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Jamme po i!
Andiamo su dai!
(Slang giovanile, esortazione a dimostrare energia e movimento)
4
Noi
Lui
Autunno 2006.
Questo il mio racconto.
Questo un racconto dai mille inizi diversi
Questo un confuso ricostruire immagini e parole
che non pensavo pesassero tanto, tutte quante nello
stesso modo, sui miei piedi e nei miei pensieri
involontari ed emozionati.
Questa
soprattutto
una
storia
di
storie,
unimmagine di immagini.
Potrei anche raccontarne o mostrarne una sola,
scegliendo dal mazzo, a caso!
Potrei
Ma come riuscirei a trasmettervi come mi sono
sentito parte di un tutto, se continuassi bellamente
a trattare ogni cosa per come mi apparsa, senza
provare a connettere luna allaltra? Insieme ad
altre centinaia e centinaia!
Il Mondo tanto immenso da sembrare assente: la
consapevolezza del secolo scorso oramai esplosa in
unesosa quantit di storie, di conoscenze, che
scatena in noi un falso e dannoso istinto di scelta,
una selezione che pu farci fare un pericoloso salto
indietro, mentale, culturale e sociale.
Oggi conosciamo e frequentiamo assiduamente meno
persone di quelle che mio nonno conosceva grazie alla
lentezza del suo passo e ai suoi occhi e orecchie
ignoranti e perci curiosi!
Oggi, pur potendo scegliere cosa fare del nostro
tempo libero, ci annoiamo molto di pi di quando il
tempo libero non esisteva nemmeno.
Dovremmo rallentare il nostro cammino e prima di
scegliere dove andare, risvegliare i nostri occhi e
orecchie
Accorgerci che le nostre citt muoiono di frenetica
noi, che muoiono nel disprezzo e nella distrazione
5
dei loro figli, muoiono di amnesia e polvere sulle
strade che coprono la loro storia.
Il mondo si annoia per lassenza apparente di
immagini da seguire, di suoni nuovi, di colori e
odori da inventare.
Bisognerebbe rallentare, semplicemente, e scoprire
quanti fotogrammi ci siamo persi della nostra vita, e
quanti ancora potremmo raccogliere e montare a nostro
piacimento.
Siamo cos tediati e superficiali che ognuno di noi
si identifica con ci che i media propongono per lui:
allora la felicit quella del mulino bianco, la
musica quella delle suonerie dei telefonini, il
lavoro quello dei personaggi delle soap opera e
lamore non esiste che al cinema, e il sesso il
minimo che si pu fare per fuggire dalla noi
metropolitana dei film!
Ma e io?
Vivo ad Avezzano, in provincia dellAquila, o de
LAquila, come si scriveva una volta.
In Abruzzo!
Non a Manhattan o sui navigli meneghini.
LAbruzzo una regione dItalia, incredibile no?
Eppure cos, sta tra le Marche e il Molise e
questo il primo problema per noi sconosciuti e
dimentichi abruzzesi, quando tentiamo di spiegare da
dove veniamo.
Diciamo tra le Marche e il Molise e il nostro
interlocutore si ferma a pensare che cosa siano le
Marche
e
il
Molise
dimenticandosi
nuovamente
lAbruzzo!
La mia regione viene sovente aggirata, scavalcata
dalla cronaca nazionale, dal mondo culturale, dalla
narrativa ufficiale, dal cinema e dalla tiv, se non
per
sottolineare
disagi
e
catastrofi,
spesso
esagerate, trascurando invece quelle reali, nefaste e
indimenticabili che ne hanno modificato laspetto, la
storia e il sorriso dei suoi abitanti Forti e
gentili!
6
LAbruzzo ha anche partorito personaggi di indubbio
valore culturale e storico, che hanno fatto presto a
rinnegare le loro origini umili, o a emigrare col
corpo, le azioni e il pensiero dalla loro terra,
lasciandoci la velenosa convinzione che qui in
Abruzzo non si potesse scrivere, cantare, costruire,
pensare, raccontare, creare, che si dovesse andar via
e in fretta!
Non c bisogno che vi faccia la lista di questi
simpatici uomini illuminati il punto di domanda
che ora invade il soffitto della stanza dove state
leggendo questo libro, mi basta per comprendere che
non sapete nemmeno chi fossero tali abruzzesi.
Anche in tempi pi recenti la mia regione stata
considerata terra di conquista e sfruttamento sterile
e desertificante, dai suoi stessi politici e dagli
imprenditori; e ora che non c pi la Cassa del
Mezzogiorno, che non ci sono Capitali famose e
capitali in banca, la Regione verde dEuropa si
riaddormenter, triste e annoiata?
Io non sono migliore di nessuno.
Io
probabilmente rester infangato tra la massa
come tutti.
Ma gli ultimi mesi che hanno mosso le mie distratte
membra, inaspettati, sorprendenti e intensi, mi hanno
fatto masticare insoddisfatto quella sensazione di
non essere che mi possedeva da tempo
Che invade province e abitanti silenziosi.
Quelle province dimenticate e ferite dai loro
stessi cittadini.
Quei cittadini dimentichi delle loro origini, della
loro storia, delle loro bellezze e ricchezze come
quelle del mio Abruzzo, dei suoi monti impervi che
respinsero antichi Romani e vecchie omologazioni, che
ora indeboliti cedono a nuove globalizzazioni piatte
e uniformi, nei linguaggi e nei problemi.
7
Ma se c una cosa che ho imparato a scuola da
piccolino, leggendo sul sussidiario, che mai e poi
mai si sarebbe potuto giudicare piatto lAbruzzo.
LAbruzzo una regione collinare e montuosa, dal
clima continentale, cio dalle estati brevi e calde e
gli inverni lunghi e rigidi. Si affaccia sul Mar
Adriatico e vive(va!) di pastorizia, agricoltura e
turismo.
Lentroterra caratterizzato da fertili altipiani,
valli e conche, a separare i massicci del Gran Sasso,
del Velino-Sirente e della Maiella: si possono
rammentare
quelle
dellAterno-Pescara,
la
valle
Peligna e
La piana del Fucino!
Che fu il terzo lago dItalia!
Che fu bonificato dagli antichi Romani, per via dei
suoi bassi fondali e ritenuto una dimora estiva per i
loro nobili.
Che fu prosciugato da Torlonia con troppa fretta,
sostituendo
in
modo
improvvisato
e
vecchiolatifondista, la cultura della pesca con quella
dellagricoltura.
Che ball al terremoto pi forte che lItalia abbia
avuto e di cui si poi dimenticata..
Che mi fece nascere un po di tempo fa e che da
allora lo fa ogni mattina, pigro e sonnolente dei
miei annoiati venticinque anni.
8
Noi sul mio volto, che pare aver vissuto tutto,
anche linvivibile!
Ma a venticinque anni quante cose potr, dovr,
vorr vivere ancora, prima di assaporare il gusto
melenso e viscido della noi vera?
Eppur noi e stanchezza dominano le mie mani sul
volante e sui miei gesti di saluto ai conoscenti al
di l dei finestrini.
Che ci volete fare: alla mia et ci che si prova
lassoluto fino a quando non decidiamo che ora di
smettere di giocare, e che da tempo avremmo dovuto
farlo!
E insomma
Annuso laria, mi rituffo dentro Papacqua e
riprendo il pensiero con ago e filo
Oggi un giorno come tanti che scorre
noioso e
anglosassone con un
cielo grigio che attenua
lautunno, spatolato ad olio su tela sui miei boschi
di Faggio, Castagno e Quercia.
Soltanto un anno fa non avrei avuto nessun motivo
per inchiostrare pagine bianche con i miei pensieri
Ma oggi sono in auto e mi porto appresso una
smorfia di disgusto, come acidi gastrici che mi
salgono in bocca dopo una notte passata sotto le
comode coperte di un benessere cieco e inutile.
Sono in auto e vorrei svegliare le idee e le azioni
sopite dalla noi e mi rivolgo le ultime domande, e
le rivolgo a voi prima di lanciare la bottiglia
nelloceano.
Sono in auto come quando tutto mi abbagli la
mente, quasi nel punto esatto dove tutte le storie,
indipendenti e sconnesse, si composero in un lampo
accecante, doloroso, ma anche appassionante e vitale.
Una breve sequenza chiaro-scuro di gallerie
rimbombanti
dei
ventilatori
sulle
volte
e
di
improvvise e luminose valli ondeggiate da colline e
monti boscosi.
Fiumi e paesi arrampicati sui colli come gli
scoiattoli sui pini del Concentramento, quando
passo di corsa e sudo i miei chili di troppo.
9
I viadotti cementificano lo sguardo, ponte tra le
chine verdeggianti.
Poco traffico sullA24, un paio di sorpassi
leggiadri e poi, dun tratto sulla destra, al di l
di una fila di paracarri per lavori in corso, unauto
parcheggiata in controsenso.
Uno sportello aperto e gli stop degli sconosciuti
aumentano di frequenza e intensit, le frecce
alternano al plumbeo e monotono moto il loro
suggerire indicazioni di svolte nervose e curiose.
Le mie frecce e il mio stop disegnano il mio nuovo
e inaspettato parcheggio sul viadotto!
Mi avvicino e seguo, tra le spalle della gente in
movimento,
un
immaginario
tragitto
tragico
e
definitivo dallo sportello al bordo del guardrail,
segnato da due impronte di scarpe sulla fuliggine dei
gas di scarico.
Due impronte di piedi in piedi e braccia aperte e
occhi chiusi sul rado verdeggiare delle
colline
scoscese, delle viti che pettinano la storia delle
mani delluomo sulla campagna.
Occhi chiusi sullo sfumare, musicato e soffice,
dellorizzonte di quei monti dimenticati dalla storia
e dai pensieri.
Braccia aperte per un unico, segreto e leggero volo
di unanima.
Occhi chiusi e braccia aperte.
Poi le ginocchia piegano un po, solo per pochi
centimetri, per spingere di nuovo in alto, per
spiccare un salto piccolissimo ma capace di volare
via
lontano,
verso
quei
monti,
lasciandosi
accarezzare dalle chiome dei faggi e delle viti
pettinate,
respirando
ossigeno,
luce
e
aria
frizzante, umidit e calore.
Volare via per lultima volta o la prima e ultima
volta, portando via sogni irrealizzati, domande e
dubbi irrisolti, mai posti o mai ascoltati e una
storia, come altre indipendenti e sconnesse storie
Sono in auto proprio come quel giorno che vidi
volare un uomo verso lorizzonte seghettato dagli
Appennini abruzzesi e forse raggiungerlo!
10
E allora vi racconto un po di quelle storie, cos,
a caso, prendendo dal mazzo
Come?
Chi sono io? Come mi chiamo?
Sono
certo
che
alla
fine
del
racconto
ci
rincontreremo tutti qui e voi avrete finalmente un
nome da darmi
Riflessi Sabbiati
Riflessi Sabbiati
Cio, non lucidi, specchianti
ma increspati di colori, ombre
Vita pi vera solida e pesante;
profumata, pelosa, imperfetta.
Coraggiosa di confronti
obiettivi e diretti.
In attesa di sguardi
aggradanti e purificanti.
Non essere lucido e intonso
e nascondere inevitabili difetti;
ma manifestare le proprie storture
e dimostrarsi luminoso e pulito;
per aspirare al lento, faticoso,
soddisfacente miglioramento personale
Riflessi sabbiati
per rendere palpabili,
dense, tridimensionali
le storie che viviamo.
Pungolare altre reazioni,
forse pi complesse,
sicuramente diverse;
magari capaci, un giorno
di aiutare qualcuno a "fare";
a scrivere, suonare,
disegnare, raccontare
11
Ricordare e parlare
dei suoi Riflessi Sabbiati
Cio, non lucidi e specchianti
Ma increspati di colori e ombre
13
I
In Viaggio (Paolo Fresu Quintet, Kosmopolites).
Autunno 2005.
Una giornata prende vita
Una giornata che ti ravviva e sveglia dal torpore
dei sogni, sempre migliori della realt che viviamo,
soprattutto per la facilit, non comune ad altre
faccende
dellumano
vivere,
con
la
quale
li
cancelliamo quando non ci piacciono pi.
La consueta giornata chiassosa degli autobus
stracolmi di studenti, colorati di zainetti pieni di
libri tutti uguali e scarabocchiati di falsi amori
adolescenziali e disegni maldestri.
Che
prende
la
forma
del
traffico
di
auto
singhiozzanti,
lente
come
muli
e
carri
del
settecento, e cariche come monoposto da competizione.
Si modella intorno ai suoni delle solite parolacce
da semaforo, al rintocco del tempo e al colore dei
soldi degli altri e dei nostri che non bastano mai.
Prende landamento meccanico e abituale che porta
sempre alla serata da dedicare a qualcosaltro che
non sia lavoro, quel qualcosaltro che sovente si
materializza in un sonoro boh! Che al venerd pu
diventare un giro di culi in salsa cubana, e il
sabato la solita accalcata e noios discoteca!
La giornata
La solita giornata per capace di vivere di
miriadi di azioni, aneddoti ed emozioni.
Anche
la
pi
pigra
e
apparentemente
piatta
giornata Che poi sono abruzzese e come pu essere
piatta una cosa che riguardi questa arricciata,
impervia regione?
E allora quando sono finalmente sveglio, alla
solita ora di sempre, ho fatto la stessa colazione e
scaldato la stessa macchinetta di caff, ecco che una
cosa accade.
Ve la racconto, prendendo a caso dal mazzo.
Dunque: Ci sono io.
14
Ci sono giovani uomini e donne della mia citt, un
po pi grandi di me.
C la mia citt sullo sfondo, e la sua sconosciuta
storia.
Ci sono cose che nessuno vuol pi sapere, quelle
che nessuno vuol pi fare.
Ci sono cose che pochi sanno di poter fare che
tutti potrebbero fare.
E poi
Il tempo impolvera le strade.
Le strade sono sconnesse e polverose di unestasi
statica, come una vecchia foto di quelle in bianco e
nero nascoste sul fondo di quei cassetti legnosi e
odoranti di umido e muffa della casa dei nonni.
Sgranate, indefinite, appena intelligibili ma calde
di ricordi spesso soltanto immaginati.
Mai domandati a nessuno.
Neanche ai nostri nonni che le hanno scattate.
E cos, distratto e stanco, come chiunque si
trovasse a fare un noiosissimo lavoro provvisorio,
mal pagato e umile, mi siedo su di una balla di
vecchi giornali.
Ho appena scaricato cumuli di carta da riciclare,
caricata da raccolte di rifiuti, vecchie abitazioni
oppure da chi si disfatto di inutili, vecchi libri,
elenchi, giornali o appunti di parenti e congiunti
giunti a miglior vita!
S! Non un gran mestiere per chi come me era
destinato a cambiare il corso della storia.
Ad erigere castelli sotto il nome della sua
famiglia.
Ad arricchire la storia della sua terra di un altro
nobile, inarrivabile eroe!
Ma la realt fatta anche di studi zoppicanti, di
mercato
del
lavoro
inesistente,
di
qualche
indecisione di troppo che blocca sogni e rallenta
quel destino aureo che tutti hanno pronto per te.
E
sono
qui,
sotto
contratto
a
tempo
determinatissimo con la cartiera per una speciale
campagna di raccolta e riciclo della carta.
15
Seduto.
Tra fogli e cartacce puzzolenti e putride.
Con una vecchia fotografia in mano.
La guardo, ne rimango incantato neanche fosse
lopera darte pi affascinante che abbia mai
incrociato, ma la mia citt, tanti, tanti anni fa!
La distrazione abulica e il pressappochismo, che mi
accompagnavano nel compiere il mio misero compito,
caratteristiche
molto
italiche
verso
qualunque
mansione che non abbia un qualche tipo di riflettore
a renderla ricca, eterna e pubblica, improvvisamente
svaniscono.
I miei muscoli si irrigidiscono e si contraggono
guidando le mie mani alla ricerca di altre curiose
stimolazioni della mia corteccia celebrale, dei
ricordi e mi vedo scavare tra le cartacce come se
fossi preso dallirrefrenabile desiderio di trovare
Annaffiare
Radici!!!
Mi fermo un attimo.
- Senti Piero: posso prendere su qualcosa da qui, o
ci sono problemi? - Il collega volta il suo sguardo
alla mia richiesta, scosta il colletto della tuta
blu, mi guarda negli occhi, mi fulmina per la mia
postura un tantino statica in pieno orario di lavoro.
Poi sorride un po:
- Dai muoviti, che se passa il capo Prendi quello
che vuoi, ma che cosa ci sar mai l dentro? Se
lhanno buttata sar soltanto vecchia e inutile
cartaccia, no?
- Inutile? Mah! Sto iniziando a dar valore alla
relativit dei giudizi e a tutto ci che li genera e
li condiziona
- Eh!? Ma che cacchio stai a ddi! Su, alzati che
c da scaricare lultimo camion!
- Ecco! Ecco! Prendo su un paio di cose e ti
raggiungo. Dicevo solo che se qualcuno ha giudicato
inutili e ingombranti ste cartacce - Abbasso di
nuovo lo sguardo- ha un problema di cuore e memoria
16
Metto in tasca la foto, rovisto la pila dalla quale
lavevo raccolta e noto due vecchi blocchi per
appunti con altre fotografie.
Tutte vecchie, sgranate, appena intelligibili, ma
calde
Di ricordi mai ascoltati
Di scorci mai visti
Che nessuno ci racconta pi
Poi continuo abbassando la voce, quasi per rispetto
e per un velo di tristezza inatteso- E non d il
giusto peso alle sue cose, forse, o forse non ne ha
tutte le colpe, ma io sono curioso Ecco!
Infilo in tasca i due blocchi e le foto. Raggiungo
gli altri in cortile, respiro limpatto gelido
dellautunno madido e denso del Fucino, tiro fuori
coraggiosamente le mani dalle tasche e scarico
lennesimo mucchio di carte umide, gelide e inutili.
Nuovamente distratto e stanco, come chiunque si
trovasse a fare un noiosissimo lavoro provvisorio,
mal pagato e umile.
Attraverso il Fucino in auto.
Ho salutato colleghi e lavoro per stasera.
Guardo a destra e sinistra con un automatismo
collaudato che mi
fa attraversare incrocio dopo
incrocio, ma non perdo di vista alcunch di ci che
si succede lungo la solita strada.
Ma non succede mai niente: non mi imbatto mai in
passanti che per una battuta o un accadimento
improvviso ti cambiano la vita in ventiquattro ore;
laneddotica langue lungo le sponde dei canali
dirrigazione e le strade di periferia del centro
industriale.
Ma anche la vicinanza del multisala che mi porta
verso
ragionamenti
cos
romanticamente
cinematografici.
Ancora un mese di lavoro, poi il contratto
terminer e sar di nuovo un giovane pieno di belle
speranze e idee irrealizzabili e soprattutto un
disoccupato!
Nellera
della
mobilit
e
della
precariet.
17
- Ah! Sono un professionista della precariet!
Dovrebbero stipendiarmi per questo: orientamento
matricole tra gli arbusti fastidiosi e taglienti del
mondo del lavoro nel duemila!
Penso ad alta voce, mentre i campi in letargo e i
canali gelidi sfumano verso il primo viale alberato.
La vista si appanna, ma passa di scatto il
tergicristallo sullumida sera della conca e lauto
continua verso una piazza: oltrepasso il Castello,
affianco il parco della villa comunale, mi sorprendo
del verde del semaforo sincronizzato con il mio
passaggio; un paio di svolte ancora e sono a casa.
Scatta la chiave del cancello, raschia con pi
difficolt nella serratura del portone; le scale si
illuminano del suono ticchettante del rel che mi
scorta verso il mio piccolo appartamento: a terra,
sotto la porta, due cataloghi pubblicitari, questi
s, inutili e pronti per il riciclaggio, una bolletta
del gas e niente pi.
Mentre dalla porta di ingresso vedo spegnersi la
luce delle scale, accendo limpianto audio e parte la
musica Ah! La musica!
Lancio disordinatamente il giubbetto sulla sedia,
vicino la libreria, e mi lascio guidare dallingenua
curiosit che anima le mie azioni stasera.
Prendo in mano quei blocchi di appunti e le foto.
Guardo in modo confuso e frettoloso tutte quelle
pagine e le immagini cos familiari eppure cos
ignote, sconosciute e lontane da quelle che anche la
mia memoria pi remota riesce faticosamente a portare
a galla nella mente negli occhi.
- Ma da dove vengo? Dove vivo? Cosa stata la mia
citt? La mia terra? La mia terra
Ripeto pi volte quelle domande, le ascolto e le
riascolto: come un sommelier assaggia il vino, ne
soppesa carattere, aromi, gusto, persino il colore e
poi decide che valore ha.
E la voce, che mi accompagna nella lettura, che si
lega a quei ritagli di cellulosa, a quei residui di
inchiostro secolare, non sembra quasi la mia: assume
le tonalit di un anziano narratore con voce greve e
baritonale: sorpassa il primo irridente e leggiadro
18
giudizio, che mi ha fatto accendere la televisione su
un reality, si lega ai pochi ricordi familiari e si
amplifica con la mole di memoria collettiva e
rarefatta.
Memoria che si indebolisce sempre di pi, per ogni
attimo di distrazione che concediamo a noi stessi e
alla nostra storia.
Spengo la tiv.
Con certosina attenzione apro gli appunti ammuffiti
e riguardo la prima fotografia raccolta.
Il tempo impolvera le strade.
Le strade sono sconnesse e polverose di unestasi
statica, come una vecchia foto di quelle in bianco e
nero nascoste sul fondo di quei cassetti legnosi e
odoranti di umido e muffa della casa dei nonni.
Sgranate, indefinite, appena intelligibili, ma
calde di ricordi spesso soltanto immaginati, mai
vissuti o uditi descrivere da nessuno
Mai domandati a nessuno.
Neanche ai nostri nonni che le hanno scattate.
Un manto sottile di terriccio, tra le impronte di
poche auto, di carri e cavalli e scarponi di anziani,
19
copre asfalti, pietre e tombini e ferma cose, colori
e persone.
Lorizzonte
sfocato
dal
gelido
pulviscolo
atmosferico della foschia di campagna. Non trapela
nulla che lasci immaginare imminenti cambiamenti,
trasformazioni di questo lento moto vitale dei primi
del Novecento.
Questo nuovo secolo modellato dal fangoso passato
intorno allumile e dignitoso presente.
Su a Nord c la guerra!
La guerra fa paura.
I suoi echi tremano nel petto degli uomini pi del
freddo inverno*.
I suoi echi tramano, ossessivi e prepotenti, di
portar via la vita a questa cittadina del Centro
Italia.
Ed cos strano, nuovo ed emozionante, nonostante
la polvere che gi si posata sullunificazione del
regno il tempo che passato chiamarla Italia!
Sentirsi il Centro, subito dopo un Nord e poco
prima di un Sud, parte di un intero, di uno stato
che ancora fa fatica ad avvolgere e unire il suo
popolo, soltanto tre lustri dopo linizio del nuovo
secolo.
Case povere vicino a stalle e cortili di pastori e
contadini, sembrano gi immemori del passato di
pescatori che li ha visti vivere e soffrire lungo il
lago dispettoso, ora inghiottito dalla terra e
dalluomo.
Poco distante uffici ed eleganti palazzine a tre,
quattro piani, strade diritte e marciapiedi bassi.
Il passo della gente segna e struscia la superficie
dei giorni con lo stesso ritmo di due spazzole sul
rullante,
quando
frenano
lirruenza
di
un
contrabbasso e gli fanno aprire gli occhi e le
orecchie sulla melodia di un fiato, di un lento e
gocciolante pianoforte.
La
voce
dei
saluti,
le
chiacchiere
e
le
discussioni, la spesa e il cammino verso casa,
disegnano lo stesso ritmo lungo i marciapiedi come
attraverso i viali poco trafficati.
Unaltra foto
20
Lincrocio che apre a giardini ampi, verdi e caldi
anche quando sono sotto zero, lo riconosco: c la
villa del Principe che guarda il castello poco
distante.
Oggi
la
vista
inciampa
tra
nuove
costruzioni che hanno ridotto il parco e la memoria
Piazza Vittorio Emanuele, la cattedrale vecchia, le
bancarelle del mercato, le tende di negozi, un salone
e gente ordinata a caso, che popola di abiti lunghi e
coppole storte il piano grigio del selciato.
Chiudo gli occhi e provo a dar vita a quelle
immagini, a trasformarle in fotogrammi in movimento e
sentire e vedere cosa mi raccontano.
Un bambino corre con un cappotto troppo grande
sopra a pantaloni troppo corti e scarpe rumorose,
inseguendo una pallina di carta e si allontana
sorridente
dalle
inutili
e
leggere
grida
di
raccomandazione di una donna appesantita dagli anni e
dalla spesa.
Un calcio, conseguenza naturale del camminare
rumoroso di una marcia in avvicinamento, distratto e
improvviso, colpisce il cartoccio.
Allontana il bambino dal suo gioco.
I suoi occhi sono presi da un gruppo di giovani
studenti vocianti, energici, eccitati alluscita
della scuola.
21
Scuotono la piazza e le faccende della gente,
interrompono il brusio come una sveglia naturale e
puntuale.
Uno di loro si volta e sorride al bimbo impietrito
e va via.
Ha grandi occhi chiari, due spalle forti come il
suo passo e la voce dritta innanzi i suoi sguardi.
Non conosce il suo nome, ma lo ha visto altre volte
attraversargli i giochi di bambino lungo la strada.
Il sole buca lumida e gelida foschia e scalda il
ritorno a casa per il pranzo.
Il bambino prende con fatica la sporta, mentre la
donna apre la porta. Si sforza di tirarla dentro. La
nonna sorride un po, lo lascia fare, poi allunga la
mano Sono dentro.
Cucinano.
Si ode una voce rugosa e familiare dallingresso.
Ora sono a tavola.
Fumi di comignoli profumati di quercia e faggio
bruciati.
Tetti a spiovere e inferriate di ferro battuto.
Il travertino della chiesa.
Il panorama della citt intriso del debole chiarore
del sole, sembra virare il bianconero della memoria
verso tenui colori giallo-azzurro-ocra.
Il tempo ha sempre tempo
e guarda con pi
affabilit il prendere sonno del bambino, dello
studente come dellanziana donna, del lavoratore.
13 Gennaio 1915.
Fernando un ragazzo molto sveglio e attivo nel
pieno dei suoi quattordici anni; vive in questa
piccola cittadina del centro Italia, studia al
Ginnasio e si sveglia sempre puntuale, da solo, per
andare a scuola.
Fernando ha grandi occhi chiari e due spalle forti
come il suo passo e la voce diritta innanzi al suo
sguardo.
22
Qualche volta invita Enrico, un suo amico, a
ripassare qualche lezione insieme, poco prima di
avviarsi, la mattina presto, quando fa freddo ed
ancora cos vicino alla notte il giorno che si
affaccia sulla conca.
Quel giorno si svegli pi presto del solito,
attese l'amico, poi iniziarono a studiare: erano le
sette!
Seduti intorno ad un tavolino.
Luci di lampade di fine secolo scorso, profumo di
legno, stoffa e pietra.
Colori stentati sui vecchi libri usati.
Abili le loro dita pilotano la penna in una
calligrafia d'altri tempi sui fogli ocra di preziosa
carta.
C' qualcosa di remoto, eredit di vite passate,
ben pi ardue e delicate di deboli equilibri col
mondo, che fa s che poco prima di un evento
improvviso, inatteso e spaventoso, gli uomini sentano
il bisogno di guardarsi negli occhi, di stringere con
forza la presa delle loro mani, di puntare i piedi
contro il terreno e poi, irrigiditi e supplicanti,
scoprirsi a guardare il suolo.
Fernando alz lo sguardo dal quaderno verso
l'amico.
Le sue mani strinsero forte la penna e il bracciolo
della sedia e vide quelle di Enrico spezzare la
matita e afferrare il tavolino.
Vide il pavimento e i suoi piedi.
Un urlo sotterraneo e infernale!
Un vento fragoroso e inspiegabile, odoroso di muffa
e polvere.
I piedi ballano una dolorosa e incontrollata danza,
le mattonelle si staccano dal suolo, l'urlo cresce,
assordante, accelera, spezza le pareti e le orecchie
come sotto colpi di magli invisibili.
Fracassano sulla loro testa i residui della loro
quotidianit.
La stanza si frantuma!
23
Chiude con un tonfo irriproducibile l'aria e la
vita sulla testa dei due ragazzi!
Buio!
Ansimanti respiri
Una sola sottile lama di luce negli occhi, un'altra
acuminata, incessante e dolorosa infilza le loro
gambe ferite, costrette da un peso imponderabile in
posizioni innaturali.
Il diabolico e tragico balletto del terremoto
catapulta Enrico alle spalle di Fernando, premuto
contro la sua schiena.
Sono entrambi immobili, doloranti.
- Ora ci vengono a prendere! Non preoccuparti!Fernando parla con l'amico e spera e trema.
Poi lamenti, grida disperate riecheggiano tra le
fenditure delle rovine.
Poi picconate, latrati di cani in superficie.
E infine una gazzosa! Leggiadro refrigerio poco
prima della lenta risalita liberatoria.
Fernando bussa alle sue spalle e porge la
bottiglia.
La lascia andare
Non riesce a girarsi per sorridere all'amico.
Sente rotolare il vetro.
Sente i suoi richiami rimbalzare fra i frammenti di
pareti e la polvere di cemento.
Non capisce fino a quando non lo tirano su
Solo?
Vede allontanarsi quel buco nella terra.
Vede la bottiglia riversa da cui gocciolano fuori
le ultime gocce di quella dolce bevanda e
Vede la schiena ricurva e silente di ogni respiro:
- Enricooo!
Ora solo!
Passa un altro carro di soccorsi, poi un altro, e
ce ne sono tanti che fracassano spigoli e macerie con
zoccoli e ruote lignee.
Sopra uno di questi c un bambino che lo vede, lo
riconosce ch gli ha attraversato tante volte i suoi
giochi lungo la strada.
Gli sorride.
24
Fernando si allontana muto, e la voce impegnata in
lamenti e dolore.
Nino un bambino quando la terra gli fa ballare i
sogni.
Gli nasconde la pallina di carta.
Gli porta via il letto e la casa.
Gli fa contare il tempo e gli fa fare domande
terribili e ripetitive a sconosciuti e affettuosi
soccorritori.
- Quando torna nonna?
- Dov andata la tua nonna?
- uscita presto per andare a lavare i panni al
lavatoio
Silenzio.
Il carro inciampa tra le macerie e rumoreggia,
scricchiola e avanza scollinando un innaturale cumulo
di pietre, travi e polvere di calce.
- Quando torna nonna?- Ripete Nino voltando la
testa, quasi assente.
- Questo il lavatoio- La testa delluomo
bassa, invece, come la sua voce.
- Ma io Ancora non so portare la spesa!- Lacrima
Nino, impolverato e accartocciato su se stesso come
la sua pallina di carta.
Il carro rotola via verso un ospedale da campo.
Nino era un bambino quando inizi a contare la
polvere!
Mi desto di soprassalto con gli occhi su quelle
foto che riportano tutte la dicitura prima del
terremoto del 13 Gennaio 1915.
Cerco tra le carte e trovo altre foto di rovine,
distruzione e gente immobile, anche nella mia
fantasia, a guardare i resti della loro vita.
Prima e dopo. Confronto
le piazze, le chiese,
viali e ville, sento la rabbia crescere insieme ai
brividi, a uno stupore che mi sgrana gli occhi.
E tutto questo non dovrebbe risuonare nel petto e
nella testa come nuovo e sconosciuto: la storia
recente della mia citt, cazzo!!!
Leggo con difficolt altri appunti di Nino.
25
Cos firmata la copertina di questi blocchi.
Ci sono nomi, pensieri, descrizioni con una
calligrafia che via via sembra perdere memoria di s
diventando
prima
infantile,
poi
quasi
uno
scarabocchio illeggibile.
Li tengo entrambi nelle mani ora: il primo aperto
fin dove ho letto del terremoto; laltro, sfogliato
rapidamente
fino
allultima
pagina,
datata
incredibilmente 13 Gennaio 1985, si legge a fatica.
Le righe sotto non appaiono pi come una scrittura,
ma sembrano un folle gesto liberatorio di una penna
su di un foglio.
Torno al primo quaderno, prendo a conforto delle
memorie l riportate, un paio di libri che avevo
sullo scaffale e che non avevo mai letto.
Costringo la mia testa confusa da tante notizie e
immagini tutte insieme, ad un resoconto, un riassunto
della cronaca del tempo
Il sisma pi forte mai registrato in Italia fino
ad allora, dopo quello di Messina, ha raso al suolo
la piccola cittadina e tutta la Marsica.
La popolazione decimata!
Tradizioni, dialetti e storia annullati in pochi
secondi
Pochi ricordano, i media tacciono, anche in
occasione di anniversari centenari.
26
E oramai anche i nuovi Marsicani, immemori delle
loro radici sradicate, sembrano essersi scrollati di
dosso i calcinacci e la polvere della loro precedente
vita!
Oltre 30.000 vittime!
Una sola costruzione rimasta illesa
Anche
il
governo
di
allora,
impegnato
in
sperimentazioni coloniali e nella Prima Guerra
Mondiale, mand pochissimi aiuti, in ritardo e per
pochissimo tempo.
Assennati e infaticabili privati, missionari e
preti si adoperarono nella fattiva riattivazione dei
centri urbani colpiti.
Si ricordano Nazario Sauro, Don Orione
Il ripopolamento avvenne grazie a commercianti e
cittadini marchigiani, pugliesi e campani, oltre agli
abruzzesi delle zone limitrofe. Tutto questo cambi
anche la vocazione contadina e pastorale della
Marsica in una pi commerciale ed economica ancora in
perenne fase di assestamento.
27
Ci sono date, anche recenti, nomi e pensieri che
non parlano soltanto del terremoto
Sembrano riflessioni, elementari e a volte assurde
vero, ma raccontano una storia, che stava andando
perduta, come altre diecimila prima di lei
Nino cresce durante la ricostruzione della citt,
il faticoso e lento ripopolamento.
Nino assiste ai cambiamenti dei suoni, dei rumori,
delle facce intorno alla sua nuova solitudine; non
riesce a fermare la metamorfosi del suo sorriso
curioso
e
gioviale
in
una
smorfia
dura
e
disincantata.
La gente laboriosa e gentile, interessata ed
impegnata a far ripartire un motore che diventer
commerciale ed industriale.
Dialetti e tradizioni si incrociano annullandosi
gli uni con le altre, non seminando radici nuove, ma
pavimentando sulla polvere, sul tempo contato da
Nino, un involucro stagno di cemento, asfalto e
freddo.
I suoni della sua breve giovent, la calma di quei
passi sui marciapiedi bassi, lumile dignit operosa
dei suoi concittadini, il respiro della sua terra,
tutto si spento..
Soffocato dalle macerie e dalla ricostruzione.
Poi dalle bombe della Seconda Guerra Mondiale e poi
ancora una ricostruzione.
Si scopre vecchio, povero e stanco prima del tempo.
Si ode fastidioso anche alle sue orecchie, ad
urlare a giovani distratti che lo scherniscono:
- Avezzane bejie me!Avezzane pi andica de
LAquila!
E i ragazzi ridono sempre.
Gli lasciano qualche spicciolo e vanno via, senza
dir niente, nessuna domanda, solo risa.
Sempre.
Nella sua vita ha fatto qualunque genere di lavoro
manuale.
28
Tra negozi e attivit che crescono, lui il pazzo
che parla dellanima della sua terra con strane grida
e slogan che appaiono buffi, sterili e divertenti.
La gente che lo circonda viene da posti tanto
diversi, parla dialetti diversi e ha fretta.
Cos i suoi discorsi e i ricordi si trasformano in
lamentose farneticazioni Il dialetto e la melodia di
aneddoti e proverbi centenari, un divertente gioco
per incolpevoli giovani privi di memoria.
Le sue labbra si distorcono in una smorfia che
anticipa agli occhi la sua voce roca e spigolosa, che
punge le orecchie di chi lo incontra.
Cammina tra i marciapiedi sporchi e sconnessi; tra
strade dritte e male asfaltate; tra le foglie secche
del parco sopravvissuto; tra palazzi spigolosi,
inferriate
dalluminio,
le
auto
fracassone
e
lelegante struscio del sabato sera in piazza.
Guarda in terra in cerca di una pallina di carta e
di ragazzi fieri e dalle spalle larghe e gli occhi
proiettati in avanti.
Come quando tutto appariva uno sgranato bianconero,
che poi virava in un tenue giallo-azzurro-ocra;
quando era ora di pranzo e abiti lunghi, coppole
storte, giochi di bambino e sporte della spesa erano
la sua cittadina.
Non c colpa nella fatale e tragica interruzione
della memoria.
Non c colpa nella mente di gente ignara della
storia di un luogo che quasi non esiste pi.
Non c colpa se non si sa nemmeno a chi chiedere
di raccontare
Ma almeno far s che nasca in un popolo il
desiderio di porre domande nuove Forse era soltanto
questo che Nino cercava? Domande nascoste nelle
pieghe della sua introvabile pallina di carta?
In assenza di identit, di storia, luomo se ne
costruisce una nuova.
E cos la terra, la casa di Nino, stavano cambiando
aspetto, si allontanavano da lui e dal passato,
avvicinandosi ad altri modelli a lui sconosciuti.
29
Nino, nella semplicit disarmante dei suoi scritti,
accennava forse al prezzo da pagare alloblio?
Voleva cercare volti giovani che avessero il
desiderio di porgergli domande?
Aveva paura che proprio loro avrebbero corso il
rischio di non riconoscersi, di non avere legami e
progetti, tradizioni e anima da difendere?
Oppure era un semplice egoismo senile di un
collerico e sofferente uomo solitario, il pazzo del
paese?
Un Bel D Vedremo (Danilo Rea, Lirico)
Un giorno Nino costeggiava le pareti della scuola
in centro, proprio vicino la piazza.
Una moltitudine di ragazzi passeggiava nel borgo
rincorrendo sguardi e frasi perse tra il ciarlare
fitto della spontanea aggregazione umana; commentava
giochi, appuntamenti, compiti di scuola e lultimo
motorino della Piaggio.
Si ferma subito dopo le cabine del telefono a
guardare un gruppo di amici; lo ha notato da un po:
non sembra una comitiva chiusa in se stessa, di
quelle si fa tutto insieme, senn non si fa niente,
ma appaiono nei gesti, nelle voci, nelle espressioni,
pi liberi.
Nei loro dialoghi nota una dinamica ampia e mobile:
dal
pianissimo
delle
confidenze
intime,
al
fortissimo di battute dissacranti e pungenti, al
moderato scambiarsi domande e sogni.
Ah! Le domande.
Come gli piacciono le domande: il suono che fa il
punto interrogativo alla fine di una frase impone il
moto, la ricerca di unaltra domanda, di una
risposta genera movimento e magari sposta un po di
questo rumore dalla sua testa stanca.
Fa qualche passo ancora, verso di loro.
Attraversa la strada, claudicante per un vecchio
incidente, calmo e lento come i passi degli anziani
sul vecchio terriccio del selciato dei suoi tempi.
Si avvicina.
30
- S! Ho trovato lavoro finalmente! - Franco
stringe a se Kiara e sorride radioso,- sembra un
posto sicuro e intanto posso iniziare a pensare alla
mia indipendenza!
- Beato te! A me hai voglia a studiare ancora! commenta un amico accanto a lui.
- Che significa? Quando sarai laureato per allora
s che - Una ragazza minuta davanti ai due lo
interrompe, distratta dallo struscio.
- Mah! Sar architetto! Forse, oppure mi lancer
nel mitico concorsi pubblici-tour
- S! Certo va bene, niente pensavo
La piccola L, come chiamano la ragazza minuta
nel gruppo, distoglie lo sguardo dal passeggio e
guardando i suoi amici esclama
Ehi! Ma dobbiamo
proprio
affrontare
oggi
i
nostri
problemi
esistenziali? Franco ha trovato lavoro e io domani
parto per la stagione: godiamoci sta serata, che poi
per un po di mesi io non vi vedo
Uno di loro, di nome Andy, lavora un po
dappertutto, tra feste patronali, locali serali e
piano-bar
come
cabarettista,
animatore
e
presentatore. Non sembra sfondare, ma il lavoro lo fa
girare per la regione e conoscere molta gente. Questo
sembra che prima o poi lo possa aiutare a fare la
mossa giusta.
- Hai ragione. Andiamo?
Kiara si libera dellabbraccio di Franco, Andiamo in gelateria allora?- Poi si volta:Aaaah!!!
- Oh! Cosa c?
Tutti in un istante la seguono con lo sguardo e la
fotografano impietrita davanti a Nino, giunto nel
frattempo alle spalle del gruppo.
- Nino! Ciao, non ci spaventare le ragazze, come
stai?- Franco massaggia le spalle irrigidite della
ragazza e sorride al vecchio.
- E vvu come stte?
- Bene Nino. Che ci racconti?
Nino fa mezzo passo in avanti, guadagna il centro,
guarda in basso, poi le spalle, poi gli occhi dei
ragazzi e poi:
31
- Ma vu de ddo ste?
- Come de ddo sme?! Nino! Dai che andiamo.
Andy glissa e si incammina.
Gli altri lo seguono salutando il vecchio con
amichevoli cenni della testa.
- No, no! Vu lo sapete de ddo ste? DAvezzane!
Avezzane capitale!
La voce roca insegue i ragazzi che si allontanano
irridenti lennesima stravagante uscita dellanziano
concittadino.
La piazza si ferma a guardare.
Qualcuno si crede pi sveglio e si avvicina a Nino
per stuzzicarlo ancora e forzarlo a continuare con le
sue battute; per prenderlo un po in giro.
Ma Nino ha gi detto tutto: una domanda.
Una semplice domanda e basta.
Gli danno un po di spiccioli e in pochi secondi
di nuovo solo che cammina costeggiando i muri dei
palazzi.
Un giorno Nino, attraversando una strada, col suo
passo calmo, come quando il bianconero si tingeva del
tenue sole invernale, quando abiti lunghi e coppole
storte abitavano le vie della citt, cercando la sua
pallina di carta, si dimentic della velocit delle
auto e della loro vista corta
E nessuno lo vide pi!
inutile raccond comm ita:
I guardeva nterra
Arderate e ciuppe.
Po ne lambe
Ne strille alle recchie
Ne corpe
Come quannera vajulitte.
Ma stavta naje sentito gnende.
Gnende.
Po allambruvvisa
aje reviste Avezzane mi
nnanzi aji occhi!
La ciuppia se nnera ita.
32
La cca nen era cchi schirta,
nen raspeva n terra.
Aje guardate
Pe trova i ggiochi mi
E aje viste quiji vajli
I sacce che so bravi vajli;
Ne poche sciorni de pensieri
dei vecchi comme mi;
So troppe ngarugniti
a fasse ne future,
pe penza aje passate;
solo ne pare de bbattute
e ne pizzichi de stupore,
ma so bravi vajli.
Se vitene, parlene,
ma nen se fanno soccova.
Mhanno sembre ncuriosito
nnammese a tutti ji atri
Forze
Pianderanne na radica gnva
pe la terra si
34
inutile raccontarvi com andata.
Io guardavo a terra,
alterato e zoppo.
Poi una luce un suono
assordante come una tromba,
un colpo
Come quando ero bambino
Non ho sentito niente
Poi pi niente.
Allimprovviso ho rivisto la mia citt
davanti ai miei occhi e
La zoppia era svanita e
la bocca non era pi storta
da frasi amare e scorbutiche.
Ho guardato in terra
per cercare i miei giochi
e ho visto quei ragazzi.
Lo so: sono bravi ragazzi.
Un po inconsapevoli dei pensieri
dei vecchi come me.
Sono troppo presi
a costruirsi un futuro,
per pensare al passato,
se non con un paio di battute
e un pizzico di stupore.
Ma sono bravi ragazzi.
Si frequentano, parlano
ma non si annullano:
tra tutti gli altri, forse,
pianteranno una radice nuova
per la loro terra
35
II
Il Mercato del Broncio (Ivan Segreto, Porta Vagnu)
La coperta che avvolge il nostro corpo stanco e
sonnolente una delle cose che rendono piacevole la
vita.
La sensazione di piacere e di riposo che ci dona
cresce tanto pi ci si avvicina allora della
sveglia.
E la capacit di accorgersi di quanto sia calda e
accogliente cresce tanto pi il sonno profondo della
notte si approssima alla leggera veglia semicosciente
del mattino.
- Cazzo! Sono sveglio! Manca ancora una dannata
mezzora e sono gi in piedi! E ora che faccio?
Maledetto mal di testa. Un caff!
Stanco, strascico i piedi lungo il breve corridoio
in penombra; entro nella cucina, prendo la piccola
moka da due, il caff tenuto chiuso da una
molletta, un cucchiaino e inizio il rito sacro del
caff mattutino.
Acqua fredda fino alla valvola.
Caff rigorosamente inzeppato col cucchiaino fino
a fare una piccola montagnetta.
Una particolare attenzione affinch la polvere non
vada sul bordo a sporcare la guarnizione.
Poi stringo energicamente la macchinetta, accendo
il gas, che mantengo basso, e infine preparo la
tazzina, il cucchiaino e lo zucchero.
Ora torno un attimo in camera per.
Mi siedo sul mio letto
scricchiolante
e guardo
rassegnato quel giaciglio in legno che avevo messo in
opera tempo addietro e che riposa a pezzi impolverati
in un angolo della mia stanza. Incompiuto. Mi
riprometto,
come
ogni
giorno,
come
un
rito
inevitabile, inutile, che lo terminer.
Infilo calzini, pantaloni e scarpe e torno dal mio
caff.
Riempio la tazzina di una dose abbondante di
bevanda calda, aggiungo un cucchiaino raso di
zucchero e per un po mescolo sembra che
da come
36
e per quanto tempo si mescoli il caff, si possano
intendere appetiti e capacit sessuali
Fermo il cucchiaino, bevo lentamente, poggio tutto
nel lavandino e vado in bagno.
Dalla cucina si vede appena un bagliore della luce
assottigliarsi dietro la chiusura della porta:
illumina a stento una piccola sala piena di carte e
musica, un paio di sedie, un baule e un divano; una
camera confusa, come un vecchio magazzino, da abiti
vecchi e nuovi che stentano a trovare posto
nellarmadio, legno attrezzi e vernici per un lavoro
mai terminato e
Si riapre la porta del bagno.
Esco frettoloso, Mi infilo una felpa e un
giubbetto, vado verso luscio, apro e sono fuori.
Per un attimo mi fermo e distinto mi volto
indietro ma no, non si sente alcun rumore o suono
provenire da dentro, che
possa assomigliare anche
vagamente ad un ciao, un saluto che potesse
testimoniare la presenza di qualche altra forma di
vita nellappartamento, scarafaggi clandestini in
ostaggio dentro vecchi scatoloni a parte
Sono solo e ci sono abituato.
E la macchina ora buca la nebbia, ritma la fredda
mattina col tergicristallo a intervalli, avvicina il
precario posto di lavoro sono le otto e mezza!
- Senti Pie, ma tu sei di qui?
- S! So de ecco! Che domande fai?
- No! Intendevo la famiglia i tuoi avi sono
marsicani?
- Ah! Non lo so! E tu?
- Non lo so!
- Ma perch mi chiedi questo?
- Sai quelle carte, quelle foto di ieri sera? Beh!
Erano ricordi di un vecchio: cerano dentro appunti
di uno strano diario e le foto di Avezzano prima del
terremoto e
- E?
- Quelle subito dopo il sisma: tremende! Ho
avvicinato le foto, le ho confrontate, ho visto le
37
persone immortalate, ho immaginato le espressioni e
le sensazioni Incredibile!
- il passato no? Cosa c da sapere ancora? Io
cho libri e riviste a casa che sono piene di foto,
articoli c tutto l dentro.
- Ma tu li hai letti?
- Beh! Letti letti no! Per, insomma lo so che
cosa successo, no?
- Neanche io li avevo mai letti quei libri, li
possedevo, come se bastasse quello per essere
marsicani. Ma ieri ho visto quelle fotografie buttate
via da qualcuno come noi. Ho pensato che tra un po
di tempo, magari a causa di un trasloco, o per la
nascita di un figlio, dovremo far spazio nelle nostre
case e buttar via cianfrusaglie, vecchi mobili e
magari
libri
inutili
e
fotografie
vecchie
e
sgranate
- Cavolo! Ragazzo, hai una sensibilit sotto sta
faccia scura - Termina di infilarsi la tuta da
lavoro, si alza dalla panca dello spogliatoio, mi d
una pacca sulla spalla e termina:- Dai che si fa
tardi.
- Arrivo Pie
In fondo anche questo lavoro una buona cura
momentanea al mal di testa, alla polvere mal
custodita dellappartamento, alla solitudine, alle
idee lasciate a met
Distrazione e pressappochismo mi accompagnano e mi
tengono
compagnia
in
questo
lavoro
misero,
caratteristiche poi molto
italiane verso
mansioni
che non abbiano un qualche tipo di riflettore a
renderle ricche, eterne e pubbliche.
Oramai tanto tempo che le mie scarpette da corsa
sono vestite dello stesso abito di mobili e libri,
dentro casa; saranno state le foto e le riflessioni,
sar lorgoglio che mi spinge ogni tanto a mantenere
fede allimmagine e alla considerazione che gli altri
hanno di me, ma
Insomma stasera vado a correre!
Torno a riflettere e ad allenare la mia sensibilit
nascosta sotto sto corpo appesantito e impigrito.
38
La penombra non facilita labbrivio saltellante e
goffo sulle strade sconnesse della periferia, mi
sento un elefante che guada un torrente montano tra
ciottoli infermi.
Dopo un pugno di minuti affannosi e sudati, giungo
al bivio che in momenti pi leggeri mi portava verso
Alba Fucens.
Di l allungavo il percorso e lo riempivo di
suggestioni
paesaggistiche,
di
panorami
che
sembravano farmi viaggiare nel tempo.
Quando la mattina era fresca e umida e il cielo
chiaro sulle colline, bastava che mi girassi indietro
verso la citt per vedere la foschia, bassa e soffice
come ovatta, disegnare il lago nella conca.
Pali della luce e auto e vecchi tetti di periferia
assomigliavano a imbarcazioni e porticcioli.
In un istante il passo della corsa in salita
sembrava respirare del tempo della pesca, delle
azioni antiche della caccia, del ritmo improvviso e
maledetto delle maree pluviali.
E il profumo ah! Il profumo dei ciliegi, delle
gramigne, delle colline: la strada pare serbarne
ancora
il
ricordo,
impregnandone
i
ciottoli
dellasfalto sconnesso.
E veleggiavo nellottocento come un bastimento col
vento in poppa
Certo serviva un po di fantasia, di buona volont
e di gambe resistenti
per correre in salita a
quellora, abbandonando il tepore delle coperte.
Ma un tempo ero abbastanza folle da farlo spesso.
Mi volto per un momento solo: notte e vedo luci
disegnare strade, case, industrie e sfocarsi nel
cuore della conca tra campi, filari di alberi e
canali di irrigazione.
Svolto a sinistra verso un albero solitario.
Devo riprendere fiato e massaggiarmi le gambe
indurite dalla salita e dal peso di troppi giorni
immobili davanti alla televisione.
Mi viene naturale pensare ai diari del vecchio
Nino.
39
Alla sua disperata immaginazione e
Quei ragazzi che descriveva, dove saranno? Cosa
faranno ora?
- Franco! morto Nino! Hai sentito?
- Nino chi?!
- Ma come chi?!- Andy incalza lamico, deluso
- Nino! E come?
- Un incidente
- Vecchio pazzo! Zoppicava lento lento di notte
non lo avranno visto - L commenta laccaduto un
po freddamente.
- S L per mi d fastidio sentirlo nominare
vecchio pazzo!- Paolo sopraggiunge e non pu fare a
meno di sottolineare la solita espressione distante e
scostante della sua amica.
- Si scusa, era cos per dire. Ma le sue grida,
quelle frasi
- Ma parlava della sua citt, no? Era strano
forse molto solo.
- Ecco, hai ragione, ma un po pazzo lo era, dai!
Kiara prova ad alleggerire i toni.
Poi un breve silenzio e senza quasi accorgersene
conclude:
- Era una delle ultime vere immagini, in tutti i
sensi, di cosa rimane della vecchia citt!
Ancora un po di silenzio, poi Paolo sentenzia:
- Ed morto!
I ragazzi passeggiano parlando e divagando, ma
qualcuno non riesce a distogliere lattenzione da ci
che si sono detti poco prima.
Andy si blocca:
- A volerci fare caso: un po deformata,
incomprensibile, personalit inafferrabile, forse
inutile ci assomiglia o no la
nostra amata
cittadina a Nino?
- Va bene, va bene Andy! Era una battuta messa l
tanto per chiudere. Ora non analizziamo per forza
ogni particolare. Sentite, io devo andare al lavoro.
Andy in bocca al lupo e fatti sentire.
- Certo!
40
Il gruppo rimane ancora un po a parlare, ma in
pochi minuti,
uno ad uno, salutano lamico a vanno
via.
Qualche abbraccio, qualche stretta di mano, poi
Andy solo: guarda lo struscio della piazza e si
incammina verso la stazione.
Sto raffreddandomi troppo. Soddisfatto del mio
ultimo pensiero e della credibilit degli accadimenti
da me immaginati, mi alzo, faccio un po di corsa sul
posto e mi rimetto in moto in direzione di casa.
Lo so, non ho fatto molta strada, ma che volete
farci, io sono pigro, ma pigro vero!
Talmente pigro da rifiutare per principio qualunque
sforzo sia predeterminato a compiere qualsiasi
lavoro; sempre pronto ad ingegnarmi per trovare
alternative pi convenienti.
Di solito perdo molto tempo e le soluzioni
risultano molto pi faticose dei problemi che mi
pongo; ma il pigro vero non ha in mente il risultato
finale, troppa fatica, ma solo lidea di evitare ci
che per tutti inevitabile.
Quindi spesso mi forzo di ricominciare a correre,
di fare sport; oppure di studiare almeno per una
laurea breve, ma non fa per me: spezzetto attivit
sportive e di svago adducendo motivazioni via via
meno convincenti anche per me evito di sfiorare
anche per un solo minuto la parete di un qualsivoglia
istituto universitario e acquisto libri e libri di
ogni materia che mi interessa, salvo poi lasciarli
sugli scaffali con la promessa che prima o poi
rivolger loro uno sguardo pi attento.
Ecco! Sono sotto casa: un po
pronto a salire.
Come avrete previsto, dopo
intime sul mio carattere e la
esprimo nellinseguire i miei
stanco e molto meno curioso dei
vecchio Nino.
di stretching e sono
le mie rivelazioni
forza interiore che
obiettivi sono gi
fatti riguardanti il
41
Mi sento soddisfatto del racconto che mi
germogliato nella testa e delle immagini che, un poco
almeno, mi hanno riavvicinato al pezzo di terra che
calpesto distratto da molti anni.
Alleggerisco allora la mente e il fisico stanco.
Prendo un succo di frutta dal frigo, accendo, come
da abitudine, stereo e tiv e mi lascio andare sulla
sedia in salotto.
Mi abbandono ad una mezzora di televisione sotto
vuoto spinto; pi tardi apro lacqua della doccia, mi
ci infilo senza alcun indugio e lavo via il freddo
di quelluscita fuori programma e la polvere di tutti
quegli scomodi ricordi.
Ironia e svogliatezza a parte, la sensazione di
imbarazzo e di inadeguatezza rispetto alle cose da
fare hanno dominato la mia vita, come ora influenzano
la mia voglia di liberarmi del peso di un argomento
intenso e complesso come quello delle origini, delle
tradizioni, della storia di una citt.
Oltretutto ci sono persone molto pi qualificate di
me, che dovrebbero avere lonore e anche il dovere di
ricercare e divulgare adeguatamente la cosa magari
cerco qualche altro libro o dispensa sullargomento e
risolvo tutte le mie residue curiosit.
Avrete capito che sto soltanto per allungare la
fila di libri sul mio scaffale in salotto.
Wrapped Around Your Finger-Winter 2-Summertime
(Doctor 3 Winter Tales)
Il tempo!
Ah! Descrivere il tempo, come il suo moto, una
sfida
per
chiunque
volesse
inebriarsi
nello
scandagliare le infinite possibilit descrittive
della parola scritta o narrata.
La sua presenza impalpabile se non per i suoi
effetti.
Il suo profumo o il colore presente soltanto nei
cambiamenti che genera in cose e persone.
Il suo carattere vivo e esplicito nella pioggia,
che interrompe una passeggiata, ne accelera il passo,
alza e ritma il tono della voce di una conversazione,
42
nel vento che sibila tra le foglie, che sbatte contro
i monti, le citt.
La sua ironia e il suo senso del teatro che ti fa
girare la testa di scatto un paio di volte, ti fa
perdere quasi loccasione giusta, prima di dire:
- Ehi! Ciao quanto tempo passato?
Eh! Quanto tempo passato da quella sera: il mese
di lavoro svanito come il suo stipendio, progetti e
idee pronte per sostituirlo languono tra cartacce e
dischi nuovi da ascoltare e io passeggio vago e
sciatto lungo i viali dello shopping cittadino
Ma io non pratico, sono un voyeur delle vetrine.
Aspetto.
Cosa?
Non lo so. Ma se dovessi spiegare a qualcuno, che
incrociandomi per strada, mi riconoscesse accentando
verso di me la frase: Ehi! Quanto tempo Che fai?
Direi: Niente Aspetto!
Linverno ora decisamente pi intenso: le guance
si arrossano per il gelo di folate improvvise che ti
sorprendono quando attraversi un incrocio e affretti
il passo verso il prossimo isolato.
Non ho pi pensato alle storie del vecchio Nino per
tanto tempo.
Piero, il mio ex collega si lasciato stimolare e
ora un esperto di storia marsicana, quella scritta
sui libri e le riviste, si intende.
Io ho preferito glissare per tanto tempo, fino a
quando
Una sera qualunque, che non saprei indicare su un
calendario, entro in un locale per curiosit e per
una birretta.
Mi avvicino al bancone con una sequenza rapida di
cenni e sorrisi muti di saluto.
Mi approprio di uno sgabello e mi faccio spillare
una Guinness.
Poco dopo un ragazzo alto, scuro nello sguardo, si
accomoda al mio fianco e ordina un rhum e coca.
Lo guardo, un cenno di cortesia e poi torno a
giocare col sottobicchiere: mi sento dentro uno di
43
quei film americani, dove lambientazione prende
possesso della scena, la riempie di caratteristi,
umori e atmosfera, prima di sferrare lattacco
finale lingresso dei protagonisti!
E io sono uno di quei muti caratteristi di spalle
alla telecamera. Mi volto al termine del mio
pensiero, cos per gioco e per dare uno sguardo alle
facce tra i tavolini; poi torno curvo sul bancone.
- Franco! Come stai? tanto che non ti si vede!
Il barman riconosce il mio vicino e lo saluta.
- Oh! Ciao! Sono tornato giusto per il weekend!- Lavori fuori? - S, ho trovato un posto vicino Teramo, non riesco
quasi mai a tornare con tutti gli straordinari che mi
fanno fare
Non che volessi impicciarmi dei fatti loro, ma
erano vicini e ascoltavo passivo e assente; lui
continua:
- Mi ha fatto bene comunque allontanarmi un po da
qui!
- Non ti manca Avezzano?
- Beh a volte s, per dovevo andare via,
staccare un po la spina
- Sicuro! stata dura per te dimenticarla?
- Kiara come si fa a dimenticarla? Diciamo che ci
si abitua alla sua assenza
- Lhai pi vista?
Il mio vicino scuote la testa.
Eh! Affari di cuore una persona che si allontana e
unaltra che fugge da luoghi troppo familiari per
superare il momento Ecco il protagonista del film!
Penso
Oramai ho quasi distrutto il sottobicchiere con
pieghe assurde e giochi demenziali tra le gocce della
condensa del bicchiere, quando la mia testolina si
accende di un paio di mute esclamazioni:
Kiara!? Franco?!
Mi volto di scatto.
Lui non c pi! Chiedo al barman, che sorpreso me
lo indica vicino alluscita: pago, lascio la mancia
soltanto perch non ho tempo di aspettare il resto e
lo inseguo.
44
- Franco! Franco, aspetta!
Luomo si ferma, mi vede e fa una faccia strana
aggrottando le sopracciglia; alza un braccio, chiude
le dita sul pollice e muove leggermente la mano su e
gi, come a chiedere cosa volessi.
Io arrivo di fronte a lui un po affannato:
- Franco, aspetta! Uff!
E lui:
- Ma chi cazzo sei tu?
- Ho sentito per caso che parlavi col barman di una
certa Kiara
- E allora? Anche tu uno che vuole rompermi le
palle con questa storia? - No guarda, io non conosco n te n Kiara, per - Senti, ci siamo lasciati, non ho voglia di
parlare
di
lei,
per
giunta
con
un
perfetto
sconosciuto! - Ma io non voglio parlare di voi due Franco
torna dun tratto a quellespressione
aggrottata e la mano a carciofo va nuovamente su e
gi:
- Ma allora chi cazzo sei tu?
- Tempo fa, lavoravo alla cartiera per quella
campagna speciale sul riciclo della carta
- E allora?
- In un cumulo di carte da portare al macero ho
trovato
una
fotografia
di
Avezzano
prima
del
terremoto hai tempo? Perch devo raccontarti tutta
la storia e potrebbe essere lunga.
- S, ho tempo, ma
- Non ti infastidisco oltre, solo unaltra
- unaltra Guinness e mi racconti?
- Ah! Allora mi avevi notato.
- No! Ho notato la birra e ora mi hai fatto venire
voglia.
Varchiamo nuovamente la soglia del locale.
Troviamo un tavolo appartato, ordiniamo le birre e
io gli racconto dei diari di Nino, delle foto, dei
miei pensieri e delle mie curiosit da tanto represse
45
e ora zampillate fuori, come una sorgente montana
improvvisa tra ciottoli e pendii.
- S Ricordo vagamente il momento: eravamo
giovani, uh! Se lo eravamo: io interruppi gli studi
scioccamente per lavoro, Kiara invece si laureata.
Lavora nel giornale locale Chiss magari un giorno
spicca davvero il volo. Nino eh! Eh! Che tipo
strano: ogni tanto effettivamente ce lo ritrovavamo
in mezzo a noi che sbraitava strane domande. Andy
ricordo che gli dava un po di corda e penso che un
po credesse alle sue parole. Pool invece era saggio,
ma poco calcolato da noi era vittima del suo
personaggio.
- Chi?
- Pool! Paolo!
- Ah! Paolo e perch Pool?
Oh!
la
solita
storia
di
appellativi
adolescenziali L invece era sempre scostante col
vecchio, ma era un momento difficile per lei. Non so
cosa faccia ora
- Senti potresti aiutarmi a trovarli?
- Ma tu sei pazzo? E perch?
- Perch quelle parole lette alla rinfusa su quei
blocchi, quelle trovate sui libri di storia, qualche
vecchio ricordo mi hanno fatto pensare che forse
cera un messaggio dietro i discorsi di Nino e
siccome non ho molto da fare e sono stufo di sentirmi
inutile e nullafacente le voglio verificare!
- Ehi! Che grinta!
- Senti, raccontami un po di te, se ti va, si
intende; ma qualcosa mi fa pensare che tu abbia
bisogno di sfogarti un po! Io ti ascolto volentieri.
- Ma tu guarda che situazione assurda!
- Anzi, ti dir di pi: tu mi racconti a ruota
libera quel che hai passato negli ultimi anni e
- E?
- Mi dai gli indirizzi dei tuoi vecchi amici, al
resto penso io.
- talmente folle che accetto! Far di pi: li
chiamo e li avverto del tuo arrivo, magari raccolgono
qualche frammento che ti utile. Per Kiara no! Non
ce la faccio ancora a sentirla.
46
- Va bene, lei una giornalista no? La rintraccio
io: capir
E cos, per pigrizia
Per eccesso di nullafacenza
Per quella stessa curiosit, che mesi addietro mi
aveva fatto scavare tra cartacce putride
Per il bisogno di ascoltare nuovamente quella voce
greve e baritonale che i miei pensieri assumevano
quando leggevo quelle immagini del passato
Me ne stavo seduto davanti ad uno sconosciuto, che
mi raccontava le sue storie pi intime.
Per quanto fervida e allucinata avessi ritenuto la
mia fantasia fino ad allora, non avrei mai immaginato
quali vite avrei sfiorato durante quel viaggio
quante sensazioni, azioni, volont e desideri avrei
ascoltato con le mie orecchie affamate e il mio cuore
stanco ma ancora acerbo.
Quanto profonda si sarebbe rivelata lavventura da
archeologo dellanima che stavo per intraprendere.
47
III
This Is What You Are
(Was-A-Bee Saint-Germain des-Prs Caf Vol 6)
48
- S, bellissimo! Ne sono convinta, ma tu?
- Non pensare a me. Tu laureati, io intanto lavoro
duro, faccio carriera e
- E?
- E poi vedremo! Posso finanziarmi gli studi, le
passioni sono indipendente, no?
Si abbracciano stretti.
Stanno insieme dai primi anni di liceo.
Lei cos bella da disarmare le parole e i gesti,
addolcire gli sguardi di chiunque. Poi parla, danza i
suoi passi e la piazza ammira da sempre.
Franco la vede e non pensa, non premedita, non si
blocca, ma non fa altro che smascherare candidamente,
con battute e gaffe umane e dolcissime, tutto ci che
per lei aveva sempre provato.
E lei si accorge che lui bellissimo, che
indebolisce i suoi scudi, ammorbidisce i suoi
sguardi.
Iniziano a danzare i loro passi insieme e la
piazza osserva e commenta, da sempre!
Si accende una luce nuova negli occhi di qualunque
essere umano che trovi un lavoro, la strada della sua
indipendenza; che veda manifestarsi la prima vera
possibilit di formare in pieno il proprio futuro, le
passioni la vita!
Qualunque lavoro sia, una strada aperta, viva e
propria da percorrere.
Cos si sente Franco
Ogni giorno arriva puntuale in fabbrica, accende di
battute nuove e atteggiamenti scanzonati un ambiente
calcificato intorno ai soliti problemi del postproletariato, fa amicizie e lavora.
Lavora duro: non si sottrae a straordinari e turni
di notte, non perde la sua attitudine alla critica e
allironia.
Lavora duro.
- Senti Fra, vieni un attimo che ti dobbiamo dire
un paio di cose - Il caporeparto, sottovoce, lo
chiama verso la porta antifuoco demergenza: luogo
destinato a piccole pause e a sigarette clandestine.
49
L vede anche tutti gli altri colleghi riuniti
intorno ad un paio di bottiglie dacqua e alcuni
scarti di lavorazione.
- Eccomi! Dimmi ditemi!
- Ecco, vedi: non ci sembra giusto che tu arrivi
cinque minuti prima del turno, ti cambi e vieni in
reparto
- Cio? Faccio tardi?
- No! No che noi per permetterci tali libert ci
abbiamo messo anni tu dovresti arrivare prima di noi
in reparto per rispetto!
- Ma io arrivo in orario, faccio tutto il lavoro
che mi si dice non mi tiro indietro mai, neanche
negli straordinari non faccio mai ritardo
- vero ma- Il capo sembra a corto di obiezioni.
- Ma non giusto che noi arriviamo dieci, certe
volte anche quindici minuti prima di te! - conclude
Maurizio, collega anziano del reparto.
- Ma io che centro? Io ho molti hobby, oltre il
lavoro, quindi mi organizzo il tempo per fare tutto
quello che mi appassiona. Soprattutto ora che posso
permettermelo economicamente.
Non potreste venire
anche voi cinque minuti prima?
- Ecco- si disarm il caporeparto.
- Quindi?- Domanda incredulo Maurizio.
- Non fa una grinza! Va bene dai, abbiamo
scherzato Adesso torniamo al lavoro che si fa tardi!
- Francesco, il caporeparto, riporta allordine gli
operai e chiude linutile colloquio.
Cos Franco: sicuro, ma curioso; impegnato e
volenteroso, mai succube di orari e regole, tosto!
Puntualmente alle 10.00 di un marted mattina dei
primi di luglio, nel reparto produttivo, tra una
pausa caff e un resoconto dei turni per le imminenti
ferie, giunge, come ogni anno, la visita crucciata e
dispiaciuta del direttore dello stabilimento.
- sopraggiunto un ordine inderogabile di questo
prodotto! - Fa vedere la scheda a Francesco, che si
passa la mano tra i capelli, preoccupato come ogni
anno.
50
- Da evadere assolutamente per il 16 Agosto! Non
possiamo permetterci di rimandarlo, quindi - chiude
il discorso e va via con la stessa rapidit con la
quale era apparso, lasciando trasparire, senza nessun
dubbio, un eloquente: Vedetevela voi!
Sono tempi in cui certe cose si presentano normali
e periodiche e gli operai si rivalgono sterilmente,
incrementando la frequenza e la durata delle pause
caff-pranzo-cena.
Sono
tempi
di
bestemmie
sprecate,
di
ruoli
rispettati
a
copione,
di
automatismi
fuori
sincronismo e unanimemente accettati.
Franco invade, con la candida ingenuit del
viaggiatore di passaggio, quellhabitat delicatissimo
e sorretto da sottili e fragili sottintesi e
abitudini.
Cammina con l'aria di chi sa che sarebbe stato l
per poco e poco gli interessa di quello che dicono
gli altri;
soprattutto sembra infischiarsene della
canonica frase: Qui si sempre fatto cos!
Il capo reparto lo vede avvicinarsi e decide di
stuzzicarlo un po:
- Semplice: giunto un grosso ordine che ci
impegner troppo a ridosso della met di agosto,
quindi, tra produzione, spedizione e manutenzione del
reparto, quasi certamente dovremo rinunciare alle
ferie in agosto!
Semplice, no? Ma Franco scurisce lespressione,
sembra rimuginare, riflettere intorno a ci che per
tutti un dato di fatto.
- Ma perch? Ho le ferie! Ho fatto straordinari
fino ad oggi e tu mi dici che non potr andare in
vacanza almeno per una decina di giorni in agosto?
Cos rompe il breve silenzio.
- Il problema - ripete il Capo- che qui, per la
particolarit del prodotto, non facciamo magazzino e
puntualmente arriva questo ordine a fine Luglio e
dobbiamo lavorare fino a met Agosto!
- E perch non facciamo magazzino?
- Perch non vogliono che il prodotto stia in
magazzino per troppo tempo
51
- Ma se tra poco pi di un mese ce lo compreranno
tutto?!
- Aoh! Ma che cazzo vuoi!? Qui si sempre fatto
cos!
Franco urtato dallodiata frase.
Analizza in un secondo la situazione.
Scruta gli sguardi dei colleghi che mano a mano
sembrano convincersi della avvenuta e definitiva
comprensione del concetto da parte dellostinato
collega. Sono sereni e assuefatti agli inevitabili e
costanti stravolgimenti della loro vita personale e
tentano di rivolgere pi attenzione alla macchina del
caff.
- Ma chi se ne importa se sempre stato fatto
cos, se sbagliato! Noi facciamo magazzino lo
stesso e ad agosto andiamo in vacanza!- Sbotta
Franco.
Il capo, stupito della semplicit, della verit e,
curioso sulla fattibilit dell'idea sobbalza le
spalle sorridendo e:
- Come facciamo? Sentiamo
-Semplice:
chiediamo
di
prolungare
gli
straordinari, con la scusa di manutenzione delle
macchine e intanto produciamo, oltre a ci che in
scaletta, anche tutti quei prodotti che sappiamo
dovremo vendere a breve. Ci facciamo un magazzino
interno, lo mimetizziamo fra tutti i pacchi che
partono e arrivano, poi, quando arriver l'infausto
ordine et voil! Spediamo e partiamo per le ferie!
Da
quell'anno
il
magazzino
fu
una
espressa
richiesta della direzione, che ammise lefficacia di
quellautonoma
operazione
di
ottimizzazione
del
reparto.
Le ferie estive furono garantite a tutti, anche a
pi turni e le macchine mandate periodicamente in
manutenzione.
I cicli lavorativi furono riorganizzati, dando
ampia possibilit decisionale al caporeparto, e
programmati secondo le sue direttive che, come
potrete intuire
52
Prevedevano ampie e ben mimetizzate pause caffpranzo-cena!
I Vitelloni (Enrico Pieranunzi, Fellini Jazz)
Capita che la luce, il lavoro, lindipendenza
raggiungano corde dellintimo di una persona, che non
si possono immaginare cos volubili.
Trasformano, poco a poco, le aspirazioni personali,
i sogni, accomodando dimensioni di ego e fantasia
intorno alle pareti solide delle certezze, calde,
rassicuranti appena edificate sulle insicurezze e le
paure.
Capita che limmagine che diamo allesterno si
mostri sempre pi divergente da quella che a noi
appare allo specchio ogni mattina.
Capita
di
volare
leggeri,
superficiali,
indistruttibili,
sugli
avvertimenti,
le
battute
fredde.
Capita di non accorgersi di premeditare, costruire
e
ricostruire
ci
che
poco
tempo
prima
era
spontaneit e affetto.
Capita che, nel pieno dellapparente invincibilit,
nel miglior momento possibile per progettare un
futuro, non ci pensi neanche pi ch tanto viene da
solo!
Capita che lei vada via.
In silenzio.
Che la chiami, forte!
Che non ricordi nemmeno le parole!
Erano anni in cui la fabbrica dava lavoro, mentre
i progetti individuali e i sogni erano relegati a
condimento del tempo libero
Non mi accorsi nemmeno di essere diventato un
automa della routine che cos efficacemente avevo
combattuto in fabbrica.
L dentro ero il solito Franco.
Fuori mi lasciavo sopravvivere
Cos lei mi lasci!
Io andai via da qui e trovai lavoro vicino Teramo
53
Si alza lasciando i soldi sul tavolino.
Io sono immobile al mio posto, non riesco a
fermarlo.
Va via in silenzio, con un segno di saluto mentre
schiva le poche persone rimaste nel pub e si
abbottona il cappotto.
- Posso richiamarti? Tra un po, si intende. Quando
puoi vuoi- Lo inseguo con lultima domanda della
sera.
Lui si volta, fa un impercettibile cenno di assenso
con la testa e svanisce.
Bevo le ultime stille di birra scura, mi ricompongo
per affrontare laria tagliente delle due di notte
nella marsica; saluto il barman e vado via.
Dovr assolutamente contattare Kiara.
Salgo in auto e lascio che mi guidi verso casa,
silenziosa, come la mia unica e migliore amica: non
voglio altre emozioni per stanotte.
La mia testa appoggia la sua pesante giornata sul
cuscino e brama solo un po di silenzio e riposo,
ingelosita dal mio corpo, che invece, inoperoso da
troppo tempo, scalpita e mi rende tormentato il
sonno.
Mi alzo per prendere un bicchiere dacqua.
Forse per la prima volta da molto tempo, guardo lo
sciatto ed incompleto arredamento dellappartamento
con uno sguardo critico, la penombra nasconde la
confusione della mia casa e ammorbidisce i miei
pensieri spigolosi, appuntiti.
Poi una domanda, che per stanchezza e distrazione
non riesco a fermare, mi sfugge dalle sinapsi
dispettose e annoiate e arriva al petto: Ma se uno
sconosciuto vedesse me e il mio mondo, con quale
velenoso aggettivo mi apostroferebbe?
Mi scontro con la mia barba incolta che saluta
dallo specchio del bagno, mi avvicino:
- Ma tu de ddo s? Addo sta i!?- Sorrido
incapace di trovare
risposte sensate, mi giro
definitivamente
verso
la
camera
da
letto
e:Maledetto Nino, e chi dorme stanotte?
54
Quella frase, pesante e davvero dispettosa, era
parcheggiata prepotentemente sulle mie tempie con
lintento preciso di agitarmi il sonno residuo di
quella notte.
55
IV
Cantaloop Island (Dj Cam featuring Tassel&Naturel,
Saint-Germain des-Prs Caf Vol 6)
56
Click!
57
- interessante il tema da lei proposto: vorrei
parlarne se ha tempo.
- Oh! Kiara S! Certo! Non mi aspettavo una
risposta cos celere
- Guardi, la mia rubrica ha un certo successo, ma
sta lentamente trasformandosi in una semplice cronaca
rosa argomenti un po pi pregni mi aiutano a
cambiare ritmo. Non so se intende
- Ne sono felice, grazie e come procediamo?
- Venga in redazione: alle 17.00 pu?
- S! Mi dia pure del tu!
- Ah! Ah! buffo: me lo chiedi, dandomi del lei.
- Vero! Buffo, ma a oggi pomeriggio, allora. Ciao
Kiara.
- Buona giornata.
Il contatto avvenuto! Ma cosa le racconto di
preciso?
Le mie fantasiose divagazioni narrative intorno
agli appunti di un vecchio pazzo?
Oppure smaschero la mia voyeuristica curiosit per
le vicende della sua ex comitiva?
Mentre mi bombardo di domande nellintento vano di
prepararmi
allincontro
come
ad
un
esame
universitario, mi scopro davanti allo specchio
segnato dalla condensa della doccia, a farmi bello:
lavaggio completo, restauro dei peli del naso, barba
con contropelo!
Minuziosa la cura del look, fin nei pi piccoli
particolari: cambio della mutanda e della t-shirt;
scelta di una elegante polo rugby nera, quella con la
piccola felce sul petto, al posto di quella a righe
giallo verdi che indosso da un paio di giorni e che
sa gi troppo di me! Jeans, soprabito lungo sono le
17.00 Cazzo! Sono gi in ritardo?
Lauto asseconda la mia fretta, partendo al primo
tentativo, ma le strade mi sono ostili: il passaggio
a livello di via Roma abbassato e la coda che si
formata sembra costruire un ponte di lamiere da qui a
Tagliacozzo!
Se uscissi e in stile Bruce Willis mi mettessi a
correre sui tettucci, arriverei prima!
58
Il tempo di ingegnarmi in simili fantasiose
divagazioni che il clacson del solito imbecille mi
riporta alla realt- Ecco! Ecco, ora vado! E che
diavolo: addo vo i co ssa fretta?
Svolto a sinistra e poco dopo mi infilo in un
solitario buco nella fila di auto parcheggiate
lungo la strada, senza alcun indugio!
Sono convinto che si consumi poca frutta ad
Avezzano, per mancanza di parcheggi di fronte ai
fruttivendoli. Siamo cos viziati, che pensare di
dover percorrere qualche centinaio di metri per
giungere in vista dellobiettivo, dal punto ove
posteggiamo la macchina, ci fa desistere o girare a
vuoto per ore in attesa che se ne liberi uno pi
conveniente!
Ho percorso qualche centinaio di metri, con il
passo di un marciatore in prossimit dellingresso
dello stadio olimpico, sono arrivato sotto la sede
del giornale. Entro.
C movimento e rumore, come nei film americani,
anche se le luci e gli ambienti non appaiono
altrettanto saturi nei colori, profondi ed efficaci
nei dettagli del chiacchiericcio dambiente.
Le voci si accavallano ed difficile estrapolare e
comprendere uno qualunque dei discorsi che animano
lufficio.
59
spostarmi dal portone. Ha laria stanca, quasi
spenta.
Mi smuovo dalla mia fissit ebete e:
- Sei Kiara?
- Aah! Finalmente! Stavo andando via, vieni
- Scusami, sai No! Non ho molte scuse
- Seguimi e non preoccuparti: cosa volevi propormi?
Oddio! Improvvisamente mi sento impreparato.
Frettoloso
comprimo
tutte
le
sensazioni,
le
immagini
legate
alle
mie
effimere
e
ludiche
motivazioni e, accelerato dallufficialit di una
redazione giornalistica e dalla presenza di una donna
cos affascinante e professionale, sputo fuori il
primo, sensato prodotto che la mia mente riesca a
formulare:
- Riscoperta delle tradizioni e delle radici della
Marsica, sradicate dagli eventi catastrofici che ne
hanno segnato la storia.
Silenzio.
Ecco: ora mi infila la penna, che sta nervosamente
maneggiando, nella gamba e mi denuncia per deficienza
mentale molesta!
Sento che la frase da me pronunciata appare come un
forbito giro di parole, ma smaschera in modo
inequivocabile la mia mancanza di contenuti e la mia
semplice curiosit verso fatti pi frivoli.
E lei ancora in silenzio.
E io quasi sudo.
- Interessante davvero interessante! Hai una
storia? Qualcosa da cui partire?
Ora la penna ferma sulle pagine bianco crema di
un moleskine, pronta a fissare idee e spunti.
- Ho visto FrancoCazzo! Dannato ermetismo incontrollato!
Dannate la svogliatezza, la mancanza di convinzione
e la timidezza indotta dalla sua avvenenza: ho
ristretto tutto il viaggio fatto intorno agli appunti
di Nino e alle vecchie fotografie del terremoto
nellunica
frase
che
non
avrei
mai
dovuto
pronunciare.
Insieme alla sempre pi concreta ipotesi che la sua
penna vada ad infilarsi nel mio quadricipite, cresce
60
in me la convinzione decisa e incontestabile di
essere veramente un cretino!
- Sei un cretino o cosa?
Ecco, appunto!
- No! Ascolta: ho trovato vecchi appunti di un
diario e vecchie foto risalenti a prima del terremoto
e
- Cosa centra Franco? una stupida scusa per
contattarmi?
- No! No! Cio, in un certo senso s, ma non per
- Vada Via!- Mi interrompe tornando glaciale al
Lei
- Quel che pensa- Termino sottovoce.
Silenzio.
Imbarazzato e dispiaciuto mi ricompongo a tempo
degli scatti della penna, che tornata a girare tra
le dita della donna. Prendo coraggio e:
- Il motivo vero che dagli appunti venuto fuori
uno strano collegamento tra quei ricordi, quel
vecchietto e la tua sua vostra comitiva. Non avevo
dato seguito alla cosa neanche io, finch
- Finch? Sentiamo
- Ho incontrato Franco, per caso, in una birreria.
Mi ha raccontato delle cose e sono curioso del
perch un vecchio pazzo, farneticante, avesse tanto
interesse per voi in particolare ecco tutto!
- Nino! Mi faceva paura.
- Nino, s! Lo ricordi?
- Ma cosa succede qui? Io intervisto te o il
contrario?- Kiara torna spontaneamente a darmi del
tu, sembra pi calma.
- Senti: usciamo da qui, facciamo due passi e
parliamo un po. Sai, non ho inquadrato per niente
dove cavolo mi porter sto percorso, ma gi il fatto
che esista mi incuriosisce.- Propongo temerario e
ardito.
- Beh! Anche se lhai improvvisato sul momento,
quello che hai detto prima non sarebbe male come
obiettivo magari per la mia rubrica: Riscoperta
delle tradizioni e delle radici della Marsica,
sradicate dagli eventi catastrofici che ne hanno
segnato la storia. Niente male!
61
La aiuto ad indossare il soprabito e la sciarpa,
bloccandomi ogni volta che incrocio quegli occhi,
come una puntina di un vecchio giradischi su un
vinile graffiato ad arte sul passaggio pi bello di
una nota di Bill Evans Veleggio inutilmente
Comprendo
la
difficolt
di
Franco
nel
dimenticarti
- Non scherzare ciao a tutti! Ci vediamo domani!Saluta i colleghi. Io faccio segni deboli con la
mano. Siamo fuori.
Some Day My Prince Will Come (Bill Evans Portraits in Jazz)
- Allora: come mi descriveresti il vecchio gruppo
di amici la vostra comitiva?
Inizio il discorso, calmo e sorridente, sperando
che realmente Kiara sia dellumore giusto per parlare
con modi distesi del passato.
- Mah! Eravamo ben assortiti: ricordo Alessandra,
cara amica, ci sentiamo ancora, ma gli impegni sono
tanto diversi adesso e insomma
- Alessandra era L?
- S! Esatto! Scusa, vado un po per i fatti miei e
se qualcosa non ti torna, dimmelo pure insomma L
era un po scorbutica e distaccata, apparentemente,
soprattutto con laltro sesso
- E perch?
- Soliti problemi dei primi amori meglio se ne
parli con lei, perch incontrerai anche gli altri
immagino?!
- Penso di s.
- Andy era il pi simpatico, ma anche il meno
sereno: tra di noi filtrava una sorta di ammirazione
per lui, ma io avevo inteso alcune paure, che forse
altri sottovalutavano. Non lo vedo da molto tempo.
- E Paolo?
- Pool! Hai presente quando qualcuno ti sembra
trasparente?
Un
po
impersonale.
Non
bello
e
apparentemente incapace di suscitare interessi?
- Ma parli sempre cos dei tuoi amici pi cari?
62
- Ho detto sembra! Oddio, se lo dico io gli fa
ancora pi male, ma allepoca, tra ragazzi, cera
anche questo ruolo ed era il suo. Ma con noi stava
bene e a noi stava simpatico.
- Perch dici: se lo dico io gli fa ancora pi
male?
Kiara sorride con unespressione maliziosa; mi
guarda:
- Perch? Secondo te se io ti faccio una critica
sul tuo fascino, o sul tuo aspetto fisico, ti fa pi
o meno male di quella espressa da un carpentiere?
- Oh! Dipende dal carpentiere
- Ah! Ah! Hai capito, comunque tu usciresti con
me?
Silenzio.
- Vedi mi basta cos poco per far stare in silenzio
certe persone che mi sono scelta il mestiere che mi
spinge a farle parlare
- Sei bella e forte, certo! Si nota in superficie
e
- E?
- Conoscendoti meglio lo sei anche di pi! Capisco
che facile essere in imbarazzo davanti un tuo
attacco diretto, una battuta o una riflessione
pungente.
- Oooh! Grazie
- Comunque s! Uscirei molto volentieri con te te
lo dico con molta serenit, per il fatto che non sar
mai un desiderio reciproco
- Ah! Ah! Auto ironia o falsa modestia?
Pochi passi toccano il marciapiede umido, senza che
altri suoni ne intralcino il riverbero nelle nostre
orecchie.
La guardo ancora, forse indiscreto, certamente
insoddisfatto, e le domando:
- E tu? Come eri? Come sei Kiara?
Difficile rispondere ci sono dei momenti dei
giorni, che ti svegli e rifletti sul fatto che
niente o nessuno ha toccato qualcosa tra i tuoi
mobili spolverati n inciso niente
sulle pareti
bianche dell'anima nessuno ha spostato ciabatte ai
63
piedi del letto e coperte sulla tua pelle, e cos
senti di essere ferma e vuota
Kiara bella!
Kiara
sola
ma
lontana
da
qualunque
commiserazione riguardo le sue solitudini, la sua
vita sentimentale. Forte delle sue convinzioni!
Mi racconta che da quando ha lasciato Franco non ha
rimpianti n rimorsi, spesso si arrovella cervello
per distinguerne reali differenze e altrettanto
spesso desiste, in rotta per altri e pi interessanti
lidi.
Il rispetto per se stessa lha portata a rifiutare
un rapporto
che stava trasformandosi sempre pi in
una relazione abitudinaria e scontata, avvelenata da
falsit e approssimazione.
Attrazione,
passione,
intelligenza,
ironia
e
affetto, sorpresa e amore: questo cerca!
Questo vuole, e nient'altro!
Non le importa la strada che dovr percorrere;
quante volte dovr virare e rimettersi in gioco;
quanti avranno da ridire e cosa
L'importante per lei cercare.
Non accontentarsi pi!
Trovarsi pi bella, ogni giorno di pi!
E non vuole nemmeno affrontare discussioni sul
significato della parola "Bella"!
- Franco non era un grande amore?- chiedo,
spezzando le sue rivelazioni.
- Franco ha avuto la capacit di parlarmi negli
occhi, senza fingere e senza mettersi in competizione
col nugolo di mosconi che possono girare intorno ad
una come me, a ventanni, in una cittadina piccola
come questa.
- Poi? Che successo?
- Si sacrificato! Mi ha dato limpressione che io
fossi, per lui, pi importante di se stesso
- Spiegami meglio.
- Ha smesso di inseguire le sue aspirazioni, si
seduto sulle posizioni conquistate e aspettava
64
soltanto che io mi realizzassi pi ci accadeva e
meno avevo bisogno di uno come lui.
- Cazzo! Ehm! Scusami, ma sei forte, davvero!
Lei inarca nuovamente le sue labbra in un sorriso
disarmante.
Laureata a pieni voti, ha iniziato a lavorare come
giornalista anche se
si ritiene ancora nel bel
mezzo di un lunghissimo percorso di avvicinamento al
giornalismo di serieA.
Sul giornale locale risponde a quesiti di vita
sociale,
di
coppia,
su
attualit
giovane
ed
alternativa.
un lavoro che le d possibilit infinite di
ricerca, confronto, gioco e uno stipendio!
Spesso accade che qualche anonimo faccia finta di
riconoscerla o la riconosca davvero e la assilli di
domande indiscrete, che faccia strane rivelazioni
sulla sua vita privata. Tutto ci anima e rende pi
popolare la sua rubrica, ma non soddisfa i suoi
desideri professionali e personali.
Capita anche che tra i vari
Nomi, nick-name, soprannomi, ce ne sia qualcuno che
insomma la sconvolga di parole di comprensione, di
racconti, di battute disarmanti
Ironia e leggerezza improvvise e carezzevoli
S! Capita anche questo, dice.
Ma lei continua a vivere la sua rampante vita
sociale e professionale. giusto che questi restino
soltanto sigle sullo schermo, accanto ad un breve
testo?
Divertenti, piacevoli, affascinanti, per quanto
possano esserlo commenti e giudizi sul monitor
Forte?
S! Spesso la descrivono cos, non se ne stupisce:
sa di apparire tale grazie ai suoi scritti e ai suoi
atteggiamenti e va avanti!
65
Poi ci sono dei momenti dei giorni, che ti svegli
e rifletti sul fatto che niente o nessuno ha toccato
qualcosa sui tuoi mobili spolverati n inciso niente
sulle pareti bianche dell'anima
nessuno
ha
spostato ciabatte ai piedi del letto e coperte sulla
tua pelle, e cos senti di essere ferma e vuota.
In attesa passiva di qualcosa che pare proprio non
arrivare mai!
Anche se ieri sera, continua Katia, ho scherzato in
quel
locale
molto
in
col
solito
pappagallo
grossolano, lampadato e invadente, e ho ironizzato
sui clich dei single e su quelli delle odiate coppie
abitudinarie e tristemente silenziose.
Poi, ridanciana e distante ho salutato le amiche,
affascinate dal mio sarcasmo, e sono assopita nel
lettone ad una piazza e mezza
Oggi sono tuttaltro che sicura di me: come
guardare la strada percorsa e non scorgere pi il
punto di partenza; voltarsi ora in avanti e
Non riuscire a vedere ancora lapprodo!
Rallenta il passo, tira fuori un mazzo di chiavi:
siamo arrivati a casa sua.
Guardo intorno per memorizzare la zona e per
alleggerire gli effetti delle sue parole, poi torno
con lo sguardo su di lei.
Alza la testa dalla borsa.
Infila le chiavi nella serratura, apre il portone,
fa per entrare e poco prima del saluto:
- Non sono forte come pensi tuttaltro! Ciao.
- Ciao Kiara
Non so per quanto tempo io sia rimasto fermo sotto
quel portone.
Ero ipnotizzato, ammaliato, ma anche colmo di
emozioni vere per una persona sconosciuta che si era
aperta con me, in pochi minuti, in un modo che non
sembrava fosse solita fare.
Ne ero onorato.
Ne ero sorpreso.
Ma mi chiedevo perch proprio io, la quintessenza
della sciatteria e del menefreghismo, avessi avuto in
66
qualche modo lonere e il privilegio di conoscere
cos a fondo persone, storie, vite
Sono sulla sedia del salotto quella di fronte alla
televisione, certo, e sto aggiornando il mio nuovo e
creativo passatempo: aggiungo, agli appunti presi
dopo lincontro con Franco, alcune note sulla lunga
chiacchierata con Kiara.
Non mi
chiaro il perch di tutto questo, ma
stavolta non penso di mollare, anzi, prendo i diari
di Nino e provo a cercare qualche altro spunto.
Una sola parola galleggia sul pelo
di questo
bacino artificiale in tempesta, colmo di facce nuove,
storie e sensazioni sconosciute, che sto costruendo:
smarrimento.
C smarrimento nei dubbi di Franco e in quelli di
Kiara.
Non sono le incertezze a preoccuparli e a
preoccuparmi, ma quel senso di smarrimento, di
incapacit nel trovare soluzioni che intravedo tra
sguardi, parole e scelte.
Sto sfogliando le pagine, ingiallite e appiccicate
dagli anni, dei vecchi diari.
Leggo descrizioni di persone, forse coetanei di
Nino, e delle loro attivit: sembra un elenco di arti
e mestieri estinti.
Parla dellimpagliatore di sedie, del fabbro e del
ferro battuto, dei falegnami e dei contadini di una
volta.
Addirittura narra di suo nonno che faceva il
pescatore!
Il pescatore certo, quando cera il lago si
pescava: cerano barche, reti, pontili, lodore del
fango e delle piene.
Ma cosa lo allarmava tanto? Cosa lo faceva
rischiare
quotidianamente
di
essere
deriso
a
allontanato?
Follia?
Cosa c in queste parole di tanto diverso da ci
che potrei trovare in un vecchio diario, ad esempio,
di un anziano abitante di Perugia?
67
- Vu lo sapete de ddo ste?- Ripeto ad alta
voce le domande che Nino gridava in piazza
68
V
Confirmation (Stefano Di Battista, Parkers Mood)
Andys file, 1a parte.
Nei giochi di bambino rincorrevo lucertole,
costruivo carretti in legno e trovavo le ruote tra
avanzi
di
vecchie
biciclette,
passeggini
i
rocchettini.
Guardavo la televisione con mio padre, gli chiedevo
a cosa servissero le righe bianche sulla pista
datletica. Quando cera un film o uno spettacolo, lo
fissavo in volto, io bambino piccolo e curioso, per
sapere
quando
era
giusto
ridere
e
quando
emozionarsi
Franco mi chiama, una mattina presto, saranno state
neanche le sei! Cazzo!
- Scusa lora, ma ho sentito Andy
- Ma chi sei? Ma che ora ?
- Non hai solo tu il brevetto di rompi coglioni!
So Franco! Ah! Ah!
- Oh! Anchio posso essere franco? Ci sei riuscito:
mi
hai
rotto
i
Che
c?Sbadigliando
rumorosamente.
- Ho chiamato Andy: ad Avezzano per un po,
interessato ad incontrarti e dice che ha gi qualcosa
di pronto. Segnati il numero, io sto partendo per
Teramo
- S- Scrivo il numero su un pezzo di carta, al
buio, con una matita spuntata,- Grazie Fra, buon
lavoro
Ripiombo grave, con gli occhi gonfi e la bocca
infeltrita, sul cuscino.
Le braccia morte ai lati del letto, mi assopisco di
nuovo e sento un ultimo solleticho sulle dita della
mano sinistra, come se qualcosa stesse scivolando
carezzandomi i polpastrelli
- Il numero!- Mi risveglio di colpo.
Raccolgo il prezioso pezzetto di carta
fatta: oramai sono sveglio.
69
Sono le sei di mattina e non penso di essermi mai
alzato a questora, nemmeno al militare.
Vabbe: rito del caff, poi qualcosa mi invento.
Grigio sporco di nuvole incastrate tra le vette del
Velino e del Cafornia. La bassa caligine che vela la
mia vista trasforma in bianconero il panorama da
terzo millennio che si staglia dalla finestra di
casa.
Vedo auto veloci sulla superstrada che vanno al
lavoro e camion; le prime luci di magazzini e bar: la
vita, loperosit e il moto perpetuo della citt non
si fermano mai!
Io sono fermo!
Io sono senza lavoro.
Non ho nessun motivo per percorrere la soprelevata,
per salutare con un sorriso distratto dal quotidiano
il barista che mi prepara il solito cappuccino,
mentre sbircio le prime di cronaca locale e politica.
Non ho compiti che orientino le mie azioni ad un
miglioramento professionale, alla realizzazione di un
progetto.
Neanche un ripetitivo dedalo di strade, impegni e
incontri da scoprire, che tagliuzzi la giornata e i
pensieri come un collage colorato, che disegni sul
foglio bianco delle mie ventiquattrore un variopinto
ritratto di luoghi, colleghi, amici e familiari.
Io sono fermo.
Davanti a questo freddo, grigio panorama piovoso.
Assonnato, confuso e miope
Ho lastinenza da impegni veri.
E mi d fastidio sta nebbia: spegne la luminosit
dellimminente alba, oscura la stanza e rende ancor
pi
solitario
il
paesaggio
desolato
del
mio
appartamento sporco e trasandato.
Sono stanco di essere stanco di essere cos
inevitabilmente pigro e svogliato.
Mi appoggio esausto al vetro e guardo il ritmico
appannarsi del mio fiato che non c!
Un paio di volte alito forzatamente sul vetro,
fronte appiccicata alla finestra, ma non vedo lalone
umido disegnare il volto sulla lastra
70
Mi stacco rapidamente, metto a fuoco:
- Ma da quant che non pulisco le finestre?
Insomma, alle sette e mezza di un freddo mattino
invernale, pigro e svogliato come mia natura, mi
ritrovo con la bottiglia di alcol denaturato in mano
e fogli di giornale a pulire i vetri di tutto
lappartamento.
Intanto
il
sole
debolmente
paglierino
ha
intensificato
la
luminosit
del
giorno
e
io,
soddisfatto del lavoro, ammiro la lucentezza che
definisce un bel panorama di campagna subito sotto le
pendici del Velino e del Cafornia, proprio nel
rettangolo della finestra del salotto!
la prima volta da mesi che le stanze sono
illuminate in modo decente: di solito mi sveglio
tardi, lascio socchiuse le persiane, accendo la tiv.
Oppure esco e torno a sera che buio: accendo stereo
e tiv, mangio qualcosa al volo in penombra e poi
attendo che il sonno mi assalga.
veramente immondo il mio appartamento!
Alle otto e mezza sono con piumino, scopa, paletta,
secchio e passastraccio davanti allingresso di casa:
ne avr per un bel po
Ho avuto qualche difficolt a decifrare il numero
di telefono di Andy.
Mi aspetta a casa sua: sta finendo di preparare
qualche cosa da presentare a qualche televisione non
ho capito bene, comunque mi dedica volentieri un po
di tempo e
- Molto tempo fa lavorai intorno allo stesso
pensiero che forse oggi guida la tua ricerca; sono
sicuro di avere appunti e scritti che possono esserti
utili. A me ormai non servono pi. Passa pi tardi
che ne parliamo: sono a casa tutto il giornoCos mi ha invitato per un caff.
Una vecchia villa al centro della cittadina.
Un cancelletto in ferro battuto.
71
Un giardino incolto e scale in pietra bianca sulla
destra.
Suono.
Appare alla porta e mi fa ampi cenni di aprire con
forza il cancello, che solo arrugginito, e la
serratura non funziona da anni.
Salgo le scale, contemplando quel viaggio nel tempo
inaspettato, pulisco le scarpe sul benvenuto e sono
dentro.
I pavimenti sono quelli di tanti anni fa a quadri
colorati, porosi e scuri.
Mobili dipinti dagli anni che ne hanno mutato
laspetto e aumentato valore affettivo e nobilt.
- Vieni, vieni: un caff?
- S! Grazie- Lo seguo in cucina.
La stanza grande: c un tavolo da pranzo al
centro e un piccolo vaso di fiori, mobili e
elettrodomestici tradiscono let dellarredamento
anni 70 di formica e truciolato.
Noto pochissime stoviglie e piatti.
- Sei solo in casa?- chiedo sottovoce, mentre
ammiro il suo rito del caff.
Acqua fredda fino alla valvola.
- S! Da anni ormai: mio fratello vive con la
moglie in unaltra casa, su a Scalzacallo e i miei
sono ancor pi su - Rallenta il riempimento del
filtro, mi guarda mentre termina piano la frase, poi
riprende il ritmo.
- Mi dispiace- Lo interrompo in modo educato.
Stringe la moka, accende il gas.
Io tento, dissimulante e curioso, di sbirciare le
sue azioni.
Abbassa al minimo la manopola e poggia la
macchinetta sul fornello.
Sorrido.
- Uno raso Grazie!- Eh? Ah! Certo, lo zucchero - Prende in quel
momento tazzine e zuccheriera. Ride della mia
espressione soddisfatta.
Si appoggia al frigo, di schiena e mi guarda:
- Allora: spiegami un po coshai in mente.
72
- Praticamente non lo so neanche io: ho trovato
appunti, se si possono chiamare cos; diciamo dei
diari di Nino
- Nino! Certo ricordo, ma scriveva? Incredibile
- E fotografie di Avezzano vecchia, e subito dopo
il terremoto; ho letto, curiosato e fantasticato un
po, cos, per distrazione. Lavoravo per quella
campagna di riciclo della carta. Poi tra le parole
del vecchio siete spuntati voi!
- Noi?
- S! Il vostro gruppo: tu, Franco, Kiara, Paolo e
- L! S, s la comitiva storica e cosa diceva di
noi?
- Non importante cosa scrivesse, oltretutto in
modo davvero poco intelligibile, ma cosa mi sembra
sottintendesse: sembrava confidare in voi, aveva un
interesse particolare per il vostro gruppo. Ho
pensato che fosse per un suo piacere personale, per
avvicinare qualcuno, data la sua
solitudine. Ho
anche
fantasticato
un
po
intorno
a
ricordi,
tradizioni centenarie e poi ho lasciato andare la
cosa.
- Poi hai incontrato Franco, lo so, e ti sei fatto
raccontare un po di cose per
- stato tutto cos rapido: io ero seduto al
bancone di un locale; quando ho udito il suo nome:
non so perch, ma sono scattato in piedi, lho
raggiunto alluscita e mi sono fatto raccontare di
lui di voi. Ho visto Kiara giorni fa, lo sai?
- Kiara, s! Cos belle e intelligente far fatica
a trovare luomo della sua vita co tutti sti
pagliaccioni che girano da ste parti!
Sembrava una istintiva riflessione a voce alta.
Mi dava per lesatta misura di quanto i membri di
quel vecchio gruppo fossero legati lun laltro,
nella loro amicizia dilatata dal tempo e dai naturali
eventi della vita.
Notavo la precisione
di ogni loro meditazione
spontanea intorno ad uno qualunque dei loro amici
rara, preziosa.
Nino aveva ragione almeno in questo.
73
- Sai, penso di poter aggiungere una motivazione a
quelle soprattutto umorali ed emozionali che muovono
le tue domande.
- Oh! Sono qui per questo.
- La cosa che per prima forse ti venuto naturale
eliminare ma che secondo me invece la riflessione
che dovrebbe dominare il cammino della conoscenza
della nostra storia distinguere la nostra terra
dalle altre.
Resto muto, accennando con la testa di attendere
con avidit che termini la sua rivelazione.
- Il filo che lega la gente di una terra, di una
citt, non dovrebbe mai rompersi!- Si ferma cos!
Totale assenza di rumori per qualche secondo: io
attendo invano che Andy espliciti il concetto che mi
appare un po troppo condensato.
Lui sembra invece aspettarsi che io esprima
soddisfazione e quasi euforia di fronte a quella sua
idea.
Ma il silenzio perdura fin quando lui si arrende:
- Va bene! Tieni a mente la frase che ho appena
detto: io ora ti racconto la mia comitiva
La comitiva un bisogno adolescenziale.
Lappartenenza e lomologazione fanno parte della
fase della crescita di ogni essere umano.
Ma
lassenza
di
personalit
e
la
costante
eliminazione di sogni, idee e coraggio fanno si che
tale bisogno diventi una sterile dipendenza; le
uniche
fondamenta
sulle
quali
appoggiarsi
per
lanciarsi nella vita adulta.
Tra queste sponde legato il filo dequilibrio sul
quale i ragazzi viaggiano quando sono nella fase pi
intensa e delicata di ricerca di se stessi.
In quel momento sono forti del gruppo che
costituiscono, e questa forza serve loro per cercare
la strada per i loro passi successivi, che dovranno
essere per forza di cose individuali e coraggiosi.
Hanno bisogno di rapporti costruttivi, saggiamente
conflittuali, intensi con la loro famiglia prima di
tutto.
74
sempre stato cos!
Adesso nel duemila, come centanni fa!
Ora spunta la frase: Il filo che lega la gente di
una terra, di una citt, non dovrebbe mai rompersi!
Gli occhi di chiunque sia immerso nelle stesse
domande che stanno ora guidando i nostri passi, si
illuminerebbero e con un espressione dolce, triste e
malinconica, si volterebbero ancora una volta verso
quelle fotografie sgranate in bianconero.
Prima e dopo il terremoto
Ritratti frammentari che testimoniano, come un film
dai fotogrammi troppo distanti luno dallaltro,
listante vero, dimenticato o sottovalutato, in cui
quel filo si ruppe dandoci la spaventosa sensazione
di aver irrimediabilmente perso qualche cosa, tra una
e laltra foto!
Accrescendo la voglia adolescenziale di essere in
gruppo non avendo la possibilit di confrontarlo con
chi non c pi!
Not One Word (Ivano Fossati, Not One Word)
Accadde per caso che iniziarono a frequentarsi:
interessi comuni, la capacit di reggere il confronto
dialettico, anche in presenza di forti disaccordi e
nonostante questi la volont spontanea di continuare
a vedersi, la curiosit, luno verso laltro.
Andy era da sempre interessato a raccontare storie,
barzellette; ad intrattenere lattenzione degli altri
e fantasticare intorno a temi che potessero smuovere
la gente: farla ridere, farla gridare, farla ballare
o piangere
Le assurde grida di Nino erano per lui un creativo
spunto fuori dal coro normale dei discorsi di
ragazzi.
Per questo lo seguiva un passo pi degli altri,
quando egli si allontanava dalla piazza, smoccolando
e inveendo a caso.
Era
naturale
per
lui
costruire
battute
e
riflessioni, storie e aneddoti da raccontare, per
semplice curiosit, per incrementare il carburante
75
prezioso dei suoi sogni futuri, e per far colpo su
L!
- Mi piacque da subito!
- Questo non lo sapevo.
- Non lo sa nessuno, veramente
- E lei?
- Oh! Lei lha intuito, nel modo sbagliato, nel
momento
sbagliato
e
ha
avuto
come
effetto
unaffettuosa indifferenza e la solita amicizia da
comitiva.
- Non possibile
- una condanna innamorarsi lentamente, ma davvero
lentamente, di una persona: il cambiamento dei
sentimenti, se troppo lento, ha troppo tempo e spazio
per prendere infinite direzioni e spiazzare le
persone che lo vivono
Andy laveva notata immediatamente nel gruppo,
prima dellavvenente Kiara, facilitato anche dal
fatto che la visuale verso la piccola Alessandra
fosse molto pi sgombra rispetto a quella che lo
separava da Kiara, sempre accerchiata da amicizie
interessate e invidiose presenze che ne testavano la
disponibilit.
Ma non fu quello laspetto determinante: la sua
espressione distaccata e fredda, in netto contrasto
col bisogno che esprimeva di cambiare, di rivelarsi e
confidarsi e poi le sue chiusure per difesa e paura
la rendevano agli occhi curiosi di Andy la pi
tenera, affascinante e bella manifestazione di
femminilit che avesse mai visto.
L, cos la chiamavano, senza che mai si chiarisse
lorigine di tale soprannome, era venuta fuori da una
storia frustrante: tre anni di fidanzamento, promessa
di matrimonio, progetti comuni, lotte e discussioni
con amici sorpresi e famiglia diffidente e poi
Lui la chiam una sera, prima di una cena tra
amici, e con motivazioni deboli e vigliacche, le
disse che non sarebbe andato e che la loro storia era
finita.
76
In realt aveva unaltra da due anni, che poi
divenne sua moglie. Andy continua a raccontare. L
era diffidente e in perenne fase di ricostruzione,
sembrava a volte dura e dissacrante, ma ai suoi occhi
di Andy era solo una dolce, sensibile, bellissima
ragazza.
Dallamicizia fatta di confidenze e scherzi,
passarono verso la condivisione di esperienze e
emozioni
pi
intime,
ma
lentamente,
troppo
lentamente: quando lei si accorse che Andy la
desiderava, era troppo presa dai suoi interessi
professionali e aveva disegnato forse un suo ideale
di uomo troppo distante dal simpatico, strano amico
Andy
- Torniamo a Nino, se vuoi Oh! Il caff!
- Cacchio! Lo stavo dimenticando - Si alza, versa
due tazzine della calda e profumata bevanda; me ne
porge una e si siede al mio fianco:- Stavo dicendo
delle battute e delle storie che costruivo intorno al
personaggio di Nino: sai che ora sono anni che
partecipo a programmi televisivi, faccio serate di
piano-bar e presento eventi, sfilate? A livello
locale o regionale, per ora. A volte per mi esibisco
come monologhista
- Bello! Scrivi i tuoi testi?
- S! questo il punto: per scrivere un monologo,
ti devi documentare, devi confrontare e rendere pi
personali le cose che dovrai dire al pubblico, per
renderle
efficaci,
dirette.
Scrissi
un
pezzo
sperimentale sul vecchio Nino, mai rappresentato, che
narrava della sua famiglia. Tutto di pura fantasia,
si intende, ma secondo te a quale famiglia mi ispirai
per scriverlo?
- Nei giochi di bambino rincorrevo lucertole,
costruivo carretti in legno e trovavo le ruote tra
avanzi
di
vecchie
biciclette,
passeggini
i
rocchettini.
Cos inizia a raccontare Andy.
Guardavo la televisione con mio padre, gli chiedevo
a cosa servissero le righe bianche sulla pista
77
datletica. Quando cera un film o uno spettacolo, lo
fissavo in volto, io bambino piccolo e curioso, per
sapere quando era giusto ridere e quando emozionarsi
Lui mi portava al paese di origine dei suoi
genitori.
E io scherzavo sul linguaggio, sugli abiti, le
usanze, gli aneddoti.
Mi confrontavo continuamente con le radici della
mia famiglia che non era originaria di Avezzano!
Ma
erano
comunque
radici
profonde
che
mi
permettevano di sbattere forte contro i vizi e le
scelleratezze giovanili, tentare di imporre le
tendenze del mio gruppo, ma ottenere immediatamente
una controprova esperienzale, continua ed efficace
alle mie idee.
Non
le
cambiavo
comunque:
vestivo
come
un
debosciato, ascoltavo musicaccia da discoteca e
parlavo con strani slang.
Segni vitali di omologazione giovanile, sempre
scelti per con una buona dose di senso critico.
Capacit di scelta.
Legami costruttivi col passato.
Coscienza di se stessi e della possibilit di
determinazione del proprio futuro!
Cazzo! Ero forte!
Lunico difetto di tutto questo limprevedibilit
di ogni singolo soggetto, i propri talenti, le
capacit personali altrimenti saremmo tutti uguali
Bene!
Quando tentai di costruire il personaggio Nino
mi mancarono i pezzi: dove prendere riferimenti
credibili della sua giovent, della sua adolescenza?
Quale era il suo dialetto?
Con chi si confrontava, preso dai morsi dei dubbi
adolescenziali e da quelli della fame propria
dellepoca?
Quali radici lo tenevano attaccato alla sua realt?
Potevo inventare, adattarci fantasiosamente le mie
e andare avanti, e cos feci.
Ma la curiosit, quando lui gridava quelle strane
domande in faccia a noi ragazzacci impudenti,
cresceva: De ddo ste vu?
78
Era come se ci spronasse a chiedere che colore
avessero le lucertole del Fucino e quanto veloci
andassero a ricordare a noi e alle nostre famiglie
come si costruivano carretti di legno coi rocchetti e
vecchie ruote arrugginite o una palla di carta o di
pezza a chiedere a cosa servissero le linee di una
pista datletica e quando si ride o si piange in un
film
A ricordare che lavoro facessero i loro nonni, che
sapore avesse il loro pane, quali profumi la loro
aria.
Quale era il suono della loro adolescenza spezzata,
che avrebbe avuto bisogno di un gruppo e di confronti
duri e intensi con le famiglie e
Che non ebbero mai
Un Improvviso silenzio sottolinea la sincronia che
ci unisce istantaneamente e insieme terminiamo:
Il filo che lega la gente di una terra, di una
citt, non dovrebbe mai rompersi!
- Riscoperta delle tradizioni e delle radici della
Marsica, sradicate dagli eventi catastrofici che ne
hanno segnato la storia
Rammento ad alta voce quella frase costruita in
fretta, come un solo di Bird, e che aveva incuriosito
Kiara e sorpreso anche me. Termino lultima goccia di
caff e poggio la tazzina nel piattino.
- Wow! il titolo di qualcosa? Della tua ricerca?
- No! Per carit: non sarei in grado
Peccato!
Allora
cosa
ne
pensi
del
mio
contributo?
- Illuminante: sarebbe un grande macrociclo che
racchiude tutte le singole scelte e strade intraprese
dalla gente di Avezzano e della Marsica negli ultimi
novanta anni! Ma rischio di perdermici in questa
matassa Mi sento terribilmente ignorante e incapace
di trattare una materia come questa. E poi
- Poi?
- Voi cinque ragazzi, cosa centrate in tutto
questo? Cio, mi sembra pi raggiungibile raccontare
79
cosa pu aver intuito un vecchio folle in un piccolo
gruppo di ragazzi, piuttosto che ricostruire la
storia della citt no?
- Forse hai ragione, ma la risposta io non la
conosco: qualcuno di noi un suo figlio segreto?
Oppure le nostre famiglie si sono macchiate in
passato di orribili delitti e solo lui ne era a
conoscenza? Ci puzzavano i piedi pi di qualunque
altra comitiva e per questo ci riteneva pi vicini
alle sue tradizioni?
- Ah! Ah! Ah! S, un thriller olfattivo! Senti io
ti ringrazio per il tempo che mi hai dedicato e vado
via. Buono il caff!
- Grazie a te, certi ricordi ogni tanto fa bene
riportarli a galla, fanno parte della nostra vera
carta di identit!
- Senti, ma perch non hai mai rappresentato il
pezzo scritto sul vecchio Nino?
- Non faceva ridere per niente!
- Capisco s capisco. Ciao Andy.
Lui alza la mano, dalla cucina, mentre percorro a
ritroso la strada verso lingresso.
Apro la porta, scendo le scale di pietra, faccio
suonare di scricchiolii rugginosi il cancelletto e
sono di nuovo in strada.
Legami e tradizioni!
I miei primi ignoranti ragionamenti sembrano
confermati da tutte queste vicende.
Ma non penso che mai in novanta anni Avezzano si
sia posta il caso della sua storia e della sua
tradizione certamente un problema di ignoranza
personale.
Dovrei cercare informazioni, leggere tutti quei
libri che ho in casa: ommadonnasanta!
Decido che inizier domani!
Sto peggiorando?
80
VI
What Would You Say
(Dave Matthews Band, Under The Table And Dreaming)
L file, 1a parte.
Alessandra lavora in un bar durante il giorno,
tranne la sera. So che le piace ballare e fare
shopping e frequentare amici con cui condividere
serate in discoteca, cene e ricorrenze.
Passo al bar, una mattina piovosa, vedo la ragazza
dietro il bancone: rischio e la saluto.
- Ciao L, io sono
- E tu chi sei? Come conosci sto vecchio
soprannome?
- Non ti ha chiamato Franco per?
- Ah! S, Franco mi ha accennato di uno strano tipo
curioso ma
- Ma?
- Ma io non ho nessuna voglia di parlare dei fatti
miei con uno sconosciuto! - E lo dice con un
invalicabile sorriso che la porta dal mio sguardo
dispiaciuto a quello di un altro cliente:- S, dica?
- Un caff ristretto, grazie.
Alzo un dito per interromperla un attimo soltanto,
per attirare ancora una volta la sua attenzione, ma
- Buongiorno, un caff macchiato caldo - E poi un
altro:
- Un marocchino
- Un caff dorzo tazza grande
- Ciao bella mi fai il solito caff corretto?
Alessandra epilettica! Una combinazione perfetta
di gesti ed espressioni del viso:
sorriso di
assenso, pulizia del bancone dai residui di clienti
andati via, un rapido giro di centottanta gradi nel
quale condensa le espressioni legate ad ogni ordine,
condizionate alla complessit dei prodotti richiesti,
e infine il caff nella macchina,
mentre prepara
piattino e cucchiaino sul bancone.
Poi il migliore di tutti:
- Un latte non caldo!
81
La vedo di spalle allavventore che borbotta
qualcosa
dincomprensibile
mentre
avvicina
il
beccuccio del vapore al bricco del latte.
Un latte non caldo cos?
Non freddo non caldo Tiepido?
Fornisca una temperatura di riferimento, grazie.
Ma che lavoro far questo qui?
Penso tra me e me poi glielo chiedo:
- Scusi- Facendo finta di scegliere una brioche:Va al lavoro?
- Come? S, certo: sono anche un po in ritardo.
- Non per niente, se ha qualche minuto: io non sono
di qui e vorrei avere indicazioni dove lavora?
- Tende e Parati! Allangolo qui di fronte
L ascolta, interessata alla divertente scenetta
davanti ai suoi occhi.
- Ah! Tende e parati! Che fortuna: io devo arredare
un appartamento, sa sono qui da poco.
- Beh! Passi quando vuole, anche tra cinque minuti.
Il latte non caldo intanto pronto sul bancone:
luomo lo prende, fa un sorso e una premeditata
smorfia di disappunto per la temperatura tentata
dalla barista.
- Magari mi pu dare subito unidea di ci che pu
propormi.
- Certo, dica pure- Pulendosi la bocca.
Io mi preparo: mi metto ben di fronte alla sua
vista, incuriosendolo; faccio per prendere carta e
penna per schizzare la mia idea, lui si appropinqua e
allora, con ampi e descrittivi gesti di mani, inizio:
- Non ha mica una stoffa non di cotone, diciamo di
tessuto o non tessuto? Non chiara di colore, ma non
scura; limportante che non sia verde e che non
costi troppo?
Il tipo mi fissa sbalordito.
- Ma vada al diavolo!- Si volta e se ne va.
- Eh no! Non giusto, sa?- Alessandra raccoglie
gli spicci poggiati in fretta dal cliente sul
piattino.
- Che cosa?- Si volta infastidito temendo di aver
sbagliato a pagare.
82
- Per coerenza avrebbe dovuto dirgli: Ma vada non
dal Signore!
La gente nel locale ride.
Io mi trattengo temendo ritorsioni immediate al mio
basso ventre.
L continua a lavorare come se niente fosse, con i
suoi automatismi, accompagnati per dal sorriso dei
suoi occhi che tradiscono una spontanea e improvvisa
simpatia per il mio intervento.
Luomo esce di corsa e sparisce dietro le porte,
non di legno, del negozio allangolo di fronte.
- Ho capito: non hai tempo! Magari torno pi tardi,
dai Ciao!- Vado verso luscita.
- Aspetta! Ripassa intorno a mezzogiorno oh! Sei
stato forte! Grazie!
- Di niente- E rido liberamente ora:- Puro
divertimento a dopo.
Piove goccia a goccia schizzechea, come dicono a
Napoli, e sembra che debba smettere da un momento
allaltro.
Cosa faccio ora per tre ore, al centro della citt?
Avrei un paio di curriculum da portare in alcuni
uffici, ma che ci vado a fare, tanto
Il mio sguardo attraversa le vetrine di un negozio
di dischi invaso di Pausiniane aberrazioni e
Neckrofile e tristi note.
Oddio! Oggi, preso dal racconto di quei giorni,
parlo cos tempo fa sarei stato capace di accattarmi
persino un disco di Masini
Figuratevi un po! Ma questa unaltra storia che
verr fuori poi
Vedo locandine di film che non ho ancora visto, gi
in affitto o in vendita, ma non ho un euro da
destinare a simili leggiadrie; continuo a camminare.
Non ho nemmeno il coraggio di passare da qualche
amico: potrei interromperlo sul lavoro, ottenere
unattenzione di cortesia oppure una scansione netta
e palese del mio attuale fallimento.
Continuo a camminare.
83
Squilla il telefono.
- Pronto
- Ci sei dopo domani a cena per il compleanno di
tuo nipote?
- Eh? Perch no!?
- Ci sei o no? Dai che devo fare spesa
- Per pranzo?
- A cena! Ma dove chai la testa?
- A cena, s! Dai, ci vediamo domani!
- Dopo domani a cena!
- Dopo domani a cena, si ma: ho capito.
- Va bene Ah! Se ti ricordassi di portare un
pensiero per Luca, non sarebbe ritenuto offensivo!
- Ah! Ah! Certo ciao.
Chiudo la comunicazione.
Metto la mano nella tasca posteriore destra dei
pantaloni.
Tiro fuori un leggerissimo portafoglio e lo apro:
cento euro e poche monete!
Ho
da
parte
i
soldi
degli
ultimi
lavori,
centellinati per finanziarmi la sopravvivenza in
questo periodo di magra.
Ho calcolato tutto: bollette, pasti, svaghi; ma
questo compleanno non lavevo proprio ricordato.
Continuo a passeggiare, ora so come passare sto
tempo: cercare un regalo decente e non esoso per il
nipotino e calcolare lentit delle finanze fino a
fine mese.
Sale dal petto, dal cuore, alla testa appesantita
una debilitante e fatale sensazione: S! Sto
peggiorando!
#34 (Dave Matthews Band Under The Table And Dreaming)
Lui mi teneva in un angolo caldo e segreto del
suo cuore da un po, lo sapevo
Quando mi guardava mi donava una grazia e una
bellezza che non appartenevano al mio fisico minuto
La piccola, minuta Alessandra, L, si avvicina a
me silenziosa e delicata.
84
Sono fermo allangolo del Gran Caff, appoggiato ad
una transenna mentre osservo le auto che girano
intorno alla piazza.
Intorno a me una folla di studenti di passaggio,
chiacchiere, risate, esclamazioni.
Troppo complicato quel fitto scambio di opinioni
per la mia mente pigra e atrofizzata.
Lei attira la mia attenzione
con una domanda
semplice
- Cos quel pacchetto?
No! Forse era la seconda domanda
- Un regalo per mio nipote: domani no! Dopo domani
compie gli anni e allora
- Ah! Che carino! E quanti anni compie?
No, era la terza domanda!
- Ehm! Cin se tte! Sette anni!
Per qualche secondo torna a galla il rumore di
zainetti, chiacchiere e clacson, poi finalmente la
terza tanto agognata domanda:
- Da dove vuoi che inizi a raccontare?
Ridacchio un po imbarazzato.
- Da dove vuoi tu
- Non so non sono abituata a parlare di me
-Lo capisco Certo Andy mi ha incuriosito con la
vostra storia-non storia
-Ma sono cose cos personali!
- Beh! Non voglio metterti in imbarazzo: se io
dovessi spiegarti perch sono tanto curioso, avrei
ancor pi problemi di te a mettere insieme una frase
convincente
-Ma non riguarda la tua vita intima!
-Certo, hai ragione ma ormai sono passati tanti
anni da allora no?
- Senti, mi dispiace, ma non me la sento e poi,
davvero, non parlo di certe cose con persone che non
conosco, capiscimi dai! Ciao e scusa!
Non ho avuto lardire di fermarla, non ne avevo
alcun diritto e neanche una spiegazione plausibile
per convincerla.
Girato langolo di Vogue, svan.
Un passo dietro laltro, lentamente col pacchetto
del regalo in mano, sono tornato verso casa.
85
- Andy? Scusami, sai, ma L non stata molto
loquace
Chiamo lunico che ritengo sia capace di aiutarmi a
capire se ho sbagliato qualcosa, se devo attendere un
po o se la devo smettere di rompere le scatole a
sconosciuti!
- Fammi indovinare: ti ha dato un appuntamento ma
non arrivata?
- No, no! arrivata, ma se ne andata subito
dopo, dicendomi che non parla con gli sconosciuti di
certe cose in pratica
- In pratica ti ha detto: Non so cavoli tuoi! Eh!
Eh! Migliorata: un tempo non sarebbe neanche
apparsa. Senti, d retta a me: lei non vede lora di
sfogarsi e lo far ma da sola! Non so se hai capito.
- S! Forse s, grazie!
Riaggancio il telefono e mi incammino nuovamente
verso il bar.
lora di fine turno pomeridiano e probabilmente
la trovo ancora l.
Entro e mi siedo ad un tavolino.
Lei ancora a lavoro, mi riconosce e mi saluta.
Ricambio.
Dopo un po si avvicina:
- Ciao! Ti porto qualcosa?
- Un aperitivo, grazie L.
Va
via
veloce,
saluta
qualche
conoscente
e
finalmente la vedo allopera: agile tra le battute e
i sottintesi, diretta come un jeb e sorride in modo
intelligente ma inafferrabile!
Ha un bel corpo: bassa statura, ma proporzionata,
esile e attraente. Le sue espressioni a volte
sprezzanti, a volte ammiccanti, accendono un eterno
gioco ironico di attrazione e repulsione con laltro
sesso.
di nuovo da me: porta due bicchieri, pizzette,
salatini e cruderie.
- Ho staccato! Per scusarmi di come mi sono
dileguata stamattina, laperitivo te lo offro io e
ti dispiace se mi siedo un po?
86
- Ma figurati! Sono onorato: vedo che sei molto
popolare, ti destreggi bene tra tutta sta gente!
- Simpatici no? Scherzo Tra un po devo andare in
palestra: sempre di corsa, ma prima o poi mi stufo e
mi fermo.
- Ah! Beata te! Io non sono n popolare, n preso
da chiss quali impegni sociali o professionali ma
prima o poi mi stufo e accelero in curva!
- Di notte!
- A fari spenti!
- A tutto gas?
- Automanomettendomi i freni
Ridiamo e sorseggiamo laperitivo.
- Scherzo, ma effettivamente devo ritrovare un po
di normalit in questi giorni: qualche amico, un
lavoro certo, riprendere gli hobby lasciati da tempo
- Condivido con lei un po del mio momentaneo
malessere.
- Oh! Io vorrei tanto cambiare amicizie e lavoro
La guardo nel viso. Non guarda pi me, n le
persone che accennano saluti o occhiate ammiccanti.
Sembra che stia per
Inizia a ricordare.
Andy la spronava sempre ad esternare, a non tenersi
dentro
le
sensazioni
che
la
consumavano,
che
condizionavano le sue scelte e il suo carattere.
La ascoltava mentre gli diceva che nessuno la
ascoltava; che i
suoi amici di
sempre erano
superficiali, che era obbligata ad essere sempre
brillante ed energica anche quando era appesantita da
fatti
della
vita,
che
non
potevano
lasciarla
indifferente.
La ascoltava sempre, anche quando gli diceva che
aveva paura di conoscere uomini che avrebbero potuto
lasciarla sola nel letto la mattina dopo
Andy ascoltava.
Le diceva di raccontargli ci che provava.
Ma lei si induriva e lo respingeva:
- Ma che nne so che te ddevo racconta? Che te
dico? Ma poi che te ne frega a te?
O qualcosa di simile.
87
Per un bel po non le disse niente.
Una sera, mentre L sola in casa a guardare la
televisione, squilla il telefono:
- Metti su Rai Due te lo dedico neanche lavessi
girato io!
La giovane donna curiosa, cambia e vede un film:
Scoprendo Forrester.
Il vecchio e solitario scrittore incita il ragazzo
a battere sui tasti e a scrivere.
Lui, il ragazzo curioso e talentuoso, tentenna, poi
azzarda una irriverente e frettolosa domanda:
- E cosa dovrei scrivere?
- Quello che vuoi. Tutto non importante cosa, ma
scrivere: far battere a tempo i tasti, lasciarsi
prendere dalla pagina che scorre e dal rumore E mentre lo scettico ragazzo ammutolisce lui parla
e scrive!
Quando
zittisce,
d'improvviso,
ha
terminato
un'intera pagina di riflessioni originali, preziose
ed uniche.
Allora il ragazzo inizia a battere i tasti,
ascoltandone il rumore e facendosi portare dal
talento, dalla fantasia e dalla pagina che scorre
Bellissimo!
Gli telefon immediatamente dopo i titoli di coda:
- Era bellissimo, grazie non lavevo visto.
- Di niente: che rimbalzavo tra tutti i discorsi
che affrontiamo, tra tutti quei sogni interrotti che
mi racconti e anche sul tuo modo di cancellarli
dicendo: sto benissimo, non rompere! E ho pensato
che fosse bello dedicartelo.
- Bello davvero allora buona notte?
- Buona notte.
Il giorno dopo lo passarono insieme: forse il
giorno pi silenzioso di tutto il loro strano
rapporto, ma anche il pi bello.
La riaccompagn a casa e and via!
88
- Cavolo se mi ero accorta che gli piacevo! Ma non
era lui ci che pensavo per me ero orgogliosa: non
potevo perdere, dovevo conquistare qualcuno che fosse
bello come dicevo io, forte come dicevo io, e capace
di sostituire quella scomoda memoria che ancora oggi
mi tiene ancorata a vecchie abitudini e manie
Lui era bello, forte e capace, ma a modo suo!
Dopo quella giornata per mi venne, per la prima
volta, il desiderio di chiamarlo.
- Ciao dove sei?
- Sono in giro a lavoro: sto per pranzare con un
direttore di programmazione e
- Ah! Peccato! Volevo vederti, magari prenderci un
caff insieme. Ti chiamo dopo, va bene?
- Certo, ti aspetto, ciao!
Non lho pi chiamato, non ti so dire il perch,
forse non ho avuto pi il coraggio di rischiare, di
cambiare il nostro rapporto in qualcosaltro.
Lui ha intuito e non mi ha pi avvicinata nello
stesso modo.
-Lui mi teneva in un angolo caldo e segreto del
suo cuore da un po, lo sapevo
Quando mi guardava mi donava una grazia e una
bellezza che non appartenevano al mio fisico minuto.
Non si infastidiva per quelli che si avvicinavano
con i soliti squallidi intenti e nemmeno per il
fatto che per molto tempo lo trattai come tutti gli
altri.
La
sua
semplicit
nellavvicinarmi,
la
sua
discrezione e il suo modo diretto e schietto di
parlarmi: forse la verit che io non mi sono mai
sentita allaltezza di quel rapporto, e preferivo le
solite, superficiali e gestibili relazioni
- Non so spiegarmi meglio di cos e ora sono qui
che seguo i consigli di quel film: batto i tasti a
caso e racconto cose di me, che sono anni che dormono
dietro un bancone di un bar, ad uno sconosciuto come
te.
- No! Va benissimo, anzi, non ci speravo pi.
89
Come
mai
sei
tornato?
Pensavo
che
dopo
stamattina
- Ti dir: c qualcuno che ti conosce molto bene
- Andy? Hai sentito Andy oggi? Che stronzo! Allora
che mi dici? Cosa c di strano nelle nostre storie?
Di
strano
niente,
assolutamente:
la
mia
indiscrezione nasce dal perch un vecchio vi avesse
ricordato nel suo stralunato diario voi e nessun
altro!
- Allora cosa trovi di particolare?
- Molta personalit. Vi conoscete benissimo lun
laltro, nonostante il tempo che passato, e
traspare una complessit e una profondit dei
ragionamenti insolite per delle storie, in fin dei
conti, poco pi che adolescenziali
Lei appoggia la schiena alla sedia, termina il suo
aperitivo e soddisfatta e sorridente, conclude:
- Siamo speciali
- Come chiunque, no?
- Vero! E allora?
- E allora? - Lho persa: improvvisamente lei mi fa
domande e io non so che cosa dire quasi, quasi
batto a caso i tasti, mi lascio portare dal rumore
e gli racconto un po di cazzi miei.
Infine lei mi fa lultima domanda:
- Sei stato da Pool?
- No!
Sogghigna, guarda lora, si alza di scatto e mi
saluta.
- Ciao, io devo andare: stato un piacere,
davvero, fammi sapere se scopri qualcosa o non so
Ciao!
- Ma perch mi hai chiesto se ho visto Pool?
- Siamo tutti speciali, lhai detto tu, no?
- E allora?
Sorride ancora e va via.
La saluto anchio; la vedo immergersi tra persone
molto amichevoli, che esibiscono la sua stessa
agilit e sfrontatezza, infine sale in auto.
Anche io vado via.
Non prima di aver tirato fuori il mio quaderno per
fissare le rivelazioni di L
90
Pool! Vecchio Paolo, domani vengo da te e poi
chiudo tutta sta storia in un bel cassetto devo
pensa a cose serie io
Quasi credo alle mie meditazioni, ma so che questa
lultima scusa che mi sono inventato per rimandare
ancora decisioni e azioni che sono davvero necessarie
per dare unaccelerata alla mia vita un po troppo
simile al mio carattere pigro!
Unaccelerata
S! Di notte!
A fari spenti e
Senza freni!
Sarebbe ora!
Sto peggiorando!
91
VII
Una Notte in Italia (Ivano Fossati, Tour Acustico)
Pools File, 1a parte.
Elemosino unora di internet al computer di mio
fratello.
- Dai! Devo inviare un po di curriculum
Aspetta
cinque
minuti,
termino
i
conti
dellultimo mese e poi puoi starci una giornata
intera se vuoi.
Giro i tacchi e vado a giocare col nipotino:
armeggia
con
videogame
incomprensibili,
difficilissimi,
con
una
grafica
sempre
pi
realistica, ma c qualcosa che non mi torna.
Non per il fatto che da anni non vinco neanche
una volta contro di lui.
Neanche per tutte quelle teorie secondo le quali
certi svaghi tecnologici alterino la percezione della
realt o la capacit di attenzione dei bambini
unaltra cosa che noto, guardando mio nipote:
fermo!
Immobile per ore davanti al televisore: con unaria
divertita e soddisfatta, per carit, ma immobile!
Mi chiedo se non sia uno dei tanti eccessi della
modernit la rincorsa alla staticit perenne del
corpo e alla dinamicit artificiale della mente.
Penso troppo e in modo eccezionalmente profondo:
non solo non ci sono abituato, ma mi fa venire voglia
di affrontare un'altra partita alla play-station con
Luca!
- Ho fatto! Puoi venire
Ma mio fratello stato di parola: giusto il tempo
per una vergognosa sconfitta al motogp e un
incomprensibile
ragionamento
filosofico
e
sono
davanti allo schermo del computer che contatto
agenzie di lavoro interinale.
- Tu sei sempre sicuro che non vuoi venire a
lavorare da me - Me lo chiede continuamente, in modo
delicato, mio fratello.
- No! Lo sai che mi sentirei come se chiedessi
lelemosina a mio fratello.
92
- Ma non devi passarci la vita se non vuoi per
puoi prenderti pi tempo per te!
- Per me? Oh! Ho molto tempo credimi.
- Io non ti capisco: devo pagare estranei, quando
ho un fratello praticamente disoccupato che manda
curriculum in giro.
- Ti ringrazio, ma vorrei farcela da solo.
- Fa un po come ti pare - Poi si rivolge alla
moglie:- Io esco, serve qualcosa?
- No! Ci vediamo dopo - Dalla cucina la voce della
donna risuona di serenit, di vita coniugale che
sembra far pi notizia di divorzi e scandali vip! Poi
si rivolge a me:- Resti a cena?
- Io? Ehm! Ora non so
- S! Siamo uno in pi oggi Luca!- Verso il
salotto.
- Resta anche lo Zio Donnie?
- Che tte lo dico a ffare! Mi!- Rispondo al
bambino; poi guardo sconsolato la faccia sorpresa
della mamma: gli sto rovinando il figlio con i miei
tormentoni
Fatto!
Curriculum e domande di lavoro.
Posso considerarmi soddisfatto per quel che ho
partorito per il mio futuro posso ributtarmi verso
leggiadre attivit dello spirito.
Dunque, dovevo sentire Pool.
Esco dallo studio di mio fratello, vado in salotto,
faccio smorfie a mio nipote, il cellulare d libero.
- Pronto, chi parla?
- Ehm! Buonasera, io sono quellamico di Franco
che
- Oh! Finalmente, ti aspettavo da un po
- Ciao!
- Senti, io oggi sono occupato tutta la sera, vado
agli allenamenti della squadra
- Domani mattina? Sarebbe perfetto se
- Se non lavorassi! Senti, ti invito a cena domani:
hai da fare?
Guardo Luca, sorrido, annuso il profumo della cena
e:
- Va benissimo! A che ora?
93
- Facciamo intorno alle otto e mezza. Porta il
vino! Eh! Eh!
- Daccordo, a domani!
Chiudo la telefonata e la moglie di mio fratello si
aggancia immediatamente:
- Oh! A proposito di domani: sai tutto, no?- La
donna mi guarda, ride e fa smorfie verso il figliolo
Faccio una faccia strana e preoccupata per lei; ma
poi gelo in volto: Cavolo! Il compleanno di Luca!
Maschero malamente con un:- Oh! Ma certo, tutto ok!
Eh! Eh! Ma qui o a casa di mamma?
- Qui! Qui abbiamo pi spazio e non voglio
disturbarla
Cos chiude dolcemente il discorso, e io
Mi sono incastrato come un cretino!
Sono in auto.
La sera ha gi spalmato la patina gialla del sole,
mescolandola con le tinte bluastre del tramonto
invernale.
Mancano pochi minuti alle otto.
Arrivo davanti a casa di mio fratello.
Suono.
Mia cognata apre la porta
in versione cuoca
infarinata e stravolta.
- Ehi! Come mai cos presto?
Tremolante le porgo il pacchetto per il figlio.
- Dai questo a Luca. Scusa, non posso restare!
Non penso di aver mai espresso una simile velocit
in un cambio di rotta in tutta la mia vita, neanche
quando
mi
sarebbe
servito
per
smarcarmi
a
pallacanestro!
Non le do la possibilit di rispondermi.
Sono gi in auto.
Ho una bottiglia di Montepulciano sul sedile del
passeggero.
Un peso nel cuore.
La convinzione che abbia evitato di scoprire che
sono esattamente nel momento che Bobby descriveva a
94
Francis1, e che io non sono mai riuscito a
comprendere fino ad ora: Quando sei costretto a
scavare, a scoprire, ogni giorno, anche una cosa
bellissima pu farti molto male
Ho scelto la pi semplice delle scoperte per oggi:
quella di una storia di estranei, oppio per la mia
mente pesante e caotica.
Sono arrivato.
Spengo il cellulare, prendo il vino e vado verso il
portone.
Suono.
Ronza il chiavistello elettrico, apro e salgo.
Ci salutiamo come vecchi amici, io e Paolo.
Loblio a me necessario questa sera giunge puntuale
al primo bicchiere di rosso.
Tra gli scambi di battute e aneddoti personali,
essenziali a introdurci alle confidenze e ai racconti
che ci accompagneranno per la serata, si instaura
unatmosfera gioviale e serena che le altre volte non
mi era apparsa cos evidente.
Mi
sono
sempre
sentito
come
uno
scomodo
rompiscatole, comunque, con chiunque di loro, per via
della scomodit dei ricordi a volte; a volte per
lesiguit del tempo; a volte semplicemente perch
ero uno strano e curioso sconosciuto.
Stasera
no!
Pool
sembra
abituato
a
offrire
accoglienza e serenit con semplicit e naturalezza.
Consumiamo
una
pastazza
ben
condita
e
accompagnata dal vino forte e gentile come la nostra
regione e lui comincia a parlare
Spring Can Really Hang You Up The Most
(Toots Thielemans, East Coast West Coast)
Paolo piccolino.
Effettivamente anche
basso.
1
un
po
rotondetto,
95
Piccolino, insomma!
Gli amici, ai tempi della scuola, parlano poco
con lui, lo snobbano, lo ritengono poco figo.
Non partecipa mai alla conta per fare le squadrette
di calcio che si sfidano tra i vicoli poco trafficati
della citt, nei primi anni ottanta. Dopo aver
trovato sassi o zaini per fare le porte, il suo ruolo
sempre quello del portiere, se va bene.
Guarda quei girotondi fatti di spalle e nuche di
ragazzi chiacchierare impegnati, trattare i loro
illuminanti discorsi su tette e culi vari
Ma lui non se ne cura: porta sempre con s un
sorriso sereno e uninnata capacit di confrontarsi
con chiunque, sicuro e curioso anche quando nessuno
lo ascolta.
Ogni volta che nella sua camera, svanisce il
sorriso, appare una smorfia di grinta e coraggio con
cui si sprona a leggere e studiare sempre di pi!
E poi lo fa! Sfoglia famelico tutti i libri di
scuola e le enciclopedie, magari acquistate solo per
riempire mobili vuoti.
Gli piace fare sport!
Conosce storia e regole di quasi tutte le
discipline sportive, e se ne appassiona.
Ma gli sport si mostrano difficili ed arduo per
lui emergere anche l: davanti ai suoi occhi i soliti
belli, alti, svelti compagni di scuola e di giochi.
Tutto sembra mettere alla provala tenacia e la
solidit delle sue passioni.
Un agonismo silenzioso, che non si rivela con
grandi ed esplicite manifestazioni di ribellione o di
sfida,
ma
in
un
costante
studio
delle
sue
possibilit, degli avversari, del gioco delle
soluzioni!
Continua Paolo, si diverte, anche se da quando
gioca come alzatore a pallavolo, si sente sempre
ripetere lo stesso stronzo consiglio:
- Paolo, ma perch proprio la pallavolo? Sei basso!
Cambia: datti allippica! Anzi no: povero cavallo!
Simpatici eh? Ma lui ha sempre lo stesso sorriso
curioso e la voce sicura.
96
Ogni volta che un avversario buca il suo esile
muro, dagli spalti si ode quel fastidioso, pesante
soprannome: Pool! Come quando si tira al piattello!
Gioca anche a basket sul cemento di quel campetto
vicino la scuola: se una cosa gli piace lui la fa; se
la NBA, appena sbarcata sulle reti televisive
italiane, fa sognare di poter volare in cielo, lui
vuole sognare!
Non ci prende mai da lontano, ma sotto canestro
un mago delle finte!
Ma chi lo fa giocare uno cos basso sotto canestro?
- E allora Charles Barkley? Il barattolino di Coca
Cola pi famoso della NBA? - Ripete sempre combattivo
e ironico.
Poi torna sudato, stanco e divertito a casa, guarda
la divisa sporca, il pallone, cambia espressione e
grida:
- Pool? S, Pool! Studia ancora e salta! Salta
ancora pi in alto ogni giorno di pi!
Adora anche un altro gioco.
Oh! Quello il suo preferito: quello sporco e
duro, quello che fa storcere il naso agli amici
fighetti, quello che dicono che faccia solo male,
che brutto e incomprensibile, quello dove giocano
gli energumeni, i grassi.
Quello che non si capisce perch la palla debba
andare allindietro!
Il Rugby!
Pool se ne innamora!
La tradizione e la storia!
La sportivit, lonest e la grinta che devono
esprimere i giocatori di rugby somigliano tanto a
tutto ci che ogni volta, anche per essere invitato
ad una festa, deve mettere in campo per farsi notare,
per cercare una battuta pi efficace dellultima
presa in giro.
Ma lo fanno giocare poco anche l!
- Hai un fisico da pilone, ma laltezza e il peso
di un ala e la velocit?
Lallenatore ha ragione!
97
Paolo torna a casa infangato, ogni volta con la
sensazione di essere cresciuto un po di pi, ogni
volta di pi! Guarda le scarpette bagnate e grida:
- Pool studia di pi, salta ancora pi in alto! E
Corri veloce, sempre pi veloce!
Paolo ha unespressione di gioia velata dalla
commozione che lo solletica e gli inumidisce gli
occhi: ricordare in una sola sera la sfida umana,
emozionale, professionale lunga una vita.
Affondo le mie maldestre impronte in quelle
immagini e anchio sento un prurito al naso. Lo
combatto con un sorso di Montepulciano e gli faccio
una domanda:
- Ma allora la squadra alla quale accennavi ieri
quella di rugby!
- S! Vado due o tre volte a settimana al campo, mi
alleno con i veterani, mi diverto e forse
- Forse?
Assume unaria soddisfatta, con una smorfia di
grinta e coraggio e mi dice:
- Forse mi iscrivo al corso per diventare
allenatore dei bambini.
- Fantastico!
- S, fantastico: mi riempie dorgoglio la
consapevolezza di poter tramandare il senso della
sfida, della lealt, dellindividualit al servizio
della squadra, del gioco; la fatica come mezzo per il
risultato personale e il divertimento puro
- Sono curioso, mi racconti cos il rugby?
Prende una vhs, con scritto su Sei Nazioni:
Irlanda-Francia, la infila nel videoregistratore e
Finalmente inizio a capire cos una mischia
ordinata, quale sforzo di equilibrio creativo e
fisico ci sia nel gestire i movimenti di quindici
giocatori che attaccano il campo avversario e
difendono il proprio contemporaneamente; che si
scontrano e poi si stringono le mani.
Mi spiega che contrariamente al calcio e ad altri
sport professionistici, nel rugby pi si sale di
livello pi la correttezza e la lealt sono evidenti
e gli arbitri rispettati: i giovani e le serie minori
98
spesso pi violenti e approssimativi, si ispirano ai
grandi per migliorare costantemente.
- Poi c il terzo tempo!
- Cos, una specie di tempo supplementare? Domando scherzoso.
- No! Semplicemente le due squadre, dopo la
partita, si ritrovano in un pub, o anche negli
spogliatoi e poi bevono e si divertono insieme.
- Mi immagino Roma e Lazio dopo un derby
- Ma anche Cant e Milano dopo un playoff di
basket
- Devo venire a vederti giocare qualche volta!
- Mah! Non che giochi molto neanche ora, ah! Ah!
Per mi capita di fare qualche panchina in prima
squadra, finch mi regge la pompa!
Passano ore leggere come un suono darmonica retto
solo da un piano ritmico e in controtempo che fa da
cornice a sbalzo al soffice vibrato della melodia.
notte fonda.
Lo saluto.
Mi rendo conto che non abbiamo mai parlato di Nino
e della vecchia comitiva, ma non mi interessa
proprio: mi torna in mente lultima domanda di L
dopo che le ribadii che tutti siamo speciali: non
hai ancora visto Pool, vero?
Esco dalla casa di Paolo, scendo le scale e salgo
in auto.
Mentre percorro la breve strada che mi separa dal
mio letto, penso
che forse dovrei fare il punto
della situazione: se c un motivo a tutto questo
giro di persone e storie, se come mio solito sto
perdendo
tempo,
se
la
curiosit
spontanea
e
irrefrenabile nasconde strade ancora sconosciute per
me, per il mio futuro
Ma in realt so che tra le pieghe delle lenzuola
solitarie,
tra
la
polvere
ferma
sui
lavori
interrotti, nella posa del solito caff del mattino
ci posso soltanto leggere muoviti!
99
VIII
non (Niccol Fabi, La Cura del Tempo)
Il mio passo, tra le dunette della pineta del
concentramento, si fa pesante dei chilometri percorsi
contro il giro pancia maleducato e prepotente.
Riconosco laffanno e il respiro ritmico con gli
appoggi e la testa che gira per guardare, e mi
rilasso.
Una campana: ripetitiva, forte, incessante. Cerco
un campanile!
No! Una sega a motore che falcia rami degli
alberi?!
No! Una sveglia rotta gettata nel sottobosco da
qualche vandalo?!
No! Un campanello di una porta!
Mi sveglio di soprassalto!
Sognavo!
Ultimamente tutto ci che mi sarebbe utile fare, lo
sogno: una sorta di ginnastica passiva.
Infilo di fretta un accappatoio e le ciabatte.
Mi dirigo verso la porta guardando lora: sono le
otto di mattina e vino e chiacchiere della sera prima
si fanno ancora sentire nello stomaco.
Apro interrompendo il suono del campanello.
- Alla buonora! Che cosa stai facendo?
Mamma! Sembra irritata e agitata.
- Niente, dormivo e sono le otto, come mai qui?
- Cosa dovevi fare ieri sera?
- Avevo un appuntamento di lavoro mi stato
impossibile spostarlo. Purtroppo proprio il giorno
del compleanno di Luca, ma
- Un appuntamento di lavoro? Ah! Bene, e com
andata? Quando inizi a fare qualcosa?
- Ma, che hai oggi? Fare qualcosa? Pensi che non
mi preoccupi abbastanza di ci che devo fare?
- Non mi pare basti!
- Come non basta! Cosa dovrei fare oltre a mandare
curriculum in tutte le aziende dItalia, fare
colloqui inutili con mezzo mondo
- Dimmi lultimo colloquio di lavoro che hai fatto
e con chi!
100
Entro
in
casa,
infastidito
e
imbarazzato
dallultima
domanda.
Mia
madre
mi
segue
e
incalzandomi per ottenere una risposta decente,
guarda le condizioni dellappartamento.
- Allora? Non hai niente da dire? Il letto non
lhai pi finito: ci tenevi tanto?!
- Oh! Ma, non ce la faccio pi a
- Non ce la fai pi e allora che fai? Scappi? Ti
nascondi anche dalla tua famiglia?
- E chi si nasconde?
- Tuo fratello ti offre un lavoro, ma tu no! Devi
farcela da solo bene, benissimo! Ma in realt stai
in casa tutto il giorno, oppure in giro per la piazza
senza fare niente, questa la verit! Ammettilo!
- Mamma, io so quello che faccio, non facile
trovare lavoro oggi e mio fratello
- Cosa c? Lui offende il tuo orgoglio dandoti
unopportunit, o lo fai pi tu, facendo finta di
avere
impegni
improrogabili
e
perdendo
tempo
prezioso!?
- Ma io non
- Doveri ieri sera, invece di stare con la tua
famiglia, di festeggiare il compleanno di tuo nipote?
- Mi aveva invitato a cena un amico per parlare di
- Lavoro?
- No! Veramente sto contattando delle persone che
ho conosciuto tramite un vecchio diario che ho
trovato in cartiera
- Oh! E sar stato un appuntamento che non potevi
spostare per nessun motivo, vero? Ma ancora senza
mobilio il salotto? Ma come vivi?
- Scusa eh: voi vi siete divertiti no? A me lo sai
che le feste non piacciono, e
- E Luca stato tutta la sera a chiedere dovera
Zio Donnie!
- Ah! Ah! Che forte che : glielavete dato il
regalo?
- S, ma tu non ceri!
- Non ero dellumore, dai lascia perdere Mamma!
- Lascia perdere! Lascia perdere! Non sai dire
altro! Non sai fare altro!
- Mi spiace per Luca, io non volevo
101
- Tu non volevi cosa? Facciamo cos: se vuoi
lonore e il piacere di insegnargli slang, battute e
giochi, poi devi anche vivere i momenti che per lui
sono importanti, chiaro? Che cavolo significa poi
Zio Donnie?
- Da un film con Pacino e Jonnny Depp
- Perch sei stato lunico a non essere assunto a
tempo indeterminato dalla cartiera, eh?
- I soliti problemi, ma: non cho santi in
paradiso e poi non che voglio lavorare in cartiera
tutta la vita
Certe azioni sono comandate da un impulso che se ne
frega di ruoli, tempi, cultura ed epoche; appaiono
pi legate invece a leggi inconfutabili come quelle
sulla dinamica: in assenza di forze agenti, un corpo
conserva il proprio stato di quiete o di moto
rettilineo uniforme
Poi la soluzione pi immediata: una forza applicata
a
un
corpo
(indeformabile)
gli
imprime
una
accelerazione ad essa proporzionale, e pu essere
espressa dalla relazione F = m*a
Ho sentito lo schiaffo sulla pelle e dentro il mio
petto svuotato.
Ho compreso dalle lacrime di mia madre che, avendo
lei ben note le grandezze di forza e massa,
attendeva, con un ultimo residuo alito di speranza,
di valutare laccelerazione che il mio corpo pigro
sarebbe stato in grado di esprimere da quel momento.
- Fai come ti pare: da tuo fratello, o a Fucino, ma
tu devi iniziare a lavorare! Devi iniziare a
considerare la tua famiglia, soprattutto quando hai
problemi, e non nasconderti dietro menzogne e inutili
perdite di tempo!
Va via senza guardarmi, sbattendo la porta.
La penombra delle serrande socchiuse, frammentata
solo dalle abbaglianti lame di pulviscolo sospeso,
manifesta lesatta quantit di energia vitale che mi
anima in questo momento.
Rito del caff mattutino.
102
Barba e doccia.
Esco.
Cosa sto facendo del mio tempo?
una di quelle domande che pervadono le menti
combattute dei personaggi di quei corrosivi e tristi
film da concorso cinematografico.
Ma solo io posso decidere le risposte. Posso
smettere di aver paura di sentirmi impantanato in un
ipotesi di lavoro che non desidero e iniziare a farne
uno, davvero!
Poi che cos che desidero? Cosa sono capace di
fare? Del mio diploma o dei lavori del passato cosa
resta?
Sono seduto su un muricciolo vicino alla pineta.
Il profumo di resina e aghi mi arriva al
naso,
debole
e
sopraffatto
dal
traffico
in
uscita
dallautostrada.
Vedo ragazzi e ragazze correre tra gli alberi, e
vecchi amici amatori della campestre e della mezza
maratona: alzo un insicuro saluto con la mano.
Vedo persone entrare ed uscire dagli uffici, dalle
auto, dai negozi: mi appaiono sempre come se avessero
appena terminato di fare qualcosa di importante e si
preparassero
a
fare
qualcosaltro,
altrettanto
importante ed inevitabile. Nel frattempo costruiscono
litinerario per giungere ad una casa, un arrivo un
finale di giornata che regge tutto il resto.
Ci sono appuntamenti di lavoro, di amicizia e
svago, per una cena galante o telefonate di cortesia.
Ci sono quegli abiti curati e le auto pulite che mi
hanno sempre stimolato battute sarcastiche sulle
sterili copertine, le immagini esteriori che tanti si
affannano a costruire.
Oggi le invidio: manifestazioni innegabili di un
contenuto, di una sostanza che germoglia in chiome e
colori,come un albero
Come quel bosco che ho davanti e che da troppo
tempo ho smesso di calpestare davvero!
Torno a casa!
103
- Frate senti: venuta mamma stamattina e mica
posso passare oggi pomeriggio e vedere come ti posso
essere utile?
- Vieni a pranzo, scemo! Luca da ieri che ti
aspetta. Poi andiamo insieme in negozio!
Sto correndo!
un mese che lo faccio: il passo lento e non
ricorda nemmeno da lontano il ritmo atletico dei bei
giorni.
Sto lavorando!
Il negozio di computer e impianti audio di mio
fratello mi ha donato un nuovo oblio: leggerezza e
disimpegno giustificati finanziati da uno stipendio.
Sento che la sensazione di riposo e calma solo
apparente e infingarda, gi provata o osservata in
qualche momento, in qualcuno conosciuto o incrociato;
ma ho bisogno ora che prevalga sulle mie vecchie,
pigre abitudini.
Vedo i vecchi diari di Nino e gli scarni appunti di
quei giorni riempire gli scaffali in salotto.
Silenziosi.
La differenza sostanziale che mi sforzo di pulire
regolarmente la mia piccola casa, che ho verniciato
un altro paio di pezzi del letto
Lo terminer, prima o poi, magari quando avr
qualcuna con cui condividerlo.
Mi mancano ancora alcune risposte oppure non so
farmi le domande?
Sono cosciente, in qualche modo, che non finir qui
il mio percorso, che prima o poi cambier direzione
di nuovo, magari andando deciso verso i miei finali
di giornata finalmente!
Ma ho anche uno strano sapore di insicurezza, di
paure nuove, non legate alla tranquillit economica o
a dubbi materiali.
Strani sfioramenti dellanima e dellumore che mi
fanno incantare lo sguardo verso i passi di anziani,
verso le voci bambine che mi rincorrono in pineta,
quando passo vicino ai giochi.
104
Uninsoddisfazione che combatte continuamente il
necessario
bisogno
di
sicurezza
e
continuit
momentaneo che ho costruito.
Un punto di domanda che si attacca ad ogni battuta,
ad ogni ragionamento e affermazione che ascolto o che
partorisco, trasformandoli in interrogativi.
Aridi. Semplicemente disorientanti.
Aridi? Disorientanti?
Sto ancora correndo: giungo al bivio che in momenti
pi leggeri mi portava verso Alba Fucens; giro a
sinistra e prendo la salita di petto!
Sono convinto che tutto ci che muove i miei radi
capelli, le mie azioni giornaliere, i pensieri e le
mie parole abbia solo bisogno di tempo.
Che abbia bisogno di provare un po di fatica.
Che debba respirare una salita e una discesa.
Che si stia cibando della prima routine della mia
vita.
Che siano ancora lespressione dellaccelerazione
impressa dallo schiaffo di mia madre
Che seguendo le leggi della dinamica produrr
energia, calore o qualcosaltro
Ecco, vedete?
Tutto ci ha decisamente senso anche se mettessi un
punto interrogativo alla fine di ogni frase.
Sono allaltezza della strada del cimitero di
Antrosano: decido di seguirla e lasciarmi portare dal
falsopiano verso un respiro un po pi agile, per
tornare indietro verso casa attraversando il paese e
riavvicinandomi alla pineta.
Ah! Se continuo cos divento anche bello!
Solo un lampo!
Una notte agitata da due linee di febbre.
Quattro parole da una voce rugosa e graffiata.
In Avezzanese
Le uniche alle quali non riesco ad aggiungere il
punto interrogativo!
E mentre mi chiedo il perch le porto con me da
allora.
Je Fiume
Je fiume segna la via si.
Calenne sguerde
pe cstuni, valli e prte
se nzaporisce e se mbiastra.
Nzemmia ad avtre mijiara
se fionna a mare.
Je mare rembie je cile,
che po chive
E rembie je fiume.
Natra ta!
Je fiume segna la via se
106
Il fiume
Il fiume trova la sua strada.
Scendendo veloce
tra costoni, valli e pietre,
prende colori e sapori
Insieme ad altre migliaia
si getta in mare.
Il mare sale in cielo,
che poi piove
e riempie il fiume.
Unaltra volta!
Il fiume trova la sua strada
107
IX
Francos file, 2a parte: dimentico
- Franco, ciao! Come stai?
- Tutto bene, Pool: che mi dici?
- Tu che mi dici? Non ti senti quasi pi! Ma torni
ogni tanto o
- Certo che torno, quasi tutte le settimane. Allora
come mai sta chiamata?
- Stavo prenotando i biglietti per la partita di
sabato al Flaminio
- E chi gioca?
Come
chi
gioca?
Mi
deludi
caro:
Italia
Inghilterra, il Six Nations!
- Cavolo! Mi piacerebbe, come ai vecchi tempi; ma
sto facendo gli straordinari questo mese e non ce la
faccio.
- Ah! Ci dai dentro eh!?
- Caro mio, se qui non ti fai vedere un po, non
emergi dal pelo dellacqua dei sacrificabili non si
sa mai quanto pu durare e de sti tempi chi se po
permette de rimttece il lavoro?
- Hai ragione! Oh! Non ti perdere per, magari
vengo a ritrovarti io!
- S, magari! Ciao Pool
- Ciao Fra!
Gioved, ore 17,30!
Franco mi racconta di qualche settimana prima.
appena uscito dalla fabbrica di materiali edili
in fondo alla strada della Bonifica del Tronto.
Localit SantEgidio alla Vibrata, provincia di
Teramo, proprio al confine con le Marche e Ascoli
Piceno.
Percorre il buio e mal asfaltato tragitto, tinto
del breve chiarore invernale gi caduto dietro alle
colline Picene. Auto lente di un andamento a
singhiozzo, modificano ogni giorno lo spazio-tempo
che prevede per il ritorno a casa.
Auto che, come un treno locale di altri tempi,
fermano a tutte le stazioni e qualche volta fan
108
salire
qualcuno,
qualche
volta
fanno
scendere
qualcuno:
le
stazioni
hanno
gambe
scoperte
e
rabbrividite, corpi strizzati in abiti che devono far
girare la testa anche a chi disprezza; hanno occhi
tristi e mani che chiamano a s, meccanicamente,
qualsiasi mezzo transiti davanti a loro.
Hanno pelli scure di sole lontano hanno pelli
chiare di altre latitudini, bottiglie dacqua e
sigarette hanno freddo!
Franco le guarda per un po, scruta con interesse
levoluzione del serpentone davanti a lui, poi mette
la freccia, sorpassa e va casa.
Lappartamento in un piccolo paese, vicino ad un
centro commerciale: gli comodo per la spesa, a
pochi minuti da Alba Adriatica e San Benedetto del
Tronto, a una mezzoretta da Teramo o Ascoli Piceno
Stasera pizza con colleghi e amici di fresca data:
il locale un pub-pizzeria comodo per passare una
serata limitando luso delle auto e la ricerca
stressante di parcheggi.
Chiacchiere, aneddoti, qualche
sguardo femminile
alimenta la frequenza di boccali
di birra e
pavoneggianti azioni.
Il Karaoke anima le voci prepotenti: manifesti
dello sfogo emozionale ed energico del gruppo, e di
altri come loro accomunati da routine e desideri di
svago simili.
luna di notte, quando vanno diritti a casa
salutandosi ridanciani e alticci.
Sveglia alle sette!
Energiche
manate
dacqua
in
faccia,
e
si
ricomincia.
Tutto bene.
Resta da gestire soltanto quel normale senso di
insoddisfazione, in tutto simile a quello sempre
provato, ma ora meglio giustificato dalla brevit del
nuovo impegno e dalla quantit di strada che ancora
deve percorrere con i suoi piedi nelle scarpe
antinfortunistiche.
109
Resta da capire il solito senso di estraneit, in
tutto simile a quello sempre circolante nei pensieri
e nel sangue, ma meglio giustificato dalla lontananza
dalla sua citt: deve conoscere ancora il dialetto, i
tempi di questa terra.
Resta da cancellare quella solitudine, che oramai
lo stringe intorno al tavolino nello scarno tinello,
davanti ad un piatto scongelato e al silenzio del
telefono.
Questa stronza solitudine, prodotta da scelte,
rotture, distanze e tempo, deve ancora maturare nuovi
legami, e gli fa ripetere troppe volte le domande
sulle sue sensazioni; soprattutto questa:
Passino i problemi di inserimento, qui! Ma perch
estraneit,
solitudine,
insoddisfazione
mi
tormentavano sempre anche quando vivevo la mia vita
nella mia casa, tra la mia gente?
Se la ripete continuamente e bozze di risposte,
volti e storie, lo impegnano, lo distraggono, lo
stancano fin quando di nuovo ora di ricominciare
ed volata unaltra sera.
Il fine settimana scappa ad Avezzano!
Oddio,
il
fine
settimana:
spesso
sabato
fa
straordinari e allora tutto si riduce ad una mezza
giornata, frammentata da una notte nel suo vecchio
letto e due pasti con i genitori, poi di corsa sulla
costa adriatica per un nuovo luned di lavoro.
Un sabato sera, dopo uno straordinario, in
assenza
di
stimolanti
appuntamenti
locali,
si
incastra nel pi denso e saltellante traffico della
bonifica del fine settimana.
Quasi automatizzato nelle reazioni scostanti alle
avance ammiccanti delle donne che passeggiano lungo
la strada, , evita sorpassi pericolosi. Giunge, cos,
pi lentamente del solito al suo alloggio, prende un
po di panni da riportare a casa, un cambio ed esce
per andare a prendere lautostrada.
Arriva dai suoi che lo attendono gi seduti a
tavola, per la cena.
- Ciao! Com andata la settimana? - Il padre,
mentre cerca il tigg, lo guarda sereno.
110
La madre lo chiama e gli prepara il piatto.
Franco li guarda, annusa piacevolmente quel profumo
irriproducibile; ascolta il calore che producono voci
vere dentro un tinello.
Si siede, racconta la settimana passata, guarda un
film col padre, esce per rivedere qualche amico e
scontrarsi melanconicamente con lamichevole, e per
questo odiato, sorriso di Kiara.
- Fra allora? Come stai?
- Bene! Sempre di corsa, ma vedo gente nuova, non
ho tempo per fare tutto ci che voglio fare va bene!
Dissimula freddo il disagio che ancora combatte
contro la lontananza dalla sua Kiara.
Torna a dormire sempre tardi, sabato notte.
Si sveglia tardi la domenica, segue le partite in
televisione, poi, prima dei gol, riparte.
- Ciao ma! Alla prossima.
- Hai preso tutto? Ricordati di tirare fuori i
panni che non sono asciutti.
- S mamma, non ti preoccupare. Ciao Pap!Raggiunge con la voce il salotto.
- Ciao caro, fa il bravo - Gli ritorna lultimo
saluto della sera.
Esce, sale in auto e si rimette in viaggio.
In uno di questi weekend pu capitare di non aver
voglia di rispettare i soliti ritmi.
Pu solleticarti il naso lidea di uscire la
domenica per un cinema con i vecchi amici e dirti:
- Sti cavoli! Parto domattina presto!
E poi ritrovarti, a rischio di ritiro della
patente, a zigzagare tra le auto del puttan-tour e
camion, alle otto di mattina, sulla strada per la
fabbrica per limitare un ritardo inevitabile, che
non ti sar perdonato.
- Franco, ti vuole il capo del personale.
Il capo reparto lo chiama a s per indirizzarlo
verso gli uffici:- Non preoccuparti: sar per il
ritardo, niente di che
- S, s! Vado, oh! Non mi aspettate svegli eh?!
111
I colleghi ridono accompagnandolo con lo sguardo
verso le scale.
Giunge alla porta e bussa.
- Avanti!- Dallinterno.
Entra lentamente:
- Buongiorno, mi avete fatto chiamare?
- Accomodati Franco, un minuto e sono tutto per te.
Digita tasti veloci sul Pc, richiude un paio di
cartelle sulla scrivania, lo guarda:
- Franco, che successo oggi?
- Ho fatto tardi: sono ripartito stamattina da
Avezzano e ho trovato pi traffico del previsto.
- Oh! Non voglio discutere sul bisogno di tornare a
casa, ogni tanto, ma da un po che ti vediamo
distratto un po dimesso
- No! Vi assicuro sempre la stessa disponibilit e
lo stesso impegno.
- Certo certo! Stai facendo gli straordinari
praticamente
ogni
settimana,
collabori
alla
riorganizzazione del tuo reparto ma proprio per
questo devi essere pi lucido e responsabile.
- Va bene: le assicuro che
- Capiamoci!- Lo interrompe il dirigente:- La
quantit di tempo e la disponibilit sono un tuo
pregio, ma se vuoi che puntiamo su di te, devi
migliorare la qualit del tuo impegno, altrimenti
ridurremo i carichi e le responsabilit! Chiaro?
- Chiaro!
- Vai pure ah, Franco? Riposati, gestisci meglio
le energie: il miglior esempio che puoi dare delle
tue capacit.
Il giovane uomo esce silenzioso, innervosito e un
po preoccupato.
Alleggerisce le domande curiose dei colleghi, si
rituffa al lavoro.
Dimentico (Quintorigo, In Cattivit)
Ore 17,00: pi puntuali e pesanti, le domande e i
dubbi
che
solitamente
abitavano
i
pressi
del
portoncino del suo appartamento, lo raggiungono nel
parcheggio della fabbrica.
112
Lo infastidiscono lungo la strada, lo intontiscono
tanto da farlo sorridere al triste sorriso delle
donne, che al buio e al freddo, agitano gambe e
braccia da fargli inseguire il treno locale di auto
dagli stop ad intermittenza, per distrarsi, per
curiosare.
Tanto da lasciarlo adombrare in volto nel contare
quante ragazze abitano le banchine della strada.
Poi ode, pi chiaro di altre sere:- Vieni?
Volta la testa, imprime
gli occhi di un dolce
volto africano nella sua memoria, spodestando altri
pensieri.
Frena a quel sorriso.
Prima che possa rendersene conto, la ragazza apre
la portiera e sale a bordo dellauto.
- Andiamo?
Lui imbarazzato e stupito.
- Dove vuoi che andiamo?
- A scopare! Bocca e figa 25 euro!
- No! Guarda veramente io
- Perch tu passi sempre? Tu no fermare mai? Tu hai
moglie?
- No! Io lavoro qui e
- Anche io lavoro qua! Andiamo? - Si avvicina un
po sfiorando Franco:- Bocca figa dai
Poi allunga una mano proprio l! Lui, in un attimo
non sente pi domande esistenziali percuoterlo.
Si assenta piacevolmente da se stesso, volta verso
la direzione che la ragazza gli indica con laltra
mano.
Parcheggia.
Davanti ai suoi occhi inizia un rituale strano e a
lui sconosciuto: la giovane prende profilattico e
fazzoletti, li dispone ordinatamente sul cruscotto,
arretra e distende il sedile
Si spoglia.
Lo guarda negli occhi, rinnovando le sconce
carezze:
- Tu no spoglia? - maneggiando il privato contenuto
dei pantaloni.
113
Un secondo dopo li sente scendere lungo le gambe e
quegli occhi sostituiti da unondeggiante nuca:
chiude i suoi occhi ora, e si abbandona.
Lei decisa, veloce, consapevole della sua carica
sessuale a cronometro!
Lui si scioglie su quella pelle inaspettatamente
curata, profumata, liscia.
Scivola via e ritorna
Quando di nuovo sul suo sedile e sta tirando a s
i pantaloni ammucchiati ai suoi piedi, sono passati
una
decina
di
minuti:
voluttuosi,
proibiti,
vergognosamente piacevoli.
- Tu d me soldi?
Muto le porge il denaro.
- Tu bravo! No come altri violenti stronzi! Tu
buono!
Franco non si accorge neanche di immettersi nel
traffico,
di
accordarsi
col
solito
ritmo
singhiozzante della Bonifica e riporta la ragazza al
suo posto.
Sta per scendere, e finalmente lui parla:
- Come ti chiami?
- Felix
- Ciao Felix- Ma lei gi con occhi, gambe e mani
agitate, rivolta ad altri vagoni di quel abituale
treno.
Luomo ci mette un secondo a svanire e a tornare a
casa.
- Coshai fatto, bastardo?!
Rientra a casa, frastornato e arrabbiato con se
stesso.
Si getta sotto la doccia, cos bollente da lavar
via ogni odore, ogni ricordo, ma sente dolore e fame.
Scongela lennesimo piatto pronto, apparecchia
velocemente una tavola silenziosa e vuota davanti
alla televisione ad alto volume sui sensi di colpa.
La sua integrit, i suoi sogni pi lontani hanno
ceduto!
I giorni fanno scorrere la loro noi, silenziosi e
statici, sulle spalle di Franco.
114
silenzioso, distratto da domande molto meno
significative e vitali, che lo portano, ad ogni fine
turno lavorativo, a viaggiare a stop alterni e a
fermate mute lungo la Bonifica.
Perch cos liberatorio, prima che vergognoso e
ingiusto?
Perch, una volta rotto limene che ti separa dal
costeggiare interessato la banchina, cos facile e
indolore ripetersi ancora, e ancora?
Perch nonostante il freddo e il vuoto che ti
gettano addosso, queste ragazze riescono ad accecarti
occhi, orecchie e mente per una manciata di minuti?
una dipendenza! Una sensazione nuova per lui che
non fuma, non beve una dipendenza!
Per qualche sera non va con nessuna, si limita a
guardare, a passare in rassegna quelle giovani vite
spalmate lungo la strada, ad immaginarle pi belle e
vicine di quanto non lo sarebbero mai!
Una dipendenza sterile, passiva?
Una sera la rivede: Felix! sorridente che par
riconoscerlo, e questa una sensazione nuova per lui
da queste parti: rallenta, mette la freccia, si
ferma.
- Andiamo?
E il gioco ricomincia, come la prima volta: la sua
mano a scaldare, poi cuocere e bruciare, polverizzare
i suoi dubbi, in un attimo.
- Di dove sei?
- Nigeria - Felix gli risponde soffiandogli in un
orecchio.
- Quanti anni hai?
- Twenty Capito inglese?
- Venti! Certo, ho capito - Franco ora la vede
spogliarsi: ha gli occhi grandi, come le labbra
aperte in un sorriso; il volto dolce e il corpo
minuto, bello ed eccitante.
Si abbandona di nuovo allo scivoloso godimento, che
a lei sembra piacere, ma finge come sempre come con
tutti.
Questo pensiero lo blocca per un attimo brevissimo,
ma sufficiente a guardarla di nuovo, sotto di lui.
115
In quel momento vede la fanciulla con i suoi occhi
si fa schifo!
- Non hai pi di diciassette anni vero?
Lei sembra stupita dallazione delluomo:
- Cosa fare tu? Io no brava?
- Tu seventeen, no twenty, vero?
Silenzio agghiacciante.
Franco si riveste facendo nervosamente strusciare
gli abiti sulla sua pelle ancora accaldata, come per
cambiare strato, come un viscido rettile.
La paga.
La riporta al suo posto.
Svanisce nel buio, verso il silenzioso, piccolo e
vuoto appartamento.
Non riesce a cancellare, dalla memoria dei sensi
indeboliti e dalla coscienza colpevole, quegli attimi
di assenza decadente.
Quelle azioni, sempre disprezzate
negli altri ,
facevano parte del suo presente e dei suoi desideri
pi nascosti.
Non riesce a pensare ad altro: qualche uscita con
colleghi e rari amici; discoteche trendy, chiasso e
musica tuttintorno; non tarda pi al lavoro, ma
sono settimane che non torna pi ad Avezzano!
- Franco, come mai non sei tornato stavolta?
- Ma, preferisco stare un po qui, coltivare
amicizie nuove, senn non mi ambienter mai.
- Hai ragione, ma avverti per
- S, scusa! Anche per riposare meglio sai, dopo
laltra volta che
- Certo, certo se hai bisogno di qualcosa per
fatti sentire, mi raccomando.
- S ma, salutami pap.
Chiude il cellulare che quasi arrivato.
Lei agita la manina.
Lui ode la voce sottile e solleticante:- Vieni?!
Accosta.
Lei sale.
Lauto si muove e va verso il buio di prati e
cantieri nascosti.
116
Ogni sera!
Quando lei non c, lui laspetta.
Ma la curiosit, la nuova e oramai rilassata
abitudine,
listinto
collezionista,
animale
e
grossolano, la paura, a volte lo fanno girare e
girare, fin quando non vede un altro sorriso
ugualmente triste.
Gambe bellissime e un corpo pi adulto: deve
possederla!
Come lultimo calendario di una soubrette o
lultimo cd che non ascolti pi, ma che acquisti per
completezza
Per quel senso di comodo e facile, servizievole e
maledettamente eccitante a buon mercato.
- Andiamo?
Stesso copione, attrice diversa.
- Come ti chiami?
- Rita.
- Rita? il tuo vero nome?
- Rita!
- Ma dai: di dove sei?
- Ghana!
- E quante si chiamano Rita in Ghana?
- Blessy - E ride accarezzandolo.
Quanto appagante, leggero e liberatorio, poter
andare con una ragazza senza sentire nessun senso di
colpa verso laltra
Ma che pensieri stolti e malati sta facendo? Quale
ragazza e quale altra? Sono mercenarie e tu un
cliente come tutti gli altri!
- Da quanto sei qui in Italia?
- Tredici months
- Pi di un anno, per! E hai qualcuno che pensa a
te?
Strano giro di parole per chiederle delicatamente
se c un magnaccia, dietro le sue espressioni
tristemente sorridenti.
Lei capisce.
Non smette di eccitarlo con sguardi e sfioramenti e
carezze decise.
Risponde:
117
- Io deve dare quindicimila euro! Allora io libera.
Io no permesso e dare soldi a casa in Ghana!
Franco gela!
Laccarezza in modo diverso.
Poi labbraccia forte.
Lei sembra comprendere linaspettata sensibilit
dello sconosciuto avventore e risponde allabbraccio.
Qualunque creatura, nelle sue condizioni, avrebbe
bisogno di una simile manifestazione di comprensione
e calore cos simile a quellaffetto che forse non
ha mai provato, nella sua breve e disgraziata vita e
non si chiederebbe troppo se e quanto reale!
Si guardano intensamente.
Si baciano.
Inaudito! Vietato!
Pericoloso, sciocco e deviante!
Bellissimo!
Lei cede e il sesso prende le sembianze di un atto
spontaneo, non cronometrato, pi intenso.
Non cronometrato questo strano giudizio, gli fa
chiedere, ingenuamente curioso:
- Ti piace?- Sussurrante, strofinato e stretto alla
ragazza.
Lei sospira, non risponde.
Lo accarezza ad occhi chiusi, lo bacia forte che
gli mangia la lingua, lo cinge con quelle splendide
gambe.
Lui, pi soffocato:- Ti piace?
- S! S!
Finisce tutto!
Caldo, piacevole, morbido.
Lui resta in silenzio, mentre la scorge alzarsi
dallo schienale reclinato, pulirsi dolcemente e
lentamente, rivestirsi e guardarlo nuovamente triste,
ma vicina e indebolita:
- Tu aiuta me?- Blessy lo fissa ora.
Lui immobile, la asseconda accarezzandola,
glissando la scomoda domanda.
- Magari avessi quindicimila euro!
Cosa necessario per far tornare gli attori di una
favola del terzo millennio nel mondo crudo e reale
del mercante e della mercanzia?
118
Basta una disarmata domanda di aiuto: inaspettata,
difficile e vera!
Sono tornati al punto della strada ove Blessy
presta la sua opera.
Lei scende, lo guarda e lo saluta:
- Ciao e grazie!
Ora toccherebbe a lui rispondere, ma volta gli
occhi e riparte veloce.
Guarda quante auto quante ragazze
Quale abitudine al torbido ci fa accettare tutto
questo?
Quale impoverimento?
La naturale inerzia verso la cosa pi facile da
fare.
La
naturale,
insana,
proibita
e
per
questo
insostituibile pulsione sessuale
Costa meno una botta e via come questa, che mesi di
corteggiamento inutile
Rilegge nella sua mente il ragionamento e lo
osserva, inerme, appiattirgli ogni vertice pungente,
ogni residuo delle acute forme assunte
da ognuna
delle sue aspirazioni, dalle sue convinzioni dalla
sua anima svanita.
Franco svanisce del tutto!
Lavoro e frequentazioni centellinate: copertina del
vuoto e del silenzio che lo possiedono.
Una sola frase lo perseguita, lo controlla e gli
misura i facili eccessi del suo nuovo e degradante
vizio:
- Tu aiuta me?- E quegli occhi abbandonati.
Quelle labbra cos vicine e cos lontane.
Franco sta svanendo!
passata una manciata di minuti dalla telefonata
di Pool.
Si vede unauto, tra le altre, fermarsi accanto a
due gambe bellissime, un corpo poco pi adulto di
altri
Poi allontanarsi in un buio di parole, pensieri e
memoria di s, costruito dallillusione carogna e
119
vigliacca che lui la aiuti, in fondo, con venti euro
per volta che di pi non pu fare e che nel suo
comprare sesso da supermercato, ci sia affetto e
rispetto per Blessy per Felix
Ma sta dormendo, Franco, e non lo svegliano le voci
degli amici, lassenza da casa, lassenza da se
stesso.
Franco svanito del tutto!
Dimentico
(Me scrde)
Le recurda nen zerve
pe racconda le poesie
Le recurda tappiccica
quanne i penzieri vanne
Ma senza scernacchiatte
Certe te per
Me ne scrde.
della scla.
alla terra
spetazzenne.
le scnne.
120
Dimentico
La memoria non serve
per raccontare le poesie della scuola.
La memoria ti attacca alla terra
anche quando voli in alto,
ma senza spezzarti le ali.
Certe volte per
Me ne dimentico
121
X
Dentro qui (Patrizia Laquidara, Indirizzo Portoghese)
Kiaras file, 2a parte: Silenzio
La triste storia delle strade Avezzanesi
Campeggia al centro, in taglio basso, sulla prima
pagina del quotidiano locale, il titolo del primo
articolo-inchiesta di K.
Scritto col massimo della concentrazione e della
capacit linguistica e descrittiva di cui capace,
sorretto dalla profonda ricerca delle fonti, la
prova che Kiara pu farcela ad andare via.
Andare lontano, scrivere prima o poi per un
giornale nazionale.
Tutti i lettori della piccola cittadina, pi o meno
con queste parole, ne sono consapevoli.
Si sono affezionati alla firma, al personaggio, e
affollano di richieste, commenti e manifestazioni di
affetto la sua rubrica quotidiana nella pagina
locale.
Kiara lavora e vive: niente di pi niente di meno!
Tra le mille proposte di nuovi pezzi, inchieste e
interviste, spunta anche quel foglio di moleskine
sporco di scarabocchi e una frase:
Riscoperta delle tradizioni e delle radici della
Marsica, sradicate dagli eventi catastrofici che ne
hanno segnato la storia.
Sorride al ricordo di quellincontro strano; di
quello strano personaggio al quale, ora lo rammenta,
ha rivelato molto di s e non le del tutto chiaro
il perch.
Il quesito la imbarazza, le cambia lespressione
sul viso, le fa spostare sotto la pila di carte il
foglio
e
chiudere
il
momento
riflessivo
con
quellultima rivelazione:
Non sono forte come pensi tuttaltro!
- Perch mai mi sar lasciata sfuggire una simile
frase? Con uno sconosciuto poi.
Ma forse linutile rivelarsi con chi non ci conosce
e mai ci riconoscer, ci illude di aver esorcizzato
122
le
nostre
debolezze,
e
mandato
in
una
irrintracciabile discarica le nostre pi intime
difficolt come se le avessimo usate, consumate,
risolte.
Non assolutamente cos. Kiara lo sa, ma rimanda
alla prossima, incontrollabile e spontanea voglia di
rivelarsi, il fastidioso nodo.
Silenzio.
- Lei non pensa che lalternanza sia una virt
irrinunciabile per la gestione amministrativa e per
la politica locale in particolare?
Kiara rivolge il microfono al Sindaco, recentemente
candidatosi a confermare il suo governo cittadino.
Lui sorride alla questione, come solo chi ha la
certezza di non poter in alcun modo trasformare
qualcosa che da sempre funziona allo stesso modo:
- Vede, lalternanza sarebbe una virt utile per
sostituire unamministrazione che non si sia fatta
carico delle necessit della comunit. Ma la mia
popolarit e quella del mio esecutivo testimonia a
favore di un lavoro ben fatto e destinato a
continuare.
- Cosa mi dice a proposito dellarredo urbano?
- Che c bisogno di tempo, di soldi, ma in cima
al programma del nostro schieramento: una citt che
voglia essere accogliente e al passo con il
nuovo
millennio deve curare anche il proprio aspetto.
- S! Per larretratezza delle infrastrutture, e la
rete ferroviaria in degrado, cosa ha da proporre?
- Oh! Mia cara, se dipendesse solo da noi ma ci
sono strategie di enti e realt che possiamo
influenzare solo in minima parte, mi creda.
- Mi fa una graduatoria simbolica dei primi
problemi da affrontare per Avezzano?
- Una politica del lavoro e del rilancio del Nucleo
Industriale
pi
decisa
ed
efficace,
la
riqualificazione edilizia delle periferie e delle
frazioni
- E i giovani?
123
- Se riusciremo ad aumentare sensibilmente le
possibilit di lavoro nella Marsica, molti problemi
sarebbero risolti.
Silenzio.
- Grazie Sindaco per la disponibilit.
- Grazie a lei e mi saluti il direttore.
Sale in auto a ripensa alle domande e alle
risposte: sono cos simili a qualunque intervista
udita o letta di qualunque area geografica italiana
anzi, mondiale!
Possibile che non ci sia modo di uscire dai soliti
dubbi e dalle solite proposte di soluzione?
Le solite domande, le solite risposte e poi le
solite azioni: parziali, da copertina, subordinate a
catene di poteri e priorit molto lontani dalle
necessit reali.
Sta per voltare verso la redazione, ma cambia
direzione improvvisamente.
.
Va verso la piazza, vede un frammentato passeggio
di anziani e pochi giovani alluscita anticipata da
scuola.
Parcheggia, si arma di penna e blocco degli appunti
e si avvicina alla gente.
- Senta, cosa ne pensa dellattuale amministrazione
cittadina?
Lanziano, con una barbetta ispida e bianca e uno
sguardo ammirato,, risponde:
- Je sindache? E che vo sape? na brava persona
e po ne pezze de pane e ne paje de scarpe le sme
sembre tenute no? Quindi va bbene!
- Conosce il rappresentante dellopposizione?
- No! Ma tanto so tutti uguali Hanno cagnate
segni e nomi, ma so sembre ji stessi.
Ringrazia lanziano uomo, poi vede due ragazze
avvicinarsi e le ferma:
- Scusate posso farvi un paio di domande?
Le giovani si allontanano di corsa come prese da
una
paura
incontrollabile,
forse
dovuta
alla
necessit di risponedere a un quesito impegnativo
lontano dalla loro adolescenza..
Poi altre due ragazze si avvicinano.
124
Kiara riprova:
- Ciao, posso farvi un paio di domande?
- S! Tu scrivi per un giornale o sei della
televisione?
Carina, capelli scuri, occhi divertiti e curiosi.
- Per il giornale cosa ne pensate del vostro
sindaco?
- E chi se ne frega del sindaco? - Risponde
scostante laltra.
- Mah! Non che ne sappiamo molto, sa- Pi
morbida la prima.
- Voi votate?
- S! Abbiamo diciannove anni, ma non siamo molto
informate delle scelte dellamministrazione comunale.
- Diciamo pure che a loro non che je ne freghi
molto di quello che serve a noi giovani- Laltra, un
po pi alta e magra, sembra pi decisa;
infastidita dallargomento.
- Di cosa avreste bisogno?
- Mah! Non lo so locali nuovi, pi vita un
futuro
Poi la brunetta, calma, ma disorientata continua:
- Anche per lo sport c poco e il teatro poi
- Voi andreste a teatro?
- Forse un po da vecchi ma ogni citt vera ce
lha e noi invece
- Questo il vero problema: Avezzano non una
vera citt e non lo sar mai! Ma tanto noi ce andiamo
alluniversit e poi vivremo a Roma o a Bologna
La ragazza magra chiude il suo ragionamento e fa
per andarsene.
- Tanto qui non c molto da fare per noi, no?
E lamica la segue.
Kiara ora va verso lauto, sale e si dirige verso
il giornale.
Tra lintervista al sindaco e quelle improvvisate
ai passanti sente un distacco, una divergenza di
priorit e sensazioni che non riesce a valutare.
E nella testa la solita sensazione che qualunque
parola udita non si differenzi da quelle di inchieste
fatte a Milano, a Palermo o a Poggibbonsi!
125
Batte velocemente il pezzo per la sua rubrica e lo
titola: K vs il Sindaco. Alimenter migliaia di
giudizi, commenti e proposte e dar unaltra bella
spinta al suo lavoro.
Serata al passeggio con amici fra vetrine e bar.
Ci si ragguaglia sugli impegni, sulle storie e gli
aneddoti ci si sparpaglia in gruppi pi piccoli a
seconda delle confidenze, degli argomenti trattati,
per poi ritrovarsi automaticamente al Gran Caff.
Unamica ascolta la sua rilettura della giornata:
- E quindi tra le risposte, sensate, ma in perfetto
politichese, del sindaco e quelle gergali dei
passanti non percepisco una seppur minima unione
niente! Ma qualcuno lo ha votato, no?
- Il sessanta per cento circa! Ma la solita
storia: tutti se ne lavano le mani, oramai si vota
come la pi mastodontica forma di scaricabarile in
atto in Italia
- Cio: se proprio volete, pensateci voi ai nostri
problemi, ma non vogliamo saperne niente? Bello!
- Comodo! Ognuno di noi troppo impegnato dalla
propria vita e dai suoi piccoli problemi del
quotidiano, per interessarsi ad alta finanza, flussi
di capitale, appalti miliardari e schieramenti
politici. Che ci pensino loro!
- Certo: limportante alla fine che un pezzo di
pane e un paio di scarpe ce le diano anche a noi!
- Non esagerare! Per pi o meno cos.
- In tutta Italia?!
- Peggio, viviamo la globalizzazione: in tutto il
mondo!
- E io che voglio fare? Cambiare la politica del
mondo con una rubrica su un quotidiano locale?
- No! Tu devi lavorare bene e serenamente.
Aperitivo?
Le due donne sono davanti alla calca del Gran
Caff: se solo ripristinassero la vecchia sala da tea
di un tempo, affacciata sulla piazza, tornerebbe ad
essere un vero centro della vita cittadina, ma cos
un casino!
126
Si uniscono agli altri nel tradizionale aperitivo
serale.
Kiara torna a casa, cena con la madre e poi accende
il computer per scaricare la posta.
Lo fa sempre, prima di andare a letto, per vedere
se c qualche messaggio nuovo che la aiuti a
programmare il lavoro del giorno dopo.
Legge: anonimi pretendenti al suo cuore, qualche
violenta opinione contrastante, altri nick oramai
noti e frequenti tra le risposte da lei pubblicate e
uno nuovo.
Apre il messaggio:
So cosa provi e cosa immagini; e immagino chi
speri di essere e chi sai di poter diventare
So che la tua solitudine non una stanza vuota, ma
l'assenza di un confronto continuo che ti solletichi
un sorriso nuovo ogni giorno, la paura di una
irreversibile atrofia del cuore.
Hai dubbi e debolezze perch sei umana
Grazie a tutto ci che so, che immagino e che
riveli di te e a tutto ci che nascondi, penso che
tu sia Forte! Unica! Bellissima!
Se non vedi l'arrivo, la fine della corsa, non vuol
dire che non esista!
Io quando vorrai, ci sar!
Kiara si lascia andare ad una liberatoria ed
irrispettosa risata di sufficienza.
Risponde, carina, scivolosa e distaccata, al
mittente e spegne il Pc.
Che coincidenza! Uno sconosciuto tenta di fare
breccia nel suo cuore tastando proprio lo stesso
terreno che la vede impantanarsi da un po
Che coincidenza!
Il messaggio per rimbomba nella testa e si somma
alle domande che dalla mattina la appesantiscono.
Cosa c di meglio che una liberatoria serata con
le amiche?
127
Le bastano un paio di telefonate e una veloce
pettinata ai capelli perfetti
il letto pu
attendere un po stasera.
Capita che a volte la cosa pi bella e inaspettata
di
una
giornata
storta,
ti
faccia
pi
male
dell'incupimento che ti condiziona
E capita che non vuoi affrontarne i motivi e allora
alleggerisci e cancelli tutto con un aperitivo tra
amici e qualche indelicata battuta sull'ignoto
confidente.
Silenzio.
- Dai retta a me: sei destinata a diventare famosa,
tu!- Un amico la incoraggia, dopo lennesima e
ironica battuta dissacrante di Kiara verso i suoi
spasimanti virtuali.
- S! Scrivi bene, sei intelligente e bella e
quindi
- E quindi? - La giovane donna sorride ammiccante e
caldeggia, scherzosa, un finale aulico agli elogi
degli amici.
- E quindi presto ti vedremo a condurre il Tigg
Uno - Lamica, bionda, sguardo un po svampito e
forse invidioso, termina cos il suo commento.
- Oppure il Tigg Cinque comunque diventare la
nuova
icona
sexy
dellinformazione
nazionale!Lamico conclude anchegli il pensiero e sorseggia la
birra dal boccale ancora pieno.
- Wow! Io icona sexy!? Ah! Ah! Siete folli per,
mica male lidea: frotte di calciatori ai miei piedi,
direttori di testata che si combattono per le mie
prestazioni professionali
- No, no! Fanno a testate per le tue prestazioni
esclusive Ah! Ah!- Termina in un fiato il boccale
onde evitare che Kiara glielo versi addosso.
E la serata trascorre cos: i pensieri diluiti tra
battute e sguardi, il suo dominio comunicativo e
emozionale sul gruppo ristabilito e consolidato.
Si copre col piumino soffice e si abbandona al
sonno: tornata a casa rilassata, ma stanca, spegne
la luce e si d la buonanotte:
128
No! Tu non sei cos sciocca e leggera. Non riesci
tanto facilmente a far finta di niente: quellignoto
confidente si incastrato nei tuoi pensieri pi
intimi e ti ha colpito dentro, in profondit.
Puoi dare di pi scavare di pi e magari
Pensa!
Dorme.
Silenzio.
Silenzie
Pe cacchetuni vordi
assenza de parole e mbegni.
Pe caccatre vordi
frmete!
Ma Pe quaccatre ancora
je momende pe penza
parole e mbegni gnovi
129
Silenzio
Per qualcuno assenza
di parole e azioni.
Per qualcun altro arresta
le parole e le azioni.
Per qualcun altro ancora
il momento per pensare
parole e azioni nuove.
130
XI
Annie (Ivan Segreto, Fidate Correnti)
Andys file, 2a parte: Equilibri
Ore,
giorni,
settimane
che
diventano
anni:
uneternit a leggere, guardare una televisione che
spesso
offende
le
proprie
capacit
mentali,
rincorrere
spettacoli
teatrali,
cos
pochi
ad
Avezzano , studiare e migliorare.
Il gioco si fa mestiere.
Il mestiere si fa professione e poi arte.
Quante volte accaduto nella storia umana?
Il bisogno primordiale di un oggetto, del cibo, di
una sensazione, ingegna luomo a cercarlo, trovarlo,
goderne i benefici e poi
Tentare di riprodurne gli effetti, le forme, in
modo utile, fruibile a pi persone, e poi
Sentire
quella
spinta
intima,
sconosciuta,
inarrestabile che produce miglioramenti, progressi e
innalza il valore pratico, sociale e artistico di
quelloggetto del prodotto della disciplina che lo
costruisce e delle sue regole.
La veste cucita dalla nonna per quel freddo inverno
che diventa una sartoria
La vecchia casa abbandonata, dove accogli i
viandanti per non sentirla vuota, un giorno si
chiamer taverna, osteria, ristorante o albergo.
Ogni grande attivit, pensiero, oggetto, ha un
inizio piccolo, umile, essenziale che ne conserva la
spinta vitale e i significati.
Andy aveva iniziato a giocare con le parole, con la
sconosciuta energia vocale, per caso, per gioco,
appunto.
Poi aveva rischiato la faccia in un locale,
proponendosi come intrattenitore, e la gente aveva
riso.
Poi ha rischiato di provare, una volta di pi, le
mani pesanti del padre, comunicando che non avrebbe
continuato gli studi, che non avrebbe rilevato lo
131
studio legale del genitore, ma che era sua intenzione
proseguire verso il mondo dello spettacolo in modo
professionale.
Il bisogno primordiale di comunicare e infondere
emozioni e energia, aveva prodotto il primo testo di
un monologo, il primo pretesto per calcare quel
piccolo palcoscenico di provincia.
La necessit di moltiplicarne gli effetti lo
avevano indotto a deviare il suo predestinato cammino
da
principe
del
foro,
verso
quella
magica
professione: insicura, perigliosa e affascinante.
Quella che fa s che unazione, un emozione solo
immaginata da un autore, venga riprodotta su di un
palco e improvvisamente trasmessa, con tutto il suo
bagaglio
storico,
di
intenzioni
implicite,
di
intensit drammatica, al pubblico e prende vita nei
suoi occhi, ne modifica la vista.
La recitazione.
La comunicazione e lanimazione.
Limiti? Come spesso ricordava, cera una sua frase
che lo bloccava sul bordo del palco, dietro una
quinta, a proposito dei limiti di questa attivit:
Lunico
difetto
di
tutto
questo
132
- Cosa c? Non giusta? - No! Il compenso non un problema, ma se vuoi
lanciare un locale di variet devi avere una visione
continua delle tendenze, della clientela, della
molteplicit di attivit possibili
- Per questo ci sei tu, no?
- No! Cio s! Ma io non ci sono come se fossi
eternamente di passaggio, non oso programmare un
intervento pi lungo di un weekend!
A questo punto il proprietario del locale si
indurisce
nello
sguardo,
e
ancor
pi
nella
contrazione delle mani sulle carte. Dopo poco allenta
la presa: sembra aver terminato una riflessione
silenziosa ed efficace:
- Hai ragione: passa domani nel tardo pomeriggio e
ti faccio avere una rosa di possibilit contrattuali.
Andy
sta
per
sorridere
in
modo
aperto
e
soddisfatto, ma luomo davanti a lui lo trattiene:
- Guarda che sarai chiamato a migliorarti e a dar
conto del tuo lavoro in modo pi rigoroso delle
chiacchierate che abbiamo avuto in passato.
- Ma proprio ci di cui hanno bisogno il mio e il
tuo lavoro!
Sorridono soddisfatti entrambi mentre si salutano.
Andy torna allalloggio che condivide con il resto
del personale stagionale, ci abituato, la sua
famiglia temporanea, fatta di cameriere, barman e
chef.
Dista pochi chilometri dal locale, abbastanza
comodo e gli permette di ritagliarsi tempi e spazi
per creare monologhi, scalette e temi per le serate
del Variety: cos si chiama il posto dove da un
paio di stagioni invernali Andy presta la sua opera.
sito nei pressi di note localit sciistiche del
Trentino e, come il suo nome preannuncia, gode di una
notevole elasticit di prodotti di intrattenimento e
spettacolo: ballo e discoteca, cabaret e teatro
musicale addirittura sexy show!
Andy un po come il fratellone di tutti i suoi
coinquilini: li accompagna a lavoro in auto, li aiuta
ad organizzarsi e a prepararsi e qualche volta li
133
riporta anche a casa. Qualche volta, s, perch
sovente
conoscono
persone,
fissano
appuntamenti
galanti, e prolungano la notte per svago, piacere e
tornano da soli. Lui mai! Lui torna in alloggio
appena dopo la serata, sempre.
Di solito poi lo svegliano e gli raccontano tutto,
mentre lui si riaddormenta, distratto da onirici
bisogni e dalla stanchezza.
La mattina brilla di riflessi cristallini sulla
neve ghiacciata che arrotonda tetti e colline.
Il cielo cos limpido e pulito che lascia passare
tutto lo spettro luminoso dei raggi del sole.
Lazzurro tenue e ghiacciato
dellorizzonte che
sovrasta il paese scurisce sempre pi in prossimit
delle vette vicine, trasformandosi quasi in un blu
profondo.
Gli impianti sono in funzione e piccole ombre
zigzaganti testimoniano che sono gi passate le nove!
Suona la sveglia!
Andy allunga la mano, ancora cieca e rallentata
dallintorpidimento mattutino, verso lorologio.
Lo spegne e chiama tutti:
- Dai ragazzi che oggi dobbiamo allestire la sala
per la festa a tema! Lo so che avete sonno, ma se
siamo bravi oggi pomeriggio ci ritagliamo un paio di
ore di riposo in pi Dai?!
Sente rumori di lenzuola e bestemmie: bene! Si
sono alzati tutti e con una bella carica positiva!
Ancora
sonnolento,
prende
i
pantaloni
sulla
spalliera del letto.
Non li trova!
- Ragazzi! Non fate scherzi idioti, che abbiamo
fretta: tirate fuori i pantaloni!
Michele, il barman, esce di corsa dal bagno e si
rivolge ad Andy con stupore:
- Oh! Guarda che stanotte li ho visti per terra
vicino alla porta e li ho messi l!- Indicando la
sedia vicino allingresso - Infatti, eccoli qua.
Li prende, ancora con lo spazzolino in bocca, e
continua:- Ma che cavolo ci facevano per terra?
134
- quello che mi sto chiedendo a che ora sei
tornato?
- Molto tardi! Ragazzi! A che ora siamo rientrati?
- Saranno state le quattro, pi o meno - Elena, la
cameriera, dalla camera da letto.
Andy si guarda intorno, prende i pantaloni e
infila la mano nella tasca.
- Allora, siete pronti?Cazzo!
- Che c!?- Michele sbuca di nuovo dal bagno.
- La chiavi della macchina!
Iniziano a cercare dappertutto, ma le chiavi non si
trovano.
- Magari le hai perse quando sei sceso, dove hai
parcheggiato lauto?
- Proprio qui sotto: non lhai vista stanotte?
- S, stanotte! .
Andy corre sul balcone, gelandosi i piedi nudi, :
- Ma qui sotto, no?
Lauto sparita!
Chiamano un Taxi e vanno a lavorare.
Andy corre dal capo.
- Mi hanno rubato lauto stanotte!
- Come hanno fatto?
- Si sono introdotti in casa, hanno preso le chiavi
dai pantaloni e
- Ma come? E tu? E gli altri?
- Io dormivo e gli altri non erano ancora
rientrati!
- Come sono entrati senza svegliarti?
- Ma che ne so! A volte usano gas soporiferi,
oppure avevano le chiavi!
- Ma chi pu avere le chiavi?
- Ma che cavolo ne so? Magari qualche vecchio
collaboratore incazzato! Un vecchio inquilino del
condominio!
- Hai fatto la denuncia? - Sconsolato il capo gli
d una pacca amichevole sulla spalla.
- S! Ma ora che faccio? Ma che cazzo faccio?
Lavoro per quattro soldi e ora non ho neanche la
macchina: come se faticassi gratis questanno!
135
- Calmati! Io non posso fare altro che confermarti
le proposte di ieri! In ufficio c una cartella col
tuo nome sopra: prendila, studiatela e fammi sapere;
il resto si risolve.
La sera stessa Andy sale sul palco per introdurre
la serata alla folla accorsa nel Variety.
Si accende locchio di bue sul palco centrale.
Musica di sottofondo di un Umiliani di annata,
ispirata al tema dello show: I soliti Ignoti, il
cinema italiano.
Andy sale sul palco.
- Buonasera! Il Variety lieto di presentarvi una
serata colorata di bianconero, di storie avvincenti,
personaggi caratteristici; una serata per farli
rivivere e per riportarli alla mente, per notare
quanto essi siano ancora presenti tra noi! Non mi
credete? Un esempio: La banda del buco ha agito
stanotte! In un appartamento qui vicino
La gente sorride alla gestualit del presentatore e
segue il racconto.
- Si sono introdotti in casa e hanno rubato le
chiavi di unauto!
- E lauto?- Una voce divertita dal pubblico
spalleggia spontanea Andy.
Lui guarda il pubblico, accenta il silenzio con
sorridenti accenni di assenso disarmato e:
- Questa notte mi stata sottratta da sconosciuti
la mia Fiat Multipla 1.9 jtd. Mi sento un po in
imbarazzo
perch
era
un
po
sporca
e
cos
allimprovviso, sapete: usandola per lavoro se lo
avessi saputo prima - La gente inizia a ridere..
- Ma voglio riparare, senn chi se la sente mamma poi imitando la voce di una signora:- Andy mi hanno
chiamato due distinti malfattori lamentandosi dello
stato di abbandono degli arredi interni della tua
auto, ma che figura ci faccio io? E la nostra
famiglia? Quindi, parlo a loro in questo momento: se
mi rintracciate, mi metto a disposizione per darle
una ripulita!- Le risa sono forti ora e rendono
solleticante e piacevole il seguito:
136
Oltretutto
avevo
preso
i
gettoni
per
lautolavaggio - Li tira fuori davvero dalla tasca!Sembra aver terminato, ma la battuta finale ancora
in canna: ora la spara!
- Ehm! Se proprio non si dovessero far sentire,
allora mi preme anche comunicare che, mi vergogno un
po ma la mia Multipla era priva dei tre sedili
posteriori
- Vergognati! Ma cosa dir ora la mamma?- Unaltra
voce divertita dalla platea.
- No! Ma era per motivi di lavoro, giuro! Era
settata a mo di furgone per caricare materiali,
costumi giuro non lo dite a mamma!
Allegria diffusa e applausi, interrotti ancora da
Andy che:
Ehm,
vorrei
continuare
lannuncio,
che
137
- Com andata la serata, Andy?- Il proprietario
del locale guarda carte, registri e contabilit, come
ogni sera quando accoglie il suo collaboratore per la
paga.
- Beh! La gente sembrava soddisfatta
- Sei stato bravo, stasera Andy! Non sar il caso
di derubarti periodicamente? - Ride leggero e lo
guarda, sfidandolo in una gara di umorismo.
- Beh! Si dovrebbe avere una visione a medio-lungo
periodo della stagione e programmare lintervento
oculatamente quindi perfezionare il mio ingaggio e
la durata del contratto
- Ah! Ah! Ma sei un bastardo vero! Allora, che hai
deciso?
Sei
riuscito
a
dare
unocchiata
alle
proposte?
- S! Certo, e
Un secondo dopo sono seduti a tavolino a definire
la loro collaborazione.
Tutto ok!
Da sempre cos per Andy: non importa cosa accada,
ma lo show va avanti sempre!
il lavoro, la vita che ti impone di non fermarti,
che ti consiglia il moto perpetuo come miglior
soluzione ai problemi.
Ma c anche tanta distrazione e confusione con le
priorit e i principi da rispettare, il futuro da
costruirsi.
Nella solitudine dellappartamento, scruta le varie
possibilit di affitto di un mezzo per la stagione:
senza auto impossibile essere efficiente!
E gli sale il desiderio di sentire unamica.
- L come stai?
- Andy! Ho parlato di te pochi giorni fa con quel
tipo
- S! Anche io lho incontrato.
- So che avete parlato di me
- Soltanto belle cose! Come stai? Davvero!
- Bene, ma sono ancora nel bel mezzo del solito
tran-tran. Vorrei tanto avere la forza di cambiare,
ma
certe
abitudini
certe
frequentazioni
mi
ammorbidiscono troppo, e
138
- Perch non vieni a trovarmi?
- Ma! la prima volta che mi inviti, cosa
successo?
- Mi hanno rubato la macchina ma non per questo,
vieni su, dai! Spezzi un po il ritmo e passiamo
qualche giorno insieme.
- Ti hanno rubato la macchina? Come?
- Oh! Guarda, un casino! Non voglio scervellarmi
allora vieni?
- Senti, ci penso su: mi devo organizzare al lavoro
e ti richiamo, giuro!
- Non giurare! Va bene, aspetto. Ciao piccola!
Andy lunico che pu permettersi di chiamarla
piccola.
- Capo ho unidea!
Andy apre la porta dellufficio del proprietario
appena dopo aver bussato..
- Non ha pi senso bussare, se poi apri comunque
quando e come dici tu!
- Scusa, sai la foga!
- Quale idea?
Inventiamoci
un
festival
del
cabaret
di
animazione!
- Cio? Fammi capire qual la differenza con un
costosissimo festival di cabaret normale
- La differenza che lo show lo facciamo fare alle
equipe degli alberghi qui intorno! Ne conosco molte e
sarebbero interessate: porterebbero i loro ospiti,
basta accordargli un po di gratuit e
- Quando e come lo incastriamo con le altre serate
e gli altri clienti?
- Ma tu lo sai che gli alberghi terminano le
attivit prima di mezzanotte? Quindi, proprio quando
noi abbiamo un leggero calo, per colpa di discoteche
e simili
- Interessante, ma la qualit dello spettacolo
deve dipendere da te!
- Certo! Ora faccio un giro delle strutture, parlo
con i responsabili e organizzo una scaletta di
incontri. Ti tengo informato!
139
Ecco!
Basta una telefonata, neanche rassicurante della
reale convinzione di L a raggiungerlo che Andy si
rimette in moto, sorpassando problemi e pensieri.
Questo il suo pregio e il suo difetto!
Come lui stesso spesso predica, questo un lavoro
che ha bisogno di equilibrio, altrimenti si perde di
vista la panoramica, lobiettivit che ti permette di
estrapolare storie, idee
Andy si rimesso in moto!
- Pronto, Andy?
La voce che fuoriusciva dal piccolo auricolare del
cellulare era esattamente il suono che mancava alla
colonna sonora delle sue giornate innevate di
impegni.
- Ciao L! Ti aspettavo: allora, che mi dici?
- Niente, niente: non mi sono ancora liberata dal
lavoro, ma mi piaceva sentirti.
- A disposizione cara
- Dove sei?
- In auto che vado a comprare un po di lampade di
ricambio per i fari e materiali per scenografie
- In auto? Hai ritrovato la
- No! Magari! quella di Michele, il barman lo
sai che organizzo una rassegna di spettacoli con
tutte le equipe di animazione dei dintorni?
- Idea tua?
- S! Ma sto impazzendo: copioni, prove, date e
orari da stabilire ma va tutto bene! Tu?
- Mi diverto a ballare; il lavoro va bene: vedo
gente, sono indipendente
- Ma?
- Ma non riesco trovare nessuno col quale andare
oltre un appuntamento per una pizza, o per una serata
in discoteca
- No! Lo sai che non sono daccordo: sei tu che li
eviti! Lo sai come la penso
- Tu sei di parte: sei innamorato follemente di me
e quindi sei condizionato!
- Non scherzare, sono sempre stato sincero: tu
eviti quelli che sembrano poterti dare qualcosa di
140
pi, ne hai paura! Salvo poi rimpiangerli o cercarne
altri un momento dopo!
- Ma lo sai che io voglio solo essere tranquilla,
vivere una vita decente
- Lo so! Anche io voglio la stessa cosa, ma so
anche che frutto di unimmane mole di rotture di
palle. Se te ne tiri fuori costantemente, come fai a
- Hai ragione, ma per me difficile!
- Io ho sempre la sensazione che tu rimandi ad un
futuro prossimo le cose che sai essere importanti, e
intanto cerchi, per pura soddisfazione, di vincere
quella vecchia guerra
- Quale vecchia guerra?
- Quella col figaccione, Gianluca, che ti ha
mollata allimprovviso! Ma sono passati secoli e
ancora cerchi una rivincita? cos importante?
- Sei proprio uno stronzo quando fai cos! Pensi
che sia una vendetta e basta? Che non pu avermi
fatto realmente male?
- Lo sai che non intendo questo, sciocca! Calmati
- S, calmati! Pensi che sia facile risolvere sti
problemi, quando non si ha mai nessuno col quale
condividerli senza essere giudicata?
- A me lo dici? Lavoro a centinaia di chilometri
dal mio amico pi vicino e la ragazza dei miei sogni
mi respinge e poi mi dice che cerca uno come me!
- Stai sempre a scherza? Senti, devo chiudere, ti
richiamo per dirti se vengo.
- Come se? Per dirmi quando - Click!- Vieni Ha
riattaccato!
Serata caotica: primo fine settimana dedicato alla
rassegna cabarettistica!
- Ragazzi, mi raccomando, mezzora per ogni staff!
Lelasticit va bene, ma bisogna dare il tempo a
tutti di esibirsi.
Andy si raccomanda con i primi quattro gruppi.
C un rumore infernale dietro il piccolo palco, ma
il fermento dellenergia, della voglia di esserci
di questi ragazzi e la curiosit della gente che sta
riempiendo il locale.
Tutto pronto!
141
La serata ha inizio!
Il capo si affaccia soddisfatto e fa un cenno
inequivocabile di assenso a Andy.
Squilla il telefono nella tasca della giacca, tra
il rumore e le risate della sala come se fosse
muto.
Sono le due di notte quando lultima comitiva
saluta, ringrazia e va via.
Pochi minuti dopo Andy recupera il telefono e
scorge una chiamata non risposta e un messaggio.
Lo legge:
Mi dispiace, ma non riesco a muovermi! Ci sentiamo
quando torni, magari per un caff.
L si di nuovo tirata indietro.
Lui ha la sensazione di aver perso unaltra
occasione per avvicinarsi decisamente verso una delle
persone pi importanti della sua vita!
Ma che importanza ha, se il lavoro va bene? Anche
se non ci diventi n ricco, n famoso?
Che peso pu avere un appuntamento saltato,
lennesimo,
contro
lauto
da
ritrovare
o
da
acquistare, la prossima stagione da programmare, le
idee da presentare a produttori e impresari?
Che importanza potr mai avere?
Equilibrio!
Calma ed energia!
Queste sono le cose che servono
Ma che difficolt cercarle!
La sua Multipla ancora dispersa, cosi come i
materiali
e
attrezzi
da
scenografia
in
essa
contenuti.
Lagenda, con gli appuntamenti, i conti e i
contatti sar ancora sul sedile del passeggero? E le
bestemmie gonfiano il petto e il portafoglio si
sgonfia ancor prima di aver ricevuto la paga.
Le certezze con fatica costruite poco a poco sono
cos dipendenti da qualunque imprevisto materiale?
Mancano ancora troppe settimane di lavoro per
potersi fermare a pensare.
142
Anche senza auto Andy si rimesso in moto!
Equilibrio
nne passe decise
ngima alla montagna
tra ddu sprefunni,
quanne se deve scejie addo fionnasse
la luce pe potesse ngapun
de quacche penziere
Ma senza scapicollasse.
143
Equilibrio
Un passo deciso
sulla costa di un monte,
tra due baratri:
paura e indecisione
per scelte nuove.
la capacit di costruirsi
la lucidit per riconoscerle.
144
XII
To The Start Of Forever (Paul Weller, As Is Now)
L file, 2a parte: Orgoglio
- So che avete parlato di me
- Soltanto belle cose! Come stai? Davvero!
- Bene, ma sono ancora nel bel mezzo del solito
tran-tran. Vorrei tanto avere la forza di cambiare,
ma
certe
abitudini
certe
frequentazioni
mi
ammorbidiscono troppo, e
- Perch non vieni a trovarmi?
L
aveva
lasciato
le
parole
di
Andy
sullauricolare del cellulare, come sempre, da
sempre: da quando aveva deciso che avrebbe vinto, che
avrebbe dimostrato che lei era la donna giusta per
Gianluca, per quelli come lui, migliori di lui
migliori di lei!?
Rivolgere i sensi tutti in una sola direzione
rende ciechi, muti, sordi e privi di qualit
olfattive e di gusto: come ascoltare un solo suono
tra milioni, dire una sola frase tra miliardi. Voler
toccare lunica pelle che pensi possa esistere,
ricordare il sapore della sua lingua e del suo calore
come unici possibili al tuo mondo, ti esclude
dallinfinit di sorprese che lumano
vivere ti
offre.
Vedere un solo colore in tutto lo spettro del
visibile che la luce del sole ci dona, equivale a
vedere solo il nero, il buio
Che freddo!
Che fastidio!
Quale tremendo impiccio, ostacolo alle sue naturali
movenze, al rilassato vivere momenti liberi la
parete gelida di una camicia sulla pelle, il vento
ghiaccio sul naso e sulle guance.
Freddo e fastidio!
145
Chiude la conchiglia dopo la telefonata e rimette
mani e cellulare in tasca.
Stringe al collo e contrae le spalle, abbassa la
testa sotto la fragile diga della sciarpa, sorride
con gli occhi agli amici.
- Ciao Ale! Vieni con noi allHavana Caf stasera?
- E me lo chiedete? Ma cosa farei se non andassi a
ballare il venerd sera? Voi piuttosto: state seduti
a guardare come al solito o avete finalmente il
coraggio di rischiare la vostra dignit di maschi?
Due ragazzi,
molto curati nel vestire e un po
omologati che appaiono ancora un po adolescenti,
forse per questo pi ragazzi che uomini, sottolineano
con smorfie e gesti teatrali la loro estraneit a
quelle elucubrazioni:
- Ma che dici? Noi semplicemente andiamo per
vedere, per rilassarci poi c tanta bella gente ma
se ballassimo ti faremmo innamorare, lo sai, s?
- Oh! Certo cari
Arrivano ad uno ad uno gli altri amici del gruppo:
abbracci, baci simulati, sbuffi di vapore dal naso,
passi
impacciati,
chiacchiere
e
soddisfazione
esteriore come unenergizzante bevanda calda, come
lallegria spensierata che disegna i loro ghigni
congelati.
La musica latina non quella adulterata, dopata
falso-pornografica, produzione da classifica, che
agita culi e tette mulatti in alternativa a quelli
metropolitani del neo hip-hop puerile e monotematico.
La musica latina il canto libero e solare che
innalz spiriti e corpi oltre la schiavit e le
deportazioni, oltre le dominazioni coloniali e i
genocidi.
la
luce
che
ha
cancellato
dalla
parola
schiavit alcune lettere scomode, lasciando solo la
breve e intensa avi nelle menti e nei cuori, come
nelle mani che schiaffeggiano bongos e conghe e nel
fiato che sputano negli ottoni.
La parola avi, come storia, identit dei popoli
ricostruiti da frammenti insanguinati.
146
La danza latina, nelle sue migliaia di varianti,
la manifestazione pi elegante della sensualit,
delleterno
gioco
amoroso
tra
uomo
e
donna:
lavvicinamento, la conoscenza, la libert di vivere
e mostrare il proprio corpo.
Un tempo era lunica libert posseduta dal popolo,
ora pu ricordarci, con un sorriso piacevole, il suo
vero sapore.
raro che tra le migliaia di uomini e donne che
affollano balere e disco-dancing negli ultimi anni,
qualcuno possa parlare cos della musica che ascolta.
Ci che li colpisce laspetto pi commerciale e
vendibile: il contatto e lo strofinio tra i corpi,
inevitabile e previsto da tutti i balli latini; la
possibilit di conoscere una persona invitandola a
ballare, semplicemente, come accadeva un tempo con i
lenti.
Ma volendo essere ancora pi realistici e diretti,
alla domanda perch balli il latino-americano? in
molti potrebbero rispondere:
- Perch sacchiappa!
Anche la sincera passione per la musica orchestrale
di Cuba, delle nazioni andine o centro-americane, sta
crescendo inarrestabile, pur senza una conoscenza di
autori e storia, ma in fondo va bene cos!
LHavana Caf, nel suo essere un locale di
provincia, riesce comunque ad offrire latmosfera
giusta alle serate, a riscaldare corpi imbarazzati e
intorpiditi dallinverno marsicano con il calore
caraibico e i suoi ritmi densi.
I ragazzi danzano, si conoscono e scavalcano con
pi facilit i pruriti e le remore che attanagliano
la voglia di incontrarsi e di scatenarsi della gente
dei piccoli centri urbani, ove tutti sembra si
conoscano.
L entra nel locale, occupa una sedia del solito
tavolino nella sala sopraelevata a destra della
pista.
Abbandona
gli
strati
di
abiti,
che
proteggevano la sua mise succinta da ballo dal gelo
del Fucino, e si getta nella mischia!
147
Balla da sola, ma per pochissimo tempo: arrivano
gli amici e i conoscenti abituali della serata.
Dopo pochi passi divertiti e chiassosi arriva
lui.
Alto, forse troppo?
Ma non dire cazzate! Si apostrofa da sola
Alessandra, mentre lo guarda avvicinare lo sguardo al
suo.
bello, agile e muscoloso; ha uno sguardo intenso
e quella voce calda e profonda, quando le si accosta
allorecchio e sussurra:
- Balliamo?
E ballano!
Tutta la sera!
L si porta faticosamente al tavolino, sorride
allamica pi prossima a s e
- Non mi aspettate: stasera torno a casa con un
amico.
Tutti intuiscono e la accompagnano con gli occhi
verso la pista, ammiccando soddisfatti alla sua
espressione felice e maliziosa.
Sono le due di notte e sono davanti al portone di
Alessandra.
Non sono per nulla stanchi e
Ora sono dentro casa.
I suoi sono al piano di sotto e lei ha un
ingresso separato.
Sono ancora accaldati e ansimanti eccitati!
Vicini con le labbra, con le mani e il ventre, si
svestono, sfilandosi gli abiti come il vento fa col
polline dei pioppi in primavera.
Si sfiorano la pelle delicatamente, poi sempre pi
forte, si esplorano accaldati con le mani, come il
sole colora e accalora le radure tra i boschi montani
in estate.
Si stringono, si gettano sul letto, sembrano
continuare
il
loro
ballo
sensuale,
il
dolce
inseguirsi
e
assecondarsi,
avvicinarsi
ed
allontanarsi
Per tutta la notte!
148
L si illumina quando lo guarda negli occhi prima
di addormentarsi, e spera tanto che lui labbia
notato.
Notte fonda e silenziosa ora!
Riposa L. Abbracciata dalle coperte e dalle sue
forti braccia lungo i fianchi.
Filtra la luce da una finestra lasciata aperta,
pensieri dedicati a ben altre faccende, ore prima.
Colpisce gli occhi intorpiditi della ragazza che
alza la mano sulla fronte e laltra a cercare
nellaltra met del letto fredda!
Vuota!
Lui si dileguato cos in silenzio che lei non si
accorta di niente.
Non si scompone: lo rivedr in piazza, al bar
oppure lo chiamer!
Lui la chiamer!
Lui perfetto!
bello, forte e sensuale.
E lei si sente risorta, vincente bella!
Si gira nel letto verso la parete ombrosa, richiude
gli occhi e si riaddormenta.
sabato.
Passa qualche giorno un po imbarazzante, cadenzato
dalle domande curiose degli amici e dal perdurante
silenzio delluomo.
Ma Alessandra bravissima a pilotare interessi e
morbosit,
a
gestirne
le
domande
e
la
loro
profondit: le bastano un paio di risposte scherzose,
piccole rivelazioni, un po di artistico mistero per
glissare sullargomento, darsi tempo e ritagliarsi i
suoi momenti di preoccupazione solitaria.
Il lavoro prosegue normalmente, tra clienti del bar
sempre pittoreschi e con tanti modi diversi di vivere
listante del caff o dellaperitivo, che non sembra
crucciarsi molto dei suoi dubbi affettivi.
- Ale, coshai? Sei stanca?- Il proprietario del
bar attira la sua attenzione.
- No, perch?- risponde immediata e dissimulante.
149
- Si sta formando un po di calca al bancone Sottovoce il capo continua:- anche se non c molta
gente: vuoi che ti dia una mano?
- No! Non ti preoccupare ora
Si disimpegna, manifestando unagilit impacciata
da ben altri pesi, le cade una tazzina nel lavabo e
sporca di caff le stoviglie appena tirate fuori
dalla lavabicchieri.
- Ok! Ti do una mano!
Luomo laffianca immediatamente, sorride ma getta
istintivo uno sguardo preoccupato verso L.
Passa una faticosa settimana.
- Mi diverto a ballare; il lavoro va bene: vedo
gente, sono indipendente - L parla con Andy al
telefono.
- Ma?
- Ma non riesco trovare nessuno col quale andare
oltre un appuntamento per una pizza, o per una serata
in discoteca
- No! Lo sai che non sono daccordo: sei tu che li
eviti! Lo sai come la penso
- Tu sei di parte: sei innamorato follemente di me
e quindi sei condizionato
- Non scherzare, sono sempre stato sincero: tu
eviti quelli che sembrano poterti dare qualcosa di
pi, ne hai paura! Salvo poi rimpiangerli o cercarne
altri un momento dopo!
- Ma lo sai che io voglio solo essere tranquilla,
vivere una vita decente
Havana Caf, venerd sera!
Alessandra arriva di fretta, dicendo di avere un
appuntamento con Lui.
Svanisce tra la gente ciarliera e movimentata,
spiazzando gli sguardi curiosi del suo gruppo.
Lo vede!
Sta vicino ad una ragazza, forse troppo vicino.
Sembra che le sussurri qualcosa allorecchio,
mentre lo sguardo di L diventa scuro di gelosa
rabbia.
150
La ragazza non appare per molto attratta dalle sue
parole, Alessandra torna pi serena: si avvicina e lo
sfiora sul sedere.
Lui si volta di scatto, la vede, sgrana gli occhi
sorpreso e raggiante, come se avesse finalmente
ritrovato un tesoro perduto.
Lei gli fa segno di avvicinare lorecchio alle sue
labbra e gli chiede:
- Perch sei andato via in quel modo laltra
mattina?
Luomo dapprima si rialza gettando gli occhi in
aria, poi torna chino alla nuca della giovane donna
e, alzando la voce sopra il suono della musica,
risponde telegrafico:- Lavoro!
Poi la prende per mano dirigendosi al centro della
pista.
Inizia una salsa cubana: danzano a lungo, che lui
va al tavolo degli amici di Alessandra, confermando
sorridente:
- Ehm! Non la aspettate, torna con me stasera!
Gli amici non appaiono pi stupiti: il gioco di L
ha retto tutta la settimana e ha trovato conferma in
quellidillio fisico, sensuale e naturale, che d
tanta mostra di s dinanzi ai loro occhi.
Sono di nuovo le due di notte, sono di nuovo soli:
loro due davanti al portone di casa di Alessandra.
Salgono in camera senza rumori che non siano
gridolini, sussurri e strofinio di stoffe
che
fuggono dai corpi.
Le mani rincorrono i centimetri di pelle accaldata
e sono nuovamente coperte che ondeggiano come il mare
mosso dalle loro movenze e dal vento dei respiri.
E sono di nuovo luno sullaltra uno dentro
laltra luno con laltra!
Il risveglio pi morbido e lento, piacevole e
graduale per la penombra delle finestre ben serrate.
Qualcuno bussa alla porta rompendo quel soffice
batuffolo di ovatta che racchiudeva il dormiveglia di
L.
- Chi ? - Ancora con gli occhi chiusi e il tono
svogliato e impastato dalle poche ore di riposo,
risponde allinsistente battere sul legno.
151
- Sono io! Chi senn? - Alza la voce e poi entra
allimprovviso la madre!
Alessandra scatta seduta sul letto e tira a s le
coperte, come per coprire qualcosa o qualcuno.
- Cosa fai? Ti vergogni di tua madre ora?
- No, no! che, cos allimprovviso - Volta la
testa in un impercettibile tentativo di controllare
la presenza delluomo al suo fianco.
- andato via! inutile che tiri le coperte e che
cerchi: se ne andato come un ladro stamattina
presto
- Sicuramente per lavoro - Scuote la testa,
manifesta un velo di tristezza e delusione un
centesimo di secondo e di nuovo dura e fredda,
fronteggia laggressivit della madre.
- Cosa significa - raccogliendo panni confusi sul
pavimento della camera della figlia:- Non si saluta
quando si va via da casa di altri?
- Sar stato imbarazzato - Alza le coperte e poggia
i piedi a terra, cerca le pantofole.
- Lui come si chiama? - La donna la fissa negli
occhi e attende risposte.
- Ma mamma, mi stai facendo il terzo grado? Dai,
fammi vestire che
- Ma cosa dici? Ti sto soltanto chiedendo il nome
del tuo ragazzo: cosa ci trovi di strano?
- S, ragazzo dai, mamma!
- Beh! Da ci che hai sempre vantato in giro, se
dormi insieme con qualcuno deve essere una persona
molto speciale non cos? Una persona cos speciale
da non conoscerne neanche il nome?
- Mamma, con lironia non mi aiuti
- Aiuto? E a cosa ti servirebbe il mio aiuto per
una cosa cos semplice? Dirmi il nome della persona
che ami? Sono tua madre, so quanto hai sofferto e mi
farebbe piacere conoscere chi finalmente ha abbattuto
i muri che hanno respinto chiunque finora, non
cos?
- No! che sono confusa: il sonno, le ore piccole
- L si infila le ciabatte e si guarda nello
specchio del comodino.
- Allora?
152
- Allora che?
- Come si chiama!
- - Lo sapevo! Hai sbandierato la tua crisi eterna ai
quattro venti: la cattiveria di Gianluca, tutti
questi anni a piangerti addosso, a rifiutare chiunque
ti si avvicinasse perch?
- Ma cosa dici? - Iniziando a lacrimare.
- Dico che hai allontanato persone splendide,
perch non erano perfette per te, no? E io ti davo
ragione, ero orgogliosa della figliola che non si
abbandonava nelle braccia consolatrici del primo che
passa ma invece
- Invece cosa? Io ho sofferto davvero! Cosa credi?
- Allinizio forse, poi hai nascosto la verit.
- Ma quale verit? Sentiamo!
- Che hai semplicemente avuto paura fifa! Tu non
stai cercando proprio nessuno!
- Della mia vita faccio ci che voglio!
- Ma chi vuoi fregare!
- Non voglio fregare nessuno! Tantomeno te!
- Me no di certo, ma te stessa? Quanto tempo vorrai
andare avanti a convincerti delle tue bugie?
- Ma quali bugie?
- Quali?! Tu scarti, allontani, eviti chiunque
pensa a quel povero Andy: sempre disponibile, carino,
ma tu niente!
- Lascia fuori Andy dalle tue farneticazioni!
- Io non farnetico, cara mia!- La donna si
arrabbia, alza la voce e il ritmo delle parole non
lascia molto spazio alle repliche sempre pi timide
di L:- Tu cercavi la perfezione? Intanto collezioni
figurini da copertina accalappiati in discoteca!
- Ma cosa credi che non soffra per tutte le volte
che mi lasciano sola nel letto la mattina dopo?
- Perch continui ad ingannarti? Cosa pensi che
volessero tutti quei ragazzi conosciuti sculettando
su una pista da ballo? Diventare i padri dei tuoi
figli? Sono avventure sciocche e inutili!
- Ma cosa ne sai tu di cosa provo per
153
- Cosa ne so?! Io so quello che vedo: allontani
tutti quelli che conosci e ti concedi leggera e
frivola agli sconosciuti come
- Mamma non ti permetto
- Come si chiamava questultimo principe azzurro?
L
zittisce
singhiozzando
nervosamente,
poi
sottovoce borbotta:
- Non lo so ma
- Non lo so! Non lo so! - Grida incontrollata la
donna ora:- La verit che ti comporti come una
- Come cosa? Forza! Dai mica siamo negli anni
trenta!- Alessandra inasprisce il tono per difesa.
- Come una puttana!!!- La donna scoppia a piangere,
si volta rapida, sbatte la porta della camera sulle
grida della figlia.
- Mamma! Come hai potuto dirmi una cosa simile?
Mamma!?
Cala il silenzio nella villetta a due piani.
Il sole schiarisce lorizzonte dei monti del Parco
Nazionale, dallultima foschia mattutina.
Kiara davanti la portiera della sua auto, quando
squilla il telefono:
- Pronto, L: come stai? Come mai sta telefonata
a questora?
- Posso venire a stare da te per un po?
- Ma che successo? Non ti sento da mesi e oraInfila la chiave nel cruscotto e guarda nello
specchietto.
- Ho litigato con mia madre, e stavolta non le do
neanche una possibilit: lha detta troppo grossa!
- Senti, se vuoi vieni pure: lascio le chiavi
alledicola
sotto
casa,
ricordi?
Tu
sali
su,
sistemati e aspettami
- S! Ma
- Io devo uscire per un servizio, non posso
rimandare. Tu calmati e aspettami: mangiamo insieme e
mi spieghi tutto, ok?
- Grazie Kiara.
Nuovamente silenzio intorno a L.
154
Silenzio di ante darmadio svuotato in fretta di un
paio di cambi, qualche abito
Silenzio del portoncino che si apre lungo le scale,
verso lauto.
Silenzio dalle finestre che incorniciano il volto
nervoso e deluso della madre.
Silenzio lungo la strada.
Orgogliosa
delle
sue
scelte
e
delle
sue
convinzioni: un orgoglio forse troppo sicuro, difeso
e imposto per essere naturale e vero fino in fondo.
Alessandra non ha pi voglia di affrontare le sue
insicurezze, da anni, e le scavalca e le cancella con
orgoglio!
Ma sono le indecisioni, i dubbi che sottolineano i
rapporti intensi, quelli nati e cresciuti tra
conflitti caratteriali e confronti intellettivi
quasi
mai
lo
sono
quelli
troppo
lineari,
apparentemente
perfetti,
disinteressati
superficiali!
Ed ci che si sente ripetere anche da Kiara: sono
insieme ora, davanti ai fornelli.
Cucinano.
Parlano.
L si emoziona facilmente, spesso si blocca e
fissa lo sguardo in un punto della casa, e le mani
sulla faccia.
Passano ore sempre pi tranquille. L si calma, ma
non recupera energie per scuotersi.
Prende il cellulare, ricorda di dovere una risposta
celere ad un amico, la digita con la fretta e la
depressione del momento non pensa che possa avere
chiss quali effetti su chicchessia, solo un
rimandare a tempi migliori un incontro.
Mi dispiace, ma non riesco a muovermi! Ci sentiamo
quando torni, magari per un caff.
- Perch? Potevi andare! Ti avrebbe fatto bene, ti
saresti divertita con lui, e poi
- S! E poi cosa? - Lo so che in fondo lui ti piace. Non vero?
155
- In fondo niente! Non sono proprio in grado di
reggere anche i suoi monologhi ora! Tanto poi torna e
allora
- Sar ma tu parli tanto di trovare quello
perfetto come il tuo Gianluca
- Oh! Non ti ci mettere pure tu ora eh?!
- Va bene, va bene! Per
- S?
- Andy lunico che ti ascolta! O sbaglio?
E torna imperioso il suo orgoglioso silenzio!
Orgojje
Ce vo na bna veduta
pe norgojjisse
delle scerde e della terra te
Se ne nduini je bersaje
nciampeche e tte sse scurisce
je sguarde.
Te fai ne ritratte che ngoccia,
ma smaschera tebbelezza.
Diventi cecaligne
Ma pe norgojjisse
ce vle na bna veduta.
156
Orgoglio
Ci vuole una buona vista
per inorgoglirsi
delle proprie scelte,
della propria terra.
Se sbagli bersaglio
inciampi e oscuri il tuo sguardo.
Fai un autoritratto
forte e ostinato,
che maschera debolezza
e distrazione.
Diventi cieco!
Ma per lorgoglio
ci vuole una buona vista.
157
XIII
Fidate Correnti (Ivan Segreto, Fidate Correnti)
Pools file, 2a parte: Volont
Come
chi
gioca?
Mi
deludi
caro:
Italia
Inghilterra, il Six Nations!
- Cavolo! Mi piacerebbe, come ai vecchi tempi; ma
sto facendo gli straordinari questo mese e non ce la
faccio.
- Ah! Ci dai dentro eh!?
- Caro mio, se qui non ti fai vedere un po, se non
emergi dal pelo dellacqua dei sacrificabili non si
sa mai quanto pu durare e de sti tempi chi se po
permette de rimttece il lavoro?
- Hai ragione! Oh! Non ti perdere per, magari
vengo a ritrovarti io!
- S, magari! Ciao Pool
- Ciao Fra!
Pool chiude la telefonata, e resta con gli occhi
sullapparecchio per un pugno di secondi.
Giovanni lo guarda con la coda dellocchio, chino
sul tavolo da disegno:
- Niente? Non riesci a piazzare sto biglietto?
- Giova che tte devo di? Problemi, tempo infame,
un po di distanze in pi che si sono accumulate con
i vecchi amici
- normale, credimi. Torniamo a lavoro?
- S! Scusami - Ripone il telefono sullo scaffale,
a destra del suo tecnigrafo, e rituffa la testa sotto
il casco illuminato dalla lampada da tavolo.
Tra progetti, idee e lavori gi esecutivi e in
avanzato stato di realizzazione, lo strofinare dei
fogli, delle matite e delle mani nervose tra i
capelli, a risuonare nella stanza in penombra.
Poi Pool:
- Pensa che sono mesi che non esco la sera a parte
qualche birretta dopo gli allenamenti.
Torna a schizzare un paio di proposte sul foglio,
scarabocchia una visione prospettica della strada,
158
del cavalcavia in studio, ponendolo immediatamente
alla vista del collega:
- Vedi? Cos penso di sviluppare il progetto: n
sopra, n sotto che ne dici?
Giovanni prende il foglio, lo guarda, tenta
unassonometria diversa, un altro punto di vista, a
mano, veloce e deciso: i tratti scarabocchiano una
fotografia pi globale del luogo dellintervento.
Sembra convincersi:
- Guarda, come la vedi la vedi, limpatto visivo
pesante e troppo invasivo, colpa dellesiguit degli
spazi a disposizione, ma vista cos hai ragione: sia
i costi che i tempi di realizzazione ma anche
lestetica dovrebbero guadagnarci
- Ricordiamoci che lesigenza primaria quella di
migliorare la viabilit in quel tratto - Puntualizza
Pool.
- Miglioriamo il migliorabile, la strada da te
proposta un buon compromesso.
- Sai che faccio? Domani torno l e faccio un altro
po di foto e rilevamenti: voglio vedere se mi viene
qualche idea nuova partendo da questa
Si fa tardi, sistemano carte e pubblicazioni per
andare via.
- Cosa dicevi delle serate? - Giovanni riprende la
battuta dellamico, caduta nella penombra del ritmo
lavorativo, pochi minuti prima.
- Eh? Ah! Che non mi capita pi di uscire, di
frequentare amici e colleghi al di fuori degli orari
di lavoro
- Per fortuna tu hai gli allenamenti
- S! Per fortuna anche per la mia pancetta!
- Non mi parlare di pancia! Ore e ore passate
seduti a disegnare, mettiamo su un fisico da
scrivania!
Coni di luce sui tavoli si spengono.
Lampade meno gentili, appese al soffitto irrompono.
Unultima occhiata di assenso tra i due e
Gli sgabelli vanno in dietro rumorosi.
Il chiavistello dellingresso scatta un paio di
volte, confermando la fine della giornata.
- Ciao Pa, ci vediamo domani.
159
- S! Corro a casa ora, che voglio cucinare un po
- Eh! Devi invitarmi un giorno di questi.
- Cavolo! Sicuro! Mi porti tutta la famigliola in
casa? Mi farebbe piacere.
- La prossima settimana, magari
- Ciao Giova
Pool libero!
Pool pi indipendente e libero di quanto chiunque
avrebbe potuto mai immaginare.
attivo e creativo e ha sviluppato molti anticorpi
al menefreghismo generalizzato e al pressappochismo
professionale e umano imperante negli ultimi anni,
intorno verso di lui.
Ma ha una debolezza!
Forte e presente: ogni sera a fine lavoro, ogni
mattina alla sveglia delle otto.
solo!
Non quella solitudine filosofica, analizzata e
tanto amata in poesie e romanzi; non quella di sensi
e sentimenti, ma quella fisica.
La mancanza fisica di qualcuno qualcuna sarebbe
meglio in verit, con la quale condividere piccole
azioni quotidiane e quelle intime per forza di cose
un po represse.
Perch Pool solo! E cucina per se stesso.
Tagliuzzare a pezzi piccoli i funghi spolverati
col retro del coltello e appena sciacquati sotto
acqua corrente. Mettere in padella con olio di San
Vincenzo e aglio di Sulmona un po di prezzemolo e
sale q.b.
Acqua abbondante nella pentola per la pasta e la
mezza manica De Cecco pronta sul ripiano dei
fornelli. Un pugno di sale grosso appena vedo
lebollizione poi alle seconde bolle, calde e
borbottanti, getto la pasta e quando ancora si fa
sentire sugli incisivi, la tiro fuori, la scolo e la
metto nella padella dei funghi spadello un po
A tavola Pool!
160
La profumata pietanza, un insulso tigg e la stanza
silenziosa, ordinata e pulita.
Luomo si guarda intorno, mentre mastica goloso il
pasto, mette a fuoco tutta la parte spoglia del
tavolo apparecchiato e pensa:
E se organizzassi una cena tra i vecchi amici?
Ad
Avezzano
spesso
troppo
facile
perdere
labitudine di frequentarsi.
Si dovrebbe avere il naso chiuso e il coraggio di
non
interrompere
il
tran-tran
giovanile
delle
discoteche e dei prive, in verit molto noiose e
sterili.
Ci sono pub e birrerie, ma la sensazione, quando si
sorpassano abbondantemente i trenta, che non ci
siano locali adatti ai ritmi pi riflessivi e
silenziosi di chi ha famiglia, ha poco tempo e un
lavoro, che lo costringono a riposanti chiacchierate;
preferite alle rombanti schitarrate rockeggianti o ai
fasulli piano-bar, che suonano dischetti e memorie di
tastiere, senza sfiorare neanche un tasto dei loro
costosi strumenti.
Ma in sostanza la vita che ti cambia gli orari e
gli impegni. Quel moto notturno, uniformemente
accelerato
da
fari
nebbiosi
e
da
chiacchiere
ridanciane del dopo prima serata tiv davanti al
Gran Caff, si interrompe.
Anche la storica piazza tende a svuotarsi, salvo
per le due ore daria del sabato sera.
Inoltre non esiste praticamente unabitudine al
teatro, quasi del tutto assente o relegato in spazi
angusti o inadatti; altre attivit associative e
hobbistiche non riescono a lasciare il segno a fare
notizia!
Non c un vero passeggio o un centro storico e si
inizia ad essere troppo insofferenti al freddo, che
pure in altre zone italiane non impedisce il fiorire
di attivit di incontro e intrattenimento nelle
piazze e nei vicoli, anche in inverno.
Questa lAvezzano degli ultra trentenni
161
Una cena tra amici una buona idea per vedersi
rivedersi soprattutto quando manca lassiduit e si
sente il bisogno di spazio, tempo e atmosfera per
raccontarsi tante cose.
E qui da me di spazio ce n in quantit! Basta
solo un pizzico di volont
Sorride, rivolge lattenzione al tigg, quasi
terminato, e finisce di gustare il piatto con un
intingolo di pane con le patate in quel che resta
del condimento.
Davanti al passaggio a livello di via Roma, appena
dopo un caff mattiniero come i suoi pensieri
migliori, raccoglie spunti nuovi e li aggancia al
pugno di fogli, schizzi e ipotesi tracciate nel suo
studio in precedenza.
diventato architetto perch una sua specialit
stupire e creare dal nulla cose che sembrano
irrealizzabili poco prima.
diventato un architetto perch in Italia e in
Abruzzo anche questa una sfida, e a lui piacciono
le sfide: proporsi per progettazioni rivoluzionarie
per lurbanistica o per il recupero di costruzioni
storiche e vecchi insediamenti industriali; una
corrente che nel resto dEuropa ha rivitalizzato
province e Capitali famose.
Unaltra strana storia quella del traffico di Via
Roma: fu indetto, tempo fa, un concorso per la
rielaborazione dellattraversamento, da parte del
treno della Valle Roveto, di questa importante strada
di accesso alla citt.
Vennero presentati progetti nuovi.
Venne fatta anche una scelta e premiato il
vincitore ma i lavori non furono mai appaltati!
Il risultato semplicemente la solita coda di auto
e mezzi pubblici ogni volta che le sbarre si
abbassano e arriva il treno, lento e calmo, sbuffante
come una vecchia locomotiva a vapore.
162
Ora il suo studio vuole riproporre una variante,
cos, tanto per vedere se danno segni di vita
allufficio tecnico del comune.
Annota spazi limite, costruzioni e preesistenze da
comprendere
nel
progetto
definitivo,
saluta
vecchine con la sporta della spesa, che sembrano
uscire da vecchie fotografie.
Proprio quellultimo pensiero gli fa impugnare il
telefonino per chiamare gli amici di giovent, per
organizzare la cena: come il progetto per il
comune, basta un po di volont.
Kiara entusiasta:
- Pool! Bella idea: L la avverto io, che tanto
a casa mia da un po di giorni
- Ah! Ah! Proprio come ai vecchi tempi: ha litigato
ancora con la madre?
- Proprio cos ma ora va meglio. Per quando?
- Facciamo dopo domani?
- S! Va bene, ciao caro!
Dopo domani sarebbe un sabato sera.
Dopo domani vorrebbe dire avere anche il vecchio
Franco, di ritorno per il fine settimana da Teramo.
- Fra anche se le prossime settimane sei pieno di
straordinari e salti il Six Nations
- S?- Sembra distratto e svogliato, lamico al
telefono, ma Pool continua energico:
- questa non te la puoi perdere: cena a casa mia
con tutti gli altri!
- Gli altri?
- S! A parte Andy che ancora in altItalia a
lavorare non rompere co staria moscia: ci vediamo
sabato sera a casa mia.
- Va bene, a sabato allora.
Paolo il caro, piccolo Pool, chiude il suo
cellulare, si avvicina allauto, ripone cartelline di
disegni e lagenda sul sedile posteriore, si sente
assolutamente soddisfatto dal sapore che dona al suo
palato
lenergia
delle
azioni,
che
seguono
i
pensieri, che nascono da immagini e ricordi da
desideri mai sopiti.
163
Basta un po di volont Corri Pool!
Salta, studia e pensa e sogna, pi forte!
Ancora pi forte!
Mentre
la
coda
del
mezzo
di
locomozione
rimpicciolisce sempre pi in un punto scuro, lungo
Via Roma, la vecchietta giurerebbe aver visto il
lampo di unaltra idea schizzare fuori dal lunotto
dellauto poi voltare e svanire del tutto nel
traffico.
Vole
Nen zerve solamende
pe rrosse idee
proggetti rivordosi
se ne trova mrda di pi
dendre le picquele azione
che nen ze fermene maje,
che smvene le montagne
Poche a poche
Ma lat vole
164
Volont
Non serve soltanto per
grandi idee,
progetti rivoluzionari.
Se ne scova molta di pi
nelle piccole azioni
che non si fermano mai,
che smuovono le montagne
Poco a poco
Con volont!
165
XIV
The Chosen
(Me Shell & The Spirit Music Jamia, Dance Of Infidel)
Ancora Lui
Il tempo
Ah! Il tempo!
Ne ho gi parlato, vero?
Ma ora, vedete, sta cambiando ancora: il cielo di
fine
febbraio
tradisce
uninsolita
voglia
di
primavera, il ghiaccio sereno invernale cede ad un
tramonto rosato, e le guance, gelate dalla brezza
della sera, fanno meno male del solito.
Il tempo, pur viaggiando sempre alla stessa
velocit, sta lasciando ben altre tracce sul mio
volto e sui vestiti che indosso.
Lavoro in modo continuo ed affidabile da un po di
tempo oramai, mio fratello sembra contento di me e
io
Io mi sono forzato a stabilizzarmi e a creare
uninerzia al mio incedere nella vita, sempre troppo
sospettoso, incostante, pigro e viziato.
Sto meglio?
Forse s!
Ogni tanto esco e riesco a vedere amici senza
troppi sensi di colpa o imbarazzi, sono molto pi
vicino al loro mondo: ho orari di lavoro, impegni
improrogabili e conseguente tempo libero per hobby e
diversivi; ho anche i problemi con le tasse e il
governo ladro.
Ho una birra sul tavolo del pub, quando sto con
loro, e qualche volta lho offerta io!
Vedo i parenti e riesco a sopportare meglio le loro
domande inerenti il solito argomento: Allora, che
farai da grande?
E io rispondo con The Big Kahuna:
I ventenni pi interessanti che conosco non sanno
cosa faranno tra ventanni, e i quarantenni pi
interessanti che conosco ancora non lo sanno!
166
Lo so, vi ho stupito so che una bella frase e la
sfrutto come silenziatore ai colpi ironici di
arrivati coetanei e parenti molesti!
Gioco molto pi spesso con Luca, il mio nipotino
preferito e anche lunico pulisco sovente la mia
piccola casa e di tanto in tanto aggiungo qualche
pezzo al suo ancora scarno arredamento.
Non ho ancora terminato di costruire il mio lettone
fatto a mano, non ho ancora in progetto di crearmi
una famiglia e, come penso scherzoso da sempre,
probabilmente le due cose sono legate.
Sono incredibilmente attratto da alcuni splendidi
esemplari dellaltro sesso, ma ancora attendo che la
cosa mi appaia reciproca, e non ritengo di possedere
un convincente patentino per importunarle.
Ecco, ora sto lavorando ad una gamba del letto:
carteggio il pezzo, lo spolvero, gli do una mano di
impregnante color mogano.
Nelle orecchie echeggia la voce splendida di
Cassandra che mi guida i movimenti di pennello e io
che ascoltavo Celine Dion!
Ho avuto anche il tempo di approfondire lascolto
della musica poco in verit, diventa quasi un lavoro
se ti appassiona il percorso di affinamento dei
padiglioni auricolari, ed poco pi di un mese che
Ho incontrato uno strano tipo in negozio: era
venuto per comprare delle cartucce per la stampante
del fratello, era visibilmente imbranato e poco
pratico,
ma
per
disattenzione
e
mancanza
di
abitudine, non per ignoranza.
Utilizzava, mi disse, il Pc del fratello per
scrivere, stampare i suoi pezzi, mentre ascoltava
musica.
Io gli chiesi, cos tanto per passare quei cinque
minuti:
- Che musica ascolti?
E lui:
- Tu? Che musica ascolti?
Porgendogli la busta con le cartucce risposi
leggero:- Tutta!
167
Lui mi fiss duro, poi sorrise ironico e chiuse
cos il breve dialogo:
- Impossibile!- E se ne and.
Capelli rari,
occhi chiari resi vivaci da una
sorta di costante curiosit.
Beh! Lho rivisto e lho riavvicinato: parlando un
po con lui, mi sono incuriosito molto verso la
nobile arte dei suoni.
Nella sua interezza!
Davvero stavolta!
Fino ad un mese fa le mie fonti erano Top of the
Pops o il Festivalbar oppure le playlist definite
dai prezzolati direttori della programmazione delle
radio.
Ora sto imparando a leggere le copertine dei
dischi, tra le righe delle recensioni dei giornali,
ascolto le colonne sonore dei film e attendo i titoli
finali per leggerne i nomi degli autori.
Insomma: vidi Cassandra Wilson in un film. Appariva
in un cammeo, cantava.
Ora ho trovato un disco di una sconosciuta, almeno
ad Avezzano, con la favolosa cantante tra i guest.
Lei incanta latmosfera claustrofobica del mio mini
appartamento con sei minuti di pura arte!
Ora alla domanda Che musica ascolti? risponderei
tutta quella che cerco e che trovo!.
Ecco: ora vi ho spiegato da dove vengono tutte
quelle elucubrazioni musicali
Metto due fogli di giornale a coprire il pavimento
e la parete ove adesso appoggio il pezzo appena
terminato.
Lavo le mani con acqua calda e torno in camera.
Preparo una valigia per un breve viaggio di lavoro.
- Ci sarebbe da andare a Perugia! Ci ha chiamato
luniversit per controllare la fornitura di memorie
che - cos mio fratello si era annunciato in negozio
laltra mattina.
Non so per quale motivo o non lo ricordo bene, ma
alla parola Perugia mi sono offerto volontario.
- Vado io! Cambio aria per un po e poi Perugia
vale sempre la pena visitarla, no?
168
Un paio di mutande, calzini, camicie e anche quella
maglia da rugby nera con la felce bianca sul petto:
mi piace molto, dovr farmi raccontare da Pool cosa
significa.
Domani mattina parto, quasi ora di riposare;
guarderei
volentieri
un
film,
se
non
stesse
squillando il cellulare e non ricordassi affatto dove
cavolo lho poggiato!
Non lo trovo!
Una volta suonava il telefono ed era l, fermo,
bello e possente sulla mensola allingresso, o sul
vecchio scrittoio della nonna.
Ora squilla un minuscolo apparecchio, che ha la
capacit di assumere la forma di qualunque anfratto
si crei tra un mucchio di vestiti.
Tra i libri e le carte sparse sui tavoli.
Tra la fodera della giacca.
Trovato!
Ma intanto ha terminato di trillare.
La chiamata da un privato: richiamer.
Lo ripongo in camera e vado verso il bagno: ho
dimenticato di prendere spazzolino, dentifricio e
Squilla nuovamente!
Corro!
Rispondo:
- Pronto?
- Sono Pool
- Pool! Che combinazione! Stavo pensando a te.
- E perch mai?
- Niente, una maglia da rugby che ho tra i vestiti
ma dimmi: come mai questa telefonata?
- Sto organizzando una cenetta con tutti i vecchi
amici della comitiva: Franco, Kiara Andy un po
lontanuccio, per
- E io? Mica vorrai che io venga a
- Certo!
- Rompere le scatole a voi?. Ma come?! Dai Pool,
vi ho gi scocciato abbastanza non molto tempo fa,
con tutte quelle domande che
- Ascolta: io non so a cosa ti servissero, non ha
importanza, certo che ci hanno in qualche modo
169
riavvicinato, quindi mi va di invitarti e tu non
rompi le scatole, chiaro? Ah! Porta il vino!
- Ma io parto per Perugia domani mattina e torno
sabato nel tardo pomeriggio e
- E poi vieni a cena da me! Il vino! Eh! Eh!
- Va bene, ciao.
- Ciao Chiudo il conchiglione metallizzato, sorrido e
rivolgo lo sguardo verso la libreria; noto i diari di
Nino, fermi l sopra da tempo.
Li prendo e li apro al segno che avevo lasciato nel
punto
in
cui
le
parole
diventavano
veramente
illeggibili e scarabocchiate.
Li sfoglio ancora.
Cedo alla curiosit, oltretutto non ho pi la
colpevole sensazione di rubare tempo ad altre
faccende pi importanti, e tento di leggere ancora
qualcosa, anche se appare inutile.
Solo che effettivamente alcuni tratti sembrano
parole.
Fatico, ma riesco a distinguere parti di frasi,
vocaboli, sillabe, qua e l: sembrano distribuite
come in un casuale cruciverba, ma al posto dei
quadratini neri o dei bianchi
ci sono scarabocchi
indecifrabili.
Ora per confido che per Nino dovessero essere
parole, componenti dei suoi pensieri, anche se stava
perdendo la lucidit e la pazienza necessarie per
renderli chiari.
Procedo al restauro mentale del testo.
Qualcosa sembra venir fuori; la trascrivo e la
rileggo:
Une at sse ferzte
Sat recorda da ddo ve
E addo vo
Quanne custa e se tte i srdi.
Equilibbrie pe je silenzie
Quann poche e quann troppe.
Sad sape strilla je nome si
Ma nze po diventa sorde.
170
Penza prima de fa
Che po pe fa
Une at sse ferzute e
Sat record!
Cavolo!
Nino, avrei voluto conoscerti anche se per tutti
eri solo il pazzo del paese.
Sai che ti dico Ni?
Sono stanco, vado a dormire ch domani mattina si
parte alle sei e
Buonanotte.
171
XV
La Cena
Un tappeto tirato di archi cala un velo di tulle
sul bassorilievo di strade brunite dalla sera,
punzecchiate
da
lumi
e
lampioni,
striate
di
traiettorie psichedeliche di auto al rientro.
Cerchi gocciolanti e deformati sul parabrezza,
ostinati ripetono il loro ticchettare, tra un
passaggio a laltro delle spazzole tergicristallo.
La radio della mia macchina la tengo bassa, ch la
timidezza e le immagini da sole suonano le corde
dellimbarazzo e dei dubbi: cosa vado a fare a casa
di Pool? Sono stanco dal viaggio, non so cosa dire e
fare tra loro; hanno tutti una decina di anni pi di
me, avranno milioni di cose che li accomunano,
milioni di cose da raccontarsi, e io?
Quasi quasi giro lauto qui!
Sorpasso lincrocio di Via Roma con via Chiusa
Resta, ora via America, arrivo allo spartitraffico
delledicola, giro a sinistra ripercorro la strada
nel senso opposto: sono deciso a tornare a casa,
accamper una di quelle scuse tipicamente femminili
come il mal di testa, di spossatezza e stress da
lavoro e in fondo a loro che je frega se cce vado o
se mme faccie ji cazzi me?
Via il tulle dai volumi delle case in fila lungo la
strada, via gli archi sinfonici, via i pensieri e
limbarazzo: Arrivo a casa, metto su lultimo dvd
che ho preso e che mme magno?
Volto verso il centro per trovare una pizzeria al
taglio, poi andr diretto verso la mia umile dimora!
Ah! La pizza al taglio!
C stato un momento della vita giovanile della mia
citt in cui il pezzo di pizza rossa da Corrado,
tra le sei e le sette di sera, era come la messa la
domenica.
Chiss se ora la stessa cosa? O se ci sono altri
riti, abitudini cos accomunanti i giovani della
172
piazza? E la piazza sar ancora lo struscio di dieci
o venti anni fa?
Certo che a messa la domenica ci va sempre meno
gente
Ecco la pizzeria.
Squilla sto dannato cellulare!
- Pronto!- Un po alterato rispondo, mentre indico
mimando la mia porzione al pizzaiolo.
- Oh! Ma allora? Che successo? Hai fatto tardi?
Quando arrivi?
- Paolo! Ciao no, che proprio non ce la faccio:
sono a casa con
- Una bella gnocca?
- Ma quale gnocca, con un mal di testa, che Faccio segni al curioso fornaio di approssimazione e
incoraggiamento alla mia debole menzogna:- Proprio
non ce la faccio a
- Ma come? Qui ti aspettano tutti!
- S! Figurati tutti ad attendere quel ragazzino
cretino che legge il diario del pazzo e che rompe le
balle!- La faccia delluomo davanti ai miei occhi si
fa molto divertita e curiosa, mentre impacchetta la
pizza e mi chiede con un gesto muto della mano cosa
voglio da bere, indicando una fila di bibite in
esposizione sul bancone.
Gli indico una birretta gelata, non chiedetemi come
ho fatto a dirgli gelata, senza parlare ero molto
bravo al gioco dei mimi con gli amici, ai tempi dei
cento giorni
- Ma qua cretino?! Dai che c anche Kiara!Bastardo!
Pool
deve
aver
intuito
quanto
la
leggendaria giornalista animi i miei sogni pi
segreti ma non cedo:
- Guarda, davvero, mi spiace ma non posso: sono gi
pigiamato e pantofolato davanti alla tiv e Muovo la mano a cerchi enfatici come per dire al
pizzaiolo esageriamo che senn questo non mi molla!
La birra, gocciolante di condensa sulla sua livrea,
sul bancone a fianco del profumato e caldo
pacchetto.
- Non fa lo stronzo! E il vino chi lo porta?
173
- Oh! Pool, ma che vuoi? Sono tornato dal viaggio
distrutto e
- Pool?! Je vi co cchi shta a parla quisse!?
Saltamele che ce so ite alla scla nzieme!
Gelo e raccapriccio!
Ma che cazzo si intromette sto folle? Per fortuna
Pool non ha sentito niente!
- E quindi mi sono allettato, ho infilato un Continuo indifferente a deviare linsistenza di Pool,
intimando allintruso di fare silenzio ma
- Chi era quella voce? - Pool ha inteso!
- Un film!- Dissimulo infingardo!
- Che film?
- Mistic Pizza! Pool! Ah! Ah! Je vajole nen vo
ven, lassalo prde!- Ad alta voce! Incurante dei
miei sguardi minacciosi di una violenza hitleriana
linfarinato essere umano si appropria della mia
telefonata!
- Oh! Passamelo, dai Ora si impossessato anche del mio telefono.
- Pool! Quanto temb che nen cce sse vede?
- Ma chi sei? Salvatore?
- Bbravo! - Poi continua per qualche secondo
rispondendo e facendo le classiche e allegre domande
quant-tempo-come-stai-e-i-bambini-tutto-bene?:
- Bene, bene e tu? Ah! Che tte lo dico a ffare,
pure io si, s! Due bambini e tu? Nfatti: chi te
sse pijia! Eh! Eh! Ciao ciao!- E mi rid il
telefono.
Lo
avvicino
timoroso
allorecchio
e
larchitetto tuona dallaltoparlante:
- Jamme po i?! Mvite! Lassa prde la pizza e va
a piji le vine! Oh! Kiara te na minigonna Ah!
Ah!- Riaggancia!
Resto fermo come una moviola di Biscardi, cerco il
fallo riconosco il calciatore scorretto nel
pizzaiolo Salvatore! Lo guardo un po divertito, un
po deluso e un po incazzato, mi volto verso
luscita e:
- E mmo tittela ssa pizza! Ciao e grazie eh!?
Sono di nuovo in strada, mi incastro tra il tulle
che improvviso e silenzioso tornato a ricoprire le
strade e lumidit della sera, odo di nuovo archi
174
tirati di sottofondo e penso che un bel Montepulciano
dAbruzzo dannata va pi che bene. Sono anni che
vince medaglie al Vinitaly e le bottiglie sono belle
e robuste da tirare in testa a Pool! Bastardo!
Guido distratto da pensieri e ansie che la mia
timidezza lascia crescere rigogliosi nella mia testa
e manifestare evidenti in azioni spezzettate da
goffaggine e insicurezza.
Sono a destinazione, scendo dallauto, suono il
campanello.
- Sono io! Ehm! Scusate il ritardo ho il vino!
- Allora sei scusato, sali!- Pool al citofono.
Arrivo lentamente alla porta socchiusa, sento
ridacchiare e parlottare i presenti, mi introduco
nella casa con una misura degna di un maggiordomo
Pool mi si fa incontro, mi d una frustata con lo
straccio utilizzato per le faccende in cucina, mi
prende la bottiglia dalle mani.
- Wow! Un Montepulciano degno di noi, ragazzi! Apri
Fra!- E lo lancia verso lamico, che lo agguanta al
volo, dissimulando il gelo del suo preoccupato
sguardo, con un atteggiamento Bondiano da luomo con
la licenza di stappare il vino!
Saluto L con una naturalezza forse incoraggiata
dalla sua statura, che me la fa sentire meno lontana
det non so; poi vedo Kiara, mi torna in mente la
minacciosa penna nel quadricipite,
i suoi sorrisi
del tipo: Tanto ho capito tutto; e mi blocco!
Riesco a muggire una risposta al suo ciao come
stai, che piacere rivederti, mentre le stringo pi
formalmente la mano.
No! Pi di questo non sono riuscito a partorire.
Franco mi saluta con una pacca sulla spalla,
inaspettata
e
piacevole
che
mi
fa
sentire
istantaneamente dentro quellatmosfera ora sento che
riuscirei a fare di meglio con Kiara, ma il saluto
oramai terminato.
Li ricordo bene, appassionati e spontanei, come se
stessero
ragguagliandomi
su
una
porzione
importantissima di un film che avremmo dovuto vedere
175
insieme
e
del
quale
avevo
perso
labbrivio,
raccontarmi passo passo linizio della serata, mentre
io imprecante, imbarazzato e stanco vagavo tra
enoteche e bar per acquistare last-minute un paio
di bottiglie da portare per cena.
Kiara era arrivata per prima, con L.
Labbraccio tra lei e Paolo era stato lungo, caldo,
commovente, quasi imbarazzante per Alessandra ferma
l vicino. Era stata lammissione di colpevolezza di
Kiara per aver sempre giudicato il piccolo Pool poco
significante la constatazione di quale amicizia,
vera e sincera li unisse e di chi ne avesse tutto il
merito.
Poi L lo guard, gli strinse la mano, lo baci
sulla guancia ricordandosi le parole dette, un paio
di mesi prima: Siamo tutti speciali
Poggiati i cappotti, ammirate la sobriet e il
calore della casa di Paolo, in pochissimi minuti
erano gi intenti a cucinare: le donne ai fornelli
armeggiavano con gli ingredienti dellamatriciana,
mentre Pool iniziava ad accendere il fuoco per la
brace che di l
a poco avrebbe
abbracciato
costatelle, salsicce e scamorze allo spiedo!
Proprio in quel momento si era fatto sentire
Franco, al telefono: assicurava che sarebbe stato l
a minuti, ma avevano sentito nella sua voce, il suo
tono e la cadenza delle parole un evidente stato di
timore, di strana lontananza colpevole un imbarazzo
che stavolta non appariva legato ai suoi trascorsi
con la bella Kiara.
Ma ci sarebbe stato tutto il tempo di parlarne e di
capire, perch ci che stavano vivendo li avrebbe
riportati indietro nel tempo.
Senza che nessuno di loro ne avesse fatto cenno
esplicito, senza che nessuno di loro avesse sentito
il bisogno di sottolinearlo, sarebbero tornati verso
quelle atmosfere che anni prima ricostruivano a casa
di Pool, quasi ogni settimana.
Mi raccontarono di serate semplici, non memorabili
secondo il metro che sovente si utilizza nel
176
catalogare ed enfatizzare scorribande e feste tardo
adolescenziali, ma proprio per questo uniche.
Erano serate che iniziavano magari prendendo in
giro qualcuno o qualcosa e poi si inerpicavano per
sentieri a volte angusti e perigliosi parlando di
societ, di filosofia e di politica salvo terminare
leggiadri
e
ridanciani
con
lultima
cazzata
sarcastica o surreale
Suonano alla porta.
Franco, qualche minuto prima di me suona al
cancelletto di Pool.
- Sali Fra, quasi tutto pronto
- Eccomi!
Scatto del portone, la chiusura automatica fa
pensare che lui sia gi sui primi gradini delle
scale, dopo qualche secondo si chiude la porta dietro
al saluto:
- Ciao a tutti! Che profumo! Paolo, era tempo che
non annusavo questaria da cena ipercalorica
- Ehi! Non dare tutto il merito a Pool ci siamo
messe dimpegno io e - L si avvicina a Franco, lo
saluta e poi si sposta per lasciargli ammirare la
sua Kiara.
- Ciao Kia - Un po sottovoce, ma con le mani
avanti per stringerla a s.
La donna lascia la spara sul tavolo della cucina e
gli va incontro in un abbraccio lungo come gli anni
di lontananza.
- Ma allora lo fate apposta: tutti si abbracciano
lei e a me una stretta di mano e via!?
Alessandra riprende gli uomini troppo calorosi con
lamica.
Franco accompagna il gruppo verso il tavolo
apparecchiato con una ironica battuta:
- Ma s