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LOMBARDO, CUFFARO ED EX ASSESSORI: ACCUSE PI PESANTI PER LO SMOG IMPUTAZIONE

COATTA PER ANZA SPARMA E TOLOMEO


LOMBARDO, CUFFARO ED EX ASSESSORI: ACCUSE PI PESANTI PER LO SMOG IMPUTAZIONE
COATTA PER ANZA SPARMA E TOLOMEO
Inquinamento. Si complica la posizione processuale degli accusati. Ecco perch.
PALERMO - Si complica la posizione processuale degli ex presidenti della Regione siciliana, Raffaele Lombardo e
Salvatore Cuffaro e di quattro ex assessori regionali all'Ambiente: Francesco Cascio, Rossana Interlandi, Giuseppe
Sorbello e Giovanni Di Mauro, tutti accusati di omissione di atti d'ufficio perch non avrebbero adottato misure per
contrastare lo smog, nonostante fossero a conoscenza dei dati allarmanti sulla qualit dell'aria. Il pm di Palermo Gery
Ferrara ha modificato il capo di imputazione all'udienza di oggi in cui era prevista la requisitoria. Agli ex
amministratori, sulla base della legge regionale 15 del 2000, stato contestato il non avere diffidato i dirigenti regionali
a disporre i provvedimenti idonei a diminuire l'inquinamento e successivamente, vista la loro inerzia, di non avere
nominato un commissario ad acta come impone la normativa.
Nella vicenda vennero coinvolti anche gli ex assessori Mario Milone, Mario Parlavecchio e Calogero Sparma e i
dirigenti regionali Salvatore Anz e Pietro Tolomeo per i quali, per, la Procura aveva chiesto l'archiviazione. Per
Sparma, Ans e Tolomeo il gip Marina Petruzzella ha disposto l'imputazione coatta. I livelli del biossido di azoto
avrebbero oltrepassato il limite annuale per la protezione della salute umana a Palermo tra il 2002 e il 2009, a
Caltanissetta e Gela tra il 2007 e il 2009, a Catania tra il 2003 e il 2009 a Messina nel 2008 e nel 2009 e a Siracusa negli
anni 2007 e 2009.

(Fonte ANSA)
IN ARRIVO LA CONDANNA DELLUE PER LA QUALIT DELLARIA IN SICILIA
Il Piano regionale stato copiato in buona parte da quello del Veneto. INDAGINI della magistratura e anche un
rinvio a giudizio disposto dal Gip presso il Tribunale di Palermo per tre dirigenti, uno dei quali ha ricoperto
anche la carica di assessore
di Paolo Pataria
Polemiche. Lettere di fuoco dellUnione europea. Un Piano della Regione siciliana copiato in buona parte dalla
Regione Veneto. INDAGINI della magistratura. Lo spettro di una pesante condanna da parte di Bruxelles che lo
Stato far di certo pagare alle Regioni inadempienti, Sicilia in testa. E adesso anche un rinvio a giudizio disposto dal
Gip presso il Tribunale di Palermo per tre dirigenti regionali, uno dei quali ha ricoperto anche la carica di
assessore regionale.
C di tutto e di pi nella telenovela dei controlli sulla qualit dellaria nella nostra Isola. Verifiche che le Pubbliche
amministrazioni avrebbero dovuto effettuare per tutelare la salute di chi vive dalle nostre parti. Controlli che, invece,
sono rimasti sulla carta, alla faccia della salute pubblica. Tutto questo senza informare minimamente gli ignari abitanti
della Sicilia. Che rischiano una doppia fregatura. La prima lhanno gi scontata, se vero che, in molti casi, respirano
laria inquinata. A questo si aggiungerebbe la beffa di pagare, con un ulteriore aumento della tasse, la multa molto
probabile dellUnione europea.
E dire che, nel luglio scorso, Bruxelles ha inviato una lettera al Governo italiano sottolineando che alcune Regioni
del nostro Paese, su questo delicato settore, sono fuori legge. E tra queste, neanche a dirlo, c la Sicilia. Adesso
lavvertimento si potrebbe trasformare in una procedura dinfrazione e, di conseguenza, in una condanna pecuniaria
piuttosto salata per lItalia. Che il Governo nazionale farebbe pagare alle Regioni inadempienti, Sicilia in testa, se
vero che la nostra regione, in materia di controlli sulla qualit dellaria, messa malissimo.
E mentre infuriano le polemiche sulla pesante contravvenzione che verrebbe e gravare sui bilanci gi disastrati della
Regione siciliana, arriva anche la notizia del rinvio a giudizio formulato dal Gip del Tribunale di Palermo,
dottoressa Marina Pitruzzella, nei riguardi dei dirigenti regionali Salvatore Anz, Pietro Tolomeo (questultimo ha
ricoperto la carica di dirigente generale allassessorato al Territorio e Ambiente) e dellex assessore regionale e
dirigente generale, Gianmaria Sparma. Il reato contestato lomissione di atti di ufficio in relazione, appunto, ad atti
amministrativi legati alle verifiche sulla qualit dellaria e, quindi, alla mancata tutela della salute pubblica.
Qui si apre, in modo molto pi ampio, il capitolo gi oggetto di un processo: le inadempienze della Regione siciliana in
materia di controlli della qualit dellaria. In questa storia non c soltanto la copiatura di ampi stralci, da parte di
qualche dirigente dellAmministrazione regionale, del Piano della Regione Veneto. Ci sono altre incredibili
mancanze. Si scopre che, a tuttoggi, mancano ancora i Piani di azione, ovvero le schede che dovrebbero contenere le

indicazioni, zona per zona della Sicilia, sugli agenti inquinanti, e sulle azioni da intraprendere per tutelare i cittadini. In
pratica, nella nostra Isola non stato fatto nulla.
Insomma, la Regione recidiva. E questo potrebbe rendere ancora pi pesante (soprattutto per le casse regionali) la
condanna di Bruxelles. Concetto, questo, che stato espresso con chiarezza dal parlamentare europeo siciliano, Ignazio
Corrao (Movimento 5 Stelle): In Sicilia il piano ambientale copiato da quello della Regione Veneto ed cittadini
pagheranno di tasca propria linadempienza degli uffici regionali dato che lEuropa ha gi avviato le procedure di
infrazione. Corrao ha rilasciato questa dichiarazione quando ha presentato, su tale vicenda, uninterrogazione alla
Commissione europea. Oggi la storia si presenta in termini pi gravi. Si sa, ad esempio, che nelle aree a rischio della
Sicilia solo Milazzo ha messo a punto qualche azione che potrebbe porre questa cittadina al di fuori della procedura
dinfrazione comunitaria. Per il resto, con riferimento a Gela, Melilli, Priolo e Augusta sarebbe stato fatto poco o nulla.
Il problema non riguarda solo le aree a rischio, ma un po tutta la Sicilia. Soprattutto per ci che riguarda le Pm 10, cio
la presenza, nellaria, di polveri con diametro inferiore a 10 micron (con riferimento alle automobili diesel e agli euro 4
che presentano problemi di particolato, cio delle particelle di piccolissime dimensioni sospese nellaria). Agenti
inquinanti che sono considerati tra i pi pericolosi in assoluto per la salute umana. Su questo tema non mancano gli
interrogativi: queste polveri presenti in tante citt dellIsola sono prevalentemente terrigene (arrivano, cio, grazie a
giornate ventose) e quindi sono comunque dannose, ma con produzione di danni limitati? Oppure nella presenza di Pm
10 c una notevole componente di incobusti da traffico urbano? In questo secondo caso il problema sarebbe pi grave.
Ancora: la concentrazione degli ossidi dazoto segue landamento di quella delle polveri, oppure, a causa del vento,
bassa perch soggetta a maggiore dispersione? Da non sottovalutare, poi, linquinamento che si registra nei porti della
Sicilia, quando i motori rimangono in funzione.
Insomma riguarda le aree urbane siciliane con intenso traffico automobilistico. Lesempio di Palermo potrebbe essere
rappresentato dalla Circonvallazione, dove linquinamento notevole.
http://www.loraquotidiano.it/2014/12/09/in-arrivo-la-condanna-dell-ue-per-la-qualita-dell-aria-in-sicilia_16220/
INQUINAMENTO ATMOSFERICO, INDAGATI CUFFARO, LOMBARDO E ASSESSORI REGIONALI
ALLAMBIENTE
11 GIUGNO 2011
Si conclusa lindagine avviata dalla Procura di Palermo per individuare le responsabilit sulla mancata stesura del
Piano di risanamento della qualit dellaria in Sicilia.
Una vicenda che da anni ci ha visti impegnati sia sul fronte dellinformazione che adendo le vie giudiziarie.
A tal proposito, occorre precisare che una denuncia inerente le vicende agrigentine, fu a suo tempo presentata
dallAssessorato Ambiente del Comune di Agrigento.
Inoltre, nel corso di un incontro tenutosi allAssessorato Regionale allAmbiente, fu il funzionario del Comune arch.
Domenico Savio Lo Presti, ad insistere affinch si arrivasse alla stesura del Piano di risanamento della qualit dellaria,
e che in detto Piano, rientrasse Agrigento, visto come i dati dei rilevamenti indicassero allarmanti superamenti di soglia
massima degli inquinanti.
anche doveroso ricordare come la Provincia Regionale di Agrigento, sospese, nonostante le vibrate proteste, il
monitoraggio della qualit dellaria, seppure i dati precedentemente rilevati non erano affatto tranquillizzanti.
Lo Presti, nonostante il ruolo di funzionario comunale al settore ambiente, stanco di non trovare riscontro alcuno alle
denunce presentate, alle segnalazioni fatte agli organi competenti, esasperato dalla situazione, inscen insieme ai propri
figli una protesta dinanzi la Prefettura di Agrigento (clicca qui).
Nonostante ci, cos come riportato in un articolo di qualche giorno fa (clicca qui), quantomeno per Agrigento ben
poco, o forse nulla, cambiato.
Oggi, quantomeno per ci che riguarda eventuali responsabilit a livello regionale, si arrivati allemissione di avvisi di
conclusione delle INDAGINI per omissioni in atti dufficio.
Gli avvisi di conclusione delle INDAGINI , sono state notificate al presidente della Regione Raffaele Lombardo,
allex governatore Salvatore Cuffaro e ai sette assessori allAmbiente che si sono succeduti tra il 2003 e il 2010.
In attesa che anche le INDAGINI per le vicende agrigentine possano portare allindividuazione di possibili
responsabilit penali da parte di soggetti che avessero eventualmente compiuto atti omissivi, non ci resta che sperare
che dora innanzi, si voglia quantomeno provvedere ad effettuare un maggiore controllo del territorio, individuando
lorigine degli inquinanti che continuano ad ammorbare laria del territorio comunale agrigentino, ed in particolar modo
quello delle frazioni di Monserrato e Villaseta.
In merito alla conclusione delle INDAGINI che ha portato alliscrizione al registro degli indagati Cuffaro, Lombardo
e gli Assessori regionali allAmbiente, si registrano diversi interventi.
Le autorit giudiziarie hanno individuato le responsabilit degli amministratori regionali dichiara Giuseppe Messina,
coordinatore regionale Movimento difesa del cittadino, che negli anni non hanno ottemperato ad un dispositivo di legge
che richiamava gli stessi ad unattivit di prevenzione per la salute pubblica. Studi dellOrganizzazione mondiale della
sanit, hanno, infatti, sancito che le emissioni di fattori inquinanti nellambiente sono causa significativa di patologie e
lesposizione a fattori cancerogeni molto rischiosi per la salute.

In questi anni la Regione Siciliana non ha mai affrontato la vicenda dichiara Mimmo Fontana, presidente regionale di
Legambiente Sicilia nonostante le nostre sollecitazioni. Sollecitazioni che si sono spinte fino alla denuncia del caso
clamoroso della copiatura del Piano della Regione Veneto. In quel caso stato significativo il fatto che la Regione
Siciliana, piuttosto che prendere provvedimenti nei confronti di aveva gravemente danneggiato limmagine
dellamministrazione regionale (si ricordino gli articoli ironici su tutti i quotidiani nazionali), ha perseverato nel
sottovalutare limportanza di uno strumento indispensabile per restituire qualit allaria che respiriamo.

Commenti
Salvatore Anz scrive:
17 giugno 2011 alle 11:32
Gentile Direttore
nel vostro articolo ci sono diverse gravi inesattezze, soprattutto ascrivibili (ed facile comprenderne i motivi) a
dichiarazioni
di
soggetti
riconducibili
a
Legambiente.
1. Come facile verificare le contestazioni fatte dalla Procura di Palermo alla Regione Siciliana iniziano a partire dal
2002. A quel tempo, e fino al 2007, lufficio che avrebbe dovuto redigere il piano era guidato da un ambientalista di
Legambiente. E facile verificare anche che le cosiddette sollecitazioni di Fontana, incredibilmente, cominciano solo
alla fine del 2007, e solo quando viene rimosso per responsabilit dirigenziale il carissimo amico (presunto)
ambientalista.
2. La Procura ha verificato la correttezza del comportamento dei dirigenti interessati alla vicenda e (come hanno
correttamente riportato molti giornali) nessuna contestazione stata avanzata nei loro confronti. Considerato che, a
partire dal 2007 e fino al 2010 sono stato responsabile dellufficio, ho la necessit di ristabilire la verit, a fronte invece
delle false notizie che cerca di propagandare Legambiente. Il piano, che lambientalista di Legambiente avrebbe dovuto
fare e non ha fatto (in sei anni), stato invece fatto da me (in de anni e mezzo), ed al momento al Ministero Ambiente
in
attesa
di
approvazione
a
causa
di
una
recente
modifica
normativa.
3. Il cosiddetto caso clamoroso della copiatura del piano del Veneto una montatura di alcuni dirigenti di
Legambiente, che con tali false denunce hanno cercato di giustificare il comportamento di un loro amico, che ha diretto
lufficio regionale che avrebbe dovuto fare il piano. Quello che non dicono Fontana e Messina che tra gli
amministratori regionali che non avrebbero ottemperato ad un dispositivo di legge rientrerebbe pertanto, a pieno
titolo,
proprio
un
dirigente
di
Legambiente.
Lascio a voi di tirare le conclusioni in merito a questa vicenda, molto siciliana, ma vorrei che pubblicaste questa mia
rettifica perch giusto che i cittadini abbiano una informazione corretta.
Salvatore Anz Dipartimento Regionale Ambiente
GJMorici scrive:
17 giugno 2011 alle 13:42
Gent.mo Dott. Anz,
nel pubblicare il Suo commento, mi corre lobbligo di fare delle precisazioni in merito alle inesattezze da Ella indicate.
Quanto riportato nellultima parte dellarticolo, riconducibile alle dichiarazioni rilasciate dai soggetti interessati, e non
da
nostra
attivit
di
carattere
giornalistico.
Per quanto riguarda invece le vicende agrigentine, tengo a precisare che io stesso oltre al Comune di Agrigento e
residente del quartiere di Monserrato ho presentato esposti allAutorit Giudiziaria, chiedendo che venissero
individuate le cause dellinquinamento atmosferico nella mia citt, e se nella sospensione del servizio di monitoraggio
della qualit dellaria alla luce dei precedenti dati acquisiti che indicavano allarmanti sforamenti -, non fossero
ravvisabili
estremi
di
reato.
Va inoltre precisato, che il Comune di Agrigento, aveva predisposto un piano inerente la qualit dellaria, che, pare non
sia
stato
tenuto
in
considerazione
alcuna
dalla
Regione.
Nel corso di due distinti incontri, ai quali mi trovai a partecipare, avvenuti presso lAssessorato regionale, fu larch. Lo
Presti del Comune di Agrigento, a ribadire la necessit che il nostro territorio venisse inserito nel piano di bonifica
predisposto
dalla
Regione.
Ad osteggiare tale iniziativa, fu, inspiegabilmente, la rappresentante della Provincia Regionale di Agrigento, e un
responsabile dellARPA.
Purtroppo, i lunghi periodi durante i quali non venne effettuato il monitoraggio della qualit dellaria, non permisero di
acquisire dati in merito agli sforamenti provocati da inquinanti, cosa che venne poi accertata in seguito, come
dimostrato
dai
dati
forniti
dalla
Provincia.
Dati preoccupanti, che prima minimizzati o taciuti, finirono con lallarmare lo stesso Presidente della Provincia:
http://www.lavalledeitempli.net/2011/02/02/monitoraggio-dellaria-il-presidente-dorsi-preoccupato/
Per quanto riguarda loperato di alcuni ambientalisti del Fontana non so, ma di altri certamente s -, devo convenire

con Lei sul fatto che la coerenza non pare sia proprio la caratteristica che li distingue.
A tal riguardo, devo anche precisare che ai due incontri tenutisi allAssessorato Regionale, nessuno dei Sigg.ri
ambientalisti
agrigentini
ha
sentito
la
necessit
di
prendervi
parte
Distinti saluti
Gian J. Morici
Salvatore Anz scrive:
17 giugno 2011 alle 16:23
Gentile direttore
la ringrazio per aver pubblicato il mio intervento, e non ho difficolt alcuna a confermare le sue precisazioni sulla
questione relativa ad Agrigento. Tenga presente, tuttavia, che i funzionari pubblici sono tenuti quando prendono
decisioni di questi tipo ad affidarsi agli organi tecnici di cui si avvalgono. E nel caso sollevato dal Comune di
Agrigento, come lei ha correttamente ricordato, ci sono state in Conferenza di Servizi indicazioni metodologiche degli
organi tecnici (Arpa Sicilia) e di controllo (Provincia regionale) che non potevano essere da noi ignorate.
Detto questo mi consenta di complimentarmi con Lei e il Suo giornale per lobiettivit e la correttezza dimostrate.
Cordiali saluti
Salvatore Anz Dipartimento Regionale Ambiente
domenico savio lo presti scrive:
17 giugno 2011 alle 19:28
Intervengo soltanto per una precisazione. Il Comune di Agrigento era, insieme ai Comuni di Canicatt e Porto
Empedocle, uno dei tre comuni della provincia di Agrigento sottoposti allobbligo, con Decreto assessoriale regionale e
a seguito dei rilevamenti effettuati, della redazione di un piano comunale per il risanamento dellaria, piano che sarebbe
dovuto confluire, in parte o in tutto, in quello regionale. Orbene, in corso dopera, mentre con la fattiva collaborazione
della Commissione Provinciale Territorio Ambiente si procedeva a tappe forzate alla redazione di detto piano,
inspiegabilmente lAssessore Regionale pro-tempore (se non erro siamo nel 2009)SENZA CHE FOSSERO STATE
EFFETTUATI NUOVI RILIEVI ma,per come ci fu spiegato in una Conferenza di servizi proprio alla sede
dellA.R.T.A. presente il Dott., Anz soltanto grazie a modelli previsionali elaborati da una Societ romana per
conto della Regione, il Comune di Agrigento si ritrov miracolato ed escluso dai Comuni con gli obblighi di cui si
diceva sopra, perdendo, di fatto, la possibilit di accedere a specifici finanziamenti europei. Al suo posto si ritrov il
comune di Realmonte che, notorio, ricco di attivit industriali inquinanti!
Cordiali saluti
Domenico Savio Lo Presti Servizio Tutela Igiene Ambientale Comune di Agrigento
Salvatore Anz scrive:
18 giugno 2011 alle 09:13
Non ho difficolt a confermare che la Regione Siciliana ha esaminato nello specifico la proposta del Comune di
Agrigento, convocando una Conferenza di Servizi dedicata allargomento, cosa che ha correttamente evidenziato
lArch.
Lo
Presti.
Bisogna
tuttavia
tenere
presente
che:
- la zonizzazione deve esser fatta sulla base di elementi scientifici, utilizzando tecniche, parametri e algoritmi che
sono stabiliti dalla legislazione nazionale e UE,e in questo senso la Regione Siciliana non pu discostarsi dalle
procedure
definite
dagli
organismi
scientifici
internazionali;
- la modellistica, il cui utilizzo imposto dalla normativa, fornisce indicazioni oggettive sulla migrazione e
sullimpatto
degli
inquinanti
in
base
ai
dati
meteo
caratteristici
dellarea
esaminata;
- nel caso di Agrigento le valutazioni effettuate da una societ specializzata del settore hanno escluso che il Comune
potesse
essere
inserito
nella
zonizzazione
ai
sensi
di
legge;
- al momento attuale linserimento fra le aree zonizzate comporta pi che altro oneri e responsabilit a carico degli
amministratori
(si
veda
il
caso
del
Sindaco
di
Palermo,
oggi
sotto
processo);
- considerato che lUnione Europea adotta il principio di precauzione (si veda Comunicazione COM-2000 1 della
Commissione Europea), nessuno vieta al Comune di Agrigento di adottare, in piena autonomia, ogni iniziativa utile alla
tutela della qualit dellaria nel proprio territorio, e di essere propositivo anche per questo aspetto nei confronti della
Regione Siciliana.
Aggiungo infine che, anche se di recente ho cambiato incarico, sono a disposizione degli amministratori del Comune di
Agrigento per fornire indicazioni metodologiche in merito.
Cordiali saluti
Salvatore Anz Dipartimento Regionale Ambiente
Cittadino interessato scrive:
18 giugno 2011 alle 14:11
Vogliate perdonarmi se non mi firmo. Il ruolo istituzionale non me lo consente. Seguo con attenzione il dibattito sul
sito ed essendo, come privato cittadino, interessato allargomento, vorrei conoscere in maniera pi approfondita alcuni
aspetti
della
vicenda.
I modelli previsionali utilizzati al fine di redigere il piano di zonizzazione del territorio, correggetemi se sbaglio,
avrebbero indicato una prevalenza di venti provenienti dal quadrante Est (Levante). Solo cos si spiegherebbe

linserimento del Comune di Realmonte nella cosiddetta zona A del piano, trovandosi il territorio di detto comune ad
Ovest, rispetto la posizione geografica di possibili opifici industriali che potrebbero emettere in atmosfera eventuali
agenti
inquinanti.
Nulla questio sulle tecniche, parametri e algoritmi utilizzati, ma, perdonate la mia ignoranza in materia, dinanzi tale
deduzione,
qualche
dubbio
mi
sorge:
1 un indicatore naturale, forse poco scientifico ma certamente efficace per individuare la prevalenza di un vento
rispetto altri, rappresentato dalle chiome asimmetriche e dalla curvatura del fusto degli alberi, causata dallazione di
forti venti dominanti. Unattenta osservazione delle poche piante dalto fusto presenti nel tratto costiero in questione,
avrebbe lasciato presupporre una prevalenza di venti provenienti dal quadrante Ovest (Ponente). Un esempio idoneo ad
avvalorare lipotesi di venti dominanti dal quadrante Ovest, era lormai scomparso pino della casa natale di Luigi
Pirandello, la cui chioma era visibilmente rivolta ad Est, cos come la curvatura del fusto, proprio a causa dellazione
dei
venti.
Qualcosa
dunque,
parrebbe
non
funzionare;
2 meno empirico, e dunque pi scientifico, il dato fornito dal molo di Ponente, del bacino portuale di Porto
Empedocle. La necessit di proteggersi dai forti venti provenienti da Ovest, dimostrata dal lungo molo, che supera
quello di Levante. Lunghezza e direttrice, oltre a render sicura la rada, tenendo conto dellandamento delle correnti che
determinano il trasporto delle sabbie, permette alle stesse di scivolare lungo quella che altrimenti sarebbe una trappola
detritica, senza andare ad insabbiare larea portuale interna. Se la prevalenza dei venti dominanti, fosse stata quella di
venti provenienti da Est, il molo di Levante sarebbe stato progettato e costruito secondo gli accorgimenti adottati per
quello di Ponente, e non viceversa. Errore di calcolo nella progettazione e costruzione del porto?
3 i dati forniti dalle centraline di monitoraggio della qualit dellaria,rilevati allinterno del territorio comunale della
citt di Agrigento, mostrano indiscutibilmente come in pi circostanze sia stata superata la soglia massima prevista dalla
legge per il PM10 presente in atmosfera. Stante inoltre al report orario dei monitoraggi, si evince come dati significativi
dinquinamento atmosferico, siano stati registrati in orari in cui inimmaginabile siano attribuibili a fattori diversi
dallemissione di micro polveri dovute alla presenza di opifici industriali. Considerato che gli impianti in questione
sono allocati ai confini ad Ovest della citt, cosa inquina latmosfera e da dove soffiano i venti?
Senza voler mettere in discussione la validit dei modelli previsionali utilizzati per la stesura del piano di zonizzazione,
a mio modesto avviso, non si sarebbe dovuto far a meno di considerare i fattori di cui sopra, prima di passare
allapprovazione
ed
alla
fase
attuativa
del
piano
dazione.
Con riferimento a quanto affermato dal Dott. Anz, in merito al fatto che linserimento fra le aree zonizzate comporta
pi che altro oneri e responsabilit a carico degli amministratori, mi sorgono spontanee due domande:
1) oneri e responsabilit , vanno evitati escludendo da un piano dinterventi territori le cui condizioni negative ne
richiederebbero linserimento?
2) Seppur nessuno vieta al Comune di Agrigento di adottare, in piena autonomia, ogni iniziativa utile alla tutela della
qualit dellaria nel proprio territorio, lesclusione dal piano, ha precluso allAmministrazione comunale di poter
usufruire di finanziamenti, agevolazioni o quanto altro, finalizzato al contrasto dellinquinamento atmosferico?
Cordiali saluti
GJMorici scrive:
19 giugno 2011 alle 16:46
Per dovere di cronaca:
A Lombardo, Cuffaro e agli assessori si contesta il non avere adottato le misure imposte dalla legge per il contrasto
dellinquinamento atmosferico nonostante fossero a conoscenza dei risultati delle centraline di rilevamento poste sul
territorio regionale, dellandamento della qualit dellaria, del persistere dei fenomeni di inquinamento con superamento
dei limiti di legge. In particolare gli indagati non hanno mai adottato i programmi per il raggiungimento dei valori
limite ai fini della protezione della salute della popolazione, da predisporre entro 18 mesi, e i piani di risanamento della
qualit dellaria. Gli assessori coinvolti sono Mario Parlavecchio, Francesco Cascio, Rossana Interlandi, Giuseppe
Sorbello,
Mario
Milone,
Giovanni
Di
Mauro
e
Calogero
Sparma.
Nellavviso di conclusione dellindagine i pm hanno indicato le citt in cui, secondo la rilevazione delle centraline, si
sono superati, negli anni, i limiti previsti dalla legge per il biossido di azoto e per le cosiddette polveri sottili: Palermo
tra il 2002 e il 2009, Caltanissetta e Gela tra il 2007 e il 2009,Catania tra il 2003 e il 2009, Messina nel 2008 e nel 2009
e Siracusa negli anni 2007 e 2009. Negli stessi anni i valori massimi delle polveri sottili sarebbero stati oltrepassati a
Palermo, AGRIGENTO, Gela, Caltanissetta, Catania, Messina e Siracusa.
La Procura di Palermo, per gli stessi reati, ha chiesto e ottenuto il processo del sindaco del capoluogo Diego Cammarata
e di due assessori comunali imputati di omissione di atti dufficio e getto pericoloso di cose. Identiche le condotte: non
avere adottato provvedimenti idonei a contrastare linquinamento in citt. Il dibattimento in corso e il 20 giugno, dopo
una lunga battaglia di perizie, comincer la requisitoria. I PM ORA STANNO VALUTANDO LIPOTESI DI
INVIARE GLI ATTI DELLINCHIESTA ALLE PROCURE DELLE CITTA IN CUI SI SAREBBERO SUPERATI I
VALORI MASSIMI DI INQUINAMENTO PERCHE VALUTINO SE PROCEDERE CONTRO GLI
AMMINISTRATORI
COMUNALI.

(Fonte: http://www.ecodallecitta.it/notizie.php?id=107242 )
Quanto succitato, parrebbe dimostrare come:
1 Agrigento dovesse essere oggetto di maggiori attenzioni nel campo della lotta allinquinamento atmosferico;
2 il non aver inserito Agrigento nel piano di zonizzazione, non salvaguardi gli amministratori dal rischio di dover
rispondere di eventuali responsabilit.
C da augurarsi, che si voglia anche provvedere a verificare eventuali reati di natura omissiva, commessi da chi
potrebbe non aver ottemperato alle disposizioni di legge che imponevano il monitoraggio della qualit dellaria, e nei
confronti
di
quanti
avrebbero
avuto
il
compito
di
vigilare.
A tal proposito, va evidenziato come anche lo scrivente avesse gi provveduto a segnalare da tempo allAutorit
Giudiziaria agrigentina ed ai NOE, gli aspetti succitati.
marco scrive:
20 giugno 2011 alle 15:43
Scusate, ma questo dott. Anz, quello che stato condannato per diffamazione nei confronti di Giuseppe Messina di
Legambiente
proprio
a
proposito
del
piano
dellaria
copiato
dal
Veneto?
Dal Quotidiano di Sicilia del 24 settembre 2010:
Nel 2007 Legambiente aveva accusato che il testo regionale era stato copiato dal Veneto. Piano dellaria finisce in
tribunale, condannato direttore del progetto. Riconosciuto il reato di diffamazione nelle risposte di Anz a
Messina.Danni per quasi 15000 euro (c pure la foto del condannato dott. Anz).
Mi chiedo, se si tratta della stessa persona, a che titolo parla se per quello che continua ad affermare gi stato
riconosciuto colpevole di diffamazione??
Salvatore Anz scrive:
20 giugno 2011 alle 23:29
Lintervento di marco necessita di una risposta. Sar breve, dato che nel caso in questione non vale la pena di
sprecare fiato.
Un giudice molto distratto mi ha condannato in sede civile perch avrei replicato con troppa durezza a chi mi
accusava di illeciti e reati, e non per avere copiato alcunch. La sentenza gi stata appellata, ma probabilmente le
gravi anomalie rilevabili nel caso in questione mi costringeranno a presentare anche un esposto al Consiglio Superiore
della Magistratura. Aggiungo che in numerose altre cause civili ho personalmente citato in giudizio coloro che hanno
tentato di danneggiare la mia immagine e la mia reputazione. Se proprio ci tenete, vi terr informato dellevolversi della
situazione.
E difficile tuttavia comprendere come mai il nostro marco, cos attento a banali cause civili, sia invece tanto distratto
nel caso di procedimenti penali di ben altra rilevanza (che hanno RICHIESTO persino una conferenza stampa
dellAutorit Giudiziaria). Egli infatti fa finta di non capire che un pool di magistrati della Procura della Repubblica
di Palermo ha investigato sulle vicende sopra descritte, ha spulciato per pi di due anni nelle carte della Regione
avvalendosi dei Carabinieri dei NOE e di CTU esperti del settore, ed ha infine accertato la correttezza del
comportamento dei funzionari degli uffici. Le conclusioni della Procura smentiscono pertanto in modo plateale coloro
che, in perfetta malafede, hanno denunciato inesistenti imbrogli ed illeciti, calpestando la reputazione di incolpevoli
dipendenti
pubblici.
Temo che questa contraddizione risulter fatale anche per il giudice distratto proprio come qualcuno di nostra
conoscenza che sar chiamato a spiegare al Consiglio Superiore della Magistratura i motivi del proprio
comportamento. Se ne facciano una ragione il nostro marco e i suoi (molto noti) amici.
Le osservazioni e le domande del cittadino interessato e del Direttore Morici meritano invece riflessioni serie e
puntuali e, per quanto possibile, approfondite. Visto lorario mi riservo di rispondere nel prossimo intervento.
Cordiali saluti
Salvatore Anz
marco scrive:
21 giugno 2011 alle 13:55
La risposta del dott. Anz al mio commento mi sembra quella di persona non proprio serena. Un giudice distratto (???)
mi ha condannato mi costringeranno a presentare un esposto al Consiglio Superiore della Magistraturaquesta
contraddizione risulter fatale anche per il giudice distratto, il tutto quindi tra velati insulti ed incomprensibili
minacce. Ma che dice? Straparla? Con queste affermazioni mi sa che il dott. Anz rischia lattenzione di qualche
giudice nei suoi confronti. Da parte mia nessunaltra aggiunta se non ribadire che mi sono limitato a ricordare solo un
dato di fatto ed incontrovertibile: il dott. Anz stato condannato per diffamazione ed il risarcimento dovuto (anche se
la sentenza appellata). Il livello della risposta del dott. Anz mi spinge ad immaginare che il giudice che lha
condannato forse tanto distratto non deve essere stato.
domenico savio lo presti scrive:

21 giugno 2011 alle 22:02


Mi dispiace che il dibattito si sia spostato sul Dott. Anz e perdiamo di vista le problematiche dellinquinamento
Salvatore Anz scrive:
22 giugno 2011 alle 14:03
Larch. Lo presti non si deve meravigliare, qualcuno (ed facile capire chi) ha interesse ad alzare cortine fumogene. Per
chi legge, tuttavia, i balbettii sconnessi del nostro marco (chiunque egli sia) costituiscono una eloquente risposta. Non
servono altri commenti.
Al Direttore chiedo per di fornirmi in via riservata la mail del nostro misterioso amico (anche se molto probabilmente
quella fornita sar falsa) e il relativo indirizzo IP, per verificare se il caso di portare anche il nostro marco a
raggiungere
i
suoi
amici
in
tribunale.
Aggiungo infine che non intendo pi interloquire con tali elementi (con loro parla solo il mio avvocato), e che se sar
dato ulteriore spazio a interventi di questo tipo, caratterizzati da evidenti finalit poco limpide, sar costretto (e mi
dispiacerebbe molto) a interrompere la mia collaborazione con il vostro sito. Questo tipo di cortile non utile per
nessuno,
ed

meglio
fare
parlare
le
Procure
!
Devo ancora una risposta, su argomentazioni serie, al cittadino interessato e al Direttore Morici. Provveder quanto
prima.
Salvatore Anz
GJMorici scrive:
22 giugno 2011 alle 14:52
Gentili lettori,
visti gli ultimi interventi, mi corre lobbligo di ricondurre il confronto su quello che largomento sul quale incentrato
larticolo, evitando commenti che anche qualora non risultassero perseguibili a termini di legge non sono certamente
utili
al
dibattito,
n
alla
soluzione
del
problema.
Questo, mimpone anche una maggiore moderazione dei commenti, che dora innanzi non verranno pi pubblicati in
tutti quei casi in cui non siano riferiti esclusivamente allargomento dellarticolo, o qualora i toni non risultassero
adeguati alla natura del dibattito.
Gian J. Morici
GJMorici scrive:
22 giugno 2011 alle 15:05
Gent.mo Dottor Anz,
intendo ringraziarLa per lattenzione rivolta al giornale e per limpegno assuntosi nel rispondere a quelle che Lei
definisce argomentazioni serie, proposte oltre che da me, anche da cittadino interessato.
Sono certo che solo un confronto sereno e qualificato, pu portare alla ricerca della soluzione di determinati problemi,
che ritengo stiano a cuore di noi tutti.
Cordiali saluti
gian J. Morici
Salvatore Anz scrive:
23 giugno 2011 alle 20:20
Lintervento del cittadino interessato dimostra che la collettivit non pu che beneficiare di informazioni e
sollecitazioni veicolate in modo corretto, anche se sono frutto di punti di vista diversi. Rispondo alle sue osservazioni, e
mi scuso per il ritardo.
1. Nulla questio sugli indicatori naturali, ma tenga presente che forniscono informazioni solo a micro-scala.
Allargando
un
po
il
campo
le
cose
possono
cambiare
notevolmente.
2. In un contesto di deficit ambientale, dove una causa (opifici) pu determinare degli effetti (sforamenti dei
limiti di tutela della salute) va da s che bisogna intervenire prioritariamente sulle sorgenti inquinanti
(cementeria, centrale termoelettrica, attivit portuali, traffico, ecc.), anche se chiaro che devono comunque
essere controllate le aree di ricaduta (le cosiddette immissioni). Se la sua tesi vera che senso avrebbe
intervenire su Agrigento se linquinamento viene da lontano ? Per restare nel suo campo (il retroterra culturale
non un optional) la soluzione per un porto che continua ad interrarsi non ladozione di un nuovo
programma di pulizia e dragaggio (che magari pu anche essere utile, ma solo come soluzione tampone), ma
una corretta progettazione delle opere di difesa, unica soluzione che garantisca un risultato a lungo termine.
3. Ovviamente siamo daccordo sui termini della questione oneri/responsabilit, ma tenga presente che la mia
osservazione tendeva a mettere in evidenza il fato che la soluzione di un problema cos delicato difficilmente
un automatismo (inserimento nella zonizzazione), e che se si opera con superficialit i risultati ottenuti
possono essere molto diversi da quelli che ci si aspetta. Si trattava in sostanza solo di un paradosso.

2.
4. Quando ho detto che nessuno vieta al Comune di Agrigento di adottare, in piena autonomia, ogni iniziativa
utile alla tutela della qualit dellaria nel proprio territorio si trattava di un eufemismo. In realt avrei dovuto
dire che la legge impone al Comune (in particolare nella persona del Sindaco pro-tempore) di adottare ogni
iniziativa necessaria a tutela della popolazione, nella qualit di massima autorit sanitaria locale, anche in
presenza di omissioni di altri Organi/Amministrazioni. Il caso di Palermo un esempio paradigmatico: il
Sindaco viene processato anche se la stessa Procura ipotizza che a monte ci possano essere state omissioni
concorrenti
di
organi
gerarchicamente
sovraordinati
(Regione).
5. Gli strumenti attuativi di contrasto allinquinamento atmosferico (i cosiddetti piani dazione) non sono
ancora stati definiti. Nella pianificazione prevista lelaborazione del Piano dArea Urbana (per le zone di
risanamento) e del Programma per le zone di mantenimento (per le aree restanti), da definire nellambito del
Tavolo di settore provinciale di Agrigento, al cui interno un ruolo di primo piano viene sicuramente svolto dal
comune capoluogo. In quella sede gli amministratori comunali potranno pertanto portare tutte le proposte che
riterranno utili e opportune ai fini della tutela della qualit dellaria nel loro territorio.
6. La zonizzazione non un fine ma un mezzo. Si tratta solo di uno strumento che deve aiutare a contrastare gli
effetti dellinquinamento e migliorare la qualit dellaria. Pu fatta per controllare gli effetti dellinquinamento
o per intervenire sulle sue cause strutturali. E evidente che non sempre i due percorsi portano a prodotti
coincidenti. Consiglio tuttavia al Comune di Agrigento, se ritiene di avere elementi utili ad una modifica
dellassetto definito dalla Regione, di sottoporre con grande urgenza i propri dati al Ministero Ambiente, che in
questi giorni sta valutando il lavoro della Sicilia (e pu modificarlo/integrarlo). Siate rapidi.
Al Direttore rispondo domani.
Cordiali saluti
Salvatore Anz
Aldo scrive:
24 giugno 2011 alle 07:57
@ dott. Anz
c una cosa che non mi convince. al punto 2, lei scrive . forse non sa che tra quelle da lei individuate come sorgenti
inquinanti ce n qualcuna che dista da monserrato (agrigento) appena qualche centinaio di metri. per il resto, non sono
un tecnico, ma da residente posso soltanto dire che fino a non molto tempo fa sui davanzali delle nostre finestre, al
mattino dovevamo togliere una strana polvere nera che si era accumulata durante la notte. nessuno ha mai saputo o
voluto dirci cosa era. per non parlare del fomo maleodorante che quasi tutte le notti invade monserrato. spero solo che
finalmente si arrivi a risolvere il problema.
grazie
Salvatore Anz scrive:
24 giugno 2011 alle 09:06
Quando i cittadini evidenziano un problema, come quello ricordato da Aldo, hanno il diritto di avere risposte, certe e
puntuali. E la pubblica amministrazione da chiunque sia rappresentata (Ministero, Regione, Provincia, Comune) ha
obbligo di intervenire. Ad Aldo pertanto, ed ai suoi concittadini, non pu che andare tutta la mia solidariet (e, per
quello che vale, anche il mio aiuto). Bisogna per mettersi definitivamente daccordo sugli obiettivi e sugli strumenti
per raggiungerli. Quella strana polvere nera di cui parla Aldo ha sicuramente una provienienza, e dovrebbe essere
facile individuarla. E possibile far svolgere specifiche indagini (di tipo mineralogico) allArpa, per risalire alla fonte.
Discorso analogo per il fumo maleodorante. I cittadini hanno la possibilit di organizzarsi, anche in gruppo, per
sollecitare chi ha il dovere di intervenire. Esistono adesso nuovi strumenti, introdotti di recente nella nostra legislazione
che possono anche essere attivati, se necessario (Class action Azione Collettiva Pubblica Amministrazione D. Lgs.
20 dicembre 2009 , n. 198 Attuazione dellarticolo 4 della legge 4 marzo 2009, n. 15, in materia di ricorso per
lefficienza delle amministrazioni e dei concessionari di servizi pubblici).
Detto quanto sopra, e per tornare agli aspetti tecnici, ribadisco che lunica soluzione di problemi di questo tipo
intervenire in modo strutturale a monte rimuovendo le cause dellinquinamento, ovunque esse siano. Altri interventi
sono assolutamente inutili, e possono essere persino controproducenti, quando distolgono lattenzione dellopinione
pubblica dai veri problemi. Non ha alcun senso prevedere interventi su Monserrato (quali potrebbero essere ?) se le
polveri vengono da fuori (a meno che le sorgenti inquinanti non siano proprio l).
Devo sempre un intervento al Direttore. Mi serve un p di tempo perch si tratta di un tema delicato.
Cordiali saluti
Salvatore Anz
Salvatore Anz scrive:
25 giugno 2011 alle 10:45
Gentile Direttore
Le devo alcune risposte sulla questione centrale che lei ha evidenziato, e cio il regime delle responsabilit. Nei miei
interventi precedenti alcuni temi sono stati gi abbondantemente trattati, e mi limito quindi ad alcune osservazioni di
carattere generale (non mi possibile parlare di situazioni specifiche, dato che c un procedimento penale in corso).

Il nodo di questa vicenda la mancanza di specifici strumenti di tutela della qualit dellaria e contrasto
allinquinamento. Tali strumenti (Piani dazione a breve termine, Piani per la qualit dellaria per le zone in cui i livelli
sono pi alti dei valori limite, Piani di mantenimento, Programmi demergenza, ecc.), vanno elaborati con le procedure
e i passaggi tecnico-amministrativi previsti dalla normativa, altrimenti si rischia di vanificare il lavoro fatto. Lesempio
classico il caso delle Zone a Traffico Limitato (ZTL) adottate dal Comune di Palermo per contrastare linquinamento
da traffico, bocciate dal TAR per la mancanza di uno strumento propedeutico espressamente previsto dalla legge (il
Piano Urbano del Traffico).
Il problema centrale che la nostra regione, come abbiamo detto in precedenza, partita con un handicap di circa 6
anni: mentre le altre regioni lavoravano alla pianificazione gi a partire dal 2000 la Sicilia ha cominciato ad operare nel
settore soltanto nel 2007 (abbiamo spiegato perch), e le conseguenze di questa partenza ad handicap sono oggi visibili
a tutti. La bozza del documento di pianificazione elaborato nel luglio 2010, a conclusione di un lungo (ma inevitabile)
percorso che si sviluppato in circa tre anni, definisce in dettaglio sorgenti inquinanti, norme tecniche (limiti alle
emissioni, aggiornamento dei sistemi di abbattimento nei grandi impianti, revisione delle autorizzazioni, ecc.),
procedure operative e tempi contingentati per pervenire con urgenza (massimo sei mesi) alladozione formale degli
strumenti necessari per ottemperare agli obblighi discendenti dalla legislazione vigente. Vista la situazione in cui ancora
oggi versano alcuni grandi agglomerati urbani, e considerato il rischio che in queste aree pu essere associato alla
mancanza di strumenti locali di contrasto allinquinamento ai fini della tutela della salute, lUfficio aveva anche
previsto lobbligo dellelaborazione di un Programma provvisorio di interventi demergenza da adottare (a livello
comunale) in soli due mesi.
Nel 2010 c stato un rallentamento del percorso, anche per via dellentrata in vigore della nuova normativa di settore,
ma evidente che in assenza dei provvedimenti attuativi, tutta la pianificazione di settore risulta oggi non efficace, in
quanto assolutamente monca degli strumenti operativi di contrasto e prevenzione rispetto allinquinamento atmosferico.
E questo il problema sollevato anche dalla Procura della Repubblica di Palermo. Pu darsi che esistano refluenze
anche a livello locale, ma tenga presente che eventuali responsabilit (se ci sono) possono essere accertate solo in sede
processuale. Vedremo come andr a finire.
Cordiali saluti
Salvatore Anz
GJMorici scrive:
25 giugno 2011 alle 12:06
Gent.mo Dottore Anz,
la ringrazio per llattenzione mostrata verso largomento in questione e a sollecitudine con la quale ha risposto ai
commenti lasciati dai nostri lettori.
Comprendo benissimo che alcuni aspetti della vicenda non possono essere approfonditi n in questa sede, n in questo
momento, visto che largomento probabilmente sar oggetto di dibattito nelle aule giudiziarie.
In
attesa
di
nuovi
sviluppi,
le
giungano
graditi
i
miei
pi
cordiali
saluti.
Gian J. Morici
Vittorio scrive:
28 giugno 2011 alle 23:56
Colgo lopportunit della costante presenza e degli illuminati interventi di un luminare dellinquinamento atmosferico
quale si dimostra il dott. Anz per chiarirmi una perplessit che mi sorta dalla lettura, forse superficiale, del piano di
coordinamento della qualit dellaria presente nel sito dellAssessorato Territorio, laddove tra le misure
antinquinamento si prevede la riduzione del numero di giornate di utilizzo del riscaldamento domestico. Chiedo al dott.
Anz chi possa aver previsto questa misura che per la nostra Regione, dove le giornate fredde sono veramente ridotte,
mi sembra una ridicolaggine. Nellultimo capitolo, poi, non capisco il riferimento alla Calabria per una specie di
coordinamento sui problemi della qualit dellaria. Francamente il collegamento mi sembra pi filosofia che altro.
Spero che il dott. Anz possa intervenire sugli autori per correggere queste stranezze.
vittorio scrive:
1 luglio 2011 alle 00:44
Unaltra domanda per il nostro esperto dott. Anz, sempre a proposito del Piano di coordinamento della qualit
dellaria: ma perch nel Piano non c traccia delle industrie e delle zone industriali, p.e. dei poli petrolchimici, della
Regione? Ho letto e riletto ma proprio cos. E saltato qualche capitolo? La cosa mi sembra davvero madornale. Ma
lei non se ne era accorto? Spero che segnali questa lacuna incredibile a chi di dovere.
vittorio scrive:
4 luglio 2011 alle 00:30

Nel rileggere la copertina del Piano di coordinamento mi sono accorto che il dott.Anz tra gli autori del documento,
anzi forse il responsabile della sua redazione. A questo punto, anche per le domande che avevo poste riguardo alle
incongruenze da me rilevate, resto sorpreso, francamente non me laspettavo.
Salvatore Anz scrive:
4 luglio 2011 alle 11:47
Il
nostro
Vittorio
(chiunque
sia)

distratto
come
il
suo
amico
marco.
Come ho gi spiegato fino al 2007 lufficio che avrebbe dovuto redigere il piano era guidato da un ambientalista di
Legambiente, tale Gioacchino Genchi. Il piano di coordinamento fatto nel 2007 non ha lelenco degli impianti
industriali perch il sopra citato ambientalista dal 2001 al 2006 non riuscito a trovare il tempo e/o il modo di
realizzarlo. Ho dovuto provvedere io nel 2008 (D.A. 94 del 24 luglio 2008). La lacuna stata segnalata ai vertici
dellamministrazione regionale, che hanno gi preso i provvedimenti del caso (sono sicuro che vittorio li conosce).
Se il nostro vittorio fosse stato pi attento avrebbe trovato lInventario delle emissioni nello stesso sito (e persino
nella stessa pagina web) dove casualmente ha trovato il Piano di coordinamento, ma sempre casualmente rileviamo
gli sfuggito. Consiglio a Vittorio di chiedere allambientalista di Legambiente Genchi perch in sei anni non abbia
provveduto a fare quello che doveva fare ai sensi di legge. Ci faccia conoscere la risposta siamo curiosi !
Il riscaldamento domestico una delle fonti di inquinamento urbano. Anche se incide solo per una quota molto ridotta
(3-4%), un intervento di razionalizzazione (anche in questo settore) non pu che fare bene allambiente nel suo
complesso.
Lo
sanno
anche
i
bambini

!
Per le altre misure contro linquinamento consiglio a Vittorio, che sembra molto volenteroso, di visionare il documento
Adempimenti attuativi della legislazione di settore in materia di valutazione e gestione della qualit dellaria
ambiente, redatto e consegnato da me nel 2010 e pubblicato sul sito dellassessorato nella sezione Procedure VAS.
Studiando attentamente quel documento avr sicuramente molto da imparare. Per le lezioni private (per lui) non sono
disponibile.
vittorio scrive:
5 luglio 2011 alle 00:06
Commento moderato:
Mi ero semplicemente permesso di fare alcune domande ed alcune osservazioni ad una persona, il dott. Anz, che dava
limpressione di essere disponibile e cortese. Mi sembravano domande da lettore interessato allargomento e desideroso
di ricevere solo chiarimenti. Dal tono e dal contenuto inspiegabilmente stizzosi della risposta, con cui il dott. Anz, non
so a che titolo, mi definisce distratto, lancia insulti e fa strane allusioni a post di altri lettori a suo dire miei amici,
che in realt non so chi siano, devo purtroppo dedurre di avere sbagliato sia riguardo la sua disponibilit, sia riguardo la
sua cortesia, sia, soprattutto la buona creanza. Non ritengo di essere un distratto, le mie domande-perplessit sono
rimaste senza risposta e, se devo essere sincero, non credo interessasse pi di tanto la storia da primo della classe del
dott.Anz (quanto dice di avere fatto lui e quanto dice di non avere fatto i suoi predecessori). Anzi, a leggere larticolo
di testa sulle vicende giudiziarie che coinvolgono gli Assessori ed i due Presidenti della Regione sulle responsabilit dei
mancati interventi sui Piani di risanamento contro linquinamento atmosferico, mi pare che la ricostruzione del dott.
Anz diverga del tutto da quella della Procura.
GJMorici scrive:
5 luglio 2011 alle 00:45
Gent.mo Sig. Vittorio,
ancora una volta, vorrei richiamare lattenzione su quello che sono gli aspetti che riguardano linquinamento
atmosferico, mettendo da parte le vicende giudiziarie riferite ad aspetti diversi da quelli indicati nellarticolo.
Purtroppo, fare riferimento ad altre vicende, che hanno trovato o troveranno in altre sedi le giuste risposte, finisce con il
distrarre
i
lettori
da
quello
che

largomento
centrale
del
dibattito.
Vi invito dunque, a voler restare in tema, altrimenti, mio malgrado, mi vedrei costretto a censurare i commenti.
Grazie.
Luigi scrive:
5 luglio 2011 alle 12:07
Da quello che abbiamo letto si capisce che a partire dal 2007 stato fatto un lungo lavoro di recupero dei ritardi del
passato, che si concluso nel 2010 con un documento di pianificazione che stato presentato al pubblico ed alle
associazioni ambientaliste. Ho verificato che il documento in effetti consultabile in rete sul sito dellassessorato
regionale
allambiente.
Ma allora qualcuno pu dirci cosa abbia fatto negli anni precedenti al 2007 il predecessore del dott. Anz, e cio il dott.
Genchi, che immagino fosse regolarmente stipendiato per questo dalla Regione ? Considerato che Genchi un dirigente
di Legambiente forse sarebbe opportuno un chiarimento su questo aspetto da parte di Mimmo Fontana, che
intervenuto pi volte con diverse dichiarazioni pubbliche. Credo che i cittadini abbiano bisogno di risposte chiare sul
ruolo di Legambiente in questa storia, dato che la vicenda presenta dei lati abbastanza oscuri. Grazie.
Andrea scrive:
5 luglio 2011 alle 12:28

10

Gentile direttore leggo spesso la sua testata e concordo con lei: fare riferimento ad altre vicende distrae lattenzione da
argomenti molto interessanti come linquinamento atmosferico. Ma proprio per il grande interesse che suscita
largomento mi chiedo come mai unassociazione ambientalista come Legambiente, da cui sempre mi sono sentito
difeso,che tante lotte porta avanti a difesa dellambiente e dei cittadini, che, giustamente,in tante occasioni ha puntato il
mirino sullinefficienza della pubblica amministrazione, che a difesa dellinteresse pubblico, molte volte, ha invocato il
principio della responsabilit, oggi tanto abbia da dire su quello che stato fatto e nulla sui mancati adempimenti. Se
come leggo nel commento di Salvatore Anz del 4 luglio:.fino al 2007 lufficio che avrebbe dovuto redigere il piano
era guidato da un ambientalista di Legambiente, tale Gioacchino Genchi,considerato il grave danno che la
mancata pianificazione ha procurato alla popolazione, perch questo tal Gioacchino Genchi non tra i responsabili? Ma
soprattutto mi chiedo dovera Legambiente e dove erano Messina e Fontana in tutti questi anni di inadempienze? Perch
non parlano di gravi responsabilit di questo Gioacchino Genchi? Leggo che Fontana,coordinatore regionale di
Legambiente, scrive di aver denunciato il caso clamoroso della copiatura del Piano della Regione Veneto. In quel
caso stato significativo il fatto che la Regione Siciliana, piuttosto che prendere provvedimenti nei confronti di chi
aveva gravemente danneggiato limmagine dellamministrazione regionale (si ricordino gli articoli ironici su tutti i
quotidiani nazionali), ha perseverato nel sottovalutare limportanza di uno strumento indispensabile per restituire qualit
allaria che respiriamo. Ma considerato il fatto che il grave danno allimmagine dellamministrazione regionale si
rivelata una bufala, poich stato accertato che il piano non era copiato; ritengo, da cittadino ambientalista, che sarebbe
stato pi opportuno un intervento di Legambiente che sollecitasse la Regione Siciliana a prendere provvedimenti nei
confronti
di
chi
ha
gravemente
danneggiato
la
salute
dei
cittadini.
Grazie.
GJMorici scrive:
5 luglio 2011 alle 12:31
Gent.mo Sig. Luigi,
credo che largomento da approfondire, sia pi quello dello stato delle cose e di come sintenda risolverle, che non la
ricerca
di
eventuali
responsabilit
pregresse.
A quelle, qualora ci fossero, penser certamente la Magistratura.
Torno dunque ad invitarvi a lasciar perdere questi aspetti, per seguire un po meglio il problema di Agrigento e per
capire visti i discordanti pareri da parte di assessorati, Arpa, Provincia, Procura etc se il problema dellinquinamento
atmosferico
nella
nostra
citt,
sussiste,
o
si
tratta
di
pura
invenzione.
Anche su questo, lasciamo che eventuali responsabilit vengano poi individuate da chi di competenza.
Grazie!
vittorio scrive:
5 luglio 2011 alle 23:46
Gent.le Direttore,
poich non apparso il mio commento, lo riinvio, poich mi trovo del tutto in sintonia con il suo invito. Infatti, proprio
per questo motivo ricordavo che il titolo di testa dellarticolo : Inquinamnto atmosferico, indagati Cuffaro, Lombardo e
Assessori regionali. Tuttavia, mi sia consentito di ricordare (per lultima volta) a chi non sembra avere letto larticolo di
testa che in sede penale la Magistratura sta gi facendo il suo dovere tanto vero che ha individuato, allo stato dei fatti,
con nomi e cognomi i presunti responsabili,dal 2002 ad oggi, e non mi sembra che abbia tirato in ballo Legambiente,
Fontana e Genchi. Secondo dato di fatto: cosa ha fatto la vituperata Legambiente? In sede civile ha denunciato per
diffamazione il tal dott. Anz, il quale stato condannato al risarcimento danni e, per quel che so di diritto civile, la
sentenza esecutiva anche se appellata. Spero che dora innanzi si parli dei problemi agrigentini e non di chiacchiere
inutili e fuorvianti come ricordato dal Direttore Morici. Su questi due aspetti da parte mia nessun ulteriore commento.
Salvatore Anz scrive:
6 luglio 2011 alle 15:40
Gentile Direttore
rispondo a Luigi e Andrea
Dagli accertamenti della Magistratura emerge in modo chiaro (credo che fra non molto sar pubblica la consulenza del
pool di esperti che si occupato della vicenda) che la Regione Siciliana ha ottemperato al disposto normativo con ben
sei anni di ritardo (testuale) rispetto al giugno 2004, data alla quale avrebbe dovuto allinearsi alla legislazione vigente.
Si tratta di un fatto che non ha bisogno di commenti.
Nel 2004 la struttura regionale che avrebbe dovuto occuparsi della pianificazione e predisporre gli strumenti contrasto
allinquinamento atmosferico (anche per larea agrigentina, nella quale operava una rete di rilevamento della qualit
dellaria) era guidata dallambientalista di Legambiente Genchi. Si tratta di un altro fatto che non necessita di
commenti.
I sei anni di ritardo rilevati dalla Procura di Palermo coincidono in modo imbarazzante con la durata dellincarico del
mio predecessore (Genchi), che nel 2007 stato sollevato dallincarico per responsabilit dirigenziale e

11

successivamente sanzionato dalla Giunta di Governo (Delibera Giunta Regionale n. 241 del 24/06/2010) . Mi risulta
inoltre che sia stato processato dalla Corte dei Conti e che nel 2010 sia stato condannato (Sentenza Corte dei Conti n.
1031/2010). Non so di eventuali ulteriori sviluppi, ma se dovessi avere notizie, in un senso o nellaltro, ve le dar.
Soprattutto a Vittorio, che sembra molto interessato.
Registriamo ancora una volta lassenza imbarazzante di Legambiente e Fontana sulle domande che avete formulato:
cosa ha fatto lambientalista Genchi per tutelare la salute degli agrigentini ? Dove sono gli strumenti di pianificazione
per la tutela della qualit dellaria a scala provinciale che avrebbe dovuto fare per salvaguardare la loro salute ? Non era
pagato per questo ? Il silenzio assordante. Anche in questo caso non servono commenti.
elisa scrive:
7 luglio 2011 alle 10:12
Basta, non se ne pu pi della tiritera quotidiana di questo dott. Anz contro Legambiente e gli altri signori con cui ce
lha. Ma che ce ne frega delle sue storie? E andato da chi di dovere a riferire le sue accuse? Di sicuro lo avr fatto. Ma
se non lhanno preso in considerazione in Procura e un motivo ci sar, perch ci dobbiamo sorbire noi ogni giorno
questa litania? Ha stufato. Vogliamo tornare a parlare di cose serie e non di fatti personali?
andrea scrive:
7 luglio 2011 alle 16:32
Elisa non ha seguito gli interventi, o confusa. Questa discussione parte da una dichiarazione di Fontana, Presidente
Regionale di Legambiente, che denuncia il caso clamoroso della copiatura del Piano della Regione Veneto e chiede
provvedimenti nei confronti di aveva gravemente danneggiato limmagine dellamministrazione regionale (il primo
intervento). Non mi sembrano fatti personali ma fatti resi molto pubblici proprio da Legambiente. Credo che tutti noi
abbiamo il diritto di sapere se qualcuno ha mentito: se ha mentito Anz, allora sar incriminato, dato che non credibile
che un pool di magistrati della Procura di Palermo ne occulti le responsabilit. Se invece ha mentito Mimmo Fontana
allora la cosa particolarmente grave, per i motivi che ho spiegato in precedenza. Noi vogliamo essere tutelati dalle
associazioni ambientaliste (che per questo prendono dei contributi pubblici), e non vogliamo essere presi per i fondelli.
Si tratta di cose molto serie, e credo che sia un fatto importante anche dal punto di vista giornalistico: vogliamo sapere
se il Presidente Regionale di Legambiente nel caso in questione ha detto la verit allopinione pubblica, o se ha mentito.
Aspettiamo risposte.
elisa scrive:
8 luglio 2011 alle 22:25
Sig. Andrea, secondo lei io non avrei seguito tutti gli interventi del blog e sarei confusa forse perch non mi sono
associata alla stuffosa tiritera del dott. Anz? Comprendo una volta, ma cantarsela e suonarsela pi volte, capir che pu
scocciare anche al lettore pi paziente, specie se si tratta di argomenti su cui la Magistratura sembra avere le idee chiare
(vedi responsabilit di assessori e presidenti). Comunque, un invito, sia pi garbato con le persone che non conosce o
che non la pensano come lei e riservi certi giudizi per suoi amici, conoscenti e affini (per dirla con il grande Tot).
Spero che il direttore Morici tuteli le forme di rispetto verso chi dissente, specie da certe cordate o scordate.
Luigi scrive:
9 luglio 2011 alle 07:56
Incredibile! Elisa si rifiuta testardamente di leggere larticolo iniziale, che ha fatto partire 33 interventi (compreso il
suo). Cosa possiamo farci ? E proprio vero che non esiste peggior sordo di chi non vuol sentire
Sembra chiaro che le domande che abbiamo fatto su Genchi e Fontana, e le informazioni che abbiamo ricevuto, hanno
innervosito
molto
qualche
suo
amico,
ed

facile
capire
perch
!
Ma la questione resta sempre aperta: vogliamo sapere se Legambiente (Fontana, Arnone, Genchi) ha detto la verit su
questa storia o se ha mentito in modo vergognoso allopinione pubblica, dato che gestisce soldi pubblici. Tentare di
cambiare
continuamente
discorso

inutile
e
puerile.
Ci piacerebbe inoltre che il Direttore facesse qualche verifica sui documenti, da buon giornalista, e ci facesse sapere
qualcosa.
Grazie.
andrea scrive:
9 luglio 2011 alle 08:20
Sig.ra Elisa, lei non si deve associare nessuno, deve solo arrendersi allevidenza. Capisco che per i suoi amici sia
spiacevole, ma i fatti sono fatti. Il tema di questa sezione lo ha deciso Legambiente, la invito a rileggersi nuovamente
tutti gli interventi. Inoltre io non sono stato sgarbato con nessuno e non uso i suoi termini, molto subdoli. Per dirla con il
grande Tot che le piace molto: ma mi faccia il piacere !.
Luigi scrive:
10 luglio 2011 alle 16:08

12

Direi che il silenzio contrito di Arnone, Genchi e Fontana vale pi di qualunque ammissione pubblica di colpa. A questo
punto, considerato che sembrebbe ormai chiaro che Legambiente abbia mentito ai cittadini che dovrebbe invece tutelare
(e mi sembra ormai chiaro a tutti), lultimo atto dovrebbero essere le dimissioni dei responsabili.
E troppo aspettarci almeno un p di dignit ?
andrea scrive:
11 luglio 2011 alle 07:12
Commento Moderato:
E chiaro quale stato il ruolo di Legambiente (Arnone, Fontana) in questa storia, ed altrettanto chiaro che non si
dimetteranno mai. Troppi interessi in ballo.
Omissis. Sarebbe interessante capire come sia stato scelto il direttore di questa riserva, quali capacit abbia Fontana, e
soprattutto le modalit di informazione al pubblico e selezione dei candidati. Vizi privati e pubbliche virt !
E ovvio che questi soggetti, quando il momento, scendono in campo per sostenere che le chiazze schiumose marroni
e maleodoranti sono acqua da bere omissis o che la Sicilia ha il Piano del Veneto. Li trovi in prima fila quando si
tratta di fare la morale agli altri, e li vedi rampognare severamente il prossimo, e discettare in pubblico di ambiente,
regole, correttezza, trasparenza, conflitti di interesse, ecc. ecc.
Poveri noi !
Comitato Cittadino Isola Pulita scrive:
28 settembre 2013 alle 23:05
1 ANNO E 8 MESI DI RECLLUSIONE A SALVATORE ANZA EX DIRIGENTE ASSESSORATO AMBIENTE
http://isolapulita.blogspot.it/2013/02/1anno-e-8-mesi-di-reclusione-salvatore.html
Sentenza
n.
5455/2012,
ANZA,
TOLOMEO,
INTERLANDI,
ZUCCARELLO,
GENCHI,
PELLERITO,MESSINA,CAVALLARO,CIAMPOLILLO,CIRINCIONE,SANSONE,FONTANA,LEGAMBIENTE,T
RIZZINO,MOVIMENTO 5 STELLE,SMOG MAZZARA,PAINO AEROLOGICO PADANO A NOI
AMBIENTALISTI Lidea di realizzare le piste ciclabili sfruttando argini di fiumi e canali ci aveva insospettito NON
POCO e quindi.
PUO RITENERSI ACCERTATO CHE IL PIANO CONTENEVA SE NON ERRORI, COMUNQUE VISTOSE
COPIATURE DI UN PIANO DI ALTRA REGIONE
La teste Interlandi Rosanna, allepoca dei fatti Assessore Regionale per il territorio ed Ambiente, la quale ha spiegato
che allAnz era stata affidata la redazione del Piano regionale per la tutela della qualit dellaria che era stato
pubblicato ad agosto 2007 sul sito dellAssessorato.
Il piano era stato elaborato con ritardo rispetto ai tempi dovuti, ritardo per il quale era stata attivata un procedura
comunitaria per infrazione.
Era per emerso che il Piano regionale per la tutela della qualit dellaria oltre a contenere ERRORI DI SINTASSI
vari, era una COPIATURA di un precedente piano redatto per la regione Veneto e tale circostanza risultava da una serie
di INDICAZIONI e RIFERIMENTI che erano del tutto ILLOGICI ed INCONGRUI ove riferiti al territorio siciliano.
In particolare si faceva riferimento alle immissioni atmosferiche derivanti dalluso dei riscaldamenti domestici dovuti al
CLIMA RIGIDO, si indicava quale soluzioni dellinquinamento da traffico il potenziamento delle PISTE CICLABILI
da realizzare sugli ARGINI DEI FIUMI CHE ATTRAVERSANO I CENTRI STORICI e, in alcuni casi si trovava
addirittura il link della Regione Veneto (pag 14 verbale del 24.11.2011).
Appare quindi evidente che non possono ritenersi credibili i testi Barbaro e Tolomeo che hanno parlato di correzioni
effettuate dalla segreteria e nel tempo di ventiminuti mezzora; ma soprattutto appare evidente che gli errori del
Piano regionale per la tutela della qualit dellaria, non potevano essere semplici refusi, giacch non potrebbe
logicamente giustificarsi la creazione ad hoc di una commissione composta da tre soggetti che ha lavorato per quattro
mesi, per la correzione di un elaborato di appena 385 pagine, compresi gli allegati.
.lungi da essere meri refusi come dichiarato eufemisticamente da testi interessati anche ad escludere ovvero attenuare
proprie responsabilit amministrative, erano vere e proprie COPIATURE.
Peraltro, nello stesso decreto di correzione relativo al piano regionale per la tutela della qualit dellaria si legge di
comunit montane, argini di fiumi e vcanali, intero territorio pianeggiante della regione, bacino aerologico
padano eccc..
.il Piano regionale per la tutela della qualit dellaria conteneva effettivamente degli errori che per la loro evidenza
e natura erano tali da rendere legittime le critiche..
Per quanto riguarda la commisurazione della pena, rileva questo Giudice che NON si ravvisano motivi per la
concessione delle circostanze ATTENUANTI e ci sia per motivi processuali che per motivi sostanziali.
Infatti la vicenda presenta profili di indubbia gravit.per formulare offese personali connotate da una
fortissima violenza verbale, violenza di cui lIMPUTATO non sembrato neppure rendersi conto nel corso del suo
esame dibattimentale.

13

DICHIARA Anz Salvatore responsabile del REATO continuato a lui ascrittoi e lo CONDANNA ALLA PENA di
UNO ANNO e MESI OTTO di RECLUSIONE, oltre che al PAGAMENTO delle spese processuali.
Sentenza n. 5455/2012 emessa dal Tribunale penale di Palermo, Giudice Monocratico, sez. quarta penale, nel proc. n.
4863/2010, alludienza del 18.10.2012, di condanna a un anno e otto mesi di reclusione, nei confronti di Anz Salvatore
EX DIRIGENTE ASSESSORATO TERRTORIO AMBIENTE DELLA REGIONE. Laccusa: diffamazione in
relazione alle posizioni assunte dallassociazione sul Piano Regionale di Coordinamento per la tutela della Qualit
dellaria .
Scarica lintera sentenza in pdf
DOTTORE SALVATORE ANZA DIRIGENTE ASSESSORATO TERRITORIO AMBIENTE DELLA REGIONE
SICILIA CONDANNATO AD UN ANNO E 8 MESI REG SENT 5455 2012 UDIENZA 18 10 2012 RGT 4863 2010
RG NR 7076 2009
http://lagazzettadiisola.files.wordpress.com/2013/02/dottore-salvatore-anza-condannato-a-18-mesi-reg-sent-5455-2012udienza-18-10-2012-rgt-4863-2010-rg-nr-7076-20093.pdf
http://www.lavalledeitempli.net/2011/06/16/inquinamento-atmosferico-indagati-cuffaro-lombardo-e-assessoriregionali-all%E2%80%99ambiente/
Monserrato: cittadini dove siete? La protesta di una famiglia contro linquinamento atmosferico
29 maggio 2010 | Filed under: Sotto la lente | Posted by: Redazione
Monserrato,
per
molti
rappresenta
uno
dei
quartieri
satellite
della
citt
di
Agrigento.
In verit, assieme a Villaseta, una realt a s stante. Una sorta di villaggio del Far West, dove vige la legge del pi
forte.
Ma
a
differenza
del
Far
West,
qui
Le notti di Monserrato, hanno una loro peculiarit.

non

neppure

lo

sceriffo

difenderti.

Qui, la sera, scende unoscurit diversa da quella del buio della notte.
Unoscurit
che
oltre
ad
avvolgere
tutto,
sembra
coprirti
per
poi
entrarti
dentro.
La
sera,
dalle
finestre
aperte,
qualcosa
penetra
nella
stanza.
Un odore sgradevole che impregna tutto. Lodore delle tante notti insonni trascorse dagli abitanti di Monserrato. Un
fetore che ammorba lintero quartiere.
Monserrato la frontiera. E come in tutte le zone di frontiera, vige la legge del pi forte.
Qui, tutti hanno il diritto di far ci che vogliono e poco importa se questo avviene contro legge; se c chi da tempo si
lamenta; se c chi stanco di non trovare adeguate risposte ai propri reclami, comincia ad accarezzare lidea di cercar
casa
altrove,
in
un
posto
qualsiasi,
purch
laria
sia
respirabile.
Qui,
la
salute
non

un
diritto.
Neppure
dormire
o
respirare

un
diritto.
Domenico Savio Lo Presti, che abita con la sua famiglia a Monserrato, stamattina assieme ai suoi due figli, Jorge e
Manfredi, ha deciso di rendere pubblico il suo malessere.
Muniti di cartelli, hanno protestato dinanzi la Prefettura bene ricordare che anche sede della Provincia che ha
competenze specifiche in materia -, nella speranza che la loro azione serva a sensibilizzare lopinione pubblica e le
Istituzioni, riguardo un problema che non pu pi essere ignorato o sottovalutato.
Il fenomeno di questi miasmi puzzolenti che infestano il quartiere di Monserrato e quello di Villaseta ci spiega Lo
Presti, che anche funzionario del Settore Ambiente del Comune di Agrigento dura almeno da due anni.
Ma cosa si fatto a tal proposito?
Ci sono state iniziative promosse dai comitati di quartiere continua Lo Presti il Comune si attivato e sono anche
stati presentati degli esposti alla Procura. In pi circostanze, abbiamo anche avvisato le forze dellordine, nella speranza
che si riuscisse a individuare lorigine di questi miasmi che avvolgono il quartiere nelle ore notturne. Dallodore
sembrerebbe plastica bruciata con conseguente emissione di diossina. Non si riesce a venire a capo di questa
situazione e dire che non sono molti gli impianti che potrebbero essere coinvolti nellorigine di questi miasmi si
possono contare sulle dita di una mano in quella zona. Eppure non si riesce a capire come dopo oltre due anni, si debba
assistere al perdurare di questo fenomeno. Laltra cosa strana il silenzio ufficiale dei cittadini di Monserrato che hanno
paura di esporsi. Parlando con altri abitanti del quartiere ma cos anche a Villaseta ndr si avverte questa strana
paura di mettersi in vista. Non un caso se ho deciso di venire qui con i miei due figli, senza pubblicizzare la
manifestazione di protesta. Questa vuol essere anche loccasione per lanciare un segnale ai cittadini di Monserrato: non
con il silenzio che risolviamo i nostri problemi. Qui ci stanno letteralmente avvelenando giorno dopo giorno.
Corriamo il rischio di veder aumentare i casi di leucemie e tumori. I nostri figli vengono avvelenati, eppure si sta zitti
.
Domenico guarda i suoi figli, che anzich andare in giro con i propri coetanei in questa bella mattina di fine maggio,
sono accanto a lui, con i loro cartelli di protesta.
Manfredi, il pi piccolo dei due ragazzi, ci racconta di come soffra a causa di unallergia.

14

Quando certe sere c puzza, non riesco neppure a respirare. Mi si chiude il naso. Io ci soffro, per quando c
questa strana puzza, sto veramente male...
Domenico guarda il figlio con tenerezza. Quanta esasperazione c in chi decide di ribellarsi, di uscire allo scoperto per
denunciare quanto sotto gli occhi e il naso di tutti e pare che nessuno veda?
Jorge, il figlio pi grande, ha un cartello con dietro scritto ci stanno avvelenando giorno per giorno.
Parole forti che dovrebbero far riflettere.
Soltanto quando noi tutti troveremo il coraggio di venire a protestare davanti la Prefettura continua Domenico
potremo sperare che Monserrato diventi un quartiere civile e vivibile come gli altri quartieri di Agrigento. Questo
fenomeno ha origine da una attivit criminale. Prova ne sia che accade sempre allimbrunire o a tarda serata , prosegue
per tutta la notte e cessa alle prime ore del mattino. E praticamente una attivit criminale organizzata che tiene conto
dellimpossibilit, o perlomeno delle difficolt, delle autorit ad intervenire Sappiamo che durante le ore notturne le
pattuglie sono in numero ridotto e non c quindi la stessa possibilit di organizzarsi come avviene durante il giorno. Di
conseguenza costoro continuano a lavorare tranquillamente.
Domenico un fiume in piena. Dalle sue parole, traspare tutta la rabbia e la disperazione di chi si sente quasi impotente
dinanzi i soprusi di chi, favorito dal buio della notte e dalla complicit dei silenzi, avvelena lui, la sua famiglia, ma
anche quelle migliaia di cittadini ignavi che preferiscono starsene tranquillamente a casa propria, salvo poi lamentarsi al
bar di come Monserrato sia ormai invivibile.
Questa la valle delle nebbie, dei fetori che mozzano il respiro, dove chi ha avuto la malaugurata sorte di venire ad
abitare
non
ha
diritto
a
nulla,
pu
solo
subire
la
legge
del
pi
forte.
E i pi forti sono loro. I pi forti sono coloro che di notte inquinano laria; coloro che ci regalano ogni mattina un sottile
strato di polvere nera sui davanzali; coloro che emettono questi fetori che appestano laria a nord di Monserrato, fin
quando non raggiungono questo quartiere di dannati, di senza diritti, di non-persone, la cui cittadinanza resta solo una
questione filosofica o giuridica.
Domenico parla dei miasmi, quelli che lui e la sua famiglia avvertono nellaria.
DA CASA sua, non si vede la collina che domina Monserrato.
Quella collina dove la notte le fiamme appaiono da lontano come le luci di un presepe.
Ma da Agrigento, quelle fiamme si vedono benissimo.
mai possibile che nessuno se ne accorga? A nessuno mai viene in mente di andare a raccogliere ed analizzare i residui
di questi fuochi notturni?
Tolti questi piccoli incendi controllati, in zona si contano ben pochi impianti industriali. cos difficile risalire
allorigine dei miasmi che come una nebbia avvolgono Monserrato?
Su quanti Domenico, Jorge e Manfredi, pu contare Monserrato?
Sul cartello che ha addosso Domenico, c scritto: cittadini di Monserrato, dove siete?
Ma forse qui, a Monserrato, le nebbie, oltre il quartiere, hanno avvolto anche le coscienze
Gian J. Morici
http://www.lavalledeitempli.net/2010/05/29/monserrato-cittadini-dove-siete-la-protesta-di-una-famiglia-control%E2%80%99inquinamento-atmosferico-2/
Monserrato: Tanto fumo e niente arrosto
23 maggio 2011 | Filed under: In evidenza,Varie | Posted by: Redazione
ormai notorio, che un po tutti diciamo un mucchio di idiozie e che anche in passato le cose non stavano diversamente
da oggi.
Delle tante idiozie che un uomo pu dire nel corso della propria vita, specie gli uomini pi illustri, non si comprende
bene per quale misteriosa ragione, alcune vengono codificate e tramandate ai posteri con il nome di proverbi.
Massime che contengono, dettami o consigli, a volte espressi in maniera metaforica, frutto di esperienze, che finiamo
con il considerare autentiche perle di saggezza popolare.
Tra le tante perle abbiamo deciso di sceglierne una, per spiegare ai nostri lettori come ad ogni proverbio, risponda
sempre unaltra massima che dice lesatto opposto.
Modi di dire comune, che come i discorsi dei nostri politici (paremiologi anche loro?), affermano tutto e il contrario di
tutto.
Insomma, in un modo o nellaltro, il nostro vecchio e saggio antenato cazzeccava sempre.
Narra la storia, di un antico motto, che testualmente recitava: Non c fumo senza arrosto. E cos forse fu per decenni,
o secoli, fin quando non nacque il quartiere di Monserrato ad Agrigento.
Si racconta che un giorno, un gruppo di amici affamati e nella provincia di Agrigento di gente che ha fame ce n
tanta -, vide da molto lontano, una colonna di fumo levarsi verso lalto, in prossimit del mare, o almeno cos pareva
guardando dallentroterra.
Tanto di quel fumo, da far pensare che sulla brace fosse stata messa a cuocere unintera mandria di buoi. Unecatombe,
come quelle che i greci offrivano ai loro dei nella bellissima valle dei templi.
E poich prossimo alla valle sinnalzava il fumo, parve loro verosimile che di arrosto sacrificale si trattasse.
Prese al seguito mogli, progenie, suoceri, padri e nonni, gli affamati mossero verso il punto laddove il fumo sinnalzava.

15

Grande fu lo stupore, quando videro che a far tanto fumo, non di brace si trattava, ma di una schifosa sostanza
cancerogena (petcoke) utilizzata da un impianto posto nelle vicinanze della valle dei templi.
A seguito delle proteste dei poveracci, e forse per timore che la Procura intervenisse, la velenosa sostanza venne da l
rimossa e non pi (almeno per il momento) utilizzata.
Ai poveri disgraziati, non rimase che tornar indietro, con pi fame di quanta non e avessero allandata.
Passato qualche giorno, nuovi fumi invasero laria e le case degli abitanti di Monserrato -, portando nuovamente quei
poveracci a credere che di arrosto si trattasse.
Non c fumo senza arrosto, ripeteva il vecchio nonno durante il cammino.
Ahi quanto amara fu la sorpresa nello scoprire che non di carne messa al fuoco si trattava, ma di un opificio che laria
ammorbava.
Per la fame, provarono anche ad addentare qualche mattone forato, ma, rottisi i denti, dovettero lasciar perdere e tornare
con un buco allo stomaco alle loro case.
Pass dellaltro tempo, durante il quale impararono a riconoscere i luoghi di provenienza del fumo, non incappando pi
in clamorosi errori.
Fu cos che un giorno, quasi allimbrunire, nuovi fumi videro levarsi allorizzonte.
Questa volta, sotto il costone calcarenitico di Monserrato, da dove da l innanzi, quasi ogni sera, nuove braci sarebbero
state accese.
Un posto senza industrie, non poteva che segnalare la presenza della fatidica ecatombe di buoi, sacrificati agli dei, e
ristoro delle loro pance.
Ancora una volta il vecchio e saggio nonno, pronunci le fatidiche parole: non c fumo senza arrosto.
Noi, non sappiamo che fine abbia fatto il nonno, ma da quel momento in poi, nacque un nuovo detto popolare: Tanto
fumo e niente arrosto.
Linquinamento atmosferico di Monserrato, noto a tutti e pi denuncie sono state presentate, anche a seguito degli
sforamenti di pm10 segnalati dalle centraline di monitoraggio della qualit dellaria, eppure, ci nonostante, quasi ogni
sera, laria a Monserrato irrespirabile e colonne di fumo si levano in prossimit della popolosa frazione agrigentina.
Che si tratti dei fantasmi degli antichi greci, che continuano a sacrificare spettri di centinaia di buoi ai loro dei?
Vista limpossibilit dacchiappare anche uno solo di questi affumicatori, dovremmo pensare che di fantasmi
veramente si tratti
Che poi chi avrebbe il compito di vigilare, non vede nulla, ce lo spiega ancora una volta la saggezza popolare questa
volta veneta -, con un altro proverbio:
Chi nasci la note de San Zuene, no vedi strighe e no sogna fantasme.
Bene, segno che chi preposto ai controlli, nato la notte di San Giovanni ed di origini veneziane
Magari con quel po di sangue siciliano che non guasta e che gli ricorda altri proverbi: Cu orbu, surdu e taci, campa
centanni npaci
Gian J. Morici
http://www.lavalledeitempli.net/2011/05/23/monserrato-tanto-fumo-e-niente-arrosto/
http://tutelaariaregionesicilia.blogspot.it/2015/01/lombardo-cuffaro-crocetta-sette-ex.html
Numero
Procedur

Dir.
Oggetto

Ge

Causa

Materia

n.

Norme

Inadempien

Comunitarie

za

Fase

2014_21

Cattiva

EN

Ambien

Violazione

Messa in

47

applicazione

VI

te

diritto

mora Art.

dell'Unione

258 TFUE

della
direttiva
2008/50/CE
relativa alla
qualit
dellaria
ambiente Superament
o dei valori
limite di
PM10 in

16

Italia.
2013_21

Stabilimento

EN

Ambien

Violazione

Parere

77

siderurgico

VI

te

diritto

motivato

dell'Unione

Art. 258

ILVA di
Taranto

TFUE

2013_20

Non corretta

EN

Ambien

direttiva

Violazione

Messa in

22

attuazione

VI

te

2002/49/CE

diritto

mora Art.

dell'Unione

258 TFUE

della
direttiva
2002/49/CE
relativa alla
determinazi
one e alla
gestione del
rumore
ambientale.
Mappe
acustiche
strategiche.
2011_40

Conformit

EN

C-

Ambien

Direttiva

Violazione

Sentenza

21

della

VI

323/1

te

1999/31/CE

diritto

Art. 258

dell'Unione

TFUE

discarica di

Malagrotta
(Regione
Lazio) con la
direttiva
discariche
(dir.
1999/31/CE
).
2011_22

Violazione

EN

Ambien

direttiva

Violazione

Parere

15

dell'articolo

VI

te

1999/31/CE

diritto

motivato

dell'Unione

Art. 258

14 della
direttiva

TFUE

1999/31/CE
relativa alle
discariche di
rifiuti in
Italia
2009_44

Valutazione

EN

Ambien

Violazione

Messa in

26

d'impatto

VI

te

diritto

mora

17

ambientale

dell'Unione

complement

di progetti

are Art. 258

pubblici e

TFUE

privati.
Progetto di
bonifica di
un sito
industrale
nel Comune
di Cengio
(Savona)
2007_21

Emergenza

EN

C-

Ambien

Dir.

Violazione

Ricorso Art.

95

rifiuti in

VI

297/0

te

2006/12/CE

diritto

260 TFUE

Campania.

dell'Unione

2003_20

Non corretta

EN

C-

Ambien

Dirr.75/442/C

Violazione

Sentenza

77

applicazione

VI

135/0

te

EE,

diritto

Art. 260

dell'Unione

TFUE

delle

5e

91/156/CEE,

direttive

C-

91/689/CEE e

75/442/CE

196/1

1999/31/CE

sui "rifiuti",

91/689/CEE
sui "rifiuti
pericolosi" e
1999/31/CE
sulle
"discariche".
http://eurinfra.politichecomunitarie.it/ElencoAreaLibera.aspx
SENTENZA DELLA CORTE (Prima Sezione) 19 dicembre 2012 (*)
Inadempimento di uno Stato Ambiente Direttiva 1999/30/CE Controllo dellinquinamento Valori limite per le
concentrazioni di PM10 nellaria ambiente
Nella causa C-68/11, avente ad oggetto il ricorso per inadempimento, ai sensi dellarticolo 258 TFUE, proposto il 16
febbraio 2011, Commissione europea, rappresentata da A. Alcover San Pedro e S. Mortoni, in qualit di agenti, con
domicilio eletto in Lussemburgo,
ricorrente,
contro
Repubblica italiana, rappresentata da G. Palmieri, in qualit di agente, assistita da S. Varone, avvocato dello Stato, con
domicilio eletto in Lussemburgo,
convenuta,
LA CORTE (Prima Sezione),
composta dal sig. A. Tizzano, presidente di sezione, dai sigg. M. Ilei, E. Levits, M. Safjan (relatore) e dalla
sig.ra M. Berger, giudici,
avvocato generale: sig.ra E. Sharpston
cancelliere: sig.ra A. Impellizzeri, amministratore
vista la fase scritta del procedimento,
vista la decisione, adottata dopo aver sentito lavvocato generale, di giudicare la causa senza conclusioni,
ha pronunciato la seguente
Sentenza

18

1
Con il suo ricorso, la Commissione europea chiede alla Corte di dichiarare che la Repubblica italiana, avendo
omesso di provvedere, per diversi anni consecutivi, affinch le concentrazioni di PM10 nellaria ambiente non
superassero, in numerose zone e agglomerati situati sul territorio italiano, i valori limite fissati allarticolo 5, paragrafo
1, della direttiva 1999/30/CE del Consiglio, del 22 aprile 1999, concernente i valori limite di qualit dellaria ambiente
per il biossido di zolfo, il biossido di azoto, gli ossidi di azoto, le particelle e il piombo (GU L 163, pag. 41), divenuto
articolo 13, paragrafo 1, della direttiva 2008/50/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 maggio 2008,
relativa alla qualit dellaria ambiente e per unaria pi pulita in Europa (GU L 152, pag. 1), venuta meno agli
obblighi ad essa incombenti in forza del suddetto articolo 5.
Contesto normativo
La direttiva 96/62/CE
2
Conformemente allarticolo 11 della direttiva 96/62/CE del Consiglio, del 27 settembre 1996, in materia di
valutazione e di gestione della qualit dellaria ambiente (GU L 296, pag. 55), gli Stati membri sono tenuti a presentare
alla Commissione relazioni annuali sul rispetto dei valori limite applicabili alle concentrazioni di PM10.
3
Ai sensi dellarticolo 8 di tale direttiva:
1.
Gli Stati membri elaborano lelenco delle zone e degli agglomerati in cui i livelli di uno o pi inquinanti
superano i valori limite oltre il margine di superamento.
(...)
3.
Nelle zone e negli agglomerati di cui al paragrafo 1, gli Stati membri adottano misure atte a garantire
lelaborazione o lattuazione di un piano o di un programma che consenta di raggiungere il valore limite entro il periodo
di tempo stabilito.
Tale piano o programma, da rendere pubblico, deve riportare almeno le informazioni di cui allallegato IV.
4.
Nelle zone e negli agglomerati di cui al paragrafo 1 in cui il livello di pi inquinanti supera i valori limite, gli Stati
membri predispongono un piano integrato che interessi tutti gli inquinanti in questione.
(...).
La direttiva 1999/30
4
Le particelle PM10 sono definite, allarticolo 2, punto 11, della direttiva 1999/30, come le particelle che
penetrano attraverso un ingresso dimensionale selettivo con unefficienza di interruzione del 50% per un diametro
aerodinamico di 10 m.
5
Ai sensi dellarticolo 5, paragrafo 1, di tale direttiva:
Gli Stati membri adottano le misure necessarie per garantire che le concentrazioni di particelle PM10 nellaria
ambiente, valutate a norma dellarticolo 7, non superino i valori limite indicati nella sezione I dellallegato III a
decorrere dalle date ivi indicate.
(...).
6
Larticolo 5, paragrafo 4, della citata direttiva afferma quanto segue:
Se i valori limite per le PM10 di cui alla sezione I dellallegato III sono superati a causa di concentrazioni di
PM10 nellaria ambiente dovute a eventi naturali e ne derivano concentrazioni significativamente superiori ai normali
livelli di [fondo originati da] fonti naturali, gli Stati membri ne informano la Commissione a norma del paragrafo 1
dellarticolo 11 della direttiva 96/62/CE, fornendo le necessarie giustificazioni a riprova del fatto che il superamento
dovuto a eventi naturali. In tali casi, gli Stati membri sono obbligati ad applicare piani dazione a norma del paragrafo 3
dellarticolo 8 di detta direttiva soltanto dove i valori limite di cui alla sezione I dellallegato III sono superati per cause
diverse dagli eventi naturali.
7
Al fine di garantire la protezione della salute umana, lallegato III della direttiva 1999/30 fissa due tipi di limiti
per le particelle PM10, distinguendo due fasi, le quali sono a loro volta divise in due periodi. Riguardo ai periodi della
fase 1, che si estende dal 1 gennaio 2005 al 31 dicembre 2009, da un lato, il valore giornaliero di 50 g/m3 non deve
essere superato pi di 35 volte per anno civile e, dallaltro, il valore annuo da non superare di 40 g/m3. Per quanto
concerne i periodi della fase 2, a partire dal 1 gennaio 2010, da un lato, il valore giornaliero da non superare pi di 7
volte per anno civile di 50 g/m3 e, dallaltro, il valore limite annuo di 20 g/m3.
8
Ai fini della valutazione delle concentrazioni di PM10 prevista allarticolo 7 della medesima direttiva, occorre
distinguere tra una zona e un agglomerato.
9
In forza dellarticolo 2, punto 8, della direttiva 1999/30, una zona designa una parte del territorio degli Stati
membri da essi delimitata.
10
Larticolo 2, punto 9, di tale direttiva definisce agglomerato una zona con una concentrazione di popolazione
superiore a 250 000 abitanti o, allorch la concentrazione di popolazione pari o inferiore a 250 000 abitanti, una
densit di popolazione per km2 tale da rendere necessarie per gli Stati membri la valutazione e la gestione della qualit
dellaria ambiente.
11
Secondo larticolo 12 della citata direttiva, gli Stati membri dovevano adottare i provvedimenti legislativi,
regolamentari ed amministrativi necessari per conformarsi alla stessa entro il 19 luglio 2001.
La direttiva 2008/50
12
La direttiva 2008/50, entrata in vigore l11 giugno 2008, ha disposto, in virt del suo articolo 31, labrogazione
delle direttive 96/62 e 1999/30 a decorrere dall11 giugno 2010, fatti salvi gli obblighi degli Stati membri riguardanti i
termini per il recepimento e lapplicazione di queste ultime direttive.

19

13
Larticolo 13 della direttiva 2008/50, rubricato Valori limite e soglie di allarme ai fini della protezione della
salute umana, stabilisce, al paragrafo 1, quanto segue:
Gli Stati membri provvedono affinch i livelli di biossido di zolfo, PM10, piombo e monossido di carbonio presenti
nellaria ambiente non superino, nellinsieme delle loro zone e dei loro agglomerati, i valori limite stabiliti
nellallegato XI.
(...)
Il rispetto di tali requisiti valutato a norma dellallegato III.
I margini di tolleranza fissati nellallegato XI si applicano a norma dellarticolo 22, paragrafo 3 e dellarticolo 23,
paragrafo 1.
14
Bisogna constatare che lallegato XI della direttiva 2008/50 non ha modificato i valori limite fissati per le
particelle PM10 dallallegato III della direttiva 1999/30 per la fase 1.
15
Per contro, larticolo 22 della direttiva 2008/50 stabilisce norme relative alla proroga dei termini fissati per
conseguire i valori limite applicabili alle concentrazioni di PM10 e, in particolare, le condizioni per la deroga
allobbligo di applicarli.
16
Ai sensi dellarticolo 22 di questa direttiva:
1.
Se in una determinata zona o agglomerato non possibile raggiungere i valori limite fissati per il biossido
dazoto o il benzene entro i termini di cui allallegato XI, uno Stato membro pu prorogare tale termine di cinque anni
al massimo per la zona o lagglomerato in questione, a condizione che sia predisposto un piano per la qualit dellaria a
norma dellarticolo 23 per la zona o per lagglomerato cui si intende applicare la proroga. Detto piano per la qualit
dellaria integrato dalle informazioni di cui allallegato XV, punto B, relative agli inquinanti in questione e dimostra
come i valori limite saranno conseguiti entro il nuovo termine.
2.
Se in una determinata zona o agglomerato non possibile conformarsi ai valori limite per il PM10 di cui
allallegato XI, per le caratteristiche di dispersione specifiche del sito, per le condizioni climatiche avverse o per
lapporto di inquinanti transfrontalieri, uno Stato membro non soggetto allobbligo di applicare tali valori limite fino
all11 giugno 2011 purch siano rispettate le condizioni di cui al paragrafo 1 e purch lo Stato membro dimostri che
sono state adottate tutte le misure del caso a livello nazionale, regionale e locale per rispettare le scadenze.
(...)
4.
Gli Stati membri notificano alla Commissione i casi in cui ritengono applicabili i paragrafi 1 o 2 e le comunicano
il piano per la qualit dellaria di cui al paragrafo 1, comprese tutte le informazioni utili di cui la Commissione deve
disporre per valutare se le condizioni pertinenti sono soddisfatte. In tale valutazione la Commissione tiene conto degli
effetti stimati sulla qualit dellaria ambiente negli Stati membri, attualmente e in futuro, delle misure adottate dagli
Stati membri e degli effetti stimati sulla qualit dellaria ambiente delle attuali misure comunitarie e delle misure
comunitarie previste che la Commissione proporr.
Se la Commissione non solleva obiezioni entro nove mesi dalla data di ricevimento di tale notifica, le condizioni per
lapplicazione dei paragrafi 1 o 2 sono considerate soddisfatte.
In caso di obiezioni, la Commissione pu chiedere agli Stati membri di rettificare i piani per la qualit dellaria oppure
di presentarne di nuovi.
Fatti di causa e procedimento precontenzioso
17
In applicazione dellarticolo 11 della direttiva 96/62, la Repubblica italiana presentava alla Commissione alcune
relazioni relative al rispetto dei valori limite applicabili alle concentrazioni di PM10 nellaria ambiente per gli anni
2005-2007.
18
Nellesaminare tali relazioni, la Commissione rilevava il superamento dei suddetti valori limite, fissati nella
sezione I dellallegato III della direttiva 1999/30, per un lungo periodo, in numerose zone del territorio italiano.
19
Con lettera del 30 giugno 2008, la Commissione informava la Repubblica italiana della sua intenzione di avviare
il procedimento previsto dallarticolo 226 CE nel caso in cui non avesse ricevuto, entro il 31 ottobre 2008, unistanza di
deroga a norma dellarticolo 22 della direttiva 2008/50.
20
Con lettere del 3 e del 16 ottobre 2008, la Repubblica italiana informava la Commissione delle misure
programmate o adottate da quattordici regioni e da due province autonome al fine di evitare il superamento dei valori
limite applicabili alle concentrazioni di PM10 nelle zone di loro competenza.
21
Non avendo ricevuto, alla data del 14 gennaio 2009, alcuna istanza di deroga da parte di tale Stato membro, la
Commissione concludeva che larticolo 22 della direttiva 2008/50 non trovava applicazione.
22
Pertanto, ritenendo che la Repubblica italiana non avesse rispettato gli obblighi ad essa incombenti in forza
dellarticolo 5, paragrafo 1, della direttiva 1999/30, la Commissione, in data 2 febbraio 2009, inviava a tale Stato
membro una lettera di diffida. A tale lettera era allegato un elenco che indicava 55 zone e agglomerati italiani nei quali i
limiti giornalieri e/o annui applicabili alle concentrazioni di PM10 erano stati superati durante gli anni 2006 e 2007.
23
Con lettere del 1 e del 30 aprile, del 22 ottobre e dell11 novembre 2009, la Repubblica italiana rispondeva alla
Commissione affermando di averle inviato, il 27 gennaio e il 5 maggio 2009, due istanze di deroga a norma dellarticolo
22 della direttiva 2008/50, relative, luna, a 67 zone situate in 12 regioni e 2 province autonome, e, laltra, a 12 zone
situate in altre 3 regioni.
24
Dopo aver analizzato queste due istanze di deroga, la Commissione adottava due decisioni relative a tali istanze,
rispettivamente il 28 settembre 2009 e il 1 febbraio 2010.

20

25
Nella sua decisione del 28 settembre 2009, la Commissione formulava alcune obiezioni allistanza presentata
dalla Repubblica italiana il 27 gennaio 2009, relativamente a 62 delle 67 zone censite da questultima e situate nelle
Regioni dellEmilia-Romagna, del Friuli-Venezia Giulia, del Lazio, della Liguria, della Lombardia, delle Marche,
dellUmbria, del Piemonte, della Toscana e del Veneto, nonch nella Provincia autonoma di Trento.
26
Nella sua decisione del 1 febbraio 2010, la Commissione formulava alcune obiezioni allistanza presentata dalla
Repubblica italiana il 5 maggio 2009, relativamente a undici delle dodici zone censite da questultima e situate nelle
Regioni della Campania, della Puglia e della Sicilia.
27
In seguito, tale Stato membro non presentava nuove istanze di deroga a norma dellarticolo 22 della direttiva
2008/50.
28
Considerato che la Repubblica italiana aveva superato i valori limite applicabili alle concentrazioni di
PM10 nellaria ambiente per diversi anni consecutivi, in numerose zone del territorio italiano, la Commissione, il 7
maggio 2010, adottava un parere motivato nel quale concludeva che la Repubblica italiana non aveva rispettato gli
obblighi ad essa incombenti in forza dellarticolo 5, paragrafo 1, della direttiva 1999/30. La Commissione invitava
pertanto tale Stato membro ad adottare i provvedimenti necessari a conformarsi ai suoi obblighi entro un termine di due
mesi decorrenti dalla notifica del suddetto parere.
29
Nella sua risposta del 6 luglio 2010, la Repubblica italiana faceva valere di aver elaborato una strategia nazionale,
che doveva tradursi nelladozione di un insieme di misure legislative e regolamentari, su scala nazionale, nonch in
linee guida relative ai settori di attivit maggiormente responsabili delle emissioni di PM10 e di sostanze inquinanti
suscettibili di trasformarsi in PM10. La Repubblica italiana, inoltre, chiedeva di tenere una riunione con i servizi della
Commissione al fine di discutere delle misure legislative e regolamentari programmate. Tale riunione si teneva a
Bruxelles (Belgio) il 26 luglio 2010.
30
Con lettera del 25 agosto 2010, la Repubblica italiana ammetteva che, alla scadenza del termine assegnatole per
rispondere al parere motivato, i valori limite applicabili alle concentrazioni di PM10 nellaria ambiente erano ancora
superati in numerose zone e agglomerati italiani. Tale Stato membro trasmetteva alla Commissione altre informazioni
relative alle misure nazionali che sarebbero state adottate nellautunno del 2010 e comunicate prima del mese di
novembre 2010, accompagnate da una valutazione di impatto riguardante le zone e gli agglomerati nei quali tali valori
limite erano ancora superati, al fine di poter beneficiare di una deroga a norma dellarticolo 22 della direttiva 2008/50.
31
In seguito, la Commissione non veniva informata delladozione di tali misure nazionali. Essa non riceveva
neanche valutazioni di impatto riguardanti le zone e gli agglomerati interessati, n nuove istanze di deroga a norma
dellarticolo 22 della direttiva 2008/50.
32
Alla luce di tali fatti, la Commissione proponeva il presente ricorso.
Sul ricorso
Argomenti delle parti
33
Nel suo ricorso, la Commissione sostiene che le relazioni presentate a norma dellarticolo 11 della direttiva 96/62
dalla Repubblica italiana per lanno 2005 e per gli anni successivi mostrano lesistenza di superamenti dei valori limite
applicabili alle concentrazioni di PM10 nellaria ambiente per un lungo periodo e in numerose zone del territorio
italiano.
34
Inoltre, secondo le informazioni trasmesse da tale Stato membro per lanno 2009, il superamento di tali valori
limite perdurerebbe in 70 zone situate nelle Regioni della Campania, dellEmilia-Romagna, del Friuli-Venezia Giulia,
del Lazio, della Liguria, della Lombardia, delle Marche, dellUmbria, del Piemonte, della Puglia, della Sicilia, della
Toscana e del Veneto, nonch nella Provincia autonoma di Trento.
35
Ebbene, la Repubblica italiana non avrebbe adottato le misure necessarie per assicurare il rispetto dei valori limite
applicabili alle concentrazioni di PM10 e non avrebbe presentato nuove istanze di deroga a norma dellarticolo 22 della
direttiva 2008/50.
36
La Repubblica italiana rileva che le emissioni di PM10 provengono sia da fonti di origine antropica, come il
riscaldamento, sia da fonti naturali, come i vulcani, sia da reazioni chimiche che si producono nellatmosfera tra gli
inquinanti detti precursori. Le concentrazioni di PM10 nellaria ambiente sarebbero inoltre fortemente influenzate
dalle condizioni meteorologiche e dallentit del sollevamento delle particelle depositate al suolo.
37
Essendo stato rilevato a partire dallanno 2001 il superamento dei valori limite applicabili alle concentrazioni di
PM10, le regioni italiane avrebbero adottato i piani di cui allarticolo 8 della direttiva 96/62 al fine di ridurre le
emissioni di tali particelle. Tali piani avrebbero riguardato principalmente il settore dei trasporti. In seguito, altre misure
sarebbero state adottate progressivamente a partire dallanno 2006 per quanto riguarda il settore civile, lagricoltura e
lallevamento.
38
Anche su scala nazionale, le autorit competenti avrebbero adottato misure nei settori civile, dellindustria,
dellagricoltura e dei trasporti al fine di ridurre le concentrazioni di PM10 nellaria ambiente.
39
Linsieme di tali disposizioni avrebbe contribuito ad un netto miglioramento della qualit dellaria tra lanno 1990
e lanno 2009, con una diminuzione del numero di giorni di superamento del valore limite giornaliero per le particelle
PM10. Tuttavia, tale miglioramento non sarebbe stato sufficiente per assicurare il rispetto dei valori limite applicabili
alle concentrazioni di PM10 entro i termini assegnati.
40
In effetti, secondo la Repubblica italiana, tale obiettivo era impossibile da raggiungere. Per riuscirvi, sarebbe stato
necessario adottare misure drastiche sul piano economico e sociale e violare diritti e libert fondamentali, quali la libera

21

circolazione delle merci e delle persone, liniziativa economica privata e il diritto dei cittadini ai servizi di pubblica
utilit.
41
La Repubblica italiana ritiene che esistano almeno cinque ragioni per le quali i valori limite applicabili alle
concentrazioni di PM10 non sono stati rispettati entro i termini assegnati, cio: in primo luogo, la complessit del
fenomeno di formazione delle particelle PM10; in secondo luogo, linfluenza della meteorologia sulle concentrazioni
atmosferiche di PM10; in terzo luogo, linsufficiente conoscenza tecnica del fenomeno della formazione delle particelle
PM10 che ha indotto a fissare termini troppo brevi per il rispetto di tali valori limite; in quarto luogo, il fatto che le
differenti politiche dellUnione europea finalizzate a ridurre i precursori delle particelle PM10 non hanno prodotto i
risultati attesi, e, in quinto luogo, lassenza di coordinamento tra la politica dellUnione in materia di qualit dellaria e,
in particolare, quella finalizzata a ridurre i gas a effetto serra.
42
Nella sua replica, la Commissione rileva che, nellambito delle direttive 96/62, 1999/30 e 2008/50, essa pu
basarsi, per il controllo del rispetto dei valori limite applicabili alle concentrazioni di PM10, soltanto sui dati presentati
dallo Stato membro in questione, il quale stabilisce le zone di misurazione delle concentrazioni di PM10 e si fa carico di
effettuare tali misurazioni. In questa situazione, il fatto che tali valori limite siano stati superati per diversi anni
consecutivi, in numerose zone, sarebbe perfettamente noto alla Repubblica italiana.
43
Per quanto riguarda largomento relativo allesistenza di motivi di ordine generale che non avrebbero permesso
alla Repubblica italiana di rispettare i valori limite applicabili alle concentrazioni di PM10 entro i termini assegnati, la
Commissione ricorda che larticolo 22 della direttiva 2008/50 prevede, a certe condizioni, una deroga allobbligo di
applicare tali valori limite. Ebbene, la Repubblica italiana non avrebbe presentato alcuna nuova istanza di deroga in
seguito alle obiezioni formulate dalla Commissione nelle sue decisioni del 28 settembre 2009 e del 1 febbraio 2010.
44
Inoltre, nella sua decisione del 28 settembre 2009, la Commissione avrebbe affermato che largomento relativo
allemissione di PM10 su scala mondiale e continentale pu essere preso in considerazione soltanto in alcune situazioni
specifiche e non in via generale. Riguardo al bacino del Po, essa avrebbe sottolineato che il contributo stimato
dellinquinamento transfrontaliero nel bacino del Po non pu essere considerato rappresentativo a causa della
particolare situazione geografica di questa zona (circondata dalle montagne e dal mare). La Commissione rileva che il
contributo transfrontaliero comunque dimportanza limitata in questa zona.
45
Allo stesso modo, nelle sue decisioni del 28 settembre 2009 e del 1 febbraio 2010, la Commissione avrebbe
rilevato lassenza di informazioni fornite dalla Repubblica italiana, ai sensi dellarticolo 20 della direttiva 2008/50, in
merito al contributo delle fonti naturali al superamento dei valori limite applicabili alle concentrazioni di PM10 nelle
zone in questione. Inoltre, la Repubblica italiana, pur avendo presentato alla Commissione alcuni piani regionali, non le
avrebbe ancora presentato un piano nazionale per la qualit dellaria.
46
A proposito dellargomento relativo alla necessit di adottare misure drastiche sul piano economico e sociale e di
violare diritti fondamentali, la Commissione rileva che nessuno Stato membro ha proposto ricorsi di annullamento
contro le direttive 1999/30 e 2008/50.
47
La Commissione aggiunge che la Repubblica italiana riconosce, nel suo controricorso, che i valori limite
applicabili alle concentrazioni di PM10 continuano a non essere rispettati e che tale situazione non sar risolta a breve o
a medio termine. La Commissione ne deduce che la situazione di superamento di tali valori limite presenta un carattere
costante e sistemico.
48
Pertanto, se la Corte si limitasse a constatare linadempimento per gli anni 2005-2007, tale sentenza non avrebbe
alcun effetto utile. Infatti, permanendo linadempimento, la Commissione sarebbe costretta a proporre un nuovo ricorso
per gli anni 2008-2010, e cos di seguito. Dunque, la Commissione chiede alla Corte di pronunciarsi anche sulla
situazione presente, dal momento che il ricorso riguarda il rispetto continuativo delle direttive 1999/30 e 2008/50.
Giudizio della Corte
49
In via preliminare occorre rilevare che, sebbene la Repubblica italiana non abbia sollevato alcuna eccezione di
irricevibilit del presente ricorso, la Corte pu esaminare dufficio se ricorrano i presupposti previsti dallarticolo
258 TFUE per la proposizione di un ricorso per inadempimento (v., in particolare, sentenze del 31 marzo 1992,
Commissione/Italia, C-362/90, Racc. pag. I-2353, punto 8; del 26 gennaio 2012, Commissione/Slovenia, C-185/11,
punto 28, e del 15 novembre 2012, Commissione/Portogallo, C-34/11, punto 42).
50
In tale prospettiva, si deve verificare se il parere motivato e il ricorso presentino le censure in modo coerente e
preciso, cos da consentire alla Corte di conoscere esattamente la portata della violazione del diritto dellUnione
contestata, presupposto necessario affinch la Corte possa verificare lesistenza dellinadempimento addotto (v., in tal
senso, sentenze del 1 febbraio 2007, Commissione/Regno Unito, C-199/04, Racc. pag. I-1221, punti 20 e 21, nonch
Commissione/Portogallo, cit., punto 43).
51
Infatti, come risulta in particolare dallarticolo 38, paragrafo 1, lettera c), del regolamento di procedura della
Corte, nella versione in vigore alla data di presentazione del ricorso, e dalla giurisprudenza relativa a tale disposizione,
latto introduttivo del giudizio deve indicare loggetto della controversia e contenere lesposizione sommaria dei motivi
dedotti, e tali indicazioni devono essere sufficientemente chiare e precise per consentire alla parte convenuta di
preparare la sua difesa e alla Corte di esercitare il suo controllo. Ne discende che gli elementi essenziali di fatto e di
diritto sui quali si fonda un ricorso devono emergere in modo coerente e comprensibile dal testo dellatto introduttivo
stesso e che le conclusioni di questultimo devono essere formulate in modo inequivoco, al fine di evitare che la Corte
statuisca ultra petita ovvero ometta di pronunciarsi su una censura (v. sentenza Commissione/Portogallo, cit., punto 44 e
la giurisprudenza ivi citata).

22

52
Nel caso di specie, la Commissione non precisa, n nelle conclusioni del proprio atto introduttivo del giudizio n
nelle motivazioni di questultimo, gli anni per i quali linadempimento viene contestato. In effetti, essa si limita ad
affermare che la Repubblica italiana ha superato i valori limite applicabili alle concentrazioni di PM10 per diversi anni
consecutivi. Essa sostiene che si tratta di un inadempimento attuale e che la decisione della Corte deve riguardare il
presente e non il passato, senza precisare il periodo in questione.
53
Ci considerato, giocoforza constatare che la mancata indicazione di un elemento indispensabile del contenuto
dellatto introduttivo del giudizio, quale il periodo in cui la Repubblica italiana avrebbe violato, secondo le affermazioni
della Commissione, il diritto dellUnione, non risponde ai requisiti di coerenza, di chiarezza e di precisione (v., in tal
senso, sentenza Commissione/Portogallo, cit., punto 47).
54
Inoltre, la Commissione non indica il periodo preciso interessato dallinadempimento contestato e si astiene, per
di pi, dal fornire prove pertinenti, sottolineando laconicamente che essa non ha alcun interesse ad agire, nella presente
causa, per ottenere dalla Corte una pronuncia su fatti passati, dato che essa non trae alcun vantaggio da una sentenza che
accerti una situazione passata. Cos, detta istituzione non solo viola manifestamente gli obblighi, sia per la Corte sia per
s stessa, che discendono dalla giurisprudenza citata ai punti 50 e 51 della presente sentenza, ma neppure mette la Corte
in condizione di esercitare il suo controllo sul presente ricorso per inadempimento.
55
Occorre tuttavia rilevare che la verifica delle relazioni annuali presentate dalla Repubblica italiana e riguardanti
gli anni 2005-2007 ha mostrato che i valori limite applicabili alle concentrazioni di PM10 erano stati superati in diverse
zone e agglomerati. Sulla base di tali relazioni, la Commissione ha ritenuto che la Repubblica italiana non avesse
rispettato gli obblighi previsti dallarticolo 5, paragrafo 1, della direttiva 1999/30 per il fatto che, in 55 zone e
agglomerati italiani, indicati in allegato alla diffida, i valori limite giornalieri e/o annui applicabili alle concentrazioni di
PM10 erano stati superati negli anni 2006 e 2007.
56
Da tali elementi si pu desumere che linadempimento degli obblighi previsti dallarticolo 5, paragrafo 1, della
direttiva 1999/30 si estende comunque sul periodo degli anni 2006 e 2007 e riguarda 55 zone e agglomerati italiani.
57
Pertanto, il presente ricorso per inadempimento, nei limiti cos definiti, pu essere dichiarato ricevibile.
Viceversa, nella misura in cui esso riguarda lanno 2005 e il periodo successivo allanno 2007, detto ricorso deve essere
respinto in quanto irricevibile.
58
Quanto alla fondatezza del presente ricorso, va ricordato che la Repubblica italiana ammette, nelle sue
osservazioni, il superamento dei valori limite applicabili alle concentrazioni di PM10 nei limiti constatati al punto 56
della presente sentenza.
59
La Repubblica italiana aggiunge che tali valori limite non potevano essere rispettati entro i termini assegnati dalla
direttiva 1999/30 per almeno cinque ragioni, enunciate al punto 41 della presente sentenza. In tale situazione, assicurare
il rispetto di tali valori limite avrebbe implicato ladozione di misure drastiche sul piano economico e sociale, nonch la
violazione di diritti e libert fondamentali, quali la libera circolazione delle merci e delle persone, liniziativa
economica privata e il diritto dei cittadini ai servizi di pubblica utilit.
60
A questo proposito, occorre sottolineare che, in mancanza di modifica di una direttiva ad opera del legislatore
dellUnione allo scopo di prorogare i termini di attuazione, gli Stati membri sono tenuti a rispettare i termini
originariamente fissati.
61
Inoltre, occorre constatare che la Repubblica italiana non sostiene di aver domandato, in particolare,
lapplicazione dellarticolo 5, paragrafo 4, della direttiva 1999/30, riguardante la situazione in cui i valori limite
applicabili alle concentrazioni di PM10 nellaria ambiente sono superati a causa di eventi naturali, i quali danno luogo a
concentrazioni che superano notevolmente i normali livelli di fondo originati da fonti naturali.
62
Orbene, il procedimento previsto dallarticolo 258 TFUE si basa sullaccertamento oggettivo dellinosservanza da
parte di uno Stato membro degli obblighi impostigli dal Trattato FUE o da un atto di diritto derivato (v. sentenze del 1
marzo 1983, Commissione/Belgio, 301/81, Racc. pag. 467, punto 8, e del 4 marzo 2010, Commissione/Italia, C-297/08,
Racc. pag. I-1749, punto 81).
63
Una volta giunti, come nella fattispecie, a un siffatto accertamento, irrilevante che linadempimento derivi dalla
volont dello Stato membro cui addebitabile, dalla negligenza di tale Stato, oppure dalle difficolt tecniche cui
questultimo abbia dovuto far fronte (sentenze del 1 ottobre 1998, Commissione/Spagna, C-71/97, Racc. pag. I-5991,
punto 15, e del 4 marzo 2010, Commissione/Italia, cit., punto 82).
64
In ogni caso, uno Stato membro che si trovi a dover far fronte a difficolt momentaneamente insormontabili che
gli impediscono di conformarsi agli obblighi derivanti dal diritto dellUnione pu appellarsi a una situazione di forza
maggiore solo per il periodo necessario a porre rimedio a tali difficolt (v., in tal senso, sentenza del 13 dicembre 2001,
Commissione/Francia, C-1/00, Racc. pag. I-9989, punto 131).
65
Invece, nel caso di specie, gli argomenti addotti dalla Repubblica italiana sono troppo generici e imprecisi per
poter configurare un caso di forza maggiore che giustifichi il mancato rispetto dei valori limite applicabili alle
concentrazioni di PM10 nelle 55 zone e agglomerati italiani considerati dalla Commissione.
66
Di conseguenza, si deve accogliere il ricorso entro i limiti indicati al punto 56 della presente sentenza.
67
Alla luce delle considerazioni sopraesposte, si deve dichiarare che la Repubblica italiana, avendo omesso di
provvedere, per gli anni 2006 e 2007, affinch le concentrazioni di PM10 nellaria ambiente non superassero, nelle 55
zone e agglomerati italiani considerati nella diffida della Commissione del 2 febbraio 2009, i valori limite fissati
allarticolo 5, paragrafo 1, della direttiva 1999/30, venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza di tale
disposizione.

23

Sulle spese
68
Ai sensi dellarticolo 138, paragrafo 1, del regolamento di procedura, la parte soccombente condannata alle
spese se ne stata fatta domanda. Ai sensi dellarticolo 138, paragrafo 3, prima frase, dello stesso regolamento, se le
parti soccombono rispettivamente su uno o pi capi, le spese sono compensate.
69
Nella presente controversia, si deve tener conto del fatto che laddebito della Commissione relativo al mancato
rispetto degli obblighi risultanti dallarticolo 5 della direttiva 1999/30, divenuto articolo 13 della direttiva 2008/50,
stato dichiarato irricevibile per quanto concerne lanno 2005 e il periodo successivo allanno 2007.
70
Di conseguenza, occorre condannare la Commissione e la Repubblica italiana a sopportare ciascuna le proprie
spese.
Per questi motivi, la Corte (Prima Sezione) dichiara e statuisce:
1)
La Repubblica italiana, avendo omesso di provvedere, per gli anni 2006 e 2007, affinch le concentrazioni di
PM10 nellaria ambiente non superassero, nelle 55 zone e agglomerati italiani considerati nella diffida della
Commissione europea del 2 febbraio 2009, i valori limite fissati allarticolo 5, paragrafo 1, della direttiva 1999/30/CE
del Consiglio, del 22 aprile 1999, concernente i valori limite di qualit dellaria ambiente per il biossido di zolfo, il
biossido di azoto, gli ossidi di azoto, le particelle e il piombo, venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza
di tale disposizione.
2)
Il ricorso respinto quanto al resto.
3)
La Commissione europea e la Repubblica italiana sopportano ciascuna le proprie spese.
Firme
http://curia.europa.eu/juris/document/document.jsf?text=&docid=131974&pageIndex=0&doclang=IT&mode=lst&dir=
&occ=first&part=1&cid=30518
CORTE DI GIUSTIZIA delle Comunit Europee, SENTENZA DELLA CORTE (Seconda Sezione) 25
luglio 2008 (*)
Direttiva 96/62/CE - Valutazione e gestione della qualit dell'aria ambiente - Fissazione dei valori limite - Diritto di un
terzo vittima di danni alla salute alla predisposizione di un piano d'azione
Nel procedimento C-237/07,
avente ad oggetto la domanda di pronuncia pregiudiziale proposta alla Corte, ai sensi dell'art. 234 CE, dal
Bundesverwaltungsgericht (Germania), con ordinanza 29 marzo 2007, pervenuta in cancelleria il 14 maggio 2007, nella
causa tra
Dieter Janecek e Freistaat Bayern,
LA CORTE (Seconda Sezione),
composta dal sig. C.W.A. Timmermans, presidente di sezione, dai sigg. L. Bay Larsen, K. Schiemann, J. Makarczyk e
J.-C Bonichot (relatore), giudici,
avvocato generale: sig. J. Mazk
cancelliere: sig. B. Flop, amministratore
vista la fase scritta del procedimento e in seguito all'udienza del 5 giugno 2008,
considerate le osservazioni presentate:
- per il sig. Janecek, dal sig. R. Klinger, Rechtsanwalt;
- per il governo olandese, dalla sig.ra C. Wissels e dal sig. M. De Grave, in qualit di agenti;
- per il governo austriaco, dalla sig.ra C. Pesendorfer, in qualit di agente;
- per la Commissione delle Comunit europee, dal sig. F. Erlbacher nonch dalle sig.re A. Alcover San Pedro e D.
Recchia, in qualit di agenti,
vista la decisione, adottata dopo aver sentito l'avvocato generale, di giudicare la causa senza conclusioni,
ha pronunciato la seguente
Sentenza
1 La domanda di pronuncia pregiudiziale verte sull'interpretazione dell'art. 7, n. 3, della direttiva del Consiglio 27
settembre 1996, 96/62/CE, in materia di valutazione e di gestione della qualit dell'aria ambiente (GU L 296, pag. 55),
come modificata dal regolamento (CE) del Parlamento europeo e del Consiglio 29 settembre 2003, n. 1882 (GU L 284,
pag. 1; in prosieguo: la direttiva 96/62).
2 Questa domanda stata presentata nell'ambito di una controversia tra il sig. Janecek ed il Freistaat Bayern in merito
ad una domanda diretta a che sia imposto a quest'ultimo di predisporre un piano di azione per la qualit dell'aria nel
settore della Landshuter Allee, in Monaco di Baviera, dove risiede l'interessato; questo piano dovrebbe contenere le
misure da adottare a breve termine per garantire l'osservanza del limite autorizzato dalla normativa comunitaria per

24

quanto concerne le emissioni di particelle fini PM10 nell'aria ambiente.


Contesto normativo
La normativa comunitaria
3 Ai sensi del dodicesimo considerando' della direttiva 96/62:
() Per tutelare l'ambiente nel suo complesso e la salute umana, necessario che gli Stati membri intervengano
quando vengono superati i valori limite al fine di conformarsi a tali valori entro il termine stabilito.
4 L'allegato I alla direttiva 96/62 contiene un elenco degli inquinanti atmosferici da considerare nel quadro della
valutazione e della gestione della qualit dell'aria ambiente. Il punto 3 di quest'elenco menziona le particelle fini quali
la fuliggine (ivi compreso PM10).
5 L'art. 7 della direttiva 96/62, intitolato Miglioramento della qualit dell'aria ambiente - Requisiti generali, cos
dispone:
1. Gli Stati membri adottano le misure necessarie per assicurare il rispetto dei valori limite.
()
3. Gli Stati membri predispongono piani d'azione che indicano le misure da adottare a breve termine in casi di rischio di
un superamento dei valori limite e/o delle soglie d'allarme, al fine di ridurre il rischio e limitarne la durata. ().
6 L'art. 8 di questa direttiva, intitolato Misure applicabili nelle zone in cui i livelli superano il valore limite, enuncia
quanto segue:
1. Gli Stati membri elaborano l'elenco delle zone e degli agglomerati in cui i livelli di uno o pi inquinanti superano i
valori limite oltre il margine di superamento.
Allorch non stato fissato un margine di superamento per un determinato inquinante, le zone e gli agglomerati in cui il
livello di tale inquinante supera il valore limite sono equiparati alle zone e agli agglomerati di cui al primo comma e si
applicano i paragrafi 3, 4 e 5.
2. Gli Stati membri elaborano l'elenco delle zone e degli agglomerati in cui i livelli di uno o pi inquinanti sono
compresi tra il valore limite e il valore limite aumentato del margine di superamento.
3. Nelle zone e negli agglomerati di cui al paragrafo 1, gli Stati membri adottano misure atte a garantire l'elaborazione o
l'attuazione di un piano o di un programma che consenta di raggiungere il valore limite entro il periodo di tempo
stabilito.
Tale piano o programma, da rendere pubblico, deve riportare almeno le informazioni di cui all'allegato IV.
4. Nelle zone e negli agglomerati di cui al paragrafo 1 in cui il livello di pi inquinanti supera i valori limite, gli Stati
membri predispongono un piano integrato che interessi tutti gli inquinanti in questione.
().
7 L'art. 5, n. 1, della direttiva del Consiglio 22 aprile 1999, 1999/30/CE, concernente i valori limite di qualit dell'aria
ambiente per il biossido di zolfo, il biossido di azoto, gli ossidi di azoto, le particelle e il piombo (GU L 163, pag. 41),
cos dispone:
Gli Stati membri adottano le misure necessarie per garantire che le concentrazioni di particelle PM10 nell'aria
ambiente, valutate a norma dell'articolo 7, non superino i valori limite indicati nella sezione I dell'allegato III a
decorrere dalle date ivi indicate.
I margini di tolleranza indicati nella sezione I dell'allegato III si applicano a norma dell'articolo 8 della direttiva
96/62/CE.
8 L'allegato III, fase 1, punto 1, alla direttiva 1999/30 presenta, in una tabella, i valori limite per le particelle fini PM10.
La normativa nazionale
9 La direttiva 96/62 stata recepita nell'ordinamento tedesco mediante la legge sulla protezione contro gli effetti nocivi

25

sull'ambiente dell'inquinamento dell'aria, acustico, delle vibrazioni e di altro genere (Gesetz zum Schutz vor schdlichen
Umwelteinwirkungen durch Luftverunreinigungen, Gerusche, Erschtterungen und nliche Vorgnge), nella versione
pubblicata il 26 settembre 2002 (BGBl I, pag. 3830), quale modificata mediante legge 25 giugno 2005 (BGBl I, pag.
1865; in prosieguo: la legge tedesca in materia di lotta all'inquinamento).
10 L'art. 45 della legge tedesca in materia di lotta all'inquinamento, intitolato Miglioramento della qualit dell'aria,
cos dispone:
(1) Le autorit competenti devono adottare le misure necessarie per garantire l'osservanza dei valori delle emissioni
stabiliti dall'art. 48 bis, in particolare mediante i piani previsti dall'art. 47.
().
11 L'art. 47 della medesima legge, intitolato Piani per la qualit dell'aria, piani d'azione, legislazione dei Land, cos
dispone:
(1) In caso di superamento dei valori limite, aumentati dei margini di superamento legali e stabiliti mediante
regolamento in forza dell'art. 48 bis, n. 1, le autorit competenti devono predisporre un piano per la qualit dell'aria, che
indichi le misure necessarie per ridurre in modo duraturo gli inquinanti atmosferici in conformit a quanto imposto dal
regolamento.
(2) In caso di rischio di superamento dei valori limite o delle soglie di allarme delle emissioni definiti mediante
regolamento in forza dell'art. 48 bis, n. 1, l'autorit competente deve predisporre un piano di azione che stabilisca le
misure da adottare a breve termine, che devono essere in grado di ridurre il rischio di superamento e limitarne la durata.
I piani di azione possono essere inseriti in un piano per la qualit dell'aria, ai sensi del n. 1.
().
12 Le soglie massime di emissione menzionate dall'art. 47 della legge tedesca in materia di lotta all'inquinamento sono
stabilite dal ventiduesimo regolamento di esecuzione della detta legge, il cui art. 4, n. 1, cos dispone:
Per le PM10, il valore limite delle emissioni nelle 24 ore, in considerazione delle esigenze di tutela della salute umana,
pari a 50 g/m3; i casi di superamento nel corso di un anno non possono superare il numero di 35 ().
Causa principale e questioni pregiudiziali
13 Il sig. Janecek risiede lungo la Landshuter Allee, sulla circonvallazione interna di Monaco di Baviera, a circa m 900
a nord di una stazione di controllo della qualit dell'aria.
14 Le misurazioni effettuate in questa stazione hanno dimostrato che, nel corso del 2005 e del 2006, il valore massimo
per le emissioni di particelle fini PM10 stato superato ben pi di 35 volte, laddove questo numero di violazioni
rappresenta il massimo autorizzato dalla legge tedesca in materia di lotta all'inquinamento.
15 pacifico che, per quanto riguarda il territorio del comune di Monaco di Baviera, esiste un piano d'azione per la
qualit dell'aria, dichiarato obbligatorio il 28 dicembre 2004.
16 Tuttavia, il ricorrente nella causa principale ha proposto ricorso dinanzi al Verwaltungsgericht Mnchen, chiedendo
che fosse ordinato al Freistaat Bayern di predisporre un piano di azione per la qualit dell'aria nel settore della
Landshuter Allee, affinch vengano stabilite le misure da adottare a breve termine per garantire l'osservanza del numero
massimo autorizzato di 35 violazioni annuali del valore stabilito come soglia massima per le emissioni di particelle fini
PM10. Il detto giudice ha dichiarato il ricorso infondato.
17 Il Verwaltungsgerichtshof, adito in appello, ha adottato una posizione differente, giudicando che i residenti
interessati possono pretendere dalle autorit competenti la predisposizione di un piano di azione, ma che essi non
possono chiedere che quest'ultimo contenga le misure idonee a garantire l'osservanza a breve termine dei valori massimi
di emissione di particelle fini PM10. Secondo questo giudice, le autorit nazionali sono obbligate soltanto a garantire
che quest'obiettivo venga perseguito mediante un piano di tal genere, nei limiti del possibile e di quanto risulti
proporzionato allo scopo. Di conseguenza, esso ha ingiunto al Freistaat Bayern di predisporre un piano di azione che
rispettasse i suddetti obblighi.
18 Il sig. Janecek e il Freistaat Bayern hanno impugnato la sentenza del Verwaltungsgerichtshof dinanzi al
Bundesverwaltungsgericht. Secondo quest'ultimo giudice, il ricorrente nella causa principale non pu invocare nessun

26

diritto alla predisposizione di un piano di azione in forza dell'art. 47, n. 2, della legge tedesca in materia di lotta
all'inquinamento. Il detto giudice ritiene inoltre che n lo spirito n la lettera dell'art. 7, n. 3, della direttiva 96/62
attribuiscano un diritto soggettivo alla predisposizione di un piano del genere.
19 Il giudice del rinvio spiega che, malgrado l'omessa adozione, persino illecita, di un piano di azione non violi,
secondo l'ordinamento nazionale, i diritti del ricorrente nella causa principale, quest'ultimo non sprovvisto di
strumenti per far rispettare la normativa. Infatti, la tutela contro gli effetti nocivi delle particelle fini PM10 dovrebbe
essere garantita con misure indipendenti da un piano del genere, di cui gli interessati hanno il diritto di pretendere la
realizzazione da parte delle autorit competenti. In questo modo sarebbe garantita una protezione effettiva, in condizioni
equivalenti a quelle risultanti dalla formulazione di un piano di azione.
20 Il Bundesverwaltungsgericht riconosce tuttavia che una parte della dottrina trae conclusioni differenti dalle
disposizioni comunitarie in questione, secondo le quali i terzi interessati avrebbero il diritto alla predisposizione di un
piano di azione; tale tesi parrebbe confermata dalla sentenza 30 maggio 1991, causa C-59/89, Commissione/Germania
(Racc. pag. I-2607).
21 Alla luce di ci, il Bundesverwaltungsgericht ha deciso di sospendere il procedimento e di proporre alla Corte le
seguenti questioni pregiudiziali:
1) Se l'art. 7, n. 3, della direttiva () 96/62(), sia da interpretare nel senso che ad un terzo, che abbia subito danni
alla salute, viene conferito un diritto soggettivo all'adozione di un piano d'azione anche allorquando, indipendentemente
dal piano d'azione, lo stesso in grado di far valere il suo diritto alla difesa contro gli effetti nocivi per la salute dovuti
al superamento del valore massimo di emissione fissato per le particelle di polveri fini PM10, agendo in giudizio per
ottenere l'intervento delle autorit competenti.
2) Qualora la prima questione debba essere risolta in senso affermativo: se un terzo, esposto agli effetti nocivi per la
salute prodotti dalle particelle di polveri fini PM10, abbia diritto all'adozione di detto piano d'azione recante misure da
applicare a breve termine, atte a garantire la stretta osservanza del valore massimo di emissione fissato per le particelle
di polveri fini PM10.
3) Qualora la seconda questione debba essere risolta in senso negativo: in che misura, grazie ai provvedimenti definiti
nel piano d'azione, il rischio di superamento del valore massimo debba essere ridotto e la sua durata circoscritta. Se il
piano d'azione possa limitarsi, alla stregua di un programma graduale, a misure che, pur non garantendo il rispetto del
valore massimo, contribuiscano ci nondimeno al miglioramento a breve termine della qualit dell'aria.
Sulle questioni pregiudiziali
Osservazioni presentate alla Corte
22 Il ricorrente nella causa principale asserisce che, in tutti i casi in cui l'inosservanza, da parte delle autorit nazionali,
delle disposizioni di una direttiva diretta a proteggere la sanit pubblica possa mettere a rischio la salute delle persone,
queste ultime devono poter invocare le norme di ordine pubblico che esse contengono [v., per quanto riguarda la
direttiva del Consiglio 15 luglio 1980, 80/779/CEE, relativa ai valori limite e ai valori guida di qualit dell'aria per
l'anidride solforosa e le particelle in sospensione (GU L 229, pag. 30), sentenza 30 maggio 1991, causa C-361/88,
Commissione/Germania, Racc. pag. I-2567, punto 16, e, per quanto concerne le direttive del Consiglio 16 giugno 1975,
75/440/CEE, concernente la qualit delle acque superficiali destinate alla produzione di acqua potabile negli Stati
membri (GU L 194, pag. 26) e 9 ottobre 1979, 79/869/CEE, relativa ai metodi di misura, alla frequenza dei
campionamenti e delle analisi delle acque superficiali destinate alla produzione di acqua potabile negli Stati membri
(GU L 271, pag. 44) sentenza 17 ottobre 1991, causa C-58/89, Commissione/Germania, Racc. pag. I-4983, punto 14].
23 Poich ritiene che la direttiva 96/62 miri a proteggere la salute umana, il ricorrente nella causa principale sostiene
che l'art. 7, n. 3, della detta direttiva costituisce una norma di ordine pubblico, la quale impone la predisposizione di un
piano di azione una volta che esista anche solo il semplice rischio di superamento di un valore massimo. L'obbligo di
predisporre un piano del genere in tale ipotesi, la cui esistenza pacifica nella controversia principale, costituirebbe di
conseguenza una norma di cui egli potrebbe valersi, in base alla giurisprudenza citata nel punto precedente della
presente motivazione.
24 Per quanto concerne il contenuto del piano di azione, il ricorrente nella causa principale sostiene che esso deve
prevedere tutte le misure idonee affinch il periodo di superamento dei valori massimi sia il pi breve possibile. Ci si
ricaverebbe in particolare dall'economia dell'art. 7, n. 3, della direttiva 96/62, il quale indica chiaramente che i piani di
azione devono essere redatti una volta che esista anche solo il semplice rischio di superamento di questi valori, e
dell'art. 8, n. 3, della medesima direttiva, secondo il quale, quando i valori massimi sono gi superati, gli Stati membri

27

devono adottare misure per elaborare o porre in esecuzione un piano o un programma, che consenta di raggiungere il
valore massimo entro il termine stabilito.
25 Il governo olandese sostiene che l'art. 7, n. 3, della direttiva 96/62 non conferisce ai terzi un diritto soggettivo alla
predisposizione di un piano di azione. Gli Stati membri disporrebbero di un'ampia discrezionalit tanto per l'adozione
dei piani di azione, quanto per la determinazione dei loro contenuti.
26 Dalla medesima disposizione si ricaverebbe che il legislatore comunitario ha inteso lasciare agli Stati membri il
potere di porre in esecuzione un piano di azione e di adottare le misure accessorie, che essi giudichino necessarie e
adeguate per raggiungere il risultato programmato.
27 Di conseguenza, l'art. 7, n. 3, della direttiva 96/62 non imporrebbe agli Stati membri nessun obbligo di risultato.
L'ampia discrezionalit di cui disporrebbero consentirebbe loro di ponderare diversi interessi e di adottare
provvedimenti concreti, i quali tengano conto tanto dell'osservanza dei valori massimi quanto di altri interessi ed
obblighi, quali la libera circolazione all'interno dell'Unione europea.
28 Pertanto, gli Stati membri sarebbero obbligati unicamente a porre in esecuzione piani di azione, i quali indichino le
misure da adottare a breve termine per ridurre il rischio di superamento dei detti valori o limitarne la durata.
29 Il governo austriaco ricorda che la Corte ha dichiarato che le disposizioni del diritto comunitario, che stabiliscono
valori massimi al fine di tutelare la salute umana, conferiscono parimenti agli interessati un diritto all'osservanza di
questi valori, che essi possono far valere in giudizio (sentenza 30 maggio 1991, causa C-59/89,
Commissione/Germania, cit.).
30 Questo governo ritiene tuttavia che, sebbene l'art. 7, n. 3, della direttiva 96/62 possa ritenersi direttamente efficace,
da ci non deriva che questa disposizione stabilisca, a vantaggio dei soggetti dell'ordinamento, un diritto soggettivo alla
predisposizione di piani di azione, dal momento che, a suo parere, essa mira unicamente all'adozione di misure in grado
di contribuire a garantire l'osservanza dei valori massimi nel quadro dei programmi nazionali.
31 La Commissione asserisce che dalla lettera della direttiva 96/62, in particolare dal combinato disposto degli artt. 7, n.
3, e 2, punto 5, nonch dal dodicesimo considerando' di quest'ultima, si ricava che la fissazione dei valori massimi per
le particelle fini PM10 mira alla tutela della salute umana. Ebbene, la Corte avrebbe dichiarato, con riferimento a
disposizioni analoghe, che, in tutti i casi in cui il superamento dei valori massimi possa mettere a rischio la salute delle
persone, queste ultime potevano invocare tali norme al fine di affermare i loro diritti (citate sentenze 30 maggio 1991,
causa C-361/88, Commissione/Germania, punto 16, e causa C-59/89, Commissione/Germania, punto 19, nonch 17
ottobre 1991, Commissione/Germania, punto 14).
32 I principi fissati in tali sentenze si applicherebbero ai piani di azione di cui alla direttiva 96/62. Pertanto, l'autorit
competente sarebbe obbligata a predisporre piani del genere quando le condizioni stabilite da questa direttiva sono
soddisfatte. Ne discenderebbe che un terzo interessato dal superamento di valori massimi potrebbe invocare il suo
diritto a che venga predisposto un piano di azione, necessario per raggiungere l'obiettivo relativo a questi valori massimi
fissato dalla detta direttiva.
33 Per quanto concerne il contenuto dei piani di azione, la Commissione basa la sua risposta sui termini dell'art. 7, n. 3,
della direttiva 96/62, secondo i quali questi piani di azione devono prevedere misure da adottare a breve termine ()
al fine di ridurre il rischio [di un superamento] e di limitarne la durata. Essa ritiene che l'autorit competente disponga
di un potere discrezionale per adottare le misure che le sembrino pi adeguate, a condizione che queste ultime siano
concepite alla luce di quanto sia effettivamente possibile e giuridicamente adeguato realizzare, in modo da consentire un
ritorno, nel pi breve tempo possibile, a livelli inferiori ai valori massimi stabiliti.
Risposta della Corte
Per quanto concerne la predisposizione dei piani di azione
34 Con la sua prima questione, il Bundesverwaltungsgericht chiede se un soggetto dell'ordinamento possa pretendere
dalle competenti autorit nazionali la predisposizione di un piano di azione nell'ipotesi, prevista dall'art. 7, n. 3, della
direttiva 96/62, di un rischio di superamento dei valori massimi o delle soglie di allarme.
35 Questa disposizione impone agli Stati membri un chiaro obbligo di predisporre piani di azione sia in caso di rischio
di superamento dei valori massimi, sia in caso di rischio di superamento delle soglie di allarme. Questa interpretazione,
che deriva dalla semplice lettura dell'art. 7, n. 3, della direttiva 96/62, confermata del resto dal dodicesimo
considerando' di quest'ultima. Quanto enunciato in merito ai valori massimi vale a fortiori per quanto riguarda le soglie

28

di allarme relativamente alle quali, del resto, l'art. 2 di questa stessa direttiva, il quale definisce le varie nozioni
impiegate in quest'ultima, dispone che gli Stati membri devono immediatamente intervenire a norma della presente
direttiva.
36 Inoltre, in forza di una giurisprudenza consolidata della Corte, i soggetti dell'ordinamento possono far valere nei
confronti delle autorit pubbliche disposizioni categoriche e sufficientemente precise di una direttiva (v., in tal senso,
sentenza 5 aprile 1979, causa 148/78, Ratti, Racc. pag. 1629, punto 20). compito delle autorit e dei giudici nazionali
interpretare le disposizioni dell'ordinamento nazionale in un senso che sia compatibile, nella maggiore misura possibile,
con gli obiettivi di questa direttiva (v., in tal senso, sentenza 13 novembre 1990, causa C-106/89, Marleasing, Racc.
pag. I-4135, punto 8). Qualora non sia possibile formulare un'interpretazione del genere, loro compito disapplicare le
norme dell'ordinamento nazionale incompatibili con la detta direttiva.
37 Come ha ricordato pi volte la Corte, incompatibile con il carattere vincolante che l'art. 249 CE riconosce alla
direttiva escludere, in linea di principio, che l'obbligo che essa impone possa essere invocato dagli interessati. Questa
considerazione vale in modo particolare per una direttiva, il cui scopo quello di controllare nonch ridurre
l'inquinamento atmosferico e che mira, di conseguenza, a tutelare la sanit pubblica.
38 Per tali ragioni la Corte ha dichiarato che, in tutti i casi in cui l'inosservanza dei provvedimenti imposti dalle direttive
relative alla qualit dell'aria e a quella dell'acqua potabile, e che mirano a tutelare la sanit pubblica, possa mettere in
pericolo la salute delle persone, queste ultime devono poter invocare le norme di ordine pubblico che esse contengono
(v. citate sentenze 30 maggio 1991, causa C-361/88, Commissione/Germania, e causa C-59/89,
Commissione/Germania, nonch 17 ottobre 1991, Commissione/Germania).
39 Da quanto sin qui esposto deriva che le persone fisiche o giuridiche direttamente interessate da un rischio di
superamento di valori massimi o di soglie di allarme devono poter ottenere dalle autorit competenti, eventualmente
adendo i giudici competenti, la predisposizione di un piano di azione una volta che esista un rischio del genere.
40 La circostanza che queste persone dispongano di altre procedure, in particolare del potere di pretendere dalle
competenti autorit l'adozione di misure concrete per ridurre l'inquinamento, come previsto dall'ordinamento tedesco, in
base a quanto indicato dal giudice del rinvio, irrilevante a tal riguardo.
41 Infatti, da un lato, la direttiva 96/62 non contiene nessuna riserva relativa a provvedimenti che possano essere
adottati in forza di altre disposizioni dell'ordinamento nazionale; dall'altro, essa istituisce una procedura del tutto
specifica di pianificazione che mira, come enunciato dal suo dodicesimo considerando', alla tutela dell'ambiente nel
suo complesso, tenendo conto dell'insieme degli elementi da prendere in considerazione quali, in particolare, le
esigenze collegate al funzionamento degli impianti industriali o agli spostamenti.
42 Di conseguenza, occorre risolvere la prima questione dichiarando che l'art. 7, n. 3, della direttiva 96/62 dev'essere
interpretato nel senso che, in caso di rischio di superamento dei valori limite o delle soglie di allarme, i soggetti
dell'ordinamento direttamente interessati devono poter ottenere dalle competenti autorit nazionali la predisposizione di
un piano di azione, anche quando essi dispongano, in forza dell'ordinamento nazionale, di altre procedure per ottenere
dalle medesime autorit che esse adottino misure di lotta contro l'inquinamento atmosferico.
Per quanto concerne il contenuto dei piani di azione
43 Con le sue questioni seconda e terza, il Bundesverwaltungsgericht chiede se le competenti autorit nazionali abbiano
l'obbligo di adottare misure le quali, a breve termine, consentano di raggiungere il valore massimo o se le stesse
possano limitarsi ad adottare quelle che consentano di ridurre l'entit del superamento nonch di limitarne la durata e
che siano tali, di conseguenza, da consentire un miglioramento progressivo della situazione.
44 Ai sensi dell'art. 7, n. 3, della direttiva 96/62, i piani di azione devono contenere le misure da adottare a breve
termine in casi di rischio di un superamento dei valori limite e/o delle soglie di allarme, al fine di ridurre il rischio e
limitarne la durata. Dalla lettera stessa risulta che gli Stati membri non hanno l'obbligo di adottare misure tali da
scongiurare qualsiasi superamento.
45 Al contrario, dall'economia della detta direttiva, la quale mira a una riduzione integrata dell'inquinamento, si ricava
che spetta agli Stati membri adottare misure idonee a ridurre al minimo il rischio di superamento e la sua durata,
tenendo conto di tutte le circostanze presenti e degli interessi in gioco.
46 In questa prospettiva occorre rilevare che, sebbene gli Stati membri dispongano di un potere discrezionale, l'art. 7, n.
3, della direttiva 96/62 fissa alcuni limiti all'esercizio di quest'ultimo, i quali possono essere fatti valere dinanzi ai
giudici nazionali (v., in tal senso, sentenza 24 ottobre 1996, causa C-72/95, Kraaijeveld e a., Racc. pag. I-5403, punto

29

59), in relazione al carattere adeguato delle misure che il piano di azione deve contenere nei confronti dell'obiettivo di
riduzione del rischio di superamento e di limitazione della sua durata, in considerazione dell'equilibrio che occorre
garantire tra tale obiettivo e i diversi interessi pubblici e privati in gioco.
47 Di conseguenza, occorre risolvere le questioni seconda e terza dichiarando che gli Stati membri hanno come unico
obbligo di adottare, sotto il controllo del giudice nazionale, nel contesto di un piano di azione e a breve termine, le
misure idonee a ridurre al minimo il rischio di superamento dei valori limite o delle soglie di allarme ed a ritornare
gradualmente ad un livello inferiore ai detti valori o alle dette soglie, tenendo conto delle circostanze di fatto e
dell'insieme degli interessi in gioco.
Sulle spese
48 Nei confronti delle parti nella causa principale il presente procedimento costituisce un incidente sollevato dinanzi al
giudice nazionale, cui spetta quindi statuire sulle spese. Le spese sostenute da altri soggetti per presentare osservazioni
alla Corte non possono dar luogo a rifusione.
Per questi motivi, la Corte (Seconda Sezione) dichiara:
1) L'art. 7, n. 3, della direttiva del Consiglio 27 settembre 1996, 96/62/CE, in materia di valutazione e di gestione della
qualit dell'aria ambiente, come modificata dal regolamento (CE) del Parlamento europeo e del Consiglio 29 settembre
2003, n. 1882, dev'essere interpretato nel senso che, in caso di rischio di superamento dei valori limite o delle soglie di
allarme, i soggetti dell'ordinamento direttamente interessati devono poter ottenere dalle competenti autorit nazionali la
predisposizione di un piano di azione, anche quando essi dispongano, in forza dell'ordinamento nazionale, di altre
procedure per ottenere dalle medesime autorit che esse adottino misure di lotta contro l'inquinamento atmosferico.
2) Gli Stati membri hanno come unico obbligo di adottare, sotto il controllo del giudice nazionale, nel contesto di un
piano di azione e a breve termine, le misure idonee a ridurre al minimo il rischio di superamento dei valori limite o delle
soglie di allarme ed a ritornare gradualmente ad un livello inferiore ai detti valori o alle dette soglie, tenendo conto delle
circostanze di fatto e dell'insieme degli interessi in gioco.
Firme
http://www.ambientediritto.it/sentenze/2008/Corte%20Conti%20CGE/C.G.E._2008_causa_237.htm
SENTENZA DELLA CORTE (Prima Sezione)
19 dicembre 2012 (*)
Inadempimento di uno Stato Ambiente Direttiva 1999/30/CE Controllo dellinquinamento Valori
limite per le concentrazioni di PM10 nellaria ambiente
Nella causa C-68/11,
avente ad oggetto il ricorso per inadempimento, ai sensi dellarticolo 258 TFUE, proposto il 16 febbraio 2011,
Commissione europea, rappresentata da A. Alcover San Pedro e S. Mortoni, in qualit di agenti, con
domicilio eletto in Lussemburgo,
ricorrente,
contro
Repubblica italiana, rappresentata da G. Palmieri, in qualit di agente, assistita da S. Varone, avvocato dello
Stato, con domicilio eletto in Lussemburgo,
convenuta,
LA CORTE (Prima Sezione),
composta dal sig. A. Tizzano, presidente di sezione, dai sigg. M. Ilei, E. Levits, M. Safjan (relatore) e dalla
sig.ra M. Berger, giudici,
avvocato generale: sig.ra E. Sharpston
cancelliere: sig.ra A. Impellizzeri, amministratore
vista la fase scritta del procedimento,
vista la decisione, adottata dopo aver sentito lavvocato generale, di giudicare la causa senza conclusioni,
ha pronunciato la seguente
Sentenza
1
Con il suo ricorso, la Commissione europea chiede alla Corte di dichiarare che la Repubblica italiana,
avendo omesso di provvedere, per diversi anni consecutivi, affinch le concentrazioni di PM10 nellaria
ambiente non superassero, in numerose zone e agglomerati situati sul territorio italiano, i valori limite fissati
allarticolo 5, paragrafo 1, della direttiva 1999/30/CE del Consiglio, del 22 aprile 1999, concernente i valori
limite di qualit dellaria ambiente per il biossido di zolfo, il biossido di azoto, gli ossidi di azoto, le particelle e

30

il piombo (GU L 163, pag. 41), divenuto articolo 13, paragrafo 1, della direttiva 2008/50/CE del Parlamento
europeo e del Consiglio, del 21 maggio 2008, relativa alla qualit dellaria ambiente e per unaria pi pulita in
Europa (GU L 152, pag. 1), venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza del suddetto articolo 5.
Contesto normativo
La direttiva 96/62/CE
2
Conformemente allarticolo 11 della direttiva 96/62/CE del Consiglio, del 27 settembre 1996, in materia
di valutazione e di gestione della qualit dellaria ambiente (GU L 296, pag. 55), gli Stati membri sono tenuti
a presentare alla Commissione relazioni annuali sul rispetto dei valori limite applicabili alle concentrazioni di
PM10.
3
Ai sensi dellarticolo 8 di tale direttiva:
1.
Gli Stati membri elaborano lelenco delle zone e degli agglomerati in cui i livelli di uno o pi inquinanti
superano i valori limite oltre il margine di superamento.
(...)
3.
Nelle zone e negli agglomerati di cui al paragrafo 1, gli Stati membri adottano misure atte a garantire
lelaborazione o lattuazione di un piano o di un programma che consenta di raggiungere il valore limite entro
il periodo di tempo stabilito.
Tale piano o programma, da rendere pubblico, deve riportare almeno le informazioni di cui allallegato IV.
4.
Nelle zone e negli agglomerati di cui al paragrafo 1 in cui il livello di pi inquinanti supera i valori limite,
gli Stati membri predispongono un piano integrato che interessi tutti gli inquinanti in questione.
(...).
La direttiva 1999/30
4
Le particelle PM10 sono definite, allarticolo 2, punto 11, della direttiva 1999/30, come le particelle che
penetrano attraverso un ingresso dimensionale selettivo con unefficienza di interruzione del 50% per un
diametro aerodinamico di 10 m.
5
Ai sensi dellarticolo 5, paragrafo 1, di tale direttiva:
Gli Stati membri adottano le misure necessarie per garantire che le concentrazioni di particelle
PM10 nellaria ambiente, valutate a norma dellarticolo 7, non superino i valori limite indicati nella sezione I
dellallegato III a decorrere dalle date ivi indicate.
(...).
6
Larticolo 5, paragrafo 4, della citata direttiva afferma quanto segue:
Se i valori limite per le PM10 di cui alla sezione I dellallegato III sono superati a causa di concentrazioni di
PM10 nellaria ambiente dovute a eventi naturali e ne derivano concentrazioni significativamente superiori ai
normali livelli di [fondo originati da] fonti naturali, gli Stati membri ne informano la Commissione a norma del
paragrafo 1 dellarticolo 11 della direttiva 96/62/CE, fornendo le necessarie giustificazioni a riprova del fatto
che il superamento dovuto a eventi naturali. In tali casi, gli Stati membri sono obbligati ad applicare piani
dazione a norma del paragrafo 3 dellarticolo 8 di detta direttiva soltanto dove i valori limite di cui alla
sezione I dellallegato III sono superati per cause diverse dagli eventi naturali.
7
Al fine di garantire la protezione della salute umana, lallegato III della direttiva 1999/30 fissa due tipi di
limiti per le particelle PM10, distinguendo due fasi, le quali sono a loro volta divise in due periodi. Riguardo ai
periodi della fase 1, che si estende dal 1 gennaio 2005 al 31 dicembre 2009, da un lato, il valore giornaliero
di 50 g/m3 non deve essere superato pi di 35 volte per anno civile e, dallaltro, il valore annuo da non
superare di 40 g/m3. Per quanto concerne i periodi della fase 2, a partire dal 1 gennaio 2010, da un lato,
il valore giornaliero da non superare pi di 7 volte per anno civile di 50 g/m3 e, dallaltro, il valore limite
annuo di 20 g/m3.
8
Ai fini della valutazione delle concentrazioni di PM10 prevista allarticolo 7 della medesima direttiva,
occorre distinguere tra una zona e un agglomerato.
9
In forza dellarticolo 2, punto 8, della direttiva 1999/30, una zona designa una parte del territorio degli
Stati membri da essi delimitata.
10
Larticolo 2, punto 9, di tale direttiva definisce agglomerato una zona con una concentrazione di
popolazione superiore a 250 000 abitanti o, allorch la concentrazione di popolazione pari o inferiore a
250 000 abitanti, una densit di popolazione per km2 tale da rendere necessarie per gli Stati membri la
valutazione e la gestione della qualit dellaria ambiente.
11
Secondo larticolo 12 della citata direttiva, gli Stati membri dovevano adottare i provvedimenti
legislativi, regolamentari ed amministrativi necessari per conformarsi alla stessa entro il 19 luglio 2001.
La direttiva 2008/50
12
La direttiva 2008/50, entrata in vigore l11 giugno 2008, ha disposto, in virt del suo articolo 31,
labrogazione delle direttive 96/62 e 1999/30 a decorrere dall11 giugno 2010, fatti salvi gli obblighi degli Stati
membri riguardanti i termini per il recepimento e lapplicazione di queste ultime direttive.
13
Larticolo 13 della direttiva 2008/50, rubricato Valori limite e soglie di allarme ai fini della protezione
della salute umana, stabilisce, al paragrafo 1, quanto segue:

31

Gli Stati membri provvedono affinch i livelli di biossido di zolfo, PM10, piombo e monossido di carbonio
presenti nellaria ambiente non superino, nellinsieme delle loro zone e dei loro agglomerati, i valori limite
stabiliti nellallegato XI.
(...)
Il rispetto di tali requisiti valutato a norma dellallegato III.
I margini di tolleranza fissati nellallegato XI si applicano a norma dellarticolo 22, paragrafo 3 e
dellarticolo 23, paragrafo 1.
14
Bisogna constatare che lallegato XI della direttiva 2008/50 non ha modificato i valori limite fissati per
le particelle PM10 dallallegato III della direttiva 1999/30 per la fase 1.
15
Per contro, larticolo 22 della direttiva 2008/50 stabilisce norme relative alla proroga dei termini fissati
per conseguire i valori limite applicabili alle concentrazioni di PM10 e, in particolare, le condizioni per la
deroga allobbligo di applicarli.
16
Ai sensi dellarticolo 22 di questa direttiva:
1.
Se in una determinata zona o agglomerato non possibile raggiungere i valori limite fissati per il
biossido dazoto o il benzene entro i termini di cui allallegato XI, uno Stato membro pu prorogare tale
termine di cinque anni al massimo per la zona o lagglomerato in questione, a condizione che sia
predisposto un piano per la qualit dellaria a norma dellarticolo 23 per la zona o per lagglomerato cui si
intende applicare la proroga. Detto piano per la qualit dellaria integrato dalle informazioni di cui
allallegato XV, punto B, relative agli inquinanti in questione e dimostra come i valori limite saranno
conseguiti entro il nuovo termine.
2.
Se in una determinata zona o agglomerato non possibile conformarsi ai valori limite per il PM10 di cui
allallegato XI, per le caratteristiche di dispersione specifiche del sito, per le condizioni climatiche avverse o
per lapporto di inquinanti transfrontalieri, uno Stato membro non soggetto allobbligo di applicare tali valori
limite fino all11 giugno 2011 purch siano rispettate le condizioni di cui al paragrafo 1 e purch lo Stato
membro dimostri che sono state adottate tutte le misure del caso a livello nazionale, regionale e locale per
rispettare le scadenze.
(...)
4.
Gli Stati membri notificano alla Commissione i casi in cui ritengono applicabili i paragrafi 1 o 2 e le
comunicano il piano per la qualit dellaria di cui al paragrafo 1, comprese tutte le informazioni utili di cui la
Commissione deve disporre per valutare se le condizioni pertinenti sono soddisfatte. In tale valutazione la
Commissione tiene conto degli effetti stimati sulla qualit dellaria ambiente negli Stati membri, attualmente e
in futuro, delle misure adottate dagli Stati membri e degli effetti stimati sulla qualit dellaria ambiente delle
attuali misure comunitarie e delle misure comunitarie previste che la Commissione proporr.
Se la Commissione non solleva obiezioni entro nove mesi dalla data di ricevimento di tale notifica, le
condizioni per lapplicazione dei paragrafi 1 o 2 sono considerate soddisfatte.
In caso di obiezioni, la Commissione pu chiedere agli Stati membri di rettificare i piani per la qualit dellaria
oppure di presentarne di nuovi.
Fatti di causa e procedimento precontenzioso
17
In applicazione dellarticolo 11 della direttiva 96/62, la Repubblica italiana presentava alla
Commissione alcune relazioni relative al rispetto dei valori limite applicabili alle concentrazioni di
PM10 nellaria ambiente per gli anni 2005-2007.
18
Nellesaminare tali relazioni, la Commissione rilevava il superamento dei suddetti valori limite, fissati
nella sezione I dellallegato III della direttiva 1999/30, per un lungo periodo, in numerose zone del territorio
italiano.
19
Con lettera del 30 giugno 2008, la Commissione informava la Repubblica italiana della sua intenzione
di avviare il procedimento previsto dallarticolo 226 CE nel caso in cui non avesse ricevuto, entro il 31 ottobre
2008, unistanza di deroga a norma dellarticolo 22 della direttiva 2008/50.
20
Con lettere del 3 e del 16 ottobre 2008, la Repubblica italiana informava la Commissione delle misure
programmate o adottate da quattordici regioni e da due province autonome al fine di evitare il superamento
dei valori limite applicabili alle concentrazioni di PM10 nelle zone di loro competenza.
21
Non avendo ricevuto, alla data del 14 gennaio 2009, alcuna istanza di deroga da parte di tale Stato
membro, la Commissione concludeva che larticolo 22 della direttiva 2008/50 non trovava applicazione.
22
Pertanto, ritenendo che la Repubblica italiana non avesse rispettato gli obblighi ad essa incombenti in
forza dellarticolo 5, paragrafo 1, della direttiva 1999/30, la Commissione, in data 2 febbraio 2009, inviava a
tale Stato membro una lettera di diffida. A tale lettera era allegato un elenco che indicava 55 zone e
agglomerati italiani nei quali i limiti giornalieri e/o annui applicabili alle concentrazioni di PM10 erano stati
superati durante gli anni 2006 e 2007.
23
Con lettere del 1 e del 30 aprile, del 22 ottobre e dell11 novembre 2009, la Repubblica italiana
rispondeva alla Commissione affermando di averle inviato, il 27 gennaio e il 5 maggio 2009, due istanze di
deroga a norma dellarticolo 22 della direttiva 2008/50, relative, luna, a 67 zone situate in 12 regioni e 2
province autonome, e, laltra, a 12 zone situate in altre 3 regioni.

32

24
Dopo aver analizzato queste due istanze di deroga, la Commissione adottava due decisioni relative a
tali istanze, rispettivamente il 28 settembre 2009 e il 1 febbraio 2010.
25
Nella sua decisione del 28 settembre 2009, la Commissione formulava alcune obiezioni allistanza
presentata dalla Repubblica italiana il 27 gennaio 2009, relativamente a 62 delle 67 zone censite da
questultima e situate nelle Regioni dellEmilia-Romagna, del Friuli-Venezia Giulia, del Lazio, della Liguria,
della Lombardia, delle Marche, dellUmbria, del Piemonte, della Toscana e del Veneto, nonch nella
Provincia autonoma di Trento.
26
Nella sua decisione del 1 febbraio 2010, la Commissione formulava alcune obiezioni allistanza
presentata dalla Repubblica italiana il 5 maggio 2009, relativamente a undici delle dodici zone censite da
questultima e situate nelle Regioni della Campania, della Puglia e della Sicilia.
27
In seguito, tale Stato membro non presentava nuove istanze di deroga a norma dellarticolo 22 della
direttiva 2008/50.
28
Considerato che la Repubblica italiana aveva superato i valori limite applicabili alle concentrazioni di
PM10 nellaria ambiente per diversi anni consecutivi, in numerose zone del territorio italiano, la
Commissione, il 7 maggio 2010, adottava un parere motivato nel quale concludeva che la Repubblica
italiana non aveva rispettato gli obblighi ad essa incombenti in forza dellarticolo 5, paragrafo 1, della direttiva
1999/30. La Commissione invitava pertanto tale Stato membro ad adottare i provvedimenti necessari a
conformarsi ai suoi obblighi entro un termine di due mesi decorrenti dalla notifica del suddetto parere.
29
Nella sua risposta del 6 luglio 2010, la Repubblica italiana faceva valere di aver elaborato una
strategia nazionale, che doveva tradursi nelladozione di un insieme di misure legislative e regolamentari, su
scala nazionale, nonch in linee guida relative ai settori di attivit maggiormente responsabili delle emissioni
di PM10 e di sostanze inquinanti suscettibili di trasformarsi in PM10. La Repubblica italiana, inoltre, chiedeva
di tenere una riunione con i servizi della Commissione al fine di discutere delle misure legislative e
regolamentari programmate. Tale riunione si teneva a Bruxelles (Belgio) il 26 luglio 2010.
30
Con lettera del 25 agosto 2010, la Repubblica italiana ammetteva che, alla scadenza del termine
assegnatole per rispondere al parere motivato, i valori limite applicabili alle concentrazioni di PM10 nellaria
ambiente erano ancora superati in numerose zone e agglomerati italiani. Tale Stato membro trasmetteva
alla Commissione altre informazioni relative alle misure nazionali che sarebbero state adottate nellautunno
del 2010 e comunicate prima del mese di novembre 2010, accompagnate da una valutazione di impatto
riguardante le zone e gli agglomerati nei quali tali valori limite erano ancora superati, al fine di poter
beneficiare di una deroga a norma dellarticolo 22 della direttiva 2008/50.
31
In seguito, la Commissione non veniva informata delladozione di tali misure nazionali. Essa non
riceveva neanche valutazioni di impatto riguardanti le zone e gli agglomerati interessati, n nuove istanze di
deroga a norma dellarticolo 22 della direttiva 2008/50.
32
Alla luce di tali fatti, la Commissione proponeva il presente ricorso.
Sul ricorso
Argomenti delle parti
33
Nel suo ricorso, la Commissione sostiene che le relazioni presentate a norma dellarticolo 11 della
direttiva 96/62 dalla Repubblica italiana per lanno 2005 e per gli anni successivi mostrano lesistenza di
superamenti dei valori limite applicabili alle concentrazioni di PM10 nellaria ambiente per un lungo periodo e
in numerose zone del territorio italiano.
34
Inoltre, secondo le informazioni trasmesse da tale Stato membro per lanno 2009, il superamento di
tali valori limite perdurerebbe in 70 zone situate nelle Regioni della Campania, dellEmilia-Romagna, del
Friuli-Venezia Giulia, del Lazio, della Liguria, della Lombardia, delle Marche, dellUmbria, del Piemonte, della
Puglia, della Sicilia, della Toscana e del Veneto, nonch nella Provincia autonoma di Trento.
35
Ebbene, la Repubblica italiana non avrebbe adottato le misure necessarie per assicurare il rispetto dei
valori limite applicabili alle concentrazioni di PM10 e non avrebbe presentato nuove istanze di deroga a
norma dellarticolo 22 della direttiva 2008/50.
36
La Repubblica italiana rileva che le emissioni di PM10 provengono sia da fonti di origine antropica,
come il riscaldamento, sia da fonti naturali, come i vulcani, sia da reazioni chimiche che si producono
nellatmosfera tra gli inquinanti detti precursori. Le concentrazioni di PM10 nellaria ambiente sarebbero
inoltre fortemente influenzate dalle condizioni meteorologiche e dallentit del sollevamento delle particelle
depositate al suolo.
37
Essendo stato rilevato a partire dallanno 2001 il superamento dei valori limite applicabili alle
concentrazioni di PM10, le regioni italiane avrebbero adottato i piani di cui allarticolo 8 della direttiva 96/62
al fine di ridurre le emissioni di tali particelle. Tali piani avrebbero riguardato principalmente il settore dei
trasporti. In seguito, altre misure sarebbero state adottate progressivamente a partire dallanno 2006 per
quanto riguarda il settore civile, lagricoltura e lallevamento.
38
Anche su scala nazionale, le autorit competenti avrebbero adottato misure nei settori civile,
dellindustria, dellagricoltura e dei trasporti al fine di ridurre le concentrazioni di PM10 nellaria ambiente.
39
Linsieme di tali disposizioni avrebbe contribuito ad un netto miglioramento della qualit dellaria tra
lanno 1990 e lanno 2009, con una diminuzione del numero di giorni di superamento del valore limite

33

giornaliero per le particelle PM10. Tuttavia, tale miglioramento non sarebbe stato sufficiente per assicurare il
rispetto dei valori limite applicabili alle concentrazioni di PM10 entro i termini assegnati.
40
In effetti, secondo la Repubblica italiana, tale obiettivo era impossibile da raggiungere. Per riuscirvi,
sarebbe stato necessario adottare misure drastiche sul piano economico e sociale e violare diritti e libert
fondamentali, quali la libera circolazione delle merci e delle persone, liniziativa economica privata e il diritto
dei cittadini ai servizi di pubblica utilit.
41
La Repubblica italiana ritiene che esistano almeno cinque ragioni per le quali i valori limite applicabili
alle concentrazioni di PM10 non sono stati rispettati entro i termini assegnati, cio: in primo luogo, la
complessit del fenomeno di formazione delle particelle PM10; in secondo luogo, linfluenza della
meteorologia sulle concentrazioni atmosferiche di PM10; in terzo luogo, linsufficiente conoscenza tecnica
del fenomeno della formazione delle particelle PM10 che ha indotto a fissare termini troppo brevi per il
rispetto di tali valori limite; in quarto luogo, il fatto che le differenti politiche dellUnione europea finalizzate a
ridurre i precursori delle particelle PM10 non hanno prodotto i risultati attesi, e, in quinto luogo, lassenza di
coordinamento tra la politica dellUnione in materia di qualit dellaria e, in particolare, quella finalizzata a
ridurre i gas a effetto serra.
42
Nella sua replica, la Commissione rileva che, nellambito delle direttive 96/62, 1999/30 e 2008/50,
essa pu basarsi, per il controllo del rispetto dei valori limite applicabili alle concentrazioni di PM10, soltanto
sui dati presentati dallo Stato membro in questione, il quale stabilisce le zone di misurazione delle
concentrazioni di PM10 e si fa carico di effettuare tali misurazioni. In questa situazione, il fatto che tali valori
limite siano stati superati per diversi anni consecutivi, in numerose zone, sarebbe perfettamente noto alla
Repubblica italiana.
43
Per quanto riguarda largomento relativo allesistenza di motivi di ordine generale che non avrebbero
permesso alla Repubblica italiana di rispettare i valori limite applicabili alle concentrazioni di PM10 entro i
termini assegnati, la Commissione ricorda che larticolo 22 della direttiva 2008/50 prevede, a certe
condizioni, una deroga allobbligo di applicare tali valori limite. Ebbene, la Repubblica italiana non avrebbe
presentato alcuna nuova istanza di deroga in seguito alle obiezioni formulate dalla Commissione nelle sue
decisioni del 28 settembre 2009 e del 1 febbraio 2010.
44
Inoltre, nella sua decisione del 28 settembre 2009, la Commissione avrebbe affermato che
largomento relativo allemissione di PM10 su scala mondiale e continentale pu essere preso in
considerazione soltanto in alcune situazioni specifiche e non in via generale. Riguardo al bacino del Po,
essa avrebbe sottolineato che il contributo stimato dellinquinamento transfrontaliero nel bacino del Po non
pu essere considerato rappresentativo a causa della particolare situazione geografica di questa zona
(circondata dalle montagne e dal mare). La Commissione rileva che il contributo transfrontaliero comunque
dimportanza limitata in questa zona.
45
Allo stesso modo, nelle sue decisioni del 28 settembre 2009 e del 1 febbraio 2010, la Commissione
avrebbe rilevato lassenza di informazioni fornite dalla Repubblica italiana, ai sensi dellarticolo 20 della
direttiva 2008/50, in merito al contributo delle fonti naturali al superamento dei valori limite applicabili alle
concentrazioni di PM10 nelle zone in questione. Inoltre, la Repubblica italiana, pur avendo presentato alla
Commissione alcuni piani regionali, non le avrebbe ancora presentato un piano nazionale per la qualit
dellaria.
46
A proposito dellargomento relativo alla necessit di adottare misure drastiche sul piano economico e
sociale e di violare diritti fondamentali, la Commissione rileva che nessuno Stato membro ha proposto ricorsi
di annullamento contro le direttive 1999/30 e 2008/50.
47
La Commissione aggiunge che la Repubblica italiana riconosce, nel suo controricorso, che i valori
limite applicabili alle concentrazioni di PM10 continuano a non essere rispettati e che tale situazione non
sar risolta a breve o a medio termine. La Commissione ne deduce che la situazione di superamento di tali
valori limite presenta un carattere costante e sistemico.
48
Pertanto, se la Corte si limitasse a constatare linadempimento per gli anni 2005-2007, tale sentenza
non avrebbe alcun effetto utile. Infatti, permanendo linadempimento, la Commissione sarebbe costretta a
proporre un nuovo ricorso per gli anni 2008-2010, e cos di seguito. Dunque, la Commissione chiede alla
Corte di pronunciarsi anche sulla situazione presente, dal momento che il ricorso riguarda il rispetto
continuativo delle direttive 1999/30 e 2008/50.
Giudizio della Corte
49
In via preliminare occorre rilevare che, sebbene la Repubblica italiana non abbia sollevato alcuna
eccezione di irricevibilit del presente ricorso, la Corte pu esaminare dufficio se ricorrano i presupposti
previsti dallarticolo 258 TFUE per la proposizione di un ricorso per inadempimento (v., in particolare,
sentenze del 31 marzo 1992, Commissione/Italia, C-362/90, Racc. pag. I-2353, punto 8; del 26 gennaio
2012, Commissione/Slovenia, C-185/11, punto 28, e del 15 novembre 2012, Commissione/Portogallo,
C-34/11, punto 42).
50
In tale prospettiva, si deve verificare se il parere motivato e il ricorso presentino le censure in modo
coerente e preciso, cos da consentire alla Corte di conoscere esattamente la portata della violazione del
diritto dellUnione contestata, presupposto necessario affinch la Corte possa verificare lesistenza

34

dellinadempimento addotto (v., in tal senso, sentenze del 1 febbraio 2007, Commissione/Regno Unito,
C-199/04, Racc. pag. I-1221, punti 20 e 21, nonch Commissione/Portogallo, cit., punto 43).
51
Infatti, come risulta in particolare dallarticolo 38, paragrafo 1, lettera c), del regolamento di procedura
della Corte, nella versione in vigore alla data di presentazione del ricorso, e dalla giurisprudenza relativa a
tale disposizione, latto introduttivo del giudizio deve indicare loggetto della controversia e contenere
lesposizione sommaria dei motivi dedotti, e tali indicazioni devono essere sufficientemente chiare e precise
per consentire alla parte convenuta di preparare la sua difesa e alla Corte di esercitare il suo controllo. Ne
discende che gli elementi essenziali di fatto e di diritto sui quali si fonda un ricorso devono emergere in modo
coerente e comprensibile dal testo dellatto introduttivo stesso e che le conclusioni di questultimo devono
essere formulate in modo inequivoco, al fine di evitare che la Corte statuisca ultra petita ovvero ometta di
pronunciarsi su una censura (v. sentenza Commissione/Portogallo, cit., punto 44 e la giurisprudenza ivi
citata).
52
Nel caso di specie, la Commissione non precisa, n nelle conclusioni del proprio atto introduttivo del
giudizio n nelle motivazioni di questultimo, gli anni per i quali linadempimento viene contestato. In effetti,
essa si limita ad affermare che la Repubblica italiana ha superato i valori limite applicabili alle concentrazioni
di PM10 per diversi anni consecutivi. Essa sostiene che si tratta di un inadempimento attuale e che la
decisione della Corte deve riguardare il presente e non il passato, senza precisare il periodo in questione.
53
Ci considerato, giocoforza constatare che la mancata indicazione di un elemento indispensabile del
contenuto dellatto introduttivo del giudizio, quale il periodo in cui la Repubblica italiana avrebbe violato,
secondo le affermazioni della Commissione, il diritto dellUnione, non risponde ai requisiti di coerenza, di
chiarezza e di precisione (v., in tal senso, sentenza Commissione/Portogallo, cit., punto 47).
54
Inoltre, la Commissione non indica il periodo preciso interessato dallinadempimento contestato e si
astiene, per di pi, dal fornire prove pertinenti, sottolineando laconicamente che essa non ha alcun interesse
ad agire, nella presente causa, per ottenere dalla Corte una pronuncia su fatti passati, dato che essa non
trae alcun vantaggio da una sentenza che accerti una situazione passata. Cos, detta istituzione non solo
viola manifestamente gli obblighi, sia per la Corte sia per s stessa, che discendono dalla giurisprudenza
citata ai punti 50 e 51 della presente sentenza, ma neppure mette la Corte in condizione di esercitare il suo
controllo sul presente ricorso per inadempimento.
55
Occorre tuttavia rilevare che la verifica delle relazioni annuali presentate dalla Repubblica italiana e
riguardanti gli anni 2005-2007 ha mostrato che i valori limite applicabili alle concentrazioni di PM10 erano
stati superati in diverse zone e agglomerati. Sulla base di tali relazioni, la Commissione ha ritenuto che la
Repubblica italiana non avesse rispettato gli obblighi previsti dallarticolo 5, paragrafo 1, della direttiva
1999/30 per il fatto che, in 55 zone e agglomerati italiani, indicati in allegato alla diffida, i valori limite
giornalieri e/o annui applicabili alle concentrazioni di PM10 erano stati superati negli anni 2006 e 2007.
56
Da tali elementi si pu desumere che linadempimento degli obblighi previsti dallarticolo 5, paragrafo
1, della direttiva 1999/30 si estende comunque sul periodo degli anni 2006 e 2007 e riguarda 55 zone e
agglomerati italiani.
57
Pertanto, il presente ricorso per inadempimento, nei limiti cos definiti, pu essere dichiarato ricevibile.
Viceversa, nella misura in cui esso riguarda lanno 2005 e il periodo successivo allanno 2007, detto ricorso
deve essere respinto in quanto irricevibile.
58
Quanto alla fondatezza del presente ricorso, va ricordato che la Repubblica italiana ammette, nelle
sue osservazioni, il superamento dei valori limite applicabili alle concentrazioni di PM10 nei limiti constatati al
punto 56 della presente sentenza.
59
La Repubblica italiana aggiunge che tali valori limite non potevano essere rispettati entro i termini
assegnati dalla direttiva 1999/30 per almeno cinque ragioni, enunciate al punto 41 della presente sentenza.
In tale situazione, assicurare il rispetto di tali valori limite avrebbe implicato ladozione di misure drastiche sul
piano economico e sociale, nonch la violazione di diritti e libert fondamentali, quali la libera circolazione
delle merci e delle persone, liniziativa economica privata e il diritto dei cittadini ai servizi di pubblica utilit.
60
A questo proposito, occorre sottolineare che, in mancanza di modifica di una direttiva ad opera del
legislatore dellUnione allo scopo di prorogare i termini di attuazione, gli Stati membri sono tenuti a rispettare
i termini originariamente fissati.
61
Inoltre, occorre constatare che la Repubblica italiana non sostiene di aver domandato, in particolare,
lapplicazione dellarticolo 5, paragrafo 4, della direttiva 1999/30, riguardante la situazione in cui i valori limite
applicabili alle concentrazioni di PM10 nellaria ambiente sono superati a causa di eventi naturali, i quali
danno luogo a concentrazioni che superano notevolmente i normali livelli di fondo originati da fonti naturali.
62
Orbene, il procedimento previsto dallarticolo 258 TFUE si basa sullaccertamento oggettivo
dellinosservanza da parte di uno Stato membro degli obblighi impostigli dal Trattato FUE o da un atto di
diritto derivato (v. sentenze del 1 marzo 1983, Commissione/Belgio, 301/81, Racc. pag. 467, punto 8, e del
4 marzo 2010, Commissione/Italia, C-297/08, Racc. pag. I-1749, punto 81).
63
Una volta giunti, come nella fattispecie, a un siffatto accertamento, irrilevante che linadempimento
derivi dalla volont dello Stato membro cui addebitabile, dalla negligenza di tale Stato, oppure dalle
difficolt tecniche cui questultimo abbia dovuto far fronte (sentenze del 1 ottobre 1998,

35

Commissione/Spagna, C-71/97, Racc. pag. I-5991, punto 15, e del 4 marzo 2010, Commissione/Italia, cit.,
punto 82).
64
In ogni caso, uno Stato membro che si trovi a dover far fronte a difficolt momentaneamente
insormontabili che gli impediscono di conformarsi agli obblighi derivanti dal diritto dellUnione pu appellarsi
a una situazione di forza maggiore solo per il periodo necessario a porre rimedio a tali difficolt (v., in tal
senso, sentenza del 13 dicembre 2001, Commissione/Francia, C-1/00, Racc. pag. I-9989, punto 131).
65
Invece, nel caso di specie, gli argomenti addotti dalla Repubblica italiana sono troppo generici e
imprecisi per poter configurare un caso di forza maggiore che giustifichi il mancato rispetto dei valori limite
applicabili alle concentrazioni di PM10 nelle 55 zone e agglomerati italiani considerati dalla Commissione.
66
Di conseguenza, si deve accogliere il ricorso entro i limiti indicati al punto 56 della presente sentenza.
67
Alla luce delle considerazioni sopraesposte, si deve dichiarare che la Repubblica italiana, avendo
omesso di provvedere, per gli anni 2006 e 2007, affinch le concentrazioni di PM10 nellaria ambiente non
superassero, nelle 55 zone e agglomerati italiani considerati nella diffida della Commissione del 2 febbraio
2009, i valori limite fissati allarticolo 5, paragrafo 1, della direttiva 1999/30, venuta meno agli obblighi ad
essa incombenti in forza di tale disposizione.
Sulle spese
68
Ai sensi dellarticolo 138, paragrafo 1, del regolamento di procedura, la parte soccombente
condannata alle spese se ne stata fatta domanda. Ai sensi dellarticolo 138, paragrafo 3, prima frase, dello
stesso regolamento, se le parti soccombono rispettivamente su uno o pi capi, le spese sono compensate.
69
Nella presente controversia, si deve tener conto del fatto che laddebito della Commissione relativo al
mancato rispetto degli obblighi risultanti dallarticolo 5 della direttiva 1999/30, divenuto articolo 13 della
direttiva 2008/50, stato dichiarato irricevibile per quanto concerne lanno 2005 e il periodo successivo
allanno 2007.
70
Di conseguenza, occorre condannare la Commissione e la Repubblica italiana a sopportare ciascuna
le proprie spese.
Per questi motivi, la Corte (Prima Sezione) dichiara e statuisce:
1)
La Repubblica italiana, avendo omesso di provvedere, per gli anni 2006 e 2007, affinch le
concentrazioni di PM10 nellaria ambiente non superassero, nelle 55 zone e agglomerati italiani considerati
nella diffida della Commissione europea del 2 febbraio 2009, i valori limite fissati allarticolo 5, paragrafo 1,
della direttiva 1999/30/CE del Consiglio, del 22 aprile 1999, concernente i valori limite di qualit dellaria
ambiente per il biossido di zolfo, il biossido di azoto, gli ossidi di azoto, le particelle e il piombo, venuta
meno agli obblighi ad essa incombenti in forza di tale disposizione.
2)
Il ricorso respinto quanto al resto.
3)
La Commissione europea e la Repubblica italiana sopportano ciascuna le proprie spese.
Firme
http://curia.europa.eu/juris/document/document.jsf?text=&docid=131974&pageIndex=0&doclang=it&mode=lst&dir=&
occ=first&part=1&cid=258

A CURA DEL COMITATO CITTADINO ISOLA PULITA DI ISOLA DELLE FEMMINE


http://tutelaariaregionesicilia.blogspot.it/2015/01/lombardo-cuffaro-ed-ex-assessori-accuse.html

36

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