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tutta la seconda met del Novecento. Ma il successo della Medicina Psicosomatica rimane a
tuttoggi quanto mai controverso: nonostante
una serie di acquisizioni pi o meno accettate,
lascia aperti alcuni interrogativi fondamentali.
Ad esempio, come si spiega la scelta dellorgano? Cio, perch lo stress determinerebbe in alcuni soggetti una dermatite ed in altri unasma?
Oppure, perch determinati soggetti, visibilmente stressati, non si ammalano? E perch
qualcuno, pur conducendo una vita, tutto sommato, tranquilla, sviluppa un tumore? Ed infine,
perch spesso si pu notare che le persone non
si ammalano sotto stress, ma quando lo stress
finisce, come ad esempio nel caso dellemicrania da week-end o nel caso in cui gli individui
si ammalano quando vanno in vacanza? A questi interrogativi la medicina psicosomatica non
mai riuscita a dare delle risposte precise e univoche.
In ogni caso, gli antecedenti delle acquisizioni che connettono gli eventi psichici agli eventi
fisici vanno ricercati gi allinizio del secolo
scorso. Un contributo fondamentale avvenne ad
opera di Walter Cannon, il quale diede una
svolta fondamentale nella comprensione dei
meccanismi di funzionamento dellorganismo
formulando la teoria dellomeostasi (Cannon,
1932). Nel continuo rapporto con lambiente in
cui immerso, cio, lorganismo vivente impegnato incessantemente nel mantenere costanti
le condizioni del suo ambiente interno: lomeostasi, quindi, , al tempo stesso un mezzo ed un
fine per la sopravvivenza degli individui. In
questo processo di continuo adattamento, lorganismo interviene sullambiente e reagisce ad
esso per mantenere lequilibrio. Cannon identific tra queste reazioni dellorganismo impegnato nel processo di adattamento una specifica
forma che chiam reazione dallarme, ovvero
una risposta automatica che viene attivata in determinate condizioni particolari. Egli aveva
messo in evidenza, ad esempio, come un incremento della secrezione di adrenalina e noradrenalina da parte della porzione midollare delle
ghiandole surrenali avesse una funzione indispensabile, anche negli animali, nel predisporre
lorganismo a comportamenti di attacco e di fuga. Tale reazione si accompagna, infatti, allaumento della pressione sanguigna, allincremento
della frequenza cardiaca, alla vasocostrizione
periferica, alla dilatazione pupillare, alla riduzione della salivazione, allincremento della
funzionalit respiratoria, allaumento della su-
STIMOLO
ORGANISMO
STRESS
Tabella 1. Lo stress secondo Selye
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PSICHENEUROBIOLOGIA
CERVELLO ORGANO
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DHS
probabilmente il mediatore unico andava ricercato nelle sostanze che negli anni Ottanta vennero
isolate nel cervello, le encefalite e le endorfine.
Nello specifico, la Sindrome Generale di
Adattamento descritta da Selye si articola in tre
fasi fondamentali.
La prima fase sidentifica con la reazione di
allarme scoperta da Cannon e denominata anche
da Selye, per lappunto, fase dallarme. Essa
caratterizzata dalle attivazioni del sistema neurovegetativo, di tipo adrenergico, in cui la secrezione delle principali catecolamine, adrenalina e noradrenalina, permette una rapida reazione del sistema nervoso autonomo simpatico. Adrenalina e
noradrenalina, infatti, sono due ormoni secreti
dalla midollare del surrene che vengono utilizzati
quali mediatori intersinaptici nel sistema simpatico e che permettono unimmediata risposta del
nostro organismo ad uno stimolo stressante. La
fase dallarme, tra laltro, viene suddivisa da
Selye in due sottofasi: la fase dello shock, che
corrisponde ad uniniziale caduta al di sotto del
livello fisiologico di funzionamento dellorganismo, e quella di controshock, che corrisponde, di
fatto al secondo momento, reattivo, nel quale si
attiva il sistema simpatico grazie lintervento delle catecolamine. In ogni caso, la fase di allarme
necessariamente rapida ed immediata, ma anche
labile, vista la velocit con la quale adrenalina e
noradrenalina vengono metabolizzate.
La fase successiva della Sindrome Generale di
Adattamento chiamata da Selye fase di resistenza. Questa fase ha una durata maggiore ed sostenuta da fenomeni endocrini in cui lACTH ed
altri ormoni adenoipofisari, cio della porzione
anteriore dellipofisi, hanno una funzione fondamentale. Se, quindi, nella risposta ormonale immediata della fase dallarme viene sollecitata la
midollare del surrene, nella fase di resistenza la
parte corticale del surrene ad essere interessata,
con il rilascio degli ormoni glucocorticoidi, in
particolare del cortisolo. Leffetto di tali ormoni
sempre quella, come nel caso delle catecolamine,
di mantenere alta lattivazione del sistema nervoso simpatico, che predispone lorganismo alle
azioni necessarie ai fini delladattamento. La fase
della resistenza perdura tutto il tempo nel quale
permane lo stimolo stressante e, secondo Selye,
sarebbero proprio i fenomeni legati allo stress, ed
in particolare alla fase di resistenza della Sindrome Generale di Adattamento, a contribuire a
quelle manifestazioni di deterioramento che vedono nella vecchiaia lespressione pi visibile. Se
la fase di resistenza perdura troppo a lungo, infat-
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STRESSORS
FASE DI
ALLARME
FASE DI
RESISTENZA
tosto sulla base della risonanza psicologica soggettiva che sono in grado di determinare. Questa
considerazione ha aperto tutto un filone di ricerca
sul significato simbolico e sulla risonanza intrapsichica che determinati stimoli detengono, evidenziando significative variabilit che differenziano risposte di individui diversi nei confronti di
uno stesso stimolo. In secondo luogo, se stimoli
cos diversi possono indurre una reazione biologica da stress, come possibile che esista un unico identico fattore neurormonale, come era stato
identificato lACTH, quale mediatore comune
(first mediator)? Infine, a proposito del carattere
di aspecificit, se la risposta di stress unica, perch gli individui si ammalano di malattie diverse?
FASE DI
ESAURIMENTO
ti, si manifesta nellorganismo la terza fase, secondo Selye della Sindrome Generale di Adattamento, che egli denomin fase di esaurimento, nella quale si assiste ad un vero e proprio
sfiancamento delle risorse dellorganismo, con
una perdita graduale della vitalit stessa e linsorgenza, quindi, di malattie.
In sintesi, quindi, secondo Selye, lo stress
viene visto come una reazione fisiologica aspecifica, finalizzata alladattamento, a qualunque
richiesta di modificazione esercitata sullorganismo da una gamma assai ampia di stimoli eterogenei, ed espressa essenzialmente da variazioni
di tipo endocrino (attivazione della midollare e
della corteccia del surrene) che sbilanciano il
sistema neurogetativo a favore del sistema simpatico. I punti salienti sono quindi:
il carattere di aspecificit;
il carattere fondamentalmente adattivo;
il carattere di reazione neurovegetativa a
mediazione endocrina.
La teoria di Selye, che in ogni caso apr la
strada ad un ricchissimo filone di ricerca, manifest ben presto delle lacune. In primo luogo, le
ricerche effettuate da Selye partivano dallanalisi degli effetti sullorganismo da parte di agenti
stressanti fisici o chimici messi a diretto contatto con lorganismo, come inoculazione di sostanze o contatto con agenti fisici; sappiamo,
per, dallesperienza che non soltanto tali stimoli, fisici o chimici prossimali, sono in grado
di produrre risposte di stress: anche agenti distali, quali un evento relazionale o uninformazione, possono rivelarsi fonti di stress che, quindi,
inducono una risposta non tanto sulla base di
una componente fisica misurabile, quanto piut-
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STIMOLO
ATTIVAZIONE
EMOZIONALE
STRESS
permesso di comprendere meglio i dati sperimentali che depongono in favore sia della specificit che della aspecificit dello stress.
La ricerca sullo stress parte, quindi, dallosservazione di determinate reazioni generali
dellorganismo in risposta a richieste ambientali
generate da stimoli di natura diversa; la compresenza, per, sia di elementi aspecifici, come la
Sindrome Generale di Adattamento, che di elementi specifici in base alla natura degli stimoli,
ha indirizzato progressivamente tali ricerche sul
versante delle reazioni emotive e sulle loro implicazioni, un campo di studio, peraltro, quanto
mai controverso e difficile in tutta la storia delle
neuroscienze. Anche il ruolo e i meccanismi di
funzionamento delle emozioni, infatti, hanno
rappresentato da sempre un campo di indagine
da parte di filosofi e scienziati, senza giungere,
di fatto, ad una definizione e ad una comprensione unanimemente condivisa: come affermano Fehr e Russel, ognuno sa cos unemozione finch gli si chiede di definirla (1984)
Limportanza delle emozioni nelle reazioni
dellorganismo finalizzate alladattamento e,
nello specifico, nella Sindrome Generale di
Adattamento ha portato, in ogni caso, alcuni ricercatori ad elaborare il concetto di stress psicologico, indirizzando, cos, inevitabilmente, questo filone di ricerca sempre pi nella strada delle correnti psicologiche.
Magda Arnold, dapprima, e Richard Lazarus, successivamente, hanno, ad esempio,
STIMOLO
VALUTAZIONE
EMOZIONE
STRESS
Tabella 4. Lo stress psicologico secondo Lazarus.
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raggiunta dalla corrente: alla scossa, il ratto imparava velocemente a passare nellaltra gabbia e
se le condizioni si invertivano (la scossa era inviata nella gabbia in cui il ratto era fuggito)
questi ritornava velocemente nella prima. Sottoposto a tali stress per una settimana, il ratto non
presentava alcuna lesione patologica: la sua salute restava eccellente.
Nella seconda situazione, la gabbia su cui
veniva inviata la scossa elettrica non comunicava con nessunaltra gabbia ma allinterno venivano posti due ratti, anzich uno solo, come
nella prima situazione. Alla scarica elettrica, i
ratti non potevano fuggire e iniziavano a lottare
tra di loro: dopo una settimana di esposizione a
tale stress, le loro condizioni di salute si rivelavano eccellenti.
Nella terza situazione, la gabbia era sempre
isolata ed il ratto era solo. Alla scarica elettrica,
il ratto non poteva fuggire n combattere con
qualcun altro: dopo una settimana, presentava
segni di dimagrimento importante, ipertensione
arteriosa e lesioni multiple alla mucosa gastrica.
Henri Laborit imposta lo studio del cervello
e dello stress attraverso il concetto di aggressione: "Quando incontriamo nell'ambiente esseri e
cose che ci sono gradevoli, che ci permettono di
mantenere questo principio del piacere, nei
mammiferi abbiamo un sistema che permette di
memorizzare la strategia che abbiamo utilizzato, la nostra esperienza: ricominciamo lo stesso
comportamento per ritrovare il piacere. () Se
invece, al contrario, il vostro contatto con l'ambiente pericoloso, se non fa piacere, se doloroso, cominciate a fuggire e, se non potete fuggire, combattete, vale a dire vi orientate verso
l'ambiente per distruggere l'oggetto del vostro
risentimento.
La novit, la scoperta che, quando non
potete n farvi piacere, n fuggire, n lottare, vi
inibite. Il significato biologico dell'inibizione :
meglio non agire, per non essere distrutti
dall'aggressione. Ci va bene se serve a salvare
al momento la vostra pelle, la vostra struttura.
Ma se non siete in grado di sottrarvi molto rapidamente, da questo stato di inibizione, di attesa
in tensione, allora in quel momento comincia
tutta la patologia (Laborit, 1990).
Secondo Laborit, questa inibizione d'azione
si accompagna alla liberazione di ormoni come
i glucocorticoidi e neuro-ormoni come la noradrenalina che tendono ad indebolire fino a distruggere il sistema immunitario. Ci genera
vulnerabilit alle infezioni ed ai tumori. Non si
STIMOLO
STRESSANTE
INIBIZIONE
AZIONE
MALATTIA
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la ricerca intorno allo stress e ai suoi meccanismi; questo concetto ha subito una graduale
evoluzione, sulla, base comunque della formulazione originaria di Selye. Paolo Pancheri, nella sua opera Stress, Emozioni, Malattia, un
classico della Medicina Psicosomatica, definisce lo stress come la risposta dellorganismo
ad ogni richiesta di modificazione effettuata su
di essa. Questa risposta si manifesta sia a livello
fisiologico che a livello comportamentale, ed
mediata da unattivazione emozionale indotta
da una valutazione cognitiva del significato dello stimolo. Essa relativamente aspecifica, nel
senso che unampia gamma di stimoli pu innescarla, ma personalizzata in rapporto al significato dello stimolo per il singolo individuo, e alle sue modalit di reazione psicofisiologica. Lo
stress , di per s, una reazione fisiologica, adattativa, caratteristica della vita, che pu tuttavia
assumere un significato patogenetico quando
prodotta in modo troppo intenso per lunghi periodi di tempo o quando ostacolata nel suo regolare svolgimento. (Pancheri, 1979)
Alla fine degli anni Settanta, quindi, proprio
nel periodo in cui il dott. Hamer fu colpito dalla
sua tragedia familiare, le acquisizioni inerenti il
rapporto tra emozioni e malattia, patrimonio ormai decennale dei ricercatori, erano fondate sul
concetto di stress e sulle sue conseguenze
nellorganismo. Queste acquisizioni potevano
essere cos riassunte:
1. Esistono dei meccanismi di attivazione
dellorganismo, la cosiddetta Sindrome Generale di Adattamento, che vengono innescati da stimoli stressanti, cio in grado di
produrre tale mobilitazione organismica.
2. Gli agenti stressanti possono essere sia di
natura fisica o chimica cos come di natura
psicosociale, agendo, pertanto, direttamente
o mediante lintervento delle funzioni psichiche ed emozionali. Esiste, pertanto, una
soggettivit della risposta.
3. Tale attivazione avviene attraverso la mediazione dei sistemi reattivi emozionali che agiscono sul sistema neuroendocrino ed immunitario. Gli agenti stressanti, quindi, vanno
ad alterare le funzioni del sistema neurovegetativo, del sistema endocrino e del sistema
immunitario.
4. Esistono risposte specifiche e risposte aspecifiche che si sintonizzano con tre parametri
fondamentali: lo stato psicofisiologico precedente levento, i fattori endogeni, come il
patrimonio genetico e le caratteristiche di
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STRUTTURA
GENETICA
IMPRINTING
Sist. ENDOCRINO
Sist. VEGETATIVO
Sist. IMMUNITARIO
AMBIENTE
FISICO
DIFESE
terreno
biologico
MALATTIA
MALATTIE
PRECEDENTI
FATTORI
EMOZIONALI
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REAZIONE
EMOTIVA
MALATTIA
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Hamer.
Hamer ha potuto evidenziare tali assunti grazie al tipo di ricerca da lui condotta, partita sostanzialmente dal dramma familiare
shockante che lo ha colpito in prima persona
e non secondo un modello prestabilito dalla letteratura del tempo; ma lelemento fondamentale
che lo sostenne in una direzione diversa nacque
dallosservazione diretta, attraverso lo studio
della TAC cerebrale, di qualcosa - i Focolai
di Hamer - che succedeva nel cervello, sempre
nello stesso punto, a seconda della medesima
malattia. Egli si accorse, infatti, che tutti pazienti con una lesione, ad esempio, polmonare,
presentavano un focolaio sempre nello stesso
punto del cervello, nello specifico a livello del
tronco cerebrale; oppure, tutti i pazienti che
avevano, ad esempio, una lesione a livello della
laringe presentavano un focolaio sempre a livello della corteccia periinsulare sinistra. Questa
scoperta eccezionale permise, cos, al dott. Hamer di mappare sistematicamente ogni organo e
tessuto nella sua relativa localizzazione cerebrale.
Laltro elemento eccezionale della scoperta
dei focolai era che essi corrispondevano sempre, nel 100% dei casi, ad un certo contenuto
emotivo conflittuale: ad esempio, sempre nel
caso di una patologia polmonare, i focolai era
sempre a livello del tronco encefalico e i pazienti avevano patito sempre la stessa DHS,
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una morfologia diversa: il dott. Hamer non tard a scoprire che la diversa struttura era legata
alla fase del processo di malattia. Nella fase attiva del conflitto biologico subito dal paziente, i
focolai si presentano come delle immagini nitide a bersaglio, come dei centri concentrici e
definiti, espressione dellattivazione neuronale
durante la fase conflittuale. Nella fase, invece,
che segue la risoluzione del conflitto, quando
cio il paziente esce dallo stress vuoi perch
ha risolto il problema che lo assillava o perch
si messo il cuore in pace, limmagine del focolaio cambia, i cerchi concentrici diventano
pi sfumati e tutta larea appare rigonfia e scura, segno dellinteressamento edematoso dellarea cerebrale interessata e della riparazione gliale in atto. In questa fase, infatti, le cellule di rivestimento dei neuroni - la glia - proliferano lasciando, alla fine del processo, un esito cicatriziale. I cosiddetti tumori cerebrali, quindi, altro
non sono che lesito di questo processo avvenuto innumerevoli volte a carico dello stesso FH.
La ricerca empirica e losservazione diretta
dellinteressamento cerebrale, quindi, portarono
Hamer a mettere lattenzione sullo shock della
DHS, anche se la letteratura del tempo, nonostante avesse da decenni gli occhi sui meccanismi di reazione allo stress, fosse alquanto con-
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temperamenti, passioni e umori, filosofi, lettereati e uomini di scienza hanno tentato di spigare e collocare allinterno dellesistenza umana il
senso e la funzione della dimensione emozionale.
Gli scienziati hanno cercato di scoprire, oltre
al capirne il funzionamento, dove fosse la sede
delle emozioni, ma i problemi erano rappresentati dal fatto che il contenuto cosciente dellemozione - il sentimento, come definito in neurobiologia - mal si presta allindagine scientifica. Per questo, lemozione rimasta campo
dindagine da parte delle discipline fondate
sullintrospezione, come la psicoanalisi, ma che
non permette una comprensione biologica del
funzionamento, oppure si limitata allo studio
delle reazioni comportamentali fisiologiche, come, ad esempio hanno fatti i comportamentisti,
giudicando la coscienza un tema inadatto allindagine scientifica, oppure stata deliberatamente esclusa dallindagine, come ha fatto la corrente di pensiero denominata congitivismo, centrata maggiormente sui processi inconsci di elaborazione dellinformazione, piuttosto che sui
contenuti di tale elaborazione. La comprensione
dei meccanismi emotivi, quindi, stato sicuramente il campo pi difficoltoso per le scienze
della mente nellultimo secolo.
William James, considerato il padre della
psicologia americana, scrisse nel 1884 un articolo apparso sulla rivista Mind dal tipolo
What is an emotion? (Cos lemozione?) che
fece storia e diede inizio, di fatto, allindagine
sulla natura delle funzioni emotive. La riflessione di James partiva dalla seguente domanda:
Perch di fronte ad un orso proviamo paura?
A quel tempo, cos come, per certi versi attualmente, il senso comune sosteneva che, di fronte
un orso proviamo lemozione della paura perch pericoloso e, in conseguenza a ci, scappiamo. Ebbene, W. James propose una prospettiva diversa: egli sosteneva che, di fronte allorso, lorganismo reagisce con una risposta essenzialmente fisica che, nel momento in cui viene
percepita a livello cosciente, genera successivamente lemozione della paura. Lemozione, secondo James, sarebbe, pertanto, leffetto sulla
coscienza della retroazione da parte dellorganismo: in altri termini, non scappiamo perch abbiamo paura, ma abbiamo paura perch siamo
spinti alla fuga (James, 1884).
La prospettiva di W. James gett le basi per
una indagine sulle emozioni che tenesse conto
della dimensione fisico-corporea, quale elemen-
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Tabella 7. La teoria del sistema limbico: unipotesi apparentemente convincente ma che si rivelata priva di
fondamento
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cia sugli stati fisici che vengono percepiti a determinare quelli che diventano stati emotivi. In
altri termini, gli individui percepiscono sensazioni corporee che, a seconda di come vengono
etichettate, generano unemozione piuttosto che
unaltra (Schachter, Singer, 1962).
Altri ricercatori cognitivisti, come Magda
Arnold e Richard Lazarus, che abbiamo gi nominato a proposito delle ricerche sullo stress,
insistevano sulla valutazione come elemento
determinante ai fini dellesperienza emotiva:
emozioni diverse si distinguerebbero luna
dallaltra perch valutazioni diverse susciterebbero tendenze diverse allazione che darebbero,
quindi, luogo a sentimenti diversi (Lazarus,
1966). La teoria della valutazione, di stampo
cognitivista, domin la scena della ricerca sulle
emozioni per decenni, per lo meno fino agli anni Ottanta, anche se si sono fondate su due elementi che, alla lunga, come vedremo, hanno
portato fuori pista. Il primo errore stato quello
di analizzare le valutazioni dalla verbalizzazione dei soggetti, quando lintrospezione non d
una visone affidabile dei funzionamenti mentali; in secondo luogo, la teoria cognitivista della
valutazione ha dato troppo peso ai processi della cognizione, negando la differenza tra emozione e cognizione.
In effetti, alcune ricerche effettuate negli anni Settanta, hanno dimostrato linfondatezza
dellintero impianto del sistema limbico come
sede del cervello emotivo, nonch lassoluta necessit di ridefinire il concetto di valutazione.
Il neuroanatomista Antony Brodal, ad esempio, ha dimostrato limpossibilit di accomunare, sulla base dellevoluzione, strutture quali il
lobo limbico, il rinencefalo ed il cervello viscerale (Brodal, 1982); inoltre, tutto il concetto di
sistema limbico era fondato sulla connessione
delle strutture che lo compongono con lipotalamo: L.W. Swanson, per, ha dimostrato, attraverso metodiche pi sofisticate, che lipotalamo
collegato con tutti i livelli del sistema nervoso
e, da questo punto di vista, quindi, tutto il cervello sarebbe da definirsi sistema limbico (Swanson, 1983). Oltre a ci, si visto che
lippocampo, una struttura fondamentale, secondo McLean, per le tonalit emotive implicato non tanto nelle funzioni autonome ed
emotive, quanto in quelle cognitive. Infatti, le
lesioni dellippocampo, e di alcune zone del circuito di Papez, come i corpi mammillari e il talamo anteriore, hanno pochi effetti coerenti sulle funzioni emotive, mentre producono disordi-
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Il risultato delle risposte emotive una modificazione dello stato del corpo che viene registrato a livello cerebrale in mappe di quello
specifico stato corporeo. Lemozione, cio,
la mappa del corpo in un determinato stato,
una sorta di fotografia delle condizioni
viscerali dellorganismo in un determinato
momento. Ad esempio, quello che noi chiamiamo tranquillit corrisponde ad una percezione del nostro corpo in un determinato
stato, appartenente, generalmente, alla categoria delle sensazioni gradevoli, mentre ci che
chiamiamo paura, invece, corrisponde ad uno
stato corporeo ben differente che, generalmente appartiene alla categoria delle sensazioni spiacevoli, che, quindi, ci spingono ad intervenire per modificare la situazione che lo
determina. Antonio Damasio ha, a questo riguardo, ipotizzato la teoria del cosiddetto
marcatore somatico, una sorta di immagine
o rappresentazione sensoriale che viene integrata nella memoria implicita quando uno stimolo o diventa emotivamente significativo.
Quando lo stimolo compare, non serve, come
sosteneva William James che si attivino delle
risposte di retroazione da parte del corpo, rivelatesi troppo lente per generare un sentimento: sufficiente che lo stimolo attivi limmagine dello stato corporeo - il marcatore somatico - per avere la percezione cosciente di
una emozione (Damasio, 1994).
Inoltre, sappiamo con certezza che il cervello
emotivo opera sostanzialmente a livello inconscio e produce risposte dirette sul corpo, di
tipo viscerale, mediate dal sistema nervoso
autonomo. La modificazione dello stato del
corpo che viene registrata nella risposta emotiva determinata da unazione diretta sugli
organi e tessuti, attraverso la loro innervazione autonoma. Un aumento improvviso del tono simpatico produce ad esempio
Tutte le risposte emotive hanno la funzione di
regolazione e adattamento dei processi vitali
e di attivazione di una risposta adeguata alla
richiesta ambientale ai fini di promuovere la
sopravvivenza. Gli organismi viventi, in altri
termini, sono costituiti in modo da mantenere
la coerenza delle proprie strutture e delle proprie funzioni, a dispetto delle numerose circostanze che possono metterne a rischio la vita.
Le risposte emotive appartengono a quei dispositivi contenuti nei circuiti cerebrali che,
una volta attivati dal verificarsi di particolari
condizioni interne o esterne, puntano alla so-
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tia oncoequivalente. La reazione emotiva specifica di un determinato sistema emotivo che, oltre a
produrre risposte viscerali specifiche, interessa
localizzazioni cerebrali specifiche! Hamer giunge
a questa conclusione dallosservazione diretta
dellinteressamento cerebrale mediante le immagini da tomografie computerizzate del cervello.
Ora sappiamo anche dalla neurobiologia che non
esiste un unico sistema emotivo, ma ogni emozione ha un suo particolare sistema, con interessamento di aree cerebrali specifiche. Inoltre sappiamo che ogni emozione in grado di attivare
risposte viscerali specifiche, coinvolgendo organi
e tessuti specifici. La scelta dellorgano, quindi,
non casuale o determinata da ipotetici difetti
costituzionali: vengono attivati proprio quegli
organi la cui funzione implicitamente coinvolta
nel contenuto emotivo dello shock. Proprio come
nel caso personale di Hamer dove, avendo subito
una DHS dalla perdita del figlio, si attivato un
funzionamento speciale proprio nellorgano
legato alla riproduzione maschile, cio il testicolo.
Il decorso del programma SBS sincrono su
tutti i livelli (psiche - cervello - organo) dalla
DHS fino alla soluzione del conflitto, compresa
la crisi epilettoide nel punto culminante della fase di riparazione e il ritorno alla normalit. Vi
una compartecipazione di sistemi cerebrali e sistemi viscerali che seguono landamento dellefficacia adattativa della risposta, di cui il livello
PSICHE
CERVELLO
ORGANO
DHS
FH
Programma SBS
EVENTO
EMOTIVO
ATTIVAZIONE
CEREBRALE
MALATTIA
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programma SBS. Un evento emotivamente significativo attiva una risposta automatica per facilitare ladattamento.
Ma la chiave non esiste se non in relazione
alla sua serratura e, come sostiene Damasio, non
c mente senza il corpo. La DHS, quindi, non
un evento slegato dal programma SBS; la DHS
intrinsecamente legata, o, come direbbe Maturana, strutturalmente accoppiata, in quanto stimolo iniziale, al programma SBS. Proprio come un
lato di una medaglia strutturalmente accoppiato
con laltro. La mente, corrisponde, di fatto, allevento fisico: levento psichico, infatti un lato
della medaglia dove laltro lato rappresentato
dalla configurazione neuronale attivata di una
mappa corporea in uno stato particolare.
Non c mente senza il corpo: questo visione che, finalmente, connette, anzich separare,
magnificamente condensata nel terzo assunto della legge ferrea di Hamer. Il programma SBS procede in maniera sincrona sui tre livelli psiche,
cervello organo: tre facce della stessa medaglia.
Ma c di pi! Il superamento del dualismo
mente-corpo ci apre, anche, una visione filosoficamente nuova: ci porta ad una comprensione ancora profonda del paradigma olistico, che dagli
inizi del secolo scorso, con le acquisizioni della
fisica quantistica, della cibernetica e di altre discipline ha lentamente e gradualmente iniziato a
far scricchiolare tutta limpalcatura dualistica su
cui si fondato il pensiero occidentale, filosofico
e scientifico, negli ultimi secoli. Sinonimi di
paradigma olistico sono: paradigma sistemic o , o p p u r e r e l a z io n a l e , o p p u r e
ecologico (Capra, 1996). Non sufficiente,
quindi, aggiungere uno psicologo ad unequpe
per avere un approccio olistico al paziente! necessario entrare in un paradigma di pensiero completamente diverso, e questo vale per chiunque si
avvicini al paziente: infermiere, medico o psicologo che sia.
Una visione olistica comporta necessariamente il superamento anche del dualismo spiritomateria.
Cosa caratterizza gli organismi viventi dagli
oggetti? Qual la differenza tra la sostanza
animata e quella inanimata? Per Gregory Bateson, uno degli scienziati che maggiormente
hanno segnato la storia del pensiero del secolo
scorso, ci che distingue i fenomeni puramente
materiali dagli organismi viventi che questi ultimi hanno la capacit di trattare le informazioni,
mentre nel mondo materiale, non vivente, si reagisce alle forze, agli impatti e agli scambi di
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energia.
Ma, cos uninformazione? Bateson sostiene brillantemente che uninformazione la differenza che fa la differenza, cio una differenza che significativa (Bateson, 1979). Ma
come fa uninformazione ad essere significativa? Solo, quindi, se la differenza viene percepita. Linformazione , quindi, usando sempre i
termini di Bateson, una differenza captata,
una differenza che viene percepita da un organo
sensoriale; dunque, linformazione una differenza che provoca una reazione nellorganismo,
la pi semplice delle quali lattivazione di un
neurone. Per linformazione, quindi, serve una
differenza ed un recettore capace di recepirla:
una chiave ed una serratura.
I sistemi sensoriali, quindi, non portano
meccanicamente informazioni - perch le informazioni non sono cose - ma captano le differenze; i recettori permettono, cos, che differenze, dallesterno o dallinterno, diventino informazioni, ovviamente indipendentemente dal fatto che siano coscienti o inconsce.
La chiave quindi uninformazione ed il recettore la sua serratura. La differenza diventa
informazione solo se esiste un recettore capace
di captarla. Su questo si fonda, come sottolineavo precedentemente, la prospettiva costruttivista, secondo la quale la conoscenza dipende da
colui che conosce, ovvero il conoscitore influenza il conosciuto. La mente non conosce il
mondo ma ne specifica uno - sostiene Maturana. La conoscenza una costruzione della mente.
Ma la differenza non una cosa. un rapporto. Come fa unastrazione, come la differenza, a interagire con la materia? qui che si
impantanato Cartesio; infatti, non lha spiegata:
ha semplicemente separato le res cogitans
dalle res extensa.
La differenza non interagisce con la materia
se non nel momento in cui si crea un accoppiamento strutturale, ovvero fintanto che non si determina una relazione tra le due; e quando parliamo di relazione, siamo, quindi, nel dominio
meta-fisico del
, ovvero
non di ci che ma di ci che accade tra.
Nellincontro si genera qualcosa, un processo
vitale.
Cos, quindi, una DHS? Uninformazione,
una chiave, una differenza che fa la differenza
per la serratura specifica, cio per un sistema
emotivo specifico. Una non esiste senza laltra
se non allinterno di una relazione tra individuo
BIBLIOGRAFIA
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Psychologist, n 35.
VEDIAMO SOLO
QUELLO CHE CONOSCIAMO...
Questa sera in pronto soccorso lultima vicenda di un paziente giunto per un grave problema neurologico. Eseguita la TAC dellencefalo, lo studio assieme al neurologo. Io vedo, proprio sopra alle
sezioni del cervelletto, una serie di cerchi concentrici che sembrano formare un bersaglio.
Sta proprio al centro e non possibile non vederli, tanto sono nitidi ed estesi. Chiedo, allora, al neurologo cosa possa essere quellimmagine, dal suo punto di vista.
Nonostante limmagine sia l, nitida e perfettamente visibile, lui non la vede.
Allora con la matita segno i contorni del cerchio esterno ed a quel punto anche lui la vede.
Cos? chiedo io.
La prima risposta, quasi infastidita, parla del tentorio che divide il cervelletto dagli emisferi cerebrali.
Tentorio? - dico io - Ma perch sembra un bersaglio? cosa gli successo?
Ma ribatte - il neurologo - naturalmente il paziente si un po mosso e limmagine un po
sproiettata
Io insisto: Ma perch dovrebbero esserci dei cerchi concentrici solo l, in quella zona, e non su
tutta la sezione della TAC? E perch guardando bene anche le altre sezioni si vedono altre immagini a
bersaglio di dimensioni diverse, alcune perfettamente nitide e altre, invece, sfuocate? E perch alcuni
cerchi sono scuri ed altri chiari?
Il neurologo, a quel punto, guarda i vari bersagli che gli ho indicato e alla fine esclama Io non li ho
mai visti prima, sono sicuramente artefatti!
Ma come ho fatto a non pensarci prima!!!
M.G.P.
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