Con il codice del turismo (DLgs 79/2011) il danno da vacanza rovinata viene espressamente
contemplato nellart. 47.
Per comprenderne la portata pu essere utile ripercorrere le tappe di una lunga disputa che ha
condotto alla formulazione della legge.
Leggi e sentenze
I fatti risalgono allagosto del 1999. Due giovani turisti di Pordenone, Franco e Nadia, acquistano un
pacchetto volo + soggiorno al Club Fodele Beach, sullisola di Creta, per una vacanza sole e mare.
Ma al loro arrivo trovano una situazione diversa da quella che si attendevano: la spiaggia sporca
e in mare galleggiano macchie di petrolio.
Ne nasce un contenzioso con il tour operator, che sfocia in una causa in tribunale.
Assolto in primo grado, il t.o. viene condannato al risarcimento del danno in appello. Il suo
successivo ricorso in Cassazione porta allemanazione della sentenza n. 5189 del11 dicembre
2009, depositata in cancelleria il 4 marzo 2010, con la quale si ribadisce la condanna.
Si tratta di una sentenza per molti versi innovativa, tanto che da pi parti si fa riferimento al
recupero di un concetto di danno da vacanza rovinata che una precedente pronuncia della
Cassazione sembrava aver ridimensionato.
davvero cos?
Come sempre, quando si parla di questi argomenti leccesso di semplificazione risulta fuorviante.
per questo che, per cercare di capire come stanno le cose, si chiede al lettore di avere la pazienza
di seguire un filo di discorso che, per quanto qui venga abbreviato e approssimato in modo che i
giuristi riterrebbero sicuramente inaccettabile, comunque abbastanza articolato.
Per far rifiatare chi avr la tenacia di leggere queste note le abbiamo suddivise in due puntate, di
cui la prima, introduttiva, si sofferma sugli aspetti pi strettamente giuridico-legali, che sono
indispensabili per capire quel che avviene nella seconda, in cui si racconta la storia dei due turisti.
La vicenda importante perch alla causa dei due viaggiatori che si deve laver riportato il tema
della vacanza rovinata ai livelli della magistratura superiore, costringendola a pronunciarsi.
Larticolo 2059 del codice civile
Il percorso giudiziario di questo racconto comincia con un ricorso alla Corte Costituzionale per
dichiarare illegittimo lart. 2059 del codice civile, relativo al cosiddetto danno non patrimoniale,
cio quello subito da una persona in conseguenza di un comportamento illecito o di un
inadempimento contrattuale e che non misurabile immediatamente in denaro.
In esso si legge: il danno non patrimoniale deve essere risarcito solo nei casi determinati dalla
legge. E i casi citati dalla legge in genere riconosciuti dalla giurisprudenza riguardano problemi di
integrit della persona, diritto alla salute, privazione della libert per errori giudiziari, mancato
rispetto della ragionevole durata del processo; discriminazione razziale o religiosa; violazione della
privacy; diritti inviolabili della famiglia; reputazione, immagine, nome.
Dove poteva essere ravvisata lincostituzionalit di questa norma? Nellaver limitato il numero dei
casi risarcibili e quindi nel non tener conto del moltiplicarsi delle cause richiedenti risarcimenti per
diverse tipologie di danno non patrimoniale (alle quali il settore turistico ha offerto ampio
materiale). La Corte, con sentenza 233 del 2003 ha tenuto un comportamento che qualcuno ha
giudicato ambiguo: ha dichiarato legittimo lart. 2059, sostenendo per la necessit di ampliare e
di articolare meglio la casistica di utilizzo.
assicura lesatta osservanza e l'uniforme interpretazione della legge, l'unit del diritto oggettivo
nazionale, il rispetto dei limiti delle diverse giurisdizioni; regola i conflitti di competenza e di
attribuzioni ed adempie gli altri compiti a essa conferiti dalla legge.
ll termine cassazione deriva da cassare, cio cancellare. La corte non pu e non deve fornire
giudizi di merito, ma pu intervenire solo sulla legittimit, cio sul metodo, sul rispetto della
legalit.
La seconda che lItalia, come tutti i paesi le cui discipline giuridiche provengono dai codici
romano prima e napoleonico poi, opera in regime di civil law, contrapposta alla common law
anglosassone.
Che cosa significa?
La caratteristica della nostra impostazione quella di fondare tutto il sistema giuridico sulla fonte
legislativa.
Il legislatore e la legge sono il cardine del diritto. I giudici e la giurisprudenza hanno il compito di
applicare la legge attraverso la sua corretta interpretazione. Ne consegue che ogni sentenza va
vista solo come il risultato di unattivit con cui si segue la normativa. E poich ogni caso discusso,
ogni fattispecie dibattuta costituiscono situazioni ritenute diverse e poco confrontabili, anche se
simili, le decisioni dei giudici sono scarsamente trasferibili da una causa allaltra, e quindi non
creano precedenti da seguire, se non come riferimenti non vincolanti.
Gli ordinamenti anglosassoni di common law, viceversa, non sono basati su un sistema di norme
raccolte in codici, bens sul carattere vincolante del precedente giudiziario.
La prima (quella adottata in Italia) unimpostazione pi statica, che attende le pronunce del
legislatore, lasciando ai giudici una funzione interpretativa. La seconda (quella anglosassone) si
caratterizza per la dinamicit, perch sono i giudici che fanno evolvere la normativa per mezzo
delle loro sentenze.
Il ruolo della Cassazione si potrebbe definire intermedio perch, dando indicazioni di metodo su
singoli casi, di fatto suggerisce ai giudici la propria autorevole opinione su come interpretare le
leggi.
Diverso ovviamente invece il ruolo della Corte Costituzionale, che giudica riguardo alla
conformit delle leggi rispetto al dettato della Costituzione e le cui sentenze sono vincolanti.
Il richiamo al comma 4 dellart. 91 del codice del consumo (DLgs 206/05) in cui si legge che
quando una parte essenziale dei servizi previsti dal contratto non pu essere effettuata,
lorganizzatore predispone adeguate soluzioni alternative per la prosecuzione del viaggio
programmato non comportanti oneri di qualsiasi tipo a carico del consumatore, oppure rimborsa
questultimo nei limiti della differenza tra le prestazioni originariamente previste e quelle
effettuate, salvo il risarcimento del danno.
E ancora allart. 93: in caso di mancato o inesatto adempimento delle obbligazioni assunte con la
vendita del pacchetto turistico, lorganizzatore e il venditore sono tenuti al risarcimento del danno,
secondo le rispettive responsabilit, se non provano che il mancato o inesatto adempimento
stato determinato da impossibilit della prestazione derivante da causa a loro non imputabile.
2. Lorganizzatore o il venditore che si avvale di altri prestatori di servizi comunque tenuto a
risarcire il danno sofferto dal consumatore, salvo il diritto di rivalersi nei loro confronti.
Sulla base di queste considerazioni il tour operator viene condannato a risarcire non solo le spese
che i due turisti hanno dovuto sostenere per gli spostamenti giornalieri verso spiagge migliori,
quantificati in 117 euro, ma anche lo scadimento della qualit del soggiorno, il c.d. danno da
vacanza rovinata, che senzaltro apprezzabile in termini di danno non patrimoniale, in quanto
traducentesi nella lesione di valori propri della persona indipendentemente dai limiti posti dallart.
2059 del codice civile. Agli effetti della liquidazione di tale posta risarcitoria (a cui necessariamente
si perviene in via equitativa) la Corte reputa di dover fare riferimento al prezzo pagato dagli attori
per lacquisto di quel pacchetto turistico (lire 4.050.000), riconoscendo conseguentemente ad essi
un importo pari alla met di quel corrispettivo.
Insomma, va sottolineato, la corte dappello di Trieste parla di valori propri della persona
indipendentemente dai limiti posti dallart. 2059 del codice civile, quindi sembra collocare il danno
da vacanza rovinata nella categoria di quelli costituzionalmente rilevanti.
Il ricorso in Cassazione
Il provvedimento che d ragione ai due turisti viene depositato il 7 marzo 2005 e il riferimento
allinterpretazione ampliata dellart. 2059 del codice civile, si visto, si appoggia sulla sentenza 233
del 2003 della Corte Costituzionale oltre che sulle successive prese di posizione della Cassazione.
Il tour operator ricorre alla suprema corte. Ma questa l11 dicembre 2009 conferma le decisioni
della corte dappello con la motivazione che con il contratto avente ad oggetto un pacchetto
turistico tutto compreso, sottoscritto dall'utente sulla base di una articolata proposta contrattuale,
spesso basata su un depliant illustrativo, l'organizzatore o il venditore assumono specifici obblighi,
soprattutto di tipo qualitativo, riguardo a modalit di viaggio, sistemazione alberghiera, livello dei
servizi, che vanno esattamente adempiuti. Ne consegue che "ove, come nel caso in esame, la
prestazione non sia esattamente realizzata, sulla base di un criterio medio di diligenza, si configura
responsabilit contrattuale, tranne nel caso in cui, organizzatore o venditore non forniscano
adeguata prova di un inadempimento ad essi non imputabile".
Nellultima frase della sentenza, poi, contenuta unaffermazione importante. Vi si legge infatti
che evidente che la Corte di merito (quella di Trieste, ndr) ha inteso liquidare il danno in
questione sia dal punto di vista patrimoniale (a titolo di spese che i G. hanno dovuto sostenere per
i giornalieri trasferimenti alla diversa e idonea struttura balneare da essi individuata), sia dal punto
di vista non patrimoniale, in via equitativa, come conseguente danno ex art. 2059 c.c. alla persona
che, nella vicenda in esame ed in linea anche con la recente giurisprudenza della S.U.
(n.26972/2008), trova un suo specifico titolo non nella generale previsione dellart. 2 (della
Costituzione, ndr) ma proprio nella cosiddetta vacanza rovinata (come legislativamente
disciplinata).
La novit della sentenza qui descritta sembra proprio quella contenuta nellaffermazione che la
vacanza rovinata oggetto di disciplina legislativa (si deve pensare con riferimento al codice del
consumo, DLgs 206/05) e quindi, in quanto rientra nelle previsioni di legge di cui allart. 2059 c.c.,
non necessario, per risarcirla, fare riferimento ( detto esplicitamente) alla carta costituzionale.
Una novit non da poco.
Conclusione 1
Che lezione si pu trarre dalla storia raccontata? La sentenza 5189 la Cassazione si potrebbe dire
che colloca la vacanza rovinata fra le tipologie di danno non patrimoniale che conferiscono in s il
diritto al risarcimento ai sensi dellart. 2059 c.c.
Insomma sembrerebbe una svolta, rispetto alla precedente pronuncia del 2008, che rende pi
facile per i consumatori far valere il diritto al riconoscimento del danno da vacanza rovinata. Ma
non dimentichiamolo: una sentenza, non una legge. La prossima, riferita a una fattispecie
diversa, potrebbe essere differente.
Conclusione 2
Se il tour operator avesse semplicemente cambiato albergo ai due turisti, fosse stato convincente e
avesse mostrato di fare tutto il possibile per il loro benessere, senza chiedere liberatorie, molto
probabilmente non saremmo qui a raccontare questa storia.
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