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DISCORSO

DI
GIOVANNI
AI
CONIUGI
PARTECIPANTI
"SULLA FAMIGLIA E L'AMORE"

PAOLO
AL

II
CONVEGNO

Domenica 3 maggio 1981

Carissimi fratelli e sorelle del Movimento Famiglie Nuove!


1. Veni Creator Spiritus!.
Vi saluto con questa invocazione, che si inquadra in modo particolare in questo
tempo pasquale, in cui, dopo la risurrezione di Cristo, per cinquanta giorni ci
prepariamo alla venuta dello Spirito Santo, pienezza del mistero.
Tale invocazione tanto pi si inquadra nel presente anno in cui, dopo 1600 anni
dal Primo Concilio Costantinopolitano, commemoriamo solennemente lo storico
avvenimento e desideriamo ravvivare in modo particolare la nostra fede nello
Spirito Santo, che Signore e d la vita, cos come stato ricordato nella
lettera inviata ai Vescovi e a tutta la Chiesa, il 25 marzo scorso.
Veni Creator Spiritus.
Saluto voi, coniugi, con questa invocazione, che ricorda a ciascuno di voi quel
grande momento della vostra vita, quando vi siete trovati davanti allaltare, per
dare, nello Spirito Santo, luno allaltro la reciproca testimonianza dellamore,
della fedelt e dellonest matrimoniale, giurando di mantenerli fino alla morte:
Io prendo te come mia sposa come mio sposo e prometto di esserti fedele
sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia e di amarti e
onorarti tutti i giorni della mia vita.
Se la Chiesa ha invocato lo Spirito Santo particolarmente per questa
circostanza: Vieni!, vuol dire che veramente un momento grande,
sacramentum magnum. Infatti, il matrimonio porta in s unanalogia con lo
sposalizio di Cristo con la Chiesa e con il momento in cui lo Spirito Santo nel
rombo del vento e nel bagliore delle lingue di fuoco discese sugli Apostoli nel
giorno della Pentecoste. Il consenso matrimoniale, quellattimo cos decisivo
nella vostra vita, porta con s anche una certa analogia con lepisodio unico
avvenuto, quando lo Spirito Santo discese sulla Vergine di Nazaret e il Verbo si
fece carne (Gv 1,14).
Faccio riferimento a questi particolari momenti e vi affido, cari fratelli e sorelle,
coniugi del Movimento dei Focolari, allo Spirito Santo, a quello Spirito con il
quale collegata lorigine della creazione, lorigine della Redenzione e lorigine
del vostro stesso matrimonio in Cristo e nella Chiesa.
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2. Per opera dello Spirito Santo, voi siete diventati ununit in due. La forza che
vi unisce lamore. Questo vostro amore umano, che maturato nei cuori e
nelle decisioni, si manifestato davanti allaltare, quando alle parole del
sacerdote che vi invitava ad esprimere il vostro consenso, generoso e
definitivo, avete risposto il vostro s reciproco, e vi siete donati lanello
benedetto, simbolo della vostra perenne fedelt nellamore.
Lamore si forma nella persona umana, abbraccia il corpo e lanima, matura nel
cuore e nella volont; lamore per essere umano deve comprendere la
persona nella sua totalit fisica, psichica, spirituale.
Contemporaneamente lamore di Dio stato riversato nei nostri cuori per
mezzo dello Spirito Santo, che ci stato dato (Rm 5,5).
Dal giorno del vostro matrimonio perdura la reciproca compenetrazione
dellamore divino e dellamore umano. Infatti lamore divino penetra in quello
umano, donandogli una dimensione nuova: lo rende profondo, puro e generoso;
lo sviluppa verso la pienezza, lo nobilita, lo spiritualizza, lo fa pronto anche ai
sacrifici e alle rinunce, e al tempo stesso gli d modo di produrre come frutto la
pace e la gioia.
Per mezzo di questo amore voi costituite lunit in Dio: la communio
personarum. Voi costituite lunit dei due riuniti nel suo nome ed Egli in
mezzo a voi (cf. Mt 18,20).
Questa unit in Cristo cerca, in un certo senso, spontaneamente lespressione
nella preghiera. Infatti lamore dono ed comandamento: un dono di Dio,
perch Egli per primo ci ha amati (cf. 1Gv 4,10) ed anche il comandamento
fondamentale di tutto lorientamento morale. Come dissi nellomelia alla Messa
per le Famiglie, il 12 ottobre dello scorso anno: Adempiere il comandamento
dellamore vuol dire realizzare tutti i doveri della famiglia cristiana: la fedelt e
lonest coniugale, la paternit responsabile e leducazione. La piccola Chiesa
la Chiesa domestica vuol dire la famiglia vivente nello spirito del
comandamento dellamore; la sua verit interiore, la sua fatica quotidiana, la
sua bellezza spirituale e la sua forza. Ma per vivere in tal modo questo poema
di amore e di unit avete bisogno assolutamente di pregare. In questo senso la
preghiera diventa veramente essenziale per lamore e per lunit: infatti, la
preghiera rafforza, solleva, purifica, sublima, aiuta a trovare la luce e il
consiglio, approfondisce il rispetto che particolarmente i coniugi devono nutrire
reciprocamente verso il loro cuore, verso la coscienza, verso il corpo, mediante
il quale essi sono cos vicini luno allaltro. Giustamente a questo proposito il
Concilio Vaticano II scrive: Per far fede costantemente agli impegni di questa
vocazione cristiana si richiede una virt fuori del comune; ed per questo che i
coniugi, resi forti dalla grazia per una vita santa, coltiveranno assiduamente la
fermezza dellamore, la grandezza danimo, lo spirito di sacrificio e
limpetreranno con la preghiera (Gaudium et Spes, 49d.).
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Vi auguro che costantemente si ripeta nella vostra vita lavvenimento di


Emmaus: che conosciate il Cristo allo spezzare del pane e che lo ritroviate
sempre presente in mezzo a voi, nei vostri cuori, dopo questo spezzare il
pane!
E raccomando voi tutti, ogni coppia, a Cristo, il quale vuole accompagnarvi nel
vostro cammino, cos come ha accompagnato i discepoli sulla strada di
Emmaus. Affido voi tutti a Cristo, conoscitore dei cuori umani!
3. Quando Ges mand per la prima volta i discepoli ad annunziare la Buona
Novella, li mand a due a due (cf. Mc 6,7). Anche voi siete mandati in coppia
mediante quel grande sacramento, che facendo di voi marito e moglie, vi fa
nello
stesso
tempo
testimoni
del
Cristo
crocifisso
e
risorto.
Infatti, nel sacramento ricevete, come cristiani, una nuova dignit: la dignit di
marito e di moglie ed una nuova missione, e cio la partecipazione alla
missione che propria di tutto il Popolo di Dio e che, in diversi modi, si
inserisce nella triplice missione tria munera di Cristo stesso.
Dovete adempiere questa missione con tutta la vostra vita, realizzandola
specialmente mediante la testimonianza. E ancora il Concilio Vaticano II che a
questo proposito illumina con forza sintetica e persuasiva: Lautentico amore
coniugale godr pi alta stima e si former al riguardo una sana opinione
pubblica, se i coniugi cristiani danno testimonianza della fedelt e dellarmonia
nellamore oltre che nella sollecitudine delleducazione dei figli, e se fanno la
loro parte nel necessario rinnovamento culturale, psicologico e sociale a favore
del matrimonio e della famiglia (Gaudium et Spes, 49e).
Quanto fondamentale questa vostra testimonianza! Quanto umana essa deve
essere e nello stesso tempo quanto profondamente cristiana! Ma proprio per
svolgere questo essenziale compito di testimonianza di fede e di amore, voi
coniugi avete un proprio carisma, cos descritto dal Concilio: Lautentico
amore coniugale assunto nellamore divino ed sostenuto e arricchito dalla
forza redentiva del Cristo e dallazione salvifica della Chiesa, perch i coniugi,
in maniera efficace, siano condotti a Dio e siano aiutati e rafforzati nello
svolgimento della sublime missione di padre e di madre. Per questo motivo i
coniugi cristiani sono corroborati e quasi consacrati da uno speciale
sacramento per i doveri e la dignit del loro stato. Ed essi, compiendo in forza
di tale sacramento il loro dovere coniugale e familiare, nello spirito di Cristo,
per mezzo del quale tutta la loro vita pervasa di fede, di speranza e carit,
tendono a raggiungere sempre pi la propria perfezione e la mutua
santificazione, ed assieme rendono gloria a Dio (Gaudium et Spes, 48d).
Con tutta la vostra vita, con la convivenza, con lo stile della vostra esistenza,
voi costruite la Chiesa nella sua dimensione pi piccola ed insieme
fondamentale: la Ecclesiola!

Infatti, anche la piccola Chiesa domestica voluta espressamente da Dio ed


fondata da Cristo e su Cristo; ha come missione essenziale lannunzio del
Vangelo, la trasmissione della salvezza eterna dei suoi membri e possiede
come forza interiore la luce e la grazia dello Spirito Santo.
Ed ecco oggi, in occasione di questo nostro incontro, come Vescovo e come
Pastore della Chiesa, desidero riconfermare il vostro particolare posto nella
grande comunit del Popolo di Dio; desidero indirizzare a questa Chiesa pi
piccola, che voi costituite, lespressione di un particolare amore e di una
speciale tenerezza, che si manifesta anche nello stesso termine: Ecclesiola. E
desidero ridarvi di nuovo alla Chiesa, intesa come il grande mistero Divino, che
si compie nella storia delluomo, e nella quale luomo realizza se stesso e
adempie
il
suo
destino
e
la
sua
vocazione.
Siate dunque la Chiesa!
Costruite la Chiesa!
Oh, quanto dipende da voi questo sacro costruire!
Vi possa aiutare in questo impegno anche la vostra tipica spiritualit. Il
Movimento Focolarini, approvato dai miei predecessori Giovanni XXIII e Paolo
VI, si dilatato in questi anni e si ristrutturato in vari rami e con diverse
attivit: dai focolarini di vita comune ai focolarini sposati; dal Movimento
Sacerdotale al collegamento con religiosi e religiose; dal Movimento Gen al
Movimento Famiglie Nuove, al cui inizio e sviluppo contribu Igino Giordani, che
avete opportunamente voluto ricordare ad appena un anno dalla sua morte, in
questa Giornata dedicata alla famiglia. Molte indubbiamente sono le vostre
iniziative e commoventi le tante vostre esperienze; ma la ricchezza sta e deve
stare nella idea-forza della vostra spiritualit, che la certezza su Dio-Amore e
sulla volont, espressione di amore. In questo senso la vostra spiritualit
aperta, positiva, ottimistica, serena, conquistatrice: voi volete costruire la
Chiesa negli animi, con lamore e nellamore, vivendo in Cristo e con Cristo
presente nella storia quotidiana di ogni persona abbandonata, delusa,
impaurita, sofferente e smarrita.
Continuate a realizzare questo vostro ideale, in unione con le iniziative delle
diocesi e degli altri movimenti ecclesiali, per aiutare in modo concreto ed
efficace listituto familiare in tutte le sue necessit spirituali e materiali.
4. Nel Sacramento del Matrimonio siete chiamati a divenire, come marito e
moglie, i genitori: padre e madre.
Quale vocazione e quale dignit! Ma anche quanta responsabilit!
Vorrei adoperare le parole pi perspicaci per esprimere la bellezza di questa
dignit e la grandezza della vocazione che a voi viene partecipata per la
potenza dello Spirito Santo, quando come una sola carne manifestate la
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vostra disponibilit di genitori e date cos un posto nella vostra vita alla nuova
creatura. A nuove persone umane!
Quel nuovo sar il vostro figlio: carne della vostra carne e osso delle vostre
ossa (cf. Gen 2,23).
Dovete trasmettere ci che avete di migliore nella carne e nellanima!
Generare vuol dire al tempo stesso educare; ed educare significa generare.
Nella persona umana ci che carnale e ci che spirituale si compenetrano
reciprocamente e perci si compenetrano anche in modo reciproco le due
grandi dimensioni della paternit e della maternit: procreazione ed
educazione!
Educare significa molto! Voi stessi sapete quanti sono i compiti di questo
processo grande, lungo, paziente, attraverso il quale insegnate semplicemente
il comportamento umano a coloro che sono nati da voi, genitori. E poich sul
terreno di questa umanit stata innestata la figliolanza divina, dobbiamo
insegnare a questa persona, nata dai genitori in quanto al corpo e da Dio in
quanto allo spirito, la pienezza della vita, quella pienezza che si ha dal Padre
nel Figlio, in Cristo, per mezzo dello Spirito Santo.
A tal proposito conviene di nuovo leggere le parole del Vaticano II: La vera
educazione deve promuovere la formazione della persona umana sia in vista
del suo ultimo fine sia per il bene delle varie societ, di cui luomo membro
ed un cui, divenuto adulto, avr missioni da svolgere.
Pertanto i fanciulli ed i giovani, tenuto conto del progresso della psicologia,
della pedagogia e della didattica, debbono essere aiutati a sviluppare
armonicamente le loro capacit fisiche, morali e intellettuali, ad acquistare
gradualmente un pi maturo senso di responsabilit nellelevazione ordinata ed
incessantemente attiva della propria vita e nella ricerca della vera libert,
superando con coraggio e perseveranza tutti gli ostacoli. Debbono anche
ricevere, man mano che cresce la loro et, una positiva e prudente educazione
sessuale. Debbono inoltre essere avviati alla vita sociale, in modo che, forniti
dei mezzi ad essa necessari ed adeguati, possano attivamente inserirsi nelle
diverse sfere della umana convivenza, siano disponibili al dialogo con gli altri e
contribuiscano di buon grado allincremento del bene comune (Gravissimum
Educationis, 1,a-b; cf. 3,a).
Oh, quanto ardentemente desidero raccomandare questa vostra funzione di
genitori, questa vostra umana paternit e maternit allo stesso Eterno Padre!
Siate uniti a Lui con Cristo! Per opera dello Spirito Santo, pronunciate spesso la
parola Abb e recitate il Padre nostro, per imparare incessantemente da Dio
stesso che cosa vuol dire essere padre e madre; che cosa vuol dire sostituire il
Padre celeste e portare in s la sua autorit!

Voi, che siete chiamati a collaborare allopera dello stesso Creatore padri e
madri vi raccomando al Padre!
5. La dignit di genitori getta luce fondamentale su ci che siete per voi
stessi, reciprocamente, come coniugi; illumina, cio tutto il vostro amore, che si
realizza mediante il corpo e lanima. Voi, infatti, siete chiamati ad un amore del
tutto speciale.
Anche su questo argomento cos importante e delicato, il Concilio Vaticano II ci
di guida. Un tale amore si legge nella Gaudium et Spes unendo assieme
valori umani e divini, conduce gli sposi al libero e mutuo dono di se stessi,
provato da sentimenti e gesti di tenerezza e pervade tutta quanta la vita dei
coniugi; anzi diventa pi perfetto e cresce mediante il generoso suo esercizio.
ben superiore perci alla pura attrattiva erotica che, egoisticamente coltivata,
presto e miseramente svanisce (Gaudium et Spes, 49b).
Ed ancora sottolinea che lindole sessuale delluomo e la facolt umana di
generare, sono meravigliosamente superiori a quanto avviene negli stadi
inferiori della vita; perci anche gli atti stessi, propri della vita coniugale,
ordinati secondo la vera dignit umana, devono essere rispettati con grande
stima. Perci quando si tratta di comporre lamore coniugale con la
trasmissione responsabile della vita... non sar possibile se non venga coltivata
con sincero animo la virt della castit coniugale (Ivi 51c).
Bisogna imparare con costanza questo amore. Bisogna discernere i suoi segni
autentici. Bisogna tutelare la sua verit interiore. Voi sapete bene che tutto ci
che la Chiesa insegna nel suo per cos dire Catechismo dellamore coniugale
ha come scopo proprio questo: quellinteriore verit dellamore, alla quale siete
chiamati come coniugi.
Bisogna costantemente imparare questo amore. Bisogna impararlo
pazientemente, in ginocchio. Bisogna scavare a poco a poco in tutta la bellezza
profonda della unione dei due. Questa bellezza di natura spirituale, non
soltanto di natura sensuale. Ed nello stesso tempo la bellezza dellunit
coniugale, lunita nel corpo. Eppure quel che corporale nelluomo attinge in
definitiva dallo Spirito la sua bellezza, la sua luce, la sua verit.
In questi nostri tempi, nei quali la bellezza autentica dellamore coniugale viene
minacciata in tanti modi minacciata insieme con la dignit della paternit e
della maternit abbiate coraggio!
Abbiate coraggio inflessibile per cercarlo, per rendere testimonianza ad esso
dinanzi a voi stessi reciprocamente. E dinanzi al mondo. Siate apostoli della
dignit della paternit e maternit. Siate apostoli del bellamore. Raccomando
quindi voi, cari fratelli e sorelle, alla Genitrice di Dio a Colei che la Chiesa
profess come Theotokos 1550 anni fa nel Concilio di Efeso e che ricordiamo
anche questanno.
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Raccomando voi, coniugi, del movimento focolari alla Madre del bellamore! E
imparto con grande affetto a voi tutti e ai vostri familiari la propiziatrice
benedizione apostolica.
XV GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENT
VEGLIA
DI
PREGHIERA
GIOVANNI PAOLO II

PRESIEDUTA

DAL

SANTO

PADRE

Tor Vergata, sabato 19 agosto 2000

1. "Voi chi dite che io sia?" (Mt 16, 15).


Carissimi giovani e ragazze, con grande gioia mi incontro nuovamente con voi
in occasione di questa Veglia di preghiera, durante la quale vogliamo metterci
insieme in ascolto di Cristo, che sentiamo presente tra noi. E' Lui che ci parla.
"Voi chi dite che io sia?". Ges pone questa domanda ai suoi discepoli, nei
pressi di Cesarea di Filippo. Risponde Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del
Dio vivente" (Mt 16, 16). A sua volta il Maestro gli rivolge le sorprendenti
parole: "Beato te, Simone figlio di Giona, perch n la carne n il sangue te
l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli" (Mt 16, 17).
Qual il significato di questo dialogo? Perch Ges vuole sentire ci che gli
uomini pensano di Lui? Perch vuol sapere che cosa pensano di Lui i suoi
discepoli?
Ges vuole che i discepoli si rendano conto di ci che nascosto nelle loro
menti e nei loro cuori e che esprimano la loro convinzione. Allo stesso tempo,
tuttavia, egli sa che il giudizio che manifesteranno non sar soltanto loro,
perch vi si riveler ci che Dio ha versato nei loro cuori con la grazia della
fede.
Questo evento nei pressi di Cesarea di Filippo ci introduce in un certo senso nel
"laboratorio della fede". Vi si svela il mistero dell'inizio e della maturazione
della fede. Prima c' la grazia della rivelazione: un intimo, un inesprimibile
concedersi di Dio all'uomo. Segue poi la chiamata a dare una risposta. Infine,
c' la risposta dell'uomo, una risposta che d'ora in poi dovr dare senso e
forma a tutta la sua vita.
Ecco che cosa la fede! E' la risposta dell'uomo ragionevole e libero alla parola
del Dio vivente. Le domande che Cristo pone, le risposte che vengono date
dagli Apostoli, e infine da Simon Pietro, costituiscono quasi una verifica della
maturit della fede di coloro che sono pi vicini a Cristo.
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2. Il colloquio presso Cesarea di Filippo ebbe luogo nel periodo prepasquale,


cio prima della passione e della resurrezione di Cristo. Bisognerebbe
richiamare ancora un altro evento, durante il quale Cristo, ormai risorto,
verific la maturit della fede dei suoi Apostoli. Si tratta dell'incontro con
Tommaso apostolo. Era l'unico assente quando, dopo la resurrezione, Cristo
venne per la prima volta nel Cenacolo. Quando gli altri discepoli gli dissero di
aver visto il Signore, egli non volle credere. Diceva: "Se non vedo nelle sue
mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la
mia mano nel suo costato, non creder" (Gv 20, 25). Dopo otto giorni i discepoli
si trovarono nuovamente radunati e Tommaso era con loro. Venne Ges
attraverso la porta chiusa, salut gli Apostoli con le parole: "Pace a voi!"
(Gv 20, 26) e subito dopo si rivolse a Tommaso: "Metti qui il tuo dito e guarda le
mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere pi
incredulo ma credente!" (Gv 20, 27). E allora Tommaso rispose: "Mio Signore e
mio Dio!" (Gv 20, 28).
Anche il Cenacolo di Gerusalemme fu per gli Apostoli una sorta di "laboratorio
della fede". Tuttavia quanto l avvenne con Tommaso va, in un certo senso,
oltre quello che successe nei pressi di Cesarea di Filippo. Nel Cenacolo ci
troviamo di fronte ad una dialettica della fede e dell'incredulit pi radicale e,
allo stesso tempo, di fronte ad una ancor pi profonda confessione della verit
su Cristo. Non era davvero facile credere che fosse nuovamente vivo Colui che
avevano deposto nel sepolcro tre giorni prima.
Il Maestro divino aveva pi volte preannunciato che sarebbe risuscitato dai
morti e pi volte aveva dato le prove di essere il Signore della vita. E tuttavia
l'esperienza della sua morte era stata cos forte, che tutti avevano bisogno di
un incontro diretto con Lui, per credere nella sua resurrezione: gli Apostoli nel
Cenacolo, i discepoli sulla via per Emmaus, le pie donne accanto al sepolcro...
Ne aveva bisogno anche Tommaso. Ma quando la sua incredulit si incontr con
l'esperienza diretta della presenza di Cristo, l'Apostolo dubbioso pronunci
quelle parole in cui si esprime il nucleo pi intimo della fede: Se cos, se Tu
davvero sei vivo pur essendo stato ucciso, vuol dire che sei "il mio Signore e il
mio Dio".
Con la vicenda di Tommaso, il "laboratorio della fede" si arricchito di un nuovo
elemento. La Rivelazione divina, la domanda di Cristo e la risposta dell'uomo si
sono completate nell'incontro personale del discepolo col Cristo vivente, con il
Risorto. Quell'incontro divenne l'inizio di una nuova relazione tra l'uomo e
Cristo, una relazione in cui l'uomo riconosce esistenzialmente che Cristo
Signore e Dio; non soltanto Signore e Dio del mondo e dell'umanit, ma Signore
e Dio di questa mia concreta esistenza umana. Un giorno san Paolo scriver:
"Vicino a te la parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore: cio la parola della fede
che noi predichiamo. Poich se confesserai con la tua bocca che Ges il
Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai
salvo" (Rm 10, 8-9).
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3. Nelle Letture dell'odierna Liturgia troviamo descritti gli elementi di cui si


compone quel "laboratorio della fede", dal quale gli Apostoli uscirono come
uomini pienamente consapevoli della verit che Dio aveva rivelato in Ges
Cristo, verit che avrebbe modellato la loro vita personale e quella della Chiesa
nel corso della storia. L'odierno incontro romano, carissimi giovani, anch'esso
una sorta di "laboratorio della fede" per voi, discepoli di oggi, per i confessori di
Cristo alla soglia del terzo millennio.
Ognuno di voi pu ritrovare in se stesso la dialettica di domande e risposte che
abbiamo sopra rilevato. Ognuno pu vagliare le proprie difficolt a credere e
sperimentare anche la tentazione dell'incredulit. Al tempo stesso, per, pu
anche sperimentare una graduale maturazione nella consapevolezza e nella
convinzione della propria adesione di fede. Sempre, infatti, in questo mirabile
laboratorio dello spirito umano, il laboratorio appunto della fede, s'incontrano
tra loro Dio e l'uomo. Sempre il Cristo risorto entra nel cenacolo della nostra
vita e permette a ciascuno di sperimentare la sua presenza e di confessare: Tu,
o Cristo, sei "il mio Signore e il mio Dio".
Cristo disse a Tommaso: "Perch mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur
non avendo visto crederanno" (Gv 20, 29). Ogni essere umano ha dentro di s
qualcosa dell'apostolo Tommaso. E' tentato dall'incredulit e pone le domande
di fondo: E' vero che c' Dio? E' vero che il mondo stato creato da Lui? E' vero
che il Figlio di Dio si fatto uomo, morto ed risorto? La risposta si impone
insieme con l'esperienza che la persona fa della Sua presenza. Occorre aprire
gli occhi e il cuore alla luce dello Spirito Santo. Allora parleranno a ciascuno le
ferite aperte di Cristo risorto: "Perch mi hai veduto, hai creduto; beati quelli
che pur non avendo visto crederanno".
4. Carissimi amici, anche oggi credere in Ges, seguire Ges sulle orme di
Pietro, di Tommaso, dei primi apostoli e testimoni, comporta una presa di
posizione per Lui e non di rado quasi un nuovo martirio: il martirio di chi, oggi
come ieri, chiamato ad andare contro corrente per seguire il Maestro divino,
per seguire "l'Agnello dovunque va" (Ap 14,4). Non per caso, carissimi giovani,
ho voluto che durante l'Anno Santo fossero ricordati presso il Colosseo i
testimoni della fede del ventesimo secolo.
Forse a voi non verr chiesto il sangue, ma la fedelt a Cristo certamente s!
Una fedelt da vivere nelle situazioni di ogni giorno: penso ai fidanzati ed alla
difficolt di vivere, entro il mondo di oggi, la purezza nell'attesa del
matrimonio. Penso alle giovani coppie e alle prove a cui esposto il loro
impegno di reciproca fedelt. Penso ai rapporti tra amici e alla tentazione della
slealt che pu insinuarsi tra loro.
Penso anche a chi ha intrapreso un cammino di speciale consacrazione ed alla
fatica che deve a volte affrontare per perseverare nella dedizione a Dio e ai
fratelli. Penso ancora a chi vuol vivere rapporti di solidariet e di amore in un
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mondo dove sembra valere soltanto la logica del profitto e dell'interesse


personale o di gruppo.
Penso altres a chi opera per la pace e vede nascere e svilupparsi in varie parti
del mondo nuovi focolai di guerra; penso a chi opera per la libert dell'uomo e
lo vede ancora schiavo di se stesso e degli altri; penso a chi lotta per far amare
e rispettare la vita umana e deve assistere a frequenti attentati contro di essa,
contro il rispetto ad essa dovuto.
5. Cari giovani, difficile credere in un mondo cos? Nel Duemila difficile
credere? S! E' difficile. Non il caso di nasconderlo. E' difficile, ma con l'aiuto
della grazia possibile, come Ges spieg a Pietro: "N la carne n il sangue te
l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli" (Mt 16,17).
Questa sera vi consegner il Vangelo. E' il dono che il Papa vi lascia in questa
veglia indimenticabile. La parola contenuta in esso la parola di Ges. Se
l'ascolterete nel silenzio, nella preghiera, facendovi aiutare a comprenderla per
la vostra vita dal consiglio saggio dei vostri sacerdoti ed educatori, allora
incontrerete Cristo e lo seguirete, impegnando giorno dopo giorno la vita per
Lui!
In realt, Ges che cercate quando sognate la felicit; Lui che vi aspetta
quando niente vi soddisfa di quello che trovate; Lui la bellezza che tanto vi
attrae; Lui che vi provoca con quella sete di radicalit che non vi permette di
adattarvi al compromesso; Lui che vi spinge a deporre le maschere che
rendono falsa la vita; Lui che vi legge nel cuore le decisioni pi vere che altri
vorrebbero soffocare. E' Ges che suscita in voi il desiderio di fare della vostra
vita qualcosa di grande, la volont di seguire un ideale, il rifiuto di lasciarvi
inghiottire dalla mediocrit, il coraggio di impegnarvi con umilt e
perseveranza per migliorare voi stessi e la societ, rendendola pi umana e
fraterna.
Carissimi giovani, in questi nobili compiti non siete soli. Con voi ci sono le
vostre famiglie, ci sono le vostre comunit, ci sono i vostri sacerdoti ed
educatori, ci sono tanti di voi che nel nascondimento non si stancano di amare
Cristo e di credere in Lui. Nella lotta contro il peccato non siete soli: tanti come
voi lottano e con la grazia del Signore vincono!
6. Cari amici, vedo in voi le "sentinelle del mattino" (cfr Is 21,11-12) in
quest'alba del terzo millennio. Nel corso del secolo che muore, giovani come
voi venivano convocati in adunate oceaniche per imparare ad odiare, venivano
mandati a combattere gli uni contro gli altri. I diversi messianismi secolarizzati,
che hanno tentato di sostituire la speranza cristiana, si sono poi rivelati veri e
propri inferni. Oggi siete qui convenuti per affermare che nel nuovo secolo voi
non vi presterete ad essere strumenti di violenza e distruzione; difenderete la
pace, pagando anche di persona se necessario. Voi non vi rassegnerete ad un
mondo in cui altri esseri umani muoiono di fame, restano analfabeti, mancano
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di lavoro. Voi difenderete la vita in ogni momento del suo sviluppo terreno, vi
sforzerete con ogni vostra energia di rendere questa terra sempre pi abitabile
per tutti.
Cari giovani del secolo che inizia, dicendo s a Cristo, voi dite s ad ogni
vostro pi nobile ideale. Io prego perch Egli regni nei vostri cuori e
nell'umanit del nuovo secolo e millennio. Non abbiate paura di affidarvi a Lui.
Egli vi guider, vi dar la forza di seguirlo ogni giorno e in ogni situazione.
Maria Santissima, la Vergine che ha detto s a Dio durante tutta la sua vita, i
Santi Apostoli Pietro e Paolo e tutti i Santi e le Sante che hanno segnato
attraverso i secoli il cammino della Chiesa, vi conservino sempre in questo
santo proposito!
A tutti ed a ciascuno offro con affetto la mia Benedizione.
Alla fine del suo discorso ai giovani, Giovanni Paolo II ha cos proseguito:
Voglio concludere questo mio discorso, questo mio messaggio, dicendovi che
ho aspettato tanto di potervi incontrare, vedere, prima nella notte e poi nel
giorno. Vi ringrazio per questo dialogo, scandito con grida ed applausi. Grazie
per questo dialogo. In virt della vostra iniziativa, della vostra intelligenza, non
stato un monologo, stato un vero dialogo.
Al termine della celebrazione il Papa ha salutato i giovani con queste parole:
C un proverbio polacco che dice: "Kto z kim przestaje, takim si? staje". Vuol
dire: se vivi con i giovani, dovrai diventare anche tu giovane. Cos ritorno
ringiovanito. E saluto ancora una volta tutti voi, specialmente quelli che sono
pi indietro, in ombra, e non vedono niente. Ma se non hanno potuto vedere,
certamente hanno potuto sentire questo "chiasso". Questo "chiasso" ha colpito
Roma e Roma non lo dimenticher mai!

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