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PONTIFICIA UNIVERSIT GREGORIANA

FACOLT DI FILOSOFIA
ANNO ACCADEMICO 2009/2010

La temporalit nelluomo:
contingenza o necessit?

FE1A00

Prof.ssa
Giorgia Salatiello

ELABORATO FINALE

Studente
Maria Cristina Compagno
Matr. 158350

INTRODUZIONE

Luomo vive immerso nel tempo. una constatazione di fatto: la nostra storia,
almeno quella della quale possiamo parlare, racchiusa tra due date: la data di nascita e
la data di morte. Della seconda data non parleremo mai con altri se non prima del
sopraggiungere del suo evento, la qual cosa non ne diminuisce lineluttabilit.
Rimane il fatto che la sperimentiamo. Possiamo anche evitare di pensarci, possiamo
non considerarla come parte integrante della nostra esistenza, ci non toglie che esiste
(o esister) quasi a confermarci che viviamo immersi nel tempo.
Un pomeriggio trascorso con un amico vola, e quando giunge la sera, il buio fuori
dalla finestra ci sorprende. In altre occasioni, istanti interminabili ci bloccano il corpo su
una sedia, mentre la nostre mente percorre spazi infiniti; o altre volte ci giriamo e
rigiriamo nel letto nellattesa che giunga il tempo di addormentarci, finalmente!
Il tempo passa quasi trascorre al di fuori di noi
Se anzich farci consumare dal tempo, iniziamo a prendere coscienza di vivere nel
tempo, ci sorprenderemo a pensare che il nostro essere temporale.
Dire che il nostro essere temporale, pone ulteriori questioni. Cosa intendiamo
quando diciamo il nostro essere? Cosa vuol dire temporale? Questa temporalit
essenziale o contingente a noi? Ci condiziona o ci libera?
Con il mio elaborato intendo rispondere ad alcune di queste domande, avvalendomi
della riflessione tomista sulluomo e dellulteriore approfondimento del teologo tedesco
Karl Rahner.
Dopo una breve analisi sulla costituzione essenziale delluomo, analizzer latto del
conoscere e la libert quali espressioni dello spirito umano nel tempo, rivelatrici della
sua apertura alla trascendenza.
Non entrer nel merito di questioni sul tempo o sulla temporalit o sulla storicit, n
di argomentazioni squisitamente metafisiche, n soprattutto proceder con unanalisi
storica delle questioni presentate. Accenner brevemente a possibili aperture in altri
campi dellindagine filosofica, in particolare sar facile intravedere lapertura alla
religiosit nelluomo e la prospettiva etica.

Intendo semplicemente indicare una strada, una delle possibili soluzioni, nella quale
si mostra che la temporalit intrinseca al nostro essere costitutivo, non come
unimposizione esterna che vincola la nostra libert, ma come unico luogo in cui
possiamo essere, esprimerci e realizzarci pienamente.
Utilizzer un metodo il pi ampiamente discorsivo, affrontando la tematica a partire
dalla nostra esperienza quotidiana e ponendomi le domande filosofiche pi elementari:
come? Perch? Quando?

CAPITOLO I

La costituzione sostanziale delluomo

In questo capitolo mi propongo di rispondere alla domanda: qual la costituzione


essenziale del nostro essere1? Mi muover utilizzando la riflessione antropologica di S.
Tommaso dAquino. Esaminiamo luomo nella sua unicit sostanziale anima-corpo2. La
persona umana non dualit di anima e di corpo, ma unit sostanziale.
Procederemo con lanalisi della conoscenza umana in quanto espressione rilevante di
questa unit.

1.1. Luomo unit sostanziale


La riflessione dellAquinate trova una sintesi nellespressione: hoc nomen homo,
significat animam et corpus, prout ex eis constituitur humana natura3. La natura
umana un tuttuno in cui anima e corpo costituiscono ununit sostanziale senza la
quale luomo non sarebbe ci che 4.
Caratteristica primaria dellanima razionale la sua unibilit al corpo, che non
dipendenza da esso in termini di esistenza dellanima stessa. Tuttavia, essendo lanima
razionale nellultimo grado delle sostanze spirituali, ha talmente tanto in potenza da
essere cos vicino alle cose materiali ut corpus materiale illud possit participare, dum
anima corpori unitur ad unum esse5. Proprio questa possibilit di partecipazione fa
nellanima lunibilitas6.

Nella mia riflessione parto dal presupposto che luomo un IO sostanziale, ovvero dotato di identit
personale specifica e determinata. Presuppongo, inoltre, che esista una natura umana che caratterizza
luomo nella sua essenza e laccomuna a tutti gli altri uomini. Utilizzer i termini essenza e sostanza, e gli
aggettivi da essi derivati, in maniera pressocch univoca, pur nella diversit del loro significato ed uso in
metafisica, salvo specifica indicazione degli autori ai quali mi riferisco.
2
Nel testo utilizzer indistintamente il termine anima e il termina spirito con riferimento alla natura
umana, fatto salvo luso degli autori ai quali mi riferisco.
3
TOMMASO DAQUINO, Summae Theologiae, III, d.60, a.3, ad.1.
4
Non intendo entrare nel merito di situazioni di rottura di tale unit sostanziale come la questione
sullimmortalit dellanima o sulle modalit di vita dellanima fuori dal corpo, non essendo questioni
inerenti al tema proposto.
5
TOMMASO DAQUINO, In II Sent., d.3, q.1, a.6.
6
Et ideo consequuntur istae differentiae inter animam et Angelum, unibile, et non unibile, ex diverso
gradu possibilitatis, ID.

Per comprendere ancor pi la non-dipendenza dellanima dal corpo in termini di


esistenza, e approfondire la questione dellunione forma-materia, mi sembra opportuno
entrare, seppur in punta di piedi, nella metafisica tomista che, distinguendo lessere in
essenza ed esistenza, e introducendo la nozione dellactus essendi, principio primo
vitale di esistenza posto fuori dallessenza degli esseri finiti, gli consente di parlare di
anima come forma del corpo7 ma anche di individuare nellessenza dellanima la sua
correlazione con il corpo8.
Inoltre, tale correlazione di unanima al corpo, non correlazione ad un qualunque
corpo ma ad hoc corpus9, cio ad uno specifico e unico corpo, e non ad un altro10,
tanto che ogni anima a misura del proprio corpo, anzi lanima stessa che forma quel
corpo secondo la sua propria necessit e unicit.
Ci vuol dire che lanima a muovere il corpo ed a spingerlo a formarsi fisicamente
secondo certe caratteristiche e non altre, il che chiarito da Tommaso quando
sottolinea, riprendendo ancora la dottrina aristotelica di materia e forma, che poich
ciascuna forma naturale necessita di una determinata materia, e ciascun motore di un
determinato organo, anima est forma corporis et motor eius11.
Tali considerazioni potrebbero gi essere sufficienti per comprendere la necessit di
unanima, principio vitale e motore, ad un corpo.
Abbiamo fin qui affermato lunit anima-corpo guardando primariamente allanima,
dobbiamo ora rivolgerci al corpo in tanto in quanto anchesso parte integrante della
natura umana12.
Rivolgere la nostra riflessione guardando dalla prospettiva del corpo fisico dato
dalla necessit di dimostrare la corporeit necessaria non solo alluomo, in quanto
dimostrativa di una sua appartenenza alla specie umana13, ma, in un certo senso, in
quanto necessaria anche allanima razionale; infatti solo a queste condizioni, oserei dire,
7

Tommaso riprende, pur personalizzandola, la dottrina aristotelica dellatto e della potenza, nonch
della forma e della materia, da qui luso, nel nostro testo, dei termini aristotelici che non approfondisco.
8
Licet corpus non sit de essentia animae, tamen anima secundum suam essentiam habet habitudinem
ad corpus, TOMMASO DAQUINO, De Spirit. Creat., a.9, ad.4.
9
In quantum est haec anima, est quod habeat habitudinem ad hoc corpus, ID.
10
Haec enim anima est commensurata huic corpori et non illi, TOMMASO DAQUINO, Gent., II, 80.
11
TOMMASO DAQUINO, In II Sent., d.19, q.1, a.1. Cfr. Corpus humanum habet naturalem ordinem
ad animam rationalem, quae est propria forma eius et motor, TOMMASO DAQUINO, Summae
Theologiae, III, q.8, a.2.
12
Si riprenda a questo proposito la citazione di S. Tommaso proposta allinizio del paragrafo, p. 5.
13
Gi a livello esperienziale, distinguiamo gli uomini dagli altri animali in relazione a certe evidenti e
specifiche caratteristiche fisiche, lo studio delle quali costituisce, a conferma ed esempio per noi,
loggetto di alcune scienze naturali quali la biologia o la medicina, a differenza di altre scienze, quali la
zoologia, il cui oggetto riguarda gli animali propriamente detti.

di dipendenza reciproca, dellanima dal corpo e del corpo dallanima, possiamo parlare
di unit sostanziale stricte dictis, laddove, tuttavia, dipendenza reciproca non da
intendersi come dipendenza equivalente, la qual cosa riprender e dimostrer pi avanti.
A proposito della differenziazione della forma dalla materia e del loro reciproco
legame di dipendenza, Tommaso evidenzia che la materia riceve dalla forma la sua
perfezione, ma la forma riceve dalla materia la sua restrizione14, da cui coarctatio
formae est per materiam15.
Ci chiaro se applicato alla relazione anima - corpo: lanima, in quanto forma del
corpo, da esso stesso limitata.
S. Tommaso, quando parla delle potenze dellanima, ancora pi esplicito a questo
riguardo, e chiarifica che lanima, atto primo nella sua essenza, atto secondo riguardo
alle sue operazioni che non pu esperire pienamente senza il suo corpo.
Tuttavia questa supposta dipendenza-reciproca-non equivalente quanto mi accingo
a dimostrare nel paragrafo successivo a partire dallanalisi della conoscenza umana.

1.2. La conoscenza umana


Non intendo soffermarmi sullanalisi dettagliata della facolt della conoscenza
umana e delle sue modalit in Tommaso, piuttosto rilevarne alcune caratteristiche utili
al nostro tema.
Le facolt dellanima possono distinguersi tra quelle per la cui operazione
necessario un organo corporeo, come la vista e locchio, e quelle quarum operationes
per organa corporea non exercentur16, come lintelligenza e la volont.
Ma tra le facolt dellanima e, pi precisamente, tra quelle facolt che si
perfezionano nellanima, quella della conoscenza umana ci permette di comprendere in
modo evidente la necessit di un corpo allanima. Ci in quanto, la nostra conoscenza
primo incipiatur in sensu et secundo perficiatur in intellectu.
Che la conoscenza umana abbia inizio dai sensi, per lAquinate, vuol dire che
lattivit dellintelletto lavora su quanto fornito dai sensi. In modo ancora pi esplicito,
direi che senza il materiale fornito dai sensi, non possibile alcuna conoscenza
intellettiva.
14

Forma autem non perficitur per materiam, sed magis per eam eius amplitudo contrahitur,
TOMMASO DAQUINO, Summae Theologiae, I, q.7, a.1.
15
Ibid., I, q.14, a.1.
16
Ibid., I, q.54, a.5.

Laffermazione notevole, ma lo studio di Tommaso va oltre la separazione tra


conoscenza sensibile e conoscenza intellettiva, quando vuole affermare che la
conoscenza unica come atto, seppur divisibile in momenti successivi, ed delluomo
nella sua interezza di soggetto conoscente. Essa esprime un atto unitario e unico che
manifesta la stessa unit e unicit della natura umana: quellunione sostanziale
nelluomo di anima e corpo.
Quando Tommaso scrive che non enim, proprie loquendo, sensus aut intellectus
cognoscunt, sed homo per utrumque17, sta affermando esattamente questo principio di
unit sostanziale.
Tali considerazioni potrebbero gi essere sufficienti a chiarire la necessit di un
corpo allanima.
Resta da specificare la non-equivalenza di questa relazione di dipendenza.
Per tale chiarificazione, riprendo la dottrina tomista della reditio completa, secondo
la quale si ha piena conoscenza quando il conoscente, dopo essere uscito fuori di s
verso le cose da conoscere, ritorna su se stesso, e conosce di conoscere18; pertanto
reditus iste completur secundum quod cognoscunt [substantiae intellectualis] essentias
proprias19.
evidente che la reditio completa unattivit puramente intellettiva, e che, da
quanto detto, sia, in un certo senso, il completamento della conoscenza razionale che
rivela lapertura delluomo alla trascendenza. Pertanto, se, da un lato, la necessit dei
sensi, affinch si avvii un processo di conoscenza, manifesta la dipendenza reciproca
anima-corpo, il fatto che durante tale processo gli stessi sensi diventino superflui,
dimostra la non-equivalenza di tale dipendenza.
Con i presupposti dati in questo primo capitolo, possiamo ora entrare nel cuore del
nostro tema.

17

TOMMASO DAQUINO, Quaestiones disputatae de veritate, q.2, a.6, ad.3.


Cfr. Ibid., q.1, a.9.
19
ID.
18

CAPITOLO II

Lo spirito storico nelluomo

Partendo dalla considerazione che la conoscenza umana non si pu dare fuori dalla
sensibilit, e dando per presupposto che la sensibilit si manifesta nello spazio e nel
tempo20, in questo secondo capitolo intendo rispondere alla domanda: la temporalit
nelluomo necessaria o contingente? Ovvero: la storicit21 essenziale alluomo?
La risposta ha diversi campi di indagine.
Immediatamente potremmo dire: la materia ci condiziona! Ma una tale affermazione
non soddisfa listanza che ci spinge allindagine. Cogliamo la nostra trascendenza al di
l della materialit del nostro corpo. La cogliamo in una originariet che pretende una
risposta pi soddisfacente.
La nostra unit-sostanziale-costitutiva ci interroga sulla relazione tra il nostro spirito
e il tempo. Se lunit spirito-corpo sostanziale sembrerebbe che anche la relazione
spirito-tempo debba essere sostanziale.
Per riflettere su questo secondo momento, intendo avvalermi della riflessione
filosofica che il filosofo tedesco Karl Rahner svolge a partire da Tommaso.

2.1. Luomo condizionato dalla materia vive storicamente


Negare che la materia ci condiziona sarebbe come negare il calore al sole. Ma di che
tipo di condizionamento si tratta? Dire condizionamento il termine corretto?
Lessere delluomo [] lessere di quella possibilit indeterminata e reale
chiamata materia22, sostiene Rahner, riprendendo dalla filosofia tomista.
Gi questa affermazione ci fa cogliere la materia come costitutivo essenziale
delluomo, non come mera materialit, ma in una prospettiva metafisica, cio come
costitutivo ontologico dellessere delluomo23.

20

Sono costretta a dare tale presupposto senza approfondirlo in quanto unanalisi puntuale sullo
spazio e il tempo e la loro relazione con la sensibilit, seppur interessante, sarebbe fuorviante dal tema
proposto. Tuttavia mi chiedo: potrebbe essere altrimenti? Cfr. nota 23.
21
Intendo per storicit il tempo integrato nella vita personale. Non entro nel merito di altre
differenziazioni terminologiche con la temporalit.
22
K. RAHNER, Uditori della parola, 165.

10

Se la materia principio della spazialit e della temporalit24, ogni corpo umano,


specifico e unico, principio di spazialit e temporalit della propria anima che ne
forma25. Il carattere spaziale e temporale nelluomo, non pertanto un elemento
accessorio rispetto alla sua natura26, ma ne costituisce un elemento essenziale.
luomo che vivendo nello spazio e nel tempo costituisce da se stesso lo spazio e il
tempo come momenti estrinseci della sua esistenza27.
La riflessione successiva consequenziale a quanto gi detto: il supposto
condizionamento della materia, al quale ci siamo riferiti allinizio del paragrafo, quasi
fosse qualcosa di negativo, appare ora nella sua positivit come condizione necessaria di
esistenza28, caratterizzandoci interiormente: luomo vive nel tempo, ovvero esprime se
stesso e manifesta la sua vita attraverso il tempo. In altre parole, possiamo dire che
luomo storico, cio vive nello spazio e nel tempo una concreta e personale storia
umana29.
Affermare che lo spazio e il tempo siano condizioni di possibilit di esistenza, ci
appare al momento evidente soltanto in una prospettiva materialista, guardando dal
corpo verso la storia, ma sarebbe altrettanto evidente se ci affacciassimo dalla finestra
dello spirito e guardassimo la storia che si distende davanti a noi?
Affermare che luomo essere storico anche in quanto spirito30 e quanto mi
propongo di sviluppare nei paragrafi successivi.

2.2. Luomo aperto alla trascendenza nel tempo


Con la reditio completa abbiamo intravisto, accennandola in Tommaso, unapertura
delluomo alla trascendenza, apertura che si colloca ovviamente a livello interiore31.

23

La materia nellontologia tomistica un costitutivo metafisico dellente, K. RAHNER, Uditori


della parola, 164.
24
Cfr. Ibid., 171.
25
Si veda quanto gi affermato nel par. 1.1.
26
K. RAHNER, Uditori della parola, 175.
27
ID. Cfr. lespressione momenti estrinseci, riferiti allo spazio ed al tempo, in confronto alla intrinseca
essenza della nota 28, per evidenziare la stretta relazione tra spazio e tempo, da un lato, ed essenza,
dallaltro, dove ci che estrinseco espressione di ci che intrinseco.
28
Luomo essenzialmente uno tra molti simili, con cui, a causa della sua intrinseca essenza, vive
insieme nello spazio e nel tempo, ID.
29
Cfr. ID.
30
Ibid., 42.
31
Lessenza delluomo lassoluta apertura allessere in genere; in una parola, luomo spirito,
Ibid., 66.

11

Si tratta allora di dimostrare che il tempo che viviamo non cimprigiona come fosse
un luogo chiuso posto al di fuori di noi, ma, appartendendoci costitutivamente, ci
permette di essere; la storia sarebbe allora il nostro luogo di apertura alla trascendenza.
Per dimostrare quanto sopra, riprendo dalla reditio completa nellatto della
conoscenza umana.
Contemporaneamente al completo ritorno dello spirito su s stesso, il soggetto
conoscente si coglie come soggetto di quella conoscenza determinata che offre un
oggetto solo in quanto, appunto, il soggetto pu tornare su di s [] distanziandosi dal
contenuto della sua percezione e affermandosi nella sua spiritualit32.
Ma tale spiritualit umana, affermata qui nellatto della conoscenza e manifestata con
la reditio completa in se ipsum,33 esprime anche la capacit del soggetto conoscente di
oggettivare coscientemente il dato sensibile pur nella sua particolarit e singolarit, e
coglierlo nella sua universalit.
Cogliere loggetto da conoscere nella sua universalit coglierlo nellampio
orizzonte dellessere; rileviamo che ancora prima del cosciente atto di conoscenza la
percezione previa, la capacit che ha per sua natura lo spirito umano di protendersi
dinamicamente verso lillimitata vastit di tutti gli oggetti possibili34.
La constatazione non da poco: la percezione previa lapertura delluomo
allessere35, il fondamento della conoscenza36 che consente di trascendere il singolo
oggetto ma pur tuttavia di coglierlo nella sua singolarit e limitatezza.
In ogni singolo atto di conoscenza, luomo, soggetto conoscente, corpo - spirito, si
trova al confine tra il limite dellessere conchiuso in un oggetto conosciuto e lillimitato
dellessere dellassoluta vastit degli oggetti possibili; si scopre al confine tra il finito e
linfinito, tra il riconoscersi conoscente, in un preciso momento storico e rivolto ad un
determinato oggetto, e limmensa apertura oltre il tempo presente e la determinazione
delloggetto sensibile.
La percezione previa la presa di coscienza dellorizzonte, nellambito del quale
luomo conosce il singolo oggetto37.
32

G. SALATIELLO, Lultimo orizzonte, 46.


Cfr. Ibid., 46-47.
34
K. RAHNER, Uditori della parola, 90.
35
Cfr. Ibid., 91-92. Mi limito a questaffermazione sulloggetto della percezione previa, in quanto
unaccurata analisi richiederebbe uno studio pi approfondito e ci porterebbe fuori tema. Ci basti rilevare
come essa indica, a mio avviso, proprio questa apertura alla trascendenza.
36
La conoscenza coglie il suo singolo oggetto in una percezione previa dellessere, che comprende
nella sua vastit tutti gli oggetti possibili, Ibid., 89.
33

12

La percezione previa la coscienza della propria personale trascendenza38 in un


orizzonte che si pu cogliere solo se si ammette che loggetto di tale conoscenza
dato nello spazio e nel tempo.
La percezione previa la porta che ci fa accedere al tempo in una nuova prospettiva;
esso si dischiude a noi come unico luogo nel quale possiamo essere,agire, conoscere e
vivere.
Abbiamo compreso lapertura alla trascendenza delluomo, massima coscienza della
sua spiritualit ontologica39, a partire da uno specifico atto di conoscenza in un
determinato momento: lo spirito si muove nel tempo; pi esplicitamente diremmo: lo
spirito delluomo conosce nel tempo, laddove, nel tempo da intendersi come luogo di
possibilit.
Latto di conoscenza, quale atto esemplare delle facolt spirituali delluomo, si rivela
un atto libero. Afferma il nostro filosofo tedesco: luomo storico in quanto agisce
liberamente40.
Da questultima considerazione proseguiamo nello sviluppo della nostra riflessione
per portarla a compimento.

2.3. Luomo libero nella storia


Un breve cenno allanalisi della libert delluomo indirizzata a dimostrare che
anche latto di volizione, in sintonia con latto di conoscenza, quale atto dello spirito
umano, deve collocarsi allinterno della storia, e da essa non pu essere escluso.
Esaminer la libert umana, costitutivo ontologico delluomo, e la sua relazione con
il tempo, per rilevare che anchessa non si pu dare se non nel tempo41.
Prendendo spunto dal gi esaminato atto umano di conoscenza, constatiamo che il
cogliersi delluomo nelloriginariet della sua coscienza, avviene in libert. Luomo,
non solo si coglie soggetto conoscente e si guarda riflessivamente nel suo atto, ma, nella

37

K. RAHNER, Uditori della parola, 90.


In quellente che luomo e che il soggetto della ricerca, lessere si rivela come conoscenza,
ovvero apertura illimitata allessere in genere, e come coscienza di s, cio originario autopossesso, G.
SALATIELLO, Lultimo orizzonte, 40-41.
39
"Luomo deve aver percepito se stesso come spirito, per poter costruire lontologia" che coglie
lessenza dellessere nellidentit originaria di conoscere ed essere conosciuto, ovvero nella coscienza di
s, Ibid., 63. Cfr. K. RAHNER, Uditori della parola, 218.
40
K. RAHNER, Uditori della parola, 175.
41
La trascendentalit e la libert vengono messe in atto nella storia, K. RAHNER, Corso
fondamentale sulla fede, 66.
38

13

misura in cui riflessivamente si guarda, coglie di essere libero42: originariamente libero,


ontologicamente libero.
Questa coscienza di libert, distinta ma non separabile dallatto conoscitivo, trova
ragione nella fisionomia stessa della conoscenza e della volizione43, il che comporta una
libert originaria delluomo che non possiamo trascurare.
Non intendo addentrarmi nella relazione volont-libert e conoscenza, se non
indicando unimplicazione fondamentale: lapertura delluomo alla trascendenza, che
abbiamo individuato e scoperto allinterno del processo di conoscenza, nasconde
sempre in s come momento interiore una decisione libera44.
Una libert originaria, quindi, anchessa espressione dellessere spirituale umano,
strettamente legata alla manifestazione storica dellatto volitivo; ci in quanto il
mondo umano, inoltre, cos come si costituisce nellesperienza, sempre una realt
connotata spazio-temporalmente45.
Anche la libert nelluomo trova la sua condizione di possibilit nella storia: lo
spirito libero delluomo si attua nella storia46. La storicit nel senso umano si ha per
solo dove latto della libert [] si diffonde in un mondo, cio nel tempo e nello
spazio47, necessario allesistenza degli stessi atti di libert.
Da queste poche considerazioni risulta chiaro come la storicit sia quella
determinazione fondamentale caratteristica delluomo48 che lo pone nel tempo come
soggetto libero.
Acquisito pertanto questultimo elemento sulla storicit essenziale allesercizio della
libert umana, ci avviamo alla conclusione.

42

Tuttavia il modo in cui si attua questa auto intellezione dipende dalla libert delluomo, K.
RAHNER, Uditori della parola, 139.
43
Si pu comprendere la conoscenza nella sua forma definitiva e originaria solo se si tiene conto
dellelemento volitivo, che la rende essenzialmente completa nella sua costituzione ontologica di ente,
Ibid., 138.
44
Ibid., 142.
45
G. SALATIELLO, Lesperienza e la grazia, 33.
46
Lautentica storicit si ha solo dove si riscontrano lirrepetibilit e limprevedibilit della libert,
K. RAHNER, Uditori della parola, 175.
47
Ibid., 175-176.
48
K. RAHNER, Corso fondamentale sulla fede, 66.

14

15

CONCLUSIONE

Unanalisi attenta ci ha portato ad affermare che luomo unit sostanziale, corpo e


spirito nel tempo; abbiamo constatato che luomo orientato alla storia essenzialmente
in forza della sua natura49. La temporalit si presentata a noi non come luogo di
mortalit, ma quale condizione di possibilit per esprimersi e vivere.
In modo esemplare, abbiamo dimostrato questo a partire dallanalisi della
conoscenza umana e della sua libert ontologica.
La temporalit, costitutiva delluomo, diventata la sua storicit50: tempo vissuto in
modo personale e irripetibile.
La storia, allora, la nostra storia, quella storia assolutamente personale che viviamo,
non ci appare esterna a noi come qualcosa da subire o da combattere, ma piuttosto come
parte integrante del nostro essere, unico luogo in cui possiamo muoverci per diventare
pienamente noi stessi.
Il tempo, il mondo e la storia mediano il soggetto a se stesso51, affinch luomo
giunga alla sua soggettivit e alla sua libera auto interpretazione personale.
Questo ci farebbe comprendere la nostra storia come dono; ci spingerebbe a vivere il
tempo, ogni frazione di tempo, siano essi istanti o ore, come unopportunit:
lopportunit di vivere, pienamente e interamente vivere, e vivere bene.
Partendo da questa visione antropologica si aprono altre domande.
Continua a porsi il problema della morte e del senso dellesistenza, ma in un modo
pi profondo, propriamente come questione di senso, cio di direzione da percorrere; ci
si dischiude cos anche la questione della religiosit umana.
O possiamo chiederci che ne sar del nostro spirito, quando usciremo da questo
tempo che sperimentiamo e nel quale ci sentiamo posti, se per esprimersi
compiutamente ha bisogno della materia, della sensibilit e del tempo.
Come potr la nostra anima continuare a relazionarsi e conoscere?

49

K. RAHNER, Uditori della parola, 208.


Anche la storia a sua volta storica ed una parte dellautointerpretazione delluomo che si attua
in maniera storica e con ci anche gi riflessamente, K. RAHNER, Corso fondamentale sulla fede, 66.
51
ID.
50

16

Come parlare di tempo, quando non vivremo pi questo tempo? Quando la storia non
sar pi la nostra storia, unica, personale e irripetibile?
Sono tutte domande che ci aprono ad ulteriori riflessioni. Altre prospettive e diversi
campi dindagine filosofica, altri orizzonti che non affronteremo in questa sede, ma per i
quali abbiamo individuato un possibile punto di partenza.
Oppure possiamo non accettare questa visione antropologica, semplicemente
chiudere gli occhi alla trascendenza che abbiamo scoperto in noi e che ci costituisce
sostanzialmente e vincolarci alla mera materialit.
La storia, nella quale viviamo e ci sentiamo immersi, sar allora la nostra prigione.
Qualcosa esterna ed estranea a noi stessi, da cui fuggire (ma come?), da ignorare finch
non sar lei a imporsi, o semplicemente subire passivamente cercando di soffocare e
non cogliere la nostra stessa auto-coscienza.
Rimangono quelle due date: luna conosciuta e festeggiata annualmente, laltra
ignota eppur certa.
Rimangono quegli istanti con gli amici e la noia di un lento pomeriggio.
Rimane leternit di un tramonto e il colore rosso del cielo impresso nel nostro cuore
per sempre.
Rimangono parole come ora, mai e per sempre che continuamente utilizziamo nel
nostro linguaggio, con le quali tentiamo di esprimere il tempo che ci vive dentro.
Rimane quel tempo che ci costituisce e che imprime il carattere indelebile di libert
alle nostre attivit.
Rimane il nostro essere che non pu fare a meno di cogliersi mentre vive.
A noi la scelta.
In fondo, siamo noi a scegliere come desideriamo comprenderci. Il nostro modo di
comprenderci, sar anche la vita che decidiamo di vivere.

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BIBLIOGRAFIA

RAHNER, K., Corso fondamentale sulla fede. Introduzione al concetto di cristianesimo,


Cinisello Balsamo (MI), 20056;

, Uditori della parola, Roma, 20062.

SALATIELLO, G., Lesperienza e la grazia. Lesperienza religiosa tra filosofia e teologia,


Napoli, 2008;
, Lultimo Orizzonte. Dallantropologia alla filosofia della religione, Roma, 2003.

TOMMASO DAQUINO, Opera Omnia, IXXII, New York, 1948.

18

19

INDICE

INTRODUZIONE ......................................................................................................................... 3
CAPITOLO I - LA COSTITUZIONE SOSTANZIALE DELLUOMO .................................................... 5
1.1. Luomo unit sostanziale ............................................................................................... 5
1.2. La conoscenza umana .................................................................................................... 7
CAPITOLO II - LO SPIRITO STORICO NELLUOMO ...................................................................... 9
2.1. Luomo condizionato dalla materia vive storicamente .................................................. 9
2.2. Luomo aperto alla trascendenza nel tempo .............................................................. 10
2.3. Luomo libero nella storia ......................................................................................... 12
CONCLUSIONE ........................................................................................................................ 15
BIBLIOGRAFIA ........................................................................................................................ 17
INDICE ....................................................................................................................................... 19

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