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6.1. Determinanti.
In questa lezione affronteremo da un punto di vista prettamente operativo la nozione di
determinante, descrivendone le propriet`a ed i metodi di calcolo, senza entrare nei dettagli.
Definizione 6.1.1. Siano A = (ai,j ) 1im k m,n , k = R, C, p, q Z tali che 1 p m
1jn
e 1 q n. Una sottomatrice p q di A `e una matrice in k p,q ottenuta da A considerando
solo le entrate che si trovano allintersezione di p righe e q colonne.
Esempio 6.1.2. Sia
A=
Le sottomatrici 2 2 di A sono
1 2
,
i 0
Invece
3
3
1 2
i 0
1
i
3
3
3
3
2
i
C2,3 .
,
2
0
3
3
.
non `e sottomatrice di A.
In alternativa una sottomatrice p q di A k m,n pu`o essere pensata come ottenuta da
A cancellando m p righe e n q colonne fissate.
Definizione 6.1.3. Sia A = (ai,j )1i,jn k n,n , k = R, C. Il determinante di A `e il
numero di k, indicato con det(A) o |A|, definito come segue.
i) Se n = 1 si pone det(a1,1 ) = a1,1 .
ii) Se n 2 si pone
(6.1.3.1)
n
X
a1,j A1,j ,
j=1
ove Ai,j indica il prodotto di (1)i+j per il determinante della sottomatrice ottenuta
da A cancellando la riga di indice i e la colonna di indice j.
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6.1. DETERMINANTI
La Formula (6.1.3.1) viene detta sviluppo di Laplace secondo la prima riga mentre il
numero Ai,j introdotto nella Definizione 6.1.3 viene detto complemento algebrico dellentrata ai,j .
Si noti che per saper calcolare il determinante di una matrice A k n,n bisogna calcolare
n determinanti di matrici dordine n 1: poiche ciascuno di essi si ottiene calcolando
n 1 determinanti di matrici quadrate dordine n 2, il determinante di A si ottiene
calcolando n(n 1) determinanti di matrici quadrate dordine n 2. Iterando questo
ragionamento concludiamo che per calcolare il determinante di una matrice A k n,n `e
necessario moltiplicare
n! = n (n 1) (n 2) . . . 2 1
determinanti di matrici quadrate dordine 1 (cio`e entrate di A) e sommarli dopo averli moltiplicati per unopportuna potenza di 1. Da quanto osservato si deduce, perci`o, che il calcolo di un determinante diviene sempre pi`
u oneroso quando lordine della matrice quadrata
cresce: per calcolare il deteminante di una matrice quadrata dordine n = 2, 3, 4, 5, . . . bisogna fare rispettivamente 2! = 2, 3! = 6, 4! = 24, 5! = 120, . . . prodotti e sommarli
(algebricamente).
Diamo alcuni esempi di determinanti di matrici quadrate dordine n 2 piccolo.
Esempio 6.1.4. Si consideri una matrice quadrata generale dordine 2, diciamo
a1,1 a1,2
.
a2,1 a2,2
Risulta
A1,1 = (1)1+1 det(a2,2 ) = a2,2 ,
concludiamo che
a1,1
a2,1
a1,2
= a1,1 A1,1 + a1,2 A1,2 = a1,1 a2,2 a1,2 a2,1 .
a2,2
Per esempio
1 2
i 0 = 1 0 2 (i) = 0 + 2i = 2i,
1 2
4 1 = 1 1 2 4 = 1 8 = 7,
1
2
2 4 = 1 (4) 2 (2) = 4 + 4 = 0.
Per esercizio calcolare i seguenti determinanti e confrontarli con i determinanti calcolati
sopra:
2 4
4 1
2 1
2 4
= 41 2.
,
,
= 2 1 1 2 ,
1 2
1 4
4/3 1/3
8 2
4 1
3 4 1
LEZIONE 6
1+1
a2,3
= a2,2 a3,3 a2,3 a3,2 ,
a3,3
a2,3
= a2,1 a3,3 + a2,3 a3,1 ,
a3,3
a2,2
= a2,1 a3,2 a2,2 a3,1 :
a3,2
a2,2
a3,2
a2,1
A1,2 = (1)
a3,1
1+3 a2,1
A1,3 = (1)
a3,1
1+2
concludiamo che
a1,1 a1,2
a2,1 a2,2
a3,1 a3,2
a1,3
a2,3 = a1,1 A1,1 + a1,2 A1,2 + a1,3 A1,3 = a1,1 (a2,2 a3,3 a2,3 a3,2 )+
a3,3
+ a1,2 (a2,1 a3,3 + a2,3 a3,1 ) + a1,3 (a2,1 a3,2 a2,2 a3,1 ) =
= a1,1 a2,2 a3,3 + a1,2 a2,3 a3,1 + a1,3 a2,1 a3,2 +
(6.1.5.1)
1 2
A= 1 1
2 3
1
0 .
1
Si ha
det(A) = 1 1 1 + 2 0 2 + (1) 1 3 (1) 1 2 0 3 1 2 1 1 = 1 + 0 3 + 2 0 2 = 2.
La Formula (6.1.5.1) viene spesso chiamata regola di Sarrus: `e importante osservare che
essa pu`o essere applicata solo per il calcolo del determinante di matrici quadrate di ordine
3.
Il segno per cui bisogna moltiplicare il determinante della sottomatrice ottenuta da A
cancellando la riga di indice i e la colonna di indice j, nel calcolo di Ai,j , pu`o essere
ricordato con il seguente semplice trucco mnemonico: alla matrice
a
a
a
a
...
1,1
1,2
1,3
1,4
a2,1
a3,1
A=
a4,1
..
.
a2,2
a3,2
a4,2
..
.
a2,3
a3,3
a4,3
..
.
a2,4
a3,4
a4,4
..
.
...
...
...
..
.
` DEL DETERMINANTE
6.2. PROPRIETA
..
.
+
..
.
..
.
+
..
.
...
...
...
...
..
.
Per determinare il segno (1)i+j basta, allora, guardare lentrata di posizione (i, j) della
matrice dei segni!
Osservazione 6.1.6. In base alla definizione, se A = (ai,j )1i,jn k n,n `e triangolare
inferiore, il calcolo del suo determinante si riduce al prodotto delle entrate sulla diagonale.
Infatti
0
0
...
0
a1,1
0
...
0
a2,2
a
a
0
.
.
.
0
2,1
2,2
a3,3 . . .
0
a
0 = a1,1 3,2
a3,1 a3,2 a3,3 . . .
..
.. =
..
..
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
..
..
..
..
.
an,2 an,3 . . . an,n
an,1 an,2 an,3 . . . an,n
a3,3 . . .
0
..
.. = a a a . . . a .
..
= a1,1 a2,2 .
1,1 2,2 3,3
n,n
.
.
an,3 . . . an,n
Per esempio
3
0
327 5
117
0
0 = 3 (5) 1/15 = 1.
1/15
LEZIONE 6
La Propriet`
a (DR3) ci permette di sviluppare il determinante di una qualsiasi matrice
A = (ai,j )1i,jn k n,n , k = R, C, invece che secondo la prima riga, secondo una riga
qualsiasi. Si pu`
o, perci`
o, parlare dello sviluppo di Laplace secondo la riga di indice i dato
dalla formula
det(A) = ai,1 Ai,1 + ai,2 Ai,2 + + ai,n Ai,n =
n
X
ai,j Ai,j .
j=1
Esempio 6.2.2. Quanto visto nellOsservazione 6.1.6 pu`o essere esteso anche a matrici
triangolari superiori. Infatti, ad ogni passo, basta sviluppare il determinante secondo
lultima riga, cio`e ancora
a1,1
0
0
.
.
.
0
a1,2
a2,2
0
..
.
a1,3
a2,3
a3,3
..
.
...
...
...
..
.
...
1
0
0
0
0
2
1
0
0
0
a1,n
a2,n
a3,n = a1,1 a2,2 a3,3 . . . an,n .
..
.
an,n
Per esempio
3
2
1
0
0
4
3
2
1
0
5
4
3 = 1.
2
1
n
X
i=1
ai,j Ai,j .
` DEL DETERMINANTE
6.2. PROPRIETA
ai,2
...
ai,n ) .
Rn Rn 1 R1 n1 Rn1
A0
si ottiene una nuova matrice A0 avente la riga di indice n nulla: sviluppando il determinante secondo lultima riga si ottiene allora det(A) = det(A0 ) = 0. Un discorso analogo
vale sostituendo nel ragionamento sopra la parola riga con la parola colonna ed utilizzando
la Propriet`
a (DC1).
Esempio 6.2.6. Si consideri la matrice
A = 1
2
17
17
34
2
.
171/35
Poiche le colonne Cj di A sono legate dalla relazione C2 = 17C1 + 0C3 segue da quanto
visto sopra che det(A) = 0. Per esercizio si verifichi la nullit`a di det(A) calcolandolo con
uno qualsiasi dei metodi sopra descritti.
Unaltra applicazione interessante della Proposizione 6.2.1 `e il calcolo, illustrato nel
prossimo esempio, dei cosiddetti determinanti di matrici di Vandermonde o, pi`
u semplicemente, determinanti di Vandermonde.
LEZIONE 6
Esempio 6.2.7. Siano dati i numeri x1 , x2 , . . . , xn k: definiamo matrice di Vandermonde relativa a x1 , x2 , . . . , xn la matrice
1
1
1
V (x1 , x2 , . . . , xn ) = .
..
1
1
x1
x2
x3
..
.
x21
x22
x23
..
.
...
...
...
..
.
xn2
1
xn2
2
xn2
3
..
.
xn1
xn
x2n1
x2n
...
...
xn2
n1
xn2
n
xn1
1
n1
x2
x3n1
.. .
.
n1
xn1
xn1
n
Per esempio
1
1 1 1 1
1 2 4 8 16
1 2 4 8 16 = det(V (1, 2, 2, 1, 0)) =
1 1 1 1 1
1 0 0 0
0
= (2 1)(2 1)(1 1)(1)(2 2)(1 2)(2)(1 + 2)(2)(1) = 288.
Si noti che la Formula (6.2.7.1) permette di affermare che det(V (x1 , x2 , . . . , xn )) = 0 se e
solo se gli x1 , x2 , . . . , xn non sono tutti distinti. Infatti unimplicazione `e chiara a partire
dalla definizione di det(V (x1 , x2 , . . . , xn )), mentre per laltra bisogna necessariamente fare
uso della Formula (6.2.7.1) per dimostrarla.
6.3. Ancora sullinversa di matrici.
Illustreremo in questo paragrafo il legame fra la nozione di determinante, di invertibilit`
a
e di inversa di una matrice quadrata A k n,n .
Iniziamo con un altro importante risultato, di cui omettiamo la dimostrazione, il Teorema di Binet.
Proposizione 6.3.1. Siano A, B k n,n , k = R, C. Allora det(AB) = det(A) det(B).
In generale, non `e vero che det(A + B) = det(A) + det(B). Per esempio siano
1 0
0 0
E1,1 =
,
E2,2 =
.
0 0
0 1
Chiaramente det(E1,1 ) = det(E2,2 ) = 0 e det(E1,1 + E2,2 ) = det(I2 ) = 1: in particolare
det(E1,1 ) + det(E2,2 ) 6= det(E1,1 + E2,2 ).
Definizione 6.3.2. Sia A = (ai,j )1i,jn k n,n , k = R, C. Definiamo aggiunta di A la
e la cui entrata di posizione (i, j) `e il complemento algebrico Aj,i dellentrata aj,i .
matrice A
e La sua entrata bi,j di indice (i, j) `e il prodotto della
Si consideri il prodotto B = AA.
e cio`e
riga i di A per la colonna di indice j di A,
A
j,1
bi,j
Aj,2
LEZIONE 6
Se i = j la Formula (6.2.2) implica che bi,i = det(A). Consideriamo poi lentrata bi,j con
i 6= j: per fissare le idee scegliamo i = 2 e j = 1 (gli altri casi sono analoghi). Si ha
b2,1 = a2,1 A1,1 + a2,2 A1,2 + =
a2,1 a2,3
a2,2 a2,3 . . .
2+1 a3,1 a3,3
1+1 a3,2 a3,3 . . .
= a2,1 (1)
+ a2,2 (1)
..
..
..
..
. .
.
.
.
.
.
0
0
0
a2,1 a2,2 a2,3 . . .
a
a
a
a
a
a
.
.
.
R R R
2,1
2,1
2,2
2,3
2,2
2,3
= a3,1 a3,2 a3,3 . . . 1 =1 2 = a3,1 a3,2 a3,3
.
.
..
..
..
.. . .
.
.
.
.
.
.
.
.
.
. . .
. . . + =
. .
.
...
...
... = 0
. .
.
Concludiamo che
(6.3.3)
bi,j =
det(A) se i = j
se i 6= j.
e = AA
e = det(A)In .
AA
1 2 1
A = 1 1 0 .
2 3 1
Allora A1,1 = 1, A1,2 = 1, A1,3 = 1, A2,1 = 5, A2,2 = 3, A2,3 = 1, A3,1 = 1, A3,2 = 1,
A3,3 = 1, quindi
1 5 1
e = 1 3 1 .
A
1
1 1
e = AA
e = 2I3 .
Si verifichi direttamente che AA
Limportanza della precedente proposizione risiede nel suo
Corollario 6.3.6. Sia A k n,n , k = R, C. Allora A `e invertibile se e solo se det(A) 6= 0.
In tal caso det(A1 ) = 1/ det(A) e
(6.3.6.1)
A1 =
1
e
A.
det(A)
10
Dimostrazione. Supponiamo che A sia invertibile. Ci`o significa lesistenza della matrice
inversa A1 che, come sappiamo, soddisfa la relazione AA1 = In . Calcolando il determinante di ambo i membri di tale relazione, dalla Proposizione 6.3.1 segue che
1 = det(AA1 ) = det(A) det(A1 ),
dunque det(A) 6= 0 e si ha det(A1 ) = 1/ det(A). Viceversa sia det(A) 6= 0. Allora la
Formula (6.3.4.1) ci permette di affermare che
1
1
1
e
e=
A
A =
AA
(det(A)In ) = In :
det(A)
det(A)
det(A)
abbiamo perci`
o dimostrato che A `e invertibile e che vale la Formula (6.3.6.1).
Esempio 6.3.7. Consideriamo nuovamente la matrice dellEsempio 5.3.2. Come visto
nellEsempio 6.3.4 la sua aggiunta `e
1 5 1
e = 1 3 1 ,
A
1
1 1
quindi
A1
1/2
=
1/2
1/2
5/2
3/2
1/2
1/2
1/2 ,
1/2
LEZIONE 6
11
...
n ) .
1
0 = 6,
1
1 1
2 = 1 2
2 3
1
0 = 2,
1
1
2
3
`e
1
x
1
0
y = 2
3
1
z
2
1
3
6
3
1
2 = 1 .
2
0
0
1
3 = 1
2
2 1
1 2 = 0.
3 3