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IL LUNGO PERCORSO DEI MAGIARI VERSO E DENTRO LEUROPA1

Sode il cieco galoppo


dun antico cavaliere smarrito,
si allertano gli spiriti incatenati
di foreste remote e di canneti antichi
Vak getst hallani
Eltvedt, hajdani lovasnak,
Volt erdk s -ndasok
Lncolt lelkei riadznak
Endre Ady, Il cavaliere smarrito (Az eltvedt lovas)2

Lorigine dei Magiari e della loro patria ancestrale (o bisognerebbe dire: delle
loro patrie ancestrali?) presenta ancora oggi molti lati oscuri che gli studiosi
ungheresi ma anche di altre nazionalit hanno cercato e cercano di chiarire. Bekny
Lskay, uno storico della cultura, della lingua e della letteratura ungherese vissuto
nellOttocento, autore del volume A magyar nyelv irodalom s mveltsg trtnete
a mohcsi vszig (Storia della lingua, letteratura e cultura ungherese fino alla
disfatta di Mohcs (Pest 1863, II edizione 1871) scriveva:
Lorigine della patria remota della nostra Nazione ricoperta da unoscura
nebulosa, che n la luce rivelatrice della storia n lo spirito indagatore della
linguistica hanno potuto perforare n tanto meno squarciare. Cos i figli della nuova
patria (cio gli ungheresi dellera moderna, ndt) si sono volti numerosi verso Oriente,
verso quella strada che le tradizioni e i frammenti storici indicavano; ma ahi! man
mano che i ricercatori si avvicinavano sempre di pi alla meta agognata, ancor pi
nel loro profondo si venivano dolorosamente convincendo che stavano vagando fra
le illusioni dun sogno ingannevole e i pi di loro, mentre cercavano la culla degli
antenati, trovarono la propria tomba3.
1

Conferenza tenuta a Udine in data 11 febbraio 2015 presso lauditorium di Palazzo Garzolini di Toppo-Wassermann,
nellambito del progetto scientifico-didattico LUngheria vicina!, dal prof. Roberto Ruspanti, professore ordinario
di Lingua e letteratura ungherese, nonch direttore del Centro Interuniversitario di Studi Ungheresi e sullEuropa
Centro-Orientale, in sigla CISUECO (http://host.uniroma3.it/associazioni/cisueco/ ).
2
Pubblicata sulla rivista Nyugat il 30 novembre 1914 pochi mesi dopo lo scoppio della prima guerra mondiale.
3
Nemzetnk s hazja fltt stt homly borong, melyet sem a trtnet vezrfnye, sem a nyelvszet buvr
szelleme t nem trhettek, szt nem tphettek. Az uj haza gyermekei szmosan vndoroltak keletre, merre a

Il pensiero, in particolare questultima frase, dello studioso ungherese pu essere


interpretato in due modi: 1) non trovarono nulla, 2) morirono durante le loro
ricerche. Si tratta di un chiaro riferimento al grande filologo-linguista-plurilingueesploratore Sndor Krsi Csoma (1784-1842) che si mise alla ricerca della patria
ancestrale dei Magiari nellAsia centrale ritenendo di trovarla nella mitica area dei
monti Altaj della Mongolia. E lo fece seguendo fonti arabe e soprattutto attraverso i
suoi tre viaggi e soggiorni in Tibet che fecero di lui un grande tibetologo
internazionalmente riconosciuto dove sperava di trovare nelle antiche e ricche
biblioteche dei vari dalai lama notizie sugli antichi Uiguri di etnia e lingua turca
vissuti fino al IX secolo dopo Cristo nella Mongolia, poi trasferitisi nella Cina
Settentrionale, e un qualche collegamento con i Magiari ancestrali, anche se poi fra
questi ultimi e gli Uiguri non pot dimostrare alcun legame perch la morte lo colse
prima che potesse portare a termine le sue ricerche. (Fra parentesi ricordo che gli
Uiguri turcofoni, che oggi vivono nella regione cinese dello Xinjang, sono
recentemente venuti alla ribalta della cronaca internazionale per via delle
manifestazioni da loro promosse contro loppressione e la politica di discriminazione
etnica portata avanti da parte delle autorit della Repubblica Popolare Cinese).
Curiosamente il nome Bekny un nome di antica origine magiaro-turca,
quasi a voler testimoniare con il proprio nome la tesi dellorigine prototurca dei
Magiari che tanti consensi trovava nellOttocento, ma pure nuovamente tanti
estimatori ha trovato nei nostri tempi Dellorigine uralo-altaica o turanica dei
Magiari scrive in un passo del suo saggio dedicato alla storia e alla cultura
multietnica della Transilvania lo storico e architetto ungherese transilvano Kroly
Ks4, quella Transilvania che io non ho esitato a definire la Svizzera dellEuropa
centro-orientale nella prefazione del volume contenente limportante saggio5.
Ma allora chi erano i Magiari e da dove venivano?
Quando nel 1770 Jnos Sajnovics dimostr scientificamente la parentela dei
Magiari con i Lapponi nel famoso lavoro pubblicato a Copenhagen Demonstratio
idioma Ungarorum et Lapponum idem esse (Dimostrazione dellidentit linguistica
degli Ungheresi e dei Lapponi), gli intellettuali ungheresi insorsero contro quella
che pareva loro unoffesa alla stirpe magiara. Essi non volevano accettare che la
nazione ungherese, che aveva dato i natali ad abili cacciatori di fiere, a cavalieri e
condottieri, fosse, sia pure lontanamente, imparentata con un modesto popolo di
pescatori. Eppure, dal punto di vista strettamente linguistico, ci era vero: gli
hagyomnyok s trtneti tredkek az utat jeleztk; de fjdalom! a keresk minl kzelebb jutottak a remlt czlhoz,
annl bensbben gyzdtek meg arrl, hogy csalkony lom kprzatai kzt bolyongnak s legtbben, midn az sk
blcsjt keresk, sajt sirjokat talltk meg. (Lskay Bekny 1863, 7.). Vedasi anche:
http://www.magyartudat.com/wp-content/uploads/Ujgurok-Magyar4Tudat.jpg
4
Kroly Ks, La Transilvania. Storia e cultura dei popoli della Transilvania, a cura di Roberto Ruspanti, Rubbettino,
Soveria Mannelli 2000, p. 51 e segg., e, in particolare, la nota nr. 15, p. 52.
5
Roberto Ruspanti, La Transilvania non la terra di Dracula ma una storica regione multietnica dEuropa, in Kroly
Ks, La Transilvania. Storia e cultura dei popoli della Transilvania, cit., pp. 5-18.

Ungheresi appartengono al gruppo ugrico della grande famiglia linguistica ugrofinnica a sua volta componente della ancor pi vasta famiglia uralica e magyar, in
italiano magiaro, la denominazione usata dagli Ungheresi per indicare se stessi.
Ma lappartenenza linguistica alla famiglia ugro-finnica, per altro da alcuni linguisti
(sia pure una minoranza) messa in dubbio o comunque riconsiderata, non coincide
del tutto o in parte con lappartenenza etnica, oramai da tutti gli studiosi ricondotta
ad unorigine turca o, per meglio dire, proto-turca.
Ripercorriamo in successione cronologica i momenti principali che secondo
lopinione pi diffusa portano allindividuazione del popolo magiaro partendo dal
lungo e remoto percorso con cui i Magiari, partendo dalle primitive e non del tutto
sicuramente identificate terre asiatiche dorigine, si avvicinarono in varie tappe
attraverso le lontane steppe euro-asiatiche allEuropa e in particolare al Bacino
danubiano-carpatico che fu da loro penetrato e conquistato definitivamente nel IX
secolo dopo Cristo.
Nel periodo riconducibile al 6-4 millennio a.C. lantica patria comune dei
popoli uralici e ugro-finnici sarebbe situata nel nord della Siberia occidentale. Molti
studiosi concordano su questa ipotesi in base agli studi di Paleontologia linguistica
che raffronta i nomi di animali, piante, ecc. e simili nelle lingue affini. Separatisi (in
direzione occidentale) gli ugro-finni dagli altri popoli uralici, nel 3 millennio a.C. la
patria comune dei popoli ugro-finnici o, per meglio dire, la sede ugro-finnica
primitiva divennero i bacini del Volga e del Pecora e i due versanti dei monti Urali,
cio in parte in Europa in parte in Asia. Nel 2500 a.C. a loro volta gli ugro-finni si
divisero in due gruppi: ramo finno-permico e ramo ugrico: i primi andarono verso
nord, i secondi verso sud/sud-ovest. Dal 2500 al 1500 a.C. gli ugrici (Ungheresi o
Magiari, Voguli e Ostiaci) vivono insieme tra il fiume Kama e i monti Urali. La lingua e
il popolo ungherese appartengono dunque al gruppo ugrico della famiglia ugrofinnica (l'ungherese: con circa 15 milioni, il vogulo con 5mila e l'ostiaco con 18mila
persone parlanti oggi). Nel 1500 a.C. i Magiari si separarono dagli altri popoli ugrici
perch avevano bisogno di nuovi pascoli (vita nomade a cavallo) lasciando la loro
primitiva patria ugrica e ugro-finnica e dal 1500 a.C. alla met del IV secolo dopo
Cristo si stanziarono e vissero nella zona compresa tra i fiumi Volga, Kama Bjelaja e
Ural, lantica patria dei soli Magiari. Per la verit, tra il 500 a. C. e il V secolo dopo
Cristo c una specie di buco nero della conoscenza dellesistenza e dei movimenti
dei Magiari. C chi ipotizza che in questi mille anni i Magiari si siano spostati verso
sud/sud-ovest venendo a contatto soprattutto con popolazioni di origine turca, una
specie di ricongiungimento si potrebbe dire con quei popoli che provenivano
dalla mitica patria primitiva altaica sulle cui tracce si era mosso il grande Sndor
Krsi Csoma. Da questo ipotetico spostamento ne deriva la teoria che il percorso
successivo, che il popolo magiaro avrebbe compiuto da est a ovest nel suo
avvicinamento a tappe verso il Bacino danubiano-carpatico (lattuale patria dei
Magiari), si sia svolto lungo un tragitto collocato molto pi a sud attraverso le steppe
3

interrompendosi nella zona del Caucaso parte della pi vasta area dellEtelkz, di cui
accenner pi sotto. Trattasi di un percorso alternativo a quello che si ritiene essersi
svolto in direzione ovest lungo un tragitto decisamente pi settentrionale partendo
dalla regione del medio Volga situata ad ovest degli Urali (lantica Baskiria in seguito
detta Magna Hungaria dalle fonti medioevali), dove i Magiari nel IV sec. dopo Cristo
si sarebbero stanziati e da dove, pressati dagli Unni nel VII sec., avrebbero ripreso il
loro percorso verso lattuale patria. Comunque sia, intorno alla met del IV secolo
dopo Cristo nellarea ad est e ad ovest degli Urali comparvero gli Unni (popolazione
di origine turco-mongola) che costrinsero i Magiari a spostarsi verso ovest/sud-ovest
e a dare inizio a quella grande migrazione che durer quattro secoli e che li porter
nella sede attuale.
I Magiari sono stati spesso confusi proprio con gli Unni. Alla confusione
hanno, per la verit, contribuito gli stessi Ungheresi accreditando la teoria di una
continuit unno-magiara che trova nella figura miticamente forte e invincibile di
Attila, re degli Unni, e nel suo nome, molto comune ancora oggi in Ungheria, il
simbolo pi eclatante: una leggenda di tipo epico-letterario, del tutto inverosimile e
insostenibile dal punto di vista storico, cronologico, etnico e linguistico. Alcuni
studiosi, basando le proprie supposizioni sulla comune origine altaica dei due popoli
che per tutta da dimostrare viceversa accettano, ritenendola non infondata,
la teoria di una presunta, seppur remota, contiguit magiaro-unna retrodatandola di
molto. Noi non ci addentreremo in questo ginepraio di ipotesi.
Riprese le loro migrazioni, fra il VII e il IX secolo i Magiari si stanziano
dapprima nella zona caucasica compresa tra il basso Don e il Mar dAzov detta
Levdia (dal nome di un leggendario condottiero magiaro, Levedi), parte di una pi
ampia zona compresa fra il fiume Volga e il Danubio detta Etelkz (Etel, che era il
nome antico-turco del fiume Volga e anche del Don, significa fiume, da cui Etelkz
fra due fiumi), la cui localizzazione oggetto di dibattito fra gli studiosi: c chi la
colloca fra il Volga e il Dnieper, chi tra questultimo fiume e il Danubio. Secondo
lopinione di diversi studiosi del clima, prima dellanno 837 i Magiari vivevano a Est
del fiume Dnieper, che poi attraversarono a causa delle condizioni climatiche poco
favorevoli determinate dalla siccit occupando per lappunto la grande steppa da
loro chiamata Etelkz che si estende fino al Danubio e che corrisponde grosso modo
ai territori di parte dellUcraina, della Moldavia e della Valacchia orientale e che
permetteva di risalire verso zone pi boscose a nord adatte allabbeveraggio degli
animali. Nel IX secolo partendo dalle steppe lungo il Mar Nero (attualmente Ucraina)
i Magiari piegano sempre pi verso Ovest, pronti allultimo balzo verso la nuova
patria del Bacino danubiano-carpatico.
Una cosa certa: nellEtelkz i Magiari vissero in stretto contatto con trib
bulgaro-turche convivendo con loro e imparando da loro larte dellallevamento (per
tale ragione fonti del IX e del X secolo li confondono con queste ultime: li
considerano, cio, turchi). Di questa convivenza, se in posizione paritaria o di
4

sudditanza non dato sapere, vi sono numerose testimonianze linguistiche. In


questa fase della loro migrazione verso Occidente, alle trib magiare si uniscono e
poi si mescolano le trib dei Kabar, sicuramente di tipo turco, che fuggendo
dallimpero Kazar trovano rifugio e alleanza presso i Magiari. Il popolo magiaro
ormai una fusione di ugro-finni e di proto bulgaro-turchi pur parlando una lingua che
il noto linguista Carlo Tagliavini definiva perfettamente ugro-finnica6. Secondo
lopinione di diversi studiosi, la conservazione, da parte dei Magiari, della loro lingua
ugro-finnica presso popoli e a contatto di popoli diversi parlanti altre lingue, avrebbe
svolto per essi la funzione di mantenere intatta la propria identit potremmo dire
storico-culturale, mentre la discrepanza tra la lingua, di tipo ugro-finnico, e la
tipologia etnica, turca, dei Magiari, oramai accettata dagli studiosi ungheresi, ha
avuto come risultato quello di rafforzare e arricchire loriginaria popolazione di tipo
ugrico e, prima ancora, ugro-finnico.
In tempi recenti questa discrepanza ha dato lo spunto per un dibattito o, se
si preferisce, una polemica di tipo strettamente linguistico (sulla quale mi soffermo
solo per spirito di cronaca e a titolo informativo) che ha avuto per protagonisti, da
un lato la linguista e ugro-finnista italiana Angela Marcantonio dellUniversit La
Sapienza di Roma la quale, supportata per altro dal noto linguista Paolo Di Giovine
della stessa Universit romana, ha invitato ad una riconsiderazione pi attenta di
quelle che la studiosa ha chiamato le ben note corrispondenze a livello
fonologico/lessicale e strutturale esistenti tra lungherese da una parte e le lingue
turche e mongole, e, dallaltro lato, i linguisti, ungheresi ma non solo ungheresi
(penso allitaliano Gianguido Manzelli dellUniversit di Pavia), che chiamer
puristi, in quanto sostenitori della teoria ugro-finnica, cio dellassoluta affinit
linguistica tra lungherese, il finnico e le altre lingue ugro-finniche. La prima, autrice
di diversi volumi, tra cui The Uralic Language Family: Facts, Myths and Statistics
(Oxford /Boston 2002) e The Indo-European Language: Questions about its Status
(Washington DC, 2009), rivolgendosi ai secondi in modo da questi ritenuto
provocatorio, si chiesta se le numerose corrispondenze tra lungherese e le lingue
turco-mongole siano leffetto di prestiti, come sostenuto dalla teoria ugro-finnica
standard, e non invece leffetto di uneredit genetica. La risposta dei puristi non
si fatta attendere e per bocca del professor Manzelli si affermata la piena
saldezza della teoria ugro-finnica, a giudicare dalle numerose corrispondenze
lessicali e morfologiche, ed stato ribadito che la ricostruzione della lingua base
ugrofinnica/uralica (proto-finno-ugrico/uralico) gi stata fatta ed consolidata.
(Sulla polemica o dibattito, nientaffatto concluso, la meritoria rivista RSU Rivista
di Studi Ungheresi dellUniversit La Sapienza di Roma ha pubblicato diversi
interventi dei partecipanti al dibattito).

C. Tagliavini, La lingua ungherese e il problema delle origini dei Magiari, in Corvina (1932), XI-XII, Budapest, p. 112.

Nelle righe che seguono provo a descrivere come si svolse la conquista


ungherese della patria. Nel biennio 895-896 i Magiari spinti dai Peceneghi (popolo di
origine tartara) e guidati dal mitico condottiero rpd si affacciarono sulla pianura ai
piedi dei monti Carpazi attraverso il valico di Verecke (in ucraino Veretskyy pereval)
nei Carpazi nord-orientali o Carpazi ucraini penetrando nel Bacino danubianocarpatico che per mille anni coincider interamente con il territorio dello Stato
magiaro, lUngheria. I Magiari vi trovarono un territorio semidisabitato dove
vivevano gruppi di popolazioni slave e bulgare e i residui degli Avari, una
popolazione di etnia mongola in gran parte decimata o spinta ad emigrare altrove a
causa delle condizioni naturali e ambientali sfavorevoli causate dalla siccit
catastrofica verificatasi nellVIII secolo, secondo quanto hanno accertato gli studiosi
del clima e molte leggende e modi di dire slavi confermano. La storiografia
ungherese indica comunemente larrivo dei Magiari nellattuale sede con
lespressione Honfoglals (conquista/occupazione della patria). Quanti erano i
Magiari nel momento della conquista? Circa 200/250mila, e c chi ipotizza 500mila,
includendo nel numero donne, anziani e bambini: un numero non indifferente per
lepoca. Che fossero tanti lo dimostra il fatto che i Magiari assorbirono i popoli
residenti trovati nella pianura.
Linno nazionale ungherese, Hymnus (o Hymnusz) scritto nel 1823 dal poeta
Ferenc Klcsey e successivamente musicato da Ferenc Erkel, il Verdi dUngheria,
celebra magnificamente lavvenimento:
Tu conducesti i nostri avi
sulle sacre rocce dei Carpazi,
da te ricevettero questa bella patria
i discendenti di Bendegz7.
E dovunque mormorano le onde
del Tibisco e del Danubio,
leroica progenie di rpd8
ha prosperato.9
Non tutto il popolo magiaro prosegu verso la nuova patria: una parte torn
indietro verso l'antica patria del Volga, la Baskiria, che - come abbiamo prima
menzionato - sar dagli annalisti medioevali detta Magna Hungaria. Nel XIII secolo
un frate, fra Giuliano, trover ancora i discendenti di questi Magiari tornati indietro
7

Secondo le leggende ungheresi Bendegz era il padre di Attila, re degli Unni, dai quali sempre secondo una tradizione
leggendaria ma non storica, divenuta anche tema letterario, sarebbero discesi i Magiari.
8
rpd, il leggendario condottiero che guid nel IX secolo d. C. (per consuetudine nellanno 896) il popolo magiaro nel
cuore del Bacino danubiano-carpatico che sarebbe stato per mille anni il territorio dellUngheria, per intero fino al
1918, ridotto allattuale esensione dopo il Trattato del Trianon del 1920.
9
F. Klcsey, Inno (Hymnusz), II strofa, vv. 1-8. (Traduzione personale).

sui loro passi: ma le successive invasioni tartare li spazzeranno poi via dalla faccia
della terra. Sullattendibilit storica di questo frate domenicano e della sua scoperta
non esistono dubbi: lo testimonia una relazione del viaggio che, fatta nel 1236 al re
Bla IV e al Papa Gregorio IX dallo stesso fra Giuliano e stesa per iscritto da un certo
frate Riccardo, si trova nellarchivio vaticano. Sulla base di informazioni avute da un
certo frate Otto, uno dei quattro frati domenicani che nel 1232 si erano inoltrati
nella regione delloltre Volga e che avevano per primi avuto notizia di questi Magiari
di Baskiria (con i quali, fra laltro, anche i Cumani e i Russi erano in precedenza
venuti in contatto), nel 1235 frate Giuliano con altri quattro frati part dallUngheria
dirigendosi verso la Russia e lAsia sulle tracce di questi fratelli magiari separati. Li
incontr nella regione del fiume Bjelaja apprendendo con meraviglia che quei
magiari comprendevano la sua lingua: secoli di vita separata non avevano potuto
recidere del tutto legami etnici e linguistici (la lingua ungherese si era gi formata
nell'ottavo secolo). Dopo esser ritornato in patria e dopo aver chiesto il permesso al
Papa per convertire al cristianesimo quei fratelli magiari, fra Giuliano, partito
nuovamente alla loro ricerca in un viaggio successivo, non li avrebbe pi ritrovati. Un
celebre romanzo ungherese, Julianus bart (Fra Giuliano), scritto nel 1938 da Jnos
Kodolnyi, riporta alla luce con precisione e attendibilit storica la figura di questo
frate domenicano e le vicende quasi leggendarie del suo viaggio nella mitica Magna
Hungaria.
Nel 1996 gli Ungheresi hanno celebrato il mille e centesimo anniversario
della conquista dei territori, che ancora oggi costituiscono, sia pure in parte,
lUngheria. Entrando in contatto con lEuropa cristiana e feudale, i Magiari ne
adottarono ben presto con il re Istvn, poi fatto santo, le istituzioni politiche e la
religione (lanniversario della concessione della corona reale ad Istvn, il primo re
dUngheria, da parte del papa Silvestro II nella notte di Natale dellanno mille,
secondo altri il 1 gennaio del 1001, stato solennemente festeggiato nel 2000), e
da allora lUngheria e gli Ungheresi sono parte integrante dellEuropa, della sua
cultura e della sua storia.
Perch i Magiari sono chiamati Ungheresi dagli occidentali? Lorigine del
doppio nome (Magiari e Ungheresi) del popolo ungherese:
a) magyar o magiaro ( la denominazione propria usata dagli ungheresi per
indicare se stessi).
Limperatore bizantino del X secolo, Costantino Porfirogenito nella sua opera
De administrando Imperio (Sullamministrazione dellimpero), scritta nel 950, scrive
che i Magiari vivevano divisi in 7 trib: Nyk, Megyer, Krtgyarmat, Tarjn, Jen, Kr
e Keszi. La trib dei Megyer (nome di derivazione ugro-finnica: Mogyer, pi antico,
o Magyar), la pi forte, diede il nome allintero popolo: magyar. La desinenza -er
della parola di origine ugro-finnica magyar o mogyer significa: uomo, persona. La
prima parte (radice) della parola mogy/magy deriva forse dallantico iranico manus^
(indoeuropeo: manu) e significherebbe ugualmente uomo.
7

Da magyar deriva il nome dello Stato: Magyarorszg, cio Magyar


(Magiaro/i) + orszg (Paese) = Paese dei Magiari, Paese magiaro.
b) ungar (>ungher-ese) (denominazione usata dagli altri popoli, in particolare
occidentali, per indicare i Magiari). Il nome ha una duplice origine:
1) da un lato deriverebbe dal nome di origine antico-russa Jugria che
indicava i popoli ugrici: questo nome sarebbe stato trasmesso in via indiretta;
conservato dagli slavi della Russia meridionale, i popoli occidentali lavrebbero preso
dagli slavi, ma non prima del IX secolo;
2) dallaltro lato esso deriverebbe dalla forma onogur della lingua ciuvassa
(bulgaro-turca): on (=dieci) + og (=freccia) + desinenza -r = dieci frecce, cio
comunit composta da dieci trib. In origine si riferiva ad una parte dei bulgaroturchi e per i non ungheresi pass in seguito a significare i magiari (i quali come s
detto dal VII al IX sec. vissero per 200 anni sotto linflusso bulgaro-turco pi o
meno negli stessi territori): si ebbe, di fatto, una trasposizione del nome da un
popolo (quello bulgaro-turco) a un altro (quello magiaro).
Quanto alla forma Hungari con la H, si tratta di un H inorganico.
Da ungar(>ungher), hungari deriva il nome dello Stato usato
internazionalmente: Ungheria, Hungaria, Ungarn, Hungary, Hongrie, ecc.
Dopo aver abbattuto limpero moravo (che occupava il territorio della ex
provincia romana di Pannonia) e dopo lunghe lotte con limpero bulgaro (che da est
lungo il Danubio si estendeva fino alla Pannonia) i Magiari conquistarono
definitivamente la grande pianura trovando solo ad Ovest un ostacolo alla loro
espansione: e cio in quellimpero dei Franchi (impero carolingio) che fu allo stesso
tempo il loro primo contatto con il mondo occidentale e cristiano da cui in seguito
sarebbero stati inesorabilmente e fatalmente attratti. Fino allanno 955 i Magiari,
indicati in Europa come Ungari, furono protagonisti di continue scorribande in
diversi paesi europei, a cominciare dallItalia. Dalle frecce dei Magiari, salvaci oh
Signore!10: questa linvocazione a Dio che da Oriente a Occidente si lev da parte
delle popolazioni europee atterrite per le scorribande che i Magiari fecero nei
decenni successivi la conquista della patria. Arrivarono in Germania, in Italia (in
particolare nel Veneto e nel Friuli le popolazioni locali ebbero modo di saggiarne la
ferocia), a Bisanzio, e perfino fino alloceano Atlantico e ai Pirenei. Il segreto del loro
successo militare era racchiuso nel modo particolare di cavalcare, anche allindietro,
nellaccerchiamento rapido del nemico e nelluso delle frecce, modi e mezzo che li
favorivano contro i cavalieri occidentali bardati nelle loro pesanti armature. Ma
nellanno 955 l'esercito del Sacro Romano Impero condotto dal re Ottone I il Grande
di Sassonia (dal 962 imperatore) pose fine alle scorribande dei Magiari
10

Ab Ungerorum nos defandas iaculis: linvocazione riportata in un canto contenuto in un codice del sec. XI della
cattedrale di Modena. Nel canto, fra laltro, si invoca da Dio la protezione contro i Magiari, latinamente chiamati
Ungari. Cfr.: C. Tagliavini, In Ungheria, Societ Nazionale Dante Alighieri, Roma 1940, p. 24.

sconfiggendoli nella decisiva battaglia svoltasi sulla piana del fiume Lech nei pressi di
Augusta (Augsburg). Ll, pi comunemente conosciuto come Lehel, e Sr, i due
condottieri dellesercito magiaro, fatti prigionieri nella battaglia, vennero fatti
impiccare a Regensburg dal principe Enrico di Baviera. Lesito della battaglia e la
tragica fine dei due condottieri magiari determin una svolta nella storia degli
Ungheresi, ma possiamo tranquillamente affermare anche nella storia europea in
generale. Da quel momento, infatti, i Magiari, per scelta politica o, se si preferisce,
per scelta che oggi diremmo esistenziale e di sopravvivenza, scelsero di inserirsi
stabilmente in Europa adottandone le istituzioni politiche, la religione cristiana
cattolica romana (dopo aver oscillato a lungo fra questa e la chiesa cristiana
doriente bizantina, poi ortodossa), le usanze e i costumi. Non fu una scelta esente
da contrasti interni e, soprattutto, non fu una scelta facile dover rinunciare
allancestrale tradizione sciamanica e a tutta una serie di riti, usanze e tradizioni
culturali tramandatesi oralmente di generazione in generazione che le ricerche sulle
tradizioni popolari hanno poi successivamente e anche nei nostri tempi tentato di
ricostruire e che trovano anche nella musica e nei canti popolare una fonte di
informazione per gli studiosi.11
La cristianizzazione dellUngheria avviene nel periodo 972-997, allorch il
Principe Gza, convertitosi al cristianesimo, inizia una politica di pacificazione con
limpero fatta anche di matrimoni politici: nel 996 suo figlio Vajk (nome sicuramente
turco), che sar battezzato in data e in circostanze per altro ignote col nome del
primo martire cristiano, santo Stefano (in ungherese Istvn), sposa Gisella di
Baviera, sorella di Enrico II, imperatore del Sacro Romano Impero. Dopo la morte di
Gza (nel 997), il figlio Istvn adotta il sistema feudale occidentale e porta il popolo
magiaro al cristianesimo legandolo cos indissolubilmente alla cultura europea,
annientando senza piet le sollevazioni di alcuni capo-trib magiari, in particolare
quella di Koppny che, non accettando le nuove regole prese a modello dallEuropa
dellepoca, come ad esempio la primogenitura per ereditare il trono, non ne voleva
sapere di rinunciare alle tradizioni pagane e alle sue regole che gli avrebbero
garantito la successione al comando della nazione e perci verr sconfitto e ucciso
nellanno 998: il suo corpo, legato e tirato da quattro cavalli, verr squartato a
monito perenne. La nascita del regno medioevale ungherese ha una data o, forse,
due date: il 25 dicembre 1000 o il 1 dellanno 1001 infatti Istvn viene incoronato re
con la corona inviatagli dal papa Silvestro II (secondo altre opinioni, la corona gli
sarebbe stata inviata dallimperatore del Sacro Romano Impero, Ottone III). La
sostanza non cambia: lUngheria diviene cristiana ed entra ufficialmente a far parte
della famiglia europea. La dinastia cosiddetta rpdiana, dal nome del conquistatore
della patria, durer dallXI al XIII secolo.
11

Aiuta a comprendere lintera problematica (da noi poco conosciuta) relativa allarrivo dei Magiari in Europa il
volume di Carlo Di Cave Larrivo degli ungheresi in Europa e la conquista della patria (Fonti e letteratura critica),
Spoleto, Centro Italiano di Studi sull'Alto Medioevo, 1995.

Nel biennio 1241-42 lUngheria soggetta alle invasioni tataro-mongole, che


mettono a dura prova il giovane regno medioevale e sono ricordate nella IV strofa
dellInno ungherese:
Ma, ahi, per via delle nostre colpe
si accese nel tuo seno la collera,
e scagliasti le tue saette
frammezzo alle tue nubi tuonanti,
facendo quindi fischiare
le frecce dei Mongoli predatori //.12

Estintasi la dinastia degli rpdi, nei secoli XIV-XVI sul trono dUngheria
siedono re di dinastie diverse: gli Angi, i Lussemburgo e gli Jagelloni. A Carlo
dAngi (1308-1342) della dinastia degli Angioini di Napoli succede suo figlio Luigi
(1342-1382) che sar chiamato Luigi I il Grande (Nagy Lajos) e che porter al culmine
la potenza politica e militare del regno medioevale ungherese, scontrandosi anche
con la Repubblica di Venezia per ottenere uno sbocco dellUngheria sullAdriatico
(unico caso di guerra tra ungheresi e italiani, oltre alla I guerra mondiale) e
intervenendo con due campagne militari nel napoletano, che sono oggetto del
primo romanzo storico ungherese, lottocentesco Tihamr (1825) di Kroly Kisfaludy.
questa lepoca del primo scontro con i Turchi ottomani, dellunione con la Polonia
e delle lotte della monarchia centrale contro i nobili magnati possessori di feudi.
I decenni che succedono al 1446 e che si concluderanno per in modo
tragico nel 1526, costituiscono uno dei periodi pi gloriosi della storia ungherese
rappresentato dalle epiche lotte vittoriose dei Magiari contro i Turchi ottomani. Nel
1451 Jnos Hunyadi reggente al trono dUngheria. Gli succede nel 1458 suo figlio
Mattia Corvino (Hunyadi Mtys), il cui regno signific lepoca doro dello stato
ungherese medioevale. Artisti, cartografi, orafi, miniaturisti, scrittori, strateghi, ecc.
italiani vennero invitati alla sua corte: si cre in Ungheria un vero mito delle capacit
dellarte italiana. Di questa presenza italiana fu anche artefice la napoletana Beatrice
dAragona andata in sposa al grande re magiaro. Mattia Corvino annovera inoltre fra
i suoi successi politici e militari il potenziamento dello stato centrale e la conquista
di Vienna collegata alla sua volont di conquistare la corona imperiale (tentativo che
non gli riuscir), ma che lascer scoperto il fianco meridionale del Regno dUngheria
su cui premevano gli eserciti ottomani. Alla sua morte nel 1490 succedettero lotte
per la conquista del trono, discordie fra i nobili proprietari terrieri e una dura
repressione dei contadini che sfoci nella tragica rivolta guidata da Gyrgy Dzsa
(1514), poi arso vivo su un trono di ferro arroventato. Riecheggiano i terribili versi di
Endre Ady (Il nipote di Giorgio Dzsa):

12

F. Klcsey, Inno (Hymnusz), IV, 1-6 (traduzione personale).

10

Cosa succede quando i vagabondi di Dzsa


dilagano con furia spaventosa?
//
Se il popolo si muove, signori, ehi, cosa succede?13

Le discordie interne aprirono la strada alla conquista ottomana dellUngheria


portando al crollo di quella che stata sicuramente una delle pi grandi e solide
compagini statali europee nel Medio Evo e segnarono la fine dellindipendenza
ungherese: per riacquistarla, lUngheria, stretta fra Asburgo dAustria e limpero
ottomano, poi sottomessa agli Asburgo, avrebbe dovuto aspettare il XIX secolo, alla
fine di quel Risorgimento, che segna una delle pi belle pagine della simpatia
reciproca e dellamicizia italo-magiara (Mazzini-Kossuth). Ascoltiamo ancora una
volta lInno di Klcsey:
Quante volte sopra i cumuli dossa
del nostro esercito annichilito
risuon il canto vittorioso
sulle labbra del selvaggio popolo di Osman!
Quante volte, oh patria mia bella,
ti colpirono al petto gli stessi tuoi figli
e divenisti per colpa della tua progenie
urna cineraria della tua stessa progenie!14

Nel 1526 la disfatta di Mohcs, in cui perisce anche Luigi II, re dUngheria (II.
Lajos), contro i turchi segna uno dei momenti pi tragici della storia ungherese.
Levento ricordato dal poeta Kroly Kisfaludy (1788-1830) come una vera tragedia
nazionale:
Campo funesto, rosso di sangue deroi, ti saluto,
Mohcs, vasto sepolcro di nostra grandezza magiara!
//
Ahi! Quanti cuori giovani, di alate speranze ricolmi
caddero qui colpiti dalla sconfitta atroce.
//
E tu, campo funesto, ritorna a fiorir nel sereno,
Mohcs, antica tomba di nostra grandezza regale.15

13

E. Ady, Il nipote di Giorgio Dzsa (Dzsa Gyrgy unokja), trad. di Umberto Albini, II, 3-4; III, 1; in Endre Ady,
Poesie, a cura di Umberto Albini, Guanda, Parma 1978, p. 47.
14
F. Klcsey, Inno (Hymnusz), V, 1-8 (traduzione personale).
15
Kroly Kisfaludy (1788-1830), Mohcs (Elegia in distici tradotta in italiano da Folco Tempesti), vv. 1-2, 15-16, 87-88;
in F. Tempesti (a cura di), Lirici ungheresi (scelti e tradotti da Folco Tempesti), Vallecchi, Firenze 1950.
In versione originale:

11

La conseguenza della battaglia di Mohcs, ma soprattutto delle divisioni


interne fra la nobilt ungherese schieratasi una parte per il re nazionale Jnos
Zpolya ed unaltra parte, minoritaria, per limperatore Ferdinando dAsburgo
furono centocinquanta anni di dominazione turca (1541 e 1686, rispettivamente
conquista ottomana e liberazione asburgica di Buda). La tesi delle divisioni interne
come vera causa della conquista turca dellUngheria sostenuta dallo scrittore
Istvn Nemeskrty in due sue opere: i turchi non avrebbero avuto mire
sullUngheria, ma non volevano lasciarla in mano agli Asburgo, ne avrebbero voluto
fare uno stato cuscinetto fra i due grandi imperi. (Cosa che poi fecero neutralizzando
il Principato libero di Transilvania).
Dopo lavanzata ottomana, lUngheria venne divisa in tre parti: AltaUngheria (o Regno dUngheria) sotto gli Asburgo, Ungheria Centrale (la pianura pi
o meno corrispondente all'attuale territorio ungherese) sotto il dominio turco e la
Transilvania, eretta a principato indipendente con principi ungheresi (ma sotto
protettorato turco). Il poeta cantore Sebestyn Tindi (1510?-1556) in una canzone
del 1554 realisticamente addita nella frammentazione e negli odi di parte la causa
della rovina dellUngheria:
Voialtri Magiari eravate famosi
finch con affetto davate retta gli uni agli altri,
ma da quando tra di voi vi siete divisi,
ecco, il vostro paese caduto in rovina.
(Canzone storica)16

Un altro scrittore, Pter Bornemisza, nella famosa Cantio optima scritta in


esilio nel 1541 denunzia con estrema precisione tutte le cause che hanno
determinato la divisione dellUngheria ripetendo nello struggente ritornello che
unisce le varie strofe della canzone tutto il suo dolore e lamarezza per aver dovuto
abbandonare la sua buona dimora, la cara Buda occupata dai turchi il 2 settembre
di quellanno:
per me doloroso separarmi da te,
benedetta Ungheria, allontanarmi da te.
Quando e se mai avr dimora nella bella Buda!?17
Hsvrtl piroslt gysztr, shajtva kszntlek,/ Nemzeti nagyltnk nagy temetje Mohcs! / [...] / Hny fiatal
szvet, tele sok szp fldi remnnyel / Sujta le kegytelen itt a riad csatavsz! / [...] / s te virlj, gysztr! a bke
malasztos lben, / Nemzeti nagyltnk hajdani srja Mohcs! In: Alszeghy Zsolt-Barnszky Jb Lszl, A magyar
irodalom kincseshza (Il tesoro della letteratura ungherese), Athenaeum, Budapest s. d., pp. 155-157.
16
S. Tindi, Sulla prigionia di Pter Prini, Istvn Majlt e Blint Terek (Prini Pternek, Majlt Istvnnak s Terek
Blintnak fogsgokrl), canzone storica (histris nek), strofa VI, vv. 1-4 (traduzione personale). Il testo originale
in I. Kirly - T. Klaniczay - P. Pndi - M. Szabolcsi (a cura di), Ht vszzad magyar versei (Sette secoli di poesia
ungherese), Szpirodalmi Knyvkiad, Budapest 1978, p. 234.

12

In questo periodo nasce per anche lepopea delle guerre combattute in difesa delle
fortezze situate lungo i confini fra lUngheria asburgica e il territorio occupato dai
turchi: la vita dei soldati magiari nelle fortezze e le dure battaglie contro i turchi in
difesa dei confini sono celebrate dal grande poeta Blint Balassi (o Balassa), che nel
suo famoso Canzoniere aveva cantato anche lamore per la sua Jlia (Giulia) e che
pu essere considerato il fondatore dellautentica poesia ungherese:
Su questa immensa terra, o prodi,
/che cosa c di pi bello dei Confini?
Quando sul far dellalba numerosi gorgheggiano gli uccelli
/per far lieti gli uomini,
i campi spargono dolci profumi, il cielo dona la bella rugiada,
/pi dogni cosa graditi.
(In laudem confiniorum)18

Balassi morir nel 1594 proprio difendendo una di queste fortezze (Esztergom) da lui
tanto celebrate.
Nel XVII secolo le lotte contro i turchi sono pure descritte dal pi
importante scrittore del Seicento ungherese, Mikls Zrnyi (1620-1664) nel poema
epico in quindici canti Szigeti Veszedelem (Lassedio di Sziget), nel quale
lispirazione e il riferimento al nostro Torquato Tasso sono evidenti. Eccone un
esempio tratto dal proemio (II strofa):
canto larmi e i prodi che osarono affrontare
la potenza del Turco, la collera di Solimano,
il possente braccio di quel grande Solimano
di fronte alla cui sciabola tutta Europa tremava.19

Nel settembre 1686 la fortezza di Buda veniva liberata dagli eserciti imperiali
asburgici dopo quasi centocinquantanni di dominazione turca che avevano ridotto
lUngheria ad unimmensa puszta. Un dato, riportato da Istvn Nemeskrty nel suo
libro A magyar npnek, ki ezt olvassa (Al popolo ungherese, che legger questo
libro), pu aiutare a comprendere le enormi difficolt che si presentarono
nellUngheria liberata: nel 1696, dieci anni dopo il ritorno di Buda allUngheria, nella
citt di Pest esistono 228 case, abitate da 250 cittadini e 100 servi della gleba, per un
17

P. Bornemisza, Cantio optima (titolo ungherese: Siralmas nnkm, E' doloroso per me...), strofa I, vv. 1-3.
(Traduzione personale). Il testo originale in I. Kirly - T. Klaniczay - P. Pndi - M. Szabolcsi (a cura di), Ht vszzad
magyar versei (Sette secoli di poesia ungherese), cit., p. 247.

18

B. Blassi, Egy katonanek in laudem Confiniorum (Csak bbnat ntjra), ovvero Canto del soldato in lode delle
fortezze di Confine (Sulle note di un lamento), 1589, strofa I, vv. 1-2 (traduzione personale).
19
M. Zrnyi, L'assedio di Sziget (Szigeti Veszedelem), 1651, II, 1-4 (traduzione personale).

13

totale di 350 anime in maggioranza non ungheresi; la pi grande citt ungherese


dallora, Sopron, non ha che 687 case e la maggioranza della sua popolazione di
lingua tedesca.20 Con la liberazione di Buda per lUngheria finalmente riunificata
passa dal dominio turco a quello degli Asburgo. Inoltre, quello che non avevano
distrutto i turchi, distrussero gli Asburgo: ci si riferisce alle famose fortezze cantate
dal poeta Balassi prima ricordate che vennero fatte saltare in aria dagli Asburgo per
paura di uneventuale resistenza interna dellaristocrazia ungherese contro di loro.
Cito ancora una volta dallInno ungherese (VII strofa):
Doveran fortezze, ora salzan mucchi di pietre,
dove aleggiavano allegria e gioia
sodono adesso al loro posto
rantoli di morte e lamenti.
E, ahi, dal sangue dei morti
non fiorita la libert,
dagli occhi ardenti dei figli orfani
21
sgorgano lacrime datroce schiavit!

Se le vestigia della cultura e dellarchitettura ungherese si poterono salvare,


lo si deve al Principato (indipendente) di Transilvania, dove i monumenti
architettonici, le fortezze, i castelli, le opere darte, i ricchi codici, i villaggi, le porte
intarsiate in legno, e altro ancora, tutti espressione purissima della cultura magiara,
al contrario dellUngheria centrale si salvarono dalla distruzione (prima turca e poi
asburgica) proprio grazie alla relativa autonomia di cui godette la Transilvania in
tutto quel periodo. E se oggi un viaggiatore non disattento percorrer quelle
contrade stupende, sappia che se neppure un cartello stradale o ferroviario ne
indica in lingua ungherese lappartenenza anche (starei per dire soprattutto) alla
millenaria cultura ungherese che l vi fior, saranno da soli i monumenti, le strade, le
piazze, le case, le antiche insegne, sopravvissuti alla furia ottusa e devastatrice del
dittatore romeno Ceauescu, a parlare per essi in ungherese. E se il visitatore si
imbatter una domenica mattina nella cattedrale cattolica dei Magiari nel centro di
quella che un giorno fu Kolozsvr e oggi in lingua romena chiamata soltanto Cluj
con laggiunta del toponimo latino Napoca (nome di una cittadina romana, poco
distante dal capoluogo transilvano, sorta allepoca della breve e transitoria
dominazione romana dal 107 al 256 d.C. della Dacia su parte del cui territorio
sorse la medioevale Transilvania magiara), gli capiter, non senza essere colto da un
brivido, di ascoltare, cantato dai discendenti di quei magiari che fecero ricca e colta
la Transilvania, proprio quellInno-preghiera che ripercorre il lungo e sofferto
percorso della storia dUngheria, di cui proprio la Transilvania stata parte o
20

I dati sono desunti dal volume di Istvn Nemeskrty, Al popolo ungherese, che legger questo libro (A magyar
npnek, ki ezt olvassa), Gondolat, Budapest 1975, p. 451.
21
F. Klcsey, Inno (Hymnusz), VII, 1-8 (traduzione personale).

14

appendice fondamentale nel corso dei secoli. E non un caso che per difendere
questa terra e la libert e luguaglianza di tutti i popoli (romeni, magiari, secleri,
tedeschi, ebrei) che per secoli lhanno abitata e ancora oggi labitano, il cantore
nazionale ungherese Sndor Petfi nel 1849, in piena epoca risorgimentale, proprio
da questa terra lanci il suo disperato grido di dolore poco prima di sacrificare la
propria vita:
Giorni orribili! Giorni orribili!
E si fa sempre pi grande questorrore.
Forse il cielo ha giurato
di sterminare il Magiaro.
(Giorni orribili!)22

Tra la fine del XVII e linizio del XVIII secolo la resistenza anti-asburgica del
principe Ferenc Rkczi di Transilvania si allarga a tutta lUngheria coinvolgendo
nobilt e popolo. Gli Ungheresi, dopo un secolo e mezzo di sottomissione allimpero
ottomano, non avrebbero voluto sostituire il dominio turco con un altro dominio
straniero: quello degli Asburgo. Nonostante ci, gran parte dellaristocrazia
ungherese finir per schierarsi al fianco della dinastia, determinando il crollo delle
armate kurucz del principe transilvano. Il XVIII il secolo della rinascita dellUngheria
sia pure allinsegna trionfale del Regnum Marianum issata dai gesuiti: ne sono un
emblema, sul piano culturale e pi strettamente letterario, le esperienze romane, il
trionfo del barocco e del rococ, i drammi scolastici, linflusso italiano (le serenate
romane e il melodramma metastasiano) nellopera poetica (i lied o mdalok) di
Ferenc Faludi. Lepoca di Maria Teresa (1740-1780) vede la pacificazione fra i
Magiari e la corona imperiale asburgica. In cambio del riconoscimento dei propri
diritti (e anche dei propri privilegi) laristocrazia ungherese accetta la Pragmatica
Sanctio (1723) che stabiliva laccesso al trono imperiale anche per le donne. Salita al
trono Maria Teresa, i nobili magiari le giurano fedelt offrendo la loro spada al
servizio di quella che per loro, prima che imperatrice, la regina dUngheria. La
creazione della guardia del corpo di ussari ungheresi (di stanza a Vienna) a
protezione dallimperatrice Maria Teresa in cambio di quella fedelt in nuce il
primo passo verso un riconoscimento dellidentit nazionale dei Magiari, come
testimonia il motto da essa adottato Vitam et Sanguinem pro rege nostro.
Durante la breve quanto intensa era napoleonica sostanzialmente lUngheria
(guidata dallaristocrazia) segue le stesse sorti dellAustria. Vi lepisodio del martire
giacobino Ignc Martinovics. Ma le idee della rivoluzione francese si affermano
presso gli intellettuali ungheresi e si rafforzano allinizio del XIX secolo. In questo
periodo (fine XVIII secolo) si ha il Rinnovamento della lingua ungherese
22

S. Petfi, Giorni orribili (Szrny id), I, 1-4 (traduzione personale).

15

(Nyelvjts) ad opera principalmente dello scrittore Ferenc Kazinczy: si tratta di


un vero e proprio risorgimento linguistico che avr conseguenze sia sul piano
culturale, sia su quello politico.
Il XIX secolo segna la rinascita della nazione ungherese sulla spinta delle idee
di cui portatore il Romanticismo e che costituiscono lo sviluppo di quelle della
Rivoluzione francese. In Ungheria lidea di nazione viene portata avanti dai grandi
poeti e scrittori magiari dellOttocento. Nella vita politica nazionale si affermano
grandi figure che lasceranno una traccia indelebile nella storia e nel pensiero politico
ungherese, come il grande pensatore e uomo di Stato Istvn Szchnyi, di origini
aristocratiche, e il capo della rivoluzione ungherese anti-assolutista del 1848,
lavvocato Lajos Kossuth, esponente della nuova borghesia emergente. A
sintetizzare lanelito di libert e di indipendenza del popolo magiaro fu senza ombra
alcuna di dubbio il poeta Sndor Petfi, la cui giovane vita (solo ventisei anni) fu
rapita in Transilvania - come s' detto - dai cosacchi dello zar di Russia Nicola I
venuto in soccorso dellimperatore dAustria Francesco Giuseppe in nome di quel
principio liberticida che era appunto lassolutismo:
In piedi, Magiari! La patria chiama!
giunto il momento, ora o mai pi!
Schiavi saremo, o liberi?
questa la domanda: scegliete!
Sul dio dei Magiari
giuriamo,
giuriamo: noi
schiavi non saremo mai pi!
(Canto nazionale)23

Lepoca del Risorgimento segna inoltre una delle pagine pi belle della
simpatia reciproca e dell'amicizia italo-magiara, come testimoniato da numerosi
episodi storici che videro protagonisti gli Ungheresi in Italia e gli Italiani in Ungheria
e che hanno avuto una vasta eco sia nella pubblicistica storica, sia in quella
letteratura cosiddetta minore che furono, soprattutto, in Ungheria i canti popolari:
entrambe queste forme di testimonianza storico-culturale trovano spazio e sono
state analizzate in numerosi studi, alcuni dei quali scritti dal redattore delle presenti
note.24
23

S. Petfi, Canto nazionale (Nemzeti dal), I, 1-8 (traduzione personale).


Cfr.: Sndor Petfi nella rivoluzione ungherese del 1848-49, in Rassegna Storica del Risorgimento, Roma 1979, nr.
1, pp. 38-47; L'eco e il mito del Risorgimento italiano in alcuni scritti e canti popolari ungheresi, in Rassegna Storica
del Risorgimento, Roma 1980, nr. 2, pp. 141-153; Roma nella poesia politica di Sndor Petfi: repubblica, tirannide e
libert, in Atti del X Seminario internazionale di Studi storici Da Roma alla Terza Roma sul tema Idea giuridica e
politica di Roma e personalit storiche, Roma, Campidoglio, 21-23 aprile 1990, Libreria Herder Editrice, Roma 1990,
pp. 231-252; Sicilia e Ungheria, un amore corrisposto (Echi letterari della presenza magiara in Sicilia nell'Ottocento),
Edizioni Samperi, Messina 1991, pp. 216; Breve storia dei rapporti storico-culturali italo-ungheresi nel Risorgimento. In
24

16

Con il Compromesso austro-ungarico (1867), favorito dalla bella Sissi


(Elisabetta), lamata regina dUngheria, e dallo statista Ferenc Dek, lUngheria
raggiunge finalmente unintesa con lAustria, dalla quale la dividevano una
rivoluzione (1848) e una guerra dindipendenza (1848-49) seguiti da un decennio di
duro regime repressivo. Il Compromesso austro-ungarico, cos definito nei
manuali storici italiani forzando in senso piuttosto negativo linterpretazione del
termine ungherese kiegyezs, che significa in primo luogo accordo, trasform
lUngheria in membro di pari diritto della Monarchia austro-ungarica. Il
Compromesso legava lUngheria allAustria in una unione che si sarebbe sciolta
cinquantanni dopo con la dissoluzione dellImpero asburgico nel 1918 al termine di
una guerra, la prima guerra mondiale, che si riveler disastrosa per la continuit
storica e lintegrit etnica e territoriale del Regno dUngheria non a caso chiamato in
seguito Ungheria storica (Trtnelmi Magyarorszg) dagli storici ungheresi o
Grande Ungheria (Nagy-Magyarorszg) dai politici ovvero dalla gente comune,
dando luogo, dopo il Trattato del Trianon del 1920, perfino a modi di dire
irredentistici come il famoso Csonka Magyarorszg nem orszg, NagyMagyarorszg mennyorszg (LUngheria mutilata non un Paese, la Grande
Ungheria il paradiso). Una scelta, per, che nel tempo breve si rivel assai
indovinata, avviando uno sviluppo economico che nel caso particolare della capitale
Budapest secondo solo a quello avutosi nello stesso periodo dagli Stati Uniti
dAmerica, come sostiene lo storico americano dorigine ungherese John Lukacs nel
suo volume sulla Budapest di fine Ottocento-primi del Novecento25. Il grande balzo
in avanti dellUngheria dualista nel campo economico fu sorprendente anche se
socialmente squilibrato, caratterizzato da uno sviluppo edilizio formidabile che far
di Budapest una capitale imperiale le cui vestigia architettoniche sono ben visibili
anche oggi.
Il liberalismo tollerante e moderato che caratterizz la prima fase
dellUngheria dellepoca del dualismo austro-ungarico fino agli anni 70
dellOttocento, ebbe sicuramente in Jzsef Etvs (1813 - 1871), pensatore, uomo
politico e scrittore, la figura politica e culturale pi rappresentativa. Sebbene poco
conosciuto al grande pubblico, Etvs stato uno dei pi grandi pensatori di tutti i
tempi e uno dei pi importanti esponenti e interpreti del liberalismo europeo del XIX
secolo. Il suo pensiero pu stare alla pari con quello dei pi noti pensatori liberali
europei ed americani, come Hobbes, John Locke, David Hume, Adam Smith,
Montesquieu, Tocqueville, Constant, John Stuart Mill, ecc. La sua attivit speculativa
tuttavia rimasta praticamente sconosciuta fuori dei confini dellUngheria, se si
eccettua larea di lingua tedesca, dove il pensatore magiaro conobbe una certa
Memor fui dierum antiquorum. Studi in memoria di Luigi De Biasio, a cura di P. C. Ioly Zorattini e A. M. Caproni,
Campanotto Editore, Udine 1995, p. 223.
25
Vedasi: John Lukacs, Budapest 1900: A Historical Portrait of a City and Its Culture, Weidenfeld & Nicolson, New York
1988; ledizione in ungherese dellanno successivo, il 1989.

17

notoriet solamente per nellepoca a lui contemporanea. Nei quattro anni (18671871) della relativamente breve stagione politica caratterizzata dalle sue riforme
illuminate, molte delle quali erano gi state intraprese o portate a compimento
anche in precedenza, Etvs procedette con le sue riforme, che basate sui principi di
un liberalismo illuminato, toccarono diversi settori della vita dello Stato: in
particolare, nel campo dellistruzione, da un lato la lotta allanalfabetismo con una
mirata scolarizzazione basata su un sistema scolastico capillare e il sostegno ai
movimenti associazionistici impegnati nelleducazione popolare, dallaltro lato lo
sviluppo delle universit come luoghi di libera elaborazione del pensiero, nel campo
dei rapporti tra politica e religione, lazione mirata alla separazione netta fra lo
Stato, da un lato, e le varie confessioni operanti in Ungheria dallaltro lato,
allinsegna del rispetto reciproco secondo il concetto di libera Chiesa in libero
Stato caro anche al nostro Cavour.
Conoscendo e facendo conoscere a fondo il pensiero di Jzsef Etvs e,
soprattutto, il suo conseguente operato di uomo di governo, tanti luoghi comuni
sulla presunta oppressione operata dagli ungheresi nei confronti delle minoranze
etniche del Regno dUngheria verrebbero inevitabilmente (quanto meno, in gran
parte) a cadere, almeno per quanto riguarda il primo periodo della Monarchia
austro-ungarica, quello cio immediatamente successivo al cosiddetto
Compromesso. In tal senso la lettura del saggio di Etvs sulla questione delle
nazionalit in Ungheria veramente istruttiva. daltra parte per anche vero che,
purtroppo, negli anni successivi alla morte di Etvs la spinta nazionalista
magiarocentrica della classe dirigente ungherese sullonda lunga di un
nazionalismo emergente un po in tutta Europa avrebbe dapprima disatteso, in
particolare a livello locale, e poi vanificato a livello nazionale la legislazione
illuminata ideata dal grande pensatore e scrittore liberale ungherese, favorendo
quella magiarizzazione forzata delle minoranze fondata sul dominio della
componente magiara sulle altre etnie, ben lontana dallidea propria di Etvs che,
pur presupponendo lidentificazione della Nazione con lo Stato, predicava il pi
ampio rispetto dei diritti delle minoranze e ne propugnava la piena tutela giuridica.
Con il senno di poi si pu affermare che se lUngheria multietnica dellepoca del
dualismo austro-ungarico fosse rimasta fedele allo spirito liberale tollerante e
moderato di Etvs, la cui azione politica rimase un po come avvenne per
litaliano Cavour incompiuta a causa della sua morte, forse il paese danubiano, uno
degli Stati unitari pi forti ed importanti dEuropa fin dal Medio Evo, come tutte le
carte geo-politiche depoca rinascimentale stanno a testimoniare (quantunque nel
periodo della Monarchia austro-ungarica dal punto di vista del diritto internazionale
non potesse essere riconosciuto come Stato a se stante), non avrebbe subito al
termine della prima guerra mondiale la triste sorte dello sfaldamento che rischi di
cancellarla del tutto dalla carta politica dellEuropa. Allepoca, ben pochi intellettuali
e uomini politici ungheresi denunciarono la disparit di trattamento fra le diverse
18

etne che la classe dirigente ungherese cominci a porre in essere dopo la morte di
Etvs, disattendendone lo spirito, ed un numero ancor minore di essi vi vide insiti
in embrione i rischi di una possibile deflagrazione che avrebbe soprattutto travolto il
Regno dUngheria, la compagine statuale pi compatta dal punto di vista storico, ma
fortemente frammentata sul piano etnico, soprattutto nelle regioni periferiche del
Paese, in particolare nella Transilvania, dove alla fine del XIX secolo la popolazione
romena da minoritaria era divenuta maggioritaria. Finch Etvs visse e negli anni
immediatamente successivi alla sua morte le sue direttive politiche in tema di
nazionalit (o minoranze) furono applicate. Poi le spinte nazionalistiche
prenderanno il sopravvento vanificandone la grande azione riformatrice.
Sul piano strettamente sociale il Compromesso austro-ungarico fu un vero e
proprio accordo fra le classi sociali dirigenti tedesche e magiare dellimpero
dAustria, con esclusione, se non proprio a danno, di quelle slave (con forte
risentimento e malcontento da parte di queste ultime): esclusione nella quale si pu
intravvedere forse una delle cause principali dellintrinseca debolezza e della
successiva frantumazione, cinquantanni dopo, dellantico impero asburgico
ristrutturato in forma dualista. Inoltre, se con il Compromesso austro-ungarico
veniva sancito il definitivo e, per certi versi, ineluttabile riavvicinamento fra la classe
dirigente magiara pi moderata e la dinastia austriaca, altrettanto vero che con
questa intesa un intero Paese veniva sacrificato, sia pure in nome della sua integrit
territoriale storica e del progresso (che nella seconda met del XIX secolo fu
indubitabile), agli interessi di una sola classe sociale, a protezione della quale
stavano le due colonne del clero (lalto clero, soprattutto cattolico) e dellesercito. E
se vero, come vero, che i grossi investimenti di capitale nellindustria e
nelledilizia apportarono un indubbio sviluppo complessivo al Paese, di esso tuttavia
benefici solo una parte della popolazione. Cos la nuova aristocrazia finanziaria e
imprenditoriale, per non essere da meno del vecchio ceto magnatizio latifondista,
oltre ad adottarne le mode e i costumi, si getter a capofitto nella politica scalando
la vetta del potere, da cui, per mancanza di suffragio universale, le grandi masse
sarebbero rimaste escluse praticamente fino alla vigilia della prima guerra mondiale.
Se qualcuno allora avesse saputo o potuto guardare al Compromesso austroungarico in prospettiva, nella tragica e sinistra prospettiva del 1918, non avrebbe
potuto far altro che constatare che il prezzo pagato dallUngheria per la
riconciliazione con gli Asburgo del 1867 sarebbe stato davvero molto alto. E tuttavia,
alla domanda se lUngheria del periodo della monarchia dualista (1867-1918) fosse
uno stato liberale, si pu tranquillamente rispondere in modo affermativo
considerando sia il ruolo delle istituzioni (il Parlamento in primo luogo), sia la prassi
e gli strumenti della politica (elezioni politiche e formazione dei governi), tipici degli
stati liberali europei dellepoca. Il periodo relativamente lungo di pace in Europa, la
cosiddetta belle poque, favor inoltre in Ungheria, come prima ricordato, una
crescita, sul piano economico ed industriale, che, seppure disordinata e
19

disegualmente distribuita fra le varie fasce sociali, ebbe un alto tasso di sviluppo
come in pochi altri Paesi dato di riscontrare nel periodo. Crescita che, per, fin per
abbagliare ulteriormente la classe dirigente ungherese spingendola sempre pi
verso illusioni imperialistiche" che, operettistiche nei modi e nelle forme, si
sarebbero alla fine rivelate tragiche.
Nel quadro storico ora descritto gran parte dellintellettualit magiara,
memore della tragedia del 1849 (che aveva visto lUngheria rivoluzionaria di
Kossuth, isolata in Europa, perire di fronte al colosso della Russia zarista e allAustria
stessa), fin, in nome dellintegrit e della sicurezza nazionale, per collocarsi in una
posizione non ostile al potere politico e al dualismo austro-ungarico, almeno fino
alla svolta del secolo. Le posizioni espresse da gran parte dellintellettualit magiara
della belle poque austro-ungarica rivelano una piena fiducia e solidariet al regime
del Compromesso. Nonostante questa tendenza di massima, nellUngheria del
Compromesso, soprattutto alle soglie del XX secolo, non manc chi fra gli
intellettuali ne criticasse alcuni aspetti sociali dipingendo con realismo larretrata
provincia ungherese con la sua piccola nobilt corrotta, la cosiddetta gentry. In
particolare, Klmn Mikszth nei suoi romanzi, soppesando e giudicando la vita di
provincia, descrive, sia pure in modo distaccato e freddo, tutta lipocrisia, la
disponibilit al compromesso (con la c minuscola!), le buone maniere di facciata
dello strato pi parassitario di tutta la societ magiara dellepoca.26
Nellanno 1896 lUngheria, ma soprattutto la sua classe dirigente celebr il
millesimo anniversario della presa di possesso, da parte delle antiche trib magiare,
delle terre bagnate dai quattro fiumi sacri dellUngheria storica: Danubio, Tibisco,
Drava e Sava. Allavvenimento fu dato il maggior risalto possibile con uno sfarzo
faraonico, non rapportabile per alle possibilit di una societ graniticamente
stratificata, nella quale solo il primo strato (i magnati terrieri, una parte di questi
trasformati in grossi industriali, i grandi banchieri e la ricca borghesia imprenditrice)
deteneva quasi tutto il reddito nazionale, la cui residua parte finiva per lo pi nelle
tasche della piccola borghesia di citt e della piccola nobilt di provincia, mentre alle
grandi masse, in maggioranza contadine, non rimanevano che le briciole. Anche una
parte di quegli intellettuali, alcuni dei quali, come lo scrittore Mr Jkai, erano stati
dei rivoluzionari nel biennio 1848-49 e poi si erano sempre pi andati identificando
con il regime dualista man mano che questo si veniva consolidando, fu presa da una
specie di sindrome autocelebrativa del regno millenario finendo da un lato per
appiattirsi sulle posizioni politiche ed ideali della classe dirigente (aristocrazia e alta
finanza, col supporto della piccola nobilt di provincia) e, dallaltro lato, per
dimenticare quasi del tutto o volutamente sottacere quei diritti e quei princpi di
26

La vita culturale ungherese alla svolta fra XIX e XX secolo tratteggiata nell'introduzione e nel capitolo quarto del
volume: Roberto Ruspanti, Endre Ady, coscienza inquieta dUngheria, Rubbettino, Soveria Mannelli-Messina 1994,
rispettivamente alle pp. 13-19 e 71-83.

20

libert rivendicati dalle minoranze etniche del Paese e per i quali nel periodo del
Risorgimento gli stessi Magiari si erano battuti contro l'Austria.
Alla svolta del XX secolo le tendenze politiche che dominavano la scena
dellUngheria e che, in gran parte, venivano rispecchiate dalla cultura ufficiale erano
sostanzialmente due: da un lato, quella che si riconosceva nel liberalismo pi puro,
sia in campo economico ovvero politico, e che vedeva come fautori e protagonisti i
gruppi industriali e finanziari e la grande borghesia, disposti al compromesso con la
vecchia classe aristocratica; dallaltro lato, quella che potrebbe essere definita
liberal-radicale con aspirazioni democratico-progressiste, portata avanti dalla piccola
e media borghesia di citt e di provincia, insofferente allanacronistico parassitismo
aristocratico e che raccoglieva, fra gli intellettuali, maggiori consensi. Fuori di questo
schema principale si collocavano sia il mondo contadino sia il proletariato, il primo
troppo arretrato e considerato dalla cultura in una visione nazional-populista
piuttosto edulcorata, che ne celava i veri e sostanziali problemi, il secondo, ancora
troppo giovane e, tutto sommato, ristretto alla sola citt di Budapest, per riscuotere
le simpatie e lappoggio dellintellettualit magiara, in gran parte concentrata nella
capitale. Ed era proprio l, nella bella e sfavillante Budapest dei caff e dei
boulevards, nata a nuovo splendore architettonico-urbanistico nei decenni
successivi al 1867, che si svilupparono le nuove tendenze culturali ungheresi del
primo Novecento. Nella citt contrassegnata dallo stile stravagante impressole da
dn Lechner, mago dellarchitettura eclettica, una nuova generazione di
intellettuali stava per prorompere sulla scena culturale e politica dellUngheria per
metterla sullavviso del pericolo mortale che il Paese stava correndo, tutto preso
dalle proprie illusioni aristocratico-imperiali e dallautocelebrazione della propria
potenza. Cos, non casualmente, proprio nella realt storico-sociale della grande
Ungheria della Corona di Santo Stefano, nellAustria-Ungheria degli Asburgo che da
l a poco sarebbe scomparsa, operer, sogner e amer nei primi del Novecento
Endre Ady (1877-1919), il grande poeta e giornalista ungherese che quella realt
sferzer e denunzier a pi riprese additandola nei suoi scritti giornalistici, ma
soprattutto e con ben altra incisivit, nei suoi versi alla coscienza del suo popolo,
rivoluzionando in questo e in altri temi, nonch nel modo di rappresentarli, la poesia
ungherese. Nelle sue liriche riecheggia il fermo richiamo agli Ungheresi a ritrovare la
strada, smarrita nei secoli, che li ha portati nei tempi andati dalle lontane steppe
uraliche fra Europa ed Asia fin nel cuore del bacino danubiano-carpatico, e a
riprendere quel percorso, interrotto, che conduce decisamente verso Occidente,
verso il progresso. Il messaggio di Ady purtroppo cadr nel vuoto con gravi
conseguenze per lUngheria e la responsabilit di non averlo raccolto ricade
certamente sulla classe politica dirigente del Paese che si era cullata nei suoi sogni di
gloria millenaria.

21

Nel crollo militare di quello che fu uno dei pi potenti imperi del mondo come viene definita lAustria-Ungheria nel famoso Bollettino della Vittoria (4
novembre 1918) redatto dal generale italiano Armando Diaz alla fine della prima
guerra mondiale (1914-1918) - si rispecchiava la fine inevitabile di unepoca.
LUngheria millenaria, come membro a parit di diritto dellimpero austro-ungarico,
viene ritenuta (ingiustamente) responsabile in toto dello scatenamento della prima
guerra mondiale con conseguenze catastrofiche per la stessa integrit territoriale
del Paese. Ed proprio il grande poeta ungherese Endre Ady, che oltre a presentire
la tragedia dellUngheria disfatta, ha, prima di morire, anche il dolore di viverla sulla
sua stessa pelle. Rimangono memorabili i suoi versi che invocano per lUngheria
sconfitta la piet delle potenze vincitrici della prima guerra mondiale:
Non calpestatelo troppo,
non schiacciatelo troppo,
questo nostro cuore bello, povero,
grondante sangue che vuole solo fremere.
Il Magiaro un popolo triste, infausto,
visse nella rivoluzione e per guarirlo
gli recarono Guerra e Orrore
ribaldi maledetti perfino nella tomba.
Rimbombano cupe le nostre caserme,
di quanto e quanto sangue memoria,
cripte orribili rivestite a lutto,
un catafalco vi sta davanti, un catafalco!
Noi fummo la follia della terra,
noi poveri, consunti Magiari;
e adesso su, venite, vincitori:
saluto al vincitore!
(Saluto al vincitore)27

***
I settantanni di storia del Paese dei Magiari che vanno dal 1919 al 1989 del
XX secolo si riveleranno per il popolo ungherese un periodo fra i pi tormentati della
loro relativamente breve avventura europea, come gli avvenimenti che
sinteticamente elencher in forma cronologica stanno a dimostrare.
Il 25 ottobre 1918, allindomani del termine della prima guerra mondiale
conclusasi per lUngheria con una catastrofe il Comitato Nazionale Ungherese sorto
sulla spinta della rivoluzione democratica dellautunno 1918, rivolge un proclama al
27

E. Ady, Saluto al vincitore (dvzlet a gyznek). Traduzione personale.

22

popolo dUngheria, mentre Mihly Krolyi diviene presidente del consiglio dei
ministri, senza essere designato dallultimo imperatore dAustria-Ungheria, Carlo I
dAsburgo (Carlo IV, come re dUngheria). Il 31 ottobre la folla, sciamando per le vie
di Budapest, sancisce il trionfo della pacifica rivoluzione democratica, detta anche
rivoluzione dei crisantemi (o delle rose dautunno), e il 1 novembre lUngheria
proclama la propria indipendenza dallImpero degli Asburgo. Sembrer realizzarsi
cos il sogno adyano che lUngheria divenisse veramente uno Stato europeo,
occidentale e democratico, sogno che verr presto infranto dalla politica ottusa e
miope delle potenze vincitrici. Infatti, quando Endre Ady muore, nel gennaio 1919,
lo sconvolgimento dellUngheria storica si gi completato e la nuova, libera,
democratica Ungheria, sottoposta alle rivendicazioni delle potenze vincitrici e alle
pretese territoriali, molte delle quali esagerate e, spesso, assurde, degli Stati
successori (Cecoslovacchia e Jugoslavia paradossalmente oggi dissoltesi in una
miriade di stati) o confinanti (Romania, in primis, e Austria) dellex Monarchia
asburgica, viene punita pi di quanto lo stesso grande poeta aveva immaginato nei
suoi profetici avvertimenti. Cos pure il sogno adyano della nascita, sulle ceneri
dellancien rgime aristocratico-feudale, di una nuova, democratica Ungheria
sinfranger nelle tragiche vicende che accompagneranno il Paese dei Magiari a
partire dal 1919. Endre Ady non fece in tempo a veder sorgere la Repubblica
comunista dei Consigli (Soviet) il 23 marzo 1919, ma non possiamo dire se egli,
spirito sicuramente democratico e quantaltri mai libero, ne avrebbe condiviso la
politica e limpostazione. Quel che possiamo dire che la parentesi della repubblica
bolscevica ungherese, durata 133 giorni, fu sicuramente deleteria per lUngheria,
non tanto al suo interno, quanto nel suo rapporto con il resto dEuropa, anche se
mostr degli apprezzabili quanto poco efficaci e duraturi tentativi di redistribuzione
delle ricchezze e dei latifondi i cui effetti non poterono manifestarsi.
Chiusa la breve parentesi rivoluzionaria, lUngheria per volont delle potenze
vincitrici della prima guerra mondiale fu costretta a sottoscrivere il Trattato del
Trianon (1920) con il quale il Paese veniva privato dei due terzi del territorio
nazionale ungherese fagocitati dai Paesi vincitori e non. Ben tre milioni e mezzo di
Ungheresi si ritrovarono senza patria fuori dei confini nazionali: un prezzo da pagare
unanimemente giudicato troppo alto e una vera catastrofe, unica del genere nella
storia dellEuropa contemporanea.28 Dal 1919 al 1944 in Ungheria si insedia quello
che impropriamente chiamato regime di Horthy: si tratta della lunga reggenza o
governatorato del Regno dUngheria, definito in questo periodo un regno senza re,
da parte del contrammiraglio dellex marina militare austro-ungarica Mikls Horthy,
lammiraglio senza mare. La politica dellUngheria fra le due guerre mondiali,
condotta da un regime oligarchico (dominato in gran parte dai vecchi ceti magnatizi)
28

Il problema in parte da me affrontato in Il caso transilvano in alcune pubblicazioni italiane d'argomento ungherese
degli anni 20-30 e in Un regno senza re: lUngheria di Horthy (1919-1944), entrambi i saggi nel volume: Dal Tevere al
Danubio. Percorsi di un magiarista italiano fra storia, poesia e letteratura, Rubbettino, Soveria Mannelli 1995.

23

formalmente parlamentare (saranno ammessi il Partito social-democratico e nella


vita socio-economica del Paese il sindacato), ha come filo conduttore il recupero dei
territori perduti, al caro prezzo di alleanze sempre pi strette prima con lItalia
fascista e poi, ancor pi, con la Germania nazista. Inizialmente lalleanza con lItalia
fascista fu determinata dalla necessit dellUngheria di uscire dallisolamento
internazionale e dalla speranza di trovare nellItalia un sostegno al recupero dei
territori perduti. Il periodo di Horthy fu caratterizzato da un forte avvicinamento
dellUngheria allItalia, soprattutto dalla met degli anni 20 alla met degli anni 30,
con risvolti sul piano economico, culturale e dello stesso costume che, in parte,
esulano e travalicano lo stesso fatto politico, innestandosi nel fertile humus delle
ricca e proficua tradizione dellamicizia e delle relazioni storico-culturali italomagiare. Questo rinnovato scambio culturale fra lItalia e lUngheria si manifesta
tuttavia a livelli, che definiremmo superficiali o, se si preferisce, leggeri con il
boom dellimmagine italiana in Ungheria e viceversa: films dei telefoni bianchi (con
fotografia e sceneggiature ungheresi), il viaggio di nozze delle giovani coppie di sposi
della borghesia magiara a Venezia, il grande successo dei romanzi dappendice e
dintrattenimento (per la verit oggi rivalutati) di scrittori ungheresi come Lajos
Zilahy e Ferenc Krmendi (il pi famoso dei quali senzaltro Unavventura a
Budapest) presso la borghesia italiana, e cos via.
La restituzione di alcuni territori allUngheria, grazie alle mediazioni italotedesche, segna in realt per il Paese dei Magiari linizio della fine: il prezzo da
pagare sar infatti l'ingresso nellAsse e la conseguente entrata in guerra
dellUngheria che si concluder con unennesima disfatta. Nel 1944 con un putsch
militare favorito e organizzato dallesercito tedesco, che di fatto occupa il territorio
ungherese, i Crocefrecciati, cio i nazisti ungheresi, depongono il Reggente Horthy e
prendono tutto il potere istaurando un governo fantoccio della Germania nazista in
un Paese ormai allo stremo e desideroso solo di uscire fuori da una guerra insensata
e fallimentare che provoca la morte di migliaia di soldati dellarmata ungherese in
ritirata sul fronte russo. Nellinverno 1944-45 lUngheria vive sulla sua pelle la
tragedia della deportazione di migliaia di ebrei e di democratici (un simbolo per
tutti: la tragica fine del poeta Mikls Radnti) e la guerra combattuta fra sovietici e
tedeschi casa per casa lungo le vie di una Budapest spettrale, i cui ponti sul Danubio
vengono tutti fatti saltare in aria dai tedeschi in ritirata.
Dopo la fine del secondo conflitto mondiale, lUngheria, per la ferrea
spartizione dellEuropa voluta dai vincitori a Yalta finir lentamente ma
inesorabilmente nellorbita sovietica (1945-1948), subir la tetra dittatura totalitaria
dellera stalinista (1949-1953), mentre la rivoluzione patriottica e democratica del
1956 (dove tanti giovani, uomini e donne sacrificarono la propria vita) si riveler per
gli Ungheresi un effimero sogno di libert. Nonostante ci, anche in questo periodo
lUngheria sar presente, a livello europeo e mondiale, con alcuni grandi nomi della
24

scienza e dellarte, continuando una tradizione che lha vista sempre primeggiare in
tutti i campi della cultura. Subito dopo la fine del secondo conflitto mondiale
leffimero sogno di libert e di autentica democrazia degli ungheresi durer ben
poco con la progressiva presa di tutto il potere politico nelle proprie mani da parte
del Partito comunista ungherese (in cui prevalgono gli esponenti emigrati in Unione
Sovietica rispetto a quelli operanti nella resistenza clandestina interna al regime
horthysta). La transizione dalla democrazia alla dittatura comunista (stalinista) del
periodo post-bellico avviene tra il 1945 e il 1948. Tutti i partiti vengono messi fuori
legge, ad eccezione di quello comunista che ha forzosamente inglobato (unificato)
lo storico Partito socialdemocratico ungherese, che era sopravvissuto perfino
durante lepoca di Horthy. Dopo il 1949 si insedia in Ungheria un regime, che non
pu essere definito in altro modo se non totalitario-stalinista, caratterizzato da una
ferrea, quanto ottusa dittatura delluomo sulluomo, dominato da unatmosfera di
terrore e costellato di delazioni, processi farsa e impiccagioni: lesatto contrario di
quella societ giusta e umana che lideale comunista avrebbe voluto realizzare.
LUngheria in questo periodo non pu certo definirsi uno Stato di diritto. Anche in
politica estera lUngheria stalinista si allinea (e non poteva fare altrimenti) agli altri
Paesi est-europei satelliti dellUnione Sovietica.
Nel 1956 lanelito di libert dei Magiari, pi che il malcontento di tipo
economico, come ormai stato ampiamente dimostrato da numerosissimi studi,
porta il popolo ungherese alla rivoluzione patriottica e democratica contro il regime
comunista-stalinista dominante nel Paese. Solo lintervento militare sovietico - con
lassenza totale del mondo libero (che rimane a guardare) e grazie al tradimentovoltafaccia di uno dei leaders del partito comunista e dello Stato ungherese, Jnos
Kdr - permetter di soffocare nel sangue la rivoluzione ungherese (migliaia i morti;
200.000 profughi, quasi tutti uomini e in maggioranza intellettuali, su una
popolazione di 9.500.000 abitanti).29 Dopo la dura repressione della gloriosa
rivoluzione del 1956 (che vede la condanna a morte del primo ministro Imre Nagy30,
del colonnello Malter, e tanti altri, nonch lincarcerazione di migliaia di patriotti
ungheresi) e il ripristino della dittatura, in Ungheria sinstaura un regime di
compromesso pseudo-socialista che sar definito regime kdriano e che
sopravvivr fino al 1988 grazie al protrarsi della lunga stagione della guerra fredda.
il cosiddetto socialismo reale allungherese, caratterizzato dal noto slogan
kdriano Chi non contro di noi con noi.
Il 1989 segna la fine della stagione comunista e la nascita della nuova Ungheria. La
fuga in massa dei tedeschi dellEst spinge nellestate del 1989 la dirigenza del partito
comunista ungherese ad aprire loro le frontiere dellUngheria verso lAustria,
29

Vedasi, a tal proposito, linteressante volume miscellaneo Ungheria 1956: la cultura si interroga (La rivoluzione
patriottica e democratica dUngheria nello specchio di letteratura, storia, pubblicistica, politica, diplomazia, economia,
arte), a cura di R. Ruspanti, Rubbettino, Soveria Mannelli-Messina 1996.
30
Su Imre Nagy si veda il recente volume di Romano Pietrosanti, Imre Nagy. Un ungherese comunista (Vita e martirio
di un leader dellottobre 1956), Le Monnier, 2014.

25

lOccidente e la stessa Germania occidentale: il preludio allabbattimento del muro


di Berlino che roviner determinando il crollo dei regimi comunisti in Europa e nella
stessa Unione Sovietica.31 Sotto la spinta del vento della libert si riavvia in Ungheria
la dialettica democratica che porter alla formazione dei nuovi partiti e movimenti
politici e alle prime elezioni libere dopo 45 anni.32 Con la caduta del muro di Berlino,
a cui lUngheria contribuisce e non poco! e con la fine del regime monopartitico
(dominato nel bene e nel male dallambigua figura di Jnos Kdr), lUngheria
ritorna alla democrazia riconquistando definitivamente la libert e quel posto che da
sempre le compete fra le nazioni libere dellEuropa.33 La riabilitazione del primo
ministro martire Imre Nagy (1990), il principale protagonista della Rivoluzione
ungherese del 1956, davanti ad un milione di ungheresi inneggianti alla riacquistata
libert e alla fine del regime comunista, suggella la nascita della nuova Ungheria
democratica, che fra progressi e difficolt inevitabili (dovute a quasi mezzo secolo di
totalitarismo) dal 2008 membro dellUnione Europea, con la speranza che si
avverino una volta per sempre le profetiche parole contenute nella prima e
nellultima strofa dellInno nazionale ungherese di Klcsey che riassume con grande
afflato lirico la storia ricca e affascinante e, al tempo stesso, sofferta dei Magiari:
Dio benedici il Magiaro
donandogli letizia e abbondanza,
stendigli sopra, a protezione, il tuo braccio
quando in lotta con il nemico;
la sventura lo strazia da tanto,
concedigli un anno felice,
questo popolo ha gi espiato
il passato e lavvenire.34

Roberto Ruspanti
Professore ordinario di Lingua e letteratura ungherese nellUniversit di Udine
Direttore del Centro Interuniversitario di Studi Ungheresi
e sullEuropa Centro-Orientale (CISUECO)
http://host.uniroma3.it/associazioni/cisueco/
31

Si veda in proposito il mio saggio La spallata ungherese al muro di Berlino, in: Cera una volta il Muro. A ventanni
dalla svolta tedesca (a cura di Emilia Fiandra), ed. Editoriale Artemide, Roma 2011, pp. 59 - 74.
32
Per la cronaca (e la storia), il primo Presidente del Consiglio liberamente eletto (1990) in Ungheria dopo quasi mezzo
secolo di dittatura comunista stato - com' noto - Jzsef Antall (morto nel 1993), segretario politico del neonato
partito Forum Democratico Ungherese (Magyar Demokrata Forum).
33
Per la cronaca (e la storia), il primo Presidente del Consiglio liberamente eletto (1990) in Ungheria dopo quasi mezzo
secolo di dittatura comunista stato com noto - Jzsef Antall (morto nel 1993), segretario politico del neonato
partito Forum Democratico Ungherese (Magyar Demokrata Forum).
34
F. Klcsey, Inno (Hymnusz), I strofa, vv. 1-8. (Traduzione personale).

26

cisueco1@gmail.com

APPENDICE
LEGGE FONDAMENTALE DELL'UNGHERIA
(25 aprile 2011, Pasqua)
La nuova Costituzione ungherese chiamata Legge Fondamentale entrata il vigore il 1 gennaio
2012.
La Legge Fondamentale divisa in tre parti, precedute da un Preambolo intitolato
Proclamazione di fede nazionale (in ungherese: Nemzeti Hitvalls che incomincia con
linvocazione a Dio Dio benedica gli Ungheresi) e seguite dalle Disposizioni finali, ed composta
in tutto da 103 articoli numerati diversamente a seconda delle parti a cui appartengono: cos i 18
articoli della Prima parte intitolata Fondamenta (in ungherese: Alapvets) e riguardanti i
princpi fondamentali, sono segnati da una lettera (che va da A a T), i 31 articoli della Seconda
parte, intitolata Libert e Responsabilit (in ungherese: Szabadsg s Felelssg) e riguardante
i diritti e doveri, sono numerati in numeri romani (da I a XXXI) e, infine, i 54 articoli della Terza
parte, intitolata Lo Stato (in ungherese Az llam) e riguardante lorganizzazione dello Stato,
sono numerati in numeri arabi (da 1 a 54).
Le leggi organiche previste dalla Costituzione ungherese
Diverse questioni sono lasciate al legislatore che dovr adottare, con una maggioranza dei due
terzi, delle leggi organiche (chiamate in lingua ungherese sarkalatos trvny) per attuare
numerose disposizioni costituzionali. In tal modo, saranno regolati da leggi organiche il sistema
pensionistico, il sistema tributario, la tutela del patrimonio nazionale, la tutela delle famiglie, il
sistema elettorale, le incompatibilit dei deputati parlamentari, la Banca Centrale Nazionale, la
Corte costituzionale, il funzionamento dei partiti, e cos via.
Proprio lapprovazione delle leggi organiche riguardanti lindipendenza della banca centrale
nazionale, lindipendenza dellautorit giudiziaria e lindipendenza dellautorit garante della
protezione dei dati, da parte del Parlamento ungherese (che oggi dominato da una maggioranza
dei due terzi del partito di governo FIDESZ e del suo alleato KNDP), avevano determinato le tre
procedure di infrazione delle normative europee da parte dellUE e che poi sono state ritirate
perch lUngheria ha provveduto a modificare quelle parti delle tre leggi in conflitto con la
normativa europea.
Riassumo le tre leggi, cos come erano state approvate dal Parlamento ungherese prima delle
procedure dinfrazione avviate dalla UE e dalle successive modifiche apportate dal Parlamento
ungherese:

27

1) La Legge CCVIII/2011 che regola lindipendenza della Banca Nazionale Ungherese (MNB), in
applicazione degli articoli nr. 41- 44 della Nuova Costituzione (Legge fondamentale)
ungherese.
2) La Legge CLXII/2011 che regola lindipendenza dellautorit giudiziaria in applicazione
dellart. nr. 26 della Nuova Costituzione (Legge fondamentale) ungherese.
3) La Legge CXII/2011 che regola il controllo della protezione dei dati creando una nuova
agenzia nazionale per la protezione dei dati, in applicazione dellart. VI della Nuova
Costituzione (Legge fondamentale) ungherese.

28

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