terzo modulo: welfare e modelli di welfare, Carmela D'Apice

27

istituti previdenziali ed eroso il potere dacquisto delle pensioni stesse, nel contempo si era in presenza di
un'economia in rapida crescita, di buon equilibrio finanziario del bilancio dello Stato, di strutture demografiche in
equilibrio, di un aumento del monte salariale e delloccupazione24, tutti elementi rassicuranti in termini di
equilibrio finanziario tra prestazioni e contributi. Ma a partire dalla met degli anni settanta, il modello
pensionistico pubblico inizia ad essere messo in discussione:
-

per la caduta del tasso medio annuo di crescita del pil, dei salari e delle entrate contributive che avevano
garantito gli impegni di spesa assunti con gli assicurati;

per la continua diminuzione del tasso di natalit e il parallelo aumento della vita media : lallungamento
della vita media si riflette, naturalmente, sugli oneri previdenziali nel senso che le prestazioni
pensionistiche devono essere erogate per un periodo medio pi lungo nel tempo;

per laumento dellet scolare : si entra pi tardi nel mercato del lavoro e si versano, quindi,
contributi per un tempo inferiore;

per la crescita del tasso di disoccupazione e il diffondersi dei casi di prepensionamento che
determinano una progressiva diminuzione del rapporto lavoratori e pensionati, incidendo
profondamente su quella relazione numerica tra contribuenti e percettori di pensioni che alla
base dei sistemi a ripartizione.

I problemi provocati da questa evoluzione economica, demografica e sociale si riflettono in un crescente


deficit del sistema pensionistico pubblico e nel peso sempre maggiore della spesa pubblica per pensioni
rispetto al Pil: due indici che concorrono a spianare la strada alle riforme degli anni novanta e che
cercano di rendere compatibile la spesa previdenziale con il bilancio dello Stato.
Di fronte all'invecchiamento della popolazione e al calo delle nascite, si

risponde con

l'innalzamento dell'et pensionabile per accedere alle pensioni di vecchiaia e di anzianit; con la revisione dei
meccanismi automatici di indicizzazione delle pensioni, con la modifica della formula di computo della
pensione stessa e con laumento della contribuzione si cerca di rallentare la dinamica della spesa e la sua
incidenza sul pil.
Nello specifico si ha una prima riforma, nel 1992, con il governo di G. Amato (D.Lgs. 503 del 30
dicembre 1992, interventi diretti al contenimento della spesa pubblica) che ridisegna il metodo di calcolo
della pensione in base ad un criterio di determinazione della pensione che prevede due quote: la prima, per
i contributi versati fino al dicembre 1992, calcolata sulla base della retribuzione annua media degli ultimi
cinque anni; la seconda, per i contributi versati dal gennaio 1993 in poi, calcolata sulla base degli ultimi dieci
anni di retribuzione (la base pensionabile viene determinata facendo una media delle retribuzioni
percepite nel tempo e rivalutate) (per i nuovi assunti il riferimento varr per lintera vita lavorativa); si
24

In generale, si sostiene che il sistema a capitalizzazione evita i rischi legati a trend demografici sfavorevoli (incremento delle
persone non attive rispetto a quelle attive) e consente un controllo finanziario tra contribuzione/prestazione; non c'
solidariet intergenerazionale e il rischio di maturare pensioni insufficienti ad uno standard medio di vita grava interamente
sull'assicurato.

Economia e Politica Sociale 2011-12 Terzo modulo: welfare e modelli di welfare, Carmela D'Apice

28

prevede, inoltre, un innalzamento graduale dell'et pensionabile (da 60 a 65 per gli uomini e da 55 a 60
per le donne), la revisione del meccanismo automatico di adeguamento delle pensioni al costo della vita
(viene sospeso e non pi riattivato quello relativo alla dinamica dei salari e reso pi morbido quello relativo
alla dinamica dei prezzi25); si aumentano le aliquote contributive. Il diritto allintegrazione per una
pensione minima viene legato non pi al reddito personale del richiedente ma a quello familiare. Si
armonizzano le normative tra pubblico e privato; si introduce, infine, un divieto parziale di cumulo tra
pensione e lavoro autonomo.
Con la riforma di Lamberto Dini (lallora Presidente del Consiglio) (L. 335 dell8 Agosto 1995), il
sistema pensionistico subisce una seconda e pi radicale riforma attraverso lintroduzione del sistema a
capitalizzazione per il calcolo delle pensioni. La pensione non sar pi pari ad una quota della retribuzione ma
il risultato di un complesso intreccio tra anni di lavoro, contributi versati, tasso di capitalizzazione,
coefficiente di trasformazione. In pratica i contributi versati26 nel corso dellintera vita lavorativa vengono
rivalutati ad un tasso di rendimento pari alla variazione media quinquennale del prodotto interno lordo
(PIL) nominale (con riferimento al quinquennio precedente lanno da rivalutare) formando il montante
contributivo individuale. Alla fine della carriera lavorativa, lentit delle prestazione pensionistica sar
determinata moltiplicando il montante contributivo per un coefficiente di trasformazione che rapporta il
trattamento allet del pensionato premiando chi arriva sempre pi vicino alla soglia dei 65 anni di et27, e
trasformato in una rendita vitalizia che rappresenta la pensione che verr pagata fin quando il pensionato
o i suoi superstiti sono in vita. Correttivi migliorativi vengono previsti per chi effettua lavori usuranti.
Landata a regime del nuovo sistema prevista in modo graduale nel senso che il nuovo metodo di
calcolo viene applicato immediatamente ai nuovi assunti (a partire dal 1 gennaio 1996) e a coloro che non
avevano maturato almeno 18 anni di contribuzione28; vengono, quindi, esclusi tutti i lavoratori che avevano
maturato pi di 18 anni di contribuzione per i quali la pensione rimane calcolata con il metodo retributivo29
Il nuovo sistema, partendo dalla considerazione che l' ingresso nel mondo del lavoro avviene
sempre pi tardi e in modo precario, per cui le prestazioni pensionistiche future sono destinate a
25

Ladeguamento delle pensioni alla variazione dei prezzi stimata dallIstat sar diverso a seconda dellimporto della pensione
stessa; con riferimento allanno 2011, ad esempio, a fronte di un aumento dei prezzi relativo allanno 2010 pari all1,4%,
avranno un aumento del valore della loro pensione pari allaumento dei prezzi solo i pensionati con pensioni sino a 1.382,91
euro (valore pari al triplo del minimo di pensione al dicembre 2010); per coloro che hanno una pensione compresa tra 1.382,91 e
2.304,85 euro, laumento sar pari solo al 90% dellaumento del costo della vita e, cio, pari all1,26%; per coloro che hanno
una pensione eccedente 2.304,85 euro (cinque volte il minimo 2010), laumento sar pari solo al 75% dellaumento del costo della
vita e, cio, pari all1,05%.
26
I lavoratori dipendenti versano il 32,07% della retribuzione : 8,89 a carico del lavoratore e 23,81 a carico del datore di
lavoro.
27 Il montante contributivo individuale viene moltiplicato per 5,163%, ad esempio, se il lavoratore va in pensione a 60 anni di
et e per 6,136% se va in pensione a 65 anni di et. La riforma prevede anche di rivedere, ogni dieci anni, i coefficienti di
trasformazione in funzione dellandamento della speranza media di vita.
28 In questo caso il lavoratore avr una pensione calcolata in parte secondo il sistema retributivo, per l'anzianit maturata fino
al 31 dicembre 1995, e in parte con il sistema contributivo, per l'anzianit maturata dal 1 gennaio 1996
29
E probabile che il nuovo governo di Mario Monti modifichi questa norma estendendo anche a questo gruppo di lavoratori
il metodo contributivo a partire dal 2012.

Economia e Politica Sociale 2011-12 Terzo modulo: welfare e modelli di welfare, Carmela D'Apice

29

ridimensionarsi rispetto al passato, incoraggia, attraverso la destinazione del Tfr trattamento di fine
rapporto a fondi pensione (di categoria, aziendali o territoriali), la formazione di una pensione
aggiuntiva attraverso la previdenza complementare quale secondo pilastro del sistema pensionistico, per avere,
quindi, livelli di copertura previdenziale pi adeguati rispetto a quelli assicurati dal solo primo pilastro.
Schema n.1
Dal sistema retributivo al contributivo riforma Dini del 1995
Lavoratori con
meno di 18 anni di contributi

Sistema di calcolo della pensione

Al 31.12.1995
almeno 18 anni di contributi

Contributivo a partire dal 1.1.1996 e


retributivo per gli anni precedenti

retributivo

Solo contributivo

al 31.12.1995
lavoratori assunti a partire dall1.1.1996
Schema n.2

Esempio di metodo di calcolo della pensione per un lavoratore che inizia la sua attivit il primo
gennaio 2006 con una base retributiva annua imponibile pari a 15.000 euro.
Al 31 dicembre 2006 si definisce la prima quota di contribuzione da considerare ai fini del calcolo della
pensione e tale prima quota sar pari al 33% della retribuzione imponibile (15.000 euro) e, quindi, 4.950
euro su base annuale e versati mensilmente dal lavoratore e dal datore di lavoro.
Alla fine del secondo anno di lavoro, 31 dicembre 2007, la quota maturata nellanno precedente, 4.950
euro, viene rivalutata in relazione al tasso medio annuo nominale del Pil degli ultimi cinque anni.
Ipotizzando una variazione media del pil pari al 3%, la quota del primo anno rivalutata risulter pari a
5.098,5 : 4.950 pi 148,5 pari al 3% di 4.950; i 5.098,5 euro rappresentano, quindi, la prima quota di
quella sommatoria di quote che andranno a costituire il montante contributivo.
Nel corso del secondo anno il lavoratore e il datore di lavoro continueranno a versare,
complessivamente, il 33% della retribuzione e, quindi, 4.950 euro. Alla fine del terzo anno di lavoro, 31
dicembre 2008, la quota versata nel 2007, 4.950 euro, viene rivalutata sempre in relazione al tasso medio
annuo nominale del Pil degli ultimi cinque anni. Ipotizzando una variazione media del pil pari al 3,5%,
la quota del secondo anno rivalutata risulter pari a 5.127,25 : 4.950 pi 173,25 pari al 3,5% di 4.950; i
5.127,25 euro rappresentano, quindi, la seconda quota del montante contributivo. E cos via nel tempo;
naturalmente nel momento in cui la retribuzione dovesse aumentare per scatti di anzianit, rinnovi
contrattuali, passaggi di carriera, ecc, si modificherebbe anche la base imponibile e, quindi, lammontare
di contributi versati e, quindi, anche la quota che andr a costituire il montante contributivo.
Alla fine della carriera lavorativa si determiner il montante contributivo individuale inteso come somma dei
contributi via via accreditati e rivalutati. Per determinare limporto annuo della pensione bisogner
compiere unulteriore operazione; occorrer, infatti, moltiplicare il montante contributivo per dei
coefficienti di trasformazione che consentono di trasformare il capitale accumulato (montante) in una rendita
vitalizia. I coefficienti di trasformazione partono da 0,04720, per un lavoratore che decide di andare in
pensione a 57 anni, ed arrivano a 0,06136 per un lavoratore che decide di andare in pensione a 65 anni;
in tal modo si incoraggia la permanenza nel mercato del lavoro.

Economia e Politica Sociale 2011-12 Terzo modulo: welfare e modelli di welfare, Carmela D'Apice

30

La riforma prevede anche una graduale abolizione delle pensioni di anzianit (pensione che matura
indipendentemente dallet e che legata agli anni di contribuzione 39 anni di contribuzione nel privato
e 40 se un lavoratore autonomo) entro il 2008 ed introduzione della flessibilit dellet pensionabile ( 5767 per maschi e donne). Le pensioni di invalidit e reversibilit si riducono in presenza di altri redditi; si
istituisce un fondo pensione per le casalinghe.

Dal retributivo al contributivo


La riforma Dini ha segnato il passaggio da un sistema a ripartizione di tipo retributivo ad un sistema a
ripartizione di tipo contributivo. Quello retributivo era un sistema che presentava poche incertezze: tutto si
basava sugli anni di lavoro e sulla media delle retribuzioni percepite nel tempo. Il sistema contributivo, da
una parte, ha il vantaggio della trasparenza che garantita dal fatto che ciascuno deve contribuire
personalmente a finanziare le prestazioni future, dallaltra, per ha lo svantaggio di esporre il lavoratore
ad una serie di incertezze circa la reale consistenza della pensione poich l'importo effettivo della stessa
dipender almeno da tre variabili:
a) la propria storia contributiva, vale a dire quanti contributi riuscir a versare nel tempo;
b) la rivalutazione del montante contributivo, collegata al tasso di crescita del pil;
c) i coefficienti di conversione in rendita che saranno in vigore al momento della pensione, collegati alla
speranza di vita media.
Per quanto riguarda la rivalutazione del montante contributivo, molto dipender dallandamento
delleconomia; se leconomia stagna come nel decennio 2000 la rivalutazione del montante contributivo
sar molto scarna. I coefficienti di trasformazione del montante in rendita sono, invece, collegati alla
speranza di vita media rilevata dall'Istat. Se al momento della pensione la speranza di vita media sar pi
lunga, con lo stesso montante contributivo si potrebbe percepire una pensione sensibilmente inferiore.
Nel sistema contributivo, quindi, si ha lo svantaggio di avere una pensione molto incerta rispetto al sistema
retributivo perch molto pi difficile la sua stima.
Inoltre la pensione percepita dai giovani viene stimata intorno al 50- 60% dellultima retribuzione, mentre i
lavoratori che beneficiavano del vecchio calcolo retributivo potevano arrivare fino all80% dellultima
busta paga e ricevevano il TFR. I giovani, quindi, avranno bisogno, pi degli anziani, di integrare la futura
rendita (primo pilastro pensionistico) con la pensione complementare (secondo pilastro).

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31

Una fase ulteriore di riforma generale del sistema pensionistico si ha con il primo governo di R.

Prodi ( legge 27 dicembre 1997 n.449 finanziaria 1998) che accelera l'inasprimento dei requisiti minimi
per il pensionamento di anzianit previsto da Dini per i lavoratori dipendenti del settore privato (tranne
operai e lavoratori precoci), che prevede lequiparazione dei requisiti di accesso alla pensione di anzianit
del pubblico impiego a quelli previsti per i lavoratori del privato e l equiparazione dei pensionati ex
dipendenti a quelli ex autonomi in materia di cumulo fra pensione e redditi da lavoro autonomo. Eleva le
aliquote contributive di artigiani e commercianti.
Con la legge delega in materia previdenziale 23 agosto 2004 n.243 (governo Berlusconi ministro R.

Maroni), si innalza let di pensionamento (per le donne si fissa una fascia da 60 a 65 anni mentre per gli
uomini il pensionamento consentito solo al raggiungimento dei 65 anni), si prevedono incentivi a
rimanere al lavoro per il periodo 2004-200730; si elimina, in modo progressivo, il divieto di cumulo tra
pensioni e redditi da lavoro, si innalza da 57 a 60 anni ( pi tre anni di lavoro) let per poter andare in
pensione di anzianit con 35 anni di contribuzione
modificato, poi, nel 2007 dal governo Prodi);

31

a partire dall1.1.2008 (il famoso scalone Maroni

ed infine si

rilancia la previdenza complementare

destinando il Tfr maturando ai fondi pensione. In base al principio del silenzio-assenso, il lavoratore (gi in
servizio al primo gennaio 200732) ha sei mesi di tempo dallentrata in vigore dei decreti attuativi per dire no
alluso del Tfr ai fini pensionistici, se non esplicita la sua volont, il Tfr maturando confluisce nei fondi
pensione; la scelta di destinare il Tfr ai fondi irreversibile mentre il lavoratore che ha scelto di mantenere
il proprio Tfr, in un qualsiasi momento, pu cambiare idea e trasferire il suo Tfr ad un fondo.
Per reperire risorse da destinare ad investimenti in infrastrutture, le parti sociali (Confindustria e
Sindacati) firmano, il 23 ottobre 2006, un accordo ( inserito nella legge finanziaria 2007) con il governo in
base al quale le aziende con pi di 50 dipendenti (pari allo 0,6% del totale delle imprese e pari al 46,3% dei
dipendenti) dovranno dirottare il Tfr non destinato alla previdenza integrativa (non optato dai lavoratori) in
un fondo specifico della Tesoreria istituito presso lINPS ( trattandosi, comunque, di risorse accantonate
per fini previdenziali)

33

. In ogni caso, per i lavoratori, non cambia nulla rispetto alla titolarit del Tfr, sia

nel caso in cui rimanga in azienda che nel caso in cui confluir al Fondo presso la Tesoreria dello Stato
gestito dallINPS: la rivalutazione, le anticipazioni e la liquidazione al termine del rapporto di lavoro
continueranno ad essere erogati dallazienda secondo le disposizioni normative e contrattuali.

30

La norma prevedeva lopzione per i dipendenti privati, al raggiungimento dei requisiti minimi per il pensionamento, di
continuare a lavorare con un super bonus che si traduceva nellesenzione totale dal pagamento dei contributi pensionistici e
nel congelamento in termini reali dellammontare della pensione maturata. Il risparmio fiscale veniva interamente versato in
busta paga e si concretizzava in un aumento valutabile in almeno un terzo in pi dello stipendio, essendo laliquota
contributiva fissata al 32,7%; inoltre tale risparmio-entrata per il lavoratore era esente dallimposta personale sul reddito.
31 Non previsto alcun limite di et in presenza di 40 anni di contribuzione.
32
Se la data di assunzione successiva al primo gennaio 2007, il lavoratore avr sei mesi di tempo, dalla data di assunzione,
per esplicitare o meno la sua scelta.
33
Il governo stima in sei miliardi di euro la somma che potrebbe confluire nel fondo.

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32

Nel luglio 2007, il protocollo sul welfare firmato dalle organizzazioni sindacali e il governo Prodi,
modifica il cosiddetto scalone; a molti non parve equa lintroduzione di una differenza di tre anni
lavorativi tra chi avrebbe maturato il diritto alla pensione il 31 dicembre del 2007 e chi lo avrebbe
raggiunto il primo gennaio del 2008. Lo scalone Maroni non venne abbattuto, ma sostituito da un
meccanismo di aumento graduale dellet pensionabile: dallo scalone agli scalini, una salita graduale che
alzer i requisiti anagrafici per avere accesso alla pensione di anzianit. Dal 2008 per andare in pensione
di anzianit bisogner avere 35 anni di contributi ed almeno 58 anni ; dal 1 luglio 2009 e sino al 2010
bisogner avere almeno 59 anni e raggiungere quota 95 che pu essere rappresentata da 59 anni e 36 di
contributi o da 60 anni e 35 di contributi; da gennaio 2011 e 2012 il lavoratore dovr avere almeno 60
anni e raggiungere quota 96 ( 60 anni e 36 di contributi o 61 anni e 35 di contributi ); da gennaio 2013
let minima di pensionamento sar di 61 anni e la quota sar pari a 97 ( 61 anni e 36 di contributi o 62 e
35). Per i lavoratori autonomi si dovr aumentare, di volta in volta, di un anno sia per let anagrafica
richiesta che per le annualit contributive richieste. Dalle modifiche sono esclusi i lavoratori che hanno
lavori usuranti (conducenti di mezzi pubblici, lavoratori su tre turni, addetti alle catene di montaggio,
lavoratori delle miniere, ....) circa 1,4 milioni di lavoratori; per loro rester il mix 57 anni e 35 di
contributi.
La manovra correttiva 2010
Quanto previsto dalla riforma Maroni, e ritoccato dal protocollo sul welfare nel 2007, stato
ulteriormente modificato con la manovra economica correttiva approvata nellestate 201034 e con
riferimento al .meccanismo delle finestre duscita. In base a quanto stabilito, una volta raggiunti i requisiti
validi per la pensione, a partire dal 2011 prima delluscita definitiva dal lavoro si dovranno attendere 12
mesi (per gli autonomi i mesi sono 18). Un lavoratore che raggiunge, ad esempio, quota 96 a marzo 2011
(60 anni di et a marzo 2011 + 36 di anzianit) non potr andare subito in pensione ma dovr aspettare
aprile 2012.

34

In precedenza, la legge n. 102/2009 (legge di conversione, con modificazioni, del decreto-legge n. 78/2009), allarticolo 22ter comma 2, aveva previsto un meccanismo automatico in base al quale, a partire dal 1 gennaio 2015, i requisiti per laccesso
alla pensione andranno adeguati allincremento della speranza di vita accertato dallIstat, riferito al quinquennio precedente.
Contemporaneamente, con lart. 22-ter comma 1, si prevede laumento graduale di 5 anni del requisito det per laccesso al
pensionamento di vecchiaia per le donne del pubblico impiego.

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33

La previdenza complementare
Come si visto il nuovo sistema previdenziale si regge su due tre pilastri: la previdenza pubblica
obbligatoria,

quella complementare e quella individuale attraverso le quali i lavoratori potranno

costituirsi pi pensioni aggiuntive (volontarie). Con lespressione previdenza complementare si fa, quindi,
riferimento a tutti quegli istituti previdenziali che prevedono l'erogazione di trattamenti pensionistici
complementari a quelli del regime obbligatorio con lo scopo principale di assicurare pi elevati livelli di
copertura previdenziale e, quindi, consentire il mantenimento di un tenore di vita non molto diverso da
quello raggiunto durante il periodo lavorativo. La previdenza complementare una forma di risparmio
gestito professionalmente che differisce dal puro e semplice risparmio finanziario in quanto finalizzata,
dal legislatore, a scopi socialmente rilevanti e, quindi, fiscalmente incoraggiata (i contributi versati, ad
esempio, possono essere dedotti in una misura massima annua pari a 5.164,57 euro cos come pi
vantaggiosa risulta essere la tassazione rispetto a quella prevista per il Tfr 35).
Il lavoratore, in qualit di risparmiatore previdenziale, versa dei contributi e il gestore, grazie alla
propria specifica attivit, consegue un rendimento finanziario che si cumula con i contributi versati. Le
forme di previdenza complementare sono tre:
fondi pensione chiusi o negoziali o di categoria;
fondi pensione aperti;
piani individuali di previdenza attuate mediante contratti di assicurazione sulla vita (PIP).
I fondi chiusi, disciplinati dall'art. 4 comma 1 del D.Lgs. n. 124/93, sono quegli strumenti finanziari a
cui si pu accedere solo se si appartiene ad una determinata categoria di lavoratori, sono, quindi, istituiti
sulla base di contratti o accordi tra lavoratori di un determinato settore oppure tra i rappresentanti dei
lavoratori e dei datori di lavoro, se i destinatari sono lavoratori dipendenti; i fondi negoziali dei lavoratori
autonomi e liberi professionisti sono invece istituiti dalle rispettive associazioni di categorie.
I fondi aperti, disciplinati dall'art. 9 del D.Lgs.n. 124/93, sono, invece, sottoscrivibili da chiunque, senza
alcuna limitazione derivante dalla propria occupazione; possono essere istituiti e gestiti dai soggetti
abilitati alla gestione di un fondo pensione: banche, societ di gestione del risparmio, societ di
intermediazione mobiliare (SIM), compagnie di assicurazione e societ di gestione dei fondi comuni di
investimento. Ladesione a tali fondi pu essere individuale o collettiva; collettiva quando i rappresentanti
dei lavoratori e dei datori di lavoro, invece di istituire un fondo chiuso, stipulano un accordo per
ladesione collettiva ad uno o pi fondi aperti. Possono aderire a fondi pensione aperti i lavoratori
dipendenti, i lavoratori autonomi, i professionisti e i soci lavoratori di cooperative.

35

Il regime fiscale della previdenza complementare pi vantaggioso rispetto allerogazione del Tfr poich le prestazioni del
fondo pensione sono soggette ad una tassazione separata del 15% fisso ( e non soggetto ad aliquota progressiva come accade
per il Tfr) che dopo quindici anni di iscrizione ad un fondo pu ridursi di uno 0,3% allanno e scendere fino al 9%.

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34

La principale differenza tra fondi chiusi e aperti. si ha nella stretta correlazione tra i destinatari e
i promotori del fondo nel caso dei fondi chiusi; i promotori sono di solito organizzazioni imprenditoriali
e sindacali mentre il gestore una entit diversa ed estranea. Il modello dei fondi aperti, invece, si basa
sulla identificazione tra promotore e gestore: sono i destinatari delle prestazioni ad essere un'entit
completamente distaccata; i soggetti promotori sono banche, SIM, assicurazioni, ecc.. I soggetti gestori
devono attenersi alle disposizioni del Ministro del Tesoro che fissa limiti agli investimenti ed altre regole,
finalizzate allottenimento di un adeguato grado di diversificazione degli investimenti e dei rischi e di un
efficace gestione del patrimonio. Usualmente ladesione ad un fondo negoziale pi vantaggiosa perch
nella maggior parte dei casi laccordo contrattuale che lo ha istituito prevede una quota di contribuzione a
carico del datore di lavoro che altrimenti non sarebbe disponibile per il lavoratore.
IL REGIME DI CONTRIBUZIONE
I fondi pensione possono prevedere due diversi regimi di contribuzione:

FONDI PENSIONE

A contribuzione definita

A prestazione definita

Per entrambi i regimi possibile prevedere la garanzia di un reddito minimo (garanzia finanziaria). Nei
fondi a contribuzione definita vi un elemento fisso, rappresentato dal contributo, ed un elemento
variabile, rappresentato dalla prestazione. Questo significa che l'iscritto al fondo pensione, al momento
dell'adesione, sa di dover versare un certo contributo per pi anni, ma non pu sapere con certezza quale
sar la prestazione finale. Al massimo, il contributo potr subire qualche variazione, ma sempre
quantificabile, come nell'ipotesi di una sua indicizzazione alla retribuzione o al reddito di riferimento.
In questa tipologia di fondi il rischio d'investimento , quindi, a carico dell'aderente che, a fronte di cattivi
risultati di gestione, ad esempio, sar penalizzato sotto il profilo della prestazione mentre i datori di
lavoro, a differenza delle forme a prestazione definita, sono sollevati dai rischi degli investimenti, non
avendo contratto alcun obbligo di prefissate prestazioni finali.
Nei fondi a prestazione definita, invece, l'elemento fisso rappresentato dalla prestazione finale,
mentre l'elemento variabile rappresentato dall'ammontare delle contribuzioni. Tale caratteristica
comporta che l'associato, nel momento in cui aderisce, sa di poter contare su una certa prestazione, legata

Economia e Politica Sociale 2011-12 Terzo modulo: welfare e modelli di welfare, Carmela D'Apice

35

ad alcuni parametri, ma non potr sapere quanto dovr versare nel corso degli anni. L'ammontare della
prestazione , dunque, l'elemento di riferimento dell'iscritto: essa viene determinata in relazione al livello
di reddito o a quello del trattamento pensionistico obbligatorio. L'entit del contributo fissata, anno per
anno, in funzione dei risultati di gestione ed inversamente proporzionale a questi, per cui, aumenta in
caso di performance deludenti. La diretta conseguenza che, diversamente da quanto avviene nella
contribuzione definita, per riequilibrare la situazione, cio per riportare il rendimento in linea con quello
garantito, l'associato dovr effettuare versamenti aggiuntivi.
Un aspetto importante e da non sottovalutare quello relativo ai costi di gestione dei diversi fondi;
occorre, cio, tener conto di quanto diminuir la prestazione finale di una determinata forma di
previdenza complementare per effetto dei costi di gestione rispetto ad unipotetica forma di previdenza
complementare priva di costi di gestione; secondo la Covip (Commissione di vigilanza sui fondi
pensione), nellanno 2005 i costi medi annui di gestione amministrativa e finanziaria pi vantaggiosi si
sono riscontrati nella gestione dei fondi negoziali (0,5% del patrimonio quale onerosit della partecipazione
del lavoratore ai fondi); per i fondi aperti e per una gestione almeno triennale i costi medi sarebbero
intorno all1,9% e scenderebbero all1,2% per un periodo di 35 anni; per i Pip i costi medi sarebbero
intorno al 2,3% per un periodo di 35 anni. Le differenze, apparentemente non eclatanti, lo diventano,
invece, in temini di montante finale e, quindi, di pensione integrativa; dopo 35 anni di contribuzione, ad
esempio, un lavoratore avr un montante pari a 173 mila euro circa con costi pari allo 0,50% e a 127
mila circa con costi pari al 2%36.
Ma, quanto ci si pu attendere dalla previdenza integrativa in termini di pensione futura? Secondo
simulazioni della Covip, un lavoratore tipo di unazienda privata assunto nel 2006 e che andr in pensione
nel 2040 a 60 anni di et e 35 di contributi, potr ricevere un pensione integrativa pari al 16,6%
dellultima retribuzione mentre la pensione pubblica dovrebbe essere pari al 48,5% dellultima
retribuzione per un totale, quindi, pari al 65% dellultima retribuzione.
In conclusione, listituzione e la partenza della previdenza integrativa rappresenta un colossale business
per le banche e le assicurazioni che si contenderanno un flusso significativo di risparmio ( si stima un
flusso annuo di 19 miliardi di euro) ma potrebbe anche rappresentare aspetti positivi se una parte dei
fondi raccolti andr a finanziare la formazione e lo sviluppo delle piccole e medie imprese che si
affacciano o si affacceranno sul mercato dei capitali poich la destinazione di tale flusso finanziario verr
decisa da chi sar chiamato a gestire tale fetta di risparmio delle famiglie37.
36

La Covip ipotizza un versamento annuo costante e pari a 2.500 euro ed un rendimento annuo lordo costante pari al 4%.
Ad un anno dal trasferimento del TFR alla pensione integrativa (giugno 2008) la pensione integrativa non decolla mentre il
rendimento del TFR (pi 3,6%) risulta nettamente superiore ai rendimenti dei diversi fondi che perdono, mediamente, l1,9%.
Se ci si riferisce, invece, ad un medio periodo (2003-2007) le performance dei fondi chiusi ed aperti (intorno al 25%) sono
state nettamente superiori a quelle del TFR (14,35%). Ad un anno dalla riforma il tasso di adesione dei dipendenti privati
rimane alquanto basso e pari, mediamente, al 25% (9,7% per i lavoratori under 30) e tale quota non sembra migliorare nel
tempo dato, anche, il perdurare della crisi finanziaria.

37

Economia e Politica Sociale 2011-12 Terzo modulo: welfare e modelli di welfare, Carmela D'Apice

36

Italia Europa
Per meglio comprendere le caratteristiche del sistema pensionistico italiano possiamo dare uno
sguardo all Unione Europea tenendo presente che, come indicato nei trattati e nella Costituzione
Europea, la gestione e lorganizzazione dei sistemi previdenziali di esclusiva competenza degli Stati
membri. Le diverse istituzioni pensionistiche possono essere distinte in funzione di quattro dimensioni
specifiche:
1) obbligatoriet della partecipazione individuale :

con leccezione dellIrlanda, tutti i paesi membri

prevedono la partecipazione obbligatoria a piani in cui la prestazione , almeno in parte, dipendente dalla
contribuzione;
2) caratteristica istituzionale dellente (pubblico o privato) che le gestisce: tutti i sistemi pensionistici sono
caratterizzati dalla presenza di una componente pubblica obbligatoria, che fornisce un diverso grado di
copertura agli individui. In tutti i paesi membri i lavoratori possono inoltre aderire a fondi pensione integrativi
privati; il grado di adesione risulta differente e in particolare superiore al 50% dei lavoratori in Germania
e in Irlanda, intorno al 30% in Lussemburgo e in maniera limitata in Italia, Grecia, Spagna, Portogallo,
Austria, Francia e Finlandia;
3) metodo di finanziamento della spesa (a ripartizione o a capitalizzazione): nelle nazioni europee stato
prevalentemente adottato il sistema a ripartizione
4) metodo di calcolo delle prestazioni : allinterno del sistema pubblico la maggior parte dei paesi applica un
metodo di calcolo delle prestazioni a beneficio definito, nel quale lentit della rendita dipende dalla
retribuzione pensionabile e dallaliquota di rendimento di ogni anno di contribuzione (in alcuni paesi si
applicano aliquote diverse per livello di reddito, o et anagrafica, o anzianit contributiva individuale).
Negli ultimi anni, si osservato una tendenza generalizzata ad estendere il numero di annualit di salario
da considerare per il calcolo della retribuzione pensionabile sino ad arrivare al salario medio dellintera
carriera lavorativa.
Un ulteriore elemento fondamentale per valutare le condizioni di vita dei pensionati concerne il
metodo di indicizzazione delle prestazioni. Unindicizzazione basata sul tasso di inflazione fa s che la
rendita sia costante in termini reali, ma se i salari dovessero crescere pi dei prezzi, si genera un
impoverimento relativo dei pensionati rispetto ai lavoratori. In molti paesi (fra gli altri Italia, Francia e Regno
Unito), al fine di ridurre la spesa previdenziale, negli ultimi 10-20 anni si passati da unindicizzazione ai
salari a una ai prezzi (rivalutazione in base al tasso di inflazione integrale o parziale); unicamente in
Germania, Lussemburgo, Finlandia, Slovenia e Malta la prestazione legata allandamento salariale. In
molti fra i nuovi membri si applicano, invece, formule di indicizzazione miste fra salari e prezzi.

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37

Francia : primo pilastro, pensione pubblica di base. Dall1.1.2004 entrano in vigore i primi correttivi con
lobiettivo di garantire, entro il 2020, lequilibrio finanziario dei diversi regimi pensionistici tenendo conto
dellevoluzione della struttura demografica ed assicurare (tra pensione di base e pensione complementare)
un tasso di sostituzione pari al 75% dellultima retribuzione. Un simile obiettivo dovrebbe essere conseguito
attraverso lallungamento degli anni di contribuzione e lincremento dellaliquota contributiva.
Let pensionabile del regime generale di base di 60 anni sia per gli uomini che per le donne; lassicurato che
continua a lavorare dopo i 60 anni pu ottenere un bonus 38; possibile ottenere la pensione prima dei 60
anni per le persone che maturano 42 anni di contribuzione ( pensione di anzianit). I contributi vengono
versati in parti uguali dai datori di lavoro e dai lavoratori. Con una prima riforma del 1994 si
progressivamente innalzato il numero degli anni per il calcolo della retribuzione media annua portandolo
dai dieci anni ai 25 anni (dal 2008).
In Francia, a differenza di molti altri Paesi, la pensione complementare obbligatoria e il sistema a
ripartizione : i lavoratori acquisiscono dei punti in base allammontare dei contributi versati; tali punti
determinano, poi, il livello della prestazione pensionistica da erogare alla fine del piano.

Germania : gli schemi pensionistici di base obbligatori variano a seconda della categoria di lavoratori e
dei settori produttivi. Il sistema a ripartizione e si finanzia con un contributo pari a circa il 20% della
retribuzione mensile lorda; i contributi vengono versati in parti uguali dai datori di lavoro e dai lavoratori.
La prima riforma Riester (1.1.2002), ha ridotto le prestazioni pubbliche ( tasso di rimpiazzo dal 70% al 67%
del salario medio netto previsto per un lavoratore con 45 anni di anzianit, adeguamento alla dinamica
salariale al 100% sino al 2010 e pari al 90% a partire dal 2011) ed ha introdotto nuove forme di previdenza
integrativa (volontaria) a capitalizzazione incentivate dallo Stato con incentivi che tengono conto della
condizione familiare dellassicurato in termini di reddito e ammontare dei contributi versati.
Nel determinare la pensione di base si tiene conto dei cosiddetti punti salario che riflettono la
posizione salariale relativa del lavoratore (un punto salario corrisponde al salario medio; 0,5 punti salario
corrisponde al 50% del salario medio e 2 punti salario corrispondono al doppio del salario medio in un
anno); gli anni di anzianit contributiva (comprendono gli anni di servizio effettivi pi la contribuzione
figurativa per disoccupazione, servizio di leva, tre anni per leducazione di ogni figlio, universit, ecc); e i
fattori di riequilibrio per diversi tipi di pensione ed et diverse di pensionamento ( variano tra lo 0,25 e 1).
Le pensioni sono pagate generalmente a 65 anni ma possibile ottenere una pensione anticipata con una
riduzione dimporto.

38

Cfr. Gallo R e Piatti L (2006), La previdenza complementare in Europa in Messori M. ( a cura di), La previdenza
complementare in Italia, Ed Il Mulino, Bologna

Economia e Politica Sociale 2011-12 Terzo modulo: welfare e modelli di welfare, Carmela D'Apice

38

Olanda : il sistema olandese obbligatorio per tutti i lavoratori e fornisce una prestazione minima di base
legata al salario minimo ( il tasso di sostituzione viene stimato intorno al 45% dellultima retribuzione); le
pensioni si adeguano in base alla dinamica dei salari medi lordi. Il sistema finanziato con unaliquota
che, per legge, deve rimanere sotto il tetto del 18,25%, attualmente dovrebbe essere pari al 17,9%.
Let pensionabile di 65 anni sia per gli uomini che per le donne.
Il basso tasso di sostituzione fa s che la previdenza complementare (volontaria ma il Ministro per gli
Affari sociali pu dichiarare obbligatoria la partecipazione ad un fondo per tutti i dipendenti di uno
stesso settore) sia molto diffusa tra i lavoratori ( intorno al 90%) con lobiettivo di raggiungere un tasso di
sostituzione, per un periodo di 40 anni di contribuzione, tra pensione base e pensione complementare pari al
70% dellultimo stipendio.

Regno Unito : il primo pilastro del sistema previdenziale costituito da due livelli; il primo livello
rappresentato da una pensione a base fissa mentre il secondo dato da un regime di previdenza
addizionale. Il primo livello ha una natura esclusivamente pubblica ed una pensione di base uguale per tutti
(i pensionati che dovessero avere un reddito inferiore ad una certa soglia minima, ricevono
unintegrazione). Il secondo livello percepito dai soli lavoratori dipendenti con un reddito superiore a
una soglia minima e viene commisurata al reddito. I contributi gravano sui datori di lavoro e sui
lavoratori e le prestazioni dipendono dallammontare e dal tipo di reddito percepito (il tasso di
sostituzione, tra base e addizionale, viene stimato intorno al 40% dellultima retribuzione). Se un lavoratore
opta per un regime pensionistico complementare, pu abbandonare il secondo livello e versare i
contributi ad un fondo privato.
Let pensionabile di 65 anni per gli uomini e di 60 per le donne (65 dal 2020); sono previsti degli
incentivi per ogni anno di lavoro in pi.
Il secondo pilastro, in alcuni casi obbligatorio, pu essere pubblico, privato di tipo aziendale e privato di tipo
individuale. Nessuna scelta previdenziale irreversibile, in ogni momento il lavoratore pu passare dal
sistema privato al pubblico e viceversa.

Spagna : gli schemi pensionistici di base obbligatori variano a seconda della categoria di lavoratori e dei
settori produttivi. Il sistema a ripartizione e si finanzia con contributi versati dai datori di lavoro e dai
lavoratori. Le pensioni vengono calcolate sulla base della contribuzione degli ultimi 15 anni ; la pensione
completa si raggiunge dopo 35 anni di contribuzione e il pensionamento a 65 anni. Laliquota pari al
28,3% : 4,7% a carico del lavoratore e 23,7% a carico del datore di lavoro. Le pensioni vengono rivalutate
annualmente in base alla variazione dei prezzi. Il sistema previdenziale complementare volontario.

Economia e Politica Sociale 2011-12 Terzo modulo: welfare e modelli di welfare, Carmela D'Apice

39

Svezia : il primo pilastro costituito da due regimi: uno contributivo, legato alla retribuzione, e laltro
non contributivo basato su pensioni di anzianit garantite (pensione sociale). Il regime contributivo si
finanzia con unaliquota pari al 18,5%. La pensione garantita di anzianit prevede una rendita minima per
i contribuenti con almeno 65 anni di et e con 40 anni di residenza in Svezia ed finanziata dalla fiscalit
generale.
I regimi di previdenza complementare si fondano su accordi collettivi stipulati tra datori di lavoro e
lavoratori dipendenti e coprono il 90% dei lavoratori.

9. Gli ammortizzatori sociali


Gli ammortizzatori sociali sono quelle misure di politica passiva del lavoro che consentono di
assicurare un reddito ai lavoratori in caso di perdita del posto di lavoro. La normativa italiana prevede
almeno quattro tipologie di ammortizzatori : la cassa integrazione, la mobilit, i contratti di solidariet,
lindennit di disoccupazione. La cassa integrazione una misura a vantaggio dei datori di lavoro che
possono, cos, evitare licenziamenti e, quindi, perdite di professionalit e conflitti sindacali interni
allimpresa e dei lavoratori in quanto non vengono licenziati e ricevono una indennit superiore
allindennit ordinaria di disoccupazione; pu essere di due tipi : ordinaria (crisi transitoria delle imprese) e
straordinaria (crisi strutturale delle imprese). La mobilit e, quindi, la possibilit di ricevere unindennit di

mobilit, una condizione a cui possono accedere i lavoratori licenziati da imprese con pi di 15
dipendenti; il licenziamento deve essere collettivo riguardare, cio, un numero relativamente elevato di
dipendenti; la durata del provvedimento dipende dallet del lavoratore (con possibilit di scivolare verso
il pensionamento) e dalla zona in cui collocata limpresa. I lavoratori in mobilit godono di alcuni
vantaggi in termini di assunzioni nella pubblica amministrazione o in altre imprese private (sgravi
contributivi). Il contratto di solidariet un particolare tipo di accordo a livello aziendale che prevede
la riduzione dellorario di lavoro e delle retribuzioni di tutti i lavoratori dellazienda; lo Stato integra con il
75% della retribuzione persa. Lindennit di disoccupazione riguarda, essenzialmente, i lavoratori
licenziati da imprese che hanno meno di 15 dipendenti . Come si vede e come si vedr meglio in seguito, il
sistema italiano degli ammortizzatori sociali molto variegato e presenta degli istituti che garantiscono
livelli adeguati di sicurezza economica (con trattamenti vicini alla media europea) nei periodi di non
lavoro ed istituti ove la copertura nettamente inferiore o del tutto mancante.

Economia e Politica Sociale 2011-12 Terzo modulo: welfare e modelli di welfare, Carmela D'Apice

40

9.1 La Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria (CIGO)


La cassa integrazione guadagni ordinaria, come si detto, un intervento a sostegno delle
imprese in difficolt che garantisce al lavoratore un reddito sostitutivo della retribuzione, copre, quindi,
una disoccupazione temporanea (alcuni mesi) o parziale (alcune ore); spetta agli operai, impiegati e quadri
delle imprese industriali in generale e delle imprese industriali e artigiane del settore edile e lapideo, in
caso di sospensione o contrazione dell'attivit produttiva per situazioni aziendali dovute ad eventi
temporanei di difficolt non imputabili allattivit produttiva dellimpresa o a cadute temporanee della
domanda. Per ottenere la CIGO, le imprese devono presentare domanda alle sedi dell'INPS, entro 25
giorni dalla fine del periodo di paga in corso nella settimana in cui iniziata la sospensione o la
riduzione dell'orario di lavoro; limporto della CIGO corrisponde all'60% della retribuzione globale che
sarebbe spettata per le ore di lavoro non prestate. L'importo del trattamento ordinario non pu per
superare un limite massimo mensile stabilito di anno in anno (per il 2011 di 1.078,00 lordi mensili, se
la retribuzione lorda mensile inferiore a 1.984,00; di 1.242,00 lordi mensili se la retribuzione lorda
mensile compresa tra 1.984,00 ed 3.137,00; e di 1.569,00 lorde mensili se la retribuzione lorda
mensile superiore a 3.137,00). I periodi di Cassa integrazione guadagni sono utili per il diritto e per
la misura della pensione.
La cassa integrazione pu essere concessa per un massimo di 13 settimane, pi eventuali
proroghe fino a 12 mesi; in determinate aree territoriali il limite elevato a 24 mesi. Se il
lavoratore in Cassa integrazione svolge contemporaneamente attivit retribuita senza averlo
prima comunicato alla propria sede INPS, decade dal diritto alla prestazione; in caso di
comunicazione preventiva la prestazione sospesa per la durata dell'attivit lavorativa39.

10.2 La Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria ( CGIS)


La Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria un intervento che vuole sostenere le imprese in situazioni di crisi
o di difficolt per processi di ristrutturazioni e riorganizzazione dei processi produttivi, crisi aziendali, ecc, e, nel
contempo, garantire il lavoratore dalla perdita della retribuzione. Spetta agli operai, impiegati e quadri
delle imprese industriali anche edili, imprese appaltatrici di servizi di mensa o ristorazione e dei servizi di
pulizia. Esse devono aver occupato pi di 15 dipendenti nel semestre precedente la presentazione della
domanda; imprese commerciali, di spedizione e trasporto e agenzie di viaggio e turismo che occupano pi di 50
dipendenti, esclusi gli apprendisti e gli assunti con contratto di formazione e lavoro. Non si pu chiedere
39

In attesa di una riforma degli ammortizzatori sociali, nel 2009 (art.19 della legge 2/2009 e legge n. 5/2009) ci sono state
delle deroghe alle normative in materia di cassa integrazione (cassa integrazione in deroga ) e alle normative relative alla
disoccupazione per particolari categorie di lavoratori. In questi casi il Ministro delleconomia e delle finanze, pu disporre,
sulla base di specifici accordi governativi e per periodi non superiori a dodici mesi, in deroga alla vigente normativa, la
concessione, anche senza soluzione di continuit, di trattamenti di cassa integrazione guadagni, di mobilit e di
disoccupazione speciale, anche con riferimento a settori produttivi e ad aree regionali.

Economia e Politica Sociale 2011-12 Terzo modulo: welfare e modelli di welfare, Carmela D'Apice

41

l'intervento straordinario per le unit produttive per le quali stato richiesto, per lo stesso periodo, l'intervento
ordinario. La scelta dei lavoratori da porre in Cassa integrazione deve essere effettuata in base al criterio della
rotazione tra coloro che svolgono le stesse mansioni. Se l'azienda non ritiene di poter applicare la rotazione, deve
indicarne i motivi nella domanda di ammissione al trattamento speciale di Cassa integrazione. La Cassa
integrazione straordinaria dura al massimo 12 mesi per le crisi aziendali, 24 mesi per la riorganizzazione,
ristrutturazione e riconversione aziendale, 18 mesi per i casi di procedure esecutive concorsuali. Gli interventi
ordinari e straordinari non possono nel complesso superare 36 mesi in un quinquennio; sono peraltro
intervenute varie disposizioni di legge, anche a carattere transitorio, che hanno modificato i limiti temporali
suddetti.
Lindennit di CGIS corrisponde all'60% della retribuzione globale che sarebbe spettata al lavoratore per le
ore di lavoro non svolte; l'importo del trattamento straordinario non pu per superare un limite massimo
mensile uguale a quello previsto per la CIGO . Come per la CIGO, i periodi di Cassa integrazione guadagni
sono utili per il diritto e per la misura della pensione. Se il lavoratore in CIGS svolge contemporaneamente
attivit retribuita senza averne prima dato notizia alla propria Sede dell'INPS, decade, come per la CIGO, dal
diritto alla prestazione; in caso di comunicazione preventiva, la prestazione viene sospesa per il periodo di
lavoro.
10.3 L'indennit di mobilit
L'indennit di mobilit, che rappresenta il trattamento di maggiore tutela in caso di licenziamento, una
prestazione che spetta ai lavoratori che sono stati collocati in mobilit dalla loro azienda a seguito
dellesaurimento del periodo passato in CIGS, o per essere stati licenziati per riduzione di personale o
trasformazione dellattivit. Per aver diritto allindennit il lavoratore deve essere iscritto nelle liste di mobilit
compilate dai Centri per limpiego; avere un'anzianit aziendale complessiva di almeno 12 mesi; far valere almeno 6
mesi di effettivo lavoro, comprese ferie, festivit, infortuni. La durata varia in relazione all'et del lavoratore al
momento del licenziamento e all'ubicazione dell'azienda (vedi schema).

Et del lavoratore
Fino a 39 anni

Aziende del centro-nord

Aziende del mezzogiorno

12 mesi

24 mesi

Economia e Politica Sociale 2011-12 Terzo modulo: welfare e modelli di welfare, Carmela D'Apice

da 40 a 49 anni

24 mesi

36 mesi

da 50 anni

36 mesi

48 mesi

42

Generalmente l'indennit non pu essere corrisposta per un periodo superiore alla anzianit aziendale del
lavoratore; in presenza di determinati requisiti di et e di contribuzione viene pagata fino al conseguimento del
diritto alla pensione. La domanda di indennit va indirizzata all'INPS e presentata alla Sezione circoscrizionale
per l'impiego entro 68 giorni dal licenziamento. Lindennit di mobilit , per i primi 12 mesi, pari al 100% del
trattamento di Cassa integrazione straordinaria percepito o che sarebbe spettato nel periodo immediatamente
precedente il licenziamento, nellambito dei consueti limiti di importo massimo mensile; per i periodi successivi l 80% del
predetto importo. Lindennit viene adeguata, con effetto dal 1 gennaio di ciascun anno, in misura pari
allaumento dellindennit di contingenza dei lavoratori dipendenti.
Lindennit pagata ogni mese dall'INPS direttamente al lavoratore ed sospesa quando l'interessato assunto
con contratto a tempo determinato o a tempo parziale. Il trattamento si interrompe quando l'interessato: viene
cancellato dalle liste di mobilit; viene assunto con contratto a tempo indeterminato; raggiunge il diritto alla
pensione di vecchiaia, o diventa titolare di pensione di anzianit o anticipata, ovvero di pensione di inabilit o
di assegno di invalidit senza aver optato per l'indennit di mobilit.
10.4 Lindennit di disoccupazione
Tutti i lavoratori dipendenti sono obbligatoriamente assicurati contro il rischio di disoccupazione; non esiste
assicurazione obbligatoria per : i lavoratori occasionali che lavorano meno di 78 giorni allanno; gli artisti del
cinema e del teatro; i lavoratori remunerati esclusivamente con una quota dei profitti o dei prodotti di una
impresa; i lavoratori autonomi; i giovani in cerca di prima occupazione.
Esistono tre tipi di indennit di disoccupazione: lindennit ordinaria, il trattamento speciale per ledilizia e per
lagricoltura e il sussidio straordinario. Se il disoccupato ha persone a carico pu beneficiare, oltre che di queste
indennit, anche degli assegni per il nucleo familiare. L indennit ordinaria viene corrisposta per 8 mesi se il
lavoratore, alla data del licenziamento, non supera i 50 anni di et, e 12 mesi se supera i 50 anni; spetta a coloro
che hanno unanzianit contributiva di almeno due anni allassicurazione contro la disoccupazione e di almeno un
anno durante i due anni immediatamente precedenti alla perdita del posto di lavoro40. Lindennit corrisposta
nella misura del 60% della retribuzione media per i primi 6 mesi, 50% per i due mesi successivi, 40% per il
restante periodo nei limiti di un importo massimo mensile lordo pari a 906,80 euro al mese ( retribuzione
inferiore o uguale a 1.961,80 euro) ; tale importo pu arrivare a 1.089,89 euro se il disoccupato pu far valere una
retribuzione mensile lorda superiore a 1.961,80 euro ( dati aggiornati al 1 gennaio 2011).
Lindennit viene corrisposta dallINPS attraverso un assegno mensile.
indennitLindennit di disoccupazione ordinaria con requisiti ridotti rivolta a quanti non hanno 52 contributii settimanali negli
40

Se i lavoratore non riesce a cumulare la contribuzione necessaria ha diritto ad unindennit di disoccupazione a requisiti ridotti

Economia e Politica Sociale 2011-12 Terzo modulo: welfare e modelli di welfare, Carmela D'Apice

43

ultimi due anni (lavoratori stagionali e precari), tuttavia


- risultano assicurati da due anni
- ed hanno almeno 78 giornate di lavoro nellanno precedente la disoccupazione.
Tale beneficio non concesso a quanti si licenzino volontariamente dal lavoro ad eccezione di quanti lo facciano
per una giusta causa.
I trattamenti speciali sono rivolti agli occupati nel settore delledilizia che vengono licenziati nei seguentiti casi:
- cessa lattivit dellazienda per la quale lavorano;
- viene ultimato il cantiere e/o delle singole fasi lavorative;
- si procede ad una riduzione del personale.
Per ottenere il beneficio previsto il lavoratore, nei due anni precedenti la disoccupazione, deve aver maturato
almeno 10 contributi mensili o 43 contributi settimanali per il lavoro prestato nel settore delledilizia; occorre
inoltre che sia iscritto nelle liste di disoccupazione.
Limporto erogato nei primi 100 giorni pari al 100% del trattamento di Cassa Integrazione Straordinaria
percepito o che sarebbe spettato nel periodo immediatamente precedente il licenziamento, nei limiti di un
importo massimo mensile stabilito dalla legge. Per i periodi successivi spetta l80% di tale importo. Il beneficio
viene erogato generalmente per novanta giorni, in alcuni casi particolari per pu durare anche 18 o 27 mesi.
Anche i lavoratori agricoli possono beneficiare di trattamenti speciali nel caso in cui si sono prestate almeno 151
giornate lavorative nellanno a cui si riferisce la prestazione e limporto pari al 66% della retribuzione media,
per un periodo di tre mesi.
Il sussidio straordinario si applica in casi molto eccezionali e spetta a chi non ha diritto allindennit ordinaria, risiede
in determinate zone e rientra in specifiche categorie occupazionali.
Per ottenere lindennit ordinaria, linteressato deve (1) iscriversi presso lUfficio di collocamento del comune
di residenza e (2) presentare domanda allufficio INPS o al locale ufficio di collocamento entro 67 giorni dalla data
in cui ha perso il posto di lavoro; la domanda deve essere corredata dalla lettera di licenziamento del datore di
lavoro e da uno stato di famiglia, se linteressato ha familiari a carico. Per ottenere il trattamento speciale,
linteressato deve espletare le stesse formalit previste per lindennit ordinaria, specificando nella domanda di
aver diritto al trattamento speciale. La domanda deve essere presentata entro due anni dalla data di
licenziamento.

Per ottenere il sussidio straordinario, linteressato deve iscriversi presso lufficio di

collocamento del comune di residenza e presentare domanda sullapposito modulo allUfficio provinciale del
pari al 30% della retribuzione media giornaliara e per un periodo massimo di 152 giornate.
41 La generosit economica delle prestazioni di disoccupazione viene misurata attraverso il c.d. tasso di compensazione dato
dal rapporto fra lammontare della indennit di disoccupazione e la retribuzione precedentemente percepita dal lavoratore.
Perch i dati dei diversi Paesi siano confrontabili, stata sviluppata, in particolare dallOCSE, una metodologia che calcola i
tassi di rimpiazzo facendo riferimento alla retribuzione percepita da un lavoratore medio dellindustria manifatturiera e che
questi abbia 40 anni di et e 20 di anzianit contributiva; il tasso di compensazione pu essere calcolato sia in riferimento alle
entrate lorde sia alle entrate nette.
42
43

Tutti i valori inseriti sono indicativi poich si modificano costantemente nel tempo
CNEL 1963, Relazione preliminare sulla riforma della previdenza sociale, Roma

Economia e Politica Sociale 2011-12 Terzo modulo: welfare e modelli di welfare, Carmela D'Apice

44

lavoro e della massima occupazione. La domanda deve essere corredata degli stessi documenti previsti per
lindennit ordinaria.
Dallanalisi dei diversi strumenti di sostegno al reddito possibile trarre le caratteristiche del sistema
italiano degli ammortizzatori sociali; esso appare disorganico ( nei criteri di eleggibilit, durata,
ammontare dei benefici, ecc.), poco efficiente (manca un collegamento tra le misure di sostegno al reddito e
le politiche per il reinserimento lavorativo), ed iniquo dal momento in cui esclude i gruppi e i soggetti
meno rappresentati (giovani in cerca di prima occupazione, lavoratori atipici, lavoratori autonomi, ecc). In
una prospettiva di riforma ( di cui si discute almeno da un decennio) occorerebbe, quanto meno, : estendere
le tutele fornite dagli ammortizzatori a settori e situazioni attualmente non coperti e ai giovani in cerca di
prima occupazione; omogeneizzare i trattamenti nei loro diversi aspetti (criteri di eleggibilit, durata,
ammontare dei benefici, lavoratori tipici ed atipi, piccola e grande impresa, ecc); stabilire un collegamento
stretto tra le prestazioni monetarie erogate e le politiche attive e, prevedere, infine, un datore di lavoro di
ultima istanza per le situazioni pi complesse in alternativa a schemi assistenziali soggetti alla prova dei
mezzi, quali, ad esempio, il Reddito Minimo che porterebbe ad istituzionalizzare situazioni di povert ed
esclusione sociale.

Economia e Politica Sociale 2011-12 Terzo modulo: welfare e modelli di welfare, Carmela D'Apice

45

9.5 Sistemi di protezione sociale per i disoccupati in Europa: unanalisi comparata


Prima di procedere ad una schematizzazione dei principali elementi dei sistemi di protezione sociale dei
disoccupati contro la disoccupazione paese per paese, sembra opportuno sintetizzare alcuni caratteri generali.
1. Nella maggior parte dei paesi presente un sistema assicurativo contro la disoccupazione obbligatorio
tranne nei paesi nordici (Danimarca, Svezia, Finlandia, Paesi Bassi e Norvegia) ove i sistemi assicurativi
contro la disoccupazione sono caratterizzati da volontariet di adesione;
2. Nella maggior parte dei paesi il sistema strutturato su due - tre pilastri (vedi tabella che segue): uno
assicurativo, legato ai contributi versati negli anni di lavoro; uno sociale che interviene al termine del
periodo previsto dallo schema assicurativo o quando non si soddisfano tutti i requisiti richiesti per poter
accedere allo schema assicurativo e dura sino a quando perdura lo stato di disoccupazione ed uno
assistenziale che copre i soggetti, disoccupati e non, relativamente poveri che non riescono ad inserirsi nel
mercato e lindennit dura sino a quando perdura lo stato di bisogno.
3. In quasi tutti paesi (con lesclusione della Gran Bretagna e Grecia) esistono forme di aiuto per i
disoccupati di et avanzata sotto forma di prepensionamenti come avviene in Danimarca, nei Paesi Bassi,
in Irlanda, in Belgio, in Lussemburgo , in Germania, in Austria ed in Francia, o di prolungamenti delle
indennit come avviene in Svezia, Norvegia e Finlandia, o di provvedimenti particolari come avviene in
Italia con lindennit di mobilit, per accompagnare i lavoratori disoccupati al pensionamento;
4. Nella generalit dei paesi, lindennit di base viene integrata con assegni familiari;
5. Per quasi tutti i paesi, ad eccezione di quelli sassoni ( Gran Bretagna e Irlanda), lindennit di
disoccupazione principale quella correlata alla retribuzione percepita nel periodo precedente la
disoccupazione; in alcuni paesi soggetta a tassazione e contribuzione, in altri no;
6. I tassi di compensazione

41

e di durata variano sensibilmente da paese a paese e possono essere funzione

dei periodi di occupazione e dellet del beneficiario; spesso il prolungamento della durata rispetto ad un
periodo standard soggetto allobbligo di partecipazione a misure di politiche attive del lavoro (corsi di
formazione e aggiornamento); lindennit, giornaliera, settimanale o mensile, pu oscillare entro un
limite minimo e massimo;
7. Usualmente i lavoratori autonomi sono esclusi dai sistemi assicurativi contro la disoccupazione tranne
che in alcuni paesi (Svezia, Finlandia, Danimarca, Lussemburgo e Gran Bretagna);
8. Solo in alcuni Paesi ( Svezia, Danimarca, Belgio, Lussemburgo) anche le persone in cerca di prima occupazione
(giovani) e dopo il completamento degli studi possono ricevere lindennit di disoccupazione.
9. In termini di condizioni generali di accesso occorre, in tutti i paesi, :

essere disoccupato involontariamente;

essere iscritto allufficio di collocamento come persona in cerca di lavoro;

essere abile al lavoro

ricercare attivamente un impiego

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aver lavorato e versato dei contributi per un certo periodo


Tabella Comparazione delle forme di sostegno al reddito dei disoccupati

PAESE
Danimarca

Svezia

Finlandia

Paesi Bassi

FORME DI SOSTEGNO AL REDDITO


Indennit correlata alla retribuzione
Assegno sociale
Indennit base
Indennit correlata alla retribuzione
Assegno sociale
Indennit base
Indennit correlata alla retribuzione
Assegno sociale
Indennit base
Indennit correlata alla retribuzione
Assegno sociale

Belgio

Lussemburgo

Indennit illimitata e correlata alla retribuzione


Indennit correlata alla retribuzione
Assegno sociale

Germania

Indennit correlata alla retribuzione


Assegno sociale

Austria

Indennit correlata alla retribuzione


Assegno sociale

Francia

Indennit correlata alla retribuzione


Assegno sociale

Indennit di base
Assegno sociale

Irlanda

Indennit di base
Assegno sociale

Spagna

Indennit correlata alla retribuzione


Assegno sociale

Portogallo

Indennit correlata alla retribuzione


Assegno sociale

Grecia

Indennit correlata alla retribuzione

Italia

Indennit correlata alla retribuzione

Gran Bretagna

Fonte: www. europa.eu/employment_social/missoc

46

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Tabella Comparazione delle indennit correlate alle retribuzioni

PAESE

Tasso di rimpiazzo o
livello dellindennit

Danimarca

90% retribuzione di
riferimento entro un tetto
masssimo

Svezia

80% retribuzione di
riferimento con un tetto
massimo

Finlandia

PAESE

Austria

Francia

Indennit base (21 euro al Gran Bretagna


giorno)+45%(retribuzione
giornaliera ind base)

Tasso di rimpiazzo o livello


dellindennit
56% retribuzione di
riferimento entro dei limiti
minimi e massimi
40,4% retribuzione di
riferimento + 10 euro al giorno
oppure 57,4% retribuzione di
riferimento
Importo fisso

Norvegia

62,4% retribuzione di
riferimento

Irlanda

Importo fisso

Paesi Bassi

70% retribuzione di
riferimento con un tetto
massimo

Spagna

70% per i primi 180 giorni e


poi 60% retribuzione di
riferimento entro dei limiti
minimi e massimi

Belgio

50-55-60% retribuzione di
riferimento a seconda della
composizione del nucleo
familiare entro dei limiti
minimi e massimi

Portogallo

65% retribuzione di
riferimento entro dei limiti
minimi e massimi

Lussemburgo

80% retribuzione di
riferimento entro dei limiti
minimi e massimi

Grecia

40% per gli operai e 50%


retribuzione di riferimento per
gli impiegati entro dei limiti
minimi e massimi

Germania

60-67% retribuzione netta


di riferimento a seconda
della presenza o meno di
figli

Italia

60% retribuzione di
riferimento

Fonte: www. europa.eu/employment_social/missoc

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Svezia
Lindennit di disoccupazione si basa su tre pilastri:
1. indennit opzionale correlata alla retribuzione;
2. indennit base;
3. assegno sociale.
Lindennit correlata alla retribuzione volontaria, gestita da casse che operano in diversi settori, generalmente
rivolta a lavoratori dipendenti anche se esistono delle casse per gli autonomi.
Limporto del beneficio per i lavoratori dipendenti pari all80% della retribuzione media giornalieria precedente
la disoccupazione, fino ad un massimo di 85 euro al giorno durante i primi 100 giorni di godimento del beneficio
e 72 euro al giorno durante il resto del periodo42.
Per gli autonomi il beneficio viene calcolato in base al reddito tassato durante gli ultimi tre anni.
Lerogazione del beneficio dura 300 giorni, periodo questo che pu essere prolungato fino a 600 giorni.
Lindennit di base viene pagata ai soggetti con et compresa tra i 20 ed i 65 anni che presentino una delle
seguenti caratteristiche:
- non siano assicurati contro la disoccupazione;
- non abbiano ancora raggiunto il requisito dei dodici mesi di appartenenza al fondo di assicurazione contro la
disoccupazione.
Il beneficio forfettario, ed generalmente pari a 34 euro giornalieri (748 euro al mese); lerogazione del
beneficio dura 300 giorni, periodo questo che pu essere prolungato fino a 600 giorni, al termine del quale se il
disoccupato non riesce a trovare lavoro ricade nel sistema generale di assistenza sociale (28 euro al giorno per il
singolo ed integrazioni per persone a carico), in cui lassegno senza limiti temporali nel senso che dura sino a
quando permane lo stato di bisogno.
Nel caso in cui il disoccupato rifiuti un lavoro accettabile, la prima volta previsto una riduzione dellindennit del
25% per 40 giorni, la seconda del 50% per ulteriori 40 giorni e la terza volta la sospensione per 60 giorni. Per i
disoccupati in et avanzata non esiste un vero e proprio prepensionamento, quanti per siano autorizzati ad
andare in pensione prima dei 65 anni di et, hanno diritto a percepire lindennit di disoccupazione per un
importo pari al 65% del reddito iniziale e la pensione ridotta per un importo pari allindennit di
disoccupazione giornaliera prima del pagamento. Le indennit concesse sono sottoposte a tassazione.

Finlandia
Anche in Finlandia come in Svezia, lindennit di disoccupazione consiste di tre pilastri:
- indennit correlata alla retribuzione;
- indennit base;
- assegno sociale.
Per poter accedere allindennit correlata alla retribuzione occorre essere occupati ed assicurati presso un fondo di

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categoria; limporto del beneficio erogato calcolato tenendo conto dei redditi medi percepiti dal disoccupato
nel periodo immediatamente precedente la disoccupazione.

Lindennit base finanziata dallo Stato e dai lavoratori; lo Stato paga il costo dellindennit base per una durata
di 500 giorni ai lavoratori dipendenti ed autonomi in et compresa tra i 17 ed i 64 anni e nel caso in cui il
disoccupato abbia compiuto i 57 anni lerogazione dellindennit pu durare fino a 60 anni di et. Lammontare del
beneficio costituito da una parte uguale per tutti (21 euro al giorno) e da una parte legata alla retribuzione (42%
della differenza tra la retribuzione giornaliera e lindennit base).
Per poter accedere allassegno sociale necessario trovarsi nella condizione di necessit; questo tipo di indennit
finanziato dallo Stato e dai Municipi ed rivolto a: - soggetti disoccupati che non soddisfano le condizioni per il
sistema di assicurazione di disoccupazione o che hanno ricevuto lindennit di disoccupazione per il periodo
massimo previsto; - persone che hanno completato periodi di prova o tirocinio e rimangono disoccupati. Il
beneficio ha durata illimitata; calcolato in forma forfettaria dopo aver fatto gli opportuni accertamenti circa i mezzi
economici e la situazione familiare del disoccupato; generalmente lammontare del beneficio giornaliero di 20
euro. Limporto completo pagabile se il reddito mensile inferiore ai 252 euro per un single e agli 848 euro per
una famiglia (il limite viene incrementato di 106 euro per ogni figlio con meno di 18 anni ). Lammontare del
beneficio per un giovane che vive con i genitori in parte dipendente dal reddito di questi ultimi.
Le diverse forme di indennit di disoccupazione sono soggette a tassazione.

Danimarca
In Danimarca, come per i paesi visti in precedenza, lindennit di disoccupazione di natura volontaria,
caratterizzata dalliscrizione volontaria ad un Fondo di disoccupazione di categoria di natura privatistica gestito
dal sindacato di appartenenza Il sindacato si fa carico della raccolta presso gli iscritti delle quote assicurative (pi
o meno consistenti, a seconda dei contributi erogati da Stato e associazioni imprenditoriali), e della gestione
diretta dei fondi destinati a sussidi. Possono iscriversi ai Fondi di disoccupazione sia i lavoratori dipendenti che
i lavoratori autonomi. Lindennit erogata pari al 90% delle retribuzioni di riferimento, con un tetto massimo
variabile nel tempo. Possono accedere allindennit di disoccupazione anche i giovani disoccupati, al termine dei
18 mesi di formazione. Lindennit pu essere pagata sino a quattro anni (nel primo anno il disoccupato libero
nella ricerca di una nuova occupazione mentre nei tre anni successivi obbligato a partecipare a programmi di
rinserimento al lavoro), anche se per coloro che abbiano compiuto 55 anni , il periodo pu estendersi al
compimento del loro sessantesimo anno di et. Lindennit di disoccupazione soggetta a normale tassazione e
contribuzione. I lavoratori disoccupati non iscritti ad un sindacato ricadono nel sistema assistenziale e
percepiscono un sussidio.
In Danimarca, come nella maggior parte dei paesi in esame, parallelamente ai sussidi per la disoccupazione,
sono altres previste una serie di misure (politiche attive ) dirette al reinserimento del disoccupato nel mercato del

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50

lavoro:
o

Formazione professionale ordinaria, che d accesso ad unintegrazione salariale, per i disoccupati che
possono svolgere mansioni ordinarie in aziende private o nel settore pubblico.

Formazione professionale individuale per i disoccupati che non possono essere occupati in condizioni
normali. La formazione professionale individuale pu essere impartita in aziende private o nel settore
pubblico (in genere nei comuni).

Istruzione (compreso il congedo di formazione per disoccupati) con o senza sussidio da parte delle autorit
del mercato del lavoro.

Paesi Bassi
Nei Paesi Bassi lindennit di disoccupazione si basa sui contributi versati da lavoratori e datori di lavoro e non
prevede alcuna partecipazione delle autorit pubbliche. Lassicurazione comprende tre tipi di indennit:
- indennit correlata alla retribuzione
- indennit a breve termine
- indennit di proseguimento
L indennit correlata alla retribuzione pari al 70% dellultimo stipendio percepito ed ha, come visto in precedenza,
un livello massimo; la durata della sua erogazione pu variare dai 6 mesi ai 5 anni in funzione degli anni di lavoro
alla cessazione del diritto all indennit proporzionale alla retribuzione, il lavoratore disoccupato ha diritto a
beneficiare dellindennit di proseguimento .
Lindennit a breve termine viene erogata per un massimo di sei mesi, non dipende dalla retribuzione precedentemente
percepita dal lavoratore ma pari al 70% del salario minimo sindacale.
Lindennit di proseguimento concessa a quanti soddisfino tutti i requisiti previsti per lindennit correlata al salario e
abbiano esaurito il periodo di fruizione di questultima. Limporto di questo tipo di beneficio pari al 70% del
salario minimo sindacale e la sua durata di due anni. Le indennit vengono incrementate dagli assegni familiari.
Nel caso in cui le indennit di disoccupazione siano inferiori al minimo sociale, pu essere concesso un beneficio
supplementare, previa verifica dei mezzi.
Anche in Olanda sono previste delle limitazioni che si traducono nella riduzione o abolizione del beneficio e che
vengono applicate se il soggetto interessato rifiuta, ad esempio, un lavoro accettabile o rifiuta di partecipare ad un
programma di reinserimento.
Un trattamento particolare rivolto ai disoccupati in et avanzata ( pi di 57 anni) con un prolungamento
dellindennit di proseguimento fino al raggiungimento dellet pensionabile o con il prepensionamento l dove sia
concesso dagli accordi collettivi settoriali.
Le indennit di disoccupazione non vengono tassate nei limiti di una determinata soglia oltre la quale sono soggette

Economia e Politica Sociale 2011-12 Terzo modulo: welfare e modelli di welfare, Carmela D'Apice

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ad imposizione fiscale, su di esse sono, invece, trattenuti i contributi sociali.


Il disoccupato relativamente povero che non riesce ad inserirsi nel mercato del lavoro ricade nel sistema
generale di assistenza sociale gestito a livello locale e percepisce un assegno senza limiti temporali nel senso che
dura sino a quando permane lo stato di bisogno.

Belgio
Il sistema belga di assicurazione contro la disoccupazione organizzato su base obbligatoria e finanziato da
contributi sociali versati dai lavoratori e dai datori di lavoro. Tale assicurazione copre i lavoratori assicurati contro
la disoccupazione ed i giovani che abbiano terminato un periodo di istruzione (obbligatoria) e risultino
contemporaneamente disoccupati.
Lammontare del beneficio giornaliero calcolato in percentuale del reddito precedentemente percepito; previsto
un limite massimo ed uno minimo allinterno del quale il livello giornaliero del beneficio pu oscillare tenendo
anche conto della situazione familiare. Per i lavoratori regolarmente assicurati si possono distinguere tre
situazioni diverse:
- nel caso di conviventi con persone a carico lassegno di disoccupazione sar pari al 60% dei retribuzione di
riferimento, con un massimo ed un minimo;
- nel caso, invece, dei single prevista una suddivisione per periodi: nel primo anno, infatti, lindennit pari al

60% dei retribuzione di riferimento, dal secondo anno in poi, invece, la percentuale si abbassa al 42%;
- nel caso di conviventi senza persone a carico lassegno di disoccupazione pari al 55% dei retribuzione di
riferimento nel primo anno, sempre con un massimo ed un minimo.
Nel caso in cui il lavoratore venga messo in cassa integrazione, il prepensionamento concesso a quanti abbiano
compiuto i 52 55 anni di et.
La durata del pagamento dellindennit generale di disoccupazione non ha limite tranne che in casi eccezionali
(disoccupazione di lungo periodo). Lindennit di disoccupazione e quella di prepensionamento sono sottoposte
a tassazione.
Accanto a queste misure di sostegno al reddito, lo Stato belga prevede lerogazione di un sussidio sociale - reddito
minimo, gestito a livello locale, a quanti non dispongano di mezzi sufficienti alla loro sopravvivenza.

Lussemburgo
Lindennit finanziata dal Fondo dellOccupazione alimentato, tra laltro, da contributi annuali dello Stato e
contributi sociali contenuti nel prezzo del combustibile.
Lindennit di disoccupazione spetta anche ai giovani disoccupati che abbiano terminato il periodo di formazione
ed ai lavoratori autonomi che abbiano abbandonato la loro attivit e sono in cerca di lavoro salariato.
Per gli adulti lammontare dellindennit stabilito nella misura dell80% degli stipendi lordi guadagnati negli
ultimi tre mesi antecedenti la disoccupazione; tale percentuale sale all85% se il disoccupato ha figli a carico.

Economia e Politica Sociale 2011-12 Terzo modulo: welfare e modelli di welfare, Carmela D'Apice

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Lindennit non pu comunque superare determinati livelli; viene erogata per 24 mesi e sono comunque
previsti 182 giorni in pi per le persone che mostrano una particolare difficolt nel trovare lavoro.
Anche in Lussemburgo prevista una indennit di prepensionamento che consente alle aziende il licenziamento dei
lavoratori strutturalmente in soprannumero. Per poter accedere a tale indennit occorre: avere compiuto 57 anni
di et e non esercitare alcuna attivit professionale.
Le indennit concesse sono soggette a tassazione ed al pagamento di contributi sociali.
Accanto alle indennit previste esiste un sussidio sociale, nel quale ricadono i disoccupati che non riescono a
rientrare nel mercato del lavoro e quanti non dispongono di risorse sufficienti alla loro sussistenza; i soggetti che
ricevono tale beneficio devono essere disposti a partecipare alle politiche attive del mercato del lavoro.

Germania
Anche in Germania lindennit

di disoccupazione organizzata secondo tre pilastri:

1. indennit di disoccupazione;
2. assegno sociale;
3. assegno minimo di sussistenza.
Lindennit di disoccupazione viene erogata nella misura del 60% della retribuzione netta ai beneficiari senza figli ed
in quella del 67% a quelli con figli; la durata varia ( 12 36 mesi) in funzione della copertura assicurativa e dellet
del beneficiario; l indennit non soggetta a tassazione n a contribuzione sociale.
Lassegno sociale viene erogato alle persone disoccupate che non hanno i requisiti per accedere allindennit di
disoccupazione ed pari al 53% della retribuzione netta ai beneficiari senza figli ed al 57% a quelli con figli.
Lassegno minimo di sussistenza si rivolge a tutti coloro che si trovano in uno stato di bisogno e che generalmente
non sono in grado di lavorare ed ai membri della loro famiglia, cos da assicurare il livello minimo di sussistenza.
Coloro che soddisfano tali requisiti, dopo i dovuti accertamenti reddituali e patrimoniali, hanno diritto a
percepire: una indennit che assicuri loro la sussistenza ( lindennit varia a seconda della condizione familiare
dellinteressato e alla sua collocazione territoriale) e la copertura di costi ragionevoli per sistemazione e
riscaldamento; la copertura dei crescenti bisogni in caso di gravidanza, genitore single, disabilit; un assegno iniziale per
lavvio di un appartamento includendo tutto ci che relativo ad una casa, e prestiti per necessit Il beneficio
viene in genere accreditato automaticamente; la durata del sussidio illimitata fino a quando perdura lo stato di
bisogno.

Austria
La legislazione austriaca prevede tre tipi di indennit:
- lindennit di disoccupazione;
- lassegno sociale;
- lindennit di transizione o indennit di transizione dopo il part-time per i lavoratori pi anziani.

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Lindennit di disoccupazione: lammontare del beneficio calcolato prendendo come riferimento il guadagno
medio dellultimo anno fino ad limite massimo e minimo ed pari al 55% del reddito giornaliero netto La
durata del pagamento varia in base al periodo assicurativo e allet del soggetto interessato ( da 20 a 52 settimane
) e pu essere estesa se il beneficiario partecipa a misure di reintegrazione.
Accanto allindennit di disoccupazione previsto un assegno sociale cui accedono coloro che hanno esaurito il
periodo di godimento dellindennit di disoccupazione e si trovano in stato di bisogno, pertanto viene considerato
il reddito personale del beneficiario e quello del coniuge.
Lammontare dellindennit erogata pari al 92% (in alcuni casi al 95%) dellindennit di disoccupazione (dopo sei
mesi di godimento del beneficio prevista una riduzione per i tassi giornalieri pi alti); la durata del pagamento
illimitata.
Lindennit di transizione, o lindennit di transizione dopo il part-time per i lavoratori pi anziani, viene erogata
dopo i dovuti accertamenti patrimoniali; l ammontare pari a quello previsto dallindennit di disoccupazione e
viene erogato fin quando il soggetto non raggiunge i requisiti previsti per lerogazione della pensione di
anzianit. Anche in Austria infine prevista la possibilit di prepensionamenti.
I vari tipi di indennit analizzati non sono sottoposti a tassazione n a contribuzione sociale.

Francia
Lassicurazione contro la disoccupazione obbligatoria ed finanziata attraverso i contributi versati da lavoratori
e datori di lavoro; lammontare del beneficio calcolato tenendo conto dei redditi da lavoro su cui sono stati
pagati i contributi nei dodici mesi antecedenti la disoccupazione. Tale somma varia in base allimporto della
retribuzione di riferimento e va dal 40,4% pi un importo fisso di 10 euro al giorno oppure il 57,4% della
retribuzione giornaliera.
Lindennit di disoccupazione pu essere pagata per un minimo di sette fino ad un massimo di quarantadue
mesi; la definizione della durata dipende da una combinazione dellet del lavoratore e dellanzianit
contributiva.
Accanto a questa indennit il sistema di sicurezza francese prevede delle forme di assistenza di disoccupazione
che si dividono in un sussidio di solidariet specifica e in un sussidio di integrazione e sono destinate alle categorie
escluse dal mercato del lavoro.
Il sussidio di solidariet specifica rivolto a quanti abbiano terminato il periodo di godimento dellindennit di
disoccupazione e stiano ricercando attivamente un lavoro; viene erogato, dopo gli opportuni accertamenti
patrimoniali, per sei mesi rinnovabili e in forma forfettaria.
Il sussidio di integrazione si rivolge a quanti tornano in Francia dopo aver svolto un periodo di lavoro in un altro
Stato e non dispongono di altre forme di sostegno, ai rifugiati politici e a quanti chiedono asilo; viene erogato
per un anno dopo gli opportuni controlli patrimoniali.
Anche in Francia esiste, per i disoccupati in l con gli anni, la possibilit di: prepensionamento finanziato dallo

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Stato e beneficio per cessazione di attivit, per coloro che svolgono attivit logoranti; per poter accedere al
prepensionamento anticipato occorre: avere almeno 57 anni di et ; aver pagato i contributi sociali almeno per
10 anni; aver svolto un lavoro presso unazienda per almeno un anno completo; non aver diritto alla pensione di
vecchiaia.
Lammontare del beneficio viene calcolato nella misura del 56% della retribuzione di riferimento.
I diversi tipi di indennit analizzati sono sottoposti a tassazione e a contribuzione sociale.

Gran Bretagna
In Gran Bretagna le prestazioni previste in caso di disoccupazione sono tre:
1.

lindennit di disoccupazione basata sui contributi;

2.

lindennit di disoccupazione basata sul reddito;

3.

lassegno sociale

Lindennit legata ai contributi riguarda tutti i lavoratori subordinati ed alcune categorie di lavoratori autonomi.
Limporto della prestazione indipendente dalla retribuzione precedentemente percepita ed differenziata per fasce
di et; lindennit viene pagata per sei mesi ed soggetta a tassazione ma non a contribuzione sociale.
Lindennit legata al reddito si applica ai lavoratori con un reddito inferiore ad un importo minimo stabilito, con
risparmi inferiori a 8.000 sterline e con un partner che lavora per meno di 24 ore settimanali.
Limporto erogato dipende dallet, dai carichi familiari e dai livelli di reddito; il beneficio viene erogato per un
tempo illimitato, fin quando sono soddisfatte le condizioni previste per lerogazione, e non soggetto a tassazione n
a contribuzione sociale.
In Gran Bretagna non sono previste agevolazioni per i disoccupati in et avanzata.
Lassegno sociale (Income Support) si rivolge ai disoccupati che non dispongono di un lavoro a tempo pieno, non
hanno richiesto di registrarsi come disoccupati e non dispongono di fonti sufficienti al loro sostentamento;
lammontare dellassegno dipende dalle condizioni economiche della persona e dai carichi familiari.
Anche in Gran Bretagna operano i Centri per il lavoro e per il reddito che svolgono, da un lato, lattivit di
intermediazione tra domanda ed offerta di lavoro e, dallaltra, si occupano della raccolta e gestione delle richieste
di prestazione sociale (indennit di disoccupazione, sussidi, ecc), creando, cos, un legame diretto tra politiche
passive e politiche attive.

Irlanda
Lassicurazione contro la disoccupazione si basa su tre pilastri:
1. lassicurazione contro la disoccupazione,
2. lassistenza contro la disoccupazione;
3. lassegno sociale
Lassicurazione organizzata secondo uno schema obbligatorio, limporto cui si ha diritto stabilito in forma
forfettaria ; sono previsti dei supplementi per adulti e bambini a carico. Il beneficio erogato per 390 giorni; se il

Economia e Politica Sociale 2011-12 Terzo modulo: welfare e modelli di welfare, Carmela D'Apice

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disoccupato ha 65 anni lindennit viene pagata fino al compimento dei 66 anni.


Lassistenza finanziata attraverso la tassazione ed rivolta a tutte le persone con pi di 18 anni prive di reddito;
lammontare del beneficio calcolato in forma forfettaria ed esattamente uguale a quello previsto per gli
assicurati; lindennit viene pagata senza limiti temporali fino al compimento dei 66 anni di et.
I due tipi di indennit generalmente sono soggette a tassazione e possono essere incrementate grazie allerogazione
di alcuni benefici relativi allaffitto ed al riscaldamento della casa.
In Irlanda prevista la possibilit di prepensionamento per coloro che: hanno una et compresa tra i 55 ed i 66
anni, soddisfano le condizioni patrimoniali richieste ed hanno percepito per 15 mesi o pi il beneficio di
assistenza di disoccupazione. Il beneficio erogato in questo caso varia in relazione ai mezzi di cui dispone il
beneficiario.

Spagna
Lassicurazione contro la disoccupazione si basa su uno schema obbligatorio finanziato attraverso i contributi
versati da lavoratori e datori di lavoro.
Limporto dellindennit di disoccupazione pari, durante i primi 180 giorni di disoccupazione, al 70% del
reddito percepito nei 180 giorni precedenti la disoccupazione, e successivamente al 60% del guadagno di
riferimento entro dei limiti minimi e massimi. La durata dellerogazione del beneficio dipende dal periodo di
contribuzione e pu variare da sei mesi a due anni; lindennit soggetta a tassazione e al prelievo di contributi sociali.
Accanto allindennit di disoccupazione previsto un sussidio di disoccupazione rivolto a:
1. disoccupati con famiglia a carico
- che hanno esaurito il periodo di fruizione dellindennit di disoccupazione;
- lavoratori che non soddisfano i requisiti contributivi richiesti;
2. disoccupati senza famiglia a carico:
- disoccupati con 45 anni di et che hanno esaurito il loro diritto a percepire lindennit;
- disoccupati che non hanno diritto a percepire lindennit di disoccupazione, ma che hanno almeno sei mesi di
contribuzione.
3. altri gruppi (persone che hanno lasciato il carcere dopo aver scontato la pena per un periodo di almeno sei
mesi; beneficiari di pensione di invalidit per i quali un miglioramento del loro stato di salute determina il
riconoscimento della capacit a lavorare e linterruzione dellerogazione della pensione stessa, ecc)
Il sussidio viene erogato, dopo i dovuti accertamenti, per un importo pari all80% del salario minimo; per i
disoccupati di lunga durata con oltre 45 anni di et e 720 giorni di contribuzione, previsto un beneficio
speciale il cui importo varia, a seconda dei carichi familiari, dal 75% al 125% del salario minimo. Il periodo di
godimento del beneficio di sei mesi rinnovabili fino ad un totale di diciotto mesi.
Quando il soggetto interessato abbia 52 anni di et, la durata del beneficio pu essere prolungata fino al
raggiungimento dellet pensionabile.

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Lindennit soggetta a tassazione e al pagamento di alcuni contributi sociali.


Oltre ai sussidi appena analizzati esistono in Spagna altre forme di integrazione del reddito che fanno parte del
sistema assistenziale (reddito minimo).

Portogallo
Lammontare dellindennit giornaliera pari al 65% della retribuzione media giornaliera percepita nei dodici
mesi antecedenti; limporto erogato non pu essere inferiore al minimo retributivo n superiore al triplo di tale
importo; la durata delle indennit varia in base allet del lavoratore (da 12 a 30 mesi). Una volta terminato il
periodo di fruizione di tale indennit se il disoccupato non trova un altro lavoro, pu ricevere una indennit
sociale. A questo ultimo beneficio possono accedere anche tutti coloro che non hanno terminato il periodo di
contribuzione richiesto per poter usufruire dellindennit di disoccupazione. Lindennit viene concessa, dopo
che siano stati eseguiti i dovuti accertamenti patrimoniali, a quanti dispongano di un reddito mensile non superiore
all80% del minimo retributivo. Lammontare dellindennit pu variare dall80% al 100% del minimo
retributivo a seconda della composizione del nucleo familiare del soggetto interessato.
Anche in Portogallo prevista la possibilit di prepensionamento per i disoccupati pi anziani che abbiano esaurito
il periodo di godimento dellindennit di disoccupazione e abbiano fatto domanda per avere la pensione di
anzianit. Le indennit analizzate non sono soggette n a tassazione n a contribuzione sociale.
Anche in Portogallo, infine, esiste una indennit sociale (reddito minimo di inserimento): vi ricadono quanti
mostrano delle difficolt a trovare un impiego e non hanno risorse sufficienti ad assicurarsi il sostentamento.

Grecia
In Grecia, il beneficio base pari al 40% della retribuzione percepita al momento del licenziamento mentre gli
impiegati percepiscono il 50% dellultimo stipendio. Limporto minimo previsto pari a non meno dei due terzi
del salario di un operaio non qualificato, il massimo invece pari al 70% del reddito fittizio di riferimento per la
relativa classe di disoccupazione. Limporto base viene incrementato del 10% per ogni familiare a carico; la
durata del pagamento generalmente proporzionale ai periodi di occupazione; in tutti i casi possibile percepire
lindennit per altri tre mesi ad un tasso ridotto.
Tutte le indennit erogate sono soggette a tassazione, ma non a contribuzione sociale.
In Grecia (come in Italia) a differenza di quanto avviene negli altri Paesi dellUE non prevista alcuna forma di
assistenza sociale a tempo indeterminato per quanti sono disoccupati e privi di risorse.

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10. Gli assegni familiari


Per quanto riguarda lItalia una prima applicazione a carattere provvisorio e sperimentale di
erogazione degli assegni familiari (trasferimento monetario per adeguare le retribuzioni alle necessit delle
persone a carico dei lavoratori) si ha durante il ventennio fascista quando nel 1934, nel tentativo di ridurre la
disoccupazione, si pens di ridurre lorario di lavoro degli operai da 48 a 40 ore settimanali in modo da ripartire
le occasioni di lavoro tra un maggior numero di lavoratori. Per non determinare aumenti nel costo del lavoro si
ridussero le paghe settimanali e le si integrarono con gli assegni familiari per i lavoratori con figli a carico. A
partire dal 1936 gli assegni familiari vennero estesi alla generalit dei lavoratori43
Gli assegni familiari sono, quindi, prestazioni monetarie tese ad indennizzare il lavoratore con carichi familiari
(coniuge, figli o altri familiari eventualmente risultanti a carico) e quindi dellincidenza che questi possano avere
sul benessere del nucleo familiare.
A partire dal 1988 (legge n. 153/1988) gli assegni familiari si trasformano in assegno per il nucleo familiare
(noto con la sigla Anf) che rappresenta una prestazione aggiuntiva allo stipendio o alla pensione, istituita a
favore dei lavoratori dipendenti e pensionati (sono, quindi, esclusi i lavoratori autonomi). L'assegno per il nucleo
familiare e' una prestazione previdenziale e assistenziale, integrativa della retribuzione, cui hanno diritto i lavoratori
dipendenti con carico familiare, in misura differenziata in rapporto al numero dei componenti la famiglia e al
loro reddito complessivo entro determinati limiti di reddito stabiliti ogni anno dalla legge.
Hanno diritto all'assegno per il nucleo familiare i lavoratori dipendenti, i disoccupati indennizzati, i
lavoratori cassintegrati, i lavoratori in mobilit e impiegati in lavori socialmente utili, i lavoratori assenti per
malattia o maternit, i titolari di pensione e delle prestazioni economiche previdenziali da lavoro dipendente, i
soci di cooperative, ecc. L'assegno per il nucleo familiare spetta anche ai lavoratori con contratto di part-time e
dal gennaio del 1998 spetta anche ai lavoratori parasubordinati, a coloro cio che sono iscritti alla gestione
separata Inps, tanto che per quanto riguarda il pagamento dell'assegno, questo corrisposto direttamente
dall'Inps (e non direttamente dal datore di lavoro).
Lassegno per il nucleo familiare spetta anche al nucleo a composizione reddituale mista (lavoro dipendente ed
autonomo) che raggiunga il requisito del 70% del reddito complessivo derivante da lavoro dipendente.
Sul sito dellINPS possibile rilevare limporto dellassegno (variabile di anno in anno) in funzione della
numerosit del nucleo e del relativo reddito complessivo familiare.

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11. LISEE : indicatore situazione economica equivalente


LISEE

trova un primo punto di riferimento nei lavori della c.d. Commissione Onofri ( Paolo Onofri,

economista e presidente della Commissione per lanalisi delle compatibilit macroeconomiche della spesa
sociale, Roma 1997 ) e nel successivo accordo governo - sindacati sul welfare del novembre 1997 in cui si ritrovano
gli elementi costitutivi del nuovo strumento ed i suoi obiettivi. Al punto 3.2 dellaccordo , ad esempio,
possibile leggere : Il governo e le parti sociali convengono di razionalizzare lerogazione della maggior parte
dei benefici dello Stato sociale sulla base della sussistenza di determinate condizioni economiche e della capacit di
accertarne leffettiva portata. Lobiettivo quello di evitare sprechi e abusi e di riservare esenzioni e agevolazioni
ai soggetti e ai nuclei familiari che ne abbiano effettivamente titolo. Lo strumento che si intende predisporre si
configura come una sorta di misuratore di reddito convenzionale che operer solo nei confronti di coloro che
chiedono il riconoscimento di un beneficio..si intende prevedere un procedimento di calcolo che tenga
conto di elementi reddituali e patrimoniali con abbattimenti specifici per la casa di abitazione o in locazione,
nonch per i mutui immobiliari, prevedendo una franchigia relativamente al patrimonio finanziario.
LISEE viene, quindi, inserito come maxi-emendamento alla finanziaria 1998 (L. 449 del 27.12.97); regolamentato
in via sperimentale dal Dlgs. n. 109 del 31.03.98, disciplinato dal Dlgs. n. 130 del 3 maggio del 2000 e
ulteriormente regolamentato con i DPCM del 4 aprile e del 18 maggio del 2001.
LISEE , quindi, il primo strumento, a valenza generale, adottato nel nostro paese per includere/escludere i
potenziali beneficiari alle diverse prestazioni ( dallassegno per i nuclei familiari con almeno tre figli minori alla
fornitura gratuita di libri di testo, alle borse di studio per gli studenti universitari, e cos via, vedi tabella) o
graduare la partecipazione ai costi dei servizi destinati allintera collettivit (dagli asili nido alle tariffe del
trasporto urbano, ai contributi universitari, ecc). Rispetto al passato (riccometro), lISEE prevede linserimento,
accanto al reddito, di una quota ( 20% ) di patrimonio ( mobiliare ed immobiliare ). Lipotesi sottostante sembra
essere quella di mitigare, attraverso i valori patrimoniali, leventuale gap tra condizione economica effettiva e
condizione fiscalmente dichiarata e questo per la consapevolezza della presenza di soggetti che, pur essendo
titolari di patrimonio, dichiarano al fisco redditi incredibilmente bassi.
Per quanto riguarda il reddito, il riferimento al reddito complessivo lordo ai fini IRPEF di tutti i componenti il
nucleo familiare ( per gli studenti universitari il reddito dei fratelli, cos come il patrimonio, viene incluso per un
valore pari al 50% del suo valore dando origine ad un indicatore definito ISEEU, dove la U finale significa
universit) al netto di una franchigia pari alleventuale spesa per canone daffitto (entro un massimale di 5.165 euro
annui) e compreso il rendimento delle eventuali attivit finanziarie (patrimonio mobiliare) della famiglia calcolato
ad un tasso definito annualmente dal Ministro dellEconomia (vedi schema n.1 ).

Economia e Politica Sociale 2011-12 Terzo modulo: welfare e modelli di welfare, Carmela D'Apice

59

Per quanto riguarda, invece, il patrimonio mobiliare (depositi e c/c bancari, titoli, partecipazioni in societ, ecc),
viene prevista una franchigia pari a 15.494 euro, mentre per il patrimonio immobiliare la franchigia pari a
51.646 euro, per il valore della casa di abitazione in propriet , o del capitale residuo del mutuo contratto per
lacquisto di immobili posseduti dai componenti del nucleo familiare (vedi schema n.1 ).
LISE viene, quindi, corretto per tener conto delle economie di scala derivanti dalla convivenza cos come delle
situazioni di particolare disagio presenti nella famiglia (ad esempio presenza di portatori di handicap oppure di un
solo genitore) - attraverso luso di una scala di equivalenza per permettere un confronto tra soggetti appartenenti a
nuclei diversi per numerosit e presenza di particolari condizioni di disagio ( vedi schema n.2 ), dando origine
allISEE ( Indicatore Situazione Economica Equivalente _ ISEEU per gli studenti universitari nel caso in cui i
fratelli abbiano forme di reddito e/o di patrimonio ), lindicatore effettivamente utilizzato nelle diverse forme di
intervento sociale.
Liter per la richiesta di prestazioni agevolate con criteri di selettivit su base ISEE disciplinato dallo stesso
d.lgs. 109/98 come modificato dal d.lgs. 130/2000; il richiedente tenuto a presentare una dichiarazione con i
dati necessari al calcolo dellindicatore allente erogatore la prestazione, oppure al comune o anche ai centri di
assistenza fiscale convenzionati. I contenuti della dichiarazione sostitutiva sono inviati per via informatica ad
unapposita banca dati costituita e gestita dallINPS che rende disponibili i parametri allutente e agli enti cui
esso richiede una prestazione agevolata.
La dichiarazione sostitutiva unica un atto importante, che il cittadino presenta assumendosi la responsabilit
anche penale, di quanto dichiara. Il cittadino ha pi sportelli a cui rivolgersi per presentare la dichiarazione
sostitutiva unica (CAF, INPS territoriale etc.) e ottenere lattestazione ISEE.
In base ad un recente Rapporto governativo sull ISEE

44

, nel corso del 2009,

il sistema

informativo dell INPS ha acquisito, come prescrive la legge, quasi sette milioni di dichiarazioni sostitutive
uniche (DSU) 45; rispetto al 2002, anno di avvio del nuovo indicatore nella sua piena funzionalit, il numero di
dichiarazioni presentate pi che triplicato (erano poco pi di due milioni). Poich nel corso di un anno si
possono presentare pi DSU, le dichiarazioni appartengono a circa sei milioni di famiglie (5.830 mila) per un
totale di oltre diciassette milioni dindividui, pari al 28,8 per cento del totale della popolazione del nostro Paese.

44

Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Rapporto ISEE 2010. Quaderni della Ricerca Sociale 6. Roma, marzo 2011,
pag. 6.
45 Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU): il modello di autocertificazione con cui il cittadino richiede le prestazioni
agevolate, sottoposte alla prova dei mezzi tramite ISEE. E unica in quanto vale per tutti i componenti il nucleo familiare e pu
essere usata da ciascuno di questi per la richiesta di prestazioni sociali nel corso della sua validit, pari ad un anno dalla
sottoscrizione.

Economia e Politica Sociale 2011-12 Terzo modulo: welfare e modelli di welfare, Carmela D'Apice

PRINCIPALI PRESTAZIONI E SERVIZI CUI SI APPLICANO CRITERI SELETTIVI CON E SENZA ISEE
Prestazioni
nazionali con ISEE

Principali
prestazioni locali
con ISEE a
discrezione
dellente

Prestazioni la cui
normativa
nazionale prevede
altri criteri, ma con
possibilit di
introdurre lISEE a
livello locale.

Principali
prestazioni escluse
dalla disciplina
ISEE

Assegno di maternit

Asili nido e latri


servizi per linfanzia

Contributi integrativi
per il pagamento dei
canoni di locazione

Integrazione al
minimo,
maggiorazione sociale
delle pensioni,
assegno e pensione
sociale e ogni altra
prestazione
previdenziale

Assegno per il terzo


figlio

Mense scolastiche

Agevolazioni acquisto
libri scolastici

Assegno e pensione
di invalidit civile

Agevolazioni per
servizi di pubblica
utilit (Telecom)

Servizi socio sanitari


domiciliari e
residenziali per
anziani e per
portatori di handicap
gravi

Indennit di
accompagnamento e
assimilate

Borse di studio
scolastiche Fornitura
gratuita o parziale dei
libri di testo

Agevolazioni per
tasse universitarie

Assegni al nucleo
familiare e bonus per
il secondo figlio

Prestazioni del diritto


allo studio
universitario

Assegnazione
posti nei centri
vacanze

Agevolazioni
su tasse e
contributi

Esenzione
pagamento dei
ticket sanitari

Trasporto
scolastico

Sostegno
economico in
situazioni di
disagio

Sostegno
allacquisto
della casa per

60

Economia e Politica Sociale 2011-12 Terzo modulo: welfare e modelli di welfare, Carmela D'Apice

giovani coppie

Schema n.1

Sostegni alle
famiglie

Buoni scuola

Avviamento
alla selezione
nella P.A.

ISEE : INDICATORE SITUAZIONE ECONOMICA EQUIVALENTE

D. LGS. 3 MAGGIO 2000 N. 130

Componente reddituale
Reddito complessivo Irpef
(reddito lordo)
+ r* attivit finanziarie
deduzione integrale affitto
fino a 5.165 euro (10 milioni )

Componente patrimoniale
= 0,2 * P
P = Patrimonio Franchigie

Franchigie
Patr. immobiliare:
Valore abit.propriet fino a 51.646 euro (o mutuo).
Rendita catastale rivalutata del 5% moltiplicata per 100 ( a )
Patr. mobiliare:
15.494 euro ( b )

Schema n.2 Scala di equivalenza

Maggiorazioni alla scala di equivalenza:

1,57

2,04

2,46

2,85

5+

0,35

61

Economia e Politica Sociale 2011-12 Terzo modulo: welfare e modelli di welfare, Carmela D'Apice

62

0,20 genitore solo con figli minori


0,20 genitori entrambi lavoratori con figli minori
0,50 presenza di un componente con handicap allinterno del nucleo, ecc
Patrimonio : ( a ) un patrimonio mobiliare inferiore a 15.494 euro (franchigia) non entra nel calcolo del
patrimonio ma entra in quello del reddito in termini di rendimento
Esempio patrimonio immobiliare : rendita catastale 1.000 euro; rivalutazione del 5% 1.050;
valore patrimonio 105.000 euro

Con qualche esempio cerchiamo di capire il funzionamento della scala di equivalenza :


Primo caso: marito e moglie e 2 figli maggiorenni, di cui uno handicappato. Lavorano entrambi i genitori.
Secondo caso: marito e moglie 2 figli, di cui uno minorenne. Lavorano entrambi i genitori. In pi sono
presenti, nel nucleo, entrambi i suoceri .
Nel primo esempio si ha : marito, moglie e due figli: un nucleo composto da quattro persone, per il quale il
valore della numerosit riportato in tabella pari a 2,46; particolari condizioni : uno dei due figli
handicappato, quindi spetta un ulteriore +0,5; in conclusione lindice sar pari a (2,46+0,5) = 2,96.
Secondo esempio: marito, moglie, due figli pi il suocero e la suocera per un totale di sei componenti. La
tabella arriva fino a cinque componenti e ci dice che ogni componente aggiuntivo oltre al quinto vale
(2,85+0,35) = 3,20; poich i due genitori lavorano e ci sono figli minori spetta un altro 0,2 in pi; lindice
finale sar : (3,2+0,2) = 3,40.

Economia e Politica Sociale 2011-12 Terzo modulo: welfare e modelli di welfare, Carmela D'Apice

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SIMULAZIONE CALCOLO ISEE


Primo caso NUCLEO FAMILIARE COMPOSTO DA 4 PERSONE; PADRE LAVORATORE DIPENDENTE CON
REDDITO COMPLESSIVO Lordo DI 28.000 EURO; MADRE CASALINGA; FIGLIO DI ANNI 20 e FIGLIO DI
ANNI 15; ABITAZIONE PRESA IN AFFIITO CANONE DI LOCAZIONE ANNUO PARI A 6.000 EURO
DEPOSITO BANCARIO PER 15.000 EURO.
REDDITO DEL NUCLEO FAMILIARE DA CONSIDERARE AI FINI ISEE
A1
Reddito complessivo ai fini IRPERF del nucleo familiare, relativo allanno
2005.
A2
Reddito delle attivit finanziarie del nucleo familiare. Si determina applicando il
3,54 % al valore del patrimonio mobiliare al 31/12/2005 (15.000 X 3,54%)
A3
Detrazione per residenza in abitazione presa in affitto. Si detrae il valore del
canone annuo, fino a concorrenza, per un ammontare massimo di euro
5.146,57 (esempio:con un canone annuo di 4700euro, la detrazione pari a
4700euro; con un canone annuo di 6000 euro, la detrazione pari a euro
5.164,57).
A4
TOTALE DEL REDDITO DA CONSIDERARE AI FINI
ISEE(=A1+A2- A3)

Euro 28000
Euro 531
- Euro 5.164,43

Euro 23.366,43

PATRIMONIO DEL NUCLEO FAMILARE DA CONSIDERARE AI FINI ISEE


Il patrimonio da considerare ai fini ISEE pari al 20% del patrimonio immobiliare e del patrimonio mobiliare, al netto delle
rispettive franchigie.
A5
Euro 0
PATRIMONIO IMMOBILIARE
Abitazioni e terreni edificabili e agricoli intestati a persone fisiche. Va indicato il
valore degli immobili ai fini ICI posseduti al 31/12/05
A6
DETRAZIONE PER ABITAZIONE DI RESIDENZA: per i nuclei familiari - Euro 0
che possiedono la casa in cui abitano, si detrae, fino a concorrenza, un massimo
di euro 51.645,69 (esempio : se il valore della casa di euro 60.000, la
detrazione di 51.645,69); in alternativa, si pu detrarre il valore del mutuo
residuo al 31/12/05, contratto per lacquisto dellimmobile, fino a concorrenza
del suo valore.
A6BIS
Detrazione per altri immobili (diversi dallabitazione in residenza). Dal valore di - Euro 0
ciascun immobile si detrae, fino a concorrenza del rispettivo valore, il mutuo
residuo al 31/12/2005 contratto per lacquisto dellimmobile.
A7
TOTALE DEL PATRIMONIO IMMOBILIARE (A5,A6,A6BIS)
Euro 0
A8
Euro 15.000
PATRIMONIO MOBILIARE
Patrimonio mobiliare: depositi e c/c bancari e postali, titoli di stato ,
obbligazioni, azioni, quote di fondi comuni, altre attivit finanziarie, quota del
patrimonio netto riferita a partecipazioni in societ e patrimonio netto delle
imprese individuali. Il totale va approssimato per difetto ai 500 euro o ai suoi
multipli (esempio:per euro 5900, scrivere 5500; per 5400, scrivere 5000; per 490
scrivere 0).
A9
Franchigia da applicare al patrimonio mobiliare: si detrae, fino a concorrenza, - Euro 15000
una franchigia di euro 15.493,71(esempio: se il valore del patrimonio mobiliare
di 20.000 euro, la detrazione di 15.493,71; se il valore del patrimonio
mobiliare di 10.000euro, la detrazione di 10.000).
A10
TOTALE DEL PATRIMONIO MOBILIARE (A8-A9)
Euro 0
A11
TOTALE DEL PATRIMONIO (A7+A10)
Euro 0
A12
TOTALE DEL PATRIMONIO DA CONSIDERARE AI FINI ISEE ( Euro 0
20% di A11)
A13
TOTALE INDICATORE DELLA SITUZIONE ECONOMICA Euro 23.366,43
(A4+A12)
A14
Parametro corrispondente alla composizione del nucleo familiare (scala di 2,46
equivalenza per numero di componenti ed eventuali maggiorazioni).
A15
INDICATORE ISEE (=A13 DIVISO A14)
Euro 9.498

Economia e Politica Sociale 2011-12 Terzo modulo: welfare e modelli di welfare, Carmela D'Apice

altro caso
-NUCLEO FAMILIARE COMPOSTO DA 3 PERSONE
-MADRE LAVORATRICE DIPENDENTE CON REDDITO COMPLESSIVO DI EURO 25.000
-FIGLIO DI ANNI 10
-FIGLIO DI ANNI 1
-CASA DI ABITAZIONE DI PROPRIETA CAT. CATASTALE A/3 rendita catastale 2.100 euro.
-DEPOSITO BANCARIO di euro 21.000
REDDITO DEL NUCLEO FAMILIARE DA CONSIDERARE AI FINI ISEE
A1
A2
A3
A4

Reddito complessivo ai fini IRPERF del nucleo familiare, relativo allanno 2005.
Reddito delle attivit finanziarie del nucleo familiare. Si determina applicando il
3,54 % al valore del patrimonio mobiliare al 31/12/2005
Detrazione per residenza in abitazione presa in affitto.
TOTALE DEL REDDITO DA CONSIDERARE AI FINI ISEE (=A1+A2A3)

Euro 25.000
Euro 743,4
- Euro 0
Euro 25.743,4

PATRIMONIO DEL NUCLEO FAMILARE DA CONSIDERARE AI FINI ISEE


A5

Euro 210.000

A6
A6BIS
A7

PATRIMONIO IMMOBILIARE
Rendita catastale rivalutata moltiplicata per 100
DETRAZIONE PER ABITAZIONE DI RESIDENZA
Detrazione per altri immobili
TOTALE DEL PATRIMONIO IMMOBILIARE (A5, - A6, A6BIS)

A8
A9
A10
A11

PATRIMONIO MOBILIARE
Franchigia
TOTALE DEL PATRIMONIO MOBILIARE (A8 - A9)
TOTALE DEL PATRIMONIO (A7+A10)

A12

TOTALE DEL PATRIMONIO DA CONSIDERARE AI FINI ISEE


(20%DI A11)
Euro 32.772,12
TOTALE INDICATORE DELLA SITUZIONE ECONOMICA
(A4+A12)
Euro 58.515,52

- Euro 51.645,69
- Euro 0
Euro158.354,31
Euro 21.000
- Euro 15.493,71
Euro 5.506,29

Euro 163.860,6

A13
A14

Parametro corrispondente alla composizione del nucleo familiare


(madre sola che lavora con figlio minore : 2,24 invece che 2,04)

A15

INDICATORE ISEE (=A13 DIVISO A14)

2,24

Euro 26.123

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Economia e Politica Sociale 2011-12 Terzo modulo: welfare e modelli di welfare, Carmela D'Apice

Ulteriori esemplificazioni

IL CALCOLO DELLISE
Esempio riferito a un nucleo di 4 persone con figli minori; entrambe i genitori lavorano. Residenza in casa
di propriet (rendita catastale non rivalutata 1.000 euro); Mutuo residuo 20.000 euro Reddito nucleo
40.000 euro Titoli di Stato per 18.000

SITUAZIONE REDDITUALE

Ultimo reddito lordo Irpef del nucleo:

40.000

Reddito figurativo delle attivit finanziarie (5,04)%

907,20

Totale situazione reddituale:

40.907,2

SITUAZIONE PATRIMONIALE
Valore Ici fabbricati nucleo:
rendita rivalutata del 5%
Mutuo residuo (o franchigia 100 milioni):
opzione pi favorevole
Patrimonio immob da considerare

105.000
(-) 51.645,69
53.354,31

Valore patrimonio mobiliare:

18.000

Franchigia 15.000 euro:

15.000

Patrimonio mob da considerare

3.000

Totale patrimonio imm e mob

56.354,31

20%

11.270,86

Totale situazione patrimoniale al 20%

11.270,86

CALCOLO COEFFICIENTE DENOMINATORE


- 4 persone

2,46

- entrambi i genitori lavorano con figli minori

0,20

Coefficiente

2,66

CALCOLO DELLISEE

40.907,20 + 11.270,86 = 52.178,06 : 2,66 = 19.615,81


(1) il tasso di rendimento viene definito annualmente dal Ministro del Tesoro

65

Economia e Politica Sociale 2011-12 Terzo modulo: welfare e modelli di welfare, Carmela D'Apice

66

IL CALCALCOLO DELLISE

Esempio riferito ad una madre separata con figlio minore; la madre ha un reddito da lavoro pari a
12.306 euro ( lex marito versa, per il figlio, un assegno mensile di 250 euro : non entra nel conteggio
ISE); unabitazione di propriet al 50% - rendita catastale non rivalutata 1.030 euro; Titoli di Stato per
4.500

SITUAZIONE REDDITUALE
Ultimo reddito Irpef del nucleo:
Reddito figurativo delle attivit finanziarie (5,04)%
4.500 X 5,04 = 226,80
Totale situazione reddituale:

12.306,00
226,80
12.532,80

SITUAZIONE PATRIMONIALE
Valore Ici fabbricati nucleo:
rendita rivalutata del 5%
1.030+5%=1081,50=108150 50%=54075,00
Mutuo residuo (o franchigia 51.645,69):
opzione pi favorevole
Valore del patrimonio imm da considerare

54.075,00
(-) 51.645,69
2429,31

Valore patrimonio mobiliare:

4.500

Franchigia 15.000

4.000

Valore del patrimonio mobiliare da considerare

Totale

2429,31

20% di 2429,31

485,86

Totale situazione patrimoniale

485,86

CALCOLO COEFFICIENTE DENOMINATORE


Nucleo di due

1,57

Genitore solo con figlio minore

0,20

coefficiente

1,77

CALCOLO DELLISEE
12.532,80 + 485,86 = 13.018 diviso 1,77 = 7.355,18

Economia e Politica Sociale 2011-12 Terzo modulo: welfare e modelli di welfare, Carmela D'Apice

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IL CALCOLO DELLISE

Esempio riferito ad un nucleo familiare composto da un singolo individuo che lavora ed ha un reddito
pari a 15.002 euro; paga un canone daffitto pari a 3.200 euro ( c una franchigia pari a sino 5.164,56
euro; le spese daffitto vanno detratte dal reddito); Titoli di Stato per 8.000

SITUAZIONE REDDITUALE
Ultimo reddito Irpef del nucleo:

15.002

Meno canone daffitto

- 3.200

Reddito figurativo delle attivit finanziarie (5,04)%


Totale situazione reddituale:

403,20
12.205,20

SITUAZIONE PATRIMONIALE
Valore Ici fabbricati nucleo:
rendita rivalutata del 5%
Mutuo residuo (o franchigia 100 milioni):
opzione pi favorevole
Valore patrimonio mobiliare:
Franchigia 15.000 euro:
Totale

(-) 51.645,69
8.000
8.000
0

20%
Totale situazione patrimoniale

CALCOLO COEFFICIENTE DENOMINATORE


Nucleo di uno

CALCOLO DELLISEE
12.205,20 diviso uno = 12.205,20

Economia e Politica Sociale 2011-12 Terzo modulo: welfare e modelli di welfare, Carmela D'Apice

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IL CALCOLO DELLISE

Esempio riferito ad un nucleo familiare composto da tre componenti con un reddito pari a 30.000
euro; la famiglia paga un canone daffitto pari a 7.000 euro ( c una franchigia pari a sino 5.164,56
euro; le spese daffitto vanno detratte dal reddito);

SITUAZIONE REDDITUALE
Ultimo reddito Irpef del nucleo:
Meno canone daffitto

30.000
5.164,56

Reddito figurativo delle attivit finanziarie (5,04)%


Totale situazione reddituale:

0
24.835,44

SITUAZIONE PATRIMONIALE
Valore Ici fabbricati nucleo:
rendita rivalutata del 5%
Mutuo residuo (o franchigia 100 milioni):
opzione pi favorevole
Valore patrimonio mobiliare:
Franchigia 15.000 euro:

(-) 51.645,69
0
15.000

Totale

20%

Totale situazione patrimoniale

CALCOLO COEFFICIENTE DENOMINATORE


Nucleo di tre

2,04

CALCOLO DELLISEE
24.835,44 diviso 2,04 = 12.174,24

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