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Ci troviamo a Verbania, precisamente a Piazzale Flaim, sovrastato

dallomonimo palazzo.
Pausa
Situato a fianco del vecchio porto di Intra, un perfetto esempio di architettura
razionalista; larchitetto in capo al progetto, Luigi Vietti, fu uno dei pi proliferi
e rappresentativi del periodo fascista.
Ledificio consiste di un portico sostenuto da pilotis chiarissimo rimando allo
stile di Le Corbusier che sorregge una struttura di cemento armato a
blocchi.
[Il palazzo] fu edificato dal 1932 al 1935, durante lapogeo del Regime nella
provincia del VCO, divenendo la Casa del fascio della cittadina di Intra. Gli
elementi costitutivi del palazzo sono in pieno accordo con la predilezione
tipicamente fascista verso gli edifici monumentali e scenografici. Decantare
limportanza e i successi del regime sempre pi auto-encomiastico richiedeva
un saldo legame tra folla e governo. Basta osservare il retorico podio a larghi
gradoni che si protende verso la piazza, portando loratore quasi nel cuore della
folla elettrizzata [/entusiasta?], che stabilisce con il popolo un rapporto di
vicinanza e autorit al contempo.
Dieci anni dopo, dal 43 al 45, vi si stanzi la famigerata (e odiata) Brigata
Nera. Fu, dunque, oltre che la sede delle attivit politiche del regime, anche
un luogo di presidio militare, dove non mancarono interrogatori, torture e
sevizie agli arrestati dalla brigata.
Nel gennaio del 44 i patrioti di Verbania riuscirono ad eludere la sorveglianza e
a rubare le armi.
Ce lo racconta Arialdo Catenazzi, ex partigiano ora presidente dell ANPI di
Verbania. Intervista
Nellautunno del 44 la parentesi democratica della Repubblica dellOssola si
chiuse nel sangue, con la nobilissima sconfitta delle divisioni Beltrami,
Valdossola e Valtoce. Le speranze libertarie della popolazione appena evacuata
e dei patrioti non si estinsero nemmeno durante il lungo e durissimo inverno
44-45.
Tra forti nevicate e tremende rappresaglie tedesche, i patrioti dispersi e
rifugiati, attuarono unintelligente opera di riorganizzazione del comando, con
la creazione del SIP (Servizio Informazioni Partigiano) da cui dipese il GAP
(Gruppo di Azione Partigiana) di Intra. Fu resa possibile, grazie allistituzione del
posto 24, la mobilitazione dei combattenti che si trovavano in Svizzera, che,
fuggendo dai cambi dinternazione, facevano tappa al posto prima di tornare
in azione in territorio italiano. [alternativa: Sui monti sopra Ascona in Canton
Ticino, viene istituito il "Posto 24", una villetta che serve da posto-tappa per i
partigiani internati in Svizzera che fuggono dai campi di internamento per
tornare a combattere in Italia] Inoltre le due brigate Valgrande Martire e
Cesare Battisti vengono fuse nella divisione Mario Flaim. Le azioni della
Divisione aumentarono in numero, intensit ed incisivit, in un inesorabile

crescendo che termin solo il 23 aprile: la mattina dopo la divisione Flaim entra
a Verbania: la liberazione.
la seconda nascita del palazzo, che da ora in avanti segue un percorso
funzionale inverso.
Intervista sulla gestione del palazzo nel primissimo dopoguerra.
Inquadratura targa
Nel 1955 il palazzo fu dunque dedicato a Mario Flaim. Originario di Rovereto, in
provincia di Trento [nel Trentino?] dove nacque nel 1919. Dopo la laurea in
scienze politiche, fu tenente di complemento negli alpini fino alarmistizio dell8
Settembre [

?] quando

organizz

una

formazione

partigiana sulle Prealpi lombarde. Allo scioglimento di quella prima banda, si


un alla brigata Giovine Italia, attiva sulle alture del Verbano. Partecip alla
guerriglia molto attivamente, specie durante il rastrellamento del giugno 44,
quando le sue azioni militari furono cruciali: Flaim impegnato nella difesa del
Pizzo Marona, reduce di due giorni di estenuanti combattimenti. La mattina del
17 coordina la sua squadra in unazione difensiva alla cappelletta, contro
unimminente colonna tedesca, ma verso mezzogiorno tutto finito. Il suo
corpo privo di vita ritrovato assieme a quello di altri dieci compagni.
Il sacrificio di un uomo nemmeno natio del Verbano un esempio di amore
[dedizione?, Impegno?] disinteressato per la lotta alloccupazione [per la
liberazione?/ di liberazione?]. In una figura come quella di Mario Flaim,
possiamo assaporare il pi autentico desiderio di una libert che sia vera e
nazionale, che prescinda dai particolarismi di provincia. Un sacrificio non vano
indirizzato allItalia e alla libert per s, a cui Verbania stata da subito
immensamente grata. Dapprima, ricordiamo, con lintitolazione della Divisione,
a meno di un anno dalla caduta, e, undici anni dopo, il Palazzo.
Il tenente Flaim era originario di Rovereto, nel Trentino. Dopo
larmistizio dell8 settembre, dal corpo degli alpini si un alla lotta di
liberazione sulle nostre montagne, arruolandosi nella brigata
partigiana Giovine Italia.
Durante il rastrellamento del 1944, Mario Flaim impegnato nella
difesa di Pizzo Marona, e la mattina del 17 giugno ne organizza la
difesa contro una colonna tedesca in arrivo, e l cadr, assieme ai suoi
10 compagni.

Per decenni ledificio stato la sede dellAssociazione Nazionale Partigiani


dItalia, ed lo stesso statuto della societ [si pu cambiare associazione con
societ/congregazione?] a motivarne la dedica al tenente-partigiano.
Inserimento immagini/slides statuto? Comunque:
Art. 2, b) valorizzare in campo nazionale ed internazionale il contributo
effettivo portato alla causa
della libert dallazione dei partigiani e degli antifascisti, glorificare i Caduti e
perpetuarne la
memoria; g) promuovere studi intesi a mettere in rilievo limportanza
della guerra partigiana ai fini del
riscatto del Paese dalla servit tedesca e delle riconquiste della
libert.
Palazzo Flaim quindi un simbolo con il suo simbolico testimone, un
monumento dalle fattezze [fisionomia?] fasciste che pi non appartiene al
nemico. Mario Flaim, come nome della Divisione, prima tappa della sua
memoria [sottrazione dalloblio?], il rappresentante del particolare evento di
liberazione del Comune di Verbania, ma [e?], come uomo, sinonimo
[significa? ] [incarnazione?] di riscatto dalla servit tedesca.
Qualche immagine/cartellone commovente
A questo punto, lantica casa del fascio un vero e proprio [in tutto e per tutto]
luogo della memoria, non solo rappresentativo, ma anche attivamente
coinvolto nella sensibilizzazione del popolo Verbanese.
Dovremo attendere solo qualche anno prima che assuma un ruolo
politicamente operoso, cio che vi si sieda il Consiglio Comunale. Questo
avviene [non so quando]: Palazzo Flaim, quasi per contrappasso, uno
strumento della democrazia.
Sebbene non vada pi considerato un semplice monumento onorifico, adempie
quotidianamente limpegno del ricordo, ogni qualvolta abbia inizio una seduta
del Consiglio, in maniera radicalmente diversa da quella del semplice sforzo
collettivo di rispetto ai caduti. Operare nellambito di un governo democratico
la pi compiuta celebrazione della vittoria di Mario Flaim e della sua brigata:
poich il tenace impegno bellico di costoro [e la loro ostinata avversione alla
dittatura?] stato [sono stati] il fulcro della giravolta [inversione?
rovesciamento?] politica di questo palazzo. Giunti dunque allultima tappa del
palazzo, che riflette una pi profonda maturazione delle esperienze di storia
recente.

Da ampliare? Immagini strappalacrime. Suggerimenti:

In una societ dai rapidissimi cambiamenti, in cui il filo della tradizione si sta
lentamente lacerando, piacevole costatare manifestazioni di una memoria
autentica e pienamente consapevole. Non una lastra passiva che seleziona le
esperienze passate, ma facolt attiva in grado di reinventarle. Uno sforzo
creativo che nella sua dinamicit conserva il passato e ne garantisce il legame
consequenziale con il futuro.

immagine?

Prima la storia relativa al luogo? Eccola, comunque.


Tra l11 e il 30 giugno 1944 si svolse il celebre rastrellamento della Val Grande.
Truppe tedesche e militari fascisti, per un organico di circa 4.500 uomini bene
equipaggiati si scontrarono con meno di 500 partigiani armati
insufficientemente. "Nei primi giorni la lotta accanita e pi volte gli attaccanti
segnano il passo, poi la superiorit numerica e d'armamento del nemico
travolge anche le ultime resistenze organizzate in Val Grande, sul Cavallone,
sul Vad, sulla Marona, e la lotta si spezzetta in brevi scontri, in stracche
sparatorie; infine i nemici dilagano. Ogni partigiano armato, disarmato, ferito,
moribondo, dopo la cattura viene ucciso alla spicciolata o fucilato
pubblicamente.". per la popolazione civile si tratt di venti terribili giorni di
spietata caccia alluomo.
Una delle rappresaglie indubbiamente pi sconvolgenti fu quella del 20 giugno.
Fu forse attuata per vendicarla cattura di diversi prigionieri fascisti (in seguito
lasciati in vita) del presidio di Fondotoce, ad opera di Muneghina. [inizi la lotta
partigiana con il nome di battaglia cap. Mario, rivelandosi uno dei pi brillanti
protagonisti della Resistenza nellOssola. Il trenta maggio antecedente alla
rappresaglia, Mario, con trenta degli uomini del suo battaglione, fa irruzione
nel presidio fascista di Fondotoce riportando una schiacciante vittoria: quattro
morti e quarantacinque prigionieri].
Per ordini del tenente-colonnello tedesco, comandante del "SS-Polizeiregiment
15", viene organizzata la macabra processione dei quarantatr. Quarantuno
sono partigiani arrestati in Valgrande durante le precedenti settimane del
rastrellamento, poi c [ci sono?] il giudice Liguri arrestato con il pretesto di
sospetta complicit con i banditi e una donna, Cleonice Tomassetti.
La sfilata procede da Intra fino a Fondotoce, dove li attende il plotone
desecuzione.
Miracolosamente uno dei condannati non viene colpito a morte, fintosi morto
[deceduto?], si mette in salvo con laiuto [soccorso] della popolazione locale. Il
suo nome Carlo Suzzi, da quel giorno soprannominato [scherzosamente?] il
quarantatr.
[oggi possiamo godere anche della sua testimonianza riguardo al tremendo
accaduto, che senza dubbio, la pi diretta possibile o qualcosa d simile]:

Il viaggio fatto in autocarro. Ad ogni raggruppamento di case vengono fatti


scendere e il corteo deve passare a piedi, in vista della popolazione recando il
cartello: sono questi i liberatori dItalia oppure sono i banditi?. Si giunge cos
a Fondotoce. Neanche il prete pu accostarli; sono obbligati, per impedire
eventuali fughe, a sdraiarsi per terra e tre alla volta passano sotto le raffiche
del plotone desecuzione.
Ripresa del punto di esecuzione
Comincia descrizione casa della Resistenza
Tutta larea dellefferato eccidio oggi racchiusa entro il Parco della Memoria e
della Pace, un complesso monumentale che occupa [circa] 16.00 m 2 portato a
compimento nel 1992 integrato nel 96 con ledificazione della Casa della
Resistenza (inquadratura), ad esso adiacente.
Precisamente sul punto della fucilazione sorge il Muro, [senza dubbio] il
monumento pi importante, su cui sono saldate numerose lapidi di marmo di
Candoglia (lo stesso di cui fatto il Duomo di Milano) su cui sono incisi i nomi
degli oltre 1250 caduti in nome della Liberazione del Verbano Cusio Ossola. Fu
inaugurato nel 1964, dal futuro Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Di
fianco unaltissima croce sovrasta lo spiazzo attorno ad essa, e, dietro di essa,
troviamo un filare [credo di s] di quarantadue pioppi cipressini, in memoria
degli altrettanti partigiani uccisi a pochi passi da questi.
Nel Parco, tuttavia, non si ricorda unicamente lepisodio della strage di
Fondotoce, ma sorgono altri monumenti [ripetizione!] [oppure: ma si ricordano
anche gli ebrei sterminati sul lago Maggiore.] Tra il 15 settembre e l11 ottobre
1943 la sponda occidentale del Lago Maggiore vide attuarsi uno dei pi barbari
eccidi ebrei sul suolo italiano, su iniziativa del secondo reggimento della
Divisione Leibstandarte Adolf Hitler, il cui primo battaglione SS, senza precise
motivazioni, avvi una caccia allebreo nelle principali localit della riviera
ovest Intra, Stresa, Meina, Arona Baveno, Orta e anche Pian Nava.
Attenendosi a piani ben precisi, decisi ben prima dell8 Settembre, ha inizio lo
sterminio di 56 (forse 57) ebrei assolutamente [del tutto] innocenti, inclusi
anziani, donne e bambini. [fra essi risaltano, tra le vittime di Orta, Mario Levi di
Benevagenna, del con il figlio Roberto Levi di Torino, zio e cugino di Primo Levi].

Levento [stato solo conservato] solo rimasto nella memoria dei familiari delle
vittime e dei numerosi testimoni, finch nel 1963 stata rivelata la realt degli
accaduti. Grazie alle indagini dellarcheologo e storico tedesco, esperto di
storia Italiana Gerhard Wiedmann, ventanni dopo la [ecatombe? Massacro?
Carnaio?] siamo entrati a conoscenza dei responsabili. Cinque ufficiali e
sottoufficiali SS (Hans Roewher, Hans Krueger, Herbert Schnelle e i sottufficiali
Ludwig Leithe e Oskar Schultz).
La maggioranza degli ebrei rastrellati proveniva dalla Grecia o da grandi citt
del Nord Italia ed era in fuga verso la Svizzera.
Sulla testata occidentale del Muro gli sfortunati ebrei martiri sul Lago Maggiore
sono onorati con lincisione dei loro nomi e con la presenza di un monumento,
poco distante. Inoltre, a pochi passi cresce un Ulivo, [che sigla/ sigillo
dellalleanza] sigla dellalleanza con il popolo dIsraele.
Avvicinandoci alla Casa, ci imbattiamo, dinanzi allentrata, nella stele che
consacra il contributo di tutte le donne italiane durante la Liberazione. Di
donne se n parlato poco fa durante la fucilazione di Fondotoce e se ne parler
a proposito del sentiero Bindi; una forza invisibile che oper molto attivamente
e con costante fedelt a quegli stessi ideali che alimentarono i partigiani, il cui
sacrificio fu tanto indispensabile quanto celato/oscurato alla superficie.
Intervista? Inquadratura ingresso? Sorriso segretarie?
La costruzione della Casa della Resistenza, nel 1996, ha rappresentato una
tappa fondamentale del lungo e faticoso cammino di tutela e valorizzazione di
uno dei luoghi della memoria pi cari alla nostra comunit e pi significativi
della lotta di liberazione in Italia. Il merito di tale realizzazione va attribuito a
moltissime persone, protagoniste lungo larco dei sessantanni trascorsi di un
impegno cospicuo e disinteressato, con un passaggio di testimone tra diverse
generazioni che mai hanno smesso di credere nel valore del luogo e nei
progetti per valorizzarlo. Lanno seguente, rappresentanti delle organizzazioni
della Resistenza - fra partigiani, deportati politici, internati militari, Comunit
ebraiche, Istituto storico della Resistenza e della societ contemporanea nel
Novarese e nel VCO Piero Fornara - hanno costituito unAssociazione per la

gestione della Casa della Resistenza e del complesso monumentale in cui


inserita.
LAssociazione impegnata a:

Diffondere la conoscenza delle diverse opportunit turistico-culturali del


territorio del Verbano Cusio Ossola a partire dalle esistenti esposizioni di
Ornavasso, Villadossola e Domodossola per arrivare alla individuazione e
valorizzazione di veri e propri itinerari della Resistenza.
Predisporre i servizi culturali (mostre, schede informative, libri, filmati,
eccetera) necessari a far conoscere la storia della Resistenza locale e il
significato universale di pace e fratellanza tra i popoli che i monumenti
rappresentano.
Organizzare convegni di studio, seminari, lezioni, incontri che
consentano uno scambio culturale e un approccio critico al tema della
lotta di liberazione e pi in generale alle problematiche storiografiche
relative al Novecento.
Promuovere forme di gemellaggio e interscambio informativo con
analoghe strutture e luoghi simbolici esistenti in Italia e allestero.

La Casa, oltre alla gestione e alla manutenzione dei monumenti del Parco
sede di svariate iniziative culturali, quali mostre, convegni, presentazioni di
libri, nonch di una biblioteca ben fornita, dedicata alla storia del 900 e,
ovviamente, alla Resistenza in Italia e in Europa.
[ecco come la celebrazione e la creazione di un impronta geografica in
occasione di alcuni drammatici episodi di storia contemporanea, possano dare
slancio/adito ad unopera di divulgazione e valorizzazione della memoria degli
stessi eventi. Ossia un esempio di come la banale localizzazione di un ricordo
collettivo possa alimentare il suo stesso diffondersi nelle nuove generazioni,
che poi il vero scopo della memoria. Un luogo quanto mai legato alla morte
che si fa vitalizza.]
Riecheggiano in qualche modo le parole dello storico francese contemporaneo
Pierre de Nora, Sullo sfondo: luogo della memoria una unit
significativa, dordine materiale o ideale, che la volont degli uomini o
il lavorio del tempo ha reso un elemento simbolico di una qualche
comunit [] Il luogo della memoria ha come scopo fornire al
visitatore, al passante, il quadro autentico e concreto di un fatto
storico. Rende visibile ci che non lo : la storia [] e unisce in un
unico campo due discipline: la storia appunto e la geografia.
che considera il luogo della memoria capace di
affiancare/fluidificare/congiungere la storia e la geografia. Quando levento
storico ha avuto luogo in un punto circoscritto, ecco che la volont collettiva ne
perpetua il ricordo, costruendo concretamente una struttura simbolica [brutto].
Tuttavia nel caso della lotta partigiana il cuore dellintera vicenda stata la
vicina montagna, teatro di innumerevoli scontri militari, marce, manovre
logistiche di entrambi i fronti, corse allimpazzata e fughe spericolate.
Unimmensa quantit [infinit?] di tragitti montani percorsi da partigiani
immagine mappa depoca sul libro di Chiovini in preda sentimenti pi
disparati, dalla fretta al terrore [+ dallentusiasmo

allavvilimento/consolazione/disperazione, ecc?]. Questi taciturni panorami


incantati sono stati spettatori di drammi che non riusciremmo facilmente a
figurarci. Anche per questo sono stati creati i Sentieri Partigiani, percorsi
immersi in una quiete suggestiva che difficile immaginare turbata/molestata
da una lotta spesso/sovente [pi simile ad una tragedia] tragica.
Nella provincia del VCO lattivit montana/alpinistica molto sentita e oggi
allalpinista/escursionista, offerta lopportunit di vivere pi profondamente la
montagna di coniugare la bellezza dellambiente con la dimensione storica. Sui
Sentieri hanno camminato in spalla ai partigiani i pi limpidi ideali rivolti alla
libert di cui oggi godiamo la realizzazione/ concretizzazione, che solo con il
sacrificio di molti hanno potuto vincere. Sentimenti che spesso sono stemperati
in una statica contemplazione della sublime cornice paesaggistica[, cornice
appunto di un quadro dipinto con il sangue dei veri liberatori dItalia] oppure,
Valori che intitolando ai veri eroi della storia locale i sentieri, ci si propone di
ripristinare nel cuore di quanti percorrono questi itinerari.

In calzoncini corti, anche sulla neve, con spirito coraggioso, persino avventato,
si prendevano le armi, e ci si dirigeva in montagna.
Collegamento? inquadratura si posa sul pannello della mostra che si riferisce al
sentiero di Teresa.
Con lo stesso spirito, anche Teresa Binda corse in Val Grande alla ricerca del
proprio figlio, nel giugno 1944, in pieno rastrellamento.
Gianni Saffaglio era un giovane che abitava a Suna, frazione di Verbania. Aveva
18 anni quando scelse la via della lotta alloppressore, e si trov bloccato nella
zona di Rovegro-Ponte Casletto; la madre Teresa, quarantaquattrenne, vedova
da 19 anni, ne a conoscenza, e, perseguitata dallangoscia, non sopporta di
rimanere nella casa ormai vuota, senza figlio. Cos corre a cercarlo, con indosso
le scarpe col tacco, senza il proposito di fargli rinunciare alla lotta, ma solo per
stargli vicino ed assicurarsi della sua incolumit. Riesce incredibilmente a
trovare Gianni, il quale prova a convincerla a tornare a casa, al sicuro; linvito
verr accolto dalla sofferente Teresa dopo diversi giorni di autentica vita da
partigiano durante il rastrellamento, che significa fame, fatica e corse su
tortuosi sentieri braccati dal nemico.
Dopo una sosta di qualche giorno a Finero, in Val Formazza, la signora Binda
ritorna perci a Suna. Sul tragitto verso casa, a pochi passi dallabitazione, un
milite fascista la riconosce e poco dopo un gruppo di briganti neri irrompe in
casa sua e la prelevano riservandole un trattamento analogo a quello serbato
ai partigiani. Sotto interrogatorio si esigono informazioni sul figlio e sul relativo

reparto, ma Teresa tace tenacemente, anche sotto [il nerbo] le percosse. Cos
rinchiusa nelle carceri di Verbania da cui, dopo lennesima inquisizione fallita,
viene trasferita a Domodossola, consegnata ai nazisti.
Il 27 giugno parte un autocarro carico di nove condannati a morte, coraggiosi
filo-partigiani che non hanno aperto bocca di fronte a chi li torchiava, tra cui la
madre di Gianni, in viaggio sulla strada del Sempione. Lautocarro si ferma ai
margini di un prato, fra Beura e Cosasca, dove i nove scendono di fronte al loro
boia.
Teresa Binda, nata il 25 Ottobre 1900, era maestra di telaio alla Rhodiaceta
importante azienda tessile , fondata come joint venture della Montecatini, a
Pallanza- e divenne vedova a soli 25. Nel 2007 stata concessa alla sua
memoria la Medaglia dOro al Merito Civile dal Presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano: Madre di un partigiano, catturata per rappresaglia,
veniva segregata e torturata dai nazifascisti . Essendosi rifiutata di
fornire informazioni ai suoi persecutori, veniva consegnata ai nazisti
che barbaramente la fucilavano insieme ad altri prigionieri. Fulgido
esempio di eccezionale coraggio, di fierissimo contegno e di profonda
fede negli ideali di libert e democrazia.
Il figlio, Gianni, che riusc a salvarsi con pochi compagni, grazie allappoggio di
alcuni abitanti di Falmenta, ha conservato con caparbiet il suo ricordo fino ad
oggi.
Quello che egli custodisce, non soltanto il devoto rispetto di un figlio per la
sparizione di una madre eroina, ma viva memoria del coraggio di tutte le
donne durante la Resistenza; una temerariet non raccontata, quasi esclusa
dalla cronache della storia.
Su Cleonice Tomassetti Notai che tra partigiani cera una donna, di statura
media, di colorito bruno, sui venticinque anni. Anche a costei non furono
risparmiati i maltrattamenti; anzi, starei per dire che la dose delle angherie sia
stata nei suoi confronti maggiore. Mi parve che quando arrivava il suo turno, il
nerbo si abbassasse sulle sue spalle con maggior furore e pi violenti i calci
che la raggiungevano da ogni parte. Eppure quella coraggiosa donna non solo
incass iogni colpo senza emettere un grido, ma, calma e serena, faceva
coraggio agli altri giovani, malconci da quella furia bestiale.

Finita la guerra, cambi anche il destino delledificio.


Arialdo da 5.15
sovraimpressione.

5.40

channo

buttato

fuori

statuto

ANPI

in

Palazzo flaim quindi un simbolo con il suo simbolico testimone; un monumento di


architettura fascista che pi non appartiene al nemico.
Arialdo da 5,40 a 6,18 circa
A questo punto ledificio un autentico luogo della memoria, e dovremo attendere
solo qualche anno prima che assuma un ruolo politicamente attivo, cio vi insedi il

consiglio comunale della citt di Verbania. Diventa, quasi per contrappasso, uno
strumento della democrazia.

Sebbene non vada pi considerato unicamente un monumento onorifico, qui si


adempie quotidianamente il dovere del ricordo, ogni qualvolta abbia inizio una seduta
del Consiglio, in maniera radicalmente diversa da quella del semplice sforzo collettivo
di rispetto ai caduti.
Operare nellambito di un governo democratico la pi compiuta celebrazione della
vittoria di Mario Flaim e della sua brigata: poich il tenace impegno antifascista di
costoro stato il fulcro della giravolta politica di questo palazzo.
Eccoci giunti dunque allultima tappa del palazzo, che riflette una pi profonda
maturazione delle esperienze di storia recente.
In una societ dai rapidissimi cambiamenti, in cui il filo della tradizione si sta
lentamente lacerando, piacevole costatare manifestazioni di una memoria autentica
e pienamente consapevole. Non una lastra passiva che seleziona le esperienze
passate, ma facolt attiva in grado di reinventarle.

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