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PASSAGGIO DALLA VERSIONE INFINITA

DEL TEOREMA DI SCHUR A QUELLA FINITA


MAURIZIO MONGE

In questa nota mostriamo una possibile strategia elementare per ricavare la versione finita del teorema di Schur. Chiameremo terna di Schur una qualunque terna
di interi distinti della forma a, b, a+b, e se `e data una colorazione su un sottoinsieme
dei naturali diremo che essa `e monocromatica se a, b, a + b sono tutti dello stesso
colore.
Ricordiamo la versione infinita del teorema:
Teorema 1 (Schur infinito). Sia N = C1 t t Cr una colorazione di N con r > 1
colori. Allora esiste una terna di Schur monocromatica.
Le versione finita daltra parte ci dice che deve esistere una stima per lintervallo
in cui aspe ttiamo di trovare una terna di Schur:
Teorema 2 (Schur finito). Sia r > 1. Allora esiste n 1 tale che per ogni
colorazione
{1, 2, . . . , n} = C1 t t Cr
dei primi n interi esiste una terna di Schur monocromatica.
La versione infinita del teorema segue ovviamente da quella finita. Daltra parte
`e possibile ricavare la versione finita da quella infinita (senza per`o ottenere stime
effettive per ln) ragionando per assurdo nel seguente modo:
1 2. Sia r > 1 fissato. Supponiamo che il teorema 2 sia falso, ovvero che sia
possibile trovare intervalli arbitrariamente ampi e colorazioni di tali intervalli con
r colori che non ammettono terne di Schur.
Siano quindi dati per assurdo una successione (an )n1 di interi crescenti e tendenti a +, e per ciascuno di essi una colorazione
(n)

{1, 2, . . . , an } = C1

t t Cr(n)

dei primi an interi con r colori che non ammette terne di Schur monocromatiche.
Sia k 1. Lintervallo di interi {1, 2, . . . , k} pu`o essere colorato con r colori colo
in un numero finito di modi (rk per la precisione). Esistono quindi infiniti n tali
che an k e le relative colorazioni assegnate allintervallo {1, . . . , an } inducono
la stessa colorazione sullintervallo {1, . . . , k} (per il princio di cassetti infinito,
e perche an ). Chiamiamo (a0n )n1 una sottosuccessione degli an derivata
operando questa selezione.
Se applichiamo iterativamente questa selezione per tutti gli interi k = 1, 2, . . . ,
(k)
restiamo dopo il passo k-esimo con una famiglia di controesempi (an )n1 le cui
colorazioni inducono ununica colorazione sullintervallo {1, . . . , k}, e si noti che ai
passi successivi la nostra famiglia indurr`a su intervalli sempre pi`
u ampi colorazioni
che coincidono su {1, . . . , k} con quella stabilita al passo k-esimo.
Questo procedimento permette di assegnare una colorazione sui tutti i naturali
colorando k al passo k-esimo. Inoltre per qualunque sottoinsieme finito X di N
Date: 25 febbraio 2015.
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NOTE SUL TOEREMA DI SCHUR

MAURIZIO MONGE

esiste un an appartenente alla famiglia iniziale di controesempi tale che la relativa colorazione degli interi {1, . . . , an } induce la nostra colorazione su X. Quindi
abbiamo costruito una colorazione di N che non ammette terne di Schur, e questo
assurdo conclude la dimostrazione

` facile osservare che non abbiamo usato in modo essenziale il fatto che si tratti di
E
terne di Schur, avremmo potuto ugualmente ripetere il discorso se si fosse trattato
di s-uple di interi risolventi un qualche sistema equazioni.
Una versione pi`
u analitica di questa dimostrazione si ottiene nel seguente modo:
a una colorazione
(n)
{1, 2, . . . , an } = C1 t t Cr(n)
della dimostrazione precedente associamo la funzione fn : N {0, 1, . . . , r} definita
come

i se x an e x Ci ,
fn (x) =
0 se x > an ,
ovvero la funzione che indica il colore, estesa col valore 0 per gli x > an . Diciamo
ora che la distanza fra due tali funzioni f, g : N {0, 1, . . . , r} `e
d(f, g) = 2min{`|f (`)6=g(`)} .
Questa distanza induce una metrica sullo spazio della funzioni, e funzioni che
coincidono sui primi k interi hanno distanza 2k . Se prendiamo quindi la successione delle fn associate alla famiglia di controesempi considerata nella dimostrazione,
possiamo trovare una sottosuccessione di Cauchy (ad esempio tramite procedimento diagonale) che come `e facile vedere determina univocamente ununica funzione
limite, la quale assume valori nellintervallo {1, 2, . . . , r} (cio`e non `e mai 0).
Daltra parte se vediamo una funzione N {0, 1, . . . , r} come elemento di
{0, 1, . . . , r}N , la metrica che abbiamo definito induce la topologia prodotto, supponendo che {0, 1, . . . , r} avesse la topologia discreta. In particolare essendo un
prodotto di compatti questo spazio `e compatto.
Scuola Normale Superiore di Pisa - Piazza dei Cavalieri, 7 - 56126 Pisa
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