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Domanda n° 171
Domanda n° 172
Domanda n° 173
Domanda n° 174
Domanda n° 175
Risposta. - La storia del Santo Graal è uno dei numerosi miti usati
dai grandi capi che hanno guidato l'umanità presentando, sotto forma
di simboli, delle verità spirituali, altrimenti incomprensibili al nostro
intelletto ancora infantile.
La storia del Graal, diversamente raccontata, si ritrova in tutte
le civilizzazioni primitive e risale all'origine stessa delle religioni. I libri
scritti su questa meravigliosa panacea, che guarisce tutti i mali,
riempirebbe delle biblioteche.
Nel Medio Evo, numerosissime versioni di questa leggenda
sono state diffuse dai menestrelli, i maestri-cantori e trovatori. Forse
la più bella è la semplice versione di Wolfram di Eschembach che è
stata interpretata dal grande compositore Riccardo Wagner nel suo
dramma musicale "Parsifal",
Vuole la leggenda che, nell'Ultima Cena, nostro Signore Gesù
Cristo abbia bevuto in una certa coppa o calice; sul Calvario, poi,
quando il sangue colava dal Suo fianco trafitto, Giuseppe di Arimatea
lo avrebbe raccolto in questo stesso calice, Egli si impossessò anche
della lancia con la quale era stata praticata la ferita e la conservò per
parecchi anni. Il potere delle reliquie era tale, che lo protessero in
tutte le tribolazioni: privazioni, prigione, lungo errare. Alla fine, queste
reliquie furono trasportate in cielo e affidate alla guardia degli Angeli.
Una notte, un messaggero mistico apparve a San Titurel, gli comandò
di costruire un castello, in alto nell'aria, sulla cima di una montagna
per riunirvi un'assemblea di cavalieri che avrebbero dovuto rimanere
casti e puri. I cavalieri del Graal erano autorizzati a contemplare le
sacre reliquie in certe epoche dell'anno, cosa che ispirò loro il
desiderio e fornì loro il potere di andare per il mondo per compiervi
delle grandi prodezze d'ordine spirituale. Più tardi, Titurel affidò la
guardia del Santo Graal a suo figlio Amfortas. Sotto il regno di
quest'ultimo una terribile calamità doveva colpire i cavalieri del Graal.
Al di sopra del castello, in una "valle pagana", dimorava un
mago nero a nome Klingsor che avrebbe voluto diventare cavaliere del
Graal: non essendo casto, per rispondere alle condizioni richieste, si
praticò una mutilazione, in modo da non poter più soddisfare i suoi
desideri. Ma quando rivolse la richiesta a San Titurel, questi gli lesse
nel cuore e gli rifiutò l'ammissione. Klingsor giurò allora che, se non
poteva servire il Graal, il Graal avrebbe dovuto servire lui. Popolò il
giardino del suo castello magico di fantasmagoriche fanciulle-fiore che
aspettavano al varco i cavalieri del Graal al passaggio, li seducevano e
li distoglievano così per sempre dal loro servizio presso il Graal.
Temendo che tutti i cavalieri divenissero prigionieri di Klingsor,
Amfortas decise di combattere il mago nero. Egli portò con sé la sacra
lancia per compiere il suo disegno; ma Klingsor evocò Kundry,
creatura dalla duplice esistenza: talvolta suo involontario strumento,
talvolta serva fedele e zelante del Graal. Quando essa serve il Graal è
umile, docile, modestamente vestita. Sotto il dominio di Klingsor
diventa una donna di meravigliosa bellezza, dotata di fascino
seducente di cui è obbligata a servirsi secondo l'ordine del suo
padrone. Egli, in effetti, esercita su di essa un pieno potere, in quanto
rimane insensibile al suo fascino per effetto della mutilazione che si è
inflitto.
Kundry conforta Amfortas che, vinto, si addormenta nelle sue
braccia. La lancia gli cade; Klingsor se ne impossessa rapidamente, e
gli infligge una ferita che non può guarire. Da lunghi anni il re patisce
il martirio. Particolarmente quando toglie il velo al Santo Graal per il
servizio dei suoi cavalieri, la ferita riprende a sanguinare, causandogli
le più atroci sofferenze.
Al mattino del venerdì santo dell'anno 1857 Riccardo Wagner,
nella sua villa Wisendonck sulle rive del lago di Zurigo, contemplava
l'amena natura che lo circondava; il sole brillava in tutto il suo
splendore e miriadi di semi caduti nella terra avevano germinato
piante e fiori innumerevoli. Un pensiero gli passò per la mente: "Quale
rapporto vi è fra la morte del Salvatore a quest'epoca dell'anno e
questa germinazione multipla della vita?"
Gli fu facile, allora, avere la chiave del mistero del Graal, in
quanto esso rappresentava una delle numerose Scuole di Misteri
esistenti nel Medio Evo. La leggenda del Ciclo di Artù e della Tavola
Rotonda non è favola, ma il resoconto di fatti veri. Una Scuola di
Misteri del genere si è perpetuata nel paese del Galles, fino al tempo
della Regina Elisabetta. Molte Scuole dei Misteri esistono ancora oggi,
sebbene non siano pubblicamente conosciute come lo erano ai tempi
più spirituali del Medio Evo. Il ciclo di Artù mirava di più al lato
materiale e temporale della vita, il mistero del Graal era, invece,
assolutamente puro e spirituale. Ivi l'insegnamento dato all'adepto
non era fatto di parole, ma di un sentimento intimo; inculcato come
segue.
Voi vedete attorno a voi i diversi regni della natura
rappresentati dal minerale, il vegetale, l'animale e l'uomo. In ciascuno
di questi regni è la vita universale di Dio che si manifesta con forme
multiple, variate all'infinito. Quando tali forme si disgregano si rende
necessario rimpiazzarle con altre: l'attività generatrice assolve questo
compito. Nel regno vegetale, che è inferiore, si tratta di un'attività
casta, immacolata, senza alcuna passionalità.
Nel regno degli Dei, che ci sono superiori, essa viene utilizzata
come mezzo di generazione, anch'esso puro e casto. Nei regni
intermedi fra gli Dei e le piante, l'atto generativo non è casto in
quanto tanto l'uomo quanto l'animale, sono preda della passionalità.
L'uomo infatti, è la pianta invertita. Questa dirige senza vergogna
verso il Sole il suo organo generatore, il fiore, oggetto di fascino e di
bellezza pura: l'uomo ha gli organi genitali rivolti verso la terra e li
nasconde con vergogna, perché è pieno di passionalità. Ma l'uomo è
però chiamato a diventare Dio. Dovrà, quindi, usare la sua potenza
creatrice non per il piacere dei sensi, ma a vantaggio dei suoi fratelli.
Ne consegue che l'uomo diventerà, col tempo, simile alla pianta, ma
ad un livello più elevato. Considerate questo simbolo: il calice del fiore
che racchiude il seme è la coppa del Graal e la lancia che fa uscire il
seme dal fiore è il raggio di sole. Anche voi dovete imparare a usare la
forza solare, costruttrice di tutte le forme, senza passionalità, in modo
da concepire senza macchia e non più nel peccato.
La linfa della pianta scorre incolore, pura, casta, attraverso i
gambi e le foglie verdi. Il vostro sangue è rosso e pieno di
passionalità, ma la rigenerazione deve purificare questo sangue
tramite la forza spirituale che vi giungerà dal sole spirituale, come le
forze del sole fisico producono la linfa delle piante. Così rigenerato,
morrete uomo per risuscitare divino.
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Risposta. - Cristo disse al giovane ricco: "Va, vendi tutto ciò che
hai", ma il giovane ricco era molto attaccato alle belle cose della vita e
malinconicamente si allontanò. Cristo fece allora notare come era
forse difficile per i ricchi entrare nel Regno dei Cieli. Non disse che la
cosa era impossibile, ma sapeva benissimo che le ricchezze
racchiudono insidie e tentazioni. Tuttavia, un uomo può essere
miliardario e sforzarsi di vivere la vita superiore. Anche se le ricchezze
sono una catena e un ostacolo, sarebbe del tutto sbagliato dedurre
che impediscano ogni sviluppo occulto. Tutto dipende dall'uso che
l'uomo si propone di fare della sua fortuna. Se egli la impiega per
opprimere il prossimo e per prestigio personale, non può
evidentemente trovarvi occasioni di perfezionamento spirituale.
D'altra parte, se si considera come l'amministratore della propria
fortuna e costruisca grazie ad essa, abitazioni modello oppure
fabbriche e officine attrezzate modernamente, se lavora con ardore
alla realizzazione del suo ideale filantropico per migliorare le
condizioni umane e dare agli altri tutte le possibilità di svilupparsi
spiritualmente allora le sue ricchezze sono potenti fattori per il bene.
Quando un uomo si consacra interamente al compito di migliorare la
sorte dei suoi simili, non ha tempo per riflettere alla sua elevazione
personale sul piano dell'evoluzione e pertanto questa elevazione
avverrà, a sua insaputa forse, ma in modo certo. Le occasioni di fare
meglio e di più si moltiplicheranno nella sua vita presente e nelle sue
vite future. È il vero senso della parabola del Vangelo a proposito dei
talenti: coloro che avevano fatto buon uso dei loro talenti furono
nominati governatori di un certo numero di città, affinché potessero
svolgere funzioni conformi ai loro meriti sul piano dell'evoluzione
spirituale.
D'altra parte se un uomo, possessore di un'officina, si lascia
dominare dal desiderio di svilupparsi spiritualmente e, non pensando
che a quello, la vende e priva così i suoi operai del lavoro per vivere
una propria vita superiore e lavorare al proprio avanzamento occulto,
simile uomo si sottrae al suo dovere. Senza dubbio sarà biasimato dal
suo Istruttore, perché avrà interrato il talento che gli era stato
affidato. In una incarnazione successiva sarà privato dell'occasione
che ha volontariamente trascurato
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Domanda n° 186
Domanda n° 189
Conoscete un luogo, una casa, un pensionato dove una
persona possa vivere questa vita bella, semplice e benefica che
voi preconizzate?