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aStoria del giardino allitaliana

Accenni al giardino del Quattrocento


Il Quattrocento rappresenta un momento cruciale nella storia del giardino italiano:
nel corso di questo secolo infatti assistiamo allevoluzione del giardino tardomedievale in giardino moderno, dellhortus conclusus in locus amoenus. La
trasformazione del giardino strettamente legata a quella delladiacente residenza
aristocratica in citt e in campagna, che nello stesso tempo passa rispettivamente
dalla casa-torre al palazzo urbano, dal castello feudale alla villa umanistica. Il
giardino si caratterizza, quindi, come lelemento chiave del graduale passaggio
dalla struttura chiusa del castello fortificato a quella aperta verso il paesaggio della
villa moderna, dettato oltre che dal venir meno di ragioni difensive, dal rinnovato
interesse nei confronti della natura, mentre lhortus conclusus della tradizione
medievale sopravvive nel giardino segreto, che godr di una discreta fortuna nel
Cinquecento e nel Seicento, in quanto spazio chiuso destinato alla coltura dei fiori,
riservato al proprietario e a pochi intimi. Giardino e residenza in muratura, in et
tardo- medievale concepiti indipendentemente uno dallaltro, ciascuno secondo
suoi propri principi, si fonderanno nel primo Rinascimento in ununica
composizione, impostata secondo precise regole prospettiche, ponendo le basi per
il loro successivo straordinario sviluppo nel Cinque e nel Seicento.
Nei giardini si combinano elementi classici con la concezione orientale del
giardino-paradiso recintato, di tradizione medievale. Un prato di tenera erba, una
fontana nel mezzo, delimitata da bordure di fiori quali viole, gigli e rose e erbe
aromatiche. Molto ricercati sono gli alberi da frutto, peri, meli, palme, nocciole,
melograni, ciliegi, pruni, fichi e viti per la bellezza del fiore, labbondanza e la

soavit del frutto, lombra che offrono e per il canto degli uccelli che trovano
riparo. Tuttattorno il giardino va recintato con un fossato e alte siepi miste,
secondo il clima. Larticolazione planimetrica del giardino, per lo pi scandito in
regolari riquadri a loro volta articolati in geometrici scomparti, studiata in
funzione del rapporto che si stabilisce tra giardino, architettura e paesaggio.
Roma e il giardino italiano moderno
Con linizio del Cinquecento Roma diventa il principale centro artistico e culturale
della penisola, grazie allimpegno della committenza papale ed qui che ha avvio
la grande stagione del giardino italiano moderno. Ad inaugurare la nuova
architettura dei giardini sicuramente il cortile del Belvedere in Vaticano, immensa
architettura allaperto progettata da Bramante per incarico di Giulio II, intorno al
1503, per collegare i palazzi pontifici con la villa costruita da Innocenzo VIII alla
fine del Quattrocento, che sorgeva isolata, in alto sul colle di Sant Egidio, insieme
teatro, museo e locus amoenus.
Il giardino : ubicazione e ruolo
Scamozzi, architetto e scenografo italiano del Rinascimento, operante nel tardo
Cinquecento e nel primo Seicento a Vicenza e nell'area veneziana, in uno dei suoi
trattati in cui prende in considerazione tutti gli aspetti della villa, parla anche del
giardino. Si sofferma sullubicazione della villa in relazione al paesaggio
circostante, alle strade e ai corsi dacqua. Sostiene che il giardino che attornia
ledificio non debba impedire in alcun modo la vista della circostante campagna
dal palazzo e viceversa, del palazzo dallesterno. Di conseguenza gli elementi di

maggior ingombro, quali spalliere e filari di alberi, vanno collocati alle estremit
del complesso, sui fianchi o sul fondo e statue e piante in vaso su alti piedistalli.
Scamozzi spiega poi il duplice ruolo del giardino: oltre ad essere un lucus
amoenus, dove passeggiare ed intrattenersi con gli amici, deve fornire belle
vedute a chi si affaccia dai piani superiori della residenza, nel caso in cui la natura
stessa non vi avesse provveduto. Nelle ville circondate da piatte, monotone distese
di campi coltivati il giardino, deve, pertanto, essere il pi ampio possibile, sebbene
non al punto da non poterne poi garantire una adeguata manutenzione. In realt
raramente supera i 300 metri per lato. La pianta rettangolare della villa con corte
anteriore e sul retro o sui fianchi, o su tutti e tre i versanti , il giardino, scompartito
in regolari riquadri, si inseriscono armoniosamente nella trama geometrica del
territorio agricolo.
Costruzione del giardino
Nella costruzione dei giardini delle ville, come gi avvenuto per i monumentali
complessi antichi e per i pittoreschi borghi medievali, si riscontra una straordinaria
capacit di adattarsi alla conformazione naturale del sito fino ad immedesimarsi
con esso, ora inerpicandosi su pendii scoscesi, come nel caso delle ville genovesi
ora adagiandosi su un dolce declivio, come villa Madama.
La costruzione di un giardino inizia con la sistemazione del terreno, articolando in
regolari terrazze un informe pendio, creando una piattaforma sulla cima di
unaltura o pi semplicemente livellando unarea pianeggiante. Per adattare il sito
naturale ad accogliere la villa a volte sono necessari sbancamenti, spianamenti e
colmate decisamente avventurose (come nel caso di Villa dEste a Tivoli, che

presenta un territorio in parte roccioso e in parte acquitrinoso), ma soprattutto


creare, qualora fossero inesistenti, lievi inclinazioni per garantire lo scolo delle
acque. inoltre indispensabile avere fin dallinizio una precisa visione dinsieme,
per evitare che, in seguito ad eventuali ripensamenti o ampliamenti, il giardino
risulti un opera disordinata, rappezzata e confusa.
Gli spazi cos ottenuti vengono quindi articolati simmetricamente ai lati di unasse
mediano, e geometricamente scompartiti, preferibilmente da percorsi tra loro
perpendicolari, in un tracciato a griglia al cui interno si inseriscono edifici e
giardini. Le soluzioni planimetriche risultano tuttavia variate, legate alle peculiarit
del sito, alle esigenze della committenza e alla inventivit del progettista.
Accanto alla parte formale, architettonica del complesso, spesso si trova una
sezione informale, il selvatico, dove la vegetazione, per lo pi ad alto fusto
lasciata crescere nella sua forma spontanea (come a villa Giulia a Roma e a villa
Lante a Bagnaia). Allinterno della trama del giardino i vari elementi, dalle statue
allacqua, dai movimenti del terreno alla vegetazione, dapprincipio ciascuno
concepito individualmente, si fondono a comporre una perfetta sinfonia.
Lacqua e le grotte
Lacqua svolge una parte di primo piano nellarchitettura dei giardini del secondo
Cinquecento (soprattutto laziali e toscani), dove non pi solo distribuita da
fontane ornate di statue che la gettano in sottostanti vasche, come nei giardini del
300 e del 400. Gli architetti dei giardini del 500 hanno riscoperto lingegnoso
artifizio di far le fonti, dice Claudio Tolomei, basandosi sugli scritti di idraulica di
Frontino, Vitruvio e soprattutto Erone Alessandrino, che spiegavano come sfruttare

la forza combinata dellaria e dellacqua compressa per far sprigionare e scorrere le


acque nei modi pi impensati, impiegandola anche a scopi ludici e spettacolari.
Cercano poi di combinare il moto dellacqua con la tipologia classica del ninfeo e
della grotta, tanto diffusa presso gli antichi, che usavano rivestire con mosaici,
conchiglie e pietre tufacee particolarmente porose. In questo periodo le grotte si
fanno sempre pi numerose e le decorazioni si arricchiscono di nuovi materiali e
tecniche. Lacqua sgorga nei modi pi svariati, imitando il lamento di un pianto e
limpetuoso scroscio delle cascate, ma anche laria e il fuoco.
Per lasciar scorrere liberamente le acque lungo la trama del giardino talvolta gli
edifici si ritraggono riducendosi a scenografiche quinte o fondali. il caso di villa
Lante a Bagnania, con le sue fontane, vasche, catene dacqua e peschiere.
Il richiamo allantico
Le statue antiche, i frammenti architettonici e gli altri reperti archeologici
collezionati a Roma fin dalla fine del Quattrocento, erano dal principio accatastati
nei giardini senza criteri espositivi. Bramante, per primo, ha cercato di creare un
allestimento che mettesse in rilievo le qualit estetiche delle singole opere nel
cortile delle Statue, posto tra la villa di Innocenzo VIII e lesedra superiore del
cortile del Belvedere. Talvolta bassorilievi e statue antiche vengono inserite,
secondo accurati criteri espositivi, in nicchie e riquadri. La formulazione di uno
specifico programma iconografico che, varcate le mura degli edifici, coinvolge il
giardino nella sua interezza, una delle novit di maggior rilievo nei giardini del
Cinquecento, infatti per la messa a punto del programma e per colmare eventuali
lacune in materia di opere darte venivano consultati illustri intellettuali.

Il richiamo allantico, unaspirazione costante dei giardini fin dal Quattrocento,


raggiunge lapice nel secolo successivo in quelle situazioni in cui i moderni
manufatti si innestano direttamente sulle rovine di monumenti classici. La ben
dosata combinazione di elementi naturali e di altri frutto del pi sofisticato
artificio, impreziosisce il giardino, ove mescolando larte con la natura, non si sa
discernere sella opera di questa o di quella (Claudio Tolomei).
Alle statue viene affidato il messaggio che col giardino si intende trasmettere, in
alcuni casi collegato con il ciclo di affreschi negli interni della residenza e
probabilmente redatto in collaborazione dai diversi artisti coinvolti. Leon battista
Alberti in uno dei suoi trattati accetta lutilizzo di statue che destino ilarit ma
mette in guardia da quelle oscene.
La vegetazione
La vegetazione riflette la dicotomia tra spontaneit e artificio che caratterizza
questo giardino. Da un lato unesuberanza di specie arboree prevalentemente
indigene, lasciate crescere nel selvatico o nei boschi che circondano e fanno da
sfondo al complesso quando questo adagiato su un pendio. Nelle sezioni
geometriche impostate, alberi e arbusti sono piantati a schiera e usati per creare
architetture vegetali, quali spalliere, nicchie, volte, cube, portici, logge rette da
supporti in legno o in ferro. Spalliere e pergolati assicurano lombra lungo il
percorso del giardino e con le siepi ne definiscono larticolazione spaziale e
larchitettura vegetale crea teatri, anfiteatri e labirinti. Gli alberi da frutto
continuano ad avere uno spazio privilegiato nel giardino.

Il rinnovato interesse per il mondo vegetale del Rinascimento scientifico che


sfocia, alla met del 500, nella fondazione degli orti botanici di Pisa e di Padova,
inizialmente destinati ad accogliere le sole piante officinali, ma ben presto aperti a
tutte le specie e produce le enciclopediche catalogazioni del mondo vegetale,
minerale, animale. Stimola inoltre i viaggi di esplorazione scientifica, in seguito
alla scoperta delle Americhe che portano alla individuazione, allintroduzione e
allo studio di svariate nuove specie vegetali, medicinali, alimentari, ma anche
semplicemente belle o curiose. In breve si scatena una grande passione per il
collezionismo botanico che, parzialmente accantonate le piante aromatiche e
officinali presenti nel giardino del 400, ha come oggetto soprattutto erbacee dalla
stupefacente fioritura, e trova la sua sede ideale nel cosiddetto giardino dei fiori.
Nella seconda met del 500 e nei primi decenni del secolo successivo le cure
maggiori sono rivolte alle bulbose, alcune note da tempo, altre acclimatate da poco,
provenienti per lo pi dal vicino Oriente, il cui fascino in parte riposto nella
magnifica fugace efflorescenza: iris, narcisi, gigli, giacinti, anemoni, ranuncoli e
gli ambitissimi tulipani (provenienti dalla Turchia). Lorticoltura ornamentale
raggiunge il suo apice tra la fine del 500 e i primi decenni del secolo successivo,
quando lartificio umano, con interventi a cavallo tra alchimia e magia, giunge a
mutare a piacimento il colore dei fiori, ad incrementare le dimensioni e ad ottenere
i ricercatissimi fiori doppi.
Le aiuole
Le aiuole sono generalmente quadrate, circolari, poligonali o a stella, un tipo,
questultimo, che, secondo quanto attestano le fonti, per sconsigliato poich in
angustia dangoli acuti, restano soffocate le piante. consigliabile poi definire i

contorni delle aiuole di piante come di bosso, di mirto, di timo, di lavanda oppure
con le tavole che si usano per i pavimenti. Accanto alle pregiate erbacee da fiore
annuali, che richiedono tanto lavoro e durano poco, si posso affiancare alcune
perenni meno esotiche ma pi durevoli accioch il giardino sia florido in ogni
tempo

(Pona).

Alberti,

secondo

unantica tradizione, consiglia poi di scrivere nelle aiuole le iniziali del nome del
proprietario con il bosso.
Il labirinto
Il labirinto oltre ad essere elemento ornamentale, assume i puri caratteri de gioco.
Le ville, infatti, assumono sempre pi la qualifica di luogo di villeggiatura e quindi
di divertimento ed cos che in Europa nasce a partire dalla met del 500
labitudine di ornare le corti con dedali di eccellente fattura che non erano altro che
un passatempo per i proprietari. Tra le caratteristiche fondamentali vi la perfetta
geometria delle forme, tra le quali si predilige il cerchio, considerata la figura
perfetta e lellisse. Il suo aspetto esteriore fa riferimento quindi alla venustas di
tipo vitruviano caratterizzata dalla proporzione antropomorfica delle forme.

Giardino di Boboli
Il giardino di Boboli, costruito nel cuore di Firenze tra il Forte di Belvedere e la
reggia medicea di Palazzo Pitti, un parco monumentale di altissimo effetto

scenografico, considerato uno dei massimi esempi, forse il pi grandioso, di quegli


impianti che hanno contribuito a consolidare la tipologia classica del giardino
allitaliana.
Boboli si estende per quasi cinque ettari ed il suo completamento interessa oltre
quattro

secoli

di storia,

dal

Rinascimento

allOttocento,

rappresentando inevitabilmente il frutto di pi interventi successivi, voluti dai


sovrani che via via hanno dimorato a palazzo.
Nelle spettacolari sequenze prospettiche, tipica espressione della concezione
formale del giardino allitaliana, la presenza architettonicamente ordinata di
un singolare e raro patrimonio botanico si accompagna a quella di vere e proprie
opere darte, capolavori dellarchitettura e della scultura, tra manierismo e
neoclassicismo, ricchi di significati e rimandi simbolici.
Boboli uno straordinario museo en plein air, testimone dei fasti di un illustre
passato, ma anche un caleidoscopio di giardini, diversi nelle ore e nelle stagioni, un
imprevedibile universo popolato di presenze fantastiche che da sempre esercita su
viaggiatori ed intellettuali un fascino indiscusso.
Il giardino di Boboli nasce come ideale proseguimento del cortile di Palazzo Pitti,
acquistato nel 1549 da Eleonora di Toledo, moglie del duca Cosimo I de Medici,
quando il suo primo proprietario, il banchiere Luca Pitti, aveva dichiarato
fallimento. Davanti al palazzo cera uno spazio verde, lOrto de Pitti, che tuttavia
Eleonora desiderava ampliare trasformandolo in un giardino che fosse degna
cornice della reggia che Cosimo intendeva realizzare nel palazzo.
Allampliamento venne destinata la vasta area, originariamente a destinazione
agricola, affacciata sui bastioni cittadini e sulla cinta muraria trecentesca, gi

denominata in epoca medievale Boboli, nome ricorrente nella toponomastica


toscana per distinguere le aree boschive.
Il progetto fu affidato a Niccol Pericoli, detto il Tribolo, artista prediletto dal
Duca e autore, una decina danni prima, dellaltro giardino di Cosimo, quello della
Villa di Castello. Al Tribolo si deve lidea dello sbancamento della collina per la
creazione dellAnfiteatro: realizzazione felice sia dal punto di vista prospettico che
dal punto di vista funzionale. In questo modo si crea il primo asse prospettico nel
giardino, con direzione nord-ovest/sud-est che, partendo idealmente dallingresso
principale del Palazzo, arriva sulla collina fino al Forte Belvedere.
Alla morte del Tribolo i lavori proseguirono sotto la direzione di Bartolomeo
Ammannati (1511-1592) e successivamente di Bernardo Buontalenti (1568-1635),
ma

venne

rispettato

limpianto

da

questi originariamente

concepito. Fu

realizzato, infatti, nellarea retrostante il palazzo ai piedi della collina che sale
verso il Forte Belvedere, lAnfiteatro, uno spazio semiellittico destinato agli
spettacoli di corte, che si rifaceva allo schema degli ippodromi romani. La forma
dellanfiteatro si sarebbe adattata alle nuove ali del palazzo, previste dal progetto di
ampliamento voluto da Cosimo, cos realizzando quellinscindibile unit
architettonica tra ledificio ed il giardino tipica della ricerca rinascimentale.
Lodierno anfiteatro di verzura, il cui magnifico scenario si apre al visitatore al
termine della rampa daccesso al giardino, sostituisce quello originario formato da
terrazzamenti piantati con platani, faggi, querce, frassini, olmi e cipressi. Lattuale
sistemazione attribuita allarchitetto Giulio Parigi che progett e fece costruire
successivamente la struttura in muratura. Al centro dellanfiteatro si trovano il
grande obelisco egizio proveniente da Luxor, sistemato nellattuale collocazione
nel 1790, e una grande vasca antica di granito la cui collocazione risale al 1840.

Si deve infine alliniziale progetto del Tribolo la suddivisione della collina e della
valletta retrostanti il palazzo in compartimenti a maglia ortogonale, allinterno dei
quali, secondo la tradizione tipicamente toscana delle ragnaie (boschetti
delimitati da spalliere e destinati alla caccia degli uccelli con le reti, denominate
ragne) furono piantati vigneti ed oliveti nonch ampi boschetti attraversati da
alte spalliere.
Tutti i boschetti interni erano, come attualmente, composti prevalentemente di
leccio, cos come le alte siepi che delimitano i viali composte anchesse di leccio
nella parte superiore e di arbusti di varie specie nella parte inferiore (Viburnum
tinus, Laurus nobilis, Phyllirea latifolia, Myrtus communis).
Tra i diversi architetti che dopo Pericoli si occuparono del giardino e del palazzo si
segnala la figura geniale di Bernardo Buontalenti cui si deve la realizzazione della
Grotta

Grande

detta

del

Buontalenti,

uno

dei

capolavori

di

Boboli.

Dietro lelegante loggetta dingresso, sostenuta da preziose colonne di marmo


rosso, che risale al preesistente vivaio opera di Giorgio Vasari, la fantasia
manierista dellautore ha creato tre ambienti suggestivi e fantastici ispirati al tema
dominante della metamorfosi.

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