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Capitolo I LA GRANDE ILLUSIONE E LA GRANDE GUERRA

Capitolo II LA GUERRA DI CRIMEA


I. Le crociate ai tempi degli imperi;
II. Russofobia e altre storie;
III. Vnti di guerra;
IV. La fine della pace in Europa.

Capitolo III 1856: IL NUOVO ORDINE EUROPEO


I. Parigi, febbraio 1856;
II. Il Sistema di Crimea;
III. Revisionisti e conservatori;
IV. LItalia dopo Parigi;
V. La questione italiana e le grandi potenze;
VI. La guerra del 1859 e i suoi nemici;
VII. La guerra democratica.

Capitolo IV IL DECLINO DEL SISTEMA DI CRIMEA


I. La lotta per la sopravvivenza in Germania: Austria vs. Prussia;

II. La lotta per la supremazia in Prussia: Corona vs. Parlamento;

Capitolo V

CAPITOLO I.

I. La grande illusione e la Grande guerra


Nel 2005 un contingente italiano di stanza in Bosnia ritrov una statua di Gavrilo Pricip
(18941918) e ritenendo di rendere giustizia alla storia la riconsegn al governo
bosniaco, non senza generare un certo imbarazzo da parte del governo austrico. In questo
palazzo sono stati imprigionati, torturati e condannati Gavrilo Princip e compagni,
appartenenti alla Mlada Bosna. Il 2861914 hanno alzato la mano contro gli occupanti.
Tanti di loro hanno dato la vita per gli ideali di libert e per lindipendenza del nostro
Paese recitava la targa commemorativa incisa sulla statua. 1 Quella statua riport alla
memoria fatti che non possono essere dimenticati nemmeno a distanza di un secolo e
riaprono ferite che, come qualcuno potrebbe far notare, non sono mai state rimarginate.
Il 28 giugno 1914 larciduca Francesco Ferdinando (18631914) erede al trono
dellimpero austro-ungarico rimase vittima di un attentato, assieme alla moglie Sofia,
durante una visita ufficiale a Sarajevo per mano dello studente nazionalista bosniaco. La
Bosnia, a sguito della Guerra russo-turca (187778), era stata affidata
allamministrazione dell impero austro-ungarico (Congresso di Berlino 1878), il quale
laveva poi annessa unilateralmente (1908), dando luogo a una crisi internazionale.
La penisola balcanica era da tempo luogo di focolai potenzialmente pericolosi dovuti a
varie cause:
(I) la disgregazione dellimpero ottomano, indebolito da un lento declino e
contrassegnato dalla difficolt di adattarsi alla modernit europea costituita
dallaffermazione dello Stato-nazionale;
(II) la tentazione (e i relativi tentativi) delle potenze europee di volgere a proprio
favore la nuova situazione;
(III) i nazionalismi, in particolare quello serbo, e i loro progetti di espansione
territoriale a scapito degli imperi (ottomano e austro-ungarico).
Non sorprende, quindi, che in questa area periferica dellEuropa che vada ricercata la
causa prossima dellinizio della guerra, anche se la dinamica della stessa quella di un
conflitto mondiale prender una strada diversa dalle premesse dello scontro balcanico (e
seguir quella delle cause remote). Fu proprio un evento legato al nazionalismo serbo
(ovvero luccisione dellarciduca dAsburgo-Este) che diede il via a una serie di effetti a
catena che portarono alla guerra generale: levento , infatti, ricordato come casus belli
della Prima guerra mondiale che ufficialmente inizi un mese dopo con la dichiarazione di
guerra alla Serbia da parte dellAustria-Ungheria, a cui seguirono una serie di ultimatum
falliti e dichiarazioni di guerra fra le maggiori potenze europee. Quella che verr
ricordata come la Grande guerra (191418) fu levento di rottura che segn il passaggio
reale dal pacifico XIX secolo al bellico XX secolo. Se la guerra lelemento
caratterizzante dello scorso secolo,

1 Episodio cit. nell'art. di BATTISTINI, La lapide di Princip fa litigare Italiani e Austriaci, in


Corriere della Sera, 25-03-2005.

Peace was the normal and expected framework of European lives. [...]
Of course the possibility of a general European warwas foreseen, and
preoccupied not only governments and their general staff, but a wider public.
[Nonetheless] its outbreak was not really expected. [...] At the very end of July,
after Austria had already declared war on Serbia, the leaders of international
socialism met, deeply troubled but still convinced that a general war was
impossible [...]. I personally do not believe that there will be a general war ,
said Victor Adler, chief of Habsburg social democracy [...]. For most western
states [...] a European war was thus a historical memory.3

3 HOBSBAWM, The age of empire: 1875-1914, Weidenfeld and Nicolson, London 1987, p. 303

Capitolo II
LA GUERRA DI CRIMEA

The bugle sounds and the charge begins, but on this battlefield no one wins. The smell of
acrid smoke and horses breath, as I plunge on a certain death. The horse he sweat with
fear, we break to run. The might roar of russian guns and, as we race towards the human
wall, the scream of pain as my comrades fall. We hurdle bodies that lay on the ground, and
the Russian fire another round. We get so near yet so far away. We wont live to fight
another day.

Iron Maiden, The Trooper


Piece of Mind 1983

I.

partire dalla seconda met del XVII secolo, furono combattute numerose guerre tra
la Russia e limpero ottomano (pi specificamente negli anni 168699, 171011,
173539, 176874, 178792, 180612 e 182829) lungo una linea che da Belgrado, nei
Balcani, correva fino a Kars, nel Caucaso. Particolare importanza ricopriva in questi
scontri lelemento religioso: le fortificazioni che univano il Caucaso ai Balcani
separavano infatti il mondo islamico da quello ortodosso, non solo i due imperi. Posta alla
base dellideologia imperiale dello Stato zarista, la religione forniva da supporto nelle
guerre contro la Sublime Porta, rappresentate come delle moderne crociate: una missione
divina che consisteva nel liberare gli ortodossi dal giogo dellimpero islamico degli
ottomani e nel conquistare Tsargrad (Costantinopoli), riportandola ai fasti dellimpero
bizantino come capitale dellimpero ortodosso. Lavanzata dellimpero russo fu
accompagnata dalla cristianizzazione delle nuove terre annesse, attraverso la costruzione
di chiese; dalla modificazione del territorio, con lintento di cancellare limpronta
musulmana; dallespulsione dei musulmani e linsediamento al loro posto di Moldavi,
Valacchi, Bulgari e Greci; e da alcuni successi diplomatici. Tra questi, particolare
importanza rivestiva il Trattato di Kk Kaynarca (1774) su cui la Russia basava le sue
pretese di difesa degli ortodossi, il cui testo, scritto in modo alquanto ambiguo, recitava
come segue:
The Sublime Porte promises to protect constantly the christian religion and its churches,
and it also allows the Ministers of the Imperial Court of Russia to make [] representations [...] on behalf of its officiating ministers, promising to take such representations
into due consideration .1
Due zone erano di particolare rilievo nei rapporti russo-turchi: il delta del fiume Danubio
1 Kia, The Ottoman Empire (Greenwood Press, Westport 2008), p.166

e la penisola di Crimea. Questultima, strappata definitivamente dai Russi agli Ottomani


nel 1783, era abitata da un gruppo etnico di origine musulmana i Tatari della Crimea i
quali erano uniti all impero ottomano da un legame religioso e si identificavano con esso.
I russi, consapevoli di ci e temendo unatteggiamento collaborativo durante le guerre,
provvedevano spesso a misure preventive nei loro confronti (ad es. attraverso lespulsione
dei Tatari dai villaggi lungo il confine turco o la confisca dei loro vascelli). 2 Sar proprio
la difficile situazione affrontata durante la Guerra di Crimea oltre che la circolazione di
notizie riguardanti la volont del governo russo di deportare in Siberia la popolazione
tatara, decisione derivante dal loro (presunto) tradimento durante la guerra; la sconfitta dei
Circassiani nel nord del Caucaso; e limposizione di alte tasse da parte dei pomeshchiki
a provocare una grande migrazione dei Tatari verso limpero ottomano nel biennio 1860
61: 200.000 dei 300.000 Tatari che vivevano nella penisola di Crimea lasciarono la loro
terra per emigrare verso limpero ottomano dopo la Guerra di Crimea, in aggiunta ai
100.000 migranti del 1792 e ai circa 3040.000 durante la guerra stessa. 3 Con il Trattato di
Bucarest (1812), la Russia acquis il controllo della Bessarabia; nel Caucaso anchesso
parte del progetto russo la presenza russa, diversamente da quanto avvenne nei
Principati, incontr le resistenze delle trib musulmane e fu duramente repressa
servendosi anche dellaiuto dei cristiani armeni e georgiani, provocando vaste migrazioni
verso limpero ottomano.
A sguito della Guerra russo-turca del 182829, lo zar Nicola I cominci ad attuare
una politica tesa a mantenere dipendente la Turchia dalla sua protezione (v. infra, par II),
rinunciando cos ai progetti di conquista (ma non a quelli di difesa dei cristiani ortodossi).
Ci non fu, per, sempre creduto vero dalle altre potenze europee che continuarono a
temere che le vere intenzioni fossero altre. Lavanzata russa nei territori del Grande
malato dEuropa, infatti, preoccupava non poco le altre potenze europee e non solo per
motivazioni strettamente economiche o politiche ma anche religiose: in particolare la
Francia, che considerava s stessa prima nazione cattolica, divenne sempre pi coinvolta
nelle pretese russe di difendere gli ortodossi che vivevano sotto il governo della Porta, gi
a partire dalla prima met del XIX secolo. La posizione anti-russa cominci a
intensificarsi negli anni 30 a sguito della repressione della rivoluzione polacca (1830
31) da parte dellesercito zarista: allHotel Lambert, nel centro di Parigi, risiedeva il
governo de facto della Polonia e i buoni rapporti intessuti dai ministri liberali francesi
quali Thiers (17971877) e Guizot (17871874) con il leader polacco Czartoryski (1770
1860) erano motivati dalla volont di favorire lavvicinamento del governo francese alla
Gran Bretagna, dove la questione polacca aveva trovato un grande supporto, oltre che
allopinione pubblica francese. Questultima divenne particolarmente favorevole alla
causa polacca: la lotta anti-russa era, infatti, appoggiata da una parte dai liberali e
dallaltra dai cattolici legittimisti compresi che dipingevano le vicende della Polonia
come quelle di una nazione martoriata dalla politica di persecuzione e conversione forzata
attuata dallo zar nei confronti prima dei cattolici della Rutenia e poi dei cattolici polacchi.
Ma fu negli anni 40 che la rivalit religiosa entr nel vivo della questione: nel 1846
2 Williams, Hirja and forced migration from nineteenth-century Russia to the Ottoman Empire, in

Cahiers du Monde Russe, 41/1 (2000), pp. 814


3 Ibid., passim

lopinione pubblica francese venne a conoscenza della notizia che Semashko, vescovo
filo-russo posto a capo del Sinodo di Polotsk (1839), in Bielorussia, aveva fatto arrestare
delle suore di un convento di cui era stato cappellano; al loro rifiuto di sottomettersi alla
Chiesa russa, le suore erano state incatenate, deportate a Vitebsk, costrette a svolgere
lavori pesanti e, infine, percosse. La notizia si diffuse a macchia di leopardo in Francia
grazie a un ampio spazio riservatole sui maggiori giornali dellepoca che riportarono la
testimonianza diretta della badessa del convento, riuscita a fuggire in Polonia (1845) e da
l rifugiatasi in Francia.4 Tra il 1842 e il 1847 Gerusalemme fu, inoltre, il centro di
unintensa attivit religiosa: gli anglicani fondarono un vescovado; i francesi stabilirono
un consolato e aumentarono gli investimenti in denaro per costruire scuole e chiese per i
cattolici; papa Pio IX (17921878) ristabil un patriarca latino, mentre quello greco ritorn
nella citt per rafforzare la sua autorit; infine, lo zar fece costruire una struttura formata
da un ostello, un ospedale, una cappella, una scuola e un mercato per favorire lintensa
attivit di pellegrinaggio in Terra Santa, dove gli scontri fra pellegrini, oramai allordine
del giorno, provocavano decine di feriti e morti.
La rivalit religiosa ebbe un nuovo sviluppo nel 1851, quando Napoleone III (1808
1873) nomin ambasciatore nella capitale turca il marchese Charles de La Valette (1806
1881), un fervente cattolico che godeva dellappoggio dellinfluente partito clericale. Per
anni sia la chiesa della Nativit sia il Santo Sepolcro erano stati teatro di scontri fra
cattolici e ortodossi; tra le dispute che coinvolgevano le due parti, rivestiva particolare
importanza la questione di chi dovesse riparare il tetto del Santo Sepolcro. I francesi
reclamavano il diritto di provvedere alle riparazioni, basando le loro richieste sulle
Capitolazioni del 1740 mai realmente applicato; gli ortodossi, basandosi invece sul
Trattato di Kk Kaynarca (1774), si opponevano. In base alla legge turca, chiunque
fosse il proprietario del tetto di unabitazione ne acquisiva la propriet: la disputa
concerneva perci la questione di chi dovesse divenire legittimo protettore del luogo sacro
agli occhi dei Turchi. Il neo-ambasciatore, grazie a una grande abilit diplomatica, riusc a
formare una commissione con il governo ottomano per discutere dei diritti religiosi in
terra santa (agosto 1851); e ancra prima che un accordo fosse raggiunto afferm che la
Francia era giustificata a ricorrere alluso della forza per veder garantiti gli interessi
francesi che erano stati chiaramente stabiliti. La reazione dello zar Nicola I (1796
1855) fu furibonda.
Napoleone, sebbene non interessato alla religione, aveva per tra i suoi piani la
modificazione dei trattati di Vienna che relegavano la Francia in una posizione di secondo
piano e per fare ci doveva incrinare la Santa Allenza: nel capitolo dedicato alla politica
estera ne Les ides napoloniennes (1839), limperatore aveva scritto che il compito del
nuovo Ottaviano era di erigersi campione della nuova Europa della libert e dei popoli,
contro la vecchia Europa delle dinastie. Restaurare il potere francese, finire ci che suo
zio aveva iniziato e svilire i gerndarmi d'Europa, favorendo la formazione di stati
nazionali orbitanti attorno alla Francia. La disputa in Terra Santa fra ortodossi e cattolici
non ebbe immediatamente questo effetto, ma la situazione da l a poco sarebbe
radicalmente cambiata.5
4 Figes, The Crimean War: a history (Henry Holt and Company, New York 2010), pp. 836
5 Ibid., pp. 59

II.
Gi da prima che Nicola I lo descrivesse come il Grande malato dEuropa, lidea che
limpero ottomano stesse per crollare era diventata un luogo comune in tutto il continente.
Lo zar, durante la Guerra russo-turca del 182829, avrebbe potuto porre fine alla sua
agonia; Nesselrode (17801862) il ministro degli Esteri lo convinse che mantenerlo
in vita, ma dipendente dalla sua difesa, avrebbe meglio servito gli interessi russi. Cos, il
Trattato di Adrianopoli (settembre 1829) fu meno duro di quanto avrebbe potuto essere.
Con esso si stabil lautonomia dei Principati danubiani (Valacchia e Moldavia), posti
sotto la protezione russa e occupati, in sguito, fino al 1834; lacquisizione di alcune
fortezze in Georgia dalla Russia e il riconoscimento da parte del sultano dei possidementi
russi, oltre che in Georgia, anche nel Caucaso meridionale (Nakhchivan e Khanati di
Erivan); il riconoscimento dellautonomia greca da parte della Porta e laperture degli
stretti a tutte le navi commerciali. Le potenze occidentali, insospettite dallassenza di una
clausola concernente il passaggio delle navi da guerra negli stretti, pensarono che lo zar
avesse raggiunto un accordo segreto con la Porta sulla questione; non pass, per, molto
tempo prima che le attenzioni delle diplomazie europee fossero attirate da un altro evento.
Nel novembre del 1831, dopo il rifiuto del sultano ottomano Mahmud II (17841839)
di concedere Siria ed Egitto a Muhammad Ali (17691849) un militare che aveva reso i
suoi servigi al governo della Porta fronteggiando la rivolta greca il figlio di
questultimo, Ibrahim Pasci (17891848), promosse una rivolta contro il governo
ottomano, riuscendo in poco tempo a conquistare la Siria, il Lebano e la Palestina (giugno
1832). Il sultano ordin allesercito di avanzare verso la Siria dove Ibrahim, grazie a
promesse di autogoverno, era riuscito a ottenere il supporto locale. Le forze ottomane
vennero sconfisse dallesercito egiziano e ci spinse Muhammad Ali a cercare la via
diplomatica al fine di stabilizzare la posizione vantaggiosa nella regione; il sultano rifiut
la proposta, nonostante il mancato aiuto da parte britannica. Ibrahim riprese di
conseguenza la sua avanzata e, arrivato in Anatolia, sconfisse nuovamente lesercito
ottomano (Battaglia di Konya, dicembre 1832).
La pesante sconfitta spinse la Russia la quale temeva che Muhammad Ali potesse
costituire un impero islamico ostile allintervento cristiano in Turchia ad offrire il suo
aiuto al sultano, che fu costretto ad accettare supplendo, in questo modo, al mancato
intervento britannico. Preoccupate per lofferta russa, Francia e Gran Bretagna cercarono,
tramite i loro emissari al Cairo, la mediazione diplomatica con i ribelli egiziani;
questultimi, invece, continuarono nella loro avanzata fino ad occupare Ktahya (2
febbraio 1833). Il sultano, temendo che i ribelli potessero arrivare nella capitale, sollecit
lintervento russo: lo zar invi una flotta con 40.000 uomini (20 febbraio) al fine di
difendere la capitale ottomana verso cui i ribelli minacciavano di avanzare. Ci spinse le
due potenze occidentali a fare pressione sul sultano affinch la Russia ritirasse la sua
flotta, invitandolo inoltre a concedere la Siria a Muhammad Ali e concludere la questione.
Lavanzata di Ibrahim port Muhammad Ali ad aumentare le richieste territoriali (fra cui
ora figurava anche la Cilicia), ma lo sbarco della flotta russa nel Bosforo (5 aprile)
persuase il figlio ad accettare i negoziati di pace. La firma della Convenzione di Ktahya
5

(29 maggio, 1833) decretava il ritiro di Ibrahim dallAnatolia, il quale in cambio


diventava governatore di Damasco, Aleppo e Gedda, oltre che muhassil (esattore delle
tasse) ad Adana; il padre veniva confermato governatore in Egitto e a Creta. Lo zar, pur
ritiratosi dal Bosforo a causa dellintervento delle flotte anglo-francesi, non era rimasto
soddisfatto dalla conclusione della vicenda: invi, quindi, Orlov (17861861) in Turchia,
dove questi concluse il Trattato di Hnkr skelesi (8 Luglio) che, oltre a confermare il
precedente Trattato di Adrianopoli, stabiliva un accordo difensivo valido per otto anni. Lo
zar ripudi segretamente laiuto turco, ma ottenne la promessa che il sultano avrebbe
chiuso gli stretti al passaggio delle navi da guerra straniere in tempo di guerra. Non pass
molto prima che le potenze occidentali vennero a conoscenza dello stesso che, pur in linea
con il diritto internazionale dellepoca, assicurava allo zar (almeno secondo
linterpretazione che ne diedero Parigi e Londra) un diritto di intervento nelle faccende
della Porta.6
La vicenda fu il punto di svolta della politica britannica nei confronti sia della Russia
che della Turchia: una volta scoperta la minaccia, la Questione Orientale divenne una
prorit. Dal punto di vista militare, il controllo degli stretti era fondamentale tanto per i
russi quanto per gli inglesi: lo zar si sarebbe garantito il controllo della zona da cui era pi
facilmente attaccabile e, al tempo stesso, le flotte russe stanziate nel Bosforo avrebbero
tenuto sotto scacco Costantinopoli, facilmente attaccabile prima che le potenze occidentali
potessero intervenire. Ci minacciava gli interessi britannici che, al tempo, erano
principalmente commerciali: limpero ottomano era un mercato in crescita per le
esportazioni di manufatti e limportazione di materie prime a basso costo; di conseguenza,
la politica britannica fu tesa a promuovere le riforme economiche necessarie a rendere
limpero ottomano una zona di libero scambio. Il controllo dei porti di Costantinopoli e
soprattutto Trebisonda, da cui i mercanti greci e armeni importavano i manufatti inglesi
per rivenderli in Asia minore dove i prodotti russi spopolavano nei bazar locali, oltre che
lapertura di una nuova rotta che, passando dal Mar Nero fino a Trebisonda e poi
attraverso lEufrate fino al Golfo Persico, arrivasse in India, erano gli obiettivi della
politica commerciale inglese. Karl Marx, scrivendo sul New York Tribune (12 aprile
1853), osservava:
The turkish ports carry on a very important and rapidly increasing traffic both with
Europe and interior Asia. [...] Constantinople, and particularly Trebizond, in asiatic
Turkey, are the chief marts of the caravan trade to the interior of Asia. [...] How important this trade, and the Black Sea trade generrally, is becoming may be seen at
the Manchester Exchange, where [...] Greek and South Slavonian dialects are heard
along with German and English. [...] The Russian had, up to 1840, an almost exclusive monopoly of the trade in foreign manufacture goods to that region. [...] The fact
is now different: [...] we may safely conclude from the increase of english export [...]
that the russian trade [] must have sensibly fallen off .7
6 S.J Shaw, E.K. Shaw, History of Ottoman Empire and modern Turkey, Volome II: reform,

revolution, and the republic: the rise of modern Turkey, 18081975 (Cambridge University Press
Cambridge 1977), pp. 325
7 Marx, The Eastern Question: a reprint of letters written 18531856 dealing with the events of

La paura inglese per altro infondata, ma fomentata dalla pubblicazioni di pamphlet e dai
giornali era che la politica estera russa fosse indirizzata verso la conquista dellintera
Asia minore, dalla Turchia allIndia: cos, quando la Persia conquist Herat (1837), gli
inglesi occuparono lAfghanistan (1838) e intensificarono la presenza diplomatica a
Teheran per strappare la Persia dallinfluenza russa, controbilanciare lespansionismo
russo e difendere la rotta verso lIndia. Tali idee erano sostenute, in particolare, da
Rawlinson (18101895), console generale a Baghdad, il quale fu larteficie del supporto
inglese alla resistenza musulmana delle trib stanziate nel Caucaso guidata dallImam
Shamil (17971891). Ma era la Turchia il centro del progetto britannico: qui gli inglesi, e
in particolare linfluente ambasciatore sir Stratford Canning (17861880), cercavano di
promuovere le riforme necessarie a modernizzare la Turchia. A detta dellambasciatore
inglese, il motivo che giustificava lintervento russo era la politica di persecuzione subita
dai cristiani e la promozione della libert religiosa era la soluzione al problema russo.
Dal canto suo, la Russia a sguito di una nuova rivolta di Muhammad Ali assunse
un atteggiamento pi incline alla Gran Bretagna nellottica di migliorare le relazioni
anglo-russe. I rapporti fra il Muhammad Ali e il sultano erano ritornati tesi poco dopo la
firma della pace e ci era dovuto al risentimento da parte del sultano, oltre che alle
ambizioni del governatore egiziano. Lamministrazione repressiva di Ibrahim aveva,
inoltre, portato a una serie di rivolte, incoraggiando il sultano ad intervenire; cos, quando
Muhammad Ali fece sapere di essere in procinto di dichiarare la propria indipendenza
dalla Porta (25 maggio 1838), Mahmud mobilit lesercito. Il governatore egiziano,
saputo di non aver lappoggio dellalleato francese, fu costretto a ritirare le sue pretese.
Nel frattempo, la Gran Bretagna sfruttava la situazione per firmare un accordo
commerciale con la Porta (Trattato di Balta-Liman, Agosto1838), dando il via a una
stagione di collaborazione fra i due governi.
La situazione si era solo momentaneamente calmata: infatti il 21 aprile 1839, quando
gli ottomani oltrepassarono lEufrate in direzione di Aleppo, riesplose. Lesercito
ottomano fu decimato (24 giugno) e costretto a ritirarsi in Anatolia. Pochi giorni dopo
Mahmud mor di tubercolosi e Abdlmecid I (18231861), il nuovo sultano che come il
precedente non era in grado di fermare lavanzata egiziana, cerc invano di concludere la
situazione diplomaticamente concedendo a Muhammad Ali lereditariet del
governatorato in Egitto. Dopo il rifiuto di questultimo, Gran Bretagna, Francia, Austria e
Prussia si riunirono per risolvere la crisi, mentre la Russia si aggiunse poco dopo: in poco
tempo le potenze e Mustafa Reit (17991857), ministro degli Esteri turco, raggiunsero un
accordo (in cui si stabiliva che Muhammad Ali sarebbe diventato governatore ereditario in
Egitto, mentre la Siria e la Cilicia sarebbero tornati sotto il governo della Porta), mentre il
ministro ottomano riusciva a convincere i suoi colleghi a non trattare direttamente con i
ribelli.
I negoziati presero il sopravvento sulle azioni militari: la Francia puntava a rafforzare
la posizione egiziana premendo affinch Ibrahim mantenesse il controllo della Siria;
Palmerston (17841865) si opponeva puntando ad indebolire lEgitto e, attreverso esso,
lalleato di questultimo, la Francia. Quando, dopo una certa resistenza iniziale, le
the Crimean War (Aveling, Londra 1969), pp. 145

posizioni si fecere pi morbide, le trattative precedentemente interrotte ripresero: Russia,


Gran Bretagna, Prussia e Austria (ma non la Francia) firmarono con la Porta un primo
accordo (Convenzione di Londra, 1840) in cui le potenze assicuravano il loro appoggio al
sultano contro Ibrahim. Questultimo, dopo aver tentato di resistere, fu costretto ad
arrendersi ed abbandonare sia Damasco che lEgitto (febbraio 1841) a causa del massiccio
intervento militare britannico, mentre la Francia ritirava il suo appoggio ai ribelli egiziani.
Muhammad Ali diventava sovrano ereditario dellEgitto in cambio del riconoscimento
della sovranit ottomana e della promessa di revocare le pretese sulla Siria. Nel frattempo,
le potenze siglavano un nuovo accordo (Convenzione di Londra sugli stretti, 13
luglio1841) firmato, pur controvoglia, anche dalla Francia che prevedeva
lannullamento dei vantaggi derivanti dal precedente Trattato di Hnkr skelesi e,
conseguentemente, la chiusura, in tempo di guerra, degli stretti al passaggio di tutte le
navi da guerra eccetto quelle degli alleati dellimpero ottomano. Si concludeva la guerra
turco-egiziana, mentre la Russia cedeva la sua posizione privilegiata: un grande favore
alla Gran Bretagna, la vera vincitrice della vicenda.8
Quando per la stabilit Turca fu minacciata nuovamente questa volta da una rivolta
in Serbia (agosto 1842) lo zar divenne pi inquieto e cerc di coinvolgere ripetutamente
Austria e Prussia in un piano di spartizione dellimpero ottomano. Dapprima incontr
Ficquelmont (17771856) lambasciatore austriaco a San Pietroburgo con cui si
intrattenne in quattro colloqui (2123 settembre 1843). Tra gli argomenti trattati, le
perplessit dello zar sui rapporti russo-prussiani, divenuti pi freddi dopo la salita al trono
di Federico Guglielmo IV (17951861), furono al centro del primo colloquio; lo zar
aggiungense di voler incontrare limperatore prussiano, assieme a quello austriaco, al fine
di sistemare la situazione. Durante il secondo colloquio si discusse del problema turco:
nonostante Muhammad Ali fosse stato definitivamente sconfitto, ci non assicurava la
stabilit ottomana. Nei colloqui successivi lo zar, dopo aver ribadito di non aver
intenzione di occupare Costantinopoli n di oltrepassare il Danubio, fece sapere a
Ficquelmont cosa voleva: impedire a Francia e Gran Bretagna di occupare Costantinopoli;
preferiva trovare unintesa con lAustria, ma era disposto ad agire da solo se necessario.
Invitava Ficquelmont a sollecitare Metternich (17731859), Cancelliere dellimpero
austriaco, a prendere in considerazione la proposta di un accordo: il conte austriaco fece
subito sapere che difficilmente il governo austriaco avrebbe potuto accettare una proposta
che avvertiva come un ultimatum.
Blow (17921846), il ministro degli Esteri prussiano, venuto a sapere della proposta
russa, pur non rigettandone i progetti, pensava che un meeting come quello proposto dallo
zar avrebbe insospettito le potenze occidentali, favorendo lavvicinamento anglo-franese;
la posizione fu poi condivisa anche dallAustria che, per bocca di Metternich, fece sapere
al ministro prussiano che considerava la proposta dello zar Nicola senza valore e che
Ficquelmont non aveva preso posizione nei colloqui avuti con lo zar. Lincontro previsto
da Nicola I fin, cos, nel dimenticatoio. Lo zar invi, poi, Orlov a Vienna (marzo 1844) e
pochi giorni dopo incontr Colloredo, lambasciatore austriaco, ma nessuno dei due
incontri port a dei risultati concreti.
8 S.J Shaw, E.K. Shaw, op. cit., pp. 4950; 568.

Fallita la missione austro-prussiana, lo zar cerc di coinvolgere nella vicenda la Gran


Bretagna, senza lappoggio della quale n lAustria n la Prussia avrebbero acconsentito a
unaccordo sulla questione turca: lo zar incontr la regina Vittoria (18191901), il
Principe Alberto (18191861) e, soprattutto, Peel (17881850) e Aberdeen (17841860),
rispettivamente Primo Ministro e ministro degli Esteri, esponenti del partito Tory, meno
ostile allimpero zarista di quanto fossero i Whigs. Nicola I ritorn in Russia convinto di
aver trovato la porta aperta per una futura allenza; per gli inglesi, invece, gli scambi di
opinione avuti con lo zar rimanevano tali, senza che ci significasse unimpegno formale.9
Non era la prima volta che lo zar cercava di coinvolgera una potenza in unaccordo di
partizione della Turchia: il nuovo tentativo russo era stato preceduto da un precedente
accordo segreto questa volta concluso con lAustria che prevedeva, in caso di collasso
dellimpero ottomano, la decisione condivisa di un nuovo ordine europeo, senza per
specificarne i dettagli; le potenze si impegnavano, in ogni caso, a preservare la sovranit
ottomana, specialemente in riferimento al problema egiziano. Lo zar, preoccupato per la
rivolta di Muhammad Ali, aveva coinvolto Ficquelmont in delle trattative riguardo il
futuro della Turchia (20 febbraio 1833): dopo aver ribadito di aver rinunciato ai piani di
Caterina La Grande (v. supra, par. I), aveva aggiunto di non aver il potere di dare vita a
un cadavere ed era, perci, nellinteresse di entrambi accordarsi sul da farsi quando
linevitabile fosse accaduto. Aveva avanzato, quindi, la proposta di far rivivere limpero
greco: la soluzione migliore secondo lo zar. Ficquelmont, a quel punto, aveva risposto di
non aver lautorit per discutere la questione. Il governo austriaco non trovava, in ogni
caso, la proposta allettante. Ci era conseguenza del fatto che Metternich fosse pi
interessato ad avere rassicurazioni in merito alla politica russa e, in particolare, alle sue
intenzione di mantenere integro il territorio della Sublime Porta, piuttosto che al piano di
partizione della Turchia in s. Malgrado i tentativi nei mesi seguenti sia dello zar sia
dellambasciatore russo a Vienna, Tatischev (17671845), Metternich, che pur apprezzava
la volont russa di coinvolgere lAustria nella vicenda, era rimasto dello stesso avviso. Lo
zar, tranquillizato dalla fine della rivolta in Turchia, aveva incontrato limperatore
dAustria e lo stesso Metternich a Munchengrtz (919 settembre), dove aveva firmato
segretamente laccordo.10

III.
Nel 1848 lEuropa fu attraversata da una nuova ondata di moti rivoluzionari: tra questi,
quelli avvenuti in Valacchia e Moldavia furono segnati, fin dallinizio, da una marcata
attitudine anti-russa e ci port lo zar Nicola a prendere provvedimenti. Mentre la Porta
assunse un atteggiamento morbido nei confronti dei rivoluzionari romeni atteggiamento
suggerito dalla Gran Bretagna interessata a restaurare la sovranit ottomana sui Principati
danubiani in funzione anti-russa la minaccia russa di intervenire serv a distogliere il
governo ottomano dallidea di continuare su questa linea: lintervento congiunto delle
truppe turche e russe pose fine alla rivolta (settembre 1848). Lo zar promosse, quindi, la
9 Bolsover, Nicholas I and the partition of Turkey, in The Slavonic and East European Review
Vol. 27, 68 (1948), pp. 12130
10 Ibid., pp.11621

firma di una nuova convenzione con l impero ottomano (Trattato di Balta-Liman, aprile
1849) la quale prevedeva loccupazione dei Principati danubiani per sette anni, la scelta
condivisa dei loro governanti e la possibilit per le truppe russe di passare attraverso i
territori per fermare la rivolta in Ungheria e invi 190.000 truppe russe guidate dal
generale Paskevich (17821856) per porre fine alla guerra che vedava impegnata limpero
austriaco e i ribelli ungheresi: il 13 agosto le truppe ungheresi si arresero.
Lo zar, placata la rivolta, chiese al governo ottomano come previsto dal diritto
internazionale lestradizione dei soldati polacchi che, dopo aver preso parte alla guerra,
avevano trovato rifugio in territorio turco; lAustria fece lo stesso per i soldati ungheresi.
Il sultano, appoggiato dalle potenze occidentali, si rifiut e chiese lintervento anglofrancese: le loro flotte furono inviate presso la Baia di Besika (ottobre 1849). Quando per
la Russia stava per raggiungere un compromesso con la Sublime Porta, Canning rivendic
il diritto della flotta britannica di trovare riparo nei Dardanelli in caso di forte vento grazie
a una lettura estensiva della Convenzione di Londra sugli stretti (v. supra, par. II); lo lo
zar and su tutte le furie e rispose che la Russia avrebbe potuto fare lo stesso nel Bosforo.
A quel punto Palmerston, ministro degli Esteri inglese, per evitare lincidente diplomatico
e conseguentemente una guerra, ordin lallontanamento della flotta britannica dalla baia
e la tensione momentaneamente scem. Lo zar, credendo che una guerra fosse ormai
inevitabile, ordin la preparazione di un piano di attacco a sorpresa per impedire alla flotta
inglese di passare lo Stretto dei Dardanelli in un eventuale nuova crisi. Il gesto avventato
di Canning fu un punto di svolta nelle relazioni anglo-russe: nonostante ci la sua
posizione filo-turca, contrariamente a quanto ritenuto da molti osservatori del tempo e
non, non si tramut in un tentativo di favorire la guerra con lo zar. Al contrario cerc, con
i limitati mezzi a sua disposizione, di evitare una guerra che considerava controproducente
per gli interessi britannici (v. infra, par IV).11
Ma dalla Francia che arriv unulteriore rompicapo per lo zar: il 2 dicembre 1851,
nello stesso giorno in cui quarantasette anni prima Napoleone Bonaparte era stato
incoronato imperatore, Luigi Napoleone prese il potere con un colpo di stato e, sempre il 2
dicembre dellanno seguente, con un plebiscito, divenne imperatore con il nome di
Napoleone III. A dispetto dei suoi proclami (Le persone diffidenti dicono, impero
significa guerra, ma io dico, impero significa pace, Bordeaux, ottobre 1852), gli obiettivi
di Napoleone erano ben chiari alle potenze: riportare la Francia al centro della politica
europea e per far ci aveva bisogno di scardinare il Sistema di Vienna costruito in
funzione anti-francese. La salita al potere di Napoleone preoccup pi di ogni altro lo zar,
come ebbe modo di puntualizzare Nesselrode, il ministro degli Esteri russo, nel 1852:
Napoleons absence of principles makes it impossible to establish true relations of
confidence, makes vigilance a law and puts Europe perpetually on alert. It is peace,
but armed peace with all its expenses and uncertainty. Only the union of the Great
Powers is capable of maintaining it .12
11 Schmitt, The diplomatic preliminaries of the Crimean War, in The American Historical

Review, Vol.25, 1 (1919), pp. 615


12 Cit. in Taylor, The struggle for mastery in Europe, 19481918 (Oxford University Press,
Oxford 1954), p. 47

10

Lidea zarista si basava su una percezione errata delle intenzioni delle altre potenze: la
Gran Bretagna era, infatti, disposta a collaborare con limperatore francese per evitare che
il pericolo bonapartista prendesse forma ed era, inoltre, preoccupata dellavanzata russa
a est; lAustria e la Prussia, pur intimorite dalle intenzioni dellimperatore francese in
quanto forze legittimiste, attuarono unatteggiamento cauto nei confronti del nipote di
Napoleone. Lo zar fu lasciato solo nel rivolgersi a Napoleone III come un amico e non
come fratello: lalleanza conservatrice si era incrinata e da l a poco sarebbe scomparsa.
Nicola I era convinto di poter rappresentare un conflitto con la Francia come uno scontro
tra forze rivoluzionarie e forze contro-rivoluzionarie e ottenere la neutralit inglese e
austriaca, malgrado Nesselrode lo avesse sconfessato. Dal canto suo Napoleone aveva
bisogno di uno scontro con la Russia al fine di rafforzare il suo potere, in larga parte
basato sullanalogia con il Napoleone originale e vacillante a causa delle divisioni
seguenti ai moti del 184849, e raggiungere i suoi scopi: avrebbe trovato un facile alleato
negli inglesi, sfruttando il dualismo anglo-russo alla base del sistema di forze europeo (v.
infra, cap. III, par. I); trovato supporto nei cattolici francesi, dipingendo la guerra come
una guerra santa in difesa dei cattolici latini; e potuto riconciliare i rapporti con la
sinistra rivoluzionaria, combattendo in favore dei princpi di libert contro il Gendarme
dEuropa.
La politica francese in Terra Santa fece il resto, riscaldando ulteriormente gli animi (v.
supra, par. I). La Valette fu richiamato in patria, ma la sua politica aggressiva diede i frutti
sperati e nellottobre del 1852 la Porta, probabilmente convinta che la Francia potesse
sconfiggere agilmente la Russia, assicur ai cattolici il diritto di custodire la chiave della
chiesa della Nativit a Betlemme, libero accesso alla mangiatoia e alla grotta della
Nativit. Lo zar ordin la mobilitazione delle truppe (27 dicembre), senza consultare n il
ministro degli Esteri Nesseldore, n Dolgorukov (18041868), il ministro della Guerra; e
nemmeno il ministro della Terza Sezione Orlov. Le intenzioni russe riguardo la Turchia
erano state precedentemente elaborate dallo zar Nicola in un memorandum che prevedeva
sia luso della diplomazia che luso della forza: in ultima analisi in caso di sconfitta
della Turchia avrebbe accettato come unico principio operante la divisione dellimpero
in provincie indipendenti e la loro spartizione tra le potenze, mentre Costantinopoli
sarebbe diventata una citt indipendente. Approcci, di conseguenza, nel gennaio 1853 la
Gran Bretagna dove nel frattempo il governo conservatore di Derby (17991869) era
stato sostituito da un governo di coalizione con a capo Aberdeen per un nuovo round di
negoziati che si concretizzarono in uno scambio di vedute con Seymur (17971880),
lambasciatore inglese a San Pietroburgo. Seymur si incontr ripetutamente sia con lo zar
che con Nesselrode: mentre lo zar puntava a un accordo anglo-russo per la creazione di un
nuovo ordine una volta smembrato limpero ottomano che prevedeva che Costantinopoli
diventasse una citt indipendente, Serbia e Bulgaria dei protettorati russi (similmente a
quanto gi avvenuto nei Principati danubiani) e che lInghilterra ottenesse lEgitto la
Gran Bretagna, non interessata ad acquisire nuovi territori, puntava a calmare la disputa
russo-francese e far desistere lo zar dalluso della forza, preservando la pace. Per gli
inglesi, la cui posizione era condivisa anche da Nesselrode, la Turchia non stava per
collassare: aveva, infatti, cominciato un periodo di riforme (ovvero il periodo Tanzimat,
11

183976) e lo zar vedeva solo il lato peggiore della faccenda. Linsistenza dello zar cre
una certa diffidenza perfino in Seymur il quale, pur essendo incline a unaccordo anglorusso, cominci a temere che le intenzioni zariste in realt fossero altre. Ci si un alla
posizione anti-russa della maggior parte del governo, dove latteggiamento di Aberdeen,
pi favorevole alla Russia, era stato fortemente criticato; cos il governo chiese al
diplomatico di indagare a fondo nella vicenda. Infine, un punto daccordo fu raggiunto: la
promessa che Costantinopoli sarebbe diventata una citt indipendente e le due potenze
non si sarebbero accordate riguardo la questione turca senza comunicarselo lun laltra;
ma lintesa non and oltre.13
In febbraio lo zar invi il generale Menshikov (17871869), un veterano di guerra, a
Costantinopoli con il compito di restaurare i privilegi degli ortodossi in Terra Santa,
lasciandogli la libert di usare la forza in caso di rifiuto da parte ottomana. Arrivato nella
capitale ottomana, Menshikov assunse immediatamente un atteggiamento aggressivo:
dopo essersi rifiutato di parlargli, chiese le dimissioni di Fuad Efendi il ministro degli
Esteri ottomano e la sua sostituzione con un ministro pi incline alle richieste russe (2
marzo). Il suo atteggiamento rese la Porta pi incline a cercare il supporto anglo-francese:
il colonnello Rose (18011885), al tempo charg dAffaires presso la Porta, preoccupato
per la possibilit di un attacco russo che sembrava ormai imminente, invi un messaggio
al governo inglese (8 marzo) in cui sollecitava linvio della flotta britannica; il governo
decise, invece, di respingere la richiesta e attendere il ritorno di Canning in Turchia (20
marzo). La notizia del messaggio di Rose arriv a Parigi il 16 marzo e tre giorni dopo
durante una riunione di gabinetto il ministro degli Esteri, Drouyn de Lhuys (18051881),
pur descrivendo la situazione come disastrosa, chiese il non intervento francese almeno
finch la Gran Bretagna non lo avesse fatto, al fine di evitare un qui pro quo tra le due
potenze. Limperatore fu, invece, convinto dallargomentazione di Persigny (18081872)
che, ponendo la faccenda come una questione donore e facendo leva su voci di una
possibile trama contro limperatore da parte dellesercito, fece s che Napoleone decidesse
di inviare la flotta francese (poi inviata presso Salamina) come monito di avvertimento
allo zar; cos facendo, pensava, avrebbe ottenuto il supporto inglese.
Inizialmente, gli inglesi assunsero un atteggiamento ostile: accusarono i francesi di
aver riscaldato ulteriormente gli animi e li esortarono ad attendere il ritorno di Canning in
Turchia. Il diplomatico fece il suo ritorno nella capitale turca il 5 aprile, trovando il Gran
Visir Mehmet Ali (18131868) disponibile al compromesso; lo invit a separare il
conflitto in Terra Santa dalla sened redatta in precedenza da Nesselrode (la quale
prevedeva che venissero riaffermati i diritti di protezione degli ortodossi da parte russa e
la nomina dei patriarchi ortodossi a vita), la cui accettazione avrebbe significato la fine
della sovranit ottomana. Il Gran Consiglio, riunitosi per discutere della questione il 23
aprile, accett i suggerimenti di Canning e la precedente sened venne sostituita da una
versione modificata (5 Maggio); Menshikov rispose con un ultimatum che se non fosse
stato accettato avrebbe portato alla rottura delle relazioni diplomatiche. Ricevuto un primo
rifiuto (10 Maggio), il generale russo concesse ulteriori quattro giorni alla porta per
accettare la firma della sened modificata ed evitare il ricorso alla guerra; Reshid, il quale
13 Bolsover, art. cit., pp. 13643

12

era vicino alla posizione di Canning, divenuto ministro degli Esteri, chiese ulteriori cinque
giorni di tempo per valutare il da farsi. Infine, il 15 maggio il Gran Consiglio si riun e
respinse nuovamente il diktat del diplomatico russo; Menshikov lasci la capitale
ottomana sei giorni dopo. Gli inglesi, conclusasi la situazione, decisero di inviare le loro
flotte presso la Baia di Besika (2 Giugno) e la flotta francese si un qualche giorno dopo. 14
Il 2 luglio le truppe zariste oltrepassarono il fiume Prut, occupando i Principati
danubiani: loccupazione di Valacchia e Moldavia era una scelta di compromesso tra la
volont dello zar di sferrare un attacco a sorpresa alla Porta e la proposta di Paskevich
(17821856), suo generale di fiducia. Questultimo, essendo giustamente scettico nei
confronti dellappoggio austriaco allavanzata russa nei Balcani, sperava in questo modo
di evitare una guerra europea; la minaccia di una sollevazione dei sudditi ortodossi contro
il governo della Sublime Porta avrebbe convinto il sultano ad accondiscendere alle
richieste russe. Il governo ottomano, invece, ordin a Omer Pasci (18061871), il
comandante dellesercito della Rumelia, di preparare le difese delle fortificazioni turche
lungo il Danubio e ordin rinforzi dallEgitto e dalla Tunisia. Palmerston, appoggiato
dalla stampa russofobica, chiese un intervento risoluto, il gabinetto inglese e Napoleone
III preferirono una linea pi morbida e decisero il non intervento.
Dai Principati danubiani arrivavano, per, notizie riguardo la volont russa di
annettere i territori occupati: lAustria mobilit le sue truppe lungo il confine meridionale
come monito ai sudditi serbi, intimorita da una sollevazione di questultimi; Francia e
Gran Bretagna misero le loro flotte sul piede di guerra; lAustria, al fine di evitare una
guerra dalla quale sarebbe la parte pi danneggiata, si fece portatrice dei negoziati di pace
che si concretizzarono con la firma da parte dello zar della Nota di Vienna (5 Agosto),
redatta in precedenza dalle quattro potenze a nome del governo ottomano (28 Luglio).
Scritta in modo alquanto vago, la nota non specificava i termini della risoluzione del
contenzioso; cos, quando il governo chiese delle modifiche, rifiutandosi di accettare la
nota in toto rifiuto imputabile pi alle pressioni dellambasciatore francese che
alloperato di Canning il quale, al contrario del collega, si astenne da esprimere
considerazioni private sulla nota i negoziati si arenarono. La Porta chiedeva che il
mantenimento dei privilegi della Chiesa greco-ortodossa dipendesse dalla volont del
sultano e non si basassero sulla sollecitudine dello zar; che il sultano rimanesse fedele al
Trattato di Kk Kaynarca (1774), poi confermato con il Trattato di Adrianopoli (1829),
in cui si accordava la protezione della religione cristiana da parte della Sublime Porta; che
i privilegi accordati alla Chiesa greco-ortodossa fossero gli stessi accordati alle altre
comunit cristiane, essendo i cristiani di religione ortodossa sudditi dellimpero ottomano.
La Russia invece un diritto di intervento mai realmente accordato dalle Porta; il governo
ottomano si rifiutava di accettare uninterpretazione estensiva dei trattati che avrebbe
limitato la sua sovranit, un fatto ritenuto inaccettabile. 15

IV.
14 Taylor, op. cit., pp. 515
15 Schmitt, art. cit., pp. 424 (corsivo mio)

13

Il governo ottomano non riusciva pi a trattenere il partito della guerra capeggiato dal
Gran Visir dimissionario Mehmet Ali e supportato, oltre che dai musulmani, anche da
giovani ufficiali turchi, nazionalisti oltre che religiosi: durante il mese di settembre le
proteste e le petizioni che chiedevano la guerra santa contro la Russia si intensificarono,
trovando nelle moschee e nelle madrasse il loro centro di coordinamento, mentre Canning
cercava di gettare acqua sul fuoco. Il 12 settembre un gruppo di leader religiosi venne
ricevuto dal sultano Abdlmecid, imponendogli una scelta netta: dichiarare guerra o
abdicare. Il sultano, la sera stessa, convoc un meeting con i suoi ministri in cui si decise
di dichiarare guerra: nonostante i dubbi dei militari, i quali temevano di non avere le
capacit necessarie per affrontare una guerra con la potenza zarista, la decisione fu presa
al fine di evitare una rivolta religiosa che avrebbe distrutto le Tanzimat e con esse il
supporto occidentale. La Turchia dichiar ufficialmente guerra alla Russia il 4 ottobre. La
dichiarazione fu seguita da un manifesto che concedeva quindici giorni allesercito russo
per evacuare i Principati danubiani (il motivo per il quale la Sublime Porta compiva la
scelta del conflitto armato) ed evitare linizio delle ostilit. La Porta cercava di prendere
tempo iniziando una guerra finta, nellattesa di un intervento anglo-francese che facesse
retrocedere la Russia e ponesse fine alloccupazione dei Principati. Allo scadere
dellultimatum (19 ottobre), lesercito turco decise sferrare unattacco in Valacchia e
Moldavia, con la consapevolezza che la stampa, specialmente quella britannica, avrebbe
spinto per lentrata in guerra delle potenze al fianco degli Ottomani. Le prime schermaglie
si ebbero poco dopo (24 ottobre), mentre Aberdeen commentava stizzito laccaduto. 16
Lo zar, a questo punto (novembre 1853), era convinto che la tattica da seguire fosse
quella di servirsi della rivolta dei cristiani contro il governo ottomano: lidea era di
consolidare una posizione difensiva lungo il Danubio e avanzare per liberare i cristiani
una volta che questi si fossero ribellati. Nesselrode lo sconsigli, ma alcuni leader panslavisti lo convinsero del contrario. In un memorandum commentato dallo stesso zar
Pogodin (18001875), leader del movimento, scrisse:
Chi sono i nostri alleati in Europa (commento di Nicola I: Nessuno, e non abbiamo
bisogno di loro [...]). I nostri unici veri alleati in Europa sono gli slavi, nostri fratelli
di sangue, lingua, storia e fede [...]. Dichiarandoci guerra, i turchi hanno distrutto tutti
i vecchi trattati che definivano i nostri rapporti, possiamo quindi pretendere la liberazione degli slavi e ottenere ci con la guerra, come essi stessi hanno scelto (commento:
Esatto). Se non liberiamo gli slavi portandoli sotto la nostra protezione, i nostri nemici, gli inglesi e i francesi...lo faranno al posto nostro [...] (commento: Assolutamente giusto). Se la Russia non avanza, cadr la legge della storia. [...] [Dio] non permetter che sia detto: Pietro fond il dominio russo ad Est, Caterina lo consolid,
Alessandro lo espanse e Nicola lo consegn ai Latini .17
Nonostante ci, lo zar preferiva motivare la sue mosse su princpi religiosi, piuttosto che
abbracciare la causa pan-slavista tout court. I Russi, a causa di quanto detto, avanzarono
verso Silistra, in Bulgaria, senza che ci fosse accompagnato da sollevazioni di massa da
16 Figes, op. cit., pp.12631
17 Cit. in ibid., pp. 13435

14

parte degli Slavi: pochi volontari furono reclutati dai Russi e ci fu controbilanciato da
rivolte in Valacchia e Moldavia, dove loccupazione russa dal carattere repressivo aveva
creato un vasto malcontento che vennero poi soffocate nel sangue dai cosacchi. I Turchi,
dal canto loro, avevano come obiettivo primario quello di difendere la Serbia a causa della
sua instabilit: il governo del principe Alessandro (18061885) il quale regnava sotto
licenza della Porta era in balia degli elementi filo-russi, intenti a preparando una rivolta
anti-governativa che si sarebbe potuta espandere a tutti i Balcani e, in particolare, in
Grecia dove re Ottone (18151867) aveva cominciato ad abbracciare lidea di ristabilire
limpero bizantino sotto legida russa sperando, cos facendo, di rinforzare la sua autorit.
Il governo della ottomano decise, quindi, di tenere una linea difensiva lungo il Danubio e
di attaccare i Russi nel Caucaso per sfruttare laiuto delle trib musulmane, con cui i
rapporti erano ripresi gi da ottobre, e del governo britannico, il quale da anni finanziava
la guerriglia anti-russa. Boul (17971865) ministro degli Esteri austriaco cerc un
ultimo tentativo di mediazione, il protocollo del 5 dicembre, dal contenuto analogo a una
precedente nota redatta da Canning, che port a un nulla di fatto: il 30 novembre, infatti,
la flotta russa ottenne unimportante vittoria, riuscendo ad affondare la flotta turca presso
Sinope una vittoria sperata in precedenza dallo stesso Napoleone al fine di far rinsavire
il governo turco e farlo sui suoi passi. Ma sfortunatamente la vittoria avvenne in mare e
non sulla terraferma. Palmerston si dimise (14 dicembre), Russell minacci di seguirlo: le
flotte anglo-francesi, le quali avrebbero dovuto proteggere le navi ottomane, avevano
fallito come dichiar lo stesso Palmerston in sguito e la stampa anti-russa dipingeva
laccaduto come un grave affronto e spingeva per lentrata in guerra.
Il 12 dicembre Nesselrode ricevette la notizia della strategia anglo-francese: lo zar
decise di affidarsi alla Santa Alleanza, sperando nella neutralit armata austriaca e
prussiana. Invi, a tal proposito, Orlov a Vienna: limperatore Francesco Giuseppe I
(18301916) chiese il non intervento russo nei Balcani come condizione necessaria per
acconsentire alla richiesta (condizione che lo zar non poteva esaudire); la Prussia rifiut
un accord poich intendeva contrattare la propria neutralit con la Gran Bretagna in
funzione anti-francese e, conseguentemente, non poteva promettere nulla allo zar. Nel
frattempo, Clarendon (18001870) ministro degli Esteri si un alla posizione
decisionista di Palmerston, influenzato dalla reazione dellopinione pubblica: Aberdeen
avrebbe dovuto usare lavvenimento come pretesto morale per dichiarare guerra allo zar
e porre fine alla sua avanzata. Il 19 dicembre Napoleone propose lintervento congiunto
delle flotte anglo-francesi nel Mar Nero e la minaccia di agire da solo in caso di rifiuto
inglese fece capitolare la riluttanza del Primo Ministro britannico che accett,
permettendo il ritorno di Palmerston al governo.18
In Francia, per, la questione non aveva coinvolto lopinione pubblica appieno come
successo in Gran Bretagna e gli atteggiamenti ostili a una guerra combattuta nellinteresse
dellimperialismo britannico si diffusero anche nellentourage napoleonico posizione
condivisa in particolare dal ministro delle Finanze Bineau (18051855). Ci spinse
limperatore a cercare nuovamente la via diplomatica: scrisse direttamente allo zar
proponendogli il ritiro delle truppe russe dai Principati in cambio del ritiro della flotta
18 Taylor, op. cit., pp. 5760

15

anglo-francesi dal Mar Nero (29 gennaio 1854), mentre la Gran Bretagna che temeva di
perdere lalleato cercava di riportarlo verso la guerra. Lo zar, facilitando i propositi
britannici oramai orientati senza riserve alla guerra, ritir gli ambasciatori russi accreditati
presso Londra e Parigi, rompendo le relazioni diplomatiche con le potenze occidentali (16
febbraio) e rifiut la proposta francese, lultima possibilit di evitare lisolamento nel
sistema europeo, dopo il fallimento della missione di Orlov a Vienna. Napoleone non ebbe
altra scelta che unirsi allultimatum britannico (27 febbraio): se lo zar non avesse ritirato
le truppe entro sei giorni dai Principati, la guerra sarebbe cominciata automaticamente.
Le truppe inglesi furono mobilitate a fine febbraio e gi a marzo lidea di una guerra
per ristabilire la sovranit turca lasciava il campo a quella di una guerra europea contro lo
zar in buona parte dellestablishment britannico. Il 26 marzo, alla vigilia della
dichiarazione di guerra inglese, Aberdeen fece sapere alla regina di essere stato
trascinato in guerra da Palmerston, ma la sua posizione era oramai isolata. Aberdeen era
da sempre il ministro pi filo-russo del gabinetto inglese e, convinto dellimpossibilit che
i turchi attuassero le riforme, aveva come obiettivo primario il mantenimento della pace
ad ogni costo; sul fronte opposto Palmerston, il ministro pi russofobico che a partire
dalloccupazione dei Principati (considerato un motivo sufficiente per dichiarare guerra)
divenne sostenitore dellazione diretta contro lo zar; Russell privilegiava una posizione in
linea con Palmerston; Clarendon, partendo da una posizione conciliatrice fra le due parti,
si era sempre sempre pi avvicinato alla linea di condotta proposta da Palmerston. La
posizione del war party continu a rinforzarsi e, ora che aveva preso il sopravvento
allinterno del gabinetto inglese, la pace era destinata a diventare un vecchio ricordo che
da l a poco sarebbe stato completamente cancellato. 19 Lisolamento del Primo Ministro
inglese era completato dal fatto che la regina ora considerava la guerra necessaria e
conseguentemente, la mattina del 27 marzo, Clarendon pot leggere in parlamento la
dichiarazione con cui la Gran Bretagna entrava in guerra contro la Russia; il 28 marzo la
Francia fece lo stesso. Lascesa di Napoleone III, incrinando la Santa Alleanza, aveva
permesso alla rivalit anglo-russa di esplodere: iniziava la Guerra di Crimea e, con essa,
finiva il sistema che aveva permesso un periodo di pace in Europa durato quasi
quarantanni.

19 Schmitt, art. cit., pp. 569

16

Capitolo III
1856: IL NUOVO ORDINE EUROPEO

Hegel nota in un passo delle sue opere che tutti i grandi fatti e i grandi personaggi della
storia universale si presentano, per cos dire, due volte. Ha dimenticato di aggiungere la
prima volta come tragedia, la seconda volta come farsa.1
K.Marx
Son giunchi che piegano le spade vendute: gi laquila dAustria le penna ha perdute. Il
sangue dItalia, il sangue polacco, bev col cosacco, ma il cor le bruci. Stringiamci a
coorte, siam pronti alla morte, siam pronti alla morte, lItalia chiam.
G. Mameli,
Il canto degli italiani (1847)

I.

l 25 febbraio 1856, verso luna del pomeriggio, a Quai dOrsay sede del ministero
degli esteri francese una folla festante accolse al grido di vive la paix e vive l
Empereur larrivo dei delegati dei governi riunitisi per discutere lassetto che lEuropa
avrebbe dovuto assumere dopo gli sconvolgimenti della Guerra di Crimea. Parigi, non pi
Vienna, si apprestava a divenire non solo il centro della diplomazia europea ma, grazie
alla Exposition Universelle conclusasi tre mesi prima, anche il centro della vita pubblica
europea: una vittoria di prestigio per Napoleone. Iniziate nellautunno precedente e
proseguite per tutto linverno, le trattative di pace erano state dirette dalla Francia e le
potenze avevano trovato, su gran parte delle questioni, un punto daccordo espresso in
quattro punti: la rinuncia da parte russa al protettorato sui Principati; la libera navigazione
a fini commerciali del Danubio; la revisione della Convenzione sugli Stretti (v. supra, cap.
II, par. II) attraverso la smilitarizzazione completa del Mar Nero (nonostante i tentativi del
nuovo zar, Alessandro II, di concordare lesclusione della citt di Nikolaev e del mar
dAzov); piena uguaglianza civile e religiosa per i cristiani che vivevano sotto il governo
della Porta. I Quattro Punti erano stati negoziati nel luglio 1854 da Boul e Drouyn de
Lhuys, rispettivamente ministro degli Esteri austriaco e francese, i quali in sguito
avevano stipulato un trattato vero e proprio per regolare leventuale entrata in guerra
austriaca. I britannici, dopo aver rifiutato di siglare i Quattro Punti (19 Luglio), avevano
accettato invece di firmare il trattato (29 Luglio); gli sviluppi della guerra avevano portato
per lAustria a rifiutarne la ratifica (5 Agosto). L8 agosto le potenze si erano scambiate
le note con cui avevano accettato i Quattro Punti, ritornando allaccordo iniziale.
Modificato in sguito, era stato inviato nella sua forma definitiva come ultimatum a San
1 Marx, Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte (Editori Riuniti, Roma 2001), p.45

17

Pietroburgo (15 dicembre 1855) e accettato dallo zar un mese dopo.2


La Prussia era rimasta neutrale; diversa la posizione del Piemonte. A sguito della
pubblicazione della nota apparsa sul Moniteur (22 febbraio 1854), in cui si garantiva la
solidariet franco-austriaca anche in Italia e ancra di pi a partire da quando venne a
conoscenza del trattato di alleanza fra le potenze occidentali (10 aprile) il Regno di
Sardegna aveva cominciato a temere che un intervento austriaco nel conflitto (condizione
necessaria affinch laccordo tra le due potenze fosse valido) avrebbe avuto delle
conseguenze fatali per gli interessi piemontesi. Il governo aveva, cos, intrapreso i
negoziati con le potenze occidentali: dopo che Cavour era stato costretto a causa
dellopposizione di Dabormida (18421896) a ritirare la proposta, avanzata in aprile al
diplomatico britannico Hudson (18101885), di inviare un contingente piemontese in
Crimea, le trattative avevano avuto un nuovo sviluppo quando gli inglesi, a causa
dellaggravarsi della situazione militare, avevano chiesto in via confidenziale (ma
ufficiale) ladesione del Piemonte al trattato di alleanza (8 dicembre). Le posizioni erano
per discordanti: i piemontesi pur disposti ad accettare chiedevano in cambio, oltre
che un prestito, lammissione italiana alla conferenza di pace e limpegno anglo-francese
a prendere in considerazione la situazione italiana, nonch la revoca dei sequestri
austriaci; Francia e Gran Bretagna, preoccupate in particolar modo dagli ultimi punti,
rifiutarono le condizioni poste dal regno sabaudo.
Hudson, ricevuto il rifiuto inglese (31 dicembre), al fine di trovare un punto di
incontro, aveva proposto una nota reversale in cui si accettavano le proposte piemontesi,
ma riservava alla potenze il diritto di determinare i modi e i tempi con cui gli obiettivi
sarebbero stati affrontati; Guiche (18191880), ritornato a Torino (2 gennaio 1855), lo
aveva convinto a desistere e il diplomatico inglese aveva ritirato la proposta. Il
diplomatico francese era stato il protagonista della fase finale della vicenda: la sua
reazione violenta alla notizia che il Piemonte era intenzionato a inviare il ministro della
Guerra, La Marmora (18041878), presso i governi alleati (9 gennaio) aveva spinto
Cavour a concludere laccordo. Il 10 gennaio dopo che il conte piemontese aveva
ottenuto le dimissioni di Dabormida e assunto la carica di ministro degli Esteri, oltre ad
aver conservato la carica di Primo Ministro e linterim alle Finanze era stato firmato il
verbale delle clausole ottenute dallo stesso Cavour (poi modificato fino alla versione
finale formata da due convenzione, in base alle quali la Sardegna inviava un corpo di
spedizione e si impegnava ad inviare ulteriori rinforzi in cambio di un prestito
finanziario). Cavour aveva capito che le divisioni nel gabinetto dove la sua posizione
incontrava le resistenze di La Marmora, Dabormida e Rattazzi (18081873) avrebbero
potuto essere letali: il re, desideroso di entrare in guerra a ogni costo, era disposto a tal
fine a formare un nuovo governo con a capo Revel (18031868), come aveva avuto modo
di dire il 7 gennaio lo stesso, Vittorio Emanuele II (18201878) al diplomatico francese
(notizia di cui Cavour era a conoscenza); la neutralit del regno sabaudo, in cui il governo
Cavour sarebbe stato sostituito con un governo di destra, avrebbe posto fine al regime
liberale; stessa sorte sarebbe toccata ai progetti italiani del Regno di Sardegna, le cui sorti
erano legate a doppio filo al contesto europeo.3
Poco prima della fine della guerra, le potenze vincitrici si erano incontrate nella
capitale turca (gennaio 1856) e ci aveva portato alla promulgazione del decreto Hatt-i
18

Humayun (18 febbraio) da parte del sultano Abdlmecid che assicurava alle comunit non
musulmane residenti entro i confini dellimpero la piena uguaglianza religiosa e legale; i
diritti di propriet; laccesso allesercito e al servizio civile. Il nuovo decreto ribadiva i
princpi sanciti da un precedente decreto (Hatt-i Sharif, 1839) escludendo i riferimenti al
Corano; aggiungeva per altri elementi (ad es. la compilazione del bilancio annuale da
parte del governo; listituzione delle banche; la riforma della giustizia, attraverso la
promulgazione del codice civile e del codice penale; la riforma delle carceri, etc.) al fine
di modernizzare lamministrazione della Porta. Promulgato per evitare ulteriori
interferenze straniere negli affari della Porta, il decreto avrebbe dovuto essere escluso dal
Congresso di Parigi, ma non fu cos a causa dellopposizione russa. Le potenze avevano
discusso anche della questione polacca, poi abbandonata da Napoleone il quale
inizialmente aveva dato il suo supporto alla causa quando aveva capito che nessuna
potenza, Gran Bretagna compresa, avrebbe difeso le pretese di Czartoryski e ci avrebbe
ostacolato i suoi piani anti-austriaci; cos al congresso la questione non fu toccata. Agli
inizi di febbraio le potenze avevano, infine, firmarono i preliminari della pace.
Lunico nodo da scogliere al congresso riguardava la Gran Bretagna: Palmerston,
divenuto Primo Ministro, ordin a Clarendon di non accettare nientaltro che una
completa sottomissione della Russia alle condizione di pace britanniche. Al contrario, la
Francia come del resto il Regno di Sardegna non condivideva la posizione inglese:
Napoleone, il quale simpatizzava per la causa italiana e sperava di riprendersi Nizza e la
Savoia offrendo in cambio il Lombardo-Veneto al Piemonte, necessitava infatti la
neutralit armata della Russia in funzione anti-austriaca per le sue mire italiane, e
conseguentemente non poteva condividere la posizione inglese. Il maggior punto dattrito
fra le due potenze riguardava i confini della Bessarabia: Palmerston, supportato
dallAustria, chiedeva che la Russia non avesse alcun accesso al Danubio e che
rinunciasse alla regione; la Francia appoggiava lo zar nellidea di offrire Kars al suo posto.
Ma quando Orlov fu persuaso da Napoleone ad accettare un compromesso in base al
quale la Russia cedeva parte delle Bessarabia, incluso il delta del Danubio ma manteneva
il versante dei Carpazi che corre a sud-est della citt di Khotyn non vi furono pi
questioni lasciate in sospeso tra le potenze. I Russi furono, comunque, costretti a cedere
Kars, riuscendo in cambio a mantenere il controllo sui territori del Caucaso meridionale,
la cui sottrazione al controllo russo era stata richiesta dai britannici come ulteriore punto
da aggiungere ai quattro precenti (novembre 1855). Per quanto riguarda i Principati, le
potenze avevano opinioni discordanti e stabilirono solo la protezione delle potenze
europee sotto la sovranit nominale delle Porta; in un non ben determinato futuro,
sarebbero state indette elezioni per determinare la volont delle popolazioni interessate.
Una commissione avrebbe indagato i vari aspetti.4
Infine, la questione italiana. Il contributo alla guerra da parte piemontese era stato
limitato, nonostante avesse inviato 5.000 uomini in pi di quelli pattuiti: Cavour non
aveva interferito nelle decisioni delle operazioni militari, affidate al re e ai vertici militari,
che erano in questo modo rimaste slegate dagli obiettivi politici della partecipazione
piemontese alla guerra. La conclusione della guerra, con laccettazione dellultimatum da
parte russa, aveva riportato lAustria al centro della diplomazia europea: un colpo fatale
per lItalia era stato il commento di Cavour. Il conte era poi partito con Costantino Nigra
19

(18281907) per Parigi per prendere parte al congresso di pace, dopo il rifiuto di
DAzeglio (17981866) che temeva fossero applicate delle limitazioni alla partecipazione
piemontese ai negoziati di pace. Grazie alla mediazione britannica e francese, tale
evenienza non si verific, ma al congresso i tentativi di Cavour non andarono a buon fine:
lopposizione austriaca fu senza condizioni; le proposte riguardo la situazione italiana
trovarono lopposizione britannica (proposta di trasferire i duchi di Parma e Modena nei
Principati e lannessione dei loro territori al Regno di Sardegna, avanzata da Napoleone) o
quella francese (proposta di secolarizzazione del governo nelle legazioni pontifice,
appogiata da Clarendon che avrebbe voluta estenderla a tutto lo Stato Pontificio, discussa
l8 aprile). Cavour lasci Parigi alquanto deluso, e invero non aveva ottenuto risultati
concreti; non trascur per il fatto che, per la prima volta, la questione italiana era stata
presa in considerazione dalle potenze europee.5
Non essendoci, come visto, grandi nodi da sciogliere, bastarono solo tre sessioni del
congresso affinch il trattato fosse ufficialmente firmato il 30 marzo: gli articoli XXII
XXIV regolarono la questione dei Principati; la libera navigazione del Danubio fu
garantita dagli articoli XVXIX; gli articoli XXIV e i protocolli I e II regolamentarono
la questione degli stretti e del Mar Nero (la cui smilitarizzazione riguardo anche il
versante ottomano, non solo quello russo); infine, gli articoli XXXXI e XXX stabilirono
i cambiamenti di confine russo in Bessarabia e in Asia. Il trattato fu firmato dai
plenipotenziari delle potenze, compresa la Prussia ammessa alla firma del trattato
(malgrado lopposizione della Gran Bretagna, contraria allammissione di una potenza che
non aveva preso parte al conflitto alle trattative per la pace) in quanto firmataria della
Convenzione di Londra sugli stretti: Ali Pasci (18151871) firm per limpero ottomano;
Boul per lAustria; Cavour per il Regno di Sardegna; Clarendon per la Gran Bretagna;
Manteuffel (18091885) per la Prussia; Orlov per la Russia; e infine, Walewski per la
Francia. Alla firma del trattato seguirono scene di festa per le strade della capitale
francese, accompagnate da colpi di cannone a Les Invalides nel pomeriggio, fuochi
dartificio la sera e da una parate delle truppe francesi. Il congresso prosegu poi fino al 16
aprile, giorno in cui le potenze firmarono una dichiarazione che regolava il diritto
marittimo in tempo di guerra.

II.
Degli articoli stipulati tra le potenze, i numeri XXIIXXIV e XXIII furono i veri successi
del congresso: ridimensionando la potenza russa rispettivamente con la creazione di uno
stato cuscinetto contro la preponderanza russa (ma anche i progetti austriaci sul
Danubio) e la sottraendo del Mar Nero dalla sua influenza cambiarono i rapporti di forza
che si erano affermati con il Congresso di Vienna (181415). Il sistema affermatosi in
sguito ad esso variamente definito Concerto dEuropa, Sistema di Vienna o Sistema del
Congresso si bas, quasi per definizione, sullideale dellequilibrio di potenza: una
situazione in cui la distribuzione di capacit e risorse (politico-militari, economiche, etc.)
pi o meno paritetica tra le grandi potenza avrebbe fatto in modo che nessuna si fosse
trovata in una situazione di dominio sulle altre; e avrebbe generato una reciproca
deterrenza nei confronti di aspirazioni revisionistiche di alterazione dello status-quo. Ma
20

fu propriamente cos ? Una risposta affermativa sarebbe quantomeno parziale, se non


errata. Infatti, mentre la Gran Bretagna e la Russia occupavano una posizione migliore
nello scacchiere europeo grazie a un vantaggio geografico la posizione insulare
britannica e la grande estensione dellimpero ottomano che rendeva minima la loro
vulnerabilit e alle risorse e capacit in loro possesso la Gran Bretagna era la potenza
leader in campo economico-finanziario, coloniale e marittimo; la Russia possedeva il
territorio pi vasto, la maggiore popolazione e lesercito pi numeroso tra le potenze
europee le altre potenze erano relegate a una posizione di secondo piano, mancando
delle risorse necessarie per competere con le due superpotenze e indebolite da una
posizione geografica svantaggiosa che le rendeva particolarmente vulnerabili e dipendenti
da alleanze militari per la propia sicurezza. Le due potenze, per, non costituirono mai
due blocchi contrapposti: i rapporti fra le potenze infatti furono quelli di potenze rivali
ma non nemiche.6
Nonostante ci, la guerra, una volta scoppiata, si era trasformata in breve tempo in un
conflitto per legemonia europea: dopo il ritiro russo dai Principati danubiani (agosto
1854) le operazioni militari avrebbero potuto concludersi, ma nel gabinetto inglese lidea
di aver combattuto una guerra senza aver ottenuto risultati tangibili era inaccettabile e, di
conseguenza, la proposta di continuare il conflitto fino alla distruzione di Sebastopoli e
della sua flotta originariamente avanzata dal primo lord dellammiragliato William
Graham (1826-1907) nel dicembre 1853 dopo la sconfitta turca a Sinope (v. supra, cap.
II., par. IV) aveva ripreso vigore divenendo quasi un simbolo della strategia britannica
(nonostante il fatto che lavamposto ucraino fosse meno importante strategicamente se
confrontato con Kronstadt e le altre fortezze del Baltico). Gli inglesi, come ebbe modo di
dire Palmerston, erano andati in guerra non tanto per mantenere il sultano e i
musulmani in Turchia quanto per tenervi fuori i russi e la conquista della Crimea
(almeno nelle intenzioni del ministro inglese) era la prima fase di un progetto pi ampio
che avrebbe inflitto un duro colpo alle mire espansionistiche russe e ridotto la Russia al
rango di potenza minore.
Anche il ruolo austriaco affermatosi dopo il congresso del 1815 si modific. La Santa
Alleanza (il secondo pilastro del Sistema di Vienna) era svanita e ci, avvenuto gi da
prima della guerra, aveva permesso linsorgere del conflitto e conseguentemente lo zar
era indifferente riguardo le sorti austriache in Italia: lAustria cadeva in una posizione di
isolamento nello scacchiere europeo, diffidata dalle potenze liberali per la sua indecisione
durante la guerra oltre che dal vecchio alleato. Nemmeno la firma del trattato che
assicurava lo status quo nei Balcani (15 aprile 1856) con Gran Bretagna e Francia
assicurava, come invece creduto da Boul, gli interessi austriaci: n significava, per
analogia, lo status quo in Italia n sbarrava la strada a unintesa franco-russa. Il
dopoguerra non era pi il tempo delle alleanze di princpi, come la Santa Alleanza era
stata nel periodo precedente. Se labilit diplomatica di Metternich aveva trasformato la
proposta dello zar in unalleanza a tre (Austria, Prussia, Russia) che significava, a dispetto
del nome, la comune accettazione dei princpi legittimisti e con essi lo status-quo in
Europa, ora era il tempo della realpolitik, la pura politica di potenza, e con essa dei moti
liberali e delle rivoluzioni nazionali; in una parola, linteresse nazionale. 7
Infine, ma non meno importante, la Guerra di Crimea fu lo spartiacque del processo di
21

europeizzazione dellimpero turco che entr de iure nel sistema di relazioni europee: il
Trattato di Parigi, diversamente da quello siglato a Vienna, riconobbe espressamente la
Turchia, che venne quindi ammessa al Concerto dEuropa (art. VII). Leuropeizzazione
turca fu inglobata nel processo di pi ampio raggio a causa del quale leconomia
capitalista assunse, a partire dallinizio degli anni 50, una dimensione mondiale; grazie
allo sviluppo della ferrovia, delle navi a vapore e del telegrafo, nuovi mercati si
aggiunsero al vecchio mercato europeo, formando un unico mercato mondiale.
Esponendo i sudditi del sultano al contatto con militari, ingegneri, turisti, mercanti e
finanzieri provenienti dallEuropa che portarono con s nuove tecnologie e nuove idee
tale processo produsse effetti considerevoli tanto sul piano politico quanto su quello
economico. Gli investimenti diretti esteri crebbero, ma lo stessa sorte tocc
allindebitamento: la dipendenza delle finanze turche dai prestiti di banche e governi
europei aument esponenzialmente (ad es. i prestiti per finanziare la guerra e le riforme
passarono da 5 milioni di sterline nel 1855 allesorbitante cifra di 200 milioni nel giro di
circa ventanni!). Furono costruite ferrovi e telegrafi; la richiesta di notizie durante la
guerra port alla formazione di una qualche forma di opinione pubblica, espressa
attraverso i giornali, favorendo la formazione degli Yeni Osmanlilar (Giovani Ottomani,
gli antesignani dei Giovani Turchi), primo movimento nazionalista che si opponeva
apertamente allinfluenza occidentale nellimpero e in particolare al decreto Hatt-i
Humayun. Nonostante ci la nuova classe dirigente (meno dipendente della precedente
dalle potenze occidentali) era restia ad attuare le riforme religiose promesse;
atteggiamento consolidato a sguito delle reazioni violente nei confronti dei cristiani in
Bessarabia, Nablus e Gaza (1856), Giaffa (1857), Hegiaz (1858), Lebano e Siria (1860).
E nei Balcani, per, che si avranno le maggiori conseguenze della mancata capacit
di attuare le riforme da parte della Sublime Porta: in queste aree, come in molte altre poste
alla periferia dellimpero, luguaglianza tra musulmani e non rimase unutopia. Malgrado
i ripetuti inviti da parte di Canning prima della sua dipartita dalla capitale turca al governo
ottomano di fare il possibile per attuare le riforme promesse, le persecuzioni dei cristiani
continuarono per anni, mentre i governi locali corrotti e legati alle notabili e funzionari
musulmani tenevano i cristiani in una posizione subordinata, creando le condizioni
favorevoli allo sviluppo di rivolte contro i proprietari terrieri e di movimenti nazionalisti;
le conseguenze di ci saranno una lunga serie di guerre che culmineranno nella Prima
guerra mondiale.8

III.
La Russia era ovviamente si potrebbe dire la parte offesa dal trattato; meno scontata,
invece, la posizione francese. Napoleone, dopo lentusiasmo iniziale, cap che il
Congresso di Parigi non era stata loccasione da lui aspettata e si vide costretto ad
indossare, di nuovo, i panni del revisionista, sempre nei confronti del Sistema di Vienna.
Lalleanza sembrava quasi ovvia, se non fosse per il fatto che le visioni delle due potenze
erano incompatibili e, almeno in unottica di lungo periodo, destinata al fallimento: il
sogno di Napoleone di costruire una alleanza a tre che lo legasse sia alla Russia che
allInghilterra si scontrava con i progetti di Gorchakov (17981883), il quale divenuto
22

ministro degli Esteri (maggio 1856) e fautore della realpolitik pensava che lobiettivo
russo, oltre quello di non immischiarsi in alleanze di principio, fosse quello di separare
la Francia dallAustria e dallInghilterra. Questultimo aspetto era il pi ostico, nonostante
nellentourage francese la posizione anti-britannica fosse condivisa da alcune personalit
di spicco tra cui Morny (18111865), al tempo ambasciatore francese presso San
Pietroburgo.
Proprio su consiglio di questultimo, la Russia ricorse a ogni tipo di cavillo tecnico
riguardante linterpretazione del trattato (in particolare lart. XX) allo scopo di incrinare
lallenza tra le potenze vincitrici della guerra: in maggio rivendic la propriet di un faro
sullIsola dei Serpenti, nel Mar Nero, e in seguito anche quelle delle cittadine di Bolgrad e
Nuova Bolgrad, oltre che del lago Yalpuh, sulle cui rive Nuova Bolgrad sorgeva. In
gennaio venne convocata una conferenza a Parigi e la questione venne in breve tempo
risolta: si stabil che lIsola dei Serpenti sarebbe rimasta alla Turchia, Nuova Bolgrad
ceduta alla Moldavia e la Russia compensata modificando i confini in Bessarabia. La
Francia vot a favore dello zar, dopo essersi assicurato il voto contrario di Cavour (1810
1861); limperatore francese non acconsent, ad ogni modo, a firmare un accordo con lo
zar accordo appoggiato, oltre che da Morny, anche dal ministro degli Esteri Walewski
(18101868) ma osteggiato da Persigny, divenuto nel frattempo ambasciatore francese a
Londra, intimorito dalla possibilit di incrinare lalleanza con la Gran Bretagna. 9
Nonostante ci, la vicenda fu una vittoria russa. Nei mesi successivi, infatti, i contatti
franco-russi si intensificarono: dopo aver ricevuto suo fratello il granduca Costantino
(18271892), ministro della Marina Napoleone incontr anche lo zar Alessandro II a
Stoccarda (settembre 1857) per discutere le posizioni reciproche; dopo essersi incontrato
con Cavour a Plombires (v. infra, par. IV), suo cugino Gerolamo (18221891), viaggi
fino a Varsavia (2830 settembre 1858), dove incontr lo zar e i due festeggiarono il
raggiungimento dellentente. Tuttavia le posizioni russe e francesi erano divergenti:
quando Gerolamo chiese sino a che punto la Francia potesse contare sullappoggio russo,
il ministro degli Esteri Gorchakov rispose che la Russia non avrebbe dichiarato guerra
solo per rassicurare limperatore francese riguardo la cooperazione franco-russa. Lo zar,
come ebbe modo di comunicare a Balabin (18111864), segretario dellambasciatore
russo a Parigi, Kiselev (17881872), sperava di appianare le divergenze.
Quando lammiraglio La Roncire Le Noury (18131881) propose, durante un
viaggio a San Pietroburgo, due trattati concernenti la condotta russa durante e dopo la
guerra in Italia, le divergenze franco-russe furono pi chiare: lo zar era disposto ad
accettare solo il primo trattato, in cui si stabiliva che la Russia avrebbe concesso la sua
neutralit armata in cambio dellopposizione francese alle clausole sul Mar Nero del
Trattato di Parigi; lo zar avrebbe assicurato la neutralit prussiana, la Francia avrebbe fatto
lo stesso con la Gran Bretagna. Gli incontri proseguirono: Costantino, il quale voleva
ritagliarsi una posizione autonoma nellelite politica russa, visit Parigi in incognito (19
22 dicembre); Napoleone nel frattempo scriveva allo zar (22 dicembre) che la guerra
italiana (v. infra, par. IV) sarebbe cominciata probabilmente in maggio e Brunnow (1797
1875), ambasciatore russo a Londra, faceva sapere che lInghilterra non aveva intenzione
di entrare nel conflitto, raccomandando allo zar di concludere lallenza con limperatore
francese. Nel frattempo, in Francia, Walewski veniva a conoscenza della trattativa segreta
23

intessuta da Napoleone con lo zar; limperatore francese lo aveva escluso dalle trattative
per la sua opposizione ai piani italiani, ma ora ne rifiutava le dimissioni. Il ministro degli
Esteri, diffidente nei confronti dei russi e del loro atteggiamento poco limpido nelle
trattative diplomatiche, decise di inviare un telegramma a San Pietroburgo in cui chiedeva
di fermate le trattative; le relazioni franco-russe caddero in un silenzio che non prometteva
nulla di buono.
Ma Napoleone era di diverso avviso: invi un messaggio politico fin troppo chiaro
allAustria quando espresse allambasciatore austriaco a Parigi, Hbner (18111892), il
suo dispiacere per il deterioramenteo dei rapporti tra i due Paesi (1 genneio 1858). Un
messaggio che, per, non venne recepito, stessa sorte toccata poi in gennaio allincontro
tra Kiselev e limperatore francese: un tentativo mal riuscito di mascherare la fine
dellentente per il diplomatico austriaco; il contrario nella realt. Il 3 marzo infine
laccordo fu finalmente raggiunto: la Russia concedeva la sua neutralit nella guerra
franco-austriaca e si impegnava a non opporsi allingrandimento territoriale dei Savoia, a
patto che ci avvenisse nel rispetto dei diritti dei regnanti non coinvolti nel conflitto; le
due potenze, alla conferenza di pace che sarebbe seguita alla guerra, avrebbero promosso
la modifica dei trattati nellinteresse di entrambe le potenze. 10

IV.
Poco dopo la fine del congresso, in Italia la situazione volgeva in senso favorevole al
Piemonte: il Re Galantuomo era stato invitato ad assumere la direzione del movimento
nazionale e tra gli aderenti al programma, proposto dal partito repubblicano, tramite
Daniele Manin (18041857), sul Diritto (26 settembre 1855), figuravano anche molti
delusi dal mazzinianesimo. La posizione di Mazzini si era andata sempre pi indebolendo
a causa della mancanza di risultati concreti e dei costi umani della sua azione politica; al
contrario Cavour aveva mostrato un interesse verso gli esuli (sia nei confronti di coloro i
quali si erano stabiliti in Piemonte sia dei residenti allestero) i quali a loro volta
cominciavano a vedere nel Piemonte lunica soluzione realistica alla questione italiana. La
prospettiva di porre Luciano Murat (18031878) sul trono napoletano caldeggiata da
alcuni patrioti come Saliceti (18041862), autore di un pamphlet nel 1855 in cui si
sosteneva la validit della proposta murattiana aveva generato un vivace dibattito nel
movimento nazionale, dove ai sostenitori della proposta (Trinchera, Bianchi Giovini,
Montanelli) si opponevano i detrattori (Cosenz, De Sanctis, Pisacane, Mazzini, Manin, La
Farina). Dalla questione napoletana il discorso si era spostato alla questione italiana; e
dalla vicenda la posizione piemontese usc rafforzata, grazie anche alla propaganda
unitaria di Manin da Parigi.11
Sul piano internazionale la situazione era pi complessa: Cavour aveva attaccato
lAustria in un discorso tenuto alla Camera (6 maggio 1856), provocando la reazione di
Vienna; delle posizioni delle altre potenze il conte aveva ben chiaro solo il fatto che
lappoggio di cui godeva era limitato, circostanza che Brofferio (18021866) aveva
sottolineato in un discorso alla Camera il 7 Maggio. Cavour non era legato a soluzioni
rigide per la questione italiana: la situazione presentava tante incognite (ad es. i rapporti
con Mazzini, la presenza del Papa a Roma, le posizioni delle altre potenze, etc.) che,
24

incrociandosi, avrebbero potuto dar luogo agli esiti pi disparati. Il punto di partenza era
cacciare gli Austriaci; la Francia lovvio alleato.
La penisola italiana era una sorta di ossessione per Napoleone che, a guerra ancra in
corso, aveva detto a Cavour di comunicare per iscritto a Walewski ci che credete io
possa fare per il Piemonte e per lItalia (8 dicembre 1855). Pur desideroso di rovesciare
definitivamente ci che rimaneva del Sistema di Vienna, dopo che i due pilastri su cui si
reggeva (ovvero la Santa Alleanza e legemonia anglo-russa) erano venuti meno,
limperatore francese manteneva una posizione pi complessa di quella che potrebbe
sembrare di primo acchito: latteggiamento verso lItalia era benevolo, e invero si era
dimostrato disponibile a fare qualcosa al riguardo; daltro canto si era apprestato ad
aggiungere che lunificazione italiana est impossible, prospettando come soluzione al
problema la formazione di una confederazione sul modello di quella tedesca. Durante il
Congresso di Parigi non cerano per stati risultati tangibili riguardo la questione italiana
a causa dellimpossibilit di fare passi in tal senso senza compromettere i rapporti con
lAustria (v. supra, par. I). Ci che limperatore non poteva permettersi, almeno in quel
tempo. Dopo Parigi la situazione era per cambiata: lAustria era isolata e diversamente
dalla Gran Bretagna, la quale voleva affrontare la situazione italiana attraverso le riforme,
la Francia era disposta, a tempo debito, a intraprendere iniziative radicali in Italia. E in
questo senso determinanti erano i rapporti con le altre potenze europee, Russia e Prussia
in particolare.12
La prima occasione in cui si manifestarono le difficolt a cui Cavour andava incontro
fu il congresso promosso per risolvere la questione della propriet dellIsola dei Serpenti e
della citt di Bolgrad (v. supra, par. III). Davanti allopposizione anglo-francese riguardo
latteggiamento da tenere nei confronti dellapplicazione del trattato, Cavour aveva tenuto
un atteggiamento conciliatore proponendo di assegnare i territori alla Russia ma di
riconoscere la validit della posizione inglese dal punto di vista del diritto; la soluzione,
che non piacque a Clarendon, provoc il deterioramento dei rapporti anglo-sardi. E al
primo intoppo segu poco dopo la questione dei Principati, in cui la convocazione di due
assemble straordinarie (divan ad hoc) era stata fin da subito caratterizzata dallo scontro tra
unionisti e non, sia a livello locale che a livello internazionale. Alle potenze contrarie
allunione si opponevano quelle favorevoli: le prime erano tali giacch uno stato unitario
avrebbe indebolito la sovranit ottomana e favorito la Russia (Gran Bretagna e Turchia) o
avrebbe riconosciuto in modo risonante il principio di nazionalit (Austria); le seconde
invece appoggiavano i nazionalisti romeni in funzione anti-austriaca (Russia, Francia,
Piemonte). Il sostegno dato da Cavour alla richiesta di Thouvenel (18181866) di
annullare le (poco attendibili) elezioni tenutesi tra il 19 e il 21 luglio 1857 provoc la
reazione inglese: Clarendon accus il ministro piemontese di applicare due pesi e due
misure, appoggiando il principio di nazionalit nei Principati ma non in Italia. Da ultimo,
lintervento di Napoleone il quale voleva mantenere dei buoni rapporti con la Gran
Bretagna risolse la situazione: le elezioni del divan di Moldavia vennero annullate;
limperatore rinunci allunione dei Principati (Patto di Osborne, agosto 1857). 13
Le due questioni avevano dimostrato un ulteriore fatto: lisolamente austriaco. Boul
tendeva verso unalleanza anglo-austro-francese; e nonostante lobiettico austriaco fosse
unillusione, limperatore che si era recato in Italia, sostando nella penisola dal 25
25

novembre 1856 al 10 marzo dellanno seguente aveva adottato diverse misure (revoca
dei sequestri, separazione del governo civile da quello militare nel Lombardo-Veneto, il
congedo di Radetzky, etc.) in tal senso. Ma era stato proprio latteggiamento austriaco ad
evitare che le concessioni si trasformassero in un atto contrario agli interessi piemontesi:
Giacomo Plezza (18061893), recatosi a Milano, era stato espulso dalla polizia austriaca
(15 gennaio 1857); Boul, probabilmente su invito dello stesso imperatore, a sguito di
alcuni fatti spiacevoli (tra cui la consegna di una medaglia a Cavour da parte del Ducato di
Modena in ricordo dellanessione nel 48; lofferta al municipio di Torino di un
monumento allesercito sardo da parte degli esuli milanesi; un articolo di giornale di
Bianchi Giovini sullUnione in cui veniva lodato Agesilao Milano, un militare che aveva
attentato alla vita di Ferdinando II, etc.), aveva inviato al conte Paar il rappresentante
austriaco a Torino una nota in cui si accusava il governo piemontese di essere
connivente con la stampa nellincitare al regicidio e allinsurrezione (10 febbraio). Cavour
aveva risposto con un dispaccio, inviato al marchese Cantono, negando che vi fossero
legami tra la stampa e il governo piemontese; Vienna, di conseguenza, aveva ordinando il
ritiro del delegato austriaco da Torino (22 marzo) e il giorno dopo Cavour aveva fatto lo
stesso, ordinando al rappresentante piemontese di ritornare in Italia. E lazione austriaca
aveva causato lo sdegno delle potenze europee, accentuando maggiormente lisolamento
dellimpero asburgico.
Poco dopo la fine della vicenda austriaca, Cavour aveva dovuto affrontare il
problema Mazzini: qualche giorno dopo la partenza di Pisacane (18181857), partito
per liberare il Mezzogiorno (Spedizione di Sapri), lApostolo aveva tentato
uninsurrezione a Genova, che era per stata revocata dallo stesso poco dopo (29 Giugno);
e nel frattempo era fallito anche il moto avviato a Livorno. Nella concitazione che aveva
accompagnato gli sviluppi della vicenda, la pubblicazione della notizia di un attentato
organizzato dagli insorti contro la sua persona aveva scatenato la reazione di Napoleone:
il governo sardo deve sapere che, [...] se non trova la maniera di arrestarlo [Mazzini], lo
si accuser di connivenza recitava il telegramma inviato dal governo francese a Torino.
La versione pi accreditabile della vicenda che Rattazzi fosse stato informato della
spedizione di Pisacane, e il governo sardo lavesse tollerata per i propri fini; ma quando le
autorit avevano capito che linsurrezione a Genova mirava a rovesciare il governo,
avevano adottato le misure necessarie a far s che Mazzini vi rinunciasse. 14
La necessit di azioni concrete, che appartenevano al repertorio mazziniano pi che a
quello del conte piemontese, aveva spinto Cavour ad avvicinarsi a Mazzini; il quale a
partire dal maggio del 1856 era venuto in contatto con esponenti del partito moderato. Il
leader piemontese era ben conscio dei pericoli che una tale collaborazione, per quanto
segreta e cauta fosse, comportava sul piano internazionale, come linsurrezione a Genova
aveva dimostrato: dopo lepisodio i rapporti fra i due leader tornarono tesi. La posizione
mazziniana era gi in crisi e gli ennesimi fallimenti del movimento democratico
accreditarono ulteriormente la posizione filo-piemontese che, caldeggiata da La Farina
(18151863), il quale da settembre 1856 aveva intensificato i rapporti con Cavour, aveva
visto un nuovo sviluppo favorevole con ladesione in maggio di Garibaldi al progetto del
patriota siciliano di trasformare le idee di Manin in un progetto concreto. Da l a poco
venne formata la Societ Nazionale (Agosto 1857), riconosciuto dal governo piemontese e
26

organizzato in comitati clandestinamente negli stati italiani e allestero (oltre che


ufficialmente in Piemonte); e dalle pagine del Piccolo Corriere dItalia la propaganda
filo-monarchica, iniziata nel giugno 1856, si intensific. Il 3 gennaio 1858 venne
pubblicato il Credo politico della Societ Nazionale Italiana in cui si esplicitava la
posizione della Societ Nazionale: Noi vogliamo [...] concordia tra la Casa di Savoia e
lItalia, anch la Casa di Savoia sapr tener alto, rispettato e glorioso il vessilo della
italiana indipendenza.15

V.
Felice Orsini (18191858) era un rivoluzionario che aveva preso parte a vari moti
insurrezionali in Italia; trasferitosi in Inghilterra, aveva raggiunto nellisola una grande
fama grazie alla pubblicazione di due libri, The Austrian dungeons in Italy (1856) e
Memoirs and adventures written by himself (1857), entrambi tradotti in inglese. Di ideali
mazziniani, aveva preso una strada autonoma dallApostolo, il quale lo accusava di
sostituire il culto della personalit agli ideali del proselitismo politico e della
cospirazione. Dopo il fallimento dei moti del 184849, Orsini aveva bisogno di un coup
de thtre per riportare la causa italiana alla ribalta nel dibattito politico internazionale:
scelse il regicidio come metodo dazione e Napoleone come vittima, reo di aver ucciso
la Repubblica Romana, tradendo gli ideali della Carboneria. Cos, la sera del 14 gennaio,
mentre limperatore si recava allOpra in rue Le Peletier assieme alla moglie, armato di
bombe al fulminato di mercurio e coadiuvato da Andrea Pieri (18081858), Antonio
Gomez (18291887) e Carlo di Rudio (18321910), tent di ucciderlo. Lattentato che
lasci illeso Napoleone e la moglie provoc almeno dodici morti e pi di centocinquanta
feriti. Lopinione pubblica fu colpita dallaccaduto fin da subito: dapprima la reazione fu
negativa ma, a sguito della pubblicazione di due lettere scritte dallo stesso Orsini,
latteggiamento divent favorevole alla causa italiana, mettendo in secondo piano la
carneficina. Al costo della sua stessa vita, Orsini era riuscito nel suo intento. 16
Il gesto ebbe effetti immediati: lalleanza con la Gran Bretagna si incrin poich,
dopo le dimissioni di Palmerston, sfiduciato alla Camera dei Comuni (19 febbraio) sulla
proposta di misure pi severe nei confronti dei cospiratori stranieri, il nuovo governo tory
guidato da Derby parteggiava per la politica austriaca; e allo stesso modo il gesto si
ripercosse anche sulle relazioni con il regno sabaudo. La Tour dAuvergne (18231871)
chiese lespulsione dei rivoluzionari e misure restrittive sulla libert di stampa, trovando
sulla seconda richiesta il netto rifiuto di Cavour; il quale divenne pi inquieto quando
Napoleone, tramite il generale Della Rocca (18071897), comunic al governo sardo che
si vedeva costretto ad avvicinarsi allAustria a causa del rifiuto piemontese. Unalleanza
franco-austriaca, a cui gli eventi avrebbe garantito una marcata impronta anti-italiana,
avrebbe nullificato lintero operato del conte; e giacch i rapporti con la Gran Bretagna si
erano allentati, Cavour non poteva permettere che la situazione si sviluppasse in questo
senso. Una lettera del re piemontese, scritta in toni confidenziali, letta dallimperatore
francese risolse la situazione: Della Rocca present la lettera a Napoleone, fingendo che il
gesto fosse una sua iniziativa personale; limperatore, rimasto colpito dalle parole del re,
rispose con toni rassicuranti e sopratutto fece pervenire la seconda lettera di Orsini al
27

governo piemontese affinch venisse pubblicata (la prima era stata letta durante il
processo). Il suo gesto era dovuto alle sue mire italiane e una prima reazione emotiva non
avrebbe potuto fermarle.
L11 luglio il conte lasci la capitale piemontese, ufficialmente per recarsi in
Svizzera; era diretto invece a Plombires, una piccola cittadina nel Nord-Ovest della
Francia, dove incontr segretamente Napoleone (21 Luglio). Laccordo raggiunto tra
Napoleone e Cavour prevedeva che lItalia cacciati gli Austriaci diventasse una
confederazione di stati, posta sotto la guida spirituale dal Papa. Tale confederazione
sarebbe stata formata da un Regno dellAlta Italia guidato da Vittorio Emanuele, il quale
avrebbe esteso i suoi possedimenti sino a comprendere i territori austriaci fino allIsonzo,
le Legazioni pontificie e i Ducati di Parma e di Modena; un Regno dellItalia Centrale
comprendente il Gran Ducato di Toscana e i rimanenti stati del Papa; Roma e i territori
circostanti, che sarebbero rimasti al Pontefice; il Regno delle Due Sicilie, che avrebbe
confermato i suoi confini. I due raggiunsero anche un accordo di massima su un prestito al
governo piemontese; pi complessa invece la questione della gestione della guerra. Se
parve plausibile che lannessione di Massa e Carrara da parte piemontese potesse
trasformarsi nel casus belli di cui entrambi erano in cerca, la gestione delle operazioni
militari trov le parti discordanti. Da un lato Cavour su indicazione di La Marmora
prospett limpiego di 80.000 uomini per parte, in un conflitto localizzato nel LombardoVeneto, dallaltro Napoleone avanz la proposta di impiegare 300.000 uomini (per due
terzi francesi) ed eventualmente marciare su Vienna se levoluzione del conflitto lavesse
richiesto. Da ultimo si discusse delle richieste francesi: Savoia, Nizza e il matrimonio di
Clotilde (18431911), la figlia di Vittorio Emanuele II, con Gerolamo. Cavour acconsent
alla cessione della Savoia ma non di Nizza, facendo s che la decisione venisse rinviata; la
questione matrimoniale, che aveva avuto un primo sviluppo positivo in maggio con i
viaggi di Nigra a Parigi e di Conneau (18031877) a Torino, si concluse invece con una
stretta di mano tra Napoleone e Cavour, a dispetto del fatto che questultimo avesse
avanzato dei dubbi sulla moralit del cugino dellimperatore e sulla giovane et della
principessa.17
Tornato a Torino, Cavour invi Nigra a Parigi e la vicenda ebbe ulteriori sviluppi: il
diplomatico italiano venne informato delle trattative franco-russe e, dopo il viaggio di
Gerolamo a Varsavia, Napoleone ribad la sua fiducia nellintesa con lo zar (v. supra, par.
III). A ci si aggiungeva il fatto che la Russia aveva migliorato i suoi rapporti con il
Piemonte dopo la fine della guerra: il nuovo charg piemontese era stato accolto
calorosamente da Gorchakov, il quale aveva parlato a proposito dei rapporti sardo-russi di
incomprensioni; Costantino aveva poi incontrato Cavour a Villafranca, durante il suo
viaggio a Parigi nel 1957 (v. supra, par. III), e aveva concluso unaccordo in cui si
stabiliva che il Regno di Sardegna avrebbe messo a disposizione dei Russi una stazione di
rifornimento carburante nella stessa baia. Il ministro piemontese, che ai tempi della
Guerra di Crimea aveva riposto le speranze dellunificazione italiana nella mani della
Francia e Gran Bretagna, e che ora pensava che il successo piemontese dipendesse dal
ruolo russo nella faccenda, era poi stato rassicurato durante un viaggio a Baden-Baden
in cui aveva incontrato il re del Wrttemberg e il principe reggente di Prussia dalla
granduchessa Elena Pavlovna, influente zia dello zar, dellappoggio russo in caso di
28

intervento francese a fianco del Piemonte. Tutto sembrava predisposto verso un


imminente guerra.18
Ma, verso la fine di novembre, Cavour venne informato da Nigra che Napoleone avesse
intenzione di annettere Nizza e la Savoia immediatamente conclusa la guerra contro
lAustria, di addossare le spese militari francesi al regno sabaudo e di relegare il re
piemontese alle operazioni alla destra del Po sotto il suo comando. Solo sullultimo punto
Nigra ottenne delle rassicurazioni da Napoleone; gli altri punti apparvero inderogabili. La
situazione era complicata dal fatto che non solo Napoleone volesse addossare le spese
militari al nuovo Regno dellAlta Italia, ma anche dal fatto che si rifiutava di concedere il
prestito precedentemente accordato; e ci considerando la situazione finanziaria del
Regno di Sardegna, il cui bilancio era costantemente in passivo con un deficit che, pur
sceso da 8.410.416 approvate nel bilancio preventivo per lanno 1856 a 3.765.473
approvate per lanno 1858 (in realt, il deficit effettivo dellanno 1858 era poi stato di
14.645.792), era salito a 9.078.770 nel bilancio per lanno 1859; e il fatto che il prestito
di 40 milioni concluso con Rothschild (17921868) e con la Cassa di Commercio e
Industria di Torino (30 Giugno) non fosse sufficiente a coprire le spese per la guerra
avrebbe posto fine ai progetti piemontesi.19
Inoltre, affinch ci sia una guerra serve una causa e, dal momento che lAustria aveva
la ragione dei trattati dalla sua parte, lunica soluzione possile per Napoleone era che
lAustria stessa gliene procurasse una, diventando laggressore. Limperatore francese
inizi la sua strategia con il messaggio non troppo velato al diplomatico austriaco Hbner
a capodanno (v. supra, par. III); sugger poi la frase che sarebbe dovuta essere pronunciata
dal re piemontese nel discorso inaugurale per la riapertura del Parlamento piemontese. Il
10 Gennaio, in un aula gremita oltre che dai parlamentari anche dai lombardi venuti
doltre Ticino, durante il discorso di Vittorio Emanuele II, riecheggiarono le parole:
Lorizzonte, in mezzo a cui sorge il nuovo anno, non pienamente sereno [...] Confortati dallesperienza del passato, andiamo risoluti incontro alle eventualit dellavvenire. Questavvenire sar felice, riposando la nostra politica sulla giustizia, su lamore della libert e della patria. Il nostro Paese [...] acquist credito nei Consigli
dellEuropa, perch grande per le idee che rappresenta, per le simpatie chesso inspira. Questa condizione non scevra di pericoli, giacch, nel mentre rispettiamo i trattati, non siamo insensibili al grido di dolore che da tante parti dItalia si leva verso di
noi .20
I discorsi di Napoleone e Vittorio Emanuele destarono una grande eco nelle diplomazie
europee: il ministro degli Esteri britannico, Malmesbury (18071889) che giudicava
Cavour un avventuriero ridotto alla disperazione, pronto alla guerra per uscire dalla
disastrosa situazione finanziaria, e attribuiva alla paura di nuovi attentati laggressivit di
Napoleone invit i governi austriaco e piemontese, e in particolare questultimo, a
superare i vecchi contrasti al fine di mantenere la pi lunga pace finora registrata.
Cavour rispose con moderazione, mentre lAustria, che agli inizi di gennaio aveva inviato
il III corpo darmata nel Lombardo-Veneto, plac le sue preoccupazioni. Ma le trattative
franco-piemontesi proseguirono e il risultato fu la firma del trattato di alleanza il 26
29

gennaio da parte di Napoleone e Walewski e due o tre giorni dopo da parte di Cavour e del
re (fatti per antedatare rispettivamente al 12 e al 16 per evitare che lalleanza fosse messa
in relazione al matrimonio di Clotilde e Gerolamo del 30 gennaio). Il trattato, che
includeva molte delle clausole a cui Cavour si era opposto, prevedeva che il Piemonte
cedesse Nizza e la Savoia alla Francia; che le spese militari fossero a carico del nuovo
Regno dellAlta Italia (nulla si diceva a proposito degli altri Stati eccetto il mantenimento
della sovranit del Papa, senza che venissero precisati i confini che lo Stato Pontificio
avrebbe assunto); che il Piemonte fornisse 100.000 uomini per la guerra in supporto ai
200.000 francesi; che il comando delle operazioni fosse affidato a Napoleone o a un suo
designato; e che lentrata in guerra francese fosse subordinata a un atto aggressivo da
parte austriaca. Inoltre, dopo aver presentato e fatto approvare alla Camera la richiesta di
un prestito di 50 milioni (4 febbraio) e aver trovato lopposizione dei banchieri parigini
alla richiesta di prestito, Cavour e Lanza (18101882) aprirono la pubblica sottoscrizione
del prestito da cui ricavarono il denaro di cui necessitavano.
In contemporanea Napoleone fece pubblicare un opuscolo, scritto dallo stesso con la
collaborazione di La Guronnire (18171875) e di Rendu (18241903), intitolato
Lempereur Napolon III et lItalie (4 febbraio) in cui si indicava come soluzione della
legittima questione italiana la formazione di una confederazione di Stati (tra cui il
Lombardo-Veneto indipendente dallimpero austriaco) presieduta dal Papa e,
conseguentemente, la revisione del Trattato di Vienna da promuovere non con la forza ma
attraverso lopinione pubblica (che invece fu reag negativamente al pamphlet).21
Diversamente da Napoleone, il ministro degli Esteri Walewski non vedeva di buon
occhio le ambizioni italiane; dopo aver cercato di boicottare lentente con la Russia (v.
supra, par. III), cerc di risolvere la vicenda coinvolgendo la Gran Bretagna.
Accondiscendendo alla sua richiesta, Cowley (18941884) ambasciatore inglese in
Francia si offr come mediatore della vicenda e, dopo aver colloquiato con limperatore
francese, si trasfer nella capitale austriaca (febbraio 1859), dove trov Boul e
limperatore Francesco Giuseppe I ben disposti nei confronti del piano da lui proposto,
anche se non realmente intenzionati ad accettarlo: infatti, mentre il ministro austriaco
faceva sapere al diplomatico inglese che era disposto rinunciato, se richiesto, ai trattati del
1847 con gli stati italiani (ma non al diritto di interferenza in cambio della
neutralizzazione del Regno di Sardegna come previsto dalla proposta di Cowley),
limperatore scriveva segretamente a questultimi di non avanzare pretese simili.
Malmesbury aveva ottenuto, dopo varie sollecitazioni, la promessa da parte di Cavour di
dichiarare di non essere interessato ad attaccare lAustria; il conte si era per affrettato ad
aggiungere che la minacciosa presenza austriaca, che si estendeva oltre i limiti fissati dai
Trattati di Vienna e che aveva inviato il II corpo darmata in Italia, richiedeva la massima
attenzione. Il 9 marzo Cavour, contrariamente a quanto promesso, annunci il richiamo di
30.000 uomini dal congedeo. Intanto Napoleone aveva fatto marcia indietro: il 4 marzo
dichiar a Nigra che le circostanze non permettevano pi di cominciare la guerra (la quale
sarebbe stata perci rimandata alla primavera dellanno seguente) e, il giorno successivo,
sul Moniteur, pubblic un articolo in cui chiariva che il trattato stipulato con il
Piemonte avesse esclusivamente carattere difensivo. Lo stesso giorno Gerolamo,
contrariato per la linea politica adottata dallimperatore, si dimise. Immediatamente
30

Cavour comunic a Nigra la nuova strategia da adottare per porre rimedio al gesto di
mala fede dellimperatore francese: mentre Napoleone avrebbe calmato lopinione
pubblica e la diplomazia internazionale utilizzando un linguaggio pacifico,
latteggiamento risoluto da parte piemontese avrebbe reso il conflitto inevitabile.
A partire dal 1857 le trattative franco-russe erano proseguirono fra alti e bassi e le le
due potenze, pur avendo raggiunto un accordo, non condividevano posizioni identiche (v.
supra, par. III). Difatti, due giorni dopo la firma dellaccordo, in contemporanea con il
ritorno in Francia del diplomatico inglese, lo zar aveva chiesto a Kiselev di convicere
Napoleone a promuovere un congresso europeo per discutere la questione italiana: lo
scopo del congresso era evitare che la Russia fosse coinvolta in una vicenda di cui voleva
rimanere uno spettatore esterno (anche se Kiselev sperava di evitare la guerra del tutto
poich il conflitto avrebbe inevitabilmente incorporato princpi rivoluzionari che
sarebbero potuti essere applicati anche in Polonia) e ridurre linfluenza austriaca in Italia,
infliggendo un duplice colpo alla due potenze da cui la Russia, per motivi diversi, si
sentiva tradita. Le posizioni britannica e prussiana erano le incognite: la Gran Bretagna,
pur divisa fra interventisti e isolazionisti, era restia a immischiarsi in un conflitto che
avrebbe trovato lopposizione dellopinione pubblica, nonostante parte del governo e la
regina erano propensi a unallenza con la Prussia; nello stato confederale, infatti, il futuro
re Guglielmo I (17971888) diventato reggente del regno a causa della malattia del
fratello aveva ripudiato la posizione ultra-conservatrice di Federico Guglielmo IV e
sostituito il ministero Manteuffel (5 Novembre), di cui non condivideva il carattere
repressivo, con un governo presieduto da Sigmaringen (18111885) e con Schleinitz
(18071885) agli Esteri, dando inizio a una nuova era (un misto di conservatorismo
moderato del partito del Wochenblatt e di vecchi liberali dellopposizione negli anni
50). Seppur in linea per quanto riguarda le questioni principali, Guglielmo aveva una
posizione diversa da quella del fratello per quanto riguarda la politica estera: oltre ad aver
appoggiato il piano Radowitz nel 1850 e aver considerato la capitolazione di Olmutz una
sconfitta disonorevole, il suo interesse nellunificazione tedesca era pi duraturo di quanto
fosse stato quello del fratello (v. infra, cap. IV). Convinto che la Prussia fosse destinata a
conquistare la Germania, considerava lavvenimento una questione di tempi e di modi
(bisognava privilegiare gli aspetti di unificazione come lo Zollverein piuttosto che la
violenza); sospettoso della politica austriaca, il suo obiettivo principale nel breve periodo
consisteva nella riorganizzazione dellesercito prussiano e di quello confederale, oltre alla
divisione delle forze armate confederali in due commandi, austriaco e prussiano) per far
fronte alle debolezze militari della confederazione. Il grande supporto ricevuto da
moderati e liberali nelle elezioni del novembre 1858, a cui si aggiunse il sostegno dato a
questi ultimi dai leader radicali (corrente politica quasi estinta dal panorama tedesco)
complevano il quadro politico favorevole. Proprio questultimo aspetto unito al pericolo
della politica franco-russa spinsero il governo a riavvicinarsi al Regno Unito e
allAustria, una decisione liberale e popolare appoggiata anche dallopposizione
conservatrice.22 Bismarck pp. 77-8
Il 18 marzo la proposta russa fu formalmente avanzata e il giorno seguente fu
accettata dalla Gran Bretagna, la quale pretese che al congresso non si affrontassero le
questioni riguardanti la modificazione dei trattati del 1815 e i possedimenti austriaci in
31

italia. Pochi giorni dopo, lAustria si dichiar disposta a prenderne parte a condizione che
il Piemonte disarmasse, che non si parlasse delle questioni dello Stato Pontificio e che
fossero invitati gli altri Stati italiani (tranne il Regno di Sardegna). La Francia, che aveva
gi fatto sapere la sua posizione favorevole al congresso, comunic al Piemonte che questi
era stato escluso dal congresso e che la Gran Bretagna gli suggeriva di disarmare in
cambio di una garanzia anglo-francese contro un attacco austriaco (21 marzo). Cavour
and su tutte le furie; limperatore francese, su pressione di Nigra e di Gerolamo, lo invit
a Parigi (26 marzo). Napoleone gli ribad quanto scritto in precedenza: limpossibilit di
rispettare il piano originario a causa delle indiscrezioni fatte trapelare dai piemontesi.
Cavour rispose che il Piemonte era disposto a disarmare a condizione che fosse ammesso
al congresso su un piano di perfetta uguaglianza con le altre potenze; una volta iniziato il
congresso lobiettivo sarebbe stato di mettere in evidenza lintransigenza austriaca,
ottenendo lo sgombero delle Romagne e lannullamento dei trattati con gli Stati italiani
(che avrebbero dovuto, inoltre, adottare istituzioni rappresentative e unirsi al Piemonte in
una confederazione). La proposta fu bocciata quasi in toto da Walewski. La tensione di
Cavour sal a livelli altissimi.
Nel frattempo, Malmesbury aveva ottenuto ladesione da parte austriaca; la quale per
rimaneva legata al preventivo disarmo piemontese, che Cavour continuava a rifiutare. Il
ministro inglese cerc di trovare un punto di incontro proponendo di accontentarsi di
unadesione di principio delle potenze al disarmo generale, trovando per la rigida
opposizione di Boul che rimaneva legato alla richiesta di disarmo piemontese. Il 10 aprile
una nuova proposta inglese, che prevedeva il disarmo generale da attuare allinizio del
congresso, fu accolta dallAustria a condizione che ci avvennisse prima dellinizio della
conferenza. La questione rimaneva in sospeso. Tre giorni dopo il ministro degli esteri
britannico telegraf a West (18271908), charg dAffaires a Torino, che lInghilterra non
avrebbe preso parte al congresso, al pari dellAustria e della Francia, se il Piemonte non
avesse disarmato. Il 16 aprile West e Brassier de Saint Simon (17981872) incontrarono
Cavour, che chiese ulteriori specificazioni sulle richieste dei rispettivi governi:
Malmesbury e Bernstorff (18091873), lambasciatore prussiano a Londra, convennero
che la richieste si limitava ad unadesione di principio. La proposta arriv a Cavour
quando il conte aveva gi consegnato la nota con la posizione piemontese ai diplomatici
inglese e prussiano, la quale prevedeva la rinuncia a chiamare le riserve, a mobilitare
lesercito e a muovere le truppe dalla posizione difensiva; ladesione al disarmo a
condizione che il Piemonte fosse ammesso al congresso in condizione di parit alle altre
potenze. E alla richiesta dei due diplomatici di adesione piemontese al principio di
disarmo, Cavour ribad che era subordinata al fatto che il Piemonte prendesse parte al
congresso in posizione di parit con le altre potenze.
La vicenda era entrata in una nuova fase: Walewski, pressato dagli inglesi, aveva
sottoposto a Napoleone la richiesta di prendere parte alla domanda di disarmo piemontese;
limperatore invece rispose che avrebbe invitato il governo di Torino a disarmare a
condizione che gli Stati italiani fossero ammessi al congresso in posizione di parit con le
altre potenze. Malmesbury avanz una controproposta, la quale prevedeva che il disarmo
fosse regolato da una commissione di sei membri (uno sardo e uno per ciascuna grande
potenza) e che gli Stati italiani fossero ammessi al congresso in un secondo tempo;
32

Walewski rispose che se lultimo punto fosse stato rispettato, avrebbe invitato il governo
di Torino a disarmare.23
Il 18 marzo, Walewski invi un telegramma a Cavour, consigliandogli di aderire al
disarmo generale con ammissione al congresso (ore 12.00); la richiesta venne poi
rinnovata alle 15.45 a nome dellimperatore. Alle 17.00 Cavour rispose, ribadendo la
richiesta piemontese di ammissione al congresso in condizione di parit con le altre
potenze e la stessa posizione fu confermata in un successivo telegramma inviato da La
Tour al governo francese (ore 20.00). Ma, mezzora dopo, Walewski telegraf a Cavour
ladesione francese alla richiesta di disarmo preventivo e aggiunse che la condizione di
parit non era possibile perch non si sarebbe acconsentito a riconoscere alla Sardegna lo
status di grande potenza; e ribad quanto detto in un secondo telegramma (ore 21.45).
Alluna e mezza di notte dAquin, primo segretario della legazione francese, consegn i
telegrammi a Cavour; il giorno dopo, a sguito di un consiglio dei ministri, il conte,
oramai deciso ad arrendersi, invi a DAzeglio un telegramma contenente la formula
ufficiale della resa: poich la Francia si unisce allInghilterra per chiedere al Piemonte
il disarmo preliminare, il governo del re [...] dichiara di essere disposto a subirlo.
DAzeglio telegraf a Cavour che nel dibattito alla Camera dei Comuni la sua reputazione
era cresciuta, mentre Gerolamo dipinse la vicenda come una vittoria franco-piemontese; il
conte invece si sentiva battuto e spieg laccaduto dicendo che o limperatore era stato
ingannato o era un traditore.
Saputa la notizia, Malmesbury inform Vienna dellevoluzione della vicenda (19
aprile): trov il governo austriaco deciso nella sua opposizione alla partecipazione
piemontese al congresso e la stessa sera Boul invi un ultimatum al governo piemontese in
cui si intimava il disarmo nel termine di tre giorni. La posizione austriaca aveva subito un
evoluzione a sguito degli eventi: a met febbraio gli orientamenti prevalenti erano stati
quelli pacifisti, ma a sguito della proposta di congresso e, soprattutto, la mancata
esclusione sarda la posizione era cambiata. Allinvito rivolto agli Stati italiani di non
prendere parte al congresso in posizione di inferiorit, si aggiunse la richiesta di
soppressione delle convenzioni con i ducati di Parma e Modena del 1847 e dellalleanza
militare con il re napoletano siglata nel trattato segreto del 1815. LAustria era convinta
che la guerra fosse oramai inevitabile a causa di Napoleone e che la questione italiana,
creata da Cavour, potesse essere risolta solo con lallontanemento del conte piemontese; le
difficolt finanziarie non permettevano di sostenere un elevato livello di armamenti;
Francesco Giuseppe non poteva tollerare le provocazioni di Napoleone e dei suoi
complici perch era in gioco il prestigio della monarchia; laccettazione della proposta
inglese del congresso avrebbe significato la fine del predominio asburgico in Italia. Tutti
questi motivi spingevano lAustria verso la guerra. Inoltre, appariva difficile che la
Prussia non intervenisse in una guerra di tale portata, in cui vi erano in gioco interessi
confederali (per il momento, invece, la Prussia rimaneva fedele allinterpretazione per
cui lintervento era legato alla condizione che un membro della confederazione fosse
attaccato sui territori appartenenti alla confederazione stessa).
Il 6 aprile, nella conferenza ministeriale, Boul ribad che il disarmo piemontese
23 Romeo, op. cit., pp. 4004

33

restava una condizione necessaria e, se non fosse stato possibile raggiungerlo con le buone
maniere, lAustria lavrebbe imposto con la forza e il 19 aprile limperatore ordin linvio
dellultimatum al Piemonte. Malmesbury tent invano la mediazione; Cavour si rifiut di
ricorrere alla procedura di mediazione prevista dal protocollo 23 del Trattato di Parigi,
come suggerito dal ministro inglese. Il 23 aprile, alle ore 15.00 con 110 voti favorevoli,
24 contrari e 3 astenuti venne approvato il disegno di legge che prevedeva in caso di
guerra la concessione di pieni poteri al re, sotto la responsabilit ministeriale, e la
provvisoria limitazione delle libert costituzionali. Alle ore 17.30 i plenipotenziari
austriaci consegnarono a Cavour la lettera contenente lultimatum in cui si sollecitava una
risposta affermativa o negativa alla richiesta di mettere lesercito sul piede di pace e
licenziare i volontari italiani. La risposta piemontese come concordato col governo
francese fu consegnata allo scadere del termine (26 aprile), limitandosi a rinviare
allassenso del Piemonte alla proposta inglese rifiutata solo dallAustria; il giorno dopo il
governo austriaco ordin linizio delle operazioni militari contro la Sardegna e i francesi
suoi alleati.24

VI.
Come previsto dal trattato siglato dal Regno di Sardegna e dal Secondo Impero (v. supra,
par. III), Napoleone intervenne in soccorso dei Piemontesi. Lentrata in scena
dellimperatore francese si tramut in una serie di agili vittorie franco-piemontesi: dopo
essere state sconfitte a Montebello (20 Maggio) e Palestro (31 Maggio), le truppe
austriache ripiegarono oltre il Ticino, da dove furono costrette a ritirasi verso il
quadrilatero veneto dopo la Battaglia di Magenta (4 Giugno). Dopo aver rifiutato una
proposta di pace avanzata da Gorchakov, Napoleone entr trionfalmente a Milano seguto
da Vittorio Emanuele II, mentre gli Austriaci venivano sconfitti nuovamente a Melegnano
(8 Giugno). Il 24 giugno lesercito austriaco di cui limperatore stesso aveva assunto il
comando oltrepass il Mincio e si scontr con lesercito franco-piemontese (Battaglie di
San Martino e Solferino), venendo sconfitto ancra una volta.
Allo scoppio della guerra lo scrittore Turgenev (18181883) aveva commentato la
situazione affermando che in Russia tutti simpatizzano per la causa italiana, ma la
posizione dello zar mostrava meno entusiasmo ed evolse ulteriormente nel corso del
conflitto. Venuto a conoscenza della possibilit di unaccordo anglo-francese da Kiselev,
Alessandr invi Shuvalov (18301908) a Parigi. Questi, dopo la Battaglia di Solferino,
avvert Napoleone del pericolo di intervento prussiano che, dopo il fallimento dei vari
tentativi da parte dello zar e da Gorchakov, mediati dallambasciatore prussiano a San
Pietroburgo Bismarck di assicurare la neutralit prussiana, sembrava inevitabile agli occhi
dei russi. Pur venendo rassicurato da Fleury (18151884) a proposito dellalleanza con la
Gran Bretagna la quale non era una possibilit considerata da Napoleone la domanda
posta dal generale francese riguardo le intenzioni russe in caso di ampliamento del
conflitto alle potenze confederali (Se la Germania dichiara guerra, marcerete contro
lAustria ? furono le esatte parole che gli furono rivolte) lasci il diplomatico irresoluto.
24 Ibid., pp. 40510

34

Era, infatti, ci che la Russia avrebbe voluto evitare dallinizio. 25


Napoleone era consapevole che il nuovo governo liberale inglese guidato da
Palmerston e con Russell come ministro degli Esteri, ma pur sempre un governo di
coalizione in cui coesistevano anche radicali e peeliti non avrebbe sostenuto i suoi
progetti e temeva inoltre un intervento prussiano, il cui esercito era stato mobilitato l11
giugno lungo la frontiera del Reno; pressato dalla Russia affinch la guerra non prendesse
una svolta rivoluzionaria in Italia, dove i sovrani degli stati dellItalia centrale erano
stati spodestati, o causasse rivolte che dallUngheria (dove Kossuth, leader della
resistenza locale, era in contatto con Cavour e Napoleone) sarebbero potute poi espandersi
alla Polonia e ai cristiani ad Oriente (fatto che preoccupava lo stesso imperatore francese),
avanz la proposta di pace allimperatore austriaco. LAustria dal canto suo temeva la
posizione della Prussia, il cui ministro degli Esteri Schleinitz aveva invitato Russia e Gran
Bretagna a farsi mediatori della vicenda (24 Giugno): Rechberg (18061899)
Ministerpresident dellimpero austriaco diffidente come il suo mentore Metternich dei
britannici non vedeva di buon occhio lavvicinamento anglo-prussiano (v. supra, par.
IV) e temeva un intervento delle potenze europee che si sarebbe rivelato svantaggioso per
gli interessi austriaci. Napoleone e Francesco Giuseppe erano, infine, accumunati dalla
volont di evitare un congresso europeo che sarebbe stato imposto. Il 6 luglio Fleury
incontr Francesco Giuseppe, consegnandogli la proposta di armistizio che il giorno dopo
fu accettata dallimperatore; segu un periodo di tregua durante il quale i due imperatorei
si incontrarono a Villafranca, dove firmarono i preliminari per la pace (11 Luglio).
La realt differiva in una certa misura da come era stata interpretata dai due
imperatori: mentre la Gran Bretagna non era intenzionata ad intervenire perch una
mediazione efficace avrebbe potuto svolgersi dopo la fine delle operazioni militari, n
tantomeno a firmare un accordo con Napoleone (Palmerston puntava alla creazione di uno
stato forte in Italia, alleato della Gran Bretagna e autonomo da Francia e Austria), la
Prussia pur avendo rifiutato lofferta di neutralit franco-russa (aprile 1859) avrebbe
supportato lAustria in cambio della leadership in Germania; questultima non era
disposta a concedere tanto, cos che lintervento prussiano non era altro che unipotesi
poco probabile. Ci a causa della diffidenza austriaca e non della minaccia russa, oltre che
da una certa indecisione del principe reggente. La posizione prussiana era, in ogni caso,
difficile da predire: Bismarck (18151898), dalla Russia, assumendo una posizione antiaustriaca, premeva affinch la Prussia sfruttasse la situazione per cambiare i rapporti di
forza allinterno della confederazione, mentre uninfluente war party, temendo un attacco
francese dal Reno, premeva per un avvicinamento allAustria; Schleinitz e Guglielmo
erano per orientati alla neutralit e se da una parte la proposta dello junker di
Schnhausen venne ignorata, dallaltra il reggente era preoccupato dal pericolo
rappresentato dal partito della guerra tanto quanto dalle implicazioni della politica
napoleonica. Il risultato fu che poco dopo linizio della guerra mentre lesercito veniva
mobilitato (11 Giugno), il ministro degli Esteri prendeva tempo chiedendo la mediazione
anglo-russa (24 Giugno), lasciando le altre potenze disorientate. 26
25 Thurston, art. cit., pp. 13840
26 Taylor, op. cit., pp. 11214

35

Lincapacit del governo prussiano di arrivare a una decisione, il mancato accordo


con lAustria, il pericolo napoleonico rafforzato dallanologia con il Napoleone originale,
risollevarono la questione dellunificazione tedesca, di uno stato capace di far fronte ai
pericoli costituiti dalle potenze confinanti. Dopo che la fine del governo Manteuffel era
stato accolta con entusiasmo da parte del movimento nazionale, la questione
dellunificazione torn alla ribalta e con essa la contrapposizione tra Grodeutschland e
Kleindeutschland. Il progetto piccolo tedesco appoggiato dai protestanti, dalla borghesia
delle grandi citt, dagli industriali e da molti intellettuali ebbe da subito il sopravvento e
a partire dal settembre 1859 i loro leader domineranno il Nationalverein, lassociazione
dlite formata per promuovere lunificazione, che riusc a riunire, non senza contrasti,
liberali di diversa estrazione e democratici, separatisi nel biennio 489, intorno al
progetto. bismarck p. 83
A Villafranca i due imperatori si accordarono sulla cessione della Lombardia (eccetto
Peschiera e Mantova) alla Francia, mentre lAustria accettava di far parte della
confederazione proposta da Napoleone. Dopo aver incontrato Vittorio Emanuele a
Valeggio, Napoleone invi Gerolamo a Verona con una proposta che trov, su molti punti,
lopposizione di Francesco Giuseppe, il quale si limit a firmare (11 Luglio) un progetto
di convenzione in cui si ribadiva che lAustria manteneva il possesso di Mantova e di
Peschiera (ma non si faceva riferimento alle proposte avanzate dallimperatore francese di
separazione delle Legazioni, di esclusione delluso della armi per riportare i sovrani
spodestati nellItalia centrale, di concessione da parte di questultimi di carte
costituzionali). Napoleone si dichiar comunque soddisfatto e firm; il giorno dopo, il re
piemontese che pur non aveva nascosto le sue perplessit fece lo stesso con la
clausola, suggerita da Napoleone stesso, per tutto ci che mi concerne. Venne poi
firmato il trattato di cessione della Lombardia alla Sardegna da parte della Francia e, dopo
un incontro tra Napoleone e Rechberg, si stabil che il Piemonte non avrebbe preso parte
ai negoziati di pace da tenersi a Zurigo. Larmistizio fu, tra vari errori di calcolo, una
soluzione che danneggi principalmente il Regno di Sardegna, il cui Primo Ministro
Cavour dopo aver incontrato il re, Gerolamo e lo stesso Napoleone si dimise (11
luglio), e alle cui dimissione fecero sguito le dimissioni dellintero gabinetto, deliberate
da un consiglio dei ministri straordinario il giorno seguente. Al re, pur contento di liberarsi
del conte e di sfruttare la situazione per ritornare al governo costituzionale precedente la
crisi Calabiana (1855), non era per rimasto altro da fare che accettare la decisione
francese.
Dal punto di vista diplomatico, i piani austriaci consistevano nel ricercare lalleanza
con Parigi. Pur trovavano il benestare di Walewski e dai conservatori francesi, le mire
austriache si rivelarono presto illusorie: il viaggio di Richard Metternich (18291895) a
Parigi che si concluse con la firma del memorandum di Biarritz (4 ottobre) il quale
prevedeva riforme amministrative nel Veneto, guarnigioni formate da soli reggimenti
italiani nelle fortezze federali, lannessione del Ducato di Parma al Piemonte, la
restaurazione dei Lorena in Toscana e la convocazione di un congresso a cui avrebbero
preso parte le potenze firmatarie del Trattato di Vienna e i governi di Roma, Torino e
Napoli non assicur i risultati sperati da Vienna. E nemmeno la situazione negli stati
italiani volgeva a favore degli austriaci: in agosto le assemblee del Granducato di Toscana
36

e del Ducato di Modena votarono lannessione al Piemonte, mentre le Romagne e Parma


si apprestavano a seguirle.
Il governo piemontese guidato da La Marmora, con Dabormida agli Esteri e Rattazzi
agli Interni invi Arese (18051881) a Parigi e contemporaneamente chiese il parere di
Cavour il quale, tornato a Torino, sugger che a Firenze si proclamasse la reggenza del
Principe di Carignano (3 settembre). Il re Vittorio Emanuele dopo aver confidato ad
Hudson il progetto di acquisire il Veneto per un miliardo di lire, rinunciando in cambio
allItalia centrale, di cedere Savoia e Nizza alla Francia (16 settembre) e aver incontrato le
perplessit del diplomatico inglese invi, in accordo con Rattazzi e contrariamente al
pare di Cavour, Dabormida a Parigi per decidere sul da farsi: Napoleone si disse contrario
alle annessioni e alla reggenza, ma si mostr disponibile a rinunciare ai 60 milioni
richiesti come parziale indennizzo delle spese di guerra in cambio della cessione della
Savoia (proposta che Dabormida riusc a rinviare a un futuro non ben precisato in cui
lindipendenza italiana fosse stata raggiunta). Il 29 ottobre il re ordin a Garibaldi, il quale
preparava da mesi linvasione dello Stato pontificio, di prendere il posto di Fanti (1806
1865) alla guida dellesercito della Lega dellItalia centrale, ma lopposizione di Londra e
Parigi lo convinsero a richiamare il generale a Torino (per la gioia di Cavour, che aveva
sconfessato la validit della manovra, e di La Marmora e Dabormida che si erano
dimostrati dubbiosi e favorevoli a una linea pi cauta). Lepisodio fu significativo:
Garibaldi, sdegnato dallatteggiamento di Cavour, si attest su posizioni filo-monarchiche;
e a ci si aggiungeva il fatto che sia il re che Rattazzi (i vincitori della vicenda) si erano
attestati su posizioni anti-cavouriane a livello politico e parlamentare. La coalizione che si
era mobilitata a sostegno della politica cavouriana, che andava dal re a Garibaldi, era
venuta meno.27
Riunitesi a Zurigo (10 novembre), le potenze firmarono i trattati di pace (uno fra
Austria e Francia, uno fra Austria e Regno di Sardegna e un terzo che riuniva i primi due):
limpero austriaco si impegnava nel trattato con la Francia (ma non in quello con il Regno
di Sardegna) a favorire una confederazione di Stati italiani, di cui avrebbe fatto parte
anche il Veneto, rimasto agli austriaci; a riservare i diritti dei sovrani spodestati dellItalia
centrale, che sarebbero cos ritornati sui loro rispettivi troni; a favorire riforme nello Stato
pontificio. Un congresso avrebbe poi poi confermato il nuovo corso. Linvito a prenderne
parte fu accolto da tutte le potenze (dallInghilterra con riserva del principio di non
intervento), ma da subito si present il problema del rappresentante sardo da inviare al
congresso: Dabormida, a nome dellintero governo, interpell Cavour che diede la sua
disponibilit; a ci si aggiungeva lappoggio britannico e russo alla nomina,
controbilanciate per dalle obiezioni francesi, avanzate da Walewski e, ovviamente,
dallopposizione da parte austriaca.
Nonostante la proposta avanzata da Dabormida, alcuni esponenti della classe dirigente
piemontese, in particolare Rattazzi e lo stesso re, non erano favorevoli alla scelta di
Cavour come plenipotenziario al congresso di pace: la scelta avrebbe infatti significato il
ritorno del conte al governo. Cos si adoperarono per portare la situazione verso scenari a
loro pi favorevoli: verso la met di novembre, Brofferio, appoggiato da Rattazzi e da
27 Romeo, op. cit., 42940

37

Vittorio Emanuele, sollecit alcuni esponenti della sinistra (tra cui Sineo, Beolchi e
Depretis) a favorire la formazione di un comitato elettorale da opporre al partito
cavouriano e ai primi di dicembre venne costituita la Societ dei Liberi Comizi. Poco
dopo la sua formazione, la societ ricevette una proposta di fusione da parte del gruppo
del comitato parlamentare, formato da Notta (18071877), sindaco di Torino, Mamiani
(17991885) e Boggio (18271866), di idee moderate: Brofferio, nominato presidente dei
Liberi Comizi, accett e dalla fusione nacque lUnione Liberale. Ma la scelta, dettata da
intenti dilatori e accettata con poco favore da leader dei Comizi, si rivel
controproducente: i rapporti tra le due anime dellUnione si interruppero poco dopo a
causa degli attacchi rivolti a Cavour da parte de Lo Stendardo Italiano, lorgano dei
Liberi Comizi, e linsuccesso della manovra spinse Rattazzi e il re a ritirare il loro
appoggio. Il re non ebbe altra scelta che convocare Cavour (22 dicembre), ma non si era
ancora rassegnato ad accettare la vittoria del conte che, specialmente sul terreno
dellopinione pubblica, godeva di una rinnovata popolarit. Proprio su questo piano attu
una nuova manovra anti-cavouriana: il 29 dicembre incontr Garibaldi che, ottenuta la
promessa di essere nominato ispettore delle guardie nazionali in Lombardia, invi le sue
dimissioni a La Farina da presidente della Societ Nazionale (di posizione filocavouriana) e prepar un appello in cui esortava gli italiani ad abbandonare ogni
associazione di parte. Assunse poi la presidenza dei Liberi Comizi, rinominati Nazione
Armata, proponendo la fusione allUnione Liberale (2 dicembre): Cavour cap lintrigo e
la fusione non ebbe luogo. Il re pressato dai ministri Dabormida e Casati (17981873) e
dal generale Solaroli (17961878), il quale godeva dellappoggio di Hudson, tutti
preoccupati dallesistenza di una forza armata esterna allesercito regolare annunci lo
scioglimento della Nazione armata.28
Il trattato firmato a Zurigo era obsoleto gi al momento della sua firma: la situazione
politica con le rivolte negli stati dellItalia centrale e le perplessit espresse, in Agosto,
dal ministro degli Esteri piemontese Dabormida sul progetto confederale (il quale
avrebbe accresciuto linfluenza dellAustria che, con esso, sarebbe stata posta a capo delle
due grandi confederazioni europee) era completamente cambiata e destinata a
modificarsi. Gli effetti di tale situazione si sarebbero visti da l a poco grazie a una mossa
dellimperatore francese, rimasto insoddisfatto dallesito della guerra a causa delle
mancate annessioni di Nizza e della Savoia. Il 22 dicembre venne pubblicato in Francia un
pamphlet dal titolo Le Pape et le Congrs: lopuscolo, argomentando la fine del potere
temporale del Papa, provoc la reazione dellAustria che a sguito del rifiuto di
Napoleone di abiurare rinunci a prendere parte al congresso previsto dal trattato di
novembre; limperatore francese (il quale abbracciava apertamente le tesi del testo, pur
negando di esserne lautore) rincar la dose invitando papa Pio IX a rinunciare ai
territori delle Legazioni pontificie (31 dicembre). Il 28 dicembre Walewski si dimise e il
fatto, reso noto il 4 gennaio, fu accompagnato dallannuncio del rinvio del congresso:
Napoleone, in un clima di rinnovata sinergia con la Gran Bretagna, era riuscito ad evitare
un congresso di potenze in gran parte ostili ai suoi progetti.
Il 14 gennaio ebbe luogo un incontro tra Cavour e i ministri del governo che fu
28 Ibid., pp. 44044

38

caratterizzato da toni concitati: il conte che in precedenza aveva tentato, seppur invano,
di incrinare i rapporti tra Dabormida, La Marmora e Rattazzi rimproverava al Primo
Ministro il suo atteggiamento di inettitudine e al ministro dellInterno la sua politica di
intrighi. Cavour era disponibile ad accettare la missione diplomatica a Parigi e Londra
propostagli dal governo, ma in cambio chiedeva la convocazione del Parlamento; ma
Rattazzi, dopo avergli fatto sapere che ci non era possibile prima del 20 marzo e aver
incontrato le perplessit cavouriane, promise solo di dichiarare la sua fiducia nella
convocazione del parlamento entro fine marzo nella relazione al decreto di scioglimento
delle Camere. Nella concitazione del momento, Hudson cerc di convincere Cavour ad
accettare la proposta del ministro dellInterno; il conte chiedeva per un impegno preciso
al governo. I ministri convintisi che dietro la richiesta cavouriana ci fosse lintervento
delle potenze straniere, come denuncer Rattazzi sul Diritto qualche giorno dopo (21
gennaio) presentarono le loro dimissioni che il re, il quale le aveva gi respinte una
prima volta in mattinata, fu costretto ad accettare. La sera stessa del 16 gennaio venne
formato il nuovo governo: Cavour assumeva, oltre la presidenza, i ministeri degli Esteri e
dellInterno; Fanti, oltre ad assumere il comando del ministero della Guerra, manteneva il
comando dellesercito dellItalia centrale. Emanati i decreti per lo scoglimento della
Camera, la crisi ebbe una risoluzione conforme alla causa originaria.
Il governo si trov subito a dover affrontare delle complicazioni internazionali:
mentre Thouvenel il nuovo ministro degli Esteri francese palesava al governo inglese
il fatto che il suo Paese aveva gi trovato un punto daccordo con il Regno di Sardegna
riguardo Nizza e la Savoia lanno precedente, il ministro piemontese, il quale era rimasto
allo scuro di ci, negava tutto restando fedele allalleato francese e, cos facendo,
provocava la reazione stizzita del governo e dellopinione pubblica
inglese nei confronti dei due Paesi.
In Francia per lopinione pubblica, con il suo atteggiamento favorevole alla
questione italiana, dava al governo francese la possibilit di agire; ma la reazione inglese
alla vicenda, unita alla passivit russa, prussiana e austriaca che inducevano il governo
francese a credere di poter raggiungere i propri obiettivi con minori concessioni al
Piemonte, fecero s che le proposte francesi si rivelassero deludenti per lalleato
doltralpe. Lannessione diretta dei Ducati di Parma e Modena, il vicariato nelle Romagne,
la formazione di un regno separato in Toscana sotto un principe sabaudo e le cessioni di
Nizza e della Savoia alla Francia, unite alla minaccia di ritiro delle truppe francesi dalla
Lombardia in caso di rifiuto, furono interpretate da Cavour come un mutamento della
politica napoleonica; il ministro piemontese decise comunque di accettare, pur ritenendo
la minaccia francese poco credibile. Ordin, quindi, ai governi dellItalia centrale, dopo
avergli trasmesso la decisione francese, di organizzare il voto a suffragio universale
sullannessione che ebbe luogo l11 e il 12 marzo con una vittoria schiacciante dei
favorevoli. La reazione francese fu immediata: vennero sollecitate le cessioni di Nizza e
della Savoia. Cavour consent a un nuovo trattato, sostitutivo del precedente trattato del
1859; pose, per, fin da subito, la necessit di sostituirlo con un trattato pubblico,
trovando la medesima volont da parte francese. Le richieste francesi, dopo la firma del
nuovo trattato, si erano moltiplicate e il nuovo trattato (24 marzo) vide la prevalenza delle
richieste francesi: trattato di cessione come atto spontaneo del re di Sardegna e senza
39

preventiva manifestazione della volont popolare; occupazione delle due regioni da parte
delle truppe francesi gi prima del voto e contemporaneo ritiro delle truppe sarde;
sostituzione dei funzionari di governo sardi con autorit provvisiorie autorizzate a deporre
sindaci e capi della guardia nazionale contrari alla cessione; sostituzione della
consultazione a suffragio universale con i soli voti dei consigli comunali e provinciali;
votazione da parte dei militari seguente alla votazione favorevole allannessione da parte
popolare.29

VII.
Le cessioni di Nizza e della Savoia generarono lopposizione del generale Giuseppe
Garibaldi che, dopo alcune titubanze, accett la proposta originariamente avanzata da
Crispi (18181901) di effettuare una spedizione in Sicilia per liberare lisola dai Borbone.
La notte tra il 5 e il 6 maggio del 1860 dopo aver simulato un atto di pirateria con cui
Bixio (18211873) si impadron di due piroscafi (il Piemonte e il Lombardo) di
propriet dellarmatore genovese Rubattino (18101881), con cui i patrioti si erano
segretamente accordati Garibaldi salp da Quarto, vicino Genova, con un corpo di mille
volontari, diretto verso la Sicilia, dove il 4 aprile il patriota Francesco Riso (18201860)
aveva sollevato una rivolta anti-borbonica a Palermo che, pur domata in citt, si era
propagata nelle campagne.
Cavour, il cui prestigio era diminuito dopo le cessioni territoriali, si era trovato fin da
subito a dover affrontare le complicazioni scaturite dalla spedizione garibaldina. Quando
DAzeglio, governatore di Milano, il 15 aprile, aveva sequestrato il deposito di armi
appartenente al Fondo per un milione di fucili promosso dallo stesso Garibaldi, la
reazione del Primo Ministro era stata infatti attendista: dapprima aveva cercato di
scaricare la responsabilit su Farini (18121866), il ministro dellInterno e, dopo che
questi aveva espresso la convinzione che la questione dovesse essere risolta da Cavour
stesso, il conte era stato costretto a sottoporla al consiglio dei ministri. E durante la
riunione la decisione era stata confermata, non senza difficolt da parte di Cavour: se da
un lato non vi erano dubbi sulla fedelt di Garibaldi al re, avendo il generale affermato che
non avrebbe preso parte a progetti che non fossero stati rappresentati dal motto Italia e
Vittorio Emanuele, dallaltro i rapporti tra il ministro e il sovrano, gi non idilliaci, si
erano ulteriormente aggravati dopo uno scontro avvenuto durante una visita ufficiale a
Firenze (16 aprile), rafforzando la coalizione anti-cavouriana formata da Garibaldi e dal
re; e a ci si aggiungeva la vicinanza del condottiero nizzardo allambiente rivoluzionario
che rendeva gli esiti dellimpresa incerti e il pericolo di condotte contrarie ai piani
moderati un possibile output. p. 457-58
Cavour non intese ostacolare la spedizione, giacch un suo eventuale tentativo in
questo senso avrebbe significato la perdita della direzione del movimento nazionale; ma
proprio allo scopo di mantenerne il controllo, La Farina divenne il punto di contatto tra il
ministro piemontese e Garibaldi. Fu proprio lesule siciliano a fornire a Garibaldi i fucili
della Societ Nazionale da utilizzare in sostituzione di quelli sequestrati e bench il
29 Ibid., pp. 45052

40

generale non rimase particolarmente soddisfatto dellla loro qualit, definendoli


ferrivecchi e ruginosi a ottenere importanti informazioni da fornire a Cavour, grazie
alle quali il ministro riusc a evitare che la spedizione si rivelasse contraria alla sua linea
politica. p.459
La spedizione garibaldina si diresse verso la Toscana, sbarcando a Talamone (7
maggio), dove i Mille si rifornirono di munizioni e armi; dopo essersi strutturati in
compagnie e rifornitisi di carburante, ripartirono da Porto Santo Stefano un paio di giorni
dopo, diretti verso la Sicilia. Cavour aveva seguto levolversi della situazione con la
dovuta attenzione e nello stesso giorno in cui inoltr lordine di fermare la spedizione
qualora si trovasse al di fuori delle acque del Regno delle Due Sicilie (come aveva gi
fatto in precedenza ordinando a Persaro di fermare la spedizione qualora deviasse dalla
direzione prestabilita, entrando in un porto della Sardegna), i Mille erano sbarcati a
Marsala, in Sicilia (11 maggio). Lunico punto di attrito durante questo breve periodo era
stata la formazione della Colonna Zambianchi (18111862) destinata a invadere lo Stato
Pontificio: venuto a conoscienza della notizia, il ministro aveva ordinato al Principe di
Carignano, temendo le conseguenze di un tale gesto nei rapporti con la Francia, di evitare
sconfinamenti territoriali nello Stato Pontificio (9 maggio) e aveva inviato una nave da
guerra nelle acque della Toscana il giorno seguente; si era poi convinto di permettere al
resto della spedizione di proseguire verso la Sicilia. Sbarcato a Marsala, Garibaldi
prosegu verso Salemi, dove il generale proclam la dittatura in nome di Vittorio
Emanuele e decret la coscrizione obbligatoria (14 maggio), mentre gruppi di insorti
(picciotti) si univano agli uomini da lui guidati. Arrivati a Palermo, dopo tre giorni di
assedio (279 Maggio), le truppe garibaldine ottennero il controllo del capoluogo
siciliano. p. 459-60
Venuto a conoscenza della presa di Palermo, il re napoletano Francesco II (1836
1894) decise di chiedere la mediazione francese e De Martino (18111879), recatosi in
Francia, incontr limperatore francese (Fontainebleau, 12 Giugno), il quale rid vita al
suo antico progetto confederale suggerendo al re napoletano di separare la Sicilia dal
Regno di Napoli, ponendola sotto un Borbone; concedere una costituzione a Napoli e una
a Palermo; sottoscrivere unallenza con il governo piemontese. Il re accett quasi tutte le
richieste: il precedente governo venne sostituito da un governo liberale con Spinelli
(17951884) nel ruolo di Primo Ministro, De Martino agli Esteri e Liborio Romano
(17941867) agli Interni; il 25 giugno venne richiamata in vigore la costituzione del 48 e
promessa unanaloga a Palermo. p. 464
Nel frattempo, il 6 giugno, Cavour aveva inviato La Farina in Sicilia, ma la sua
ostinazione riguardo la politica di annessione immediata, che si un alla campagna
organizzata dallo schieramento democratico contro la sua persona e ai passati dissidi avuti
con Garibaldi (che pur, come visto, erano stati almeno parzialmente superati), portarono
allespulsione del patriota siciliano dallisola un mese dopo (7 luglio). I modi con cui essa
evvenne irritarono fortemente Cavour, che comunque non ruppe i rapporti con il generale,
accettando la richiesta di Garibaldi e del Partito dAzione di inviare Depretis (1813
1887) in Sicilia.
p. 460-62
Le notizione della spedizione avevano interessarono tutte le potenze, ma determinanti
41

per levolversi della situazione rimanevano la posizione inglese e quella francese. La Gran
Bretagna, specialmente dopo le cessioni di Nizza e della Savoia, era particolarmente
preoccupata della politica espansionistica francese e si adoper al fine di evitare ulteriori
sviluppi in tal senso: Hudson era stato incaricato da Russell di chiedere a Cavour un
impegno formale a non effetture ulteriori cessioni territoriali; il conte era riuscito a eludere
le pressioni inglesi, ribadendo il fatto che le sue intenzioni erano state espresse in
precedenza alla Camera. Ma la diffusione, in luglio, della notizia dellavvenuta
stipulazione di un trattato franco-piemontese, in base al quale la Francia avrebbe accettato
la spedizione garibaldina in cambio della cessione di Genova, riaccese la questiona dei
rapporti anglo-sardi: Palmerston, che a differenza di Russell si dichiarava favorevole
allunit italiana, premette affinch si trovasse un punto daccordo con il Regno di
Sardegna; la conseguente proposta britannica di allenza difensiva in cambio della
promessa di non cedere la citt ligure e di non coinvolgere il Veneto fu per rifiutata da
Cavour che, ad ogni modo, riusc a rassicurare gli inglesi con le sue parole. p. 463
Gli effetti che un possibile attacco piemontese in Veneto avrebbero potuto avere
sullequilibrio europeo erano tra le preoccupazioni principali di Russell, il quale invit la
Francia ad adoperare la sua influenza sul governo di Torino al fine di evitare sviluppi in
tal senso; allo stesso tempo fu nei confronti del Regno delle Due Sicilie che gli sforzi
furono pi risoluti. LInghilterra, nella figura del suo ministro degli Esteri, dopo le
concessioni costituzionali borboniche del 25 giugno, si un ai rivali doltremanica nel
chiedere una tregua di sei mesi in funzione anti-garibaldina; invit poi Hudson a fare
pressione affinch favorisse la formazione di unalleanza, originariamente proposta dalla
Francia, tra Regno di Sardegna e Regno delle Due Sicilie e a chiedere a Vittorio Emanuele
di scrivere personalmente a Garibaldi di non oltrepassare lo stretto e arrivare in Calabria.
Nonostante ci la Gran Bretagna rifiut la proposta francese di utilizzare le loro flotte per
impedire il passaggio sul continente delle truppe garibaldine e tale abdicazione da parte
britannica diede alla Francia, nuovamente, il ruolo di attore principale della questione
italiana. p. 463-64
La possibilit di unallenza sardo-partenopea venne recepita con ostilit dal
movimento patriottico italiano anche nei settori pi moderati, ma Cavour sent la necessit
di non respingere a priori la proposta francese, specialmente dopo le concessioni
borboniche. Venne, quindi, inviato Nigra a colloquiare con limperatore francese, la cui
posizione rimase poco incline alla volont del governo di Torino, ribadendo la necessit di
unalleanza tra i due governi della penisola. Cavour fece buon viso a cattivo gioco e
ricevette Manna (18131865) e Winspeare (17831870), rispettivamente ministro delle
Finanze e ministro della Guerra napoletani, inviati a Torino col compito di negoziare
laccordo (17 luglio10 agosto). Nel frattempo, il 22 luglio, il gabinetto di Torino deliber
linvio, da parte del re, di una lettera a Garibaldi come richiesto dal governo di Londra,
che fu subito seguita da un altro messaggio privato in cui si smentiva lordine, contenuto
nella lettera ufficiale, di arrestare la sua avanzata verso lItalia continentale. Garibaldi,
comunque, rispose negativamente alla lettera regia e tale risposta fu comunicata dal Primo
Ministro piemontese agli inviati napoletani (6 agosto), ponendo termine di fatto alle
trattative senza che un accordo fosse raggiunto, come desiderato da Cavour. p. 465-66
Nellautunno dellanno precedente lo zar Alessandro aveva incontrato Guglielmo a
42

Breslau, dove i due avevano raggiunto un accordo: la neutralit prussiana in Italia in


cambio della promessa di difesa da un attacco francese dal Reno da parte russa. In marzo,
poi, Gugliemo, pressato da Auerswald (17951866) e da Sigmaringen, aveva preso in
considerazione la possibilit di sostituire Schleinitz con Bismarck, una politica filoaustriaca in funzione anti-francese con una nazionale, basata sul riavvicinamento (poco
popolare) con la Russia (e con la Francia, anche se sul punto Bismarck non si espresse); la
scelta era, per, ricaduta sul ministro degli Esteri in carica e su una politica di
riavvicinamento (ma non di allenza) con lAustria. Tale scelta era stata determinata da
diversi fattori che rendeva il momento non adatto a politiche avventate: la sostituzione di
Boul con Rechberg, sostenitore della Santa Alleanza, a Vienna (maggio 1859); la
sostituzione di Walewski con Thouvenel a Parigi (gennaio 1860); la nuova stagione di
espansionismo napoleonico dovuto alla volont di annettere Nizza e la Savoia e la
reazione da parte inglese (v. supra, par. VI). La spedizione Garibaldina aveva scombinato
le carte in tavola e sia il governo prussiano che quello russo si erano mossi sul piano
diplomatico: in Giugno, Guglielmo aveva espresso la sua volont di adottare una politica
conservatrice, punto sul quale era in pieno accordo con lo zar; il quale, per, aveva
palesato la volont di coinvolgere la Francia nellaccordo, trovando la ferma opposizione
del reggente (a Breslau lo zar aveva avanzato la stessa richiesta e ottenuto ugualmente una
risposta negativa). Lincontro tra Napoleone e il principe prussiano, svoltosi alla fine del
mese a Baden-Baden, non aveva fatto altro che confermare linconciliabilit delle loro
posizioni. Svanita la poco probabile allenza con la Francia, il principe prussiano aveva
incontrato limperatore austriaco Francesco Giuseppe a Teplice (257 Luglio), dove i due
avevano negoziato un punto daccordo riguardo un piano di difesa in funzione antifrancese: Guglielmo si era dimostrato disposto a supportare militarmente la difesa dei
territori della Confederazione Germanica, chiedendo in cambio il controllo delle forze
tedesche; lAustria non avevano preso seriamente la proposta. La Santa allenza, almeno
secondo gli austriaci, sembrava sul punto di tornare in auge; in realt la situazione era
dovuta pi allevolversi degli eventi che alla volont dei rispettivi governi, le cui posizioni
erano divergenti. Taylor p.121-2
A Firenze, il commissionario regio Ricasoli (18091880), aveva favorito
lorganizzazione di volontari al fine di convogliarli in uneventuale spedizione su Roma
da parte del governo di Torino; della situazione ne aveva approfittato Mazzini, il quale era
riuscito a organizzare una colonna di uomini sotto il comando di Nicotera (18281894) a
Castel Pucci. Mazzini vedeva nel piano di invasione dello Stato Pontificio il primo passo
di un progetto pi ampio che, iniziando dalla formazione nellItalia centrale di un area
repubblicana sotto il controllo mazziniano e indipendente da Garibaldi, troppo vicino alla
monarchia sabauda, avrebbe condotto alla conquista di Roma e di Venezia, in un prossimo
futuro, tramite la tattica della guerra popolare. Il primo agosto il consiglio dei ministri
aveva deliberato la decisione di fermare le iniziative autonome dal governo di Torino; ma
mentre Farini, dopo essersi recato a Genova, aveva comunicato a Bertani (18121886) il
quale predisponeva lorganizzazione di corpi di volontari repubblicani da convogliare,
oltre che in Sicilia, anche verso lo Stato Pontificio e il regno di Napoli, come prevedava il
progetto originario, poi abbandonato dallo stesso, di Garibaldi che non avrebbe tollerato
iniziative nello Stato Pontificio, nulla era stato detto a riguardo dei volontari toscani. Un
43

proclama, da parte di Nicotera, indirizzato ai suoi uomini, in cui si qualificavano


questultimi come brigata dellEsercito Nazionale, venne mal recepito da Cavour che
ordin a Ricasoli di sciogliere il reparto (20 agosto); gli uomini del reparto furono poi
inviati in Sicilia singolarmente, stessa sorte toccata ai corpi di volontari organizzati da
Bertani in Sardegna. p. 467-68
Altro punto dattrito tra Cavour e il movimento democratico riguardava al questione
di Napoli: Cavour, su consiglio di Ricasoli e degli esuli napoletani, aveva deciso linvio di
armi nella citt partenopea gi dopo le concessioni costituzionali di Ferdinando II, ma
lavanzata di Garibaldi in Sicilia, il quale era intenzionato a risalire verso il continente
diretto a Napoli, preoccupava il ministro piemontese. Ancora a luglio, sempre consigliato
da Ricasoli e da Nisco (18161901), Cavour credeva possibile, servendosi della
complicit di Liborio Romano e del generale Nunziante (18151861), uninsurrezione
moderata a Napoli e a tal fine aveva predisposto linvio di navi da guerra al comando del
generale Persano e di armi a Napoli. Ma il progetto fall miseramente tra lindifferenza
generale dei napoletani e la delusione di Cavour, che si convinse dellimpossibilit di
fermare Garibaldi, il quale pot cos sbarcare in Calabria (19 agosto). Levento tanto
atteso pot avvenire senza che il governo sabaudo potesse fare qualcosa in contrario:
Depretis, sbarcato in Sicilia il 20 luglio e nominato prodittatore dal generale nizzardo due
giorni dopo, il quale accusava il governo di Torino dello stato di abbandono in cui la sua
missione versava a causa degli inadempimenti da esso compiuti, aveva inoltre accettato la
posizione di Garibaldi di rimandare lannessione della Sicilia a dopo che lo sbarco sul
continente fosse avventuo e con essa il plebiscito, da indire a met settembre; la condotta
ambigua della Marina, inviata da Cavour a ritardare il passaggio dallo stretto della
spedizione, non ebbe poi alcun risultato in tal senso, se non quello di alimentare le vecchie
frizioni tra il conte e il generale. p. 466 e 469
Il 28 agosto, Farini venne inviato a Chambry con il compito di comunicare
allalleato francese il progetto di invasione delle Marche e dellUmbria, dopo che due
corpi darmata affidati a Cialdini (18111892) e Della Rocca e posti sotto il comando di
Fanti, erano stati fatti affluire alla frontiera dello Stato pontificio. Il progetto, che nelle
intenzioni piemontesi avrebbe dovuto ridare un ruolo centrale nella vicenda alla
monarchia agli occhi del movimento nazionale ed evitare lavanzata di Garibaldi verso
Roma, incontr su questultimo punto un certo grado di condiscendenza da parte di
Napoleone, il quale subordinava per il suo assenso alla reale minaccia di invasione di
Roma da parte di Garibaldi: la politica francese, orientata al disimpegno dallItalia
centrale, avrebbe infatti trovato un ostacolo nellavanzata del generale ma, pur trovando
una situazione favorevole nel progetto piemontese, limperatore necessitava di un pretesto
affinch lintervento piemontese apparisse giustificato. La condotta imperiale eclissava i
precedenti progetti confederali, ma riusciva ad evitare il peso dellazione impopolare sul
governo di Cavour, il quale, al contrario dellalleato doltralpe, voleva accellerare le
operazioni evitando di scontrarsi con un Garibaldi gi in marcia su Roma. p. 470-72
Cavour, dopo aver inoltrato il divieto di costituire un governo al di fuori di quello di
Garibaldi (30 agosto), tent di reinstaurare un dialogo con Garibaldi attraverso Persano e
Villamarina e agevol lincontro dellavvocato inglese James (18121882) con lo stesso
generale; invece Bertani, divenuto segretario della dittatura, alla proposta di Astengo di
44

attuare un indirizzo concertato, aveva replicato affermando la necessit che Cavour


cessi di muovere guerra a Garibaldi, lasciando che sia il generale a guidare gli eventi e,
di conseguenza, porre innanzi alla diplomazia [] grandi fatti rapidamente compiuti (5
settembre). E Lo stesso Garibaldi non fu da meno: i tentativi cavouriani ebbero leffetto
contrario a quello sperato e il generale divent ancor pi determinato nei suoi piani
romani (e veneti). Per di pi, nel marasma della situazione, Mazzini cerc di estendere la
sua influenza su Garibaldi, il quale nei piani dellApostolo avrebbe dovuto marciare su
Roma, rinviando a un futuro prossimo lazione in Veneto; ma il tentativo non ebbe
successo dal momento che il generale si era rifiutato di identificare il suo programma con
quello di Mazzini. pp. 474-77
Il 7 settembre Garibaldi fece la sua entrata trionfale a Napoli. Il giorno seguente, poco
dopo la mezzanotte, il Primo Ministro piemontese ricevette un telegramma da Persano in
cui venne informato della posizione di Garibaldi e si rec dal re, assieme a Farini, per
informalo della situazione e proporgli la sostituzione del suo governo con ministri non
avversi al generale; il re, che pur aveva mantenuto un atteggiamento ambiguo durante
tutta la vicenda (rimanendo in buoni rapporti con il generale fin da maggio, ma
appoggiando tutte le decisioni del governo guidato da Cavour; il quale, dal canto suo, non
voleva rinunciare allascendente del monarca sul condottiero nizzardo, che avrebbe
dovuto essere per volto a favore del governo), si rifiut e rinunci, de facto, a ogni
velleit di contrapporre Garibaldi a Cavour, obiettivo verso cui la sua influenza sul
condottiero era stata rivolta. p. 478
L11 settembre le truppe piemontesi superarono le frontiere dello Stato pontificio,
ancor prima che lultimatum, preparato il 7 settembre, in cui si richiedeva il licenziamento
delle truppe straniere al servizio del Papa, trovasse risposta da parte del Cardinale
Antonelli (18061876). Sventata, anche a causa della situazione di agitazione in Ungheria,
la minaccia di un intervento austriaco, il governo di Torino dovette comunque affrontare le
reazioni delle potenze europee: la prima potenza a reagire fu la Francia che, saputo
dellinvio dellultimatum, minacci di rompere le relazioni diplomatiche, senza che ci
destasse particolar preoccupazione da parte di Cavour (Napoleone si limit a richiamare in
Francia titolare della legazione, Talleyrand, mentre Rayneval veniva lasciato a Torino in
qualit di charg dAffaires); diversa invece la reazione da parte dello zar Alessandro II,
legato ai Borbone di Napoli da vincoli damicizia. Lo zar ruppe le relazioni diplomatiche
con il Regno di Sardegna e Gorchakov accus il governo di Torino di promuovere la
rivoluzione; nel frattempo, la Prussia declinava linvito russo a fare altrettanto e lasciare,
cos facendo, la sola Inghilterra a mantenere rapporti diplomatici con Torino (fatto che
avrebbe avvantaggiato Austria e Francia a scapito della Prussia). La Russia, ricevuto il
rifiuto prussiani, promosse la convocazione di un incontro, da tenersi a Varsavia.
p.472-73
Nel frattempo, in Sicilia, la questione dellannessione si era fatta pi pressante e
Depretis il quale, nel tentativo di convincere Garibaldi a rispettare laccordo stipulato
allinizio della sua prodittatura, che prevedeva lannessione dellisola dopo lo sbarco in
Calabria, aveva trovato lopposizione del generale (10 settembre), consigliato da Bertani
era stato costretto a dimettersi, sostituito da Mordini (18191902). Lo scontro con Cavour
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era oramai inevitabile. Il conte diede istruzioni a Nigra affinch Thouvenel venisse a
conoscenza del telegramma di Persano, astenendosi per da ulteriori iniziative per
ulteriori quattro giorni; nel frattempo Garibaldi scrisse al re, chiedendo lallontanamento
di Cavour, il quale venne, inoltre, attaccato con una lettera sul Giornale Officiale di
Napoli il 15 settembre. Il re fece sapere a Garibaldi che lallontanamento era impossibile e
che stessa sorte toccava ai suoi progetti su Roma, facendo crollare molte speranza del
dittatore. Le difficolt militari di Garibaldi; laccoglienza brusca riservata a Pallavicino
(17961878) da parte del re, il quale lo mise di fronte a un aut aut, lannessione
immediata o il ritiro del generale (24 settembre); le dimissioni di Bertani (25 settembre)
completavano il quadro delle difficolt politiche di Garibaldi. p. 479-81
Nelle Marche, le truppe sarde avevano avuto la meglio su quelle pontificie, sconfitte a
Castelfidardo (18 settembre), e il 29 settembre arrivarono a cingere dassedio Ancona,
conquistandola con un attacco combinato per mare e per terra lo stesso giorno. La
situazione favorevole, dovuta anche alla reazione della stampa moderata settentrionale
delle richieste di dimissioni di Garibaldi, fece s che in Cavour si rafforzasse la volont di
fermare gli eccessi della rivoluzione. Per far ci bisognava marciare su Napoli per
fermare Garibaldi e fu lo stesso re, accompagnato da Farini e da Fanti, a mettersi alla testa
delle truppe dirette verso la citt partenopea (29 settembre), mentre le camere si riunivano
per sanzionare lannessione delle nuove province tramite decreto reale (2 ottobre).
pp. 481-2
Alla fine di settembre, mentre in Italia imperversavano i combattimenti nello Stato
Pontificio, Thouvenel invi un memorandum a Gorchakov in cui, chiarendo la posizione
del Secondo Impero riguardo lItalia, espresse la volont da parte francese di rimanere
neutrale in caso di attacco piemontese in Veneto a condizione che il medesimo
atteggiamento fosse mantenuto anche dalla Russia e dalla Prussia; non si faceva, invece,
menzione della condotta da adottare in caso di intervento austriaco in Italia. La seconda
parte del memorandum, invece, riguardava i rapporti orientali: la Francia prometteva, in
caso di sconvolgimenti nella zona, ad esclusione della Bessarabia, di accordarsi con la
Russia nel stabilire il nuovo ordine, prima di approcciare le altre potenze. Idee verso cui
sia limperatore che il ministro degli Esteri russo mostrarono un atteggiamento di
benevolenza; il ministro francese evase, comunque, la conseguente proposta russa di
partecipazione al convegno da svolgersi aVarsavia che, grazie allesclusione di Russell,
avrebbe compromesso i rapporti con Londra. v. Taylor p. 122-3
Frattanto, Garibaldi otteneva unimportante vittoria a Volturno (2 ottobre) che,
tuttavia, mostrava limpossibilit dal punto di vista militare di proseguire fino a Roma; il
ripiegamento sulla richiesta di assemblee a Napoli e in Sicilia per il voto dellannessione
ne fu la diretta conseguenza, riproponendo in questo modo lidea dellannessione
condizionata, la quale nel dibattito parlamentare che si stava svolgendo a Torino in
contemporanea veniva avversata veementemente da Cavour. Cos a Palermo Mordini, con
suo decreto, convoc lelezione di unassemblea per il 21 ottobre (5 ottobre); ma a Napoli
Pallavicino nominato prodittatore decret la convocazione dei plebisciti,
precedentemente vietati da Crispi (il quale aveva sostituito il dimissionario Bertani in
qualit di segretario), per il 21 ottobre (9 ottobre). Una settimana dopo Mordini, rimasto
46

senza istruzioni di fronte alla reazione alla convocazione dei plebisciti a Napoli, decise di
fare lo stesso e convoc anchegli il plebiscito (15 ottobre) che ebbe luogo il 21 ottobre, lo
stesso giorno di quello napoletano e con lo stesso risultato favorevole allannessione. 82-3
Il 10 ottobre, il re aveva varcato la frontiera napoletana, ma lavanzata prosegu
lentamente, a causa dello scontro con alcuni reparti borbonici e gruppi di contadini insorti
presso Isernia; la loro sconfitta (17 ottobre), permise a Garibaldi di oltrepassare il
Volturno (25 ottobre), cos che, il 26 ottobre, ebbe luogo lincontro con Garibaldi nei
pressi di Vairano, lungo la strada che porta a Teano. Il re dopo aver comunicato al
generale che le operazioni militari sarebbero passate nelle mani dellesercito regio si
sforz di adottare un atteggiamento benevolo nei confronti del generale come suggerito da
Cavour, il quale allatteggiamento di riguardo da riservare a Garibaldi e ai volontari
contrapponeva, non senza problemi, la posizione di chiusura nei confronti di Bertani e
Crispi; dal canto suo Garibaldi chiese, comunque, il mantenimento del governo civile e
militare delle Due Sicilie per un anno, trovando unovvia risposta negativa da parte del re.
Con il ritorno della direzione del movimento nazionale ai liberali, la questione
dellunificazione, almeno dal punto di visto interno, si era conclusa. p. 485-86
Sul piano internazionale, la decisione prussiana di avvicinarsi al Regno Unito, dettata
dallatteggiamento austro-russo, si era concretizzata nellincontro tra le due potenze a
Coblenza, ai primi di ottobre, dove per Russell pur mostrandosi disponibile ad
accettare le proteste prussiane al governo di Torino purch il fronte conservatore non
fosse compatto aveva rifiutato categoricamente la controproposta di Guglielmo di
modificare le clausole del Mar Nero del Trattato di Parigi (v. supra, par. I) al fine di
attirare la Russia nellalleanza anti-francese. Di fatto, la Gran Bretagna non aveva preso
una posizione netta tra il Trattato di Vienna (o ci che ne rimaneva) e quello di Parigi, pur
essendo la convivenza tra i due impossibile. Sulla base di questi sviluppi, alla fine del
mese, i tre monarchi conservatori si riunirono, come stabilito, a Varsavia (257 ottobre):
Gorchakov comunic solo la prima parte del memorandum francese (la parte italiana),
generando lo scontento austriaco e prussiano, a cui la Russia chiedeva di rimanere
neutrale nella vicenda italiana fintanto che il Veneto non fosse stato attaccato, senza la
promessa di ricompense di alcun tipo. Inoltre, le due potenze non erano, ovviamente,
intenzionate ad unirsi allentente franco-russo riguardo lEuropa orientale, isolando
Londra, cos che il risultato del meeting fu un nulla di fatto, tanto in Italia quanto ad Est. Il
27 ottobre, Russell invi al governo di Torino un dispaccio in cui dava il suo nulla osta
allunificazione italiana, scelta dettata dalla volont di impedire il revisionismo russo nel
Mar Nero, accettando la modificazione del Sistema di Vienna in Italia, la quale venne
peraltro giustificata sulla base della volont dei popoli oppressi di ribellarsi a un governo
ritenuto ingiusto. Si concludeva la questione dellunificazione italiana anche sul piano
internazionale. Taylor p. 123-4

47

Capitolo IV
IL DECLINO DEL SISTEMA DI CRIMEA

I.

nche agli occhi dei pi acuti osservatori, la situazione internazionale alla fine del
1860 appariva tranquilla; realmente, per, le diplomazie europee erano in uno stato
di fibrillazione che da l a poco sarebbe sfociato in nuovi sconvolgimenti dellordine
europeo. A dispetto del tentativo (inconsapevole) da parte del Regno Unito il quale
aveva affrontato la questione italiana avendo come fine delle sue azioni il contenimento
delle mire espansionistiche francesi (v. supra, cap. III) di gettare acqua sul fuoco,
proponendo allAustria e alla Prussia rispettivamente di vendere il Veneto al Piemonte e di
rinunciare alle mire di leadership nella confederazione affinch entrambe potessero avere
le mani libere per la difesa del Reno in funzione anti -francese, la situazione tra i due stati
tedeschi rimaneva tesa e da l a poco avrebbe incontrato notevoli sviluppi.
In Germania il 1859 era stato un anno determinante per il movimento nazionale,
grazie alla formazione, il 15 di settembre, del Nationalverein (v. supra, cap. III, par. VI);
la politica di Schleinitz aveva, per, fatto s che i leader della nuova associazione
alienassero le loro simpatie alla monarchia degli Hohenzollern (verso cui, come riferito
dallindustriale e liberale Unruh a Bismarck, avevano riposto notevoli aspettative), nonch
allo stesso Bismarck (il quale avrebbe dovuto fare da tramite tra le due parti) a causa delle
sue posizioni filo-francesi. Le manifestazioni a favore dellunificazione tedesca erano,
per, sempre pi insistenti, i toni accesi e fortemente connotati in senso politico: il 14
luglio 1861 un fanatico di nome Becker spar alcuni colpi di pistola a Guglielmo, reo di
non aver fatto abbastanza per lunificazione tedesca. Alla richiesta da parte di Dalwigk
(18021880), ministro conservatore dellAssia, di sopprimere il movimento, il re replic
sostenendo di essere intenzionato a soddisfare le giuste richieste del popolo tedesco. A
Baden-Baden, Guglielmo, circondato da elementi liberal-nazionalisti quali Federico I
(18261907), suo genero, e Roggenbach (18251907), venne informato da questi che,
stando a quanto riferitogli dai loro corrispondenti liberali a Berlino, la nuova era
avrebbe potuto essere salvata agendo sul piano della politica estera. Bismarck p.92
La situazione politica interna della Prussia era caratterizzata da un acceso scontro tra
corona e Parlamento sulla questione della riforma militare (v. infra, par. II): con la nuova
era il re, come il fratello sostenitore dellassolutismo per diritto divino, non aveva inteso
intraprendere un programma di riforme liberali, ma semplicemente riconciliare i sudditi
alla Corona; e difatti i ministri del Commercio e della giustizia (von der Heydt e Simons)
provenivano dal precedente regime, i pi stretti consiglieri del re (Alvensleben, Edwin
Manteuffel, Roon) erano sostenitori dellassolutismo e anti-liberali, i funzionari
amministrativi per lo pi ultra-conservatori in carica dal periodo del regime Manteuffel e
48

la Camera Alta, anchessa conservatrice, possedeva il potere di veto nei confronti di


qualsiasi legge. Quando ci divenne evidente, i liberali si spostarono verso la sinistra e la
conseguenza fu la formazione del Partito progressista, che similimente al
Nationalverein sosteneva posizini liberali (in politica interna) e nazionali (in politica
estera) e univa liberali (predominanti) e democratici. Bismarck p. 100
Anche Bismarck, convocato dal ministro della Guerra Roon (18031879), fu
chiamato ad esprimere la sua posizione. La visione politica dello junker di Schnhausen
era stata riassunta in un opuscolo nel 1858 in cui si sosteneva che la politica austriaca
avrebbe posto la Prussia in condizione di dover scegliere tra lo scontro con gli Asburgo o
la rinuncia alla propria indipendenza: gli stati minori della confederazione avrebbero
rappresentato lago della bilancia e, poich gli interessi tedeschi coincidevano con quelli
prussiani, per coercire questi ultimi il mezzo da adottare era il supporto alla causa
nazionale. Levoluzione del pensiero bismarckiano comportava uno spostamento dalle
dinamiche internazionali (e in particolare allinstabile alleanza franco-russa) a quelle
interne e comportava ladozione di parole a lui estranee quali, ad esempio, interesse
tedesco o popolo tedesco. La revisione nella strategia (ma non dei fini) implicava,
diversamente da quanto sostenuto nel 1856, la necessit di prevenire unallenza francorussa; ci non significa una rinuncia alla possibilit di adottare una politica di allenze con
la Francia (al fine di isolare lAustria e stati medi piuttosto che con scopi militari), con la
Russia (il cui ruolo comunque, a causa di problemi interni, era divenuto meno importante,
specialmente dopo la conferenza di Varsavia), con la Gran Bretagna (alleato naturale
dopo la fine dellavvicinamento anglo-austriaco) o, dopo il 1860, con lItalia (in funzione
anti-austriaca per la questione veneta e per conquistare le simpatie del movimento
nazionale) in base allevolversi degli eventi. Ora, nel memoriale di Baden-Baden, lo
junker sosteneva che la Prussia avrebbe dovuto esplicitamente supportare la formaziona di
un Parlamento doganale proposta di cui gi si discuteva nel dibattito tedesco
attraverso cui avrebbe costretto gli stati minori in accordi simili a quelli dello Zollverein,
ma concernenti laspetto militare. La sola notizia della proposta avrebbe attirato le
simpatie dei nazionalisti e comportato a concessioni da parte degli stati minori o a un
conflitto a cui il nazionalismo tedesco avrebbe fornito una causa morale. Infine, la
costituzione di una camera alta, composta dai delegati dei governi degli Stati, avrebbe
bilanciato il potere del Parlamento: in tale sistema di pesi e contrappesi sarebbe stata la
monarchia prussiana a svolgere il ruolo decisivo di pivot del sistema. Bismar, 80-1; 89-94
Nonostante ci, Guglielmo accolse la visione del genero (formazione di ununione
federale piccolo-tedesca con un parlamento nazionale, un esecutivo prussiano e una
garanzia costituzionale dellimpero austriaco al fine di ottenerne lapprovazione) e a
Schleinitz subentr Bernstorff, gi ambasciatore a Londra, non inviso al governo
nonostante la sua posizione conservatrice. Il 7 settembre 1861 il re e il nuovo ministro
incontrarono nuovamente Roggenbach: il programma di Baden, pur epurato dalle sue
proposte pi liberali, venne accettato dal governo prussiano senza trovare particolari
opposizioni n da Parte di Federico n del suo ministro per le modifiche apportate. Il
piano venne, quindi, presentato il 20 dicembre dal ministro degli Esteri prussiano in
risposta al progetto del ministro del Regno di Sassonia Beust (18091886) di
organizzazione tripartita della confederazione in Austria, Prussia e Stati minori, lasciando
49

limpero asburgico sconcertato per il fatto che il Piano Radowitz tornasse in vita.
Bismarck, p.95
La nomina di Bernstorff al ministero degli Esteri fu un primo mmento di svolta nei
rapporti austro-prussiani: questi, a differenza del suo predecessore, non inscriveva nella
sua agenda politica n lallenza con Londra n quella con Vienna: tale scelta era motivata
dal fatto che lattenzione del Regno Unito era rivolta allevolversi degli eventi
doltreoceano (i.e. la guerra civile che vede contrapposti gli Stati del Nord a quelli del
Sud), mentre lAustria costituiva un ostacolo ai progetti prussiani nella confederazione.
Bernstorff credeva che la tattica ottimale da attuare fosse di supportare la causa nazionale
nello Sleswick-Holstein e la Francia, considerata lalleanza russa e austriaca con la
Danimarca, costituiva lalleato naturale; ma tale prospettiva, oltre ad essere basata su una
sopravvalutazione del potere negoziale prussiano nei confronti della Francia, incontrava la
netta opposizione di Guglielmo I (v infra). Taylor
Il 1862 fu un anno di intensa attivit da parte dei nazionalisti: gli esponenti di spicco del
Nationalverein, riunitisi nel periodo di Pasqua in un evento che riport alla mente dei pi
gli eventi di Offemburg del 1847, decisero di promuovere la convocazione di periodici
congressi attesi da nazionalisti provenienti dai Parlamenti e dalle Diete tedesche e in
luglio 10.000 uomini armati di fucili da caccia sfilarono a Francoforte, di fronte alla Dieta
confederale. Anche i sostenitori della Grande Germania erano attivi e la svolta
liberale intrapresa da Vienna dopo la sconfitta del59 con il Diploma di ottobre (1860)
e la Patente di febbraio (1861) era stata accolta con benevolenza da molti liberali. In
realt la Patente aveva ripristinato la centralizzazione inaugurato da Schwarzenberg
(18001852) and Bach (18131893), trasformando il Reichsrat in un parlamento
imperiale e riducendo i poteri delle diete precedentemente concessi con il Diploma; ma la
previsione di un Reichsrat ristretto, da cui erano esclusi i deputati ungheresi, da affiancare
a quello principale, aveva sancito di fatto la separazione della parte confederale
dellimpero austriaco da quella che ne era esclusa e la possibilit di riorganizzare la
confederazione in senso favorevole al progetto grande-tedesco. Favorendo la popolazione
di lingua tedesca, Schmerling (18051893) intendeva rafforzare la posizione del governo
di Vienna sia allinterno della confederazione (dove avrebbe trovato lappoggio dei
nazionalisti tedeschi) sia allinterno dellimpero, dove gli ungheresi rappresentavano il
principale problema. Bismarck pp. 95
Il piano di riforme, basato sulla proposta di Beust modificata da Dalwigk, prevedeva
la costituzione di una camera aggiuntiva formata dai delegati dei parlamenti degli stati
membri, una commissione esecutiva in rappresentanza dei governi e una alta corte con il
potere di interpretare le leggi confederali: in base a tali modifiche la Prussia sarebbe stata
messa in minoranza dallAustria e dagli stati minori, suoi alleati. Nel gennaio del 1862 il
governo di Vienna aveva ottenuto lapprovazione da parte degli stati intermedi ai suoi
piani; inoltre il diplomatico inviato segretamente a tale scopo era riuscito ad ottenere la
promessa che in caso di crollo della confederazione si sarebbe formata una nuova
organizzazione senza la Prussia. Fino a luglio, quando la proposta avanzata dallAustria fu
appoggiata dai principali stati tedeschi (Assia-Darmstadt, Baviera, Wrttemberg, Sassonia
e Hannover), la situazionerimase in una fase di stallo dovuta alla paura di una possibile
reazione prussiana da parte di questi ultimi. Il 14 agosto, il giorno della prima votazione
50

alla Dieta confederale su una mozione per rinviare la proposta di legge in commissione,
lattenzione era puntata sul delegato prussiano Usedom (18051884), il quale non solo
respinse, tra lo stupore generale, la proposta di riforme tramite un voto di maggioranza,
ma invit veementemente i delegati a intraprendere una vera riforma tedesca con un forte
esecutivo e un parlamento nazionale. Nonostante ci la votazione risult favorevole
allAustria, creando unalleanza anti-prussiana tra gli stati tedeschi. Bismarck pp. 95-6.
La Prussia, nel frattempo, aveva negoziato un accordo commerciale per garantiva lo
status di nazione pi favorita alla Francia (la quale aveva concluso accordi simili con il
Regno Unito, il Belgio e la Svizzera), creando unampia area di libero scambio.
Considerato il fatto che i successi prussiani nellambito dellunione doganale rafforzavano
la posizione di questultima nella confederazione e che lAustria aveva intrapreso delle
trattative con gli stati minori ottenendo la promessa di negoziare la propria entrata nello
Zollverein allo scadere dellaccordo (1865), tale accordo si sarebbe tradotto in un colpo
fatale agli interessi austriaci (poich lAustria non era intenzionata ad entrare in un unione
doganale basata sul libero scambio) e avrebbe annullato la pur abile mossa effettuata da
Schmerling. Gli stati tedeschi, pur consapevoli delle ripercussioni del trattato sullAustria,
consideravano tale scelta economicamente favorevole e la maggior parte degli industriali
appoggiavano la decisione; di conseguenza il doppio contrattacco austriaco (richiesta di
una nuova unione doganale con gli stati minori e richiesta di unione doganale
comprendente lo Zollverein e lintero territorio dellimpero asburgico accompagnato da
nuovi trattati con Francia e Inghilterra) era stato un buco nellacqua e il 2 agosto la Prussia
aveva concluso laccordo negoziato a marzo. A ci si era aggiunto il riconoscimento del
nuovo stato italiano (21 luglio) da parte prussiana, creando la reazione stizzita da parte
austriaca: il diplomatico asburgico Krolyi (18251889) disse che era in gioco la
sopravvivenza austriaca; Bernstorff replic che lo stesso valeva per la Prussia e che era
disposto alla guerra se necessario. Bismarck p. 97
Il riconoscimento del regno d'Italia da parte prussiana si inseriva nelle vicende europee
tra russia e francia: lentente franco-russo che, tra alti e bassi, restava ancra valido.
Laccordo, nato con un certo grado di malafede da entrambe le parti, era stato messo a
dura prova dalla svolta rivoluzionaria presa dalla questione italiana (v. supra, cap. III) e la
vecchia simpatia mostrata dalla Francia nei confronti della causa polacca, pur temperata
da una lettera scritta in maggio da Napoleone allo zar in cui si chiariva che a tale simpatia
non avrebbero fatto sguito atti politici di alcun tipo (ma non poteva dirlo apertamente),
non faceva altro che confermare la diffidenza tra le due potenze. Malgrado ci, nuovi
disordini in Serbia diedero impulso allintesa tra i due imperi: lo zar, pressato dal suo
ministro degli Esteri, riconobbe il nuovo Regno dItalia (2 luglio) in cambio della
promessa da parte di questultimo di opporsi ad azioni rivoluzionarie, in particolare degli
emigrati polacchi; in cambio, il mese seguente, la Francia firm un protocollo in cui si
stabiliva che la Serbia sarebbe diventata indipendente dallimpero ottomano, senza cadere
in mano agli austriaci. Nel febbraio 1862 Bernstorff aveva proposto all'Italia il
riconoscimento in cambio di neutralit in caso di guerra italo-austriaca; l'Ita aveva
accettato per poi ritirasi per paura reazione Napoleone, a Luglio perci Gorchakov,
scavalcando la prussia e lo zar, aveva riconosciuto l'Italia senza dire niente alla Prussia. A
quel punto anche la Prussia loa veva riconosciuto
51

La situazione interna in Prussia era ancra caratterizzata dallo scontro tra la corona e
il Parlamento: dopo essere stato richiamato a Berlino in marzo, il 23 del mese successivo
Bismarck era stato inviato a Parigi con raccomandazione di rimanere allerta per gli
sviluppi della situazione interna. Dopo la conclusione della questione italiana e il
conseguente riemergere della rivalit austro-prussiana, Guglielmo si era mostrato
favorevole a un riavvicinamento con la Francia: alla visita di stato a Compigne (ottobre
1861) era seguito laccordo commerciale e ora la presenza a Parigi di Bismarck, in passato
sostenitore dellalleanza tra le due parti, permetteva a Napoleone di parlare apertamente
dei suoi piani. Giacch Napoleone considerava una politica nazionale la soluzione alle
difficolt interne in Prussia, la proposta di un alleanza tra i due stati da parte francese non
tard ad arrivare; Guglielmo diede istruzioni a Bernstorff di comunicare a Bismarck che
unallenza con Napoleone non era una possibilit da prendere in considerazione e, in
sguito allepisodio e che non sarebbe diventato il Vittorio Emanuele tedesco, la
diffidenza nei confronti dello junker da parte del re si acu poich, nonostante il
diplomatico avesse messo in chiaro di non aver preso in considerazione tale possibilit, il
re non gli credette. A settembre, per, la monarchia si trov a dover affrontare una nuova
crisi nello scontro con il Parlamento e Bismarck fu richiamato a Berlino: Periculum in
mora. Depechez-vou furono le parole che pot leggere nel telegramma inviatogli da
Bernstorff e Roon. Bismarck p.98-9

II.
Con la riforma del 181415 la Prussia aveva introdotto la coscrizione obbligatoria e i
cittadini erano obbligati a prestare servizio tre anni nellesercito regolare (linea), due
anni come riserva e quattordici nella milizia (Lamdwehr), a sua volta divisa in due leve di
sette anni ciascuna; nei periodi di guerra dallesercito regolare risultava esclusa solo la
seconda leva della milizia. Fin dalla sua salita al potere, Guglielmo era stato intenzionato
a modificare lorganizzazione dellesercito: a causa della mancanza di fondi, infatti, gli
anni di servizio erano stati ridotti e ci aveva comportato il fatto che la milizia fosse
formata da ufficiali con poche settimane di addestramento militare, diventando de facto
unorganizzazione a s stante; inoltre solo met dei giovani eleggibili prestavano servizio.
Gugliemo intendeva raddoppiare la consistenza numerica dellesercito, aumentando il
numero di anni di servizio da prestare come riserve; diffidente del Lamdwehr, formato da
civili in uniforme, intendeva separare questultima dallesercito regolare che, in tempo
di guerra, sarebbe stato formato solo dallesercito di linea e dalle sue riserve. Dopo la
guerra del 59, Guglielmo aveva trovato il favore di tutte le forze politiche riguardo la
necessit di riformare lesercito; ma le intenzioni del sovrano di aumentare del 25% la
tassazione e il ridimensionamento della milizia (concepita nella riforma di Scharnhorst e
Boyen come strumento atto a creare un certo grado di patriottismo nelle file dellesercito,
il quale per secondo Guglielmo non sostituiva la ferrea disciplina militare e, inoltre, in
politica interna, costituiva un pericolo per lautorit regia) incontravano lopposizione dei
liberali che vedevano nella riforma un modo per rafforzare la monarchia e la posizione
degli junker nellesercito. Non a torto i liberali erano giunti a tali considerazioni: infatti il
re, pur non intendendo eliminare la coscrizione obbligatoria, voleva trasformare lesercito
in una forza fedele alla monarchia; dallaltro lato, un comizio tenuto in luglio, a
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Francoforte, da Delitzsch (18081883) aveva alimentato la paura del re riguardo il fatto


che vi fosse da parte dei progressisti la volont di estendere il controllo parlamentare
allesercito. Bismarck. Bismarck 101-2
A ci si aggiungeva la questione riguardante il rapporto tra il potere militare e civile:
durante il regime Manteuffel era stata introdotta una riforma che subordinava il diritto di
accesso al re da parte dei ministri allapprovazione del Primo Ministro; il fatto che il
ministro della Guerra fosse stato escluso dalla norma e, quindi, fosse responsabile solo di
fronte al re collideva con la previsione costituzionale che lo obbligava a conferire in
parlamento riguardo le questioni militari e che introduceva un certo grado di controllo
popolare sul suo operato. Inoltre il re, in qualit di comandante in capo delle forze
armate, nellesercizio di tale prerogativa, faceva riferimento alla divisione del personale
del ministero della Guerra: ci comportava la presenza de facto di un gabinetto militare
formato da ufficiali in carriera con accesso diretto al re, i quali, potendo bypassare tanto
il Primo Ministro e il suo gabinetto quanto lo stesso ministro della Guerra, godevano di
ampi poteri di indirizzo politico. Nonostante dopo il 1848 esso fosse stato sostituito da un
consiglio di militari (durante il regno di Federico Guglielmo IV guidato da Gerlach), uno
dei membri del consiglio, Edwin Manteuffel, il quale aveva mantenuto il ruolo di capo del
consiglio militare e della divisione del personale durante la reggenza di Guglielmo I, era
determinato a ristabilire il potere del consiglio militare a discapito del parlamento ma
anche del ministero della Guerra (la cui direzione era stata assunta da Roon, il quale
comunque condivideva con il primo la volont di mantenere lindipendenza dellesercito
dal controllo parlamentare): nel 1861, in gennaio, era stato disposta la sottrazione dal
controllo del ministro della Guerra della legislazione militare, ad eccezione di quella di
carattere puramente amministrativo o concernente il bilancio, formando uninfluente stato
nello stato, avulso da qualsiasi controllo politico governativo o parlamentare. Bisma103-4
Quando la proposta di legge arriv nelle aule del Parlamento (186061), la
commissione per gli affari militari respinse la parte della riforma concernente la milizia e
lestensione a tre anni del servizio di linea. Il governo, quindi, ritir la proposta originale e
riusc a far approvare dal Parlamento lesecuzione provvisoria della sola parte concernente
lampliamento dellesercito; ma il re, su pressione di Manteuffel, decret la separazione
della milizia dallesercito regolare. Lincertezza della situazione si protrasse fino al
dicembre del 1861, quando la vittoria dei progressisti modific lequilibrio
parlamentare: nel marzo del 1862, a sguito della presentaziona di un disegno di legge
che, se approvato, avrebbe impedito lutilizzazione di fondi non autorizzati dal
Parlamento, Guglielmo sciolse la camera e sostitu i rimanenti ministri della nuova era con
ministri conservatori. In maggio, per, le nuove elezioni videro la vittoria
dellopposizione, con lavanzamento dei progressisti a discapito dei conservatori e dei
vecchi liberali. Ci spinse il governo verso un ulteriore tentativo di mediazione e Heydt
(18011874), il ministro delle finanze, cerc con i moderati (i quali avevano abbandonato
la loro opposizione alla riforma della milizia) un punto di incontro; ma quando il re
convoc lerede al trono Federico Guglielmo, i ministri ritornarono sulle loro posizioni
(17 settembre) spaventati dal rischio di abdicazione (in realt un bluff). Due giorni dopo
Heydt e Bernstorff rassegnarono le dimissioni. Bismarck pp. 105-7
A Guglielmo non rimase altro da fare che convocare Bismarck, al quale durante il
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colloquio tenuto a Babelsberg (Potsdam) rivel la sua intenzione di continuare la lotta


contro il Parlamento; lo junker replic confermando che la sua politica sarebbe stata
orientata ad evitare che lo scontro tra il re e il Parlamento comportasse il cambiamento
istituzionale da un governo monarchico a uno parlamentare (la vera questione politica
secondo Bismarck). Il giorno dopo il loro incontro (23 settembre) venne approvato in
Parlamento il bilancio per il 1862 con i soldi gi spesi per la riorganizzazione militare:
poich venne creduto che il governo fosse oramai costretto a scegliere tra le concessioni al
Parlamento o il ripristino della situazione del 59, il conflitto si trasform in uno scontro
costituzionale. Il problema principale delle opposizioni consisteva nella loro
frammentazione in una serie di partiti, fazioni e comitati: a destra i costituzionalisti
(vecchi liberali), divisi tra coloro i quali erano desiderosi di arrivare a un compromesso
con il governo (Vincke) e chi non era disposto a rompere lunit liberale (Grabow); la
maggior parte dei deputati provenivano dalle file del centro-sinistra (Bockum-Dolffs) e
dal partito progressista, con i primi divisi tra chi puntava alla rinuncia da parte del
governo dellestensione del servizio militare e chi voleva cooperare con i progressisti
affinch il governo Bismarck fosse destituito e i secondi divisi tra i moderati disposti, per
evitare svolte estremiste da ambo i lati, a conciliarsi col governo (Twesten, Uruh) e la
frangia democratica (Hoverbeck, Virchow, Delitzsch) che, invece, manteneva una linea
dura; a sinistra, infine, il gruppo capeggiato da Waldeck (18021870) si attestava su
posizioni di netta opposizione.Bismarck, a dispetto dei proclami, voleva risolvera la
questione con il Parlamento concedendo il termine di due anni di servizio richiesto dai
liberali. Dopo l'incontro del 3 ottobre, la sua strategia venne cos descritta da von
Scholezer:
In the house of lords he paints the reaction he plans in colors so black that, as he puts it,
the lords themselves are becoming anxious about the conditions he says he will bring
about if need be. Before the gentlemen of the second chamber he appears at one moment
very unbending, but inthe next hints at his desire to mediate. Finally he intends to make
the German cabinets believe that the king is hard put to restrain the Cav ourism of his
new minister.

Dopo aver ritirato il bilancio per il 1863 respinto a larga maggioranza il 23 settembre
e incontrato vari liberali per convincerli degli effetti negativi che la situazione avrebbe
avuto sulla politica estera, Bismarck cambi strategia e in un discorso in Parlamento disse
che le grandi questioni del giorno non saranno risolte con discorsi e maggioranze
parlamentari [] ma con ferro e sangue (30 settembre). Mentre la stampa liberale lo
attacc e il Nationalverein languiva, tale strategia trovava l'appoggio di storici quali Max
Duncker e Hermann Baumgarten, il giornalista Costantin Rossler: i liberali avevano una
posizione ambivalenti, divisi tra chi era attratto dalle potenzialit del militarismo
prussiano nell'ambito dell'unificazione tedesca e chi ne era repulso. In parlamento i
liberali pensavano che la rivoluzione nazionale sarebe stata iniziata dopo che un governo
liberale si fosse formato con mezzi pacifici; oltretutto non capivano come uno junker
potesse mettersi a capo del movimento nazionale dato che ogni tentativo internazionale
era destinato a fallire. Pensavano, inoltre, che tale scelta avrebbe accellerato la fine: come
Bismarck pensavano di trovare all'esterno i mezzi per la vittoria all'interno. Ma la loro
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strategia era espressa solo in negativo: non volevano la parlamentarizzazione del sistema
politico, n avevano i mezzi necessari per farlo. Il loro fine era sostituirsi agli junker
nell'esercizio del potere, il mandativo imperativo e le divisioni interne non li coagulavano
intorno a una proposta comune. Il supporto popolare era in dubbio. p. 109-11
Il discorso non ebbe i risultati sperati; il 4 ottobre, inoltre, incontr Guglielmo, il
quale di ritorno da Baden-Baden gli disse espressamente che nel futuro di entrambi
vedeva la ghigliottina in Opernplatz. Bismarck riusc a convincerlo facendo riferimento
alla nobile morte di Carlo I Stuart, ma la tattica ricreando nel sovrano un'animo
combattivo lo rese indisposto verso la proposta di Roon (10 ottobre). La proposta, che
prevedeva la possibilit di acquistare l'esenzione dal terzo anno di servizio pagando una
somma di denaro da destinare al pagamento di un corpo di professionisti e l'estensione
dell'esercito all'1% della popolazione, venne bollata dal re come rovina delle truppe con
il supporto di Manteuffel. p. 113-15
La scelta della politica estera da parte di Bismarck era dettata dall'urgenza del
momento, ma anche dall'evolversi della situazione nella confederazione. Il 28 ottobre
venne formato il German Reformverein in opposizione al Nationalverein e in novembre
Austria e i suoi alleati si accordarono per l'adozione "in linea di principio " della riforma
da parte della Dieta (v. supra, par. I) ed era capace di tenere gli stati fermi nella loro
opposizione al trattato franco-prusso (che guadagnava campo tra i produttori). Durante un
viaggio in Francia, Bismarck ottenne da Napoleone e dal nuovo ministro degli Esteri,
Drouyn de Lhuy, la promessa di neutralit incondizionata in un possibile scontro con
l'Austria; prima di lasciare Parigi inflisse il primo colpo all'Austria, dicendo a Richard
Metternich che il suo obiettivo era stabilire l'egemonia prussiana in Germania
settentrionale, preferibilmente in accordo con l'austria, ma non avrebbe esitato a usare
qualsiasi mezzo e ai primi di dicembre ripet ci a Karolyi, dicengogli che la monarchia
asburgica avrebbe dovuto rivolgere le sue attenzioni all'Ungheria: cos facendo avrebbe
ottenuto in cambio l'alleanza prussiana negli affari in Ungheria, Italia; in caso contrario si
sarebbe legata alla Francia nelle crisi successive. In novembre un dispaccio diretto a
Federico Guglielmo di Assia-Kassel in cui gli si chiedeva di termianre la sua querel con la
dieta non ebbe il risultato sperato (equilibrio stati minori x trattato franco-prussiano): il
principe evase l'ultimatu rispondendo. In dicembre inoltre la dieta di francoforte si stava
avvicinando al voto finale sulla riforma austriaca e Bismarck si rivolse a Tayllerand
l'ambasciatore francese: la risposta fu che in caso di conflitto limitato la Francia sarebbe
rimasta neutrale, mentre in un conflitto di ampia portata Napoleone avrebbe scelto la
politica migliore x la sicurezza francese. Bismarck stava lavorando su due fronti: nei
negoziati per il trattato commerciale con la Francia aveva negoziato la rinuncia da parte
francese a concludere simili trattati con gli altri stati dello Zollverein per fare in modo che
l'entrata nel sistema di libero scambio europeo passasse x quest'ultimi dalla Prussia: il suo
obiettivo era sostituire allo scadere lo zollverein con un unione doganale riformata con un
parlamento piccolo-tedesco ad egemonia prussiana. Il 30 dicembre, per, il ministro degli
esteri francese rifiut la stipulazione prussiana. p. 116
Il cambio di strategia francese comportava una nuova strategia: avvicinarsi
all'Austria; allo stesso tempo doveva sconfiggere la riforma austriaca senza che una nuova
riforma sostituisse quella vecchia. Agli inizi di gennaio (1863) incontr Thun e Karolyi e i
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suoi discorsi pass rapidamente da un estremo all'altro (alleanza-autosufficienza prussia,


pericolo rivoluzione-modo di usare la rivoluzione a favore della prussia, divisione in due
sfere influenza germania-alleanza etc). Nel frattempo la tattica con gli stati minori
consisteva nel minacciare in caso di voto sfavorevole ai suoi piani che la Prussia non
sarebbe stata pi vincolata alla costituzione confederale: il 22 gennaio 1863, quando la
votazione ebbe luogo, il piano austriaco fu respinto con 9 voti contrari e 7 favorevoli. Ma
l'attenzione fu attirata dal discorso del delegato prussiano in cui si affermava la necessit
di un parlamento tedesco eletto dagli stati confederati in base alla propria popolazione,
affiancato da un potere legislativo forte e,sopratutto, che se gli stati minori alleati con
l'austria avessero continuato sulla strada della riforma grande-tedesco la Prussia si sarebbe
alleata con il movimento nazionale. P, 118
La notte tra il 22 e il 23 gennaio i polacchi si erano nuovamente ribellati e il 24 la
notizia arriv alla corte di Berlino. La politica tradizionale prussiana e i suoi interessi si
muovavano in direzione di Pietroburgo, nonostante il territorio prussiano della polonia
non fosse stato interessato; inoltre, un trattato del 1833 stabiliva il mantenimento dei
confini polacchi e che le due potenze si impegnassero in aiuti reciproci,se richiesto, per
sconfiggere la rivolta (come era avvenuto nel 1830-31 e nel 48). Cos quando lo stesso 24
Guglielmo ordin la mobilitazione di 4 corpi d'armata non ci fu niente di strano nel suo
comportamento. Lo stesso giorno, di pomeriggio, Oubril diplomatico russo a Berlino
incontr il re riferendogli la volont di procedere all'arresto dei rivoltosi in fuga oltre il
confine e che, indie dalle dimensioni che la rivolta avrebbe assunto, la Russia poteva
contare sull'attitudine benevola da parte prussiana: Guglielmo rispose favorevolmente. Tre
giorni dopo il generale von Rauch venne spedito a Varsavia per accertare quale assistenza
la prussia avrebbe potuto dare, mentre Alvensleben venne inviato a SanPietroburgo per
discutere un piano comune: le sue istruzioni, certamente date da Bismarck (il quale fu
probabilmente anche l'artefice dell'affare), consistevano nel rafforzare la resistenza dello
zar al partito polacco e un intesa con lo stesso per reprimere la rivolta congiuntamente.
Mentre Gorchacov non fu entusiasta, Alessandro si e l'8 la c.d. Convenzione Alvensleben
fu firmata: Bismarck dir che Alvensleben non aveva l'autorit di concludere l'accordo,
che fu redatto da Gorchakov e accettato dal re per compiacere i russi, oltrepassando le sue
intenzioni originarie; i russi diranno che la volont di avere un accordo per iscritto fosse,
secondo l'emissario prussiano, la volont del re prussiano e che fu dettato dallo stesso
diplomatico, mentre i russi si limitarono a tradurlo in francese ( la versione pi
accreditabile e dinfatti Bismarck la chiama convenzione e i russi, sminuendola, accordo e,
infatti il documento non scritto come una convenzione). In ogni caso, stipulava che su
richiesta del comandante prussiano, russo o delle autorit di frontiera di entrame le parti
quest'ultime sarebbero autorizzate a prestare mutuo soccorso e varcare le frontiere per
inseguire i rivoltosi (generali sarebbero stati spediti nelle sedi degli eserciti per fare ci);
un articolo segreto prevedeva lo scambio di informazioni su agitazioni politiche che
interessavano entrambe le parti; il tutto sarebbe rimasto valido finch la situazione lo
richiedeva e le due potenze lo ritenevano opportuno. Tale scelta metteva fine al tentativo
russo di pacificazione con i polacchi, avversati da Bismarck perch una polonia
indipendente avrebbe richiesto la Posnania e la Prussia occidentale (frontiere del 1772),
sarebbe stato un alleato naturale della Francia e nel governo russo chi appoggiava tale
56

scelta dell'indipendenza era anche favorevole alla Francia. Lord pp. 25-8
Fin da quanto venne firmata, Bismarck inform Oubril che la Prussia era intenzionata
a varcare le frontiere per occupare i posti di frontiera da cui i russi erano stati scalzati dai
rivoltosi (le truppe russe concentrate all'interno facevano si che le frontiere erano lasciate
ai rivoltosi e i funzionari doganali russi trovavano rifugio in prussia) e il governo russo
prontamente acconsent. Dal 9 febbraio la stampa pubblic notizie di una imminente
intervento prussiano, le sue giustificazioni, dei suoi benefici etc e lo stesso fece Bismarck.
La Prussia era intenzionata a finire in poco tempo la faccenda e chiese a Oubril
l'autorizzazione; le truppe sarebbero state pronte in pochi giorni. L'11 febbraio
all'emissario britannico, Buchanan, disse che in caso di espulsione dei russi dalla Polonia
l'avrebbe invasa per impedire la formazione di una potenza ostile ai suoi interessi. A
Beherend, deputato Landtag, disse che c'erano 2 policy possibili: o aiutare i russi prima
delle potenze occidentali o aspettare che questi vengano espulsi o se ne vadano
volontariamente per occuparla (la seconda pi probabile per quanto riferitogli dallo zar
durante il suo soggiorno a Pietroburgo). Ogni vittoria polacca era una sconfitta prussiana e
l'unico mezzo per combatterli era la guerra - scrisse a Berstorff nel 1861. Ora era
ossessionato che il partito riformista ritirasse le truppe dalla Polonia e lasciarla a s
stessa; in tal caso Bismarck era intenzionato a unirla alla Prussia (e della germanizzazione
della polonia parl a Beherend). Anni dopo Bismarck parl di ci come un successo
diplomatico per fermare la polonizzazione del gabinetto russo (in realt Alessandro non
vacill nella sua decisione di reprimere e continuare sulla strada delle riforme, poi
abbandoanta tra aprile e agosto e infatti ad aprile Muravie venne nominato governatore
generale a Wilno, in luglio si dimise Wieloplski e il granduca Costantino se ne and da
Varsavia a settembre. Ci fu dovuto alle rivolte in Lituania, Ucraina e Russia Bianca, e la
campagna delle potenze occidentali che port allo scoppio dell'opinione pubblica contro la
politica polacca); sybel come un successo perch aveva evitato l'alleanza franco russa;
guafagnato fiducia dei russi (subito persa). A parte ci, la notizia si diffuse attraverso i
giornali. Oubril era stato sospettoso dei piani prussiani e del loro desiderio di intervenire e
cooperare alla ristabilizzazione della polonia (to Gorchakov 12 febbraio). Alessandro,
colto il pericolo, scrisse che non avrebbe tollerato altro intervento di quello stabilito e
Gorchakov telegraf la stessa cosa a Berlino. Per qualche settimana la cosa and avanti
sull'interpretazione della convenzione. Bismarck fece intendere di aver firmato un accordo
di pari importanza con la Russia, che era pronto a intervenire, di non credere all'intervento
delle altre potenze, senza dire niente della convenzione e l'11 parlando con Talleyrand e
Buchanan tenne un linguaggio ambiguo. pp. Lord 28-31
Le prime reazioni vennero dal Parlamento (16-17; 27-28 febbraio), dove si rifiut di
rivelare lo scopo della convenzione e ebbe scontri furiosi con i parlamentari e il presidente
della camera bassa; in realt sia Londra che Vienna protestarono contro la convenzione di
Alvensleben; ma la reazione pi veemente venne da Parigi che aveva parlato, per
mantenere l'intesa con i russi, della crisi polacca come di una crisi interna che sarebbe
rimasta tale fino a intervento altre potenze. Tale scelta prussiana aveva salvato Napoleone
dal dilemma creato dal suo mostrarsi come difensore del nazionalismo e il suo bisogno di
riavvicinamento alla Russia: ora poteva protestare contro Berlino, salvando il suo rapporto
con la Russia. Dal 15 le notizie che arrivavano da Parigi si fecero sempre pi impetuose
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fino a che Drouyn de Lhuys disse a Goltz che solo le dimissioni di Bismarck avrebbero
ristabilito buone relazioni tra le potenze. Il 21 propose note diplomatiche con identico
contenuto da parte francese, inglese e austriaca per protestare contro la condotta prussiana,
mentre gli inviati prussiani e russi temevano per un attacco francese sul reno come
vendetta per il comportamento prussiano. Dal 16 Bismarck cambi tono: i giornali
berlinesi che prima parlavano di intervento, ora parlavano di azioni entro i confini;
l'inviato inglese disse che Bismarck aveva accantonato l'idea delle truppe russe troppo
deboli per reprimere la ribellione e parlava con tono opposto. Al 20 giravano voci di crisi
ministeriale e la situazione vacill con Guglielmo che rifiut le dimissioni del ministro. Il
22 Bismarck incontra Oubril, comunicandogli che le azioni di sorveglianza vanno limitate
ai confini e ci comportava una mancanza di effettivo della convenzione; i russi
benevolmente accettarono e il ministro prussiano si affrett ad comunicare ci a Parigi.
Gorchakov ci vide del marcio; Alessandro a malincuore accett. Lord pp. 32-3
Mentre le due corti si rimbalzavano le colpe della vicenda, una nuova vicenda
interrompeva nella situazione: Bismarck cerc, con l'appoggio di oubril che non pot far
altro per non smentirlo, dire che la convenzione non fosse di alcuna importanza pratica,
non essendo ratificata di fatto non esisteva e che la situazione migliore in Polonia la
rendeva lettera morta. A Oubril disse che il mantenimento della convenzione avrebbe
condotto alla guerra, ma fin la discussione dicendo che la Prussia sarebbe stata ferma se
tale fosse stata anche la Russia; in realt la situazione spostava l'attenzione dalla Russia
alla Prussia. Gorchakov rispose che se la Prussia riteneva tale scelta appropriata
l'imperatore non vi si sarebbe opposto e ci per non apparire la rinuncia sotto pressione
esterna e mantenere la dignit; inoltre, Alessandro rispose no grazie alla guerra. Nel
frattempo sia l'Inghilterra avevano rinunciato alla proposta francese (v. supra) e Bismarck
neg di aver parlato dell'abrogazione della convenzione e per qualche tempo le due
potenze battibeccarono sulla realt della situazione; quando le potenze vennero per vie
traverse a conoscienza del contenuto del testo persero interesse nel contenuto.
L'Inghilterra cambi il suo bersaglio dalla Prussia alla Russia, che sentendosi minacciata
non volle pi confermare la convenzione ed essendo cos per la Prussia fin nel
dimenticatoio (marzo). Lord pp. 34-5
E al rifiuto della proposta francese da parte delle due potenze la strategia francese
divenne ancora pi pericolosa per la Prussia. Agli inizi di marzo chiese al governo di
Vienna un'alleanza: se gli eventi richiederanno la perdita della Galizia da parte, l'Austria
riceverebbe compensazioni materiali e preponderanza esclusiva nei Balcani; se invece la
perdita riguardasse il Veneto le due potenze smembrerebbero l'Italia in 3 regni (piemonte,
stato papa e napoli) e l'Austria riceverebbe compensazioni materiali in Germania. Eugnie
aveva mostrato a Metternich il disegno (che quest'ultimo pensava fosse condiviso da
Napoleone): la prussia renana alla francia, la Slasia, Bosnia ed Erzegovina e tutto ci che
desidera a sud del Meno all'austria, tuchia asiatica alla russia, posnania e parte della
galicia alla Polonia; i principi spodestati sarebbero serviti per civilizzare e monarchizzare
le repubbliche americane sul modello del messico. La Francia non era in condizione di
combattere una guerra (l'esercito era in messico); dopo il fallimento dei ribelli, declina
l'invito. Bismarck p. 119
Nel frattempo Bismarck cerc di recuperare il rapporto con Londra e Vienna e Parigi
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dicendo che la convenzione non fosse di alcuna importanza pratica, non essendo ratificata
di fatto non esisteva; il successo russo in Polonia lo rendeva una lettera morta. Con Vienna
e Pietroburgo parl il linguaggio della Santa Alleanza: un fronte unito contro la
rivoluzione e nessun intento di allearsi con il movimento piccolo tedesco o promuovere un
parlamento tedesco (il male minore se obbligato a scegliere tra la sicurezza dello stato e la
sua espansione). Fu per la Gran Bretagna a mettere i bastoni tra le ruote ai progetti
francesi: Russel rispondendo alla proposta francese del 21 febbraio propose di mandare
identiche note non alla Prussia ma alla Russia, raccomandando un trattamento pi liberale
della Polonia, mettendo la Prussia in secondo piano (che rifiut di unirsi alla campagna
contro la russia e fece mezze promesse di appoggio militare in caso di guerra). Napoleone
fu disorientato, ma alla fine si un alle richieste austro-inglesi x la liberalizzazione della
Polonia. Gorchacov rifiut le richieste e Napoleone rimase in condizione di non poter far
nulla: la sua strategia di riavvicinamento con la Russia era fallita e da allora quest'ultima
si avviciner alla Prussia (che usc dalla situazione meglio di come c'era entrata).
Bismarck p.119
Il I giugno una lettera dello zar chiedeva fino a che punto si sarebbe spinta la Prussia
nell'appoggiare lo zar in caso le potenze occidentali lo forzassero alla guerra (sperava
nella pace, ma temeva che in agosto la guerra sarebbe scoppiata) e di usare la sua
influenza per riportare l'Austria con i conservatori; la risposta del 17 giugno fu per
negativa, prometendo solo benevolente neutralit in caso di attacco francese alla Russia,
perch sembrerebbe invasore e Austria avrebbe scusa per non aiutarla, faciliterebbe
francia perch dovrebbe attaccare Prussia e non la Russia. Per avere supporto Austria
meglio patto per preservare il Veneto tra le 3 potenze (garanzia russo prussiana) e
promessa fine alleanza russa con Francia. E si chiudeva con richiesta facilitazioni
commercio. Il 12 luglio la questione fu chiusa, chiedendo solo la neutralit in caso di
guerra. Ultima lettera (12 agosto) riguardava Austria (v. infra) e zar consigli moderazione
per non favorire Napoleone. Lord pp. 44-5
La vicenda aveva rafforzato, per, la posizione austriaca che cerc di sfruttare la
situazione proponendo una nuova riforma confederale consona ai suoi interessi che
prevedeva un'esecutivo comune: il 3 agosto Francesco Giuseppe present il piano e invit
il 16 un congresso di principi x discuterne; Bismarck convinse il re a non parteciparvi (la
proposta avrebbe reso la Prussia costantemente in minoranza) in un incontr che fin con
Guglielmo in lacrime. Per 3 settimane bismarck ritard la risposta (stati accettano
proposta austria solo a condizione che Prussia sia invitata per il suo consenso) fino al 22
settembre quando Bismarck replic la possibilit di alleare la Prussia al nazionalismo
piccolo tedesco: la nota inviata prevedeva un parlamento eletto dall'intera nazione con
poteri legislativi; ci che Schmerling voleva evitare perch che avrebbe diviso la parte
tedesca da quella non tedesca dell'impero asburgico. Nel frattempo parlando con Oubril
pales l'idea di una guerra, chiedendo aiuto russo per attacco a sorpresa per sconfiggere
Austria. Alessandro e Gorchakov, invece, buttando acqua sul fuoco e questi disse che la
Russia non si sarebbe immischiata in una guerra aggressiva con Prussia dopo suo
comportamento in giugno. Alla replica inglese che un parlamento nazionale avrebbe
condotto alla rivoluzione, la risposta di Bismarck fu che un sistema basato su requisiti
censitari bassi fosse il miglior deterrente contro la rivoluzione (al contrario di quanto
59

sostenuto dagli inglesi che vedevano Parlamento=via x la rivoluzione); x lo scopo anche


alti requisiti andavano bene e Guglielmo non era intenzionato a cambiare la situazione
vigente (e.i. un elettorato conservatore). Delle riserve il pubblico non era a conoscienza.
Bismarck. p. 120
Il 5 novembre Napoleone dichiar che i trattati del 1815 avevano cessato di esistere e la
necessit di un nuovo congresso europeo per preservare la pace; l'Austria, temendo il tema
del nazionalismo, era lo stato con pi da temere per la scelta. Rechber cerc una risposta
comune delle potenze: Guglielmo su consiglio di Bismarck rispose che lasciava aperta
ogni possibilit; la regina Vittoria apostrof la proposta francese come impertinente e a ci
segu un brusco rifiuto del congresso. Napoleone respinto da Vienna, da Londra e venuta
meno la possibilit di entente con la russia doveva ripiegare su Berlino (come aveva fatto
a settembre, parlando in generale di alleanza; ma Bismarck diffidente cercava alleanza con
Russia in funzione anti-austriaca, ottenendo per una risposta negativa da Pietroburgo);
anche l'Austria, isolata, era pronta a cooperare con la Prussia. Bismarcl p. 120
Bismarck non aveva supporto popolare n in politica interna n in quella estera;
inoltre, i conservatori a causa di poca organizzazione avevano subito continue sconfitte.
Come Bismarck anche il suo vecchio amico Hermann Wagener aveva capito l'importanza
della necessit di far appello alla volont popolare: nel settembre 1861 fu tra i membri
fondatori del Volksverein la risposta conservatrice al nationalverein e al partito
progressista (le adesioni furono 26.000 nel '62 e 50000 nel '65) e durante il primo mese di
ministero bismarck arrivarono dichiarazioni di fedelt; in ottobre il Die Patriotische
Vereinigung fondato da Moritz von Blankenburg avanzarono una petizione definendo
l'opposizione antipatriottica e a gennario 1863 aveva ottenuto mezzo milione di firme (ma
x liberali truffa x modo in cui le firme vennero ottenute). p. 121-22
La costituzione prussiana era ancra pura teoria secondo Manteuffel e Bismarck nel
1851 aveva notato che costituiva il recipiente il cui contenuto determinato da chi
governa. Nel ritirare la legge di bilancio (28 settembre) Bismarck, sapendo che il re era
tenuto a convocare il Parlamento tra novembre e met gennaio, voleva sfruttare
l'eventualit che i parlamentari non avessero la possibilit di agire prima della sua
applicazione (i.e. I gennaio) citando l'art. 99 (inolte era la prassi). Forckenbeck propose
che ci non avvenisse e che il governo non spendesse fondi non autorizzati dal
parlamento, ma la costituzione prevedeva l'approvazione delle due camere e della corona
al bilancio; inoltre alla corona era garantiti tutti i poteri non espressamente riconosciuti
dalla costituzione. Se i tre non si accordavano le questioni di legge diventano questioni di
potere: la c.d. Liickentheorie, basata sull'idea che l'opposizione dogamatica a una legge
rompe il compromesso costituzionale e, quindi, chi detiene il potere (corona) procede.
Liberali si difendevano facendo riferimento ad altri paesi, non sulla loro costituzione; ma
Bismarck basava la sua teoria sulla realkpolitik. La prospettiva di Bismarck era di
continuare il braccio di ferro, lasciando i liberali alle loro questioni di diritto e perdendo in
questo modo il supporto popolare, mentre il governo continuava a governare. Cos ad
ottobre la camera alta non solo rigett il bilancio emendato ma, eccedendo i suoi poteri,
accett il bilancio originariamente proposto dal governo; la camera bassa entr in una
bagarre sui poteri dell'altra camere e Bismarck pot prorogare il Landtag (che fino a met
gennaio 1863 non venne convocato). Il 14 gennaio i Parlamentari si appellarono al re, ma
60

Bismarck rifiut la petizione; x altre vie Guglielmo rispose che erano loro non Bismarck a
violare la costituzione. La questione polacca arriv di seguito con i liberali e co. (Unruh,
Waldeck, Sybel) che accusarono Bismarck di aver trasformato una crisi locale in europea
e attirato l'attenzione sulla Prussia; mentre Bismarck rifiutava di trattare le questioni
diplomatiche in Parlamento e li accusava di stare con i Polacchi. Ad aprile la questione
dello Schleswig-Holstein: mentre i deputati avvertivano Bismarck che non avrebbero
supportato il governo (Twested), questi diceva che avrebbe continuato con o senza il lroo
supporto. A fine febbraio era stato approvata una risoluzione che condannava la
convenzione di Alvensleben: Bismarck vuole replicare quanto fatto, ma trova
l'opposizione dei colleghi (eccetto Roon), i quali non hanno per alternative. La situazione
si protrae fino a maggio quando il 26 il parlamento viene prorogato dopo che il re
appoggio Roon rifiutatosi di riconoscere il diritto del presidente della camere bassa di
richiamarlo all'ordine e la camerea che sostiene che la situazione vada risolta con un
cambio di sistema. pp. 123-5
Nel frattempo una serie di misure repressive nei confronti dell'opposizione liberale
vennero prese. Le prime riguardarono i dipendenti pubblici (amministrazione statale e
potere giudiziorio), tra i quali vi erano molti liberali sopravvissuti al regime Manteuffel ed
ex sostenitori della new era, che siedevano in parlamento giacch -inoltre- il sistema della
separazione delle carriere era poco evoluto (50% nel '55 e 40% nel '62). I proprietari
terrieri solo 24% erano i pi vicini: durante la reazione il gabinetto aveva spinto i
Landrte di candidarsi alle elezioni. Dopo il 1859 un numero di giudici sempre maggiore
era entrato nella camera (16 % nel '56 26% nel '62): se la burocrazia aveva fatto da
contropotere alla corona, ora che il Parlamento aveva preso il suo posto, x Bismarck
toccava alla burocrazia supportare la corona (coercirli al silenzio o cambiare la loro
posizione in parlamento). La legge prussiana era una delle pi stringenti al mondo: solo
poche categorie di pubblici ufficiali (avvocatura stato, ministri, governatori province e
Landrte) possono essere destituiti definitivamente per via amminsitrativa; vi erano altri
modi meno estremi per giungere all'obiettivo. Su consiglio di Wagener propose misure che
pure i suoi colleghi trovarono eccessive e l'unica vittima di Bismarck fu Bockum-Dolffs, il
leader del centro-sx (un landrat, 3 avvocati stati e 8 altri ufficiali degradati di posto). Tutto
approvato nonostante la previsione costituzionale contro rappresaglia in parlamento per
voti espressi nella camera (art. 84). A dicembre Eulenburg prese il posto di Jagow come
ministro interno, il cui primo atto fu richiedere sostegno incondizionato ai suoi sottoposti
alla corona. Problema Lippe, ministro giustizia: ha rifiutato proposta di Bismarck di fare
dell'orientamento politico e non dell'anzianit il criterio di promozione, l'aveva applicato
per l'avvocatura di stato. E inolter possibilit di trasferire o destituire giudici la cui
condotta da ritenersi disdicevole da un tribunale disciplianare speciale. Anche passi
contro l'esercito dove vi erano minoranze liberali: 1863 viene vietato di votare alle
elezioni e c' clima di terrore. pp. 125-7
Durante il primo mese di ministero, Bismarck aveva altro obiettivo: la stampa, poich
quella liberale molto pi espansa di quella conservatrice. Chiuse il Sternzeitung; compr il
giornale Nord-deutsche Allgemeine Zeitung - dell'editore August Brauss, un rivoluzionario
del '48 - di cui ritocc vari articoli e le cui vendite aumentarono. E questi non fu l'unico
giornale che cominci ad avere benefici dalla tesoreria dello stato. Dal novembre 1862
61

tutte le info pubbliche pubblicate attraverso Staatsanzeiger e ci fu riorganizzazione della


stampa ufficiale. Lo stato negli anni passati ha stretto relazioni con giornali privati,
sopratutto nelle areee rurali, per trasmettere informazioni ufficiali e dove mancavano
fondati e diretti dalle contee; ora vennero ampliati e resi nominalmente indipendenti. A ci
si aggiunsero misure per controllare la stampa liberale: seppur l'art. 27 vietava la censura,
allo stesso tempo stabiliva che restrizioni potevano essere imposte per legge e la legge del
1851 - che dava al governo controllo e licenziamento di tutti gli organi di stampa, i cui
editori potevano essere multati o imprigionati riprese a funzionare e le confische
vennero intensificate. Tale politica venne in parte mitigata dai giudici liberali che
vedevano al truffa in termini di fatto, non politici; nei casi in cui vengono condannati, ci
riguarda le persone e non il giornale che continua a pubblicare con altri autori. Il 1 giugno
1863 il re eman un editto contro la stampa dell'opposizione, che permetteva la chiusura
di un giornale dopo due avvisi per l'attitudine contraria alla sicurezza pubblica, a sua volta
determinata dalla burocrazia e non dalle corti (che era ancra maggiore della legge sulal
stampa di Napoleone III, a cui si ispirava) e venne giudicato dalle facolt di leggi
incostituzionale. La costituzione stabiliva che il re poteva emanare decreti in caso di
emergenza quando il Parlamento non era riunito: Bismarck sostenne che il pericolo non
era attuale, ma futuro e riguardava le persone non capaci di giudizio politico autonomo e
convinse Guglielmo di non incostituzionalit. La legge ebbe effetti sulla stampa liberale
che si uniformarono alla legge. p. 128-30
Bismarck vuole tenere il parlamento in proroga e nel giugno 1863 in un consiglio
della corona si oppone a chi vuole lo scioglimento del parlamento e le eleziono; aggiunse
che il re non era tenuto a convocare il parlamento fino a gennaio, ma Bodelschwingh disse
che il budget deve essere stabilito per legge ogni anno e Guglielmo ne fu convinto. Ad
agosto al principe reggente confess che un regime costituzionale non era sostenibile in
Prussia e che era intenzionato a rispettare la legge fino a quando avrebbe potuto, ma era
disposto ad andare oltre (il re era l'ostacolo principale). Il 2 settembre il parlamento venne
sciolto e il principe ereditario in una conversazione con Guglielmo chiese il perch del
gesto: una serie di scioglimenti del parlamento per riportare l'ordine o una situazione di
barricate nelle strade con conseguente ritiro della costituzione perch costituzione
(secondo lui e l'imperatore d'austria) la fine della monarchia. Il principe ereditario si
oppose e ci si vide nell'incontro con Bismarck. Il 4 settembre Bismarck disse che ora
comincia la truffa elettorale: durante la campagna cerc di influenzare la scelta facendo
riferimento al patriottismo prussiano e al nazionalismo tedesco. La stampa liberale,
silenziata sulla politica interna, attacc l'Austria per la rifoma; ma la risposta di Bismark
non li lasci soddisfatti e, mentre la destra moderata rimaneva in silenzio, i progressisti
attaccavano l'unificazione per tale via (una mossa tattica) e volevano giucare l'elezioni sul
piano interno. Durante la campagna, sono stati compiuti sforzi per scoraggiare i funzionari
liberali a partecipare alle elezioni (descritti come anti-patriottici) e impedirgli di
compiere la normale campagna elettorale, attraverso l'operato dei Landrate (a cui spetta
compito di delineare i distretti elettorali e supervisionare le elezioni), che godevano di
poteri di regolare gli affari locali e, perci, molti cittadini dipendevano dai loro favori (ad.
es vietando ai proprietari delle taverne di permettere le assemblee liberali); nel frattempo
gli junker, i sindaci, i preti, etc. predicavano di votare conservatori o vennero minacciati di
62

farlo e promuovere tali voti. Nonostante ci, i liberali rimasero la forza di maggioranza,
pur con voti minori dell'elezioni precedente; ma i voti liberali andarono al centro sx e ai
progressisti a discapito dei vecchi liberali. La situazione rimaneva ancra incerta e
Bismarck voleva eliminare la costituzione (to schleinitz 26 ottobre) p.131-3
I giornali liberali reagirono alle misure di Bismarck proponendo una protesta comune,
bollando l'editto come incostituzionale, ma gli avvertimenti del ministero degli interni
bastarono ad accantonare al faccenda; simili proteste arrivarono dai consigli comunali
(quello di Berlino vot di mandare delegati per protestare col re per l'operato del governo)
ma Eulenburg viet ai sindaci di parlare di politica nazionale e la cosa si ecliss (6
giugno). Su proposta di Schulze-Delitzsch fu fondata la society for the preservation of
the constitutionalfreedom of the press in Prussia che pubblic il giudizio di
incostituzionalit proposto da alcune facolt giuridiche e gli avvisi del governo, ma riusc
a fare poco. Il principe ereditario fu allontanato dalla corte e delle lettere in cui
denunciava l'operato del governo (v. supra) la stampa prussiana non os dare notizia (entre
fu la sensazione europea) in luglio: chi seppe la notizia lo seppe attraverso volantini e
rumors, quindi ci fu scetticismo. La situazione fu tranquilla con celebrazioni di liberali
con clericali in Bonn per il ritorno dei deputati a Bonn (giugno); una serie di petizioni e
delegazioni dovevano essere inviate al re da Krefeld, ma erano anti-ministeriali e non antimonarchiche; gli agricoltori, che aveva protestato, avevano perso l'interesse nella querrel
in luglio perch il giudizio re autoritativo; meglio che delle questioni si occupi il re era il
mood nella slesia. Originariamente i deputati pianificarono di distribuire volantini da
Berlino al posto della stampa vietata, ma la mancanza di manoscritti fece cadere il
progetto: Schulze-Delitzsch disse che The best talents are away traveling; the whole
press is on vacation. e anche i deputati non sempre disposti a occuparsi di politica con
atteggiamento rinunciatario secondo Rudolf Haym, editore dei Preussische Jahrbcher,
The conduct of the lot is as miserable as was to be expected. Whoever can, seeks a
pretext to withdraw e lui stesso pubblic in giugno due articoli molti concilianti col
governo Bismarck. Fuori dalla Prussia la reazione del Nationalverain fu criticata le flebile
reazione all'editto, a cui schulze-Delitzsch rispose che vi erano grandi difficolt e dopo la
lotta bisognava riprendere le forze (la pausa era fisiologica e necessaria) e portare le
massa in azione sarebbe stato deleterio per la causa liberale e sar fatto solo per calamit
interne o eventi esterni. Treitschke (pubblicato in Grenzboten) parla di rivoluzione e nel
farlo critica i liberali per la loro avversione al sacrificio; lo stesso Sybel dice che non c'
nessuno che non consideri la violenza folle e criminale e che nessuno vuole la rivoluzione
(settembre 11). Vi era un piano del governo in caso ci avvenga (a febbraio il generale
General Wrangel aveva aumentato il numero dei battaglioni da 50 a 80) e sulla fedelt
dell'esercito non vi era pericolo. p. 134-6
Sotto la Liicken-theorie, la strategia di rifiutare i fondi al re non funzionava (la
costituzione permetteva riscossione tasse, gi approvate, senza ulteriori approvazioni
parlamento); l'unica soluzione era organizzare un boicottaggio delle tasse: Twested disse
che era impossibile metterlo in pratica e Parisius disse che era INCOSTITUZIONALE! La
proposta di Ferdinand Lasalle (ex radicale ora ala sx progressisti) di sospendere il
parlamento fino a fare cedere il governo perch le moderne condizioni non permettevano
di regnare indefinitivamente senza il parlamento: A government which has its hands
63

continually in everyone's pocket must assume at least the appearance of having


everyone's consent. fu attaccata da tutta la stampa libeale (= non vogliono rivoluzione).
Anche dopo ottobre 1863 (elezioni) non presero alcuna decisione in positivo: esercitando
il loro diritto sancito dalla costitzione votarono contro l'editto sulla stampa che divenne
ineffettivo; rigettarono nuovamente il ddl sull'esercito e ritirarono i fondi per la riforma
dal bilancio per il 64. Il problema era il supporto popolare: gente stufa della politica, i
pochi guadagni dati dai conservatori vanno bene, non c' supporto popolare ai liberali.
Bismarck pp. 136-7
Bismarck aveva preso in considerazione possibilit colpo di stato anche perch tutti
suoi tentativi non erano andati bene e anche il re aveva detto ci (eliminare costituzione)
pur turbato dal giuramento fatto su essa. In realt i due non sono in accordo: re vuole
aspettare finch l'opposizione non raggiunga il culmine e ci sia una ribellione, reprimerla e
con la coscienza pulita tornare a prima del '48; Bismarck non simpatetico all'idea
dell'assolutasmo, vuole allargare non restringere il supporto governativo, la sua proposta
di parlamento nazionale non sarebbe presa sul serio dai nazionalisti piccolo-tedeschi. La
costituzione abbastanza elastica per gli interessi della monarchia: il difetto la legge
elettorale che dividendo gli elettori in 3 classi elettorali sulla base delle tasse pagate non
pi adatta per lo sviluppo industriale tedesco che ha fatto s che coloro i quali stavano
nella prima classe siano passati alla seconda e aumentare i voti dei liberali (votati dai
nuovi ricchi). Inoltre, alti sono i tassi di non votanti specialmente nella terza classe e i
poveri (i loro interessi diversi da chi votano); il voto indiretto e a voce (difficile votare
diversamente da coloro i quali dipendono finanziariamente). Bismarck vuole sfruttare
queste persone contro i liberali-borghesi. Pur attratti dalla sx estrema, si erano dimostrati
nel '48 fedeli alla monarchia e contro la rivoluzione; c'erano, inoltre, contrasti tra le due
classi. Convertitosi alla libert economica, sapeva che il sistema di fabbrica avrebbe
preso piede e i lavoratori si sarebbero affacciati sulla scena politica; poteva sfruttare la
situazione. Bismarck pp. 138-40
Liberali volevano al massimo supporto morale dei lavoratori: non c' associazione
lavoratori, quindi si pu raggiungere scopo senza concessioni. Nationalverein gruppo
d'elite, i liberali vogliono suffragio ristretto, non criticano sistema 3 classi perch
prolificano sotto tale scelta; anche Waldeck pensa che il tempo per suffragio universale
non arrivato, mentre liberali temono uso suffragio tipo Napoleone. Solo SchulzeDelitzsch fonda cooperative self-help (di cui per non benificiano i lavoratori, ma gli
artigiani e i piccoli borghesi) entro i limiti di un economia di mercato per unire i lavoratori
ai liberali. Poco altro fu fatto. Laselle si muove verso il proletariato: marzo 1863
manifesto per creazione di "General German Workers Association". Anche i conservatori,
come i liberal, non sono capaci di capire potenzialit lavoratori (un po' per religione, un
po' perch sono rimasti e conflitto contadini-proprietari terrieri) e dovevano formare una
classe come quelal media e i proprietari. Capivano meglio gli artigiani. In europa
conservatori ammirano Napoleone (democrazia+nazionalismo+socialismo): Bismarck
aveva gi studiato e consulta Wagener (=leader del partito conservatore; chief of
Kreuzzeitung), il quale pensava che non risolvere il problema sociale avrebbe portato alla
fine della monarchia, e che allo stato spettava il benessere sociale. Favorevole diritto
associarsi, ma contrario agli scioperi e che i sindacati dovrebbero avere posto nella societ
64

corporativa; contro 3 classi sistema elettorale che andrebbe organizzato per stati. Porsi
come tutelatore delle masse. E dalla presa potere Bismarck cominci a promuovere tale
idee in funzione anti-borghese perch esistono, nel mondo moderno, solo 2 vie:
parlamentarismo e bonapartismo. Da marzo 1863 inizia a fare ci, chiedendo a Eulemberg
e Huber per riforme sociali, ma questi sono troppo a favore della dottrina liberale per
credere bont intervento statale. Ma Bismarck venne a sapere che Lasselle ha fondato la
General German Workers'Association e a maggio chiede un incontro segreto, a cui ne
seguirono altri per 10 mesi. Pur non negando il suo carattere rivoluzionario, dice che non
ha pregiudizi dogmatici sulla forma di governo: la classe lavoratrice incline alla
dittatura, ma prima va convinta che ci nei suoi interessi, una monarchia sociale.
Bismarck era favorevole a ci e proclamare il suffragio universale in un prossimo futuro;
il problema era il voto contrario dei liberali. Come fare ? Laselle dice che il sistema
elettorale, essendo entrato in vigore per decreto, pu essere abrogato nello stesso modo e
ci resusciterebbe la legge del '48 (=suffragio universale). Ma cosa fare se non votano i
cittadini ? Per Laselle due voti mancati, 10 anni di ritiro dei diritti civili. Ma Bismarck non
convinto: cerca meccanismo perch il loro voto vada ai conservatori (es inviare
commissari casa per casa o che candidati governo ricevano voti di chi non vota etc.). Ma
l'editto sulla stampa inclina i loro rapporti, Laselle viene tenuto sotto controllo dalla
polizia e muore nel '64 in un duello per amore (agosto). Perch Bismarck non ci si allea ?
aveva poco da offrire. Bismarck pp. 140-44
LA GUERRA DELLO SCHLESWIG-HOLSTEIN
I ducati di Schleswig e Holstein, assieme a quello di Lauenberg, erano possesso della
corona danese; ma lo Schleswig non appartenevano alla confederazione germanica. I due
ducati (S+H) erano per inseparabili per tradizione e l'azione della corona danese nel '48
aveva cercato di fatto di separarli, annettendo lo S alla Danimarca. Gli abitanti tedeschi si
erano rivoltati e il Parlamento di Francoforte aveva deciso l'intervento prussiano in loro
difesa. Ma, dopo una breve campagna, l'esercito prussiano su pressioni esterne si era
dovuto ritirare e il parlamento era rimasto impotente e con essa era fallita la rivoluzione
del '48. Nel trattato di Londra (1852) Austria e Prussia avevano firmato per l'integrit della
Danimarca, ma a sua volta questa aveva rinunciato a incorporare lo Schleswig (trattato
dicembre 1851) e ci aveva lasciato il problema insospeso (anche per il problema di
governare i ducati). Nel 1853 re Federico VII aveva emanato la Patente di marzo che
prevedeva una nuova costituzione senza la consultazione prevista dal trattato del '51,
augurando una nuova fase espansiva della monarchia danese. Nei sei mesi successivi un
ordine di esecuzione contro la Danimarca venne emesso, ma ci non scoraggi i danesi
perch gli europei sono coinvolti nella crisi polacca, la dieta coinvolta nelle riforme
confederali, in prussia c' il conflitto, uk e fra sembrano a loro favorevoli e dalla svezia
delle vaghe promesse di supporto militare. Novembre 15 1863 per muore il re, senza
eredi: le potenze aveva riconosciuto nel trattato di londra i diritti di cristiano di
Glcksburg sia per il regno di danimarca che per i ducati. Ma, appena saputa la notizia,
Federico di Augustenburg si proclam Federico VIII, duca di Schleswig-Holsteine a
Gotha, sotta la protezione del duca Ernesto di Coburg, cominci ad assemblare un
65

governo che venne, in poco tempo, riconosciuto dalla maggior parte degli stati tedeschi. I
nazionalisti liberali si unirono al supporto, evento visto come test per la solidit tedesca:
se non in grado di vincere la Danimarca come pu pensare di fare qualcosa per
l'unificazione? E da ci, secondo alcuni, non dipendeva solo la posizione all'estero della
prussia, ma anche il corso interno per gli anni a venire. Federico era uomo di ideali
nazionalistici e liberali (aveva servito con il padre nell'esercito rivoluzionario dello S-H) e
il duca ernesto era uno dei fondatori del Nationaverei; i liberali, supportando il principio
di legittimit e l'aumento del numero di stati intermedi, avevano inverito i loro principi. Il
18 novembre Bennigsen convoc il comitato esecutivo del nationalverein a Berlino,
decidendo di dare il loro supporto al principe, un appello venne lanciato al pubblico,
asserendo che lo S-H non doveva subire la sorte dell'Alsazia-Lorena e che il principe
doveva prendersi le sue responsabilit di figlio della germania; furono poi invitate le
associazioni patriottiche a chiamare uomini, soldi, armi etc. e formato un comitato di
coordinamento. Ma sulla questione anche il Reformverein era in accordo e le due
organizzazioni unendo gli sforzi convincono parlamentari di tutti i parlamenti tedeschi a
radunarsi a Francoforte (21 dicembre 1863). Circa 500 votato per rendere la questione
tedesca e venne creata una commissione di 36 in supporto ai ducati (a cui i granditedeschi si opposero e pensano di sfruttare la protesta popolare per spingere i governi
all'azione, dimostrando la presenza di un movimento nazionalista di cui i governi non
potranno non tenere conto. Anche i conservatori sono a favore della causa (le costituzioni
liberali danesi erano state una spina nel fianco dei conservatori) e lo stesso re Guglielmo
si convince e riconosce. I liberali prussiani ne erano preoccupati: lo junker poteva volgere
a suo favore la situazione. Il 28 novembre, invece, Austria e Prussia basarono lil loro caso
contro la Danimarca sui trattati, non sui diritti di Augustenburg, giudicando rivoluzionaria
la commissione dei 36 e invitando gli stati della confederazione a sopprimerla. Ci
comport una ripressa dei liberali contro il governo, bollato di tradimento, sfuggendo al
pericolo di un Bismarck leader nazionalista. In realt, Bismarck aveva altri piani per i
ducati che non coincidevano con quelle dell' Augustenburg. p. 146-8
Il piano dei liberali nona ggiungeva potere alla Prussia secondo Bismarck, creando un
nuovo stato medio pauroso della prussia e, quindi, portato ad avvicinarsi all'Austria; ci
che vuole Bismarck che la Prussia incorpori i ducati. A livello internazionale, per, sia
Uk che Austria si oppongono, in parte anche la Russia. Solo Napoleone lo incoraggiava,
ma il suo supporto era costoso e infingardo; tutto glis tati minori appoggiano
Augustengurg. Molti dell'entourage di Bismarck sono contro il suo piano; il re non sa
come sfruttare la situazione per gli interessi prussiani. Nella camere bassa solo Waldeck
favorevole all'annessione, gli altri a favore di Federico di S-H. Vi erano 3 esiti: annessione
Prussia, annessione Danimarca, inclusione come stato minore nella Confederazione
germanica. La scelta tra la 2 e la 3 se non si pu la prima di Bismarck viene con
l'evolversi della situazione: meglio la 2 che la 3 o la 3 se rigirata in modo che sia come la
1. Bismarck p. 148-50
Internazionalmente la situazione era complessa:a la vicenda polacca aveva distrutto
tutte le relazioni stabili (Francia-russia, Francia-uk, e l'alleanza austro-francese era
mancata); rimaneva solo Russia-Prussia: ma la secondo si sent offrire dalla prima solo la
promessa di neutralit (gennaio 1864). La porta era aperta a negoziazioni. Bismarck sa
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che militarmente non c' sconfornto tra Danimarca e Prussia; il pericolo la GB che vede
nell'indebolimento Danimarca un danno ai suoi interessi baltici a cui per per fare una
guerra serve un alleato: la Russia esclusa, rimangono Austria e Francia. Bisogna perci
legare l'Austria alla Prussia e tenere separate Francia e Uk. Per far ci Bismarck mantiene
atteggiamento di legalit e moderazione: chiede solo che la Danimarca si attenga ai trattati
del '51-2. William in parte sosteneva la causa del principe tedesco e voleva sbarazzarsi dei
trattati ed era appoggiato da molti a lui vicino (compreso il principe ereditario, la regina,
alcuni subordinati di Bismarck etc.) e Bismarck riusc a mantenerlo sulle sue posizioni
solo attraverso la minaccia di dimissioni e facendo affidamento ai colleghi di gabinetto.
Bismarck p. 148-50
All'interno (Prussia) la situazione la seguente: Stavenhagen e Virchow (moderati)
spingono per risoluzione per dare supporto ad Augustember; Waldeck e i democratici
favoriscono l'annessione, ma non vogliono appoggiare il governo in azioni violente contro
la Danimarca. Per questi la libert vinceva sui sentimenti nazionali, che avrebbero tolto
energie al conflitto parlamentare; i primi invece: We value freedom at home very highly,"
disse Loewe, "but independence abroad aboveall. Molti divisi tra i due: non rompere
all'interno con la sx e con il nationalverein. Alla fine, convinti che la guerra avrebbe posto
fine al governo Bismarck ( Loewe), la petizione pass a larga maggioranza. A quel punto
(9 dicembre) Bodelschwingh present un progetto di legge per un credito per l'esecuzione
del trattato contro la Danimarca: dal momento che il tesoro non aveva bisogno di ci,
l'obiettivo era di aumentare la confusione tra le varie fazioni e alienargli le simpatie
dall'esterno in caso di rifiuto; pressati da fuori perch accettassero anche a costo della
rinuncia al conflitto interno, alla fine decisero di adottare una risoluzione in base alla
quale il conflitto interno sarebbe stato aggiornato per una politica nazionale nella
questione dello S-H che pass (ma Waldeck vot con i conservatori in negativo).
Bismarck p. 164-65
Gli asburgo sono in una situazione difficile: non possono appoggiare
l'autoderminazione in questa situazione (che sarebbe stata un precedente ingombrante) e
negarla all'interno; Bismarck, capito ci, vide nella sua manovra il modo per legare a s
gli asburgo, che per l'appunto furono sollevati dal fatto che la politica di Bismarck fosse
tale. Per gli austriaci al fine di evitare che la faccenda vada a favore di Bismarck vi era
solo un modo: far s che la successione cristiana ai ducati non fosse messa in discussione;
e cos si orient la loro politica a cui Bismarck rispose con la tecnica del dire e negare in
continuazione per tutti i negoziati (v. infra). Per quanto lo concerneve l'Austria avrebbe
ottenuto ci che desidera; ma ahim William non avrebbe accettato e, se l'Austria avesse
continuato in questa via, adotterebbe su posizioni radicali. Nel frattempo, raccontava la
sua lotta contro la fazione pro Augustemburg a corte. Anche Karolyi fu convinto della
genuinit di Bismarck. Sia la Prussia che l'Austria alla dieta di Francoforte spinsero per un
voto a favore dei trattati come base per l'azione anti-danese (la lotta era tra l'esecuzione
del trattato, che avrebbe significato il riconoscimento della legittimit di Cristiano, o
l'occupazione, l'occupazione che i ducati erano senza proprietari); se cos non fosse
avrebbero agito da solo. L'Austria si univa alla politica contro gli stati intermedi della
Prussia e di Bismarck, perdendo il prestigio che godeva nei confronti degli stati minori di
cui era protettrice contro la Prussia. Il 7 dicembre 1863 la richiesta austro-prussiana venne
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accettata e i trattati vennero presi come base per l'intervento nello H e nel Lauenburg: gli
eserciti della Sassonia e dell'Hannover invasero i due ducati, ma si rifutarono di fare la
stessa cosa nello S. (la proposta di occupare lo Sleswick come pegno materiale per
l'attuazione del trattato venne respinta dalla dieta il 14 gennaio). A gennaio, perci, le
truppe prussiane e austriache dichiararono cominciarono a invaderlo lo S, pronte a
combattere i danesi e, se necessario, anche gli stati minori confederati (Bismarck disse di
non capire il perch l'Austria lo avesse seguito). Questi lasciarono perdere, ma i ministri
degli stati minori si incontrarono a Wrzburg per promuovere il riconoscimento della
confederazione di Augustemburg, scatenando la decisa reazione prussiana con Bismarck
che mobilit un corpo d'armata lungo il confine sassone, mentre Manteuffel ottenne da
Vienna l'impegno a partecipare in uno scontro armato con la Germania e la rivolta
venne meno. pp. 151-2
Intanto a livello internazionale la situazione prendeva forma. Nel 1863 Palmerston
aveva dichiarato che chiunque intendesse minacciare l'indipendenza danese non avrebbe
dovuto scontrarsi solo con essa, ma con le altre potenze europee, pensando (erroneamente)
in questo modo di minacciare la prussia con la Francia. In ralt si sbagliava e, nonostante
le simpatie danesi, non ebbero motivi d'intervento per la politica di Bismarck a favore dei
trattati che faceva apparire la Danimarca in torto che, per altro, si ostinava a difendere la
patente di marzo; cos la mediazione inglese non and a buon fine. Palmerstone, infatti,
scrisse a Russell (19 gennaio 1864): Great powers like Russia may persevere in
wrongdoing, and other States may not like to make the effort necessary for compelling it
to take the right course. But no such impunity in wrong is possessed by a small and weak
state like Denmark (una simile posizione l'aveva assunta Gorchakov nell'estate del 1863).
[Taylor p. 147, nota 2.] Iniziata la crisi, la Uk cerc l'avvicinamento alla Russia; questa,
interessata all'resund (che, secondo Gorchakov, non avrebbe dovuto diventare un nuovo
Bosforo), non si opponeva per all'alleanza conservatrice austro-prussiana, vedendo
nell'ingrandimento prussiano il minore dei mali; inoltre, tra le proposte inglese, l'unione
scandinava con la svezia schierata con la Danimarca li preoccupava. Taylor 148.
Gli avvisi inglesi fecero s che Bismarck riuscisse a smorzare gli entusiasmi del re e,
quindi, convincerlo che l'appoggio al principe tedesco conducesse a una guerra generale.
Dall'altro lato la situazione spinse Bismarck ad attenersi ai trattati, ma sfuggiva a ogni
richiesta da parte di Russell di cosa costituisse l'adempimento. Il momento cruciale fu
quando Prussia e Austria annunciarono l'invesione dello S (met/fine gennaio 1864): non
solo la regina e la maggior parte del gabinetto era contro la guerra, ma dalla Francia
Drouyn fece sapere tramite il suo ambasciatore all'Uk che la questione polacca aveva
dimostrato che la GB non chiamata in causa quando la questione lontana. La GB aveva
sempre avuto bisogno di un alleato continentale, ma ora non ne aveva; inoltre, le sue
attenzioni erano rivolte alla guerra civile americana. Conseguentemente, le perplessit di
Palmerston e Russell sulle parole di Bismarck (guerra o rivoluzione in Germania)
rimasero inespresse. pp. 151-2/ taylor pp. 146-7
Forse a sapere che Napoleone stava sin da novembre (1863) allettando la prussia con
la proposta di annessione (S+H e folla piccoli stati) e che Drouy aveva detto a Goltz
l'ambasciatore prussiano che se avevano qualcosa da dire loro li avrebbero ascoltati gli
inglesi, comunque, sarebbero stati pi preoccupati (contrariamentea quanto creduto da
68

loro: Francia minaccia per la Prussia). La Francia voleva dare il colpo di grazia al sistema
di Vienna, specialmente dopo che la UK aveva respinto la sua proposta di congresso
europeo. In dicembre, infatti, Napoleone aveva proposto una conferenza limitata in cui
Prussia, Russia e Italia avrebbero rivisitato la mappa d'europa a spese austriache;
Bismarck non aveva concluso alcun accordo ma si mostr disponibile a rinunciare alla
sponda del reno (dicembre) per mantenere il rapporto con la Francia, facendo pressione
sull'Uk. Dalla Francia, l'avvicinamento era ben visto sia da Napoleone che da Drouyn: il
primo perch aveva avuto l'assicurazione che l'alleanza prusso-austriaca non copriva il
veneto e (Napoleone non voleva spingere le due potenze ad avvicinarsi); il secondo
perch rafforzava l'alleanza conservatrice, limitando le tentazioni di Napoleone (a cui si
opponeva). Al diplomatico inglese Buchanan, Bismarck fece sapere che la Prussia aveva
due vie: il trattato di Londra, mantenendo l'alleanza con le potenze contro la Francia; o
allearsi con quest'ultima e con la confederazione, abbandonando il trattato di Londra.
Preferiva la prima via, sperando che la GB non dia il segnale per l'inizio di una corsa a
ostacoli con la Francia. Bismarck pp. 152-3/ Taylor p. 147
A gennaio, Rechberg durante il consiglio dei ministri del 10 gennaio 1864 disse che
accettando la linea liberale di ripudiare Cristiano avrebbe perso tutti gli alleati
internazionali, dando alla Francia la possibilit di attaccare la Germania e l'Austria,
scatenando la rivoluzione per tutto l'impero che sarebbe stato a rischio. D'altra parte non
avrebbe potuto lasciar il tutto in mano alla Prussia: sperava che accettando l'alleanza
prussiana per rafforzare i trattati di Londra, avrebbe legato a s la Prussia in una politica
conservatrice a lei favorevole. L'alleanza venne firmata il 17 ma datata 16 gennaio:
l'Austria sperava di concludere un accordo in base al quale sarebbe stato rispettato il
trattato di Londra ed eventuali cambiamenti sarebbero stati concordati congiuntamente; si
dovette accontentare della promessa che il futuro dei ducati sarebbero stati decisi di
comune accordo per l'opposizione di Bismarck (il re non avrebbe acconsentito a ci per la
sua opposizione all'odiato trattato di Londra). Non vi era n il riconoscimento della
leadership militare, n la difesa del Veneto rispettivamente da aprte austriaca e prussiana.
Taylor p. 145
All'interno intanto, il bill di autorizzazione veniva respinto dalla maggioranza che
sapendo della simpatia di Guglielmo per Augustemburg attraverso Twestedm fece
sapere che avrebbero supportato qualsiasi governo, anche conservatore, purch adottasse
una politica nazionale. Il 25 i deputati condannarono la spese di fondi pubblici non
autorizzati dal parlamento, ma il re, lo stesso giorno, prorog il Landtag. Secondo Twesten
i deputati erano autorizzati a usare qualsiasi mezzo per ottenere la caduta di Bismarck,
avendo questi violato la costituzione; ma se il conflitto parlamentare non aveva avuto la
possibilit di smuovere il popolo, cosa dire della situazione ora ? I leader del
Nationalverein lamentano che Nowhere is the movement and agitation for SchleswigHolstein further behind e che nessuno disposto a sacrificarsi, nemmeno
finanziariamente, per la causa. Theodor Mommsen scrisse a Gustav Freytag, "... I have
completely given up the idea that the nation will interfere with real energy (29 gennaio).
La guerra inoltre stava per portare popolarit a Bismarck... Bismarck p. 165-66
Il I febbraio inizi l'invasione dello S; Il 3 febbraio 1864, due giorni dopo, Bismarck
cominci a spingere per l'annessione, spingendo il re a fare come i suoi avi; questi,
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titubante, pensava che non fosse un obiettivo, ma un possibile outcome. Nei mesi
successivi, sotto la supervisione di Zedlitz il commissario prussiano l'amministrazione
civile dello S cominci a prussianizzarsi; nel frattempo, una petizione nei ducati
chiedeva l'unione con la Prussia, dove il leader conservatore Arnim-Boitzenbur (con
l'appoggio di Bismarck) stava promuovendo una petizione affinch i ducati diventassero
un protettorato prussiano o fossero annessi. Il 19 febbraio ci fu un momento di crisi,
quando le truppe prussiane - dopo aver espulso i danesi dallo S assieme agli austriaci invase lo Jutland occupando la citt di Kolding: il 21 febbraio Russell, senza dire niente
al gabinetto, richiam la Flotta del Canale e chiese il supporto franco-russo; mentre i russi
rifiutarono (Gorchakov disse che la flotta russa era gelata fino a maggio), nel gabinetto
francese molti (coloro i quali si opponevano alla cauta policy di Drouyn) pensavano che
fosse venuto il momento per una guerra per il Reno con il supporto britannico. La Francia,
infatti, avevano parlato ai prussiani della volont di essere premiati, una volta iniziata la
guerra: vagamente si erano riferiti al piccolo Reno (i.e. Saar mantenuta dalal Francia
con il trattato di Vienna 1814 e perso con il secondo 1815; grande reno= tutta l'area
renana). Ma tale idea venne ben presto accantonata: Drouyn parlando con Metternich
riusc assieme a questo a distogliere Napoleone da tale idea e il ministro francese si
dichiar soddisfatto; nel frattempo la GB ripudiava l'iniziativa del ministro e che non
aveva intenzione di fare ci (22 febbraio). Druy disse che non avrebbe potuto fare una
guerra per i trattati; in realt il problema era che il potere francese era in declino e che la
guerra avrebbe unito prussia e Austria (condizione necessaria per una guerra che le due
siano contro). Taylor pp. 148-9
Passato il pericolo (in realt mai esistito), a livello internazionale la situazione volse
in modo favorevole alla Prussia: grazie agli inglesi venne convocata una conferenza per il
25 aprile gli affari dei ducati, dove Clarendon venne inviato a Parigi per convincere
Napoleone a legarsi al trattato di Londra; Napoleone rifiut e rispose chiedendo la
divisione dei ducati su base nazionale, non potendo attuare due politiche diverse sull'Eider
e sul Po. La risposta inglese fu negativa: Russell disse che era una cosa troppo nuova e
che non c'era la prassi di convocare la popolazione su questioni che riguardavano la
balance of power; Bismarck invece la incoraggi fin dall'inizio, chiedendo che ad essere
convocati fossero non il popolo ma gli stati ducali (?) [ducati divisi in states, guidati dai
nobili---> ducal estates] e Napoleone si spinse oltre (9 aprile) chiedendo una reale
cooperazione per assicurare l'incorporazione dei ducati nella Prussia chiedendo in cambio
di una genuina cooperazione in altri campi (promesse reali per promesse vaghe come
aveva fatto lui con la Russia !!) Taylor pp. 151
La risposta di Bismarck fu cauta, seppur favorevole, mentre il re pass una notte
insonne (avrebbe Napoleone richiesto la rettificazione delle frontiere renane ?). Bismarck
era consapevole di ci e che Napoleone voleva rompere il rapporto austro-prussiano e
legare a s quest'ultima; la Prussia avrebbe dovuto tenere il delicato bilanciamento tra
Francia e Austria. Il modo migliore per fare ci era che l'Austria acconsentisse
l'annessione dei ducati, cosa pensata ora possibile: da gennaio 1864 aveva cominciato a
dire a Rechberg che, dopo tutto, sarebbe stata la soluzione migliore; il 14 disse a Karolyi
che nel gabinetto se ne stava parlando, ma lui si era opposto e che se gli eventi avessero
portato a ci l'Austria avrebbe ottenuto delle ricompense in Italia; ad aprile, a Biegeleben
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in viaggio a Berlino, disse che dando alla prussia una pace gloriosa avrebbe vinto non una
provincia ma l'esercito prussiano; infine, a Chotek il charg disse che era l'inizio di una
politica di compensazioni reciproche. (v supra) pp. 154-55
Due giorni dopo che le truppe prussiane conquistarono Dybbl, il congresso
congresso internazionale a Londra (20 aprile 1864) cominci a riunirsi: Russell voleva
riportare la situaziona a quella prima della guerra, senza troppe concessioni; Bismarck
sbarazzarsi del trattato di Londra. Il 12 maggio le due potenze confederali fanno sapere di
non ritenere i trattati vincolanti, ma lasciano aperta la possibilit di unione personale i
ducati sotto re Cristiano. I Danesi si rifiutano, ma Bismarck ha raggiunto un accordo con
l'Austria in base al quale nessun accordo sarebbe potuto essere raggiunto perch le
condizioni richieste dai confederali sarebbero state troppo onerose per essere accettate.
All'Austria, per, rimaneva l'appoggio agli Augustemburg e l'espansionismo prussiano;
nessun output a loro favorevole rimaneva!. Bismarck pensava che Rechberg avrebbe
acconsentito all'annessione; in realt, la situazione lo aveva portato ad accettare la
candidatura di Augustemburg (tra le due scelte la meno dolorosa 25 maggio). Il 28 maggio
le due potenze annunciarono alla conferenza di Londra di supportare l'unione dei due
ducati, definitivamente separati dalla Danimarca, sotto l'Augustemburg che aveva il
maggior diritto di successione ai loro occhi. Ma Bismarck aveva ancra un asso nella
manica: la lista delle condizioni precedentemente destinate alla Danimarca (v. sopra)
andavano applicate ad Augustemburg. Bismarck, pp. 152-5
All'interno, la situazione volgeva a favore di Bismarck: le vittorie militari portavano
popolarit a Bismarck tant' che Bernhardi disse che If he should now dissolve the
chamber, he would gain 100 seat; ma Bismarck e Roon rifiutarono l'idea, nonstante nel
gabinetto alcuni membri volevano sfruttare la situazione. Sempre a maggio, arriv la
petizione per l'annessione (o il protettorato) di Arnim-Boitzenburg, firmata principalmente
da conservatori e liberali di dx. I conservatori, anche coloro che inizialmente erano stati
pro-Augustemburg, ora trovavano la matchpolitik prussiana attraente; anche molti liberali,
come al solito, ne erano attratti. Se prima di Dybbl e della Conferenza di Londra il fronte
Augustemburg era unito: ad aprile la commissione dei 36 aveva redatto una dichiarazione
in cui negava la legalit della conferenza di decidere sulla questione e affermava che la
volont popolare e l'eredit dicevano Augustemburg che venne firmata da molti deputati
del centro sx prussiano e dai progressivi (anche molti dei supporter di Waldeck che,
invece, pensava che la commissione non avesse il diritto di parlare in nome della nazione
tedesca e di ci che si era ottenuto attraverso la Prussia, firmarono). Ma il progredire del
conflitto cambi le cose: il Preussische Jahrbiicher, ex sostenitore Augustemburg, a
maggio disse che l'annessione sarebbe una politica nazionale migliore che la creazione di
un nuovo stato. Bismarck pp. 166-67
Il principe Federico, avendo capito l'importanza della prussia nella vicenda, ad aprile
aveva assicurato al re prussiano la volont di accettare l'inclusione dei ducati nello
Zollverein e di una base navale a Kiel (dove aveva stabilito il suo quartier generale), una
fortezze confederata presiadata dalla prussia a Rendsburg, etc. Tre giorni dopo la
dichiarazione del 28 maggio, si incontr con Bismarck a Berlino: questi, che gli aveva gi
fatto sapere che il governo avrebbe dovuto essere conservatore, gli avanz la questione di
ricompense territoriali, trovando l'Augustemburg poco incline a discutere di tali questioni
71

da solo e raggiungere un accordo scritto con la Prussia. La descrizione che ne fece


Bismarck al re, bast per convincerlo ad accantonare il supporto alla causa
dell'Augustemburg prima patrocinata. Alla conferenza a Londra rimase solo la questione
della divisione dei ducati: Napoleone e Bismarck erano favorevoli a una divisione su base
nazionale, gli inglese invece propose la linea del Danevirke molto pi a sud. I danesi
tennero questa linea (preferivano perdere i ducati con la guerra, non con un trattato), ma
dovettero cedere per l'abbandono inglese (la regina, contro la guerra, e il gabinetto
votarono contro 8 vs. 6, nonostante Russell e Palmerston belligeranti 25 giugno), non
avendo altra scelta, e il precedente fallimento russo di riconciliazione austro-prussiano per
non spingere Uk nella braccia dei francesi a cui bismarck aveva risposto di dover
annettere i ducati per evitare la rivoluzione e che la russia lo avrebbe dovuto supportare in
caso di attacco francese per evitare che le truppe Napoleoniche stessero in Polonia.
Gorchakov si era rivolto alla Francia chiedendo se, dopo aver distrutto la Santa Alleanza,
avrebbe dovuto raccoglierne i cocci: tra l'8 e il 10 giugno ci fu una discussione e fu in
questo caso Drouy pi disposto all'azione, ma Napoleone offr infine solo la promessa di
aiuto in caso di aiuto britannico alla Danimarca. Il 25 giugno la conferenza si chiuse senza
aver preso una decisione. Il giorno dopo l'armistizio fin e la guerra, interrotta durante la
conferenza, pot ripartire: le truppe prussiane occuparono l'isola di Asland, mentre un
nuovo governo prendeva il posto di quello attuale in Danimarca e apriva il tavolo delle
trattative (8 luglio). Il 20 si accordarono su un armistizio, mentre i preliminari per la pace
vennero firmati il I di agosto cedendo i ducati congiuntamente ad austria e prussia.
Bismarck pp. 155-6
Bismarck voleva estrarre dall'alleanza con l'Austria, rafforzata con la fine della
guerra, il massimo: l'Austria dipendeva dal suo supporto per non essere isolata in Europa e
contro le forze della rivoluzione; un'occupazione prolungata avrebbe permesso di
sopprimere il movimento pro Augustemburg e rafforzare il sentimento favorevole
all'annessione, anche a causa dei debiti che i contribuenti dei ducati devono pagare per la
guerra e la parte del debito danese che gli spetta (dall'Austria non avrebbero avuto
prospettive di soccorso, quindi da l a poco avrebbero visto nell'annessione la cosa
migliore). Il 21 agosto Bismarck accompagn Guglielmo in un viaggio di stato a Vienna:
probabilmente Bismarck avanz la proposta di alleanza austro-prussiana contro Francia e
Italia per il recupero della Lombardia e contro gli stati medi in cambio dei ducati alla
Prussia; ma il suo reale scopo era avanzare tale possibilit, non realmente attuarla (una
promessa vaga per qualcosa di reale: l'acquisizione dei ducati). Rechberg prese sul serio la
proposta e il 24 propose un'alleanza (Lombardia per i ducati) che Bismarck abilmente
evase: come al solito, disse di essere favorevole, ma sul punto incontrava l'opposizione di
Guglielmo; questi, alla richiesta di Francesco Giuseppe di esporre la sua vera volont
(annessione o solamente qualche diritto sui ducati ?), incoraggiato da Bismarck che disse
di voler sapere la sua posizione, rispose che [I] had no right to the duchies and hence
could lay no claim to them. La c.d. Conferenza di Schnbrun si concluse con una vaga
promessa di cooperazione tra le due potenze negli affari della confederazione. Bismarck
dovette calmare le proteste francesi, dicendo a Gramont l'amabasciatore francese che
non era stato raggiunto alcun accordo e che per il momento sarebbe stato speso inchiostro
e non sangue. Non trovando un accordo (Prussia guerra per l'Italia solo in cambio
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dell'egemonia in Germania e Austria cede ducati solo per compensazioni in Germania , es.
Slesia) continaurono con l'amministrazine condivisa dei ducati, come venne stipulato nel
trattato definitivo in ottobre. Bismarck p.157
Mentre Rechberg e Francesco Giuseppe continuavano sulla via dell'alleanza con la
Prussia (e Rechberg fece un'altra grande concessione alla Prussia, decidendo di non
avanzare la questione dei ducati alla Dieta federale), mantenendo allo stesso tempo quella
con gli stati medi, Schmerling e Biegeleben erano consci delle difficolt di conciliare due
posizioni cos diverse: in ottobre Biegeleben present all'imperatore un memorandum in
cui espose la necessit di un'alleanza definitiva dell'Austria o un'intesa con la Francia;
Francesco G. accett, invece, la proposta di Rechber: nessuna alleanza con altre potenze,
riavvicinamento con Uk, Russia e miglioramento delle relazioni con la Francia. Anche sul
punto di vista economico Rechberg ottenne pochi successi: i vantaggi economici li
riportavano alla Prussia e il riavvicinamento di questa all'Austria faceva venir meno la
loro vicinanza politica agli asburgo; anche la richiesta di promessa prussiana di trattare un
nuovo trattato doganale prima del 1872 gli fu negata per l'opposizione tecnica del ministro
delle finanze (Bismarck l'avrebbe concessa per mantenere l'utile Rechberg, ma le sue
proteste dalla francia dove era in vacanza rimasero inascoltate). A Rechberg, attaccato
dalla stampa e indebolito all'interno del governo, non rimase che rassegnare le dimissioni
(27 ottobre 1864) dopo aver incontrato il rifiuto di essere ammesso in un futuro allo
Zollverein in un futuro. Il suo sostituto fu Mensdorff, un generale con poca esperienza e
perci dipendente dai consigli di Biegeleben (fautore della politica ostile ai piani di
Bismarck) che porter a una serie di strappi con la Prussia e il riavvicinamento agli stati
medi. Bismarck p. 157-8
Il vero direttore dietro Mensdorff era Esterhzy, un
conservatore convinto che l'Austria fosse condannata e dovesse morire con onore: no
alleanza con Franci n concessioni in Italia o nei ducati con la Prussia; solo una guerra
contro la rivoluzione a patto che la Prussia non ottenesse niente per s. Non prov
nemmeno a conciliarsi con la Russia, che avrebbe potuto contare negli affari centroeuropei: di ci approfitt Bismarck che promise alla Russia di supportare i suoi propositi
fintanto che non conducessero a un deterioramento dei rapporti con la Francia e dalla
Russia l'atteggiamento fu in definitiva benevolo (per quanto difficilmente dal punto di
vista militare avrebbe potuto contare qualcosa). Di fatto l'ago della bilancia era la Francia
che era contro l'Austria (v. anche supra Polish crisis). Taylor p. 156
In realt la possibilit di alleanza con la Francia (una delle due proposte di
Biegeleben) era svanita: il 15 settembre la Francia (dove Napoleone si era sbarazzato dai
limiti impostigli da Drouyn e mosso nuovamente verso l'Italia) aveva concluso un accordo
con l'Italia: le truppe francesi sarebbero state ritirate da Roma in cambio della promessa
italiana di non attaccarla e di trasferire la capitale a Firenze. Drouyn disse a Nigra:
naturalmente l'esito sar che alla fine andrai a Roma, palesando la sua sconfitta.
L'accordo non solo rafforzava i rapporti franco-italiani, ma tolta l'ipotesi Roma le
attenzioni dell'Italia, come quelle di Napoleone, si rivolgevano al Veneto: una sconfitta
per l'Austria. La perdita di ruolo di Drouyn fu evidente dal fatto che Benedetti, un
supporter di Thouvenel, fu inviato a Berlino come ambasciatore con lo scopo dichiarato di
impedire un intesa tra l'Austria e la Prussia. Taylor pp. 155
Nel luglio 1864 Rechberg si era accordato con la Prussia di escludere la dieta
73

confederale dai negoziati di pace, lasciando la questione alle sole potenze maggiori; nello
stesso mese, le truppe Prussiane espulsero quelle dell'Hannover, mentre in novembre (14)
pressa Vienna per una richiesta condivisa che l'Hannover e la Sassonia ritirino le loro
truppe e officiali: solo le truppe austro-prussiane gli era legalmente permesso di stanziare
nei ducati perch a legge non permetteva l'occupazione dopo il completamento
dell'esecuzione del trattato disse Bismarck. Mentre la Prussia e gli stati medi iniziavano
a dispiegare le loro truppe, l'Austria avanz la sua controproposta: presentare il trattato di
pace alla dieta, con proposta che truppe stati medi si ritirassero dopo che la sovranit di
Augustemburg fosse stata stabilita. Alla fine un compromesso, favorevole a Bismarck, fu
raggiunto: Bismarck rinunci all'accantonare la Dieta, l'Austria l'Augustemburg e la dieta
vot (9 a 6) il ritiro delle truppe e dei commissari. A quel punto rimaneva la questione di
come decidere la questione: nessun uomo di stato austriaco voleva la rivisitazione dei
rapproti confederali a vantaggio della Prussia. Salito al potere, Mensdorff chiese subito
alla Prussia di scegliere tra la creazione di un principato sotto l'Augustemburg o
l'annessione dei ducati alla Prussia con ricompense (l'enclave di Wrttemberg e alcuni
distretti in Slesia). Bismarck, nonostante l'Austria pressasse per una scelta veloce, prese
tempo: Gugliemo non avrebbe offerto concessioni territoriali, ma avrebbe potuto dare
aiuti finanziari; una soluzione potrebbe essere partizione dei ducati da cedere poi in
cambio di un aiuto in Italia in un futuro prossimo; bisogna poi considerare, dal lato legale,
i diritti dell'Augustemburg, ma anche del duca di Oldenburg e dello stesso re prussiano !
Bisognava vagliare i diriti legali etc. In ogni caso la rinuncia all'annessione dipendevano
dai diritti ottenuti. Bismarck p. 158-9
Nel frattempo all'interno la situazione vedeva i liberali divisi: Wehrenpfennig in
novembre (9) scrisse che la politica di Bismarck aveva creato scompiglio in tutti i pariti
politici: mentre Virchow, Ronne, Franz Duncker, and Schulze-Delitzsch mantenevano la
posizione originaria, Mommsen and Twesten si erano convertiti all'annessionismo; in
dicembre Treitschke, rispondendo a un articolo di Ludwig Hausser, difendeva la politica
espansionistica prussiana (l'unica per mettere fine alle divisioni e ai particolarismi) che,
secondo l'editore Wehrenpfennig, ebbe un grande impatto sui deputati berlinesi. Dicevano,
anche i liberali convinti, che una tale questione importante per i tedeschi e la Germania in
generale non poteva essere scelta dall'autodeterminazione (maggior parte abitanti H+S
appoggivano l'Augustemburg). Cos alla riapertura del Parlamento (1865) la politica fu
passiva, senza una linea comune non sapendo scegliere tra approvare l'annessione (che
significava l vittoria di Bismarck e la sconfitta dell'autodeterminazione) o negarla (non
riconoscimento vittorie Prussia e perdita possibilit verso l'unificazione). Bisma pp. 167-8
[All'interno, all'apertura del Parlamento, Bismarck aveva mostrato la volont di
arrivare un compromesso sulla questione; molti liberali erano dello stesso avviso perch
the general public is weary of the dispute (Georg von Seydlitz) e che molti cittadini e
funzionari pubblici erano diventati pi servili. Il bill presentato fu quello precedente, ma
Bismarck e Roon lasciavano aperta la possibilit di emendamenti; nonostante ci fu
respinto in toto dopo un dibattito che vide coinvolti Gneist e Roon (mentre Guglielmo
giudicava l'emendamento di Eduard von Bonin che, mantenendo i tre anni di servizio,
riduceva l'esercito a 160.000 uomini un attacco alla sua persona). La questione
internazionale non aveva sopito l'opposizione, specialmente nel centro sx e nei
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progressisti, dove Bockum-Dolffs si schier contro gli argomenti di Wehrenpfennig (v.


supra) e lo stesso Schulze-Delitzsch disse che l'intero partito liberale, eccetto pochi, era
sulla stessa lunghezza d'onda. Il dibattito sul bilancio per il 1865 fu il solito: venne
rifiutato di rifiutare il bill senza emendamente perch a esso avrebbe dovuto seguire un
boicottaggio fiscale che non avrebbe avuto un seguito popolare; non furono accordati i
fondi per la riforma militare; ma a ci si aggiunse una nuova faccenda, ovvero l'inizio
della tassa sugli immobili approvata nel 1861 (i parlamentari insistettero che la resa
dovesse essere limitata alla somma stabilita originariamente, rifiutando la proposta di non
includere i fondi nel budget per la ragione che il Landtag del '61 non aveva la possibilit
di legiferare per il 1865). Una serie di bill economici, volontariamente proposti per
rompere l'unit dell'opposizione per il conflitto tra gli interessi locali etc., venne presentati
e comunque accettatti; il bill di estendere le operazioni della Banca di prussia al resto
della Germania venne respinto; venne respinta la richiesta del ministro delle finanza del
governo (1 milione 3000 thaler spesi per la guerra e 12 milioni di entrate in pi) e lo
stesso il naval bill sulla base che, senza un bilancio approvato, non potevano essere
aggiunte nuove spese (anche se cre imbarazzo per il fatto che lo sviluppo navale era una
delle basi dei liberali)] Bismarck pp. 169-71
Quando in febbraio Bismarck, dopo aver preso tempo, rivel in cosa consistevano le
sue richieste (esercito e marina assorbiti dalla Prussia, l'entrata nello Zollverein, il
giuramento di fedelt dei militari, il controllo di alcuni punti chiave costieri, etc.) venne
giudicate inaccettabili dall'imperatore e senza precedenti nella storia secondo
Mensdorff; cos il condomionio continu. All'interno, invece, i giornali di varie correnti
politiche consideravano le condizioni di febbraio come il minimo programma per la
Prussia e in marzo i membri della commissione dei 36 e del Nationalverein accettarono
molte delle condizioni (marzo). La causa dell'Augustemburg si indebol ulteriormente
quando su richiesta di Bismarck venne convocato un tribunale formato dai membri della
camera alta per discutere degli aspetti legali della vicenda: dopo molte deliberazioni si
concluse che legalmente l'erede era il re di Danimarca !!!! Bismarck decise, perci, di
pubblicare la sua versione del colloquio con l'Augustemburg che non replic: molti
deputati tolsero il supporto alla sua causa. Bismarck p. 160 e 168
L'Austria cerc comunque di fermare la propaganda pro-annessione compiuta
attraverso la stampa e con l'amministrazione di Zedlitz (il quale si comportava come se le
province fossero effettivamente prussiane); Halbhuber fu indicato come la persona adatta
a fermare il movimento annessionista a favore di quello Augustemburg che cominciava a
rafforzarsi in questo periodo, mentre Mensdorff invitava il ministro della Baviera a una
risoluzione nella dieta per cedere la sovranit all'Augustemburg e il 6 aprile venne votato
(6 vs. 9). Il giorno prima Roon nel Landtag tedesco aveva annunciato la volont prussiana
di costruire una base navale a Kiel, scatenando vigorose proteste da parte austriaca. Nel
governo prussiano Guglielmo era convinto per l'annessione e che l'esercito chiedeva ci:
in un consiglio della corona (29 maggio) Bismarck afferm che la guerra prima o poi
sarebbe stata inevitabile e che ora la situazione internazionale era favorevole; nonostante
ci era meglio rinunciare, per il momento, ai due punti che avevano trovato l'opposizione
austriaca (il giuramento di fedelt dei militari e l'amalgamazione dell'esercito ducale con
quello prussiano). Ci, secondo Bismarck, non cambiava la sostanza (annessione) ma la
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forma (scontro aperto) e avrebbe portato al risultato sperato; l'Austria, inoltre, poteva
ancora concedere qualcosa (ad es. secondo Werther, Mensdorff era disponibile a cedere
alla Prussia il Lauemburg in cambio di una riduzione dei costi di guerra). Bismarck p. 160
Tra giugno e luglio la tensione sal con Guglielmo contrario a cedere sui due punti e
Bismarck propose la restorazione dell'ordine sopprimendo le agitazioni proAugustemburg e anti-prussiana: Bismarck cominci a sondare il terreno diplomatico e pur
dubitando, al contrario di Roon, della preparazione finanziaria prussiana, la situazione
austriaca era ben peggiore. Non era tempo per la guerra e l'Austria fu costretta a cedere:
Blome fu mandato a (Bad) Gestein per incontrare Guglielmo; il diplomatico, convinto che
un nuovo Olmutz avrebbe portato una nuova era peggiore sul piano internazionale per
l'Austria rispetto a Bismarck, torn con una proposta che spacci per sua ma fu di
Bismarck (1 agosto), in base alla quale mantenendo la sovranit condivisa nomilmente i
ducati sarebbero stati divisi amministrativamente tra le due potenze (S alla Prussia e H
all'Austria) (firmato il 20 agosto, Salisburgo che prese il nome di Trattato di Gastein).
Tale scelta signific l'abbandono di Augustemburg, dell'alleanza con gli stati medi, la
divisione dei ducati indivisibili al fine di salvare la pace. Bismarck mantenendo la
sovranit condivisa e alcuni diritti (base Kiel, presidio a Rendsburg, diritto di accesso
nello S) manteneva la possibilit di intervenire anche nell'H. Bismarck pp. 160-1
A livello internazionale, nei mesi precedenti, Bismarck aveva fatto sapere alla Francia
che se avesse ottenuto i ducati, avrebbe applicato il principio di autodeterminazione dando
il nord S alla Danimarca in cambio della neutralit francese (maggio 1865); allo stesso
modo cerc di allettare l'Italia e i telegrammi inviati attraverso l'ufficio postale di Vienna
servirono allo stesso tempo a lanciare un chiaro segnale all'imperatore. Sia i francesi che
gli italiani, quest'ultimi in particolare, erano sospettosi degli obiettivi di Bismarck: la
Marmora dubitava che Bismarck intendesse una guerra su grande scala, come comunic
Usedom (27 luglio). I francesi, invece, misero in guardia l'Italia dal supporto sull'aiuto
francese contro l'Austria: ci dovuto al fatto che la politica fosse stata lasciata
volutamente in mano a Drouyn ed a Eugenie da Napoleone, entrambi conservatori. Taylor
p. 158
Nel frattempo, in germania, il 17 giugno il Landtag era stato prorogato nuovamente. Il
5 luglio 1865 venne pubblicato il budget approvato dal re, con i soldi per la costruzione
della flotta. Mentre molti liberali (Hoverbeck) ragionavano sulla mancanza di appoggio
popolare e arrivavano alla conclusione che nuove elezioni avrebbero portato al ritorno
all'assolutismo, nel gabinetto molti premevano per un coup d'etat; Bismarck per,
contrariamente allos tesso re, incline a ci, pensava che il momento non fosse ancora
giunto. In un consiglio della corona (19 giugno 1865) aveva detto che il cambiamento
avrebbe dovuto avvenire il prossimo inverno o quello successivo, a seguito di una lotta
contro i pubblici officiali che dal 1863 (v. supra) era stato insistente sia all'interno del
potere giudiziario, etc. For those in disfavor," disse Hoverbeck, "there is no justice any
more in Prussia!, temendo che avrebbe occluso la possibilit ai liberali per le elezioni.
Prima della chiusura del Landtag Twesten aveva parlato di ci in Parlamento (maggio 20)
e in giugno Frentzel ribad le stesse accuse, ma Bismarck come ebbe modo di dire a
Duncker non voleva la restaurazione dell'assolutismo, ma se le cose continuavano cos
aveva due scelte: revisione della costituzione o il suffragio universale diretto. Il problema
76

con quest'ultimo punto, sulal fedelt alla corona nonostante l'opposizione ai liberali,
rimaneva e lo junker ne era a conoscienza. Nonostante ci, dopo la morte di Lassalle la
sua organizzazione crebbe e nel gennaio del 1864 venne fondato il giornale Der
Sozialdemokrat che appoggi la politica di Bismarck, ma in luglio attacc il governo per
la sua azione repressiva sulla libert di manifestazione e la repressione fu dura.
L'esperimento delle riforme sociali avviato da Bismarck, si mischiava con la repressione
del nascente movimento operaio. Le riforme, che trovavano un terreno favorevole, non
riuscirono perch Bismarck era occupato all'estero. Bismarck pp. 172-4; 176
A settembre 1865 la commissione dei 36 promosse la convocazione di un nuovo
congresso di deputati tedeschi da tenersi in Francoforte con il proposito di condannare il
trattato di Gestein: molti deputati prussiani votarono contro la partecipazione che scondo
Twesten e Mommsen era un attacco contro la Prussia, non contro il suo governo. Dal su la
risposta fu, nelle parole di Julius Frese che la loro era la scelta che metteva fine al
conflitto parlamentare e che dovevano scegliere tra la politica di potenza e quella del
diritto. Anche la fazione pro-Augustemburg non partecip per non compromettere la
posizioen all'interno (Schulze-Delitzsch)e che il sentimento per l'unificazione non era
ancora sufficientemente sviluppato e per ora non c'era il supporto delle masse (Edward
Lasker). Ancora una volta l'opposizione non era compatta Bismarck p. 169
La nuova contrattazione irrit nuovamente la Francia: Bismarck disse che questo era
il primo passo per l'annessione e che per il suo supporto la Francia avrebbe potuto
espandersi ovunque si parli francese (settembre ?); se invece non avesse supportato la
Prussia si sarebbe avvicinata all'Austria rinnovando la coalizione conservatrice, ostile alla
Francia. Ai primi di ottobre 1865 Bismarck and a Biarritz per conferire con Napoleone,
ufficialmente in vacanza: sul contenuto non ci dato sapere; sicuramente Napoleone
dimentic Gastein. Diversamente da Drouyn che denunci il Trattato di Gastein come
immorale e sperava in un ritorno alla politica di Olmutz (e.i. Austria alleata con gli stati
medi in funzione anti-prussiana), Napoleone disprezzava qualsiasi alleanza austroprussiana poich dietro essa si sarebbe potuto celare una garanzia prussiana del Veneto.
Bismarck gli garant che non era stato cos e Napoleone ribad che un alleanza con
l'Austria non era possibile perch non intendeva andare dietro a un obiettivo. Il punto
centrale era evitare commistioni con l'Austria e su questo ci riusci. Probabilmente
Bismarck cerc di ribadire l'idea che la Francia dovesse spostare le sue attenzioni alla
zona di lingua francese e non alla Germania. Taylor p. 159/Bismarck p.162-63
Nessuno di due voleva legami stretti: Bismarck voleva evitare che le decisioni fossero
prese da Drouyn e restassero in mano all'imperatore, prevenire ci un accordo austrofrancese. Rimase convinto che Napoleone non si sarebbe opposto a una guerra con
l'Austria e all'espansione prussiana a nord; l'incontro fu, comunque, vago. L'ossessione di
Napoleone era il Veneto: My only interest is to be finished with the Italian question by
the cession of Venice (Matternich to Mensdorff, maggio 1866) e se fosse morto senza
aver fatto ci his son would have a volcano as a throne (come disse a Cowley); il Reno
era un obiettivo secondario, probabilmente dipendente dal fatto che the eyes of alla
France are turned towards the Rhine (maggio 1866). Se gli austriaci avessero trovato un
modo onorabile per cedere il Veneto all'Austria la politica conservatrice di Drouyn ne
sarebbe uscita rafforzata; finch l'Austria manteneva il controllo del Veneto la politica
77

napoleonica non sarebbe potuta essere pro-austriaca o pacifica. Taylor p. 159


Nel frattempo, in Germania, il 1 ottobre, deputati dei parlamenti tedeschi si erano
radunati a Francoforte per protestare contro la legalit del trattato di Gestein e un
congresso del Nationalverein era stato convocato con la medesima finalit per il 29.
Bismarck protest contro il senato per aver permesso la manifestazione, sollecitando
l'Austria a fare lo stesso; ma i liberali si opposero per l'interferenza nelle questioni interne.
Propose, quindi, all'Austria di agire di comune accordo contro il senato attraverso la dieta
confederale e, se votato contro, agire da soli (sperando di intimidire i liberali a casa
colpendo quelli della citt confederale). Voleva far s che l'Austria scegliesse tra Prussia e
stati medi e minare la solidit della confederazione. Mensdorff per cambi strada: le
cessioni dovevano finire e si limit a considerare una mozione per la stretta osservanza
della legge confederale che vietava associazioni e assemblee rivoluzionari, lasciando
Bismarck arrabbiato (non c'era la possibilit di alleanza a met). Bismarck p. 162-3
A questo punto Bismarck pens che la fase dell'alleanza con l'Austria era finita: l'aiuto
francese aveva risollevato la questione finanziaria austriaca e Francesco Giuseppe era
contro ulteriori concessioni. Manteuffell, divenuto governatore, con la sua
amministrazione autoritaria e le interferenze nel'H aveva accresciuto il movimento proAugustemburg; quando Ludwig von Gablenz permise una dimostrazione in favore
dell'Augustemburg ad Altone (Amburgo) una nota severa, dal sapore di un ultimatum,
lasci Wilhelmstrasse per Vienna (23 gennaio 1866): lamentava l'aggressione austriaca e
chiedeva la soppressione dei movimenti rivoluzionari; una risposta negativa avrebbe fatto
si che la Prussia considerasse l'alleanza nulla e fosse libera di scegliere liberamente la sua
policy. La risposta austriaca arriv il 7 febbraio e fu negativa: Bismarck disse che la
questione era alla fine e Karolyi descrisse la situazione in Prussia come un inquietante
silenzio. Bismarck p. 163
Il 23 febbraio Nicholas Cuza principe di Romania fu spodestato e a Nigra venne
in mente che l'Austria avrebbe potuto acquisire la Romania in cambio della cessione del
Veneto. Ci metteva definitivamente un punto al tentativo italiano di acquisire il Veneto
(autunna 1865) con la missione di Malaguzzi che proprio a febbraio si era interrotta.
L'idea di Nigra, che stava a Parigi, trov il favore di Napoleone che, allo stesso tempo,
pensava non fosse sufficiente la sola richiesta all'Austria se non accompagnata da una
pressione che spingesse l'Austria a cedere per la paura: conseguentemente, spinse gli
italiani a un'alleanza militare con la Prussia. Nel frattempo Bismarck face sapere alla
Russia che la Francia aveva opposto la proposta, mentre l'Austria si era mostrata
d'accordo: la reazione fu stizzita sia dello zar che di Gorchakov. Ci contribu a isolare
completamente l'Austria. In marzo le trattative vennero meno. Taylor p. 160
Nel frattempo, il 28 febbraio un consiglio della corona venne convocato e a
parteciparvi furono invitati anche il generale Moltke, Alvensleben, l'ambasciatore Goltz
richiamato da Parigi e Manteuffel (che era in S). Come ebbe modo di capire Lord Loftu
l'ambasciatore inglese arrivato due settimane prima a Berlino l'insolito consiglio era
dedicato a un tema: la guerra. Guglielmo disse che da agosto l'Austria stava sabotando il
trattato di Gastein, mentre Bismarck ribad che lo scontro con gli austriaci era inevitabile e
ora la situazione internazionale era favorevole; solo il principe ereditario si mostr
78

contrario alla guerra. N Gugliemo n Bismarck erano per un'azione immediata, ma


pensavano di prepare ci: molte cose potevano cambiare (posizione francese, italiana,
austriaca etc.) e, inoltre, lo junker voleva trovare un casus belli che mettesse gli austriaci
dalla parte del torto. Inoltre, Bismarck pensava in termine di giusto o sbagliato, non di
potere e opportunit: la strategie di bismarck di provocare l'Austria attraverso messaggi
minacciosi era rivolta a convincerlo della bont della guerra. Dall'altra parte Mensdorff
era votato alla moderazione, a concessioni graduali alla Prussia nella germania del nord; la
sua visione era appoggiata da Moritz Esterhzy. Francesco Giuseppe e i generali, per,
pensavano che la sua politica, volta ad evitare tutte le situazione che avrebbero potuto
condurre a una crisi non essendo in grado di giocare su due fronti (esterno dove isolato e
interno dove debole), avrebbe messo l'esercito austriaco in una posizione di svantaggio:
essendo la mobilitazione dell'esercito molto lenta rispetto a quella prussiana, la
mobilitazione dell'esercito avrebbe ostacolato i piani di Mensdorff, ma il non farlo
avrebbe significato la perdita di un eventuale guerra. Bismarck p. 177-78
Nello stesso consiglio (28 febbraio), Bismarck aveva espresso la necessit di garanzie
da parte francese: Goltz, ritornato a Parigi ai primi di marzo, consegn a Napoleone una
lettera personale del re, in cui si richiedeva un entente pi intimo; Napoleone, per, fece
sapere la sua intenzione di rimanere neutrale e che avrebbe cercato un intesa con la
Prussia solo nel caso in cui l'equilibrio europeo fosse stato messo in discussione e
costretta a difendere i suoi interessi. I suoi pi stretti collaboratori (Drouyn, Eugenie,
Persigny, Gerolamo) erano bellicosi, ma lui non era intenzioanto a intervenire, il suo
principale scopo era il Veneto (v. supra) e alla richiesta di Bismarck, in marzo, rispose con
vaghe richieste di Lussemburgo e Palatinaro bavarese. Bismarck p. 182
A marzo voci della volont prussiana di occupare la Sassonia allo scoppio della
guerra, il temperamento bellicoso della stampa ufficiale prussiana e un'insolita
mobilitazione fecero s che l'imperatore austriaco fosse convinto dai generali a rafforzare
la difesa della Boemia (14 marzo). Bismarck, ricevute le notizie di ci, aveva l'occasione
che cercava: a livello europeo si immedesim nella parte della vittima, parlando delle
intenzioni bellicose austriache; all'interno il re fu convinto della stessa cosa e il 29 marzo
segn un ordinanza per il rafforzamento dei reggimenti e delle fortezze di frontiera.
Mensdorff chiese a Bismarck se era sua intenzione far venir meno il trattato di Gaisten a
cui Bismarck rispose no, aggiungendo sarcasticamente che nessuna potenza prima di un
attacco avrebbe risposto diversamente. La sua mossa successiva (31 marzo) fu pi
concreta: rifer alle potenze europee che le intenzioni austriache erano pacifiche e invit la
Prussia a fare altrettanto, cercando di mobilitare (il c.d. Intrigo di Coburg) tutti coloro che
potevano convincere il re ad evitare la guerra quali duca di Coburg, la sorella
Alessandrina, la regina Vittoria, la regina Augusta, il principe ereditario; altri che si
opponevano ai piani di Bismarck erano Goltz e Bernstorff (i quali erano subordinati dello
stesso junker). La risposta di Bismarck (6 aprile) fu considerata dal re molto fredda e
brusca e predic moderazione; nonostante ci, bast a provocare l'Austri, la cui risposta
scritta da Biegeleben irrit Guglielmo. Due giorni dopo (8 aprile) venne stipulata
un'allenza militare con l'Italia, seguita il giorno dopo dalla richiesta di una riforma
confederale con un parlamento eletto a suffragio universale. Mentre Moltke aveva dato
definito il supporto italiano in una guerra con l'Austria indispensabile (28 febbraio 1866),
79

Bismarck pensava che (a causa dell'incerta posizione francese e l'esitazione di Guglielmo)


non fosse possibile concludere con La Marmora, il quale specialmente dopo Gastein
voleva arrivare a un accordo definitivo con la prussia per una guerra anti-austriaca; cos
quando il generale Govone venne inviato (10 marzo) a Berlino per discutere fu firmato un
trattato segreto (8 aprile) in base al quale l'iniziativa bellica restava in mano ai prussiani e,
se ci fosse avvenuto entro tre mesi, gli italiani erano impegnati a intervenire, lasciando
aperta la porta a ogni evenienza. Bismarck pp.178-79
Napoleone, come amico, senza assumere nessuna possibilit consigli gli italiani di
accettare l'offerta prussiana e promise il supporto contro gli austriaci in caso di attacco (se
la Prussia fosse venuta meno agli accordi). L'alleanza era uno step importante per
Napoleone: per tre mesi non avrebbe potuto promettere la neutralit italiana agli austriaci
anche se questi fossero stati disposti a cedere il Veneto; non avrebbe, altres, potuto agire
contro la prussia nemmeno per un offerta austriaca del Reno. Bismarck, inoltre, forse
inconsapevolemente (non capisce l'importanza di Venezia per Napoleone; da pi
attenzione al Reno, v. infra) ha comprato la benevolenza di Napoleone. Taylor p. 161
L'Austria era a un bivio: cedere in Germania o il Veneto. Dopo Gastein, La Marmora
aveva tentato di acquistare il Venero (v. supra) per 500 mila franchi (una follia secondo
Bismarck, secondo cui una guerra ne costerebbe 200 mila in meno), mentre in gennaio lo
stesso Bismarck aveva fatto intendere di essere disposto ad aiutare l'Austria a
riconquistare la Lombardia se avesse ceduto la supremazia nella confederazione: nessuno
dei due and a buon fine, poich Francesco Giuseppe non era intenzionato a cedere su
nessun fronte. Il war party in Austria doveva fare i conti con la situazione finanziaria; cos
quando la Prussia rigettando la proposta di Biegeleben di disarmo prussiano (7 aprile)
propose il disarmo prussiano in caso di disarmo austriaco (15 aprile), Mensdorff rispose
che le truppe austriache in Boemia sarebbero state riportare alle loro posizioni originarie il
25 aprile se le truppe prussiane avessero fatto lo stesso lo stesso giorno o perfino quello
seguente. La risposta prussiana, dal momento che la guerra in Prussia non era popolare e
che Guglielmo ne era stato colpito dal'intrigo e dalle note, fu moderata: l'iniziativa
spettava a Vienna per ristabilire status quo ante e la Prussia l'avrebbe seguita. Bismarck
cominci a disperarsi per la posizione del re, mentre Manteuffel venne in suo aiuto
parlando dei rischi di una nuova Olmutz. Il 20 aprile dalla frontiera italiana arrivarono
notizie di movimenti di truppe italiane e l'imperatore ordin la mobilitazione dell'esercito
con l'approvazione, pur forzata, dello stesso Mensdorff (21 aprile). I report erano
esagerati, ma a quel punto il re italiano mobilit l'intero esercito (contro la sola italia) e il I
maggio Francesco giuseppe concluse che oramai la guerra era inevitabile; due giorni dopo
(3 maggio) anche Guglielmo ordin la mobilitazione dell'esercito. Bismarck p. 179-80
Nel frattempo i fratelli Gablenz Ludwing, proconsole austriaco in H, e Anton,
proprietario terriero prussiano e deputato del Landtag old liberal avevano preparato
una proposta, consegnata ai ministri degli esteri prussiano e austriaco da Anton, partito da
Kiel il 20 aprile. La proposta prevedeva S-H indipendente sotto la guida di un principe
Hoenzollern, in modo da concedere le richieste prussiane e all'Austria i ducati avrebbero
ricevuto il pagamento dei debiti di guerra; la Germania sarebbe stata divisa in due unit
militari lungo il fiume Main (quella a Nord guidata dalla Prussia e quella a sud
dall'Austria), in modo che col supporto tedesco l'Austria avrebbe potuto difendere i suoi
80

possedimenti italiani. Mentre Bismarck accett con poche modificazioni il piano come
base per dei negoziati, Rudolf Hepke un suo subordinato cerc di modificare il piano
in modo da farlo coincidere con la richiesta, precedentemnete fatta da Savigny alla dieta
di Francoforte, del 9 aprile di un parlamento tedesco. Alla fine di maggio, per, le
trattative vennero meno: Francesco Giuseppe era disposto ad accettare ci se avesse avuto
l'appoggio di uno o pi stati medi; la cosa era impossibile. Bismarck aveva accettato con
l'intento di ottenere il massimo delle concessioni dall'Austria (anche mentre gli eserciti
venivano mobilitati!) o ricevere il rifiuto austriaco e convincere il re della malafede
dell'imperatore. Lasciava, inoltre, la possibilit aperta al ritiro in caso di intervento delle
potenze. Bismarck pp. 180-81
A fine aprile Napoleone, dopo aver parlato vagamente (a marzo) e, prendendo da
parte Goltz e gli disse (25 aprile) if you only had a Savoy (Taylor), aggiungeno che la
Francia, senza controproposte da Berlino, avrebbe potuto accettare l'offerta da Vienna.
Pochi giorni dopo, per, Drouyn disse: we shall not fight for an idea anymore. If other
gains, we must. 1815. L'ossessione di Napoleone era il Veneto: My only interest is to be
finished with the Italian question by the cession of Venice (Matternich to Mensdorff, 21
maggio 1866) e se fosse morto senza aver fatto ci his son would have a volcano as a
throne (come disse a Cowley); il Reno era un obiettivo secondario, probabilmente
dipendente dal fatto che the eyes of all France are turned towards the Rhine (8 maggio
1866). Ma il suo gabinetto non era della sua stessa idea. Taylor p. 159
L'Austria, a maggio, nel frattempo, era giunta alla conclusione della necessit di
sondare la posizione francese: proposero di cedere il Veneto alla Francia (con l'Italia non
vi erano rapporti diplomatici) in cambio della neutralit italiana e francese; in cambio,
l'imperatore francese avrebbe potuto acquisire il Belgio, mentre la Renania sarebbe
diventata uno stato-cuscinetto (quest'ultimo punto concordato solo verbalmente).
Napoleone era disponibile ad accettare, pressato da Drouyn e Persigny; inolte, il 3 maggio
Thiers aveva detto che il supporto alla Prussia era la linea sbagliata e che invece che
favorire una Germania unita avrebbe dovuto restaurare l'equilibrio del 1815. L'obiettivo,
anche dell'opinione pubblica, era la sponda del Reno, da trasformare in uno stato
cuscinetto sotto l'influenza francese e l'Austria, non la Prussia, era il partner ideale. Cos
Napoleone chiese agli italiani se erano disposti ad accettare l'offerta austriaca; ma questi
rifiutarono per l'alleanza prussiana che li teneva impegnata fino all'8 luglio. Napoleone (6
maggio), comunque, attacc pubblicamente i trattati del 1815: i detest those treaties of
1815 which nowdays people want to make the sole basis of our policy (riferito alle
parole di Thiers). Bismarck pp. 181-2/taylor p. 163
Venne cos la proposta di un congresso, suggerimento degli italiani per far spirare il
trattato prussiano e per costringre le due potenze a venire a termini: per volont inglese e
russa venne esclusa la questione orientale (al fine di impedire, rispettivamente, che si
parlasse del Mar Nero e dell'acquisizione austriaca della Romania). Nel programma
rimanevano: il Veneto all'Italia, i ducati alla prussia, uno stato neutrale sul Reno per la
Francia e compensazioni per l'Austria. Questi chiedeva la Slesia, ma la Prussia senza
una guerra non era disposta a cederla; mentre Bismarck avvertiva i francesi che se
avessero appoggiato ci avrebbe adottato una politica rivoluzionaria, ma Drouyn voleva
compensare l'Austria con la Bosnia che Italia e Prussia avrebbero comprato dalla Turchia
81

(come si pu capire dal draft speech del 29 maggio di Drouyn), idea forse originata da
Matternich senza l'approvazione del governo di Vienna. Ci comportava alcune cose
difficile da realizzarsi: opposizione UK, Russia e Turchia; spostamento della politica
austriaca ad est; doppia cessione, in Germania e Italia, della posizione austriaca. Il I
giugno fece sapere che avrebbe accettato il congresso sulla base che nessuna potenze
avesse ottenuto ingrandimenti territoriali: ci rendeva il congresso inutile per Napoleone.
Sempre per il Veneto. Taylor p. 164/Bismarck 181-83 (?)
La posizione francese (non accordo) costrinse Bismarck a lasciare la porta aperta alla
possibilit di accordo con l'Austria; ma la guerra si avvicinava e la posizione francese
rimaneva importante per le sue sorti. Il 2 giugno a Gavone aveva detto di essere disposto a
cedere alla Francia le regioni tra il Reno e il Mosella essendo pi prussiano che tedesco,
ma incontrava l'opposizione del re; due giorni dopo (4 giugno) a Gavone il diplomatico
francese disse che Guglielmo guardava per la ricompensa francese ai territori di lingua
francese, che la cessione dell'alta Mosella era possibile, ma non quella del basso Reno
(Mainz, Bonn, Colonia). Bismarck era s disposto a cedere territorio (ad esempio il 30
aprile aveva proposto al gabinetto la possibilit di vendere le miniere della Saar ai privati
per evitare perdite fiscali nel caso in cui la regione fosse stata ceduta nella guerra): in
breve, non aveva dogmi prestabiliti. Doveva lasciare aperta la possibilit di accordo con la
Francia: la via pi semplice era mostrare a Napoleone che what Austria could offer him
at our expense is more readily obtainable from us (7 maggio); la via pi difficile era,
invece, inistere contro Napoleone sulla minaccia del nazionalismo tedesco. Se la
Germania apriva tale possibilit Napoleone avrebbe dovuto scegliere tra i suoi principi e
gli interessi, scegliendo quest'ultima si sarebbe trovato nella situazione di suo zio nel
1812. In realt la sua mossa vincente era l'alleanza con l'Italia. Bismarck pp. 183-84
Nel frattempo le potenze aveva cercato di attirare a s gli stati medi; le promesse di
espansione ed egemonia di Bismarck o le minacce di ritorsioni per chi si fosse opposto
alla politica prussiana non ebbero gli effetti sperati e la Sassonia, cos come Hannover e
Assia-Kessel si schierarono con l'Austria. A sud tutto dipendeva dalla Baviera, nonostante
Wrttemberg, Assia-Darmstadt e Baden fossero filo-austriaci: von der Pfordten, il
minister-president bavarese, inizialmente si proclam neutrale, cercando la mediazione,
ma pur essendo piacevolmente corteggiato da entrambe era anche timoroso
dell'intervento francese; il re, Ludovico II, insisteva sulla pace, mentre i generali erano
dubbiosi della forza dell'esercito austriaco. Alla fine anch'essa temendo una possibile
egemonia prussiana fin nelle mani dell'Austria. Il 9 maggio una risoluzione nella dieta
di Francoforte della Sassonia votata 10 a 5 chiam la Prussia a spiegare la sua
mobilitazione: tre settimane dopo (fine maggio) l'Austria mise formalmente la situazione
dei ducati nelle mani della dieta allo scopo di far s che la Prussia sfidasse la dieta e avere
un pretesto per la mobilitazione confederale. Ci, invece, permise a Bismarck di portare la
situazione dalla sua: il 7 giugno Manteuffell invi le sue forze nell'H, ma Gablenz si ritir
passando per l'Elba nell'Hannover e il casus belli venne meno. Tre giorni dopo (10
giugno) un dispaccio proveniente da Berlino presentava il piano prussiano per un'unione
tedesca che escludeva l'Austria e il giorno dopo l'Austria (Kubeck) chiese di mobilitare le
forze confederali con una mozione che venne approvata il 14 giugno con 9 voti contro 5;
Karl von Savigny rispose per la Prussia dichiarando la confederazione dissolta e il giorno
82

dopo Berlino invi un ultimatum a Dresda, Hannover and Kassel che venne rigettato. Le
truppe vennero mobilitate a mezzanotte, mentre Bismarck commentava cos a Loftus: If
we are beaten, I shall not return here. I shall fall in the last charge. One can but die once;
and if beaten, it is better to die. Il giorno dopo venne invasa la Sassonia. Iniziava la
guerra. Bismarck pp. 184-85
Lo stesso giorno (12 giugno) che l'Austria aveva rotto le relazioni diplomatiche con la
Prussia si consum il suo matrimonio con la Francia. Il problema principale di
Napoleone era, come visto, il Veneto e a Metternich disse: give me guarantees in Italy in
case you win and I will leave you free in Germany...If not, I should be forced to arm in my
turn and eventually to intervene. Nonostante Hesterhzy dubitasse dove le pistole
francesi fossero pronte a sparare, Metternich disse che il coltello francese era alla gola
austriaca e fu costrtto ad accettare. Le trattative proseguirono, Napoleone non voleva dare
il nulla osta all'acquisizione della Slesia, e accett l'espansione in Germania solo se non
avesse sconvolto l'equilibrio europeo. (Il Veneto sarebbe stato comunque perso).
Quest'ultima clausola, lasciava aperte tutte le evenienze. L'accordo fu, quindi, siglato (12
giugno). Gramont disse a Mensdorff che our friendly neutrality assure your victory. Ma
non sarebbe stato cos... Taylor p. 165
Con la guerra Bismarck aggiungeva il nazionalismo tedesco ai pilastri della
monarchia (i.e. fedelt dinastica, patriottismo prussiano, junker, burocrazia ed esercito). Il
16 giugno Guglielmo pubblic un manifesto, composto da Bismarck, Al Popolo
tedesco, nel quale diceva che la Confederazione aveva perso la fiducia del popolo
tedesco e gli stati, mobilitati contro la Prussia illegalmente, ne avevano decretato la fine;
rimaneva l'unit della nazione tedesca, che doveva trovare una nuova espressione: la
Prussia avrebbe perseguito uno sviluppo nazionale per la Germania. Riproponeva l'idea,
che risale al 1857, dello sfruttamento del nazionalismo tedesco in senso pro-prussiano: in
politica estera, era un terreno in cui l'Austria non poteva addentrarsi per il suo carattere
multi-etnico e avrebbe, secondo Bismarck, impedito l'intervento francese, oltre che
convinto gli italiani della guerra di cui necessitavano e posto fine ai particolarismi (stati
medi etc); all'interno, avrebbe posto fine al conflitto con i liberali che sarebbero stati
riconciliati con l'autoritarismo prussiano. Bismarck non era stato il primo ad avanzare tale
idea (Berstorff nel dicembre del 1861 e in agosto 1862 dopo tentativo di riforma di
Schmerling), ma aveva aggiunto l'idea del suffragio universale diretto ed eguale.
Originariamente aveva chiesto un parlamento scelto in modo indiretto (i.e. dai governi
degli stati), ma tale idea era stata incorporata dall'Austria (1862) e, perci, aveva dovuto
avanzare l'idea di elezioni dirette (1863), accennando l'idea di un suffragio universale.
Nel 1866 Mensdorff aveva provato a convincere l'imperatore, con l'appoggio di
Biegeleben, della necessit di un parlamento tedesco, ma il tentativo non and a buon
fine. In aprile era uscito con la proposta di suffragio universale (evitando per di parlare
di uguale o di segretezza del voto; la legge avrebbe dovuto favorire i conservatori e,
nonostante le perplessit, parlava dell'affrancamento delle masse come di un principio
conservatore migliore di tutte le leggi elettorali artefatte perch sono per l'ordine). La sua
proposta trovava in Germania poco appoggio (eccetto per i liberali-democratici e i
socialisti di Lassalle). Fuori dalla Germania trovava l'opposizione di Drouyn in Francia,
controbilanciato da Napoleone che comment: hence-forth the two countries would pay
83

homage to the same political system; a Londra, invece, venne bollata come
rivoluzionaria e temevano per gli effetti che avrebbe potuto aver sul reform bill di
Gladstone; Gorchakov e Alessandro vi si opposero, considerandolo un attacco al principio
monarchico; infine, dall'Austria Mensdorff lo defin either revolutionary or an unworthy
toying with the German reform question; da Francoforte il commento era heir
abhorrence for the criminal gamble of the Prussian government with revolutionary
elements (Kbeck). N l'Austria n gli stati medi, per, vi si opposero pubblicamente,
ritardando la questione con la motivazione che prima gli stati dovevano discutere le sue
competenze. Fino ad ora si era presentato come un rivoluzionario, accusando l'Austria di
promuovere la rivoluzione appoggiando Augustemburg, ma come lui stesso disse dopo
Gestein They accuse me of being reactionary...but I would march if need be even with
revolution. L'alleanza con l'Italia dava una spinta in avanti ai principi rivoluzionari
dell'autoderminazione; l'opposizione di Guglielmo (Why, that is revolution you're
proposing to me) era respinta: But there is no harm in that. Your majesty will be seated
on a rock above the flood. All who don't wish to perish will have to seeksafety there.
Bismarck pp. 185-7
Inoltre, aveva preso in considerazione l'idea di sfruttare le insurrezioni ungheresi nel
territorio dell'impero austriaco: nel 1862 era venuto in contatto con un emigrato, SeherrThoss, e nel marzo 1866 Usedom, ministro prussiano a Firenze, aveva avanzato l'idea di
un insurrezione diversiva in Ungheria ed era stato detto di tenersi in contatto con gli
immigrati ungheresi in Italia, mentre Bismarck aveva conferito con Kiss de Nemesker
(fine maggio), con Czaky e i generali Trr (v. generale che aveva combattuto in Italia cin
Garibaldi) e Klapka: l'idea era di formare una legione magiara in Prussia guidata da Turr e
che un corpo guidato da Garibaldi, dall'Italia, avrebbe assaltato la costa dalmata. Tali
operazioni divennero urgenti quando si venne a sapere che gli italiani programmavano di
limitare gli attacchi alla zona del Quadrilatero e Bernhardi, inviato a Firenze per scopi
militari, informava Bismarck che quella del diversivo ungherese fossa l'unica maniera
affinch gli italiani invadessero l'Austria. Il I giungo, inoltre, telegraf il suo consenso per
un insurrezione a Belgrado dove il capitano Oreskovich, con l'appoggio del Principe
Michael Obrenovich, stava programmando un insurrezione tra le truppe della frontiera
asburgica e nove giorni dopo Pfuel, assieme al generale Turr, fu inviato a Belgrado e
Bucarest, dove il general Turr ebbe modo di conferire con Principe Carlo I sulla
possibilit di supportare la rivolta ungherese-rumena; ma questi, pur essendo un
Hohenzollern e simpatetico alla causa di Bismarck, non si sentiva sicuro di ci. Il tre
luglio 250 mila uomini guidati dal generale Moltke, passati dalla Sassonia e dalla Slesia,
invasero la provincia austriana della Boemia e sconfissero i soldati dell'Esercito del Nord,
guidato da Benedekt, a Sadova (Koniggratz), costringendo quella stessa sera 196 mila alla
ritirata (disordinata) verso Vienna dopo che 44 mila erano stati uccisi, catturati o feriti:
tale colpo, che pur era seguito a una precedente vittoria a Custoza sugli italiani (24
giugno), costrinse l'imperatore pressato da altri 200 mila italiani da sude a trattare,
mentre Mensdorff il giorno prima (2 luglio) aveva telegrafato Napoleone per l'intervento
nella questione. Bismarck pp. 188-89
Gli austriaci avevano chiesto a Napoleone di ottenere, in cambio della cessione del
Veneto, di un armistizio per liberare il fronte sud e permettere al loro esercito di
84

rivolgeresi contro la Prussia; ma ci non era possibile (gli italiani erano legati alla prussia
dal trattato e volevano conquistare il Veneto da s). Il giorno dopo la sconfitta a Sadowa (4
luglio) Napoleone annunci, incorrettamente, che l'Austria gli aveva ceduto il Veneto e
che lui avesse accettato di mediare tra le parti. La proposta di mediazione venne accettata
da Prussia e Italia che chiesero la continuazione delle ostilit fino al raggiungimento di un
accordo: Drouyn pens che fosse giunto il suo momento e che la Francia si sarebbe alleata
con l'Austria (non chiaro a che fine: parla della sponda sx del Reno, ma non di
occupazione che sarebbe stata la ricompensa per un alleanza con la Prussia) dopo che
Italia e Prussia avessero rifiutato le condizioni moderate che il suo Paese voleva imporre;
ma ci non era possibile per Napoleone che gi da tempo aveva dichiarato la sua volont
di non allearsi con l'Austria e l'esercito non era pronto per una guerra. La scelta era
comunque politica, non militare. Napoleone, per altro, militarmente era impreparato
pensando che la guerra si fosse protratta fino all'anno dopo con l'esercito diviso tra
Algeria (63 mila), Messico (28 mila), Roma (8 mila) e Indocina (2 mila); solo 100 mila
truppe erano disponibili per uan guerra dopo Sadowa (1/3 di quello prussiano). Taylor
p.167
Grandeur is relative fu il commento del consigliere privato dell'imperatore, che
prosegu dicendo A countrys power can be diminished by the mere fact of newforces
accumulating around it; Rouher fu pi esplicito: smash Prussia and take the Rhine (i.e.
Colonia, Dusseldorff, la regione della Ruhr ); anche l'opposizione del Corps Legislatif,
solitamente avversa alle azioni militari, premeva per la guerra; Adolphe Thierse: the way
to save France is to declare war on Prussia immediately. Wawro p. 17
Napoleone (forse prima accett, poi cambi idea a) era a favore di una politica di
mediazione amichevole, anche influenzato dal pacifismo dell'opinione pubblica o dal
pericolo del nazionalismo tedesco (poteva Napoleone ripudiare la sua politica
nazionalistica?) come suggerito da Rouher e La Valette (v. dopo!!!). Bismarck p. 189
Ma sopratutto, oltre a non volere un'alleanza con l'Austria, Bismarck nell'accettare
la mediazione francese aveva avanzato dei termini non ostili a Napoleone: dissoluzione
Confederazione, esclusione dell'Austria dagli affari tedeschi, egemonia militare prussiana
a Nord del Meno (gli obiettivi di Napoleone per anni). L'unico punto critico era la
richieste di estromissione austriaca, ma Bismarck gli assicur che gli stati a sud avrebbero
avuto un esistenza internazionale autonoma e a un plebiscito nello S del Nord. Il 10
luglio i termini vennero accettati, due giorni dopo esserne venuto a conoscienza: la
politica del 4 luglio di Drouyn era stata uno sbaglio e la Francia avrebbe dovuto allearsi
con la Prussia (la politica di Drouyn andava contro la creazione di Napoleone tanto quanto
contro la Prussia). Tra il 4 e il 10 c'era stato un vivace dibattito: alcuni dicono che sia stato
mobilitato l'esercito (4 luglio) su richiesta di Drouyn e Eugenie per poi essere richiamato
(5 luglio), ma dubbio; da un lato c'erano Eugenie e Drouyn, dall'altro Gerolamo e
Rouher. Il 14 luglio, comunque, Goltz e Napoleone inviarono a Vienna i termini
consigliati dai francesi che arrivo il 18 a Vienna che, ormai consapevole della sconfitta,
pens solo all'integrit della Sassonia. Taylor p. 168
A fine luglio la crisi entr nel suo culmine: Bismarck chiese un plenipotenziario
italiano per discutere new agreements with further concealed aims e l'idea di un
85

insurrezione di magiari e serbi riprese vigore, dopo il rilassamento seguito a Konnigratz:


nuovamente un emigrato ungherese il generale Eber fu inviato a Bucarest da re Carlo,
mentre venne ribadito a Turr di mantenere intatta l'organizzazione precedentemente
costituita a Belgrado. In caso di accordo austro-francese Bismarck era diposto a sfruttare
le rivolte nell'impero aburgico, la cui distruzione sarebbe stata inevitabile (un accordo, una
volta avviata la vicenda, con esso era impossibile) per colmare il vuoto creato tra la
Germania e la Turchia. Ma questa era l'extrema ratio: voleva evitare la guerra con la
Francia a tutti i costi e, per di pi, considerava l'Austria indispensabile, mentre la
creazione di nuove entit politiche avrebbero accentuato il carattere rivoluzionario. Era,
inoltre, diposto a venire a compromessi con l'Austria per sfuggire alla sua ostilit, oltre
che per evitare l'intervento francese. Ma era Guglielmo a essere pi pesante nei confronti
dell'Austria, supportato dai generali infastiditi per l'intromissione dei diplomatici negli
affati militari: l'insistenza di Bismarck per un trattato di pace senza perdite territoriali da
parte dell'Austria (24-25 luglio) portarono ad ampi scontri con Guglielmo, convinto solo
per l'intervento del principe ereditario. Bismarck pp. 191-92
Bismarck, per prevenire l'intervento francese, voleva sfruttare il nazionalismo
tedesco: la minaccia di una sollevazione tedesca, sulla base della costituzione di
Francoforte del '49; Progressives and democrats erano pronti for everysacrifice in a
war against France. Teneva, comunque, in conto la possibilit di sfruttare l'arma delle
compensazioni: il 26 luglio Benedetti, su istruzione di Drouyn, chiese a Bismarck un
trattato segreto con le concessioni delle frontiere del 1814 e il Lussemburgo (l'area
delimitata da Mannheim, Coblenza, Karlsruhe e Lussemburgo; la reazione di Bismarck fu
inizialmente bellicosa, ma poi si calmo e disse che le frontiere del 1814 non offrivano
alcuna difficolt, eccetto l'approvazione di Guglielmo e del Landtag! Rifiut la proposta
del diplomatico di compensare il re dei Paesi Bassi per la perdita del Lussemburgo con
acquisizioni territoriali in Frisia, mentre propose la cessione del palatinato bavarese o alla
Francia o allo stesso re olandese; pur avendo avanzato la proposta al principe ereditario (8
luglio), non chiaro se avrebbe potuto cederlo realmente a pace conclusa. Secondo
Benedetti, inoltre, un rifiuto avrebbe significato ostilit diplomatica, non guerra. Il 4
agosto Drouyn, alla fine, richiese ufficialmente le frontiere del 1814, la riva sx del Reno
fino a Magonza (Palatinato renano e Palatinato bavarese) e la separazione dei legami tra la
Prussia, il Lussemburgo e Limburg; ma il 26 luglio era stato firmato l'Armistizio di
Nikolsburg: If you want war, you shall have it. We shall arouse the entire German nation
against you fu, quindi, la risposta di Bismarck. Ma Napoleone, non premette per ci e la
guerra fu evitata. Gli italiani, nel frattempo, speravano di ottenere il sud Tirolo, ma
Bismarck si disse soddisfatto della loro acquisizione del Veneto e concluse la pace con gli
austriaci da solo. Gli italiani conclusero poi la pace con gli austriaci (10 agosto) per conto
loro, ottenendo solo il Veneto. Taylor p. 159/Bismarck pp. 189-90
Ora, con l'Austria ai suoi piedi, era tutto possibile, finanche la riabilitazione della
dieta o un'allenza con gli asburgo: lo stesso Guglielmo parl della possibilit di
proclaiming a national war in all Germany, aggiungendo che niente l'avrebbe fermato
in una guerra con la Francia. Nel frattempo la Russia aveva avanzato l'idea, venuta a
sapere dei termini della pace, che tali cambiamenti in Germania avrebbero dovuto essere
essere sanzionati da un congresso di potenze europee; ma Bismarck fece sapere che
86

interferenze esterne avrebbero costretto la Prussia a unleash the full national strength of
Germany and the bordering countries e alle lamentele dello zar Alessandro sulla politica
rivoluzionaria prussiana la sua riposta fu ancora pi tagliente: Pressure from abroad will
compel us to proclaim the German constitution of 1849 and to adopt truly revolutionary
measures. If there is to be revolution, we would rather make it, than suffer it. Il 10 agosto
a Gavone disse che in caso di accordo tra Francia e Austria we would conduct a war of
revolution; we would incite rebellion in Hungary and organize provisional governments in
Prague and Brnn. E, in effetti, aveva spinto Eulenburg a organizzare un pre-parlamento
(8 luglio): he proclamation of the Reich constitution can be useful to us as a final means
in an extremity against France pur ammettando che really it is serviceable to us only
after a fundamental revision. Bismarck pp. 190
Dopo Sadowa, Konningratz, il re e i ministri erano stati in accordo sul fatto che gli
stati del nord dovevano essere ridimensionati, ma non liquidati: il re pensava di riuscirci
senza far venir meno il principio di legittimit, fantasticando l'annessione del principato di
Ansbach-Bayreuth, mentre l'opinione pubblica (alcune voci almeno)reclamavano
l'annessione della Sassonia, dell'Hannover e dell'Assia-Kassel; Bismarck, per, pensava
che il gioco non valesse la candela e che non vivevano soli in Europa. Ad ogni modo,
aveva chiesto all'ambasciatore di sondare l'atteggiamento francese sulla possibilit di
acquisire parte degli stati del Nord in toto e, saputo che avrebbe trovato l'opposizione di
Napoleone solo sull'acquisizione della Sassonia, si orient verso l'inclusione: every full
annexation, which can be attained without the cession of Prussian territory, is better than
the half by way of reform. Dopo aver convinto Guglielmo che era meglio o assimilare
tutti gli stati (per inziare l'assimilzazione) o lasciarli indipendenti (per riconciliarsi con i
regnanti sconfitti) e firmato l'armistizio a Nicolsburg (26 luglio), il 23 agosto venne
firmata la pace a Praga che mise fine alla Guerra delle sette settime/austro-prussiana/terza
guerra d'indipendenza: non ci furono annessioni, per Francesco Giuseppe fu obbligato a
concedere la dissoluzione della confederazione germanica, riorganizzata in due
confederazioni (del Nord e del Sud, rispetto al Meno). La Prussia poteva effettuare
modificazioni territoriali, eccetto la Sassonia, e cos fece: pur lasciando Baden,
Wurtemberg e la Baviera intatti, Hesse-Darmstadt sub perdite territoriali, vennero imposti
indennit a tutti gli stati sconfitti, e il 20 settembre vennero annessi lo S, Hannover, AssiaKassel, Nassau e la citt di Francoforte (l'odiata citt non aveva dichiarato guerra, ma
aveva pagato 6 milione di Gulden; Bismarck ne chiese 25 poi non dati per l'intervento
della regina Augusta dopo che i governanti avevano ritardato il pagamento nonostante
l'ultimatum di Manteuffel. Nel frattempo, per, il sindaco si era impiccato). Gli altri stati
del Nord (Sassonia, Assia-Darmstadt, Meclemburgo, I Ducati Ernestini (Turingia) e le
citt di Lubecca, Amburgo e Brema entrarono a far parte della Confederazione della
Germania del Nord che, attraverso il controllo della Prussia delle questioni internazionali
e militari, di fatto, divennero parte di essa. Bismarck disse: I have beaten them all! All!;
tra questi non c'erano solo i liberali, ma anche Napoleone che disse che l'autore delle
richieste a Nikolsburg era Drouyn, non lui, che diede le dimissioni. Non aveva impedito
l'espansione tedesca, ma limitata al Nord del Meno, lasciando la possibilit di influenza
francese a sud. Insistendo prima avrebbe poturo avere magari il Palatino bavarese.
Bismarck p. 192-93
87

La guerra del 1870


Dopo la guerra austro-prussiana era difficile per i francesi sottovalutare il pericolo
tedesco: nel 1866 la Prussia aveva 19 milioni di abitanti, poco pi della met della
popolazione francese (35 milioni) e di quella austriaca (33); se la Prussia - che gi
considerando la Confederazione del Nord ne contava 30 - fosse riuscita a unificare la
Germania, gli altri stati avrebbero avuto 39 milioni di abitanti, rendendola la potenza pi
grande d'Europa. Era, inoltre, passata da 1/3 degli abitanti nel 1820, meno della met nel
1860 a quasi raggiungerla. Grazie alla coscrizione universale l'esercito era 1/3 pi grande
di quello francese: gli stati minori avevano aggiunto reggimenti che gi nel 1876 erano
stati integrati nell'esercito prussiano. Nel 1876 le miniere di carbone prussiane e della
Sassonia producevano 3 volte quelle francesi. La Francia aument quintuplic i km di
ferrovia (da 2000 miglia nel 1851 a 10600 miglia nel 1870), ma la Prussia teneva banco.
Wawro p. 2, 8, 19
A Napoleone non rimaneva che impedire l'espansione prussiana a sud: Baviera,
Wuttemberg e Baden avevano altri 8 milioni di abitanti, 200 mila truppe, risorse e,
sopratutto, una posizione geopoliticamente e militarmente favorevole nei confronti della
Francia. Il pericolo era come disse l'imperatrice all'ambasciatore prussiano evidente:
con una nazione come la tua come vicino di casa [...] c' il pericolo di trovarvi a Parigi
senza preavviso. Andr a dormire francese e mi risveglier prussiana e ci era vero: la
Prussia avrebbe potuto invadere la Francia da um ampio fronte con l'Alsazia-Lorena e il
Lussemburgo come estremi. La geografia attuale limitava tale scelta, ma l'annessione del
sud no: a proposito Napoleone nel 1868 disse all'ambasciatore francese che I can only
guarantee the peace of Europe so long as Bismarck respects the present state of affairs. If
he draws the South German states into the North German Confederation, our guns will go
off of themselves. Internamente Napoleone era in difficolt: la classe media era sempre
meno leale al suo impero, poich passato il pericolo del '48 la classe media avrebbe
potuto appoggiare altri tipi di governo (repubblicano, orleanista); artigiani e operai
difficilmente lo supportavano; solo i contadini erano a lui nettamente favorevoli. Dopo il
1866 la sua popolarit dipendeva sempre pi dalle vittorie militari e diplomatiche e la
guerra del 1866 venne considerata un insulto alla Francia che per anni aveva controllato
gli affari tedeschi, specialemente perch Napoleone aveva tentato di sfruttare Bismarck
per i suoi piani senza riuscirsi e ottenere nulla in cambio. All'pposto Bismarck, aveva
sfruttato l'ingenuit francese di considerarlo un suo protetto, e dopo la battaglia pensava
che un invasione francese risvegliando la francofobia derivante dal primo Napoleone
avrebbe fatto scomparire le differenze tra le Germanie (quella protestante e quella
cattolica). Wawro p. 20-1
Essendo a conoscienza dei desideri territoriali francesi (Lussemburgo, Belgio,
Renania), l'idea di Bismarck era di costruire una situazione simile a quella della guerra
con l'Austria; la Francia, inoltre, appariva pi minacciosa (per la volont di Napoleone di
rifarsi della sconfitta) rispetto alla Prussia. Secondo il generale francese Louis Jarras la
Francia e la Prussia non erano in pace, ma in armistizio e che una guerra sarebbe potuta
scoppiare da un momento all'altro. Nel 1867 Napoleone tent di acquisire il Lussemburgo,
88

un ducato dato nel 1815 ai Paesi Bassi e posto sotto la protezione militare della Prussia
(prima anche della Conferazione). Bismarck aveva fatto intendere, dopo Sadowa, di essere
disponibile a cedere il Lussemburgo; ma nel marzo 1867, invece, respinse la richiesta e
incit politici e giornalisti al sentimento nazionale contro il tentativo francese di sottrarre
una vecchia terra tedesca.
Continua Howard p. 40

Nationalverein

89

90

TAB. 1
Situazione finanziaria del Regno di Sardegna, 184961

Parte I
Parte II

Data
Entrate
Uscite
Deficit
Debito

184950
. 183.447.496
1851
. 68.000.000
1852
. 101.564.236 . 144.870.995
. 43.306.759
1853
. 107.481.369 . 146.811.073
. 47.500.000*
1854
. 125.061.061 . 149.314.294
. 32.510.242*
1855
. 128.182.561 . 137.668.242
. 35.200.000*
1856
. 132.527.838 . 140.938.254
. 8.410.416
1857
. 135.967.866 . 143.726.866
. 7.759.545
1858
. 144.982.078 . 148.747.551
. 3.765.473**
1859
. 141.236.210 . 150.314.980
. 9.078.770
. 786.700.000
1860
. 149.343.441 . 157.805.376
. 8.461.935
1861(*)

. 457.000.000

. 903.000.000

. 446.000.000

. 2.402.300.000

Fonte: Romeo, Vita di Cavour, Laterza, Roma 1995, passim.


I dati sul deficit, eccetto quelli per lanno 1861, sono ricavati dal bilancio preventivo,
approvato nellesercizio finanziario precedente rispetto a quello indicato.
* Tenuto conto delle risultanze degli esercizi precedenti.
** In realt, a causa di impegni gi presi con leggi speciali, pari a . 14.654.792
(*) I dati si riferisce al Regno dItalia. Il debito derivante dal Regno di Sardegna pari a .
1.321.000.000

91

CAPITOLO III.
All mankind bears witness today that there is no crime, no cruelty, no
abomination that the mind of man can conceive which the German has no
perpetrated, is not perpetrating, and will not perpetrate if he is allowed to
go on. [...] There are only two divisions in the world today, human beings
and Germans, and the German knows it. Human beings have long ago
sickened of him any everything connected with him, of all he does, says,
thinks, or believes. [...] This is, for us, in truth a war to death against the
power of darkness with whom any peace except on our own terms would
be more terrible than any war.
R. Kipling,
Says we will obey if Germany wins1
Da Tocat a Smirne, non si incontra una sola citt che meriti di essere
menzionata. Ho visto con stupore la debolezza dellimpero degli Osmanli.
Questo corpo malato non si regge con un regime mite e moderato, ma con
rimedi violenti, che continuamente lo sfiancano e lo minano. []
Ecco, caro Rustan, unimmagine esatta di questo impero che, in meno di
due secoli, sar teatro dei trionfi di qualche conquistatore.
Usbek al suo amico Rustan,
a Ispahan1

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CAPITOLO II LA GUERRA DI CRIMEA

1 Doc.2: Treaty of Kk Kaynarca, 1774 (art. VII) in KIA, The Ottoman Empire
(Greenwood Press, Westport CT 2008), p.166.
2 WILLIAMS, Hirja and forced migration from nineteenth-century Russia to the
Ottoman Empire, in Cahiers du Monde Russe, 41/1 (2000), pp. 814.
3 Ibid., passim.
4 FIGES, The Crimean War: a history (Henry Holt and Company, New York 2010),
pp. 836.
5 Ibid., pp.59.
6 S.J SHAW, E.K. SHAW, History of Ottoman Empire and modern Turkey, Volome II:
reform, revolution, and the republic: the rise of modern Turkey, 18081975
(Cambridge University Press, Cambridge 1977), pp.325.
7 MARX, The real issue in Turkey (New York Tribune, 12 aprile 1853), in MARX,
The Eastern Question: a reprint of letters written 18531856 dealing with the
events of the Crimean War (Aveling, Londra 1969), pp.145.
8 S.J SHAW, E.K. SHAW, History of Ottoman Empire, cit., pp. 4950;568.
9 BOLSOVER, Nicholas I and the partition of Turkey, in The Slavonic and East
European Review, Vol. 27, 68 (1948), pp.12130.
10 Ibid., pp.11621.
11 SCHMITT, The diplomatic preliminaries of the Crimean War, in The American
Historical Review, Vol.25, 1 (1919), pp. 615.
12 ZAIONCHKOVSKI, Vostochnaya Voena, I (II), 89, cit. in TAYLOR, The struggle
for mastery in Europe, 19481918 (Oxford University Press, Oxford 1954), p. 47.
13 BOLSOVER, Nicholas I, cit., pp.13643.
14 TAYLOR, The struggle, cit., pp. 515.
15 SCHMITT, The diplomatic preliminaries, cit., pp. 424.
16 FIGES, The Crimean War, cit., pp.12631.
17 ZAIONCHKOVSKII, Vostochnaia voina, Vol.1, cit. in ibid.,pp.1345 (la trad. mia)
18 TAYLOR, The struggle, cit., pp.5760.
19 SCHMITT, The diplomatic preliminaries, cit., pp. 569.
CAPITOLO III 1856: IL NUOVO ORDINE EUROPEO

1
2
3
4
5
6

MARX, Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte (Editori Riuniti, Roma 2001), p.45.


TAYLOR, The struggle, cit., pp. 6582.
ROMEO, Vita di Cavour (Laterza, Roma 1995), pp. 27585
FIGES, The Crimean War, cit., pp. 41117.
ROMEO, Vita di Cavour, cit., passim, cap. XI.
SCHROEDER, Did the Vienna settlement rest on a balance of power?, in The

97

American Historical Review, Vol. 97, 3 (1992), pp. 68693.


7 KISSINGER, Diplomacy (Simon & Schuster, New York 1994), passim, spec. cap.IV.
8 FIGES, The Crimean War, cit., pp. 42732.
9 Ibid., pp. 43336.
10 THURSTON, The italian war of 1859 and the reorientation of russian foreign
policy, in The Historical Journal, Vol. 20, 1 (1977), pp.12732.
11 ISASTIA, Lazione della Societ Nazionale Italiana fino alla vigilia della guerra (1857
1859), in La guerra del cinquantanove Atti del Convegno Nazionale CISM
SISM sulla Seconda guerra dindipendenza (Roma, 56 novembre 2009), Societ
Italiana di Storia Militare, Roma 2010, pp. 378.
12 ROMEO, Vita di Cavour, cit., passim, capp. XIXII.
13 TAYLOR, The struggle, cit., pp. 956.
14 ROMEO, Vita di Cavour, cit., pp. 35157.
15 ISASTIA, Lazione della Societ Nazionale, cit., pp. 405.
16 BALZANI, Felice Orsini, in Dizionario Biografico degli Italiani Vol. 79
(Instituto dellEnciclopedia Italiana Treccani, Roma 2013), passim.
17 ROMEO, Vita di Cavour, cit., pp. 38486.
18 THURSTON, The italian war, cit., p.126.
19 ROMEO, Vita di Cavour, cit., pp. 35960; 37576.
20 Vittorio Emanuele II, Torino,10 gennaio 1859, cit. in MONTI (a cura di),
I discorsi della Corona con i proclami alla nazione dal 1848 al 1936 (Cedai,
Milano 1938), p.58.
21 ROMEO, Vita di Cavour, cit., pp. 39397.
22 TAYLOR, The struggle, cit., pp.1089.
21
13 THURSTON, The italian war, cit., pp.13840.
14 TAYLOR, The struggle, cit. pp.112-14

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