Sei sulla pagina 1di 3

Claudio Foti

GOLEMAN

intervista

il

professor

Daniel

LA MEDITAZIONE COME CURA DELLA MENTE


CLAUDIO FOTI: C'E QUALCOSA DI MISTERIOSO NELLA FUNZIONE MENTALE DELLA
CONSAPEVOLEZZA, COME MAI LA CONSAPEVOLEZZA DEL QUI E ORA O LA CONSAPEVOLEZZA
DEL PASSATO CHE VIVE ANCORA NEL PRESENTE RIESCE A FAR STARE BENE LA GENTE? COME
MAI LA CONSAPEVOLEZZA PRODUCE BENESSERE E CAMBIAMENTO?
DANIEL GOLEMAN: E un assunto che la consapevolezza stessa sia curativa. E quanto dice Freud:
sono gli insight della psicoanalisi, gli sguardi del paziente in analisi nel proprio mondo interno. Le
difficolt emotive che derivano dal passato possono renderci prigionieri di noi stessi nel presente:
possono farlo a causa di una mancanza di consapevolezza. Primo, noi non sappiamo cosa sta
accadendo dentro di noi, secondo anche se sappiamo cosa sta accadendo, non sappiamo il perch.
Terzo, se sappiamo il perch non lo capiamo abbastanza nel profondo per intravedere una via di
uscita. Tutto pu essere conquistato con la consapevolezza o si prende unaltra strada nella quale il
passato ci continua ad intrappolare nel presente.
Se continuiamo ad agire nelle nostre attuali relazioni una paura del passato, per esempio se io sono
stato abbandonato da piccolo, adesso con il mio innamorato sono cos preoccupato che mi possa
abbandonare che sar io a lasciarlo per primo. E continuer cos a ripetere la mia sovrapposizione
del passato sul presente, a meno che non divento pienamente consapevole di quanto sta accadendo,
nel presente e del perch ci che accade arriva dal passato: questo il primo passo per la libert.

CLAUDIO FOTI: LEI HA SCRITTO UN LIBRO STRAORDINARIO CON IL DALAI LAMA SULLE EMOZIONI
DISTRUTTIVE IL CUI SOTTOTITOLO E' COME LIBERARSI DAI VELENI DELLA MENTE. QUALI SONO
LE PRINCIPALI EMOZIONI DISTRUTTIVE E COME E' POSSIBILE LIBERARSENE?
DANIEL GOLEMAN: Ogni emozione pu avere una funzione utile: la rabbia ci informa che qualcosa
deve essere cambiato, la tristezza pu essere una vera e propria cura, lansia ci fa scappare da
qualcosa che dobbiamo affrontare. Quindi nessuna emozione cattiva in s stessa, ci sono emozioni
che potrebbero diventare distruttive quando ci conducono a ferire noi stessi o altre persone. Allora
diventano emozioni negative che ci fanno stare male, ma lemozione in s stessa valida, le
emozioni rendono ricca la nostra vita. Il Dalai Lama comunque ha dato una risposta diversa, lui ha
detto: Ogni emozione diventa distruttiva quando disturba lequilibrio della mente, quando disturba
la capacit di vedere le cose realisticamente. Da questo punto di vista anche la normale ansia e la
normale rabbia sono emozioni distruttive perch cambiano la nostra percezione della realt. In effetti
quando siamo presi dalla rabbia anche la nostra memoria cambia. Quando sono arrabbiato con mia
moglie posso solo ricordare le cose spiacevoli che mi ha fatto in passato e che mi hanno fatto
arrabbiare, non posso ricordare perch la amo o amo i miei figli, dunque la rabbia distorce la nostra
comprensione della realt, la rabbia distrugge il nostro equilibrio interno, dunque dal punto di vista
del Dalai Lama anche questo tipo di emozioni ordinarie, quotidiane possono essere interpretate
come distruttive.

CLAUDIO FOTI: COME E' POSSIBILE AIUTARE NOI STESSI A LIBERARCI DALLE EMOZIONI
DISTRUTTIVE? POSSONO ESSERCI DI AIUTO, POSSONO SOSTENERCI LA SCIENZA O LA
SPIRITUALITA' IN QUESTO PERCORSO?
DANIEL GOLEMAN: Penso che le tradizioni spirituali e la scienza possano lavorare insieme. Il Dalai
Lama ha detto ad un gruppo di scienziati: Cosa possiamo fare per le emozioni distruttive? Nel
Buddismo ci sono parecchie discipline che sono state usate per migliaia di anni e che hanno avuto
successo su di noi, dunque io voglio sfidarvi a prendere queste nostre discipline e portarle fuori dai
contesti religiosi, testarle molto regolarmente nei vostri laboratori per verificare laiuto che possono

dare nellalleviare la sofferenza. Se queste discipline possono aiutare a disattivare le emozioni


distruttive, possono diventare scudi grandi quanto vuoi contro la sofferenza. Ci sono attualmente
programmi scientifici in corso di sperimentazione di queste discipline che sembrano davvero
promettenti. Ecco, questo il modo in cui la scienza e la spiritualit possono lavorare insieme per
aiutare lumanit oggi.

CLAUDIO FOTI: COSA PUO' IMPARARE LA PSICOLOGIA OCCIDENTALE DALL'INCONTRO CON LA


PSICOLOGIA ORIENTALE IN PARTICOLARE LA PSICOLOGIA BUDDISTA, COSA C'E' DA IMPARARE
DA UNA PSICOLOGIA TEORICA E PRATICA SVILUPPATA PER MILLENNI DA GENERAZIONI DI
MEDITANTI?
DANIEL GOLEMAN: Prima di tutto penso che la psicologia occidentale possa imparare dalla
psicologia buddista, qualcosa che ha a che fare con il nostro narcisismo. Sono rimasto scioccato
come laureato in clinica psicologica ad Harvard quando sono andato in India e ho imparato che cera
un sistema psicologico intatto, vibrante, nel buddismo, o anche in altre religioni del mondo dove
compaiono riflessioni psicologiche ormai da mille o di duemila anni, ma io non ne avevo mai sentito
parlare nella mia formazione. Siamo molto chiusi culturalmente in occidente, pensiamo che la
psicologia sia cominciata in Europa e America qualche centinaio di anni fa, il nostro narcisismo, il
nostro orgoglio. Non vero. una saggezza molto pi antica quella degli psicologi, ed un
beneficio quello di aprirsi al mondo da cui possiamo imparare. E qui la psicologia occidentale
abbastanza debole, se paragonata alle altre psicologie orientali.
La psicologia occidentale si occupa di psicopatologia e si chiede Quale terapia possibile per quel
problema?, La psicologia buddista si da sempre occupata della sofferenza connessa ad ogni
esistenza per migliorare la salute mentale di tutti. In Occidente se abbiamo un problema emotivo
cerchiamo una cura o una soluzione diversa per quel problema, ma non ci occupiamo di guardare la
mente e il cuore nel loro complesso per dire: Cosa possiamo fare affinch questa persona possa
avere una esperienza migliore nella sua vita nel complesso?
Lunico modo per vivere una vita migliore quello di allenare la propria mente: bisogna guardare alla
nostra vita emotiva e mentale come un insieme di abilit che possono essere migliorate con la
benevolenza e con la compassione. Il cervello plastico e pu sistematicamente migliorare con la
compassione! Quando Davidson chiese ad un meditante di lunga esperienza di fare una meditazione
sulla compassione il cervello di questultimo, monitorato dalla risonanza magnetica funzionale, ha
raggiunto il pi consistente spostamento di attivit dal prefrontale destro al prefrontale sinistro.
Se si guarda in laboratorio il cervello dei meditanti sulla compassione puoi vedere qualcosa di
davvero interessante nel loro cervello: una volta che hai coltivato la compassione, il centro nel
cervello della felicit e delle emozioni positive e dellamore pi attivo di qualunque altro studiato in
laboratorio con persone ordinarie. Qualcosa dunque pu essere fatto, in altre parole, per espandere
le abilit del cervello, per espandere le abilit del cuore umano in modi molto positivi: da queste
pratiche la psicologia occidentale pu imparare molto da quella orientale.

CLAUDIO FOTI: COLGO L'OCCASIONE PER RINGRAZIARLA ANCHE PERSONALMENTE PER IL SUO
LIBRO "THE MEDITATIVE MIND", "LA FORZA DELLA MEDITAZIONE" . E UN LIBRO CHE MI E STATO
UTILE IN UN PERCORSO PERSONALE DI RICERCA E DI PRATICA PER ME MOLTO SIGNIFICATIVO.
PROFESSOR GOLEMAN, COS' E' LA MEDITAZIONE?, COSA PUO' FARE PER RENDERCI MIGLIORI?
DANIEL GOLEMAN: Questo stato il mio primo libro, che ho scritto nel 1975, allepoca non avevo
ancora realizzato completamente quale era la forza della meditazione, ma adesso trenta anni dopo
abbiamo risposte decisamente migliori che io posso condividere con voi. Arrivano dalle nuove
scoperte che abbiamo fatto grazie al Dalai Lama nei laboratori delle neuroscienze, studiando il
cervello di alcune persone dopo ore e ore di meditazione. Abbiamo scoperto che il loro cervello era
diverso, la qualit mentale dellessere di queste persone era diversa come risultato. Ormai
disponiamo della risonanza magnetica funzionale, che unimmagine del cervello con cui possiamo
tramite video monitorare e fotografare attimo per attimo i cambiamenti dinamici delle varie zone del
cervello.

Si chiesto ad alcuni meditatori esperti di meditare attivando la risonanza magnetica funzionale.


Sono state fatte 4 meditazioni: una sulla compassione, una sulla concentrazione, una sulla
visualizzazione, e una sullo stato mentale aperto, ovvero sulla consapevolezza piena, aperta della
mente. Abbiamo scoperto che per ciascuno di questi stati ci sono impronte celebrali specifiche e
distinte da tutti gli altri. Se si chiede a qualcuno di sottoporsi ad una risonanza magnetica funzionale
e poi gli fotografi il cervello non puoi vedere differenze rilevanti. Ma se fotografi il cervello nelle
persone che stanno svolgendo un compito meditativo i centri che abitualmente sono coinvolti nella
compassione o nella realizzazione diventano il 10-15% pi attivi Nei meditatori esperti diventa il
100% pi attivo. In questi cervelli la forza della meditazione anche la pratica, lallenamento della
mente che ci rende pi capaci di essere forti in qualunque cosa si desideri fare. Cos se si pratica la
compassione, proverai la compassione in maniera pi intensa. Se ci si concentra, si riesce ad essere
concentrati pi profondamente, se anche si vuole attivare nella presenza mentale, si migliora la
presenza mentale senza che altre cose possano disturbare. Questa credo sia la vera forza della
meditazione.

CLAUDIO FOTI: PROFESSOR GOLEMAN, LEI HA ANCHE PARLATO PIU VOLTE DI COMPASSIONE:
DA SECOLI NE PARLAVANO SOLO LETICA O LA RELIGIONE, ORA E UN CONCETTO DI CUI SI
OCCUPA ANCHE LA SCIENZA. SONO RIMASTO COLPITO DALLA LINGUA TIBETANA CHE USA LO
STESSO TERMINE PER INDICARE LA COMPASSIONE PER SE' E LA COMPASSIONE PER GLI ALTRI;
NOI OCCIDENTALI E COME SE SENTISSIMO COMPASSIONE PER GLI ALTRI, SPESSO PENA, E
POCO PER NOI STESSI
DANIEL GOLEMAN: E vero! Sono rimasto colpito quando il Dalai Lama ha puntualizzato come nelle
nostre culture occidentali, i linguaggi non posseggono una parola che compassione per noi stessi,
mentre in Asia, in Tibet, in Sanscrito la parola che indica la compassione implica non tanto una
compassione esclusivamente rivolta agli altri, ma contemporaneamente compassione per te stesso
cos come per gli altri. Il Dalai Lama non capiva perch noi non diamo lo stesso significato in
occidente quando diciamo compassione. In un sistema familiare, succede che un punto cieco
familiare invisibile per i componenti della famiglia, viene riconosciuto invece dallesterno. Un
osservatore esterno pu cogliere cosa sta succedendo in quella famiglia e pu farlo notare. Lo
stesso vale per le parti cieche di un sistema culturale. Il Dalai Lama ci ha restituito che manca nel
nostro sistema culturale un concetto e una parola che esprimano una compassione integrata verso il
S e verso laltro.

Potrebbero piacerti anche