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Chenaqchi-ye Olya is an Armenian village located on an Iranian plateau in the Markazi Mountain chain at an altitude of 2389 m above sea level. It is situated near a spring at the foot of Mount Kūh-e Chenāqchī (altitude 2883 m.) It is entirely built of unbaked bricks, and exterior walls plastered of clay mixed with cereal straw and cow dung. The oldest central area has no roads. It is accessed by ramps to flat roofs covered with clay. Animals access yards and stables viathese ramps, and people enter the houses via small wooden stairs.
Chenaqchi-ye Olya shares these design characteristics — and many more — with Çatalhöyük: one of the absolute earliest Neolithic protourban settlements in the world, populated from the tenth to the eighth millennium BP (Before Present). No one, as yet, has uncovered the special nature of Chenaqchi-ye Olya: an organism whose code generator has remained unchanged for 10,000 years as a living fossil.
Unlike Çatalhöyük, which was burned and abandoned in 7830 BP, possible traces of the original nucleus of this village may have been assimilated by the ongoing process of building, maintenance, restoration and renovation over the centuries. Yet the structural peculiarities of the natural environment coupled to the village may suggest a millennial sustainability.
Chenaqchi-ye Olya is an Armenian village located on an Iranian plateau in the Markazi Mountain chain at an altitude of 2389 m above sea level. It is situated near a spring at the foot of Mount Kūh-e Chenāqchī (altitude 2883 m.) It is entirely built of unbaked bricks, and exterior walls plastered of clay mixed with cereal straw and cow dung. The oldest central area has no roads. It is accessed by ramps to flat roofs covered with clay. Animals access yards and stables viathese ramps, and people enter the houses via small wooden stairs.
Chenaqchi-ye Olya shares these design characteristics — and many more — with Çatalhöyük: one of the absolute earliest Neolithic protourban settlements in the world, populated from the tenth to the eighth millennium BP (Before Present). No one, as yet, has uncovered the special nature of Chenaqchi-ye Olya: an organism whose code generator has remained unchanged for 10,000 years as a living fossil.
Unlike Çatalhöyük, which was burned and abandoned in 7830 BP, possible traces of the original nucleus of this village may have been assimilated by the ongoing process of building, maintenance, restoration and renovation over the centuries. Yet the structural peculiarities of the natural environment coupled to the village may suggest a millennial sustainability.
Chenaqchi-ye Olya is an Armenian village located on an Iranian plateau in the Markazi Mountain chain at an altitude of 2389 m above sea level. It is situated near a spring at the foot of Mount Kūh-e Chenāqchī (altitude 2883 m.) It is entirely built of unbaked bricks, and exterior walls plastered of clay mixed with cereal straw and cow dung. The oldest central area has no roads. It is accessed by ramps to flat roofs covered with clay. Animals access yards and stables viathese ramps, and people enter the houses via small wooden stairs.
Chenaqchi-ye Olya shares these design characteristics — and many more — with Çatalhöyük: one of the absolute earliest Neolithic protourban settlements in the world, populated from the tenth to the eighth millennium BP (Before Present). No one, as yet, has uncovered the special nature of Chenaqchi-ye Olya: an organism whose code generator has remained unchanged for 10,000 years as a living fossil.
Unlike Çatalhöyük, which was burned and abandoned in 7830 BP, possible traces of the original nucleus of this village may have been assimilated by the ongoing process of building, maintenance, restoration and renovation over the centuries. Yet the structural peculiarities of the natural environment coupled to the village may suggest a millennial sustainability.
Franco Sarbia Si trova in Anatolia il sito archeologico di uno dei pi antichi centri protourbani al mondo: atalhyk, edificato agli albori del neolitico, fu abitato tra il 9400 e il 7800 BP (Before Present: Prima del Presente). Le sue case dai tetti piani sono addossate le une alla altre e in tutta la sua estensione non ci sono strade che lo attraversino. Fin dall'apertura degli scavi, da oltre mezzo secolo, i suoi particolarissimi caratteri sono stati ritenuti esclusivi e le loro ragioni sono rimaste largamente inesplicate. Mai mi sarei aspettato di veder emergere una risposta proveniente dallabisso del tempo in Chenqch-ye Oly, un villaggio tuttora abitato del quale nessuno finora aveva svelato la straordinaria similitudine con le caratteristiche di atalhyk: rese oggi perfettamente leggibili dall'accoppiamento strutturale di questo organismo vivente con il suo ecosistema. L'ho scoperto la scorsa estate durante il mio viaggio in Persia: sperduto ai confini del cielo. Chenaqchi-ye Olya un villaggio Armeno situato in Iran su un altipiano tra le montagne del Markazi alla quota di 2389 m slm, nei pressi di una sorgente, ai piedi del monte Kh-e Chenqch di 2883 m. interamente edificato in mattoni crudi, e muri esterni intonacati d'argilla impastata con paglia di cereali e sterco di mucca. Il nucleo pi antico non ha strade, attraverso le rampe d'accesso ai tetti piani ricoperti d'argilla gli animali sono ricoverati nei cortili e nelle stalle, le persone scendono alle case con piccole scale di legno. Il villaggio condivide queste qualit costruttive, e molte altre, con l'antichissimo atalhyk: situato a 1533 chilometri di distanza a Ovest, nelle vicinanze del fiume Carsamba sul fertile altipiano di Konia antistante il Tauro a 1008 m slm. Non risulta che qualcuno, finora, abbia rilevato la speciale natura di Chenaqchi-ye Olya: un organismo il cui codice generatore giunto fino a noi immutato da 10.000 anni come un fossile vivente. A differenza di atalhyk, incendiato e abbandonato attorno al 7830 BP, eventuali tracce del nucleo originario di questo borgo potrebbero essere state assimilate dal processo ininterrotto di edificazione, manutenzione, restauro e ristrutturazione nel corso dei secoli. E tuttavia le peculiarit strutturali dellambiente naturale accoppiato al villaggio ne lasciano supporre una ragguardevole antichit. Il poggio sul quale si trova confinato da uno strapiombo di roccia ed difendibile su un solo fronte. Poich sufficientemente lontano dalla parete della montagna, e per la sua posizione sopraelevata, al riparo sia da frane e valanghe, sia da esondazioni. Dalla sorgente il rivo scorre alla base del poggio, prima di precipitare, con la cascata Charagan, in un laghetto ai piedi del dirupo. La neve copiosa dinverno, in primavera lascia il posto ad abbondante foraggio, poi permane a chiazze fino a giugno e alimenta le sorgenti per tutto lanno. A dispetto dellaltitudine, sull'altipiano sovrastante il
villaggio, i cereali giungono a maturazione, mentre a ridosso del paese,
nel bacino di afflusso alla cascata, verdeggiano latifoglie e variet di alberi da frutta, e specialmente di noci: importante riserva energetica invernale. A valle i canali derivati dalla pozza sottostante irrigano gli orti del pendio che da questo si apre in lieve declivio. La presenza di bovini oggi prevale in Chenqch-ye Oly come fu in atalhyk, precocemente, alcuni millenni prima che si diffondesse a oriente e lungo la valle dellEufrate al termine del processo di domesticazione. Sebbene le capre sadattino perfettamente al clima montano, labbondanza di prateria erbosa degli alti pascoli e la scarsit di piante arbustive favorisce assai pi il pascolo dei bovini. Lallevamento delle mucche si integra particolarmente con lagricoltura di montagna: non reca danni agli alberi da frutta e produce ottimo concime composto da sterco, foglie e paglia del letto. I buoi sono insostituibili per laratura del duro suolo dalta quota e per il tiro di slitte o carri su strade scoscese. Quando la neve alta impedisce il pascolo, i bovini richiedono un ricovero caldo e asciutto. E i coloni li accompagnano dalle rampe sui tetti piani del villaggio fino ai cortili daccesso alle stalle. Le coperture ne reggono perfettamente il peso perch sostenute da una potente travatura, talmente fitta di tronchi ravvicinati da apparire sovradimensionata, vista dall'interno delle case. I solai sono concepiti in modo da sostenere oltre al passaggio degli animali anche il massimo gravame raggiungibile dalla neve. La copertura dargilla fine e compressa, incrostata dal sole, ha una forte capacit impermeabilizzante. Anche quando la manutenzione scarseggia non vi crescono erbacce neppure in primavera, tanto compatta. I tetti sono piani: in modo che il manto nevoso sciogliendosi non crei rigagnoli e il lastrone di ghiaccio che si forma durante la notte alla sua base non scorra verso i bordi erodendo la superficie. Se prima dell'avvento degli spazzaneve a motore, dinverno a quella altitudine, su montagne dove abbondano le precipitazioni nevose pi che la pioggia, su quel poggio esposto al vento, vi fossero state state strade sarebbero state immediatamente rese impraticabili dalla neve ventata. E sarebbe stata fatica improba mantenerle sgombre. Cos invece labbondante manto nevoso permane a lungo alto sui tetti piatti, protraendo la sua azione termoisolante per tutta la stagione fredda. N la bufera pu arrecar danni alle case cos protette sotto la spessa coltre. La struttura del villaggio, dimensionata per trarre vantaggio dalle rigide condizioni climatiche, altrettanto appropriata per contenere i danni dei movimenti sismici, grazie all'altezza limitata delle case, alla fitta griglia di pareti di mattoni crudi, dal lato esterno ispessito e impermeabilizzato con intonaco multicomponente, alle robuste travature estese senza soluzione di continuit per lintera area coperta. Destate la configurazione piana delle coperture e gli usci a scendere permettono di utilizzare il regime di brezza per la regolazione della temperatura e dell'umidit. Al tramonto la fresca corrente di montagna scende nelle case attraverso le aperture, mentre il sole pi caldo del mezzogiorno incidente sui tetti pompa aria calda verso lalto e aspira aria fresca e umida in discesa verso il fondovalle attraverso le camere interrate. La compattezza dellinsediamento e la quasi totale assenza di aperture lungo il perimetro esterno lo rendono anche relativamente protetto dai razziatori e dai lupi, ma le ragioni della configurazione compatta del villaggio, come s visto, non sembrano principalmente difensive, al contrario di quanto sera finora immaginato per atalhyk. La quota di questultimo inferiore a
quella di Chenqch-ye Oly, e tuttavia durante il suo lungo ciclo di vita
mezzaluna fertile era caratterizzata da condizioni climatiche diverse precipitazioni che tra la Cappadocia e il Tauro oltre i mille metri Successivamente, fino al VI millennio BP si sono andate progressivamente produttivit dellagricoltura di montagna.
tra il X e l'VIII millennio BP, la
dalle attuali, con abbondanti erano principalmente nevose. riducendo, compromettendo la
Le caratteristiche strutturali ed urbanistiche giunte fino a noi dalla
notte dei tempi attraverso Chenqch-ye Oly sono certamente il prodotto evolutivo dei primi insediamenti umani al termine della glaciazione di Wurm: quando in aree montane caratterizzate dal ritiro stagionale dei ghiacciai, alle latitudini nord fra i 35 e i 38 dei due paesi a confronto, labbondante foraggio alimentava una sovrappopolazione di grandi erbivori. Le civilt millenarie che si sono incontrate e avvicendate sullo stesso allineamento, sono testimoniate fin dal XII millennio BP dal tempio megalitico di Gbekli Tepe, a circa 1000 km da Chenqch-ye Oly, dai siti abitati da piccole comunit della produzione incipiente, allorigine delle prime pratiche agricole e di allevamento, quali Shanidar e Zawi Chemi, poi sempre pi a levante Tell Shemshara e Kamir Shahir, rispettivamente a 400 km a 200 km dal nostro villaggio. Da qui dopo unincubazione di alcuni millenni prese avvio la rivoluzione agricola allorigine della nostra era. Possiamo quindi immaginare che le tecniche d'interazione virtuosa con gli elementi naturali, di protezione dalle calamit e dalle depredazioni, e di minimizzazione dei consumi energetici grazie alla capacit di autoregolazione termoigrometrica di atalhyk, dimostrate dalla sua millenaria sostenibilit, si siano evolute proprio a partire dalla risposta alle condizioni estreme del precedente lungo periodo glaciale, e si siano infine conservate in Chenqch-ye Oly perch specialmente appropriate ai rigori dell'alta montagna. La supposta remota genesi di Chenqch-ye Oly ( ) sembra trovare conferma nelle basi Assiro-Accadiche delletimologia del nome. Diverse parole assonanti possono aver contribuito a definire lattuale denominazione. Per Chenqch si pu fare riferimento a:Qanj, Qan, appezzamento di terreno; Qannu: fare un nido, annidare, insediare una fattoria con terreni agricoli, una casa colonica, appezzamento di terreno con casa affidato ai coloni; Kanku, sigillo sigillare, chiudere una casa, una porta; Gannu, confinare una persona; Qannu, confine, intorno, esterno di una regione, periferia. Mentre per Oly indiscutibile le derivazione dallaccadico elu: superiore, parte superiore, pinnacolo, cima, pi alto. L'ipotesi trova conferma nell'attributo dell'omonimo sottostante villaggio di Chenaqchi-ye Sofla, da accadico apli: a valle, inferiore. Immaginando i possibili incroci tra le basi di senso complementare, il significato sintetico originario di Chenqch-ye Oly risulta essere semplicemente Borgo protetto di montagna superiore, di confine. Franco Sarbia Valdengo, 22 Gennaio 2015 Per la datazione ho scelto la modalit BP, Before Present, perch rispettosa dei diversi calendari adottati dalle culture presenti nell'area; Le coordinate geografiche di Chenaqchi-ye Olya sono: 3522'40.00"N; 4939'39.00"E Le immagini dallalto in basso sono: 1) Nucleo storico di Chenaqchi-ye Olya dallalto; 2) atalhyk: ricostruzione virtuale; 3) atalhyk: sculture taurine; 4) Skyline del villaggio dalla cascata Charagam; 5) atalhyk: Struttura di un interno; 6) Chenqch-ye Oly: rampe daccesso e coperture; 7) Laghetto alla base della cascata. La documentazione fotografica su atalhyk stata raccolta in rete.