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Capitolo V
CAPITOLO I.
Peace was the normal and expected framework of European lives. [...]
Of course the possibility of a general European warwas foreseen, and
preoccupied not only governments and their general staff, but a wider public.
[Nonetheless] its outbreak was not really expected. [...] At the very end of July,
after Austria had already declared war on Serbia, the leaders of international
socialism met, deeply troubled but still convinced that a general war was
impossible [...]. I personally do not believe that there will be a general war ,
said Victor Adler, chief of Habsburg social democracy [...]. For most western
states [...] a European war was thus a historical memory.3
3 HOBSBAWM, The age of empire: 1875-1914, Weidenfeld and Nicolson, London 1987, p. 303
Capitolo II
LA GUERRA DI CRIMEA
The bugle sounds and the charge begins, but on this battlefield no one wins. The smell of
acrid smoke and horses breath, as I plunge on a certain death. The horse he sweat with
fear, we break to run. The might roar of russian guns and, as we race towards the human
wall, the scream of pain as my comrades fall. We hurdle bodies that lay on the ground, and
the Russian fire another round. We get so near yet so far away. We wont live to fight
another day.
I.
partire dalla seconda met del XVII secolo, furono combattute numerose guerre tra
la Russia e limpero ottomano (pi specificamente negli anni 168699, 171011,
173539, 176874, 178792, 180612 e 182829) lungo una linea che da Belgrado, nei
Balcani, correva fino a Kars, nel Caucaso. Particolare importanza ricopriva in questi
scontri lelemento religioso: le fortificazioni che univano il Caucaso ai Balcani
separavano infatti il mondo islamico da quello ortodosso, non solo i due imperi. Posta alla
base dellideologia imperiale dello Stato zarista, la religione forniva da supporto nelle
guerre contro la Sublime Porta, rappresentate come delle moderne crociate: una missione
divina che consisteva nel liberare gli ortodossi dal giogo dellimpero islamico degli
ottomani e nel conquistare Tsargrad (Costantinopoli), riportandola ai fasti dellimpero
bizantino come capitale dellimpero ortodosso. Lavanzata dellimpero russo fu
accompagnata dalla cristianizzazione delle nuove terre annesse, attraverso la costruzione
di chiese; dalla modificazione del territorio, con lintento di cancellare limpronta
musulmana; dallespulsione dei musulmani e linsediamento al loro posto di Moldavi,
Valacchi, Bulgari e Greci; e da alcuni successi diplomatici. Tra questi, particolare
importanza rivestiva il Trattato di Kk Kaynarca (1774) su cui la Russia basava le sue
pretese di difesa degli ortodossi, il cui testo, scritto in modo alquanto ambiguo, recitava
come segue:
The Sublime Porte promises to protect constantly the christian religion and its churches,
and it also allows the Ministers of the Imperial Court of Russia to make [] representations [...] on behalf of its officiating ministers, promising to take such representations
into due consideration .1
Due zone erano di particolare rilievo nei rapporti russo-turchi: il delta del fiume Danubio
1 Kia, The Ottoman Empire (Greenwood Press, Westport 2008), p.166
lopinione pubblica francese venne a conoscenza della notizia che Semashko, vescovo
filo-russo posto a capo del Sinodo di Polotsk (1839), in Bielorussia, aveva fatto arrestare
delle suore di un convento di cui era stato cappellano; al loro rifiuto di sottomettersi alla
Chiesa russa, le suore erano state incatenate, deportate a Vitebsk, costrette a svolgere
lavori pesanti e, infine, percosse. La notizia si diffuse a macchia di leopardo in Francia
grazie a un ampio spazio riservatole sui maggiori giornali dellepoca che riportarono la
testimonianza diretta della badessa del convento, riuscita a fuggire in Polonia (1845) e da
l rifugiatasi in Francia.4 Tra il 1842 e il 1847 Gerusalemme fu, inoltre, il centro di
unintensa attivit religiosa: gli anglicani fondarono un vescovado; i francesi stabilirono
un consolato e aumentarono gli investimenti in denaro per costruire scuole e chiese per i
cattolici; papa Pio IX (17921878) ristabil un patriarca latino, mentre quello greco ritorn
nella citt per rafforzare la sua autorit; infine, lo zar fece costruire una struttura formata
da un ostello, un ospedale, una cappella, una scuola e un mercato per favorire lintensa
attivit di pellegrinaggio in Terra Santa, dove gli scontri fra pellegrini, oramai allordine
del giorno, provocavano decine di feriti e morti.
La rivalit religiosa ebbe un nuovo sviluppo nel 1851, quando Napoleone III (1808
1873) nomin ambasciatore nella capitale turca il marchese Charles de La Valette (1806
1881), un fervente cattolico che godeva dellappoggio dellinfluente partito clericale. Per
anni sia la chiesa della Nativit sia il Santo Sepolcro erano stati teatro di scontri fra
cattolici e ortodossi; tra le dispute che coinvolgevano le due parti, rivestiva particolare
importanza la questione di chi dovesse riparare il tetto del Santo Sepolcro. I francesi
reclamavano il diritto di provvedere alle riparazioni, basando le loro richieste sulle
Capitolazioni del 1740 mai realmente applicato; gli ortodossi, basandosi invece sul
Trattato di Kk Kaynarca (1774), si opponevano. In base alla legge turca, chiunque
fosse il proprietario del tetto di unabitazione ne acquisiva la propriet: la disputa
concerneva perci la questione di chi dovesse divenire legittimo protettore del luogo sacro
agli occhi dei Turchi. Il neo-ambasciatore, grazie a una grande abilit diplomatica, riusc a
formare una commissione con il governo ottomano per discutere dei diritti religiosi in
terra santa (agosto 1851); e ancra prima che un accordo fosse raggiunto afferm che la
Francia era giustificata a ricorrere alluso della forza per veder garantiti gli interessi
francesi che erano stati chiaramente stabiliti. La reazione dello zar Nicola I (1796
1855) fu furibonda.
Napoleone, sebbene non interessato alla religione, aveva per tra i suoi piani la
modificazione dei trattati di Vienna che relegavano la Francia in una posizione di secondo
piano e per fare ci doveva incrinare la Santa Allenza: nel capitolo dedicato alla politica
estera ne Les ides napoloniennes (1839), limperatore aveva scritto che il compito del
nuovo Ottaviano era di erigersi campione della nuova Europa della libert e dei popoli,
contro la vecchia Europa delle dinastie. Restaurare il potere francese, finire ci che suo
zio aveva iniziato e svilire i gerndarmi d'Europa, favorendo la formazione di stati
nazionali orbitanti attorno alla Francia. La disputa in Terra Santa fra ortodossi e cattolici
non ebbe immediatamente questo effetto, ma la situazione da l a poco sarebbe
radicalmente cambiata.5
4 Figes, The Crimean War: a history (Henry Holt and Company, New York 2010), pp. 836
5 Ibid., pp. 59
II.
Gi da prima che Nicola I lo descrivesse come il Grande malato dEuropa, lidea che
limpero ottomano stesse per crollare era diventata un luogo comune in tutto il continente.
Lo zar, durante la Guerra russo-turca del 182829, avrebbe potuto porre fine alla sua
agonia; Nesselrode (17801862) il ministro degli Esteri lo convinse che mantenerlo
in vita, ma dipendente dalla sua difesa, avrebbe meglio servito gli interessi russi. Cos, il
Trattato di Adrianopoli (settembre 1829) fu meno duro di quanto avrebbe potuto essere.
Con esso si stabil lautonomia dei Principati danubiani (Valacchia e Moldavia), posti
sotto la protezione russa e occupati, in sguito, fino al 1834; lacquisizione di alcune
fortezze in Georgia dalla Russia e il riconoscimento da parte del sultano dei possidementi
russi, oltre che in Georgia, anche nel Caucaso meridionale (Nakhchivan e Khanati di
Erivan); il riconoscimento dellautonomia greca da parte della Porta e laperture degli
stretti a tutte le navi commerciali. Le potenze occidentali, insospettite dallassenza di una
clausola concernente il passaggio delle navi da guerra negli stretti, pensarono che lo zar
avesse raggiunto un accordo segreto con la Porta sulla questione; non pass, per, molto
tempo prima che le attenzioni delle diplomazie europee fossero attirate da un altro evento.
Nel novembre del 1831, dopo il rifiuto del sultano ottomano Mahmud II (17841839)
di concedere Siria ed Egitto a Muhammad Ali (17691849) un militare che aveva reso i
suoi servigi al governo della Porta fronteggiando la rivolta greca il figlio di
questultimo, Ibrahim Pasci (17891848), promosse una rivolta contro il governo
ottomano, riuscendo in poco tempo a conquistare la Siria, il Lebano e la Palestina (giugno
1832). Il sultano ordin allesercito di avanzare verso la Siria dove Ibrahim, grazie a
promesse di autogoverno, era riuscito a ottenere il supporto locale. Le forze ottomane
vennero sconfisse dallesercito egiziano e ci spinse Muhammad Ali a cercare la via
diplomatica al fine di stabilizzare la posizione vantaggiosa nella regione; il sultano rifiut
la proposta, nonostante il mancato aiuto da parte britannica. Ibrahim riprese di
conseguenza la sua avanzata e, arrivato in Anatolia, sconfisse nuovamente lesercito
ottomano (Battaglia di Konya, dicembre 1832).
La pesante sconfitta spinse la Russia la quale temeva che Muhammad Ali potesse
costituire un impero islamico ostile allintervento cristiano in Turchia ad offrire il suo
aiuto al sultano, che fu costretto ad accettare supplendo, in questo modo, al mancato
intervento britannico. Preoccupate per lofferta russa, Francia e Gran Bretagna cercarono,
tramite i loro emissari al Cairo, la mediazione diplomatica con i ribelli egiziani;
questultimi, invece, continuarono nella loro avanzata fino ad occupare Ktahya (2
febbraio 1833). Il sultano, temendo che i ribelli potessero arrivare nella capitale, sollecit
lintervento russo: lo zar invi una flotta con 40.000 uomini (20 febbraio) al fine di
difendere la capitale ottomana verso cui i ribelli minacciavano di avanzare. Ci spinse le
due potenze occidentali a fare pressione sul sultano affinch la Russia ritirasse la sua
flotta, invitandolo inoltre a concedere la Siria a Muhammad Ali e concludere la questione.
Lavanzata di Ibrahim port Muhammad Ali ad aumentare le richieste territoriali (fra cui
ora figurava anche la Cilicia), ma lo sbarco della flotta russa nel Bosforo (5 aprile)
persuase il figlio ad accettare i negoziati di pace. La firma della Convenzione di Ktahya
5
revolution, and the republic: the rise of modern Turkey, 18081975 (Cambridge University Press
Cambridge 1977), pp. 325
7 Marx, The Eastern Question: a reprint of letters written 18531856 dealing with the events of
La paura inglese per altro infondata, ma fomentata dalla pubblicazioni di pamphlet e dai
giornali era che la politica estera russa fosse indirizzata verso la conquista dellintera
Asia minore, dalla Turchia allIndia: cos, quando la Persia conquist Herat (1837), gli
inglesi occuparono lAfghanistan (1838) e intensificarono la presenza diplomatica a
Teheran per strappare la Persia dallinfluenza russa, controbilanciare lespansionismo
russo e difendere la rotta verso lIndia. Tali idee erano sostenute, in particolare, da
Rawlinson (18101895), console generale a Baghdad, il quale fu larteficie del supporto
inglese alla resistenza musulmana delle trib stanziate nel Caucaso guidata dallImam
Shamil (17971891). Ma era la Turchia il centro del progetto britannico: qui gli inglesi, e
in particolare linfluente ambasciatore sir Stratford Canning (17861880), cercavano di
promuovere le riforme necessarie a modernizzare la Turchia. A detta dellambasciatore
inglese, il motivo che giustificava lintervento russo era la politica di persecuzione subita
dai cristiani e la promozione della libert religiosa era la soluzione al problema russo.
Dal canto suo, la Russia a sguito di una nuova rivolta di Muhammad Ali assunse
un atteggiamento pi incline alla Gran Bretagna nellottica di migliorare le relazioni
anglo-russe. I rapporti fra il Muhammad Ali e il sultano erano ritornati tesi poco dopo la
firma della pace e ci era dovuto al risentimento da parte del sultano, oltre che alle
ambizioni del governatore egiziano. Lamministrazione repressiva di Ibrahim aveva,
inoltre, portato a una serie di rivolte, incoraggiando il sultano ad intervenire; cos, quando
Muhammad Ali fece sapere di essere in procinto di dichiarare la propria indipendenza
dalla Porta (25 maggio 1838), Mahmud mobilit lesercito. Il governatore egiziano,
saputo di non aver lappoggio dellalleato francese, fu costretto a ritirare le sue pretese.
Nel frattempo, la Gran Bretagna sfruttava la situazione per firmare un accordo
commerciale con la Porta (Trattato di Balta-Liman, Agosto1838), dando il via a una
stagione di collaborazione fra i due governi.
La situazione si era solo momentaneamente calmata: infatti il 21 aprile 1839, quando
gli ottomani oltrepassarono lEufrate in direzione di Aleppo, riesplose. Lesercito
ottomano fu decimato (24 giugno) e costretto a ritirarsi in Anatolia. Pochi giorni dopo
Mahmud mor di tubercolosi e Abdlmecid I (18231861), il nuovo sultano che come il
precedente non era in grado di fermare lavanzata egiziana, cerc invano di concludere la
situazione diplomaticamente concedendo a Muhammad Ali lereditariet del
governatorato in Egitto. Dopo il rifiuto di questultimo, Gran Bretagna, Francia, Austria e
Prussia si riunirono per risolvere la crisi, mentre la Russia si aggiunse poco dopo: in poco
tempo le potenze e Mustafa Reit (17991857), ministro degli Esteri turco, raggiunsero un
accordo (in cui si stabiliva che Muhammad Ali sarebbe diventato governatore ereditario in
Egitto, mentre la Siria e la Cilicia sarebbero tornati sotto il governo della Porta), mentre il
ministro ottomano riusciva a convincere i suoi colleghi a non trattare direttamente con i
ribelli.
I negoziati presero il sopravvento sulle azioni militari: la Francia puntava a rafforzare
la posizione egiziana premendo affinch Ibrahim mantenesse il controllo della Siria;
Palmerston (17841865) si opponeva puntando ad indebolire lEgitto e, attreverso esso,
lalleato di questultimo, la Francia. Quando, dopo una certa resistenza iniziale, le
the Crimean War (Aveling, Londra 1969), pp. 145
III.
Nel 1848 lEuropa fu attraversata da una nuova ondata di moti rivoluzionari: tra questi,
quelli avvenuti in Valacchia e Moldavia furono segnati, fin dallinizio, da una marcata
attitudine anti-russa e ci port lo zar Nicola a prendere provvedimenti. Mentre la Porta
assunse un atteggiamento morbido nei confronti dei rivoluzionari romeni atteggiamento
suggerito dalla Gran Bretagna interessata a restaurare la sovranit ottomana sui Principati
danubiani in funzione anti-russa la minaccia russa di intervenire serv a distogliere il
governo ottomano dallidea di continuare su questa linea: lintervento congiunto delle
truppe turche e russe pose fine alla rivolta (settembre 1848). Lo zar promosse, quindi, la
9 Bolsover, Nicholas I and the partition of Turkey, in The Slavonic and East European Review
Vol. 27, 68 (1948), pp. 12130
10 Ibid., pp.11621
firma di una nuova convenzione con l impero ottomano (Trattato di Balta-Liman, aprile
1849) la quale prevedeva loccupazione dei Principati danubiani per sette anni, la scelta
condivisa dei loro governanti e la possibilit per le truppe russe di passare attraverso i
territori per fermare la rivolta in Ungheria e invi 190.000 truppe russe guidate dal
generale Paskevich (17821856) per porre fine alla guerra che vedava impegnata limpero
austriaco e i ribelli ungheresi: il 13 agosto le truppe ungheresi si arresero.
Lo zar, placata la rivolta, chiese al governo ottomano come previsto dal diritto
internazionale lestradizione dei soldati polacchi che, dopo aver preso parte alla guerra,
avevano trovato rifugio in territorio turco; lAustria fece lo stesso per i soldati ungheresi.
Il sultano, appoggiato dalle potenze occidentali, si rifiut e chiese lintervento anglofrancese: le loro flotte furono inviate presso la Baia di Besika (ottobre 1849). Quando per
la Russia stava per raggiungere un compromesso con la Sublime Porta, Canning rivendic
il diritto della flotta britannica di trovare riparo nei Dardanelli in caso di forte vento grazie
a una lettura estensiva della Convenzione di Londra sugli stretti (v. supra, par. II); lo lo
zar and su tutte le furie e rispose che la Russia avrebbe potuto fare lo stesso nel Bosforo.
A quel punto Palmerston, ministro degli Esteri inglese, per evitare lincidente diplomatico
e conseguentemente una guerra, ordin lallontanamento della flotta britannica dalla baia
e la tensione momentaneamente scem. Lo zar, credendo che una guerra fosse ormai
inevitabile, ordin la preparazione di un piano di attacco a sorpresa per impedire alla flotta
inglese di passare lo Stretto dei Dardanelli in un eventuale nuova crisi. Il gesto avventato
di Canning fu un punto di svolta nelle relazioni anglo-russe: nonostante ci la sua
posizione filo-turca, contrariamente a quanto ritenuto da molti osservatori del tempo e
non, non si tramut in un tentativo di favorire la guerra con lo zar. Al contrario cerc, con
i limitati mezzi a sua disposizione, di evitare una guerra che considerava controproducente
per gli interessi britannici (v. infra, par IV).11
Ma dalla Francia che arriv unulteriore rompicapo per lo zar: il 2 dicembre 1851,
nello stesso giorno in cui quarantasette anni prima Napoleone Bonaparte era stato
incoronato imperatore, Luigi Napoleone prese il potere con un colpo di stato e, sempre il 2
dicembre dellanno seguente, con un plebiscito, divenne imperatore con il nome di
Napoleone III. A dispetto dei suoi proclami (Le persone diffidenti dicono, impero
significa guerra, ma io dico, impero significa pace, Bordeaux, ottobre 1852), gli obiettivi
di Napoleone erano ben chiari alle potenze: riportare la Francia al centro della politica
europea e per far ci aveva bisogno di scardinare il Sistema di Vienna costruito in
funzione anti-francese. La salita al potere di Napoleone preoccup pi di ogni altro lo zar,
come ebbe modo di puntualizzare Nesselrode, il ministro degli Esteri russo, nel 1852:
Napoleons absence of principles makes it impossible to establish true relations of
confidence, makes vigilance a law and puts Europe perpetually on alert. It is peace,
but armed peace with all its expenses and uncertainty. Only the union of the Great
Powers is capable of maintaining it .12
11 Schmitt, The diplomatic preliminaries of the Crimean War, in The American Historical
10
Lidea zarista si basava su una percezione errata delle intenzioni delle altre potenze: la
Gran Bretagna era, infatti, disposta a collaborare con limperatore francese per evitare che
il pericolo bonapartista prendesse forma ed era, inoltre, preoccupata dellavanzata russa
a est; lAustria e la Prussia, pur intimorite dalle intenzioni dellimperatore francese in
quanto forze legittimiste, attuarono unatteggiamento cauto nei confronti del nipote di
Napoleone. Lo zar fu lasciato solo nel rivolgersi a Napoleone III come un amico e non
come fratello: lalleanza conservatrice si era incrinata e da l a poco sarebbe scomparsa.
Nicola I era convinto di poter rappresentare un conflitto con la Francia come uno scontro
tra forze rivoluzionarie e forze contro-rivoluzionarie e ottenere la neutralit inglese e
austriaca, malgrado Nesselrode lo avesse sconfessato. Dal canto suo Napoleone aveva
bisogno di uno scontro con la Russia al fine di rafforzare il suo potere, in larga parte
basato sullanalogia con il Napoleone originale e vacillante a causa delle divisioni
seguenti ai moti del 184849, e raggiungere i suoi scopi: avrebbe trovato un facile alleato
negli inglesi, sfruttando il dualismo anglo-russo alla base del sistema di forze europeo (v.
infra, cap. III, par. I); trovato supporto nei cattolici francesi, dipingendo la guerra come
una guerra santa in difesa dei cattolici latini; e potuto riconciliare i rapporti con la
sinistra rivoluzionaria, combattendo in favore dei princpi di libert contro il Gendarme
dEuropa.
La politica francese in Terra Santa fece il resto, riscaldando ulteriormente gli animi (v.
supra, par. I). La Valette fu richiamato in patria, ma la sua politica aggressiva diede i frutti
sperati e nellottobre del 1852 la Porta, probabilmente convinta che la Francia potesse
sconfiggere agilmente la Russia, assicur ai cattolici il diritto di custodire la chiave della
chiesa della Nativit a Betlemme, libero accesso alla mangiatoia e alla grotta della
Nativit. Lo zar ordin la mobilitazione delle truppe (27 dicembre), senza consultare n il
ministro degli Esteri Nesseldore, n Dolgorukov (18041868), il ministro della Guerra; e
nemmeno il ministro della Terza Sezione Orlov. Le intenzioni russe riguardo la Turchia
erano state precedentemente elaborate dallo zar Nicola in un memorandum che prevedeva
sia luso della diplomazia che luso della forza: in ultima analisi in caso di sconfitta
della Turchia avrebbe accettato come unico principio operante la divisione dellimpero
in provincie indipendenti e la loro spartizione tra le potenze, mentre Costantinopoli
sarebbe diventata una citt indipendente. Approcci, di conseguenza, nel gennaio 1853 la
Gran Bretagna dove nel frattempo il governo conservatore di Derby (17991869) era
stato sostituito da un governo di coalizione con a capo Aberdeen per un nuovo round di
negoziati che si concretizzarono in uno scambio di vedute con Seymur (17971880),
lambasciatore inglese a San Pietroburgo. Seymur si incontr ripetutamente sia con lo zar
che con Nesselrode: mentre lo zar puntava a un accordo anglo-russo per la creazione di un
nuovo ordine una volta smembrato limpero ottomano che prevedeva che Costantinopoli
diventasse una citt indipendente, Serbia e Bulgaria dei protettorati russi (similmente a
quanto gi avvenuto nei Principati danubiani) e che lInghilterra ottenesse lEgitto la
Gran Bretagna, non interessata ad acquisire nuovi territori, puntava a calmare la disputa
russo-francese e far desistere lo zar dalluso della forza, preservando la pace. Per gli
inglesi, la cui posizione era condivisa anche da Nesselrode, la Turchia non stava per
collassare: aveva, infatti, cominciato un periodo di riforme (ovvero il periodo Tanzimat,
11
183976) e lo zar vedeva solo il lato peggiore della faccenda. Linsistenza dello zar cre
una certa diffidenza perfino in Seymur il quale, pur essendo incline a unaccordo anglorusso, cominci a temere che le intenzioni zariste in realt fossero altre. Ci si un alla
posizione anti-russa della maggior parte del governo, dove latteggiamento di Aberdeen,
pi favorevole alla Russia, era stato fortemente criticato; cos il governo chiese al
diplomatico di indagare a fondo nella vicenda. Infine, un punto daccordo fu raggiunto: la
promessa che Costantinopoli sarebbe diventata una citt indipendente e le due potenze
non si sarebbero accordate riguardo la questione turca senza comunicarselo lun laltra;
ma lintesa non and oltre.13
In febbraio lo zar invi il generale Menshikov (17871869), un veterano di guerra, a
Costantinopoli con il compito di restaurare i privilegi degli ortodossi in Terra Santa,
lasciandogli la libert di usare la forza in caso di rifiuto da parte ottomana. Arrivato nella
capitale ottomana, Menshikov assunse immediatamente un atteggiamento aggressivo:
dopo essersi rifiutato di parlargli, chiese le dimissioni di Fuad Efendi il ministro degli
Esteri ottomano e la sua sostituzione con un ministro pi incline alle richieste russe (2
marzo). Il suo atteggiamento rese la Porta pi incline a cercare il supporto anglo-francese:
il colonnello Rose (18011885), al tempo charg dAffaires presso la Porta, preoccupato
per la possibilit di un attacco russo che sembrava ormai imminente, invi un messaggio
al governo inglese (8 marzo) in cui sollecitava linvio della flotta britannica; il governo
decise, invece, di respingere la richiesta e attendere il ritorno di Canning in Turchia (20
marzo). La notizia del messaggio di Rose arriv a Parigi il 16 marzo e tre giorni dopo
durante una riunione di gabinetto il ministro degli Esteri, Drouyn de Lhuys (18051881),
pur descrivendo la situazione come disastrosa, chiese il non intervento francese almeno
finch la Gran Bretagna non lo avesse fatto, al fine di evitare un qui pro quo tra le due
potenze. Limperatore fu, invece, convinto dallargomentazione di Persigny (18081872)
che, ponendo la faccenda come una questione donore e facendo leva su voci di una
possibile trama contro limperatore da parte dellesercito, fece s che Napoleone decidesse
di inviare la flotta francese (poi inviata presso Salamina) come monito di avvertimento
allo zar; cos facendo, pensava, avrebbe ottenuto il supporto inglese.
Inizialmente, gli inglesi assunsero un atteggiamento ostile: accusarono i francesi di
aver riscaldato ulteriormente gli animi e li esortarono ad attendere il ritorno di Canning in
Turchia. Il diplomatico fece il suo ritorno nella capitale turca il 5 aprile, trovando il Gran
Visir Mehmet Ali (18131868) disponibile al compromesso; lo invit a separare il
conflitto in Terra Santa dalla sened redatta in precedenza da Nesselrode (la quale
prevedeva che venissero riaffermati i diritti di protezione degli ortodossi da parte russa e
la nomina dei patriarchi ortodossi a vita), la cui accettazione avrebbe significato la fine
della sovranit ottomana. Il Gran Consiglio, riunitosi per discutere della questione il 23
aprile, accett i suggerimenti di Canning e la precedente sened venne sostituita da una
versione modificata (5 Maggio); Menshikov rispose con un ultimatum che se non fosse
stato accettato avrebbe portato alla rottura delle relazioni diplomatiche. Ricevuto un primo
rifiuto (10 Maggio), il generale russo concesse ulteriori quattro giorni alla porta per
accettare la firma della sened modificata ed evitare il ricorso alla guerra; Reshid, il quale
13 Bolsover, art. cit., pp. 13643
12
era vicino alla posizione di Canning, divenuto ministro degli Esteri, chiese ulteriori cinque
giorni di tempo per valutare il da farsi. Infine, il 15 maggio il Gran Consiglio si riun e
respinse nuovamente il diktat del diplomatico russo; Menshikov lasci la capitale
ottomana sei giorni dopo. Gli inglesi, conclusasi la situazione, decisero di inviare le loro
flotte presso la Baia di Besika (2 Giugno) e la flotta francese si un qualche giorno dopo. 14
Il 2 luglio le truppe zariste oltrepassarono il fiume Prut, occupando i Principati
danubiani: loccupazione di Valacchia e Moldavia era una scelta di compromesso tra la
volont dello zar di sferrare un attacco a sorpresa alla Porta e la proposta di Paskevich
(17821856), suo generale di fiducia. Questultimo, essendo giustamente scettico nei
confronti dellappoggio austriaco allavanzata russa nei Balcani, sperava in questo modo
di evitare una guerra europea; la minaccia di una sollevazione dei sudditi ortodossi contro
il governo della Sublime Porta avrebbe convinto il sultano ad accondiscendere alle
richieste russe. Il governo ottomano, invece, ordin a Omer Pasci (18061871), il
comandante dellesercito della Rumelia, di preparare le difese delle fortificazioni turche
lungo il Danubio e ordin rinforzi dallEgitto e dalla Tunisia. Palmerston, appoggiato
dalla stampa russofobica, chiese un intervento risoluto, il gabinetto inglese e Napoleone
III preferirono una linea pi morbida e decisero il non intervento.
Dai Principati danubiani arrivavano, per, notizie riguardo la volont russa di
annettere i territori occupati: lAustria mobilit le sue truppe lungo il confine meridionale
come monito ai sudditi serbi, intimorita da una sollevazione di questultimi; Francia e
Gran Bretagna misero le loro flotte sul piede di guerra; lAustria, al fine di evitare una
guerra dalla quale sarebbe la parte pi danneggiata, si fece portatrice dei negoziati di pace
che si concretizzarono con la firma da parte dello zar della Nota di Vienna (5 Agosto),
redatta in precedenza dalle quattro potenze a nome del governo ottomano (28 Luglio).
Scritta in modo alquanto vago, la nota non specificava i termini della risoluzione del
contenzioso; cos, quando il governo chiese delle modifiche, rifiutandosi di accettare la
nota in toto rifiuto imputabile pi alle pressioni dellambasciatore francese che
alloperato di Canning il quale, al contrario del collega, si astenne da esprimere
considerazioni private sulla nota i negoziati si arenarono. La Porta chiedeva che il
mantenimento dei privilegi della Chiesa greco-ortodossa dipendesse dalla volont del
sultano e non si basassero sulla sollecitudine dello zar; che il sultano rimanesse fedele al
Trattato di Kk Kaynarca (1774), poi confermato con il Trattato di Adrianopoli (1829),
in cui si accordava la protezione della religione cristiana da parte della Sublime Porta; che
i privilegi accordati alla Chiesa greco-ortodossa fossero gli stessi accordati alle altre
comunit cristiane, essendo i cristiani di religione ortodossa sudditi dellimpero ottomano.
La Russia invece un diritto di intervento mai realmente accordato dalle Porta; il governo
ottomano si rifiutava di accettare uninterpretazione estensiva dei trattati che avrebbe
limitato la sua sovranit, un fatto ritenuto inaccettabile. 15
IV.
14 Taylor, op. cit., pp. 515
15 Schmitt, art. cit., pp. 424 (corsivo mio)
13
Il governo ottomano non riusciva pi a trattenere il partito della guerra capeggiato dal
Gran Visir dimissionario Mehmet Ali e supportato, oltre che dai musulmani, anche da
giovani ufficiali turchi, nazionalisti oltre che religiosi: durante il mese di settembre le
proteste e le petizioni che chiedevano la guerra santa contro la Russia si intensificarono,
trovando nelle moschee e nelle madrasse il loro centro di coordinamento, mentre Canning
cercava di gettare acqua sul fuoco. Il 12 settembre un gruppo di leader religiosi venne
ricevuto dal sultano Abdlmecid, imponendogli una scelta netta: dichiarare guerra o
abdicare. Il sultano, la sera stessa, convoc un meeting con i suoi ministri in cui si decise
di dichiarare guerra: nonostante i dubbi dei militari, i quali temevano di non avere le
capacit necessarie per affrontare una guerra con la potenza zarista, la decisione fu presa
al fine di evitare una rivolta religiosa che avrebbe distrutto le Tanzimat e con esse il
supporto occidentale. La Turchia dichiar ufficialmente guerra alla Russia il 4 ottobre. La
dichiarazione fu seguita da un manifesto che concedeva quindici giorni allesercito russo
per evacuare i Principati danubiani (il motivo per il quale la Sublime Porta compiva la
scelta del conflitto armato) ed evitare linizio delle ostilit. La Porta cercava di prendere
tempo iniziando una guerra finta, nellattesa di un intervento anglo-francese che facesse
retrocedere la Russia e ponesse fine alloccupazione dei Principati. Allo scadere
dellultimatum (19 ottobre), lesercito turco decise sferrare unattacco in Valacchia e
Moldavia, con la consapevolezza che la stampa, specialmente quella britannica, avrebbe
spinto per lentrata in guerra delle potenze al fianco degli Ottomani. Le prime schermaglie
si ebbero poco dopo (24 ottobre), mentre Aberdeen commentava stizzito laccaduto. 16
Lo zar, a questo punto (novembre 1853), era convinto che la tattica da seguire fosse
quella di servirsi della rivolta dei cristiani contro il governo ottomano: lidea era di
consolidare una posizione difensiva lungo il Danubio e avanzare per liberare i cristiani
una volta che questi si fossero ribellati. Nesselrode lo sconsigli, ma alcuni leader panslavisti lo convinsero del contrario. In un memorandum commentato dallo stesso zar
Pogodin (18001875), leader del movimento, scrisse:
Chi sono i nostri alleati in Europa (commento di Nicola I: Nessuno, e non abbiamo
bisogno di loro [...]). I nostri unici veri alleati in Europa sono gli slavi, nostri fratelli
di sangue, lingua, storia e fede [...]. Dichiarandoci guerra, i turchi hanno distrutto tutti
i vecchi trattati che definivano i nostri rapporti, possiamo quindi pretendere la liberazione degli slavi e ottenere ci con la guerra, come essi stessi hanno scelto (commento:
Esatto). Se non liberiamo gli slavi portandoli sotto la nostra protezione, i nostri nemici, gli inglesi e i francesi...lo faranno al posto nostro [...] (commento: Assolutamente giusto). Se la Russia non avanza, cadr la legge della storia. [...] [Dio] non permetter che sia detto: Pietro fond il dominio russo ad Est, Caterina lo consolid,
Alessandro lo espanse e Nicola lo consegn ai Latini .17
Nonostante ci, lo zar preferiva motivare la sue mosse su princpi religiosi, piuttosto che
abbracciare la causa pan-slavista tout court. I Russi, a causa di quanto detto, avanzarono
verso Silistra, in Bulgaria, senza che ci fosse accompagnato da sollevazioni di massa da
16 Figes, op. cit., pp.12631
17 Cit. in ibid., pp. 13435
14
parte degli Slavi: pochi volontari furono reclutati dai Russi e ci fu controbilanciato da
rivolte in Valacchia e Moldavia, dove loccupazione russa dal carattere repressivo aveva
creato un vasto malcontento che vennero poi soffocate nel sangue dai cosacchi. I Turchi,
dal canto loro, avevano come obiettivo primario quello di difendere la Serbia a causa della
sua instabilit: il governo del principe Alessandro (18061885) il quale regnava sotto
licenza della Porta era in balia degli elementi filo-russi, intenti a preparando una rivolta
anti-governativa che si sarebbe potuta espandere a tutti i Balcani e, in particolare, in
Grecia dove re Ottone (18151867) aveva cominciato ad abbracciare lidea di ristabilire
limpero bizantino sotto legida russa sperando, cos facendo, di rinforzare la sua autorit.
Il governo della ottomano decise, quindi, di tenere una linea difensiva lungo il Danubio e
di attaccare i Russi nel Caucaso per sfruttare laiuto delle trib musulmane, con cui i
rapporti erano ripresi gi da ottobre, e del governo britannico, il quale da anni finanziava
la guerriglia anti-russa. Boul (17971865) ministro degli Esteri austriaco cerc un
ultimo tentativo di mediazione, il protocollo del 5 dicembre, dal contenuto analogo a una
precedente nota redatta da Canning, che port a un nulla di fatto: il 30 novembre, infatti,
la flotta russa ottenne unimportante vittoria, riuscendo ad affondare la flotta turca presso
Sinope una vittoria sperata in precedenza dallo stesso Napoleone al fine di far rinsavire
il governo turco e farlo sui suoi passi. Ma sfortunatamente la vittoria avvenne in mare e
non sulla terraferma. Palmerston si dimise (14 dicembre), Russell minacci di seguirlo: le
flotte anglo-francesi, le quali avrebbero dovuto proteggere le navi ottomane, avevano
fallito come dichiar lo stesso Palmerston in sguito e la stampa anti-russa dipingeva
laccaduto come un grave affronto e spingeva per lentrata in guerra.
Il 12 dicembre Nesselrode ricevette la notizia della strategia anglo-francese: lo zar
decise di affidarsi alla Santa Alleanza, sperando nella neutralit armata austriaca e
prussiana. Invi, a tal proposito, Orlov a Vienna: limperatore Francesco Giuseppe I
(18301916) chiese il non intervento russo nei Balcani come condizione necessaria per
acconsentire alla richiesta (condizione che lo zar non poteva esaudire); la Prussia rifiut
un accord poich intendeva contrattare la propria neutralit con la Gran Bretagna in
funzione anti-francese e, conseguentemente, non poteva promettere nulla allo zar. Nel
frattempo, Clarendon (18001870) ministro degli Esteri si un alla posizione
decisionista di Palmerston, influenzato dalla reazione dellopinione pubblica: Aberdeen
avrebbe dovuto usare lavvenimento come pretesto morale per dichiarare guerra allo zar
e porre fine alla sua avanzata. Il 19 dicembre Napoleone propose lintervento congiunto
delle flotte anglo-francesi nel Mar Nero e la minaccia di agire da solo in caso di rifiuto
inglese fece capitolare la riluttanza del Primo Ministro britannico che accett,
permettendo il ritorno di Palmerston al governo.18
In Francia, per, la questione non aveva coinvolto lopinione pubblica appieno come
successo in Gran Bretagna e gli atteggiamenti ostili a una guerra combattuta nellinteresse
dellimperialismo britannico si diffusero anche nellentourage napoleonico posizione
condivisa in particolare dal ministro delle Finanze Bineau (18051855). Ci spinse
limperatore a cercare nuovamente la via diplomatica: scrisse direttamente allo zar
proponendogli il ritiro delle truppe russe dai Principati in cambio del ritiro della flotta
18 Taylor, op. cit., pp. 5760
15
anglo-francesi dal Mar Nero (29 gennaio 1854), mentre la Gran Bretagna che temeva di
perdere lalleato cercava di riportarlo verso la guerra. Lo zar, facilitando i propositi
britannici oramai orientati senza riserve alla guerra, ritir gli ambasciatori russi accreditati
presso Londra e Parigi, rompendo le relazioni diplomatiche con le potenze occidentali (16
febbraio) e rifiut la proposta francese, lultima possibilit di evitare lisolamento nel
sistema europeo, dopo il fallimento della missione di Orlov a Vienna. Napoleone non ebbe
altra scelta che unirsi allultimatum britannico (27 febbraio): se lo zar non avesse ritirato
le truppe entro sei giorni dai Principati, la guerra sarebbe cominciata automaticamente.
Le truppe inglesi furono mobilitate a fine febbraio e gi a marzo lidea di una guerra
per ristabilire la sovranit turca lasciava il campo a quella di una guerra europea contro lo
zar in buona parte dellestablishment britannico. Il 26 marzo, alla vigilia della
dichiarazione di guerra inglese, Aberdeen fece sapere alla regina di essere stato
trascinato in guerra da Palmerston, ma la sua posizione era oramai isolata. Aberdeen era
da sempre il ministro pi filo-russo del gabinetto inglese e, convinto dellimpossibilit che
i turchi attuassero le riforme, aveva come obiettivo primario il mantenimento della pace
ad ogni costo; sul fronte opposto Palmerston, il ministro pi russofobico che a partire
dalloccupazione dei Principati (considerato un motivo sufficiente per dichiarare guerra)
divenne sostenitore dellazione diretta contro lo zar; Russell privilegiava una posizione in
linea con Palmerston; Clarendon, partendo da una posizione conciliatrice fra le due parti,
si era sempre sempre pi avvicinato alla linea di condotta proposta da Palmerston. La
posizione del war party continu a rinforzarsi e, ora che aveva preso il sopravvento
allinterno del gabinetto inglese, la pace era destinata a diventare un vecchio ricordo che
da l a poco sarebbe stato completamente cancellato. 19 Lisolamento del Primo Ministro
inglese era completato dal fatto che la regina ora considerava la guerra necessaria e
conseguentemente, la mattina del 27 marzo, Clarendon pot leggere in parlamento la
dichiarazione con cui la Gran Bretagna entrava in guerra contro la Russia; il 28 marzo la
Francia fece lo stesso. Lascesa di Napoleone III, incrinando la Santa Alleanza, aveva
permesso alla rivalit anglo-russa di esplodere: iniziava la Guerra di Crimea e, con essa,
finiva il sistema che aveva permesso un periodo di pace in Europa durato quasi
quarantanni.
16
Capitolo III
1856: IL NUOVO ORDINE EUROPEO
Hegel nota in un passo delle sue opere che tutti i grandi fatti e i grandi personaggi della
storia universale si presentano, per cos dire, due volte. Ha dimenticato di aggiungere la
prima volta come tragedia, la seconda volta come farsa.1
K.Marx
Son giunchi che piegano le spade vendute: gi laquila dAustria le penna ha perdute. Il
sangue dItalia, il sangue polacco, bev col cosacco, ma il cor le bruci. Stringiamci a
coorte, siam pronti alla morte, siam pronti alla morte, lItalia chiam.
G. Mameli,
Il canto degli italiani (1847)
I.
l 25 febbraio 1856, verso luna del pomeriggio, a Quai dOrsay sede del ministero
degli esteri francese una folla festante accolse al grido di vive la paix e vive l
Empereur larrivo dei delegati dei governi riunitisi per discutere lassetto che lEuropa
avrebbe dovuto assumere dopo gli sconvolgimenti della Guerra di Crimea. Parigi, non pi
Vienna, si apprestava a divenire non solo il centro della diplomazia europea ma, grazie
alla Exposition Universelle conclusasi tre mesi prima, anche il centro della vita pubblica
europea: una vittoria di prestigio per Napoleone. Iniziate nellautunno precedente e
proseguite per tutto linverno, le trattative di pace erano state dirette dalla Francia e le
potenze avevano trovato, su gran parte delle questioni, un punto daccordo espresso in
quattro punti: la rinuncia da parte russa al protettorato sui Principati; la libera navigazione
a fini commerciali del Danubio; la revisione della Convenzione sugli Stretti (v. supra, cap.
II, par. II) attraverso la smilitarizzazione completa del Mar Nero (nonostante i tentativi del
nuovo zar, Alessandro II, di concordare lesclusione della citt di Nikolaev e del mar
dAzov); piena uguaglianza civile e religiosa per i cristiani che vivevano sotto il governo
della Porta. I Quattro Punti erano stati negoziati nel luglio 1854 da Boul e Drouyn de
Lhuys, rispettivamente ministro degli Esteri austriaco e francese, i quali in sguito
avevano stipulato un trattato vero e proprio per regolare leventuale entrata in guerra
austriaca. I britannici, dopo aver rifiutato di siglare i Quattro Punti (19 Luglio), avevano
accettato invece di firmare il trattato (29 Luglio); gli sviluppi della guerra avevano portato
per lAustria a rifiutarne la ratifica (5 Agosto). L8 agosto le potenze si erano scambiate
le note con cui avevano accettato i Quattro Punti, ritornando allaccordo iniziale.
Modificato in sguito, era stato inviato nella sua forma definitiva come ultimatum a San
1 Marx, Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte (Editori Riuniti, Roma 2001), p.45
17
Humayun (18 febbraio) da parte del sultano Abdlmecid che assicurava alle comunit non
musulmane residenti entro i confini dellimpero la piena uguaglianza religiosa e legale; i
diritti di propriet; laccesso allesercito e al servizio civile. Il nuovo decreto ribadiva i
princpi sanciti da un precedente decreto (Hatt-i Sharif, 1839) escludendo i riferimenti al
Corano; aggiungeva per altri elementi (ad es. la compilazione del bilancio annuale da
parte del governo; listituzione delle banche; la riforma della giustizia, attraverso la
promulgazione del codice civile e del codice penale; la riforma delle carceri, etc.) al fine
di modernizzare lamministrazione della Porta. Promulgato per evitare ulteriori
interferenze straniere negli affari della Porta, il decreto avrebbe dovuto essere escluso dal
Congresso di Parigi, ma non fu cos a causa dellopposizione russa. Le potenze avevano
discusso anche della questione polacca, poi abbandonata da Napoleone il quale
inizialmente aveva dato il suo supporto alla causa quando aveva capito che nessuna
potenza, Gran Bretagna compresa, avrebbe difeso le pretese di Czartoryski e ci avrebbe
ostacolato i suoi piani anti-austriaci; cos al congresso la questione non fu toccata. Agli
inizi di febbraio le potenze avevano, infine, firmarono i preliminari della pace.
Lunico nodo da scogliere al congresso riguardava la Gran Bretagna: Palmerston,
divenuto Primo Ministro, ordin a Clarendon di non accettare nientaltro che una
completa sottomissione della Russia alle condizione di pace britanniche. Al contrario, la
Francia come del resto il Regno di Sardegna non condivideva la posizione inglese:
Napoleone, il quale simpatizzava per la causa italiana e sperava di riprendersi Nizza e la
Savoia offrendo in cambio il Lombardo-Veneto al Piemonte, necessitava infatti la
neutralit armata della Russia in funzione anti-austriaca per le sue mire italiane, e
conseguentemente non poteva condividere la posizione inglese. Il maggior punto dattrito
fra le due potenze riguardava i confini della Bessarabia: Palmerston, supportato
dallAustria, chiedeva che la Russia non avesse alcun accesso al Danubio e che
rinunciasse alla regione; la Francia appoggiava lo zar nellidea di offrire Kars al suo posto.
Ma quando Orlov fu persuaso da Napoleone ad accettare un compromesso in base al
quale la Russia cedeva parte delle Bessarabia, incluso il delta del Danubio ma manteneva
il versante dei Carpazi che corre a sud-est della citt di Khotyn non vi furono pi
questioni lasciate in sospeso tra le potenze. I Russi furono, comunque, costretti a cedere
Kars, riuscendo in cambio a mantenere il controllo sui territori del Caucaso meridionale,
la cui sottrazione al controllo russo era stata richiesta dai britannici come ulteriore punto
da aggiungere ai quattro precenti (novembre 1855). Per quanto riguarda i Principati, le
potenze avevano opinioni discordanti e stabilirono solo la protezione delle potenze
europee sotto la sovranit nominale delle Porta; in un non ben determinato futuro,
sarebbero state indette elezioni per determinare la volont delle popolazioni interessate.
Una commissione avrebbe indagato i vari aspetti.4
Infine, la questione italiana. Il contributo alla guerra da parte piemontese era stato
limitato, nonostante avesse inviato 5.000 uomini in pi di quelli pattuiti: Cavour non
aveva interferito nelle decisioni delle operazioni militari, affidate al re e ai vertici militari,
che erano in questo modo rimaste slegate dagli obiettivi politici della partecipazione
piemontese alla guerra. La conclusione della guerra, con laccettazione dellultimatum da
parte russa, aveva riportato lAustria al centro della diplomazia europea: un colpo fatale
per lItalia era stato il commento di Cavour. Il conte era poi partito con Costantino Nigra
19
(18281907) per Parigi per prendere parte al congresso di pace, dopo il rifiuto di
DAzeglio (17981866) che temeva fossero applicate delle limitazioni alla partecipazione
piemontese ai negoziati di pace. Grazie alla mediazione britannica e francese, tale
evenienza non si verific, ma al congresso i tentativi di Cavour non andarono a buon fine:
lopposizione austriaca fu senza condizioni; le proposte riguardo la situazione italiana
trovarono lopposizione britannica (proposta di trasferire i duchi di Parma e Modena nei
Principati e lannessione dei loro territori al Regno di Sardegna, avanzata da Napoleone) o
quella francese (proposta di secolarizzazione del governo nelle legazioni pontifice,
appogiata da Clarendon che avrebbe voluta estenderla a tutto lo Stato Pontificio, discussa
l8 aprile). Cavour lasci Parigi alquanto deluso, e invero non aveva ottenuto risultati
concreti; non trascur per il fatto che, per la prima volta, la questione italiana era stata
presa in considerazione dalle potenze europee.5
Non essendoci, come visto, grandi nodi da sciogliere, bastarono solo tre sessioni del
congresso affinch il trattato fosse ufficialmente firmato il 30 marzo: gli articoli XXII
XXIV regolarono la questione dei Principati; la libera navigazione del Danubio fu
garantita dagli articoli XVXIX; gli articoli XXIV e i protocolli I e II regolamentarono
la questione degli stretti e del Mar Nero (la cui smilitarizzazione riguardo anche il
versante ottomano, non solo quello russo); infine, gli articoli XXXXI e XXX stabilirono
i cambiamenti di confine russo in Bessarabia e in Asia. Il trattato fu firmato dai
plenipotenziari delle potenze, compresa la Prussia ammessa alla firma del trattato
(malgrado lopposizione della Gran Bretagna, contraria allammissione di una potenza che
non aveva preso parte al conflitto alle trattative per la pace) in quanto firmataria della
Convenzione di Londra sugli stretti: Ali Pasci (18151871) firm per limpero ottomano;
Boul per lAustria; Cavour per il Regno di Sardegna; Clarendon per la Gran Bretagna;
Manteuffel (18091885) per la Prussia; Orlov per la Russia; e infine, Walewski per la
Francia. Alla firma del trattato seguirono scene di festa per le strade della capitale
francese, accompagnate da colpi di cannone a Les Invalides nel pomeriggio, fuochi
dartificio la sera e da una parate delle truppe francesi. Il congresso prosegu poi fino al 16
aprile, giorno in cui le potenze firmarono una dichiarazione che regolava il diritto
marittimo in tempo di guerra.
II.
Degli articoli stipulati tra le potenze, i numeri XXIIXXIV e XXIII furono i veri successi
del congresso: ridimensionando la potenza russa rispettivamente con la creazione di uno
stato cuscinetto contro la preponderanza russa (ma anche i progetti austriaci sul
Danubio) e la sottraendo del Mar Nero dalla sua influenza cambiarono i rapporti di forza
che si erano affermati con il Congresso di Vienna (181415). Il sistema affermatosi in
sguito ad esso variamente definito Concerto dEuropa, Sistema di Vienna o Sistema del
Congresso si bas, quasi per definizione, sullideale dellequilibrio di potenza: una
situazione in cui la distribuzione di capacit e risorse (politico-militari, economiche, etc.)
pi o meno paritetica tra le grandi potenza avrebbe fatto in modo che nessuna si fosse
trovata in una situazione di dominio sulle altre; e avrebbe generato una reciproca
deterrenza nei confronti di aspirazioni revisionistiche di alterazione dello status-quo. Ma
20
europeizzazione dellimpero turco che entr de iure nel sistema di relazioni europee: il
Trattato di Parigi, diversamente da quello siglato a Vienna, riconobbe espressamente la
Turchia, che venne quindi ammessa al Concerto dEuropa (art. VII). Leuropeizzazione
turca fu inglobata nel processo di pi ampio raggio a causa del quale leconomia
capitalista assunse, a partire dallinizio degli anni 50, una dimensione mondiale; grazie
allo sviluppo della ferrovia, delle navi a vapore e del telegrafo, nuovi mercati si
aggiunsero al vecchio mercato europeo, formando un unico mercato mondiale.
Esponendo i sudditi del sultano al contatto con militari, ingegneri, turisti, mercanti e
finanzieri provenienti dallEuropa che portarono con s nuove tecnologie e nuove idee
tale processo produsse effetti considerevoli tanto sul piano politico quanto su quello
economico. Gli investimenti diretti esteri crebbero, ma lo stessa sorte tocc
allindebitamento: la dipendenza delle finanze turche dai prestiti di banche e governi
europei aument esponenzialmente (ad es. i prestiti per finanziare la guerra e le riforme
passarono da 5 milioni di sterline nel 1855 allesorbitante cifra di 200 milioni nel giro di
circa ventanni!). Furono costruite ferrovi e telegrafi; la richiesta di notizie durante la
guerra port alla formazione di una qualche forma di opinione pubblica, espressa
attraverso i giornali, favorendo la formazione degli Yeni Osmanlilar (Giovani Ottomani,
gli antesignani dei Giovani Turchi), primo movimento nazionalista che si opponeva
apertamente allinfluenza occidentale nellimpero e in particolare al decreto Hatt-i
Humayun. Nonostante ci la nuova classe dirigente (meno dipendente della precedente
dalle potenze occidentali) era restia ad attuare le riforme religiose promesse;
atteggiamento consolidato a sguito delle reazioni violente nei confronti dei cristiani in
Bessarabia, Nablus e Gaza (1856), Giaffa (1857), Hegiaz (1858), Lebano e Siria (1860).
E nei Balcani, per, che si avranno le maggiori conseguenze della mancata capacit
di attuare le riforme da parte della Sublime Porta: in queste aree, come in molte altre poste
alla periferia dellimpero, luguaglianza tra musulmani e non rimase unutopia. Malgrado
i ripetuti inviti da parte di Canning prima della sua dipartita dalla capitale turca al governo
ottomano di fare il possibile per attuare le riforme promesse, le persecuzioni dei cristiani
continuarono per anni, mentre i governi locali corrotti e legati alle notabili e funzionari
musulmani tenevano i cristiani in una posizione subordinata, creando le condizioni
favorevoli allo sviluppo di rivolte contro i proprietari terrieri e di movimenti nazionalisti;
le conseguenze di ci saranno una lunga serie di guerre che culmineranno nella Prima
guerra mondiale.8
III.
La Russia era ovviamente si potrebbe dire la parte offesa dal trattato; meno scontata,
invece, la posizione francese. Napoleone, dopo lentusiasmo iniziale, cap che il
Congresso di Parigi non era stata loccasione da lui aspettata e si vide costretto ad
indossare, di nuovo, i panni del revisionista, sempre nei confronti del Sistema di Vienna.
Lalleanza sembrava quasi ovvia, se non fosse per il fatto che le visioni delle due potenze
erano incompatibili e, almeno in unottica di lungo periodo, destinata al fallimento: il
sogno di Napoleone di costruire una alleanza a tre che lo legasse sia alla Russia che
allInghilterra si scontrava con i progetti di Gorchakov (17981883), il quale divenuto
22
ministro degli Esteri (maggio 1856) e fautore della realpolitik pensava che lobiettivo
russo, oltre quello di non immischiarsi in alleanze di principio, fosse quello di separare
la Francia dallAustria e dallInghilterra. Questultimo aspetto era il pi ostico, nonostante
nellentourage francese la posizione anti-britannica fosse condivisa da alcune personalit
di spicco tra cui Morny (18111865), al tempo ambasciatore francese presso San
Pietroburgo.
Proprio su consiglio di questultimo, la Russia ricorse a ogni tipo di cavillo tecnico
riguardante linterpretazione del trattato (in particolare lart. XX) allo scopo di incrinare
lallenza tra le potenze vincitrici della guerra: in maggio rivendic la propriet di un faro
sullIsola dei Serpenti, nel Mar Nero, e in seguito anche quelle delle cittadine di Bolgrad e
Nuova Bolgrad, oltre che del lago Yalpuh, sulle cui rive Nuova Bolgrad sorgeva. In
gennaio venne convocata una conferenza a Parigi e la questione venne in breve tempo
risolta: si stabil che lIsola dei Serpenti sarebbe rimasta alla Turchia, Nuova Bolgrad
ceduta alla Moldavia e la Russia compensata modificando i confini in Bessarabia. La
Francia vot a favore dello zar, dopo essersi assicurato il voto contrario di Cavour (1810
1861); limperatore francese non acconsent, ad ogni modo, a firmare un accordo con lo
zar accordo appoggiato, oltre che da Morny, anche dal ministro degli Esteri Walewski
(18101868) ma osteggiato da Persigny, divenuto nel frattempo ambasciatore francese a
Londra, intimorito dalla possibilit di incrinare lalleanza con la Gran Bretagna. 9
Nonostante ci, la vicenda fu una vittoria russa. Nei mesi successivi, infatti, i contatti
franco-russi si intensificarono: dopo aver ricevuto suo fratello il granduca Costantino
(18271892), ministro della Marina Napoleone incontr anche lo zar Alessandro II a
Stoccarda (settembre 1857) per discutere le posizioni reciproche; dopo essersi incontrato
con Cavour a Plombires (v. infra, par. IV), suo cugino Gerolamo (18221891), viaggi
fino a Varsavia (2830 settembre 1858), dove incontr lo zar e i due festeggiarono il
raggiungimento dellentente. Tuttavia le posizioni russe e francesi erano divergenti:
quando Gerolamo chiese sino a che punto la Francia potesse contare sullappoggio russo,
il ministro degli Esteri Gorchakov rispose che la Russia non avrebbe dichiarato guerra
solo per rassicurare limperatore francese riguardo la cooperazione franco-russa. Lo zar,
come ebbe modo di comunicare a Balabin (18111864), segretario dellambasciatore
russo a Parigi, Kiselev (17881872), sperava di appianare le divergenze.
Quando lammiraglio La Roncire Le Noury (18131881) propose, durante un
viaggio a San Pietroburgo, due trattati concernenti la condotta russa durante e dopo la
guerra in Italia, le divergenze franco-russe furono pi chiare: lo zar era disposto ad
accettare solo il primo trattato, in cui si stabiliva che la Russia avrebbe concesso la sua
neutralit armata in cambio dellopposizione francese alle clausole sul Mar Nero del
Trattato di Parigi; lo zar avrebbe assicurato la neutralit prussiana, la Francia avrebbe fatto
lo stesso con la Gran Bretagna. Gli incontri proseguirono: Costantino, il quale voleva
ritagliarsi una posizione autonoma nellelite politica russa, visit Parigi in incognito (19
22 dicembre); Napoleone nel frattempo scriveva allo zar (22 dicembre) che la guerra
italiana (v. infra, par. IV) sarebbe cominciata probabilmente in maggio e Brunnow (1797
1875), ambasciatore russo a Londra, faceva sapere che lInghilterra non aveva intenzione
di entrare nel conflitto, raccomandando allo zar di concludere lallenza con limperatore
francese. Nel frattempo, in Francia, Walewski veniva a conoscenza della trattativa segreta
23
intessuta da Napoleone con lo zar; limperatore francese lo aveva escluso dalle trattative
per la sua opposizione ai piani italiani, ma ora ne rifiutava le dimissioni. Il ministro degli
Esteri, diffidente nei confronti dei russi e del loro atteggiamento poco limpido nelle
trattative diplomatiche, decise di inviare un telegramma a San Pietroburgo in cui chiedeva
di fermate le trattative; le relazioni franco-russe caddero in un silenzio che non prometteva
nulla di buono.
Ma Napoleone era di diverso avviso: invi un messaggio politico fin troppo chiaro
allAustria quando espresse allambasciatore austriaco a Parigi, Hbner (18111892), il
suo dispiacere per il deterioramenteo dei rapporti tra i due Paesi (1 genneio 1858). Un
messaggio che, per, non venne recepito, stessa sorte toccata poi in gennaio allincontro
tra Kiselev e limperatore francese: un tentativo mal riuscito di mascherare la fine
dellentente per il diplomatico austriaco; il contrario nella realt. Il 3 marzo infine
laccordo fu finalmente raggiunto: la Russia concedeva la sua neutralit nella guerra
franco-austriaca e si impegnava a non opporsi allingrandimento territoriale dei Savoia, a
patto che ci avvenisse nel rispetto dei diritti dei regnanti non coinvolti nel conflitto; le
due potenze, alla conferenza di pace che sarebbe seguita alla guerra, avrebbero promosso
la modifica dei trattati nellinteresse di entrambe le potenze. 10
IV.
Poco dopo la fine del congresso, in Italia la situazione volgeva in senso favorevole al
Piemonte: il Re Galantuomo era stato invitato ad assumere la direzione del movimento
nazionale e tra gli aderenti al programma, proposto dal partito repubblicano, tramite
Daniele Manin (18041857), sul Diritto (26 settembre 1855), figuravano anche molti
delusi dal mazzinianesimo. La posizione di Mazzini si era andata sempre pi indebolendo
a causa della mancanza di risultati concreti e dei costi umani della sua azione politica; al
contrario Cavour aveva mostrato un interesse verso gli esuli (sia nei confronti di coloro i
quali si erano stabiliti in Piemonte sia dei residenti allestero) i quali a loro volta
cominciavano a vedere nel Piemonte lunica soluzione realistica alla questione italiana. La
prospettiva di porre Luciano Murat (18031878) sul trono napoletano caldeggiata da
alcuni patrioti come Saliceti (18041862), autore di un pamphlet nel 1855 in cui si
sosteneva la validit della proposta murattiana aveva generato un vivace dibattito nel
movimento nazionale, dove ai sostenitori della proposta (Trinchera, Bianchi Giovini,
Montanelli) si opponevano i detrattori (Cosenz, De Sanctis, Pisacane, Mazzini, Manin, La
Farina). Dalla questione napoletana il discorso si era spostato alla questione italiana; e
dalla vicenda la posizione piemontese usc rafforzata, grazie anche alla propaganda
unitaria di Manin da Parigi.11
Sul piano internazionale la situazione era pi complessa: Cavour aveva attaccato
lAustria in un discorso tenuto alla Camera (6 maggio 1856), provocando la reazione di
Vienna; delle posizioni delle altre potenze il conte aveva ben chiaro solo il fatto che
lappoggio di cui godeva era limitato, circostanza che Brofferio (18021866) aveva
sottolineato in un discorso alla Camera il 7 Maggio. Cavour non era legato a soluzioni
rigide per la questione italiana: la situazione presentava tante incognite (ad es. i rapporti
con Mazzini, la presenza del Papa a Roma, le posizioni delle altre potenze, etc.) che,
24
incrociandosi, avrebbero potuto dar luogo agli esiti pi disparati. Il punto di partenza era
cacciare gli Austriaci; la Francia lovvio alleato.
La penisola italiana era una sorta di ossessione per Napoleone che, a guerra ancra in
corso, aveva detto a Cavour di comunicare per iscritto a Walewski ci che credete io
possa fare per il Piemonte e per lItalia (8 dicembre 1855). Pur desideroso di rovesciare
definitivamente ci che rimaneva del Sistema di Vienna, dopo che i due pilastri su cui si
reggeva (ovvero la Santa Alleanza e legemonia anglo-russa) erano venuti meno,
limperatore francese manteneva una posizione pi complessa di quella che potrebbe
sembrare di primo acchito: latteggiamento verso lItalia era benevolo, e invero si era
dimostrato disponibile a fare qualcosa al riguardo; daltro canto si era apprestato ad
aggiungere che lunificazione italiana est impossible, prospettando come soluzione al
problema la formazione di una confederazione sul modello di quella tedesca. Durante il
Congresso di Parigi non cerano per stati risultati tangibili riguardo la questione italiana
a causa dellimpossibilit di fare passi in tal senso senza compromettere i rapporti con
lAustria (v. supra, par. I). Ci che limperatore non poteva permettersi, almeno in quel
tempo. Dopo Parigi la situazione era per cambiata: lAustria era isolata e diversamente
dalla Gran Bretagna, la quale voleva affrontare la situazione italiana attraverso le riforme,
la Francia era disposta, a tempo debito, a intraprendere iniziative radicali in Italia. E in
questo senso determinanti erano i rapporti con le altre potenze europee, Russia e Prussia
in particolare.12
La prima occasione in cui si manifestarono le difficolt a cui Cavour andava incontro
fu il congresso promosso per risolvere la questione della propriet dellIsola dei Serpenti e
della citt di Bolgrad (v. supra, par. III). Davanti allopposizione anglo-francese riguardo
latteggiamento da tenere nei confronti dellapplicazione del trattato, Cavour aveva tenuto
un atteggiamento conciliatore proponendo di assegnare i territori alla Russia ma di
riconoscere la validit della posizione inglese dal punto di vista del diritto; la soluzione,
che non piacque a Clarendon, provoc il deterioramento dei rapporti anglo-sardi. E al
primo intoppo segu poco dopo la questione dei Principati, in cui la convocazione di due
assemble straordinarie (divan ad hoc) era stata fin da subito caratterizzata dallo scontro tra
unionisti e non, sia a livello locale che a livello internazionale. Alle potenze contrarie
allunione si opponevano quelle favorevoli: le prime erano tali giacch uno stato unitario
avrebbe indebolito la sovranit ottomana e favorito la Russia (Gran Bretagna e Turchia) o
avrebbe riconosciuto in modo risonante il principio di nazionalit (Austria); le seconde
invece appoggiavano i nazionalisti romeni in funzione anti-austriaca (Russia, Francia,
Piemonte). Il sostegno dato da Cavour alla richiesta di Thouvenel (18181866) di
annullare le (poco attendibili) elezioni tenutesi tra il 19 e il 21 luglio 1857 provoc la
reazione inglese: Clarendon accus il ministro piemontese di applicare due pesi e due
misure, appoggiando il principio di nazionalit nei Principati ma non in Italia. Da ultimo,
lintervento di Napoleone il quale voleva mantenere dei buoni rapporti con la Gran
Bretagna risolse la situazione: le elezioni del divan di Moldavia vennero annullate;
limperatore rinunci allunione dei Principati (Patto di Osborne, agosto 1857). 13
Le due questioni avevano dimostrato un ulteriore fatto: lisolamente austriaco. Boul
tendeva verso unalleanza anglo-austro-francese; e nonostante lobiettico austriaco fosse
unillusione, limperatore che si era recato in Italia, sostando nella penisola dal 25
25
novembre 1856 al 10 marzo dellanno seguente aveva adottato diverse misure (revoca
dei sequestri, separazione del governo civile da quello militare nel Lombardo-Veneto, il
congedo di Radetzky, etc.) in tal senso. Ma era stato proprio latteggiamento austriaco ad
evitare che le concessioni si trasformassero in un atto contrario agli interessi piemontesi:
Giacomo Plezza (18061893), recatosi a Milano, era stato espulso dalla polizia austriaca
(15 gennaio 1857); Boul, probabilmente su invito dello stesso imperatore, a sguito di
alcuni fatti spiacevoli (tra cui la consegna di una medaglia a Cavour da parte del Ducato di
Modena in ricordo dellanessione nel 48; lofferta al municipio di Torino di un
monumento allesercito sardo da parte degli esuli milanesi; un articolo di giornale di
Bianchi Giovini sullUnione in cui veniva lodato Agesilao Milano, un militare che aveva
attentato alla vita di Ferdinando II, etc.), aveva inviato al conte Paar il rappresentante
austriaco a Torino una nota in cui si accusava il governo piemontese di essere
connivente con la stampa nellincitare al regicidio e allinsurrezione (10 febbraio). Cavour
aveva risposto con un dispaccio, inviato al marchese Cantono, negando che vi fossero
legami tra la stampa e il governo piemontese; Vienna, di conseguenza, aveva ordinando il
ritiro del delegato austriaco da Torino (22 marzo) e il giorno dopo Cavour aveva fatto lo
stesso, ordinando al rappresentante piemontese di ritornare in Italia. E lazione austriaca
aveva causato lo sdegno delle potenze europee, accentuando maggiormente lisolamento
dellimpero asburgico.
Poco dopo la fine della vicenda austriaca, Cavour aveva dovuto affrontare il
problema Mazzini: qualche giorno dopo la partenza di Pisacane (18181857), partito
per liberare il Mezzogiorno (Spedizione di Sapri), lApostolo aveva tentato
uninsurrezione a Genova, che era per stata revocata dallo stesso poco dopo (29 Giugno);
e nel frattempo era fallito anche il moto avviato a Livorno. Nella concitazione che aveva
accompagnato gli sviluppi della vicenda, la pubblicazione della notizia di un attentato
organizzato dagli insorti contro la sua persona aveva scatenato la reazione di Napoleone:
il governo sardo deve sapere che, [...] se non trova la maniera di arrestarlo [Mazzini], lo
si accuser di connivenza recitava il telegramma inviato dal governo francese a Torino.
La versione pi accreditabile della vicenda che Rattazzi fosse stato informato della
spedizione di Pisacane, e il governo sardo lavesse tollerata per i propri fini; ma quando le
autorit avevano capito che linsurrezione a Genova mirava a rovesciare il governo,
avevano adottato le misure necessarie a far s che Mazzini vi rinunciasse. 14
La necessit di azioni concrete, che appartenevano al repertorio mazziniano pi che a
quello del conte piemontese, aveva spinto Cavour ad avvicinarsi a Mazzini; il quale a
partire dal maggio del 1856 era venuto in contatto con esponenti del partito moderato. Il
leader piemontese era ben conscio dei pericoli che una tale collaborazione, per quanto
segreta e cauta fosse, comportava sul piano internazionale, come linsurrezione a Genova
aveva dimostrato: dopo lepisodio i rapporti fra i due leader tornarono tesi. La posizione
mazziniana era gi in crisi e gli ennesimi fallimenti del movimento democratico
accreditarono ulteriormente la posizione filo-piemontese che, caldeggiata da La Farina
(18151863), il quale da settembre 1856 aveva intensificato i rapporti con Cavour, aveva
visto un nuovo sviluppo favorevole con ladesione in maggio di Garibaldi al progetto del
patriota siciliano di trasformare le idee di Manin in un progetto concreto. Da l a poco
venne formata la Societ Nazionale (Agosto 1857), riconosciuto dal governo piemontese e
26
V.
Felice Orsini (18191858) era un rivoluzionario che aveva preso parte a vari moti
insurrezionali in Italia; trasferitosi in Inghilterra, aveva raggiunto nellisola una grande
fama grazie alla pubblicazione di due libri, The Austrian dungeons in Italy (1856) e
Memoirs and adventures written by himself (1857), entrambi tradotti in inglese. Di ideali
mazziniani, aveva preso una strada autonoma dallApostolo, il quale lo accusava di
sostituire il culto della personalit agli ideali del proselitismo politico e della
cospirazione. Dopo il fallimento dei moti del 184849, Orsini aveva bisogno di un coup
de thtre per riportare la causa italiana alla ribalta nel dibattito politico internazionale:
scelse il regicidio come metodo dazione e Napoleone come vittima, reo di aver ucciso
la Repubblica Romana, tradendo gli ideali della Carboneria. Cos, la sera del 14 gennaio,
mentre limperatore si recava allOpra in rue Le Peletier assieme alla moglie, armato di
bombe al fulminato di mercurio e coadiuvato da Andrea Pieri (18081858), Antonio
Gomez (18291887) e Carlo di Rudio (18321910), tent di ucciderlo. Lattentato che
lasci illeso Napoleone e la moglie provoc almeno dodici morti e pi di centocinquanta
feriti. Lopinione pubblica fu colpita dallaccaduto fin da subito: dapprima la reazione fu
negativa ma, a sguito della pubblicazione di due lettere scritte dallo stesso Orsini,
latteggiamento divent favorevole alla causa italiana, mettendo in secondo piano la
carneficina. Al costo della sua stessa vita, Orsini era riuscito nel suo intento. 16
Il gesto ebbe effetti immediati: lalleanza con la Gran Bretagna si incrin poich,
dopo le dimissioni di Palmerston, sfiduciato alla Camera dei Comuni (19 febbraio) sulla
proposta di misure pi severe nei confronti dei cospiratori stranieri, il nuovo governo tory
guidato da Derby parteggiava per la politica austriaca; e allo stesso modo il gesto si
ripercosse anche sulle relazioni con il regno sabaudo. La Tour dAuvergne (18231871)
chiese lespulsione dei rivoluzionari e misure restrittive sulla libert di stampa, trovando
sulla seconda richiesta il netto rifiuto di Cavour; il quale divenne pi inquieto quando
Napoleone, tramite il generale Della Rocca (18071897), comunic al governo sardo che
si vedeva costretto ad avvicinarsi allAustria a causa del rifiuto piemontese. Unalleanza
franco-austriaca, a cui gli eventi avrebbe garantito una marcata impronta anti-italiana,
avrebbe nullificato lintero operato del conte; e giacch i rapporti con la Gran Bretagna si
erano allentati, Cavour non poteva permettere che la situazione si sviluppasse in questo
senso. Una lettera del re piemontese, scritta in toni confidenziali, letta dallimperatore
francese risolse la situazione: Della Rocca present la lettera a Napoleone, fingendo che il
gesto fosse una sua iniziativa personale; limperatore, rimasto colpito dalle parole del re,
rispose con toni rassicuranti e sopratutto fece pervenire la seconda lettera di Orsini al
27
governo piemontese affinch venisse pubblicata (la prima era stata letta durante il
processo). Il suo gesto era dovuto alle sue mire italiane e una prima reazione emotiva non
avrebbe potuto fermarle.
L11 luglio il conte lasci la capitale piemontese, ufficialmente per recarsi in
Svizzera; era diretto invece a Plombires, una piccola cittadina nel Nord-Ovest della
Francia, dove incontr segretamente Napoleone (21 Luglio). Laccordo raggiunto tra
Napoleone e Cavour prevedeva che lItalia cacciati gli Austriaci diventasse una
confederazione di stati, posta sotto la guida spirituale dal Papa. Tale confederazione
sarebbe stata formata da un Regno dellAlta Italia guidato da Vittorio Emanuele, il quale
avrebbe esteso i suoi possedimenti sino a comprendere i territori austriaci fino allIsonzo,
le Legazioni pontificie e i Ducati di Parma e di Modena; un Regno dellItalia Centrale
comprendente il Gran Ducato di Toscana e i rimanenti stati del Papa; Roma e i territori
circostanti, che sarebbero rimasti al Pontefice; il Regno delle Due Sicilie, che avrebbe
confermato i suoi confini. I due raggiunsero anche un accordo di massima su un prestito al
governo piemontese; pi complessa invece la questione della gestione della guerra. Se
parve plausibile che lannessione di Massa e Carrara da parte piemontese potesse
trasformarsi nel casus belli di cui entrambi erano in cerca, la gestione delle operazioni
militari trov le parti discordanti. Da un lato Cavour su indicazione di La Marmora
prospett limpiego di 80.000 uomini per parte, in un conflitto localizzato nel LombardoVeneto, dallaltro Napoleone avanz la proposta di impiegare 300.000 uomini (per due
terzi francesi) ed eventualmente marciare su Vienna se levoluzione del conflitto lavesse
richiesto. Da ultimo si discusse delle richieste francesi: Savoia, Nizza e il matrimonio di
Clotilde (18431911), la figlia di Vittorio Emanuele II, con Gerolamo. Cavour acconsent
alla cessione della Savoia ma non di Nizza, facendo s che la decisione venisse rinviata; la
questione matrimoniale, che aveva avuto un primo sviluppo positivo in maggio con i
viaggi di Nigra a Parigi e di Conneau (18031877) a Torino, si concluse invece con una
stretta di mano tra Napoleone e Cavour, a dispetto del fatto che questultimo avesse
avanzato dei dubbi sulla moralit del cugino dellimperatore e sulla giovane et della
principessa.17
Tornato a Torino, Cavour invi Nigra a Parigi e la vicenda ebbe ulteriori sviluppi: il
diplomatico italiano venne informato delle trattative franco-russe e, dopo il viaggio di
Gerolamo a Varsavia, Napoleone ribad la sua fiducia nellintesa con lo zar (v. supra, par.
III). A ci si aggiungeva il fatto che la Russia aveva migliorato i suoi rapporti con il
Piemonte dopo la fine della guerra: il nuovo charg piemontese era stato accolto
calorosamente da Gorchakov, il quale aveva parlato a proposito dei rapporti sardo-russi di
incomprensioni; Costantino aveva poi incontrato Cavour a Villafranca, durante il suo
viaggio a Parigi nel 1957 (v. supra, par. III), e aveva concluso unaccordo in cui si
stabiliva che il Regno di Sardegna avrebbe messo a disposizione dei Russi una stazione di
rifornimento carburante nella stessa baia. Il ministro piemontese, che ai tempi della
Guerra di Crimea aveva riposto le speranze dellunificazione italiana nella mani della
Francia e Gran Bretagna, e che ora pensava che il successo piemontese dipendesse dal
ruolo russo nella faccenda, era poi stato rassicurato durante un viaggio a Baden-Baden
in cui aveva incontrato il re del Wrttemberg e il principe reggente di Prussia dalla
granduchessa Elena Pavlovna, influente zia dello zar, dellappoggio russo in caso di
28
gennaio da parte di Napoleone e Walewski e due o tre giorni dopo da parte di Cavour e del
re (fatti per antedatare rispettivamente al 12 e al 16 per evitare che lalleanza fosse messa
in relazione al matrimonio di Clotilde e Gerolamo del 30 gennaio). Il trattato, che
includeva molte delle clausole a cui Cavour si era opposto, prevedeva che il Piemonte
cedesse Nizza e la Savoia alla Francia; che le spese militari fossero a carico del nuovo
Regno dellAlta Italia (nulla si diceva a proposito degli altri Stati eccetto il mantenimento
della sovranit del Papa, senza che venissero precisati i confini che lo Stato Pontificio
avrebbe assunto); che il Piemonte fornisse 100.000 uomini per la guerra in supporto ai
200.000 francesi; che il comando delle operazioni fosse affidato a Napoleone o a un suo
designato; e che lentrata in guerra francese fosse subordinata a un atto aggressivo da
parte austriaca. Inoltre, dopo aver presentato e fatto approvare alla Camera la richiesta di
un prestito di 50 milioni (4 febbraio) e aver trovato lopposizione dei banchieri parigini
alla richiesta di prestito, Cavour e Lanza (18101882) aprirono la pubblica sottoscrizione
del prestito da cui ricavarono il denaro di cui necessitavano.
In contemporanea Napoleone fece pubblicare un opuscolo, scritto dallo stesso con la
collaborazione di La Guronnire (18171875) e di Rendu (18241903), intitolato
Lempereur Napolon III et lItalie (4 febbraio) in cui si indicava come soluzione della
legittima questione italiana la formazione di una confederazione di Stati (tra cui il
Lombardo-Veneto indipendente dallimpero austriaco) presieduta dal Papa e,
conseguentemente, la revisione del Trattato di Vienna da promuovere non con la forza ma
attraverso lopinione pubblica (che invece fu reag negativamente al pamphlet).21
Diversamente da Napoleone, il ministro degli Esteri Walewski non vedeva di buon
occhio le ambizioni italiane; dopo aver cercato di boicottare lentente con la Russia (v.
supra, par. III), cerc di risolvere la vicenda coinvolgendo la Gran Bretagna.
Accondiscendendo alla sua richiesta, Cowley (18941884) ambasciatore inglese in
Francia si offr come mediatore della vicenda e, dopo aver colloquiato con limperatore
francese, si trasfer nella capitale austriaca (febbraio 1859), dove trov Boul e
limperatore Francesco Giuseppe I ben disposti nei confronti del piano da lui proposto,
anche se non realmente intenzionati ad accettarlo: infatti, mentre il ministro austriaco
faceva sapere al diplomatico inglese che era disposto rinunciato, se richiesto, ai trattati del
1847 con gli stati italiani (ma non al diritto di interferenza in cambio della
neutralizzazione del Regno di Sardegna come previsto dalla proposta di Cowley),
limperatore scriveva segretamente a questultimi di non avanzare pretese simili.
Malmesbury aveva ottenuto, dopo varie sollecitazioni, la promessa da parte di Cavour di
dichiarare di non essere interessato ad attaccare lAustria; il conte si era per affrettato ad
aggiungere che la minacciosa presenza austriaca, che si estendeva oltre i limiti fissati dai
Trattati di Vienna e che aveva inviato il II corpo darmata in Italia, richiedeva la massima
attenzione. Il 9 marzo Cavour, contrariamente a quanto promesso, annunci il richiamo di
30.000 uomini dal congedeo. Intanto Napoleone aveva fatto marcia indietro: il 4 marzo
dichiar a Nigra che le circostanze non permettevano pi di cominciare la guerra (la quale
sarebbe stata perci rimandata alla primavera dellanno seguente) e, il giorno successivo,
sul Moniteur, pubblic un articolo in cui chiariva che il trattato stipulato con il
Piemonte avesse esclusivamente carattere difensivo. Lo stesso giorno Gerolamo,
contrariato per la linea politica adottata dallimperatore, si dimise. Immediatamente
30
Cavour comunic a Nigra la nuova strategia da adottare per porre rimedio al gesto di
mala fede dellimperatore francese: mentre Napoleone avrebbe calmato lopinione
pubblica e la diplomazia internazionale utilizzando un linguaggio pacifico,
latteggiamento risoluto da parte piemontese avrebbe reso il conflitto inevitabile.
A partire dal 1857 le trattative franco-russe erano proseguirono fra alti e bassi e le le
due potenze, pur avendo raggiunto un accordo, non condividevano posizioni identiche (v.
supra, par. III). Difatti, due giorni dopo la firma dellaccordo, in contemporanea con il
ritorno in Francia del diplomatico inglese, lo zar aveva chiesto a Kiselev di convicere
Napoleone a promuovere un congresso europeo per discutere la questione italiana: lo
scopo del congresso era evitare che la Russia fosse coinvolta in una vicenda di cui voleva
rimanere uno spettatore esterno (anche se Kiselev sperava di evitare la guerra del tutto
poich il conflitto avrebbe inevitabilmente incorporato princpi rivoluzionari che
sarebbero potuti essere applicati anche in Polonia) e ridurre linfluenza austriaca in Italia,
infliggendo un duplice colpo alla due potenze da cui la Russia, per motivi diversi, si
sentiva tradita. Le posizioni britannica e prussiana erano le incognite: la Gran Bretagna,
pur divisa fra interventisti e isolazionisti, era restia a immischiarsi in un conflitto che
avrebbe trovato lopposizione dellopinione pubblica, nonostante parte del governo e la
regina erano propensi a unallenza con la Prussia; nello stato confederale, infatti, il futuro
re Guglielmo I (17971888) diventato reggente del regno a causa della malattia del
fratello aveva ripudiato la posizione ultra-conservatrice di Federico Guglielmo IV e
sostituito il ministero Manteuffel (5 Novembre), di cui non condivideva il carattere
repressivo, con un governo presieduto da Sigmaringen (18111885) e con Schleinitz
(18071885) agli Esteri, dando inizio a una nuova era (un misto di conservatorismo
moderato del partito del Wochenblatt e di vecchi liberali dellopposizione negli anni
50). Seppur in linea per quanto riguarda le questioni principali, Guglielmo aveva una
posizione diversa da quella del fratello per quanto riguarda la politica estera: oltre ad aver
appoggiato il piano Radowitz nel 1850 e aver considerato la capitolazione di Olmutz una
sconfitta disonorevole, il suo interesse nellunificazione tedesca era pi duraturo di quanto
fosse stato quello del fratello (v. infra, cap. IV). Convinto che la Prussia fosse destinata a
conquistare la Germania, considerava lavvenimento una questione di tempi e di modi
(bisognava privilegiare gli aspetti di unificazione come lo Zollverein piuttosto che la
violenza); sospettoso della politica austriaca, il suo obiettivo principale nel breve periodo
consisteva nella riorganizzazione dellesercito prussiano e di quello confederale, oltre alla
divisione delle forze armate confederali in due commandi, austriaco e prussiano) per far
fronte alle debolezze militari della confederazione. Il grande supporto ricevuto da
moderati e liberali nelle elezioni del novembre 1858, a cui si aggiunse il sostegno dato a
questi ultimi dai leader radicali (corrente politica quasi estinta dal panorama tedesco)
complevano il quadro politico favorevole. Proprio questultimo aspetto unito al pericolo
della politica franco-russa spinsero il governo a riavvicinarsi al Regno Unito e
allAustria, una decisione liberale e popolare appoggiata anche dallopposizione
conservatrice.22 Bismarck pp. 77-8
Il 18 marzo la proposta russa fu formalmente avanzata e il giorno seguente fu
accettata dalla Gran Bretagna, la quale pretese che al congresso non si affrontassero le
questioni riguardanti la modificazione dei trattati del 1815 e i possedimenti austriaci in
31
italia. Pochi giorni dopo, lAustria si dichiar disposta a prenderne parte a condizione che
il Piemonte disarmasse, che non si parlasse delle questioni dello Stato Pontificio e che
fossero invitati gli altri Stati italiani (tranne il Regno di Sardegna). La Francia, che aveva
gi fatto sapere la sua posizione favorevole al congresso, comunic al Piemonte che questi
era stato escluso dal congresso e che la Gran Bretagna gli suggeriva di disarmare in
cambio di una garanzia anglo-francese contro un attacco austriaco (21 marzo). Cavour
and su tutte le furie; limperatore francese, su pressione di Nigra e di Gerolamo, lo invit
a Parigi (26 marzo). Napoleone gli ribad quanto scritto in precedenza: limpossibilit di
rispettare il piano originario a causa delle indiscrezioni fatte trapelare dai piemontesi.
Cavour rispose che il Piemonte era disposto a disarmare a condizione che fosse ammesso
al congresso su un piano di perfetta uguaglianza con le altre potenze; una volta iniziato il
congresso lobiettivo sarebbe stato di mettere in evidenza lintransigenza austriaca,
ottenendo lo sgombero delle Romagne e lannullamento dei trattati con gli Stati italiani
(che avrebbero dovuto, inoltre, adottare istituzioni rappresentative e unirsi al Piemonte in
una confederazione). La proposta fu bocciata quasi in toto da Walewski. La tensione di
Cavour sal a livelli altissimi.
Nel frattempo, Malmesbury aveva ottenuto ladesione da parte austriaca; la quale per
rimaneva legata al preventivo disarmo piemontese, che Cavour continuava a rifiutare. Il
ministro inglese cerc di trovare un punto di incontro proponendo di accontentarsi di
unadesione di principio delle potenze al disarmo generale, trovando per la rigida
opposizione di Boul che rimaneva legato alla richiesta di disarmo piemontese. Il 10 aprile
una nuova proposta inglese, che prevedeva il disarmo generale da attuare allinizio del
congresso, fu accolta dallAustria a condizione che ci avvennisse prima dellinizio della
conferenza. La questione rimaneva in sospeso. Tre giorni dopo il ministro degli esteri
britannico telegraf a West (18271908), charg dAffaires a Torino, che lInghilterra non
avrebbe preso parte al congresso, al pari dellAustria e della Francia, se il Piemonte non
avesse disarmato. Il 16 aprile West e Brassier de Saint Simon (17981872) incontrarono
Cavour, che chiese ulteriori specificazioni sulle richieste dei rispettivi governi:
Malmesbury e Bernstorff (18091873), lambasciatore prussiano a Londra, convennero
che la richieste si limitava ad unadesione di principio. La proposta arriv a Cavour
quando il conte aveva gi consegnato la nota con la posizione piemontese ai diplomatici
inglese e prussiano, la quale prevedeva la rinuncia a chiamare le riserve, a mobilitare
lesercito e a muovere le truppe dalla posizione difensiva; ladesione al disarmo a
condizione che il Piemonte fosse ammesso al congresso in condizione di parit alle altre
potenze. E alla richiesta dei due diplomatici di adesione piemontese al principio di
disarmo, Cavour ribad che era subordinata al fatto che il Piemonte prendesse parte al
congresso in posizione di parit con le altre potenze.
La vicenda era entrata in una nuova fase: Walewski, pressato dagli inglesi, aveva
sottoposto a Napoleone la richiesta di prendere parte alla domanda di disarmo piemontese;
limperatore invece rispose che avrebbe invitato il governo di Torino a disarmare a
condizione che gli Stati italiani fossero ammessi al congresso in posizione di parit con le
altre potenze. Malmesbury avanz una controproposta, la quale prevedeva che il disarmo
fosse regolato da una commissione di sei membri (uno sardo e uno per ciascuna grande
potenza) e che gli Stati italiani fossero ammessi al congresso in un secondo tempo;
32
Walewski rispose che se lultimo punto fosse stato rispettato, avrebbe invitato il governo
di Torino a disarmare.23
Il 18 marzo, Walewski invi un telegramma a Cavour, consigliandogli di aderire al
disarmo generale con ammissione al congresso (ore 12.00); la richiesta venne poi
rinnovata alle 15.45 a nome dellimperatore. Alle 17.00 Cavour rispose, ribadendo la
richiesta piemontese di ammissione al congresso in condizione di parit con le altre
potenze e la stessa posizione fu confermata in un successivo telegramma inviato da La
Tour al governo francese (ore 20.00). Ma, mezzora dopo, Walewski telegraf a Cavour
ladesione francese alla richiesta di disarmo preventivo e aggiunse che la condizione di
parit non era possibile perch non si sarebbe acconsentito a riconoscere alla Sardegna lo
status di grande potenza; e ribad quanto detto in un secondo telegramma (ore 21.45).
Alluna e mezza di notte dAquin, primo segretario della legazione francese, consegn i
telegrammi a Cavour; il giorno dopo, a sguito di un consiglio dei ministri, il conte,
oramai deciso ad arrendersi, invi a DAzeglio un telegramma contenente la formula
ufficiale della resa: poich la Francia si unisce allInghilterra per chiedere al Piemonte
il disarmo preliminare, il governo del re [...] dichiara di essere disposto a subirlo.
DAzeglio telegraf a Cavour che nel dibattito alla Camera dei Comuni la sua reputazione
era cresciuta, mentre Gerolamo dipinse la vicenda come una vittoria franco-piemontese; il
conte invece si sentiva battuto e spieg laccaduto dicendo che o limperatore era stato
ingannato o era un traditore.
Saputa la notizia, Malmesbury inform Vienna dellevoluzione della vicenda (19
aprile): trov il governo austriaco deciso nella sua opposizione alla partecipazione
piemontese al congresso e la stessa sera Boul invi un ultimatum al governo piemontese in
cui si intimava il disarmo nel termine di tre giorni. La posizione austriaca aveva subito un
evoluzione a sguito degli eventi: a met febbraio gli orientamenti prevalenti erano stati
quelli pacifisti, ma a sguito della proposta di congresso e, soprattutto, la mancata
esclusione sarda la posizione era cambiata. Allinvito rivolto agli Stati italiani di non
prendere parte al congresso in posizione di inferiorit, si aggiunse la richiesta di
soppressione delle convenzioni con i ducati di Parma e Modena del 1847 e dellalleanza
militare con il re napoletano siglata nel trattato segreto del 1815. LAustria era convinta
che la guerra fosse oramai inevitabile a causa di Napoleone e che la questione italiana,
creata da Cavour, potesse essere risolta solo con lallontanemento del conte piemontese; le
difficolt finanziarie non permettevano di sostenere un elevato livello di armamenti;
Francesco Giuseppe non poteva tollerare le provocazioni di Napoleone e dei suoi
complici perch era in gioco il prestigio della monarchia; laccettazione della proposta
inglese del congresso avrebbe significato la fine del predominio asburgico in Italia. Tutti
questi motivi spingevano lAustria verso la guerra. Inoltre, appariva difficile che la
Prussia non intervenisse in una guerra di tale portata, in cui vi erano in gioco interessi
confederali (per il momento, invece, la Prussia rimaneva fedele allinterpretazione per
cui lintervento era legato alla condizione che un membro della confederazione fosse
attaccato sui territori appartenenti alla confederazione stessa).
Il 6 aprile, nella conferenza ministeriale, Boul ribad che il disarmo piemontese
23 Romeo, op. cit., pp. 4004
33
restava una condizione necessaria e, se non fosse stato possibile raggiungerlo con le buone
maniere, lAustria lavrebbe imposto con la forza e il 19 aprile limperatore ordin linvio
dellultimatum al Piemonte. Malmesbury tent invano la mediazione; Cavour si rifiut di
ricorrere alla procedura di mediazione prevista dal protocollo 23 del Trattato di Parigi,
come suggerito dal ministro inglese. Il 23 aprile, alle ore 15.00 con 110 voti favorevoli,
24 contrari e 3 astenuti venne approvato il disegno di legge che prevedeva in caso di
guerra la concessione di pieni poteri al re, sotto la responsabilit ministeriale, e la
provvisoria limitazione delle libert costituzionali. Alle ore 17.30 i plenipotenziari
austriaci consegnarono a Cavour la lettera contenente lultimatum in cui si sollecitava una
risposta affermativa o negativa alla richiesta di mettere lesercito sul piede di pace e
licenziare i volontari italiani. La risposta piemontese come concordato col governo
francese fu consegnata allo scadere del termine (26 aprile), limitandosi a rinviare
allassenso del Piemonte alla proposta inglese rifiutata solo dallAustria; il giorno dopo il
governo austriaco ordin linizio delle operazioni militari contro la Sardegna e i francesi
suoi alleati.24
VI.
Come previsto dal trattato siglato dal Regno di Sardegna e dal Secondo Impero (v. supra,
par. III), Napoleone intervenne in soccorso dei Piemontesi. Lentrata in scena
dellimperatore francese si tramut in una serie di agili vittorie franco-piemontesi: dopo
essere state sconfitte a Montebello (20 Maggio) e Palestro (31 Maggio), le truppe
austriache ripiegarono oltre il Ticino, da dove furono costrette a ritirasi verso il
quadrilatero veneto dopo la Battaglia di Magenta (4 Giugno). Dopo aver rifiutato una
proposta di pace avanzata da Gorchakov, Napoleone entr trionfalmente a Milano seguto
da Vittorio Emanuele II, mentre gli Austriaci venivano sconfitti nuovamente a Melegnano
(8 Giugno). Il 24 giugno lesercito austriaco di cui limperatore stesso aveva assunto il
comando oltrepass il Mincio e si scontr con lesercito franco-piemontese (Battaglie di
San Martino e Solferino), venendo sconfitto ancra una volta.
Allo scoppio della guerra lo scrittore Turgenev (18181883) aveva commentato la
situazione affermando che in Russia tutti simpatizzano per la causa italiana, ma la
posizione dello zar mostrava meno entusiasmo ed evolse ulteriormente nel corso del
conflitto. Venuto a conoscenza della possibilit di unaccordo anglo-francese da Kiselev,
Alessandr invi Shuvalov (18301908) a Parigi. Questi, dopo la Battaglia di Solferino,
avvert Napoleone del pericolo di intervento prussiano che, dopo il fallimento dei vari
tentativi da parte dello zar e da Gorchakov, mediati dallambasciatore prussiano a San
Pietroburgo Bismarck di assicurare la neutralit prussiana, sembrava inevitabile agli occhi
dei russi. Pur venendo rassicurato da Fleury (18151884) a proposito dellalleanza con la
Gran Bretagna la quale non era una possibilit considerata da Napoleone la domanda
posta dal generale francese riguardo le intenzioni russe in caso di ampliamento del
conflitto alle potenze confederali (Se la Germania dichiara guerra, marcerete contro
lAustria ? furono le esatte parole che gli furono rivolte) lasci il diplomatico irresoluto.
24 Ibid., pp. 40510
34
35
37
Vittorio Emanuele, sollecit alcuni esponenti della sinistra (tra cui Sineo, Beolchi e
Depretis) a favorire la formazione di un comitato elettorale da opporre al partito
cavouriano e ai primi di dicembre venne costituita la Societ dei Liberi Comizi. Poco
dopo la sua formazione, la societ ricevette una proposta di fusione da parte del gruppo
del comitato parlamentare, formato da Notta (18071877), sindaco di Torino, Mamiani
(17991885) e Boggio (18271866), di idee moderate: Brofferio, nominato presidente dei
Liberi Comizi, accett e dalla fusione nacque lUnione Liberale. Ma la scelta, dettata da
intenti dilatori e accettata con poco favore da leader dei Comizi, si rivel
controproducente: i rapporti tra le due anime dellUnione si interruppero poco dopo a
causa degli attacchi rivolti a Cavour da parte de Lo Stendardo Italiano, lorgano dei
Liberi Comizi, e linsuccesso della manovra spinse Rattazzi e il re a ritirare il loro
appoggio. Il re non ebbe altra scelta che convocare Cavour (22 dicembre), ma non si era
ancora rassegnato ad accettare la vittoria del conte che, specialmente sul terreno
dellopinione pubblica, godeva di una rinnovata popolarit. Proprio su questo piano attu
una nuova manovra anti-cavouriana: il 29 dicembre incontr Garibaldi che, ottenuta la
promessa di essere nominato ispettore delle guardie nazionali in Lombardia, invi le sue
dimissioni a La Farina da presidente della Societ Nazionale (di posizione filocavouriana) e prepar un appello in cui esortava gli italiani ad abbandonare ogni
associazione di parte. Assunse poi la presidenza dei Liberi Comizi, rinominati Nazione
Armata, proponendo la fusione allUnione Liberale (2 dicembre): Cavour cap lintrigo e
la fusione non ebbe luogo. Il re pressato dai ministri Dabormida e Casati (17981873) e
dal generale Solaroli (17961878), il quale godeva dellappoggio di Hudson, tutti
preoccupati dallesistenza di una forza armata esterna allesercito regolare annunci lo
scioglimento della Nazione armata.28
Il trattato firmato a Zurigo era obsoleto gi al momento della sua firma: la situazione
politica con le rivolte negli stati dellItalia centrale e le perplessit espresse, in Agosto,
dal ministro degli Esteri piemontese Dabormida sul progetto confederale (il quale
avrebbe accresciuto linfluenza dellAustria che, con esso, sarebbe stata posta a capo delle
due grandi confederazioni europee) era completamente cambiata e destinata a
modificarsi. Gli effetti di tale situazione si sarebbero visti da l a poco grazie a una mossa
dellimperatore francese, rimasto insoddisfatto dallesito della guerra a causa delle
mancate annessioni di Nizza e della Savoia. Il 22 dicembre venne pubblicato in Francia un
pamphlet dal titolo Le Pape et le Congrs: lopuscolo, argomentando la fine del potere
temporale del Papa, provoc la reazione dellAustria che a sguito del rifiuto di
Napoleone di abiurare rinunci a prendere parte al congresso previsto dal trattato di
novembre; limperatore francese (il quale abbracciava apertamente le tesi del testo, pur
negando di esserne lautore) rincar la dose invitando papa Pio IX a rinunciare ai
territori delle Legazioni pontificie (31 dicembre). Il 28 dicembre Walewski si dimise e il
fatto, reso noto il 4 gennaio, fu accompagnato dallannuncio del rinvio del congresso:
Napoleone, in un clima di rinnovata sinergia con la Gran Bretagna, era riuscito ad evitare
un congresso di potenze in gran parte ostili ai suoi progetti.
Il 14 gennaio ebbe luogo un incontro tra Cavour e i ministri del governo che fu
28 Ibid., pp. 44044
38
caratterizzato da toni concitati: il conte che in precedenza aveva tentato, seppur invano,
di incrinare i rapporti tra Dabormida, La Marmora e Rattazzi rimproverava al Primo
Ministro il suo atteggiamento di inettitudine e al ministro dellInterno la sua politica di
intrighi. Cavour era disponibile ad accettare la missione diplomatica a Parigi e Londra
propostagli dal governo, ma in cambio chiedeva la convocazione del Parlamento; ma
Rattazzi, dopo avergli fatto sapere che ci non era possibile prima del 20 marzo e aver
incontrato le perplessit cavouriane, promise solo di dichiarare la sua fiducia nella
convocazione del parlamento entro fine marzo nella relazione al decreto di scioglimento
delle Camere. Nella concitazione del momento, Hudson cerc di convincere Cavour ad
accettare la proposta del ministro dellInterno; il conte chiedeva per un impegno preciso
al governo. I ministri convintisi che dietro la richiesta cavouriana ci fosse lintervento
delle potenze straniere, come denuncer Rattazzi sul Diritto qualche giorno dopo (21
gennaio) presentarono le loro dimissioni che il re, il quale le aveva gi respinte una
prima volta in mattinata, fu costretto ad accettare. La sera stessa del 16 gennaio venne
formato il nuovo governo: Cavour assumeva, oltre la presidenza, i ministeri degli Esteri e
dellInterno; Fanti, oltre ad assumere il comando del ministero della Guerra, manteneva il
comando dellesercito dellItalia centrale. Emanati i decreti per lo scoglimento della
Camera, la crisi ebbe una risoluzione conforme alla causa originaria.
Il governo si trov subito a dover affrontare delle complicazioni internazionali:
mentre Thouvenel il nuovo ministro degli Esteri francese palesava al governo inglese
il fatto che il suo Paese aveva gi trovato un punto daccordo con il Regno di Sardegna
riguardo Nizza e la Savoia lanno precedente, il ministro piemontese, il quale era rimasto
allo scuro di ci, negava tutto restando fedele allalleato francese e, cos facendo,
provocava la reazione stizzita del governo e dellopinione pubblica
inglese nei confronti dei due Paesi.
In Francia per lopinione pubblica, con il suo atteggiamento favorevole alla
questione italiana, dava al governo francese la possibilit di agire; ma la reazione inglese
alla vicenda, unita alla passivit russa, prussiana e austriaca che inducevano il governo
francese a credere di poter raggiungere i propri obiettivi con minori concessioni al
Piemonte, fecero s che le proposte francesi si rivelassero deludenti per lalleato
doltralpe. Lannessione diretta dei Ducati di Parma e Modena, il vicariato nelle Romagne,
la formazione di un regno separato in Toscana sotto un principe sabaudo e le cessioni di
Nizza e della Savoia alla Francia, unite alla minaccia di ritiro delle truppe francesi dalla
Lombardia in caso di rifiuto, furono interpretate da Cavour come un mutamento della
politica napoleonica; il ministro piemontese decise comunque di accettare, pur ritenendo
la minaccia francese poco credibile. Ordin, quindi, ai governi dellItalia centrale, dopo
avergli trasmesso la decisione francese, di organizzare il voto a suffragio universale
sullannessione che ebbe luogo l11 e il 12 marzo con una vittoria schiacciante dei
favorevoli. La reazione francese fu immediata: vennero sollecitate le cessioni di Nizza e
della Savoia. Cavour consent a un nuovo trattato, sostitutivo del precedente trattato del
1859; pose, per, fin da subito, la necessit di sostituirlo con un trattato pubblico,
trovando la medesima volont da parte francese. Le richieste francesi, dopo la firma del
nuovo trattato, si erano moltiplicate e il nuovo trattato (24 marzo) vide la prevalenza delle
richieste francesi: trattato di cessione come atto spontaneo del re di Sardegna e senza
39
preventiva manifestazione della volont popolare; occupazione delle due regioni da parte
delle truppe francesi gi prima del voto e contemporaneo ritiro delle truppe sarde;
sostituzione dei funzionari di governo sardi con autorit provvisiorie autorizzate a deporre
sindaci e capi della guardia nazionale contrari alla cessione; sostituzione della
consultazione a suffragio universale con i soli voti dei consigli comunali e provinciali;
votazione da parte dei militari seguente alla votazione favorevole allannessione da parte
popolare.29
VII.
Le cessioni di Nizza e della Savoia generarono lopposizione del generale Giuseppe
Garibaldi che, dopo alcune titubanze, accett la proposta originariamente avanzata da
Crispi (18181901) di effettuare una spedizione in Sicilia per liberare lisola dai Borbone.
La notte tra il 5 e il 6 maggio del 1860 dopo aver simulato un atto di pirateria con cui
Bixio (18211873) si impadron di due piroscafi (il Piemonte e il Lombardo) di
propriet dellarmatore genovese Rubattino (18101881), con cui i patrioti si erano
segretamente accordati Garibaldi salp da Quarto, vicino Genova, con un corpo di mille
volontari, diretto verso la Sicilia, dove il 4 aprile il patriota Francesco Riso (18201860)
aveva sollevato una rivolta anti-borbonica a Palermo che, pur domata in citt, si era
propagata nelle campagne.
Cavour, il cui prestigio era diminuito dopo le cessioni territoriali, si era trovato fin da
subito a dover affrontare le complicazioni scaturite dalla spedizione garibaldina. Quando
DAzeglio, governatore di Milano, il 15 aprile, aveva sequestrato il deposito di armi
appartenente al Fondo per un milione di fucili promosso dallo stesso Garibaldi, la
reazione del Primo Ministro era stata infatti attendista: dapprima aveva cercato di
scaricare la responsabilit su Farini (18121866), il ministro dellInterno e, dopo che
questi aveva espresso la convinzione che la questione dovesse essere risolta da Cavour
stesso, il conte era stato costretto a sottoporla al consiglio dei ministri. E durante la
riunione la decisione era stata confermata, non senza difficolt da parte di Cavour: se da
un lato non vi erano dubbi sulla fedelt di Garibaldi al re, avendo il generale affermato che
non avrebbe preso parte a progetti che non fossero stati rappresentati dal motto Italia e
Vittorio Emanuele, dallaltro i rapporti tra il ministro e il sovrano, gi non idilliaci, si
erano ulteriormente aggravati dopo uno scontro avvenuto durante una visita ufficiale a
Firenze (16 aprile), rafforzando la coalizione anti-cavouriana formata da Garibaldi e dal
re; e a ci si aggiungeva la vicinanza del condottiero nizzardo allambiente rivoluzionario
che rendeva gli esiti dellimpresa incerti e il pericolo di condotte contrarie ai piani
moderati un possibile output. p. 457-58
Cavour non intese ostacolare la spedizione, giacch un suo eventuale tentativo in
questo senso avrebbe significato la perdita della direzione del movimento nazionale; ma
proprio allo scopo di mantenerne il controllo, La Farina divenne il punto di contatto tra il
ministro piemontese e Garibaldi. Fu proprio lesule siciliano a fornire a Garibaldi i fucili
della Societ Nazionale da utilizzare in sostituzione di quelli sequestrati e bench il
29 Ibid., pp. 45052
40
per levolversi della situazione rimanevano la posizione inglese e quella francese. La Gran
Bretagna, specialmente dopo le cessioni di Nizza e della Savoia, era particolarmente
preoccupata della politica espansionistica francese e si adoper al fine di evitare ulteriori
sviluppi in tal senso: Hudson era stato incaricato da Russell di chiedere a Cavour un
impegno formale a non effetture ulteriori cessioni territoriali; il conte era riuscito a eludere
le pressioni inglesi, ribadendo il fatto che le sue intenzioni erano state espresse in
precedenza alla Camera. Ma la diffusione, in luglio, della notizia dellavvenuta
stipulazione di un trattato franco-piemontese, in base al quale la Francia avrebbe accettato
la spedizione garibaldina in cambio della cessione di Genova, riaccese la questiona dei
rapporti anglo-sardi: Palmerston, che a differenza di Russell si dichiarava favorevole
allunit italiana, premette affinch si trovasse un punto daccordo con il Regno di
Sardegna; la conseguente proposta britannica di allenza difensiva in cambio della
promessa di non cedere la citt ligure e di non coinvolgere il Veneto fu per rifiutata da
Cavour che, ad ogni modo, riusc a rassicurare gli inglesi con le sue parole. p. 463
Gli effetti che un possibile attacco piemontese in Veneto avrebbero potuto avere
sullequilibrio europeo erano tra le preoccupazioni principali di Russell, il quale invit la
Francia ad adoperare la sua influenza sul governo di Torino al fine di evitare sviluppi in
tal senso; allo stesso tempo fu nei confronti del Regno delle Due Sicilie che gli sforzi
furono pi risoluti. LInghilterra, nella figura del suo ministro degli Esteri, dopo le
concessioni costituzionali borboniche del 25 giugno, si un ai rivali doltremanica nel
chiedere una tregua di sei mesi in funzione anti-garibaldina; invit poi Hudson a fare
pressione affinch favorisse la formazione di unalleanza, originariamente proposta dalla
Francia, tra Regno di Sardegna e Regno delle Due Sicilie e a chiedere a Vittorio Emanuele
di scrivere personalmente a Garibaldi di non oltrepassare lo stretto e arrivare in Calabria.
Nonostante ci la Gran Bretagna rifiut la proposta francese di utilizzare le loro flotte per
impedire il passaggio sul continente delle truppe garibaldine e tale abdicazione da parte
britannica diede alla Francia, nuovamente, il ruolo di attore principale della questione
italiana. p. 463-64
La possibilit di unallenza sardo-partenopea venne recepita con ostilit dal
movimento patriottico italiano anche nei settori pi moderati, ma Cavour sent la necessit
di non respingere a priori la proposta francese, specialmente dopo le concessioni
borboniche. Venne, quindi, inviato Nigra a colloquiare con limperatore francese, la cui
posizione rimase poco incline alla volont del governo di Torino, ribadendo la necessit di
unalleanza tra i due governi della penisola. Cavour fece buon viso a cattivo gioco e
ricevette Manna (18131865) e Winspeare (17831870), rispettivamente ministro delle
Finanze e ministro della Guerra napoletani, inviati a Torino col compito di negoziare
laccordo (17 luglio10 agosto). Nel frattempo, il 22 luglio, il gabinetto di Torino deliber
linvio, da parte del re, di una lettera a Garibaldi come richiesto dal governo di Londra,
che fu subito seguita da un altro messaggio privato in cui si smentiva lordine, contenuto
nella lettera ufficiale, di arrestare la sua avanzata verso lItalia continentale. Garibaldi,
comunque, rispose negativamente alla lettera regia e tale risposta fu comunicata dal Primo
Ministro piemontese agli inviati napoletani (6 agosto), ponendo termine di fatto alle
trattative senza che un accordo fosse raggiunto, come desiderato da Cavour. p. 465-66
Nellautunno dellanno precedente lo zar Alessandro aveva incontrato Guglielmo a
42
era oramai inevitabile. Il conte diede istruzioni a Nigra affinch Thouvenel venisse a
conoscenza del telegramma di Persano, astenendosi per da ulteriori iniziative per
ulteriori quattro giorni; nel frattempo Garibaldi scrisse al re, chiedendo lallontanamento
di Cavour, il quale venne, inoltre, attaccato con una lettera sul Giornale Officiale di
Napoli il 15 settembre. Il re fece sapere a Garibaldi che lallontanamento era impossibile e
che stessa sorte toccava ai suoi progetti su Roma, facendo crollare molte speranza del
dittatore. Le difficolt militari di Garibaldi; laccoglienza brusca riservata a Pallavicino
(17961878) da parte del re, il quale lo mise di fronte a un aut aut, lannessione
immediata o il ritiro del generale (24 settembre); le dimissioni di Bertani (25 settembre)
completavano il quadro delle difficolt politiche di Garibaldi. p. 479-81
Nelle Marche, le truppe sarde avevano avuto la meglio su quelle pontificie, sconfitte a
Castelfidardo (18 settembre), e il 29 settembre arrivarono a cingere dassedio Ancona,
conquistandola con un attacco combinato per mare e per terra lo stesso giorno. La
situazione favorevole, dovuta anche alla reazione della stampa moderata settentrionale
delle richieste di dimissioni di Garibaldi, fece s che in Cavour si rafforzasse la volont di
fermare gli eccessi della rivoluzione. Per far ci bisognava marciare su Napoli per
fermare Garibaldi e fu lo stesso re, accompagnato da Farini e da Fanti, a mettersi alla testa
delle truppe dirette verso la citt partenopea (29 settembre), mentre le camere si riunivano
per sanzionare lannessione delle nuove province tramite decreto reale (2 ottobre).
pp. 481-2
Alla fine di settembre, mentre in Italia imperversavano i combattimenti nello Stato
Pontificio, Thouvenel invi un memorandum a Gorchakov in cui, chiarendo la posizione
del Secondo Impero riguardo lItalia, espresse la volont da parte francese di rimanere
neutrale in caso di attacco piemontese in Veneto a condizione che il medesimo
atteggiamento fosse mantenuto anche dalla Russia e dalla Prussia; non si faceva, invece,
menzione della condotta da adottare in caso di intervento austriaco in Italia. La seconda
parte del memorandum, invece, riguardava i rapporti orientali: la Francia prometteva, in
caso di sconvolgimenti nella zona, ad esclusione della Bessarabia, di accordarsi con la
Russia nel stabilire il nuovo ordine, prima di approcciare le altre potenze. Idee verso cui
sia limperatore che il ministro degli Esteri russo mostrarono un atteggiamento di
benevolenza; il ministro francese evase, comunque, la conseguente proposta russa di
partecipazione al convegno da svolgersi aVarsavia che, grazie allesclusione di Russell,
avrebbe compromesso i rapporti con Londra. v. Taylor p. 122-3
Frattanto, Garibaldi otteneva unimportante vittoria a Volturno (2 ottobre) che,
tuttavia, mostrava limpossibilit dal punto di vista militare di proseguire fino a Roma; il
ripiegamento sulla richiesta di assemblee a Napoli e in Sicilia per il voto dellannessione
ne fu la diretta conseguenza, riproponendo in questo modo lidea dellannessione
condizionata, la quale nel dibattito parlamentare che si stava svolgendo a Torino in
contemporanea veniva avversata veementemente da Cavour. Cos a Palermo Mordini, con
suo decreto, convoc lelezione di unassemblea per il 21 ottobre (5 ottobre); ma a Napoli
Pallavicino nominato prodittatore decret la convocazione dei plebisciti,
precedentemente vietati da Crispi (il quale aveva sostituito il dimissionario Bertani in
qualit di segretario), per il 21 ottobre (9 ottobre). Una settimana dopo Mordini, rimasto
46
senza istruzioni di fronte alla reazione alla convocazione dei plebisciti a Napoli, decise di
fare lo stesso e convoc anchegli il plebiscito (15 ottobre) che ebbe luogo il 21 ottobre, lo
stesso giorno di quello napoletano e con lo stesso risultato favorevole allannessione. 82-3
Il 10 ottobre, il re aveva varcato la frontiera napoletana, ma lavanzata prosegu
lentamente, a causa dello scontro con alcuni reparti borbonici e gruppi di contadini insorti
presso Isernia; la loro sconfitta (17 ottobre), permise a Garibaldi di oltrepassare il
Volturno (25 ottobre), cos che, il 26 ottobre, ebbe luogo lincontro con Garibaldi nei
pressi di Vairano, lungo la strada che porta a Teano. Il re dopo aver comunicato al
generale che le operazioni militari sarebbero passate nelle mani dellesercito regio si
sforz di adottare un atteggiamento benevolo nei confronti del generale come suggerito da
Cavour, il quale allatteggiamento di riguardo da riservare a Garibaldi e ai volontari
contrapponeva, non senza problemi, la posizione di chiusura nei confronti di Bertani e
Crispi; dal canto suo Garibaldi chiese, comunque, il mantenimento del governo civile e
militare delle Due Sicilie per un anno, trovando unovvia risposta negativa da parte del re.
Con il ritorno della direzione del movimento nazionale ai liberali, la questione
dellunificazione, almeno dal punto di visto interno, si era conclusa. p. 485-86
Sul piano internazionale, la decisione prussiana di avvicinarsi al Regno Unito, dettata
dallatteggiamento austro-russo, si era concretizzata nellincontro tra le due potenze a
Coblenza, ai primi di ottobre, dove per Russell pur mostrandosi disponibile ad
accettare le proteste prussiane al governo di Torino purch il fronte conservatore non
fosse compatto aveva rifiutato categoricamente la controproposta di Guglielmo di
modificare le clausole del Mar Nero del Trattato di Parigi (v. supra, par. I) al fine di
attirare la Russia nellalleanza anti-francese. Di fatto, la Gran Bretagna non aveva preso
una posizione netta tra il Trattato di Vienna (o ci che ne rimaneva) e quello di Parigi, pur
essendo la convivenza tra i due impossibile. Sulla base di questi sviluppi, alla fine del
mese, i tre monarchi conservatori si riunirono, come stabilito, a Varsavia (257 ottobre):
Gorchakov comunic solo la prima parte del memorandum francese (la parte italiana),
generando lo scontento austriaco e prussiano, a cui la Russia chiedeva di rimanere
neutrale nella vicenda italiana fintanto che il Veneto non fosse stato attaccato, senza la
promessa di ricompense di alcun tipo. Inoltre, le due potenze non erano, ovviamente,
intenzionate ad unirsi allentente franco-russo riguardo lEuropa orientale, isolando
Londra, cos che il risultato del meeting fu un nulla di fatto, tanto in Italia quanto ad Est. Il
27 ottobre, Russell invi al governo di Torino un dispaccio in cui dava il suo nulla osta
allunificazione italiana, scelta dettata dalla volont di impedire il revisionismo russo nel
Mar Nero, accettando la modificazione del Sistema di Vienna in Italia, la quale venne
peraltro giustificata sulla base della volont dei popoli oppressi di ribellarsi a un governo
ritenuto ingiusto. Si concludeva la questione dellunificazione italiana anche sul piano
internazionale. Taylor p. 123-4
47
Capitolo IV
IL DECLINO DEL SISTEMA DI CRIMEA
I.
nche agli occhi dei pi acuti osservatori, la situazione internazionale alla fine del
1860 appariva tranquilla; realmente, per, le diplomazie europee erano in uno stato
di fibrillazione che da l a poco sarebbe sfociato in nuovi sconvolgimenti dellordine
europeo. A dispetto del tentativo (inconsapevole) da parte del Regno Unito il quale
aveva affrontato la questione italiana avendo come fine delle sue azioni il contenimento
delle mire espansionistiche francesi (v. supra, cap. III) di gettare acqua sul fuoco,
proponendo allAustria e alla Prussia rispettivamente di vendere il Veneto al Piemonte e di
rinunciare alle mire di leadership nella confederazione affinch entrambe potessero avere
le mani libere per la difesa del Reno in funzione anti -francese, la situazione tra i due stati
tedeschi rimaneva tesa e da l a poco avrebbe incontrato notevoli sviluppi.
In Germania il 1859 era stato un anno determinante per il movimento nazionale,
grazie alla formazione, il 15 di settembre, del Nationalverein (v. supra, cap. III, par. VI);
la politica di Schleinitz aveva, per, fatto s che i leader della nuova associazione
alienassero le loro simpatie alla monarchia degli Hohenzollern (verso cui, come riferito
dallindustriale e liberale Unruh a Bismarck, avevano riposto notevoli aspettative), nonch
allo stesso Bismarck (il quale avrebbe dovuto fare da tramite tra le due parti) a causa delle
sue posizioni filo-francesi. Le manifestazioni a favore dellunificazione tedesca erano,
per, sempre pi insistenti, i toni accesi e fortemente connotati in senso politico: il 14
luglio 1861 un fanatico di nome Becker spar alcuni colpi di pistola a Guglielmo, reo di
non aver fatto abbastanza per lunificazione tedesca. Alla richiesta da parte di Dalwigk
(18021880), ministro conservatore dellAssia, di sopprimere il movimento, il re replic
sostenendo di essere intenzionato a soddisfare le giuste richieste del popolo tedesco. A
Baden-Baden, Guglielmo, circondato da elementi liberal-nazionalisti quali Federico I
(18261907), suo genero, e Roggenbach (18251907), venne informato da questi che,
stando a quanto riferitogli dai loro corrispondenti liberali a Berlino, la nuova era
avrebbe potuto essere salvata agendo sul piano della politica estera. Bismarck p.92
La situazione politica interna della Prussia era caratterizzata da un acceso scontro tra
corona e Parlamento sulla questione della riforma militare (v. infra, par. II): con la nuova
era il re, come il fratello sostenitore dellassolutismo per diritto divino, non aveva inteso
intraprendere un programma di riforme liberali, ma semplicemente riconciliare i sudditi
alla Corona; e difatti i ministri del Commercio e della giustizia (von der Heydt e Simons)
provenivano dal precedente regime, i pi stretti consiglieri del re (Alvensleben, Edwin
Manteuffel, Roon) erano sostenitori dellassolutismo e anti-liberali, i funzionari
amministrativi per lo pi ultra-conservatori in carica dal periodo del regime Manteuffel e
48
limpero asburgico sconcertato per il fatto che il Piano Radowitz tornasse in vita.
Bismarck, p.95
La nomina di Bernstorff al ministero degli Esteri fu un primo mmento di svolta nei
rapporti austro-prussiani: questi, a differenza del suo predecessore, non inscriveva nella
sua agenda politica n lallenza con Londra n quella con Vienna: tale scelta era motivata
dal fatto che lattenzione del Regno Unito era rivolta allevolversi degli eventi
doltreoceano (i.e. la guerra civile che vede contrapposti gli Stati del Nord a quelli del
Sud), mentre lAustria costituiva un ostacolo ai progetti prussiani nella confederazione.
Bernstorff credeva che la tattica ottimale da attuare fosse di supportare la causa nazionale
nello Sleswick-Holstein e la Francia, considerata lalleanza russa e austriaca con la
Danimarca, costituiva lalleato naturale; ma tale prospettiva, oltre ad essere basata su una
sopravvalutazione del potere negoziale prussiano nei confronti della Francia, incontrava la
netta opposizione di Guglielmo I (v infra). Taylor
Il 1862 fu un anno di intensa attivit da parte dei nazionalisti: gli esponenti di spicco del
Nationalverein, riunitisi nel periodo di Pasqua in un evento che riport alla mente dei pi
gli eventi di Offemburg del 1847, decisero di promuovere la convocazione di periodici
congressi attesi da nazionalisti provenienti dai Parlamenti e dalle Diete tedesche e in
luglio 10.000 uomini armati di fucili da caccia sfilarono a Francoforte, di fronte alla Dieta
confederale. Anche i sostenitori della Grande Germania erano attivi e la svolta
liberale intrapresa da Vienna dopo la sconfitta del59 con il Diploma di ottobre (1860)
e la Patente di febbraio (1861) era stata accolta con benevolenza da molti liberali. In
realt la Patente aveva ripristinato la centralizzazione inaugurato da Schwarzenberg
(18001852) and Bach (18131893), trasformando il Reichsrat in un parlamento
imperiale e riducendo i poteri delle diete precedentemente concessi con il Diploma; ma la
previsione di un Reichsrat ristretto, da cui erano esclusi i deputati ungheresi, da affiancare
a quello principale, aveva sancito di fatto la separazione della parte confederale
dellimpero austriaco da quella che ne era esclusa e la possibilit di riorganizzare la
confederazione in senso favorevole al progetto grande-tedesco. Favorendo la popolazione
di lingua tedesca, Schmerling (18051893) intendeva rafforzare la posizione del governo
di Vienna sia allinterno della confederazione (dove avrebbe trovato lappoggio dei
nazionalisti tedeschi) sia allinterno dellimpero, dove gli ungheresi rappresentavano il
principale problema. Bismarck pp. 95
Il piano di riforme, basato sulla proposta di Beust modificata da Dalwigk, prevedeva
la costituzione di una camera aggiuntiva formata dai delegati dei parlamenti degli stati
membri, una commissione esecutiva in rappresentanza dei governi e una alta corte con il
potere di interpretare le leggi confederali: in base a tali modifiche la Prussia sarebbe stata
messa in minoranza dallAustria e dagli stati minori, suoi alleati. Nel gennaio del 1862 il
governo di Vienna aveva ottenuto lapprovazione da parte degli stati intermedi ai suoi
piani; inoltre il diplomatico inviato segretamente a tale scopo era riuscito ad ottenere la
promessa che in caso di crollo della confederazione si sarebbe formata una nuova
organizzazione senza la Prussia. Fino a luglio, quando la proposta avanzata dallAustria fu
appoggiata dai principali stati tedeschi (Assia-Darmstadt, Baviera, Wrttemberg, Sassonia
e Hannover), la situazionerimase in una fase di stallo dovuta alla paura di una possibile
reazione prussiana da parte di questi ultimi. Il 14 agosto, il giorno della prima votazione
50
alla Dieta confederale su una mozione per rinviare la proposta di legge in commissione,
lattenzione era puntata sul delegato prussiano Usedom (18051884), il quale non solo
respinse, tra lo stupore generale, la proposta di riforme tramite un voto di maggioranza,
ma invit veementemente i delegati a intraprendere una vera riforma tedesca con un forte
esecutivo e un parlamento nazionale. Nonostante ci la votazione risult favorevole
allAustria, creando unalleanza anti-prussiana tra gli stati tedeschi. Bismarck pp. 95-6.
La Prussia, nel frattempo, aveva negoziato un accordo commerciale per garantiva lo
status di nazione pi favorita alla Francia (la quale aveva concluso accordi simili con il
Regno Unito, il Belgio e la Svizzera), creando unampia area di libero scambio.
Considerato il fatto che i successi prussiani nellambito dellunione doganale rafforzavano
la posizione di questultima nella confederazione e che lAustria aveva intrapreso delle
trattative con gli stati minori ottenendo la promessa di negoziare la propria entrata nello
Zollverein allo scadere dellaccordo (1865), tale accordo si sarebbe tradotto in un colpo
fatale agli interessi austriaci (poich lAustria non era intenzionata ad entrare in un unione
doganale basata sul libero scambio) e avrebbe annullato la pur abile mossa effettuata da
Schmerling. Gli stati tedeschi, pur consapevoli delle ripercussioni del trattato sullAustria,
consideravano tale scelta economicamente favorevole e la maggior parte degli industriali
appoggiavano la decisione; di conseguenza il doppio contrattacco austriaco (richiesta di
una nuova unione doganale con gli stati minori e richiesta di unione doganale
comprendente lo Zollverein e lintero territorio dellimpero asburgico accompagnato da
nuovi trattati con Francia e Inghilterra) era stato un buco nellacqua e il 2 agosto la Prussia
aveva concluso laccordo negoziato a marzo. A ci si era aggiunto il riconoscimento del
nuovo stato italiano (21 luglio) da parte prussiana, creando la reazione stizzita da parte
austriaca: il diplomatico asburgico Krolyi (18251889) disse che era in gioco la
sopravvivenza austriaca; Bernstorff replic che lo stesso valeva per la Prussia e che era
disposto alla guerra se necessario. Bismarck p. 97
Il riconoscimento del regno d'Italia da parte prussiana si inseriva nelle vicende europee
tra russia e francia: lentente franco-russo che, tra alti e bassi, restava ancra valido.
Laccordo, nato con un certo grado di malafede da entrambe le parti, era stato messo a
dura prova dalla svolta rivoluzionaria presa dalla questione italiana (v. supra, cap. III) e la
vecchia simpatia mostrata dalla Francia nei confronti della causa polacca, pur temperata
da una lettera scritta in maggio da Napoleone allo zar in cui si chiariva che a tale simpatia
non avrebbero fatto sguito atti politici di alcun tipo (ma non poteva dirlo apertamente),
non faceva altro che confermare la diffidenza tra le due potenze. Malgrado ci, nuovi
disordini in Serbia diedero impulso allintesa tra i due imperi: lo zar, pressato dal suo
ministro degli Esteri, riconobbe il nuovo Regno dItalia (2 luglio) in cambio della
promessa da parte di questultimo di opporsi ad azioni rivoluzionarie, in particolare degli
emigrati polacchi; in cambio, il mese seguente, la Francia firm un protocollo in cui si
stabiliva che la Serbia sarebbe diventata indipendente dallimpero ottomano, senza cadere
in mano agli austriaci. Nel febbraio 1862 Bernstorff aveva proposto all'Italia il
riconoscimento in cambio di neutralit in caso di guerra italo-austriaca; l'Ita aveva
accettato per poi ritirasi per paura reazione Napoleone, a Luglio perci Gorchakov,
scavalcando la prussia e lo zar, aveva riconosciuto l'Italia senza dire niente alla Prussia. A
quel punto anche la Prussia loa veva riconosciuto
51
La situazione interna in Prussia era ancra caratterizzata dallo scontro tra la corona e
il Parlamento: dopo essere stato richiamato a Berlino in marzo, il 23 del mese successivo
Bismarck era stato inviato a Parigi con raccomandazione di rimanere allerta per gli
sviluppi della situazione interna. Dopo la conclusione della questione italiana e il
conseguente riemergere della rivalit austro-prussiana, Guglielmo si era mostrato
favorevole a un riavvicinamento con la Francia: alla visita di stato a Compigne (ottobre
1861) era seguito laccordo commerciale e ora la presenza a Parigi di Bismarck, in passato
sostenitore dellalleanza tra le due parti, permetteva a Napoleone di parlare apertamente
dei suoi piani. Giacch Napoleone considerava una politica nazionale la soluzione alle
difficolt interne in Prussia, la proposta di un alleanza tra i due stati da parte francese non
tard ad arrivare; Guglielmo diede istruzioni a Bernstorff di comunicare a Bismarck che
unallenza con Napoleone non era una possibilit da prendere in considerazione e, in
sguito allepisodio e che non sarebbe diventato il Vittorio Emanuele tedesco, la
diffidenza nei confronti dello junker da parte del re si acu poich, nonostante il
diplomatico avesse messo in chiaro di non aver preso in considerazione tale possibilit, il
re non gli credette. A settembre, per, la monarchia si trov a dover affrontare una nuova
crisi nello scontro con il Parlamento e Bismarck fu richiamato a Berlino: Periculum in
mora. Depechez-vou furono le parole che pot leggere nel telegramma inviatogli da
Bernstorff e Roon. Bismarck p.98-9
II.
Con la riforma del 181415 la Prussia aveva introdotto la coscrizione obbligatoria e i
cittadini erano obbligati a prestare servizio tre anni nellesercito regolare (linea), due
anni come riserva e quattordici nella milizia (Lamdwehr), a sua volta divisa in due leve di
sette anni ciascuna; nei periodi di guerra dallesercito regolare risultava esclusa solo la
seconda leva della milizia. Fin dalla sua salita al potere, Guglielmo era stato intenzionato
a modificare lorganizzazione dellesercito: a causa della mancanza di fondi, infatti, gli
anni di servizio erano stati ridotti e ci aveva comportato il fatto che la milizia fosse
formata da ufficiali con poche settimane di addestramento militare, diventando de facto
unorganizzazione a s stante; inoltre solo met dei giovani eleggibili prestavano servizio.
Gugliemo intendeva raddoppiare la consistenza numerica dellesercito, aumentando il
numero di anni di servizio da prestare come riserve; diffidente del Lamdwehr, formato da
civili in uniforme, intendeva separare questultima dallesercito regolare che, in tempo
di guerra, sarebbe stato formato solo dallesercito di linea e dalle sue riserve. Dopo la
guerra del 59, Guglielmo aveva trovato il favore di tutte le forze politiche riguardo la
necessit di riformare lesercito; ma le intenzioni del sovrano di aumentare del 25% la
tassazione e il ridimensionamento della milizia (concepita nella riforma di Scharnhorst e
Boyen come strumento atto a creare un certo grado di patriottismo nelle file dellesercito,
il quale per secondo Guglielmo non sostituiva la ferrea disciplina militare e, inoltre, in
politica interna, costituiva un pericolo per lautorit regia) incontravano lopposizione dei
liberali che vedevano nella riforma un modo per rafforzare la monarchia e la posizione
degli junker nellesercito. Non a torto i liberali erano giunti a tali considerazioni: infatti il
re, pur non intendendo eliminare la coscrizione obbligatoria, voleva trasformare lesercito
in una forza fedele alla monarchia; dallaltro lato, un comizio tenuto in luglio, a
52
Dopo aver ritirato il bilancio per il 1863 respinto a larga maggioranza il 23 settembre
e incontrato vari liberali per convincerli degli effetti negativi che la situazione avrebbe
avuto sulla politica estera, Bismarck cambi strategia e in un discorso in Parlamento disse
che le grandi questioni del giorno non saranno risolte con discorsi e maggioranze
parlamentari [] ma con ferro e sangue (30 settembre). Mentre la stampa liberale lo
attacc e il Nationalverein languiva, tale strategia trovava l'appoggio di storici quali Max
Duncker e Hermann Baumgarten, il giornalista Costantin Rossler: i liberali avevano una
posizione ambivalenti, divisi tra chi era attratto dalle potenzialit del militarismo
prussiano nell'ambito dell'unificazione tedesca e chi ne era repulso. In parlamento i
liberali pensavano che la rivoluzione nazionale sarebe stata iniziata dopo che un governo
liberale si fosse formato con mezzi pacifici; oltretutto non capivano come uno junker
potesse mettersi a capo del movimento nazionale dato che ogni tentativo internazionale
era destinato a fallire. Pensavano, inoltre, che tale scelta avrebbe accellerato la fine: come
Bismarck pensavano di trovare all'esterno i mezzi per la vittoria all'interno. Ma la loro
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strategia era espressa solo in negativo: non volevano la parlamentarizzazione del sistema
politico, n avevano i mezzi necessari per farlo. Il loro fine era sostituirsi agli junker
nell'esercizio del potere, il mandativo imperativo e le divisioni interne non li coagulavano
intorno a una proposta comune. Il supporto popolare era in dubbio. p. 109-11
Il discorso non ebbe i risultati sperati; il 4 ottobre, inoltre, incontr Guglielmo, il
quale di ritorno da Baden-Baden gli disse espressamente che nel futuro di entrambi
vedeva la ghigliottina in Opernplatz. Bismarck riusc a convincerlo facendo riferimento
alla nobile morte di Carlo I Stuart, ma la tattica ricreando nel sovrano un'animo
combattivo lo rese indisposto verso la proposta di Roon (10 ottobre). La proposta, che
prevedeva la possibilit di acquistare l'esenzione dal terzo anno di servizio pagando una
somma di denaro da destinare al pagamento di un corpo di professionisti e l'estensione
dell'esercito all'1% della popolazione, venne bollata dal re come rovina delle truppe con
il supporto di Manteuffel. p. 113-15
La scelta della politica estera da parte di Bismarck era dettata dall'urgenza del
momento, ma anche dall'evolversi della situazione nella confederazione. Il 28 ottobre
venne formato il German Reformverein in opposizione al Nationalverein e in novembre
Austria e i suoi alleati si accordarono per l'adozione "in linea di principio " della riforma
da parte della Dieta (v. supra, par. I) ed era capace di tenere gli stati fermi nella loro
opposizione al trattato franco-prusso (che guadagnava campo tra i produttori). Durante un
viaggio in Francia, Bismarck ottenne da Napoleone e dal nuovo ministro degli Esteri,
Drouyn de Lhuy, la promessa di neutralit incondizionata in un possibile scontro con
l'Austria; prima di lasciare Parigi inflisse il primo colpo all'Austria, dicendo a Richard
Metternich che il suo obiettivo era stabilire l'egemonia prussiana in Germania
settentrionale, preferibilmente in accordo con l'austria, ma non avrebbe esitato a usare
qualsiasi mezzo e ai primi di dicembre ripet ci a Karolyi, dicengogli che la monarchia
asburgica avrebbe dovuto rivolgere le sue attenzioni all'Ungheria: cos facendo avrebbe
ottenuto in cambio l'alleanza prussiana negli affari in Ungheria, Italia; in caso contrario si
sarebbe legata alla Francia nelle crisi successive. In novembre un dispaccio diretto a
Federico Guglielmo di Assia-Kassel in cui gli si chiedeva di termianre la sua querel con la
dieta non ebbe il risultato sperato (equilibrio stati minori x trattato franco-prussiano): il
principe evase l'ultimatu rispondendo. In dicembre inoltre la dieta di francoforte si stava
avvicinando al voto finale sulla riforma austriaca e Bismarck si rivolse a Tayllerand
l'ambasciatore francese: la risposta fu che in caso di conflitto limitato la Francia sarebbe
rimasta neutrale, mentre in un conflitto di ampia portata Napoleone avrebbe scelto la
politica migliore x la sicurezza francese. Bismarck stava lavorando su due fronti: nei
negoziati per il trattato commerciale con la Francia aveva negoziato la rinuncia da parte
francese a concludere simili trattati con gli altri stati dello Zollverein per fare in modo che
l'entrata nel sistema di libero scambio europeo passasse x quest'ultimi dalla Prussia: il suo
obiettivo era sostituire allo scadere lo zollverein con un unione doganale riformata con un
parlamento piccolo-tedesco ad egemonia prussiana. Il 30 dicembre, per, il ministro degli
esteri francese rifiut la stipulazione prussiana. p. 116
Il cambio di strategia francese comportava una nuova strategia: avvicinarsi
all'Austria; allo stesso tempo doveva sconfiggere la riforma austriaca senza che una nuova
riforma sostituisse quella vecchia. Agli inizi di gennaio (1863) incontr Thun e Karolyi e i
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scelta dell'indipendenza era anche favorevole alla Francia. Lord pp. 25-8
Fin da quanto venne firmata, Bismarck inform Oubril che la Prussia era intenzionata
a varcare le frontiere per occupare i posti di frontiera da cui i russi erano stati scalzati dai
rivoltosi (le truppe russe concentrate all'interno facevano si che le frontiere erano lasciate
ai rivoltosi e i funzionari doganali russi trovavano rifugio in prussia) e il governo russo
prontamente acconsent. Dal 9 febbraio la stampa pubblic notizie di una imminente
intervento prussiano, le sue giustificazioni, dei suoi benefici etc e lo stesso fece Bismarck.
La Prussia era intenzionata a finire in poco tempo la faccenda e chiese a Oubril
l'autorizzazione; le truppe sarebbero state pronte in pochi giorni. L'11 febbraio
all'emissario britannico, Buchanan, disse che in caso di espulsione dei russi dalla Polonia
l'avrebbe invasa per impedire la formazione di una potenza ostile ai suoi interessi. A
Beherend, deputato Landtag, disse che c'erano 2 policy possibili: o aiutare i russi prima
delle potenze occidentali o aspettare che questi vengano espulsi o se ne vadano
volontariamente per occuparla (la seconda pi probabile per quanto riferitogli dallo zar
durante il suo soggiorno a Pietroburgo). Ogni vittoria polacca era una sconfitta prussiana e
l'unico mezzo per combatterli era la guerra - scrisse a Berstorff nel 1861. Ora era
ossessionato che il partito riformista ritirasse le truppe dalla Polonia e lasciarla a s
stessa; in tal caso Bismarck era intenzionato a unirla alla Prussia (e della germanizzazione
della polonia parl a Beherend). Anni dopo Bismarck parl di ci come un successo
diplomatico per fermare la polonizzazione del gabinetto russo (in realt Alessandro non
vacill nella sua decisione di reprimere e continuare sulla strada delle riforme, poi
abbandoanta tra aprile e agosto e infatti ad aprile Muravie venne nominato governatore
generale a Wilno, in luglio si dimise Wieloplski e il granduca Costantino se ne and da
Varsavia a settembre. Ci fu dovuto alle rivolte in Lituania, Ucraina e Russia Bianca, e la
campagna delle potenze occidentali che port allo scoppio dell'opinione pubblica contro la
politica polacca); sybel come un successo perch aveva evitato l'alleanza franco russa;
guafagnato fiducia dei russi (subito persa). A parte ci, la notizia si diffuse attraverso i
giornali. Oubril era stato sospettoso dei piani prussiani e del loro desiderio di intervenire e
cooperare alla ristabilizzazione della polonia (to Gorchakov 12 febbraio). Alessandro,
colto il pericolo, scrisse che non avrebbe tollerato altro intervento di quello stabilito e
Gorchakov telegraf la stessa cosa a Berlino. Per qualche settimana la cosa and avanti
sull'interpretazione della convenzione. Bismarck fece intendere di aver firmato un accordo
di pari importanza con la Russia, che era pronto a intervenire, di non credere all'intervento
delle altre potenze, senza dire niente della convenzione e l'11 parlando con Talleyrand e
Buchanan tenne un linguaggio ambiguo. pp. Lord 28-31
Le prime reazioni vennero dal Parlamento (16-17; 27-28 febbraio), dove si rifiut di
rivelare lo scopo della convenzione e ebbe scontri furiosi con i parlamentari e il presidente
della camera bassa; in realt sia Londra che Vienna protestarono contro la convenzione di
Alvensleben; ma la reazione pi veemente venne da Parigi che aveva parlato, per
mantenere l'intesa con i russi, della crisi polacca come di una crisi interna che sarebbe
rimasta tale fino a intervento altre potenze. Tale scelta prussiana aveva salvato Napoleone
dal dilemma creato dal suo mostrarsi come difensore del nazionalismo e il suo bisogno di
riavvicinamento alla Russia: ora poteva protestare contro Berlino, salvando il suo rapporto
con la Russia. Dal 15 le notizie che arrivavano da Parigi si fecero sempre pi impetuose
57
fino a che Drouyn de Lhuys disse a Goltz che solo le dimissioni di Bismarck avrebbero
ristabilito buone relazioni tra le potenze. Il 21 propose note diplomatiche con identico
contenuto da parte francese, inglese e austriaca per protestare contro la condotta prussiana,
mentre gli inviati prussiani e russi temevano per un attacco francese sul reno come
vendetta per il comportamento prussiano. Dal 16 Bismarck cambi tono: i giornali
berlinesi che prima parlavano di intervento, ora parlavano di azioni entro i confini;
l'inviato inglese disse che Bismarck aveva accantonato l'idea delle truppe russe troppo
deboli per reprimere la ribellione e parlava con tono opposto. Al 20 giravano voci di crisi
ministeriale e la situazione vacill con Guglielmo che rifiut le dimissioni del ministro. Il
22 Bismarck incontra Oubril, comunicandogli che le azioni di sorveglianza vanno limitate
ai confini e ci comportava una mancanza di effettivo della convenzione; i russi
benevolmente accettarono e il ministro prussiano si affrett ad comunicare ci a Parigi.
Gorchakov ci vide del marcio; Alessandro a malincuore accett. Lord pp. 32-3
Mentre le due corti si rimbalzavano le colpe della vicenda, una nuova vicenda
interrompeva nella situazione: Bismarck cerc, con l'appoggio di oubril che non pot far
altro per non smentirlo, dire che la convenzione non fosse di alcuna importanza pratica,
non essendo ratificata di fatto non esisteva e che la situazione migliore in Polonia la
rendeva lettera morta. A Oubril disse che il mantenimento della convenzione avrebbe
condotto alla guerra, ma fin la discussione dicendo che la Prussia sarebbe stata ferma se
tale fosse stata anche la Russia; in realt la situazione spostava l'attenzione dalla Russia
alla Prussia. Gorchakov rispose che se la Prussia riteneva tale scelta appropriata
l'imperatore non vi si sarebbe opposto e ci per non apparire la rinuncia sotto pressione
esterna e mantenere la dignit; inoltre, Alessandro rispose no grazie alla guerra. Nel
frattempo sia l'Inghilterra avevano rinunciato alla proposta francese (v. supra) e Bismarck
neg di aver parlato dell'abrogazione della convenzione e per qualche tempo le due
potenze battibeccarono sulla realt della situazione; quando le potenze vennero per vie
traverse a conoscienza del contenuto del testo persero interesse nel contenuto.
L'Inghilterra cambi il suo bersaglio dalla Prussia alla Russia, che sentendosi minacciata
non volle pi confermare la convenzione ed essendo cos per la Prussia fin nel
dimenticatoio (marzo). Lord pp. 34-5
E al rifiuto della proposta francese da parte delle due potenze la strategia francese
divenne ancora pi pericolosa per la Prussia. Agli inizi di marzo chiese al governo di
Vienna un'alleanza: se gli eventi richiederanno la perdita della Galizia da parte, l'Austria
riceverebbe compensazioni materiali e preponderanza esclusiva nei Balcani; se invece la
perdita riguardasse il Veneto le due potenze smembrerebbero l'Italia in 3 regni (piemonte,
stato papa e napoli) e l'Austria riceverebbe compensazioni materiali in Germania. Eugnie
aveva mostrato a Metternich il disegno (che quest'ultimo pensava fosse condiviso da
Napoleone): la prussia renana alla francia, la Slasia, Bosnia ed Erzegovina e tutto ci che
desidera a sud del Meno all'austria, tuchia asiatica alla russia, posnania e parte della
galicia alla Polonia; i principi spodestati sarebbero serviti per civilizzare e monarchizzare
le repubbliche americane sul modello del messico. La Francia non era in condizione di
combattere una guerra (l'esercito era in messico); dopo il fallimento dei ribelli, declina
l'invito. Bismarck p. 119
Nel frattempo Bismarck cerc di recuperare il rapporto con Londra e Vienna e Parigi
58
dicendo che la convenzione non fosse di alcuna importanza pratica, non essendo ratificata
di fatto non esisteva; il successo russo in Polonia lo rendeva una lettera morta. Con Vienna
e Pietroburgo parl il linguaggio della Santa Alleanza: un fronte unito contro la
rivoluzione e nessun intento di allearsi con il movimento piccolo tedesco o promuovere un
parlamento tedesco (il male minore se obbligato a scegliere tra la sicurezza dello stato e la
sua espansione). Fu per la Gran Bretagna a mettere i bastoni tra le ruote ai progetti
francesi: Russel rispondendo alla proposta francese del 21 febbraio propose di mandare
identiche note non alla Prussia ma alla Russia, raccomandando un trattamento pi liberale
della Polonia, mettendo la Prussia in secondo piano (che rifiut di unirsi alla campagna
contro la russia e fece mezze promesse di appoggio militare in caso di guerra). Napoleone
fu disorientato, ma alla fine si un alle richieste austro-inglesi x la liberalizzazione della
Polonia. Gorchacov rifiut le richieste e Napoleone rimase in condizione di non poter far
nulla: la sua strategia di riavvicinamento con la Russia era fallita e da allora quest'ultima
si avviciner alla Prussia (che usc dalla situazione meglio di come c'era entrata).
Bismarck p.119
Il I giugno una lettera dello zar chiedeva fino a che punto si sarebbe spinta la Prussia
nell'appoggiare lo zar in caso le potenze occidentali lo forzassero alla guerra (sperava
nella pace, ma temeva che in agosto la guerra sarebbe scoppiata) e di usare la sua
influenza per riportare l'Austria con i conservatori; la risposta del 17 giugno fu per
negativa, prometendo solo benevolente neutralit in caso di attacco francese alla Russia,
perch sembrerebbe invasore e Austria avrebbe scusa per non aiutarla, faciliterebbe
francia perch dovrebbe attaccare Prussia e non la Russia. Per avere supporto Austria
meglio patto per preservare il Veneto tra le 3 potenze (garanzia russo prussiana) e
promessa fine alleanza russa con Francia. E si chiudeva con richiesta facilitazioni
commercio. Il 12 luglio la questione fu chiusa, chiedendo solo la neutralit in caso di
guerra. Ultima lettera (12 agosto) riguardava Austria (v. infra) e zar consigli moderazione
per non favorire Napoleone. Lord pp. 44-5
La vicenda aveva rafforzato, per, la posizione austriaca che cerc di sfruttare la
situazione proponendo una nuova riforma confederale consona ai suoi interessi che
prevedeva un'esecutivo comune: il 3 agosto Francesco Giuseppe present il piano e invit
il 16 un congresso di principi x discuterne; Bismarck convinse il re a non parteciparvi (la
proposta avrebbe reso la Prussia costantemente in minoranza) in un incontr che fin con
Guglielmo in lacrime. Per 3 settimane bismarck ritard la risposta (stati accettano
proposta austria solo a condizione che Prussia sia invitata per il suo consenso) fino al 22
settembre quando Bismarck replic la possibilit di alleare la Prussia al nazionalismo
piccolo tedesco: la nota inviata prevedeva un parlamento eletto dall'intera nazione con
poteri legislativi; ci che Schmerling voleva evitare perch che avrebbe diviso la parte
tedesca da quella non tedesca dell'impero asburgico. Nel frattempo parlando con Oubril
pales l'idea di una guerra, chiedendo aiuto russo per attacco a sorpresa per sconfiggere
Austria. Alessandro e Gorchakov, invece, buttando acqua sul fuoco e questi disse che la
Russia non si sarebbe immischiata in una guerra aggressiva con Prussia dopo suo
comportamento in giugno. Alla replica inglese che un parlamento nazionale avrebbe
condotto alla rivoluzione, la risposta di Bismarck fu che un sistema basato su requisiti
censitari bassi fosse il miglior deterrente contro la rivoluzione (al contrario di quanto
59
Bismarck rifiut la petizione; x altre vie Guglielmo rispose che erano loro non Bismarck a
violare la costituzione. La questione polacca arriv di seguito con i liberali e co. (Unruh,
Waldeck, Sybel) che accusarono Bismarck di aver trasformato una crisi locale in europea
e attirato l'attenzione sulla Prussia; mentre Bismarck rifiutava di trattare le questioni
diplomatiche in Parlamento e li accusava di stare con i Polacchi. Ad aprile la questione
dello Schleswig-Holstein: mentre i deputati avvertivano Bismarck che non avrebbero
supportato il governo (Twested), questi diceva che avrebbe continuato con o senza il lroo
supporto. A fine febbraio era stato approvata una risoluzione che condannava la
convenzione di Alvensleben: Bismarck vuole replicare quanto fatto, ma trova
l'opposizione dei colleghi (eccetto Roon), i quali non hanno per alternative. La situazione
si protrae fino a maggio quando il 26 il parlamento viene prorogato dopo che il re
appoggio Roon rifiutatosi di riconoscere il diritto del presidente della camere bassa di
richiamarlo all'ordine e la camerea che sostiene che la situazione vada risolta con un
cambio di sistema. pp. 123-5
Nel frattempo una serie di misure repressive nei confronti dell'opposizione liberale
vennero prese. Le prime riguardarono i dipendenti pubblici (amministrazione statale e
potere giudiziorio), tra i quali vi erano molti liberali sopravvissuti al regime Manteuffel ed
ex sostenitori della new era, che siedevano in parlamento giacch -inoltre- il sistema della
separazione delle carriere era poco evoluto (50% nel '55 e 40% nel '62). I proprietari
terrieri solo 24% erano i pi vicini: durante la reazione il gabinetto aveva spinto i
Landrte di candidarsi alle elezioni. Dopo il 1859 un numero di giudici sempre maggiore
era entrato nella camera (16 % nel '56 26% nel '62): se la burocrazia aveva fatto da
contropotere alla corona, ora che il Parlamento aveva preso il suo posto, x Bismarck
toccava alla burocrazia supportare la corona (coercirli al silenzio o cambiare la loro
posizione in parlamento). La legge prussiana era una delle pi stringenti al mondo: solo
poche categorie di pubblici ufficiali (avvocatura stato, ministri, governatori province e
Landrte) possono essere destituiti definitivamente per via amminsitrativa; vi erano altri
modi meno estremi per giungere all'obiettivo. Su consiglio di Wagener propose misure che
pure i suoi colleghi trovarono eccessive e l'unica vittima di Bismarck fu Bockum-Dolffs, il
leader del centro-sx (un landrat, 3 avvocati stati e 8 altri ufficiali degradati di posto). Tutto
approvato nonostante la previsione costituzionale contro rappresaglia in parlamento per
voti espressi nella camera (art. 84). A dicembre Eulenburg prese il posto di Jagow come
ministro interno, il cui primo atto fu richiedere sostegno incondizionato ai suoi sottoposti
alla corona. Problema Lippe, ministro giustizia: ha rifiutato proposta di Bismarck di fare
dell'orientamento politico e non dell'anzianit il criterio di promozione, l'aveva applicato
per l'avvocatura di stato. E inolter possibilit di trasferire o destituire giudici la cui
condotta da ritenersi disdicevole da un tribunale disciplianare speciale. Anche passi
contro l'esercito dove vi erano minoranze liberali: 1863 viene vietato di votare alle
elezioni e c' clima di terrore. pp. 125-7
Durante il primo mese di ministero, Bismarck aveva altro obiettivo: la stampa, poich
quella liberale molto pi espansa di quella conservatrice. Chiuse il Sternzeitung; compr il
giornale Nord-deutsche Allgemeine Zeitung - dell'editore August Brauss, un rivoluzionario
del '48 - di cui ritocc vari articoli e le cui vendite aumentarono. E questi non fu l'unico
giornale che cominci ad avere benefici dalla tesoreria dello stato. Dal novembre 1862
61
farlo e promuovere tali voti. Nonostante ci, i liberali rimasero la forza di maggioranza,
pur con voti minori dell'elezioni precedente; ma i voti liberali andarono al centro sx e ai
progressisti a discapito dei vecchi liberali. La situazione rimaneva ancra incerta e
Bismarck voleva eliminare la costituzione (to schleinitz 26 ottobre) p.131-3
I giornali liberali reagirono alle misure di Bismarck proponendo una protesta comune,
bollando l'editto come incostituzionale, ma gli avvertimenti del ministero degli interni
bastarono ad accantonare al faccenda; simili proteste arrivarono dai consigli comunali
(quello di Berlino vot di mandare delegati per protestare col re per l'operato del governo)
ma Eulenburg viet ai sindaci di parlare di politica nazionale e la cosa si ecliss (6
giugno). Su proposta di Schulze-Delitzsch fu fondata la society for the preservation of
the constitutionalfreedom of the press in Prussia che pubblic il giudizio di
incostituzionalit proposto da alcune facolt giuridiche e gli avvisi del governo, ma riusc
a fare poco. Il principe ereditario fu allontanato dalla corte e delle lettere in cui
denunciava l'operato del governo (v. supra) la stampa prussiana non os dare notizia (entre
fu la sensazione europea) in luglio: chi seppe la notizia lo seppe attraverso volantini e
rumors, quindi ci fu scetticismo. La situazione fu tranquilla con celebrazioni di liberali
con clericali in Bonn per il ritorno dei deputati a Bonn (giugno); una serie di petizioni e
delegazioni dovevano essere inviate al re da Krefeld, ma erano anti-ministeriali e non antimonarchiche; gli agricoltori, che aveva protestato, avevano perso l'interesse nella querrel
in luglio perch il giudizio re autoritativo; meglio che delle questioni si occupi il re era il
mood nella slesia. Originariamente i deputati pianificarono di distribuire volantini da
Berlino al posto della stampa vietata, ma la mancanza di manoscritti fece cadere il
progetto: Schulze-Delitzsch disse che The best talents are away traveling; the whole
press is on vacation. e anche i deputati non sempre disposti a occuparsi di politica con
atteggiamento rinunciatario secondo Rudolf Haym, editore dei Preussische Jahrbcher,
The conduct of the lot is as miserable as was to be expected. Whoever can, seeks a
pretext to withdraw e lui stesso pubblic in giugno due articoli molti concilianti col
governo Bismarck. Fuori dalla Prussia la reazione del Nationalverain fu criticata le flebile
reazione all'editto, a cui schulze-Delitzsch rispose che vi erano grandi difficolt e dopo la
lotta bisognava riprendere le forze (la pausa era fisiologica e necessaria) e portare le
massa in azione sarebbe stato deleterio per la causa liberale e sar fatto solo per calamit
interne o eventi esterni. Treitschke (pubblicato in Grenzboten) parla di rivoluzione e nel
farlo critica i liberali per la loro avversione al sacrificio; lo stesso Sybel dice che non c'
nessuno che non consideri la violenza folle e criminale e che nessuno vuole la rivoluzione
(settembre 11). Vi era un piano del governo in caso ci avvenga (a febbraio il generale
General Wrangel aveva aumentato il numero dei battaglioni da 50 a 80) e sulla fedelt
dell'esercito non vi era pericolo. p. 134-6
Sotto la Liicken-theorie, la strategia di rifiutare i fondi al re non funzionava (la
costituzione permetteva riscossione tasse, gi approvate, senza ulteriori approvazioni
parlamento); l'unica soluzione era organizzare un boicottaggio delle tasse: Twested disse
che era impossibile metterlo in pratica e Parisius disse che era INCOSTITUZIONALE! La
proposta di Ferdinand Lasalle (ex radicale ora ala sx progressisti) di sospendere il
parlamento fino a fare cedere il governo perch le moderne condizioni non permettevano
di regnare indefinitivamente senza il parlamento: A government which has its hands
63
corporativa; contro 3 classi sistema elettorale che andrebbe organizzato per stati. Porsi
come tutelatore delle masse. E dalla presa potere Bismarck cominci a promuovere tale
idee in funzione anti-borghese perch esistono, nel mondo moderno, solo 2 vie:
parlamentarismo e bonapartismo. Da marzo 1863 inizia a fare ci, chiedendo a Eulemberg
e Huber per riforme sociali, ma questi sono troppo a favore della dottrina liberale per
credere bont intervento statale. Ma Bismarck venne a sapere che Lasselle ha fondato la
General German Workers'Association e a maggio chiede un incontro segreto, a cui ne
seguirono altri per 10 mesi. Pur non negando il suo carattere rivoluzionario, dice che non
ha pregiudizi dogmatici sulla forma di governo: la classe lavoratrice incline alla
dittatura, ma prima va convinta che ci nei suoi interessi, una monarchia sociale.
Bismarck era favorevole a ci e proclamare il suffragio universale in un prossimo futuro;
il problema era il voto contrario dei liberali. Come fare ? Laselle dice che il sistema
elettorale, essendo entrato in vigore per decreto, pu essere abrogato nello stesso modo e
ci resusciterebbe la legge del '48 (=suffragio universale). Ma cosa fare se non votano i
cittadini ? Per Laselle due voti mancati, 10 anni di ritiro dei diritti civili. Ma Bismarck non
convinto: cerca meccanismo perch il loro voto vada ai conservatori (es inviare
commissari casa per casa o che candidati governo ricevano voti di chi non vota etc.). Ma
l'editto sulla stampa inclina i loro rapporti, Laselle viene tenuto sotto controllo dalla
polizia e muore nel '64 in un duello per amore (agosto). Perch Bismarck non ci si allea ?
aveva poco da offrire. Bismarck pp. 140-44
LA GUERRA DELLO SCHLESWIG-HOLSTEIN
I ducati di Schleswig e Holstein, assieme a quello di Lauenberg, erano possesso della
corona danese; ma lo Schleswig non appartenevano alla confederazione germanica. I due
ducati (S+H) erano per inseparabili per tradizione e l'azione della corona danese nel '48
aveva cercato di fatto di separarli, annettendo lo S alla Danimarca. Gli abitanti tedeschi si
erano rivoltati e il Parlamento di Francoforte aveva deciso l'intervento prussiano in loro
difesa. Ma, dopo una breve campagna, l'esercito prussiano su pressioni esterne si era
dovuto ritirare e il parlamento era rimasto impotente e con essa era fallita la rivoluzione
del '48. Nel trattato di Londra (1852) Austria e Prussia avevano firmato per l'integrit della
Danimarca, ma a sua volta questa aveva rinunciato a incorporare lo Schleswig (trattato
dicembre 1851) e ci aveva lasciato il problema insospeso (anche per il problema di
governare i ducati). Nel 1853 re Federico VII aveva emanato la Patente di marzo che
prevedeva una nuova costituzione senza la consultazione prevista dal trattato del '51,
augurando una nuova fase espansiva della monarchia danese. Nei sei mesi successivi un
ordine di esecuzione contro la Danimarca venne emesso, ma ci non scoraggi i danesi
perch gli europei sono coinvolti nella crisi polacca, la dieta coinvolta nelle riforme
confederali, in prussia c' il conflitto, uk e fra sembrano a loro favorevoli e dalla svezia
delle vaghe promesse di supporto militare. Novembre 15 1863 per muore il re, senza
eredi: le potenze aveva riconosciuto nel trattato di londra i diritti di cristiano di
Glcksburg sia per il regno di danimarca che per i ducati. Ma, appena saputa la notizia,
Federico di Augustenburg si proclam Federico VIII, duca di Schleswig-Holsteine a
Gotha, sotta la protezione del duca Ernesto di Coburg, cominci ad assemblare un
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governo che venne, in poco tempo, riconosciuto dalla maggior parte degli stati tedeschi. I
nazionalisti liberali si unirono al supporto, evento visto come test per la solidit tedesca:
se non in grado di vincere la Danimarca come pu pensare di fare qualcosa per
l'unificazione? E da ci, secondo alcuni, non dipendeva solo la posizione all'estero della
prussia, ma anche il corso interno per gli anni a venire. Federico era uomo di ideali
nazionalistici e liberali (aveva servito con il padre nell'esercito rivoluzionario dello S-H) e
il duca ernesto era uno dei fondatori del Nationaverei; i liberali, supportando il principio
di legittimit e l'aumento del numero di stati intermedi, avevano inverito i loro principi. Il
18 novembre Bennigsen convoc il comitato esecutivo del nationalverein a Berlino,
decidendo di dare il loro supporto al principe, un appello venne lanciato al pubblico,
asserendo che lo S-H non doveva subire la sorte dell'Alsazia-Lorena e che il principe
doveva prendersi le sue responsabilit di figlio della germania; furono poi invitate le
associazioni patriottiche a chiamare uomini, soldi, armi etc. e formato un comitato di
coordinamento. Ma sulla questione anche il Reformverein era in accordo e le due
organizzazioni unendo gli sforzi convincono parlamentari di tutti i parlamenti tedeschi a
radunarsi a Francoforte (21 dicembre 1863). Circa 500 votato per rendere la questione
tedesca e venne creata una commissione di 36 in supporto ai ducati (a cui i granditedeschi si opposero e pensano di sfruttare la protesta popolare per spingere i governi
all'azione, dimostrando la presenza di un movimento nazionalista di cui i governi non
potranno non tenere conto. Anche i conservatori sono a favore della causa (le costituzioni
liberali danesi erano state una spina nel fianco dei conservatori) e lo stesso re Guglielmo
si convince e riconosce. I liberali prussiani ne erano preoccupati: lo junker poteva volgere
a suo favore la situazione. Il 28 novembre, invece, Austria e Prussia basarono lil loro caso
contro la Danimarca sui trattati, non sui diritti di Augustenburg, giudicando rivoluzionaria
la commissione dei 36 e invitando gli stati della confederazione a sopprimerla. Ci
comport una ripressa dei liberali contro il governo, bollato di tradimento, sfuggendo al
pericolo di un Bismarck leader nazionalista. In realt, Bismarck aveva altri piani per i
ducati che non coincidevano con quelle dell' Augustenburg. p. 146-8
Il piano dei liberali nona ggiungeva potere alla Prussia secondo Bismarck, creando un
nuovo stato medio pauroso della prussia e, quindi, portato ad avvicinarsi all'Austria; ci
che vuole Bismarck che la Prussia incorpori i ducati. A livello internazionale, per, sia
Uk che Austria si oppongono, in parte anche la Russia. Solo Napoleone lo incoraggiava,
ma il suo supporto era costoso e infingardo; tutto glis tati minori appoggiano
Augustengurg. Molti dell'entourage di Bismarck sono contro il suo piano; il re non sa
come sfruttare la situazione per gli interessi prussiani. Nella camere bassa solo Waldeck
favorevole all'annessione, gli altri a favore di Federico di S-H. Vi erano 3 esiti: annessione
Prussia, annessione Danimarca, inclusione come stato minore nella Confederazione
germanica. La scelta tra la 2 e la 3 se non si pu la prima di Bismarck viene con
l'evolversi della situazione: meglio la 2 che la 3 o la 3 se rigirata in modo che sia come la
1. Bismarck p. 148-50
Internazionalmente la situazione era complessa:a la vicenda polacca aveva distrutto
tutte le relazioni stabili (Francia-russia, Francia-uk, e l'alleanza austro-francese era
mancata); rimaneva solo Russia-Prussia: ma la secondo si sent offrire dalla prima solo la
promessa di neutralit (gennaio 1864). La porta era aperta a negoziazioni. Bismarck sa
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che militarmente non c' sconfornto tra Danimarca e Prussia; il pericolo la GB che vede
nell'indebolimento Danimarca un danno ai suoi interessi baltici a cui per per fare una
guerra serve un alleato: la Russia esclusa, rimangono Austria e Francia. Bisogna perci
legare l'Austria alla Prussia e tenere separate Francia e Uk. Per far ci Bismarck mantiene
atteggiamento di legalit e moderazione: chiede solo che la Danimarca si attenga ai trattati
del '51-2. William in parte sosteneva la causa del principe tedesco e voleva sbarazzarsi dei
trattati ed era appoggiato da molti a lui vicino (compreso il principe ereditario, la regina,
alcuni subordinati di Bismarck etc.) e Bismarck riusc a mantenerlo sulle sue posizioni
solo attraverso la minaccia di dimissioni e facendo affidamento ai colleghi di gabinetto.
Bismarck p. 148-50
All'interno (Prussia) la situazione la seguente: Stavenhagen e Virchow (moderati)
spingono per risoluzione per dare supporto ad Augustember; Waldeck e i democratici
favoriscono l'annessione, ma non vogliono appoggiare il governo in azioni violente contro
la Danimarca. Per questi la libert vinceva sui sentimenti nazionali, che avrebbero tolto
energie al conflitto parlamentare; i primi invece: We value freedom at home very highly,"
disse Loewe, "but independence abroad aboveall. Molti divisi tra i due: non rompere
all'interno con la sx e con il nationalverein. Alla fine, convinti che la guerra avrebbe posto
fine al governo Bismarck ( Loewe), la petizione pass a larga maggioranza. A quel punto
(9 dicembre) Bodelschwingh present un progetto di legge per un credito per l'esecuzione
del trattato contro la Danimarca: dal momento che il tesoro non aveva bisogno di ci,
l'obiettivo era di aumentare la confusione tra le varie fazioni e alienargli le simpatie
dall'esterno in caso di rifiuto; pressati da fuori perch accettassero anche a costo della
rinuncia al conflitto interno, alla fine decisero di adottare una risoluzione in base alla
quale il conflitto interno sarebbe stato aggiornato per una politica nazionale nella
questione dello S-H che pass (ma Waldeck vot con i conservatori in negativo).
Bismarck p. 164-65
Gli asburgo sono in una situazione difficile: non possono appoggiare
l'autoderminazione in questa situazione (che sarebbe stata un precedente ingombrante) e
negarla all'interno; Bismarck, capito ci, vide nella sua manovra il modo per legare a s
gli asburgo, che per l'appunto furono sollevati dal fatto che la politica di Bismarck fosse
tale. Per gli austriaci al fine di evitare che la faccenda vada a favore di Bismarck vi era
solo un modo: far s che la successione cristiana ai ducati non fosse messa in discussione;
e cos si orient la loro politica a cui Bismarck rispose con la tecnica del dire e negare in
continuazione per tutti i negoziati (v. infra). Per quanto lo concerneve l'Austria avrebbe
ottenuto ci che desidera; ma ahim William non avrebbe accettato e, se l'Austria avesse
continuato in questa via, adotterebbe su posizioni radicali. Nel frattempo, raccontava la
sua lotta contro la fazione pro Augustemburg a corte. Anche Karolyi fu convinto della
genuinit di Bismarck. Sia la Prussia che l'Austria alla dieta di Francoforte spinsero per un
voto a favore dei trattati come base per l'azione anti-danese (la lotta era tra l'esecuzione
del trattato, che avrebbe significato il riconoscimento della legittimit di Cristiano, o
l'occupazione, l'occupazione che i ducati erano senza proprietari); se cos non fosse
avrebbero agito da solo. L'Austria si univa alla politica contro gli stati intermedi della
Prussia e di Bismarck, perdendo il prestigio che godeva nei confronti degli stati minori di
cui era protettrice contro la Prussia. Il 7 dicembre 1863 la richiesta austro-prussiana venne
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accettata e i trattati vennero presi come base per l'intervento nello H e nel Lauenburg: gli
eserciti della Sassonia e dell'Hannover invasero i due ducati, ma si rifutarono di fare la
stessa cosa nello S. (la proposta di occupare lo Sleswick come pegno materiale per
l'attuazione del trattato venne respinta dalla dieta il 14 gennaio). A gennaio, perci, le
truppe prussiane e austriache dichiararono cominciarono a invaderlo lo S, pronte a
combattere i danesi e, se necessario, anche gli stati minori confederati (Bismarck disse di
non capire il perch l'Austria lo avesse seguito). Questi lasciarono perdere, ma i ministri
degli stati minori si incontrarono a Wrzburg per promuovere il riconoscimento della
confederazione di Augustemburg, scatenando la decisa reazione prussiana con Bismarck
che mobilit un corpo d'armata lungo il confine sassone, mentre Manteuffel ottenne da
Vienna l'impegno a partecipare in uno scontro armato con la Germania e la rivolta
venne meno. pp. 151-2
Intanto a livello internazionale la situazione prendeva forma. Nel 1863 Palmerston
aveva dichiarato che chiunque intendesse minacciare l'indipendenza danese non avrebbe
dovuto scontrarsi solo con essa, ma con le altre potenze europee, pensando (erroneamente)
in questo modo di minacciare la prussia con la Francia. In ralt si sbagliava e, nonostante
le simpatie danesi, non ebbero motivi d'intervento per la politica di Bismarck a favore dei
trattati che faceva apparire la Danimarca in torto che, per altro, si ostinava a difendere la
patente di marzo; cos la mediazione inglese non and a buon fine. Palmerstone, infatti,
scrisse a Russell (19 gennaio 1864): Great powers like Russia may persevere in
wrongdoing, and other States may not like to make the effort necessary for compelling it
to take the right course. But no such impunity in wrong is possessed by a small and weak
state like Denmark (una simile posizione l'aveva assunta Gorchakov nell'estate del 1863).
[Taylor p. 147, nota 2.] Iniziata la crisi, la Uk cerc l'avvicinamento alla Russia; questa,
interessata all'resund (che, secondo Gorchakov, non avrebbe dovuto diventare un nuovo
Bosforo), non si opponeva per all'alleanza conservatrice austro-prussiana, vedendo
nell'ingrandimento prussiano il minore dei mali; inoltre, tra le proposte inglese, l'unione
scandinava con la svezia schierata con la Danimarca li preoccupava. Taylor 148.
Gli avvisi inglesi fecero s che Bismarck riuscisse a smorzare gli entusiasmi del re e,
quindi, convincerlo che l'appoggio al principe tedesco conducesse a una guerra generale.
Dall'altro lato la situazione spinse Bismarck ad attenersi ai trattati, ma sfuggiva a ogni
richiesta da parte di Russell di cosa costituisse l'adempimento. Il momento cruciale fu
quando Prussia e Austria annunciarono l'invesione dello S (met/fine gennaio 1864): non
solo la regina e la maggior parte del gabinetto era contro la guerra, ma dalla Francia
Drouyn fece sapere tramite il suo ambasciatore all'Uk che la questione polacca aveva
dimostrato che la GB non chiamata in causa quando la questione lontana. La GB aveva
sempre avuto bisogno di un alleato continentale, ma ora non ne aveva; inoltre, le sue
attenzioni erano rivolte alla guerra civile americana. Conseguentemente, le perplessit di
Palmerston e Russell sulle parole di Bismarck (guerra o rivoluzione in Germania)
rimasero inespresse. pp. 151-2/ taylor pp. 146-7
Forse a sapere che Napoleone stava sin da novembre (1863) allettando la prussia con
la proposta di annessione (S+H e folla piccoli stati) e che Drouy aveva detto a Goltz
l'ambasciatore prussiano che se avevano qualcosa da dire loro li avrebbero ascoltati gli
inglesi, comunque, sarebbero stati pi preoccupati (contrariamentea quanto creduto da
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loro: Francia minaccia per la Prussia). La Francia voleva dare il colpo di grazia al sistema
di Vienna, specialmente dopo che la UK aveva respinto la sua proposta di congresso
europeo. In dicembre, infatti, Napoleone aveva proposto una conferenza limitata in cui
Prussia, Russia e Italia avrebbero rivisitato la mappa d'europa a spese austriache;
Bismarck non aveva concluso alcun accordo ma si mostr disponibile a rinunciare alla
sponda del reno (dicembre) per mantenere il rapporto con la Francia, facendo pressione
sull'Uk. Dalla Francia, l'avvicinamento era ben visto sia da Napoleone che da Drouyn: il
primo perch aveva avuto l'assicurazione che l'alleanza prusso-austriaca non copriva il
veneto e (Napoleone non voleva spingere le due potenze ad avvicinarsi); il secondo
perch rafforzava l'alleanza conservatrice, limitando le tentazioni di Napoleone (a cui si
opponeva). Al diplomatico inglese Buchanan, Bismarck fece sapere che la Prussia aveva
due vie: il trattato di Londra, mantenendo l'alleanza con le potenze contro la Francia; o
allearsi con quest'ultima e con la confederazione, abbandonando il trattato di Londra.
Preferiva la prima via, sperando che la GB non dia il segnale per l'inizio di una corsa a
ostacoli con la Francia. Bismarck pp. 152-3/ Taylor p. 147
A gennaio, Rechberg durante il consiglio dei ministri del 10 gennaio 1864 disse che
accettando la linea liberale di ripudiare Cristiano avrebbe perso tutti gli alleati
internazionali, dando alla Francia la possibilit di attaccare la Germania e l'Austria,
scatenando la rivoluzione per tutto l'impero che sarebbe stato a rischio. D'altra parte non
avrebbe potuto lasciar il tutto in mano alla Prussia: sperava che accettando l'alleanza
prussiana per rafforzare i trattati di Londra, avrebbe legato a s la Prussia in una politica
conservatrice a lei favorevole. L'alleanza venne firmata il 17 ma datata 16 gennaio:
l'Austria sperava di concludere un accordo in base al quale sarebbe stato rispettato il
trattato di Londra ed eventuali cambiamenti sarebbero stati concordati congiuntamente; si
dovette accontentare della promessa che il futuro dei ducati sarebbero stati decisi di
comune accordo per l'opposizione di Bismarck (il re non avrebbe acconsentito a ci per la
sua opposizione all'odiato trattato di Londra). Non vi era n il riconoscimento della
leadership militare, n la difesa del Veneto rispettivamente da aprte austriaca e prussiana.
Taylor p. 145
All'interno intanto, il bill di autorizzazione veniva respinto dalla maggioranza che
sapendo della simpatia di Guglielmo per Augustemburg attraverso Twestedm fece
sapere che avrebbero supportato qualsiasi governo, anche conservatore, purch adottasse
una politica nazionale. Il 25 i deputati condannarono la spese di fondi pubblici non
autorizzati dal parlamento, ma il re, lo stesso giorno, prorog il Landtag. Secondo Twesten
i deputati erano autorizzati a usare qualsiasi mezzo per ottenere la caduta di Bismarck,
avendo questi violato la costituzione; ma se il conflitto parlamentare non aveva avuto la
possibilit di smuovere il popolo, cosa dire della situazione ora ? I leader del
Nationalverein lamentano che Nowhere is the movement and agitation for SchleswigHolstein further behind e che nessuno disposto a sacrificarsi, nemmeno
finanziariamente, per la causa. Theodor Mommsen scrisse a Gustav Freytag, "... I have
completely given up the idea that the nation will interfere with real energy (29 gennaio).
La guerra inoltre stava per portare popolarit a Bismarck... Bismarck p. 165-66
Il I febbraio inizi l'invasione dello S; Il 3 febbraio 1864, due giorni dopo, Bismarck
cominci a spingere per l'annessione, spingendo il re a fare come i suoi avi; questi,
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titubante, pensava che non fosse un obiettivo, ma un possibile outcome. Nei mesi
successivi, sotto la supervisione di Zedlitz il commissario prussiano l'amministrazione
civile dello S cominci a prussianizzarsi; nel frattempo, una petizione nei ducati
chiedeva l'unione con la Prussia, dove il leader conservatore Arnim-Boitzenbur (con
l'appoggio di Bismarck) stava promuovendo una petizione affinch i ducati diventassero
un protettorato prussiano o fossero annessi. Il 19 febbraio ci fu un momento di crisi,
quando le truppe prussiane - dopo aver espulso i danesi dallo S assieme agli austriaci invase lo Jutland occupando la citt di Kolding: il 21 febbraio Russell, senza dire niente
al gabinetto, richiam la Flotta del Canale e chiese il supporto franco-russo; mentre i russi
rifiutarono (Gorchakov disse che la flotta russa era gelata fino a maggio), nel gabinetto
francese molti (coloro i quali si opponevano alla cauta policy di Drouyn) pensavano che
fosse venuto il momento per una guerra per il Reno con il supporto britannico. La Francia,
infatti, avevano parlato ai prussiani della volont di essere premiati, una volta iniziata la
guerra: vagamente si erano riferiti al piccolo Reno (i.e. Saar mantenuta dalal Francia
con il trattato di Vienna 1814 e perso con il secondo 1815; grande reno= tutta l'area
renana). Ma tale idea venne ben presto accantonata: Drouyn parlando con Metternich
riusc assieme a questo a distogliere Napoleone da tale idea e il ministro francese si
dichiar soddisfatto; nel frattempo la GB ripudiava l'iniziativa del ministro e che non
aveva intenzione di fare ci (22 febbraio). Druy disse che non avrebbe potuto fare una
guerra per i trattati; in realt il problema era che il potere francese era in declino e che la
guerra avrebbe unito prussia e Austria (condizione necessaria per una guerra che le due
siano contro). Taylor pp. 148-9
Passato il pericolo (in realt mai esistito), a livello internazionale la situazione volse
in modo favorevole alla Prussia: grazie agli inglesi venne convocata una conferenza per il
25 aprile gli affari dei ducati, dove Clarendon venne inviato a Parigi per convincere
Napoleone a legarsi al trattato di Londra; Napoleone rifiut e rispose chiedendo la
divisione dei ducati su base nazionale, non potendo attuare due politiche diverse sull'Eider
e sul Po. La risposta inglese fu negativa: Russell disse che era una cosa troppo nuova e
che non c'era la prassi di convocare la popolazione su questioni che riguardavano la
balance of power; Bismarck invece la incoraggi fin dall'inizio, chiedendo che ad essere
convocati fossero non il popolo ma gli stati ducali (?) [ducati divisi in states, guidati dai
nobili---> ducal estates] e Napoleone si spinse oltre (9 aprile) chiedendo una reale
cooperazione per assicurare l'incorporazione dei ducati nella Prussia chiedendo in cambio
di una genuina cooperazione in altri campi (promesse reali per promesse vaghe come
aveva fatto lui con la Russia !!) Taylor pp. 151
La risposta di Bismarck fu cauta, seppur favorevole, mentre il re pass una notte
insonne (avrebbe Napoleone richiesto la rettificazione delle frontiere renane ?). Bismarck
era consapevole di ci e che Napoleone voleva rompere il rapporto austro-prussiano e
legare a s quest'ultima; la Prussia avrebbe dovuto tenere il delicato bilanciamento tra
Francia e Austria. Il modo migliore per fare ci era che l'Austria acconsentisse
l'annessione dei ducati, cosa pensata ora possibile: da gennaio 1864 aveva cominciato a
dire a Rechberg che, dopo tutto, sarebbe stata la soluzione migliore; il 14 disse a Karolyi
che nel gabinetto se ne stava parlando, ma lui si era opposto e che se gli eventi avessero
portato a ci l'Austria avrebbe ottenuto delle ricompense in Italia; ad aprile, a Biegeleben
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in viaggio a Berlino, disse che dando alla prussia una pace gloriosa avrebbe vinto non una
provincia ma l'esercito prussiano; infine, a Chotek il charg disse che era l'inizio di una
politica di compensazioni reciproche. (v supra) pp. 154-55
Due giorni dopo che le truppe prussiane conquistarono Dybbl, il congresso
congresso internazionale a Londra (20 aprile 1864) cominci a riunirsi: Russell voleva
riportare la situaziona a quella prima della guerra, senza troppe concessioni; Bismarck
sbarazzarsi del trattato di Londra. Il 12 maggio le due potenze confederali fanno sapere di
non ritenere i trattati vincolanti, ma lasciano aperta la possibilit di unione personale i
ducati sotto re Cristiano. I Danesi si rifiutano, ma Bismarck ha raggiunto un accordo con
l'Austria in base al quale nessun accordo sarebbe potuto essere raggiunto perch le
condizioni richieste dai confederali sarebbero state troppo onerose per essere accettate.
All'Austria, per, rimaneva l'appoggio agli Augustemburg e l'espansionismo prussiano;
nessun output a loro favorevole rimaneva!. Bismarck pensava che Rechberg avrebbe
acconsentito all'annessione; in realt, la situazione lo aveva portato ad accettare la
candidatura di Augustemburg (tra le due scelte la meno dolorosa 25 maggio). Il 28 maggio
le due potenze annunciarono alla conferenza di Londra di supportare l'unione dei due
ducati, definitivamente separati dalla Danimarca, sotto l'Augustemburg che aveva il
maggior diritto di successione ai loro occhi. Ma Bismarck aveva ancra un asso nella
manica: la lista delle condizioni precedentemente destinate alla Danimarca (v. sopra)
andavano applicate ad Augustemburg. Bismarck, pp. 152-5
All'interno, la situazione volgeva a favore di Bismarck: le vittorie militari portavano
popolarit a Bismarck tant' che Bernhardi disse che If he should now dissolve the
chamber, he would gain 100 seat; ma Bismarck e Roon rifiutarono l'idea, nonstante nel
gabinetto alcuni membri volevano sfruttare la situazione. Sempre a maggio, arriv la
petizione per l'annessione (o il protettorato) di Arnim-Boitzenburg, firmata principalmente
da conservatori e liberali di dx. I conservatori, anche coloro che inizialmente erano stati
pro-Augustemburg, ora trovavano la matchpolitik prussiana attraente; anche molti liberali,
come al solito, ne erano attratti. Se prima di Dybbl e della Conferenza di Londra il fronte
Augustemburg era unito: ad aprile la commissione dei 36 aveva redatto una dichiarazione
in cui negava la legalit della conferenza di decidere sulla questione e affermava che la
volont popolare e l'eredit dicevano Augustemburg che venne firmata da molti deputati
del centro sx prussiano e dai progressivi (anche molti dei supporter di Waldeck che,
invece, pensava che la commissione non avesse il diritto di parlare in nome della nazione
tedesca e di ci che si era ottenuto attraverso la Prussia, firmarono). Ma il progredire del
conflitto cambi le cose: il Preussische Jahrbiicher, ex sostenitore Augustemburg, a
maggio disse che l'annessione sarebbe una politica nazionale migliore che la creazione di
un nuovo stato. Bismarck pp. 166-67
Il principe Federico, avendo capito l'importanza della prussia nella vicenda, ad aprile
aveva assicurato al re prussiano la volont di accettare l'inclusione dei ducati nello
Zollverein e di una base navale a Kiel (dove aveva stabilito il suo quartier generale), una
fortezze confederata presiadata dalla prussia a Rendsburg, etc. Tre giorni dopo la
dichiarazione del 28 maggio, si incontr con Bismarck a Berlino: questi, che gli aveva gi
fatto sapere che il governo avrebbe dovuto essere conservatore, gli avanz la questione di
ricompense territoriali, trovando l'Augustemburg poco incline a discutere di tali questioni
71
dell'egemonia in Germania e Austria cede ducati solo per compensazioni in Germania , es.
Slesia) continaurono con l'amministrazine condivisa dei ducati, come venne stipulato nel
trattato definitivo in ottobre. Bismarck p.157
Mentre Rechberg e Francesco Giuseppe continuavano sulla via dell'alleanza con la
Prussia (e Rechberg fece un'altra grande concessione alla Prussia, decidendo di non
avanzare la questione dei ducati alla Dieta federale), mantenendo allo stesso tempo quella
con gli stati medi, Schmerling e Biegeleben erano consci delle difficolt di conciliare due
posizioni cos diverse: in ottobre Biegeleben present all'imperatore un memorandum in
cui espose la necessit di un'alleanza definitiva dell'Austria o un'intesa con la Francia;
Francesco G. accett, invece, la proposta di Rechber: nessuna alleanza con altre potenze,
riavvicinamento con Uk, Russia e miglioramento delle relazioni con la Francia. Anche sul
punto di vista economico Rechberg ottenne pochi successi: i vantaggi economici li
riportavano alla Prussia e il riavvicinamento di questa all'Austria faceva venir meno la
loro vicinanza politica agli asburgo; anche la richiesta di promessa prussiana di trattare un
nuovo trattato doganale prima del 1872 gli fu negata per l'opposizione tecnica del ministro
delle finanze (Bismarck l'avrebbe concessa per mantenere l'utile Rechberg, ma le sue
proteste dalla francia dove era in vacanza rimasero inascoltate). A Rechberg, attaccato
dalla stampa e indebolito all'interno del governo, non rimase che rassegnare le dimissioni
(27 ottobre 1864) dopo aver incontrato il rifiuto di essere ammesso in un futuro allo
Zollverein in un futuro. Il suo sostituto fu Mensdorff, un generale con poca esperienza e
perci dipendente dai consigli di Biegeleben (fautore della politica ostile ai piani di
Bismarck) che porter a una serie di strappi con la Prussia e il riavvicinamento agli stati
medi. Bismarck p. 157-8
Il vero direttore dietro Mensdorff era Esterhzy, un
conservatore convinto che l'Austria fosse condannata e dovesse morire con onore: no
alleanza con Franci n concessioni in Italia o nei ducati con la Prussia; solo una guerra
contro la rivoluzione a patto che la Prussia non ottenesse niente per s. Non prov
nemmeno a conciliarsi con la Russia, che avrebbe potuto contare negli affari centroeuropei: di ci approfitt Bismarck che promise alla Russia di supportare i suoi propositi
fintanto che non conducessero a un deterioramento dei rapporti con la Francia e dalla
Russia l'atteggiamento fu in definitiva benevolo (per quanto difficilmente dal punto di
vista militare avrebbe potuto contare qualcosa). Di fatto l'ago della bilancia era la Francia
che era contro l'Austria (v. anche supra Polish crisis). Taylor p. 156
In realt la possibilit di alleanza con la Francia (una delle due proposte di
Biegeleben) era svanita: il 15 settembre la Francia (dove Napoleone si era sbarazzato dai
limiti impostigli da Drouyn e mosso nuovamente verso l'Italia) aveva concluso un accordo
con l'Italia: le truppe francesi sarebbero state ritirate da Roma in cambio della promessa
italiana di non attaccarla e di trasferire la capitale a Firenze. Drouyn disse a Nigra:
naturalmente l'esito sar che alla fine andrai a Roma, palesando la sua sconfitta.
L'accordo non solo rafforzava i rapporti franco-italiani, ma tolta l'ipotesi Roma le
attenzioni dell'Italia, come quelle di Napoleone, si rivolgevano al Veneto: una sconfitta
per l'Austria. La perdita di ruolo di Drouyn fu evidente dal fatto che Benedetti, un
supporter di Thouvenel, fu inviato a Berlino come ambasciatore con lo scopo dichiarato di
impedire un intesa tra l'Austria e la Prussia. Taylor pp. 155
Nel luglio 1864 Rechberg si era accordato con la Prussia di escludere la dieta
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confederale dai negoziati di pace, lasciando la questione alle sole potenze maggiori; nello
stesso mese, le truppe Prussiane espulsero quelle dell'Hannover, mentre in novembre (14)
pressa Vienna per una richiesta condivisa che l'Hannover e la Sassonia ritirino le loro
truppe e officiali: solo le truppe austro-prussiane gli era legalmente permesso di stanziare
nei ducati perch a legge non permetteva l'occupazione dopo il completamento
dell'esecuzione del trattato disse Bismarck. Mentre la Prussia e gli stati medi iniziavano
a dispiegare le loro truppe, l'Austria avanz la sua controproposta: presentare il trattato di
pace alla dieta, con proposta che truppe stati medi si ritirassero dopo che la sovranit di
Augustemburg fosse stata stabilita. Alla fine un compromesso, favorevole a Bismarck, fu
raggiunto: Bismarck rinunci all'accantonare la Dieta, l'Austria l'Augustemburg e la dieta
vot (9 a 6) il ritiro delle truppe e dei commissari. A quel punto rimaneva la questione di
come decidere la questione: nessun uomo di stato austriaco voleva la rivisitazione dei
rapproti confederali a vantaggio della Prussia. Salito al potere, Mensdorff chiese subito
alla Prussia di scegliere tra la creazione di un principato sotto l'Augustemburg o
l'annessione dei ducati alla Prussia con ricompense (l'enclave di Wrttemberg e alcuni
distretti in Slesia). Bismarck, nonostante l'Austria pressasse per una scelta veloce, prese
tempo: Gugliemo non avrebbe offerto concessioni territoriali, ma avrebbe potuto dare
aiuti finanziari; una soluzione potrebbe essere partizione dei ducati da cedere poi in
cambio di un aiuto in Italia in un futuro prossimo; bisogna poi considerare, dal lato legale,
i diritti dell'Augustemburg, ma anche del duca di Oldenburg e dello stesso re prussiano !
Bisognava vagliare i diriti legali etc. In ogni caso la rinuncia all'annessione dipendevano
dai diritti ottenuti. Bismarck p. 158-9
Nel frattempo all'interno la situazione vedeva i liberali divisi: Wehrenpfennig in
novembre (9) scrisse che la politica di Bismarck aveva creato scompiglio in tutti i pariti
politici: mentre Virchow, Ronne, Franz Duncker, and Schulze-Delitzsch mantenevano la
posizione originaria, Mommsen and Twesten si erano convertiti all'annessionismo; in
dicembre Treitschke, rispondendo a un articolo di Ludwig Hausser, difendeva la politica
espansionistica prussiana (l'unica per mettere fine alle divisioni e ai particolarismi) che,
secondo l'editore Wehrenpfennig, ebbe un grande impatto sui deputati berlinesi. Dicevano,
anche i liberali convinti, che una tale questione importante per i tedeschi e la Germania in
generale non poteva essere scelta dall'autodeterminazione (maggior parte abitanti H+S
appoggivano l'Augustemburg). Cos alla riapertura del Parlamento (1865) la politica fu
passiva, senza una linea comune non sapendo scegliere tra approvare l'annessione (che
significava l vittoria di Bismarck e la sconfitta dell'autodeterminazione) o negarla (non
riconoscimento vittorie Prussia e perdita possibilit verso l'unificazione). Bisma pp. 167-8
[All'interno, all'apertura del Parlamento, Bismarck aveva mostrato la volont di
arrivare un compromesso sulla questione; molti liberali erano dello stesso avviso perch
the general public is weary of the dispute (Georg von Seydlitz) e che molti cittadini e
funzionari pubblici erano diventati pi servili. Il bill presentato fu quello precedente, ma
Bismarck e Roon lasciavano aperta la possibilit di emendamenti; nonostante ci fu
respinto in toto dopo un dibattito che vide coinvolti Gneist e Roon (mentre Guglielmo
giudicava l'emendamento di Eduard von Bonin che, mantenendo i tre anni di servizio,
riduceva l'esercito a 160.000 uomini un attacco alla sua persona). La questione
internazionale non aveva sopito l'opposizione, specialmente nel centro sx e nei
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forma (scontro aperto) e avrebbe portato al risultato sperato; l'Austria, inoltre, poteva
ancora concedere qualcosa (ad es. secondo Werther, Mensdorff era disponibile a cedere
alla Prussia il Lauemburg in cambio di una riduzione dei costi di guerra). Bismarck p. 160
Tra giugno e luglio la tensione sal con Guglielmo contrario a cedere sui due punti e
Bismarck propose la restorazione dell'ordine sopprimendo le agitazioni proAugustemburg e anti-prussiana: Bismarck cominci a sondare il terreno diplomatico e pur
dubitando, al contrario di Roon, della preparazione finanziaria prussiana, la situazione
austriaca era ben peggiore. Non era tempo per la guerra e l'Austria fu costretta a cedere:
Blome fu mandato a (Bad) Gestein per incontrare Guglielmo; il diplomatico, convinto che
un nuovo Olmutz avrebbe portato una nuova era peggiore sul piano internazionale per
l'Austria rispetto a Bismarck, torn con una proposta che spacci per sua ma fu di
Bismarck (1 agosto), in base alla quale mantenendo la sovranit condivisa nomilmente i
ducati sarebbero stati divisi amministrativamente tra le due potenze (S alla Prussia e H
all'Austria) (firmato il 20 agosto, Salisburgo che prese il nome di Trattato di Gastein).
Tale scelta signific l'abbandono di Augustemburg, dell'alleanza con gli stati medi, la
divisione dei ducati indivisibili al fine di salvare la pace. Bismarck mantenendo la
sovranit condivisa e alcuni diritti (base Kiel, presidio a Rendsburg, diritto di accesso
nello S) manteneva la possibilit di intervenire anche nell'H. Bismarck pp. 160-1
A livello internazionale, nei mesi precedenti, Bismarck aveva fatto sapere alla Francia
che se avesse ottenuto i ducati, avrebbe applicato il principio di autodeterminazione dando
il nord S alla Danimarca in cambio della neutralit francese (maggio 1865); allo stesso
modo cerc di allettare l'Italia e i telegrammi inviati attraverso l'ufficio postale di Vienna
servirono allo stesso tempo a lanciare un chiaro segnale all'imperatore. Sia i francesi che
gli italiani, quest'ultimi in particolare, erano sospettosi degli obiettivi di Bismarck: la
Marmora dubitava che Bismarck intendesse una guerra su grande scala, come comunic
Usedom (27 luglio). I francesi, invece, misero in guardia l'Italia dal supporto sull'aiuto
francese contro l'Austria: ci dovuto al fatto che la politica fosse stata lasciata
volutamente in mano a Drouyn ed a Eugenie da Napoleone, entrambi conservatori. Taylor
p. 158
Nel frattempo, in germania, il 17 giugno il Landtag era stato prorogato nuovamente. Il
5 luglio 1865 venne pubblicato il budget approvato dal re, con i soldi per la costruzione
della flotta. Mentre molti liberali (Hoverbeck) ragionavano sulla mancanza di appoggio
popolare e arrivavano alla conclusione che nuove elezioni avrebbero portato al ritorno
all'assolutismo, nel gabinetto molti premevano per un coup d'etat; Bismarck per,
contrariamente allos tesso re, incline a ci, pensava che il momento non fosse ancora
giunto. In un consiglio della corona (19 giugno 1865) aveva detto che il cambiamento
avrebbe dovuto avvenire il prossimo inverno o quello successivo, a seguito di una lotta
contro i pubblici officiali che dal 1863 (v. supra) era stato insistente sia all'interno del
potere giudiziario, etc. For those in disfavor," disse Hoverbeck, "there is no justice any
more in Prussia!, temendo che avrebbe occluso la possibilit ai liberali per le elezioni.
Prima della chiusura del Landtag Twesten aveva parlato di ci in Parlamento (maggio 20)
e in giugno Frentzel ribad le stesse accuse, ma Bismarck come ebbe modo di dire a
Duncker non voleva la restaurazione dell'assolutismo, ma se le cose continuavano cos
aveva due scelte: revisione della costituzione o il suffragio universale diretto. Il problema
76
con quest'ultimo punto, sulal fedelt alla corona nonostante l'opposizione ai liberali,
rimaneva e lo junker ne era a conoscienza. Nonostante ci, dopo la morte di Lassalle la
sua organizzazione crebbe e nel gennaio del 1864 venne fondato il giornale Der
Sozialdemokrat che appoggi la politica di Bismarck, ma in luglio attacc il governo per
la sua azione repressiva sulla libert di manifestazione e la repressione fu dura.
L'esperimento delle riforme sociali avviato da Bismarck, si mischiava con la repressione
del nascente movimento operaio. Le riforme, che trovavano un terreno favorevole, non
riuscirono perch Bismarck era occupato all'estero. Bismarck pp. 172-4; 176
A settembre 1865 la commissione dei 36 promosse la convocazione di un nuovo
congresso di deputati tedeschi da tenersi in Francoforte con il proposito di condannare il
trattato di Gestein: molti deputati prussiani votarono contro la partecipazione che scondo
Twesten e Mommsen era un attacco contro la Prussia, non contro il suo governo. Dal su la
risposta fu, nelle parole di Julius Frese che la loro era la scelta che metteva fine al
conflitto parlamentare e che dovevano scegliere tra la politica di potenza e quella del
diritto. Anche la fazione pro-Augustemburg non partecip per non compromettere la
posizioen all'interno (Schulze-Delitzsch)e che il sentimento per l'unificazione non era
ancora sufficientemente sviluppato e per ora non c'era il supporto delle masse (Edward
Lasker). Ancora una volta l'opposizione non era compatta Bismarck p. 169
La nuova contrattazione irrit nuovamente la Francia: Bismarck disse che questo era
il primo passo per l'annessione e che per il suo supporto la Francia avrebbe potuto
espandersi ovunque si parli francese (settembre ?); se invece non avesse supportato la
Prussia si sarebbe avvicinata all'Austria rinnovando la coalizione conservatrice, ostile alla
Francia. Ai primi di ottobre 1865 Bismarck and a Biarritz per conferire con Napoleone,
ufficialmente in vacanza: sul contenuto non ci dato sapere; sicuramente Napoleone
dimentic Gastein. Diversamente da Drouyn che denunci il Trattato di Gastein come
immorale e sperava in un ritorno alla politica di Olmutz (e.i. Austria alleata con gli stati
medi in funzione anti-prussiana), Napoleone disprezzava qualsiasi alleanza austroprussiana poich dietro essa si sarebbe potuto celare una garanzia prussiana del Veneto.
Bismarck gli garant che non era stato cos e Napoleone ribad che un alleanza con
l'Austria non era possibile perch non intendeva andare dietro a un obiettivo. Il punto
centrale era evitare commistioni con l'Austria e su questo ci riusci. Probabilmente
Bismarck cerc di ribadire l'idea che la Francia dovesse spostare le sue attenzioni alla
zona di lingua francese e non alla Germania. Taylor p. 159/Bismarck p.162-63
Nessuno di due voleva legami stretti: Bismarck voleva evitare che le decisioni fossero
prese da Drouyn e restassero in mano all'imperatore, prevenire ci un accordo austrofrancese. Rimase convinto che Napoleone non si sarebbe opposto a una guerra con
l'Austria e all'espansione prussiana a nord; l'incontro fu, comunque, vago. L'ossessione di
Napoleone era il Veneto: My only interest is to be finished with the Italian question by
the cession of Venice (Matternich to Mensdorff, maggio 1866) e se fosse morto senza
aver fatto ci his son would have a volcano as a throne (come disse a Cowley); il Reno
era un obiettivo secondario, probabilmente dipendente dal fatto che the eyes of alla
France are turned towards the Rhine (maggio 1866). Se gli austriaci avessero trovato un
modo onorabile per cedere il Veneto all'Austria la politica conservatrice di Drouyn ne
sarebbe uscita rafforzata; finch l'Austria manteneva il controllo del Veneto la politica
77
possedimenti italiani. Mentre Bismarck accett con poche modificazioni il piano come
base per dei negoziati, Rudolf Hepke un suo subordinato cerc di modificare il piano
in modo da farlo coincidere con la richiesta, precedentemnete fatta da Savigny alla dieta
di Francoforte, del 9 aprile di un parlamento tedesco. Alla fine di maggio, per, le
trattative vennero meno: Francesco Giuseppe era disposto ad accettare ci se avesse avuto
l'appoggio di uno o pi stati medi; la cosa era impossibile. Bismarck aveva accettato con
l'intento di ottenere il massimo delle concessioni dall'Austria (anche mentre gli eserciti
venivano mobilitati!) o ricevere il rifiuto austriaco e convincere il re della malafede
dell'imperatore. Lasciava, inoltre, la possibilit aperta al ritiro in caso di intervento delle
potenze. Bismarck pp. 180-81
A fine aprile Napoleone, dopo aver parlato vagamente (a marzo) e, prendendo da
parte Goltz e gli disse (25 aprile) if you only had a Savoy (Taylor), aggiungeno che la
Francia, senza controproposte da Berlino, avrebbe potuto accettare l'offerta da Vienna.
Pochi giorni dopo, per, Drouyn disse: we shall not fight for an idea anymore. If other
gains, we must. 1815. L'ossessione di Napoleone era il Veneto: My only interest is to be
finished with the Italian question by the cession of Venice (Matternich to Mensdorff, 21
maggio 1866) e se fosse morto senza aver fatto ci his son would have a volcano as a
throne (come disse a Cowley); il Reno era un obiettivo secondario, probabilmente
dipendente dal fatto che the eyes of all France are turned towards the Rhine (8 maggio
1866). Ma il suo gabinetto non era della sua stessa idea. Taylor p. 159
L'Austria, a maggio, nel frattempo, era giunta alla conclusione della necessit di
sondare la posizione francese: proposero di cedere il Veneto alla Francia (con l'Italia non
vi erano rapporti diplomatici) in cambio della neutralit italiana e francese; in cambio,
l'imperatore francese avrebbe potuto acquisire il Belgio, mentre la Renania sarebbe
diventata uno stato-cuscinetto (quest'ultimo punto concordato solo verbalmente).
Napoleone era disponibile ad accettare, pressato da Drouyn e Persigny; inolte, il 3 maggio
Thiers aveva detto che il supporto alla Prussia era la linea sbagliata e che invece che
favorire una Germania unita avrebbe dovuto restaurare l'equilibrio del 1815. L'obiettivo,
anche dell'opinione pubblica, era la sponda del Reno, da trasformare in uno stato
cuscinetto sotto l'influenza francese e l'Austria, non la Prussia, era il partner ideale. Cos
Napoleone chiese agli italiani se erano disposti ad accettare l'offerta austriaca; ma questi
rifiutarono per l'alleanza prussiana che li teneva impegnata fino all'8 luglio. Napoleone (6
maggio), comunque, attacc pubblicamente i trattati del 1815: i detest those treaties of
1815 which nowdays people want to make the sole basis of our policy (riferito alle
parole di Thiers). Bismarck pp. 181-2/taylor p. 163
Venne cos la proposta di un congresso, suggerimento degli italiani per far spirare il
trattato prussiano e per costringre le due potenze a venire a termini: per volont inglese e
russa venne esclusa la questione orientale (al fine di impedire, rispettivamente, che si
parlasse del Mar Nero e dell'acquisizione austriaca della Romania). Nel programma
rimanevano: il Veneto all'Italia, i ducati alla prussia, uno stato neutrale sul Reno per la
Francia e compensazioni per l'Austria. Questi chiedeva la Slesia, ma la Prussia senza
una guerra non era disposta a cederla; mentre Bismarck avvertiva i francesi che se
avessero appoggiato ci avrebbe adottato una politica rivoluzionaria, ma Drouyn voleva
compensare l'Austria con la Bosnia che Italia e Prussia avrebbero comprato dalla Turchia
81
(come si pu capire dal draft speech del 29 maggio di Drouyn), idea forse originata da
Matternich senza l'approvazione del governo di Vienna. Ci comportava alcune cose
difficile da realizzarsi: opposizione UK, Russia e Turchia; spostamento della politica
austriaca ad est; doppia cessione, in Germania e Italia, della posizione austriaca. Il I
giugno fece sapere che avrebbe accettato il congresso sulla base che nessuna potenze
avesse ottenuto ingrandimenti territoriali: ci rendeva il congresso inutile per Napoleone.
Sempre per il Veneto. Taylor p. 164/Bismarck 181-83 (?)
La posizione francese (non accordo) costrinse Bismarck a lasciare la porta aperta alla
possibilit di accordo con l'Austria; ma la guerra si avvicinava e la posizione francese
rimaneva importante per le sue sorti. Il 2 giugno a Gavone aveva detto di essere disposto a
cedere alla Francia le regioni tra il Reno e il Mosella essendo pi prussiano che tedesco,
ma incontrava l'opposizione del re; due giorni dopo (4 giugno) a Gavone il diplomatico
francese disse che Guglielmo guardava per la ricompensa francese ai territori di lingua
francese, che la cessione dell'alta Mosella era possibile, ma non quella del basso Reno
(Mainz, Bonn, Colonia). Bismarck era s disposto a cedere territorio (ad esempio il 30
aprile aveva proposto al gabinetto la possibilit di vendere le miniere della Saar ai privati
per evitare perdite fiscali nel caso in cui la regione fosse stata ceduta nella guerra): in
breve, non aveva dogmi prestabiliti. Doveva lasciare aperta la possibilit di accordo con la
Francia: la via pi semplice era mostrare a Napoleone che what Austria could offer him
at our expense is more readily obtainable from us (7 maggio); la via pi difficile era,
invece, inistere contro Napoleone sulla minaccia del nazionalismo tedesco. Se la
Germania apriva tale possibilit Napoleone avrebbe dovuto scegliere tra i suoi principi e
gli interessi, scegliendo quest'ultima si sarebbe trovato nella situazione di suo zio nel
1812. In realt la sua mossa vincente era l'alleanza con l'Italia. Bismarck pp. 183-84
Nel frattempo le potenze aveva cercato di attirare a s gli stati medi; le promesse di
espansione ed egemonia di Bismarck o le minacce di ritorsioni per chi si fosse opposto
alla politica prussiana non ebbero gli effetti sperati e la Sassonia, cos come Hannover e
Assia-Kessel si schierarono con l'Austria. A sud tutto dipendeva dalla Baviera, nonostante
Wrttemberg, Assia-Darmstadt e Baden fossero filo-austriaci: von der Pfordten, il
minister-president bavarese, inizialmente si proclam neutrale, cercando la mediazione,
ma pur essendo piacevolmente corteggiato da entrambe era anche timoroso
dell'intervento francese; il re, Ludovico II, insisteva sulla pace, mentre i generali erano
dubbiosi della forza dell'esercito austriaco. Alla fine anch'essa temendo una possibile
egemonia prussiana fin nelle mani dell'Austria. Il 9 maggio una risoluzione nella dieta
di Francoforte della Sassonia votata 10 a 5 chiam la Prussia a spiegare la sua
mobilitazione: tre settimane dopo (fine maggio) l'Austria mise formalmente la situazione
dei ducati nelle mani della dieta allo scopo di far s che la Prussia sfidasse la dieta e avere
un pretesto per la mobilitazione confederale. Ci, invece, permise a Bismarck di portare la
situazione dalla sua: il 7 giugno Manteuffell invi le sue forze nell'H, ma Gablenz si ritir
passando per l'Elba nell'Hannover e il casus belli venne meno. Tre giorni dopo (10
giugno) un dispaccio proveniente da Berlino presentava il piano prussiano per un'unione
tedesca che escludeva l'Austria e il giorno dopo l'Austria (Kubeck) chiese di mobilitare le
forze confederali con una mozione che venne approvata il 14 giugno con 9 voti contro 5;
Karl von Savigny rispose per la Prussia dichiarando la confederazione dissolta e il giorno
82
dopo Berlino invi un ultimatum a Dresda, Hannover and Kassel che venne rigettato. Le
truppe vennero mobilitate a mezzanotte, mentre Bismarck commentava cos a Loftus: If
we are beaten, I shall not return here. I shall fall in the last charge. One can but die once;
and if beaten, it is better to die. Il giorno dopo venne invasa la Sassonia. Iniziava la
guerra. Bismarck pp. 184-85
Lo stesso giorno (12 giugno) che l'Austria aveva rotto le relazioni diplomatiche con la
Prussia si consum il suo matrimonio con la Francia. Il problema principale di
Napoleone era, come visto, il Veneto e a Metternich disse: give me guarantees in Italy in
case you win and I will leave you free in Germany...If not, I should be forced to arm in my
turn and eventually to intervene. Nonostante Hesterhzy dubitasse dove le pistole
francesi fossero pronte a sparare, Metternich disse che il coltello francese era alla gola
austriaca e fu costrtto ad accettare. Le trattative proseguirono, Napoleone non voleva dare
il nulla osta all'acquisizione della Slesia, e accett l'espansione in Germania solo se non
avesse sconvolto l'equilibrio europeo. (Il Veneto sarebbe stato comunque perso).
Quest'ultima clausola, lasciava aperte tutte le evenienze. L'accordo fu, quindi, siglato (12
giugno). Gramont disse a Mensdorff che our friendly neutrality assure your victory. Ma
non sarebbe stato cos... Taylor p. 165
Con la guerra Bismarck aggiungeva il nazionalismo tedesco ai pilastri della
monarchia (i.e. fedelt dinastica, patriottismo prussiano, junker, burocrazia ed esercito). Il
16 giugno Guglielmo pubblic un manifesto, composto da Bismarck, Al Popolo
tedesco, nel quale diceva che la Confederazione aveva perso la fiducia del popolo
tedesco e gli stati, mobilitati contro la Prussia illegalmente, ne avevano decretato la fine;
rimaneva l'unit della nazione tedesca, che doveva trovare una nuova espressione: la
Prussia avrebbe perseguito uno sviluppo nazionale per la Germania. Riproponeva l'idea,
che risale al 1857, dello sfruttamento del nazionalismo tedesco in senso pro-prussiano: in
politica estera, era un terreno in cui l'Austria non poteva addentrarsi per il suo carattere
multi-etnico e avrebbe, secondo Bismarck, impedito l'intervento francese, oltre che
convinto gli italiani della guerra di cui necessitavano e posto fine ai particolarismi (stati
medi etc); all'interno, avrebbe posto fine al conflitto con i liberali che sarebbero stati
riconciliati con l'autoritarismo prussiano. Bismarck non era stato il primo ad avanzare tale
idea (Berstorff nel dicembre del 1861 e in agosto 1862 dopo tentativo di riforma di
Schmerling), ma aveva aggiunto l'idea del suffragio universale diretto ed eguale.
Originariamente aveva chiesto un parlamento scelto in modo indiretto (i.e. dai governi
degli stati), ma tale idea era stata incorporata dall'Austria (1862) e, perci, aveva dovuto
avanzare l'idea di elezioni dirette (1863), accennando l'idea di un suffragio universale.
Nel 1866 Mensdorff aveva provato a convincere l'imperatore, con l'appoggio di
Biegeleben, della necessit di un parlamento tedesco, ma il tentativo non and a buon
fine. In aprile era uscito con la proposta di suffragio universale (evitando per di parlare
di uguale o di segretezza del voto; la legge avrebbe dovuto favorire i conservatori e,
nonostante le perplessit, parlava dell'affrancamento delle masse come di un principio
conservatore migliore di tutte le leggi elettorali artefatte perch sono per l'ordine). La sua
proposta trovava in Germania poco appoggio (eccetto per i liberali-democratici e i
socialisti di Lassalle). Fuori dalla Germania trovava l'opposizione di Drouyn in Francia,
controbilanciato da Napoleone che comment: hence-forth the two countries would pay
83
homage to the same political system; a Londra, invece, venne bollata come
rivoluzionaria e temevano per gli effetti che avrebbe potuto aver sul reform bill di
Gladstone; Gorchakov e Alessandro vi si opposero, considerandolo un attacco al principio
monarchico; infine, dall'Austria Mensdorff lo defin either revolutionary or an unworthy
toying with the German reform question; da Francoforte il commento era heir
abhorrence for the criminal gamble of the Prussian government with revolutionary
elements (Kbeck). N l'Austria n gli stati medi, per, vi si opposero pubblicamente,
ritardando la questione con la motivazione che prima gli stati dovevano discutere le sue
competenze. Fino ad ora si era presentato come un rivoluzionario, accusando l'Austria di
promuovere la rivoluzione appoggiando Augustemburg, ma come lui stesso disse dopo
Gestein They accuse me of being reactionary...but I would march if need be even with
revolution. L'alleanza con l'Italia dava una spinta in avanti ai principi rivoluzionari
dell'autoderminazione; l'opposizione di Guglielmo (Why, that is revolution you're
proposing to me) era respinta: But there is no harm in that. Your majesty will be seated
on a rock above the flood. All who don't wish to perish will have to seeksafety there.
Bismarck pp. 185-7
Inoltre, aveva preso in considerazione l'idea di sfruttare le insurrezioni ungheresi nel
territorio dell'impero austriaco: nel 1862 era venuto in contatto con un emigrato, SeherrThoss, e nel marzo 1866 Usedom, ministro prussiano a Firenze, aveva avanzato l'idea di
un insurrezione diversiva in Ungheria ed era stato detto di tenersi in contatto con gli
immigrati ungheresi in Italia, mentre Bismarck aveva conferito con Kiss de Nemesker
(fine maggio), con Czaky e i generali Trr (v. generale che aveva combattuto in Italia cin
Garibaldi) e Klapka: l'idea era di formare una legione magiara in Prussia guidata da Turr e
che un corpo guidato da Garibaldi, dall'Italia, avrebbe assaltato la costa dalmata. Tali
operazioni divennero urgenti quando si venne a sapere che gli italiani programmavano di
limitare gli attacchi alla zona del Quadrilatero e Bernhardi, inviato a Firenze per scopi
militari, informava Bismarck che quella del diversivo ungherese fossa l'unica maniera
affinch gli italiani invadessero l'Austria. Il I giungo, inoltre, telegraf il suo consenso per
un insurrezione a Belgrado dove il capitano Oreskovich, con l'appoggio del Principe
Michael Obrenovich, stava programmando un insurrezione tra le truppe della frontiera
asburgica e nove giorni dopo Pfuel, assieme al generale Turr, fu inviato a Belgrado e
Bucarest, dove il general Turr ebbe modo di conferire con Principe Carlo I sulla
possibilit di supportare la rivolta ungherese-rumena; ma questi, pur essendo un
Hohenzollern e simpatetico alla causa di Bismarck, non si sentiva sicuro di ci. Il tre
luglio 250 mila uomini guidati dal generale Moltke, passati dalla Sassonia e dalla Slesia,
invasero la provincia austriana della Boemia e sconfissero i soldati dell'Esercito del Nord,
guidato da Benedekt, a Sadova (Koniggratz), costringendo quella stessa sera 196 mila alla
ritirata (disordinata) verso Vienna dopo che 44 mila erano stati uccisi, catturati o feriti:
tale colpo, che pur era seguito a una precedente vittoria a Custoza sugli italiani (24
giugno), costrinse l'imperatore pressato da altri 200 mila italiani da sude a trattare,
mentre Mensdorff il giorno prima (2 luglio) aveva telegrafato Napoleone per l'intervento
nella questione. Bismarck pp. 188-89
Gli austriaci avevano chiesto a Napoleone di ottenere, in cambio della cessione del
Veneto, di un armistizio per liberare il fronte sud e permettere al loro esercito di
84
rivolgeresi contro la Prussia; ma ci non era possibile (gli italiani erano legati alla prussia
dal trattato e volevano conquistare il Veneto da s). Il giorno dopo la sconfitta a Sadowa (4
luglio) Napoleone annunci, incorrettamente, che l'Austria gli aveva ceduto il Veneto e
che lui avesse accettato di mediare tra le parti. La proposta di mediazione venne accettata
da Prussia e Italia che chiesero la continuazione delle ostilit fino al raggiungimento di un
accordo: Drouyn pens che fosse giunto il suo momento e che la Francia si sarebbe alleata
con l'Austria (non chiaro a che fine: parla della sponda sx del Reno, ma non di
occupazione che sarebbe stata la ricompensa per un alleanza con la Prussia) dopo che
Italia e Prussia avessero rifiutato le condizioni moderate che il suo Paese voleva imporre;
ma ci non era possibile per Napoleone che gi da tempo aveva dichiarato la sua volont
di non allearsi con l'Austria e l'esercito non era pronto per una guerra. La scelta era
comunque politica, non militare. Napoleone, per altro, militarmente era impreparato
pensando che la guerra si fosse protratta fino all'anno dopo con l'esercito diviso tra
Algeria (63 mila), Messico (28 mila), Roma (8 mila) e Indocina (2 mila); solo 100 mila
truppe erano disponibili per uan guerra dopo Sadowa (1/3 di quello prussiano). Taylor
p.167
Grandeur is relative fu il commento del consigliere privato dell'imperatore, che
prosegu dicendo A countrys power can be diminished by the mere fact of newforces
accumulating around it; Rouher fu pi esplicito: smash Prussia and take the Rhine (i.e.
Colonia, Dusseldorff, la regione della Ruhr ); anche l'opposizione del Corps Legislatif,
solitamente avversa alle azioni militari, premeva per la guerra; Adolphe Thierse: the way
to save France is to declare war on Prussia immediately. Wawro p. 17
Napoleone (forse prima accett, poi cambi idea a) era a favore di una politica di
mediazione amichevole, anche influenzato dal pacifismo dell'opinione pubblica o dal
pericolo del nazionalismo tedesco (poteva Napoleone ripudiare la sua politica
nazionalistica?) come suggerito da Rouher e La Valette (v. dopo!!!). Bismarck p. 189
Ma sopratutto, oltre a non volere un'alleanza con l'Austria, Bismarck nell'accettare
la mediazione francese aveva avanzato dei termini non ostili a Napoleone: dissoluzione
Confederazione, esclusione dell'Austria dagli affari tedeschi, egemonia militare prussiana
a Nord del Meno (gli obiettivi di Napoleone per anni). L'unico punto critico era la
richieste di estromissione austriaca, ma Bismarck gli assicur che gli stati a sud avrebbero
avuto un esistenza internazionale autonoma e a un plebiscito nello S del Nord. Il 10
luglio i termini vennero accettati, due giorni dopo esserne venuto a conoscienza: la
politica del 4 luglio di Drouyn era stata uno sbaglio e la Francia avrebbe dovuto allearsi
con la Prussia (la politica di Drouyn andava contro la creazione di Napoleone tanto quanto
contro la Prussia). Tra il 4 e il 10 c'era stato un vivace dibattito: alcuni dicono che sia stato
mobilitato l'esercito (4 luglio) su richiesta di Drouyn e Eugenie per poi essere richiamato
(5 luglio), ma dubbio; da un lato c'erano Eugenie e Drouyn, dall'altro Gerolamo e
Rouher. Il 14 luglio, comunque, Goltz e Napoleone inviarono a Vienna i termini
consigliati dai francesi che arrivo il 18 a Vienna che, ormai consapevole della sconfitta,
pens solo all'integrit della Sassonia. Taylor p. 168
A fine luglio la crisi entr nel suo culmine: Bismarck chiese un plenipotenziario
italiano per discutere new agreements with further concealed aims e l'idea di un
85
interferenze esterne avrebbero costretto la Prussia a unleash the full national strength of
Germany and the bordering countries e alle lamentele dello zar Alessandro sulla politica
rivoluzionaria prussiana la sua riposta fu ancora pi tagliente: Pressure from abroad will
compel us to proclaim the German constitution of 1849 and to adopt truly revolutionary
measures. If there is to be revolution, we would rather make it, than suffer it. Il 10 agosto
a Gavone disse che in caso di accordo tra Francia e Austria we would conduct a war of
revolution; we would incite rebellion in Hungary and organize provisional governments in
Prague and Brnn. E, in effetti, aveva spinto Eulenburg a organizzare un pre-parlamento
(8 luglio): he proclamation of the Reich constitution can be useful to us as a final means
in an extremity against France pur ammettando che really it is serviceable to us only
after a fundamental revision. Bismarck pp. 190
Dopo Sadowa, Konningratz, il re e i ministri erano stati in accordo sul fatto che gli
stati del nord dovevano essere ridimensionati, ma non liquidati: il re pensava di riuscirci
senza far venir meno il principio di legittimit, fantasticando l'annessione del principato di
Ansbach-Bayreuth, mentre l'opinione pubblica (alcune voci almeno)reclamavano
l'annessione della Sassonia, dell'Hannover e dell'Assia-Kassel; Bismarck, per, pensava
che il gioco non valesse la candela e che non vivevano soli in Europa. Ad ogni modo,
aveva chiesto all'ambasciatore di sondare l'atteggiamento francese sulla possibilit di
acquisire parte degli stati del Nord in toto e, saputo che avrebbe trovato l'opposizione di
Napoleone solo sull'acquisizione della Sassonia, si orient verso l'inclusione: every full
annexation, which can be attained without the cession of Prussian territory, is better than
the half by way of reform. Dopo aver convinto Guglielmo che era meglio o assimilare
tutti gli stati (per inziare l'assimilzazione) o lasciarli indipendenti (per riconciliarsi con i
regnanti sconfitti) e firmato l'armistizio a Nicolsburg (26 luglio), il 23 agosto venne
firmata la pace a Praga che mise fine alla Guerra delle sette settime/austro-prussiana/terza
guerra d'indipendenza: non ci furono annessioni, per Francesco Giuseppe fu obbligato a
concedere la dissoluzione della confederazione germanica, riorganizzata in due
confederazioni (del Nord e del Sud, rispetto al Meno). La Prussia poteva effettuare
modificazioni territoriali, eccetto la Sassonia, e cos fece: pur lasciando Baden,
Wurtemberg e la Baviera intatti, Hesse-Darmstadt sub perdite territoriali, vennero imposti
indennit a tutti gli stati sconfitti, e il 20 settembre vennero annessi lo S, Hannover, AssiaKassel, Nassau e la citt di Francoforte (l'odiata citt non aveva dichiarato guerra, ma
aveva pagato 6 milione di Gulden; Bismarck ne chiese 25 poi non dati per l'intervento
della regina Augusta dopo che i governanti avevano ritardato il pagamento nonostante
l'ultimatum di Manteuffel. Nel frattempo, per, il sindaco si era impiccato). Gli altri stati
del Nord (Sassonia, Assia-Darmstadt, Meclemburgo, I Ducati Ernestini (Turingia) e le
citt di Lubecca, Amburgo e Brema entrarono a far parte della Confederazione della
Germania del Nord che, attraverso il controllo della Prussia delle questioni internazionali
e militari, di fatto, divennero parte di essa. Bismarck disse: I have beaten them all! All!;
tra questi non c'erano solo i liberali, ma anche Napoleone che disse che l'autore delle
richieste a Nikolsburg era Drouyn, non lui, che diede le dimissioni. Non aveva impedito
l'espansione tedesca, ma limitata al Nord del Meno, lasciando la possibilit di influenza
francese a sud. Insistendo prima avrebbe poturo avere magari il Palatino bavarese.
Bismarck p. 192-93
87
un ducato dato nel 1815 ai Paesi Bassi e posto sotto la protezione militare della Prussia
(prima anche della Conferazione). Bismarck aveva fatto intendere, dopo Sadowa, di essere
disponibile a cedere il Lussemburgo; ma nel marzo 1867, invece, respinse la richiesta e
incit politici e giornalisti al sentimento nazionale contro il tentativo francese di sottrarre
una vecchia terra tedesca.
Continua Howard p. 40
Nationalverein
89
90
TAB. 1
Situazione finanziaria del Regno di Sardegna, 184961
Parte I
Parte II
Data
Entrate
Uscite
Deficit
Debito
184950
. 183.447.496
1851
. 68.000.000
1852
. 101.564.236 . 144.870.995
. 43.306.759
1853
. 107.481.369 . 146.811.073
. 47.500.000*
1854
. 125.061.061 . 149.314.294
. 32.510.242*
1855
. 128.182.561 . 137.668.242
. 35.200.000*
1856
. 132.527.838 . 140.938.254
. 8.410.416
1857
. 135.967.866 . 143.726.866
. 7.759.545
1858
. 144.982.078 . 148.747.551
. 3.765.473**
1859
. 141.236.210 . 150.314.980
. 9.078.770
. 786.700.000
1860
. 149.343.441 . 157.805.376
. 8.461.935
1861(*)
. 457.000.000
. 903.000.000
. 446.000.000
. 2.402.300.000
91
CAPITOLO III.
All mankind bears witness today that there is no crime, no cruelty, no
abomination that the mind of man can conceive which the German has no
perpetrated, is not perpetrating, and will not perpetrate if he is allowed to
go on. [...] There are only two divisions in the world today, human beings
and Germans, and the German knows it. Human beings have long ago
sickened of him any everything connected with him, of all he does, says,
thinks, or believes. [...] This is, for us, in truth a war to death against the
power of darkness with whom any peace except on our own terms would
be more terrible than any war.
R. Kipling,
Says we will obey if Germany wins1
Da Tocat a Smirne, non si incontra una sola citt che meriti di essere
menzionata. Ho visto con stupore la debolezza dellimpero degli Osmanli.
Questo corpo malato non si regge con un regime mite e moderato, ma con
rimedi violenti, che continuamente lo sfiancano e lo minano. []
Ecco, caro Rustan, unimmagine esatta di questo impero che, in meno di
due secoli, sar teatro dei trionfi di qualche conquistatore.
Usbek al suo amico Rustan,
a Ispahan1
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2 WILLIAMS, Hirja and forced migration from nineteenth-century Russia to the
Ottoman Empire, in Cahiers du Monde Russe, 41/1 (2000), pp. 814.
3 Ibid., passim.
4 FIGES, The Crimean War: a history (Henry Holt and Company, New York 2010),
pp. 836.
5 Ibid., pp.59.
6 S.J SHAW, E.K. SHAW, History of Ottoman Empire and modern Turkey, Volome II:
reform, revolution, and the republic: the rise of modern Turkey, 18081975
(Cambridge University Press, Cambridge 1977), pp.325.
7 MARX, The real issue in Turkey (New York Tribune, 12 aprile 1853), in MARX,
The Eastern Question: a reprint of letters written 18531856 dealing with the
events of the Crimean War (Aveling, Londra 1969), pp.145.
8 S.J SHAW, E.K. SHAW, History of Ottoman Empire, cit., pp. 4950;568.
9 BOLSOVER, Nicholas I and the partition of Turkey, in The Slavonic and East
European Review, Vol. 27, 68 (1948), pp.12130.
10 Ibid., pp.11621.
11 SCHMITT, The diplomatic preliminaries of the Crimean War, in The American
Historical Review, Vol.25, 1 (1919), pp. 615.
12 ZAIONCHKOVSKI, Vostochnaya Voena, I (II), 89, cit. in TAYLOR, The struggle
for mastery in Europe, 19481918 (Oxford University Press, Oxford 1954), p. 47.
13 BOLSOVER, Nicholas I, cit., pp.13643.
14 TAYLOR, The struggle, cit., pp. 515.
15 SCHMITT, The diplomatic preliminaries, cit., pp. 424.
16 FIGES, The Crimean War, cit., pp.12631.
17 ZAIONCHKOVSKII, Vostochnaia voina, Vol.1, cit. in ibid.,pp.1345 (la trad. mia)
18 TAYLOR, The struggle, cit., pp.5760.
19 SCHMITT, The diplomatic preliminaries, cit., pp. 569.
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