8 novembre 2006
Sommario
1=1
2 = 0.8
3 = 0.6
4 = 0.4
5 = 0.2
6=0
Questa scala di valori ci dice che il verificarsi dell’evento “numero intero piccolo”
nel lancio di un dado avrà possibilità massima se esce in numero 1. Se infatti
esce 1, sicuramente si è verificato l’evento numero intero piccolo, se invece esce il
1 In particolare la data precisa della nascita della teoria fuzzy si fa ricorrere da una
1
4 questo sarà verificato in parte perchè 4 appartiene all’insieme in questione solo
per un grado di verità dello 0.4. Una volta tirato il dado tuttavia, l’incertezza
rimane nella definizione dell’insieme “numero piccolo intero”, questa non scom-
pare come avviene nella teoria delle probabilità.
Come abbiamo visto dall’esempio sopra tutte le volte che abbiamo a che fare
con un insieme, in questo caso i numeri piccoli interi, dai contorni non definiti,
ci troviamo di fronte ad un problema che richiama la logica fuzzy. Vediamo
adesso come affrontare il problema della definizione dell’insieme in questione.
Prima dell’avvento della logica fuzzy veniva utilizzata solamente un tipo di log-
ica che individuava una distinzione netta fra due insiemi, per questo era detta
duale o anche applicativa del principio dell’esclusione del numero di mezzo, cioè
a dire che dato un insieme un elemento o fa parte in maniera completamente
vera a quell’insieme o ne fa parte in maniera completamente falsa. Da questo
modo di ragionare è venuto fuori il modo di rappresentazione tramite “0” o “1”
del grado di appartenenza di un elemento ad un insieme. Supponiamo ad es-
empio, che vi trovate in camera vostra, e fuori sta piovendo, improvvisamente
viene vostra nonna, che non ci vede molto bene, e vi chiede “quanto sta pioven-
do?”. Voi riflettete sulla vecchiaia, guardate fuori e dovete dare una misura alla
pioggia che vedete: piove poco? Mediamente? Abbastanza? Forte?
Si nota subito che non sempre è facile individuare la misura della pioggia, cioè
senz’altro siete in grado di dire piove poco se adesso cade qualche goccia, o
piove forte se sta scendendo un acquazzone, ma come potete scegliere fra piove
mediamente o abbastanza se la situzione risulta intermedia?
La logica classica non si poneva questo problema e andava a suddividere net-
tamente un insieme dall’altro, per esempio seguendo questa avremmo potuto
individuare dei limiti in termini di millimetri cubi di acqua caduti per secondo
e per metro quadrato nel seguente modo:
Insieme mm3 /m2 Intensità pioggia
A x<1 lieve
B 1≤x≤3 media
C x>3 forte
La cui rappresentazione grafica risulterebbe come questa:
2
caduta2 è di 0.9 mm3 , il grado di appartenenza della pioggia all’insieme “lieve”
sarà 1, cioè questa pioggia appartiene a questo insieme con un grado di certezza
massimo, mentre apparterrà agli altri due insiemi con un grado di certezza nullo.
Le critiche che subito possiamo fare sono attinenti:
• siamo stati in grado di svelare con certezza il concetto di “pioggia lieve”,
“media” e “forte”, cosa che in realtà è di difficile realizzazione dato che
dipende dal soggetto che sta osservando la pioggia ed inoltre, è ragionevole
assumere che anche in capo al medesimo soggetto le valutazioni in ques-
tione si presentano relative sia nel tempo che nello spazio. Nello spazio
perchè una pioggia intensa in Italia per esempio potrebbe essere percepita
come lieve in Brasile durante un acquazzone tropicale. Nel tempo perchè
la valutazione fatta dal soggetto dipende da una serie di condizioni per-
sonali che potrebbero variare nel corso del tempo e portare a definire oggi
lieve una pioggia definita media due giorni prima;
• Inoltre un’atro elemento che è meno immediato ma che rappresenta un
paradosso molto noto, attiene al fatto che seguendo la logica in questione
andiamo a considerare media una pioggia con 3mm3 di acqua al secondo
e paradossalmente se cadesse 0.00000000001mm3 di acqua in più ci tro-
veremo immediatamente a dire che la pioggia non è più media, ma forte.
Come adesso sappiamo, il motivo risiede nel fatto che gli insiemi pioggia “lieve”,
“media” e “forte”, sono insiemi dai contorni indefiniti. Tuttavia si pone il prob-
lema di andare a definire questi insiemi fuzzy e questo è risolvibile associando a
ciascun elemento un grado di appartenenza (membership) all’insieme considera-
to tramite l’utilizzo di una particolare funzione definita di membership. Esistono
molte definizioni di funzione di membership: alcuni dicono che esprima il gra-
do di appartenenza di un elemento ad un insieme, altri quello di verità, Zadeh
che come ricordiamo è il fondatore della logica fuzzy, invece uguagliava il grado
di membership di un elemento ad un insieme con la possibilità che si verifichi
quell’elemento, utilizzando quindi il concetto di possibilità. Ad ogni modo con
la funzione di membership andiamo ad associare a ciascun elemento un valore
compreso fra {0 1} e non un valore zero o uno come invece avveniva nella logica
classica. Più il valore associato sarà vicino a zero, e più quell’elemento non farà
parte dell’insieme considerato, mentre più il valore sarà vicino a uno e maggiore
sarà il grado si appartenenza dell’elemento in questione all’insieme considerato.
Aperta questa parentesi ritorniamo adesso al nostro esempio, Dove avevamo tre
insiemi fuzzy relativi all’intensità della pioggia. Il problema adesso riguarda
come andare a determinare questi contorni, perchè se anche sono vaghi, occorre
andare a determinarli, e nella pratica ci riconduciamo al problema di determi-
nazione della forma della funzione di membership.
Esistono moltissime forme che la funzione di membership può assumere: tri-
angolare, trapezzoidale, sigmoide, campanulare etc..., con l’indicazione che la
forma da assumere risulta, nella maggior parte dei casi, completamente sogget-
tiva. La determinazione di questa funzione rappresenta, tuttavia, uno dei punti
2 Tutte le misure sono da intendersi in mm3 per secondo e per metro quadrato. Inoltre le
misure sono state indicate solamente con l’intenzione di proporre un mero esempio didattico,
non sono quindi da intendere realistiche dell’effettiva unità di misura utilizzata per l’intensità
della pioggia.
3
critici della logica in questione perlomeno nei casi in cui non abbiamo alcun dato
alle spalle, poichè questa va ad incidere notevolmente sui risultati che otterre-
mo. Nella realtà esistono anche altri metodi di determinazione oltre a quelli
soggettivi, che utilizzano strumenti statistici o strumenti più raffinati come ad
esempio le reti neurali. L’utilizzo dei suddetti metodi permette di accrescere il
grado di oggettività della determinazione della nostra funzione, ma richiedono
la presenza di dati da interpolare.
Nel nostro caso supponiamo di non avere alcun dato da interpolare e che quindi
dobbiamo trovare un metodo che permetta di risolvere nel modo più razionale
possibile la determinazione delle funzioni in questione. Partendo dall’insieme
“pioggia lieve”, per questo insieme supponiamo che nessuno abbia da smentire
l’affermazione che se l’intensità della pioggia è inferiore a 0.3mm3 per secondo
e per metro quadrato, la pioggia vada considerata come “lieve”. Ugualmente
supponiamo che nessuno avrà da smentire il fatto che consideriamo come “non
lieve”una pioggia superiore a 1mm3 . Se supponiamo per esempio che il passaggio
di opinione o di appartenenza della pioggia dall’insieme “pioggia lieve” a quello
“pioggia non lieve” sia lineare, abbiamo individuato la funzione di membership
del nostro insieme nel seguente modo:
1 se x ≤ 0, 3
1−x
µL (x) = 0,7 se 0, 3 < x ≤ 1
0 se x > 1
Se passiamo adesso all’insieme “pioggia media”, abbiamo visto che per una quan-
tità inferiore a 0, 3mm3 siamo con certezza all’interno della pioggia lieve, mentre
possiamo dire che se la pioggià è compresa fra 1mm3 e 2mm3 non si abbiano
problemi a dire che si tratta di una pioggia media, così come non presentiamo
problemi a dire che una pioggia superiore a 3, 5mm3 sia da considerare non
media. Otteniamo così la nostra funzione di membership per l’insieme della
pioggia media che sarà:
0 se x < 0, 3
x−0,3
0,7 se 0, 3 ≤ x < 1
µM (x) = 1 se 1 ≤ x ≤ 2
3,5−x
se 2 < x ≤ 3, 5
1,5
0 se x > 3, 5
Infine per quanto riguarda l’insieme “pioggia forte” abbiamo detto che conside-
riamo senz’altro media la pioggia compresa fra 1 e 2, e possiamo dire con altret-
tanta certezza che consideriamo forte la pioggia superiore a 3, 5mm3 . Otteniamo
così l’ultima funzione di membership che sarà data da:
1 se x ≥ 3, 5
x−2
µF (x) = se 2 ≤ x < 3, 5
1,5
0 se x < 2
4
µ(x)
5
Per capire il problema ragioniamo sempre sull’esempio del dado: se sup-
poniamo di ricevere ad ogni lancio tante caramelle in base al numero
che appare sulla facciata, avremo che il valore atteso del numero delle
caramelle sarà di 3,5 per ogni lancio.
Questo valore è il caso limite per il numero di lanci che tende ad infinito,
facendo una media del numero di caramelle per ogni lancio otteniamo il
valore 3,5.
Implicitamente questo presuppone la possibilità di rieffettuare il lancio per
un numero infinito di volte, ma nella realtà non sempre la ripetizione è
possibile: per esempio se stimassi una distribuzione di probabilità per la
dimensione del mercato di domani, io non avrei la possibilità di tornare
dietro nel tempo.
Se non possiamo ripetere l’esperimento otterremo un valore unico che non
è detto, e talvolta è da escludere, che coincida con il valore medio: se
pensiamo alle caramelle è impossibile che io riceva 3,5 caramelle, queste
sono intere, ne potrei ottenere 3 o 4 ma non 3,5.
Queste considerazioni hanno portato all’utilizzo delle tecniche di simu-
lazione fra cui ricordiamo la famosa tecnica Montecarlo.
6
Dove Cft è il flusso di cassa netto del periodo “t”, e v t è il relativo fattore di
sconto ossia (1 + i)−t , dove “i” rappresenta naturalmente il tasso di interesse.
Secondo la metodologia tradizionale noi andiamo a determinare o meglio a fis-
sare dei valori di cassa netti e un tasso di sconto in modo deterministico, cioè
come dire che, nell caso in cui volessimo andare a valutare la convenienza eco-
nomica nell’investire in ricerca per lo sviluppo di una proteina contro il cancro,
il responsabile commerciale sia in grado di dirci con certezza che il flusso di
cassa in entrata relativo alla vendita di quella proteina sarà per esempio di
1.000.000 euro, così come il responsabile del centro produttivo sia in grado di
dirci con certezza che per produrre quella proteina che in realtà non è stata
ancora scoperta, dato che stiamo valutando la possibilità di investire in ricerca
per la sua scoperta, sarà per esempio di 700.000 euro , così come il responsabile
finanziario della nostra azienda sia in grado di dirci che il costo dei mezzi di
finanziamento, che ricordiamo includono anche il costo dei mezzi propri, a sua
volta legato all’andamento del mercato azionario dell’azienda, qualora sia quo-
tata, o al rendimento che i proprietari vogliono realizzare, sia ad esempio del
10%.
Ora queste assunzioni risultano un po’ limitative e azzardate, soprattutto se
pensiamo all’incertezza delle informazioni che supportano il processo di deter-
minazione delle grandezze e l’elevata componente soggettiva che entra nella loro
stima. L’utilizzo di una metodologia deterministica come è il discount cash flow
nella versione originaria, quindi non si presenta adatto a questo tipo di proble-
mi.
Ragioniamo adesso sul seguente aspetto: quando nell’ambito dell’approccio de-
terministico ci viene chiesto quale è il rendimento di un investimento riferito
al primo anno, e noi rispondiamo dando un valore puntuale in realtà è come
se considerassimo l’insieme dei rendimenti del primo esercizio composto da un
unico elemento: il rendimento che forniamo.Tuttavia sappiamo che le infor-
mazioni alla base della nostra dichiarazione sono incerte, e soprattutto che un
loro cambiamento comporta un cambiamento del rendimento da noi fornito, e
soprattutto le stesse informazioni vengono interpretate in maniera diversa da
diversi soggetti.
Se anche volessimo associare una distribuzione di probabilità, il primo problema
che si pone è di come stabilire questa distribuzione? Sulla base delle informazioni
che abbiamo in questo momento assumiamo una determinata distribuzione di
probabilità che risulta la più accurata al mondo4 , questa distribuzione risulta
frutto delle informazioni che abbiamo ora, o meglio, dato che con i mezzi di
comunicazione attuali ci troviamo di fronte ad un quantitativo di informazioni
quasi illimitato, sarebbe meglio dire che è frutto delle informazioni ritenute più
utili in quella dimensione spazio-tempo.
Calcoliamo i nostri valori medi e determiniamo il nostro valore attuale. Nessun
problema? Mi viene subito da pensare che forse le informazioni che abbiamo noi
possono essere differenti rispetto a quelle che si hanno nel distretto industriale
di Bombay o Israele. Inoltre l’informazione di oggi non è detto che sia comple-
tamente avverata domani, le informazioni si succedono confermandosi, contrad-
dicendosi e a volte cambiando leggermente rotta. Siamo inoltre noi infallibili
nello scegliere le informazioni più adatte e nel saperle interpretare? Se queste
4 Qui non si vuole criticare lo strumento in sè, ma il suo campo di applicazione in determinati
contesti.
7
informazioni venissero utilizzate da un altro soggetto, questo raggiungerebbe la
stessa conclusione? Questo comporta che il mio metodo di valutazione seppure
3 giorni fà risultava infallibile in base alle informazioni che avevamo, potrà non
risultarlo adesso.
Se pensiamo bene tutte queste considerazioni non sono altro che il frutto del
fatto che utilizzando anche una distribuzione di probabilità, di fatto conside-
riamo solo un’incertezza di tipo randomness, una volta scelto il valore medio
l’incertezza scompare, e l’insieme dei rendimenti relativi al primo anno di quel-
l’investimento ritorna un valore puntuale.
Supponiamo invece di non volere abbandonare l’incertezza adesso, e di consider-
are tutte le informazioni che abbiamo senza avere la pretesa di fissare un valore
puntuale. Questo non vuol dire non dare un grado di importanza alle stesse
dato che, con la fissazione della funzione di membership andiamo a costruire
un diverso grado di importanza delle informazioni, che ad esempio ci fanno ori-
entare verso il valore con grado di appartenenza uguale a 1.
Noi come detto vogliamo il più possibile trasportare l’incertezza nel modello,
per lasciarla più tardi possibile. Non vogliamo cioè fissare un valore puntuale
per il nostro insieme dei rendimenti riferiti al primo esercizio, ma diciamo che
abbiamo realmente un insieme di valori e che si tratta di un insieme fuzzy perchè
ha i contorni non netti, ma sfumati.
Supponiamo quindi non un unico valore di flusso di cassa netto, ma siamo incerti
sul suo valore ed in particolare supponiamo che il rendimento del primo periodo
sia rappresentato da un insieme fuzzy, o più semplicemente detto numero fuzzy.
In particolare supponiamo che per ciascun periodo venga fornita una terna di
valori rappresentativi del flusso che può essere ricavato da quell’investimento.
Per cui ad esempio per il periodo 1 avremo Cf1 = (Cf1l , Cf1m , Cf1u ) dove il
pedice “l” stà per estremo lower, “m” per middle e “u” per upper. Supponiamo
inoltre che la funzione di membership sia di tipo triangolare:
Cf1 −Cf1 0 se Cf1 < Cf1l o Cf1 > Cf1u
α(Cf1 ) = Cf1m −Cf1l
l
se Cf1l ≤ Cf1 ≤ Cf1m
Cf1u −Cf1
Cf1 −Cf1 se Cf1m ≤ Cf1 ≤ Cf1u
u m
α(Cf1 )
8
Questo modo di rappresentazione grafica è generale e vale per tutti i numeri
fuzzy la cui funzione di membership assume forma triangolare, per questo mo-
tivo definiti anche come “numeri fuzzy triangolari”.
Ritornando al concetto prima esposto in merito all’importanza delle informazioni
adesso possiamo vedere che le informazioni che abbiamo ci portano a dire che il
rendimento rappresentato da Cfm rappresenta quello più possibile, cioè a dire
che questo rendimento è il frutto delle informazioni da noi ritenute più impor-
tanti.
Un altro modo di rappresentazione dei numeri fuzzy di tipo triangolare stà nella
determinazione dei cosiddetti α − cut che altro non sono che gli stessi numeri
ma esplicitati secondo la variabile Cf1 , nel nostro caso avremo:
n
X
DCF (α) = [Cft (α) · vt (α), Cft (α) · vt (α)]
t=0
9
Cf1 (α) = 100 + α(150 − 100) Cf1 (α) = 200 − α(200 − 150)
Cf2 (α) = 170 + α(200 − 170) Cf2 (α) = 250 − α(250 − 200)
Cf3 (α) = 200 + α(270 − 200) Cf3 (α) = 310 − α(310 − 270)
v2 (α) = (1, 09 − α(0, 09 − 0, 06))−1 · v1 (α) v2 (α) = (1, 04 + α(0, 06 − 0, 04))−1 · v1 (α)
v3 (α) = (1, 1 − α(0, 10 − 0, 08))−1 · v2 (α) v3 (α) = (1, 06 + α(0, 08 − 0, 06))−1 · v2 (α)
Una volta individuati gli α − cut andiamo a costruire una tabella nella quale
viene indicato il comportamento di questi al variare di α frà 0 e 1, non si tratta
altro che di andare a sostituire i valori compresi frà 0 e 1 negli α. Per semplicità
svolgiamo i calcoli attraverso l’utilizzo di un foglio di calcolo riportando i risul-
tati nelle seguenti figure.
10
Per andare a determinare il valore attuale non resta che moltiplicare ciascun
flusso di cassa per il proprio fattore di sconto per ciascun livello di α. Per
esempio per α = 0 avremo che:
DCF (0) = Cf1 (0) · v1 (0) + Cf2 (0) · v2 (0) + Cf3 (0) · v3 (0) − M
DCF (0) = Cf1 (0) · v1 (0) + Cf2 (0) · v2 (0) + Cf3 (0) · v3 (0) − M
Sostituendo i valori ottenuti avremo:
DCF (0) = 100 · 0, 9259 + 170 · 0, 8495 + 200 · 0, 7722 − 350
11
Come indicato nelle pagine precedenti non otteniamo un unico valore attuale, ma
otteniamo un numero fuzzy in particolare un numero fuzzy di tipo triangolare,
che graficamente avrà la seguente rappresentazione:
12
• [a1 , a2 ]/[b1 , b2 ] = [α, β] Dove:
α = min[a1 b1 , a1 b2 , a2 b1 , a2 b2 ]
β = max[a1 b1 , a1 b2 , a2 b1 , a2 b2 ]
Dove per semplicità visiva abbiamo sostituito a1 = a1 (0) e così via anche per
gli altri α − cuts.
Queste regole sono necessarie affinche si voglia giungere ad un risultato accetta-
bile da un punto di vista matematico anche se nel nostro caso occorrerà sempre
andare ad analizzarne la fattibilità e accettabilità anche da un punto di vista
economico.
Supponiamo per esempio di avere i dati in merito al costo per realizzare l’inves-
timento indicato con “M”, i dati relativi ai flussi di cassa in entrata indicati con
“aj ”, quelli in uscita “bj ” e che il tasso di sconto venga indicato con “ij ”.
Nel caso di α = 0 avremo i seguenti intervalli [a1 , a2 ], [b1 , b2 ], [i1 , i2 ]. Suppo-
nendo di avere a disposizione i dati relativi ad un unico esercizio futuro e che la
differenza A e = [a1 (α); a2 (α)] − B
e = [b1 (α); b2 (α)] ∈ R+ , il VAN sarà dato dalle
seguenti operazioni algebriche:
([a1 , a2 ] − [b1 , b2 ])
V AN = −M
[1 + i1 , 1 + i2 ]
· ¸
(a1 − b2 ) (a2 − b1 )
V AN = − M, −M
1 + i2 1 + i1
Come possiamo vedere nello svolgimento dei calcoli viene seguita la logica del-
l’aritmetica degli intervalli, ovviamente il problema si complica un po’ nell’ipote-
si in cui andiamo a considerare i flussi di cassa come risultati derivanti dal
prodotto fra dimensione del mercato, quota relativa dello stesso e entrata o us-
cita unitaria. In questo caso infatti si possono ritrovare maggiori difficoltà legate
anche al comportamento e alle relazioni delle variabili in questione. Per sem-
plicità tuttavia non affrontiamo questo problema lasciando spazio alla curiosità
del lettore che eventualmente vorrà approfondire la tematica.
13
• Confronto.
Il processo di “analisi” prevede di considerare l’investimento isolatamente per
verificarne la convenienza economica. Questo processo si rende necessario sia
nel caso in cui parte del numero fuzzy assuma valori negativi e sia nel caso in
cui, pur presentando valori positivi presenta un’elevata base di scelta (intervallo
ampio) che ne mette in evidenza la forte variabilità dei risultati ottenibili.
Il pocesso denominato di “confronto” riguarda lo studio comparato di due in-
vestimenti per la selezione di quello che viene considerato migliore da un punto
di vista economico-finanziario. Il confronto come si può ben capire risulta nec-
essario nel caso in cui la scelta di quale investimento realizzare ricade su più
alternative e nella maggior parte delle volte richiede l’utilizzo di particolari in-
dicatori che riconducono ad un valore unico tramite un processo noto come
“defuzzyficazione”.
Analisi
Come accennato nel paragrafo precedente una volta ottenuto il risultato in ter-
mini di numero fuzzy occorre andare ad analizzare il medesimo. Il punto di
partenza è vedere quanto la base si presenta ampia. Se infatti la base del VAN
così ottenuto è ampia allora questo indica la maggiore variabilità dei risultati
seppur con diverso grado di possibilità di realizzazione. In questa fase ritro-
viamo un pregio fondamentale dell’utilizzo della logica fuzzy nel processo di
valutazione, che risiede nel fatto di presentare al valutatore un risultato che
mette in evidenza la reale natura dell’investimento la quale include la variabil-
ità dei risultati ottenibili.
Seppure il tipo di analisi in questione quindi, non rappresenta un elemento dis-
criminante per la selezione di un investimento, rappresenta un utilissima fonte
di informazione circa la reale natura dell’investimento. Il fatto di avere una vari-
abilità dei risultati non significa che l’investimento non sia da effettuare, ma è la
logica in questione che mette in evidenza la variabilità di questi. Se infatti aves-
simo valutato il solito investimento utilizzando una metodologia deterministica
o tramite l’utilizzo di un valore atteso avremmo ottenuto alla fine del processo
in questione un unico valore, ma l’investimento sarebbe stato il medesimo. La
sola differenza è che con l’utilizzo dei suddetti metodi classici avrei abbandonato
la variabilità dei risultati al momento della determinazione del valore atteso o
al momento della fissazione di una grandezza come crisp.
Il secondo aspetto da considerare è il caso in cui otteniamo un risultato in
parte negativo. Negli esempi mostrati sopra abbiamo visto che i numeri fuzzy
indicanti il valore attuale dell’investimento erano completamente positivi, cioè
presentavano l’estremo inferiore della terna di segno positivo. Talvolta capita
che parte del numero sia negativo, in questo caso si pone un altro problema di
analisi dello stesso, poichè si tratta di decidere se l’investimento avrà un rendi-
mento positivo o meno.
Supponiamo per esempio che dalla formula del valore attuale abbiamo ottenuto
la seguente terna:
DCF = (−50, 120, 200)
14
-50 0 120 200
Questo indice come si vede non esprime altro che il rapporto fra l’area in perdi-
ta e l’area totale del nostro numero fuzzy, ovviamente le espressioni svolte
riguardano esclusivamente numeri fuzzy di tipo triangolare. Nel nostro esempio
sarebbe dato da:
50·0.29
2 7.25
β = 170+80 = = 0.058
2
125
In questo caso vediamo che l’area di perdita è pari al 5.8% dell’area totale e quin-
di l’investimento non si presenta come molto rischioso. Si può facilmente intuire
che tuttavia la decisione di assumere o rifiutare l’investimento se considerato a
se stante e non obbligatorio, risulta completamente soggettiva.
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Confronto
Affrontiamo adesso il problema che nasce qualora dobbiamo scegliere frà più
investimenti, e questi sono espressi in termini di numeri fuzzy.
La selezione al di fuori dei casi in cui risulta ovvia dalla semplice analisi visiva,
presuppone l’utilizzo di un indice o più indici di confronto la cui determinazione
sottointende lo svolgimento del processo noto come “defuzzyficazione”.
I metodi di defuzzyficazione sono molti: si passa da alcune metodologie sempli-
ci, ma che non sempre portano ad una soluzione in termini di scelta fra uno o
un altro investimento, a metodi che risultano alquanto complessi.
Il processo di defuzzyficazione occorre inoltre che sia leggibile in termini eco-
nomici, ossia che il procedimento adottato per riportarsi ad un unico valore
segua una linea spiegabile e accettabile da un punto di vista economico. Detto
questo presentiamo di seguito due indici fra i più utilizzati.
Yager semplice
Perviene ad un indice così composto:
Z 1
V al(F ) = Average(Fα ) dα
0
Dove:
F (α) + F (α)
Average(Fα ) =
2
Il cui risultato nel caso di funzione di tipo triangolare è:
xa + 2xb + xc
V al(F ) =
4
Supponiamo di aver ottenuto i seguenti discount cash flows, relativi a 2
investimenti:
DCFA = (50, 120, 180)
DCFA DCFB
16
Quale investimento dovremo scegliere? Applicando il metodo semplice di
Yager avremo i seguenti risultati.
50 + 2 · 120 + 180
V alA = = 117.5
4
60 + 2 · 135 + 160
V alB = = 122.5
4
Quindi con il metodo di Yager risulta più profittevole scegliere l’investimento
“B”.
Yager-Filev
Questo indice viene utilizzato spesso nei casi in cui con l’utilizzo dell’indice
semplice di Yager non sia possibile determinare il risultato migliore. L’indice si
presenta nella seguente maniera:
R1
Average(Fα ) · f (α) dα
V al(F ) = 0 R1
0
f (α) dα
Dove f (α) è una funzione peso, a questo riguardo Yager e Filev introdussero 2
famiglie, quelle crescenti αq e quelle decrescenti (1 − α)q .Il cui risultato nel caso
di funzione di tipo triangolare sarà:
(xa + xc ) 1 q+1
V al(F ) = · + xb ·
2 q+2 q+2
(xa + xc ) q + 1 1
V al(F ) = · + xb ·
2 q+2 q+2
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Bibliografia
[1] Masao Mukaidono “Fuzzy logic for beginners”, World Scientific Publishing
2001;
[4] E.H. Mamdani, B.R. Gaines “Fuzzy reasoning and its applications”, Aca-
demic Press 1981.
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