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Cervello
dellAtleta
Donatella
Spinelli1,2,3,
Francesco
Di
Russo2,3,
Sabrina
Pitzalis2,3
Universit
degli
studi
di
Roma
Foro
Italico
Mind
in
Sport
Team
IRCSS
Fondazione
Santa
Lucia
Sommario
Le
neuroscienze
dello
sport:
perch
studiare
il
cervello
dellatleta
7
8
8
12
16
19
19
19
20
23
25
Studi Anatomici
25
25
28
29
32
Conclusioni e Prospettive
36
Bibliografia
38
sono differenze fra i cervelli individuali sia a livello anatomico che a livello funzionale. I
comportamenti individuali sono sostanzialmente differenti e la maggior parte dei
neuroscienziati ritiene che i differenti comportamenti individuali siano (almeno
teoricamente) spiegabili sulla base di differenti connessioni neurali, e queste a loro volta
siano dovute alle specifiche esperienze dellindividuo. Il legame fra differente
struttura/attivit cerebrale e comportamenti lontano dallessere chiarito; gli indizi pi
chiari su questo legame vengono dalla patologia: i casi clinici studiati associando tecniche
di neuroimmagine o di elettrofisiologia con test di valutazione del comportamento ci hanno
insegnato la consistenza di alcune relazioni fra capacit (o meglio perdita di capacit)
dellindividuo e attivit di specifici circuiti cerebrali. Per fare un esempio, si consideri la
relazione fra circuiti corticali parietali destri e il deficit dellattenzione (neglect) per la
porzione sinistra dello spazio che consegue al danno cerebrale (Corbetta et al., 2005). I
cervelli dei pazienti con neglect sono cervelli speciali, resi tali da una lesione parzialmente
invalidante. E difficile che le lesioni individuali siano perfettamente sovrapponibili, e cos
pure le capacit residue sono raramente identiche; ci nonostante si studia il cervello medio
dei pazienti con neglect, e si confronta questo cervello medio speciale con il cervello medio
normale cio quello di soggetti confrontabili per et, educazione, genere che non hanno
subito alcun evento patologico. Anche se il confronto viziato da molte assunzioni (ad
esempio, nel gruppo patologico: le differenze individuali prima dellevento, le diverse
capacit/velocit di recupero, le diverse forme vicarianti con cui cervelli individuali attuano
il recupero), il confronto proficuo per costruire unipotesi di legame fra specifica funzione
e specifico circuito neurale.
La motivazione allo studio del cervello degli atleti condivide questa logica. Si studiano dei
cervelli speciali, particolarmente esperti in alcune funzioni, questa volta indagando il
versante delleccellenza piuttosto che del deficit di funzione. E si ragiona intorno ad un
cervello medio, il cervello dellatleta di uno specifico sport (ad esempio, la scherma) cos
come prima sindagava il cervello del paziente di una specifica sindrome (ad esempio, il
neglect). Un ragionamento simile stato fatto sul cervello dei musicisti (si vedano, ad
esempio, i violinisti studiati da Elbert et al., 1995). Non escluso che in futuro si facciano
passi importanti nella direzione della descrizione del cervello individuale e lo studio del
cervello degli atleti potr contribuire in questa direzione almeno su un certo numero di
funzioni specifiche, tipicamente le funzioni motorie e visuo-spaziali.
che non implicano lo skill specifico dellatleta. Poco frequenti, per la difficolt intrinseca,
sono gli studi longitudinali di apprendimento e consolidamento di uno skill sportivo. Un
certo numero di studi hanno cercato di correlare le variabili osservate in laboratorio con
aspetti legati alla performance individuale in campo o alla quantit di esperienza cumulata
nel tempo. Questo un punto potenzialmente interessante perch sembra che la
correlazione fra misure individuali dellattivit cerebrale e aspetti del comportamento o
della storia individuale, quali la performance in campo o la quantit di esperienza nello
sport, potrebbero in prospettiva consentire di costruire un legame pi stretto fra
comportamento specifico e cervello individuale.
per
spiegare
il
diminuito
reclutamento
di
unit
motorie
misurato
con un compito visuo-spaziale. Il confronto con il compito di tiro presentato nella figura
1 e mostra che questultimo produce lasimmetria emisferica pi forte.
Landers e colleghi (1991) hanno studiato atleti del tiro con larco (livello pre-lite) nella
fase di mira anche utilizzando la metodologia del biofeedback e i dati convergono a
indicare un aumento dintensit dellalfa nella regione temporale sinistra associato con un
miglioramento della performance, mentre un aumento a destra associato con un
peggioramento della performance. Anche in golfisti di alto livello sono ottenuti risultati
0.9
Compito verbale
0.8
Riposo
Compito visuo-spaziale
0.7
Tiro
0.6
1
Epoche
Figura 1: Asimmetria emisferica del ritmo alfa (rapporto tra ampiezze in T3 e T4) in tre
differenti momenti (le epoche 2 e 3 si riferiscono alla fase di preparazione al compito) per
tre diversi compiti e in assenza di compito (Modificata da Hatfield et al. 1984).
Salazar et al. (1990) ha studiato arcieri di lite cercando di distinguere fra aspetti cognitivi e
sforzo fisico richiesto dal gesto del tiro (utilizzando archi di peso diverso e segmentando la
prestazione). Lattivazione (a varie frequenze) risulta relativamente costante nellemisfero
destro nei tre secondi che precedono il tiro, mentre a sinistra aumenta nellultimo secondo.
La sincronizzazione dellEEG massima nella condizione che rispecchia, in termini di
gesto atletico e peso dellarco, le condizioni cui gli arcieri sono pi abituati. I tiri peggiori
sono associati ad un aumento di sincronizzazione nellemisfero sinistro rispetto ai tiri
migliori, mentre lattivit dellemisfero destro non risulta correlata con la riuscita del tiro.
Questultimo dato in contraddizione con le attese (si poteva prevedeva un aumento
dellalfa a sinistra associato alla migliore performance) e il risultato discusso in termini di
un eccesso di sincronizzazione che risulterebbe negativo.
Hillman et al. (2000) considera attivit alfa e beta nel tiro a segno con carabina e confronta
lattivit che precede i tiri effettivamente eseguiti rispetto a quella dei tiri rifiutati, quelli
cio in cui latleta prende la mira, ma poi non spara, presumibilmente per uninadeguata
concentrazione. La figura 2 mostra come nei tiri effettuati (che corrispondono ad una
buona concentrazione) sia alfa che beta rimangano complessivamente costanti mentre nei
tiri rifiutati lattivazione cerebrale pi elevata e cresce progressivamente nel tempo.
10
Figura 2: Ampiezza del ritmo alfa (in alto) e beta (in basso) allavvicinarsi dellistante in
cui si effettua la pressione del grilletto in prove eseguite e rifiutate (modificata da Hillman
et al. 2000).
Haufler et al. (2000) ripetono gli esperimenti nel tiro con carabina considerando oltre agli
esperti anche un gruppo di novizi;
11
di tiro). Nella fase di mira gli esperti hanno unattivazione minore dei novizi a tutti gli
elettrodi, e in particolare nellemisfero sinistro. Viceversa, le differenze nellattivit
cerebrale fra i due gruppi sono piccole nei compiti di controllo; infine lattivit cerebrale
degli inesperti nel compito di mira simile a quella registrata in compiti visuo-spaziali di
controllo, mentre gli atleti sono molto pi attivati nei compiti di controllo rispetto al
compito di mira nel quale sono esperti. Certamente questi dati sono compatibili con
lipotesi di una maggiore economia corticale nel cervello dellatleta, limitata ai processi per
i quali specializzato. Parzialmente in contrasto con questa letteratura Janelle et al. (2000)
osservano un aumento dellalfa nellemisfero sinistro della stessa ampiezza in tiratori
esperti e novizi, ma (notano Hatfield e Hillman, 2001) lasimmetria emisferica pi
marcata negli esperti.
Alcune ricerche studiano lo svilupparsi dello skill: in uno studio longitudinale della durata
di sei mesi un gruppo di principianti impara a tirare con larco. Allaumentare
dellesperienza cresce la potenza dellalfa misurata allelettrodo temporale sinistro rispetto
al destro (Landers et al., 1994); il risultato simile, in un periodo di tempo pi breve, anche
in novizi del tiro con la pistola (Kerick, Douglass e Hatfield, 2004). Linterpretazione che
laumento della sincronizzazione dellalfa nellemisfero sinistro indichi una riduzione
dellelaborazione di eventi irrilevanti di tipo verbale e analitico, dunque un minor sforzo
cognitivo si associa al crescere dellesperienza.
Ricerche elettroencefalografiche recenti
Questa linea di ricerca continuata fino ad oggi, utilizzando metodologie pi sofisticate
(EEG ad alta risoluzione), misure pi raffinate (ad esempio, la coerenza dellattivit
cerebrale), in alcuni casi estendendo lindagine anche a sport open-skill (come scherma e
karate) e talvolta considerando compiti diversi rispetto al compito sport-specifico (ad
esempio, compiti di equilibrio, oppure compiti di osservazione). In vari casi, si replicano i
vecchi paradigmi (effettuati sul campo o in laboratorio) per confermare i risultati degli studi
precedenti, ma la maggiore risoluzione spaziale corticale e la maggior potenza tecnica
consentono una valutazione pi accurata dei meccanismi cerebrali degli atleti.
12
Ad esempio, Del Percio et al. (2009a) studiano in campo atleti di tiro con pistola e
osservano una riduzione, o desincronizzazione (ERD), dellalfa (parietale e centrale
sinistra) maggiore nei tiri migliori rispetto ai tiri meno buoni, confermando che una
performance motoria eccellente correlata con bassa attivazione corticale. Deeny et al.
(2009) studiano in campo tiratori di fucile esperti e novizi, valutando la coerenza fra
lattivit di diverse regioni corticali per i diversi ritmi cerebrali, dal pi basso (teta) al pi
elevato (gamma). Negli esperti la coerenza dei ritmi EEG correla positivamente con le
variazioni del movimento del fucile nel corso del puntamento. Si colgono cos, oltre alle
differenze fra esperti e novizi, anche differenze nella coerenza del ritmo associate ad aspetti
esecutivi e strategici del movimento del fucile. Hung et al. (2008) osservano in campo che
la complessit dellattivit corticale cerebrale minore in tiratori di fucile esperti rispetto ai
novizi e negli esperti c una relazione negativa fra questa complessit e la performance (la
correlazione invece positiva nei novizi). I dati sono compatibili con lidea di un
raffinamento e di una maggiore efficienza dei processi cerebrali negli esperti. La minor
complessit viene imputata alla riduzione del rumore neuromotorio e alla conseguente
riduzione dellinterferenza con lazione che sintende svolgere. Il concetto di rumore in
questultimo lavoro del gruppo di Hatfield sostituisce il precedente costrutto dinterferenza
da parte di stimoli irrilevanti. Ancora in questa linea, un lavoro di Babiloni et al. (2008)
che, portati gli atleti in laboratorio su un simulatore di golf, replica il risultato che
lintensit dellalfa pre-movimento inferiore nei tiri di successo rispetto a quelli falliti. Il
fenomeno ha luogo in aree cerebrali (prefrontale, cingolata, supplementare motoria)
associate alla pianificazione, selezione e controllo di sequenze motorie complesse, eseguite
con entrambe le braccia e le mani. Inoltre lo studio dimostra (Figura. 5) che, nei tiri falliti,
quanto maggiore la riduzione dellalfa durante la preparazione, tanto minore lerrore,
cio la distanza dalla buca. Complessivamente sembra che lampiezza dellalfa in queste
aree corticali abbia un legame con il controllo motorio fine e possa predire la performance.
13
Figura 5. Correlazione tra riduzione del ritmo alfa registrato dallelettrodo frontale (Fz) e
distanza dalla buca nei tiri falliti (adattata da Babiloni et al. 2008).
Come anticipavamo sopra, alcuni lavori recenti estendono il tema dellefficienza neurale a
compiti e sport differenti (anche includendo sport open-skill). Alcuni lavori riguardano il
tema dellequilibrio posturale che misurato dalle dimensioni dellarea di oscillazione del
corpo su piattaforma stabilometrica. Il primo esperimento (Del Percio et al., 2007a) in atleti
della scherma e del karate vs. non atleti confronta la correlazione fra attivit corticale e
oscillazione del corpo misurata in posizione eretta con occhi aperti e chiusi. In generale la
desincronizzazione (riduzione) dellalfa maggiore negli atleti rispetto ai non-atleti;
inoltre, nei karatechi (ma non negli schermidori), la desincronizzazione proporzionale al
restringimento dellarea di oscillazione dovuta al passaggio occhi chiusi- occhi aperti
(quindi al contributo dellinformazione visiva). Nel secondo esperimento in atleti di golf
(Del Percio et al., 2008) non si osserva alcuna relazione fra larea di oscillazione del corpo
14
e la performance (che viene eseguita ovviamente con gli occhi aperti), non c differenza
fra tiri di successo e tiri falliti; viceversa, ci che cambia lattivit corticale (come sopra
indicato). Questo studio suggerisce che lipotesi dellefficienza neurale non spieghi
pienamente lorganizzazione del sistema motorio negli atleti. In un terzo studio ancora in
karateki e schermidori (Del Percio et al., 2009b) si confronta il mantenimento della
posizione eretta su un piede (condizione pi difficile) e su due piedi (pi facile). Si osserva
che la riduzione dellalfa nel compito pi difficile molto maggiore negli atleti rispetto ai
non-atleti, e ci in linea con lipotesi dellefficienza neurale. Ancora per gli aspetti legati
allequilibrio, si pu citare uno studio sullaccoppiamento cortico-muscolare (Vecchio et
al., 2008) nel quale misurata la coerenza spettrale fra EEG (nel range dellalfa) e
lelettromiogramma (EMG) mentre il soggetto sta eretto con gli occhi aperti e chiusi;
lassunzione di base che laccoppiamento EEG-EMG possa controllare gli arti inferiori
nella posizione eretta. Si confrontano atleti (karate e scherma) con non-atleti. Larea di
oscillazione del corpo identica nei due gruppi, ma mentre negli atleti la coerenza EEGEMG costante, nei non atleti diminuisce con gli occhi chiusi. Il dato suggerisce che
linformazione visiva influenzi la coerenza EEG-EMG nei non-atleti, mentre gli atleti sono
in grado di controllare ottimamente lequilibrio grazie agli input propriocettivi.
Mentre gli studi fin qui ricordati utilizzano compiti di esecuzione (mirare, tenere
lequilibrio), Babiloni et al. (2009) hanno considerato un compito osservazionale. Atleti
della ginnastica ritmica devono osservare video di sequenze di esercizi del loro sport e
assegnare un punteggio. Rispetto agli inesperti, gli atleti hanno unattivazione corticale
ridotta durante losservazione e la riduzione maggiore quando la performance giudicata
migliore. Le variazioni dellEEG sono particolarmente marcate nelle aree connesse al
sistema mirror, un sistema cerebrale che tipicamente si attiva sia quando si esegue
unazione, sia quando si osserva la stessa azione compiuta da un altro. Il sistema mirror
potrebbe avere importanti implicazioni nellapprendimento motorio, nellimmaginazione
motoria e nella stessa esecuzione (per una rassegna sui neuroni mirror, si veda Rizzolatti &
Fabbri-Destro, 2008).
15
Nel concludere questa sezione citiamo uno studio che potrebbe avere potenzialit
applicative (Del Percio et al., 2007b). Ad atleti di lite (schermidori e karatechi) e a un
gruppo di non atleti si somministra una breve (1 min) stimolazione audio-visiva
lampeggiante a 10 Hz prima di un compito visuo-motorio che consiste nel premere un
pulsante in reazione a foto di attacchi di scherma e karate. In tutti i soggetti questa
stimolazione aumenta il ritmo alfa (in particolare allelettrodo posteriore parietale, sopra la
corteccia integrativa sensorimotoria) e quanto maggiore laumento, tanto pi breve il
tempo di reazione nel compito.
Ricerche mediante registrazione dei potenziali evento correlati (ERP)
La maggior parte degli studi sopra brevemente riassunti convergono sullidea della
efficienza neurale degli atleti: grazie alla pratica assidua e prolungata nel tempo, il
compito svolto in maniera efficiente ed in economia. Tuttavia non chiaro a che
livello del processing neurale si collochi questa economia. Infatti, le tecniche dellEEG non
consentono di distinguere bene il contributo di meccanismi corticali differenti. Viceversa,
la tecnica di registrazione dei potenziali evento correlati (event-related potentials, ERP) ed
in particolare il metodo dei potenziali corticali correlati al movimento (movement related
cortical potentials, MRCP) ha questa possibilit. Gli MRCP indicano con estrema
precisione le caratteristiche temporali degli eventi cerebrali e, individuando diverse attivit
elettriche (dette componenti, vedi sotto) in finestre temporali diverse, consentono di
confrontare atleti e non-atleti nelle diverse fasi di preparazione ed esecuzione del
movimento; gli MRCP consentono inoltre una localizzazione abbastanza precisa delle
sorgenti corticali delle diverse componenti associate al movimento.
La figura 6 mostra le componenti MRCP in un compito di movimento volontario selfpaced (che non determinato nel tempo da segnali esterni). La componente pi precoce
Bereitschaftspotential (BP; detto anche Readiness Potential, potenziale di preparazione)
associata con la preparazione del movimento. Segue la componente Negative Slope (NS),
associata alla fase finale della preparazione motoria, immediatamente precedente
lesecuzione; poi il Motor Potential (MP) associato con lesecuzione e il Re-Afferent
Potential (RAP) associato con la fase propriocettiva successiva al movimento. Grazie a
16
numerosi studi, le latenze e la topografia sullo scalpo delle componenti di MRCP sono
note. BP e NS hanno generatori nelle aree associative motorie: larea Supplementare
Motoria e larea Premotoria, anche se non si pu escludere che sia presente un contributo di
strutture sottocorticali (Rektor, 2002). I generatori della componente MP sono localizzati
nella corteccia motoria primaria
17
Figura 6. MRCP in atleti (linea spessa) e soggetti di controllo (linea fine) nel compito di
flessione dellindice della mano destra. LMRCP mediato nei due gruppi registrando da
elettrodi frontali e centro-parietali contralaterali, come indicato a sinistra nello schema della
testa. Si noti in basso la differenza di ampiezza e latenza delle componenti BP e NS
(modificata da Di Russo et. al 2005).
18
19
Per quanto riguarda la modalit uditiva gli unici due studi finora pubblicati sono in netto
contrasto tra loro (Nakata et al., 2009)
In conclusione, questi studi mostrano che alcuni sport possono intensificare la risposta
corticale ad alcuni specifici stimoli sensoriali; le modificazioni dipendono dal tipo di
attivit implicata nello sport e/o dal distretto corporeo pi allenato.
ERP in compiti che implicano discriminazione di stimoli e selezione delle risposte
Mentre le ricerche sul tema della efficienza neurale hanno studiato, con poche eccezioni,
atleti di sport closed-skill, una differente linea di ricerca si concentra prevalentemente su
sport open-skill e valuta le caratteristiche del cervello degli atleti in compiti di laboratorio
che in qualche modo simulano la complessit del comportamento in campo.
Gli sport open-skill richiedono una grande flessibilit del comportamento ed impiego di
risorse cognitive. Ad esempio, nella scherma o nel basket, per rispondere con successo a
una finta o ad un comportamento dellavversario diverso da quello atteso cruciale
modificare rapidamente la risposta motoria gi preparata e sostituirla con unaltra pi
appropriata. I processi sottostanti questo comportamento complesso sono molteplici: la
discriminazione dello stimolo, la preparazione di una risposta motoria, linibizione della
risposta, la selezione di una nuova risposta. Questa flessibilit difficilmente riconducibile
a una situazione di laboratorio, tuttavia alcuni compiti come il Go/No-Go si prestano,
almeno in un certo grado, a simulare in forma estremamente semplificata la condizione
della finta.
Il compito si basa sul confronto di condizioni che richiedono la discriminazione fra stimoli
e la selezione di risposte diverse a seconda dello stimolo. E definita Go la condizione in
cui il soggetto deve rispondere ad uno stimolo visivo (detto target) con una specifica azione
(ad esempio, premendo il tasto). E definita No-Go la condizione in cui il soggetto deve
trattenersi dal rispondere (non premere) ad un altro stimolo visivo (detto non-target). I dati
acquisiti in condizione Go/No-Go si possono inoltre confrontare con quelli acquisiti in
compiti di reazione semplice in cui non si chiede al soggetto di discriminare fra stimoli e
risposte (il soggetto deve sempre premere il tasto appena compare lo stimolo,
20
21
Figura 7. ERP in schermidori (linea spessa) e soggetti di controllo (linea fine) nel compito
Go/Nogo (modificata da Di Russo et. al 2006).
Un altro studio riconducibile al tema della flessibilit del comportamento degli atleti
riguarda i giocatori di tennis da tavolo e usa il paradigma del doppio stimolo combinato con
22
il paradigma di Posner. (Hung, Santa Maria & Hatfield, 2004). Il primo stimolo (S1,
sonoro) serve per avvisare che sta per giungere il secondo stimolo (S2, visivo), cui il
soggetto dovr rispondere premendo un tasto. S1 suggerisce al soggetto dove arriver S2 (a
destra oppure a sinistra); questo suggerimento veritiero in una certa percentuale di prove
(cue valido) e falsa nelle altre (cue invalido). S2 genera un potenziale evocato visivo di cui
si studiano le componenti. La componente N1, che modulata dallattenzione, pi ampia
negli atleti nelle condizioni di cue invalido ed associata a tempi di reazioni pi veloci. Ci
suggerisce che gli atleti fanno bene anche in presenza di cue invalidi perch, grazie
allesperienza fatta in campo, sono capaci di distribuire la propria attenzione anche in
regioni dello spazio dove non si prevede larrivo dello stimolo (nellesperimento la regione
opposta a quella indicate dal cue). La CNV (contigent negative variation), unonda che si
sviluppa fra S1 e S2 e legata a meccanismi cognitivi che controllano la preparazione
motoria, appare in questa condizione sperimentale pi ampia (invece che meno ampia,
come ci si aspetterebbe per la regola dellefficienza neurale) negli atleti rispetto a non atleti.
Questa maggiore intensit interpretata dagli autori come una forma di adattamento alla
situazione difficile del compito: prestare attenzione a tutto il campo visivo, anche quello
ove lo stimolo meno probabile, e prepararsi a rispondere motoriamente.
24
Studi
Anatomici
Una prima linea di ricerca ha riguardato i cambiamenti anatomici (anche detti morfologici)
che avvengono a livello delle strutture cerebrali in seguito allesperienza motoria legata alla
pratica sportiva. Gli atleti si allenano e fanno pratica nellambito della loro disciplina per un
lunghissimo periodo di tempo che inizia spesso molto presto nellinfanzia e poi procede per
tutta la loro carriera. Lapprendimento di unabilit motoria in seguito ad un allenamento
costante e duraturo determina dei cambiamenti strutturali stabili nel cervello della scimmia
(Recanzone et al., 1993) e delluomo (e.g. Karni et al., 1995, 1998). E possibile dunque
che nel cervello degli atleti si verifichino dei cambiamenti morfologici in seguito
allallenamento massiccio e prolungato nel tempo.
Attualmente ci sono solo due studi che hanno affrontato questo argomento con MRI. Park
et al. (2006) hanno misurato il volume cerebrale totale e il volume cerebellare assoluto e
relativo in giocatori di basket e non atleti. In questo primo studio gli autori non hanno
trovato differenze significative nei parametri misurati. Di recente per, lo stesso gruppo di
ricerca facendo unanalisi del cervelletto anatomicamente pi dettagliata ha potuto mettere
in evidenza che il verme cerebellare (lobuli VI e VII) dei giocatori di basket pi esteso
rispetto a quello dei non atleti. Gli autori interpretano il risultato come un segno di plasticit
cerebrale conseguente alla pratica sportiva (Park et al, 2009).
25
26
Alcuni studi si sono occupati della pianificazione motoria, ovvero dellattivit cerebrale che
precede lesecuzione, nellottica di rilevare se gi a questo livello sono presenti differenze
tra atleti e principianti. Milton et al. (2007) studiano lattivit cerebrale collegata alla
pianificazione di un atto motorio in atleti professionisti di golf e in non atleti. Gli esperti
hanno attivazione principalmente nel lobulo parietale superiore, nellarea premotoria
laterale dorsale e nelle aree occipitali; un dato interpretabile come integrazione fra
informazione visiva e aspetti esecutivi. Nei non atleti sono invece attivi il cingolo
posteriore, lamigdala e i gangli della base; queste attivazioni implicano un coinvolgimento
emozionale che probabilmente disturba la concentrazione sul gesto sportivo. Kim et al.
(2008) confrontano arcieri di lite e non atleti durante la routine motoria che precede il tiro.
Quando gli atleti stanno mirando sono attive le cortecce dei giri temporali ed occipitali e il
cingolo anteriore; nel caso dei non atleti sono attive principalmente le aree frontali e il
cingolo posteriore. Questi due studi sulla pianificazione motoria suggeriscono che
lallenamento porta ad una organizzazione pi efficiente della attivit neurale che elimina
linformazione irrilevante, mentre ci non avviene nei non atleti.
La tecnica fMRI pu senzaaltro aiutarci a comprendere meglio le importanti differenze che
esistono tra il cervello degli atleti e quello dei non atleti. Ad oggi, la tecnica ha identificato
i meccanismi neurali che stanno alla base dellosservazione di un movimento e della
rappresentazione di programmi motori negli atleti. E auspicabile che ulteriori studi
identifichino i circuiti neurali coinvolti nelle fasi di elaborazione cognitiva e motoria
implicate nellattivit sportiva.
27
radiologiche
standard,
nonostante
gli
atleti
presentino
alterazioni
28
Tecniche
di
neuroimmagine:
risonanza
magnetica
anatomica,
29
30
tempi pi lunghi di recupero rispetto agli atleti che non mostravano iperattivazione
funzionale.
Questi studi hanno anche consentito la raccolta di dati normativi che possono essere ora
usati per valutare se le variazioni del segnale BOLD di un atleta con trauma deviano oppure
no dal pattern normale. La presenza di dati normativi pu essere utile anche per la prognosi,
specialmente nei casi in cui i sintomi persistono ma le immagini radiologiche del cervello
sono normali.
Nei casi di concussione, in aggiunta ai sintomi fisici (mal di testa e astenia) e ai deficit
cognitivi (difficolt di concentrazione, disturbi di memoria e delle funzioni esecutive) ci
possono essere complicazioni di carattere psichiatrico (ansia, irritabilit, depressione). La
maggior parte degli studi sui traumi nello sport si focalizzata sugli aspetti fisici e
cognitivi, mentre la dimensione psichiatrica rimane ancora inesplorata. Chen et al (2008b)
confronta atleti con trauma che lamentano depressione, atleti con trauma che non
lamentano depressione e atleti di controllo sani. Gli atleti con sintomi di depressione hanno
un pattern di attivazioni funzionali simile a quello osservato con fMRI nei pazienti
psichiatrici che soffrono di depressione grave, suggerendo che la depressione che segue ad
un trauma nello sport probabilmente condivide gli stesso circuiti neurali coinvolti nella
sindrome depressiva in forma grave.
31
32
33
comportamento individuale) sia lanalisi dello switch cost (costo di cambiamento, ovvero
la diminuzione della velocit di risposta presente quando, invece che ripetere sempre la
stessa azione, si passa ad una azione differente). A livello comportamentale i pugili hanno
uno switch cost pi elevato dei controlli e anche la stabilit del comportamento inferiore
alla norma.
componente P300 rispetto alla norma (Figura 8a). Vogliamo sottolineare un dato
interessante: c una correlazione positiva fra la quantit di allenamento e il ritardo della
P300 nelle condizioni di inibizione (Figura 8b). Questo risultato suggerisce che i ripetuti
colpi alla testa ricevuti dai pugili possano produrre dei disturbi a livello del controllo
inibitorio del comportamento.
Segnaliamo che questo approccio molto sensibile: gli studi eletrofisiologici precedenti sui
pugili erano risultati poco conclusivi. McLatchie et al. (1987) aveva trovato anormalit
nellEEG in una piccola quota dei pugili studiati; Breton et al. (1991) confrontando ERP
prima e dopo il combattimento non avevano riscontrato anormalit nellattenzione o nella
capacit di detezione di stimoli, anche se era presente dopo il combattimento un leggero
deficit nella reazione di orientamento verso gli stimuli presentati allorecchio destro, un
fenomeno messo in relazione con il maggior numero di colpi ricevuto sulla parte sinistra
del capo.
34
Figura 8. a) Latenza della P3 nelle prove No-Go confrontata con la latenza della stessa
componente nelle prove Go. b) Correlazione fra la quantit di allenamento e il ritardo
della P3 nelle condizioni di inibizione nei pugili (modificata da Di Russo e Spinelli 2009).
35
Conclusioni
e
Prospettive
Le moderne tecniche dindagine elettrofisiologiche e di neuroimmagine hanno dato un
notevole contributo alle neuroscienze dello sport, offrendo evidenze della plasticit del
cervello umano allesperienza fatta nel corso della pratica sportiva.
Il cervello dellatleta si adatta alle richieste dello sport in modo da rendere pi efficiente ed
economica la preparazione e lesecuzione dellazione da una parte, dallaltra aumentando le
risorse destinate a compiti sensoriali e cognitivi per analizzare al meglio lambiente
circostante e controllare pi efficacemente la selezione delle risposte appropriate agli
stimoli.
Considerando che le abilit sensoriali, motorie e cognitive richieste dai diversi sport sono
drasticamente differenti, il confronto dei cervelli di atleti di diverse discipline sportive
particolarmente interessante; per il momento si sono colte le differenze pi evidenti: quelle
fra atleti di sport open skill vs closed skill. In prospettiva, paradigmi di studio pi raffinati e
pi specifici, con il supporto delle tecniche a disposizione, potranno rivelare la specificit
della plasticit cerebrale indotta dallo sport, esaminando la correlazione tra comportamenti
e strutture corticali, valutando gli effetti dellintensit o la durata dellallenamento. Inoltre
studi longitudinali su singoli atleti nel corso della carriera potrebbero rendere esplicita
linfluenza sul cervello individuale dellallenamento a lungo termine.
Abbiamo concluso la rassegna trattando dei rischi dello sport per il cervello. La
concussione un problema serio in molte discipline sportive quali rugby, calcio, baseball,
pugilato, hockey e di recente stato oggetto di numerosi studi. Un obiettivo importante
nella ricerca sulla concussione sviluppare approcci metodologici adeguati e mettere a
punto indicatori oggettivi per quantificare e valutare le conseguenze neurali della
concussione. Gli indici neurali della disfunzione cognitiva e motoria associati alla
concussione potranno fornire elementi per consentire allatleta di decidere se e quando
ritornare a giocare. Si potrebbero sviluppare metodi specifici di riabilitazione
neuropsicologica e, per valutare il recupero da concussione, studi longitudinali
elettrofisiologici e di neuroimagine potrebbero fornire informazioni complementari ai dati
36
37
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