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Nel corso dell’ottocento il dibattito politico si svolge tra alcune principali correnti che possono essere classificate
in funzione di tre principali criteri:
a) il giudizio da esse espresso sull’assetto generale della società dopo la rivoluzione francese e l’età
napoleonica;
b) il fine che il progetto politico che intendono realizzare si propone;
c) i modi o mezzi con i quali esse intendono conseguire tale fine.
Si cercherà di descrivere sinteticamente tali correnti in base ai criteri sopra riportati. È importante capire che
quando si parla di liberalismo, democrazia ecc, si ha a che fare con modelli teorici ed astratti utili per orientarsi
nelle complesse vicende politiche del tempo, quando si passa ad esaminare i problemi politici specifici e particolari
la situazione si complica e spesso, all’interno di uno stessa corrente, i vari autori che vi appartengono si
differenziano tra loro in modo significativo; è anche difficile classificare in modo esatto un autore inserendolo entro
una data corrente politica.
principali correnti politiche
1) Liberalismo:
a) giudizio negativo sulla situazione sociale esistente dopo la restaurazione che, tuttavia, viene considerata
passibile di miglioramento;
b) fine: realizzare una forma di stato fondata sulla costituzione, la divisione dei poteri, la rappresentanza
ottenuta attraverso il suffragio elettorale censitario (monarchia costituzionale);
c) strumenti: inizialmente (moti ‘20 e ‘30) uso della cospirazione (società segrete) e dell’insurrezione; in
seguito trasformazione sociale ottenuta attraverso un processo graduale di riforme (gradualismo).
d) esponenti: Ricardo, Smith, Burke, Guizot, Cavour, Gioberti, D’Azeglio, Balbo, Cattaneo,
2) Democrazia:
a) giudizio negativo sulla società della restaurazione, si ritiene necessario un mutamento radicale della società.
Radicalismo: mutamento della società dalle radici.
b) fine: affermazione della sovranità popolare attraverso il suffragio universale maschile;
c) strumenti: cospirativi (moti ‘20 e ‘30) e insurrezionali;
d) esponenti: Rousseau, cartismo, Mazzini, Cattaneo,
3) Socialismo marxista: si afferma intorno alla metà del secolo, esponente principale Marx
a) giudizio totalmente negativo sulla società del tempo che non è migliorabile ma deve essere abbattuta e
ricostruita su basi completamente diverse. Rifiutano anche i modelli statali e sociali liberali e democratici.
b) fine: creazione di una società che elimini la diseguaglianza che si fonda sulla proprietà privata dei mezzi di
produzione;
c) strumento: rivoluzione violenta del proletariato per abbattere la società borghese e capitalista;
4) Conservatori o conservazione:
a) giudizio: rifiuto di operare mutamenti dello stato di cose esistente risultante dopo la restaurazione;
b) fine: mantenimento dello status quo;
c) strumenti: metodi repressivi (santa alleanza, principio di intervento) o riforme che non producono reali
mutamenti nei rapporti di forza e di dominio (Luigi XVIII e la Carta ottriata);
d) esponenti: Burke, Luigi XVIII, Chateaubriand,
5) Reazione o reazionari:
a) giudizio fortemente negativo sulla società del tempo, sono i sostenitori dell’Ancien regime;
b) fine: ritorno al passato, restaurazione dell’assolutismo, eliminazione di ogni mutamento apportato dalla
rivoluzione francese e da Napoleone;
c) strumenti: repressione violenta, cospirazione e colpo di stato (gli ultrà francesi e Carlo X);
d) esponenti: De Maistre,
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Quando si passa dal piano dalla definizione dei modelli politici in ambito teorico alla discussione dei progetti
politici concreti che nascono entro le varie correnti in relazione a problemi specifici la situazione diviene molto più
complicata.
Per avere un quadro schematico di questa situazione prendiamo in esame i principali problemi del dibattito
politico della prima metà dell’ottocento:
1) regime politico: il problema è quale forma lo stato debba assumere. Vi sono diverse scelte possibili: monarchia
assoluta, diverse forme di monarchia costituzionale, repubblica. Se i reazionari sono per la prima forma e alcuni
democratici (Mazzini) e liberali (Cattaneo) per la terza, la situazione è più complessa per il regime monarchico
costituzionale, entro tale sistema sono infatti possibili diverse scelte per quanto concerne il modo in cui i poteri
devono essere distribuiti tra le diverse autorità e istituzioni dello stato:
a) costituzionalismo di matrice conservatrice e liberal-conservatrice: il potere esecutivo è del governo che è
responsabile solo di fronte al sovrano; le assemblee parlamentari sono elette in base ad un suffragio molto
ristretto, limitato ai ceti della aristocrazia terriera e del grande capitale; il sovrano può sciogliere a suo
piacimento l’assemblea e indire nuove elezioni. Modello: Chartre ococtroyèe concessa da Luigi XVIII nel
1814, per l’Italia: Statuto albertino del 1848;
b) costituzionalismo liberale: in questo caso il governo è responsabile verso l’assemblea rappresentativa, ma
questa viene eletta sulla base di un suffragio ristretto dal censo e dal grado di cultura. Modello: monarchia
costituzionale inglese e della costituzione francese del 1791;
c) costituzionalismo di matrice democratica: il governo è responsabile verso l’assemblea elettiva che non
rappresenta, come nel caso precedente, una piccola parte della popolazione, ma tutta la popolazione maschile.
Modello: costituzione spagnola del 1812.
d) Costituzionalismo repubblicano: è come il precedente ma prevede la sostituzione della monarchia con una
repubblica. Modello: costituzione del 1793, repubblica democratica a suffragio universale sul modello della
repubblica giacobina durante la rivoluzione francese.
2) suffragio elettorale: anche qui la discussione è ampia e le principali opzioni che si distinguono sono: rifiuto di
qualsiasi forma di suffragio, suffragio ristretto su base censitaria e/o culturale (grado di istruzione), suffragio
universale maschile.
3) organizzazione amministrativa dello stato: centralismo, federalismo.
Per l’Italia e altri paese la situazione è ulteriormente complicata dalla presenza di altri problemi:
1) questione nazionale: liberazione dell’Italia dal dominio straniero e raggiungimento dell’indipendenza. Le
soluzioni sono diverse:
a) diplomatica (in parte Cavour e D’Azeglio, Gioberti);
b) militare con la guida del Piemonte e l’aiuto di potenze estere (Cavour, Balbo);
c) insurrezione generale del popolo (Mazzini, Garibaldi, Pisacane);
d) complotti insurrezionali limitati con l’appoggio dei sovrani e/o di potenze straniere (società segrete:
carboneria, massoneria, adelfi e filadelfi, ecc.).
2) problema dell’unificazione: si tratta di decidere se realizzare uno stato italiano che unifichi i territori della
penisola e decidere l’organizzazione amministrativa di questo nuovo stato:
a) unità del paese e fondazione di un nuovo stato centralizzato attraverso la convocazione di un’assemblea
costituente eletta a suffragio universale che avrebbe dovuto delineare l’organizzazione del nuovo stato
(Mazzini);
b) federalismo: creazione di una confederazione di stati autonomi sotto egemonia del pontefice
(neoguelfismo), o dei Savoia (neoghibellinismo) o repubblica federale sul modello Usa (Cattaneo);
c) limitarsi ad una liberazione del paese senza creare nessuno stato unitario. È questa l’iniziale posizione di
Cavour e di altri liberali moderati che ritengono impossibile realizzare in tempi brevi l’unificazione.
Questo è solo uno schema di riferimento incompleto e generico, voi dovrete poi completarlo nei particolari
attraverso l’esame e lo studio della posizione dei singoli protagonisti delle vicende politiche europee e italiane.
Gianfranco Marini