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Giovanni Agostino Placido Pascoli (San Mauro di Romagna, 31 dicembre 1855

Bologn
a, 6 aprile 1912) stato un poeta e accademico italiano e una figura emblematica
della letteratura italiana di fine Ottocento.
Pascoli, nonostante la sua formazione eminentemente positivistica, , insieme a Ga
briele D'Annunzio, il maggior poeta decadente italiano. Dal Fanciullino, articol
o programmatico pubblicato per la prima volta nel 1897, emerge una concezione in
tima e interiore del sentimento poetico, orientato alla valorizzazione del parti
colare e del quotidiano e al recupero di una dimensione infantile e quasi primit
iva. D'altra parte, solo il poeta pu esprimere la voce del "fanciullino" presente
in ognuno: quest'idea consente a Pascoli di rivendicare per s il ruolo, per cert
i versi ormai anacronistico, di "poeta vate", e di ribadire allo stesso tempo l'
utilit morale (specialmente consolatoria) e civile della poesia.
Il poeta poeta, non oratore o predicatore, non filosofo, non istorico, non maest
ro, non tribuno o demagogo, non uomo di stato o di corte. E nemmeno , sia con pac
e del maestro Giosu Carducci, un artiere che foggi spada e scudi e vomeri; e nemm
eno, con pace di tanti altri, un artista che nielli e ceselli l'oro che altri gl
i porga. A costituire il poeta vale infinitamente pi il suo sentimento e la sua v
isione, che il modo col quale agli altri trasmette l'uno e l'altra [...]
(G. Pascoli - da Il fanciullino)
Pur non partecipando attivamente ad alcun movimento letterario dell'epoca, n most
rando particolare propensione verso la poesia europea contemporanea (al contrari
o di D'Annunzio), Pascoli manifesta nella propria produzione tendenze prevalente
mente spiritualistiche e idealistiche, tipiche della cultura di fine secolo segn
ata dal progressivo esaurirsi del positivismo. Complessivamente, la sua opera ap
pare percorsa da una tensione costante tra la vecchia tradizione classicista ere
ditata dal maestro Giosu Carducci, e le nuove tematiche decadenti. Risulta infatt
i difficile comprendere il vero significato delle sue opere pi importanti, se si
ignorano i dolorosi e tormentosi presupposti biografici e psicologici che egli s
tesso riorganizz per tutta la vita, in modo ossessivo, come sistema semantico di
base del proprio mondo poetico
Giovanni Pascoli nacque il 31 dicembre 1855 a San Mauro di Romagna (oggi San Mau
ro Pascoli in suo onore), in una famiglia agiata, quarto dei dieci figli - due d
ei quali morti molto piccoli - di Ruggero Pascoli, amministratore della tenuta L
a Torre della famiglia dei principi Torlonia, e di Caterina Vincenzi Alloccatell
i. I suoi familiari lo chiamavano affettuosamente "Zvan".

Giovanni Pascoli da bambino (ultimo a destra), con il padre Ruggero e i fratell


i Giacomo e Luigi
Il 10 agosto 1867, quando Giovanni aveva quasi dodici anni, il padre Ruggero ven
ne assassinato con una fucilata mentre sul proprio calesse tornava a casa da Ces
ena. Le ragioni del delitto, forse di natura politica o forse dovute a contrasti
di lavoro, non furono mai chiarite e i responsabili rimasero per sempre oscuri,
nonostante tre processi celebrati e nonostante la famiglia avesse forti sospett
i sull'identit dell'assassino, come traspare evidentemente nella poesia La cavall
a storna: il probabile mandante fu infatti il malavitoso Pietro Cacciaguerra (al
quale Pascoli fa riferimento, senza nominarlo, nella lirica Tra San Mauro e Sav
ignano), possidente ed esperto fattore da bestiame, che divenne successivamente
agente per conto del principe, coadiuvando l'amministratore Achille Petri, quest
'ultimo subentrato a Ruggero Pascoli poco dopo il delitto. Quanto ai due sicari,
i cui nomi correvano di bocca in bocca in paese, questi furono Luigi Pagliarani
detto Bigca (fervente repubblicano), insieme a Michele Dellarocca, entrambi prob
abilmente fomentati dal presunto mandante. Sulla intricatissima vicenda del deli
tto di Ruggero Pascoli, stato pubblicato il volume di Rosita Boschetti "Omicidio

Pascoli. Il complotto", (Mimesis 2014) che frutto di recenti ricerche negli arc
hivi locali e che, oltre a pubblicare documentazione inedita, formula l'ipotesi
di un complotto perpetrato ai danni dell'amministratore Pascoli. Il trauma lasci
segni profondi nella vita del poeta. La famiglia cominci dapprima a perdere gradu
almente il proprio stato economico e successivamente a subire una serie impressi
onante di lutti, disgregandosi: costretti a lasciare la tenuta, l'anno successiv
o morirono la sorella Margherita, di tifo, e la madre, per un attacco cardiaco,
nel 1871 il fratello Luigi, colpito da meningite, e, successivamente, nel 1876,
il fratello maggiore Giacomo, secondo le cronache di tifo. Da recenti studi anch
e il fratello maggiore, che aveva tentato inutilmente di ricostituire il nucleo
familiare a Rimini, potrebbe invece essere stato avvelenato[senza fonte]. Giacom
o infatti nell'anno in cui mor ricopriva la carica di assessore comunale e pare c
onoscesse personalmente coloro che avevano partecipato al complotto per uccidere
il padre, oltre al fatto che i giovani fratelli Pascoli (in particolare Raffael
e e Giovanni) si erano avvicinati a tal punto alla verit sul delitto paterno, da
essere minacciati di morte. Le due sorelle Ida e Maria andarono a studiare nel c
ollegio del convento delle monache agostiniane, a Sogliano al Rubicone, dove viv
eva Rita Vincenzi, sorella della madre Caterina e dove rimasero dieci anni: nel
1882, uscite di convento, Ida e Maria chiederanno aiuto al fratello Giovanni, ch
e dopo la laurea insegnava al liceo Duni di Matera, esprimendo il loro desiderio
di vivere col fratello, facendo leva sul senso di dovere e di colpa di Giovanni
, il quale durante i 9 anni universitari non si era pi occupato delle sorelle.
Nella biografia scritta dalla sorella Maria, Lungo la vita di Giovanni Pascoli,
il futuro poeta viene presentato come un ragazzo solido e vivace, il cui caratte
re non stato alterato dalle disgrazie; per anni, infatti, le sue reazioni parver
o essere volitive e tenaci, nell'impegno a terminare il liceo e a cercare i mezz
i per proseguire gli studi universitari, nonch nel puntiglio, sempre frustrato, n
el ricercare e perseguire l'assassino del padre.
I primi studi[modifica | modifica wikitesto]
Nel 1871, all'et di quindici anni e dopo la morte del fratello Luigi avvenuta per
meningite il 19 ottobre dello stesso anno, Giovanni Pascoli dovette lasciare il
collegio Raffaello dei padri Scolopi di Urbino[1]; si trasfer a Rimini, per freq
uentare il liceo classico Giulio Cesare. Giovanni giunse a Rimini assieme ai suo
i cinque fratelli: Giacomo (19 anni), Raffaele (14), Alessandro Giuseppe, (12),
Ida (8), Maria (6, chiamata affettuosamente Mari).
L'appartamento, gi scelto da Giacomo ed arredato con lettini di ferro e di legno,
e con mobili di casa nostra, era in uno stabile interno di via San Simone, e si
componeva del pianterreno e del primo piano, scrive Mari: La vita che si conduceva
a Rimini era di una economia che appena consentiva il puro necessario.
Pascoli termin infine gli studi liceali a Cesena dopo aver frequentato il ginnasi
o ed il liceo al Liceo Ginnasio Dante di Firenze, ed aver fallito l'esame di lic
enza a causa delle materie scientifiche.
L'universit e l'impegno politico[modifica | modifica wikitesto]
Grazie ad una borsa di studio di 600 lire (che poi perse per aver partecipato ad
una manifestazione studentesca) Pascoli si iscrisse all'Universit di Bologna, do
ve ebbe come docenti il poeta Giosu Carducci e il latinista Giovanni Battista Gan
dino, e divent amico del poeta e critico Severino Ferrari. Conosciuto Andrea Cost
a ed avvicinatosi al movimento anarco-socialista, cominci, nel 1877, a tenere com
izi a Forl e a Cesena. Durante una manifestazione socialista a Bologna, dopo l'at
tentato fallito dell'anarchico lucano Giovanni Passannante ai danni del re Umber
to I, il giovane poeta lesse pubblicamente un proprio sonetto dal presunto titol
o Ode a Passannante. L'ode venne subito dopo strappata (probabilmente per timore
di essere arrestato o forse pentito, pensando all'assassinio del padre) e di es

sa si conoscono solamente gli ultimi due versi: colla berretta d'un cuoco, faremo
una bandiera.[2] La paternit del componimento fu oggetto di controversie: sia la
sorella Maria sia lo studioso Piero Bianconi negarono che egli avesse scritto ta
le ode (Bianconi la defin la pi celebre e citata delle poesie inesistenti della let
teratura italiana[3]). Bench non vi sia alcuna prova tangibile sull'esistenza dell
'opera, Gian Battista Lolli, vecchio segretario della federazione socialista di
Bologna e amico del Pascoli, era presente durante la lettura e attribu al poeta l
a realizzazione della lirica.[4]

Giovanni Pascoli nel 1882


Pascoli fu arrestato il 7 settembre 1879, per aver partecipato ad una protesta c
ontro la condanna di alcuni anarchici, i quali erano stati a loro volta imprigio
nati per i disordini generati dalla condanna di Passannante. Durante il loro pro
cesso, il poeta url: Se questi sono i malfattori, evviva i malfattori!.[5] Dopo poc
o pi di cento giorni, esclusa la maggiore gravit del reato, con sentenza del 18 no
vembre 1879, la Corte d'Appello rinvi gli imputati - Pascoli e Ugo Corradini - da
vanti al Tribunale: il processo, in cui Pascoli era difeso dall'avvocato Barbant
i, ebbe luogo il 22 dicembre, chiamato a testimone anche il maestro Giosue Cardu
cci che invi una sua dichiarazione: "Il Pascoli non ha capacit a delinquere in rel
azione ai fatti denunciati". Per approfondire gli anni giovanili del Poeta e limp
egno politico vedi: R. Boschetti, "Il giovane Pascoli. Attraverso le ombre della
giovinezza", 2007, realizzato in occasione della mostra omonima allestita press
o il Museo Casa Pascoli di San Mauro Pascoli. Nonostante le simpatie verso il mo
vimento anarco-socialista in et giovanile, nel 1900, quando Umberto I venne uccis
o da un altro anarchico, Gaetano Bresci, Pascoli rimase amareggiato dall'accadut
o e compose la poesia Al Re Umberto. Abbandona la militanza politica, mantenendo
un socialismo umanitario che incoraggiasse l'impegno verso i deboli e la concor
dia universale tra gli uomini, argomento di alcune liriche:
Pace, fratelli! e fate che le braccia / ch'ora o poi tenderete ai pi vicini, / no
n sappiano la lotta e la minaccia.
(I due fanciulli)
La docenza[modifica | modifica wikitesto]
Dopo la laurea, conseguita nel 1882 con una tesi su Alceo, Pascoli intraprese la
carriera di insegnante di latino e greco nei licei di Matera e di Massa. Dopo l
e vicissitudini e i lutti, il poeta aveva finalmente ritrovato la gioia di viver
e e di credere nel futuro. Ecco cosa scrive all'indomani della laurea da Argenta
: "Il prossimo ottobre andr professore, ma non so ancora dove: forse lontano; ma
che importa? Tutto il mondo paese ed io ho risoluto di trovar bella la vita e pi
acevole il mio destino".
Su richiesta delle sorelle Ida e Maria, fino al 1882 nel convento di Sogliano, P
ascoli riformul il proprio progetto di vita, sentendosi in colpa per avere abband
onato le sorelle negli anni universitari. Ecco a tale proposito una lettera di G
iovanni scritta da Argenta il 3 luglio 1882, il quale, ripreso dalle sorelle per
averle abbandonate, cos risponde:
"Povere bambine! Sotto ogni parola di quella vostra lettera cos tenera, io leggev
o un rimprovero per me, io intravedevo una lagrima!." E ancora da Matera il poet
a scrive nell'ottobre del 1882: "Amate voi me, che ero lontano e parevo indiffer
ente, mentre voi vivevate nell'ombra del chiostro [...] Amate voi me, che sono a
ccorso a voi soltanto quando escivate dal convento raggianti di mite contentezza
, m'amate almeno come le gentili compagne delle vostre gioie e consolatrici dei
vostri dolori?".[6]

Il 22 settembre 1882 era stato iniziato alla massoneria, presso la loggia "Rizzo
li" di Bologna. Il testamento massonico autografo del Pascoli, a forma di triang
olo (il triangolo un simbolo massonico), stato rinvenuto nel 2002[7].
Dal 1887 al 1895 insegn a Livorno al Ginnasio-Liceo "Guerrazzi e Niccolini", nel
cui archivio si trovano ancora lettere e appunti scritti di suo pugno. Intanto i
nizi la collaborazione con la rivista Vita nuova, su cui uscirono le prime poesie
di Myricae, raccolta che continu a rinnovarsi in cinque edizioni fino al 1900.
Vinse inoltre per ben tredici volte la medaglia d'oro al Concorso di poesia lati
na di Amsterdam, col poemetto Veianus e coi successivi Carmina.
Nel 1894 fu chiamato a Roma per collaborare con il Ministero della pubblica istr
uzione. Nella capitale fece la conoscenza di Adolfo de Bosis, che lo invit a coll
aborare alla rivista Convito (dove sarebbero infatti apparsi alcuni tra i compon
imenti pi tardi riuniti nel volume Poemi conviviali), e di Gabriele D'Annunzio, i
l quale lo stimava, anche se il rapporto tra i due poeti fu sempre complesso.
Il "nido" di Castelvecchio[modifica | modifica wikitesto]
Divenuto professore universitario nel 1895 e costretto dalla sua professione a l
avorare in citt (Bologna[8], Messina[9] e Pisa[10]), egli non si radic mai in esse
, preoccupandosi sempre di garantirsi una "via di fuga" verso il proprio mondo d
i origine, quello agreste. Tuttavia il punto di arrivo sarebbe stato sul versant
e appenninico opposto a quello da cui proveniva la sua famiglia.

Giovanni Pascoli
Nel 1895 infatti si trasfer con la sorella Maria nella Media Valle del Serchio ne
l piccolo borgo di Castelvecchio nel comune di Barga, in una casa che divenne la
sua residenza stabile quando (impegnando anche alcune medaglie d'oro vinte al C
oncorso di poesia latina di Amsterdam) pot acquistarla. Dopo il matrimonio della
sorella Ida con il romagnolo Salvatore Berti, matrimonio che il poeta aveva cont
emplato e seguito sin dal 1891, Pascoli vivr in seguito alcuni mesi di grande sof
ferenza per l'indifferenza della sorella Ida nei suoi confronti e le continue ri
chieste economiche da parte di lei e del marito, vivendo la cosa come una profon
da ferita dopo i dieci anni di sacrifici e dedizione alle sorelle, a causa delle
quali il poeta aveva di fatto pi volte rinunciato all'amore. A tale proposito, u
na mostra dedicata agli "Amori di Zvan" e allestita dal Museo Casa Pascoli nel 20
13, getta luce sulle vicende amorose inedite di Pascoli, chiarendo finalmente il
suo desiderio pi volte manifestato di crearsi una propria famiglia. attesa la pu
bblicazione a cura di Rosita Boschetti, responsabile del Museo Casa Pascoli, dal
titolo "Affari di cuore. Gli amori di Zvan" per il 2015. Il fidanzamento con la
cugina Imelde Morri di Rimini, all'indomani delle nozze di Ida, organizzato all'
insaputa di Mari, dimostra infatti il reale intento del poeta. Di fronte alla dis
perazione di Mari, che non avrebbe mai accettato di sposarsi, n l'ingerenza di un'
altra donna in casa sua, Pascoli ancora una volta rinuncer al proposito di vita c
oniugale.
Si pu affermare che la vita moderna della citt non entr mai, neppure come antitesi,
come contrapposizione polemica, nella poesia pascoliana: egli, in un certo sens
o, non usc mai dal suo mondo, che costitu, in tutta la sua produzione letteraria,
l'unico grande tema, una specie di microcosmo chiuso su s stesso, come se il poet
a avesse bisogno di difenderlo da un minaccioso disordine esterno, peraltro semp
re innominato e oscuro, privo di riferimenti e di identit, come lo era stato l'as
sassino di suo padre. Sul tormentato rapporto con le sorelle - il "nido" familia
re che ben presto divenne "tutto il mondo" della poesia di Pascoli - ha scritto

parole di estrema chiarezza il poeta Mario Luzi:


Di fatto si determina nei tre che la disgrazia ha diviso e ricongiunto una sorta
di infatuazione e mistificazione infantili, alle quali Ida connivente solo in p
arte. Per il Pascoli si tratta in ogni caso di una vera e propria regressione al
mondo degli affetti e dei sensi, anteriore alla responsabilit; al mondo da cui e
ra stato sbalzato violentemente e troppo presto. Possiamo notare due movimenti c
oncorrenti: uno, quasi paterno, che gli suggerisce di ricostruire con fatica e p
iet il nido edificato dai genitori; di investirsi della parte del padre, di imita
rlo. Un altro, di ben diversa natura, gli suggerisce invece di chiudersi l dentro
con le piccole sorelle che meglio gli garantiscono il regresso all'infanzia, es
cludendo di fatto, talvolta con durezza, gli altri fratelli. In pratica il Pasco
li difende il nido con sacrificio, ma anche lo oppone con volutt a tutto il resto
: non solo il suo ricovero ma anche la sua misura del mondo. Tutto ci che tende a
strapparlo di l in qualche misura lo ferisce; altre dimensioni della realt non gl
i riescono, positivamente, accettabili. Per renderlo pi sicuro e profondo lo spos
ta dalla citt, lo colloca tra i monti della Media Valle del Serchio dove pu, oltre
tutto, mimetizzarsi con la natura.
([M. Luzi, Giovanni Pascoli])
In particolare si fecero difficili i rapporti con Giuseppe, che spos una vedova c
on figli di un membro della famiglia Pagliarani di San Mauro, che Pascoli ritene
va coinvolti nell'omicidio del padre; dopo la fine del matrimonio Giuseppe mise
pi volte in imbarazzo Giovanni a Bologna, ubriacandosi continuamente in pubblico
nelle osterie, mentre il marito di Ida, che poi la avrebbe abbandonata con i fig
li piccoli, chiedeva continuamente soldi per i suoi debiti, soldi che Pascoli co
munque spesso gli concedeva.[11]
Gli ultimi anni[modifica | modifica wikitesto]

Giovanni Pascoli fotografato nella casa di campagna a Castelvecchio di Barga


Le trasformazioni politiche e sociali che agitavano gli anni di fine secolo e pr
eludevano alla catastrofe bellica europea, gettarono progressivamente Pascoli, g
i emotivamente provato dall'ulteriore fallimento del suo tentativo di ricostruzio
ne familiare, in una condizione di insicurezza e pessimismo ancora pi marcati, ch
e lo condussero in una fase di depressione e nel baratro dell'alcolismo: il poet
a abusava di vino e cognac, come riferisce anche nelle lettere.[12][13] Le unich
e consolazioni sono la poesia, e il suo "nido di Castelvecchio", dopo la perdita
della fede trascendente, cercata e avvertita comunque nel senso del mistero uni
versale, in una sorta di agnosticismo mistico, come testimonia una missiva al ca
ppellano militare padre Giovanni Semeria: Io penso molto all'oscuro problema che
resta... oscuro. La fiaccola che lo rischiara in mano della nostra sorella grand
e Morte! Oh! sarebbe pur dolce cosa il credere che di l fosse abitato! Ma io sent
o che le religioni, compresa la pi pura di tutte, la cristiana, sono per cos dire,
Tolemaiche. Copernico, Galileo le hanno scosse.
Mentre insegnava latino e greco nelle varie universit dove aveva accettato l'inca
rico, pubblic anche i volumi di analisi dantesca Minerva oscura (1898), Sotto il
velame (1900) e La Mirabile Visione (1902). Nel 1906 assunse la cattedra di lett
eratura italiana all'Universit di Bologna succedendo a Carducci. Qui ebbe allievi
che sarebbero stati poi celebri, tra cui Aldo Garzanti.
Nel
il
ndo
rto

novembre 1911, presenta al concorso indetto dal Comune di Roma per celebrare
cinquantesimo dell'Unit d'Italia, il poema latino Inno a Roma in cui riprende
un tema gi anticipato nell'ode Al corbezzolo esalta Pallante come il primo mo
per la causa nazionale e poi deposto su rami di corbezzolo che con i fiori b

ianchi, le bacche rosse e le foglie verdi, vengono visti come una anticipazione
della bandiera tricolore. Scoppiata la guerra italo-turca, presso il teatro di B
arga pronuncia il celebre discorso a favore dell'imperialismo La grande Proletar
ia si mossa: egli sostiene infatti che la Libia sia parte dell'Italia irredenta,
e l'impresa sia anche a favore delle popolazioni sottomesse alla Turchia, oltre
che positiva per i contadini italiani, che avranno nuove terre. Si tratta, in s
ostanza, non di nazionalismo vero e proprio, ma di un'evoluzione delle sue utopi
e socialiste e patriottiche. Il 31 dicembre 1911 compie 56 anni. Sar il suo ultim
o compleanno: poco tempo dopo le sue condizioni di salute peggiorano. Il medico
gli consiglia di lasciare Castelvecchio e trasferirsi a Bologna, dove gli viene
diagnosticata la cirrosi epatica[14]; nelle memorie della sorella viene invece a
ffermato che fosse malato di epatite e tumore al fegato[15], forse per nasconder
e l'abuso di alcool. Il certificato di morte riporta come causa un tumore allo s
tomaco, ma probabile fosse stato redatto dal medico su richiesta di Mari, che int
endeva eliminare tutti gli aspetti che lei giudicava sconvenienti dall'immagine
del fratello, come la dipendenza da alcool, la simpatia giovanile per Passannant
e e la sua affiliazione alla Massoneria.[16] La malattia lo porta infatti alla m
orte il 6 aprile 1912 nella sua casa di Bologna, in via dell'Osservanza n. 4. La
probabile vera causa del decesso fu appunto la cirrosi epatica.[16][17] Pascoli
venne sepolto nella cappella annessa alla sua dimora di Castelvecchio di Barga,
dove sar tumulata anche l'amata sorella Maria, sua biografa, nominata erede univ
ersale nel testamento, nonch curatrice delle opere postume.
Il profilo letterario: la sua rivoluzione poetica[modifica | modifica wikitesto]
L'esperienza poetica pascoliana si inserisce, con tratti originalissimi, nel pan
orama del decadentismo europeo e segna in maniera indelebile la poesia italiana:
essa affonda le radici in una visione pessimistica della vita in cui si riflett
e la scomparsa della fiducia, propria del Positivismo, e in una conoscenza in gr
ado di spiegare compiutamente la realt. Il mondo appare all'autore come un insiem
e misterioso e indecifrabile tanto che il poeta tende a rappresentare la realt co
n una pennellata impressionistica che colga solo un determinato particolare del
reale, non essendo possibile per l'autore avere una concreta visione d'insieme.
Coerentemente con la visione decadente, il poeta si configura come un "veggente"
, mediatore di una conoscenza aurorale, in grado di spingere lo sguardo oltre il
mondo sensibile: nel Fanciullino, Pascoli afferma quanto il poeta fanciullino s
appia dare il nome alle cose, scoprendole nella loro freschezza originaria, in m
aniera immaginosa e alogica.
La formazione letteraria[modifica | modifica wikitesto]
La fase cruciale della formazione letteraria di Pascoli va fatta risalire ai nov
e anni trascorsi a Bologna come studente alla Facolt di Lettere (1873-1882). Alli
evo di Carducci, che si accorse subito delle qualit del giovane Pascoli, nella ce
rchia ristretta dell'ambiente creatosi attorno al poeta, Pascoli visse gli anni
pi movimentati della sua vita. Qui, protetto comunque dalla naturale dipendenza t
ra maestro e allievo, Pascoli non ebbe bisogno di alzare barriere nei confronti
della realt, dovendo limitarsi a seguire gli indirizzi ed i modelli del suo corso
di studi: i classici, la filologia, la letteratura italiana. Nel 1875 perse la
borsa di studio e con essa l'unico mezzo di sostentamento su cui poteva contare.
La frustrazione ed i disagi materiali lo spinsero verso il movimento socialista
in quella che fu una delle poche, brevi parentesi politiche della sua vita. Nel
1879 venne arrestato e assolto dopo tre mesi di carcere; l'ulteriore senso di i
ngiustizia e la delusione lo riportarono nell'alveo d'ordine del maestro Carducc
i e al compimento degli studi con una tesi sul poeta greco Alceo.
A margine degli studi veri e propri, egli, comunque, condusse una vasta esploraz
ione del mondo letterario ed anche scientifico straniero, attraverso le riviste
francesi specializzate come la Revue des deux Mondes, che lo misero in contatto

con l'avanguardia simbolista, e la lettura dei testi scientifico-naturalistici d


i Jules Michelet, Jean-Henri Fabre e Maurice Maeterlinck. Tali testi utilizzavan
o la descrizione naturalistica - la vita degli insetti soprattutto, per quell'at
trazione per il microcosmo cos caratteristica del Romanticismo decadente di fine
Ottocento - in chiave poetica; l'osservazione era aggiornata sulle pi recenti acq
uisizioni scientifiche dovute al perfezionamento del microscopio e della sperime
ntazione di laboratorio, ma poi veniva filtrata letterariamente attraverso uno s
tile lirico in cui dominava il senso della meraviglia e della fantasia. Era un a
tteggiamento positivista "romanticheggiante" che tendeva a vedere nella natura l
'aspetto pre-cosciente del mondo umano.
Coerentemente con questi interessi, vi fu anche quello per la cosiddetta "filoso
fia dell'inconscio" del tedesco Karl Robert Eduard von Hartmann, l'opera che apr
quella linea di interpretazione della psicologia in senso anti-meccanicistico ch
e sfoci nella psicanalisi freudiana. evidente in queste letture - come in quella
successiva dell'opera dell'inglese James Sully sulla "psicologia dei bambini" un'attrazione di Pascoli verso il "mondo piccolo" dei fenomeni naturali e psicol
ogicamente elementari che tanto fortemente caratterizz tutta la sua poesia. E non
solo la sua. Per tutto l'Ottocento la cultura europea aveva coltivato un partic
olare culto per il mondo dell'infanzia, dapprima, in un senso pedagogico e cultu
rale pi generico, poi, verso la fine del secolo, con un pi accentuato intendimento
psicologico. I Romantici, sulla scia di Giambattista Vico e di Rousseau, avevan
o paragonato l'infanzia allo stato primordiale "di natura" dell'umanit, inteso co
me una sorta di et dell'oro.
Verso gli anni '80 si cominci, invece, ad analizzare in modo pi realistico e scien
tifico la psicologia dell'infanzia, portando l'attenzione sul bambino come indiv
iduo in s, caratterizzato da una propria realt di riferimento. La letteratura per
l'infanzia aveva prodotto in meno di un secolo una quantit considerevole di libri
che costituirono la vera letteratura di massa fino alla fine dell'Ottocento. Pa
rliamo dei libri per i bambini, come le innumerevoli raccolte di fiabe dei frate
lli Grimm (1822), di H.C. Andersen (1872), di Ruskin (1851), Wilde (1888), Mauri
ce Maeterlinck (1909); o come il capolavoro di Carroll, Alice nel Paese delle Me
raviglie (1865). Oppure i libri di avventura adatti anche all'infanzia, come i r
omanzi di Jules Verne, Kipling, Twain, Salgari, London. O libri sull'infanzia, d
all'intento moralistico ed educativo, come Senza famiglia di Malot (1878), Il pi
ccolo Lord di F.H. Burnett (1886), Piccole donne di Alcott (1869) e i celeberrim
i Cuore di De Amicis (1886) e Pinocchio di Collodi (1887).
Tutto questo ci serve a ricondurre, naturalmente, la teoria pascoliana della poe
sia come intuizione pura e ingenua, espressa nella poetica del Fanciullino, ai r
iflessi di un vasto ambiente culturale europeo che era assolutamente maturo per
accogliere la sua proposta. In questo senso non si pu parlare di una vera novit, q
uanto piuttosto della sensibilit con cui egli seppe cogliere un gusto diffuso ed
un interesse gi educato, traducendoli in quella grande poesia che all'Italia manc
ava dall'epoca di Leopardi. Per quanto riguarda il linguaggio, Pascoli ricerca u
na sorta di musicalit evocativa, accentuando l'elemento sonoro del verso, secondo
il modello dei poeti maledetti Paul Verlaine e Stphane Mallarm.
La poesia come "nido" che protegge dal mondo[modifica | modifica wikitesto]
Per Pascoli la poesia ha natura irrazionale e con essa si pu giungere alla verit d
i tutte le cose; il poeta deve essere un poeta-fanciullo che arriva a questa ver
it mediante l'irrazionalit e l'intuizione. Rifiuta quindi la ragione e, di consegu
enza, rifiuta il Positivismo (che era l'esaltazione della ragione stessa e del p
rogresso), approdando, come si detto, al decadentismo. La poesia diventa cos anal
ogica, cio senza apparente connessione tra due o pi realt che vengono rappresentate
; ma, appunto, solo apparentemente: in realt c' una connessione (a volte anche un
po' forzata) tra i concetti ed il poeta spesso e volentieri costretto a "voli ve
rtiginosi" per mettere "in comunicazione" questi concetti. La poesia irrazionale

o analogica una poesia di svelamento o di scoperta e non di invenzione. I motiv


i principali di questa poesia devono essere "umili cose": cose della vita quotid
iana, cose modeste o familiari. A questo si unisce il ricordo ossessivo dei suoi
morti, le cui presenze aleggiano continuamente nel nido , riproponendo il passato
di lutti e di dolori, inibendo al poeta ogni rapporto con la realt esterna, ogni
vita di relazione, che viene sentita come un tradimento nei confronti dei legami
oscuri, viscerali del nido .

Il duomo, al cui suono della campana si fa riferimento ne L'ora di Barga


Nella vita dei letterati italiani degli ultimi due secoli ricorre pressoch costan
temente la contrapposizione problematica tra mondo cittadino e mondo agreste, in
tesi come portatori di valori opposti: mentre la campagna appare sempre pi come i
l "paradiso perduto" dei valori morali e culturali, la citt diviene simbolo di un
a condizione umana maledetta e snaturata, vittima della degradazione morale caus
ata da un ideale di progresso puramente materiale. Questa contrapposizione pu ess
ere interpretata sia alla luce dell'arretratezza economica e culturale di gran p
arte dell'Italia rispetto all'evoluzione industriale delle grandi nazioni europe
e, sia come conseguenza della divisione politica e della mancanza di una grande
metropoli unificante come erano Parigi per la Francia e Londra per l'Inghilterra
. I "luoghi" poetici della "terra", del "borgo", dell'"umile popolo" che ricorro
no fino agli anni del primo dopoguerra non fanno che ripetere il sogno di una pi
ccola patria lontana, che l'ideale unitario vagheggiato o realizzato non spegne
mai del tutto.
Decisivo nella continuazione di questa tradizione fu proprio Pascoli, anche se i
suoi motivi non furono quelli tipicamente ideologici degli altri scrittori, ma
nacquero da radici pi

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