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PARTE 13

Rel. 18/09/00 - visual1.cor


LE TECNICHE DI VISUALIZZAZIONE
(estratto)

1
2
3
4

Introduzione
Che cosa sono le visualizzazioni
Traccianti solidi, liquidi e gassosi
Misura di velocit con particelle traccianti

1 - Introduzione
L'osservazione visiva dell'evoluzione temporale e della distribuzione spaziale d
i opportune
grandezze fisiche, qualora possibile, pu essere di notevole aiuto, non solo nella
comprensione dei
fenomeni fisici, ma anche nella formulazione di modelli in grado di rappresentar
li. Non fanno
eccezione i fenomeni fluidodinamici, per i quali la visualizzazione del moto del
fluido attorno a
corpi o all'interno di condotti si rivelata fondamentale nella formulazione dell
a maggior parte delle
teorie oggi disponibili.
A questo proposito si devono ricordare gli esperimenti di visualizzazione condot
ti verso la fine del
secolo scorso da Osborne Reynolds e, all'inizio di questo secolo da Prandtl, per
supportare le loro
fondamentali intuizioni e, soprattutto, il lavoro di Ernst Mach (1838-1916) che
ebbe un peso non
trascurabile nella filosofia della scienza e, forse non a caso, un ruolo determi
nante nello sviluppo
delle tecniche di visualizzazione.
Tuttavia, oltre alla fondamentale importanza delle visualizzazioni dal punto di
vista
fenomenologico, esse presentano ulteriori caratteristiche di notevole interesse.
La prima risiede nella possibilit di ottenere, dall'esame della registrazione del
la corrente
visualizzata (fotografica, magnetica o digitale), informazioni quantitative. La
seconda, nella
possibilit di acquisire informazioni simultanee in una intera regione del campo d
i moto, anzich in
un singolo punto di misura, come avviene con la maggior parte delle classiche te
cniche di misura
strumentali (sonde di pressione o di velocit, ecc.).
Inoltre, contrariamente ad altre tecniche di indagine che si avvalgono dell'uso
di sonde poste
all'interno della corrente, molte delle tecniche di visualizzazione, se corretta
mente applicate, sono
scarsamente intrusive, ovvero non perturbano sensibilmente la corrente di fluido
in esame. E' questa
una caratteristica di notevole importanza soprattutto quando si debbano studiare

correnti al limite
della stabilit o della separazione.
Si deve infine tener presente che, quand'anche le tecniche di visualizzazione no
n si rivelassero del
tutto risolutive in termini di informazioni fornite, esse consentono comunque di
acquisire,
generalmente in breve tempo, tutte quelle indicazioni sul campo di moto che risu
ltano indispensabili
per un corretto impiego di altre (e pi costose) tecniche di indagine (modulo e di
rezione locali della
velocit della corrente per il posizionamento di sonde, ecc.).

2 - Che cosa sono le visualizzazioni


Malauguratamente, la maggior parte dei fluidi, quali l'aria e l'acqua in condizi
oni normali, sono
mezzi uniformemente trasparenti alla luce ed il loro movimento rimane quindi inv
isibile all'occhio
umano durante l'osservazione diretta.
Prescindendo, per il momento, dalle caratteristiche specifiche delle varie tecni
che, si pu dire che la
visualizzazione di una corrente consiste nel rendere artificialmente visibile, e
d eventualmente nel
registrare, la distribuzione spaziale e/o l'andamento temporale della velocit del
fluido, oppure di
altre grandezze fisiche (quali, ad esempio, la densit) correlate al campo di moto
in esame.
In certi casi, si tratta di riprodurre in modo controllato e possibilmente rigor
oso quello che si
verifica spesso in natura per la presenza di traccianti o indicatori naturali o
artificiali nell'atmosfera
(nubi, fumo, foglie, scie di condensazione di aviogetti, movimento di alberi ecc
.) o nell'acqua (scie a
valle di corpi immersi, bolle di cavitazione, onde di superficie).
Tralasciando le correnti di fluidi dotati di caratteristiche fisiche particolari
, quali i fluidi e le
sospensioni birifrangenti, e concentrando l'attenzione sui fluidi pi diffusi, qua
li l'aria e l'acqua, ci
pu essere fatto:
- o introducendo nella corrente in esame delle sostanze traccianti che, grazie a
particolari propriet
ottiche, si prestino all'osservazione visiva (diretta o meno),
- oppure sfruttando fenomeni ottici gi naturalmente presenti nella corrente in es
ame, e che
comportano variazioni locali dell'indice di rifrazione del fluido.
Le pi comuni tecniche di visualizzazione possono essere suddivise in sei classi p
rincipali:
1) quelle basate sull'immissione dall'esterno di traccianti solidi, liquidi o
gassosi,
2) quelle che sfruttano reazioni chimiche per produrre i traccianti direttame
nte in seno al fluido
(dall'esterno pu essere fornita soltanto l'energia necessaria per il compie
rsi di tali reazioni),
3) quelle in cui il tracciante costituito da elevate quantit di energia (termi
ca o elettrica),
presenti naturalmente o immesse nella corrente dall'esterno,
4) le visualizzazioni di correnti supersoniche basate sull'analogia idraulica
,
5) le tecniche di visualizzazione su superfici solide,
6) i cosiddetti "metodi ottici", che non richiedono l'immissione di alcun tip
o di tracciante, ma
sfruttano i fenomeni ottici associati alla comprimibilit naturale del fluid
o (questi ultimi sono
evidentemente applicabili alle sole correnti di fluidi comprimibili).
Indipendentemente dal metodo impiegato, tutte le tecniche di visualizzazione com
portano l'impiego
di opportuni dispositivi di illuminazione e, eventualmente, di ripresa e di regi
strazione permanente
delle immagini ottenute. Il termine "visibile" va inteso infatti in senso lato,
ovvero non limitato alla
sola visibilit diretta consentita dall'occhio umano.
Alcuni fenomeni ottici sfruttati nelle tecniche di visualizzazione risultano inf
atti "visibili" soltanto

se illuminati con particolari sorgenti luminose (stroboscopiche, ultraviolette,


laser, ecc.) e/o se
registrati a velocit molto superiori a quelle consentite dalla visione dell'occhi
o (fotografia e
cinematografia ad alta velocit), oppure su emulsioni fotografiche aventi una sens
ibilit alle
radiazioni luminose diversa da quella dell'occhio (ad es. sensibilit all'infraros
so o all'ultravioletto).
Si deve tener presente che, variando la tecnica di ripresa di una corrente insem
inata con particelle o
conb fluidi traccianti, si possono evidenziare grandezze del tutto diverse. La v
isualizzazione delle
linee di flusso, ad esempio, richiede una ripresa fotografica con tempo di espos
izione relativamente
breve, ma non brevissimo (V. Van Dyke, pag.12-21), mentre quella di una traccia
richiede un
tempo di ripresa il pi breve possibile. Per la traiettoria di una singola partice
lla sono invece
necessari, o una sequenza di riprese fotografiche, oppure una ripresa cinematogr
afica.
Se la corrente non stazionaria, la scelta del tipo di tracciante (ad esempio, di
screto o continuo),
delle modalit di immissione nella corrente (diffusa o localizzata) e della tecnic
a di ripresa sono

Parte 13 - pag. 2

pertanto fondamentali, dal momento che linee di flusso, tracce e traiettorie del
le particelle fluide
forniscono informazioni completamente diverse (e complementari).
E' forse opportuno richiamare qui le definizioni di traiettorie, linee di flusso
e tracce.
Si definisce traiettoria istantanea di una particella di fluido (in inglese part
icle path), all'istante , il
luogo delle posizioni occupate dal suo baricentro, nell'intervallo di tempo fini
to compreso tra un
istante iniziale e l'istante .
La traiettoria di una particella di fluido pu essere quindi visualizzata soltanto
usando una singola
particella tracciante, discreta, e registrandone (cinematograficamente o fotogra
ficamente) il
percorso compiuto nell'intervallo tra
e .
Si definisce linea di corrente o di flusso istantanea (in inglese streamline), a
ll'istante , ogni linea
che abbia in ciascuno dei suoi punti tangente parallela al vettore velocit istant
anea 1.
Tale definizione implica che il trasporto di massa in direzione normale alle lin
ee di flusso sia nullo.
Le linee di corrente sono le 2 soluzioni del sistema differenziale del primo ord
ine:
dx
dy
dz
=
=
v x (x,y,z,t ) v y (x,y,z,t ) v z
(x,y,z,t )
Le linee di flusso in una corrente 2 possono essere visualizzate inseminando uni
formemente la
corrente con una opportuna concentrazione di piccole particelle discrete e fotog
rafandole con un
tempo di esposizione tale che
ciascuna di esse venga
registrata sulla p
ellicola come un breve
trattino, le cui orientazione e lunghezza indicano, rispettivamente, la direzion
e ed il modulo della
velocit locale istantanea: le linee di flusso si ottengono tracciando le curve ta
ngenti a questi trattini.
Se poi si adotta una sorgente luminosa di intensit (o colore) variabile nel corso
dell'esposizione,
possibile individuare anche il verso locale e istantaneo della corrente.
Da quanto detto si deduce che non affatto possibile risalire alle linee di fluss
o con l'uso di
traccianti continui (a meno che, ovviamente, il moto non sia stazionario).
Si definisce infine traccia istantanea (in inglese filament line), all'istante ,
il luogo delle posizioni
occupate dalle particelle di fluido che sono transitate per un medesimo punto fi
sso
del campo di
moto, nell'intervallo di tempo finito compreso tra un istante iniziale
e . Ad ogni istante
,
le tracce sono pertanto le 3 linee d'equazione parametrica vettoriale
, equivalente alle
tre equazioni scalari:
x = x(x o ,y o ,z o ,t) , y = y(x o ,y o ,z o ,t) ,
z = z(x o ,y o ,z o ,t)
Una traccia pu essere visualizzata immettendo nel punto un tracciante continuo op
pure discreto,
a partire dall'istante , e registrandone fotograficamente la distribuzione spazi
ale nell'istante 3

Le definizioni sopra riportate sono valide per un osservatore fisso con il siste
ma di riferimento del
laboratorio, ovvero solidale con il dispositivo attraverso il quale i traccianti
sono immessi nella
corrente. Del tutto diverso l'aspetto delle linee di flusso o di corrente se l'o
sservatore in moto
relativo rispetto a tale sistema di riferimento. A questo proposito opportuno ci
tare un lavoro di
Hama (1962) in cui si descrivono le linee di flusso e le tracce in una corrente
piana viscosa
perturbata con onde sinusoidali, registrate con un'apparecchiatura fotografica f
issa, oppure in
movimento rispetto al riferimento del laboratorio (Figura 2.1). Egli mostra chia
ramente, tra l'altro,
come il moto non-stazionario possa apparire perfettamente stazionario ad un osse
rvatore che si
muova alla stessa velocit con cui si propagano le onde di perturbazione nel fluid
o.
1 Nel caso di visualizzazione sulla superficie di corpi, si parla di linee di
flusso (o di corrente) limite, o di linee di
sforzo.
2 Si ricordi che, nel caso di correnti tridimensionali, per conoscere traietto
rie, tracce e linee di flusso sono necessarie
almeno due riprese, ottenute da punti di vista distinti.
3 Si noti che pu essere un istante anche successivo a quello di eventuale cessa
zione dell'immissione di tracciante.
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Figura 2.1 Propagazione di onde sinusoidali nella corrente a pelo libero


in un canale. (a)
Linee di corrente viste da un osservatore solidale con la par
ete fissa e (b) in
movimento alla velocit di propagazione delle onde. (c) Traccia
vista da un
osservatore solidale con la parete fissa (da Hama, '62).
3 - Traccianti solidi, liquidi e gassosi
La prima classe di tecniche di visualizzazione comprende, come si detto, quei me
todi basati
sull'immissione nella corrente di sostanze traccianti solide, liquide o gassose.
Rientrano in questa categoria tutte le tecniche pi comuni per lo studio di corren
ti incomprimibili
che fanno uso di:
- immissione localizzata di miscele o sospensioni colorate in acqua, quali, ad e
sempio, miscele di
latte condensato, alcool e coloranti alimentari, o di coloranti, fluorescenti
o meno, in emulsioni di
olii siliconici, quali il Rhodorsil (Figura 3.1),

Figura 3.1 Tracce di colorante in un vortice all'interno di un condotto


circolare con asse
rettilineo. Fluido: acqua. Tracciante: colorante alimentare (
da Sarpkaya, 1971).
- immissione localizzata di fumo in aria (ad esempio, fumo da combustione di sos
tanze contenenti
cellulosa, o da evaporazione di olii minerali leggeri, come mostrato in Figur
a 3.2),
- immissione diffusa di fumo in aria, con illuminazione a piani di luce;
- immissione localizzata o diffusa di bollicine di sapone riempite di elio in ar
ia,
- immissione diffusa di bollicine di gas in acqua, con illuminazione a piani di
luce;
e, al limite, possono considerarsi traccianti solidi (sebbene vincolati alla sup
erficie del corpo in
esame, oppure ad una griglia di supporto) anche i sottili fili di lana che posso
no essere utilizzati in
correnti liquide o gassose (Figura 3.3).
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a)

b)
Figura 3.2 a): Tracce di fumo nella corrente d'aria attorno ad un profil
o alare (da Ed.Serv.Inc)
b): Generatore di fumo a paraffina di Preston e Sweeting (da
Bradshaw, 1970).

Figura 3.3 Visualizzazione dei vortici a valle di un'ala a delta ottenut


a per mezzo di fili di lana
sostenuti da una griglia ortogonale alla corrente, posta nell
a scia.
I traccianti devono essere ovviamente visibili e, se le dimensioni delle partice
lle di cui essi sono
composti sono sufficientemente piccole, si pu ipotizzare che il moto di tali part
icelle, in termini di
modulo e direzione istantanee del vettore velocit, approssimi quello delle partic
elle di fluido.
Queste tecniche di visualizzazione sono pertanto dei metodi indiretti in cui si
osserva il moto del
tracciante in luogo di quello, invisibile, del fluido. Come gi detto, per, questa
costituisce
un'approssimazione e, sebbene lo scarto tra il moto del tracciante e quello del
fluido possa essere
minimizzato, adottando particelle con densit e dimensioni opportune, esso non pu m
ai essere
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completamente annullato. Se poi sono presenti gradienti delle variabili di stato


termodinamico
(come, ad esempio, nelle correnti comprimibili), bisogna tenere conto anche del
fatto che le
propriet termodinamiche del tracciante possono essere alquanto diverse da quelle
del fluido.
Pertanto, nel caso di correnti non-stazionarie e con gradienti significativi del
le variabili
fluidodinamiche (ovvero, di fatto, in tutte le correnti di maggior interesse pra
tico e scientifico), la
visualizzazione del moto, pur insostituibile ed estremamente efficace, si rivela
tutt'altro che banale e
comporta il ricorso a procedure e a dispositivi molto pi complessi di quanto si p
ossa immaginare.
Fluido in esame
Autori
acqua
Werl, 1960; Werl e Gallon, 1972
acqua salata
Simpson, 1972
acqua
Sarpkaya, 1971; Maxworthy, 1972
soluzione di polimeri in acqua
Danohue et al., 1972
acqua
Martin e Lodwood, 1964
acqua
Hide e Titman, 1967
acqua
Sullivan, 1971
acqua
Yeheskel e Kehat, 1971
acqua
McNaughton e Sinclair, 1966
soluzione zuccherina
Jayaweera e Mason, 1965
acqua
Csanady, 1963
acqua
Lewellen et al., 1966, Gaster, 1969

Colorante
latte
latte
coloranti alimentari
coloranti alimentari
inchiostro da stampa bianco
crystal violet
viola genziana
nigrosina nera
blu di metile
anilina
Rhodamine fluorescente
fluorescina

Tabella 3.1 Soluzioni coloranti usate per la visualizzazione delle tra


cce in correnti liquide.
Fluido

Particelle
Autori
Hostaflon
Brandone e Bernard, 1971
alluminio
Colac-antic e Grtler, 1970
cipria cosmetica
Hasinger, 1968
acqua
polistirene
Wood, 1967
acqua salata
alluminio
ficate
Martin e Long, 1968
acqua e glicerina polistirene
ione
acqua
libero
acqua
ite
acqua

Diametro

Campo applicaz
correnti a pelo

0.030.1 mm transizione strato lim


30 m

vortici

0.010.2 mm scie
correnti strati
correnti convet

tive
Douglas et al., 1972
olio siliconico
alluminio
Elder, 1965
aria
licopodio (seme)
Chen e Emrich, 1963
aria
goccioline d'olio
Chen e Emrich, 1963
aria
fumo di sigaretta
Chen e Emrich, 1963
aria
metaldeide
ica
Eicke e Wille, 1937
aria
olio atomizzato
Griffin e Votaw, 1973
aria
sferette di vetro
a
Philbert e Boutier, 1972
aria
polvere di marmo
a
Philbert e Boutier, 1972
elio
alluminio
Fulmer e Wirtz, 1965

0.030.1 mm convezione naturale


30 m

onde d'urto

1 m

onde d'urto

0.2 m

onde d'urto

1 mm

galleria subson

1 m

scie, vortici

20 m

galleria subsonic

1 m

galleria subsonic

2 3 m

ugelli supersonici

Tabella 3.2 Possibili combinazioni di fluidi e particelle traccianti pe


r la misura della velocit.
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4 - Misura di velocit con particelle traccianti


Vale la pena di approfondire il problema della misura di velocit per mezzo di par
ticelle traccianti,
che si riduce essenzialmente nel dare una risposta alla domanda: in quale misura
una particella
segue il movimento del fluido in cui stata immessa?
Esaminiamo, a titolo di esempio, il caso particolare del transitorio di accelera
zione di una particella
tracciante immessa in una corrente con velocit nota, costante ed uniforme.
Ipotizziamo che la concentrazione di particelle traccianti sia sufficientemente
bassa, di modo che
ogni singola particella abbia probabilit trascurabile di interagire con altre par
ticelle e la presenza
del tracciante modifichi in misura trascurabile le propriet fisiche del fluido in
esame.
Ipotizziamo anche che le forze di campo e la massa apparente della particella si
ano trascurabili 4 e
supponiamo che questa sia immessa nella corrente con velocit iniziale nulla.
Assumiamo infine, in accordo con i dati riportati in Tabella 3.2, che il diametr
o della particella sia
estremamente piccolo 5 (dell'ordine di 10-110-3 mm). Quest'ultima assunzione fond
amentale.
Innanzitutto, come risulter chiaro nel seguito, soltanto un piccolo diametro, uni
to ad una velocit
relativa necessariamente ridotta, pu produrre un elevato coefficiente di resisten
za della particella
tracciante e, di conseguenza, garantire che, a parit di altre condizioni, essa se
guir fedelmente il
moto del fluido in cui immessa. In secondo luogo, un piccolo diametro comporta,
grazie all'azione
della tensione superficiale, che anche particelle gassose o liquide assumano una
forma quasi
perfettamente sferica.
Sotto tali ipotesi, e denotando con
la velocit della corrente, l'equa
zione del moto di una singola
particella pu essere scritta come:
dU p
1
2
Mp
=
(
f Ap C D U f - U p
)
(3.1)
dt
2
dove: -

la massa della particella,


la velocit istantanea
della particella,
la velocit costante ed uniforme del fluido,
il coefficiente di resistenza della particella, riferito all'area
frontale
,
la densit del fluido.
Per risolvere l'equazione del moto della particella sferica nell'incognita , qui
ndi necessario
conoscerne il coefficiente di resistenza
, che funzione della velocit relati
va istantanea
attraverso il numero di Reynolds Re 6:
-

Re =
(
f dp U f - U p
(3.2)

Queste ipotesi consentono indubbiamente di semplificare il problema, ma sono


in contrasto reciproco e la loro
effettiva validit deve essere verificata caso per caso. La prima infatti tant
o pi accettabile quanto pi la densit
della particella approssima quella del fluido in cui immersa (il peso esatta
mente bilanciato dalla spinta idrostatica
soltanto quando tali densit coincidono); la seconda lo invece nel caso in cui
la densit della particella sia molto
maggiore di quella del fluido.
5 A rigore esiste anche un limite inferiore alle dimensioni delle particelle t
raccianti. Infatti, quando le loro dimensioni
tendono ad approssimare quelle delle singole molecole, esse sono soggette ag
li urti molecolari e descrivono delle
traiettorie a zig-zag (moti Browniani) che non rappresentano pi il moto del f
luido inteso come "continuo". Si tratta
in realt di un limite di scarsa importanza pratica in quanto, qualora le dime
nsioni delle particelle fossero
confrontabili con quelle delle molecole, esse risulterebbero, di fatto, non
pi visibili.
6 Ovviamente, in generale, il coefficiente di resistenza dipende anche dal num
ero di Mach della corrente.
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Figura 3.1.1 Coefficiente di resistenza della sfera in funzione del numer


o di Reynolds basato sul
diametro, per Mach 0, riferito all'area frontale. regime d
i Stokes,
.

Per sfere rigide 7, tale relazione perfettamente nota 8 in un vasto campo di num
eri di Reynolds ed
riportata nel grafico di Fig. 3.1.1.
Il diagramma mostra che il coefficiente di resistenza della sfera fortemente dip
endente dal numero
di Reynolds. Per poter definire il coefficiente di resistenza
quindi nece
ssario stimare il valore
del numero di Reynolds, il quale dipende per dal valore istantaneo della velocit r
elativa, che a
sua volta implicitamente dipendente dal coefficiente di resistenza
, sec
ondo la (3.1).
Il problema pu essere facilmente risolto se si impone che la corrente attorno all
a particella sia in
regime di Stokes, ovvero abbia numero di Reynolds inferiore all'unit (o a qualche
unit).
Questa imposizione pu sembrare arbitraria, ma invece perfettamente consistente co
n: a) l'aver
imposto alla particella di avere un diametro molto piccolo e b) l'esigenza (pena
la completa inutilit
della visualizzazione) che la velocit relativa tra particella e fluido sia estrem
amente ridotta.
Quindi, nel caso particolare di regime di Stokes, in accordo con la legge del d
iagramma 3.1.1, si
assume che:
24
24 f
Cd =
=
(3.3)
(
Re f d p U f - U p
)
e l'equazione di moto (3.1) diventa:
dU p
18 f
=
(U f - U
p )
(3.4)
dt
p d2
p

7 A rigore, nel caso di gocce di liquido o di bolle gassose, il coefficiente d


ipende non solo dalla corrente esterna, ma
anche dai moti interni alla particella. Tale dipendenza pu essere per trascura
ta qualora la loro viscosit sia
relativamente elevata, oppure il loro diametro sia molto piccolo.
8 Morsi e Alexander (1972) hanno verificato che il coefficiente di resistenza
della sfera approssimabile con una serie
di potenze di
, della quale sufficiente considerare i soli primi tre
termini:
purch i valori dei coefficienti della serie vengano adattati al particolare i

ntervallo di numeri di Reynolds


considerato.
Parte 13 - pag. 8

Nell'ipotesi di

uniforme e costante, la soluzione della (3.4) del tipo

:
18 f
[
]
U p = U f 1 - e- k(t - t 0 ) + U p 0 e- k(t - t
0 )

con

k=
p d2
p
(3.5)

e, nel caso in cui la particella sia immessa nel fluido al tempo


con velocit iniziale nulla,
ovvero U p 0 = 0, si ottiene:
[
U p = U f 1 e- kt

(3.6)

La velocit della particella pertanto approssima quella del fluido con legge es
ponenziale e la sua
accelerazione tanto pi rapida quanto
pi ridotte sono le sue dimensioni e
la sua densit e quanto
maggiore la viscosit del fluido in cui essa immessa 9.
Si deve osservare che, nella presente trattazione, si sono tralasciati alcuni
aspetti importanti, quali la
presenza di gradienti di velocit nella corrente.
Si consideri, ad esempio, l'istante iniziale di immissione di una particella
sferica in una corrente
piana in direzione x, in cui sia presente un gradiente di velocit in direzione
y. Sulla superficie
superiore della particella agiscono pressioni e sforzi tangenziali istantanei
diversi da quelli che
agiscono sulla faccia inferiore: il gradiente di pressione esercita sulla par
ticella una forza in
direzione normale ad x, mentre il gradiente di sforzo tangenziale produce una
coppia che tende a
provocare una rotazione della particella.
Sebbene a regime tendano ad annullarsi sia il gradiente di pressione sia quel
lo di sforzo tangenziale,
al contrario, durante il transitorio, la cui durata dipende dalla massa e dal
momento d'inerzia della
particella, tali gradienti sono presenti in misura variabile e la traiettoria
della particella pu deviare
sensibilmente da quella rettilinea delle particelle di fluido.
Se i gradienti di velocit sono intensi, come nel caso di un vortice, le partic
elle traccianti sono
soggette ad una accelerazione radiale centrifuga (maggiore di quella agente s
ul fluido, se la loro
densit relativa superiore a quella del fluido) e ad una accelerazione radiale
centripeta dovuta
gradiente di pressione tra le sue superfici interna ed esterna, che sono entr
ambe funzioni piuttosto
complesse della sua velocit di rotazione istantanea. Anche in questo caso, per
tanto, le traiettorie
delle particelle traccianti potranno differire sensibilmente da quelle del fl

uido (v. Fig. 3.1.2).


Gli effetti associati al diametro delle particelle traccianti e alla non unif
ormit della corrente sono
evidenti anche in figura 3.1.3, in cui sono riportate le traiettorie di parti
celle sferiche, calcolate
all'interno della corrente laminare stazionaria attorno ad un cilindro.

9 Si noti che, nella fase iniziale del moto della particella, i valori ista
ntanei del termine
possono portare a
numeri di Reynolds anche superiori all'unit. In tal caso, la velocit della
particella reale approssima quella del
fluido pi rapidamente di quanto preveda l'equazione (3.6).
Parte 13 - pag. 9

Figura 3.1.2 Particelle con densit specifica pari a 2 in un vortice libero stazio
nario in acqua.
Diametro medio delle particelle 30 m (da S.H.Hasinger, "An Experimen
t with
Particles in a Free Vortex", AIAA Journal, Vol. 6, No. 5, 1968).

Figura 3.1.3 Traiettorie di particelle traccianti sferiche nella corrente attorn


o ad un cilindro
circolare. Diametro del cilindro 25 mm, velocit 6 m/s, Re 10000, den
sit
particelle 1400 kg/m3. a) diametro particelle 100 m, b) 10 m (da Mors
i e
Alexander, "An investigation of particle trajectories in two-phase
flow systems",
Journal of Fluid Mechanics, vol. 55, part 2, 1972).

Parte 13 - pag. 10

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