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La nomina non costituisce rapporto di pubblico impiego; let massima per la prima
di 72 anni; i componenti durano in carica fino al compimento del 75 anno di et;
previsto un avvicendamento dei componenti nelle varie sezioni della commissione,
per cui ciascun componente non pu essere addetto alla stessa sezione per pi di
cinque anni.
Non espressamente prevista linamovibilit dei componenti in quanto non sono
consentiti tramutamenti di ufficio: il componente esercita le funzioni sempre presso la
medesima commissione.
Il sistema delle incompatibilit intesa come inidoneit a conservare la carica dopo
la nomina (ius in officio, che si contrappone al ius ad officium) anchesso molto
pi rigoroso (art. 8): in particolare, va segnalata lincompatibilit concernente
lesercizio, da parte del componente, di attivit di consulenza, assistenza o
rappresentanza in materia tributaria, che vietata in qualsiasi forma.
La decadenza dallincarico si verifica per la perdita dei requisiti di nomina, per
incompatibilt o per mancata partecipazione a tre udienze consecutive E previsto un
procedimento disciplinare il cui regolamento stato emanato dal Consiglio di
Presidenza e le sanzioni disciplinari sono lammonimento, la censura, la sospensione
dalle funzioni e la rimozione dallincarico (a seconda della gravit delladdebito).
Quanto al trattamento economico, sono previsti un compenso fisso mensile, il cui
ammontare varia in relazione alla categoria di appartenenza (presidente,
vicepresidente e giudice) ed un compenso variabile, correlato alla partecipazione alle
udienze ed alle sentenze estese dal componente (una sorta di retribuzione a cottimo).
Ma in ci non si configura una vera e propria retribuzione, giacch come si visto non si costituisce un rapporto di pubblico impiego: si tratta di un indennizzo per un
servizio onorario, teoricamente commisurato al sacrificio che il lavoro comporta e
alle spese sostenute.
Ai sensi dellart. 14 d. lgs. n. 545/92 la responsabilit dei componenti delle
Commissioni tributarie regolata dalla stessa legge prevista per i magistrati ordinari,
concernente, cio, il risarcimento dei danni cagionati nellesercizio delle funzioni
giurisdizionali. Questa disciplina muove dalla premessa che i giudici non possono
essere chiamati a rispondere del loro operato allo stesso modo di ogni altro
dipendente o funzionario pubblico, giacch ci pu implicare un condizionamento
diretto o indiretto nellesercizio di una funzione che esige imparzialit e distacco.
Pertanto ferma restando la responsabilit diretta del giudice, insieme con lo Stato,
per le condotte costituenti reato lazione per fatti compiuti dal magistrato con dolo
o colpa grave (compreso il diniego di giustizia) deve essere proposta nei confronti del
Presidente del Consiglio dei Ministri ed soggetta ad una delibazione preventiva di
ammissibilit ad opera dello stesso tribunale competente per il giudizio. Se dichiarata
ammissibile, il giudizio si svolge senza necessit della presenza del giudice, che
tuttavia pu intervenirvi; in caso di accoglimento della domanda di risarcimento del
danno, lo Stato esercita, entro un anno dallavvenuto risarcimento, lazione di rivalsa
nei confronti del magistrato con un distinto giudizio avente tale oggetto.
La giurisdizione
Premessa
Con la riforma del contenzioso tributario di cui al d. P.R. n. 636/72 non tutti i tributi
erano stati attribuiti alla giurisdizione speciale tributaria, ma solo quelli
tassativamente elencati nellart. 1, cio quasi tutti i tributi statali (irpef, irpeg, iva,
imposta di registro), tranne le imposte doganali ed alcuni tributi erariali minori, che
rimanevano nella competenza giurisdizionale del giudice ordinario come tutte le
controversie relative ai tributi degli enti locali.
In sostanziale continuit con il sistema precedente alla Carta Costituzione, si era,
infatti, ritenuto necessario mantenere la ripartizione della giurisdizione tra giudice
speciale e giudice ordinario.
Nelloriginario testo dellart. 2 del d. lgs. n. 546/92, pur conservandosi la tradizionale
delimitazione dellambito della giurisdizione mediante indicazione analitica e
tassativa dei tributi attribuiti alla cognizione delle commissioni tributarie, lelenco
degli stessi era stato notevolmente ampliato, sottraendo al giudice ordinario, tra
laltro, le controversie concernenti le imposte catastali e, soprattutto, i tributi
comunali e locali, dicitura, questultima, che secondo un orientamento, ancorch
minoritario era idonea a comprendere, oltre ai tributi comunali e provinciali, quelli
regionali. Inoltre, a conferma della tassativit dellelenco si prevedeva lestensione
della giurisdizione ad ogni altro tributo che sarebbe stato specificamente attribuito
dalla legge alle commissioni tributarie.
Con lart. 12, comma 2, della legge 22 dicembre 2001, n. 448, stato introdotto un
nuovo testo dellart. 2, che ha esteso la sfera di cognizione delle commissioni
tributarie a tutte le controversie aventi ad oggetto i tributi di ogni genere e specie,
venendo cos adottato, ai fini del riparto di tale giurisdizione da quelle ordinaria e
amministrativa, direttamente il criterio della materia in luogo della precedente
determinazione analitica. E questo criterio stato riaffermato dalla legge 2 dicembre
2005, n. 248, art. 3 bis, che ha modificato lart. 2 precisando nel primo comma , che
appartengono alla giurisdizione tributaria i tributi di ogni genere e specie, comunque
denominati e integrando il secondo comma nel senso che sono attribuiti a tale
giurisdizione anche le controversie relative a talune prestazioni patrimoniali che i
comuni sono legittimati ad imporre con regolamento ex art. 52 d. lgs. 15 dicembre
1997, n. 446, in ordine alle quali si discuteva se dovessero essere annoverate fra le
tasse oppure fossero corrispettivi di un servizio, quindi entrate patrimoniali.
In tal modo, la giurisdizione delle commissioni ha assunto carattere generale nella
materia, ulteriormente sottolineato in negativo nel primo comma dell art. 2
dallesclusione delle sole controversie relative agli atti dellesecuzione forzata
tributaria successivi alla notifica della cartella di pagamento. E si posto fine, quindi,
allirrazionale diversit di tutela, originata dal precedente sistema per i tributi
conservati al giudice ordinario, il cui superamento era stato auspicato, del resto,
dallo stesso legislatore della prima riforma del 1972.
Ai fini dellambito della disposizione, quale risulta a seguito delle ultime modifiche,
va ricordata la distinzione tra imposte e tasse e fra queste ultime e le entrate
patrimoniali.
Le imposte consistono in entrate pubbliche indistintamente dirette ad acquisire i
mezzi finanziari per il conseguimento delle finalit di interesse pubblico dello Stato o
di altri enti impositori: esse, quindi, sono espressione della solidariet generale e
devono essere correlate alla condizione reddituale o patrimoniale degli obbligati,
senza che rilevi la fruizione dei servizi pubblici al cui finanziamento vengono
destinate.
Le tasse, invece, sono entrate pubbliche differenziate in quanto destinate al
finanziamento di una specifica funzione o di un servizio pubblico e gravano sul
medesimo soggetto che fruisce degli stessi (per cui non viene in rilievo il principio
della capacit contributiva), dando luogo ad un rapporto tra il singolo e la pubblica
amministrazione avente struttura commutativa, senza che si configuri un vero e
proprio corrispettivo; e ci le avvicina ad altre entrate pubbliche ugualmente dirette a
finanziare un servizio mediante erogazioni da parte di coloro che ne fruiscono, le
quali, per, avendo fondamento contrattuale, costituiscono entrate patrimoniali e non
tributarie.
La differenza tra tali entrate e le tasse risiede, appunto, nel diverso regime giuridico,
giacch lobbligazione oggetto della tassa trova fondamento direttamente nella legge
e la sua attuazione avviene attraverso lesercizio di potest di accertamento,
sanzionatorie e di riscossione proprie dellimposizione tributaria.
In base a tale distinzione, d luogo a problemi lart. 3 bis della l. n. 248 del 2005, con
il quale sono state espressamente attribuite alla giurisdizione delle commissioni
tributarie le controversie relative alla debenza del canone per l'occupazione di spazi
ed aree pubbliche e del canone per lo scarico e la depurazione delle acque reflue
e per lo smaltimento dei rifiuti urbani, nonch le controversie attinenti l'imposta
comunale sulla pubblicit o il canone comunale sulla pubblicit e il diritto sulle
pubbliche affissioni.
Ora con riferimento al principio in precedenza considerato, per cui lampliamento
della giurisdizione tributaria non viola il divieto costituzionale di istituzione di
giudici speciali in quanto sia circoscritto alla materia tributaria, si dubitato della
conformit a tale principio della norma suddetta anzitutto per le controversie relative
al canone per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani.
La disposizione ha superato il vaglio delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione, le
quali hanno ritenuto manifestamente infondata la questione di legittimit
costituzionale della norma osservando che alle entrate della Tarsu, avente struttura e
funzione analoghe alla Tia, era stata sempre riconosciuta natura tributaria; ed altres
che limpiego del termine tariffa, non significativo in senso contrario, posto che
quel termine usato anche per entrate sicuramente tributarie, quali liva e limposta
di registro.
Analoga questione stata sollevata per le controversie relative al canone per
loccupazione di spazi ed aree pubbliche. Le Sezioni Unite, infatti, con numerose
pronunce hanno stabilito che il detto canone ha natura di entrata patrimoniale, come
configura un illecito aquiliano, ex art. 2043 c.c. e pertanto la cognizione della lite
appartiene al giudice ordinario.
Sussiste, invece, la giurisdizione del giudice tributario sulle domande di risarcimento
del danno proposte nei confronti della controparte in giudizio per responsabilit
processuale aggravata, ai sensi dellart. 96, comma 1, c.p.c. Tale domanda
proponibile, infatti, soltanto davanti al giudice che decide la controversia, il quale su
istanza della parte deve stabilire se laltra parte, rimasta totalmente soccombente,
abbia agito o resistito con dolo o colpa grave.
Il medesimo art. 96, al comma 2, prevede unaltra fattispecie di responsabilit
aggravata per la quale sufficiente la colpa lieve dellagente e si riscontra nelle
azioni cautelari ed esecutive promosse senza la normale prudenza. In particolare, nel
nostro processo, tale responsabilit configurabile nei confronti dellagente della
riscossione che abbia proceduto alliscrizione di ipoteca o al fermo di beni mobili
registrati, ai sensi degli artt. 77 e 86 d. P.R. n. 602/73, i quali provvedimenti siano
stati impugnati dal contribuente ex art. 19, lett. e bis e ter, d. lgs. n. 546/92,
deducendo linesistenza dei presupposti che li legittimano.
Sanzioni amministrative
Lart. 2 d. lgs. n. 546/92, riformulato dalla l. n. 248/01 diversamente dal precedente
testo, che espressamente limitava la giurisdizione alle sanzioni nelle materie di cui al
comma 1 (cio connesse ai tributi nominatim allora riservati alle commissioni) attribuisce alle commissioni le controversie relative alle sanzioni amministrative,
comunque irrogate da uffici finanziari; e questo enunciato, che fa perno sullorgano
che emette il provvedimento sanzionatorio, sembra estendere la competenza
giurisdizionale ad ogni sanzione amministrativa applicata da detti uffici, anche se
estranea al campo tributario.
Dubbi erano stati espressi su questa esegesi, soprattutto perch lestensione della
giurisdizione a settori diversi dellordinamento viola lart. 102 Cost., venendo la
norma a confliggere con il divieto di istituire giudici speciali.
Questi dubbi sono stati recentemente condivisi dalla Corte Costituzionale la quale,
con sentenza 14 marzo 2008, n. 130, ha dichiarato lillegittimit costituzionale
dellart. 2, comma 1, in esame, nella parte in cui attribuisce alla giurisdizione
tributaria le controversie relative alle sanzioni irrogate da uffici finanziari, anche
laddove esse conseguano alla violazione di disposizioni non aventi natura tributaria.
A questa conclusione la Corte pervenuta prendendo atto del diritto vivente,
costituito dallindirizzo dalla Corte di Cassazione nellesegesi della disposizione, e
affermando che la norma si pone in contrasto con il divieto costituzionale di
istituzione di giudici speciali laddove devolve alla giurisdizione tributaria le
controversie relative allirrogazione di sanzioni in materia estranea alla disciplina dei
rapporti tributari in virt di un mero criterio soggettivo associato allappartenenza
allAmministrazione finanziaria dellufficio competente allirrogazione delle dette
sanzioni.
Questa interpretazione della norma non rende priva di significato la diversit
dellattuale formula legislativa rispetto al testo di cui alla precedente disciplina che
La competenza
La competenza
La competenza indica la quantit di giurisdizione spettante a ciascuno degli organi
appartenenti ad una stessa giurisdizione.
Nel nostro processo la competenza prevista dallart. 4 d. lgs. n. 546/92, il cui
comma 1 dispone che le commissioni tributarie provinciali sono competenti per le
controversie proposte nei confronti degli uffici delle entrate o del territorio del
Ministero delle finanze ovvero degli enti locali ovvero dei concessionari del servizio
di riscossione, che hanno sede nella loro circoscrizione.
Diversamente dalle questioni di giurisdizione, che consistono nello stabilire se
la competenza sulla controversia appartenga alla giurisdizione ordinaria o a
quella speciale; le questioni di competenza si pongono fra giudici dello stesso
ordine.
Va ricordato, in via generale, che i criteri che la legge utilizza, nei moduli
processuali, per ripartire la competenza, sono sostanzialmente tre: criterio oggettivo,
che pu consistere nel valore o nella natura della causa o nella qualit di uno dei
soggetti; criterio funzionale, che correlato alla natura delle funzioni che il giudice
chiamato ad esercitare in un determinato processo; criterio territoriale, che attiene
alla circoscrizione territoriale assegnata allattivit di ogni organo giurisdizionale.
La ripartizione della competenza fra gli organi di giurisdizione tributaria semplice,
in quanto non esiste una ripartizione per materia e per valore, ma solo per territorio,
per cui competente sul ricorso la commissione tributaria provinciale nella cui
circoscrizione ha sede lagenzia delle entrate o il diverso ente locale impositore che
ha emesso il provvedimento che si impugna, ovvero lagente della riscossione, se
impugnato un atto da lui emesso.
La competenza sul gravame, cio sul ricorso alla commissione tributaria regionale
conseguenziale a quella provinciale, appartiene, cio, alla commissione tributaria
della regione nel cui territorio ubicata la commissione tributaria provinciale. Tale
competenza sulle controversie, e in genere quella relativa ad un giudizio di gravame,
una speciale competenza funzionale, in quanto correlata alla funzione e natura del
giudizio, che di secondo grado e presenta caratteristiche sue proprie, come
vedremo; ovviamente, la competenza della Corte di Cassazione riguarda lintero
territorio nazionale.
La competenza un presupposto per la trattazione e la pronuncia nel merito, ma non
incide sulla validit del rapporto processuale (che si instaura, come si dir, con la
notificazione del ricorso).
Inderogabilit della competenza
appello da una parte e laltra abbia riassunto il processo avanti alla commissione
tributaria individuata competente, questultimo rimane sospeso in attesa dellesito
dellappello, con la conseguenza che se lappello rigettato, la causa riassunta potr
regolarmente proseguire.
Lonere della riassunzione incombe alle parti e la relativa istanza deve essere
presentata nel termine fissato nella sentenza o, in mancanza, nel termine di sei mesi
dalla comunicazione, a cura della segreteria della commissione, pena lestinzione del
processo.
Lestinzione del giudizio non comporta lestinzione del diritto dazione e, quindi, del
diritto a ricorrere, purch tale diritto venga esercitato entro il termine di decadenza.
Litispendenza, continenza e connessione
Occorre considerare la possibilit di applicare nel processo tributario, le norme di
procedura civile sulla litispendenza, continenza e connessione, che sono situazioni
non considerate direttamente dal d. lgs. n. 546/92 e tuttavia ugualmente configurabili
nel nostro processo.
Si ha litispendenza quando una stessa controversia sia proposta dinanzi a due giudici
diversi, per cui fra i giudizi separatamente instaurati sussista identit di oggetto,
essendo uguali i soggetti, la causa petendi (le ragioni della domanda) ed il petitum
(ci che si chiede al giudice).
Nel giudizio tributario siffatta evenienza ricorre quando un medesimo atto impositivo
venga impugnato, dallo stesso destinatario, davanti a Commissioni tributarie diverse.
Nel processo civile in caso di litispendenza lart. 39, comma 1, c.p.c. stabilisce che il
giudice successivamente adito tenuto a dichiarare con sentenza la litispendenza e a
disporre la cancellazione dal ruolo della causa proposta per seconda. Questa
previsione, in virt del rinvio di cui allart. 1, comma 2, del d. lgs. 546/92 potrebbe
ritenersi applicabile nel nostro processo, sostituendosi il rimedio della cancellazione
dal ruolo con una pronuncia di inammissibilit. A ben guardare, per, non occorre far
riferimento allart. 39 c.p.c., il quale pu operare quando la stessa causa sia proposta
davanti a giudici diversi, ma ugualmente competenti. E ci non pu verificarsi nel
nostro processo, giacch una delle due commissioni adite, secondo il criterio della
competenza per territorio, sicuramente incompetente; la duplicazione si risolve,
quindi, attraverso la pronuncia di incompetenza resa da tale giudice.
Si ha continenza quando due giudizi, contemporaneamente pendenti davanti a giudici
diversi, abbiano identit di soggetti e di causa petendi e differiscano solo per la
maggiore ampiezza del petitum, nel senso che uno dei due giudizi contiene in tutto o
in parte anche quello dellaltro.
Lart. 39, comma 2, c.p.c. risolve la duplicazione in base allo stesso criterio previsto
per la litispendenza, per cui se il giudice preventivamente adito competente anche
per la causa proposta successivamente, il giudice di questa dispone la riassunzione
davanti al primo giudice; in caso contrario, questultimo a disporre la riassunzione
davanti al secondo giudice.
Diversamente dal caso della litispendenza, la disposizione deve ritenersi applicabile
anche nel processo tributario, dovendo prevalere, rispetto al principio
nella maggior parte dei casi si tratta di atti interni al procedimento, che, ove pure
mancasse la disposizione suddetta, ugualmente non sarebbero impugnabili perch
non incidono concretamente nella sfera del soggetto passivo del tributo.
Ma con ci non offesa leffettivit della tutela giurisdizionale, per una serie di
considerazioni. In primo luogo, perch regola comune ad ogni procedimento
amministrativo quella che esclude lautonoma impugnabilit degli atti interni che non
hanno carattere provvedimentale, ma strumentale o probatorio. Se lufficio
finanziario chiede informazioni ad altre autorit, esegue certi rilievi o chiede notizie o
chiarimenti al contribuente attraverso questionari, non compie atti che direttamente
incidono sulla posizione giuridica del contribuente medesimo, i quali, quindi, non
sono impugnabili appunto perch non hanno rilievo autonomo.
Talvolta, per, non chiaro se latto possa ritenersi meramente preparatorio:
discutibile se sia tale il processo verbale di constatazione della Guardia di finanza,
con riguardo alle violazioni da questa riscontrate, dal momento che il contribuente cui
deve essere notificato pu valersi delloblazione delle relative sanzioni, nel qual caso
non sembra, quindi, che si possa negare lautonomia funzionale dellatto. Come si
dir pi oltre, si discute se siano autonomamente impugnabili i c.d. avvisi bonari di
pagamento che i comuni, per i tributi di loro competenza, notificano ai contribuenti
prima delliscrizione a ruolo.
In secondo luogo, la non impugnabilit autonoma non esclude la possibilit di
impugnare tali atti davanti alle commissioni, giacch essi possono essere impugnati
insieme con uno di quelli contro cui possibile proporre ricorso, cio unitamente al
provvedimento conclusivo della fase procedimentale. Cos, nel caso del processo
verbale di constatazione, sar possibile impugnare questo atto proponendo ricorso
contro laccertamento o la rettifica che si basa su quel processo verbale.
Infine, la tassativit dellelencazione, mentre sicuramente preclude linterpretazione
analogica della norma, non ne vieta linterpretazione estensiva, secondo il principio
lex minus dixit quam voluit, per cui il contenuto palese del precetto non corrisponde a
quello effettivo, che pi ampio.
Applicando questo principio, la giurisprudenza della Cassazione, gi nella vigenza
del d. P.R. n. 636/72, aveva ritenuto autonomamente impugnabili gli atti di rigetto
delle domande di condono (cio di definizione agevolata) e quelli di diniego o di
revoca delle agevolazioni fiscali, che nel corrispondente articolo non erano
espressamente indicati come impugnabili. Si era osservato che lespressione avviso
di accertamento era tale da comprendere non solo gli atti cos denominati, ma ogni
atto, avente efficacia nei confronti del soggetto passivo del tributo, conclusivo di un
procedimento o di un subprocedimento di accertamento e se ne era dedotto che
sono impugnabili tutti i provvedimenti, comunque denominati, che accertano o
dichiarano, in tutto o in parte, lobbligazione tributaria ovvero un elemento della
stessa. Lelenco dellart. 19, primo comma, comprende ora espressamente, alla
lettera h), anche gli atti suddetti (diniego o revoca di agevolazioni; rigetto delle
domande di definizione agevolata).
risultante dal ruolo entro cinque giorni, atto meramente eventuale, essendone
prescritta la notificazione al debitore solo quando lespropriazione non sia iniziata,
con il pignoramento, entro un anno dalla notifica della cartella.
Ovviamente, tale atto impugnabile per vizi propri, che possono consistere anche in
carenze attinenti alla notifica della cartella medesima.
Liscrizione di ipoteca sugli immobili di cui allart. 77 d. P.R. 602/72; il fermo di
beni mobili registrati di cui allart. 86
Sono state attribuite alla cognizione delle commissioni tributarie le controversie
concernenti il fermo amministrativo di beni mobili registrati e liscrizione ipotecaria
disposti dallagente della riscossione, in tal modo ponendo fine al risalente dibattito
dottrinale e giurisprudenziale in ordine alla giurisdizione in materia.
Linnovazione merita consenso, sia perch coerente con il trend normativo che
radica la giurisdizione tributaria con riferimento allintera materia e sia perch
consente una pi efficace tutela del contribuente, stanti i poteri sostitutivi del giudice
tributario.
Va tuttavia avvertito che la giurisdizione delle commissioni tributarie limitata ai
crediti di natura tributaria, sicch, in presenza di una cartella che comprenda anche
crediti di altra natura, la giurisdizione spetta soltanto per i primi.
Gli atti relativi alle operazioni catastali
Sono autonomamente impugnabili gli atti relativi alle operazioni catastali,
concernenti, cio, lintestazione, delimitazione, figura, estensione, classamento dei
terreni e la ripartizione dellestimo fra compossessori, nonch relativi alla
consistenza, classamento delle unit immobiliari urbane e le attribuzione della rendita
catastale.
Il rifiuto della restituzione di tributi, sanzione pecuniarie, interessi e di ogni
altra somma indebitamente corrisposta allAmministrazione
Nel d. P. R. n. 636 del 1972 lambito della previsione normativa era pi limitato,
essendo espressamente consentita solo limpugnativa del rifiuto del rimborso di
tributi; opportunamente si ora precisato che la domanda di annullamento pu
riguardare anche gli atti di diniego della restituzione di sanzioni pecuniarie, interessi
ed altri accessori non dovuti.
Nelle ipotesi in cui lAmministrazione non emetta un provvedimento espresso di
rigetto della domanda di rimborso, secondo la precedente legislazione il contribuente
era tenuto a costituire in mora lAmministrazione e, trascorsi novanta giorni dalla
notificazione di tale atto, doveva proporre ricorso contro il silenzio-rifiuto nel termine
ordinario di sessanta giorni. Invece, in base alla disciplina vigente il contribuente,
dopo linutile decorso di novanta giorni dalla domanda di rimborso, pu proporre
ricorso alla Commissione. Ed il ricorso, piuttosto che come impugnativa del silenziorifiuto, si configura come impugnativa del silenzio-inerzia o, meglio, del silenzioinadempimento, che si forma automaticamente per il semplice decorso del tempo.
o il segmento del rapporto cui latto si riferisce e che costituisce, pertanto, leffettivo
oggetto del processo tributario; e in relazione a questo oggetto, nei limiti della
contestazione, il giudice svolge laccertamento giurisdizionale, pervenendo ad una
pronuncia che, in caso di accoglimento, statuisce direttamente sul rapporto dimposta,
sostituendosi allatto impugnato. In questo senso non si tratta di un processo di mero
annullamento, ma di annullamento-merito.
pu verificarsi che, per una qualche ragione o per mero errore dellente impositore,
latto venga intestato e notificato a persona diversa dal soggetto del rapporto
dimposta o che non ne abbia la rappresentanza. In questi casi irrilevante il difetto
di legittimazione sostanziale, giacch il destinatario deve comunque proporre il
ricorso, solo cos potendo evitare che latto divenga definitivo nei suoi confronti
nonostante lestraneit al rapporto dimposta. La legitimatio ad causam scaturisce,
quindi, in ogni caso, direttamente dallatto impositivo e in questi sensi deve dirsi che
anche nel processo tributario la qualit di parte correlata allagire ed al resistere in
giudizio.
Ai sensi dellart. 10 assumono, quindi, la qualit di parte in giudizio:
a)il ricorrente, cio il contribuente, il sostituto dimposta, lautore della violazione
oggetto dellavviso di irrogazione di sanzioni e, in genere, il destinatario del
provvedimento impugnato;
b)le amministrazioni che hanno emesso tale provvedimento, quindi:
- le agenzie (delle Entrate per la gran parte dei tributi statali, lAgenzia delle dogane
per i tributi doganali, accise, etc., lAgenzia del territorio per le controversie
catastali) e gli enti locali (comune, provincia, regione, consorzi obbligatori, camera di
commercio, etc.);
-lagente della riscossione (ora Equitalia S.p.A.), nei ricorsi concernenti atti rientranti
nella sua competenza (cartella esattoriale, provvedimenti di fermo amministrativo di
beni mobili registrati, iscrizione di ipoteca, etc.);
-lAgenzia o lente che nelle azioni di rimborso lo ha rifiutato o, comunque, non ha
emanato latto richiesto.
E appena il caso di aggiungere, poi, che la qualit di parte spetta anche ai soggetti di
cui allart. 14 della legge, che vengono, cio, chiamati in giudizio iussu iudicis (come
nel caso di litisconsorzio necessario) o ad istanza di parte ovvero vi intervengano
volontariamente.
Quanto alla rappresentanza in giudizio delle parti private valgono le regole dettate dal
codice di procedura civile in ordine alla rappresentanza necessaria ed a quella
volontaria. Tuttavia, con riferimento a questultima ipotesi, lart. 11 della legge, dopo
di avere confermato che i privati possono stare in giudizio anche a mezzo di
procuratore generale o speciale, stabilisce che la procura speciale, concernente, cio,
specificamente la rappresentanza in una determinata controversia, pu essere
conferita anche con scrittura privata non autenticata se a favore del coniuge e dei
parenti ed affini entro il quarto grado, ma valida solo ai fini della partecipazione
alludienza pubblica di trattazione.
La norma ha carattere eccezionale, anche perch deroga al principio, di carattere
assoluto nel processo civile, per cui non consentito il conferimento convenzionale
di singoli poteri processuali, principio che opera anche nel nostro processo. Pertanto,
contrariamente a quanto talvolta ritenuto in dottrina, la procura non pu esorbitare dai
limiti soggettivi (i familiari suddetti) ed oggettivi (solo udienza pubblica) innanzi
indicati. N ipotizzabile una disparit di disciplina rispetto alludienza in camera di
consiglio, posto che questa si svolge senza la presenza delle parti. Ovviamente, il
familiare cui viene conferita la procura deve farsi assistere da un difensore abilitato,
se a motivo dellentit della controversia, la difesa tecnica obbligatoria; ma del
tutto manifesto che si tratta di evenienza rara, posto che la norma diretta ad
agevolare il contribuente nelle controversie di minima entit.
Il ricorso proposto da soggetto privo di rappresentanza del ricorrente (falsus
procurator) invalido e la conseguenziale inammissibilit del ricorso pu essere
rilevata in ogni stato e grado del giudizio.
E opportuno accennare, per limportanza e frequenza della fattispecie, alla situazione
che si determina in caso di fallimento del contribuente, nel qual caso occorre stabilire
se la legittimazione a ricorrere contro laccertamento e, in genere, contro gli atti di
imposizione indirizzati al fallito relativamente, ovviamente, a periodi dimposta in
cui egli era in bonis spetti al curatore, al medesimo fallito o ad entrambi.
La soluzione nel primo senso, perch il fallito non ha pi la gestione del suo
patrimonio, che conferita, appunto, al curatore. Ma se questultimo resta inerte
perch non ha interesse a proporre ricorso (si pensi ad un fallimento privo di qualsiasi
attivo), la legittimazione va riconosciuta, secondo lorientamento della Cassazione,
anche al fallito, a cui carico si possono configurare conseguenze di carattere penale
(ed ora prassi dellufficio notificare gli avvisi ad entrambi).
Passando a considerare la parte pubblica nei cui confronti proposto il ricorso
occorre dire, quanto ai tributi statali, che il testo dellart. 10 fa ancora riferimento
allufficio del Ministero delle Finanze, mentre con il d. lgs. 30 luglio 1999, n. 300,
lesercizio della potest impositiva stato attribuito, come si visto, alle Agenzie,
che sono organi esterni dello Stato, aventi autonomia e personalit giuridica e sono
strutturate in direzioni ed uffici, secondo lo stesso modello di ripartizione della
competenza prevista per il precedente apparato ministeriale, sicch vi sono uffici
regionali e uffici locali.
Ai sensi dellart. 11, d. lgs. cit., la legittimazione davanti alle commissioni tributarie
provinciali e regionali spetta a detti uffici locali. In verit a questa conclusione non si
pervenuti agevolmente: talune commissioni tributarie ritenevano che la
legittimazione spettasse solo alla direzione centrale di ciascuna agenzia. Ma poi si
preso atto che la vicenda sostanzialmente uguale a quella che si verifica nel caso di
una diversa denominazione ed organizzazione di uffici, senza alcun atto avente
efficacia traslativa. E questa piena conclusione da condividere: l dove scritto
uffici locali del Ministero deve leggersi uffici locali delle Agenzie.
Le Agenzie stanno in giudizio nella persona del titolare dellufficio o di un delegato
che come sempre pi frequentemente accade un funzionario dellufficio del
contenzioso della stessa agenzia (c.d. ufficio avvocatile); trattasi in ogni caso di
rappresentanza organica.
Con riferimento allattivit provvedimentale dellagente della riscossione, questi
parte necessaria quando si deducono vizi concernenti il contenuto-forma della cartella
di pagamento, quale, ad es., la mancata indicazione del responsabile del
procedimento, la carenza di motivazione o un errore imputabile allagente. Invece,
quando la cartella impugnata per ragioni riguardanti la legittimit della pretesa
dellAgenzia in ordine allan o al quantum del tributo, la qualit di parte spetta alla
stessa, per cui lagente della riscossione, se il ricorso proposto contro di lui, ha la
facolt e talvolta lobbligo di chiamare in causa lAgenzia (intervento ad istanza di
parte).
Lente locale, nei cui confronti proposto il ricorso, pu stare in giudizio a mezzo
degli organi di rappresentanza previsti dal proprio ordinamento, cio, ai sensi
dellarticolo 50 del d. lgs. 18 agosto 2000, n. 267, per il comune il sindaco o suo
delegato, per la provincia il presidente della provincia o suo delegato e per la regione,
il presidente della giunta regionale o suo delegato, secondo le previsioni dei rispettivi
statuti; si richiede altres lautorizzazione della giunta, sempre se prevista dallo
statuto.
Relativamente al comune, va aggiunto che, qualora la controversia riguardi limposta
comunale sulla pubblicit e il diritto sulle pubbliche affissioni o la tassa per
loccupazione di spazi ed aree pubbliche e il relativo servizio di accertamento e
riscossione sia stato affidato in concessione a norma degli articoli 25 e 52 del decreto
legislativo 15 novembre 1993, n. 507, legittimato a stare in giudizio lo stesso
concessionario che, in forza del citato articolo 25 del decreto legislativo del 1993,
subentra al comune in tutti i diritti e obblighi inerenti la gestione del servizio.
Il ricorso
Del tutto nuovo sia rispetto alla precedente disciplina che agli altri modelli di
processo il sistema di introduzione del giudizio, che affidato ad un atto
denominato ricorso, ma per alcuni aspetti disciplinato secondo regole proprie del
giudizio civile ordinario.
Nel vigore del d. P.R. n. 636 del 1972, il ricorso veniva depositato o spedito in
originale alla commissione tributaria e depositato o spedito allufficio in copia,
attivit che rivestivano entrambe rilievo essenziale, dovendo essere compiute nel
termine di legge, pena linammissibilit del ricorso.
Nel nuovo processo, invece, latto introduttivo ugualmente qualificato ricorso, ma
deve essere prima notificato, nel termine di legge di sessanta giorni, alla controparte e
poi va depositato in segreteria, secondo unattivit che denominata costituzione in
giudizio.
Al riguardo va rilevato che il sistema diverge dal processo civile ordinario, il quale si
propone normalmente mediante citazione, che un atto cos denominato perch, oltre
a formulare la domanda rivolta al giudice e le ragioni della stessa, contiene linvito
rivolto al convenuto - appunto la citazione - a comparire davanti al giudice ad
udienza fissa (salva la possibilit che la data fissata venga differita); e questo atto
produce i suoi effetti processuali (inizio e pendenza del giudizio) e sostanziali (ad
esempio, interruzione della prescrizione) con la notificazione.
Ma il codice di procedura civile prevede speciali procedimenti, quale quello per le
controversie individuali in materia di lavoro, nei quali il giudizio si propone con
ricorso che depositato nella cancelleria del giudice competente, il quale fissa, con
decreto da emettere entro cinque giorni, ludienza di discussione, in cui le parti
devono comparire; e poi ricorso e decreto, a cura dellattore, vengono notificati al
convenuto entro dieci giorni. Nel sistema del ricorso al giudice, cio, leditio actionis
precede la vocatio in ius ed rispetto alla data della prima che va apprezzata
losservanza del termine attinente alla proponibilit dellazione.
Nel nostro processo, invece, il ricorso assoggettato alla disciplina della citazione
ordinaria, perch deve prima essere notificato e poi depositato, ma, a differenza della
citazione, non contiene la data delludienza di comparizione, che, invece, come
meglio si vedr, stabilita dal giudice ed comunicata alle parti mediante lavviso di
udienza. Ci comporta che la controversia deve considerarsi pendente, ad ogni
effetto, gi con la notificazione del ricorso.
Ci posto passiamo a considerare il contenuto-forma del ricorso, disciplinato dallart.
18.
per cui si chiede lannullamento; non sono perci ammessi, come in passato, i c.d.
ricorsi meramente interruttivi, per i quali i motivi potevano essere addotti poi.
La nuova legge, invece, consente lintegrazione dei motivi di ricorso solo nel caso di
presentazione di nuovi documenti o questi siano stati prodotti in giudizio per ordine
del giudice; e questa integrazione deve avvenire nel termine perentorio di sessanta
giorni dalla data in cui linteressato ha notizia di tale deposito. Poich la norma non
prevede alcuna comunicazione del deposito dei documenti ad opera della segreteria,
lonere di conoscenza incombe alla parte, tenuta a seguire lo svolgimento del
processo. Inoltre lintegrazione deve avvenire mediante un atto, appunto la memoria
integrativa, che deve assumere la forma del ricorso e va notificato alle controparti.
Infine, il ricorso deve essere sottoscritto dal difensore, ai sensi del terzo comma
dellart. 18.
Molto importante il quarto comma dello stesso articolo, secondo cui il ricorso
inammissibile se manca o assolutamente incerta una delle indicazioni di cui al
comma secondo, tranne quella sul codice fiscale.
La formula usata quella dellart. 156 c.p.c., per cui la nullit di un atto non pu
essere pronunciata se questo ha raggiunto lo scopo.. Cos, in tanto possibile ritenere
inesistente il requisito sub a) in quanto il destinatario dellatto non sia oggettivamente
in grado di individuare la commissione adita, evenienza sicuramente molto rara, ma
non impossibile, in quanto, come abbiamo visto, il ricorso va prima notificato e poi
depositato; tuttavia la commissione pu desumersi il pi delle volte dallatto
impugnato, sicch solo se manca anche questo elemento pu aversi assoluta
incertezza. Ugualmente non pu esservi incertezza se, nellimpugnazione di un
accertamento di valore, non si dica quale sia, secondo il ricorrente, il valore effettivo,
potendo essere sufficiente che se ne indichi leccessivit.
Tra le prescrizioni dellart. 18 non espressamente prevista lindicazione delle prove,
specificamente richiesta, invece, dagli artt. 163 c.p.c. e 414 c.p.c. Tuttavia i mezzi di
prova vanno indicati, trattandosi di processo prevalentemente dispositivo; e ci si
evince, del resto, anche dallart. 23, comma 3 riguardante la costituzione del
resistente, il quale tenuto ad indicare le prove di cui intende valersi. La mancata
indicazione non d luogo tuttavia a decadenza; a mio avviso, possono chiedersi fino a
20 giorni prima delludienza.
Va considerato, per altro, che alcuni mezzi di prova possono anche ammettersi
di ufficio; ancorch una notevole limitazione stata recentemente introdotta dalla
legge n. 248 del 2 dicembre 2005, che ha precluso al giudice la facolt di ordinare
alle parti, in qualsiasi momento, il deposito di documenti ritenuti necessari per la
decisione della controversia.
Il ricorso deve essere regolarmente bollato; non dovuto, invece, il contributo
unificato di iscrizione a ruolo, previsto per il processo civile e amministrativo.
possono proporre reclamo al collegio entro il termine perentorio di trenta giorni dalla
comunicazione medesima.
Il reclamante, poi, nei quindici giorni successivi alla notificazione del reclamo deve
depositare nella segreteria della commissione, con le modalit di cui allart. 22,
comma 1, loriginale o la copia del reclamo, a seconda del tipo di notificazione del
medesimo.
La mancata osservanza del termine di deposito determina linammissibilit del
reclamo e, di conseguenza, la definitivit del provvedimento presidenziale che ne
costituisce loggetto.
Lart. 28, terzo comma, stabilisce che le parti, nei cui confronti proposto il reclamo,
entro quindici giorni dalla sua notificazione hanno facolt di depositare memorie
difensive, ma tale termine, non dichiarato perentorio, deve essere ritenuto ordinatorio.
Ai sensi dellart. 28, quarto comma, la decisione sul reclamo spetta al collegio della
sezione presieduta dal presidente che ha adottato il provvedimento impugnato ed
assunta in camera di consiglio, senza la presenza delle parti.
La norma in esame nulla dispone quanto alla composizione del collegio, in
particolare se ad esso possa partecipare il presidente che ha emesso il provvedimento
reclamato.
Secondo un orientamento, poich il reclamo ha ad oggetto il controllo di un
provvedimento relativo al medesimo grado di giudizio ed alla medesima sezione che
lo ha emesso,non si configura la fattispecie di astensione obbligatoria.
Sembra pi convincente, per, lorientamento opposto, che trova riscontro nella
sentenza della Corte Costituzionale 15 ottobre 1999, n. 387, la quale, con riferimento
ad altra fattispecie in cui il provvedimento del giudice ugualmente sottoposto al
controllo del collegio (art. 28 l. n. 300 del 1970 e succ. modif.), ha affermato che la
previsione contenuta nellart. 51, comma 4, c.p.c., sebbene testualmente riferita
allipotesi del magistrato che abbia conosciuto della controversia in altro grado del
giudizio, ricomprende secondo uninterpretazione conforme a Costituzione anche
la fase impugnatoria.
E ci trova puntuale riscontro normativo nellart. 669 terdecies c.p.c., in tema di
tutela cautelare, per cui non pu far parte del collegio investito del reclamo, previsto
da tale disposizione, il giudice che abbia provveduto sulla istanza cautelare.
La decisione del reclamo, che deve avvenire immediatamente assume contenuto e
forme diversi a seconda che il collegio ritenga infondato o fondato il reclamo.
Nel primo caso, quando, cio, sostanzialmente conferma il provvedimento
presidenziale, il collegio pronuncia sentenza con la quale dichiara linammissibilit
del ricorso o lestinzione del processo. E la ragione per cui la pronuncia assume la
forma della sentenza e reitera la medesima statuizione contenuta nel provvedimento
reclamato sta in ci, che in tal modo consentito alla parte soccombente di proporre
gli ordinari mezzi di impugnazione contro tale sentenza.
Nel secondo caso, quando ritenga, cio, che erroneamente stata dichiarata
linammissibilit del ricorso o lestinzione del processo, il collegio pronuncia
ordinanza non impugnabile con la quale adotta altres i provvedimenti per la
Calamandrei, Istituzioni di diritto processuale civile, vol. II, Padova, 1941, pag.
167.
I poteri istruttori
Lart. 7 d. lgs. 31 dicembre 1992, n. 546, disciplina direttamente i poteri istruttori
conferiti alle commissioni tributarie ai fini dellacquisizione degli elementi necessari
per il giudizio di fatto, che nellambito della sentenza si contrappone al giudizio di
diritto, e attiene alla ricostruzione, da parte del giudice, della concreta vicenda portata
alla sua cognizione.
La disposizione riveste grande importanza sul piano sistematico almeno sotto tre
profili:
a) quanto alla qualificazione del processo come dispositivo, secondo il principio
tendenzialmente vigente nel giudizio civile ordinario, per cui il giudice
vincolato nella sua attivit di giudizio dai fatti e dalle prove offerte dalle parti,
ovvero di carattere inquisitorio, per cui rimessa al giudice la libera
acquisizione degli elementi di prova
b) quanto alla delimitazione in concreto delloggetto della prova
c) quanto al principio dellonere della prova, nella duplice funzione di regola
relativa allindividuazione della parte onerata della prova e di regola di
giudizio, per cui soccombe la parte che non ha dato dimostrazione dei fatti
costitutivi da essa dedotti
Sotto il profilo sub a), il primo comma dellarticolo esibisce due direttive che
possono, a prima lettura, apparire contraddittorie, giacch da un lato nella
prospettiva di un processo lato sensu inquisitorio stabilisce che al giudice sono
attribuite tutte le facolt istruttorie conferite agli uffici tributari e allente locale da
ciascuna legge dimposta; dallaltro, dispone che le attivit istruttorie vanno svolte
nei limiti dei fatti dedotti dalle parti, sancendo, cos, una regola propria del
processo dispositivo.
Ma la contraddizione in realt non esiste, perch le due regole operano su piani
affatto diversi.
Ad intendere il significato e la portata della disposizione, giova ricordare che essa
riproduce unanaloga norma contenuta nellart. 35, comma 1, del d. P.R. 26 ottobre
1972, n. 636 nella sua formulazione originaria, che attribuiva gli stessi poteri alla
commissione, del pari al fine di conoscere i fatti dedotti dalle parti. Questo testo,
per, era stato modificato con lart. 23 del d. P.R. 3 novembre 1981, n. 739, per cui
quei poteri venivano dati al fine di conoscere i fatti rilevanti per la decisione; e da
questa modifica aveva tratto alimento lopinione che classificava il processo
tributario fra quelli aventi carattere inquisitorio nel senso pieno del termine, essendo
difesa possono essere diversamente regolate dal legislatore, nella sua discrezionalit,
in funzione delle peculiari caratteristiche dei singoli procedimenti
Il problema si riproposto nel sistema del nuovo contenzioso con maggiore
consistenza per due ordini di ragioni: in primo luogo, perch il processo tributario
programmaticamente modellato sul giudizio civile, secondo luogo - e largomento ha
maggior peso - perch lart. 7 ha accentuato laspetto dispositivo del processo; e, in
un processo siffatto, in cui dominus la parte, non si giustifica il diniego della prova.
Va notato, infine, che linammissibilit della prova diventata una peculiarit
esclusiva del processo tributario.
Sennonch la Corte si nuovamente pronunziata in senso negativo.
Dopo di aver ribadito lorientamento secondo cui il diritto alla prova pu essere
diversamente regolato in ciascun processo dal legislatore la Corte ha osservato
a) sotto il profilo della violazione dellart. 3 Cost., che la scelta del legislatore di
vietare la prova testimoniale trova razionale giustificazione, da un lato, nella
specialit del processo tributario rispetto a quello civile e amministrativo dallaltro,
nella circostanza che il processo ancora prevalentemente documentario e che la
prova testimoniale mal si concilia con la natura della pretesa.
b) sotto il profilo della violazione dellart. 24 Cost., che lesclusione della prova non
costituisce violazione del diritto di difesa per la gi rilevata discrezionalit del
legislatore e per la possibilit, data al contribuente, di fornire aliunde la prova.
Questi argomenti non possono essere condivisi.
Non si riscontra lasserita parit di trattamento, essendo evidente che non sarebbero
accettati, neppure come indizi, dichiarazioni non giurate rese da terzi al contribuente.
Si visto altres che, anche attribuendo alle dichiarazioni di terzi valore di elementi
indiziari, ugualmente sussiste il vulnus del diritto di difesa, posto che gli elementi
indiziari sono fatti noti che danno luogo ad una prova presuntiva se gravi, precisi e
concordanti.
Ma laspetto pi inquietante della motivazione della Corte quello in cui si richiama
la spiccata specificit del processo tributario rispetto a quello civile e
amministrativo, correlata al rapporto sostanziale oggetto del giudizio. A parere
della Corte tale specificit attiene alla fondamentale ed imprescindibile esigenza
dello Stato di reperire i mezzi per lesercizio delle sue funzioni attraverso lattivit
dellamministrazione finanziaria.
Sennonch lesigenza dello Stato di assicurare il prelievo dei tributi, legittima
lesercizio del potere impositivo, ma non pu travolgere i principi sul giusto
processo.
Solo aderendo ad una concezione autoritaria e superata del favor fisci si potrebbe
sostenere che i diritti soggettivi dei contribuenti, correlati al potere impositivo dello
Stato, possano essere tutelati in modo meno intenso degli altri diritti soggettivi.
Non resta che auspicare, sulla base del novellato art. 111 Cost., il mutamento di
indirizzo della Corte o un intervento legislativo.
Presunzioni
Quanto alla nomina del relatore, va detto che questo deve essere indicato dal
presidente della sezione in uno dei componenti del collegio che tiene udienza nel
giorno fissato.
Ovviamente, il presidente pu nominare relatore se stesso, cos come, in caso di
comprovato impedimento risultante prima delludienza, pu sostituire il relatore gi
nominato.
Lavviso di trattazione. Rinvio delludienza
Ai sensi dellart. 31, primo comma, la segreteria deve dare comunicazione alle parti
costituite della data delludienza di trattazione almeno trenta giorni liberi prima della
stessa, precisando se essa avverr in camera di consiglio o sar pubblica.
Sebbene la norma non contenga particolari prescrizioni in ordine al contenuto
dellavviso, si deve ritenere che questo- oltre ad indicare la sezione della
commissione alla quale stata assegnata la controversia, la data e lora delludienza
debba essere formulato in modo da consentire la precisa identificazione del ricorso
che sar trattato.La mancanza di sicuri elementi identificativi rende invalido lavviso,
a meno che la controparte non dimostri che, nonostante le carenze dellatto, il
destinatario fosse in grado di percepirne lesatto contenuto.
Lavviso della segreteria deve essere consegnato alle parti che ne rilasciano ricevuta,
oppure spedito ad esse a mezzo del servizio postale; invece la comunicazione agli
uffici (Agenzia delle entrate; enti locali, etc.) pu essere fatta cumulativamente,
mediante elenco delle controversie da discutere.
Occorre sottolineare, poi, che le comunicazioni e le notificazioni vanno fatte - salva
la consegna a mani proprie - nel domicilio eletto o, in mancanza, nella residenza o
nella sede dichiarata dalla parte al momento della sua costituzione in giudizio.
Nelle ipotesi in cui il ricorrente od altro soggetto (chiamato o intervenuto in
giudizio) sia costituito a mezzo di difensore, gli atti vanno notificati a questultimo
(se presso di lui la parte abbia dichiarato o eletto domicilio).
Ove la comunicazione venga fatta, come quasi sempre accade, notificando lavviso
alle parti a mezzo del servizio postale, per losservanza del termine occorre avere
riguardo non alla data di spedizione, bens a quella in cui latto ricevuto dalle stesse.
Se lavviso omesso o non validamente notificato oppure intempestivo e la parte
destinataria non si costituita, la sentenza eventualmente resa nonostante tale vizio
nulla; ma linvalidit deve ritenersi sanata se la parte compaia ed accetti il
contraddittorio esplicitamente od implicitamente, discutendo il ricorso.
Il secondo comma dellart. 31, nel disporre che in caso di rinvio delludienza lavviso
va ripetuto con le stesse modalit innanzi riassunte, elenca altres le fattispecie nelle
quali il rinvio medesimo consentito, cio, il giustificato impedimento del relatore,
che non possa essere sostituito, limpedimento di una delle parti e le esigenze del
servizio.
Nonostante la non felice formulazione dellenunciato, che testualmente riferisce solo
allimpedimento del relatore lesigenza che sia giustificato, non dubbio che
siffatto requisito debba esistere anche nelle altre due ipotesi.
Piuttosto occorre dire che limpedimento pu riguardare sia la parte che il difensore
gi costituito, senza che abbia rilievo, in questultimo caso, la circostanza che vi sia
o non vi sia obbligo di difesa tecnica.
La valutazione della rilevanza dellimpedimento e della necessit (od estrema
opportunit) del rinvio affidata al prudente apprezzamento del presidente o del
collegio.
Per altro, lassenza di idonea giustificazione del rinvio non si traduce in un vizio del
processo e non inficia neppure il provvedimento relativo, potendo soltanto dar luogo
ad azione disciplinare nei confronti del giudice e, ricorrendone i presupposti, a
responsabilit.
Con riferimento alla disciplina del precedente contenzioso, giurisprudenza e dottrina
non sempre hanno ritenuto giustificato il rinvio in caso di assenza del rappresentante
dellufficio finanziario per sciopero dei dipendenti dellAmministrazione. Nel nuovo
sistemala soluzione positiva si impone, sicch da ritenere che la trattazione,
nonostante lo sciopero, sia causa di nullit del procedimento.
Deposito di documenti e memorie
Lart. 32 consente alle parti di depositare, documenti fino a venti giorni prima
delludienza di trattazione, con le modalit stabilite dallart. 24 primo comma, cio,
ove la produzione avvenga contestualmente al deposito di una memoria difensiva,
mediante elenco contenuto in tale atto, oppure, se la produzione avvenga
separatamente, elencando i documenti medesimi in apposita nota, che va depositata in
segreteria ed inserita in originale nel fascicolo di parte, ma vanno depositate altres
copie in carta semplice della stessa nota in numero pari a quello delle altre parti.
Anche il termine suddetto un termine dilatorio, essendo espressamente previsto che
i venti giorni devono essere liberi, con la conseguenza che non vanno considerati
nel calcolo n il giorno iniziale n quello finale.
Il termine perentorio, cio non consente proroghe; e come si visto appunto
entro tale termine deve costituirsi la parte resistente.
Lart. 32, al secondo comma, prevede un termine pi breve per il deposito di
memorie illustrative, che possono essere presentate fino a dieci giorni liberi prima
delludienza.
Le memorie illustrative -non possono contenere nuovi motivi, ma devono essere
limitate allillustrazione di quelli gi dedotti
Quando la trattazione della controversia debba svolgersi, come di norma, in camera
di consiglio (non essendo stata chiesta, cio, la discussione in pubblica udienza), le
parti sono altres abilitate a depositare brevi repliche scritte fino a cinque giorni
prima della camera di consiglio. La dicitura della norma delinea chiaramente i limiti
dello scritto, destinato essenzialmente a svolgere rilievi critici agli argomenti esposti
dalla controparte nelle memorie; ed anche il termine per tali repliche dilatorio,
Due avvertenze occorre ancora fare. La prima che, come per i documenti, anche le
memorie debbono essere depositate con le copie per le altre parti, mentre ci non si
esige per le repliche, non essendo ammesse altre controdeduzioni.
dallart. 12 cit. e pertanto i due processi si svolgono in modo del tutto autonomo,
secondo un orientamento legislativo comune a tutte le giurisdizioni.
I casi di sospensione del processo tributario sono quelli prima indicati: querela di
falso, pregiudiziale controversia in materia di stato o capacit delle persone. In
entrambe le ipotesi la competenza a deliberare sulla causa pregiudiziale spetta al
giudice civile (art. 9 c.p.c.) e nel frattempo il processo tributario sospeso.
La querela di falso listanza diretta ad accertare la falsit di un documento ed
lunico mezzo con cui pu essere contestata lefficacia probatoria dellatto pubblico e
della scrittura privata autenticata o riconosciuta. Le norme che regolano la speciale
procedura della querela di falso, che determina la sospensione del processo tributario,
sono quelle previste nel codice di procedura civile. La querela si propone
personalmente dalla parte contraria a quella che ha prodotto il documento o dal suo
procuratore munito di mandato speciale e deve contenere lindicazione degli elementi
comprovanti, a parere del querelante, la falsit che stata denunziata, specificando,
cio, le prove su cui basata la sua richiesta di accertamento della autenticit del
documento privato o veridicit dellatto pubblico.
Occorre altres rilevare che, secondo il rito civile ordinario, se stata promossa
azione penale per il perseguimento del reato di falso laccertamento della falsit deve
aver luogo non nella sede civile ma in quella penale. E da ritenere che anche nel
processo tributario valga la stessa regola; e ci costituisce eccezione alla norma che come si visto - vieta la sospensione del processo tributario per pregiudizialit
penale.
Quando, come si detto, il giudizio sul falso non si debba spostare in sede penale, la
decisione sulla querela di falso spetta al tribunale civile, in composizione collegiale,
ex art. 50 bis, n. 1 c.p.c., stante lobbligatoriet dellintervento del pubblico ministero;
il procedimento si svolge nelle forme di cui allart. 221 e ss. c.p.c. ed diretto
esclusivamente allaccertamento della falsit; la sentenza che conclude il giudizio
non ha efficacia limitata alla causa dalla quale ha tratto origine ed alla sole parti di
tale causa, ma spiega effetti erga omnes.
La sospensione del processo tributario pu essere disposta dal presidente della
sezione oppure dal collegio.
Se la querela di falso respinta il documento viene restituito a chi lha prodotto pu
essere utilizzato, ovviamente, nel processo tributario; se invece ne viene dichiarata la
falsit, esso non pu essere pi utilizzato.
Altra ipotesi di sospensione del processo tributario quella in cui si debba risolvere,
in via pregiudiziale, una questione sullo stato o la capacit delle persone.
Lo stato dellindividuo concerne la sua posizione nellambito familiare, le cui
illegittime modificazioni sono sanzionate dallordinamento anche penalmente (artt.
566 e ss. c.p.). Quando nel corso del processo tributario sorga una questione al
riguardo, che abbia rilevanza ai fini della decisione nel merito, il giudizio deve
essere sospeso in attesa della decisione di tale questione con sentenza passata in
giudicato: si pensi, ad esempio, alla necessit di accertare lo stato di figlio ai fini del
diritto alle deduzioni per oneri di famiglia.
determinato la sospensione, il processo continua se entro sei mesi da tale data viene
presentata da una delle parti istanza di trattazione al presidente di sezione della
Commissione presso cui pende.
Il presidente, se non ritiene di dichiarare linammissibilit del ricorso, ove ne
ricorrano i presupposti (art. 27) fissa la trattazione della controversia e nomina il
relatore; il compimento di queste finalit discende dal rinvio che lart. 47 opera al
disposto dellart. 30, che appunto disciplina linizio della fase di trattazione della
controversia.
Nonostante la legge nulla dica al riguardo, da ritenere che il processo sospeso non
debba cominciare ex novo, senza tenere conto degli atti in precedenza compiuti. In
aderenza ai principi generali, se atti validi erano stati compiuti prima della
sospensione, non si vede perch essi non debbano essere utilizzabili.
primo senso, richiedendo lart. 2495 c.c., comma 2, per lestinzione della societ solo
la cancellazione dal registro delle imprese.
Il cambiamento della ragione sociale, la trasformazione o la messa in liquidazione
della societ non sono cause equiparabili alla estinzione e tali da comportare, quindi,
la interruzione del processo.
A problemi davano luogo in passato le fattispecie di fusione societaria in corso di
causa, tanto nellipotesi di fusione di due o pi societ che danno vita ad una nuova
societ (c.d. fusione in senso proprio), quanto di confluenza di una o pi societ in
altra societ esistente (c.d. fusione per incorporazione.Secondo lopinione minoritaria
in dottrina, ma assolutamente prevalente in giurisprudenza, la vicenda comportava,
sul piano processuale, lapplicabilit della disciplina della successione nel processo,
di cui allart. 110 c.p.c., e, quindi, di quella della interruzione del processo:si
ravvisava, in pratica, un fenomeno analogo alla successione mortis causa, che d
luogo ad interruzione del processo.
In conseguenza della modifica del diritto societario, lorientamento della Corte di
Cassazione ora nel senso che la fusione tra societ non realizza pi un fenomeno
estintivo-costitutivo degli enti, bens una mera modificazione evolutiva dello stesso
soggetto, con la conseguenza che la societ incorporata o, nel caso di fusione propria,
le societ fuse non perdono la capacit processuale ed il processo non deve essere
interrotto.
Questo principio trova applicazione, ovviamente, anche nel processo tributario per
cui nelle fattispecie suddette il giudizio prosegue nei confronti della parte originaria,
verificandosi soltanto un mutamento organizzativo della stessa.
Quanto alla perdita della capacit di stare in giudizio, si osserva che si tratta delle
ipotesi di incapacit legale, assoluta o relativa, come linterdizione e linabilitazione
(nonch secondo unopinione lassenza della persona scomparsa, art. 48 e 49
c.c.). Occorre, comunque, che sia stata pronunciata sentenza di interdizione o
inabilitazione e sia stato nominato un tutore provvisorio, e perci la incapacit
naturale non evento che determina la perdita della capacit di stare in giudizio.
Il fallimento costituisce causa di perdita della capacit processuale sia per le persone
fisiche che per le persone giuridiche, per le quali ultime comporta identica
conseguenza la liquidazione coatta amministrativa.
Occorre ricordare, tuttavia, che al fallito viene riconosciuta una eccezionale
legittimazione processuale suppletiva, relativa ai rapporti patrimoniali compresi nel
fallimento, per il caso di disinteresse od inerzia degli organi fallimentari, eccezionale
legittimazione che pu ravvisarsi, in pendenza di un giudizio tributario, quando
lesito di questo possa influenzare un procedimento penale per violazioni tributarie
sanzionate penalmente.
Per quanto concerne il legale rappresentante della parte, le cause che possono
determinarne il venir meno e/o la perdita della capacit processuale sono:
- la morte del rappresentante legale rappresentanza organica);
- la cessazione della rappresentanza legale per causa diversa dalla morte. In genere si
ritiene che non si ha interruzione del processo quando la cessazione si riferisce alla
Passando a considerare gli eventi riferibili al difensore della parte, la previsione di cui
alla lettera b) dellart. 40 riproduce lart. 301 c.p.c. e sono, quindi, causa di
interruzione la morte, la radiazione o la sospensione dallalbo, ruolo o elenco di uno
dei difensori incaricati ai sensi dellart. 12 d. lgs. 546/1992. Non sono causa di
interruzione, dunque, la revoca dellincarico da parte del cliente o la rinuncia al
mandato da parte del difensore.
Stante il carattere tassativo dellelencazione, dubbio che sia causa di interruzione la
cancellazione volontaria del difensore dallalbo professionale; ma la Cassazione ha
recentemente dato risposta positiva al quesito.
Gli effetti della interruzione, previsti dallart. 42, sono gli stessi gi esaminati a
proposito della sospensione.
E principio pacifico, poi, che la mancata dichiarazione dellinterruzione automatica
del processo da parte del giudice, ex art. 41 d. lgs. n. 546/92, d luogo a nullit degli
atti processuali successivamente compiuti.. Pertanto la sentenza emessa nonostante
linterruzione ugualmente nulla e tale nullit deve essere fatta valere con gli
ordinari mezzi di gravame, in forza del principio di assorbimento di cui allart. 161
c.p.c.
Come nel processo civile ordinario, il nuovo contenzioso tributario lascia
alliniziativa delle parti la prosecuzione del processo interrotto. Entro sei mesi dalla
dichiarazione di interruzione deve essere rivolta al presidente della sezione, presso
cui pende il processo, istanza di trattazione per farlo proseguire; tale istanza pu
essere presentata non solo dalla parte colpita dallevento e dai suoi successori, ma
anche da qualsiasi altra parte interessata; nel caso di morte della parte, se vi sono pi
successori, sufficiente listanza di uno di essi per riattivare il processo, salva la
necessit di integrare successivamente il contraddittorio nei confronti degli altri eredi.
Il presidente della sezione fissa la trattazione della causa secondo le regole ordinarie
poich il processo torna alla fase iniziale. Come gi rilevato per lipotesi di
sospensione, gli atti validamente compiuti prima della dichiarazione di interruzione
rimangono utilizzabili.
Fissata la data della nuova udienza, lavviso di trattazione di cui allart. 31, dovr
essere inviato a tutte le parti costituite e compresa quella colpita dallevento, che ha
dato luogo alla interruzione. A questo proposito va detto che entro un anno dalla
morte della parte la comunicazione pu essere effettuata agli eredi collettivamente o
impersonalmente nel domicilio eletto dal defunto o, in mancanza, nella residenza del
medesimo quale risultante dal ricorso.
Per semplificare al massimo la ripresa del processo alla parte colpita dallevento
interruttivo o ai suoi successori consentito di proseguire il giudizio anche solo
mediante la produzione di documenti o memorie ovvero per facta concludentia,
partecipando alla discussione con lassistenza di un difensore incaricato nelle forme
di legge.
Il processo di estingue se n la parte colpita, n i successori di questa, n altra parte
presenti entro sei mesi dalla interruzione listanza di trattazione.
Poich la dichiarazione di interruzione deve intervenire in ogni caso, ancorch si tratti
di interruzione automatica, preferibile ritenere che il decorso del termine di sei mesi
per listanza di trattazione decorra sempre dalla data del provvedimento dichiarativo
dellinterruzione e non dal momento dellevento.
Se occorre disporre atti istruttori (richiesta di documenti alla p.a.; ordine di esibizione
di documenti; consulenza tecnica, etc.) il collegio pronunzia ordinanza (e non
sentenza). E pronuncia ordinanza anche in altri casi, cio:
a) quando solleva una questione di legittimit costituzionale
b) quando dispone la sospensione del processo o ne dichiara linterruzione
c) quando deve fare rapporto al Procuratore della Repubblica perch emergono
ipotesi di reato,
d) quando rinvia ludienza per un legittimo impedimento o per ragioni di ufficio.
In ogni altro caso il collegio pronuncia sentenza, in ordine alla quale occorre
distinguere il contenuto formale dal contenuto sostanziale. Il profilo formale
regolato dallart. 36, secondo cui la sentenza pronunciata in nome del popolo
italiano ed intestata alla Repubblica italiana e deve contenere: 1) lindicazione
della composizione del collegio, delle parti e dei loro difensori se vi sono; 2) la
concisa esposizione dello svolgimento del processo; 3) le richieste delle parti; 4) la
succinta esposizione dei motivi in fatto e diritto; 5) il dispositivo. La sentenza deve
inoltre contenere la data della deliberazione ed sottoscritta dal presidente e
dallestensore.
Molto importanti i requisiti n. 3 e 4. La sentenza deve indicare le ragioni in fatto e in
diritto che giustificano la decisione; ed estremamente importante ai fini dei giudizi
di impugnazione, cio dellappello alla Commissione tributaria regionale e del ricorso
per cassazione .
Come diremo quando parleremo dellappello, la Commissione regionale, che anche
giudice del fatto, pu ritenere non provata una circostanza che, invece, stata
ritenutacerta dalla commissione provinciale e viceversa ,
Nel giudizio davanti alla Corte di Cassazione - che non giudice del fatto - la
motivazione controllabile come tale per linsufficienza, illogicit o
contraddittoriet ed sindacabile sotto il profilo del diritto, cio della violazione di
legge, che il compito specifico attribuito alla Corte di Cassazione.
La motivazione deve essere effettiva e non meramente apparente .
Il dispositivo la statuizione che il collegio emette in ordine al ricorso ed allatto
impugnato, pronunciando leventuale condanna dellAmministrazione al pagamento
di somme, ed in ordine alle spese del giudizio. Ma motivazione e dispositivo si
integrano a vicenda, nel senso che le eventuali carenze di questultimo possono
rilevarsi insussistenti alla stregua della motivazione ,
Sotto il profilo formale va segnalata una importante differenza rispetto alla
precedente disciplina del contenzioso.
Il dispositivo, formato dal collegio (in camera di consiglio) e sottoscritto dal
presidente, doveva essere immediatamente depositato in segreteria, presso la quale le
parti potevano immediatamente prendere visione; latto giurisdizionale veniva ad
esistenza, quindi, gi con il deposito, che segnava, con la sua irretrattabilit, la
chiusura del procedimento di deliberazione; mentre lattivit successiva riguardava
la formazione del documento completo della decisione, che era sostanzialmente
originale solo quanto allesposizione dei motivi che sorreggevano il giudizio e non
era formato dal collegio, ma dal relatore e dal presidente i quali soltanto lo
sottoscrivevano.
Nellattuale processo, invece, la pronuncia viene a giuridica esistenza solo con la
formazione del documento originale, completato dalla sottoscrizione del presidente,
del relatore e del segretario, e con il suo deposito in segreteria.
Passiamo a considerare brevemente i tipi di sentenza che possono essere resi dalle
commissioni tributarie.
1) Sentenze in materia processuale:
a) dichiarative del difetto di giurisdizione, cio la controversia non appartiene alla
speciale giurisdizione tributaria
b) dichiarative dellincompetenza , ex art. 5, la quale (incompetenza) pu essere
rilevata anche dufficio, soltanto nel grado cui si riferisce e, cio, quella originaria,
solo davanti alle commissioni provinciali. Come sappiamo, non ammesso il
regolamento; si deve indicare la commissione competente ed occorre stabilire il
termine per la riassunzione, che, se non indicato, di sei mesi. Se la riassunzione
tempestiva, lincompetenza e la competenza diventano incontestabili.
c) dichiarative dellinammissibilit del ricorso (se non dichiarata, ovviamente, in
sede di esame preliminare): perci: ricorso intempestivo ((non sessanta giorni); non
sottoscritto dal difensore; mancata costituzione in giudizio del ricorrente; incertezza
assoluta di uno dei requisiti del ricorso, cio dellindicazione di cui allart. 18; non
conformit dellatto depositato con il ricorso notificato alla controparte. Inoltre,
dichiarative dellinammissibilit dei motivi aggiunti nellipotesi di cui allart. 24
comma terzo, dopo che stata fissata ludienza di trattazione.
c) dichiarazione di estinzione del processo: se non si provvede allintegrazione del
contraddittorio nel termine assegnato dal giudice (o alla riassunzione o alla
prosecuzione nei casi di sospensione o interruzione (art. 45) ovvero per rinunzia (art.
44) o cessazione della materia del contendere (art. 46).
2) Sentenze di merito:
a) di rigetto del ricorso, perch si escludono i vizi formali o sostanziali dellatto
impugnato oppure viene negato il diritto al rimborso
b) di accoglimento del ricorso per invalidit diretta o derivata dallatto impugnato:
come esempio della prima ipotesi, un atto di accertamento carente di motivazione
(vizio proprio dellatto) e, della seconda ipotesi, liscrizione a ruolo non preceduto da
atto di accertamento validamente notificato
c) di accoglimento del ricorso con annullamento totale o parziale dellatto
impugnato e determinazione ex novo, in questultimo caso, del minore tributo o della
minore sanzione pecuniaria.
d) di accoglimento totale o parziale della domanda di rimborso, con condanna
dellAmministrazione al pagamento di somme (ex art. 69);
e) condanna della parte soccombente alle spese del giudizio ex artt. 15 e 69. In
queste ipotesi, dopo che la sentenza passata in giudicato, la segreteria tenuta a
rilasciare copia della sentenza in forma esecutiva (art. 69).
Dalla tipologia delle sentenze risulta chiaramente quanto pi volte si detto in ordine
alla materia della giurisdizione speciale tributaria, cio che: una giurisdizione di
annullamento - merito, nel senso che consente di impugnare latto sia per vizi formali
e sia per lingiustizia della tassazione; in questo secondo caso il giudice statuisce nel
merito del rapporto, per modo che, la sentenza si sostituisce allatto impugnato nella
parte in cui questo viene rimosso.
Pubblicazione e comunicazione della sentenza (art. 37) il relatore-estensore forma la
minuta e la consegna al presidente, il quale la sottoscrive e la consegna al segretario
che ne fa risultare il deposito.
La revocazione
Caratteri della revocazione
In materia di revocazione prevista una disciplina che, pur in larga parte mutuata dal
codice di rito, da questo si discosta per alcuni aspetti non marginali.
Sul piano sistematico va anzitutto ricordato che listituto si inquadra tra i mezzi di
impugnazione c.d. a critica vincolata, giacch proponibile soltanto per i vizi della
sentenza, particolarmente gravi, derivanti dai motivi elencati nellart. 395 c.p.c., cio
il dolo della parte o del giudice, la falsit di prove, il recupero di documenti, lerrore
di fatto o il contrasto con precedente giudicato. Ed principio consolidato che
lelencazione tassativa .
La revocazione assume il carattere di impugnazione ordinaria o straordinaria,
distinzione che riguarda, com noto, tutti i mezzi di impugnazione, a seconda che la
loro proponibilit impedisca o non impedisca il passaggio in giudicato della sentenza:
i primi sono mezzi di revisione ordinari della sentenza, sicch il giudicato si forma
solo in conseguenza dellesaurimento o del mancato esperimento di tali
impugnazioni; i secondi, invece, sono proponibili proprio contro le sentenze passate
in giudicato. Pertanto la revocazione ordinaria nei casi di cui ai n. 4 e 5, cio
lerrore di fatto e, rispettivamente, la contrariet di giudicati; straordinaria, invece,
negli altri casi (n. 1, 2, 3 e 6 art. 395 c.p.c.), in cui il vizio non rilevabile dal testo
della sentenza e perci il termine per proporre la revocazione decorre dal giorno in
cui il vizio medesimo divenga palese .
Lelemento fondamentale che caratterizza la revocazione differenziandola
nettamente dal ricorso per cassazione, concernente gli errori nel giudizio di diritto per
violazione o falsa applicazione di norme sostanziali o processuali e i vizi logici del
ragionamento dato dalla sua limitazione agli errori nel giudizio di fatto, attinenti
allaccertamento della concreta vicenda portata alla cognizione del giudice.
Il processo tributario si estingue altres, ai sensi dellart. 46, nei casi di definizione
della controversia previsti dalla legge e in ogni altro caso in cui venga a cessare la
materia del contendere.
Lipotesi pi comune del primo tipo quella in cui il contribuente acceda ad una
procedura di condono o di definizione agevolata delle controversie.
La materia del contendere pu, poi, cessare o perch il contribuente faccia
acquiescenza al provvedimento prima impugnato, adempiendo senza riserve la
pretesa fiscale, o ed lipotesi di gran lunga pi frequente perch lufficio
tributario ritiri latto impugnato o ne proceda allannullamento in sede di autotutela
(v. Cass. n. 12276 del 2001 e n. 7833 del 2001) o effettui lo sgravio di quanto
richiesto al contribuente, per modo che viene meno loggetto della controversia.
Se le leggi speciali non dispongono diversamente, la cessazione della materia del
contendere dichiarata con decreto presidenziale o con sentenza della commissione;
e, come di consueto, il provvedimento monocratico reclamabile al Collegio.
Ai sensi della norma in esame, salvo diversa disposizione, le spese del processo
restano a carico di chi la ha anticipate, ma la disposizione che deroga al principio
della soccombenza - non appare in regola con i principi del giusto processo, posto che
le spese del giudizio non possono porsi ex lege a carico della parte che ha ragione
(art. 111 Cost.). Le spese, infatti, dovrebbero far carico a chi le ha cagionate e,
dunque, allufficio tributario se ha coltivato una pretesa infondata o al contribuente,
se ha proposto un ricorso poi abbandonato; ed a questo scopo vige, nel giudizio
ordinario, il principio della soccombenza virtuale.
La Corte Costituzionale, che aveva ritenuto pi volte infondata la questione di
costituzionalit della norma (Corte Cost. ord. 29 gennaio 2005, n. 68; ord 3
novembre 2000, n. 465), con sentenza del 12 luglio 2005, n. 274, ha dichiarato
lincostituzionalit della disposizione affermando il principio che il giudice, nel
dichiarare cessata la materia del contendere, deve applicare la regola della
soccombenza virtuale, come nellordinario processo civile.
La revocazione
Caratteri della revocazione
Il rimedio della revocazione della sentenza specificamente regolato negli artt. 6467, i quali prevedono una disciplina che, pur in larga parte mutuata dal codice di rito,
da questo si discosta per alcuni aspetti non marginali.
Sul piano sistematico va anzitutto ricordato che listituto si inquadra tra i mezzi di
impugnazione c.d. a critica vincolata, giacch proponibile soltanto per i vizi della
sentenza, particolarmente gravi, derivanti dai motivi elencati nellart. 395 c.p.c., cio
il dolo della parte o del giudice, la falsit di prove, il recupero di documenti, lerrore
di fatto o il contrasto con precedente giudicato. Ed principio consolidato che
lelencazione tassativa.
La revocazione assume il carattere di impugnazione ordinaria o straordinaria,
distinzione che riguarda, com noto, tutti i mezzi di impugnazione, a seconda che la
loro proponibilit impedisca o non impedisca il passaggio in giudicato della sentenza:
i primi sono mezzi di revisione ordinari della sentenza, sicch il giudicato si forma
solo in conseguenza dellesaurimento o del mancato esperimento di tali
impugnazioni; i secondi, invece, sono proponibili proprio contro le sentenze passate
in giudicato. Pertanto la revocazione ordinaria nei casi di cui ai n. 4 e 5 cio
lerrore di fatto e, rispettivamente, la contrariet di giudicati che, come meglio si
dir, sono vizi palesi, in quanto immediatamente rilevabili dalla stessa sentenza, con
la conseguenza che il regime dei termini per proporre il gravame quello ordinario;
straordinaria, invece, negli altri casi (n. 1, 2, 3 e 6 art. 395 c.p.c.), in cui il vizio non
rilevabile dal testo della sentenza e perci il termine per proporre la revocazione
decorre dal giorno in cui il vizio medesimo divenga palese.
E la ratio di tale disciplina andava individuata in ci, che la revocazione per sua
natura riveste carattere pregiudiziale rispetto al ricorso per cassazione: nelliter logico
della decisione i vizi che si fanno valere con la revocazione si collocano in un
momento antecedente ai vizi che si denunciano in Cassazione, giacch il giudice
arriva allapplicazione delle norme dopo la ricostruzione del fatto.
Con il nuovo testo dellart. 398, comma 4, stata introdotta, invece, la regola
opposta, per cui la proposizione della revocazione non sospende il termine per
ricorrere per cassazione n il relativo procedimento; tuttavia la sospensione pu
essere disposta, su istanza delle parti interessate, dal giudice dinanzi al quale
proposta la domanda revocazione, se non ritenga che questa sia manifestamente
infondata.
Con questa disposizione la sospensione ope legis stata trasformata in sospensione
ope iudicis allo scopo di evitare un uso strumentale della revocazione, in passato
spesso proposta a scopo dilatorio, per paralizzare lo svolgimento del giudizio di
cassazione.
Rientra nel potere dispositivo delle parti richiedere la sospensione ma la necessit od
opportunit della stessa deve essere apprezzata in concreto dal giudice, tenuto ad una
sommaria delibazione della domanda di revocazione allo scopo di accertare che non
sia manifestamente infondata; e solo in questo caso (di non manifesta infondatezza)
ha la facolt e non lobbligo di disporre la sospensione.
Si tratta di un provvedimento discrezionale, che va adottato con ordinanza e che, non
avendo carattere decisorio, non impugnabile tanto se accolga, quanto se respinga la
domanda di sospensione.
La norma non contiene, poi, una specifica previsione per lipotesi che il giudice
ometta di provvedere sullistanza di sospensione, N risultano pronunce
giurisprudenziali al riguardo; ma stante, appunto, il carattere discrezionale della
sospensione da ritenere che lomissione non produca alcuna conseguenza in ordine
al termine per proporre il ricorso per cassazione contro la sentenza revocanda, che
continua a decorrere. Tuttavia, nelle ipotesi di revocazione ordinaria ci non
determina, ovviamente, il passaggio in giudicato di detta sentenza, che impedito
dalla pendenza del giudizio di revocazione, giacch sulla domanda di revocazione
resta proponibile il ricorso per cassazione.
Nel caso in cui la sospensione venga negata, possibile il contemporaneo
svolgimento del procedimento di revocazione e di quello di cassazione, in modo del
tutto autonomo luno rispetto allaltro in ragione del diverso oggetto di ciascuno, pur
riferendosi entrambi alla medesima sentenza.
Quanto ai problemi di coordinamento che sorgono allorquando si conosce lesito di
uno dei due procedimenti, nel silenzio della legge, stato ritenuto che nel caso
intervenga prima la pronuncia di merito accoglimento della domanda di revocazione
e tale pronuncia passi in giudicato, cos sostituendosi alla sentenza impugnata (sui
medesimi capi) con ricorso per cassazione, questultimo giudizio non ha pi ragione
dessere e si impone, quindi una pronuncia di cessazione della materia del
contendere.
Viceversa, qualora si giunga prima alla sentenza di rigetto del ricorso per cassazione,
in virt della pregiudizialit dellaccertamento da compiersi con il giudizio di
revocazione, questo deve proseguire ed in caso di suo accoglimento la pronuncia di
cassazione rimarr priva di effetti.
Infine, nel caso che il ricorso per cassazione sia accolto e la sentenza impugnata sia
annullata, diventa inammissibile, per sopravvenuta carenza di interesse, il ricorso per
cassazione precedentemente proposto contro la sentenza che abbia rigettato la
richiesta di revocazione, ormai priva di oggetto.
Va sottolineato che leffetto della sospensione disposta cessa con la comunicazione
della sentenza che statuisce sulla revocazione, come prevede lart. 398, comma 4,
c.p.c., senza che sia necessario il passaggio in giudicato di tale pronuncia.
Inoltre, il procedimento di cassazione potr essere instaurato o proseguire qualora la
sentenza di revocazione (sia di accoglimento che di rigetto) venga a sua volta
impugnata per cassazione, e in tal caso i due ricorsi potranno essere riuniti.
Oltre alle sentenze delle commissioni tributarie, sono revocabili, ovviamente, le
decisioni emesse dalle corti di appello e dalla Commissione Tributaria Centrale nelle
controversie pendenti innanzi a detti organi.
Si discute se lart. 403, comma 1, c.p.c., il quale esclude la revocabilit delle sentenze
pronunciate nel giudizio di revocazione (secondo il broccardo rivocatio rivocationis
non valet), sia applicabile nel processo tributario in cui non richiamato. Al riguardo
va ricordato che analogo dubbio era sorto nellesegesi dellart. 41 d. P.R. n. 636 del
1972 e che, pur con qualche autorevole dissenso, era prevalsa lopinione favorevole
alloperativit del divieto nel processo tributario stante il generico richiamo alla
disciplina del codice.
Ma non sembra che questa soluzione possa essere condivisa nel nuovo contenzioso,
posto che lart. 67, comma 2, d. lgs. n. 546/92 non prevede una limitazione in tal
senso, disponendo, invece, che la sentenza del giudice della revocazione
impugnabile con tutti i mezzi ai quali era originariamente soggetta la sentenza
revocata, compresa, quindi, la stessa revocazione.
Deve escludersi lapplicabilit del rimedio alle ordinanze e ai decreti emessi dai
giudici tributari, che quando hanno contenuto decisorio o sono reclamabili o sono
espressamente dichiarati non impugnabili.
Va ricordato, infine, che, ai sensi dellart. 391 bis c.p.c. (introdotto con la legge n.
353 del 1990), la revocazione delle sentenze della Corte di Cassazione, ammessa
solo per i motivi di cui allart. 395 n. 4 c.p.c., cio per errore di fatto; e la norma si
applica, ovviamente, anche alle sentenze della Suprema Corte in materia tributaria.
Motivi di revocazione
Il d. lgs. n. 546 del 1992 richiama integralmente nel processo tributario la disciplina
dettata dallart. 395 c.p.c. in ordine ai motivi della revocazione, i quali vengono qui di
seguito considerati.
Dolo di una delle parti in danno dellaltra.
tanto nelluno quanto nellaltro caso se il fatto non costitu un punto controverso sul
quale la sentenza impugnata per revocazione abbia pronunciato.
Questo tipo di errore presuppone, quindi, il contrasto tra due diverse rappresentazioni
dello stesso oggetto, emergenti una dalla sentenza e laltra dagli atti e documenti
processuali, purch, da un lato, la realt desumibile dalla sentenza sia frutto di una
supposizione, e non di valutazione o di giudizio altrimenti esso d luogo al ricorso
per cassazione ai sensi dellart. 360, n. 5, c.p.c. e, dallaltro, quella risultante dagli atti
e documenti non sia stata contestata dalle parti.
Lerrore motivo di revocazione deve interessare un profilo decisivo della sentenza,
occorre, cio, trovarsi in presenza di un errore essenziale.
Con riferimento alle sentenze della Corte di Cassazione, la revocazione per errore di
fatto deve avere ad oggetto i c.d. atti interni, ossia quelli che la Corte tenuta ad
esaminare direttamente nellambito dei motivi del ricorso o delle questioni rilevabili
dufficio e deve avere, quindi, carattere autonomo, nel senso che deve incidere
direttamente ed esclusivamente sulla sentenza della Corte.
Manifestamente non integra lerrore revocatorio lomesso esame di un precedente
giurisprudenziale richiamato e prodotto dalla parte, in quanto questo costituisce
unallegazione difensiva e non un fatto sul quale possa verificarsi detto errore.
Contraddittoriet con un precedente giudicato.
Tale motivo di revocazione (art.395, n. 5, c.p.c.) trova luogo solo se leccezione di
cosa giudicata non sia stata sollevata, in quanto se fosse stata proposta e su di essa il
giudice non avesse pronunziato, la parte non potrebbe che proporre il ricorso per
cassazione per omessa pronuncia (art. 360, n. 4, c.p.c.).
La previsione si rende applicabile solo al giudicato esterno, perch solo questo deve
essere allegato e provato in giudizio e si configura se il giudicato sia intervenuto
prima dellemanazione della sentenza impugnata.
Le violazioni del giudicato interno, cio quello formatosi nel contesto del medesimo
giudizio, sono rilevabili dufficio, risultano dagli atti.
In dottrina e in giurisprudenza opinione diffusa quella per cui il motivo di
revocazione ordinaria in oggetto invocabile sia nelle ipotesi in cui tra i due giudizi
esista identit di soggetti ed oggetto, sia nellipotesi in cui le due sentenze, relative al
medesimo rapporto controversi, riguardino le posizioni di pi coobbligati solidali
Lorientamento stato recentemente ribadito dalla Suprema Corte.
E stato affermato che il rimedio di cui allart. 395, c. 5, c.p.c. nel processo tributario
non trova applicazione nellambito di imposte periodiche, in quanto il giudicato
relativo ad un determinato periodo, stante lautonomia degli accertamenti per ciascun
periodo dimposta, non si estende ad accertamenti riguardanti altri periodi impositivi,
pur se identici siano i soggetti e la causa pretendi.
Se il contrasto di giudicati fatto valere con la revocazione, la seconda sentenza
viene travolta.
Poich, come si visto, la revocazione delle sentenze della Corte di Cassazione
ammessa solo nellipotesi di cui allart. 395, n. 4, non impugnabile con tale mezzo
Nel caso di revocazione per dolo del giudice, la prova della sentenza passata in
giudicato, che lo accerta, deve essere data mediante la sua produzione in copia
autentica.
La proposizione ed il deposito del ricorso seguono le regole comuni del processo
tributario mentre, per quanto riguarda i termini per ricorrere e la loro decorrenza
occorre distinguere come si anticipato - a seconda che si tratti di revocazione
ordinaria o straordinaria, e che la sentenza venga, o meno, notificata. La revocazione
ordinaria esperibile entro sessanta giorni dalla notifica della sentenza o, in
mancanza, nel termine annuale previsto dallart. 38, comma 3, d. lgs. n. 546 del 1992.
Nella revocazione straordinaria ,invece, il termine di sessanta giorni decorre dalla
data in cui si verifica levento che giustifica la domanda di revocazione, eccetto
lipotesi in cui tale evento sia precedente alla notifica della sentenza, nel qual caso i
sessanta giorni decorrono dalla notifica; ma se levento si realizzi in pendenza del
termine per lappello, ai sensi dellart. 64, comma 3, del d. lgs. n. 546/92, il termine
stesso prorogato fino a raggiungere i sessanta giorni.
E dubbio se nel processo tributario sia applicabile lart. 398, comma 3, c.p.c., il
quale dispone che la citazione per il giudizio di revocazione deve essere sottoscritta
da un difensore munito di procura speciale. Il dubbio non riguarda, ovviamente , le
controversie di valore inferiore a cinquemilioni e le altre ipotesi in cui il ricorrente
legittimato ad agire senza lassistenza del difensore.
Quando, invece, prescritta la difesa tecnica, appare preferibile ritenere che il
difensore debba munirsi di specifica procura per il giudizio in oggetto, ravvisandosi
la stessa ratio per cui questa imposta. nel processo civile ordinario: il conferimento
della procura per il giudizio di primo grado e per i gravami ordinari non abilita alla
proposizione di un rimedio eccezionale qual la revocazione, ancorch questa
concerna la sentenza relativa ad un giudizio per il quale il difensore era abilitato.
Per quanto riguarda la disciplina del processo di revocazione, lart. 66 del d. lgs. n.
546/92, stabilisce che si osservano le norme previste per il procedimento davanti alla
commissione tributaria adita, sempre che non derogate da quelle specificamente
dettate per la revocazione.
Al riguardo, occorre considerare che, il giudizio di revocazione si articola come si
accennato - in due fasi distinte, aventi un diverso oggetto: nella prima fase che si
designa come iudicium rescindens il giudice deve accertare se ricorra, nel caso
sottoposto al suo esame, il motivo di revocazione addotto in domanda e se tra il
motivo eventualmente accertato e la sentenza impugnata esista rapporto di causalit;
nella seconda fase denominata iudicium rescissorium e alla quale si fa luogo,
ovviamente, solo se si concluda positivamente la prima - il giudice riesamina il
merito della controversia con un nuovo accertamento immune dai vizi riscontrati per
la sentenza impugnata.
Questa duplicit di oggetto sottolineata anche nel processo revocatorio tributario
dallart. 67, comma 1, d. lgs. n. 546/92, per cui la commissione pronuncia sul merito
della causa solo se ricorrono i motivi di cui allart. 395 c.p.c., ma tale enunciato
implica che, diversamente da quanto previsto dallart. 402, comma 2, c.p.c. (per cui,
ove occorra disporre nuovi mezzi di prova, data la possibilit di pronunciare una
Astensione e ricusazione
Astensione e ricusazione
Astensione e ricusazione sono istituti posti a garanzia dei principi costituzionali
dimparzialit del giudice e sono diretti ad assicurarne la equidistanza dalle parti,
evitando che sia chiamata a decidere una persona che possa farsi influenzare da
ragioni diverse da quelle proprie della giustizia
Sebbene il d.P.R. n. 636/72 non disciplinasse direttamente lastensione e la
ricusazione del giudice tributario, ugualmente tali istituti, previsti dal codice di
procedura civile, erano applicati nel processo tributario in forza dellespresso rinvio.
La nuova legge, invece, si occupa, specificamente, di tali istituti nellart. 6, tuttavia
del pari richiamando, quanto alle situazioni che danno luogo allastensione o alla
ricusazione, le norme del codice processuale civile, in quanto applicabili.
Sono previste due distinte ipotesi di astensione del giudice, cio quella obbligatoria
disciplinata dallart. 51, comma 1, e riguardante fattispecie in esso tassativamente
elencate, e quella facoltativa, per gravi ragioni di convenienza, disciplinata dal
medesimo art. 51, comma 2.
Nelle ipotesi di astensione obbligatoria la valutazione sulla parzialit del giudice
compiuta direttamente dal legislatore, che pone presunzioni assolute di
incompatibilit sulla base dellid quod plerumque accidit. Tuttavia la violazione del
dovere di astensione se non rilevata, cio se il giudice non si astiene e la parte non
propone la ricusazione, non causa di nullit della sentenza, tranne che nel caso in
cui il giudice abbia un interesse proprio e diretto nella causa, tale da porlo nella
posizione sostanziale di parte (nemo iudex in causa sua). Linosservanza dellobbligo
di astensione, quindi, espone il giudice alla ricusazione della parte, che, se accolta, lo
priva della legittimazione a giudicare la controversia, con conseguente nullit della
sentenza ci nonostante emessa.
Lastensione facoltativa prevista con una disposizione aperta per cui lopportunit
dellastensione rimessa al solo apprezzamento del giudice, che potr rinunciare, o
meno, al proprio potere, senza correre il rischio di dover sottostare ad un
procedimento in cui la sua persona diventa oggetto di discussione e di giudizio.
In forza dellart. 6, comma 1, del d.lgs. 546/92, in conformit allart. 51, comma 1,
c.p.c., il giudice ha lobbligo di astenersi - e se non lo fa pu essere ricusato - nei
seguenti casi: quando abbia interesse nella controversia o in altra vertente su identica
questione di diritto; quando egli stesso o la moglie sia parente fino al quarto grado o
legato da vincoli di affiliazione, o sia convivente o commensale abituale di una delle
parti o alcuno dei suoi difensori; quando egli stesso o la moglie abbia controversia
pendente o grave inimicizia o rapporti di debito o credito con una delle parti (escluso
lufficio dellAmministrazione finanziaria) o alcuno dei suoi difensori; quando abbia
dato consiglio nella controversia, oppure ne abbia conosciuto come magistrato in
altro grado del processo o vi abbia prestato assistenza come consulente tecnico;
allorch sia tutore, curatore, procuratore, agente o datore di lavoro di una delle parti
oppure sia amministratore o gerente di un ente, di unassociazione anche non
riconosciuta, di un comitato, di una societ o stabilimento che ha interesse nella
causa.
A queste ipotesi lart. 6 del d. lgs. n. 546/92 ne aggiunge altre due stabilendo, nel
secondo comma, che il giudice tributario ha lobbligo di astenersi e pu essere
ricusato quando abbia gi preso cognizione della controversia ed altres quando abbia
avuto rapporti di lavoro autonomo o di collaborazione con una delle parti.
Come si detto, il giudice ha altres facolt di astenersi tutte le volte che sussistano
gravi ragioni di convenienza (art. 51, comma 2, c.p.c.). Ma per far ci deve essere
autorizzato dallorgano superiore, cio: dal presidente della sezione, se intenda
astenersi il vicepresidente o uno dei giudici della sezione; dal presidente della
commissione, nel caso si tratti di un presidente di sezione; dal presidente della
commissione tributaria regionale, nel caso si tratti del presidente della commissione
tributaria provinciale. La norma nulla stabilisce per il caso che lautorizzazione
dovrebbe essere chiesta dal presidente della commissione tributaria regionale:
lopinione preferibile che, trattandosi di organo di vertice, non debba essere
autorizzato.
Per il procedimento si applica lart. 78 disp. att. c.p.c., secondo il quale il giudice
comunica la propria astensione allorgano superiore, che, se non nega
lautorizzazione, provvede alla sua sostituzione.
Il procedimento di ricusazione
Listituto della ricusazione il procedimento diretto ad ottenere che, nelle situazioni
di cui allart. 51, comma 1, il giudice che non si sia volontariamente astenuto venga
comunque privato del potere di decidere la controversia. Ciascuna delle parti pu
proporre la ricusazione mediante ricorso, contenente i motivi specifici che la
giustificano e i mezzi di prova, il quale deve essere sottoscritto dalla parte o dal
difensore (non occorre necessariamente lassistenza di questultimo) e depositato
nella segreteria della commissione nel termine di due giorni prima delludienza (non
liberi) se al ricusante noto come ordinariamente accade il nome dei giudici che
compongono il collegio chiamato a decidere la controversia. Il ricorso pu essere
proposto fino al momento in cui ha inizio ludienza di trattazione della controversia
se il ricusante non abbia conosciuto in precedenza la composizione del collegio;
tuttavia questa seconda ipotesi potr verificarsi raramente, solo nei casi di
modificazione del collegio.
La presentazione del ricorso per ricusazione sospende il processo, ma dubbio se la
sospensione debba essere dichiarata dal giudice o si produca ipso iure,
automaticamente; questultima opinione da preferire.
La competenza a decidere sulla ricusazione spetta allo stesso collegio al quale
appartiene il componente ricusato, ma, ovviamente, senza la sua partecipazione, con
la designazione di altro membro del collegio da parte del presidente della
commissione.
Le domande di rimborso
Anche la disciplina delle domande di rimborso stata sensibilmente innovata rispetto
alla precedente normativa, sia in relazione alle domande sulle quali intervenga un
provvedimento di rigetto totale o parziale da parte della competente amministrazione
(Agenzia delle entrate; ente locale) e sia in relazione a quelle sulle quali non
intervenga alcun provvedimento e si configuri, quindi, la fattispecie del silenzio
rifiuto .
Il primo profilo che occorre considerare attiene allindividuazione delle fattispecie
nelle quali proponibile lazione di rimborso. Al riguardo lart. 16 del d. P.R. n. 636
del 1972 espressamente limitava la disciplina dei rimborsi ai casi di versamento
diretto del tributo da parte del contribuente o da ritenuta diretta e, comunque, alle
ipotesi in cui il pagamento indebito fosse avvenuto in assenza di uno degli atti
autonomamente impugnabili. E con ci si era inteso stabilire, in sostanza, che la
domanda di rimborso non poteva essere proposta quando il pagamento fosse
avvenuto in base ad un atto impositivo divenuto definitivo, quali liscrizione a ruolo o
lavviso di liquidazione non impugnati.
Unespressa previsione in tal senso non stata riprodotta nella vigente disciplina, ma
la limitazione ugualmente sussiste, giacch non configurabile un diritto alla
restituzione di quanto si sia legittimamente corrisposto in esecuzione di un atto
impositivo o sanzionatorio contro il quale non sia stato proposto ricorso.
La disciplina dellazione di rimborso contenuta, come si visto, nellart. 19 lett. g)
e nellart. 21, comma 2, della legge e, appunto perch proponibile in assenza di un
atto da impugnare, si esercita mediante apposita domanda rivolta allente destinatario
dellindebito pagamento.
La prima di dette norme, prendendo in considerazione lipotesi che
lAmministrazione abbia respinto in tutto o in parte la domanda di rimborso con un
apposito provvedimento, la disposizione annovera tale provvedimento fra gli atti
autonomamente impugnabili con la dicitura rifiuto espresso. La previsione non d
luogo a problemi, dovendosi solo ulteriormente sottolineare, sul piano sistematico, il
carattere di giurisdizione di annullamento del processo tributario, posto che anche in
queste fattispecie, in cui lazione del contribuente , in ultima analisi, rivolta ad
ottenere la condanna dellAmministrazione alla restituzione di un indebito, occorre
impugnare il provvedimento amministrativo che essa tenuta ad emettere e che, se
non impugnato, diventa definitivo.
Appunto in base a questa premessa sistematica si comprende il senso dellaltra
previsione contenuta nella lettera g) dellart. 19, che riguarda il rifiuto tacito, cio,
la fattispecie in cui lAmministrazione, alla quale sia stata proposta rituale domanda
di rimborso in sede amministrativa, non abbia dato riscontro ad essa, tenendo un
comportamento legalmente qualificabile come provvedimento negativo.
Poich anche il rifiuto tacito deve essere impugnato, in quanto occorre provocare un
giudizio che accerti lesistenza del diritto del contribuente al rimborso e,
conseguentemente, lingiustizia del comportamento dellAmministrazione, occorre
E ormai assolutamente prevalente lopinione che ravvisa nel ministero del difensore
un officium, un munus publicum, del quale il difensore investito direttamente dalla
legge non solo nellinteresse del cliente, ma anche dellinteresse pubblico al corretto
svolgimento del processo.
Lincarico al difensore, secondo una norma tratta dal codice di procedura civile, pu
essere conferito con atto pubblico o con scrittura privata autenticata oppure - ed
questa la forma da seguire - con procura a margine od in calce al ricorso (o ad altro
atto del processo), nel qual caso la sottoscrizione autografa del cliente attestata
autentica dallo stesso difensore. Alludienza pubblica il mandato pu essere dato
anche oralmente e se ne d atto in verbale.
Lart. 18 - che indica i requisiti del ricorso - stabilisce che questo deve essere
sottoscritto dal difensore e contenere lindicazione dellincarico. E necessaria e
sufficiente, cio, la sol firma del difensore e ci comporta che la procura deve essere
rilasciata necessariamente prima dellatto e che il difensore, per poterlo sottoscrivere,
deve essere necessariamente procuratore del ricorrente.
Si deve ritenere che, in conformit a quanto stabilito dallart. 83 c.p.c., la procura pu
essere generale o speciale: generale, quando lincarico concerne una serie indefinita
di processi (ad esempio, tutti quelli in materia tributaria), speciale, quando sia
limitata ad un determinato grado o ad una fase del giudizio.
Altro rilevo importante che latto deve recare la sottoscrizione del difensore tanto
nelloriginale che nelle copie del ricorso destinate alle altre parti.
Va avvertito, infine, che la firma del mandato deve essere leggibile e corrispondere al
nominativo della persona che propone il ricorso, Un particolare avvertimento va fatto
nellipotesi che il ricorso sia proposto da una societ, da unassociazione o,
comunque, da un ente collettivo che agisce attraverso un legale rappresentante:
necessario indicare nellintestazione del ricorso il nome e la qualit di colui che
agisce per la societ; ed necessario che la sottoscrizione sia proprio di tale soggetto.
Il principio dellobbligatoriet della difesa riceve, tuttavia, unampia deroga perch il
ricorso pu essere proposto dalla parte personalmente nelle controversie di minore
importanza, di valore inferiore a euro 2582,28;valore che va determinato tenendo
conto solo dellimporto del tributo, al netto degli interessi e delle eventuali sanzioni
irrogate con latto impugnato.
Tuttavia, ai sensi dellart. 12, comma 5, ult. parte, anche quando la difesa tecnica non
obbligatoria, il presidente della commissione o della sezione oppure il collegio
possono ordinare alla parte di munirsi di assistenza tecnica, fissando alluopo un
termine entro il quale essa vi deve provvedere; e anche in questa ipotesi, ove la parte
a ci non adempia nel termine, il ricorso inammissibile. Naturalmente, lobbligo
non pu essere imposto ad libitum, occorrendo che trovi giustificazione nella natura
della controversia, nellimportanza delle questioni implicate, nella sua complessit,
etc.
E appena il caso di avvertire, infine, che i soggetti in possesso dei requisiti richiesti
per svolgere le funzioni di difesa possono stare in giudizio personalmente, senza
lassistenza di altri difensori.
Occorre chiedersi, da ultimo, quali siano le conseguenze nel caso che il contribuente
agisca personalmente in una controversia per la quale obbligatoria lassistenza
tecnica ed altres nel caso che il difensore incaricato non sia abilitato alla difesa, non
sia compreso, cio, nellelenco di cui al secondo comma. In entrambe le ipotesi il
Le impugnazioni
Premessa
Com noto la nostra legge dedica alle impugnazioni il capo III, e, a somiglianza del
c.p.c., contiene una prima sezione - denominata le impugnazioni in generale - la
quale si apre con una disposizione, cio lart. 49, che opera uno specifico rinvio alle
disposizioni generali del codice di procedura civile, concernenti, appunto, la
disciplina comune dei mezzi di impugnazione, per cui risultano applicabili le norme
del Titolo III, capo I, del c.p.c., cio gli artt. 323 - 338, escluso lart. 337 e fatto
salvo quanto disposto nel presente decreto.
Si detto da alcuni in dottrina che questo rinvio sostanzialmente inutile,
costituendo una reiterazione dellart. 1, comma 2, della legge, che - come ben sapete opera un rinvio generalizzato alle norme del codice, in quanto compatibili con il
processo tributario. Ma non credo che lobiezione sia valida: il legislatore ha inteso
direttamente richiamare le disposizioni del codice, la cui applicabilit, altrimenti, si
sarebbe dovuta stabilire in via interpretativa, con i margini di opinabilit che non di
rado si accompagnano alle operazioni ermeneutiche. Con lespresso e
sostanzialmente analitico (dimostrato dallesclusione del 337) richiamo non pu
sussistere dubbio sullapplicabilit della norma, sempre che - ed questo il limite
indicato nella legge - non vi siano specifiche disposizioni sostitutive di quelle del
c.p.c.
Legittimazione
In primo luogo, posto che limpugnazione il rimedio dato alle parti per rimuovere
gli effetti pregiudiziali che ad esse derivano da una sentenza, anche il giudizio di
impugnazione si svolge ad istanza di parte e concerne la sentenza nei limiti in cui
viene impugnata dalle parti. Ci significa, da un lato, che il procedimento di
impugnazione non pu mai svolgersi di ufficio; e, dallaltro, che la parte, come pu
impugnare o non impugnare una sentenza, cos pu impugnare totalmente o solo
parzialmente.
In secondo luogo, strettamente conseguenziale al precedente il principio che la
legittimazione ad impugnare, spetta soltanto alle parti dei processi di primo grado o ai
loro successori e aventi causa. Infatti, la pronuncia del giudice spiega effetto
esclusivamente nei confronti di coloro che hanno assunto la veste di parti nel giudizio
in cui essa stata pronunziata, mentre rispetto ad altri soggetti, res inter alios acta.
Ci significa che nel nostro processo la legittimazione ad impugnare la sentenza di
primo grado compete a colui che in tale giudizio ha assunto la veste di ricorrente,
parte resistente, interventore volontario (non adesivo), litisconsorte necessario o
chiamato in causa, nonch - ma si tratta di una legittimazione derivata - ai soggetti
che hanno la qualit di successori a titolo universale o di aventi causa di alcuno di
dette parti.
Conseguenzialmente - con riferimento alle fattispecie di successione a titolo
universale - possono impugnare la sentenza i soggetti che sono succeduti alla parte
che venuta meno: se si tratta di persona fisica, gli eredi della parte deceduta; se la
parte era una societ di capitali (avente, cio, personalit giuridica), la societ che
subentrata ad essa per effetto di trasformazione, fusione o incorporazione.
Le ipotesi pi frequenti per le societ di capitale sono le seguenti:
a) Estinzione delle societ seguita da successione a titolo universale. La fusione
delle societ mediante incorporazione determina lestinzione della societ
assoggettata a fusione e il subingresso, nei rapporti ad essa relativi, per successione a
titolo universale, della societ incorporante;questultima pu pertanto proseguire il
processo ai sensi dellart. 110 costituendosi in giudizio, con la conseguente
esclusione di qualsiasi incidenza della fusione sulla proseguibilit del giudizio di
appello. Qualora lincorporazione si realizzi in pendenza del termine per impugnare,
e cio nella fase di quiescenza prevista dallart. 328, solo il nuovo ente come
successore a titolo universale legittimato ai sensi dellart. 110 a proseguire il
giudizio senza che possa trovare applicazione il principio della ultrattivit della
procura in caso di mancata denuncia dellevento estintivo, poich tale principio
riguarda la diversa ipotesi della verificazione di detto evento nel corso di un grado di
giudizio.
b) La trasformazione di una ditta individuale in societ di capitali, integra una ipotesi
di successione a titolo particolare ed il processo prosegue pertanto tra le parti
originarie; non comporta estinzione la trasformazione di una societ in nome
collettivo in societ di capitali (Cass. 3 aprile 1987, n. 3218) in Giust. civ. I, 1678);
pertanto ammissibile il ricorso per cassazione che sia stato notificato alla societ
identificata con la ragione sociale che essa aveva prima della trasformazione (Cass.
21 marzo 1977, n. 1115). Una fattispecie estintiva sembrerebbe essere prevista dalle
norme di cui agli artt. 2504- septies ss. c.c., introdotti dalla l. 16 gennaio 1991, n. 22,
che disciplinano il nuovo istituto della scissione delle societ, almeno nellipotesi di
trasferimento dellintero patrimonio a pi societ beneficiarie; seguendo
lorientamento giurisprudenziale descritto, tra le societ beneficiarie si avrebbe
sempre litisconsorzio necessario, anche quando loggetto del giudizio pendente al
momento della scissione sia costituito da un elemento del patrimonio della societ
trasferente acquistato da uno soltanto delle beneficiarie.
Con riguardo, poi, agli aventi causa, sono tali coloro che subentrano a titolo
particolare nella posizione sostanziale della parte, cio:
b) Successione nel diritto controverso. Con lespressione diritto controverso si
intende, comunemente, il diritto sostanziale dedotto in giudizio. La successione a
titolo particolare nel diritto controverso sussiste non solo quando sia alienato
lidentico diritto che forma oggetto della controversia, ma ogni volta che
lalienazione importi, per un rapporto di derivazione sostanziale, il subentrare
dellacquirente nella posizione giuridica ativa o passiva cui inerisce la pretesa
dedotta in giudizio.
c) Successione a titolo particolare mortis causa. La successione a titolo particolare
nel diritto controverso non opera alcun effetto sul rapporto processuale, il quale
prosegue tra le parti originarie. Pertanto, ove una delle parti sia deceduta dopo aver
alienato il diritto controverso, il processo - dichiarato interrotto - deve essere
riassunto nei confronti degli eredi dellalienante o proseguito da questi ultimi (Cass. 6
ottobre 1973, n. 2505). Il diritto autonomo allimpugnazione spetta al successore
anche quando egli non abbia partecipato al precedente grado di giudizio. Pur non
avendo partecipato al processo nei gradi anteriori, egli ha altres il diritto di
riesaminare in cassazione mediante proprio controricorso. Chi interviene nel
processo a norma dellart. 111 non terzo in senso proprio e sostanziale, ma
leffettivo titolare del diritto in contestazione, tale essendo divenuto nel corso del
giudizio, e perci assume non una posizione distinta bens la stessa posizione del suo
dante causa venendo a profittare di tutte le facolt della parte e, cos la sentenza
spiega effetto direttamente nei suoi confronti, egli anche legittimato ad impugnarla,
rimanendo di conseguenza esclusa lesperibilit da parte sua dellopposizione di
terzo ex art. 404.
Interesse ad impugnare
Infine, oltre alla qualit di parte, per proporre limpugnazione si richiede linteresse
ad impugnare, che sorge dalla soccombenza totale o parziale ed correlato ad un
statuizione della sentenza da cui pu derivare pregiudizio alla parte, la quale, quindi,
ha interesse ad ottenere la riforma della pronunzia per conseguire un risultato utile
giuridicamente apprezzabile.
Si tratta, cio, dellinteresse ad impugnare in quanto rivolto ad eliminare in tutto o in
parte un provvedimento pregiudizievole .
Pertanto, linteresse della parte allimpugnazione determinato dalla soccombenza .E
deve essere un interesse concreto, cio - come pi volte ha chiarito la giurisprudenza
- la soccombenza deve essere pratica e non teorica.
Cos, per fare qualche esempio, lUfficio non pu impugnare la sentenza se la
Commissione tributaria, invece di pervenire al rigetto del ricorso perch non fondato
nel merito, lo dichiari inammissibile in quanto non sottoscritto dal difensore.
Infine, il ricorso inammissibile per carenza di interesse quando limpugnazione,
cos come proposta, non pu condurre alla riforma della sentenza. Ci si verifica di
solito quando, essendo la pronunzia sorretta da due ordini di motivi, ne venga
impugnato uno solo di essi.
Oggetto delle impugnazioni
Altra notazione di carattere generale che opportuno fare subito che i mezzi di
impugnazione riguardano soltanto le sentenze, cio le pronunce che statuiscono
definitivamente sulla controversia.
Tipologia dei mezzi di impugnazione
Il giudizio di impugnazione sempre limitato alle parti e agli aspetti che vengono
censurati da colui che impugna, si tratta, cio, di una revisio prioris instantiae.
I mezzi dimpugnazione, poi, possono consentire la critica di ogni aspetto della
motivazione della pronuncia, sia delle questioni di fatto, come di quelle di diritto:
oppure essere limitati a queste ultime. E un mezzo di gravame pieno - per il merito e
per il diritto - nel nostro sistema, lappello, con cui si pu, cio, denunciare al giudice
sia che errato il giudizio di fatto, cio la ricostruzione della vicenda materiale, sia
che errato il giudizio di diritto, per cui vi una violazione o falsa applicazione della
legge.
Il mezzo di impugnazione che consente di dedurre entrambi i tipi di questione si dice
a cognizione piena; quello che consente di dedurre solo determinati vizi e se limitata
a questioni di diritto, congnizione di legittimit.
Altra distinzione tra i mezzi alla quale occorre accennare quella tra mezzi di
impugnazione ordinaria e mezzi di impugnazione straordinaria: i primi sono quelli
che costituiscono mezzi di revisione normali della sentenza e, appunto perch
normali, impediscono il passaggio in giudicato della sentenza, che non diventa
definitiva o irretrattabile (ancorch possa avere unefficacia esecutiva provvisoria) :
cos per lappello e per il ricorso per cassazione; mezzi di impugnazione
straordinaria sono, invece, quelli che presuppongono il passaggio in giudicato della
decisione.
I mezzi dimpugnazione esperibili nel processo tributario
I mezzi di impugnazione esperibili nel processo tributario, indicati nellart. 50, sono
lappello, il ricorso per cassazione e la revocazione.
Secondo la disciplina precedente, di cui al d.P.R. n. 636 del 1972, i gradi delle
impugnazioni ordinarie erano tre e venivano affidati a quattro organi giurisdizionali,
giacch contro la decisione della commissione di primo grado era previsto lappello
alla commissione di secondo grado; contro la decisione di secondo grado, dato
ricorso alla C.T.C. o, in alternativa, alla Corte di appello e contro le pronunce
delluna e dellaltra previsto il ricorso per Cassazione. Tuttavia solo lappello alla
Commissione di secondo grado era un gravame pieno, ammesso, cio, per tutte le
questioni di fatto e di diritto: il ricorso alla C.T.C. e lappello alla Corte di appello
erano impugnazioni limitate non potendo essere proposte per le questioni di fatto
attinenti a valutazione estimativa; mentre il ricorso per Cassazione
istituzionalmente limitato ai motivi di legittimit.
Si trattava di un sistema che non ha dato buona prova, nel suo complesso, n quanto
alla qualit delle decisioni n quanto alla durata del processo: al riguardo basti
considerare che il vecchio processo tributario era lunico del nostro ordinamento, e di
quelli a noi vicini, che si articolava su quattro gradi di giurisdizione, con il risultato
che in Cassazione venivano discussi ricorsi concernenti tributi anteriori alla riforma
avviata nel 1971.
E tuttavia doveroso avvertire che questo sistema non il frutto di un legislatore
disinvolto, ma diretta (anche se non necessaria) conseguenza del fondamento
costituzionale della giurisdizione speciale tributaria.
Infatti, abbiamo visto che il nostro ordinamento vieta, ex art. 102 Cost., listituzione
di giudici speciali, demandando lesercizio della giurisdizione in materia di diritti
soggettivi al giudice ordinario o a sezioni specializzate presso gli organi giudiziari
ordinari e le commissioni tributarie - che sono organi giudiziali speciali - vivono in
forza della VI disposizione transitoria, la quale ha conservato le giurisdizioni esistenti
processo tributario in forza del rinvio contenuto nellart. 1, secondo comma, alle
norme del codice di procedura civile non incompatibili.
Occorre considerare che lart. 39 prevede la sospensione solo per le questioni di stato
e di capacit delle persone relative alla falsit di documenti. Si tratta di stabilire se le
statuizioni che vanno adottate con decreto od ordinanze debbano ritenersi
inoppugnabili. Con la cautela che il problema richiede, sarei favorevole
allimpugnativa perch, altrimenti, contro il provvedimento (in particolare, contro
lordinanza di sospensione) non sarebbe ammesso alcun rimedio.
Ma v lostacolo dellart. 5, comma 4, per cui non si applicano le disposizioni del
codice di procedura civile sui regolamenti di competenza.
Appena un cenno far quanto allesclusione dellopposizione di terzi, tanto ordinaria
che revocatoria. Al riguardo va detto che lopposizione di terzo posta a tutela di
coloro i cui diritti sono pregiudicati dalla sentenza pronunziata fra altre persone e
diventa ormai irrevocabile (perci si tratta di un rimedi straordinario); e pu essere
rilevante nella materia tributaria lopposizione ordinaria nelle poche ipotesi di
litisconsorzio necessario, giacch potrebbe essere esperito questo rimedio dal
litisconsorte pretermesso, il quale, cio, non abbia partecipato al giudizio in cui,
invece, doveva essere chiamato. Ho fatto questo accenno perch la Corte
Costituzionale, con sent. n. 177 del 17.05. 1995, ha dichiarato illegittima - per
contrasto con gli artt. 3 e 24 Cost. (Uguaglianza; diritto di difesa e tutela
giurisdizionale ) - le norme regolanti il processo innanzi ai tribunali amministrativi
regionali e al Consiglio di Stato laddove non prevedono, nel novero dei mezzi di
impugnazione delle sentenze emesse da tali organi, appunto lopposizione di terzo
ordinaria. Ad avviso della Corte, omissione di tale rimedio cio suscettibile di ledere
il diritto di difesa del terzo pregiudicato dalla sentenza e comportava
uningiustificata disparit di trattamento ai danni dello stesso.
Va ricordato, infine, che non un mezzo di impugnazione - in quanto non attiene ad
un vizio processuale (o in procedendo) che invalida la sentenza n ad un vizio del
giudizio (o in iudicando) - il procedimento di correzione di errore materiale che
disciplinato dagli artt. 287 e 288 c.p.c. che diretto ad emendare omissioni od errori
materiali e di calcolo contenuti nella sentenza.
per impugnare la sentenza scade allo spirare del termine lungo, ancorch non siano
decorsi sessanta giorni dalla notifica della sentenza.
Molto importante rilevare che la notificazione della sentenza ha efficacia bilaterale,
cio comporta linizio della decorrenza del termine breve non solo per la parte alla
quale fatta (il notificato), ma anche per la parte notificante; il quale, quindi, se
intenda impugnare la pronuncia, deve farlo entro il termine di sessanta giorni
dallavvenuta notificazione.
Uno specifico problema sorge per il processo tributario in relazione alla sentenza
della Corte Costituzionale 26 febbraio 1986, n. 41, che ha dichiarato lillegittimit
costituzionale dellart. 328 c.p.c., in riferimento allart. 24 Cost., nella parte in cui
non prevede fra i motivi di interruzione del termine breve (di cui allart. 325 c.p.c.) la
morte, la radiazione e la sospensione dallalbo del procuratore costituito sopravvenute
nel corso del termine stesso, per modo che anche in relazione a tali eventi concernenti
il difensore si determina linterruzione del processo. Si tratta di stabilire se questa
regola possa valere anche nel processo tributario, quando la parte sia assistita da
difensore. Una parte della dottrina si espressa negativamente, nella considerazione
che, ai sensi dellart. 17 d. lgs. n. 546/92, la notificazione degli atti processuali va
fatta direttamente nei confronti della parte, sicch gli eventi suddetti non sarebbero
rilevanti nei confronti del difensore. Ma non mi sembra che questa tesi possa essere
seguita, posto che nelle ipotesi di domiciliazione presso il difensore, a prescindere
dalla precisa qualificazione del rapporto - se rappresentanza o assistenza ugualmente il diritto di difesa verrebbe ad essere vulnerato.
Cause scindibili e cause inscindibili
Si applicano al processo tributario le disposizioni di cui agli artt. 331 e 332, le quali
sono dirette ad attuare il precetto secondo cui nei giudizi di impugnazione devono
partecipare a quel grado del processo o, comunque, devono essere poste in
condizione di potervi partecipare, tutti i soggetti che hanno assunto la veste di parti
nel grado precedente.
Lart. 331 riguarda limpugnazione proposta contro sentenza pronunciata fra pi parti
in causa inscindibile o in cause fra loro dipendenti e dispone che, in tal caso, se
limpugnazione non stata proposta nei confronti di tutte le parti, il giudice dispone
lintegrazione del contraddittorio nei confronti di quelle pretermesse, stabilendo
anche il termine nel quale la notificazione deve essere fatta; in mancanza,
limpugnazione dichiarata inammissibile. Come si evince dallo stesso termine usato
sono cause inscindibile quelle che non possono essere scisse, separate: pure nel
nostro processo, si hanno ipotesi di cause inscindibili nei casi di litisconsorzio
necessario (come sapete, questo non frequente nel processo tributario, in cui si tratta
quasi sempre di rapporti obbligatori pecuniari, tipicamente scindibili) e, dunque, di
cause concernenti ex art. 14, inscindibilmente pi soggetti. E il caso di ricordare:
a) gli atti di accertamento che individuano lesistenza di una societ di fatto ed
imputano perci ad una pluralit di soggetti il reddito concernente una serie di
attivit: in tal caso il giudizio dovr svolgersi in contraddittorio di tutti gli asseriti
soci, altrimenti vien meno il presupposto dellimputazione collettiva;
tributarie disciplinata in modo peculiare, nel senso che consentono di procedere com noto - alla riscossione per gradi, ex art. 68.
Il giudizio di appello
Sono impugnabili con lappello le sentenze delle Commissioni tributarie provinciali
(non, quindi, le ordinanze, a meno che non abbiano carattere decisorio e definitivo).
Tali sentenze sono impugnabili solo con lappello non essendo ammesso il ricorso
per cassazione per saltum
Ai sensi dellart. 52 primo comma, il ricorso deve essere presentato alla commissione
tributaria regionale competente, cio alla commissione tributaria regionale sita nel
capoluogo della regione, che ha competenza sulle sentenze rese dalle commissioni
tributarie provinciali che hanno sede nella circoscrizione, la quale coincide con il
territorio della regione.
Notevole importanza ha il secondo comma dellart. 52, secondo cui gli uffici
periferici dellAgenzia delle entrate e del territorio per impugnare la sentenza della
Commissione tributaria provinciale devono essere preventivamente autorizzati dal
responsabile del servizio del contenzioso dei dipartimenti medesimi.
La finalit della disposizione evidente, cio quella di evitare appelli infondati non
convenienti.
Tuttavia la norma suscita un consistente dubbio in orine alle conseguenze della
mancata autorizzazione. Nelledizione originaria, essa presentava unulteriore
comma, secondo cui latto di autorizzazione deve essere depositato a pena di
inammissibilit al momento della costituzione in giudizio; ma questo comma venne
eliminato su suggerimento della Commissione dei trenta.
La conseguenza sicura delleliminazione era che lautorizzazione potesse essere
prodotta anche nel corso del giudizio, cio versati in causa in un secondo momento.
Meno sicura era la conseguenza della mancata riproduzione della sanzione di
inammissibilit, dovendosi considerare che la legge di delega, al n. 5 della lett. g),
espressamente disponeva che lautorizzazione deve essere prevista quale condizione
di inammissibilit del ricorso; e, del resto, la norma analoga vigeva nel contenzioso
precedente (l. 636/72), prevedendosi che per le controversie di importo complessivo
inferiore ai cinque milioni, lappello dovesse recare a pena di inammissibilit il visto
dellispettorato compartimentale (a meno che lappello non venisse proposto
dallIntendenza di finanza).
Ora, stante lesplicita direttiva della delega, se si ritenesse che la mancata
riproduzione del comma abbia comportato lesclusione della sanzione di
inammissibilit, bisognerebbe riconoscere il vizio di eccesso di delega, essendo
chiarissima la direttiva impartita da questultima. Ma ritengo che alla conseguenza
dellinammissibilit si dovesse comunque pervenire in base ai principi generali,
tenendo presente quella fermissima giurisprudenza della Corte di Cassazione e del
Consiglio di Stato che sanziona con linammissibilit le impugnazione proposte dal
sindaco senza lautorizzazione prima del consiglio e ora della giunta comunale. In
sostanza, senza lautorizzazione il sindaco non ha la capacit di stare in giudizio; e lo
stesso deve dirsi, a mio avviso, per i responsabili degli uffici locali delle imposte, i
quali, in forza della norma in esame, sono stati privati del potere di impugnare
Lart. 54 dispone che le parti diverse dellappellante si debbono a loro volta costituire
entro sessanta giorni da quello in cui il ricorso stato notificato (consegnato o
ricevuto a mezzo del servizio postale) depositando atto di controdeduzioni.
La parte alla quale stato notificato il ricorso, se gi non abbia proposto autonomo
appello, pu proporre incidentale con latto di controdeduzioni, cio entro sessanta
giorni venendo cos la parte ad usufruire di un termine pi lungo.
Lart. 55 dispone, poi, che il presidente della commissione tributaria regionale e i
presidenti di sezioni hanno poteri corrispondenti a quelli degli stessi organi della
commissione tributaria provinciale.
Quanto allattivit delle parti, nellottica delleffetto parzialmente devolutivo
dellappello, assume particolare rilievo lart. 56, il quale dispone che le questioni ed
eccezioni non accolte nella sentenza della commissione provinciale, che non sono
specificatamente riproposte in appello, si intendono rinunciate. Questa norma
conferma che lappello non produce leffetto devolutivo pieno ed automatico
dellintera controversia, con tutte le questioni ed eccezioni gi trattate, ma solo la
cognizione degli aspetti della lite direttamente o indirettamente riproposti con il
ricorso e le controdeduzioni.
Sono coerenti con la norma ora vista, e dettano principi qualificanti della concezione
accolta dellappello come revisio prioris istantiae, i successivi articoli 57 e 58. La
prima disposizione stabilisce - come lart. 345 del codice di rito, nel testo introdotto
con la novella n. 353 del 1990 - che nel giudizio di appello non possono proporsi
domande nuove e, se proposte, debbono essere dichiarate inammissibili dufficio.
Inoltre non possono proporsi nuove eccezioni che non siano rilevabili anche
dufficio.
Lart. 58 vieta che il giudice di appello possa disporre nuove prove, salvo che non le
ritenga necessarie ai fini della decisione o che la parte dimostri di non averle potute
fornire nel precedente grado per causa ad essa non imputabile; comunque
consentito alle parti di produrre nuovi documenti.
Sotto il profilo sistematico ha notevole rilievo il secondo comma dellart. 59, il quale
dispone che la commissione tributaria decide la controversia nel merito, ordinando,
ove occorra, la rinnovazione di atti nulli compiuti in primo grado
La regola per cui il giudice di appello deve decidere nel merito derogata in casi
tassativamente elencati nellart. 59, concernenti vizi talmente rilevanti da far ritenere
tamquam non esset il giudizio di primo grado, sicch necessario rimettere gli atti a
tale giudice perch si pronunci validamente sulla controversia.
In conformit a quanto stabilito dagli artt. 353 e 354 c.p.c., la Commissione tributaria
regionale deve rimettere la causa alla Commissione provinciale nei seguenti casi:
a) quando dichiara la competenza declinata o la giurisdizione negata dal primo
giudice.
b) Ugualmente la commissione regionale deve rinviare al giudice di primo grado
quando riconosce che il tale fase del giudizio il contraddittorio non stato
regolarmente costituito o integrato. Lipotesi pi frequente quella del vizio di
notificazione del ricorso alla Commissione provinciale,
Lo stesso principio si applica quando il contraddittorio non sia stato integrato o sia
stato integrato invalidamente nei confronti di parti delle quali sia stata ritenuta
necessaria la partecipazione al giudizio.
c) si ha quando la sentenza impugnata, resa in sede di reclamo avverso il
provvedimento presidenziale di estinzione del giudizio, ha erroneamente confermato
tale provvedimento, dichiarando, cio, estinto un processo che invece doveva
proseguire.
Le altre due ipotesi attengono a due vizi che comportano nullit assoluta o inesistenza
della pronuncia. Si tratta:
d) dellipotesi di illegittima composizione del collegio, perch, ad es., composto con
un numero di componenti maggiore di quello stabilito. In tali casi manca la stessa
potestas iudicandi e in passato si parlato di inesistenza, che potrebbe essere fatta
valere con la querela nullitatis.
e) quando manca la sottoscrizione della sentenza da parte del giudice di primo grado.
Lart. 60, poi, sancisce anche nel processo tributario il principio della c.d.
consumazione dellimpugnazione, che si identifica con la regola - dettata dallo art.
358 c.p.c. - per cui lappello dichiarato inammissibile non pu essere riproposto
anche se non intervenuta la dichiaratoria di inammissibilit lappello pu essere
riproposto, perch, ovviamente, non siano ancora decorsi i termini, cio il termine
prevedi sessanta giorni, se la sentenza stata notificata, o il termine di un anno (che
diventa sempre di tredici mesi e mezzo in virt della legge sulle ferie agli avvocati),
se la sentenza non stata notificata.
secondarie elencate nelle preleggi (art. 1 ss. delle disposizioni sulla legge in generale)
ovvero da altre fonti, diverse da queste, che direttamente o indirettamente operano nel
nostro ordinamento.
B) Significato della formula. Quanto alla formula violazione o falsa applicazione
non si tratta di unendiade altrimenti non avrebbe senso: in realt la formula ha
carattere descrittivo, rispecchiando la tipologia delle violazioni che possono inficiare
il giudizio di diritto, il quale si articola in due momenti logicamente distinti,
concernenti, da un lato, la ricerca e linterpretazione della norma regolatrice del
caso concreto (quale ricostruito in base al giudizio di fatto) e, dallaltro,
lapplicazione di tale norma al caso medesimo, con le conseguenze giuridiche che ne
derivano ai fini della decisione.
A ben guardare, quindi, la falsa applicazione un modo di essere della violazione di
legge, la quale si riscontra sia quando lerrore investe direttamente la definizione
della regula iuris, sia quando questa venga disattesa nel momento della sua
applicazione, venendo utilizzata per una fattispecie o per effetti che non prevede,
giacch anche in tal modo si finisce con lattribuire alla norma un contenuto che non
le appartiene.
Le ipotesi pi frequenti di falsa applicazione consistono nellerronea qualificazione
di fatti o rapporti giuridici, per cui il giudice applica una disciplina diversa da quella
che ad essi compete secondo gli elementi di fatto accertati.
C) Nuove questioni di diritto. Nel discorrere della violazione di legge debbo fare un
cenno alla possibilit di trattare in cassazione nuove questioni di diritto non
prospettate n delibate dal giudice nelle fasi di merito.
In sostanza, la Cassazione deve porsi ex officio le questioni di diritto che ritenga
pertinenti per decidere il ricorso e stabilire, quindi, la correttezza, o meno, del
dispositivo o capo del dispositivo impugnato, ma ci possibile sempre che non
venga in questione, direttamente o indirettamente, laccertamento e/o la valutazione
dei fatti compiuto nelle fasi di merito, cio quando la questione di diritto involge
problemi di fatto che non hanno formato oggetto di dibattito nei gradi di merito.
Ai sensi dellart. 384, comma 3, novellato dal d.lgs. n. 40 del 2006, se ritiene di porre
a fondamento della decisione una questione rilevata di ufficio, la Corte riserva la
decisione, assegnando con ordinanza al pubblico ministero e alle parti un termine
non inferiore a venti e non superiore a sessanta giorni dalla comunicazione per il
deposito in cancelleria di osservazioni sulla medesima questione.
Nullit della sentenza o del procedimento (art. 360, n. 4, c.p.c.)..
La norma consente il ricorso per cassazione per tutti i vizi che comportino la nullit
della sentenza o del procedimento. Deve trattarsi, cio, di vizi radicali che inficiano la
sentenza in s (ad es., per irrituale costituzione del giudice, perch non sottoscritta dal
presidente e dallestensore, perch priva di indicazioni essenziali, etc.) o vizi di atti
precedenti (ad es., irrituale costituzione del contraddittorio per omessa notifica a
litisconsorti necessari, etc.). In questi casi si ha nullit della sentenza per derivazione,
in quanto la nullit della stessa scaturisce da nullit intervenute nel procedimento e
non sanate secondo la regola dettata dallart. 159 c.p.c.
criteri razionali idonei a sorreggere la pronunzia o non sia possibile individuare con
chiarezza la ragione logico-giuridica della decisione.
In queste ipotesi la motivazione esiste e riguarda tutte le statuizioni, ma
insufficiente sotto il profilo sostanziale - quanto, cio, alla completezza, alla struttura
logica e alla persuasivit dellargomentazione giustificativa - perch questa risulta
incompleta o irrazionale, non venendo indicate ragioni che siano obiettivamente
sufficienti ed adeguate, sul piano logico e delle massime di esperienza, a suffragare
il convincimento espresso sul punto dal giudice.
Il vizio quello di pi largo impiego, in quanto consente di censurare lirrazionalit
e lincompletezza del ragionamento del giudice, sia sotto il profilo dellillogicit del
discorso sia sotto il profilo dellidoneit dei criteri giustificativi prescelti e, sia
infine, sotto il profilo della valutazione complessiva degli elementi probatori.
Il procedimento
I termini per ricorrere sono quelli previsti dallart. 51 d. lgs. 546/92: cio il termine
breve di sessanta giorni, che decorre dalla notificazione della sentenza da impugnare
ed il termine lungo, che ora, in forza della legge n. 69 del 2009, di sei mesi .
Il procedimento davanti alla Corte di Cassazione ha inizio con un atto - denominato,
appunto, ricorso per cassazione - il cui modello legale specificamente delineato
dallart. 365 c.p.c. per laspetto formale e dallart. 366 c.p.c. per il contenuto-forma.
Ai sensi dellart. 365: il ricorso deve essere diretto alla Corte e, per le caratteristiche
proprie del giudizio, non contiene una vocatio in ius, cio linvito alla controparte di
costituirsi in giudizio ma solo la richiesta di cassare la sentenza impugnata; inoltre
deve essere sottoscritto a pena di inammissibilit da un difensore iscritto nellalbo
speciale - tenuto dal Consiglio Nazionale Forense - degli avvocati ammessi al
patrocinio davanti alla Corte di Cassazione e alle altre giurisdizioni superiori
Quanto al contenuto del ricorso, questo, oltre a manifestare chiaramente la volont di
proporre il gravame, deve contenere, a pena di inammissibilit, gli elementi elencati
nellart. 366 c.p.c.
Il ricorso va sempre notificato ex artt. 137e ss. c.p.c. a mezzo di ufficiale giudiziario e
si applica lart. 330 c.p.c., per cui le modalit variano a seconda che la notificazione
avvenga nellanno dalla pubblicazione della sentenza o dopo lanno. Nella prima
ipotesi, la notificazione va fatta nella residenza dichiarata o nel domicilio eletto
nellatto di notificazione della sentenza; in mancanza di tale indicazione, va fatta alla
parte presso il procuratore costituito per il precedente grado di giudizio ovvero nella
residenza dichiarata o nel domicilio eletto per tale giudizio. Se la notifica avviene
oltre lanno ovvero se mancano i riferimenti di cui sopra, la notificazione va fatta alla
parte personalmente.
Ai sensi dellart. 369 c.p.c. il ricorso, una volta notificato, deve essere depositato
nella cancelleria della Corte entro venti giorni, termine che decorre dallultima
notificazione se questa stata fatta a pi parti; il mancato deposito sanzionato con
limprocedibilit (si tratta, cio, di un termine perentorio), la quale pu essere
rilevata, quindi, anche di ufficio.
Quanto allattivit difensiva della parte (o delle parti) nei cui confronti il ricorso
proposto, lart. 370 c.p.c. dispone che essa, se intende contraddire deve farlo
mediante controricorso.
Luso della forma ipotetica coerente con la mancanza di una vera e propria vocatio
in ius, per cui la mancata presentazione di controricorso non d luogo a contumacia.
Il controricorso latto con il quale la parte che intende resistere deduce le ragioni
per cui la sentenza deve essere tenuta ferma, cio svolge le proprie difese, esponendo
gli argomenti giuridici contro a quelli addotti dal ricorrente. Il controricorso deve
rimanere nei limiti della difesa, non essendo possibile prospettare censure diverse da
quelle mosse dal ricorrente.
La parte pu anche scegliere di non depositare controricorso e di difendersi
partecipando alla discussione orale, mediante procura speciale ad un difensore
abilitato, ex art. 370 c.p.c.: in questo caso, per, non pu formulare eccezioni non
rilevabili di ufficio n pu presentare memorie,.
Il controricorso va notificato al ricorrente nel domicilio eletto entro venti giorni dalla
scadenza del termine stabilito per il deposito del ricorso (e perci entro quaranta
giorni da quello della notifica del ricorso) e se notificato fuori termine
inammissibile. Per effetto della presentazione del controricorso nel termine vengono
sanati, secondo il consolidato indirizzo giurisprudenziale, i vizi di notificazione del
ricorso
Invece, la sanatoria non opera se la notificazione sia inesistente e sia scaduto il
termine per impugnare; inoltre, anche il controricorso deve essere depositato entro
venti giorni dalla sua notificazione, ugualmente a pena di improcedibilit
Nel ricorso per cassazione - come per le altre impugnazioni, in primo luogo lappello
- la parte cui stato notificato il ricorso principale (perch proposto per primo) pu, a
sua volta, avere interesse ad impugnare la sentenza di appello in relazione ad una
statuizione diversa da quella impugnata dal ricorrente, alla medesima statuizione
ovvero ad un punto dipendente o connesso rispetto ai quali sia rimasto in tutto o in
parte soccombente. Ci pu fare, com noto, sia con impugnazione incidentale
tempestiva, fatta nel termine, (art. 333 c.p.c.), sia con impugnazione incidentale
tardiva (ex art. 334), proposta dopo il decorso del termine per il ricorso o quando
abbia fatto acquiescenza alla sentenza, senza che si possa pi distinguere tra
impugnazione incidentale dipendente, relativa allo stesso capo del ricorso principale
o ad un capo connesso. Lunica differenza di disciplina sta in ci, che il ricorso
incidentale tardivo perde ogni efficacia se il ricorso principale dichiarato
inammissibile (art. 334, comma 2, c.p.c.). Il principio che limpugnazione
proposta per prima determina la pendenza dellunico processo nel quale sono
destinate a confluire, per essere decise simultaneamente, tutte le eventuali
impugnazioni successive della stessa sentenza, le quali, quindi, hanno sempre
carattere incidentale.
Tipologia dei procedimenti
Secondo la disciplina risultante a seguito della l. n. 4 del 2006, sono ora previsti due
percorsi procedimentali: uno semplificato, che si svolge in camera di consiglio e si
conclude con ordinanza; laltro ordinario, che si svolge in pubblica udienza, mediante
discussione orale, e si conclude con sentenza.
Con riferimento al procedimento in camera di consiglio prevista unapposita
sezione, composta da magistrati di cassazione, alla quale sono chiamati, di regola,
magistrati appartenenti a tutte le sezioni (civili).
Il Primo Presidente della Corte, quando non si tratti di ricorsi che vanno devoluti alle
Sezioni Unite ex art. 374 c.p.c., assegna i ricorsi a detta Sezione il cui compito di
verificare se sussistono i presupposti per la pronuncia in camera di consiglio ai sensi
dellart. 375, primo comma, numeri 1 e 5, pronuncia che, come si detto, va resa
con ordinanza.
Il procedimento semplificato viene adottato nei casi di cui allart. 375, come
novellato dal d. lgs. n. 40/06, cio, fra laltro, quando va dichiarata linammissibilit
del ricorso principale e di quello incidentale eventualmente proposto; anche per
mancanza dei motivi previsti dallart. 360 c.p.c.; occorre integrare il contraddittorio o
dichiarare lestinzione del processo occorre accogliere o rigettare il ricorso
principale e leventuale ricorso incidentale per manifesta fondatezza o infondatezza.
La disciplina del procedimento in camera di consiglio ora dettata dallart. 380 bis.Il
presidente fissa ludienza con decreto e questo, , almeno venti giorni prima della
stessa, viene comunicato al Pubblico Ministero e notificati alle parti presenti in
giudizio; il P.M. pu presentare requisitorie scritte e le parti possono presentare
memorie non oltre cinque giorni prima delludienza. La Corte delibera con ordinanza,
che in questi casi ha efficacia decisoria.
Il procedimento ordinario (con udienza pubblica) inizia con il decreto del presidente
della sezione di fissazione delludienza, della quale almeno venti giorni prima vien
dato avviso agli avvocati delle parti, che, entro i cinque giorni antecedenti, possono
presentare memorie, le quali devono limitarsi ad illustrare le ragioni esposte nel
ricorso e nel controricorso, tranne che per le questioni rilevabili di ufficio.
In udienza il relatore espone lo svolgimento ed i termini della controversia; poi gli
avvocati illustrano le loro ragioni; infine il P.M. esprime il suo parere sulla decisione
della controversia.
Quanto alle modalit della decisione da parte del Collegio composto dal presidente
e quattro consiglieri valgono i rilievi svolti con riguardo al giudizio di appello.
La sentenza pu essere:
- di rigetto del ricorso, con conseguenziale passaggio in giudicato della sentenza
impugnata.
- di accoglimento del ricorso. Laccoglimento pu riguardare un vizio del processo
(un error in procedendo) o un errore del giudizio (error in iudicando).
- di cassazione senza rinvio. La Corte cassa senza rinvio quando accerta che il
processo non debba continuare, in quanto riconosca: a) che n il giudice a quo, n
altro giudice hanno giurisdizione sulla causa (sentenza di mero accertamento); b) che
la causa non poteva essere proposta perch decorso il termine per lappello; c) che il
processo non poteva essere proseguito perch processo interrotto e non riassunto.
Giudizio di rinvio
Lart. 63 regola la fase processuale che segue della pronuncia della Corte di
Cassazione, la quale, accogliendo il ricorso, abbia cassato in tutto o in parte la
sentenza impugnata e rinviato la causa ad altro giudice di merito per il nuovo giudizio
sulle questioni oggetto della cassazione scevro dai vizi che hanno portato
allannullamento della sentenza medesima (giudizio rescissorio).
Come subito vedremo, il d. lgs. n. 546/92 regola alcuni aspetti del giudizio di rinvio,
che per quantaltro disciplinato dagli artt. 393 e 394 c.p.c., direttamente applicabili
nel processo tributario in forza del richiamo di cui allart. 62.
In base ai principi sanciti da tali norme deve dirsi che i limiti oggettivi della fase di
rinvio sono dati dalla sentenza della Cassazione, a seconda che - per effetto di tale
pronuncia - il giudizio debba essere rinnovato in tutto o in parte e la cassazione sia
avvenuta per violazione di legge o per vizi della motivazione.
Cos va rinnovato lintero giudizio se la sentenza stata cassata in toto ai sensi
dellart. 360 n. 4 per un vizio in procedendo che ne comportava la nullit (ad es., per
omessa sottoscrizione del presidente e dellestensore) oppure per un error in
iudicando preclusivo dellesame del merito.
Il giudizio va rinnovato in parte, invece, se la cassazione riguarda solo alcune
statuizioni della sentenza di appello.
Inoltre, la sentenza di cassazione, che annulla la decisione impugnata per vizi della
motivazione (art. 360, n. 5), non fissa alcun criterio vincolante circa la valutazione
dei fatti di causa e, pertanto, il giudice di rinvio pu procedere con pienezza di
poteri, identica a quella del precedente giudice di merito, al riesame ed alla
valutazione di tali fatti; il giudice del rinvio sostanzialmente soggetto al solo limite
di non incorrere nello stesso errore logico della sentenza cassata; pertanto, egli pu
riesaminare i fatti gi considerati, ai fini di una diversa valutazione, nel rispetto dei
limiti del giudicato, e pervenire, al limite, anche alla stessa conclusione della sentenza
cassata.
Invece, nei casi di cassazione per error in iudicando in iure (art. 360 n. 3 c.p.c.), il
giudice del rinvio deve uniformarsi al principio di diritto indicato (art. 384 c.p.c.) e,
nellapplicarlo deve attenersi agli accertamenti di fatto gi compiuti nel precedente
giudizio di appello e in base ai quali quel principio stato enunciato, mentre pu
sottrarsi al vincolo del principio di diritto solo nei casi di jus superveniens (che
consente nuove attivit assertive e probatorie e, in definitiva, nuove conclusioni) e di
dichiarazione sopravvenuta di illegittimit costituzionale della norma sulla quale il
principio si fonda.
Per questi limiti si suol dire il giudizio di rinvio un giudizio chiuso.
Ovviamente, il dictum pu riguardare ogni aspetto del giudizio di diritto, sicch la
Corte deve: indicare al giudice di rinvio la norma applicabile al caso, quando il
precedente giudice non abbia considerato una norma esistente, abbia applicato una
norma inesistente ovvero abbia commesso un errore di sussunzione; fissare la corretta
interpretazione di una norma non correttamente intesa dal giudice a quo; indicare gli
effetti giuridici che derivano dallinquadramento della concreta fattispecie in una
determinata norma, quando gli effetti medesimi siano stati malamente individuati dal
giudice.
Non spiega alcuna influenza sul giudizio di rinvio il mutamento di giurisprudenza
concernente il principio di diritto enunciato dalla Corte, il quale, quindi, vincolante
per il giudice ad quem ancorch contrastante con il nuovo orientamento della stessa
Corte.
Lart. 63 regola le ipotesi in cui la Cassazione annulla la sentenza con rinvio alla
commissione tributaria regionale o a quella provinciale: come per lappello, cio, vi
sono dei casi in cui la cassazione deve rinviare alla commissione provinciale,
cassando non solo la sentenza impugnata, ma anche quella di primo grado, perch
lintero giudizio invalido: ci si verifica, ad es., nel caso in cui la Cassazione
affermi la giurisdizione o la competenza che siano state negate dalle commissioni di
merito; nel caso che il contraddittorio non era integro, etc.
La riassunzione deve avvenire nei confronti di tutte le parti, nelle forme del giudizio
di secondo o di primo grado, nel termine perentorio di un anno, espressamente
previsto dallart. 63, comma 1, d. lgs. n. 546/92, non applicandosi, quindi, il termine
di tre mesi ora previsto dallart. 392 c.p.c. a seguito della modifica della legge n. 69
del 2009.
Tale riassunzione va fatta nei confronti della parte personalmente e non, come per
lappello e il ricorso per cassazione, alla parte presso il difensore: ci in linea con
lart. 392, comma 2, c.p.c., che considera il giudizio di rinvio come fase autonoma
del processo.
Se la riassunzione non fatta o si verifica una causa di estinzione, lintero processo si
estingue.
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