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SAGGIO SUL CASO SCHREBER

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SAGGIO SUL CASO SCHREBER

SOMMARIO:
1. Introduzione
2. Schreber secondo Freud
3. Schreber secondo Schatzmann
4. La chiave del delirio
5. Genesi, struttura e dinamica del delirio
6. L'altro Schreber
7. La soluzione ingegnosa
8. Conservazione e cambiamento nel delirio di Schreber
9. Controllo statale e fermenti sociali nella Germania Imperiale
10. Conclusioni

1. Introduzione
Nel periodo pi fiorente dell'impero germanico, quando la Realpolitik di Bismark, ispirata da un rozzo darwinismo sociale, impone all'Europa
lequilibrio del terrore, vincolando la pace internazionale e sociale al potere dell'esercito e delle forze di polizia, e spostando pertanto il corso della
storia dal piano degli ideali illuministici a quello della forza bruta, un giudice tedesco delira: "egli ritiene di essere chiamato a redimere il mondo e
a restituire ad esso la perduta beatitudine a condizione per di trasformarsi da uomo in donna". Tale trasformazione, che egli accetta come un
dovere, necessaria al fine di partorire, per diretta fecondazione da parte di Dio, una nuova stirpe di uomini.
Il presupposto implicito del delirio che il mondo giaccia nel disordine e nell'infelicit, e che esso abbia dunque bisogno di una radicale
rigenerazione. Nonostante la complessa tessitura del sistema delirante, affidata ad un minuzioso libro di memorie, nulla ci dato di intuire della
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visione del mondo, evidentemente critica, da cui esso muove, nulla dell'utopia del mondo a venire, se non che esso sar il regno della beatitudine.
Il passaggio dal disordine all'ordine postula, per, un'evirazione.
In un contesto storico e culturale che affida le sue pretese egemoniche alla potenza maschile, esaltata dal mito militarista, e che insister, sino
alla catastrofe nazista, nel progettare una ripulitura del mondo dai germi di anarchia e di debolezza che lo minacciano in termini di sopraffazione, il
delirio del giudice Schreber stride con un suono sovversivo. Come giunto a tanto un degno rappresentante alta borghesia tedesca, candidato al
Reichstag e presidente della Corte di Appello di Dresda? Si tratta di una bizzarra conseguenza di una malattia mentale, di un'elaborazione
comprensibile psicologicamente di un disordine meramente intrapsichico, o di un documento, significativo e inquietante, dei nessi che legano
oscuramente l'esperienza soggettiva al mondo?
Quest'ultima l'ipotesi che cercheremo di provare. Sinora, nonostante l'abbondante letteratura a riguardo - Schreber il paziente pi citato in
psichiatria - il caso stato utilizzato o per condannare Schreber, imputando il delirio alle vicissitudini di un attacco omosessuale al padre, o per
condannare questi, e i valori che la sua educazione impronta nel figlio, giudicandoli paranoidogenetici.
Per quanto il secondo punto di vista sia, a mio avviso, pi vicino alla verit, esso, per come stato articolato, fa torto ad essa.
Tenter, pertanto, una revisione del caso proponendomi due obiettivi: il primo, di fornire un'interpretazione pi globale della genesi e del
significato del delirio; il secondo, di avviare una riflessione metodologica sui rapporti tra esperienza soggettiva psicopatologica e contesto
sociostorico.
L'uso di un materiale ricco e organizzato come quello fornito da Schreber stesso, collocabile in un contesto reso, in una certa misura, trasparente
dalla distanza storica, comporta, in rapporto al fine che ci si prefigge, un vantaggio enorme. Ulteriormente si porr il problema di comprendere se
e come sia possibile adottare la stessa metodologia sul piano della contemporaneit.

2. Schreber secondo Freud


Nella conclusione del saggio su Schreber, Freud scrive: "Posso dimostrare, grazie alla testimonianza di un amico competente in materia, che ho
elaborato la mia teoria della paranoia prima che mi fosse noto il contenuto del libro di Schreber". Da un punto di vista epistemologico, la
preoccupazione di Freud sorprendente ma significativa: essa attesta infatti che la coerenza interna della teoria, e la capacit di questa di
spiegare i fatti sono assunti da Freud come criteri di assoluta scientificit. Il valore della psicanalisi, che riposa in massima parte sulle formidabili
doti intuitive di Freud, confina, in virt di questo orgoglio epistemologico con il suo limite: che quelle doti autenticamente scientifiche si esercitano
a partire da un retroterra ideologico di cui Freud non ha alcuna consapevolezza, bench sia esso, in ultima analisi, ad assicurare la coerenza della
teoria, lintegrazione dei fatti in un modello che, nonch esserne confermato, li piega alle sue esigenze intrinseche.
Distinguere, all'interno di un sistema di pensiero complesso e irrequieto come quello freudiano, quanto scientifico e quanto ideologico, non
agevole. Almeno tre nuclei teorici, comunque, appaiono debitori dell'epoca e della mentalit cui Freud partecipa: la concezione della natura
umana originariamente anarchica e ricca di pulsioni soggette solo al principio della scarica; l'individualismo, che nega, per alcuni aspetti,
limportanza dell'essere sociale dell'uomo e fa di ogni universo intrapsichico un sistema relativamente chiuso; il determinismo causale che,
applicato allo sviluppo umano, assegna al passato, sia filogenetico che ontogenetico, un'importanza assolutamente preminente.
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Tutti questi presupposti sono criticabili, ma - riservandoci di approfondire ulteriormente questa critica - se li sottraiamo al sistema freudiano, quale
il residuo scientifico che rimane? La concezione della storicit dell'esperienza soggettiva, il cui presente riassume e riarticola il passato; la
definizione dell'inconscio come serbatoio di memorie personali e di tradizioni; e, infine, la dinamica della personalit impegnata costantemente ad
assicurare un livello minimale di equilibrio psichico, tale che la malattia viene ad assumere il significato di un tentativo di guarigione rispetto a
problemi conflittuali che minacciano la disintegrazione.
Posto ci, risulta evidente, che, sottoponendo ad analisi il caso Schreber, Freud mira alla soluzione di due problemi: primo, individuare, nelle
memorie inconsce, il fondamento conflittuale da cui muove il disagio psichico; secondo, chiarire il significato del delirio come tentativo di
guarigione rispetto ad una minaccia di destrutturazione.
L'impresa scientifica di enorme portata rivela nella sua impostazione la grandezza di Freud. Quanto agli esiti difficile pensare che i presupposti
ideologici cui si fatto cenno, non li abbiano influenzati. Vediamo come.
Giusta la teoria secondo la quale la donna , almeno simbolicamente, un uomo evirato, il dovere di trasformarsi in donna imposto a Schreber al
fine di redimere il mondo, costringendolo a rinunziare al suo degno status maschile non pu esprimere che una punizione. Ma una punizione
postula una colpa: se l'esser donna una condizione di inferiorit biologica il desiderare di esserlo, per provare il piacere di soggiacere all'uomo,
configura un'esplosione di libido omosessuale meritevole della perdita dello status di maschio. Accettando l'evirazione e dunque espiando la
colpa, Schreber pu raggiungere la beatitudine di un'unione mistica col padre trasfigurato in Dio e, sentendosi redento, pensare che tutto il
mondo possa esserlo in virt della sua espiazione. I presupposti impliciti dell'interpretazione freudiana, mascherati da una consumata abilit
retorica, sono i seguenti: la dignit dello status maschile e lindegnit di quello femminile, la nobilt spirituale del padre e la bassezza pulsionale
del figlio, la natura infamante e peccaminosa dell'attacco filiale e la necessit di una punizione esemplare, riparatoria e purificatoria.
Il processo morale cui Freud sottopone Schreber si conclude dunque con un verdetto inappellabile di colpevolezza: "il fondamento sul quale si
sviluppata la malattia di Schreber stato l'esplosione di un impulso omosessuale".
Non contraddice questa condanna quanto troviamo scritto altrove: "noi non abbiamo proprio nulla da rimproverare a Schreber, n di aver avuto
impulsi omosessuali, n di essersi sforzato di rimuoverli".
La colpa infatti della natura umana, tremendamente restia a svincolarsi da modalit arcaiche di soddisfazione libidica necessarie allo sviluppo
umano, in s e per s, pericolose.
Alla fissazione di Schreber concorrono peraltro circostanze affatto eccezionali: gi viscose per conto loro, le istanze amorose rivolte al padre
divengono insormontabili poich questi, secondo quanto Freud sa, stato un uomo eccezionale, amabile e scrupoloso, precocemente sottratto
alla famiglia dalla morte. Vedremo che questa opinione contestabile. Ci che ci interessa rilevare che Freud trascura del tutto l'obiettivo del
delirio: la rigenerazione del mondo in virt della produzione di nuovi uomini. Se il fondamento del delirio, la colpa da cui esso muove, fosse
l'attacco omosessuale al padre, questa nuova umanit non dovrebbe essere affrancata dalla libido? Ma la beatitudine che Schreber sperimenta, e
che alla fine del processo di trasformazione in donna sar provata da tutti, una volutt ininterrotta e totale.
Dal punto di vista freudiano la difficolt relativa: il delirio infatti, come ogni modalit psicopatologica, serve tanto a mascherare quanto a
soddisfare le pulsioni. Pagato il prezzo della castrazione, Schreber pu pensare dunque che il suo rapporto con il padre e con Dio sia
infinitamente soddisfacente.
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Ma allora - vien da chiedersi - la colpa da cui muove il delirio sessuale o di altra natura? E la trasformazione in donna in cui si esprime si deve
intendere su un piano immediatamente ideologico o simbolico?
L'ipotesi alternativa a quella freudiana che Schreber identifichi nella condizione virile un potenziale distruttivo e in quella femminile un potenziale
riparativo e rigenerativo; e che, in secondo luogo, essendosi trovato ad avvertire dentro di s una totale distruttivit sia riuscito ad estinguerla solo
mortificandola. Ma, posto quell'identificazione, cos'altro avrebbe potuto fare se non accettare di trasformarsi in donna? Resta da provare la
credibilit di un'ipotesi di tal genere.

3. Schreber secondo Schatzman


La revisione radicale del caso Schreber operata da Schatzman ha il merito di mettere in luce ci che Freud d per scontato, e non lo : che
l'immagine sociale che una famiglia o i suoi membri producono corrisponda a ci che essi sperimentano a livello privato.
Documenti storici alla mano - alcuni dei quali erano accessibili a Freud, ma furono ignorati - Schatzman dimostra che il padre di Schreber aveva
elaborato un sistema pedagogico sostanzialmente persecutorio nei confronti di una natura umana ritenuta, alle origini, un miscuglio di germi nobili
ed ignobili: alla luce di questa concezione, la crescita armoniosa di un bambino postula che le erbacce vengano "individuate e distrutte per
tempo", "spietatamente e crudelmente". Il fine, in ultima analisi, giustifica ogni mezzo: e il fine, che va
perseguito a partire da una materia prima impura -la natura umana - di produrre degli uomini che si inseriscano in un ordine reale caratterizzato
da una gerarchia di valori immutabili, che riconosca un'autorit e dei valori supremi - Dio, lo Stato, la Patria, il Padre, eccetera - cui i soggetti si
subordinano, nel nome dell'obbedienza e della disciplina, in una scala decrescente di classi sociali, di classi di et e di status biologici.
Sperimentato sui figli, questo sistema ha prodotto esiti catastrofici: non tenendo conto che dei maschi, l'uno si suicidato, l'altro impazzito.
A partire da questi dati inconfutabili, Schatzman elabora un'interpretazione psicopatogenetica suggestiva. Egli definisce infatti il sistema
pedagogico schreberiano paranoidogenetico, e interpreta, vissuto per vissuto, le esperienze deliranti di Schreber figlio come trasformati dai
trattamenti sadici e repressivi cui il padre l'ha sottoposto durante l'infanzia. Sensibile alla necessit, auspicata da Laing, di metacontestualizzare il
sistema famigliare, egli analizza infine la pedagogia di Schreber inserendola in uno sviluppo culturale, sociale e politico che dallo stato etico di
Fichte conduce, attraverso il mito del pangermanesimo e della razza pura, al nazismo. Le ipotesi di Schatzman sono suggestive e di largo respiro,
e hanno il merito, rispetto a quelle freudiane, di non ignorare che le esperienze soggettive non si svolgono in una dimensione intrapsichica avulsa
dal contesto sociostorico, ma, cionondimeno, esse non convincono. Assumendo un punto di vista meccanicistico e traumatico, il delirio di
Schreber di fatto viene interpretato: ma ci che non si spiega che esso sia insorto in et matura, e che, fino alla sua insorgenza, Schreber abbia
condotto una vita invidiabile e coronata da successo sociale. E' la normalit di Schreber, insomma, che viene a risultare incomprensibile e non
solo essa.
Schatzman stesso riconosce che la pedagogia schreberiana ha avuto una vasta e duratura diffusione nel mondo tedesco, e ci, in fondo, perch
essa recepisce e sistematizza alcuni aspetti fondamentali della civilt e del mito della grande Germania. C' dunque da chiedersi perch,
sottoposti ad una perpetua persecuzione, gran parte dei tedeschi non siano giunti a delirare. Sono divenuti - vero - nazisti: ma questo non rende
lecita l'applicazione di categorie psicopatologiche a fenomeni storici collettivi.
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La verit che il sistema pedagogico schreberiano, e, soprattutto, i valori cui esso si ispira ha prodotto infiniti uomini normali e, presumibilmente,
una quota minoritaria di paranoici. Ch'esso, insomma, come ogni sistema normativo, abbia funzionato come una medaglia a due facce, una delle
quali ha prodotto normalit, laltra disagio psichico.
Nonch risolto, il problema Schreber si ripropone: perch egli, anzich rimanere indegno rappresentante della borghesia intellettuale tedesca,
dedita al culto della sua immagine ufficiale efficiente, pura e moralmente integra, giunge, in et matura, a sviluppare un delirio? Nonostante il
valore dei dati su cui si fonda, linterpretazione di Schatzman finisce in un vicolo cieco che contraddice i presupposti psicosociogenetici ch'essa
intende avvalorare. Se, infatti, poste le stesse condizioni educative, con variabili insignificanti, un individuo ammala mentre molti altri raggiungono
la normalit, quegli evidentemente predisposto. L'assoluzione di Schreber come vittima innocente postula dunque una predisposizione
all'infermit mentale!
L'escamotage antipsichiatrico noto: in rapporto a un contesto malato, la follia di Schreber risulterebbe una saggia ribellione, e la normalit degli
altri l'indice di una supina subordinazione adattiva ad un modello antropologico mostruoso, di una pseudo-normalit. L'ipotesi non irragionevole,
ma per renderla credibile e verificabile sul piano scientifico occorre una maggiore raffinatezza nell'approccio alla genesi e alla struttura
dell'esperienza delirante, nonch una comprensione pi profonda dei nessi che intercorrono tra individuo e societ.

4. La chiave del delirio


Tesi unicamente a definire le cause ultime della malattia di Schreber, Freud e Schatzman hanno buon gioco nel confermare i postulati teorici da
cui muovono: secondo Freud, tale causa non pu essere che intrapsichica, riconducibile al mancato superamento di una fissazione libidica
infantile che lascia incombere, nella struttura di personalit schreberiana, la minaccia di una natura non imbriglia ta dal principio di realt;
secondo Schatzman, la minaccia relazionale, viene dallesterno, ed individuabile nella persecuzione pedagogica cui Schreber sottoposto dal
padre.
E' inutile dire che si tratta di due atteggiamenti riduzionistici, che non spiegano ci che appare essenziale nella malattia di Schreber: il lungo
periodo di latenza, l'affiorare sotto forma di delirio ipocondriaco, il suo articolarsi in una visione del mondo che coglie in esso un infinito disordine
cui solo il sacrificio di un uomo, che accetta di trasformarsi in donna, pu porre rimedio, e, infine, il tempo lungo - Schreber parla di anni o di
decenni - necessario affinch tale trasformazione si realizzi e, con essa, la redenzione del mondo.
Questa previsione temporale di Schreber merita, a mio avviso, attenzione: essa, infatti, implica una percezione storica del disordine, la quale a sua
volta giustifica il fatto che la redenzione, piuttosto che dall'evirazione, atto repentino e traumatico, possa avvenire solo in virt di un lento processo
che rende Dio sensibile ai bisogni umani, e l'umanit recettiva, come solo pu esserlo la donna, ai suoi influssi fecondanti e rigenerativi.
Indirettamente, Schreber lascia intendere, dunque, quali sono le cause del disordine. Per un verso, esse risalgono a Dio stesso: provveduto alla
creazione, egli si sarebbe ritirato a distanza immane dal mondo, abbandonandolo alle sue leggi. Egli ha paura del contatto con uomini vivi, sia
perch sente la sua esistenza minacciata, sia perch, abituato solo al rapporto con i defunti, egli non comprende gli uomini viventi, essendo
assolutamente ignorante riguardo alla natura umana. L'autorit suprema dunque insensibile ai bisogni umani, essa ha rapporto solo con ci che
morto - il passato, le tradizioni, - ed incapace di comprendere la vita, il presente, l'umanit concreta.
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Per un altro verso il disordine ha radice nell'incapacit di Schreber, rappresentante dell'umanit, di rinunciare alla sua virilit, e alla volont di
potenza che essa esprime, vivendo gli attacchi ad essa persecutoriamente, piuttosto che come sollecitazione a cambiare status, trasformandosi in
donna, e, dunque, volgendo in fecondit ci che nell'uomo solo distruttivit.
N Freud n Schatzman, per motivi diversi, rilevano il ruolo salvifico e redentore che il delirio di Schreber assegna alla donna. E' ovvio che questo
ruolo, nonch un dettaglio, rappresenta la chiave dell'esperienza delirante. Ma che valore occorre assegnare ad esso?

5. Genesi, struttura e dinamica del delirio


Fino all'et di quarantadue anni, all'epoca del primo episodio di malattia, Schreber ha realizzato le aspettative paterne con una condotta di vita
irreprensibile e rigorosa, specchiata in una brillante carriera nella magistratura. Ancora nel 1900, quando il delirio sistematizzato, il dottor Weber,
incaricato di una perizia, lo elogia per una concezione del mondo - dalla politica all'etica - che egli non pu "fare a meno di sottoscrivere": il che
dice tutto sulla sovrastruttura della coscienza di Schreber, pienamente fedele allordine di cose esistenti.
Cosa accaduto dunque, nella vita di Schreber, per indurre uno sconvolgimento cos radicale? Schatzman ignora del tutto questo problema.
Freud, impegnato a decifrare il delirio a partire da unambivalenza nei confronti del dottor Flechsig, sostituito dal padre, sembra sorvolare sulla
circostanza dellincontro: Schreber conosce Flechsig in conseguenza del primo episodio di malattia, un grave attacco di ipocondria : i conti,
evidentemente, non tornano. Per quanto riguarda Freud, il lapsus si pu considerare poco comprensibile: non sua, infatti, l'intuizione che
alcune condizioni di disagio sono paradossalmente scatenate dal conseguimento di un successo? Orbene, Schreber ammala una prima volta in
occasione di una candidatura al Reichstag (non ha molto peso, ovviamente, per motivi cronologici il fatto che tale candidatura non abbia ricevuto il
consenso degli elettori) e una seconda volta in occasione della nomina a presidente di Corte di Appello a Dresda.
Che senso hanno queste due circostanze scatenanti la malattia? Schreber, evidentemente, teme di non essere all'altezza delle responsabilit che
derivano dalle due nuove cariche. Ma l'insicurezza e la paura di sbagliare non bastano a comprendere un grave attacco di ipocondria e
un'ideazione delirante. C'e dell'altro.
Uno psicanalista, Nederland, ha trovato, rovistando negli archivi di una clinica, un appunto prezioso: la testimonianza di un parente che riferisce
che il padre di Schreber avrebbe sofferto per tutta la vita di "pulsioni coatte di tipo omicida". La struttura premorbosa di Schreber figlio, per quanto
dato di capire dall'autobiografia, per il rigore morale, la severit e la nobilt dei principi etici e una certa tendenza ascetica, di tipo francamente
ossessivo.
Il problema di una personalit di questo genere che essa tutta rivolta alla difesa dell'immagine sociale da un pericolo interno: gli ossessivi
senza alcuna eccezione - nella struttura di carattere, negli sviluppi nevrotici e in quelli psicotici - mascherano, a se stessi e agli altri, l'intuizione
mostruosa di albergare dentro di s un pazzo criminale.
Da questa intuizione discende la consapevolezza che il loro vero Io sia questo, che i loro sforzi, destinati ad occulturarlo, prima o poi saranno
vanificati e che, infine, la temuta verit diventer di dominio pubblico, dando luogo alle inevitabili conseguenze: il sequestro carcerario o
manicomiale.
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Questo dramma rende conto degli effetti paradossali del successo: pi l'individuo sale in alto, pi si assume responsabilit sociali, pi egli preda
del senso di colpa di avere ingannato tutti, di essere stato gratificato mentre egli sente di meritare solo di essere punito, e pi teme che la verit
temuta ma indubitabile, possa affiorare in virt di una perdita di controllo, dando luogo ad una caduta rovinosa.
Non azzardato pensare che Schreber abbia vissuto, prima di ammalare, un dramma di questo genere, reso ancor pi increscioso dal suo ruolo
sociale di giudice. E che, candidato al Reichstag prima, e poi nominato presidente di Corte di Appello, egli, che si difeso per anni dalla paura
della follia e della criminalit, sia stato colto da un sentimento di totale indegnit. Il delirio ipocondriaco che affiora restituirebbe dunque l'immagine
interna che Schreber ha di se stesso come di un essere morto, putrefatto e appestato. Trattandosi di un'immagine morale, coerente che egli
invochi la morte e tenti il suicidio. Per comprendere l'ulteriore, e sorprendente, sviluppo delirante occorre riflettere sulla genesi di quest'immagine.

6. L' altro Schreber


La ricerca di Schatzman sul sistema pedagogico di Schreber padre diviene, a questo punto, pregnante. Totalmente ispirato dal principio di
soffocare e estirpare le erbacce< che allignano nella natura umana, nonch paranoidogenetico, quel sistema appare ossessivogenetico: atto, cio,
a dar luogo ad una struttura di personalit che cela ed occulta con un'immagine sociale civile e, per alcuni aspetti, nobile e non comune la
persistenza di quelle erbacce che, evidentemente, risultano inestirpabili.
Ma come possibile che accada questo proprio in virt di un'educazione consapevolmente rivolta a risolvere quel problema e di uno sforzo
autocosciente che si protratto per lunghi anni?
Non ci sono che due possibili risposte: o Schreber figlio nato con una natura particolarmente ricca di germi ignobili o le erbacce sono persistite
in virt di una reazione rabbiosa mirante a conservare parti di s buone, funzionali e necessarie al processo di sviluppo, contro una violenza
devastante vissuta come ingiustificata.
La prima ipotesi resa poco credibile dal tenore intemerato della vita adulta e della carriera sociale di Schreber. Ma, a questo riguardo, ancora
pi sorprendente il fatto che Freud disponendo di un materiale cos evidente per confermare la sua teoria dellEs e per fondare su basi pi solide
linterpretazione del delirio schreberiano, attribuendo lassalto omosessuale, piuttosto che a una fissazione amorosa, allinvidia e alla gelosia per
un padre potente, si sia lasciato sfuggire l'occasione.
Fatto s che Freud avrebbe avuto - per un'onest che difetta a molti epigoni - non poche difficolt a interpretare un delirio di redenzione ricco e
articolato come quello di Schreber, che postula l'evirazione e il sacrificio di s a partire da un mondo pulsionale feroce e passionale, soggetto al
solo principio della scarica.
Avrebbe potuto, di certo, ricavarlo dal livello superegoico: ma la totale identificazione di Schreber con il Super-Io non lo avrebbe ricondotto al nodo
gordiano dellassociazione tra sfrenatezza pulsionale e una sensibilit morale tanto spiccata da votarsi al sacrificio.
Per forza di cose, delle due ipotesi enunciate, occorre accettare la seconda: nonch sdradicare le erbacce, il trattamento pedagogico cui stato
sottoposto Schreber ha sortito l'effetto di negativizzare la sua immagine interna.
Ma - facile dedurlo dall'ideologia del sistema pedagogico - questa immagine condensa i bisogni di autonomia di libert e di sviluppo critico, la
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rabbia tremenda attivata dalla repressione, e, infine, il contenimento di questa rabbia ottenuto in virt della criminalizzazione.
Questa immagine interna precipita nelle falde profonde della personalit di Schreber come attestante la sua follia criminale, ma, al tempo stesso
contenendo essa bisogni di sviluppo irrinunciabili, nonostante l'ipercontrollo, si muove come fantasma pauroso ogni qualvolta si offrano nuovi ruoli
sociali, con maggiore libert e responsabilit.
Schreber non in grado, ovviamente, di decifrare in termini biografici e storici la sua rabbia: egli la sente rivolta contro tutti i valori veicolati dal
codice morale paterno. Contro l'autorit, dunque, la gerarchia, la religione, il diritto, la morale. La sente oscuramente anzich come funzione di
giustizia, fonte di un infinito e totale disordine. Questo fa della sua protesta - di uomo mortificato, umiliato, costretto a vivere nella paura e
nell'attesa di una punizione - una rivoluzione privata il cui sbocco fatale: la conferma della sua pericolosit di pazzo criminale.
L'affiorare in Schreber di una rabbia incontrollata e incontrollabile, tremendamente minacciosa per il suo equilibrio psichico e per lordine del
mondo, permette di comprendere il delirio di colpa che precede il delirio mistico. La condanna che egli tenta di infliggersi, precipitandosi nella
vasca da bagno e invocando il cianuro, attesta questo dramma morale. Se egli vuole sopravvivere, deve redimersi.
Ma come? Reintegrandosi nell'orribile normalit perduta? Rimescolando i frammenti di un'esperienza interiore di cui ha una confusa
consapevolezza, Schreber trova una soluzione geniale, che, sul piano interpretativo, ci obbligher a trascendere il livello intrapsichico e
relazionale. Per redimerlo, e per redimersi, Schreber deve riorganizzare il suo mondo interiore: ma, per giungere a tanto, non pu non mettere in
questione il Mondo.

7. La soluzione ingegnosa
Una rabbia, che esprime una ribellione al Padre e a tutti i valori che egli rappresenta, merita, dunque, una punizione, ma, al tempo stesso,
essendo essa funzione di giustizia, una qualche soddisfazione. Schreber, metaforicamente, ricorre in appello contro la condanna a morte. La
sentenza che riesce ad ottenere dal tribunale della mente, e che il delirio esplicita, veramente ingegnosa.
Nonostante leducazione paterna e l'autodisciplina, la natura di Schreber rimasta ribelle e pericolosa, non perch essa fosse originariamente
malvagia, bens perch stata letteralmente snaturata, assoggettata al principio dell'obbedienza cieca, coartata e passivizzata.
L'intento originario era quello di ricavarne un vero uomo in rapporto ad un modello potentemente militarista. Ci che si ottenuto una
mostruosit antropologica (da questo punto di vista Schatzman ha ragione: l'anormalit di Schreber un indizio di una normalit mostruosa): una
personalit rigida e fragile, obbediente e ribelle, ordinata e anarchica, ascetica e immorale, onesta fino allo scrupolo e criminale.
Il trattamento pedagogico ha fornito, dunque, risultati parziali e per alcuni aspetti paradossali, rendendo terribile il pericolo che esso intendeva
scongiurare. L'opera va portata a compimento: lobbedienza, la subordinazione, la passivit devono diventare assolute. Ci comporta per uno
slittamento simbolico.
Un vero uomo (e da questo punto di vista la logica di Schreber pi coerente di quella del padre) non pu essere totalmente assoggettato ad un
altro uomo. Nella struttura sociale in cui vive Schreber c', oltre al bambino, un solo essere schiavo dell'uomo: la donna. Portare a compimento
lopera significa, dunque, n pi n meno, trasformarsi in donna.
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A differenza di Freud, che non pu vedere in questo slittamento che lespressione di una castrazione, Schatzman coglie nell'abiezione dell'essere
donna un valore: la fecondit,che ne riscatta la passivit e la subordinazione, e si contrappone simbolicamente alla distruttivit del maschio.
Trasformarsi in donna, accettare la femminilit come valore ristabilisce l'ordine del mondo perch fonda la possibilit che la potenza del Maschio,
dell'Autorit, di Dio, quali che siano le loro insensatezze, le incomprensioni della natura umana, l'incapacit di apprendere dall'esperienza
riproduca, in virt della fecondit della donna, una natura vergine e intrinsecamente ricca di tutte le possibilit evolutive frustrate, invano, dalla
cultura.
La redenzione del mondo pu dunque avvenire solo in virt della rigenerazione della natura umana, ma questo postula che luomo - Padre,
Autorit o Dio - che si arroga funzioni educative sia mortificato nel ruolo di riproduttore. L'uomo nuovo non pu nascere che dalla donna: la
previsione di Schreber che la rigenerazione avverr nell'arco di decenni lascia intendere che non in questione la riproduzione fisica; l'uomo
nuovo non nascer dal ventre della donna, bens da una rivoluzione culturale che valorizzi tutto ci che il modello patriarcale, maschilista e
militarista mortifica: la sensibilit, la tenerezza, la gioia, la volutt.
La rivelazione concessa a Schreber verte dunque sulla necessit di castrare la distruttivit del maschio per liberare ed esaltare la potenzialit della
natura umana.
Conservatore, nel senso che esso realizza in maniera radicale gli obiettivi di subordinazione e di passivit perseguiti dal sistema pedagogico, il
delirio schreberiano anche sovversivo: l'ordine del mondo che esso intende restaurare postula infatti la punizione dell'uomo, di Schreber, ma, al
tempo stesso, del Padre, dell'Autorit, di Dio.
Soluzione geniale, la redenzione di Schreber riconosce come limite la sua forma delirante. Rimane da capire perch Schreber non sia potuto
andare al di l, e, in secondo luogo, di cercare di ricostruire i nessi tra l'esperienza privata di Schreber e lo spazio storico all'interno del quale essa
stata elaborata.

8. Il delirio come rivoluzione privata


L'interpretazione fornita del caso Schreber, rispetto a quella freudiana e schatzmaniana, comporta una dinamica pi complessa. Essa in fatti
riconduce la genesi del delirio all'affiorare di una rabbia che scompagina fantasticamente la struttura di controllo ossessivo, facendo incombere
nell'universo soggettivo e, di conseguenza, sul mondo la minaccia di un disordine totale. Il senso di colpa che ne consegue d luogo dapprima ad
una condanna soggettiva a morte, e successivamente, ad una ingegnosa soluzione del conflitto tra istanze conservatrici e istanze rivoluzionarie:
accettando la trasformazione in donna, Schreber paga il prezzo della ribellione decadendo dal suo degno status maschile al ruolo passivo e
subordinato riconosciuto dalla cultura in cui vive alla donna; contemporaneamente per, denuncia anche la disumanit di Dio, del Padre dunque
e dell'autorit, la cui totale incomprensione della natura umana fa del potere che essi hanno una minaccia perpetua per l'umanit cui soccorre
solo la speranza che, in virt della fecondit della donna, quella natura possa rigenerarsi vergine da ogni persecuzione.
Il delirio di Schreber cristallizza perch, in rapporto all'attrezzatura mentale di cui dispone, esso rappresenta lunica soluzione di un dramma
interiore che, muovendo dai presupposti del disordine della natura e dell'ordine della cultura, giunge a configurare un ordine naturale
perpetuamente minacciato da una normalizzazione crudele e spietata, ma in grado di rigenerarsi, e dunque di riproporre sempre la sua sfida.
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Rispetto alla sovrastruttura cosciente di Schreber, totalmente fedele ai valori del mondo in cui vive, il delirio sembra esprimere una serie di
intuizioni critiche che, svelando la funzione disumanante di quelli, non possono comportare che l'esigenza di un cambiamento radicale, mirante a
restaurare un ordine fedele ai bisogni umani. Ma questa esigenza non pu sfuggire alla cattura ideologica del codice superegoico; profondamente
iscritto nella personalit di Schreber: la criminalizzazione che ne segue gli pone il problema di soddisfare 1esigenza di un cambiamento evitando
la disintegrazione della sua identit personale e sociale.
Da questo punto di vista, non mi sembra illecito definire il delirio di Schreber una rivoluzione privata, nel senso che esso muove dalla percezione
critica di un ordine reale disumano che postula un cambiamento, ma, per il difetto di adeguati strumenti di elaborazione di questa intuizione, esso
deve esaurirsi in un ambito privato, configurandosi, a livello intrapsichico, come mediazione tra istanze apparentemente inconciliabili.
Ma se ci vero, spostando lattenzione sul mondo in cui vive Schreber, dovremmo ritrovare in esso le matrici dell'esperienza schreberiana. Il
limite di questa ricerca segnato solo dal livello di competenza di chi la effettua: la coscienza di questo limite ci affranca per dalla tentazione di
colmare le lacune del sapere con protesi ideologiche.

9. Controllo statale e fermenti sociali nella Germania imperiale


Il sistema pedagogico del padre si fonda su un'ideologia della natura umana che postula un processo di normalizzazione il cui fine di istaurare
un ipercontrollo ossessivo. Il delirio di Schreber figlio attivato dal brusco riaffiorare di una rabbia rivolta contro l'ordine delle cose esistenti,
veicolante bisogni individuali criminalizzati, che, scompaginando l'ipercontrollo, si traduce in una minaccia che va scongiurata in virt di una
soluzione pi articolata del rapporto tra natura e cultura. La soluzione cui perviene S. consiste nell'esasperare la repressione culturale, incentrata
sul mito militarista, portandola alle estreme conseguenze: anzich un uomo degno della razza e della civilt tedesca, totalmente obbediente e
disciplinato, essa non pu produrre che una femminilizzazione, e dunque, paradossalmente, la persistenza di tutti i germi di debolezza che essa
intendeva estirpare. Questi germi, fecondati da Dio, hanno per il potere di rigenerare la natura, riproponendola vergine alla sfida di una cultura
che intende devastarla. Il circuito chiuso in cui si costringe S. una rivoluzione privata, una rivoluzione non dialettica che, adottando la forma
delirante, esprime, in virt di una totale subordinazione all'ordine di cose esistenti, istanze di cambiamento radicale.
Ma le tematiche su cui essa si articola - Dio/uomo, padre/figlio, uomo/donna, cultura/natura, ordine/disordine - hanno una densit tale da imporre
un quesito: quanto di storico, di non esauribile nei confini della psicologia individuale e relazionale, circola in essa e la struttura?
Schreber vive nel contesto di uno Stato modellato dalla Realpolitik di Bismarck, che, ispirata dagli interessi supremi dello Stato, tenta di arrestare
il corso della storia, opponendo a tutti i fermenti politici, sociali e culturali - miranti ad un cambiamento, l'arma del terrore: terrore di uno
sconvolgimento internazionale o interno, che giustifica il mantenimento dell'ordine con la minaccia della repressione militare o poliziesca.
Una strategia vincente nell'immediato, ma pagata al prezzo del crollo di un mito. Con la vittoria di Sedan, gli eccessi militaristici e il ferreo dominio
di Bismark, il mito della civilt tedesca, culla dello spirito occidentale e dei valori che ad esso si richiamano, svanisce ed affiora una pretesa
egemonica che si fonda, non sui valori della civilt, bens sulla potenza militare. E' un brusco risveglio per tutti coloro che, non solo in Germania,
hanno coltivato il mito del tedesco tutto purezza, idealit e rigidit morale: l'uomo nuovo che appare nel periodo bismarckiano il prussiano in
uniforme militaresca, la cui ideologia impregnata della formula per cui il fine giustifica ogni mezzo. Ed essendo il fine l'affermazione della volont
di potenza della Germania, il mezzo non pu essere che la guerra o il terrore e, di conseguenza, la lecitizzazione dell'intimidazione, della
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sopraffazione e della crudelt.


Questo fine lascia trasparire senza veli la concezione del rapporto tra i popoli e tra le classi sociali, come lotta senza quartiere per l'esistenza:
un'amplificazione ideologica pi che del pensiero di Darwin, dell'homo homini lupus hobbesiano, che perviene, in ultima analisi, ad affermare i
diritti della natura sulla cultura.
Grillparzer, uno scrittore austriaco, definisce questa transizione dagli ideali illuministici al cinismo della Real Politik con un motto sinteticamente
significativo: dall'umanit, attraverso la nazionalit, alla bestialit. E' il trionfo, insomma, di un rozzo darwinismo sociale, che fa della Germania,
nonch la culla della civilt occidentale, la caserma d'Europa. Nonostante il conservatorismo ottuso di Bismark, che chiude una nazione nella
corazza della repressione poliziesca, i fermenti sia liberali che socialisti continuano a lievitare nel corpo sociale.
Bench contrastata dalle leggi antisocialiste, spietatamente applicate, ladesione delle masse popolari al partito socialista, e, con essa, il sogno di
un cambiamento radicale, avanza. Al di l dell'apparato di controllo, durissimo ma scarsamente efficace, il contenimento dei fermenti sociali
assicurato dalla capacit ideologica di connotarli come attestanti il pericolo dell'anarchia, del disordine e della fine della civilt.
L'equilibrio del periodo bismarckiano, la cui eredit si prolunga ben al di l dell'uscita di scena del protagonista, rigido e precario al tempo
stesso. Bismark il rappresentante degli Junker, di una nobilt agraria tenacemente conservatrice, distaccata dalle masse e sorda ai bisogni del
popolo che, nonostante l'ascesa della borghesia industriale e la presa di coscienza delle masse popolari, identifica i suoi interessi con quelli dello
Stato.
Mai, come in questo periodo, si realizzata una frattura pi radicale tra dirigenza statale e corpo sociale. Bismark, che vede nell'impero germanico
una sua creazione, asseconda e promuove le aspirazioni di potenza della Germania, ma opprime sistematicamente tutte le rivendicazioni miranti
ad associare alla potenza il progresso politico e sociale del paese. Ci ottenuto non solo in virt di un uso brutale della repressione, ma
soprattutto grazie alla capacit di squalificare ideologicamente le istanze rivoluzionarie facendole vivere, a livello di immaginario sociale, come
minacce fatali per la civilt, la cui realizzazione inaugurerebbe una nuova barbarie.

10. Conclusioni
La politica di potenza della Germania imperialista, incentrata sull esaltazione delle virt militari della razza tedesca, maturer nel corso del '900,
nei due assalti al potere mondiale caratterizzati dalle due guerre. Per imporre il suo ordine, la Germania trasciner il mondo nel disordine e nelle
barbarie, affidando alle armi il compito di redimerlo; di estirpare da esso tutti i germi di debolezza. Solo due sconfitte rovinose, il disarmo e, infine,
la lacerazione del territorio la indurranno a cedere e a subordinarsi alle leggi del diritto internazionale e del rispetto dei popoli. Occorrer,
insomma, debellarla ed evirarla per porre fine ad un sogno che dalla Prussia settecentesca dura e si alimenta sino al nazismo.
Il delirio di Schreber, come Freud intuisce, contiene pi verit di quanto altri sia disposto ad ammettere: di certo, pi verit di quanto egli stesso
pensi.

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