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BULGARINI

ANTONIO LONDRILLO CLAUDIA PETRUCCI

IL MONDO
CHE
CAMBIA
Corso di Geografia

Copyright 2009

EDITORE BULGARINI FIRENZE


Prima edizione marzo 2010
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Indice
Modulo 1 Europa

Modulo 2 Regione euroasiatica

18

Modulo 3 Asia occidentale e centrale

34

Modulo 4 Asia meridionale

48

Modulo 5 Asia orientale

62

Modulo 6 Africa settentrionle

76

Modulo 7 Africa subsahariana

88

Modulo 8 America anglosassone

102

Modulo 9 America latina

116

Modulo 10 Oceania

130

Fonti Statistiche, cartografiche e documentarie


Appendice Gli Stati del mondo
Glossario

142
144
156

MODULO

Europa
Spazi fisici e ambienti naturali
Tre regioni fisiche

LEuropa (circa 6 milioni di km2, esclusa la Russia europea che studieremo nel Modulo 2) comprende 40
Stati. unita allAsia, con la quale forma ununica massa continentale (lEurasia), mentre separata dallAfrica dallo Stretto di Gibilterra, un braccio di mare largo 13 km. Il territorio europeo ha la forma di una grande penisola triangolare, bagnata a nord-ovest dallOceano Atlantico e a sud dal Mar Mediterraneo, che
penetrano profondamente nel continente, rendendo
molto articolate le coste (pi di 37.000 km di lunghezza) con la presenza di numerosi mari interni, penisole
e isole. NellAtlantico si protende la Penisola Scandinava, che chiude il Mar Baltico, ed emergono lIslanda e le Isole britanniche, bagnate dal Mare del Nord.
Atlantico e Mediterraneo sono separati dalla massiccia Penisola Iberica, mentre nel Mediterraneo si protendono la Penisola Italica e la Balcanica, che chiudono mari interni come lAdriatico, lEgeo e il Mar Nero, ed emergono isole e arcipelaghi, come la Sicilia, la
Sardegna, la Corsica, Cipro, Creta e le Baleari.

NellEuropa settentrionale e centrale si estende la regione delle montagne e dei massicci antichi, profondamente erosi dalle antiche glaciazioni, come le
Alpi Scandinave, i rilievi britannici e quelli dellEuropa continentale (Massiccio Centrale, Giura, Selva
Boema, Monti Metalliferi).
Un caso a s costituito dallIslanda, una grande
isola vulcanica che si formata nellAtlantico settentrionale per lemersione di grandi quantit di magma
proveniente dal rift medio atlantico sul quale si trova.

La formazione geologica
Rispetto agli altri continenti, lEuropa ha una altitudine media poco elevata (solo 292 metri s.l.m.) con
prevalenza di pianure e rilievi di modesta altitudine.
Nella parte settentrionale e centrale, il rilievo europeo
stato profondamente modellato dalle glaciazioni,
che hanno creato vaste pianure, hanno formato la regione nord-orientale dei laghi, hanno scavato le valli
costiere oggi occupate dai fiordi. La parte meridionale del continente stata invece plasmata dal corrugamento alpino, ed soggetta a fenomeni sismici e
vulcanici, perch si trova lungo la faglia che divide la
zolla africana e quella euroasiatica. In questa regione,
pertanto, sono frequenti terremoti, anche violenti, e
sono presenti vulcani attivi come lEtna.
Se prendiamo in considerazione il rilievo e la geologia, in Europa possiamo individuare tre grandi regioni fisiche.
4

LEuropa meridionale corrisponde in gran parte alla


regione delle montagne giovani, formata dalle catene montuose pi elevate del continente, prime fra
tutte le Alpi, che con alcune cime superano i 4000
metri di altitudine (Monte Bianco, 4807 m). Altre catene giovani sono i Pirenei, i Carpazi, le Alpi Transilvaniche e le montagne che scendono nella penisola balcanica fino alla Grecia (Alpi Dinariche, Balcani, Pindo).
Nella regione meridionale scorre il maggior fiume dellEuropa (esclusa la Russia), cio il Danubio (2860
km), che attraversa la pianura ungherese e la Romania prima di sfociare nel Mar Nero con un vasto
delta. Di modesta entit gli altri fiumi meridionali, come il Tago, lEbro, il Rodano e il Po, perch le montagne corrono a ridosso del mare.

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La fascia centrale del continente, dalla Francia alla


Bielorussia e allUcraina, coincide con la regione
delle grandi pianure, formata dal Bassopiano
Francese, dal Bassopiano Germanico Settentrionale e dal Bassopiano Sarmatico, che prosegue
poi nella Russia europea. In queste pianure scorrono
verso lAtlantico grandi fiumi ricchi di acque, come la
Loira, il Reno, lElba, la Vistola, mentre sfocia nel
Mar Nero, dopo aver attraversato Bielorussia e
Ucraina, il Dnepr.

Un continente marittimo

1.

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Modulo 1 EUROPA

2.

Clima e ambiente
La prevalenza del clima temperato

Situata in gran parte alle medie latitudini, lEuropa


presenta per lo pi un clima temperato, contraddistinto da temperature invernali non troppo fredde
ed estive non troppo elevate, e da una discreta piovosit. Temperature e piovosit variano tuttavia da
una regione allaltra, non solo per la latitudine, ma
anche per influenza dellOceano Atlantico e del
Mediterraneo. LAtlantico, grazie alla presenza
della Corrente del Golfo, mitiga le temperature
delle regioni costiere fino alla Norvegia e apporta
abbondanti piogge, sospinte dalle correnti occidentali; il Mediterraneo, mare chiuso e meridionale, addolcisce le temperature invernali delle regio-

Isola di Port Cros (Francia), situata nel Mediterraneo di fronte alla Costa Azzurra.

Isole Lofoten (Norvegia), un arcipelago del grande Nord europeo.

ni che vi si affacciano. Influiscono sul clima delle


regioni europee anche laltitudine di alcune zone e
la prevalente disposizione delle catene montuose
da ovest a est, che ostacola la penetrazione verso
sud dei freddi venti nordici e favorisce lafflusso
verso linterno del continente dei venti umidi atlantici.
Sulla base di questi fattori, possiamo individuare in Europa tre regioni climatiche principali,
che corrispondono a tre grandi regioni ambientali: settentrionale, occidentale e centrale, meridionale.

Dalla tundra
alla macchia mediterranea
LEuropa settentrionale, dallIslanda alla parte interna della Scandinavia, dominata dal clima subpolare e da un clima boreale, caratterizzati da
temperature molto rigide in inverno e fresche in
estate, e da scarse precipitazioni, che si concentrano nella breve stagione estiva. questa la regione
della foresta di conifere, che nellestremo Nord
cede il posto alla tundra. Simile ai climi settentrionali il clima dalta montagna, presente nelle zone pi elevate delle maggiori catene montuose europee, come le Alpi.
Tutta la fascia centrale del continente, dalle Isole
Britanniche alla Bielorussia, ha un clima temperato
fresco, con caratteristiche che variano man mano
che si procede verso linterno. Infatti, la regione costiera affacciata sullAtlantico ha piogge abbondanti e
una debole escursione termica annua, tra estati moderatamente calde e inverni non troppo freddi, grazie allinfluenza mitigatrice dellAtlantico e della Corrente del Golfo. Avanzando verso linterno, il clima diventa progressivamente pi continentale, con piogge
meno abbondanti e maggiore escursione termica annua, fra estate calda e afosa e inverno freddo. In tutta questa regione climatica predominano foreste di
latifoglie, pascoli naturali e praterie.
Infine, nellEuropa meridionale predomina il
clima mediterraneo, contraddistinto da temperature calde destate e miti dinverno, con piogge
autunnali e invernali e lunghe estati secche. La vegetazione formata dalla foresta mediterranea,
oggi in gran parte degradata in una macchia cespugliosa; in alcune zone pi interne, la macchia mediterranea cede il posto a una steppa arida.

EUROPA Clima e ambiente

LEuropa si sta tropicalizzando?


l riscaldamento globale del
pianeta, provocato dal crescente consumo di combustibili fossili, sta producendo evidenti e preoccupanti cambiamenti climatici e ambientali anche nel nostro continente.
Per quanto riguarda le modificazioni del clima europeo, le conseguenze pi allarmanti sono due.
La prima rappresentata da un
aumento delle temperature estive, con violente ondate di calore,
simili a quelle del 2003 (lanno pi
caldo dal 1850) che provocarono
la morte prematura di 22.000 Europei. In particolare, nelle regioni
meridionali, sempre pi investite
durante lestate dallanticiclone
sahariano, questo aumento delle
temperature aggraver i problemi
ambientali gi esistenti, come la
siccit e gli incendi boschivi.
La seconda conseguenza consiste nel ripetersi, specialmente
nelle regioni atlantiche, di tempeste simili agli uragani tropicali,
come il ciclone Kyrill che ha colpito quelle aree nellinverno del
2007, con venti fino a 225 km
orari e violente piogge, causando
la morte di 44 persone.
Anche sugli ambienti europei il
riscaldamento globale produce i
suoi effetti drammatici, in particolare sulle montagne e sui mari
della fascia meridionale. Sulle
Alpi sono presenti, infatti, pi di
5000 ghiacciai che, nel corso degli ultimi 150 anni e con un ritmo acceleratosi negli ultimi decenni, hanno perso il 50% del loro volume. Un caso clamoroso
quello del ghiacciaio svizzero
dellAletsch, il pi grande dellEuropa continentale, che in un
solo anno, nel 2005, arretrato
di ben 66 metri. Se, come sembra, nel corso di questo secolo la
temperatura globale aumenter

di 3-5 C, nel 2100 il volume dei


ghiacciai alpini risulter diminuito dell80% o essi saranno addirittura scomparsi. Ci comporter conseguenze disastrose per
le portate dei fiumi e per le falde
acquifere, per le centrali idroelettriche, per lequilibrio idrogeologico dei territori montani e
anche, naturalmente, per il turismo invernale.
Ugualmente, le acque del Mediterraneo, mare meridionale
chiuso, si stanno pure esse riscaldando: nel 2003 la loro temperatura ha raggiunto i 27 C (32
C in superficie), il livello pi alto
degli ultimi tremila anni. Leffetto pi immediato di questo aumento di temperatura lo stravolgimento della flora e della fauna, per la crescente diffusione di
specie vegetali e animali di tipo
tropicale, che prendono il sopravvento su quelle autoctone,

con esiti devastanti. Cos avviene, ad esempio, per le praterie


sottomarine di Posidonia, fondamentali per il bioma mediterraneo, che rischiano di scomparire
anche a causa dellinvasione di
alghe tropicali come la Caulerpa
taxifolia.

Il ghiacciao
dellAletsch,
nellOberland
bernese (Svizzera),
arretrato, in un
anno, di 66 metri.
Prateria di
Caulerpa
taxifolia, detta
lalga killer.

Modulo 1 EUROPA

3.

Popolazione e urbanizzazione
Molti Europei,
ma sempre pi vecchi

Berlino
(Germania).
Scorcio del
moderno centro
della citt, nei
pressi della
Potsdamer Platz.

LEuropa abitata da quasi 600 milioni di persone e risulta il terzo continente per popolazione; pi
significativa appare la sua densit demografica, che
corrisponde a circa 100 ab/km2, un dato superiore a
quelli degli altri continenti. Naturalmente la densit demografica varia allinterno del continente, per
le differenti condizioni fisiche e ambientali e le diverse vicende storiche.
Il cuore demografico costituito da una fascia
che va dallInghilterra allItalia settentrionale, comprendente gli Stati pi popolosi (Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia) e quelli con la pi alta
densit (Belgio, Paesi Bassi, Germania). Le densit
pi basse (inferiori ai 20 ab/km2) si registrano nella
regione settentrionale (Islanda, penisola scandinava e Stati baltici).
Lelevata densit demografica dellEuropa dipende sia dalle favorevoli condizioni ambientali del
suo territorio, sia da un popolamento continuo, iniziato fin dalla preistoria e diventato particolarmente intenso negli ultimi due secoli. Ma, da alcuni decenni, tutto il continente entrato in una fase di
declino demografico, con tassi di natalit e di
crescita sempre pi bassi, che in parecchi Stati delle regioni balcaniche e orientali sono addirittura al
di sotto dello zero.

Alla Festa dellEuropa (Palermo, maggio 2008) hanno


partecipato molti giovani, risorsa preziosa in un continente che
tende a invecchiare.

Il crollo del tasso di natalit e laumento della vita


media degli Europei provoca un crescente invecchiamento della popolazione, con conseguenze
preoccupanti soprattutto per il futuro delleconomia.

Londra (Regno Unito). I nuovi edifici del centro economico,


costruiti sulle due rive del Tamigi.

EUROPA Popolazione e urbanizzazione

Forti flussi migratori


Molti Paesi, in particolare quelli pi sviluppati della
regione occidentale (Germania, Francia, Inghilterra,
Svizzera) e quelli pi vicini alle coste africane (Italia
e Spagna), sono da decenni diventati polo di attrazione per milioni di migranti extracomunitari,
provenienti soprattutto dallAfrica (specialmente
Maghreb e Africa occidentale) e dallAsia (in particolare Asia meridionale e Cina). Molto forte anche
il flusso migratorio interno allEuropa, per lo pi dai
Paesi orientali e balcanici verso quelli occidentali e
nordici. Gli Stati con il maggior numero di stranieri
sono la Germania (pi di 7 milioni), la Francia
(3.200.000), lItalia (3 milioni) e la Gran Bretagna (2
milioni e mezzo). I Paesi europei, che hanno bisogno
di manodopera, cercano di favorire linserimento
economico e sociale degli immigrati regolari, mentre
adottano diverse forme di contenimento nei confronti di quelli clandestini (espulsioni, centri di raccolta, accordi con gli Stati di provenienza).

Una fitta rete di citt


e regioni urbane
LEuropa uno dei continenti pi urbanizzati del
mondo: gli Europei che vivono nelle citt sono

circa 450 milioni, con un indice urbano medio del


70%, che in alcuni Stati come la Germania, la
Gran Bretagna e i Paesi Bassi supera l80. La rete urbana particolarmente fitta nella regione
centrale, che va dallInghilterra allItalia settentrionale. Qui troviamo le due maggiori metropoli
europee: Parigi, il cui agglomerato sfiora i 10 milioni di abitanti, e Londra che ne raccoglie 7 milioni e mezzo. La capitale inglese si trova al vertice della maggior regione urbana europea, la Megalopolis England, un insieme di sette conurbazioni nel quale vivono 40 milioni di individui. La
seconda regione urbana europea la megalopoli
franco-tedesco-olandese, formata dalla Randstad-Holland la citt anello olandese, che
comprende 17 citt di medie e grandi dimensioni
e dalla conurbazione Reno-Ruhr tedesca, dove si allineano 20 citt con oltre 100 mila abitanti
ciascuna. Ai margini di questultima si trova la capitale tedesca Berlino, con il suo agglomerato di
4 milioni di abitanti. Molte metropoli milionarie
dellEuropa sono capitali di Stato, al centro di reti urbane monocentriche, cio formate da poche
altre citt importanti, e raccolgono una parte
consistente della popolazione nazionale. il caso
di Madrid (con 5 milioni di abitanti), ma soprattutto di Atene, Lisbona, Budapest, Vienna, nelle quali si concentra il 20-30% della popolazione
dei rispettivi Stati.

Lisbona
(Portogallo). La
piazza Don Pedro,
nel cuore del
centro storico.

Modulo 1 EUROPA

4.

Economia e societ: il settore primario


Un benessere diffuso,
ma sempre pi minacciato

1
Allevamento
bovino in un
alpeggio austriaco.

2
Agrumeto nella
provincia di Toledo
(Spagna).

3
Coltivazione dei
cereali in Ucraina.

4
Campi di colza in
Westfalia
(Germania). La
colza viene
impiegata nella
produzione di olio
e carburante
(biodiesel), ma
anche come
foraggio.

5
Pescatori in un
porto bretone
(Francia).

6
Sfruttamento
forestale in
Finlandia.

10

Gli Europei hanno un livello medio di benessere


molto alto, con un PIL pro capite e un ISU notevolmente superiori a quelli degli abitanti di altre regioni
continentali, come lAfrica e lAsia, con tassi di disoccupazione ridotti, con unampia diffusione di efficienti servizi sociali, come listruzione e lassistenza sanitaria. Ci il prodotto di uno sviluppo economico che
ha le sue radici storiche negli imperi coloniali, formatisi in conseguenza delle scoperte geografiche, e nella diffusione del modello industriale nato in Inghilterra alla fine del Settecento. Nel XX secolo lEuropa,
sconvolta da due guerre mondiali e privata delle sue
colonie, ha perso il primato mondiale a favore degli
Stati Uniti. Ma dopo la seconda guerra mondiale,
lEuropa occidentale, separata dalla parte orientale
rimasta sotto il controllo dellURSS, ha avviato un rapido processo di sviluppo e modernizzazione in tutti i
settori produttivi, che ha portato molti Paesi ai vertici delleconomia mondiale. Il ruolo centrale europeo
nelleconomia globale stato favorito anche dal progressivo rafforzamento dellUnione Europea e dal
suo allargamento agli Stati orientali dopo la caduta
dei regimi comunisti. Tuttavia, oggi, leconomia europea e il benessere dei suoi abitanti sono minacciati da
fattori esterni, quali la concorrenza sui mercati mondiali delle nuove potenze industriali come la Cina,
laumento crescente del prezzo delle materie prime,
in particolare del petrolio, e le ricorrenti crisi finanziarie che hanno scosso il sistema economico internazionale; ma anche da fattori interni, come linvecchiamento demografico e il permanere di sensibili
differenze economiche e sociali sia tra gli Stati (un
cittadino danese ha un PIL p.c. dieci volte superiore
a quello di un Rumeno), sia allinterno degli Stati tra
le diverse regioni e tra la popolazione.

Unagricoltura molto produttiva


Circa il 30% del territorio europeo occupato dal
suolo coltivato, con percentuali pi elevate nei
Paesi pianeggianti e in quelli mediterranei. Lagricoltura rappresenta in Europa meno del 5% del
PIL e della forza lavoro, tuttavia, data la sua elevata produttivit, garantisce lautosufficienza alimentare alla popolazione e permette anche le-

sportazione di alcune produzioni di qualit.


Se consideriamo le strutture e i prodotti principali, possiamo distinguere nel settore tre tipologie.
Sulle coste scandinave, nelle isole britanniche,
nelle pianure continentali atlantiche e nelle regioni montane, come le Alpi, prevale lallevamento
intensivo dei bovini da latte. Nella fascia centrale continentale (dalla Francia alla Polonia fino
allUcraina), dominano le coltivazioni di cereali

EUROPA Economia e societ: il settore primario

e di piante industriali: Francia e Germania sono


tra i massimi produttori mondiali di frumento e
orzo, utilizzato anche per la fabbricazione della
birra, mentre nella penisola balcanica prevale il
mais. La terza regione quella delle colture mediterranee, unagricoltura specializzata dai tipici
prodotti: ulivi (Italia, Spagna e Grecia sono ai primi tre posti nella graduatoria mondiale per lolio
doliva), agrumi, viti, alberi da frutto, tabacco,
ortaggi.
La pesca costituisce un importante settore economico nei Paesi dellarea nord-atlantica, che presenta una piattaforma continentale assai estesa con
acque molto ricche di plancton. Norvegia, Islanda
e Danimarca, da sole, raccolgono circa la met del
pescato complessivo europeo.
Lo sfruttamento forestale ha un certo peso
nei Paesi alpini e nella regione scandinava, dove
le foreste (che in qualche caso superano il 60%
della superficie nazionale) alimentano una fiorente industria del legname (Svezia e Finlandia sono
tra i primi 10 produttori mondiali) e della carta.

11

Modulo 1 EUROPA

5.

Economia e societ: lindustria e il terziario


Industria allavanguardia
e grandi risorse energetiche

1
Impianto chimico
presso Colonia
(Germania).

2
Industria del latte
in Spagna.

3
Estrazione
petrolifera
off-shore
nel Mare del Nord
(Regno Unito).

4
Treno ad alta
velocit (Francia).

5
Folla di turisti alla
Fontana di Trevi
(Roma).

12

Lindustria moderna, nata in Europa alla fine del


Settecento, ha svolto un ruolo fondamentale per lo
sviluppo economico, particolarmente in Inghilterra, Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi e Italia,
con la formazione di una delle pi estese regioni industriali del mondo.
I settori di punta sono la chimica, dove predominano tre multinazionali tedesche (BASF, Hoechst e
Bayer), lagroalimentare, nel quale primeggiano il
gigante anglo-olandese Unilever e la multinazionale
svizzera Nestl, laeronautica e lelettronica, che
produce componenti e strumentazioni utilizzati in
moltissimi prodotti di largo consumo e in quasi
tutte le macchine e le attrezzature industriali.
Le maggiori aziende elettroniche sono tedesche come la Siemens (tra le prime venti multinazionali del mondo), olandesi come la Philips, svedesi
come la Ericsson e finlandesi come la Nokia. Al contrario, il settore tessile e quello siderurgico da decenni registrano una grave crisi, provocata soprattutto dalla crescente concorrenza dei Paesi extraeuropei, in particolare asiatici.
LEuropa una regione poco ricca di risorse minerarie; fa eccezione il carbone, la cui estrazione
(che dura da pi di due secoli) oggi per in
netta diminuzione, mentre resta assai elevata
la produzione di lignite in Germania, prima
nel mondo. Il petrolio e il gas naturale vengono estratti dai ricchi giacimenti del Mare del
Nord: grazie a essi, Norvegia e Gran Bretagna sono entrate nella graduatoria mondiale dei maggiori produttori petroliferi, mentre i Paesi Bassi
sono discreti produttori di gas naturale.
Per quanto riguarda lenergia elettrica, lEuropa ne produce e ne consuma
pi di qualsiasi altro Paese al
mondo. La produzione si deve
in gran parte alle centrali termoelettriche, che bruciano
combustibili fossili; nei Paesi
scandinavi e alpini hanno un
certo peso le centrali idroelettriche, mentre in Francia, Belgio,
Spagna, Svezia elevata anche la produzione delle centrali termonucleari.

Il decollo postindustriale
Da alcuni decenni, la regione europea entrata nella fase postindustriale, nella quale hanno crescente
importanza le attivit terziarie, a spese dellagricoltura e dellindustria. Oggi, in quasi tutti gli Stati
del continente, il settore terziario d lavoro a pi
della met della popolazione attiva e produce oltre
la met del PIL.
Fondamentale, in questo settore, appare il commercio, in particolare quello globale; nella gradua-

EUROPA Economia e societ: lindustria e il terziario

toria dei dieci Paesi leader del commercio internazionale, ben sei sono infatti europei: Germania,
Francia, Gran Bretagna, Italia, Belgio e Paesi Bassi.
Ancora pi rilevante sul piano internazionale il
ruolo dellEuropa nellesportazione di capitali, o
meglio, nei cosiddetti Investimenti Diretti allEstero (IDE): nel 2000, quelli dellUnione Europea
rappresentavano da soli ben il 50% degli IDE mondiali.
Allinterno del continente, gli spostamenti di
merci e di persone possono contare sulla pi fitta
rete stradale e ferroviaria del mondo, in parti-

colare su un sistema di autostrade e di ferrovie ad


alta velocit che molto sviluppato nelle regioni
occidentali, specialmente in Francia, Germania,
Belgio e Paesi Bassi.
LEuropa, infine, il cuore del turismo mondiale: verso di essa si dirige il 55% dei flussi turistici internazionali, con pi di 400 milioni di arrivi ogni anno. Dei dieci Paesi del mondo con il maggior numero di turisti stranieri, ben sette sono europei: Francia, prima al mondo con circa 80 milioni di presenze, Spagna, Italia, Gran Bretagna, Ungheria, Austria e Germania.

13

Modulo 1 EUROPA

6.

Popoli e Stati
La formazione storica
degli Stati europei

Il territorio dellEuropa stato abitato sin dallantichit da numerosi popoli, spesso provenienti dalla vicina Asia, a partire da quelli di ceppo indoeuropeo
(migrati dal VII millennio a.C.), dai quali derivano
quasi tutte le lingue parlate oggi nel continente. Tra
questi popoli, i Greci, i Latini, i Celti, gli Slavi, i Germani, i Normanni dettero vita a civilt agricole e urbane, a regni e imperi e, a partire dal Basso Medioevo, ai primi Stati nazionali moderni. Ma lattuale carta
politica europea si formata soprattutto dopo la prima guerra mondiale, con la disgregazione dei grandi
imperi austro-ungarico, russo e ottomano. Alla fine
della seconda guerra mondiale, il continente fu lacerato da una grave divisione: mentre gli Stati occidentali si trovarono uniti nella scelta del sistema democratico liberale e nellalleanza con gli Stati Uniti, quelli centrali e orientali occupati dalle truppe sovietiche
divennero Stati comunisti alleati dellURSS. Il Paese
che sub maggiormente gli effetti di questa lacerazione fu la Germania, che venne divisa in due Stati contrapposti tra loro (Repubblica Federale Tedesca e
Repubblica Democratica Tedesca).

quello fra protestanti e cattolici nellIrlanda del


Nord o quello promosso dal movimento indipendentista della Corsica francese, hanno trovato una
soluzione pacifica; in altre regioni, come i Paesi Baschi spagnoli, invece ancora attivo un movimento
indipendentista che ricorre persino ad attentati terroristici. Preoccupante anche la situazione in Belgio, dove negli ultimi anni si fatta pi difficile la
convivenza tra le due comunit, quella fiamminga di
lingua tedesca e quella vallone di lingua francese.

Successi e difficolt
dellUnione Europea
Nella seconda met del Novecento, gli Stati europei
hanno attuato un processo di unificazione politica ed economica che, in successive tappe, ha portato alla nascita nel 1993, a seguito del Trattato di
Maastricht, dellattuale Unione Europea. Oggi
(2008) i 27 Stati dellUE rappresentano uno spazio
abitato da 500 milioni di persone, che concentra una

I cambiamenti e i conflitti
dellepoca post-comunista
Dopo il 1989, la caduta dei regimi comunisti e la
disgregazione dellURSS hanno prodotto importanti cambiamenti geopolitici: le due Germanie si sono
riunificate, gli Stati che appartenevano allURSS
(Stati baltici, Bielorussia, Ucraina, Moldova) hanno
proclamato lindipendenza, Cechi e Slovacchi si sono divisi in due Stati e nella penisola balcanica la
disgregazione della Jugoslavia ha prodotto la nascita
di sei nuovi Stati. Purtroppo, in questultima regione,
la presenza di numerosi popoli e minoranze etniche
con storia e cultura diverse ha provocato contrasti e
conflitti militari, a volte degenerati in massacri delle
minoranze. La situazione politica in questarea non si
ancora stabilizzata, come dimostra la proclamazione nel 2008 dellindipendenza del Kosovo, una regione serba abitata in maggioranza da Albanesi, indipendenza riconosciuta da alcuni Stati europei e dagli
USA ma non dalla Serbia n dallONU.
Conflitti regionali storici sono tuttora presenti anche nellEuropa occidentale. Alcuni, come
14

Bucarest (Romania). Nella piazza dellUniversit, una singolare


segnaletica dichiara il superamento del regime comunista.

EUROPA Popoli e Stati

ricchezza pari al 25% del PIL mondiale. Il progressivo allargamento dellUnione ha prodotto certamente
un suo rafforzamento a livello mondiale, tuttavia esso comporta anche nuovi problemi, che derivano soprattutto dalle differenze economiche e sociali tra i
Paesi pi sviluppati e quelli ex comunisti, in particolare i pi poveri e arretrati di essi, come la Bulgaria e
la Romania. Difficolt e divergenze riguardo al progetto di rafforzamento dei poteri comunitari, a scapito di quelli nazionali, sono emerse negli ultimi anni
anche allinterno dei membri storici, come dimostrano la bocciatura in Francia e in Olanda, mediante referendum popolari, della Costituzione europea. Per cercare di superare i recenti ostacoli e ridare slancio allUE, nel 2007 i capi di governo hanno firmato il Trattato di Lisbona, che mira a realizzare
unEuropa pi democratica, attraverso il rafforzamento dei poteri del Parlamento europeo, unEuropa pi efficiente e maggiormente garante dei diritti e
dei valori di libert, solidariet e sicurezza, e anche
pi attiva nella difesa dellambiente e protagonista
sulla scena internazionale.

Settimana europea per lenergia sostenibile (Bruxelles 28 gennaio-1 febbraio 2008),


espressione dellimpegno dellUnione per lambiente.
LUNIONE EUROPEA

2008

Mar di Barents

FINLANDIA

SVEZIA

Mare
del Nord

REGNO
UNITO

ltic
o

LETTONIA

Ba

DANIMARCA

IRLANDA

OCEANO
ATLANTICO

ESTONIA

r
Ma

LITUANIA

PAESI
BASSI

BELGIO

GERMANIA

POLONIA

REP.
CECA

LUSSEMBURGO

SLOVACCHIA
FRANCIA

AUSTRIA UNGHERIA
SLOVENIA

ITALIA

ROMANIA

PORTOGALLO

Mar Nero
BULGARIA

SPAGNA

GRECIA

Bruxelles (Belgio). Un grande striscione annuncia la


nascita dellestensione web europea .eu, che pu
essere utilizzata da aziende e istituzioni.

MALTA

Mar
Mediterraneo

CIPRO

15

Modulo 1 EUROPA

Esercizi
UnEuropa senza bambini?
Uno dei principali problemi dellEuropa attuale il suo declino
demografico determinato da una natalit sempre pi modesta,

mentre laumento della vita media d luogo al crescente invecchiamento della popolazione.
Proviamo ad analizzare alcune caratteristiche di questo problema sociale e le sue possibili cause e conseguenze.

1. Con i dati sullincremento naturale della popolazione degli Stati europei (vedi pag. 144) e in base alle indicazioni
della legenda, colora la carta dellEuropa. Quindi aggiungi le sigle corrispondenti ai dati demografici della seguente tabella, che si riferiscono al tasso di fecondit, cio al
numero medio di figli per ogni donna in et feconda.
tasso
di fecondit
Albania
2,2
Austria
1,4
Belgio
1,7
Bielorussia
1,2
Bosnia-Erzegovina
1,3
Bulgaria
1,3
Ceca Repubblica
1,3
Cipro
1,5
Croazia
1,4
Danimarca
1,8
Estonia
1,5
Finlandia
1,8
Francia
1,9
Stato

Stato
Germania
Grecia
Irlanda
Islanda
Italia
Lettonia
Lituania
Lussemburgo
Macedonia
Malta
Moldova
Montenegro
Norvegia

tasso
di fecondit
1,3
1,3
1,9
2,0
1,3
1,3
1,5
1,7
1,5
1,4
1,2
1,7
1,8

Stato
Paesi Bassi
Polonia
Portogallo
Regno Unito
Romania
Serbia
Slovacchia
Slovenia
Spagna
Svezia
Svizzera
Ucraina
Ungheria

tasso
di fecondit
1,7
1,2
1,4
1,8
1,3
1,5
1,3
1,2
1,3
1,8
1,4
1,1
1,3

INCREMENTO NATURALE
meno dello 0
dallo 0 all1
dall1 al 3
pi del 3
FECONDIT
M = media (2 e pi)
B = bassa (da 2 a 1,4)
BB = molto bassa (meno di 1,4)

a. Quali sono gli Stati europei nei quali la popolazione


ha iniziato a diminuire? Quali gli Stati con la crescita
maggiore?
b. Secondo i demografi, lindice di sostituzione, cio il
numero medio di figli necessario per mantenere
costante una popolazione, deve essere superiore a 2.
Quali Stati europei sono in questa situazione? Quale
sar la conseguenza del fatto che quasi tutti gli Stati
europei sono al di sotto di questa media?
c. Quando lindice di fecondit molto basso, ovvero
inferiore a 1,3, una popolazione si dimezzer nel giro
di 45 anni: quanti e quali Stati europei si trovano in
questa condizione?
d. Utilizzando i dati delle pagg. 144-145, la tabella
riportata e le indicazioni contenute nelle domande
precedenti
individua i 5 Paesi a pi alta densit attuale di
popolazione in Europa e controlla quale sia il loro
attuale tasso di fecondit;
prova ad avanzare qualche ipotesi sulla densit di
popolazione tra 50 anni. Da quali fattori potrebbe
dipendere la sua diminuzione? Da quali fattori
potrebbe dipendere il suo aumento?
16

EUROPA

Esercizi
2. Osserva la carta, che indica come cambier la
popolazione europea tra il 2000 e il 2050.
a. In quali regioni europee ci sar una
diminuzione pi forte? Quali Stati invece
registreranno un aumento?

4. Per valutare le conseguenze del declino demografico


dellEuropa, bisogna considerare anche un altro fatto, che
risulta chiaramente dalla carta e dal grafico qui sotto.
OCEANO ARTICO

b. Prova a spiegare quale rapporto esiste tra


landamento demografico e le condizioni
economiche e sociali dei due gruppi di Stati.
OCEANO
PACIFICO

Mar di Barents
ISLANDA

OCEANO
PACIFICO

OCEANO
INDIANO

OCEANO
ATLANTICO

FINLANDIA
NORVEGIA

REGNO
UNITO

OCEANO
ATLANTICO

Ba
ltic
o

ESTONIA

DANIMARCA

IRLANDA

OCEANO ANTARTICO

SVEZIA

Mare
del Nord

r
Ma

PAESI
BASSI

BELGIO

GERMANIA

POLONIA

dal 20 al 25%

REP.
CECA

UCRAINA

SLOVACCHIA
MOLDOVA
AUSTRIA UNGHERIA
SLOVENIA
ROMANIA
CROAZIA

SVIZZERA
FRANCIA
PORTOGALLO

ITALIA

BOSNIA SERBIA
ERZ.
BULGARIA
MONTENEGRO
MACEDONIA
ALBANIA

Mar Mediterraneo

Mar Nero

-20% e oltre
tra -20% e -10%

dal 25 al 35%
dal 35 al 40%
dal 40 al 45%
pi del 45%

speranza di vita per grandi aree, dati 2007


America latina
Medio Oriente
Asia
Africa
Europa
America settentr.
Oceania
Mondo
0

GRECIA

MALTA

come cambia la popolazione

dal 10 al 20%

BIELORUSSIA

LUSSEMBURGO

SPAGNA

popolazione di et inferiore
a 15 anni (% sul totale; dati 2007)

LETTONIA
LITUANIA

71
67
67
50
74
78
75
65

20

40
anni di et

60

80

CIPRO

tra -10% e 0
popolazione in aumento

3. Seguendo lo schema proposto, cerca di spiegare le


possibili cause del declino demografico della popolazione europea. Quindi, in classe, confronta le tue risposte
con quelle dei tuoi compagni.
Cause economiche (lavoro, disoccupazione, lavoro
femminile ecc.).
Cause sociali (trasformazioni della famiglia, divorzi ecc.).
Cause culturali (istruzione, contraccezione, valori personali ecc.).

a. Qual la situazione dellEuropa rispetto agli altri


continenti per quanto riguarda la speranza di vita
della popolazione?
b. Quali sono le cause del fatto che gli Europei, come i
Nordamericani, hanno una speranza di vita maggiore?
c. Dal grafico e e dalla carta risulta che in Europa i
bambini sono sempre di meno e i vecchi sempre di pi:
prova a trovare alcune possibili conseguenze negative
di questo fenomeno, soprattutto riguardanti leconomia.
d. Quali conseguenze pu avere limmigrazione sulla
composizione demografica della societ europea?
Per quali motivi?
5. Per concludere, in classe formulate alcune proposte (di
carattere economico, sociale, culturale) da avanzare alle
autorit degli Stati europei per evitare che lEuropa diventi in futuro un continente senza bambini.

17

OCEANO

Regione
euroasiatica

ATL ANTICO
NORV
EG
IA
SVEZIA

Vorkuta

AN

RE

Niznij Tagil

Samara

Pervouralsk

Ufa

Orenburg

al

Tobolsk

Tjupien

Celjabinsk

Miass
Kopejsk
Magnitogorsk

U
r

Stavropol

Ekaterinburg

ZlatoustKamensk-Uralski

ni

Ob

Serov

a
Kam

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Ivdel

Perm

Kazan
Izevsk

Serginy

Vjatka

G
AL

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DEL

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Berezovo

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Penza

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Narodnaja

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Kurgan

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Don Volgograd

Krasnodar

MON

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Niznij Novgorod

Mihajlovka

Novorossijsk

en
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Grozny

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Kur

ARMENIA

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K A Z A K I S T A N

GEORGIA

Lago di
Mingecaur

Lago di
Sevan

AZERBAIGIAN
Kura

Araks

IR
A

Il territorio della regione bagnato a occidente da alcuni mari interni dellAtlantico; a nord-ovest
dal Mar Baltico che penetra tra
Russia, Finlandia ed Estonia con il
Golfo di Finlandia e a sud-ovest
dal Mar Nero, con il piccolo Mar
dAzov, e dal Mar Caspio.

op

MOSCA

Rostov sul Don

EREWAN

Una regione affacciata


su tre oceani

ss

VA

Baia
d. Dvina

Lago
di Rybinsk

Voronez

OV

Elbrus
5642
Shkhara 5068

Ba

PENISOLA
DI KANIN

Lago
Onega

l
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Volga

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Onega

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BIELORUSSIA

Penisola
di Kola

Novgorod

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Lov

Moncegorsk

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Pskov

La regione euroasiatica comprende la Russia e i tre Stati del Caucaso, Georgia, Armenia e Azerbaigian, che fino al 1991 facevano parte dellUnione Sovietica.
Complessivamente la sua superficie di 17.200.000 km2, dei quali
17 milioni sono occupati dalla Russia, il pi vasto Paese del mondo,
che si estende per circa tre quarti
nella fascia settentrionale dellAsia,
nellimmensa Siberia.

MAR
BI A N CO

Neva
Lago
Ladoga
Lagodei
Ciudi San Pietroburgo

Tra lEuropa e lAsia

18

L
IN

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Go
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Spazi fisici
e ambienti
naturali

Murmansk

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1.

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4506

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3491

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2412

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Ulan-Ude

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AleksandrovskSahalinsk
Uglegorsk

Komsomolsk
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Juzno-Sahalinsk
SovetskajaGavan

2640

Korsakov

Habarovsk

Birobidzan

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Ceremhovo
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Belovo
Kiselevsk Prokop evsk

Barnaul

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Kemerovo
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Leninsk- Kuznecki

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2578

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2999

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PetropavlovskKamcatski

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3456

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1701

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2959

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Kljucevskaja Sopka
4750

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Kamcatka

Magadan

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3000
2000
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SCALA 1:22 000 000
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200

400

600

800

0
1000 km

depressione

19

Modulo 2 REGIONE EUROASIATICA

Gran parte del territorio russo si


affaccia a settentrione sullOceano Artico, con una costa lunga
pi di 10.000 km e molto articolata per la presenza di mari (Mar
Bianco, Mare di Barents, Mare
di Kara, Mare della Siberia
Orientale), golfi, profondi estuari,
penisole (Penisola di Kola, Penisola di Kanin). Numerosi anche
gli arcipelaghi e le isole, tra le
quali spiccano per estensione
quelle di Novaja Zemlja, Severnaja Zemlja e Nuova Siberia. La
costa orientale, bagnata dallOceano Pacifico, caratterizzata
dalla presenza della grande Penisola di Kamcatka e dellisola di
Sahalin che, assieme alle isole
Curili, delimitano il Mar di Ohotsk.
La Russia separata dallAlaska
americana dai 92 km dello Stretto
di Bering.
Se consideriamo il rilievo e lidrografia, possiamo individuare nella
regione quattro aree fisiche.

Il Mar Caspio, visto da satellite.

Lisola di Novaja Zemlja,


vista da satellite.

Quattro regioni fisiche


La parte europea per lo pi occupata dal Bassopiano Sarmatico, unantichissima pianura che si
allarga a ventaglio per oltre 4 milioni di km2, dallEuropa centrale alla catena degli Urali. Confine
orientale del continente europeo,
questi si allungano da nord a sud
per circa 2500 km, con altitudini
modeste (la cima pi elevata il
Narodnaja, 1894 m), perch geologicamente antichi. Il Bassopiano
interrotto da basse ondulazioni
(Rialto Centrale Russo, Alture
del Volga, Uvali Settentrionali,
Monti Timani), che delimitano i
bacini dei maggiori fiumi europei: il
Volga, che percorre 3500 km per
sfociare con un ampio delta nel
Caspio, lUral (pure tributario del
Caspio), il Dnepr, che si getta nel
Mar Nero (Ucraina), il Don, che si
dirige verso il Mar dAzov, e il Pecora, che ha foce del Mar di Barents. Nella parte settentrionale
20

Il Mare di Kara.
La costa occidentale
della penisola di Kamcatka.

Il territorio vulcanico
della Kamcatka sudorientale.

REGIONE EUROASIATICA Spazi fisici e ambienti naturali

della pianura russa si estendono


anche i pi vasti laghi europei, formatisi durante le ultime grandi glaciazioni: il Ladoga (18.400 km2),
che alimenta la Neva, il fiume di
San Pietroburgo, lOnega e quelli
di Rybinsk e dei Ciudi.
Il delta del Volga, visto da satellite.

La grande catena del Caucaso,


vista da satellite.

Il fiume Pecora, visto da satellite.

Il monte Elbrus, nel Grande Caucaso.

La seconda regione la Caucasia, situata tra il Mar Nero e il Caspio e dominata dal Caucaso, un
elevato sistema montuoso originatosi con il corrugamento alpinohimalayano. La sua parte centrale
formata dalla catena del cosiddetto Grande Caucaso dove sinnalzano apparati vulcanici, due
dei quali superiori ai 5000 metri
(Elbrus, 5642 m; Shkhara, 5068
m). A sud del Grande Caucaso,
dopo lampia valle del fiume Kura,
si ergono, soprattutto in Armenia,
le montagne e gli altipiani del Piccolo Caucaso, con al centro il Lago Sevan. A nord si trova infine la
Ciscaucasia, una regione facente
parte della Russia.
Al di l degli Urali, nella Siberia occidentale si estende limmenso
Bassopiano Siberiano Occidentale delimitato a sudest dai Monti
Altaj e dai Monti Sajani. La grande
pianura attraversata da due dei
maggiori fiumi asiatici, che hanno
origine in queste montagne meridionali e sfociano nellOceano Artico: lOb con il suo affluente Irtys
(5410 km) e lo Jenisej.

I Monti Altaj.
Il Lago Bajkal.

Estesa fino al Pacifico, la Siberia


orientale in gran parte montuosa, dominata dal vasto Altopiano
della Siberia Centrale. Nella parte pi estrema si innalzano i Monti di Verhojansk e i Monti Cerski,
mentre nella fascia meridionale si
allungano le catene degli Stanovoj e degli Jablonovj. La Siberia
orientale attraversata dalla Lena, che nasce dal Lago Bajkal (il
pi profondo del mondo, 1620
m), e dallAmur, che segna per
gran parte il confine con la Cina.

Il Lago Ladoga.

21

Modulo 2 REGIONE EUROASIATICA

2.

Clima e ambiente
Climi freddi
e continentali

Nellimmenso territorio euroasiatico, possiamo individuare quattro grandi regioni climatiche e ambientali, che si differenziano soprattutto per la latitudine.
Lungo la fascia pi settentrionale affacciata sullOceano Artico presente un clima sub-polare,
con inverni gelidi, brevi estati fresche e scarsa piovosit. Poich i terreni sono costituiti dal permafrost, la cui superficie si scioglie solo in estate e per
pochi decimetri, vi cresce solo la tundra.

Scendendo pi a sud, dal Baltico alla costa del


Pacifico predomina un clima boreale, caratterizzato da inverni freddissimi e da una forte continentalit, soprattutto nella Siberia orientale, dove
le temperature invernali si aggirano spesso attorno ai -50 C e dove situato il polo del freddo dellemisfero settentrionale (-71 C!). In questa regione si estende il pi vasto bioma dellEurasia, la
taiga, 7 milioni e mezzo di km2, il 46% del territorio russo.
Nella parte centrale della Russia europea e nella regione del Caucaso troviamo un clima temperato fresco, pi continentale e arido nellinterno,
pi mite e piovoso lungo la fascia costiera del Mar
Nero. Questa regione climatica dominata dalle
foreste miste di conifere e latifoglie, che per
sono state in gran parte abbattute per far posto allagricoltura.
Infine, larea sud-orientale della Russia europea
e quella dellAzerbaigian che si affaccia sul Mar Caspio presentano un clima continentale arido,
con precipitazioni inferiori ai 300-400 mm annui e
con estati calde; qui predomina una prateria di erbe alte, che diventa steppa e poi predeserto nelle
zone pi aride a nord del Caspio.

Una slitta attraversa lentamente le terre ghiacciate della zona


artica.

Il corso dellIlich attraverso la taiga, nella regione degli Urali.

La regione euroasiatica si estende per gran parte


nella fascia pi settentrionale dei due continenti;
inoltre, si affaccia soprattutto sulle fredde acque
dellOceano Artico, mentre linfluenza benefica del
Pacifico ostacolata dalla presenza delle montagne
orientali. Il clima regionale pertanto dominato dal
freddo e dalla continentalit.

La tundra, limmensa taiga


e le steppe meridionali

22

REGIONE EUROASIATICA Clima e ambiente

La preoccupante eredit del nucleare


no dei pi gravi problemi
ambientali della Russia,
motivo di preoccupazione per tutta lEuropa e il mondo
intero, la disastrosa eredit
nucleare, militare e civile, dellex Unione Sovietica. Nei decenni della cosiddetta guerra fredda, dagli anni Cinquanta,
lURSS aveva prodotto pi di 50
mila testate nucleari: circa 130
tonnellate di plutonio e 1200 di
uranio arricchito, due sostanze
altamente radioattive. A tale scopo, soprattutto nelle aree pi impervie della Siberia, erano state
edificate ex novo dieci citt nucleari, talmente segrete da non
risultare indicate nelle carte geografiche e da essere accessibili,
fino al 1991, esclusivamente agli
addetti (scienziati, tecnici e operai). La pi grande di esse, vicina
alla citt siberiana di Tomsk, era
Seversk, dove venivano prodotte
molte testate nucleari sovietiche. In ventanni, 280.000 metri
cubi di liquidi radioattivi sono
stati scaricati nel sottosuolo e nei
vicini fiumi Tom e Romashka,
che sono oggi i pi contaminati
del mondo: le loro acque presentano livelli di radioattivit supe-

riori a quelli degli scarichi di 10


mila centrali nucleari! Non a caso, nella Siberia occidentale i casi di cancro tra la popolazione superano di una volta e mezzo la
media russa.
Durante la guerra fredda,
lURSS aveva costruito anche 248
sommergibili a propulsione nucleare e circa 40 navi di servizio
per il trasporto del materiale fissile (altamente radioattivo), che attualmente sono in disarmo nei
porti del Mare di Barents e del Mar
Bianco, con grave pericolo di contaminazione delle acque marine.
Ancora pi grave la situazione
delle aree utilizzate nei decenni
passati per i test nucleari, in particolare le isole della Novaja
Zemlja e a sud, ai confini con il
Kazakistan, il poligono di Semiplatinsk, dove sono state fatte
esplodere 124 bombe in atmosfera e 343 nel sottosuolo: nessuno
ancora in grado di dire quali sono, e saranno, i danni provocati
allambiente e alla salute degli
abitanti di queste zone.
Infine, non si deve dimenticare la situazione del nucleare civile. In Russia, infatti, sono ancora
in funzione una quarantina di

centrali nucleari in gran parte


vecchie e pericolose.
Gi da alcuni anni stato comunque avviato un programma
per lo smantellamento e la messa
in sicurezza di tutte le testate nucleari, la bonifica dei siti inquinati
nonch la smobilitazione delle
centrali: i costi sono elevatissimi e
per sostenerli dovr intervenire
anche la comunit internazionale.
Soltanto per lintervento sulle centrali nucleari obsolete stato calcolato che la Russia dovr spendere in quindici anni circa 1,6 miliardi di dollari.

Sottomarino
nucleare russo:
un grave pericolo
seppure ormai in
disarmo.

Missile a testata
nucleare
dellepoca sovietica.

Il fiume Tom, presso Tomsk (Siberia), le cui acque sono altamente radioattive.

23

Modulo 2 REGIONE EUROASIATICA

3.

Popolazione e urbanizzazione
Debole popolamento
e crisi demografica

Nel corso del XX secolo, lUnione Sovietica aveva


registrato un popolamento lento, per le difficili
condizioni ambientali di gran parte del suo territorio, in particolare quello siberiano, ma ancor pi
per una serie di eventi storici drammatici, che hanno falcidiato la popolazione russa: prima la rivoluzione e la conseguente guerra civile, poi i genocidi
operati dalla dittatura staliniana e infine i milioni di
morti prodotti dalla seconda guerra mondiale. Dai
100 milioni del 1914 i Russi erano passati, nel 1950,
a soli 116 milioni. Nei decenni successivi si avuto
un incremento della natalit, che ha portato la popolazione ai 147 milioni del 1989.
Ma la disgregazione dellURSS e la nascita della
Russia attuale hanno prodotto un nuovo rallentamento demografico, con un calo di quasi 5 milioni di abitanti nellultimo decennio. Da alcuni anni,
infatti, il Paese registra un basso tasso di natalit,
accompagnato da uno alto di mortalit rispettivamente, nel 2007, il 10 e il 16 dai quali deriva
un incremento naturale molto negativo (-6); negativi sono anche i dati relativi alla mortalit infantile (11 contro il 4,7 dellItalia) e alla speranza di vita, che di soli 59 anni per gli uomini e di
73 per le donne. Le cause di questa situazione sono

Mosca. Scorcio
panoramico della
capitale russa,
oggi unimmensa
metropoli, con il
lungofiume
gremito di pullman
turistici e gli edifici
storici: al centro
svettano le torri
del Cremlino,
lantica fortezza
degli zar.

24

la diffusione di piaghe sociali, come lalcolismo, e di


malattie croniche, come la tubercolosi, ma anche il
peggioramento dellassistenza sanitaria pubblica.
Diversa la condizione demografica negli Stati
caucasici. Armenia e Azerbaigian presentano elevati tassi di natalit e saldi naturali positivi (in
Azerbaigian il tasso di natalit del 17 e lincremento naturale superiore al 10), mentre pi lentamente cresce la popolazione in Georgia.
Bisogna infine ricordare che il crollo dellURSS
ha portato alla liberalizzazione dei movimenti
migratori, fino agli anni Ottanta molto deboli perch ostacolati dal regime. Notevoli sono oggi i flussi di lavoratori verso lEuropa occidentale, ma anche allinterno della regione, dai Paesi del Caucaso
verso la Russia.

Le concentrazioni urbane
e il grande vuoto siberiano
Se analizziamo la densit demografica e la rete urbana della regione euroasiatica, possiamo riconoscervi notevoli differenze.
Nella Russia europea si concentrano 110 milioni di
persone (oltre il 75% della popolazione totale) e sono
presenti circa 15 metropoli milionarie. Al vertice di
questa rete di popolazione e citt, si trova Mosca, la

REGIONE EUROASIATICA Popolazione e urbanizzazione

Novosibirsk (Russia) una delle maggiori citt della Siberia. Nellimmagine la


stazione della ferrovia Transiberiana.

capitale, che oggi conta 10 milioni di abitanti ed ha


formato attorno a s, unarea metropolitana con un
raggio di 50 km, che raccoglie altri venti centri urbani
per una popolazione complessiva di 4 milioni. Il secondo polo urbano della Russia europea San
Pietroburgo (4.800.000 abitanti), situata sul delta della Neva, nella parte pi interna del Golfo di Finlandia. Le altre metropoli dellarea (Niznij Novgorod, Kazan, Samara e Volgograd) sono concentrate lungo la media e bassa valle del Volga, che ha sempre avuto unimportante funzione di collegamento tra
popoli del nord e popoli delle steppe.
Anche il vasto territorio che comprende il Caucaso e la zona degli Urali presenta una discreta densit demografica e urbana. Nel Caucaso, metropoli
milionarie sono le tre capitali, Tbilisi (Georgia),
Erewan (Armenia) e Baku (Azerbaigian). Questultima sorge sulla sponda occidentale del Caspio
ed uno dei pi antichi centri urbani dellAsia occidentale; il suo sviluppo legato soprattutto allo
sfruttamento dei giacimenti petroliferi sottomarini,
iniziato sul finire dellOttocento. Ugualmente forte
lurbanizzazione negli Urali, per lo sviluppo economico prodotto dallo sfruttamento delle grandi risorse minerarie presenti; le maggiori metropoli milionarie sono Ekaterinburg, Perm e Celjabinsk.
Diametralmente opposta la situazione demografica della Siberia, la maggior parte del cui territorio
ha meno di 1 ab/km2: su una superficie che molto
pi grande dellEuropa intera vivono solo 31 milioni di persone, per lo pi concentrate nella fascia

San Pietroburgo
(Russia). La reggia
dello zar Pietro I il
Grande.

sud-occidentale, dove hanno sede le due maggiori


metropoli: Omsk e Novosibirsk. Lungo la linea ferroviaria transiberiana, che collega la Russia europea fino alla costa del Pacifico, si allineano infine altre citt di medie dimensioni.

Baku (Azerbaigian).
Negozi e caff
animano il centro
pedonale della
capitale azera.

25

Modulo 2 REGIONE EUROASIATICA

4.

1
Coltivazione dei
girasoli e altre
piante industriali
nella Russia
meridionale.

2
Allevamento
degli ovini nella
regione caucasica
(Azerbaigian).

3
Pesca dello
storione nel
basso Volga
(Russia).

4
Attivit di pesca
nel Pacifico,
presso le Isole
Curili.

5
Trasporto del
legname per
fluitazione sul
fiume Jenisej
(Russia).

26

Economia e societ: il settore primario

Elementi di forza e debolezze


di uneconomia di transizione
Pur avendo perso, con la fine dellURSS, il ruolo di superpotenza politica ed economica, la Russia occupa
oggi un posto importante nelleconomia mondiale. Il
principale elemento di forza di questo Paese (e anche, in misura minore, dellarea caucasica) costituito dalla disponibilit di enormi ricchezze minerarie,
in particolare idrocarburi la cui importanza sta crescendo nella prospettiva di un esaurimento entro il
secolo delle riserve mondiali. Le debolezze dellintera
regione derivano invece, in gran parte,
dalleredit del recente passato e dal
modo come si sta realizzando la
transizione da uneconomia collettivista a una liberale. I regimi comunisti
avevano costruito uneconomia basata
sulla pianificazione centralizzata, sulla
propriet di Stato e sulla prevalenza dellindustria pesante; oggi in Russia funziona il libero mercato e la maggior parte delle aziende produttive sono state privatizzate. Tuttavia questo processo avvenuto
attraverso una accumulazione selvag-

gia, in un clima di totale deregulation che ha favorito pochi grandi capitalisti, i cosiddetti oligarchi
(spesso provenienti dal vecchio Partito Comunista) o
addirittura il crimine organizzato. Lo Stato ha mantenuto il controllo di alcune grandi industrie obsolete,
per evitare il licenziamento di masse di lavoratori. Oggi i cittadini russi dispongono di una vasta gamma di
beni di consumo e possono intraprendere attivit private, ma larghi strati della popolazione vivono in condizioni difficili (come dimostra anche il PIL p.c., che

REGIONE EUROASIATICA Economia e societ: il settore primario

un quinto di quello italiano) per il basso livello dei salari, per la crescente inflazione e soprattutto per labolizione nel 2006 del sistema di sicurezza sociale.

Agricoltura a sud, allevamento


e sfruttamento forestale a nord
Quanto alle attivit primarie, il territorio della regione euroasiatica pu essere suddiviso in due
grandi sezioni: un centro-sud, nel quale prevalgono
le coltivazioni agricole, e un nord, nel quale sono
particolarmente sviluppati lallevamento e lo sfruttamento forestale.
In Russia i suoli coltivati occupano solo il 7%
della superficie nazionale. I prodotti agricoli principali sono i cereali (frumento, segale e avena), le
patate, le barbabietole da zucchero e, nelle zone pi meridionali, i girasoli, il tabacco, il cotone,
la frutta e luva.
Gli Stati caucasici dispongono di spazi coltivabili ancor pi limitati, ma in compenso i loro climi pi
temperati permettono coltivazioni mediterranee e
subtropicali come la vite, i frutteti, gli agrumi e il
t, di cui grande produttrice la Georgia. Negli ultimi anni, la produzione agricola dellintera
regione aumentata, anche grazie alla priva- 3
tizzazione di numerose aziende statali e co-

operative, tuttavia risulta ancora insufficiente il


processo di modernizzazione delle tecniche di produzione e di commercializzazione.
Poco estesa, in Russia, anche la superficie destinata ai prati, utilizzati, con i cereali, nellalimentazione degli animali allevati, per lo pi bovini e suini; ma ultimamente il patrimonio zootecnico notevolmente diminuito e cos pure la produzione di carne, mentre resta elevata quella lattiera. Nelle zone
meridionali pi aride e nelle montagne del Caucaso
abbastanza diffuso lallevamento degli ovini e tra
le popolazioni siberiane presente quello delle renne. Anche le attivit di pesca hanno subito negli ultimi anni una sensibile riduzione; i porti pi attrezzati si trovano sulla costa del Pacifico (Nahodka) e
sul Mar Bianco (Murmansk e Arcangelo), dove si
pescano soprattutto aringhe e merluzzi. Lungo il
basso Volga vengono invece pescati gli storioni, dai
quali si ricava il pregiato caviale.
La Russia dispone del pi grande patrimonio forestale del pianeta (pi della met della superficie
nazionale, corrispondente a quasi 9 milioni di km2),
il cui sfruttamento in continua crescita per la produzione di legname, nella quale il Paese si colloca
al sesto posto su scala mondiale.
5

27

Modulo 2 REGIONE EUROASIATICA

5.

Economia e societ: lindustria e il terziario


Le enormi ricchezze minerarie
e le difficolt dellindustria

Gli Urali e la Siberia formano uno dei maggiori distretti minerari del mondo, in particolare per quanto
riguarda i minerali energetici. Grazie al loro sfruttamento, crescente soprattutto nelle aree siberiane
pi fredde, la Russia la prima produttrice mondiale
di petrolio e gas naturale, immesso in gasdotti che
riforniscono diversi Paesi europei. Elevata anche la
produzione di carbone e di minerali preziosi e strategici: il ferro degli Urali, ma soprattutto i diamanti

e loro estratti in Siberia. Nel Caucaso sono molto importanti i giacimenti di petrolio dellAzerbaigian, sul
Mar Caspio, che hanno dato vita anche a impianti di
raffinazione, e le miniere di manganese della Georgia, tra le pi ricche del pianeta. Nella regione euroasiatica, lenergia elettrica in gran parte prodotta da
centrali termoelettriche e termonucleari; queste
ultime sono per vecchie e poco sicure.
Durante lepoca comunista, gli Stati dellURSS
sono rapidamente passati da uneconomia a prevalenza agricola a una di tipo industriale, favorita del
resto dalla disponibilit di enormi
risorse minerarie. Ancora oggi lindustria vi ha un peso economico
notevole: in Russia, ad esempio,
la forza lavoro del settore secondario si aggira attorno al 30%
del totale. Molte, per, sono

28

REGIONE EUROASIATICA Economia e societ: lindustria e il terziario

industrie pesanti (siderurgia, chimica) che, un


po come in tutta lEuropa, si trovano in crisi e che,
per di pi, risultano tecnologicamente obsolete; altrettanto in crisi quelle che producono beni di consumo (tessili, agroalimentari, elettronica) per la
concorrenza dei prodotti di importazione.

La crescita del terziario


e larretratezza delle infrastrutture
Lo sviluppo economico russo trova un freno nellarretratezza delle infrastrutture, a partire
dalle vie di comunicazione. La rete stradale e autostradale infatti inadeguata e spesso in condizioni
disastrose, soprattutto nelle campagne. Le ferrovie, che rappresentano il sistema di trasporti pi
utilizzato, particolarmente in Siberia, sono sovrac-

cariche di traffico e maltenute. Le vie marittime restano bloccate per gran parte dellanno dai ghiacci,
mentre risulta pi sfruttata la rete dei fiumi e dei
canali navigabili, che si estende per 84.000 km.
Il processo di modernizzazione delleconomia russa pi evidente nel settore terziario,
che oggi fornisce il 62% del PIL nazionale (rispetto al 28% del 1990) e che in continua crescita grazie soprattutto al fatto di rappresentare
il settore nel quale maggiore lintervento privato. Il comparto creditizio stato il primo ad essere liberalizzato oggi conta numerose banche,
che hanno accumulato ingenti capitali anche attraverso traffici illeciti come il riciclaggio. Molto
diffusa la propriet privata anche nel commercio
e nei trasporti e addirittura in ambiti che costituivano un vanto del regime comunista, quali la
scuola e la sanit.

1
Piattaforma
petrolifera russa
nellestremo nord
siberiano.

2
Acciaierie di Nijini
Taguil, negli Urali
(Russia).

3
Impianti per la
produzione e il
trasporto del gas
siberiano
(Russia).

4
Estrazione e
trasporto del
petrolio nel Mar
Caspio
(Azerbaigian).

5
Automobili
dimportazione
esposte
allingresso di un
supermercato di
Rostov sul Don
(Russia).

67
San Pietroburgo
(Russia). Un fastfood del centro
cittadino e il
terminal turistico
nel porto
commerciale.

29

Modulo 2 REGIONE EUROASIATICA

6.

Popoli e Stati
Dallimpero zarista
alla Russia post-sovietica

Antica carta della


Moscovia con la
citt di Mosca.

La storia nazionale della Russia prende avvio nellAlto Medioevo dalla fusione degli Slavi, insediatisi nella regione dal VI secolo, con gruppi di Vichinghi (o
Normanni) chiamati Variaghi. Dopo le invasioni dei
Mongoli e dei Tatari dellOrda dOro, emerse il Ducato di Mosca, che nel XV secolo si liber dellegemonia tatara, creando la Moscovia, primo nucleo dellimpero russo. Nei secoli successivi, la Russia si tra-

Libri per tutti i rami del sapere, manifesto del periodo rivoluzionario e (in alto sulla
destra) il simbolo dellUnione Sovietica.

30

sform in un impero sempre pi vasto, espandendosi a occidente verso la Polonia, ma soprattutto a


oriente al di l degli Urali, in Siberia: agli inizi dellOttocento limpero zarista russo si estendeva dalla Polonia orientale allOceano Pacifico.
Dopo lo scoppio della rivoluzione bolscevica
(1917), che sotto la guida di Lenin abbatt il potere degli zar, dalle ceneri dellimpero nacque
(1922) lURSS (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche o, pi brevemente, Unione Sovietica) nella quale entrarono anche Georgia, Armenia
e Azerbaigian.
Nel 1991, con la disgregazione dellURSS, tutti
gli Stati europei e asiatici non russi che facevano
parte dellURSS si sono resi indipendenti. La Russia
oggi una repubblica federale ripartita in Regioni
amministrative, Repubbliche a base etnica, Circondari autonomi e Municipalit metropolitane.

Mosca, 1991. Lesercito presidia la Piazza Rossa durante la crisi


di agosto, che porter alla fine dellURSS.

REGIONE EUROASIATICA Popoli e Stati

I Russi
e gli altri popoli della regione
I Russi, che appartengono alla grande famiglia dei
popoli slavi, costituiscono l80% della popolazione
della Russia, perch nel corso dei secoli ne hanno
popolato e colonizzato le diverse regioni, fino allestremo oriente. Tuttavia, sono presenti consistenti
minoranze nelle repubbliche etniche poste tra gli
Urali e il medio Volga, nella Transcaucasia, a nord
del Caspio e in Siberia, soprattutto nelle zone settentrionali e orientali.
La regione del Caucaso costituisce un complesso mosaico etnico e linguistico, per la presenza di
almeno 50 popoli diversi, che parlano lingue appartenenti a tre famiglie principali: indoeuropee come
larmeno, caucasiche come il georgiano e altaiche
come lazero.

Fra le minoranze presenti in Russia spiccano i


Tatari (nella fotografia, durante un festival
folcloristico), i Baschiri e i Mongoli della
Calmucchia.

Cavaliere della Siberia nordorientale,


dove vivono Jacuti, Evenki, Nenci e
Ciukci, piccole popolazioni con cultura
ed economia tradizionali.

Caucaso,
una regione martoriata
Il Caucaso una regione martoriata tuttora da
violenti conflitti, provocati dalla presenza, come
si detto, di tanti popoli e minoranze culturalmente diversi, dallespansionismo otto-novecentesco russo e ottomano e dal fatto di possedere
ricchi giacimenti petroliferi e importanti oleodotti. Uno dei popoli che hanno subito le pi violente repressioni quello degli Armeni, che gi nel
I secolo a.C. aveva costruito un grande impero. La
situazione in Armenia precipit in un vero e proprio genocidio, provocato dopo la prima guerra
mondiale dalla giovane repubblica turca, con la
morte di circa un milione e mezzo di Armeni. Lultimo episodio della tormentata storia armena
stato il conflitto per il Nagorno-Karabakh, una regione armena assegnata allAzerbaigian dopo lingresso degli Stati caucasici nellURSS. Con la disgregazione dellUnione Sovietica e la nascita degli Stati attuali, per il controllo di questa regione
scoppiato un sanguinoso conflitto tra Armenia e
Azerbaigian.
Oggi i conflitti pi gravi sono presenti in alcune
regioni situate lungo il confine tra Russia e Georgia.
questo il caso della Cecenia, una regione della
Ciscaucasia facente parte della Federazione russa.
Dopo la sua proclamazione unilaterale dindipendenza nel 1991, la Russia intervenuta militarmen-

te fino a occupare la capitale Grozny, scatenando


una cruenta guerra civile, con attentati terroristici
da parte dei guerriglieri ceceni, che si ispirano allestremismo islamico, bombardamenti di citt da
parte dei Russi, che hanno provocato decine di migliaia di morti. Ultimo episodio dei conflitti caucasici, lintervento militare della Russia in due province
della Georgia, lOssezia del sud e lAbkahzia, dove dal 1992 la popolazione, composta in maggioranza da Russi, ha espresso la volont di unirsi alla Federazione russa.

Erewan (Armenia).
Museo della
memoria e
monumento
dedicato agli
Armeni vittime del
genocidio turco
(1915-1917).

31

Modulo 2 REGIONE EUROASIATICA

Esercizi
Conflitti e tensioni ai confini della Russia
La disgregazione dellURSS ha avuto come effetto positivo la
nascita di nuovi Stati, che in molti casi erano stati inglobati con

la forza nellUnione Sovietica, ma ha anche prodotto lemergere


di conflitti e tensioni tra popoli e Stati situati ai confini della nuova Federazione russa.
Analizziamo la situazione pi in dettaglio.

1. Confronta la carta che riproduce i confini dellUnione Sovietica fino al 1992 con una carta politica attuale dellEuropa e dellAsia e completa le tabelle.
OCEANO ARTICO

ESTONIA
LITUANIA

LETTONIA
BIELORUSSIA

MOLDOVA

R U S S I A

UCRAINA

GEORGIA
KAZAKISTAN
ARMENIA
UZBEKISTAN
AZERBAIGIAN
TURKMENISTAN
KIRGHIZISTAN
TAGIKISTAN

Stati appartenenti allURSS e diventati indipendenti dopo il 1992

a. Quali Stati sono oggi pi legati alla Russia?

in Europa

b. Quali Stati hanno invece cercato di rendersi sempre


pi autonomi dalla Russia? Attraverso quali decisioni?
c. Per quali motivi storici questi Stati hanno un
atteggiamento poco favorevole nei confronti della
Russia?

nel Caucaso

d. Negli Stati caucasici i Russi sono piccole


minoranze: su quali basi la Russia ha dichiarato di
riconoscere lindipendenza dellOssezia del sud e
dellAbkhazia, le due regioni georgiane ribelli?

in Asia

Stati dellex URSS


aderenti alla CSI
Federaz. russa
Bielorussia
Ucraina
Moldova
Georgia
Armenia
Azerbaigian
32

entrati nellUE

entrati nella NATO


Estonia
Lettonia
Lituania

candidati della NATO


Ucraina

2. Divisi in gruppi, scrivete una sintesi storica degli Stati


confinanti con la Russia, raggruppati come nellelenco
sotto, cercando di mettere in evidenza i rapporti pacifici
e conflittuali tra questi Stati e limpero zarista prima,
lURSS poi.
Stati baltici;
Polonia;
Ucraina e Bielorussia;
Stati caucasici.

REGIONE EUROASIATICA

Esercizi
3. Dopo aver letto la scheda (la Repubblica, 10 agosto
2008), costruisci per ciascuno Stato caucasico, con i dati della tabella, un areogramma come il nostro (relativo alla Russia). Spiega quindi in quali aree e perch la religione rappresenta un altro importante fattore di instabilit e
conflitti della regione.
religioni (%)
Stato

ortodossi

cattolici
e protestanti musulmani
1
10

altri

ortodossi

Russia

17

Georgia

84

10

Armenia

65

20

10

63

Azerbaigian

LA CRISI DELLA REGIONE

72

cattolici e protestanti
musulmani
altri

Inguscezia
Una delle repubbliche russe pi povere. Ha accolto 300.000 rifugiati
dalla Cecenia, e continua a subire
linfluenza del conflitto: rapimenti,
omicidi, attentati. Il presidente un
ex generale dei servizi segreti russi.

DAGHESTAN

RUSSIA

Asigezia

INGUSCEZIA
Karacajevo
Cerkessia

Sukhumi

Cabardino
Balcaria
OSSEZIA
DEL NORD

Grozny
CECENIA

Mar Caspio

ABKAHZIA
Tskhinvali

Mar Nero

Dadjaria

Ossezia del nord

OSSEZIA
DEL SUD

GEORGIA

ARMENIA

Repubblica autonoma della Russia,


ospita la pi grande base militare della regione. Nel 1992 un conflitto ha
opposto lOssezia del nord, a maggioranza cristiana, allInguscezia. Forti
tensioni tra cristiani e musulmani.

TURCHIA

Daghestan

popolazione

700.000

etnie

Osseti
53%, Russi 30%,
Ingusceti 5%

La pi grande repubblica della Russia a maggioranza musulmana. Dal


1999 teatro dincursione di ribelli
ceceni. Centinaia di morti.
Attacchi contro polizia e autorit
sono ancora frequenti nella regione.

Aspro conflitto con la Georgia dal


1989. Nel 92 in un referendum la
popolazione si espressa per lindipendenza e lunione con il Nord. La
maggioranza dei suddosseti ha passaporto russo e leconomia di fatto integrata con quella di Mosca.

AZERBAIGIAN

IRAN

superficie (kmq) 8000

Ossezia del sud

NAGORNO-KARABAKH

50.000 morti. La Cecenia rimane indipendente di fatto. Dal 90 le forze


russe tornano per unoperazione antiterroristica.
superficie (kmq) 17.300
popolazione

1.100.000

etnie

Ceceni 59%, Russi 23%

superficie (kmq) 50.300


popolazione

2.676.000

etnie

Ceceni 58%, Ingusceti 13%,


Russi 23%

Abkahzia

Cecenia

Proclamatasi indipendente nel 1992,


dopo un anno di guerra. La pace
mantenuta a stento dai soldati russi.

Autoproclamatasi indipendente nel


1991. Nel 1994 la Russia scatena la
guerra: 21 mesi di conflitto, oltre

Nagorno-Karabakh
Enclave a maggioranza armena (cristiana) in Azerbaigian (maggioranza
musulmana). Gli scontri cominciano
nei primi anni 90. Dal 1994 dopo
un cessate il fuoco la zona sotto
controllo degli armeni, ma proseguono gli incidenti con le forze azere.
33

MODULO

Asia occidentale
e centrale
M

1.

AR

Spazi fisici e ambienti naturali

Un ponte fra tre continenti

Tre regioni fisiche


La spina dorsale della regione costituita da un insieme di catene che fanno parte del grande sistema
alpino-himalayano. Procedendo da ovest verso est, incontriamo i Monti del Ponto e quelli del Tauro, il Caucaso (Ararat, 5165 m), i Monti Zagros, gli Elburz (Damavand, 5605 m) e i Kopetdag, fino allHindukush, al
Pamir e al Tian Shan, dove si eleva la massima cima
regionale, il Picco Ismail Samani (7495 m).
A fianco dei sistemi montuosi pi elevati, si allargano
alcuni vasti altipiani e tavolati con altitudine media
di circa 1000 metri. Il pi esteso il tavolato arabo,
che occupa gran parte dellomonima penisola ed
bordato a oriente e a sud da una serie di catene che
superano anche i 3000 metri; lungo il lato nord-occidentale, tra Giordania e Israele, esso invece delimitato da una fossa tettonica occupata dal fiume
Giordano, che attraversa il Lago di Tiberiade e si
immette nel Mar Morto, posto a quasi 400 metri sotto il livello del mare. Gli altri altipiani della regione si
estendono nellAnatolia, in Iran e nel Kazakistan orientale, dove giace il grande Lago Balhas.

SUDAN

34

EGITTO

La regione, vasta circa 9 milioni di km , costituisce un


ponte naturale dellAsia con lAfrica, alla quale collegata dalla penisola del Sinai, e con lEuropa, separata dai pochi chilometri di mare degli Stretti del Bosforo. Anche per questa posizione, essa ha avuto in
passato un importante ruolo per la comunicazione e lo
scambio tra i popoli e le civilt dei tre continenti.
Allinterno dellAsia occidentale e centrale (che comprende 20 Stati) possiamo distinguere tre grandi regioni storico-geografiche: il Vicino Oriente, che include gli Stati affacciati sul Mediterraneo (Turchia, Libano, Siria, Israele e Giordania) e lisola di Cipro; il Medio Oriente, che comprende i Paesi della Penisola
Arabica e del Golfo Persico (Iraq, Iran, Arabia Saudita, Yemen, Oman, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Bahrein,
Kuwait); lAsia centrale vera e propria, che abbraccia
lAfghanistan e gli Stati interni che fino al 1991 facevano parte dellUnione Sovietica (Kazakistan, Turkmenistan, Uzbekistan, Tagikistan, Kirghizistan).
Dal punto di vista fisico, la regione formata da una
parte continentale e da due grandi penisole.
La parte continentale si estende dalla Siberia occidentale al Golfo Persico ed bordata a occidente
dal grande Mar Caspio, che bagna il Kazakistan, il
Turkmenistan e lIran.
La parte peninsulare costituita dalla Penisola Anatolica, protesa tra il Mediterraneo orientale e il Mar
Nero verso lEuropa, e dalla Penisola Arabica, separata dallAfrica, a occidente, dal lungo e stretto
Mar Rosso, e bagnata, a oriente, dallOceano Indiano (Mare Arabico e Golfo Persico). La Penisola del
Sinai, politicamente egiziana, sotto laspetto fisico
appartiene invece a questa regione, di cui rappresenta lestrema propaggine occidentale.
Se consideriamo il rilievo e lidrografia dellAsia occidentale e centrale, possiamo individuare tre principali regioni fisiche.
2

Vi sono infine due grandi pianure, nelle quali scorrono i maggiori fiumi: la Mesopotamia, attraversata
dal Tigri e dallEufrate, che nella parte terminale si
uniscono e sfociano nel Golfo Persico con lo Shattal-Arab, e il vasto Bassopiano Turanico, percorso
da due fiumi endoreici, lAmudarja e il Syrdarja, che
hanno foce nel Lago dAral. Nel lato occidentale,
bordato dal Mar Caspio, il Bassopiano Turanico
scende a formare la Depressione Caspica. Anche il
lato orientale della Penisola Arabica formato da
una fascia pianeggiante che borda il Golfo Persico fino al Mare Arabico.

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(Rivend. d. YEMEN)

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Stretti

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I Monti Kopetdag.

Il lago di Tiberiade.

Laltopiano iraniano.

35

Modulo 3 ASIA OCCIDENTALE E CENTRALE

2.

Clima e ambiente
Una regione arida con vasti deserti

Il clima dellAsia occidentale e centrale caratterizzato quasi ovunque dallaridit; vi si registrano,


infatti, precipitazioni per lo pi inferiori ai 500 mm
annui. Laridit della regione dovuta a due fattori
principali: la latitudine e la continentalit. La latitudine, perch gran parte del territorio si estende
nella fascia del Tropico del Cancro, una fascia climatica che, come sappiamo, caratterizzata durante tutto lanno da alte pressioni stabili; la continentalit, perch la parte centrale situata in una
zona interna, separata dallOceano Indiano dalle
barriere montuose dellIran e dellAfghanistan. Laridit la caratteristica fondamentale dei due climi
principali della regione.
La Penisola Arabica, la Mesopotamia e la fascia
meridionale dellIran e dellAfghanistan presentano
un clima subtropicale arido, con precipitazioni
molto scarse, inferiori ai 250 mm annui, inverni miti ed estati torride; nella Penisola Arabica si raggiungono anche i 50 C quando soffia il vento caldo
del deserto. Data lestrema aridit, in queste aree si
estendono vasti deserti: la Penisola Arabica, ad

esempio, quasi interamente occupata da quelli di


An-Nafud e Rubal Khali.
Sugli altipiani e nelle pianure interne dellAsia
centrale prevale un clima continentale, con precipitazioni scarse, estati molto calde e inverni gelidi, soprattutto quando soffiano i venti di origine siberiana, che apportano tempeste di neve. Lescursione termica annua pu raggiungere anche i 60-70
C. Predominano anche qui i deserti, come quello
di Lut nella parte centrale dellIran e quelli del Karakum e del Kizilkum nellAsia centrale; attorno a
essi e sullaltopiano anatolico si allargano steppe
predesertiche.
Si differenziano, sia per le precipitazioni che per
le temperature, la fascia costiera anatolica, la costa
mediterranea orientale e la regione settentrionale
della Mesopotamia, caratterizzate da un clima mediterraneo, con estati calde e secche e inverni miti e piovosi, in modo particolare sulle rive turche
del Mar Nero. La vegetazione quella tipica dellarea mediterranea.
Infine, nelle zone montuose pi elevate dellAnatolia, dellIran e dellAfghanistan presente un
clima montano, con precipitazioni abbondanti e
temperature rigide in inverno, fresche destate.

Turchia. Un tratto della costa lungo il Mediterraneo.

Le formazioni rocciose che bordano il deserto di


An-Nafud, nella Penisola Arabica.

36

ASIA OCCIDENTALE E CENTRALE Clima e ambiente

Progetti e conflitti per lacqua


Asia occidentale e centrale una regione ricchissima di petrolio, ma povera
di acqua, data la grande aridit
del clima che contraddistingue la
maggior parte del suo territorio.
Negli ultimi decenni, per alcuni
Paesi della regione la crisi idrica
diventata drammatica a causa
dellincremento dei consumi, soprattutto per lagricoltura e gli
usi civili di una popolazione in
forte crescita. Gi oggi i Paesi
della penisola araba hanno a disposizione meno di 1000 m3 pro
capite annui di acqua dolce (contro i 4000 dellItalia) e questa situazione di penuria idrica si allargher nei prossimi 20 anni a
tutti gli altri Stati della regione.
Per far fronte al continuo aumento dei consumi idrici, nel Vicino Oriente sono state costruite, o sono in progetto, grandi dighe sul corso superiore del Tigri
e dellEufrate, ma ci ha provocato gravi tensioni fra la Turchia,
la Siria e lIraq, i tre Stati attraversati dai due fiuni. In particolare, la Turchia ha approvato il cosiddetto GAP (Great Anatolian
Project), un progetto gigantesco
che prevede la realizzazione, lungo il corso superiore dei due fiumi mesopotamici, di ben 22 dighe
e bacini artificiali, allo scopo di irrigare quasi 2 milioni di ettari di
territorio e mettere in funzione
numerose centrali idroelettriche.
Se questo progetto sar attuato,
lIraq perder l80% delle proprie
risorse idriche.
Il controllo delle acque del
Giordano , dal canto suo, una
delle ragioni del perdurante conflitto tra Israeliani e Palestinesi;
questi ultimi accusano, infatti,
Israele di impadronirsi della
maggior parte delle acque del
fiume e delle sue falde sotterra-

La grande diga
Atatrk, innalzata
dai Turchi
nellambito del
Progetto per
lAnatolia, sullalto
corso dellEufrate.

nee, soprattutto mediante il controllo delle sorgenti di Banias,


che si trovano sulle alture del
Golan occupate dal loro esercito.
In Asia centrale, poi, motivi di
contrasto sono sorti tra Kazakistan, Uzbekistan e Turkmenistan
per lo sfruttamento dei fiumi
Syrdarja e Amudarja, che portano sempre meno acqua al Lago
dAral, contribuendo ad aggravarne le gi gravi condizioni: in alcuni decenni, esso ha quasi dimezzato la sua superficie, soprattutto per leccessivo prelievo di
acqua impiegata nelle piantagioni
di cotone delle regioni circostanti. Altrettanto critica la situazione del Mar Morto, che si abbassa
ogni anno di circa 80 cm a causa
della forte evaporazione: per fermare questo depauperamento,
Israele e Giordania hanno in progetto la costruzione di un canale
di 166 km in grado di portare acqua dal Mar Rosso.

Infine, per far fronte alla crescente richiesta idrica, i Paesi


della penisola araba cui il petrolio garantisce enormi disponibilit energetiche hanno realizzato grandi impianti di desalinizzazione dellacqua marina: lArabia Saudita e gli Emirati Arabi
Uniti sono primi al mondo con
una produzione di acqua desalinizzata rispettivamente di circa 7
e 6 milioni di m3 al giorno.

La centrale di Al
Taweelah, presso
Abu Dhabi (EAU),
combina la
produzione di
energia elettrica
con un impianto di
desalinizzazione
che produce 230
milioni di litri di
acqua potabile al
giorno. Comprende
anche una
moschea, per le
maestranze di fede
musulmana.

37

Modulo 3 ASIA OCCIDENTALE E CENTRALE

3.

Popolazione e urbanizzazione
Bassa densit
e rapido incremento demografico

Istanbul (Turchia).
Un frequentato
mercato del
centro.

LAsia occidentale e centrale abitata da circa 300


milioni di persone, su un territorio assai pi vasto di
quello dellEuropa: la densit demografica media
pertanto di poco superiore ai 30 ab/km2. Tuttavia, allinterno della regione si registrano forti differenze
nella distribuzione della popolazione. Gli Stati meno
popolati (sotto ai 10 ab/km2) sono lArabia Saudita,
lOman e il Kazakistan, che hanno vaste aree desertiche disabitate. Le maggiori concentrazioni umane

si registrano invece nel Vicino Oriente, in particolare nel Libano e in Israele, dove la densit demografica supera i 300 ab/km2. Tra i grandi Stati, abbastanza
popolata la Turchia (circa 100 ab/km2).
Una caratteristica demografica della regione, e
specificamente degli Stati arabi del Medio Oriente,
la rapida crescita della popolazione, per un
tasso di natalit che in alcuni di essi oltrepassa il
30-40 (quello italiano del 9): lArabia Saudita, ad esempio, ha registrato negli ultimi decenni
un tasso di crescita del 30, passando fra il 1974 e
il 2005 da 7 a 25 milioni di abitanti. Lincremento
demografico stato favorito anche da una sensibile
diminuzione del tasso di mortalit, dovuta al miglioramento delle condizioni di vita, e da un aumento dei flussi migratori in entrata. Particolarmente rilevante limmigrazione nei Paesi della penisola araba di lavoratori provenienti dagli Stati vicini, dallAfrica orientale e dallAsia meridionale;
oggi, ad esempio, in Arabia Saudita gli stranieri superano il 20% della popolazione e il 50% di quella
attiva.
I miglioramenti delle condizioni di vita non hanno
tuttavia eliminato i forti squilibri sociali n le
discriminazioni nei confronti delle donne, in
particolare in quegli Stati arabi che applicano la legge islamica.

Citt storiche
e futuristiche metropoli

Arabia Saudita. Lavoratori immigrati dalla regione indiana dopo


una giornata ai pozzi petroliferi.

38

La regione ha unantichissima tradizione urbana: le


prime citt della storia umana sono sorte in Turchia, in Palestina e nella Mesopotamia e, successivamente, vi si sono sviluppate le grandi capitali dei
diversi imperi succedutisi (Baghdad, Instanbul, Teheran, Gerusalemme) e gli importanti centri commerciali e porti delle vie carovaniere che collegavano lAsia al Mediterraneo (Aleppo, Riyadh, Damasco, Samarcanda).
Le citt tradizionali, che in alcuni casi hanno
conservato le loro caratteristiche architettoniche,
nellultimo secolo (anche per effetto dellinfluenza
coloniale europea) si sono allargate nel territorio,
formando vaste aree metropolitane con la nascita
di nuovi e pi moderni quartieri di tipo occidentale,
di zone industriali, ma anche di misere bidonville.
Oggi lAsia occidentale e centrale conta circa 20
metropoli milionarie, pi numerose in Turchia e

ASIA OCCIDENTALE E CENTRALE Popolazione e urbanizzazione

Masdar (EAU). LIstituto di Scienza e Tecnologia, che sar


completato e inaugurato entro il 2009.

Iran. La maggiore Istanbul, il cui agglomerato


urbano supera i 10 milioni di abitanti. Altre grandi
metropoli sono la capitale iraniana, Teheran, con i
suoi oltre 7 milioni e mezzo di abitanti,quella irachena, Baghdad, che ha raggiunto i 5 milioni, e
quella saudita, Riyadh, che ne ha pi di 4 milioni.
Negli ultimi decenni, gli Stati monarchici della
penisola araba, grazie ai capitali derivanti dalle ricchezze petrolifere, hanno visto ledificazione di
nuove metropoli, con grattacieli che si ispirano ai
modelli nordamericani reinterpretati in stile arabeggiante: Al Kuwait, in Kuwait, Gidda e la stessa

Riyadh in Arabia Saudita, Doha nel Qatar sono gli


esempi pi significativi di queste nuove citt. A Dubai e a Kuwait City sono in fase di realizzazione
due grattacieli che dovrebbero superare i 1000 metri. Presso Abu Dhabi, capitale degli Emirati Arabi
Uniti, iniziata nel 2008 la costruzione di Masdar,
una citt per 30.000 abitanti interamente eco-sostenibile. A Rabigh, nel nord dellArabia Saudita,
sulla costa del Mar Rosso, si sta edificando la Citt
Economica di Re Abdullah, su unarea di 168 milioni di m2, con 3000 km di strade, 50 km di canali e
53 ponti.

Riyad (Arabia Saudita). Due dei pi arditi grattacieli che svettano sulla metropoli.

Teheran (Iran).
Uno scorcio del
centro.

Al Kuwait (Kuwait).
Le Kuwait Towers,
ormai simbolo della
citt, furono
inaugurate nel
1979 come punti di
osservazione e
cisterne per lacqua.

39

Modulo 3 ASIA OCCIDENTALE E CENTRALE

4.

Economia e societ: il settore primario


Fra tradizione e modernit

Leconomia e la societ dellAsia occidentale e centrale presentano contraddizioni fra progresso e arretratezza, tradizione e modernit, che sono tipiche dei
Paesi in via di sviluppo, ma che in questa regione hanno assunto caratteristiche pi macroscopiche. Laspetto tradizionale delleconomia rappresentato
principalmente dallagricoltura e dallallevamento,
due attivit poco produttive perch basate su tecniche e strutture fondiarie (latifondi e minifondi) arretrate, ma anche da attivit terziarie come il piccolo
commercio e la produzione artigianale. Laspetto pi
moderno deriva invece, soprattutto, dalle ingenti riserve di petrolio, il cui sfruttamento ha permesso a
molti Paesi dellarea di sviluppare le attivit industriali, di modernizzare le citt e la rete dei servizi.
Anche la societ mediorientale presenta evidenti contrasti tra arretratezza e progresso. Masse popolari povere e analfabete vivono accanto a minoranze di ricchissimi, che hanno acquisito una cultura e modelli di vita di tipo occidentale; inoltre, particolarmente nei Paesi islamici pi tradizionalisti,
forte il contrasto tra la modernizzazione economica
e aspetti sociali tradizionali, come la condizione di
inferiorit delle donne, e strutture politiche spesso
autoritarie o scarsamente democratiche.

1
Agricoltura
specializzata
(agrumeto) di un
kibbutz israeliano.

2
Coltivazione del
papavero da
oppio nel sud
dellAfghanistan.

3
Produzione di
datteri nelle oasi
dellArabia Saudita.

4
Piantagione di t
in Turchia.

5
Allevamento
tradizionale dei
cammelli in
Kazakistan.

40

Oasi agricole
e allevamento estensivo
Le condizioni naturali e climatiche della regione sono in generale poco adatte allagricoltura: vasti deserti e aree montuose, scarsa piovosit, pochi fiumi
perenni. In alcuni Stati della penisola arabica (Arabia Saudita, Yemen, Oman, Giordania), i terreni improduttivi superano l80% della superficie nazionale;
in altri (Kazakistan, Afghanistan, Siria) prevalgono i
pascoli stepposi. Le colture si concentrano in zone,
pi o meno estese, che spesso costituiscono delle
oasi in mezzo a vaste aree improduttive. Le principali sono le pianure dei grandi fiumi in particolare la
Mesopotamia e le regioni costiere del Vicino Oriente, della Turchia e del Mar Caspio; ad esse bisogna
aggiungere le oasi vere e proprie, presenti nelle regioni desertiche. Le colture principali sono i cereali
(frumento, orzo e miglio), dei quali massima produttrice la Turchia, gli ortaggi, le piante mediter-

ranee come gli agrumi e gli ulivi (Turchia, Siria e


Israele) e quelle subtropicali come il t, in cui primeggiano Turchia e Iran, le palme da datteri (lArabia Saudita la massima produttrice mondiale di
datteri) e il cotone, molto diffuso in Uzbekistan e
Turkmenistan. Infine, da ricordare che in Afghanistan concentrato pi dell80% della produzione
mondiale di papavero da oppio.
In molte zone della regione praticata lagricoltura di sussistenza, che impiega una numerosa manodopera: ancora oggi nei Paesi pi poveri, come
lAfghanistan e lo Yemen, gli addetti al settore primario superano il 60% della popolazione attiva. Negli ultimi decenni, tuttavia, lagricoltura commerciale di alcune aree si sensibilmente modernizzata, grazie allintroduzione di nuove tecniche e colture e alla diffusione dei sistemi di irrigazione. il

ASIA OCCIDENTALE E CENTRALE Economia e societ: il settore primario

caso, soprattutto, della Turchia, dellIran e dellArabia Saudita, dove gli ettari coltivati sono passati
in poche decine danni da circa 150.000 a pi di 3
milioni. Particolarmente avanzata lagricoltura di
Israele, che si basa su tipiche aziende cooperative
(kibbutz) e moderne tecniche di coltivazione e irrigazione.
Lallevamento nomade e seminomade di camelidi, ovini e caprini una delle attivit tradizionali
delle regioni aride dellAsia occidentale e centrale
oggi in declino e in alcuni casi stato sostituito da
un allevamento stanziale. I Paesi con i pi consistenti patrimoni di animali allevati sono lIran (80 milioni
di capi di ovini e caprini), la Turchia dove dal vello
delle capre si ricava la pregiata lana mohair e lAfghanistan, dove si allevano invece gli agnelli karakul dai quali si ricava la pelliccia di astrakan.
41

Modulo 3 ASIA OCCIDENTALE E CENTRALE

5.

Economia e societ: lindustria e il terziario


Il regno del petrolio

1
Controllo della
pressione di un
pozzo petrolifero
nella regione del
Golfo.

2
Oleodotto
costiero nel
Kuwait.

3
Lemittente
televisiva Al
Jazeera, con sede
nel Qatar, un
punto di forza del
terziario avanzato
nella regione.

Nel Medio Oriente, in particolare nella regione del


Golfo Persico, si trovano i pi ricchi giacimenti e le
maggiori riserve accertate di petrolio (circa il
65%) e di gas naturale (55%) del mondo. Degli
otto maggiori Paesi petroliferi, ben quattro sono
mediorientali: Arabia Saudita (la cui produzione
inferiore solo a quella della Russia), Iran, Emirati Arabi Uniti e Kuwait. Nel Medio Oriente si
estrae circa un terzo della produzione mondiale di
petrolio, che viene in gran parte esportato: infatti,
circa il 75% delle esportazioni dellarea rappresentato dal greggio. Unaltra regione molto ricca di
idrocarburi, solo in parte sfruttati, quella circostante il Mar Caspio, dove oggi si estrae soprattutto
gas naturale (in Uzbekistan e Kazakistan), prodotto in notevoli quantit anche in Iran e Arabia Sau-

dita. Gas naturale e petrolio greggio giungono, tramite gasdotti e oleodotti, in numerosi porti dislocati sulle coste del Mediterraneo, del Golfo Persico e
del Mar Rosso.
NellAsia centrale sono sfruttati anche ricchi
giacimenti di uranio, oro, argento, rame e ferro,
mentre nel Vicino Oriente, in particolare in Giordania, Siria e Israele, si estraggono rilevanti quantit
di fosfati.

Progressi dellindustria, sviluppo


del terziario
In tutta la regione sono diffuse attivit artigianali e
industriali di tipo tradizionale, specialmente agroalimentari e tessili: tipica la produzione di tappeti
apprezzati in tutto il mondo, particolarmente sviluppata in Turchia, Iran e Uzbekistan. Molto pi

42

ASIA OCCIDENTALE E CENTRALE Economia e societ: lindustria e il terziario

concentrate sono invece le aree industriali moderne, in gran parte collegate allo sfruttamento delle risorse petrolifere. I Paesi che hanno attuato i maggiori progressi in campo industriale, grazie soprattutto ai proventi del petrolio, sono lIran, che possiede una consistente industria di base finanziata
dallo Stato e da capitali russi e giapponesi; Israele,
che ha sviluppato i settori industriali pi moderni
(elettronica, ottica, informatica, farmaceutica) e in
misura minore la Turchia, lArabia Saudita e la Siria.
Negli Stati dellAsia centrale, nati dalla disgregazione dellURSS, si sono invece verificate la crisi e la
chiusura di numerose industrie pesanti ormai invecchiate e scarsamente produttive.
Le entrate petrolifere hanno dato un forte impulso anche alle attivit terziarie, in particolare a
quelle bancarie, che oggi in alcuni Paesi (come lArabia Saudita e il Kuwait) impiegano oltre l80%
della popolazione attiva.

Numerose e di grande interesse le localit


turistiche della regione. Tra le mete storico-archeologiche si distinguono le citt dellantica Ionia sulle coste egee della Turchia, Istanbul, la
Cappadocia, Gerusalemme, Petra in Giordania,
Esfahan in Iran, Samarcanda in Uzbekistan,
Sana nello Yemen. Il turismo di lite anchesso
in forte crescita, particolarmente sulle coste e
nelle moderne citt della penisola araba; tre le
iniziative destinate a questo turismo, per esempio, Dubai ha realizzato The World, una citt
del divertimento costruita su isole artificiali che
ricalcano la forma dei cinque continenti. Complessivamente ogni anno nellAsia occidentale e
centrale affluiscono circa 30 milioni di visitatori;
purtroppo per le potenzialit turistiche della regione sono frenate dallinadeguata rete delle vie
di comunicazione e dei servizi, ma soprattutto dai
numerosi conflitti scoppiati negli ultimi anni.

4
Dubai (EAU). La
spiaggia di
Jumeirah, una
delle pi lussuose
destinazioni del
turismo di lite.

5
Samarcanda (in
Uzbekistan) tra
le mete del
turismo storico
archeologico

6
Raffineria di
petrolio di Atyran
(Kazakistan).

7
Tessitura
tradizionale dei
tappeti in Turchia.

43

Modulo 3 ASIA OCCIDENTALE E CENTRALE

6.

Popoli e Stati
Dalle prime civilt
agli Stati attuali

Kermanshah
(Iran).
Manifestazione per
lindipendenza del
Kurdistan, oggi
diviso fra Turchia,
Siria, Iraq e Iran.
Come gli Ebrei di
Israele, i Curdi
rappresentano una
minoranza etnicolinguistica della
regione, nella
quale le
popolazioni pi
consistenti sono
gli Arabi, i Turchi e
i Persiani.

Il Vicino e il Medio Oriente sono le regioni nelle quali luomo inizi a praticare lagricoltura circa 10.000
anni fa e dove sorsero le prime civilt urbane, poi
sviluppatesi nei grandi imperi degli Hittiti, degli Assiri, dei Babilonesi, dei Persiani e dei Fenici. Dopo la
dominazione dei Greci e dei Romani, gli Arabi nel
Medioevo vi diffusero la nuova religione dellIslam,
fondando un vasto impero che nel IX secolo comprendeva tutta lAsia occidentale e centrale. Dopo il
Mille, giunsero Mongoli e Turchi, popolazioni nomadi provenienti dallAsia centrale, che si islamizzarono. Dinastie turche fondarono due grandi imperi islamici: quello dei Selgiuchidi e, dal XV secolo, quello
degli Ottomani, che hanno dominato nella regione fino agli inizi del Novecento. La formazione degli Stati attuali stata la conseguenza di tre principali
eventi storici del XX secolo: la disgregazione dellImpero ottomano dopo la prima guerra mondiale, la fine del colonialismo europeo dopo la seconda guerra
mondiale e infine la disgregazione dellURSS.

Il cuore
del mondo islamico
LAsia occidentale stata la culla delle grandi religioni monoteistiche: lebraismo e, successivamente, il
cristianesimo e lislamismo. Questultimo, nato
dalla predicazione di Maometto in Arabia Saudita, si

poi diffuso in tutta la regione, che oggi costituisce il


cuore dellIslam. In quasi tutti gli Stati dellAsia occidentale e centrale la religione musulmana infatti
professata da oltre l80% della popolazione. Fa eccezione Israele, in cui il 78% degli abitanti di religione ebraica.
In Iran, dopo la rivoluzione guidata dallayatollah Khomeini (1979), che abbatt la monarchia, si
instaurato un governo integralista islamico che ha
favorito la nascita in tutto il mondo musulmano di
movimenti fondamentalisti, sostenitori della necessit di modellare le leggi e la vita politica e sociale secondo i principi del Corano. Alcuni di questi
movimenti hanno compiuto attentati terroristici
non soltanto contro governi di Stati arabi considerati troppo filoccidentali, ma anche in altri Paesi
del mondo.

Conflitti territoriali,
economici e religiosi
Da decenni il Medio Oriente scosso da gravi conflitti, che in alcuni casi hanno assunto le caratteristiche di sanguinose guerre internazionali. Molti di questi conflitti sono stati provocati da contrasti territoriali tra popoli e Stati, ma altrettanto importanti sono
i motivi religiosi e quelli economici, legati soprattutto
ai ricchissimi giacimenti petroliferi della regione.
Uno dei Paesi maggiormente lacerati da cruenti
conflitti Israele, nato nel 1948 sulla base di una
decisione dellONU che prevedeva la divisione del-

La Mecca (Arabia Saudita). Un religioso chiama alla preghiera


limmensa folla dei pellegrini nella citt santa dellIslam.

44

ASIA OCCIDENTALE E CENTRALE Popoli e Stati

Iraq, gennaio 1991. Gli aerei della coalizione guidata dagli USA bombardano i pozzi petroliferi
iracheni.

la Palestina in due Stati, uno ebraico e uno arabo. Il


rifiuto dei Palestinesi e dei Paesi arabi vicini ha prodotto ben quattro guerre, vinte da Israele, che ha
occupato altri territori nei quali ha fondato nuove
colonie. La conflittualit ormai permanente, con
attentati terroristici, attacchi militari, bombardamenti che spesso colpiscono la popolazione civile,
tanto palestinese quanto israeliana. Nel 2004 Israele ha lasciato ai Palestinesi una delle zone occupate, la cosiddetta Striscia di Gaza, ma la situazione
rimane critica e la creazione dei due Stati diventa
sempre pi difficile.
Tormentata dalle guerre anche larea del
Golfo Persico, dove negli ultimi decenni se ne sono susseguite ben tre. La prima scoppi fra Iran e
Iraq per il controllo di alcune zone dello Shatt-alArab e si concluse dopo otto anni, con centinaia di
migliaia di morti. La seconda fu provocata dallinvasione del Kuwait da parte del dittatore iracheno
Saddam Hussein, bloccato da un intervento internazionale autorizzato dallONU. La terza, iniziata
nel 2003, stata decisa dagli Stati Uniti che, con
lappoggio di alcuni alleati, sono intervenuti in Iraq
per abbattere il regime di Saddam Hussein, accusato di possedere armi di distruzione di massa e di
proteggere il terrorismo internazionale. Purtroppo
il conflitto non si concluso con la rapida occupazione dellIraq da parte delle truppe americane,
perch da allora il Paese piombato in una situazione di violenze continue.
Altra regione conflittuale lAfghanistan, nel
quale alloccupazione militare dellURSS (19781989) succeduto il governo islamico integralista
dei talebani, abbattuto nel 2001 in seguito a un intervento militare degli USA e degli alleati NATO.

Iraq, aprile 2003. Bombardamento di Baghdad da parte


degli alleati occidentali.

Afghanistan,
dicembre 2007.
Militari della
Guardia Nazionale
USA in unarea
sotto controllo
americano.

Palestina, 2007.
Bambini della
Striscia di Gaza si
recano a scuola.

45

Modulo 3 ASIA OCCIDENTALE E CENTRALE

Esercizi
Dal petrolio ricchezza
e guerre per il Medio Oriente
Dagli anni 30 del Novecento quando le compagnie petrolifere
occidentali iniziarono a sfruttare i ricchissimi giacimenti di oro
nero dellArabia Saudita, da poco diventata un regno indipen-

dente per il Medio Oriente, e in particolare per la regione del


Golfo, iniziata una nuova epoca storica, caratterizzata dal decollo delleconomia, con le conseguenti profonde trasformazioni
economiche e sociali, ma anche da conflitti, provocati spesso
proprio dalla presenza delle pi grandi riserve petrolifere della
Terra, con lattrazione che queste esercitano sul resto del mondo.

1. Colora la carta secondo le indicazioni della legenda e,


con i dati sui principali produttori di petrolio e gas naturale del Medio Oriente, costruisci dei grafici come i nostri
(relativi allIran).
Iran
Stato

produzione petrolio export petrolio riserve petrolio produzione gas riserve gas

Arabia Saudita

10,5

8,5

26%

200

4%

Iran

4,0

2,4

9%

295

16%

EAU

2,8

2,5

9%

128

3,5%

Kuwait

2,5

2,3

9%

35

1%

Iraq

2,0

1,5

11%

1,8%

Qatar

1,0

1,0

136

14,5%

(i dati sulla produzione e sullexport di petrolio sono in milioni di barili al


giorno, quelli sulla produzione di gas in milioni di m3 al giorno; i dati sulle
riserve di entrambi sono in percentuale sul totale mondiale)

produzione petrolio e gas

produzione petrolio
1 milione di barili al giorno

export petrolio

riserve petrolio e gas


% sul totale mondiale delle riserve

produzione gas 10 milioni di m3


export petrolio 1 milione di barili

A
U

Z
R

A
H

CIPRO

I A

CASPIO

LIBANO

S I R I A

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IS

ISTAN
GHIZ
KIR

TA

GIORDANIA

AR

ISRAELE

N
TAG

AFGHANISTAN

IKI

ST

AN

a. Quali sono i due Paesi della regione che hanno la maggiore produzione di petrolio e gas e anche la maggiore
esportazione di petrolio?
b. In quali Paesi la quasi totalit del petrolio estratto viene
esportata?
c. Come spieghi questo fatto e come spieghi che in Iran e
Arabia Saudita tale percentuale invece pi bassa?

Y E M E N

Paesi con produzione di petrolio e gas pari a


1 o pi milioni (barili/m3 al giorno)
Paesi con produzione di petrolio e gas pari a
meno di 1 milione (barili/m3 al giorno)

46

d. Che percentuale delle riserve


mondiali di petrolio e gas si
concentra complessivamente nella regione del Golfo?
Completa lareogramma colorando le aree corrispondenti alle riserve di petrolio e
gas della regione del Golfo.

ASIA OCCIDENTALE E CENTRALE

Esercizi
2. Proviamo a valutare qual lapporto del petrolio alla ricchezza degli abitanti di questi Paesi. Con i dati sul PIL pro
capite (vedi pagg. 146) e in base alle indicazioni della legenda, colora la carta della regione. Quindi, dopo aver
calcolato le entrate in dollari pro capite derivanti dal petrolio per i Paesi maggiori produttori, completa la tabella e
riporta sulla carta i relativi simboli.
entrate petrolio
(mld di dollari 2005)

Stato
Arabia Saudita

65

Iran

18

EAU

24

Kuwait

18

Iraq

24

Qatar

10

popolazione

entrate p.c.

a. Ci sono eccezioni di Paesi che, pur non essendo grandi produttori di petrolio, hanno un PIL elevato? Come
si possono spiegare tali situazioni?
b. Ci sono Paesi che, pur avendo una elevata produzione
di petrolio, non hanno un PIL altrettanto elevato? Come lo spieghi?

3. Il petrolio stato anche una delle principali cause dei


conflitti che hanno tormentato il Medio Oriente negli ultimi
decenni. Raccogli informazioni su quelli che si sono succeduti dagli anni Ottanta a oggi e cerca di mettere in evidenza qual stato, in essi, il ruolo del petrolio.

4. Osserva il grafico sullandamento del prezzo del petrolio


dagli anni Settanta a oggi.
100
90

A
Z
R

A
H

CIPRO

I A

LIBANO

80
I

TUR KME N ISTAN

IS

ISTAN
GHIZ
KIR

TA

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GIORDANIA

N
TAG

IKI

ST

70

S I R I A

ISRAELE

AN

$/barile

CASPIO

60
invasione Kuwait

50

30
AFGHANISTAN

20
10
1970

Y E M E N

PIL p.c. superiore a 20.000 dollari


PIL p.c. da 11.000 a 20.000 dollari
PIL p.c. da 2000 a 10.000 dollari
PIL p.c. inferiore a 2000 dollari
per 1000 dollari di entrate petrolifere p.c.

guerra in Iraq

40
media = 35,56 $
(dal 1970 ad oggi)

1975

1980

media = 27,35 $
(dal 1986 ad oggi)

1985

1990

1995

2000

2007

a. Le variazioni del prezzo del petrolio sembrano corrispondere alle fasi di conflitto armato nella regione.
Quali potrebbero essere i motivi di queste corrispondenze?
b. Puoi individuare i fattori che hanno provocato laumento del prezzo del petrolio negli ultimi anni?

47

MODULO

O
C

TAGIKISTA

K2
8616

AFGA N I S TAN

ISLAMABAD Kashmir
Gujranwala
Amritsar
I
3452
Lahore
Ludhiana
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Meerut

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Jodhpur
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BANGLADESH
DHAKA

Kalewa

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2818
Phou Bia

Mandalay

Haiphong
Golfo
del
Tonchino

L
Aparri
Tuguegarao

Laoag
Pulog
2930

Luzon
Baguio
Quezon City

S. Fernando
MANILA

S. Pablo

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Bandaaceh

Simeulu

Leuser
3381

Ipoh

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di

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KUALA LUMPUR

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Kuching

as
pu
Ka

Borneo
(Kalimantan)
Raja
2278

Asia meridionale

1.

Spazi fisici e ambienti naturali

Grandi penisole e isole


tra lOceano Indiano e il Pacifico
LAsia meridionale occupa un territorio di circa 9 milioni di km2
e comprende 18 Stati. un insieme di grandi penisole e isole che si estendono tra lOceano Indiano e lOceano Pacifico.
Procedendo da ovest verso est, incontriamo la compatta Penisola Indiana, dalla caratteristica forma triangolare, che si
48

Balikpapan

Tanjung

Kelang Malac
ca SINGAPORE Pontianak
Laut
L. Toba S
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Kumai
Banjarmasin
Is. Lingga
Sibolga
m
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St
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JAKARTA Semarang
3159
Surabaya
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3676
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Giava
813

Medan

MALE

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Pinang

(INDIA)

MALDIVE

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Kandy
COLOMBO Kotte

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(Calcutta)
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Chiang Mai
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dell Indocina
2598
Bhubaneswar
Dhulia
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Puerto Princesa MAR
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THAILANDIA
b
Aurangabad
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Palawan
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Godavari
Moulmein Nonthaburi
Mumbai
Zamboanga
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(Bombay)
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Ho Chi Minh
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Kinabalu
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PHNOM PENH
Kakinada
Vijayawada
Bengala
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Kota Kinabalu 2988
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(INDIA)
del Mekong
2423
Arcip. Ranong
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Madras
Mangalore
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Bangalore
Is. Amindivi
Sangkulirang
Is. Bunguran
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Pattani
(Natura)
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2988
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Coimbatore
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Phuket
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Cochin
Kuala Terengganu
Samarinda
Is. Laccadive
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TAIWAN

IDIONALE

MA

Kanchenjunga Kangto
Annapurna
8598
7089
8091 Everest
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8846
M
8516
THIMPHU

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N
k

A
a

Srinagar

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M

8126 Ind
o

Peshawar

Nanga
Parbat

2457
MTI. CHAGAJ

protende nellOceano Indiano, delimitando a ovest il Mare


Arabico, a est il Golfo del Bengala. Al vertice sud-orientale
della penisola emerge lisola dello Sri Lanka, mentre al largo
dellOceano Indiano sono disseminate gli arcipelaghi corallini
delle Maldive, Laccadive, Andamane e Nicobare.
La parte centrale della regione formata dalla penisola dellIndocina, che si prolunga con la stretta Penisola di Malacca, separando lOceano Indiano dal Pacifico. Lungo le coste

Alture dei Ghati Occidentali.

Il fiume Godavari.

FILIPPINE
P

P
Calbayog

Samar

Tacloban

Leyte

Butuan

Bohol

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2954
Mindanao
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Timor
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Sumba

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2960

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(Makasar)

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3455

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(Sulawesi)

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M T 5040 Tanahmerah
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Is. Sangihe

Jayapura
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Lombok

4000
3000
2000
1000
500
200
SCALA 1:30 000 000
0

250

Tre regioni fisiche


La sezione centrale e meridionale della Penisola Indiana corrisponde in gran parte al Deccan, un tavolato di origine molto antica e di modesta altitudine, inclinato verso est, dove si trovano
le alture dei Ghati Orientali, e pi elevato lungo i margini occidentali, dove si innalzano i rilievi dei Ghati Occidentali. A nord,
esso attraversato dai Monti Vindhya e Satpura. Da tutti questi rilievi nascono alcuni fiumi che si gettano nel Mare Arabico,
come il Narmada, o nel Golfo del Bengala, come il Godavari.
Rilievi e tavolati geologicamente antichi formano anche la parte
orientale della penisola indocinese.

TIMOR

Roti

Sawu

Il fiume Mekong.

Mare di Celebes. Fa parte di questarea anche lIrian Jaya,


cio la parte occidentale dellisola di Nuova Guinea.
LAsia meridionale attraversata dal margine convergente della placca asiatica e di quella indo-australiana ed perci soggetta a disastrosi terremoti, mentre le isole indonesiane rappresentano una delle zone pi vulcaniche del mondo, con circa 100 vulcani attivi. Lungo i bordi meridionali dellIndonesia,
laddove la placca indo-australiana sprofonda sotto quella asiatica, si formata una depressione lunga 4500 km, che nella
Fossa di Giava sprofonda fino 7455 m.
Le caratteristiche del rilievo e dellidrografia ci permettono di
individuare nellAsia meridionale tre regioni fisiche e geologiche.

I F
I C
O
DELLE
I

Il Monte Everest,
la cima pi alta del mondo.

500

750

0
1000 km

depressione

indocinesi si susseguono tre ampi golfi: del Tonchino, del


Siam e di Martaban.
Nella sezione sud-orientale, infine, si estende la cosiddetta Insulindia: migliaia di isole grandi e piccole, raggruppate in due
arcipelaghi principali: lArcipelago Indonesiano, con alcune
tra le pi estese isole del mondo (Borneo, Sumatra), e le Filippine. Tra tutte queste isole, lOceano Pacifico forma numerosi mari interni: Mar Cinese Meridionale, Mare di Giava,

Pi giovane, in quanto si corrugato in epoca terziaria e quaternaria, invece limponente sistema di catene montuose che
sbarrano la regione a nord. Spiccano in esso a nord-ovest il Pamir e il Karakoram (K2, 8616 m) e al centro lHimalaya, dominato da alcune delle cime pi elevate del mondo, superiori
agli 8000 metri (Everest, 8848 m; Kanchenjunga, 8598 m;
Lhotse, 8501 m). Le montagne proseguono a sud-est con i
Monti Arakan Yoma e con le catene che attraversano le isole
indonesiane, raggiungendo la massima altitudine con i 5040
metri del Puncak Jaya, nella parte occidentale della Nuova Guinea.
Ai piedi dei grandi sistemi montuosi e degli altopiani indiani e
indocinesi si allargano ampie pianure, dove scorrono i maggiori fiumi della regione, che sfociano nellOceano Indiano e
nel Pacifico con vasti delta: la pianura indo-gangetica, percorsa dallIndo (3180 km), che si getta nel Mare Arabico, e
dal Gange, che nel corso inferiore si unisce al Brahmaputra,
raggiungendo poi il Golfo del Bengala; la lunga pianura dellIrrawaddy, nel Myanmar, e la quella indocinese del Mekong,
che con i suoi 4500 km di lunghezza il massimo fiume dellAsia meridionale e uno dei maggiori dellintero continente.
49

Modulo 4 ASIA MERIDIONALE

2.

Clima e ambiente
La regione dei monsoni

Gran parte dellAsia meridionale ha un clima tropicale influenzato dai monsoni, venti stagionali determinati dallo scambio di masse daria tra il continente
e gli oceani in conseguenza delle differenze di pressione. I monsoni invernali, freschi e secchi, si dirigono dallinterno verso il mare; quelli estivi seguono
la direzione inversa e, a contatto con le montagne,
scaricano sul continente enormi quantit di pioggia.
Quando le temperature delle due zone si equivalgono, i venti cessano e inizia la stagione calda e secca.
Si hanno dunque due stagioni: una secca, che
va allincirca dallautunno alla primavera, e una stagione delle piogge, corrispondente ai mesi estivi.
La loro durata e la quantit delle precipitazioni variano comunque da zona a zona. Le aree pi piovose sono le coste esposte a sud-ovest che hanno alle
spalle barriere montuose, come il Bengala, a ridosso del quale si erge la catena dellHimalaya, dove
cadono anche 10.000 mm (10 metri!) di pioggia allanno. Invece, nelle coste orientali del Deccan e
dellIndocina la stagione delle piogge pi breve e
nellinterno del Deccan dura solo quattro mesi.

La sezione nord-occidentale dellIndia e il Pakistan


sono scarsamente influenzati dai monsoni estivi e
pertanto hanno un clima tropicale arido, con temperature medie annue abbastanza elevate e precipitazioni molto scarse. A causa del clima arido la regione
coperta da steppe e deserti, come quello di Thar.
Infine, la regione dellHimalaya e le maggiori catene dellIndocina hanno un clima di alta montagna, caratterizzato da temperature molto fredde
ed elevata umidit. In queste aree montuose la vegetazione varia a seconda dallaltitudine: dalle foreste sempreverdi sub-tropicali, alle foreste di conifere, fino ai prati daltura che precedono le zone
rocciose e glaciali pi elevate.

Dalle foreste del Borneo


al Deserto di Thar
Il lembo terminale della penisola di Malacca e le isole di Sumatra, Borneo, Celebes e Molucche, attraversate dallEquatore, hanno un clima equatoriale con temperature medie annue elevate (25-30
C) e precipitazioni abbondanti (oltre 2000-3000
mm) durante tutto lanno. questa la regione della
densa foresta equatoriale.
LIndia peninsulare, lIndocina, le Filippine e le
isole meridionali dellIndonesia (Giava, Bali, Flores,
Timor) hanno un clima tropicale monsonico,
con temperature medie annue elevate (nonostante
una certa oscillazione tra la stagione piovosa pi
fresca e quella secca pi calda) e piogge che si concentrano nei mesi estivi (corrispondenti, nellemisfero australe, a gennaio-febbraio). Queste regioni
sono il regno delle foreste tropicali e delle savane, ambienti oggi in gran parte scomparsi per lespansione dellagricoltura.
La regione desertica verso
il passo Khyber, in Pakistan.

50

Gli effetti del monsone estivo nel Bangladesh.

ASIA MERIDIONALE Clima e ambiente

Cicloni tropicali e tsunami


monsoni estivi rovesciano sullAsia meridionale piogge spesso torrenziali e talvolta danno
origine a disastrosi cicloni, tempeste tropicali simili agli uragani
che si abbattono sulle coste dellAmerica centrale, e ai tifoni che flagellano quelle giapponesi e cinesi.
Negli ultimi decenni, per effetto del riscaldamento globale, questi eventi sono aumentati di numero, frequenza e intensit ed hanno
preso a verificarsi anche in periodi
diversi dalla stagione delle piogge.
Inoltre, la crescente antropizzazione e la deforestazione, in particolare delle coste, fanno crescere
anche il numero delle vittime e
lentit dei danni.
Particolarmente esposte a questi fenomeni sono le pianure fluviali e costiere del Bangladesh e
del Myanmar, dove possono verificarsi disastrose inondazioni da
parte sia dei fiumi, che esondano, sia del mare, che avanza con

Banda Aceh,
costa dellisola di
Sumatra
(Indonesia).
Dicembre 2004:
quello che resta
dopo lo tsunami.

onde enormi (tsunami) sospinte da fortissimi venti.


A oggi, il bilancio pi tragico
risale al 1970, quando il ciclone
Bhola uccise mezzo milione di
Bengalesi, mentre ventimila morti furono successivamente causati, nel 1991 e nel 1997, da altri
due cicloni. Pi recentemente,

nel 2007 Sidr ha provocato oltre


duemila vittime e quasi un milione
di sfollati nel Bangladesh, mentre
nel maggio del 2008, Nargis ha
devastato il delta dellIrrawaddi,
in Myanmar, cagionando la morte
di trentamila persone e la distruzione di centinaia di migliaia di
abitazioni.

Mumbai (India).
Luglio 2005:
migliaia gli sfollati
per lalluvione
monsonica.

51

Modulo 4 ASIA MERIDIONALE

3.

Popolazione e urbanizzazione
Un terzo dellumanit

LAsia meridionale una delle regioni pi popolate


del mondo. Complessivamente vivono nel suo territorio quasi 2 miliardi di persone, circa un terzo del
totale mondiale; in particolare, lIndia supera 1
miliardo e 100 milioni di abitanti ed seconda nel
mondo per popolazione, lIndonesia oltrepassa i
220 milioni, il Pakistan e il Bangladesh ne hanno rispettivamente 157 e 141 milioni.
La densit demografica elevata quasi ovunque.
Le maggiori concentrazioni umane, con pi di 1000
ab/km2, si registrano nella vallata del Gange-Brahmaputra e nellisola di Giava. Le regioni meno popolate sono invece la sezione occidentale del Pakistan,
formata da un territorio desertico, le montagne himalayane, la parte pi interna dellIndocina, il Borneo e la Guinea occidentale (appena 6 ab/km2).
In tutti i Paesi della regione in atto un forte
aumento della popolazione, con tassi di incre-

mento naturale mediamente superiori al 10-20.


Ne deriva che in questi Paesi i giovani con meno di
15 anni costituiscono dal 30 al 40% della popolazione totale; in alcuni come lIndia e il Pakistan nella popolazione giovane prevalgono i maschi, essendo ancora diffusa, malgrado il divieto di legge, la
pratica dellaborto selettivo. Il tasso di mortalit
in diminuzione e di conseguenza cresciuta la speranza di vita, passata in qualche decennio da una
media di 40 a una di oltre 60 anni. Tuttavia, ancora
oggi una larga fascia della popolazione afflitta da
gravi problemi sociali: pi del 30% della popolazione indiana e bengalese sottonutrita e l80% vive con meno di 2 dollari al giorno.
I flussi migratori internazionali che caratterizzano la regione sono tra i maggiori del mondo:
solo lIndia conta pi di 20 milioni di emigrati, soprattutto verso lAmerica e il Medio Oriente; milioni sono anche quelli delle Filippine, del Bangladesh
e dello Sri Lanka per lo pi indirizzati verso lEuropa e il Nordamerica.

In molte citt fluviali e marittime, quali Bangkok, Hanoi, Manila, la popolazione pi povera abita in caratteristici quartieri
galleggianti, formati da giunche e sampan (imbarcazioni di legno larghe e piatte), oppure da palafitte di legno.

52

ASIA MERIDIONALE Popolazione e urbanizzazione

Delhi (India). Una vivace strada della grande metropoli. Sullo sfondo, a sinistra, lingresso di un cinema.

Villaggi rurali
e gigantesche metropoli
La maggior parte della popolazione regionale (salvo
eccezioni, come la Malaysia e le Filippine) vive in villaggi rurali, che nella sola India ammontano a oltre
600.000 e raccolgono il 70% della popolazione. Tuttavia, anche in questa parte dellAsia, lurbanesimo
un fenomeno in forte crescita negli ultimi decenni.
Vi sorgono, infatti, decine di metropoli milionarie:
pi di 30 solo in India. Al vertice stanno sei metropoli gigantesche, che hanno creato agglomerati di oltre
10 milioni di abitanti: in ordine di grandezza, Mumbai (Bombay), quinta nel mondo con i suoi 16 milioni; Kolkata (Calcutta), Jakarta e Delhi (13 milioni); Manila e Dhaka (pi di 10 milioni).
Anche in Asia meridionale lurbanesimo un fenomeno antico, ma molte delle attuali metropoli si
sono sviluppate durante lepoca coloniale come porti fluviali e marittimi, espandendosi in anni pi recenti soprattutto per il crescente afflusso di immigrati dalle campagne. Accanto ai nuclei storici di
origine coloniale o precoloniale, in queste metropoli sono sorti nuovi quartieri degli affari dove si concentrano le principali attivit economiche e che
presentano spiccate caratteristiche occidentali:
grandi viali percorsi da un intensissimo traffico automobilistico, moderni palazzi e grattacieli. Tipiche,
in tal senso, Kuala Lumpur, capitale della Malaysia, con le caratteristiche Petronas Towers alte 452
metri, e ancor pi la citt-Stato di Singapore, con

la sua selva di modernissimi grattacieli di vetro e acciaio progettati dai pi famosi architetti del mondo.
Nelle citt della regione, tuttavia, la spinta della
continua immigrazione dalle campagne ha fatto
crescere anche smisurate periferie urbane; spesso
si tratta di misere bidonville, dove le condizioni di
vita sono al limite della sopravvivenza. Ne esempio emblematico la citt di Mumbai, nelle cui baraccopoli si raccoglie il 60% della popolazione.

Kuala Lumpur
(Malaysia). Le
Petronas Towers,
che rappresentano
il simbolo dello
sviluppo
malaysiano.

Angkor, capitale dellantico regno cambogiano (sopra), era una metropoli di un milione di
abitanti, mentre in Birmania sorgeva Pagan, capitale dellimpero omonimo con i suoi
tredicimila edifici religiosi. Oggi queste citt assieme ad altri importanti centri storici e
religiosi, come lindiana Agra con il suo celebre mausoleo del Taj Mahal sono tra le mete
turistiche della regione.

53

Modulo 4 ASIA MERIDIONALE

4.

Economia e societ: il settore primario


Cambiamento
e contrasti

LAsia meridionale formata da un complesso di


Stati che si differenziano tra loro per numerosi
aspetti storici e geografici; tuttavia possibile individuare alcuni caratteri comuni che riguardano
la loro economia e la societ. Innanzitutto il ruolo
fondamentale dellagricoltura che storicamente si
sviluppata soprattutto nelle grandi pianure fluviali della regione. Negli ultimi decenni la produzione agricola destinata allalimentazione locale
aumentata pi della popolazione, garantendo cos
quasi ovunque lautosufficienza alimentare e la fine delle carestie che avevano colpito la regione indiana fino agli anni Sessanta. Unaltra caratteristica di alcuni Stati della regione come lIndia, la
Thailandia e lIndonesia il recente forte sviluppo delle attivit industriali e terziarie, strettamen-

te collegato alla crescita impetuosa della popolazione urbana. Questi due elementi economici hanno permesso di migliorare le condizioni di vita della popolazione, come testimoniano il dimezzamento della mortalit infantile dopo il 1970 e laumento di circa 15 anni della vita media. Tuttavia, lAsia
meridionale continua a essere una regione in via di
sviluppo, nella quale la povert colpisce il 20-30%
della popolazione e sono molto forti i contrasti sociali tra le masse popolari e una ristretta classe di
benestanti.

La coltura del riso


e le piantagioni tropicali
Lagricoltura rappresenta la principale attivit
economica dellAsia meridionale; in alcuni Stati
(Bangladesh, Laos, Cambogia, Vietnam) essa for-

54

ASIA MERIDIONALE Economia e societ: il settore primario

nisce il 30-40% del PIL nazionale e i suoi addetti


superano il 50% della popolazione attiva. La coltura principale il riso, che in questarea rappresenta anche la base dellalimentazione umana:
dei 10 maggiori produttori mondiali, ben sette appartengono allAsia meridionale, primi fra tutti
India (seconda nel mondo), Indonesia e Bangladesh. La loro produzione complessivamente supera il 50% del riso mondiale e per alcuni di essi il
cereale costituisce una delle prime voci desportazione. Lincremento produttivo stato realizzato anche grazie alla cosiddetta rivoluzione verde degli ultimi decenni del XX secolo, che ha introdotto moderne piante ibride, che maturano
pi velocemente e permettono di ottenere fino a
tre raccolti allanno.
Al riso e ad altri cereali come il frumento e il miglio, diffusi nelle zone pi secche, si affiancano alcune colture tropicali, tra le principali voci delle espor-

tazioni: Thailandia, Indonesia e Malaysia sono le prime produttrici mondiali di caucci; altrettanto elevata la produzione di t, soprattutto in India (primo
posto nel mondo), Sri Lanka e Indonesia, ma anche
di canna da zucchero (lIndia il secondo produttore mondiale), di caff (Vietnam e Indonesia), banane (India, Filippine), cotone (India e Pakistan),
olio di palma (Malaysia e Indonesia sono prime nel
mondo). Malgrado le severe leggi antidroga adottate
dai governi dellIndocina, ancora elevata la produzione di papavero da oppio nel cosiddetto Triangolo doro, una regione montuosa posta tra Laos,
Thailandia e Myanmar. Molto intensa, con conseguenze devastanti per gli equilibri ambientali, la produzione di legname pregiato nelle foreste, soprattutto dellIndonesia e dellIndia, mentre lallevamento molto sviluppato in Pakistan (ovini e caprini)
e in Vietnam (suini); assai diffuso nel Sudest e in Indonesia lutilizzo dei bufali nel lavoro dei campi.

1
Coltivazione del
cotone nel cuore
del Deccan.

2
Piantagione di t
nello Stato indiano
del Bengala
Occidentale.

3
Produzione del
caucci in
Malaysia.

4
Risaie nellisola di
Bali (Indonesia).

5
Trasporto del
legname
proveniente dalle
foreste del Borneo
(Indonesia).

Impiego del
bufalo
nellagricoltura
tradizionale delle
Filippine.

55

Modulo 4 ASIA MERIDIONALE

5.
1

Azienda hightech nel distretto


tecnologico di
Hyderabad (India).

2
Villaggio turistico
delle Maldive.

3
Estrazione del
petrolio in
Malaysia.

4
Impianti e
capannoni
industriali presso
Jakarta
(Indonesia).

5 6
Singapore. La
grande area
industriale e il
traffico del porto
container.

Economia e societ: lindustria e il terziario


Il decollo dei NIC
e lesplosione dellIndia

Storicamente, gli Stati della regione sono Paesi agricoli con deboli attivit industriali di tipo tradizionale,
ma negli ultimi decenni alcuni di essi sono entrati nel
gruppo dei cosiddetti Nuovi Paesi Industriali (in
inglese NIC), grazie soprattutto allo sfruttamento
delle risorse minerarie e allafflusso di capitali stranieri, in particolare giapponesi e sud-coreani, attratti dal basso costo della manodopera. Alcuni Stati della regione possiedono infatti consistenti ricchezze
minerarie. Innanzitutto, Indonesia e Malaysia sono
ricche di gas naturale e petrolio, ma anche grandi
produttrici di stagno, mentre nelle Filippine si
estraggono rame e nichel. Ricca di minerali inoltre lIndia, che ai primi posti nel mondo per lestrazione di carbone e ferro.
Le attivit industriali hanno avuto un certo incremento in Indonesia, Malaysia, Singapore, Thailandia e Vietnam, tanto nei comparti tradizionali
(tessile e agroalimentare), quanto, e soprattutto,

56

nellambito dellindustria pesante e di quella tecnologica.


Ma, senza dubbio, lo sviluppo industriale e terziario maggiore si avuto in India, dopo alcune riforme che hanno convertito leconomia al libero
mercato, favorendo cos lesportazione internazionale dei suoi prodotti e lafflusso di capitali stranieri. Accanto alle industrie tradizionali, in particolare
quelle siderurgiche e meccaniche (dislocate soprattutto nel nord-ovest ricco di ferro e carbone), e
allindustria tessile, negli ultimi decenni ha registrato un impetuoso sviluppo lindustria elettronica e informatica. Oggi la regione posta nel sud
del Deccan, tra Bangalore e Hyderabad, chiamata
la nuova Silycon Valley, perch in essa operano
alcune delle maggiori multinazionali dellindustria
high-tech mondiale. Dopo il 2000, lIndia divenuta seconda solo agli USA nellesportazione di software e dalle sue fabbriche proviene circa un quinto
di tutti i computer esportati nel mondo. Alcune industrie indiane, come la Tata Motors, sono attualmente tra le pi importanti multinazionali globali.

ASIA MERIDIONALE Economia e societ: lindustria e il terziario

Il ruolo storico delle ferrovie


e dei porti
In tutta lAsia meridionale le attivit terziarie sono in
lenta crescita e ancora oggi rappresentano meno del
40% della forza lavoro, anche se le statistiche ufficiali non conteggiano numerose modeste attivit,
diffuse soprattutto nelle metropoli, come il piccolo
commercio ambulante e il lavoro dei domestici.
3

La rete ferroviaria, che rappresenta la principale


via di comunicazione e trasporto, ancora la stessa
costruita durante lepoca coloniale, mentre quella
stradale, a larghe maglie, risulta inadeguata rispetto
ai bisogni di una popolazione e di uneconomia in crescita. Pi efficienti sono i trasporti marittimi e quelli
aerei. I porti dellAsia meridionale hanno sempre avuto, fin dallepoca coloniale, un ruolo fondamentale nei
commerci marittimi tra Europa e Asia, tra Oceano Indiano e Pacifico. Un esempio significativo dellimportanza di questi traffici nella regione dato da Singapore, uno dei Paesi pi ricchi e sviluppati dellAsia (il
PNL per abitante quasi pari a quello del Giappone).
Oggi questa citt-Stato uno dei principali porti commerciali del mondo, soprattutto nel traffico dei container, grazie anche al fatto di essere porto franco.
Quanto al turismo, gli Stati che ricavano le
maggiori entrate sono la Thailandia, la Malaysia e
lIndonesia, ricche di testimonianze storiche e di localit balneari. Le attivit turistiche rivestono un
ruolo fondamentale in alcuni Stati insulari come le
Maldive e lo Sri Lanka.

57

Modulo 4 ASIA MERIDIONALE

6.

Popoli e Stati
La stratificazione delle culture

Il palazzo reale
thailandese a
Bangkok. Alla
vigilia della prima
guerra mondiale,
lallora Regno del
Siam era lunico
Stato ad aver
conservato una
qualche
indipendenza dalle
potenze coloniali
europee che
dominavano
lintera regione.

LAsia meridionale costituisce una regione di passaggio tra lAsia occidentale e lEstremo Oriente, tra lOceano Indiano e il Pacifico. Per questa sua posizione,
nel passato ha subito continue migrazioni e influenze di popoli e culture provenienti da altre aree.
NellIndia del II millennio a.C. migrarono dallAsia occidentale gli Arii, popoli indoeuropei che sottomisero le originarie popolazioni dravidiche. Gli
Arii introdussero il brahamanesimo, dal quale
derivato linduismo, che oggi la principale religione indiana. Nel VI secolo a.C., a seguito della
predicazione di Buddha, nacque in India il buddismo, che si diffuse soprattutto nella regione himalayana e a Ceylon (odierno Sri Lanka). Nel Medioevo, giunsero in India gli Arabi, che introdussero lislamismo, e successivamente i Turchi, che unificarono la regione nellImpero Moghoul. Dopo le scoperte geografiche, inizi nella regione la colonizzazione degli Europei, che vi introdussero il cristianesimo. Stabilitisi in alcuni porti marittimi, essi
crearono imperi commerciali sempre pi vasti ed
estesero il proprio dominio, tanto che alla vigilia
della prima guerra mondiale tutta lAsia meridionale era controllata dalle potenze europee.

Bagno rituale nel Gange, il fiume sacro dellinduismo, a


Varanasi (Benares).

Monaci buddisti della regione himalayana.

58

ASIA MERIDIONALE Popoli e Stati

La moschea Masjid Jami a


Malang, seconda citt dellisola
di Giava. La religione islamica fu
introdotta nellarcipelago
indonesiano verso il XII secolo,
da mercanti arabi provenienti
dallIndia, che percorrevano i
mari dellAsia sud-orientale
per il commercio delle spezie.
LIndonesia oggi il pi
popoloso Paese a
maggioranza musulmana
del mondo, pur non
essendo una repubblica
islamica.
Dakha, 1971. Due
firme per sancire
la nascita del
Bangladesh.

Data la sua posizione geografica, lIndocina ha


fortemente risentito, sin dallantichit, dellinfluenza politica, economica e culturale dei popoli e delle
civilt dellIndia e della Cina. DallIndia, assieme ai
prodotti commerciali, giunsero la lingua sanscrita e
le religioni induista e buddista; mentre la Cina per
tutto il I millennio a.C. inglobava la penisola, fino al
Vietnam settentrionale, nel proprio impero. Linfluenza cinese nel Sudest asiatico ha ricevuto un
forte impulso anche negli ultimi due secoli, con
limmigrazione di circa 20 milioni di Cinesi soprattutto in Indonesia, Thailandia e Malaysia.

Lalzabandiera di
Timor Est, lultimo
Stato sovrano nato
nella regione.

La lunga decolonizzazione
Il processo di decolonizzazione della regione, attuato nel secondo dopoguerra, stato lungo e a volte violento, anche per linsorgere di conflitti tra
i nuovi Stati. questo il caso dellIndia che, raggiunta lindipendenza nel 1947, lanno successivo
fu privata delle regioni a prevalenza musulmana,
che proclamarono la nascita del Pakistan. A sua
volta, nel 1971, si stacc la parte orientale del Pakistan, dando vita al Bangladesh.
Particolarmente lunga e drammatica stata la
decolonizzazione in Indocina, dove dal 1946 al 1954
fu combattuta contro i Francesi una guerra dindipendenza, conclusasi con la nascita del Laos, della
Cambogia e del Vietnam, diviso per in due Stati.
Segu poi il lungo e sanguinoso conflitto tra il Vietnam del Nord comunista, appoggiato dalla Cina e
dai guerriglieri comunisti del Sud (Vietcong), e il
Vietnam del Sud, filoamericano, durante il quale gli
Stati Uniti inviarono nella regione pi di 700 mila
soldati ed effettuarono ripetuti bombardamenti. La
riunificazione del Paese fu realizzata nel 1976, sot-

to la guida del regime nordvietnamita. Dopo la vittoria comunista in Vietnam (1975), movimenti di
guerriglia comunisti presero il potere in Laos e
Cambogia; in questultimo Paese, i Khmer rossi guidati da Pol Pot instaurarono un regime di terrore,
che provoc un milione di vittime.
Lultimo Stato della regione a ottenere lindipendenza stato Timor Est, che nel 2002 si staccato dallIndonesia.
Oggi, nellAsia meridionale permangono conflitti di tipo locale, spesso collegati a motivi nazionalistici e religiosi. Nella regione himalayana del
Kashmir, India e Pakistan si fronteggiano da decenni lungo un confine provvisorio che ha diviso larea
in due parti. Nel nord dello Sri Lanka, la minoranza
tamil, appartenente alle antiche popolazioni dravidiche di religione ind, lotta per lindipendenza
contro la maggioranza cingalese buddista. Nellisola filippina di Mindanao e nelle Molucche indonesiane operano movimenti nazionalisti e religiosi
spesso alimentati dal fondamentalismo islamico.
59

Modulo 4 ASIA MERIDIONALE

Esercizi
Metropoli dellAsia meridionale
LAsia meridionale tradizionalmente una regione a prevalenza
agricola, nella quale ancora oggi centinaia di milioni di persone
vivono in villaggi rurali.

1. Con i dati sulla popolazione urbana (vedi pag. 148) e in


base alle indicazioni della legenda, colora la carta dellAsia
meridionale. Quindi costruisci degli istogrammi con i dati
relativi alle pi popolose metropoli della regione.
a. Quali sono gli Stati con la pi elevata percentuale
di popolazione urbana? Che particolare caratteristica
geografica presentano?

Tuttavia, negli ultimi decenni, per effetto tanto dellimpetuoso


incremento demografico, quanto della crescente migrazione
dalle campagne, in questa regione si sono formate decine di
metropoli milionarie, alcune delle quali sono tra le pi popolose
della Terra.

2. Seguendo lindicazione della legenda, costruisci degli


istogrammi con i dati relativi alle pi popolose metropoli della
regione (riportati nella tabella).

b. Quali sono invece gli Stati con la percentuale pi


bassa?
c. Quali Stati hanno una percentuale simile a quella
dellItalia?
d. Quante sono le citt indiane il cui agglomerato
urbano conta 5 o pi milioni di abitanti?

POPOLAZIONE METROPOLI
= 5 milioni di abitanti

pop. agglom. urbano


(milioni)

citt
Mumbai
Kolkata
Jakarta
Delhi
Manila
Dakha
Karachi
Bangkok
Madras
Bangalore
Hyderabad
Lahore
Ho Chi Minh

16
13
13
13
11
10
9
7
6
6
5
5
5

POPOLAZIONE URBANA
= meno del 30%
= dal 30 al 50%
= dal 51 al 70%
del 70%

60

3. Con i dati 1900-2008 sulla


popolazione urbana dellIndia
e di alcune citt milionarie indiane, completa i due grafici.

POPOLAZIONE URBANA IN INDIA %


1900
1910
1920
1930
1940
1950

11
10
11
12
14
17

1960
1970
1980
1990
2000
2008

18
20
24
26
28
29

ASIA MERIDIONALE

Esercizi
5. Le fotografie si riferiscono ad alcune citt dellAsia meridionale. Raccogli informazioni che ti permettano di mettere in evidenza, in un testo, alcune caratteristiche comuni e alcune differenze tra queste citt.

popolazione di tre metropoli indiane (in milioni di ab)


citt
Kolkata
Mumbai
Delhi

1900
1,5
0,8
0,2

1920
1,8
1,2
0,3

1940
3,5
1,6
0,7

30

1960
5,7
4
2,4

1980
9
8,2
5,7

2000
11
10
9

2008
13
12
10

15

25
20

10

15
10

5
2008
0

0
1900 1910 1920 1930 1940 1950 1960 1970 1980 1990 2000 2008

1900

1920

Kolkata

1940

1960

1980

Mumbai

2000

Delhi

a. Qual stato landamento della popolazione urbana


in India dal 1900 a oggi?
b. Tenendo conto dellattuale popolazione totale
dellIndia (vedi pag. 148), calcola quanti sono oggi
in valore assoluto gli Indiani che vivono in citt.
c. Quale metropoli ha registrato la crescita maggiore
nel secolo passato?
d. Quale differenza noti fra laumento della popolazione
urbana complessiva e quello relativo alle tre
metropoli?
4. Una delle conseguenze pi gravi dellurbanizzazione nellAsia meridionale, come nelle altre regioni in via di sviluppo,
la formazione di grandi slum, dove milioni di persone vivono in condizioni di estrema indigenza. Con i dati della tabella, costruisci per ciascun Paese un grafico a torta come
quello dellesempio.

Kolkata.

Singapore.

Bangkok.

Varanasi.

Kuala Lumpur.

Ho Chi Minh.

Costruisci un testo di commento ai dati, prima individualmente e poi in piccolo gruppo (3 o 4 persone).
Confronta in classe i testi prodotti e utilizzali per realizzare un cartellone o una serie di diapositive PowerPoint.
Indonesia

popolazione slum %

% di popolazione urbana che vive negli slum


Stato
Bangladesh
Bhutan
Cambogia
India
Indonesia
Laos

%
85
44
72
55
23
66

Stato
Myanmar
Nepal
Filippine
Pakistan
Vietnam

%
26
92
44
73
47

61

BG_MONDO BLU (062-075):geografia

MODULO

16-02-2011

15:11

Pagina 62

Asia orientale
K AZ AKISTAN

Kara

Yining

rm

K I RG H I Z I S TA N
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Kak 5982

IST

S H

Aksu
m He
Tari

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Deserto

e
Kongur Shan
ant H
7719
Yark
Shache
e

di Takla

an
Qarq

an

PA

LAsia orientale, detta anche Estremo Oriente, comprende 6 Stati e


ha una superficie di oltre 11 milioni di km2 quasi il doppio dellEuropa che corrisponde a poco
meno di un terzo dellintero continente asiatico (esclusa la Russia).
Circa l80% di questa immensa
regione formato dalla Repubblica cinese; gli altri Stati sono la
Mongolia, il Giappone, la Corea
del Nord, la Corea del Sud e Taiwan. LAsia orientale si affaccia
sullOceano Pacifico, che forma
grandi mari interni (Mar del Giappone, Mar Giallo, Mar Cinese
Orientale, Mar Cinese Meridionale), delimitati dalla penisola coreana e dalle isole del Giappone e
della Cina. Il territorio regionale
prevalentemente montuoso e comprende il versante interno dellHimalaya. Dalle montagne nascono i
grandi fiumi cinesi, tra cui il Chang
Jiang (Fiume Azzurro, 5800 km),
il pi lungo del continente asiatico.
LAsia orientale pu essere divisa
in tre grandi regioni fisiche.

La Mongolia e le province occidentali della Cina formano la regione


continentale, un territorio per lo
pi montuoso, percorso da ovest a
est da tre imponenti sistemi: a sud
le catene dellHimalaya e del
Transhimalaya, con il monte Everest (8848 m) posto ai confini con
il Nepal; al centro la catena del
Kunlun Shan; a nord quella del
Tian Shan, che prosegue con i
Monti Hangaj. Tra queste montagne si allargano elevati altipiani,
come lAltopiano del Tibet (altitudine media 5000 m) e lAltopiano
della Mongolia, ma anche bassopiani, come i bacini di Tarim e Zungaria, e deserti continentali, come
quelli di Takla Makan, Gobi e Ala
Shan. Nascono in questa regione
numerosi fiumi, che si dirigono a
nord, nella regione siberiana, e a
sud, verso lOceano Indiano (Indo,
Brahmaputra), ma soprattutto a
est, come i grandi fiumi cinesi.
Nella regione costiera, che comprende tutta la Cina orientale, si allargano a nord e al centro la pianu-

Muztag
7282

A M

K
Rutog
Shiquanhe

HI

nd

A L T
D E L

I
M

Barga

L.

Tre regioni fisiche

K2
8616

Minfeng

Ho
t

AN

Spazi fisici e ambienti naturali

LEstremo Oriente

62

ST

R
KA

1.

TA G I K

N
T I A

Brahma

L
Everest
8846

I
A

LAltopiano del Tibet.

ra della Manciuria e il Bassopiano Cinese; a sud si innalzano invece i rilievi del Wuyi Shan. Il Bassopiano attraversato dal corso
inferiore dei due maggiori fiumi cinesi, lo Huang He (Fiume Giallo)
e il Chang Jiang (Fiume Azzurro),
collegati dal Gran Canale. Il nome
del Fiume Giallo deriva dalla sabbia che le acque trasportano verso
il mare per lerosione di profondi
giacimenti di loess, che il fiume at-

Pagina 63

Il fiume Huang He.

Lisola di Hainan, vista da satellite.

Arg
un

ON

TI

Yining

r mqi

Abagnar Qi

b i
G o

Altopiano della Mongolia


d i
t o
D e s e r

- 154
Depressione
di Turfan
L. Bosten
Hu
di Takla
L. Lop Nur
Ma

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Cu

ING

ia

AR

Wakkanai
Rebun
Rishiri

Hegang
i
ar
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Su L. Hanka

Yichun

Sapporo
Otaru

Jixi

Harbin

Penisola
Oshima

Okushiri

Mudanjiang
Changchun

Nemuro

Kushiro

Hokkaido

Obihiro
C. ERIMO

Muroran
Hakodate
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Lisola di Hokkaido, la pi
settentrionale del Giappone.

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depressione

traversa nel suo corso medio. La


costa cinese bagnata dal Pacifico
fronteggiata a nord dalla penisola di Corea, che delimita il Mar
Giallo, e da altre due penisole minori (Shandong e Liaodong), che
formano baie pi interne.
La regione insulare formata soprattutto dallArcipelago giapponese, che si allunga da nord a
sud, cio dallisola siberiana di

Sahalin fino alla penisola coreana.


Esso formato da pi di 3000
isole, tra le quali spiccano le quattro maggiori: Hokkaido, Honshu,
Shikoku e Kyushu, che chiudono
il Mar del Giappone; al centro si
trovano le piccole isole Ryukyu,
che bordano il Mar Giallo e il Mar
Cinese Orientale.
Lungo la costa cinese emergono
altre due isole importanti: al centro
Formosa e a sud Hainan.

Tutta la regione insulare posta


lungo i margini convergenti della
placca del Pacifico con quella
asiatica; di conseguenza essa
soggetta a frequenti e violenti terremoti e assai ricca di vulcani: solo in Giappone ce ne sono circa
180, di cui 36 attivi.
Isole e coste dellAsia orientale
sono minacciate anche da violenti
tsunami, provocati da terremoti
sottomarini.
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Modulo 5 ASIA ORIENTALE

2.

Clima e ambiente
Dai deserti continentali
alle foreste monsoniche

LAsia orientale presenta una certa variet climatica dovuta allinfluenza di diversi fattori, a cominciare dallestensione in latitudine: le zone pi settentrionali della Cina e della Mongolia si trovano attorno al 55 parallelo nord (come Mosca), quelle cinesi pi meridionali si estendono oltre il Tropico
del Cancro (come il Sud della penisola araba). Altrettanto importante lestensione in longitudine, che aggiunta alla presenza di imponenti barriere meridionali, ostacola allinterno della regione
linflusso dellOceano Pacifico e ancor pi quello
dellOceano Indiano. Rilevante infine laltitudine, data la presenza nellinterno della Cina di catene montuose e altipiani molto elevati.
Nellimmensa area continentale predominano
due tipi di clima. La Cina nord-occidentale e la
Mongolia sono caratterizzate da quello continentale, con precipitazioni molto scarse (anche inferiori a 250 mm annui) e forte escursione termica
annua (fino a 45 C) tra linverno molto freddo e lestate torrida. Prevalgono qui gli ambienti aridi: vaste distese di steppa e deserti, come il Takla Makan e lAla Shan. La Cina sudorientale, posta allinterno del versante himalayano e lontana dal Pacifico, presenta invece un clima di alta montagna,
con inverni molto rigidi ed estati fresche, e con
scarse precipitazioni; lambiente naturale quello
della foresta mista.
Pi varia la climatologia della regione marittima,
che risente dellinfluenza oceanica e della latitudine. La Cina settentrionale ha un clima temperato

continentale, poco piovoso, con estati moderatamente calde e inverni freddi. La penisola coreana e
il Giappone centro-settentrionale si caratterizzano
invece per un clima temperato piovoso, con estati calde e umide. Nella fascia centromeridionale cinese e giapponese il clima subtropicale umido,
con estati molto calde, mentre la Cina meridionale
ha un clima tropicale molto piovoso, perch influenzato dai monsoni provenienti dal Pacifico. I
biomi, in gran parte sostituiti dalle coltivazioni,
vanno soprattutto dai boschi di latifoglie alle foreste tropicali delle aree monsoniche del Sud.

Il deserto di Gobi, in Mongolia.

Il deserto di
Takla Makan,
nella Cina
occidentale.

La foresta tropicale della piccola isola di Okinawa, nellestremo


sud dellarcipelago giapponese.

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ASIA ORIENTALE Clima e ambiente

I Cinesi contro la desertificazione


utta la fascia settentrionale della Cina, che si
estende per pi di 3300
km dalla Manciuria sino ai confini occidentali con il Kazakistan,
un susseguirsi di deserti e praterie polverose, punteggiate
da oasi.
Una parte consistente di questi deserti cinesi (oltre il 20%) fino a qualche decennio fa era terra coltivabile e prateria, che gli
uomini hanno progressivamente
desertificato con le loro attivit:
gli agricoltori sfruttando in modo
eccessivo suoli poco profondi,
acque fluviali e falde freatiche; i
pastori permettendo agli animali
allevati alle capre in particolare
di brucare lerba delle praterie
fino alle radici. In pochi decenni,
i terreni inariditi sono stati spazzati via dal vento.
Conseguenza della desertificazione anche lintensificarsi
delle tempeste di sabbia, che nella Cina settentrionale sono diventate sempre pi frequenti,
coprendo con nuvole di polvere
la costa e la stessa capitale Beijing/Pechino, colpita nel 2006 da
ben 17 di queste tempeste. In alcuni casi, le nuvole di sabbia hanno addirittura attraversato il Pacifico, fino a raggiungere le coste
nordamericane.
Per combattere la desertificazione del territorio, considerata
una delle pi grandi catastrofi
ambientali dei nostri tempi, le
autorit cinesi hanno iniziato dagli anni Settanta la realizzazione
della cosiddetta muraglia verde, una barriera di milioni di alberi per una lunghezza prevista
di circa 4500 km che, quando sar completata, tra qualche decennio, dovrebbe proteggere le
regioni agricole dallavanzata del
deserto. Per aiutare la lotta dei

contadini cinesi contro la desertificazione, pi recentemente


stato approvato un altro grandioso progetto: la costruzione di una
rete di canali che prelevano le
acque dei fiumi pi meridionali,
in particolare lo Huang He, e la
trasportano nelle zone aride del
nord.
Per prevenire il processo, invece, nel 2001 e nel 2002 le auto-

rit cinesi hanno approvato delle


leggi che vietano il pascolo in alcuni periodi dellanno, in particolare in primavera.
Nella Mongolia interna, infine, si prevede di trasferire l80%
dei pastori dalle praterie sempre pi aride in nuove oasi artificiali e in villaggi satellite, dove
potranno dedicarsi allagricoltura.

Beijing, 2003. Lingresso della Citt proibita prima e durante una delle violente
tempeste di sabbia che ciclicamente flagellano la citt.

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Modulo 5 ASIA ORIENTALE

3.

Popolazione e urbanizzazione
Un quarto degli abitanti
del mondo

Tokyo (Giappone).
La panoramica
dallalto consente
di cogliere laspetto
occidentale del
centro urbano della
capitale nipponica.

LAsia orientale abitata da oltre 1 miliardo e mezzo di persone, quasi un quarto della popolazione
mondiale. La Cina da sola ne accoglie 1 miliardo e
300 milioni e come tale il Paese pi popoloso
della Terra. La sua crescita demografica, molto
elevata fino agli anni Settanta, in seguito sensibilmente rallentata per la politica imposta dalle autorit comuniste: obbligo del figlio unico, legalizzazione dellaborto e della sterilizzazione, campagna
a favore del matrimonio tardivo. Lincremento naturale oggi , comunque, circa il 6, superiore ancora a quello di Taiwan e Corea del Sud. Il Giappone ha ormai raggiunto la crescita zero, mentre
Mongolia e Corea del Nord hanno incrementi demografici elevati, tipici dei Paesi in via di sviluppo.
La densit demografica della regione presenta
un forte squilibrio tra larea costiera e insulare,
dove quasi ovunque supera i 100-200 ab/km2, e
quella continentale, dove i valori medi sono inferiori a 10 ab/km2. Le densit pi elevate si registrano nellisola di Taiwan (oltre 600 ab/km2), nella Co-

rea del Sud (485 ab/km2) e in alcune province


orientali della Cina (Jiangsu, Shandong, Henan,
pi di 500 ab/km2). Viceversa, le pi basse si riscontrano in Mongolia (2 ab/km2) e nelle province
occidentali della Cina (Tibet, Xinjiang e Qinghai,
meno di 15 ab/km2). Il Giappone, la cui superficie
poco superiore a quella italiana, ha 130 milioni di
abitanti, con una densit di oltre 340 ab/km2, che
per varia sensibilmente tra la costa orientale affacciata sul Pacifico, molto popolosa e urbanizzata,
e la costa occidentale e lisola di Hokkaido, meno
abitate.
La popolazione dellAsia orientale, in particolare
quella cinese, ha registrato forti flussi migratori sia
internazionali che interni. Attualmente, i cosiddetti
Cinesi doltremare, presenti un po in tutti i continenti, sono circa 30 milioni, ai quali vanno aggiunti i
22 milioni che vivono a Taiwan. In tempi recenti, per
effetto del forte sviluppo industriale e dellabrogazione di leggi molto restrittive, la Cina ha registrato forti
e crescenti migrazioni dalle zone rurali verso le citt:
dal 1990 al 2000 si sono trasferiti pi di 200 milioni di
persone e si prevede che entro il 2020 altri 600 milioni di contadini si inurberanno nelle metropoli.

La megalopoli giapponese
e lesplosione urbana in Cina
In Giappone, il processo di urbanizzazione, iniziato
sin dagli anni Cinquanta, ha portato alla crescita costante della popolazione urbana (oggi circa l80% del
totale) e alla formazione di 11 metropoli milionarie.
Esse si allineano sulla costa centro-meridionale e sono raggruppate in tre grandi conurbazioni: il Kanto,
che concentra 40 milioni di persone ed ha al centro
la capitale Tokyo, la cui area metropolitana da sola
ne conta pi di 12 milioni; il Kansai-Kinki, con 22
milioni di abitanti raccolti nelle metropoli di Osaka,
Kyoto e Kobe; il Chubu-Tokai (7 milioni), che si sviluppa attorno a Nagoya. Insieme, le tre conurbazioni formano la gigantesca megalopoli giapponese,
abitata da oltre 70 milioni di persone. Lunica citt
milionaria esterna alla megalopoli Sapporo (poco
meno di 2 milioni di abitanti), nellisola di Hokkaido.
Viceversa, in Cina, quasi il 60% della popolazione vive ancora nelle campagne. Tuttavia, la crescita demografica e le migrazioni hanno provocato anche qui un forte aumento della popolazione urbana
e la formazione di grandi metropoli, alcune delle
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ASIA ORIENTALE Popolazione e urbanizzazione

quali sono tra le maggiori del mondo: la capitale


Beijing (Pechino) anche per effetto della febbre olimpica e Shanghai hanno entrambe un agglomerato urbano con oltre 17 milioni di abitanti,
mentre almeno altre cinque aree metropolitane superano i 5 milioni.

Seoul (Corea del Sud). Il complesso del World Trade Center e Coex
Convention Center, il pi tecnologico centro congressi del mondo.

Lesplosione urbana ha investito anche altri Stati della regione, come la Corea del Sud, la cui capitale, Seoul, accoglie nel suo agglomerato quasi 10
milioni di Coreani, un quarto del totale; o come Taiwan, dove lagglomerato della capitale, Taipei, supera i 6 milioni di abitanti.

Beijing (Cina).
Limmensa area
dellantica Citt
proibita, con i
palazzi imperiali,
sullo sfondo dei
moderni edifici e
grattacieli.

Shanghai (Cina).
Il grattacielo del
World Financial
Center, inaugurato
nellagosto 2008,
attualmente il
pi alto della
metropoli (492
metri). Nellambito
del rinnovamento
urbanistico delle
citt tradizionali, in
soli 10 anni a
Shanghai sono
stati costruiti 1500
grattacieli e per
lExpo
internazionale del
2010 verr
realizzato lo
Shanghai Center,
di 580 metri.

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Modulo 5 ASIA ORIENTALE

4.

Economia e societ: il settore primario


Disomogeneit
del panorama socioeconomico

1
Allevamento
di ovini e caprini
in Mongolia.

2
Coltivazione
del t in Cina.

3
Controllo
del pollame
in un allevamento
cinese, per la
messa in vendita.

4
Risaia
giapponese nel
periodo del
raccolto.

Se analizziamo leconomia e la societ delAsia


orientale, possiamo individuare tre regioni economiche, tre gruppi di Stati. La prima regione raggruppa i Paesi pi industrializzati e sviluppati: innanzi tutto il Giappone diventato una delle massime potenze economiche mondiali gi dopo la seconda guerra mondiale al quale si aggiungono la
Corea del Sud e Taiwan, di pi recente industrializzazione. Oggi il Giappone, la cui popolazione il 3%
di tutta quella asiatica, realizza da solo oltre il 50%
del prodotto complessivo del continente. In questi
tre Paesi, lo sviluppo delle attivit industriali e terziarie ha prodotto un notevole e diffuso innalzamento del tenore di vita.
La seconda regione rappresentata dalla sola
Cina, che sta attraversando una tumultuosa fase di
transizione dal collettivismo al capitalismo, da una
economia chiusa basata su unagricoltura arretrata
a una moderna industrializzazione aperta ai mercati globali. Negli ultimi trentanni il PIL cinese pi
che quadruplicato, un aumento mai registrato in
cos breve tempo nella storia economica mondiale.

Ma il rapido sviluppo economico ha prodotto nel


Paese anche una crescita delle diseguaglianze tra i
cittadini che hanno migliorato il loro tenore di vita,
in particolare i nuovi ricchi, spesso provenienti dallapparato politico, e le masse pi povere, soprattutto quelle rurali, ma anche i milioni di disoccupati o di lavoratori con bassissimi salari e i nuovi poveri urbani (circa 130 milioni).
La terza regione formata da due Stati, la Mongolia e la Corea del Nord, poveri e arretrati, con una
economia basata sullagricoltura e una societ caratterizzata dal basso tenore di vita.

Unagricoltura produttiva,
ma insufficiente
La Corea del Sud, Taiwan e, soprattutto, il Giappone hanno unagricoltura molto moderna e produttiva, basata sulla coltivazione del riso. Tuttavia, la loro limitata disponibilit di suolo agrario (solo il 13%
della superficie nazionale in Giappone) e la forte
industrializzazione e urbanizzazione fanno s che la
produzione agricola sia insufficiente rispetto ai bisogni della popolazione.

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ASIA ORIENTALE Economia e societ: il settore primario

La Cina un Paese tradizionalmente agricolo e


ancora oggi 385 milioni di Cinesi (quasi il 50% della popolazione attiva) lavorano nelle campagne.
Negli ultimi decenni, il settore ha registrato un
sensibile miglioramento, per effetto di grandi opere di irrigazione e della formazione di una classe di
proprietari che hanno creato aziende meccanizzate ed efficienti, facendo crescere la produttivit
dei terreni. Ma larghe masse di contadini senza
terra sono tuttora costrette a lavorare per salari
bassi o a emigrare in citt. Inoltre, lespansione urbana e industriale e la crescente desertificazione
vanno riducendo una superficie coltivabile che gi
oggi copre solo il 7% del territorio nazionale. Lagricoltura praticata prevalentemente nelle grandi pianure fluviali e costiere, ricche di acqua e fertile loess. Nel Bassopiano Cinese prevalgono frumento (prima produzione mondiale), mais, orzo
e patate; nella parte centrale del Paese, soprattutto nella valle del Chang Jiang, dominano il riso,
coltivato intensivamente sui rilievi collinari terrazzati, e il t (primi posti nel mondo). Nellarea pi
meridionale sono diffuse le colture del caucci,
della canna da zucchero, del cotone, degli agrumi e della frutta tropicale. Dovunque, in Cina, la2

gricoltura associata allallevamento di suini e


volatili, per i quali prima nel mondo. La sua vasta regione continentale e la Mongolia presentano,
invece, condizioni poco adatte allagricoltura; qui
prevalgono nettamente i pascoli, che permettono
lallevamento di milioni di capi ovini, caprini ed
equini.
Nella Corea del Nord, infine, la situazione delle
campagne drammatica a causa della politica di
stampo collettivista adottata dalla dittatura comunista, tanto che, secondo le stime dellONU, due terzi della popolazione nordcoreana soffrono di malnutrizione cronica.

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Modulo 5 ASIA ORIENTALE

5.

Economia e societ: lindustria e il terziario


Vecchie
e nuove potenze industriali

1
Beijing (Cina). Il
pc portatile
realizzato nel
2008, in
occasione delle
Olimpiadi, dalla
multinazionale
cinese Lenovo,
che ha sede nella
capitale ed fra le
prime cinque del
mondo nel settore.
.2
Beijing-Lhasa
(Cina). Un tratto
della nuova
ferrovia
transmanciuriana,
che attraversa
territori abitati da
minoranze nomadi.

Il Giappone, che oggi la seconda potenza economica del mondo, avvi un intenso processo di industrializzazione gi nei primi decenni del dopoguerra. Il successo dellindustria giapponese il risultato di diverse componenti: forte spinta alle
esportazioni internazionali e delocalizzazione delle
attivit in diversi Paesi asiatici, basso costo ed elevata produttivit della manodopera, stretti rapporti
tra il sistema industriale e quello finanziario, creazione di grandi aziende multifunzionali, sostegno
economico dello Stato. Oggi lindustria nipponica
forte sia nei settori tradizionali (siderurgia, meccanica, costruzioni navali, chimica), sia in quelli
pi moderni (elettronica e in-

formatica): il Paese primo al mondo nella produzione di autovetture e di molti beni di consumo
ad alta tecnologia (cellulari, fotocamere digitali, schermi televisivi, stampanti laser).
Negli anni Settanta, per lapertura ai capitali
giapponesi e americani attratti dal basso costo della manodopera, la Corea del Sud, Taiwan e Hong
Kong (allora colonia inglese) entrarono in una fase
di intenso sviluppo industriale. Pi recentemente, accanto alle industrie (tessile, automobilistica, elettronica, informatica), questi Paesi hanno sviluppato soprattutto le attivit finanziarie
e di servizio collegate al mercato cinese.
Pi recente, ma davvero impetuoso, lo sviluppo industriale della Cina, divenuta in pochi decenni la
quarta potenza industriale del mondo. Il
boom cinese stato favorito dallo sfruttamen-

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ASIA ORIENTALE Economia e societ: lindustria e il terziario

to delle notevoli risorse minerarie: la Cina il


terzo Paese minerario del mondo, il primo per almeno otto minerali strategici, in particolare carbone e ferro, mentre il petrolio estratto insufficiente per i bisogni nazionali. Questo sviluppo anche
il prodotto di alcune importanti riforme attuate
dalle autorit comuniste: riconoscimento della
propriet privata, liberalizzazione delle attivit
economiche, creazione di zone speciali nelle
metropoli costiere (prima fra tutte Shanghai), che
hanno attirato capitali e imprese da tutto il mondo
(oggi le industrie straniere dislocate in Cina sono
circa 500.000) e hanno fatto migrare dalle campagne una numerosa manodopera che lavora con dedizione e per salari bassi. Oggi lindustria cinese
opera in tutti i settori: dai pi tradizionali industria pesante, agroalimentare, del legno e soprattutto tessile e dellabbigliamento (la pi
diffusa nel Paese con oltre 40.000 aziende che
esportano in tutto il mondo) a quelli nuovi dellelettronica e dellinformatica.

Sviluppo e squilibri nei servizi


In Giappone e Corea del Sud il settore terziario rappresenta oltre il 60% della forza lavoro e del PIL
mentre negli altri Paesi scende sotto il 40%. Il commercio interno e internazionale uno dei punti di
forza degli Stati pi industrializzati della regione.
Cina e Giappone sono al terzo e quarto posto nel
mondo per gli scambi commerciali, non solo di manufatti industriali, ma anche di capitali e IDE. In
Giappone operano pi di 80 delle 250 maggiori imprese multinazionali, mentre in Cina, dove agiscono 11 di queste, in atto una corsa allacquisizione
di grandi societ industriali e terziarie di tutto il
mondo, USA ed Europa compresi.
LAsia orientale possiede alcuni dei maggiori
porti commerciali non solo del Pacifico, ma dellintero pianeta: i cinesi Shanghai (primo nel mondo per tonnellate di merci trafficate), Hong Kong e
Canton; i giapponesi Chiba e Nagoya, il sudcoreano Pusan. Pesano, invece, nella regione forti differenze nelle vie di comunicazione e nei trasporti terrestri. Mentre in Giappone e Corea del
Sud merci e persone si muovono su una fitta rete di
autostrade e moderne ferrovie anche ad alta velocit, in Cina prevalgono nettamente lantiquata rete
ferroviaria e quella dei canali e fiumi navigabili. Negli ultimi anni, per, sono state realizzate due ferrovie ad alta velocit, tra Canton e Shenzen e tra
Pechino e Shanghai, ed stata completata la linea
transmanciuriana, che da Beijing raggiunge Lhasa
in Tibet.

3
Hong Kong
(Cina). Il porto
commerciale
dellisola fra i pi
importanti del
mondo.

4
Shanghai (Cina).
Addette al
montaggio in
unazienda
elettronica. Le
industrie di questo
Paese emergente
non esportano solo
abiti, giocattoli,
televisori e cellulari,
a volte copiati da
quelli occidentali e
di scarsa qualit,
ma anche alta
tecnologia,
automobili, ricambi
per aerei, farmaci.

5
Tokyo (Giappone).
Il CEATEC, che si
tiene ogni anno,
la principale fiera
della produzione
tecnologica
giapponese.
Ledizione 2008 si
svolta in un
settore della
Makuhari Messe,
un futuristico
spazio espositivo
di circa 210.000
metri quadrati.

6
Taejon (Corea del
Sud). Il centro di
controllo di
unindustria ad alta
tecnologia.

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Modulo 5 ASIA ORIENTALE

6.

Popoli e Stati
Imperi millenari e popoli nomadi

La valle del Fiume Giallo stata la zona di pi antica


coltivazione del miglio e del riso e, dal II millennio
a.C., la culla dellImpero cinese. Nei secoli, i confini di questo si ampliarono sia a occidente, verso il
Turkestan e il Tibet, sia a oriente, in Corea; inoltre, si
succedettero diverse dinastie, che trasformarono la
Cina in una delle regioni pi sviluppate del mondo
dal punto di vista economico, culturale e scientifico.
Nel I millennio a.C., anche il Giappone entr nella
sua orbita, mutuandone la scrittura ideografica, che fu
adattata alla lingua locale, gli ordinamenti politici, che
diedero vita allImpero giapponese, e il buddismo.
Fin dallantichit, lImpero cinese dovette far
fronte alle ricorrenti invasioni dei popoli nomadi
della steppa, che pi volte giunsero a conquistarne
delle parti e a provocarne la divisione. A minacciare lImpero furono gli Unni, i Turchi e successivamente i Mongoli, che ne mantennero il controllo
dal XII al XIV secolo; guidati dal loro capo Gengis
Khan, essi nel XIII secolo estesero allAsia intera il
proprio dominio, che al culmine della potenza si
estendeva dalla Corea al Mar Nero.

Provincia di Guizhou (Cina). Giovani di un villaggio Miao in abito


tradizionale. I Miao sono una delle oltre 50 minoranze etniche e
linguistiche presenti nel territorio cinese. Fra le pi numerose si
ricordano i Tibetani, gli Uiguri, gli Zhuang e i Mongoli.

oggi la Cina rivendica la propria sovranit. Dopo la


seconda guerra e i bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, fino al 1947 il Giappone, sconfitto e privato di tutte le sue colonie asiatiche e delle isole Kurili, fu soggetto a un governo di occupazione americano. La Corea venne divisa in due
Stati, uno nel Sud, filoamericano, e uno nel Nord,
comunista, che dal 1950 al 1953 si fronteggiarono

La nascita degli Stati moderni


e i conflitti regionali
Per secoli, la vita dei due imperi asiatici, cinese e
giapponese, fu caratterizzata dallisolamento, mantenuto nonostante i tentativi di penetrazione culturale ed economica da parte delle potenze europee.
Nella seconda met dellOttocento, i contatti con
lEuropa e gli Stati Uniti produssero in Giappone
una rapida modernizzazione economica e sociale,
mentre in Cina provocarono la crisi dellImpero e la
nascita della Repubblica (1911).
Nella prima met del Novecento, mentre il
Giappone rafforzava la propria potenza economica e militare e linfluenza nellAsia orientale giungendo a occupare anche la Corea e la regione cinese della Manciuria la Cina era sconvolta dalla
guerra civile tra nazionalisti e comunisti, che si
concluse con la vittoria di questi ultimi e la proclamazione, nel 1949, della Repubblica popolare cinese guidata da Mao Tse Tung: i nazionalisti di Chiang
Kai Shek si rifugiarono nellisola di Taiwan, riconosciuta indipendente dagli USA e sulla quale ancora
72

Mao Tse Tung, il grande timoniere, in un manifesto che


celebra la nascita della Repubblica popolare cinese.

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15:11

Pagina 73

ASIA ORIENTALE Popoli e Stati

in una guerra conclusasi con il mantenimento dello


status quo, cio dei due Stati. Negli ultimi anni, tra
le due Coree si sono avuti tentativi di pacificazione
e riavvicinamento, resi per difficili soprattutto
dalla presenza nella Corea del Nord di una dittatura incentrata sul culto della personalit.
Unaltra area di tensione il Tibet, regione che
in passato stata regno indipendente guidato dal
Dalai Lama, capo dei buddisti tibetani, o ha fatto
parte dellImpero cinese. Nel 1951 il regime comunista cinese lo occup, trasformandolo in una provincia della Repubblica popolare e attuando una
violenta persecuzione etnica e religiosa, con la distruzione anche di migliaia di monasteri. Recentemente, in occasione dei giochi olimpici di Beijing, le
proteste dei tibetani sono riprese con gran forza, arrivando a coinvolgere anche molti Paesi occidentali.

La moschea di Xining (Cina). NellAsia orientale sono


presenti varie fedi religiose. In particolare, nellOvest cinese
e in Mongolia si registrano consistenti minoranze di
musulmani; nel Tibet e nella stessa Mongolia prevale il
buddismo, che si affianca, in Giappone, allo scintoismo
(tradizionale culto degli antenati) e, in Cina, al
confucianesimo (dottrina filosofico-religiosa).

Hiroshima (Giappone). Il desolato


panorama del sito in una fotografia scattata
qualche tempo dopo il bombardamento
atomico. Oggi, al centro di questarea sorge
lHiroshima Peace Memorial.

Panmunjom (Corea del Nord-Corea del


Sud). Il varco nel muro di confine che
ancora oggi separa le due Coree,
presidiato dalle guardie ONU.

73

BG_MONDO BLU (062-075):geografia

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15:12

Pagina 74

Modulo 5 ASIA ORIENTALE

Esercizi
Giappone e Cina:
un confronto tra due giganti mondiali
Il Giappone e la Cina sono non soltanto le due massime potenze asiatiche, ma anche due colossi delleconomia mondiale

1. Cominciamo dalla popolazione. Completa la tabella con


i dati mancanti (vedi pag. 149). Quindi, utilizza quelli relativi alla Cina per realizzare dei grafici come i nostri (che riguardano il Giappone).
Giappone
popolazione
densit demografica
incremento naturale
popolazione in % per fasce det
(<15 15-60 >60)
speranza di vita (M F)

che sempre pi minacciano la supremazia degli Stati Uniti e


dellEuropa.
Mettiamo a confronto alcuni aspetti demografici e socioeconomici dei due Paesi, che presentano alcune somiglianze ma anche notevoli differenze geografiche.
2. Confrontiamo ora alcuni aspetti delleconomia e del
lavoro. Utilizza i dati della tabella per realizzare per il
Giappone dei grafici come i nostri, relativi alla Cina.

Cina

13 - 60 - 27

21 - 68 - 11

79 - 85

71 - 74

popolazione attiva in % nei settori 1 - 2 - 3


PIL % nei settori 1 - 2 - 3
% uso del suolo coltivato pascoli - foreste - improduttivo

Giappone
4 27 69
1,5-29,5-69

Cina
49 22 29
12-49-39

13-1-64-22

15-43-17-25

Cina

Giappone
popolazione attiva % sett.
popolazione

PIL % sett.

densit demografica incremento naturale

uso del suolo


popolazione % et

speranza di vita
100
90
80
70
60
50
40
30
20
10
0

POPOLAZIONE
= 100.000.000 ab
DENSIT DEMOGRAFICA
= 10 ab/km2
INCREMENTO NATURALE
= da -1 a 0;
= da 0 a + 10

POPOLAZIONE IN % PER FASCE DET


= meno di 15 anni;
= da 15 a 60 anni;
= pi di 60 anni
SPERANZA VITA
=M
=F

a. Quali sono le differenze demografiche tra i due


Paesi asiatici?
b. Quali vantaggi e svantaggi comporta per il
Giappone e per la Cina la diversa composizione
della piramide della popolazione?
c. Quale dei due Stati ha per molti aspetti una
situazione simile allItalia?
74

POPOLAZIONE ATTIVA E PIL


= primario
= secondario
= terziario

USO DEL SUOLO


= coltivato
= pascoli
= foreste
= improduttivo

a. Quali sono le maggiori differenze tra i due Stati per


quanto riguarda i tre settori economici?
b. Quali deduzioni ricavi, da queste differenze, riguardo
alleconomia dei due Paesi?
c. Qual la principale differenza riguardo alluso del
suolo? Come spieghi la notevole diffusione di
pascoli in Cina?
d. Quali sono i principali prodotti agricoli dei due Paesi?

BG_MONDO BLU (062-075):geografia

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15:12

Pagina 75

ASIA ORIENTALE

Esercizi
3. Vediamo adesso qual stato lo
sviluppo delleconomia nei due
Stati negli ultimi anni. La tabella
riporta la crescita percentuale
del PIL in Giappone e in Cina dal
2000 al 2008. Con i dati della Cina, e in base alle indicazioni della
legenda, completa il nostro grafico, che gi contiene quelli del
Giappone.

anno Giappone
2000
0,3
2001
1,3
2002
-0,3
2003
-0,3
2004
2,7
2005
2,9
2006
2,6
2007
2,2
2008
1,9

12

Cina
8
7,5
8,2
9,6
9,6
9,1
10,6
11,4
8,1

5. Utilizzando i dati della tabella e le informazioni che puoi


raccogliere in questo libro e in altre eventuali fonti, scrivi
per ciascuno dei due Paesi un testo sullargomento, evidenziandone gli elementi positivi. Confronta infine i tuoi
testi con quelli dei tuoi compagni e realizza un cartellone
o una serie di diapositive PowerPoint che metta a confronto condizioni e qualit di vita nei due Paesi.

Giappone
Cina

11
10
9
8
7
6
5
4
3
2

PIL p.c. ($ USA)


graduatoria ISU
% popolazione povera (- di 2 dollari al giorno)
% popolazione sottonutrita
% analfabeti
tonn CO2/ab
% deforestazione
polveri sottili nelle citt con oltre 100.000 ab
(micrg/m3 annui)

Giappone
34.188
7 posto
35
<2
0
9,5
0
31

Cina
2001
81 posto
0
12
9
3,6
15
72

1
0
1
2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

a. Qual stato landamento del PIL in Giappone dal


2000 al 2008?
b. In quali anni si avuta una crescita negativa?
c. Qual stato, nello stesso periodo, landamento del
PIL in Cina?
d. In quale anno si avuta la crescita maggiore?

4. Utilizzando le informazioni del testo e altre eventuali


fonti di ricerca, e seguendo le indicazioni dellesempio,
costruisci per il Giappone e la Cina una mappa concettuale relativa allo sviluppo industriale.
fase storica del decollo
industriale

INDUSTRIALIZZAZIONE

fattori che hanno favorito lo


sviluppo

risorse
riforme politiche
aspetti economici e sociali

settori industriali
e prodotti
problemi sociali
e ambientali

Quali sono le somiglianze e le differenze tra i due Stati?

75

al-Farsiya

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El

Tidjikia

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al-Mr

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Araouane

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GUINEA
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Mopti

Bougouni

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Sikasso

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SIERRA
LEONE

CO S TA
D AVO R I O

GHANA

LIBERIA

Cinque regioni fisiche


Il Maghreb (in arabo occidente) la parte nord-occidentale,
occupata dallAtlante, un sistema montuoso formato da alcune
catene intervallate da pianure interne e altopiani. Lungo la costa mediterranea si innalza lEr-Rif, al centro il Medio Atlante e
pi a sud lAlto Atlante, che supera i 4000 m con il Monte
Toubkal, infine, lungo il bordo del deserto, lAnti Atlante e lAtlante Sahariano.
Il Sahara, che occupa oltre il 70% della regione, un deserto che presenta diversi paesaggi fisici (montagne vulcaniche, altipiani, depressioni) e tipologie desertiche: tavolati
rocciosi (hammada), distese di dune sabbiose (erg) come il
Grande Erg Occidentale e il Grande Erg Orientale dellAlgeria, pietraie (reg o serir). Tutta la sua superficie percorsa da una rete di uadi, corsi dacqua quasi perennemente
asciutti.
Il bacino idrografico del Nilo un territorio vasto 2.800.000
km2, situato tra Uganda, Etiopia, Sudan ed Egitto. Nel corso superiore, il fiume attraversa il Sudan, dove assume i nomi di Nilo
della Montagna e poi Nilo Bianco. A Khartoum, il Nilo Bianco
incontra il Nilo Azzurro, proveniente dallAltopiano Etiopico, e

TO GO

76

Ayorou

NIAMEY

La regione del Sahara


Il territorio dellAfrica settentrionale situato per lo pi lungo la
fascia del Tropico del Cancro ed delimitato a ovest dallOceano Atlantico, a nord dal Mediterraneo, a est dal Mar Rosso e
dallOceano Indiano; il Mar Rosso collegato al Mediterraneo
tramite il Canale di Suez e allIndiano attraverso lo Stretto di
Ormuz e il Golfo di Aden. La regione, vasta circa 14 milioni di
km2, corrisponde a quasi la met dellintera superficie africana e
comprende 15 Stati. Le coste sono in generale uniformi e rettilinee; al largo di quelle atlantiche emergono gli arcipelaghi di Madeira (Portogallo), delle Canarie (Spagna) e di Capo Verde.
Lungo il Mediterraneo si aprono gli ampi golfi di Gabes e della
Sirte, delimitati dal promontorio tunisino e dalla Cirenaica libica,
mentre a oriente si protende, tra il Golfo di Aden e lIndiano, la
massiccia e aguzza Penisola della Somalia, chiamata Corno
dAfrica1 per la forma simile a un corno di rinoceronte. Il territorio regionale formato in gran parte da un tavolato geologicamente molto antico (500 m di altitudine media), occupato dal
Sahara, il pi vasto deserto del mondo (9 milioni di km2, circa 30
volte la superficie dellItalia). Allinterno del tavolato, si ergono
isolati massicci di origine vulcanica (Tibesti, 3415 m; Haggar,
2918 m) mentre ai margini si innalzano i maggiori sistemi montuosi della regione, lAtlante marocchino e lAcrocoro (o Altopiano) Etiopico. Essendo desertica, gran parte della regione
priva di fiumi perenni. Nella fascia orientale scorre invece il Nilo,
il pi lungo del mondo (6672 km), mentre la regione sud-occidentale attraversata dal corso superiore del Niger.
LAfrica settentrionale pu essere divisa in cinque regioni storico-geografiche.

942
Adrar
des Iforas

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BAMAKO

Borj
Moktar

Dir
Niafounk

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Kidal
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Niger
Tombouctou

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C. BIANCO

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S. Nicolau

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Spazi fisici
e ambienti naturali

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Knitra 2456
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Africa
settentrionale

Melilla (SP)

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Madeira

Ceuta (SP)
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Il Nilo Azzurro, visto da satellite.

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TANZ ANIA

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0

Nella parte meridionale, il deserto del Sahara sfuma in una fascia


stepposa chiamata Sahel (in arabo, bordo), allinterno della

Mereeg
Cadale

Chisimaio

RUANDA

prosegue attraverso il deserto della Nubia, dove forma due grandi anse e dove il suo corso caratterizzato dalla presenza di cateratte. Ad Assuan, in Egitto, il fiume stato sbarrato da una gigantesca diga che ha dato origine al Lago Nasser, un bacino artificiale vasto 5180 km2 (24 volte il Lago Maggiore). Dopo aver
attraversato tutto lEgitto, il Nilo sfocia nel Mediterraneo con un
delta triangolare di 24.000 km2, i cui due rami principali sono il
Nilo di Rosetta e il Nilo di Damietta.

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Il Grande Erg, deserto roccioso.

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200

400

600

800

1000 km

quale si trova il Lago Ciad, il maggiore della regione, e scorre il


corso superiore del Niger, mentre il fiume Senegal segna il confine pi occidentale con lAfrica subsahariana.
LAcrocoro Etiopico, posto nellarea orientale della regione,
un vasto altopiano dai versanti scoscesi; nella sua parte nordoccidentale formato da montagne isolate, con fianchi ripidi e
cima piatta (ambe, altitudine media superiore a 3000 m). La
Penisola della Somalia, che si protende tra il Golfo di Aden e
lOceano Indiano, costituita da un tavolato desertico, che digrada verso la pianura costiera, orlata da dune e lagune.
77

Modulo 6 AFRICA SETTENTRIONALE

2.

Clima e ambiente
Quasi ovunque un clima desertico

Etiopia. Un arido
panorama
dellAcrocoro nella
stagione secca.

Gran parte del territorio, cio la regione sahariana


e quella orientale del Corno dAfrica, ha un clima
subtropicale arido, con piogge assai rare e irregolari, di norma sotto a 50 mm annui; in alcune zone non piove per 10-15 anni di seguito. In estate,
le temperature medie superano i 40 C con frequenti punte di 48-50. Le medie invernali vanno
oltre i 10 C, con variazioni secondo la latitudine e
laltitudine. Molto forte, soprattutto in estate, lescursione termica diurna: si pu passare dai 50 C
del giorno a pochi gradi sopra lo zero nella notte.
Caratteristici del clima sahariano sono i venti, che
spesso provocano violente tempeste di sabbia, come lharmattan, che soffia in inverno dalla costa
settentrionale verso sudovest, il ghibli e il kamsin, che provengono da sudest in primavera ed
estate.
Nella fascia del Sahel e in gran parte della Somalia il clima subtropicale diventa meno arido: la
piovosit annua va da 250 a 500 mm e le precipitazioni si concentrano in pochi mesi estivi, mentre

Ciad. Tempesta di sabbia in unimmagine satellitare.

nellinverno secco le temperature aumentano, anche per effetto dei venti che spirano verso il Sahara. questa la regione della steppa.
Le piogge aumentano nella fascia pi meridionale della regione e in Etiopia, dove predomina il
clima tropicale, caratterizzato da una stagione
delle piogge che pu durare 4-5 mesi e una arida;
particolarmente piovose le zone pi elevate dellEtiopia, dove si superano anche i 1500 mm annui. Le
temperature sono abbastanza elevate per tutto
lanno, con un aumento nel periodo centrale della
stagione secca. In questa regione si passa dalla
steppa alla savana spinosa, che diventa savana
alberata sullAcrocoro Etiopico.
Infine, la regione costiera del Maghreb (Marocco, Algeria e Tunisia fino alla Cirenaica libica),dove
maggiore linfluenza del Mediterraneo, ha un clima mediterraneo, con discrete precipitazioni
concentrate nei mesi invernali, temperature elevate in estate e miti in inverno. Nelle zone montuose
pi interne, in particolare nellAtlante marocchino,
le piogge sono pi abbondanti e gli inverni diventano rigidi e anche nevosi. La vegetazione nelle zone
pi elevate costituita dalla foresta mediterranea.
78

AFRICA SETTENTRIONALE Clima e ambiente

Un ecosistema unico, oggi a rischio


ella regione del Sahel, ai
confini tra quattro Stati
(Niger, Ciad, Nigeria e
Camerun), situato il lago Ciad,
uno dei pi grandi del continente africano. Circa seimila anni fa,
questo lago era un vero e proprio mare, con una superficie di
400.000 km2 (pi dellattuale Mar
Caspio). Da allora, questa si ridotta continuamente, con forti
oscillazioni tra periodi di piena
e periodi in cui prendevano il so-

pravvento le sabbie del deserto.


Negli ultimi secoli, lestensione
media del Ciad stata di circa
20.000 km2, ma in circa cinquantanni si via via ridotta, fino agli
attuali 1500 km2; inoltre il bacino
lacustre ha una profondit di appena 7 metri.
Il lago alimentato da alcuni
corsi dacqua provenienti soprattutto dal sud pi piovoso: il maggiore il Chari, lungo 1200 km e
con portate elevate durante la sta-

Il lago Ciad fotografato da un aereo nel 1994.

gione delle piogge. Ma dagli ultimi


decenni il Ciad si va trasformando
in una palude, per effetto di diversi fattori: i cambiamenti climatici
globali, che provocano il progressivo inaridimento del Sahel; la costruzione di alcune dighe sul Chari; leccessivo sfruttamento delle
acque del lago per irrigare colture
destinate alle esportazioni e pascoli per lallevamento; laumento
di popolazione degli Stati che vi si
affacciano.
Il sovrasfruttamento delle acque dipeso soprattutto dalla sostituzione di piante e animali locali con variet pi produttive.
Ad esempio, da secoli si allevava
nella zona il kour, un bovino ben
adattato allambiente saheliano:
al suo posto sono state introdotte
razze selezionate, che producono
pi latte ma necessitano di maggiori quantit di foraggi e acqua.
Simile il caso di alcuni cereali selvatici locali, chiamati kreb, in
grado di resistere senza acqua
per mesi, che stanno scomparendo, sostituiti da altri, come il frumento, che abbisognano di molta
acqua, di fertilizzanti e pesticidi.
Il lago Ciad un ecosistema
prezioso anche per la presenza di
specie vegetali uniche al mondo,
come le alghe verdi dalle quali gli
abitanti della zona ricavano un
composto chiamato dih, povero
di calorie ma ricchissimo di proteine e sali minerali, oppure il
natron, un sale usato gi nellantico Egitto per limbalsamazione
delle mummie, e oggi utile nellalimentazione degli animali, perch ne stimola la crescita e li difende dai parassiti.

Il kour, oggi sempre meno allevato, era il


bovino tradizionale della regione del Ciad,
perch ben adattato alle scarse risorse
locali di acqua e foraggi.

79

Modulo 6 AFRICA SETTENTRIONALE

3.

Popolazione e urbanizzazione
Profonde differenze
tra il Mediterraneo e il Sahel

Tripoli (Libia).
Immigrati
nordafricani in
attesa di un lavoro.

Date le sue caratteristiche climatiche e ambientali,


gran parte della regione presenta una densit demografica molto bassa, con vaste aree del Sahara
disabitate. Libia, Niger, Ciad e Mauritania hanno meno di 10 ab/km2. Le zone pi densamente popolate
sono la valle del Nilo, nel cui tratto inferiore si superano i 200 ab/km2, e la fascia costiera del Maghreb,
dalla Tunisia al Marocco, dove se ne hanno pi di
100; densit superiori ai 50 ab/km2 si registrano sugli
altipiani dellEtiopia e lungo il corso del Senegal.
Gli Stati nordafricani sono caratterizzati da una
forte crescita demografica, con tassi di incremento naturale superiori al 20 e una popolazione
giovanile che costituisce dal 25 al 50% del totale. In
generale, la crescita naturale pi elevata negli
Stati del Sahel (in particolare Mauritania, Niger e
Ciad dove si avvicina al 30), pi bassa in quelli
mediterranei. La popolazione dellarea saheliana,
comprese Etiopia e Somalia, caratterizzata anche
da una vita media molto bassa (attorno a 50 anni), indice evidente di condizioni di vita molto difficili per ricorrenti carestie, insufficienza alimentare
e idrica, violenze etniche e religiose: significativo il
fatto che tra gli ultimi Paesi nella graduatoria mondiale dellISU si trovino Niger, Ciad ed Etiopia.

Le difficili condizioni di vita e i conflitti che insanguinano il Sudan e la Somalia hanno prodotto
negli ultimi anni un alto numero di migranti che,
attraversato il Sahara, si dirigono verso lEuropa
dai porti nordafricani, in particolare libici, su vecchie imbarcazioni spesso destinate a naufragare
nel Mediterraneo. Pi regolare il flusso migratorio
di Maghrebini, in particolare Marocchini.

Le metropoli moderne
e le citt tradizionali
Negli ultimi decenni i Paesi dellAfrica del Nord, come le altre regioni del Terzo Mondo, hanno visto
forti spostamenti dai villaggi alle citt e una notevole crescita delle aree metropolitane. Oggi, negli
Stati del Maghreb la popolazione urbana supera il
50% del totale, mentre nel Sahel ancora inferiore
al 30%, e le maggiori citt della regione si allineano
per lo pi lungo la fascia costiera mediterranea, che
vanta una lunga tradizione urbana. La maggiore
metropoli della regione, e la seconda dellintero
continente africano, la capitale egiziana Il Cairo,
con circa 8 milioni di abitanti e un agglomerato urbano dove vivono oltre 11 milioni di persone.
Altre metropoli milionarie sono Alessandria,
pure in Egitto, che il maggiore porto del Nordafri-

Alessandria (Egitto). La modernissima Bibliotheca Alexandrina, inaugurata nel 2002,


rinnova lo splendore di quella antica e rappresenta il pi importante centro di cultura del
Mediterraneo meridionale.

80

AFRICA SETTENTRIONALE Popolazione e urbanizzazione

Algeri (Algeria). Panorama della moderna area balneare di questa metropoli, fra le
pi popolose della regione.

ca e supera i 3.000.000 di abitanti; Casablanca


(2.500.000 ab), la citt pi popolosa del Marocco, e
la capitale dello Stato, Rabat; Algeri, capitale dellAlgeria, e Tripoli, capitale della Libia; le tre capitali del Corno dAfrica: Addis Abeba (Etiopia),
Khartoum (Sudan) e Mogadiscio (Somalia).
Le metropoli nordafricane conservano alcuni
aspetti tradizionali, come la medina, cio loriginaria citt araba (celebre quella di Algeri, detta casbah), le moschee (molto numerose al Cairo), i
suk, cio i mercati tradizionali, come quello di Tunisi. In generale, tuttavia, prevale ovunque un
aspetto di moderna metropoli di tipo occidentale
(nuovi quartieri residenziali, grande viabilit, zone
industriali e terziarie), affiancato dai tipici elemen-

Addis Abeba. Una frequentata strada nel centro della capitale etiopica.

ti urbani dei Paesi poveri, come i vasti slum del Cairo e di Khartoum.
Alcuni centri della regione hanno maggiormente conservato il caratteristico aspetto precoloniale. il caso di Marrakech e Fs, nellinterno del
Marocco, fondate dagli Arabi nel Medioevo e divenute molto importanti come nodi delle vie carovaniere tra la costa e la regione sahariana. Unaltra
citt storica famosa Tombouctou, nel Mali, anchessa antico centro del commercio transahariano, assai importante nel Medioevo, quando contava 100.000 abitanti e vantava ben 80 scuole coraniche; citt santa dellIslam, per secoli rimase proibita agli Europei che vi poterono entrare soltanto nel
XIX secolo.

La lunga
tradizione urbana
della regione risale
allantica
colonizzazione di
Fenici, Greci e
Romani, in seguito
consolidata dalla
dominazione araba
e dalla
colonizzazione
europea. Ne sono
testimonianza resti
archeologici come
lArco di Marco
Aurelio a Tripoli (a
sinistra) o il centro
storico della
marocchina Fs (a
destra).

81

Modulo 6 AFRICA SETTENTRIONALE

4.

Economia e societ

Pesanti squilibri economici


e sociali
Gli Stati mediterranei costituiscono una delle regioni pi sviluppate del continente, come risulta dai dati sul PIL pro capite e da quelli ISU, migliori rispetto
a quasi tutti gli altri Stati africani. Ci dipende da fattori storici (in particolare il susseguirvisi, nel passato, di grandi civilt) e geografici (come il clima pi
favorevole allagricoltura). In tempi recenti, alcuni di
questi Stati hanno potuto registrare un sensibile miglioramento socioeconomico grazie allo sfruttamento di notevoli giacimenti di petrolio e gas naturale.
Assai diversa la situazione nei Paesi del Sahel e
del Corno dAfrica, che formano la regione africana
pi povera con livelli di vita tra i pi bassi del pianeta.

La prevalenza
delleconomia agricola
In quasi tutta la regione il suolo coltivabile molto ridotto; infatti, se si eccettuano la Tunisia e il Marocco, viene utilizzato meno del 10% del territorio (addirittura meno dell1% in Mauritania). Tuttavia, lagricoltura rappresenta ancora la principale attivit
economica, soprattutto nel Sahel, dove occupa pi
del 50% della popolazione attiva, con punte superiori all80% in Niger ed Etiopia. Negli Stati saheliani
prevale unagricoltura tradizionale di sussistenza,
basata su coltivazioni di tipo alimentare (miglio,
sorgo, riso, manioca, datteri); non mancano per
alcune colture commerciali, come il cotone (nel sud
del Niger e del Ciad) e il caff, coltivato negli altopiani dellEtiopia (primo produttore africano).
Nel Maghreb le superfici coltivate sono pi estese e, accanto alle colture alimentari, sono in crescita i prodotti destinati allesportazione: primizie ortofrutticole, olio doliva, cotone, canna da zucchero, agrumi, uva, fiori. Lagricoltura la principale attivit delle oasi, a partire dalla grande oasi
formatasi da millenni in Egitto e Sudan, nella vallata del Nilo. Qui la tecnica irrigua permette di ottenere anche tre raccolti lanno di cereali, ortaggi,
arachidi e cotone, di cui lEgitto un grande produttore mondiale. La costruzione di un canale che
porta acqua dal Lago Nasser permetter allEgitto
di allargare larea coltivata nella fascia desertica di
82

nordovest. Nelle oasi sahariane, oltre agli ortaggi, si


coltivano soprattutto palme da datteri. Molto pi
diffuso nella regione comunque lallevamento
nomade o seminomade (ovini, caprini e camelidi), praticato soprattutto nella zona dellAtlante, nelle steppe del Sahel, nel Sudan e sugli altipiani dellEtiopia. Il Sudan ha uno dei maggiori
patrimoni di ovini e caprini del mondo (quasi 100
milioni di capi); molto consistente anche il numero dei bovini allevati qui e in Etiopia.

Le risorse minerarie,
base per il decollo di alcuni Paesi
Il Sahara possiede consistenti giacimenti di petrolio e gas naturale, attualmente sfruttati soprattutto in Algeria, Libia, Egitto e Ciad; lAlgeria il sesto
produttore mondiale di gas naturale, che viene
esportato in grande quantit anche in Europa. Unaltra risorsa mineraria che abbonda prevalentemente in Marocco (terzo produttore mondiale), Tunisia,
e nel Sahara occidentale sono i fosfati, utilizzati
per la produzione di fertilizzanti. Ricchi giacimenti
di ferro sono presenti in Mauritania, mentre il Niger
il quarto produttore mondiale di uranio.
Lo sfruttamento delle risorse minerarie ha permesso ad alcuni Stati soprattutto Marocco, Tunisia ed Egitto di avviare la costruzione di moderni
impianti industriali (petrolchimica, chimica, siderurgia e meccanica). Restano ovunque presenti le tradizionali industrie alimentari e tessili.
Il turismo un settore fondamentale delleconomia in Marocco, Tunisia ed Egitto, dove ogni anno affluiscono complessivamente oltre 15 milioni di
visitatori. Le principali mete sono i monumenti dellEgitto faraonico, lungo la valle del Nilo, le citt
storiche del Marocco, le localit balneari e archeo-

AFRICA SETTENTRIONALE Economia e societ

logiche1della Tunisia.

Lavorazione del
miglio nel Niger.

2
Attivit agricola
di sussistenza
nel Sudan.

3
Allevamento
delle capre in un
villaggio del Mali.

Pescherecci in un
porto marocchino.
La pesca ha un
discreto peso
economico negli
Stati del Maghreb,
particolarmente in
Marocco, dove
viene praticata
soprattutto lungo
la costa atlantica,
ricca di sardine e
tonni.

5
Impianti di
raffinazione
petrolifera presso
Orano, sulla costa
algerina
occidentale.

Le attivit
turistiche
regionali si
imperniano su
mete come la
Valle dei Re
presso il Cairo o le
localit balneari
tunisine.

83

Modulo 6 AFRICA SETTENTRIONALE

5.

Popoli e Stati
DallEgitto faraonico
alla colonizzazione europea

Nella valle del Nilo, dal IV millennio a.C., con linizio


dellepoca faraonica, si svilupp una fiorente civilt
urbana basata sullagricoltura irrigua. Nel I millennio a.C. le coste africane del Mediterraneo furono
colonizzate dai Fenici e dai Cartaginesi, mentre lEgitto faraonico passava prima sotto lImpero persiano, poi sotto i Greci e infine veniva inserito, con tutta lAfrica mediterranea, nellImpero romano. La
regione sahariana, che anticamente aveva un clima
meno arido ed era quindi maggiormente coperta da
steppa e savana, era abitata da cacciatori e allevatori.
Dal VII secolo, durante il Medioevo e lEt moderna, la regione fu progressivamente conquistata
e islamizzata dagli Arabi, che giunsero fino al Sahel,
dove si erano formati i Regni africani di Songhai,
Kanem-Bornu, Darfur ed Etiopia.
Nel XIX secolo, quando ebbe inizio la colonizzazione europea, gran parte della regione mediterranea faceva parte dellImpero ottomano, mentre in
Marocco e in Etiopia erano presenti due regni indipendenti. Nel giro di un secolo, tutta lAfrica set-

Djenn (Mali).
Venditori locali
presso lantica
moschea, risalente
al regno Songhai.

84

tentrionale fu colonizzata da Stati europei; alla vigilia della prima guerra mondiale, la Francia controllava tutta la parte occidentale; lInghilterra lEgitto
e il Sudan; lItalia la Libia, la Somalia e lEritrea; la
Spagna il Rio de Oro (poi Sahara spagnolo).

I conflitti dellarea sahariana


e del Corno dAfrica
Tutti gli Stati dellAfrica settentrionale sono diventati indipendenti in modo abbastanza pacifico dopo
la seconda guerra mondiale, fatta eccezione per
lAlgeria, dove labbandono della Francia avvenuto nel 1962, dopo otto anni di sanguinosa guerriglia. Leredit coloniale non ha trovato ancora una
sua conclusione definitiva nel Sahara Occidentale (ex Sahara spagnolo), occupato nel 1976 dal Marocco, ma la cui popolazione, i Sahrawi, dovrebbe
decidere per leventuale indipendenza dello Stato
con un referendum proposto dallONU. Ancor pi
grave la situazione in Sudan, dove da anni le popolazioni arabe del nord, che controllano il governo,
combattono contro le rivendicazioni autonomisti-

AFRICA SETTENTRIONALE Popoli e Stati

Regione sahariana dellHaggar (Algeria). Tuaregh. Le


popolazioni berbere dellAtlante e delle oasi algerine e libiche, di
cui i Tuaregh fanno parte, discendono dagli antichi abitanti
dellAfrica settentrionale, nella quale rappresentano una
consistente minoranza. I gruppi principali presenti nelle varie aree
della regione sono invece gli Arabi, i Sudanesi, i Nilo-Sahariani,
gli Etiopi e i Somali.

che delle popolazioni non arabe del sud e dellovest


(Darfur). In questarea, negli ultimi anni milizie irregolari arabe, protette dalle autorit, hanno provocato leccidio di 200 mila persone e la fuga verso
il Ciad e altri Stati africani di pi di 700 mila profughi; oltre 2 milioni sono gli sfollati in campi creati
nello stesso Darfur.
Nella seconda met del Novecento il Corno dAfrica stata una delle regioni maggiormente scosse
da conflitti regionali. La prima guerra ha avuto origine per lannessione dellEritrea da parte dellEtiopia nel 1962, che provocato una lunga lotta armata
tra il Fronte di Liberazione Eritreo (FLE) e lEtiopia governata dallimperatore Hail Salassi e, dal
1974, dopo un colpo di Stato militare, dal dittatore
Menghistu. Nel 1993, caduto il regime militare etiope, lEritrea ha proclamato lindipendenza, ma nel

1998 scoppiata tra i due Stati una nuova sanguinosa guerra di confine, iniziata con linvasione da
parte degli Eritrei della regione del Tigrai occidentale. Nel 2000 stata firmata la pace sotto legida
dellONU, ma permangono tensioni per la definizione dei confini.
Anche la Somalia, governata dal 1969 al 1991
dalla dittatura di Siad Barre, nel 1977 ha provocato
lo scoppio di un conflitto con lEtiopia, a seguito del
tentativo di annettersi la regione dellOgaden. La
sconfitta militare della Somalia ha avuto come effetto la caduta della dittatura e linizio di una lunga
guerra civile, nella quale ha cercato di intervenire
anche lONU con linvio di truppe. La guerra civile
ha provocato tra laltro la disgregazione dellunit
somala con la secessione di due regioni, il Somaliland e il Puntland, non riconosciute dagli organismi
internazionali.

Mogadiscio
(Somalia). Soldati
italiani della forza
multinazionale di
pace presente nel
paese nei primi
anni 90.

Sahara Occidentale (Marocco-Mauritania). Campo profughi


Sahrawi.

85

Modulo 6 AFRICA SETTENTRIONALE

Esercizi
Una regione di emigranti e profughi
Quasi ogni giorno ascoltiamo alla radio e alla TV o leggiamo sui
giornali notizie di gruppi di Africani che raggiungono le nostre
coste, ma anche quelle di altri Paesi mediterranei come la Spagna e la Grecia, a bordo di vecchie imbarcazioni, che a volte fan-

no naufragio. Infatti, negli ultimi anni cresciuta notevolmente la


migrazione di Africani che cercano di giungere clandestinamente in Europa, fuggendo da situazioni di miseria e violenza e cercando una vita migliore. Cos lAfrica settentrionale diventata
una regione di partenza e di transito di milioni di persone in fuga
dalla loro terra.

1. Osserva la carta, che mostra le principali direttici delle


migrazioni irregolari africane.
a. Quali sono le principali direttici (Paesi di partenza e
di attraversamento) di questi flussi migratori?

Spagna

AT L A N T I C O

Turchia
Grecia
Lampedusa

Tangeri

Melilla

Ceuta

Marocco

Malta

Tunisia

Algeria
(paese di
attraversamento)

Canarie

c. Dove si dirigono prevalentemente questi immigrati


clandestini?

Italia

Gibilterra

Algesiras

b. Quali sono i principali Paesi dimbarco e le rotte


percorse dalle imbarcazioni?

d. Quali problemi dovranno affrontare i migranti nel loro


viaggio terrestre e marittimo?

Francia

OCEANO

Sabha

Libia
Tamanrasset
Unione
europea

Niger

Mauritania
Mali

Agadez

Senegal
Stati
Uniti

Ciad
Sudan

Burkina
Faso

Gambia
Guinea

Nigeria

Ghana

Guinea-Bissau

Repubblica
Centrafricana

Sierra Leone
Liberia

Costa
dAvorio

Benin
Togo

Camerun
Congo
Gabon

Repubblica
Democratica
del Congo

2. Lemigrazione economica regolare di persone in cerca


di lavoro e migliori condizioni di vita un fenomeno storico per i Paesi nordafricani. Con i dati delle tabelle e in base alle indicazioni della legenda e ai nostri esempi, colora
la carta, inserisci i simboli e costruisci i grafici.
Stato

saldo migratorio % residenti allestero % disoccupati (uomini)

Marocco

-0,77

2.100.000

11

Algeria

-0,31

1.100.000

12

Tunisia

-0,44

500.000

14

Libia

10

Egitto

-0,21

3.600.000

9
SALDO MIGRATORIO

Stato
Francia

86

Marocchini
500.000

Tunisini
150.000

Algerini
480.000

saldo migratorio %
+7,7

Spagna

560.000

30.000

50.000

+15,3

Italia

370.000

100.000

10.000

+1,6

Egitto

RESIDENTI ALLESTERO

= da -1 a -0,5%

= fino a 500.000

= da -0,5 a -0,1%

= da 500.000 a 1.000.000

=0

= da 1.000.000 a 2.000.000

= da 0 a +3%

= 2.000.000 e oltre

= +3% e oltre

AFRICA SETTENTRIONALE

Esercizi
% disoccupati

- cronologia e avvenimenti dei conflitti;


- cause;
- conseguenze;
- situazione attuale.

comunit immigrati in Italia

20%

600.000
500.000

15%
400.000
10%

c. Corredate la ricerca con fotografie come le nostre e


scrivete per tutte le didascalie.

300.000
200.000

5%
100.000
0
ALGERIA

TUNISIA

LIBIA

EGITTO

Marocchini

Tunisini

Algerini

% DISOCCUPAZIONE MASCHILE

CONSISTENZA COMUNIT DI IMMIGRATI

valori = da 0 a 20%

valori = da 0 a 600.000
= Marocchini

= Tunisini

Darfur
(2003-2008)

= Algerini
SUDAN

a. Che tipo di saldo migratorio presentano quasi tutti i


Paesi nordafricani?

ER
IT
RE
EtiopiaA
Eritrea
(1998-2001)

GIBUTI
(1991-1994)

ETIOPIA

b. Che tipo di saldo migratorio presentano invece i tre


Paesi europei?

M
SO

c. Quale genere di rapporto esiste fra saldo migratorio


negativo e tasso di disoccupazione elevato?

(1991-2006)

d. Se prendiamo in considerazione la disoccupazione


femminile, nei Paesi nordafricani si registrano tassi
anche del 40-50%: sapresti spiegare questo dato
molto elevato?
e. Quali Paesi nordafricani hanno le pi numerose
comunit di cittadini allestero?

Ogaden
(1977-1979)

Sudan
meridionale
(1983-2002)

IA

MAROCCO

AL

0%

OCEANO
INDIANO

f. Quali sono le ragioni storiche della maggior


presenza di Africani maghrebini in Francia?
g. Anzich in Europa, molti Egiziani sono emigrati nei
Paesi del Golfo Persico: sapresti spiegarne i motivi?
3. In Sudan e nel Corno dAfrica, i fenomeni migratori sono
collegati soprattutto ai conflitti che da anni insanguinano
queste regioni: molto elevato , infatti, il numero dei rifugiati
in Paesi vicini e degli sfollati (cio dei cittadini costretti a trasferirsi da una regione allalStato
rifugiati
sfollati
tra del proprio Paese), coSudan
750.000
2.000.000
me puoi verificare dai dati
Somalia
400.000
400.000
della tabella che riporterai
Eritrea
130.000
sulla carta sotto forma di
Etiopia
50.000
grafici (istogrammi).
a. Quali sono i Paesi dove si verificata una maggiore
migrazione di profughi e sfollati a causa dei conflitti?
b. Divisi in gruppi, svolgete una ricerca sui conflitti di
ciascun Paese della regione (riportati nella carta)
seguendo questo schema:
87

DAKAR

Sen
e

This

gam
bia

SENEGAL

Rufisque

Kaolack

BANJUL

am

GAM BIA
Ziguinchor
BISSAU

Gabu

BURKINA
F A S O Kantchari

1538
Tamgu
Fouta Djalon

GUINE A
B IS S AU

OUAGADOUGOU
Bobo
Dioulasso

G U I N E A
Kankan

CONAKRY

M.ti Lama
1948

Koindu

Boundiali

C O S TA
D AV O R I O

Beyla

SIERRA LEONE
Pujehun

LIBE RIA
ta

Salaga
L.Volta

GHANA

Djougou
Kara

Ilorin

d.

Pe
pe

C. PALMAS

Avorio
ta d Abidjan
Cos
Sassandra

Lago
Kainji
Nig
er

G o l f o

la regione, sfociando nellAtlantico, come il Congo e il Niger,


o nellIndiano, come lo Zambesi.
LAfrica subsahariana comprende quattro grandi regioni fisiche.

Quattro regioni fisiche


Lampio territorio che si affaccia sul lato settentrionale del Golfo di Guinea ha coste pianeggianti abbastanza uniformi, divise in tratti (Costa dAvorio, Costa degli Schiavi). Esse bordano il tavolato africano, che si innalza nei Monti Adamaoua, al
cui limite occidentale si trova il Monte Camerun, un vulcano alto 4100 m. Tra i fiumi che attraversano la regione, il maggiore
il Niger (4160 km), con il suo affluente Benue.
La fascia equatoriale per lo pi occupata dal vasto bacino fluviale (3.690.000 km2) del Congo (4200 km), con i suoi
affluenti Ubangi e Kasai. Il fiume nasce da Monti Mitumba
con il nome di Lualaba, forma al centro vaste paludi e quindi precipita dal tavolato, verso la costa atlantica, con le Cascate Livingstone.
La grande faglia tettonica della Rift Valley formata da due rami principali, che si dividono a sud del Lago Turkana: uno attraversa il Kenya e la Tanzania, laltro forma un arco lungo i confini orientali del Congo. Nelle depressioni della faglia si trovano
i laghi Alberto e Tanganica, mentre sullaltopiano posto tra i
due rami si estende il grande Lago Vittoria. I due rami si riuniscono tra Mozambico e Malawi, dove giace il Lago Malawi. Attorno alle fratture della Rift Valley emergono numerosi rilievi, come i vulcani attivi Kilimangiaro e Ruwenzori.
La regione meridionale formata da un tavolato, bordato
lungo le coste da rilievi come i Monti dei Draghi e depresso al centro, in corrispondenza del Deserto del Kalahari. Il
territorio attraversato dallo Zambesi e dallOrange, che
sfociano rispettivamente nellOceano Indiano e nellAtlantico.
Al centro scorre lOkavango, un fiume endoreico, che getta
le sue acque nelle paludi omonime.

LAfrica subsahariana vasta circa 16 milioni di km2, pi della met dellintero continente, del quale occupa la parte a sud del Sahara. Ha la forma di un triangolo rovesciato: il vertice il Capo
Agulhas, i lati sono bagnati a ovest dallOceano Atlantico, a est
dallIndiano. Ne fanno parte 38 Stati.
Le coste atlantiche formano un angolo retto in corrispondenza del grande Golfo di Guinea, mentre quelle orientali presentano alcune baie molto aperte (Baia di Sofala, Baia di
Maputo). NellOceano Indiano emergono la grande isola continentale di Madagascar, separata dalla costa dal Canale di
Mozambico, gli arcipelaghi delle Seicelle, Comore e Mascarene e, pi vicine alla costa della Tanzania, le piccole isole di
Zanzibar e Pemba.
La regione, come lAfrica settentrionale, formata in gran parte da un tavolato geologicamente molto antico, quasi sempre
superiore ai 500 m di altitudine. Le uniche fasce pianeggianti
si trovano lungo le coste, in particolare quelle guineensi.
Allinterno, il tavolato si abbassa in corrispondenza del Bacino
del Congo (oltre 200 m s.l.m.); a est e a sud esso si innalza a
formare una serie di altipiani che superano i 2000 m di altitudine e sono delimitati da catene montuose (Catena dei Mitumba,
Monti Muchinga, Monti dei Draghi) di antica origine geologica
e quindi fortemente erose.
La parte orientale del tavolato percorsa, da nord a sud, dal
Canale del Mozambico al Mar Rosso, dalla Rift Valley, una
lunga fossa tettonica che divide la placca africana da quella
arabica. Questa enorme fenditura, della larghezza media di 50
km, si prodotta negli ultimi 50 milioni di anni per il movimento delle placche crostali, e col tempo si allargher fino a spezzare in due parti il continente africano. Tutta la Rift Valley
punteggiata di vulcani, molti dei quali attivi. Ai suoi bordi sorgono vulcani spenti che costituiscono le cime pi elevate del
continente (Kilimangiaro 5895 m e Kenya 5199 m), mentre
la fossa creata dal rift occupata dai grandi laghi africani, primo fra tutti il Lago Vittoria (68.000 km2).
Numerosi sono i grandi fiumi ricchi di acque che percorrono

Pr

~
S AO TO M
E P R N C I PE

Un triangolo compatto fra Atlantico e Indiano

88

~
SAO TOM

Spazi fisici e ambienti naturali

d i

G u i n e a

1.

Ibadan Akure

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subsahariana

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MODULO

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4000

3000

1000

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B a n d u n d u

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BRAZZAVILLE
Pointe Noire

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D E L

Negage

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Kapanga

Mwanza

Lago
Mweru

Zanzibar
Dar es Salaam

Rufiji

Mafia

Mohoro

Nakonde

2961
Makumbako
Rungwe

Karonga

Masasi

Quionga

Tunduru

Mzuzu

Gran
Comora

MORONI

L. Malawi

COM
Nzwani

OR

Mwali

Marrupa

M AL AWI

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L L

Is. Farauhar

C. BOBAOMBY

Antsiranana

Pemba

LILONGWE

M
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Is. Aldabra

LIndi

M. Tsaratanana
Nacala
Cuamba
2876
Lago di
Antsohihy
LUSAKA
Antalaha
Cabora Bassa Blantyre Serra 2419
Cuito
Nampula
Namuli
Cuanavale
Monze
Tombua
Chiange
Tete
Chirundu
a
Xangongo
Kataba
C. MASOALA
Kune
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L. Kariba Chinhoyi
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HARARE
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C. FRIA
Ovamboland
Kasane
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A Quelimane
Gorongosa
Chitungwiza
Shakawe
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Modulo 7 AFRICA SUBSAHARIANA

2.

Clima e ambiente
Uguale il caldo,
diversa la piovosit

La savana
alberata della
Tanzania nella
stagione umida.

LAfrica subsahariana attraversata dallEquatore


ed per lo pi compresa fra i due tropici; solo la zona pi meridionale si trova nella fascia temperata.
La latitudine ha perci debole influenza sulle temperature medie, che si mantengono per tutto lanno
abbastanza alte (15-30 C) su gran parte del territorio; maggiori, invece, le differenze quanto alla
piovosit, differenze che determinano la divisione
della regione in quattro climi principali.

La fascia centrale, che comprende le coste guineensi e il bacino del Congo, ha clima equatoriale, con temperature elevate durante lanno e precipitazioni costanti per 10-12 mesi; particolarmente
piovosa (oltre 4000 mm annui) la costa della Liberia, che subisce la maggiore influenza dei monsoni estivi provenienti dallAtlantico. questo il regno della foresta pluviale africana.
A nord e a sud di tale fascia se ne estendono due
dal clima tropicale umido, con piogge concentrate nei mesi estivi (maggio-settembre a nord dellEquatore, novembre-marzo a sud). La stagione
delle piogge diventa sempre pi breve man mano
che ci si avvicina ai tropici. In queste due fasce predomina la savana. Anche la regione dei laghi, sebbene a cavallo dellEquatore, per la sua maggiore
altitudine contraddistinta dal clima tropicale della savana.
Nella parte meridionale, attraversata dal Tropico del Capricorno, presente invece un clima
subtropicale arido. Le precipitazioni sono particolarmente scarse nellarea sud-occidentale,
per la presenza della corrente fredda atlantica e
della barriera dei Monti dei Draghi, che ostacola
lafflusso verso linterno dei monsoni: tali fattori
hanno dato origine ai deserti del Kalahari e di
Namib.
Nella punta meridionale dellAfrica entriamo
nella fascia del clima temperato, che si differenzia tra il lato occidentale, dove si ha un clima di tipo
mediterraneo, con inverni umidi, e il lato orientale,
dove invece, per linflusso dei monsoni indiani, prevale un clima temperato subtropicale, con una lunga estate umida.

Le dune del Deserto


di Namib, lungo le
aride coste della
Namibia.

90

AFRICA SUBSAHARIANA Clima e ambiente

Le foreste perdute del Congo


a foresta pluviale africana si estende attraverso
sei Stati: Camerun, Repubblica Centroafricana, Repubblica
del Congo, Guinea Equatoriale,
Gabon e, soprattutto, Repubblica Democratica del Congo, nel
grande bacino idrografico del
fiume omonimo. In questo Stato,
la superficie forestale di circa
1.700.000 km2 (quasi sei volte lItalia): la seconda foresta tropicale
del mondo, dopo quella amazzonica, e, come quella, ricchissima
di specie viventi. Ospita infatti
ben 1000 specie di uccelli e 400 di
mammiferi, tra i quali i grandi primati, cio i nostri pi vicini parenti: gorilla, scimpanz e bonobo.
La foresta pluviale congolese
contiene il 70% dellacqua dolce
del continente e ospita 12 milioni
di Africani, tra i quali i Pigmei
Baka, popolazione seminomade
che da essa ricava tutto il necessario per vivere: cibo, riparo, medicine e la stessa cultura.
Purtroppo, per, questo immenso serbatoio di vita rischia di
scomparire nei prossimi decenni,
soprattutto a causa di una crescente e dissennata opera di deforestazione. In tutta lAfrica,
ma specialmente nella regione
congolese, in soli dieci anni
(1990-2000), sono stati abbattuti
55 milioni di ettari di foresta primaria (due volte la superficie dellItalia), che non stata rimpiazzata da nuove piantagioni forestali. Altrettanti ettari di foresta sono
stati dati in concessione a multinazionali straniere, occidentali
ma anche asiatiche, per ricavarne
soprattutto legno pregiato da utilizzare per produrre pavimenti:
moabi, afromosia, iroko, bubinga.
Gli esiti della deforestazione
sono allarmanti: in pochi anni

Limmenso
bacino del
Congo (con lalto
corso del fiume e
i suoi affluenti, in
basso a sinistra),
in unimmagine
satellitare. La
distanza di ripresa
consente di
apprezzare le
diverse aree di
vegetazione,
mostrando come
la foresta primaria
si faccia via via
meno densa,
anche per la
crescente e
dissennata
deforestazione.

nella regione diminuita fortemente lumidit e lacqua dei rovesci, diventati pi brevi e violenti, scorre con conseguenze
disastrose su un terreno indurito
e privo di alberi. Alcuni animali
della foresta, come gli elefanti,
non trovano pi cibo e devastano le coltivazioni, altri sono uccisi illegalmente per procurare
carne agli operai che abbattono
e trasportano i tronchi. Responsabili di questo disastro, oltre alle societ straniere, sono certi
governanti locali, che accumulano enormi capitali, messi al sicuro allestero, e non fanno nulla
per una popolazione che tra le
pi povere del mondo. Altrettanto devastante labbattimento illegale della foresta provocato da gruppi di guerriglieri che
operano in Congo ai confini
orientali con il Ruanda e lUganda.
Area di stoccaggio del legname
pregiato, ai margini della zona di taglio
(Repubblica Democratica del Congo).

91

Modulo 7 AFRICA SUBSAHARIANA

3.

Popolazione e urbanizzazione
Elevato incremento demografico,
bassa speranza di vita

Ambulatorio in
Sierra Leone, uno
dei Paesi della
regione pi colpiti
dallAIDS.

Anche la regione subsahariana partecipa della forte


crescita demografica del continente. In particolare, alcuni Stati come lUganda, il Congo, il Burundi,
il Madagascar presentano tuttora tassi di incremento naturale attorno al 30: con questi ritmi la
loro popolazione raddoppier in meno di 30 anni.
Dovuta a una natalit molto alta, la crescita
per in parte frenata da una mortalit ancora elevata, in particolare quella infantile, che in alcuni
Paesi colpisce pi di 200 bambini sotto i cinque anni ogni 1000 (in Italia 5). Negli ultimi decenni la
mortalit aumentata per la recrudescenza di malattie infettive, come la malaria e la tubercolosi, ma
soprattutto per la spaventosa diffusione dellAIDS,
che, agli inizi del nuovo secolo, nella regione subsahariana aveva infettato circa 30 milioni di persone.
La conseguenza pi diretta che, per lo pi, la
speranza di vita non supera i 50 anni, o addirittura non raggiunge i 40, come in Angola, Sierra
Leone, Zambia, Botswana.
In gran parte del territorio regionale la densit
demografica inferiore ai 10 ab/km2. Le aree pi

Poveri rovistano fra le immondizie a Lagos (Nigeria).

popolate (oltre 50 ab/km2) sono la costa guineense,


la regione dei laghi e la costa sudorientale. La Nigeria lo Stato pi popoloso del continente, con quasi 140.000.000 di abitanti, mentre, allopposto, la
Namibia, la cui superficie quasi il doppio di quella
italiana, ne ha solo 1.700.000.
LAfrica subsahariana, in particolare gli Stati
della regione guineense, alimentano da decenni un
forte flusso di migranti per ragioni economiche
verso lEuropa. Consistenti sono anche i movimenti di popolazione tra i diversi Stati, dovuti ai conflitti regionali: nellultimo decennio del Novecento soltanto in Congo si sono riversati dai Paesi vicini,
sconvolti da guerre civili e genocidi, quasi 2 milioni
di profughi.

Metropoli e bidonville
Per tutto il periodo precoloniale, il fenomeno urbano nella regione era raro e debole; citt con funzioni religiose e politiche sorgevano solo nellarea sudanese e in quella orientale. La colonizzazione europea produsse loccidentalizzazione delle citt esistenti e la nascita di nuove, di tipo europeo, lungo
le coste e nelle zone minerarie. Queste ultime furono spesso costruite prevedendo una netta separazione tra la minoranza bianca e la maggioranza nera. Fino a pochi decenni fa, comunque, la regione
presentava la pi bassa percentuale di popolazione
urbana del mondo: nel 1960 questa superava appe92

AFRICA SUBSAHARIANA Popolazione e urbanizzazione

Abidjan (Costa dAvorio). Il centro economico della


metropoli ivoriana: sulla destra, il grattacielo di una grande
banca francese.

Lo Stato di Lagos una delle regioni amministrative


della Nigeria, e praticamente si identifica con
lagglomerato urbano della citt.

Uno slum di Dodoma, dal 1988 capitale della


Tanzania.

na il 10%, mentre in Europa era gi pi del 50%. In


tempi recenti, lurbanizzazione africana si invece
fatta impetuosa, tanto che il suo tasso di crescita
urbana diventato il pi rapido del mondo. Alcune
citt, come Abidjan e Kinshasa, dal dopoguerra sono aumentate di oltre 50 volte!
Oggi le citt milionarie sono circa 15 e tra queste si distinguono Lagos, in Nigeria, la pi popolosa dellAfrica, il cui agglomerato urbano supera
13.000.000 di abitanti; Kinshasa, capitale della
Repubblica Democratica del Congo, con oltre
7.000.000; Abidjan, nella Costa dAvorio, e la sudafricana Johannesburg, con pi di 3.000.000.
Purtroppo la migrazione di milioni di individui

verso citt cresciute troppo in fretta ha fatto sorgere attorno a esse immense e squallide bidonville,
dove le condizioni sono spesso al limite della sopravvivenza. Nelle baraccopoli della capitale keniana, Nairobi, per esempio, vivono circa 700.000 persone, quasi un quarto della popolazione cittadina.
Dopo lindipendenza, alcuni Stati subsahariani
hanno creato nuove capitali, diverse da quelle sorte in epoca coloniale, che spesso risultavano troppo
decentrate rispetto al territorio nazionale: il caso
di Yamoussoukro, che in Costa dAvorio ha sostituito Abidjan; di Abuja, dal 1995 capitale della Nigeria al posto di Lagos; di Dodoma, capitale della
Tanzania in luogo di Dar es Salaam dal 1988.

La sede
della Bank of
Tanzania a Dar
es Salaam. Pur
avendo ceduto il
ruolo di capitale,
questa resta la
citt pi
importante e il
polo economico
del Paese.

93

Modulo 7 AFRICA SUBSAHARIANA

4.

Economia e societ: il settore primario


Un continente vittima
della globalizzazione

Quasi tutti i Paesi dellAfrica subsahariana costituiscono, assieme a quelli del Sahel, la regione pi
povera e arretrata del pianeta. A differenza di altre
aree continentali che negli ultimi decenni hanno
registrato sensibili sviluppi (come lAsia
orientale e meridionale), qui i progressi economici e sociali prodotti dalla globalizzazione sono stati assai de-

boli e il divario con il resto del mondo aumentato.


Oggi lAfrica, con una popolazione che circa il
13% di quella mondiale, contribuisce solo al 2% degli scambi commerciali internazionali (nel 1980 era
il 4%); il PIL di tutto il continente di circa 700 miliardi di dollari, quando quello del solo Giappone
superiore ai 4000. La globalizzazione e lingresso
forzato nel libero mercato internazionale non hanno
favorito lo sviluppo delle attivit industriali e terziarie, mantenendo al contrario molti Paesi africani in
un ruolo di esportatori di materie prime agricole e
minerarie, simile a quello che il continente aveva

94

AFRICA SUBSAHARIANA Economia e societ: il settore primario

nel periodo coloniale. Gran parte delle esportazioni


servono a pagare gli enormi debiti internazionali
contratti dagli Stati e a importare beni di lusso per
una ristretta classe di ricchi al potere; mentre per
centinaia di milioni di Africani le condizioni di vita
sono caratterizzate da povert, scarsit di cibo e di
acqua, diffusione di malattie e analfabetismo. Ancora oggi, nellAfrica subsahariana, il 31% della popolazione denutrito, il 44% vive con meno di un dollaro al giorno, 300 milioni di persone non hanno accesso allacqua potabile. I 20 Paesi pi poveri e con
il pi basso ISU del pianeta sono tutti africani.

Agricoltura per autoconsumo,


ma anche commerciale
Lagricoltura costituisce la principale attivit economica della regione: a essa e alla pastorizia che
rappresentano mediamente dal 30 al 60% del PIL
dedito circa il 70% della popolazione. Prevale tuttora, quasi ovunque, lagricoltura di sussistenza, che produce cibo per la popolazione locale ed
pi diffusa nella fascia sudanese della savana che
va dal Senegal allEtiopia e lungo la regione orientale della Rift Valley, fino al Sudafrica. In queste zone agricole, che pure dispongono di un clima favorevole con temperature abbastanza alte e una stagione piovosa lunga, i rendimenti sono ancora bassi a causa del suolo poco fertile, del degrado ambientale provocato dalla desertificazione e dalla deforestazione, di tecniche colturali arretrate e, non
ultimo, delle distruzioni e delle stragi provocate
dalle frequenti guerre civili. La conseguenza che,
nellultimo decennio, a differenza del resto del
mondo, la disponibilit alimentare della popolazione subsahariana diminuita di quasi il 10%. Tra i
principali prodotti destinati allautoconsumo sono
da annoverare i cereali, in particolare miglio,
mais e riso, ma anche tuberi e radici, come
igname, manioca e patate dolci.
Nelle zone agricole pi fertili, esiste invece unagricoltura commerciale abbastanza sviluppata, che
produce soprattutto caff, cacao, t, arachidi, canna da zucchero e palma da olio. NellAfrica subsahariana si raccoglie l80% del cacao mondiale (Costa
dAvorio e Ghana sono i primi due produttori del mondo) e il 20% delle arachidi. Nei pascoli della savana
praticato lallevamento nomade di ovini e bovini,
mentre in Sudafrica diffuso lallevamento commerciale brado. La foresta tropicale sfruttata per
la produzione di legnami pregiati, in particolare nel
Gabon e nel Congo, in Nigeria e in Uganda.
La pesca costiera e nei laghi viene praticata su
piccola scala per integrare lalimentazione locale.
Ha invece un certo peso commerciale quella praticata nei mari sudafricani e lungo le coste atlantiche
(Senegal), ricche di pesce azzurro per la presenza
della corrente delle Canarie.

1
Donne in un
villaggio del
Burkina Faso. Il
lavoro femminile
fondamentale per
leconomia di
sussistenza
subsahariana: il
70% del cibo, ad
esempio,
prodotto dalle
donne.

2
Piantagione di
igname per
autoconsumo in
Costa dAvorio.

3
Fluitazione di
pregiato legname
tropicale in
Gabon.

4
Allevamento
nomade degli
ovini in Namibia .

5
Piantagione
commerciale di
t in Uganda.

6
Piantagione di
canna da
zucchero, nella
regione dellOrange
(Sudafrica).

7
Pesca artigianale
lungo la costa del
Senegal.

95

Modulo 7 AFRICA SUBSAHARIANA

5.

Economia e societ: lindustria e il terziario


Oro, diamanti, petrolio:
ricchezze per pochi

LAfrica subsahariana ricca di risorse minerarie, che interessano i mercati internazionali. Dalle coste orientali del Golfo di Guinea si estraggono
grandi quantit di petrolio: la Nigeria,
con oltre 100 milioni di tonnellate annue
di greggio, ne la maggiore produttrice africana, seguita dallAngola, dal Gabon e dalla Repubblica
del Congo. Ancora pi importanti loro e i diamanti. Per loro, il Sudafrica il primo produttore mondiale, mentre il Botswana e la Repubblica Democratica del Congo lo sono per i diamanti; notevoli quantit di diamanti sono comunque estratte anche in vari Paesi dellarea guineense, in Angola, Namibia e Sudafrica. La Repubblica Democratica del Congo la

96

AFRICA SUBSAHARIANA Economia e societ: lindustria e il terziario

massima produttrice mondiale di coltan, minerale


fondamentale per le industrie high-tech. In Sudafrica uno dei grandi forzieri della Terra sono inoltre attive miniere di cromo, rame, uranio, carbone. Discreta produzione mineraria hanno anche lo
Zimbabwe e lo Zambia.
Le esportazioni di minerali, cos come quelle dei
prodotti di piantagione, rappresentano quasi il 50%
dellintera ricchezza regionale. Purtroppo, per,
queste esportazioni sono finora servite soprattutto
per pagare i debiti internazionali degli Stati e per
arricchire da un lato le corrotte lite al potere in alcuni di essi, dallaltro le compagnie internazionali
sia occidentali che asiatiche, in particolare quelle
della Cina, oggi il pi importante partner commerciale di molti Paesi africani. Alla popolazione non
restano che le briciole, se non, addirittura, i perversi effetti di questo accaparramento di ricchezze:
devastazione ambientale e guerre civili.

Arretratezza delle industrie


e dei servizi
Le attivit industriali e terziarie, che potrebbero dare un forte impulso alleconomia della regione, sono
ancora poco sviluppate; infatti tutto il continente
contribuisce solo all1,3% della produzione manifatturiera mondiale. Piccole aree industriali sono concentrate attorno alle citt principali, ma in genere si
tratta di produzioni tradizionali alimentari e tessili,
destinate ai mercati locali, oppure di industrie di base collegate alla lavorazione dei minerali.

Unica importante eccezione il Sudafrica, il


Paese pi industrializzato dellAfrica, i cui prodotti entrano anche nei mercati internazionali. Alla
base dellindustria sudafricana ci sono le attivit
connesse alla lavorazione dei minerali (siderurgia
e metallurgia), ma sono molto sviluppati anche la
meccanica (automobili, navi, aerei) e i comparti
chimico, agroalimentare e tessile. Il decollo industriale stato favorito anche dalle notevoli risorse
di carbone, che la principale fonte energetica
del Paese.
Il settore dei servizi ugualmente poco sviluppato in quasi tutta la regione; infatti, se si eccettuano alcuni Stati meridionali, nellAfrica subsahariana gli addetti al terziario rappresentano meno del
30-40% della popolazione attiva. Il continente nel
complesso dispone di un sistema di trasporti terrestri e marittimi che rimasto praticamente quello
costruito dalle potenze coloniali per trasportare le
ricchezze minerarie e agricole. In molti Paesi la rete delle strade, in gran parte non asfaltate e maltenute, inferiore a 100 km per 1000 km2 di superficie (in Italia supera i 1000 km), mentre la lunghezza delle ferrovie, che formano una vera e propria
rete solo nella parte meridionale, risulta quattro
volte inferiore a quella europea.
Il turismo costituisce unimportante fonte di
reddito solo per quei Paesi che dispongono di vasti
parchi naturali e di centri balneari, come il Sudafrica (pi di 6 milioni di visitatori allanno), il Kenya, il
Senegal e le Seicelle, il piccolo Stato insulare dellOceano Indiano che ricava dal turismo quasi i 3/4
delle sue entrate.

1
Incendio per
fuoruscita di
greggio da un
oleodotto
nigeriano. Lo
sfruttamento delle
risorse petrolifere
da parte di societ
straniere un
forte elemento di
tensione nel
Paese.

2
Impianto per
lestrazione dei
diamanti in
Sudafrica.

3
Lavoratore di una
miniera
congolese, dove
viene estratto il
minerale da cui si
ricava il coltan.

Grande segheria
nello Swaziland.
La lavorazione del
legname
abbastanza
sviluppata in
questa parte della
regione
subsahariana.

5
Ngorongoro
Conservation
Area (Tanzania). I
grandi parchi
nazionali, insieme
alle aree balneari,
sono unimportante
risorsa turistica
della regione.

97

Modulo 7 AFRICA SUBSAHARIANA

6.

Popoli e Stati
Dagli ominidi
agli imperi coloniali

Larea orientale della regione, dallEtiopia al Sudafrica, stata la culla dellumanit: qui, 5 milioni di
anni fa, comparvero i primi ominidi, i nostri pi lontani antenati, e sempre qui, dopo un lungo processo
di evoluzione, ebbe origine la nostra specie, lHomo
sapiens. Durante il I millennio d.C. vi si erano ormai
diffuse la lavorazione del ferro e lagricoltura, anche
a seguito delle migrazioni dei popoli bantu.
Dal Medioevo, gli Arabi musulmani dellAfrica
settentrionale estesero i propri insediamenti allintera costa dellOceano Indiano, mentre regni neri
sorgevano su quelle guineense (Benin, Yoruba,
Ashanti, Dahomey) e congolese, e nello Zimbabwe (Monomatapa).
La colonizzazione europea inizi dal XV secolo nellarea del Golfo di Guinea, con i Portoghesi,
che nei due secoli successivi furono seguiti da Spagnoli, Inglesi, Francesi e Olandesi. Questi ultimi,
nel Seicento, fondarono allestremo Sud, nella zona
del Capo di Buona Speranza, una colonia di contadini liberi, i Boeri. Gli insediamenti costieri furono
il punto di partenza della tratta degli schiavi,
cio del trasferimento di milioni di Africani nelle
colonie americane.

La cattura degli schiavi e lo spaccato di una nave negriera,


in una stampa del XIX secolo.

Labolizione della schiavit, in un dipinto celebrativo francese


di fine Settecento.

La spedizione
del francese
Mizon nellAlto
Congo, in
unincisione del
1892.

98

Nella seconda met dellOttocento, dopo le esplorazioni di scienziati e viaggiatori nelle aree interne ancora sconosciute, la regione subsahariana fu interamente conquistata e spartita fra le potenze europee
(Francia, Inghilterra, Germania, Italia, Belgio, Portogallo e Spagna). Alla vigilia della prima guerra mondiale, vi era rimasto indipendente soltanto il piccolo
Stato della Liberia, creato nel 1822 da una colonia di
ex schiavi americani. Retaggio della dominazione coloniale il fatto che, dopo lindipendenza, molti Stati
subsahariani hanno adottato il francese o linglese come lingua ufficiale o come seconda lingua ufficiale.

AFRICA SUBSAHARIANA Popoli e Stati

Lindipendenza
e i suoi gravi conflitti
La decolonizzazione e la nascita degli Stati attuali, avvenute dopo la seconda guerra mondiale, hanno posto fine al domino europeo della regione, ma non ne
hanno garantito n la pace, n lo sviluppo. Infatti,
nella seconda met del Novecento essa stata sconvolta da sanguinosi conflitti tra Stati o tra popolazioni e gruppi etnici allinterno degli Stati stessi. In alcuni casi (come in Angola, Mozambico, Sudafrica,
Congo), tali conflitti sono stati provocati dal rifiuto
degli Europei di lasciare libere le colonie, oppure dal
desiderio di mantenere il controllo di zone minerarie particolarmente ricche. Tale situazione si
protratta fino agli anni Ottanta in Sudafrica e Rodhesia (oggi Zimbabwe), Stati indipendenti ma a lungo
governati dalla minoranza bianca dei discendenti europei, che avevano imposto una politica di segregazione razziale (apartheid) nei confronti della maggioranza nera.
Pi spesso, per, allorigine del conflitto (e dellarretratezza economica e sociale) vi sono cause
locali: rivendicazioni territoriali di confine, governi dittatoriali che non garantiscono libert ai diversi gruppi etnici, colpi di Stato e rivolte sociali, contrasti etnico-religiosi allinterno di uno stesso Paese. Negli ultimi decenni, le guerre pi sanguinose
sono state combattute in alcuni Paesi della costa
guineense (Sierra Leone, Liberia, Costa dAvorio),
nella Repubblica Democratica del Congo, in Angola e negli Stati orientali del Ruanda e del Burundi.

Noi alleviamo i loro figli, loro uccidono i nostri. La scritta antiapartheid, su un muro
di Citt del Capo (Sudafrica), degli anni 70 e allude alla tradizionale massiccia
presenza di personale domestico di colore presso le famiglie bianche.

27 aprile 1994,
Pretoria. Le prime
elezioni a suffragio
universale
decretano Nelson
Mandela come
Presidente del
nuovo Sudafrica
post-apartheid.

Caschi blu dellONU e soldati congolesi attraversano un villaggio della


Repubblica Democratica del Congo, uno degli Stati dellarea centroafricana pi
coinvolti nei conflitti.

Il ragazzo con il mitragliatore su un muro di Ngaoundaye


(Repubblica Centrafricana) ci ricorda che i soldati bambini sono
uno degli aspetti pi orribili delle guerre che devastano la regione.

99

Modulo 7 AFRICA SUBSAHARIANA

Esercizi
Povert e disuguaglianze sociali
Come abbiamo visto, le popolazioni subsahariane, nella quasi
totalit, occupano i gradini pi bassi nella graduatoria mondiale

dello sviluppo, a causa di uneconomia arretrata, della presenza


di governi autoritari, del susseguirsi di conflitti e guerre.
Analizziamo ora il principale aspetto del livello di vita nella regione, cio la ricchezza e la sua distribuzione.

1. Osserva la carta, che riporta il Prodotto Nazionale Lordo


per abitante negli Stati del mondo (a parit di potere dacquisto) e la sua distribuzione percentuale nelle grandi regioni continentali.
Europa orientale
e Asia centrale

Asia orientale
e Pacifico

PNL
6,9%

PNL
24,6%

Europa
occidentale

Nordamerica

Medio Oriente
e Africa settentrionale

PNL
24,2%

PNL
23,1%

PNL/ab in dollari/PPA*
pi di 25.000
20.000-25.000

America latina
e Caraibi

15.000-20.000

PNL
4,1%

Asia meridionale

Africa
subsahariana

10.000-15.000
5000-10.000
1000-5000
meno di 1000
dato non disponibile
* PPA = Parit di Potere dAcquisto

PNL
7,4%

PNL
7,3%
PNL
2,4%

Il PNL diverso dal PIL, in quanto comprende anche la ricchezza prodotta da


quei fattori produttivi che non si trovano allinterno del Paese ma allestero
(per es., entra nel PNL il reddito prodotto dagli emigrati allestero).

a. Quali sono e in quale continente si trovano (a parte


lo Yemen) tutti gli Stati con il PNL/ab pi basso?
b. Un PNL/ab inferiore a 1000 dollari allanno significa
che mediamente gli abitanti di questi Stati
dispongono di Quanti dollari al giorno?
c. Con lo stesso sistema di calcolo, trova di quanti
dollari al giorno disponga un abitante dellItalia.
d. Quali sono i pi ricchi fra gli abitanti dellAfrica
subsahariana?
e. Qual la percentuale del PNL/ab subsahariano
rispetto al totale mondiale?
f. Che differenza c tra questa percentuale e quella
dellintera popolazione africana sempre sul totale
mondiale?
g. Quali sono le regioni del mondo che hanno la fetta
maggiore di PNL/ab?
100

2. Con i dati delle tabella sulla percentuale di coloro che vivono con meno di 1,25 dollari al giorno, costruisci per le
varie regioni del mondo un grafico come il nostro esempio, che si riferisce allAsia orientale e Pacifico.

popolazione che vive con meno di 1,25 $ al giorno (% sul totale)


regione
Asia orientale e Pacifico

1980

2005

78,8

17,5

1,6

5,0

12,3

8,2

8,6

4,6

Asia meridionale

59,4

40,3

Africa subsahariana

50,8

50,4

Mondo

52,0

25,7

Europa orientale e Asia centrale


America latina e Caraibi
Medio Oriente e Africa del Nord

AFRICA SUBSAHARIANA

Esercizi
4. Un altro dato per valutare la distribuzione della ricchezza
allinterno di un Paese costituito dalla consistenza percentuale (sul totale nazionale) del reddito e dei consumi del
20% della popolazione pi povera e del 20% della popolazione pi ricca del Paese stesso. Utilizza i dati della tabella
per costruire dei grafici come il nostro, relativo allItalia.

Asia orientale e Pacifico

1980

2005

00

10

20

30

40

50

60

70

80

90

100

% di reddito e consumi % di reddito e consumi


del 20% pi povero
del 20% pi ricco

Paese

a. Osservando il grafico relativo, che cosa puoi notare


a proposito dellAfrica subsahariana?

Rep. Centrafricana

2,0

65

Nigeria

4,5

56

b. Che differenze riscontri nellevoluzione del dato fra


questa regione e le altre del cosiddetto Terzo
mondo?

Sudafrica

3,0

65

Kenya

5,0

51

Austria

10,5

33

Francia

7,0

40

Italia

9,0

36

3. Il PNL (cos come il PIL) pro capite un dato medio che,


come sappiamo, non permette di valutare come realmente distribuita la ricchezza allinterno di una popolazione, quali sono le disuguaglianze di reddito. A tale scopo,
come ricorderai, disponiamo dellindice di Gini, dove il valore 0 corrisponde allassoluta uguaglianza nella distribuzione del reddito, mentre il valore 1 corrisponde alla massima disuguaglianza. I valori del Gini possono essere indicati anche in percentuale.
Stato

Africa

Asia

America latina

Paesi
industrializzati

Indice di Gini (in %)


Sierra Leone

63

Zimbabwe

57

Sudafrica

59

Bangladesh

30

India

32

Cina

41

Brasile

59

Colombia

57

Cile

49

Italia

35

Regno Unito

37

Francia

33

Stati Uniti

40

a. Come distribuita la ricchezza nei Paesi africani


presi in esame?

Italia

a. Quali differenze noti tra i Paesi


africani e quelli europei?
b. Sapresti spiegare perch in Africa
le disuguaglianze sociali sono pi
forti rispetto alle regioni pi
sviluppate come lEuropa?

5. Prova, infine, a sintetizzare le cause della povert della


popolazione africana, completando la mappa concettuale.
LA POVERT
DELLA POPOLAZIONE AFRICANA

dipende da

i rapporti
internazionali
infatti

leconomia
del continente

lagricoltura

le risorse
minerarie

la situazione politica
infatti

lindustria

b. Che differenze noti tra questi Paesi e gli altri del


mondo, in particolare quelli asiatici ed europei?

101

MODULO

8
A

le

1.

l e
I s o

America
anglosassone
Spazi fisici e ambienti naturali

Le Americhe

Tre regioni fisiche

LAmerica un continente vasto 42 milioni di km2 che si estende dalla regione artica a quella antartica nei due emisferi terrestri per ben 16.000 km: il punto pi settentrionale costituito
dal Capo Morris Jesup, in Groenlandia, quello pi meridionale da Capo Horn, presso la Terra del Fuoco. Pi che di America corretto parlare di Americhe; infatti il continente formato da tre regioni fisiche: America settentrionale (Canada, Stati Uniti e Messico), America centrale (Stati istmici e caraibici),
America meridionale (tutti i Paesi dalla Colombia al Cile). Dal
punto di vista umano, invece, si soliti suddividere il continente in America anglosassone, formata da 2 Stati, il Canada e
gli Stati Uniti, la cui popolazione parla in prevalenza linglese, e
America latina, comprendente tutti gli altri Stati dove si parlano lo spagnolo e il portoghese, lingue neolatine.

A occidente corre da nord a sud unampia fascia montuosa costituita da un insieme di catene geologicamente giovani, molto
elevate: le maggiori sono la Catena dellAlaska, dove si innalza il monte McKinley (6194 m), il pi elevato del Nordamerica,
le Montagne Rocciose, le Montagne Costiere e la Catena
Costiera, la Sierra Nevada. Allinterno di queste catene si allargano vasti altipiani, come il Great Basin e lAltopiano del
Colorado. I maggiori fiumi che nascono da queste montagne
e sfociano nel Pacifico sono lo Yukon, che attraversa lAlaska,
il Columbia e il Colorado.

Tra Atlantico, Oceano Artico e Pacifico


LAmerica anglosassone una regione di quasi 10 milioni di
km2, bagnata a nord dallOceano Artico, a est dallAtlantico e
a ovest dal Pacifico, che si protende verso lAsia con la grande penisola dellAlaska e con larcipelago delle Aleutine; i
due continenti sono separati dallo Stretto di Bering, un braccio di mare largo 92 km, che mette in comunicazione lOceano Artico con il Pacifico.
Le coste artiche si presentano molto articolate per il susseguirsi di numerose isole, anche di grandi dimensioni, tra le
quali la Groenlandia, la pi grande del mondo (2.175.000
km2), le isole di Baffin e Vittoria, larcipelago Regina Elisabetta. Le acque dellArtico penetrano nella grande Baia di
Hudson, delimitata dalla penisola del Labrador. Lungo le coste atlantiche emergono a nord le isole di Terranova e Nuova
Scozia, mentre a sud si protende la penisola della Florida,
che delimita lampio Golfo del Messico. Pi uniformi le coste
del Pacifico, che nella sezione settentrionale sono incise da
numerosi fiordi.
In base allaspetto fisico e alle caratteristiche geologiche,
possiamo individuare nellAmerica ang