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I soggetti di diritto

Capitolo 1

Sommario 1. Il concetto di persona in diritto romano. - 2. Le vicende delle persone

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fisiche. - 3. Lo status libertatis: i liberi e i servi. - 4. Segue: La manumissio .


- 5. Lo status civitatis (la cittadinanza). - 6. Lo status familiae. - 7. Cause
minoratrici della capacit. - 8. La persona giuridica.

A) Significato del termine persona

se

1. Il concetto di persona in diritto romano

Es

Il termine persona, che attualmente indica il soggetto di diritti, nella terminologia


romanistica aveva il significato originario di maschera teatrale e, pi frequentemente,
di uomo; in epoca gaiana, persona era anche lo schiavo, che pure giuridicamente era
considerato una cosa, oggetto anzich soggetto di diritti. Ci perch anche i servi avevano la possibilit di acquistare la soggettivit giuridica; pertanto la giurisprudenza
ritenne opportuno trattare di essi in quanto soggetti potenziali, unitamente ai soggetti
di diritto veri e propri; non era invece considerata persona la c.d. persona giuridica.

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B) Concetti di caput e status

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I Romani non avevano termini tecnici idonei ad esprimere i concetti di soggetto di


diritto e di persona giuridica, cos come intesi nel diritto vigente. Essi facevano uso di
diverse espressioni come, ad es. del termine caput che, ad accezione pi diffusa, designava lessere umano in ogni sua possibile condizione.
Caput, infatti, significava letteralmente testa e quindi, per traslato, individuo,
il quale poteva essere indifferentemente un servile caput o un liberum caput (di
condizione servile, oppure libero).

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Il termine in senso tecnico esprimeva lappartenenza ad una categoria di persone (uomini liberi,
cittadini, membri di una familia) e veniva usato solo nellespressione cpitis demintio, che, nel
diritto classico, indicava la perdita della libert (cpitis deminutio maxima), della cittadinanza (c.d.
media) o della posizione che occupava nella famiglia (minima); solo in diritto giustinianeo, peraltro, che il termine caput assunse un significato che adombrava lidea moderna della capacit
giuridica: si ritenne, ad es., che lo schiavo nullum caput habet .

Pi importante era, nella terminologia romanistica, la parola status, che indicava la


posizione dellindividuo in relazione ad un determinato sistema di rapporti: o come

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uomo libero (status liberttis), o come cittadino (status civittis), o come membro
della famiglia (status familiae).

2. Le vicende delle persone fisiche


A) La nascita

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La persona fisica iniziava la vita con la nascita: bisognava, per, esser nati vivi e anche
un solo breve istante di vita bastava perch la persona acquistasse diritti e li trasmettesse, immediatamente dopo la morte, ai propri successori.

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Discusso era il modo di accertare se lindividuo fosse o meno nato vivo: per la scuola proculiana
occorreva che il soggetto avesse emesso almeno un vagito; per la sabiniana (la cui tesi fin col
prevalere) bastava un qualsiasi segno di vita, come la respirazione, il movimento etc. (tesi accolta
anche da Giustiniano).
Non si considerava nato, e non era pertanto considerato persona, il frutto dellaborto .

Es

Tendenzialmente, i giuristi romani ritennero che il nascituro, non essendo in rerum


natura (cio non essendo in vita quando si trova nel ventre materno) costituisse una
mera prtio muliris (parte della donna), e, quindi, privo di soggettivit giuridica; col
tempo gli fu riconosciuta una limitata tutela giuridica, sotto due profili:
si pun il procurato aborto, considerato come lesione cagionata alla madre o al
diritto del padre (privato della spes prlis, cio della prole sperata);
dal punto di vista strettamente civilistico, il concepimento trov rilievo a vari fini (e
sempre nellinteresse del concepito):

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a) per il nascituro istituito erede o beneficiato di un legato la legge prevedeva la nomina di un


curatore speciale, il crator vntris, con il compito di conservare i beni che sarebbero spettati
al nascituro (Paolo, D, 1, 5, 7);
b) per il principio del fvor liberttis, nasceva libero e non servo il figlio di chi era libero al momento del concepimento, ma aveva successivamente perso la libert. Giustiniano stabil il principio che per determinare lo status del neonato si dovesse applicare il criterio del concepimento
o quello della nascita a seconda del maggiore vantaggio che ne potesse derivare al nascituro.

B) La morte del soggetto e la commorienza

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Lestinzione della persona fisica avveniva con la morte. Per il caso di commorienza, e
cio di morte nello stesso sinistro di pi persone (imparentate tra loro in modo che
luna potesse acquistare diritti dallaltra) senza che ci fosse la possibilit di stabilire
chi fosse morto per primo, il diritto classico presumeva in modo assoluto (presunzione
iuris et de iure, e cio che non ammette prova contraria) che tutti fossero morti nello
stesso momento; in diritto giustinianeo, invece, nel caso della morte del genitore e del
figlio, prevalse il principio della maggiore o minore resistenza fisica: si consideravano,
pertanto, morti prima i pi deboli (ad es. i genitori pi vecchi rispetto ai figli puberi, ed
i figli impuberi rispetto al genitore).

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Con la morte di un soggetto, le situazioni giuridiche che a lui facevano capo si trasferivano ai successori o si estinguevano; in alcuni casi, tuttavia, si fingeva che il morto
fosse ancora titolare di situazioni giuridiche (ad es., in caso di eredit passiva, la bonorum venditio che comportava infamia poteva esser fatta a carico del debitore
insolvente defunto, sul quale ricadeva linfamia stessa).

3. Lo status liberttis: i liberi e i servi

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La fondamentale distinzione nellambito del diritto delle persone che tutti gli uomini
sono o liberi o schiavi. A loro volta tra gli uomini liberi alcuni sono ingenui (nati
liberi), altri liberti (liberati da una schiavit in modo conforme al diritto).

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Tra i fatti estintivi della libert, ricordiamo:


condanne penali o provvedimenti normativi che riducevano in schiavit un cittadino resosi responsabile di gravi illeciti;
la prigionia di guerra presso popoli stranieri (alla quale era collegata la cpitis
deminutio maxima, per la quale vedi infra, sub B);
la vendita da parte del pater familias, molto diffusa in epoca arcaica, ma caduta ben
presto in disuso, tranne che nelle province.

A) La schiavit

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In origine il fenomeno della schiavit non ebbe grande rilevanza: sia le famiglie plebee (i cui membri erano normalmente sufficienti a provvedere alle esigenze della familia) sia quelle patrizie (che solevano avvalersi dellopera dei clientes, cio di coloro ai
quali era stato concesso il godimento precario delle terre appartenenti alla familia) non
avevano schiavi; a partire dal IV sec. a.C., a causa delle numerose guerre vinte, il
numero degli schiavi presto si accrebbe notevolmente.
Il dminus aveva sullo schiavo lo stesso potere che la legge attribuiva sulle cose al
proprietario (ius vitae ac necis, diritto di vita e di morte). La facolt di disporre, che
arrivava sino alla uccisione, fu grandemente temperata; la sensibilit dei giuristi romani ritenne perseguibile il dominus che ingiustificatamente avesse ucciso uno schiavo, o
gli avesse arrecato maltrattamenti ripugnanti per la collettivit.
In ordine ai rapporti patrimoniali, la condizione degli schiavi era simile a quella dei filii
familias, giacch la capacit patrimoniale spettava solo al pater familias: questultimo,
per, soleva assegnare ai pi meritevoli tra i suoi sottoposti un piccolo patrimonio (peculium) che di fatto apparteneva al beneficiario, pur se di diritto spettava al pater.
Lo schiavo poteva compiere atti giuridici, i cui effetti ricadevano, per, nella sfera
giuridica del dminus; attraverso lo schiavo era possibile, inoltre, per il dminus acquistare ed esercitare il possesso.
Se lo schiavo commetteva un delitto privato, il dominus poteva pagare la pena pecuniaria o abbandonare il reo al danneggiato (noxae deditio). Qualora lo schiavo fosse

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stato abbandonato dal dminus (c.d. derelctio), il dominium ex iure Quiritium su di lui
poteva essere acquistato da un altro soggetto per occupazione.

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B) Cpitis deminutio maxima

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Occorre premettere che lo status di schiavo si assumeva:


per nascita ex ancilla, cio da una donna schiava al momento del parto;
in seguito a condanne penali o provvedimenti normativi che riducevano in schiavit soggetti colpevoli di gravi delitti;
a seguito di captivitas, cio la prigionia di guerra;
in diritto post classico per revocatio in servitutem del liberto ingrato nei confronti
del patronus.

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Pu dirsi che, in generale, lo status di schiavo dipendeva dallo status della madre: nasceva schiavo il figlio di schiavi o della schiava, se il padre era ignoto. Se la madre era schiava al momento del
parto, pur essendo risultata libera al momento del concepimento, dapprima si ritenne che il neonato fosse schiavo; successivamente si ritenne che egli nascesse libero quando la madre fosse
stata libera anche per un solo istante tra il concepimento e la nascita.

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C) Iusta srvitus

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Quanto alla prigionia di guerra, si riteneva che cadessero in schiavit sia gli stranieri
fatti prigionieri dai Romani, che i Romani fatti prigionieri dai nemici: il prigioniero
(captvus) perdeva tutti i diritti.
Il cittadino libero caduto nelle mani del nemico subiva la cpitis deminutio maxima
e cadeva in stato di srvitus iniusta, cio non conforme allo ius civile: lo stato servile
non si considerava definitivo e cessava se il captvus riusciva a rientrare entro i confini
dello Stato romano con lintenzione di restarvi. In questo caso il captvus riacquistava
ipso iure nella sua interezza lo status di cittadino libero e, di conseguenza, tutti i suoi
precedenti diritti (si discute in proposito se egli perdesse ogni diritto, salvo a riacquistarlo al rientro per una reviviscenza, o se, invece, la titolarit dei rapporti fosse
sospesa fino alleventuale rientro). Tutto ci accadeva in virt di un risalente principio
consuetudinario, detto postlimnium o ius postlimnii (diritto di ritornare in patria).

Non mancavano, tuttavia, ipotesi nelle quali il cittadino cadeva in iusta srvitus (giusta schiavit);
ci si verificava:

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a) nel caso del debitore venduto dal creditore trans Tberim (oltre il Tevere) per non aver pagato
il debito, n aver presentato garanti a seguito della manus iniectio (per la quale si rinvia al
capitolo successivo);
b) nel caso del cittadino che non avesse provveduto a farsi iscrivere nelle liste del censo ( incnsus), e fosse stato egualmente venduto trans Tberim; lo stesso avveniva per lnfrequens,
cio per chi si era sottratto volontariamente alla leva militare;
c) nel caso del cittadino che, per aver violato il ius gentium era stato consegnato dal pater patratus al popolo straniero offeso (c.d. noxae deditio ).

Il patrimonio del cittadino caduto in iusta srvitus apparteneva al suo padrone; quello del cittadino
caduto in iniusta srvitus rimaneva alla sua famiglia.

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4. Segue: La manumssio

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A) Gli effetti della manumssio: i liberti

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Il principale modo di acquisto della libert dello schiavo fu la manumssio, un atto


irrevocabile (che tollerava, tuttavia, lapposizione di una condizione) che faceva divenire il servo, ad un tempo, libero e cittadino romano.
Lo schiavo manomesso si chiamava librtus; il soggetto che poneva in essere la manumssio, patronus. Tra i due soggetti intercorreva il rapporto giuridico di patrontus:
alla morte del patrono la titolarit del rapporto si trasmetteva ai suoi discendenti agnati.
Con la manumssio lo schiavo non diventava in tutto uguale alluomo nato libero, ma
acquistava uno status particolare, quello della libertnitas, divenendo libertnus.

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Lo status di libertnus (o librtus) comportava alcune limitazioni rispetto allo status di


ingnuus, ed in particolare:
a) i liberti erano esclusi da alcune cariche pubbliche: venivano inoltre raggruppati in
pochissime trib, in modo che il loro voto avesse minore valore rispetto a quello
degli ingenui;
b) le liberte, inoltre, non potevano contrarre matrimonio con soggetti di rango senatorio;
c) il liberto doveva al patrono obsquium, operae, bona. Lobbligo delle operae si
concretava in una obbligazione naturale che imponeva una prestazione di servigi,
quali lamministrazione dei beni, la cura dei figli del patrono.
Il patrono aveva un diritto di successione legittima sui beni del liberto, il quale non
poteva compiere atti in frode a tale aspettativa.
Il patrono ed il liberto avevano lobbligo reciproco degli alimenti.
Nel diritto giustinianeo la categoria dei liberti fu abolita quasi del tutto.
In posizione senzaltro migliore rispetto agli altri era il c.d. libertus orcnus, cio lo
schiavo manomesso per testamento: essendo, infatti, la manomissione conseguente
alla morte del padrone, il libertus orcnus non aveva alcun patronus.

B) Forme di manumissio

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La manumssio non era un semplice atto privato di disposizione, ma aveva anche risvolti pubblici, poich a seguito di essa un nuovo civis entrava a far parte della comunit politica.

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Tre furono le forme solenni con le quali venivano affrancati gli schiavi:
la manumssio vindcta consisteva in un finto processo nel quale un cittadino, il
c.d. adsrtor in liberttem, in forma solenne, dichiarava nei confronti del padrone
lo stato di libert dello schiavo (vindicatio ex servitte in liberttem); non opponendosi il padrone a tale dichiarazione, il magistrato pronunciava laddictio liber-

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Capitolo 1

Questionario

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1. Quale era la posizione giuridica del nascituro nel diritto romano?


(par. 2)

2. Cosa determinava la capitis deminutio maxima?

(par. 3)

4. Quali erano le forme solenni di manumissio?

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(par 4)

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3. Quali erano gli effetti della manumissio?


(par. 4)

5. Quali erano le cause minoratici della capacit giuridica?

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