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RELAZIONE "Pensare la Seriate futura: dialogo sul centro storico"

Auditorium della biblioteca di Seriate


mercoled 19 novembre alle 20.45

D'una citt non godi le sette o le settantasette


meraviglie, ma la risposta che d a una tua domanda.
Italo Calvino, Le citt invisibili, 1972
Ringrazio Il Sindaco avv. Vezzoli per linvito ad esprimere una riflessione sul tema "Pensare la
Seriate futura: dialogo sul centro storico" in qualit di presidente dellassociazione Seriate
recuperare il centro storico.
Partirei innanzitutto dal titolo dellincontro, "Pensare la Seriate futura: dialogo sul centro
storico"a cui ho attribuito una duplice lettura: se da una parte mi sono detto: finalmente si dibatte
pubblicamente sulla necessit di ripensare alla citt, al suo futuro e al suo centro storico, dallaltra
mi sono chiesto per cosa si intendesse per Seriate futura perch il tempo passa. Il termine
futura che sta nel titolo mi ha lasciato, quindi, un po perplesso. Mi permetto infatti di evidenziare
che nelle dinamiche urbane e sociali il fattore tempo importante, perch il saperle riconoscere in
tempo consente un approccio strategico concreto e risolutivo di eventuali problemi. E vero, certe
questioni devono essere affrontate con cognizione e metodo che richiedono tempo e
approfondimento, ma la capacit di chi amministra un territorio sta anche, per non dire soprattutto,
nel saperle leggere anticipatamente. Personalmente mi auguro che con quella parola futura si
intenda davvero un futuro prossimo e, data la presenza del sindaco Vezzoli, un futuro che si compia
nei tempi di questa amministrazione. Sempre in riferimento al titolo della serata, ritengo che
sarebbe stato ulteriormente interessante ampliare loggetto del tema che il centro storico con
un importante e attinente fattore ambientale: il fiume Serio. E questo per un semplice motivo: il
centro storico ed il fiume Serio sono due elementi ambientali del territorio e del paesaggio,
strettamente correlati e connessi fra loro. Sono le due facce della stessa medaglia e rappresentano
lo stretto rapporto antropologico tra uomo e ambiente. Il centro storico nato sul fiume, e il fiume
contempla, nella sua accezione, laspetto ambientale e funzionale rispetto allabitato. Voglio dire
che la relazione tra il centro storico e il fiume un unicum, indivisibile per motivi storici, culturali,
ambientali e funzionali, e trattare perci i due elementi in termini di distinzione, significa privarli
entrambi di contenuto e riconoscibilit. Il nome della citt poi palesemente riferibile al fiume. Che
strano, sia il fiume che il centro storico sono e rappresentano gli unici due elementi veramente
identificativi della citt di Seriate, eppure entrambi hanno subito in questi ultimi anni un evidente
disinteressamento. Sono stati abbandonati e privati della loro pi importante funzione urbana e
ambientale: quella della riconoscibilit e della appartenenza culturale ad un territorio. Ma
ritorniamo allargomento. Relativamente alla riqualificazione, del centro storico, cerchiamo di
capire i motivi che hanno determinato la condizione di disinteresse sfociato poi in degrado, e di
vedere quale approccio culturale e tecnico sia necessario attuare per realizzare un percorso
progettuale di rivitalizzazione urbana, sociale e ambientale. Innanzitutto necessario capire come
si sia venuta a determinare questa situazione, i motivi per i quali il centro storico circa 25 anni fa
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abbia perso di attrattibilit e interesse. E stata una situazione voluta o una condizione che si
venuta a creare in modo del tutto autonomo?
Io penso che la situazione sia stata determinata da tre condizioni, che sono di ordine:
1. economico
2. culturale
3. di opportunit
Di ordine economico perch le scelte urbanistiche che sono state fatte in questi ultimi 25 anni sono
state tutte indirizzate verso uno sfruttamento economico del territorio e non verso un recupero del
patrimonio immobiliare esistente.
Di ordine culturale perch sono sempre mancati in ogni progetto urbanistico, una valutazione ed
un riconoscimento del valore storico come significativo dellidentit della citt. E questo vale anche
per il fiume.
Di opportunit, perch in un determinato momento storico, il centro servito e tuttoora serve
come contenitore per accogliere tutte le fragilit sociali in arrivo con limmigrazione.
Luogo abbandonato, abitativamente degradato, chiuso e protetto, stato visto come il pi adatto
ad accogliere queste nuove presenze umane. Lidea forse era quella semplicemente di contenere
visivamente la presenza di queste nuove realt in un contesto isolato, un po nascosto. In realt si
trasformato il centro storico in un ghetto. E stato un po come nascondere la polvere sotto il
tappeto. Gli unici a trarre vantaggio da tale condizione sono stati alcuni e proprietari e le agenzie
immobiliari. I proprietari trovandosi con un patrimonio immobiliare vetusto e spesso degradato, e
verificato che i nuovi inquilini accettavano di buon grado luso delle loro abitazioni, hanno deciso
comunque di affittare, ottenendo da una condizione commercialmente negativa, un evidente
vantaggio economico senza che nessuno evidenziasse linopportunit di tale azione. Il centro storico
cos diventato una zona franca, dove le norme, specialmente quelle igienico-sanitarie, non
vengono rispettate. Questo oggi il centro storico. Ora si cambia, ed il tema di oggi spero lo
preannunci concretamente. Seriate ha bisogno di ripensare al suo essere citt. Ha bisogno di
connotarsi, di darsi unidentit, di togliersi di dosso la definizione di non luogo, di quartiere
dormitorio, di periferia di Bergamo, di strada che conduce a. . Deve nascere un progetto
importante e coraggioso, culturalmente capace di valorizzare le peculiarit ambientali, edilizie e
logistiche della citt. Ecco perch ritengo che sia importante la rivitalizzazione del centro storico,
perch insieme al fiume pu essere quello spazio urbano riconoscibile capace di connotare
urbanisticamente Seriate, e di imprimergli quel carattere identificativo che oggi non ha. Ripensare
oggi il centro storico non significa ricostituire una condizione edilizia ed urbana passata,
ottusamente legata alla sterile conservazione, significa piuttosto attuare coraggiosamente dei
cambiamenti radicali, che portino il centro storico a essere un luogo funzionale allintera citt. E
doveroso innanzitutto pensare il centro storico come ad un luogo inclusivo con la citt, a cui rendere
una sua funzionalit quotidiana, cos da ricostruire relazioni. E fondamentale intuire che il centro
storico ha una sua potenzialit che non va sottovalutata. Pu essere benissimo un laboratorio
urbano nel quale sperimentare nuove modalit di azioni urbanistiche e nuove relazioni sociali, nel
rispetto di una sua identit. E indispensabile formulare non solo unidea o un progetto, ma anche
utilizzare strumenti idonei e produrre azioni efficaci.
E importante ragionare in termini
metodologici nuovi rispetto al passato. Non basta semplicemente attuare sterili strumenti
normativi, ci vuole un cambio di pensiero, uno scarto culturale nuovo in grado di fondare le proprie
azioni sulla centralit delluomo ed il suo benessere rispetto allo spazio urbano, creando una catena
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di relazioni, portando nuove funzioni. Metodologicamente necessario come primo passo


conoscere lo stato di fatto. E indispensabile capire fisicamente, dimensionalmente,
sociologicamente, economicamente di cosa stiamo parlando. Ad oggi del centro storico non
abbiamo dati utili a formulare una seria analisi dello stato di fatto, aggiornato. Gli strumenti
urbanistici, ultimi, si sono limitati a leggere molto superficialmente gli aspetti tipologici e materici,
ma quantitativamente non sappiamo cosa sia il centro storico. Non conosciamo lesatta consistenza
del patrimonio immobiliare e non conosciamo lo stato di agibilit delle abitazioni. Non sappiamo
quantificare luso di immobili con funzione commerciale rispetto a quelli con funzione residenziale.
Ribadisco ancora una volta con estrema chiarezza che formalmente, a oggi, fisicamente del centro
storico non conosciamo nulla. Gli unici dati a nostra disposizione sono il frutto di una ricerca
condotta dalla nostra associazione che, in circa due anni, analizzando le vecchie schede operative
del PRG Gambirasio - Motta e incrociandole con delle verifiche sul posto, riuscita a determinare e
a descrivere in modo sommario uno stato di fatto dimensionale e funzionale, consentendoci di
cogliere determinati aspetti che statisticamente dimostrano leffettiva condizione di degrado del
centro storico, e quanto potenzialmente strategico rispetto allintera citt possa essere la
rigenerazione.
Ecco alcuni dati che descrivono lo stato di fatto e la consistenza :
il C.S occupa il 25% della territtorio urbanizzato;
la volumetria edificata totale, compreso strutture ad uso pubblico , luoghi di culto e di
750.000 mc;
la volumetria edificata residenziale e commerciale e di mc 479,000;
la volumetria ad uso residenziale e di 330.000 mc corrispondente a 1.282 unita abitative;
gli edifici residenziali inagibili sono 117, pari a mc 30.000;
gli edifici residenziali da adeguare impiantisticamente son 447, pari a mc 131.000;
il rapporto di affollamento abitativo e di 20 mq/abitati, rammento che il valore minimo per
legge e di 28 mq / abitante;
Il patrimonio immobiliare ad uso commerciale e di 149.000 mc pari a circa 168 unita di
questo solo il 30% ad oggi utilizzato.
Relativamente alla composizione sociale nel C.S, risiede il 13 % della popolazione totale della citt ,
pari nr 3.212 abitanti ;
nel C.S risiede 80% di stranieri extra comunitari pari a 1.125 abitanti;
Come sopra, sommariamente descritto, laspetto conoscitivo indispensabile e imprescindibile,
perch ci consente di conoscere lesatta condizione del luogo, di capire le sue difficolt e di porci la
domanda dobbligo. Lunica domanda fondamentale: Che citt vogliamo? E di conseguenza: Che
centro storico vogliamo? Questa domanda forte, ci porta subito in modo inequivocabile a pensare,
a cercare chi pu e deve essere la regia di tale processo. La risposta semplice: la politica. E la
politica, con lapporto di tutte le realt associative e principalmente di tutti i cittadini, che deve con
forza e coraggio trovare soluzioni condivise e inclusive, perch la citt un bene di tutti, e le ricadute
di scelte sbagliate ricadono a cascata su tutti i cittadini. Quando un problema si aggrava a livello
urbano e sociale, significa che per risolverlo si devono investire pi soldi, e che quindi, di
conseguenza, si devono togliere finanziamenti ad altre voci di bilancio. Cos per quanto riguarda
il centro storico: a fronte della soluzione di alcuni problemi che lo riguardano, bisogna fare
investimenti. Non ci si scappa. Se si vogliono risolvere i problemi del centro storico si deve investire
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in pensiero, in strumenti ed azioni. Pensare di fare diversamente, o di proporre le famose soluzioni


a costo zero, significa che concretamente non si vuole risolvere nulla. Certo, qualche azione
normativa, qualche intervento ludico creativo possono aiutare a rendere migliore il luogo, ma in
realt si fanno azioni di cornice senza risolvere alla radice i veri problemi, e si rimanda sempre pi
in l (in un futuro non prossimo ma lontano) la concreta risoluzione dei problemi, aumentando danni
e costi. Ma ritornando al metodo, come approcciarci al progetto di rigenerazione del centro storico?
Guardate, io penso che ci siano due modi di affrontare il tema dellurbanistica come gestione della
citt: il primo banalmente tecnico e riconduce tutta la progettazione ad un semplice rispetto delle
norme generali e ad azioni burocratiche. Di solito si attua negli uffici tecnici e formalmente funziona:
basta che si rispetti la procedura, e lazione di gestione del territorio fatta. Laltro pi ambizioso
e culturalmente pi interessante perch mette in gioco tutta la citt, rende attiva nelle scelte la
popolazione e mette in secondo piano laspetto tecnocratico inteso come semplice strumento di
controllo e di procedura. Si tratta dellazione partecipata, che promuove la responsabilit oggettiva
dei cittadini nei confronti dei luoghi che abitano, favorisce una maggiore attenzione alla gestione e
alluso degli stessi, e soprattutto mette in gioco il rapporto affettivo del cittadino verso il suo
territorio. Non dimentichiamoci infatti che il territorio il luogo, lo spazio urbano nel quale
quotidianamente dobbiamo relazionarci e socializzare. Seriate spesso viene identificata, come ho
detto in precedenza, come un non luogo, una strada che attraversa e porta un quartiere satellite
di Bergamo, o peggio un dormitorio. Queste definizioni non nascono cos, non sono luoghi comuni.
Seriate, onestamente quello. Seriate oggi cos, manca di una specifica riconoscibilit, i suoi
luoghi non hanno anima. E vero, funzionale, o meglio ricca di servizi, forse troppi. E il paradosso
proprio questo: Seriate ha tanti servizi ma non riconoscibile e riconducibile a nessuno di essi per
un semplice motivo: la riconoscibilit di un luogo la determinano le sue caratteristiche ambientali,
architettoniche e la sua capacit di creare relazioni quotidiane mediante lo strumento della
funzione, delluso. Molte possono essere le proposte, io personalmente, riferendomi a quanto ha
sempre suggerito lassociazione, penso che siano tre i valori sui quali fondare le azioni urbanistiche
e sociali utili alla Seriate del futuro prossimo e al suo centro storico:
1. vivibilit
2. riconoscibilit
3. inclusivit
Operativamente possibile sviluppare questi tre principi mediante un approccio metodologico
nuovo per Seriate, che passa attraverso la rigenerazione urbana. La qualit del vivere legata ad uno
spazio urbano non avviene grazie ad un retino colorato o allapplicazione di un articolo di norma,
ma perch quello spazio lo si reso funzionale e relazionale. Ci significa che allora necessario
ridare prevalenza e importanza al bene comune agli spazi aperti , collettivi e pubblici, sviluppandone
le potenzialit aggregative. Questo per Seriate un metodo nuovo perch supera il principio della
norma come generatrice di processi sociali, e mette al centro lunico valore aggregativo e
socializzante capace di creare relazioni: lo spazio pubblico. Inoltre, lapproccio urbanistico della
rigenerazione urbana impone un metodo multidisciplinare, ovvero sociale, ambientale, economico,
estetico, funzionale e psicologico, perch parte da un semplice principio: il rapporto uomo-ambiente
urbano deve promuovere un benessere che deve essere anche fisico. Un luogo vivibile se mi
appaga, se mi procura un benessere che anche psicologico, se mi consente di relazionarmi
positivamente con le persone, di stare bene con loro. Laspetto di tipo psicologico, non
insignificante. Tuttaltro. E quello che ci fa dire che Seriate non vivibile. E allora ecco che ci
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disaffezioniamo, che nasce il disinteresse verso la nostra citt. Provocatoriamente possiamo dire
che quello che era il centro diventato periferia o meglio e tutto periferia. Analizzando bene tutta
la situazione notiamo che Seriate ha fatto, da un punto di vista urbanistico, scelte apparentemente
irrazionali. Ha sviluppato il territorio esterno urbanizzandolo, senza per dare funzioni, perch, e
qui sta il paradosso, molte delle strutture pi significative sono in centro ed in parte nel centro
storico:
il comune
la chiesa
loratorio
lospedale
la stazione
il fiume
Noi nel centro storico transitiamo, ma non ci fermiamo.
Non ci fermiamo perch mancano funzioni. Il centro deve allora essere ripensato nella sua
quotidianit, facendogli ritrovare una vivibilit nuova. E vero, il centro storico oggi ha bisogno di
tutto, ma principalmente necessita di una strategia di azione, di idee, di funzioni, di un progetto
vero. E un progetto vero non pu prescindere, prima di tutto, da una seria analisi dello stato di
fatto. Non servono azioni di cornice, che rianimano il centro per un pomeriggio. Il centro storico di
Seriate ha bisogno di relazioni continue. In tal senso sarebbe stato molto importante affrontare
questo tema nel recente PGT perch avrebbe ricondotto il centro storico in un contesto inclusivo
con la citt. Ora siamo qui e fortunatamente ne parliamo. Cosaltro posso dirvi se non che il centro
storico ha bisogno di tutto?
Ha bisogno di un piano dintervento sociale inclusivo e integrante.
Ha bisogno di valorizzazioni culturali e ambientali.
Ha bisogno di ammodernare le infrastrutture tecnologiche.
Ha bisogno di azioni di sicurezza urbana.
Ha bisogno di un progetto che con strumenti adeguati procuri azioni dintervento concrete ed
efficaci. In conclusione ritengo che il centro storico possa essere per Seriate una grande
opportunit, un laboratorio di idee e di partecipazione capace di dare alla citt una riconoscibilit,
e di ricondurre i suoi cittadini ad una affettivit utile a rigenerare tutta Seriate. Mi permetto, infine,
di evidenziare un aspetto particolarmente difficile e delicato che tocca uno dei problemi che in
questi ultimi anni si maggiormente evidenziato nelle nostre dinamiche sociali, quello della
presenza di extracomunitari. La realt del centro storico da questo punto di vista complicata, e
versa spesso in condizioni di tensione e di incomprensione che rendono difficili le gi fragili relazioni
multirazziali. Il centro storico vive questa situazione da parecchio, da quando, fine anni 80, sono
arrivate le prime presenze. Ad oggi c un solo dato oggettivo: i residenti sono circa 1.125, molto
spesso famiglie con minori che risiedono in unit abitative degradate, spesso inagibili. Stasera, in
questo incontro ritengo che sia importante affrontare o meglio porsi delle domande, senza
strumentalizzazioni di sorta. Io chiedo a Lei, sig. Sindaco, allamministrazione e ai relatori presenti
come affrontare questo problema, perch, non nascondiamocelo, che piaccia o no una delle
questioni che ci troveremo ad affrontare. Permettetemi di concludere questo mio intervento con
una frase di Erri de Luca
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La marea umana che si sposta dal Sud e dallest del mondo non pu essere materialmente fermata;
ci cambier i connotati come gi adesso ci permette di sostenere le nostre economie traballanti,
risollevare i nostri indici di natalit e riempire le scuole: lItalia geograficamente un luogo di
passaggio e di attraversamento; siamo cos da sempre e continueremo ad esserlo, a dispetto di
qualunque distratto governante.
Grazie.

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