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Nome
Prima di tracciare il disegno generale della storia di Refrancore, ci pare
opportuno di dare qualche schiarimento intorno all'origine del nome,
suo sorgere, a motivo della sua posizione, isolato com'era da ogni altro
centro, e posto in una valle lungi dalle vie allora praticate, per cui non
poteva essere considerato alla stregua di altre localit della vallata del
Tanaro, che erano punti strategici.
Sorto il castello, si vennero via via fabbricando alcune case all'intorno, ed
allora Refrancore pot uscire dal suo primo periodo di oscurantismo, e
partecipare alla vita e alle lotte politiche che venivano svolgendosi in quei
tempi. Venne edificato il castello su di un colle dominante coi suoi ripidi
fianchi la vai Gaminella, in ottima posizione quindi per essere facilmente
difeso da possibili assalti, e per poter intercludere il passo a chi, per detta
valle, avesse voluto internarsi nel Monferrato.
Collandare del tempo sub modificazioni importanti, sempre per restando
col primitivo carattere di fortilizio, a differenza di quelli dei paesi vicini,
che presero in seguito l'aspetto di eleganti sedi signorili. Pur essendo di
costruzione solidissima, per aver retto a diversi assedi, e per essere
trascurato dai proprietari, e malmenato, data la sua vetust, anche dagli
elementi naturali, ormai completamente in rovina, veniva nel secolo scorso
definitivamente abbattuto. Difficile sarebbe ora lo stabilire il suo aspetto
esteriore e la sua ampiezza, poich non ne rimane ormai traccia alcuna, n si
conserva alcun documento che possa permettercene una adeguata
ricostruzione. Nella cerchia delle sue mura doveva per essere compreso il
terreno sul quale sorgono attualmente la Chiesa parrocchiale, l'Oratorio
delle Suore e la Canonica, come ci attestano le parti inferiori di detti edifizi
che presentano caratteri di antichit e per la cui costruzione si dovettero
usare i resti delle dipendenze del Castello, e tutto il gruppetto di case presso
la chiesa dell'Annunciazione. Il Castello vero e proprio sorgeva per in
Codice d'Asti, op. cit., DOC. N. 635; Gabiani Niccola, op. cit., vol. I
Gabiani Niccola, op. cit., vol. II, parte I
Periodo Astigiano
Erano passati pochi giorni dalla pubblicazione di tale atto quando, il 17
dicembre 1197, veniva Refrancore investito dalla Citt di Asti ad Enrico di
Quattordio, che ricevette il possesso giurando di mantenersi sempre fedele
alla predetta Citt, che quindi continuava ad essere sempre la vera direttrice
della vita del luogo e castello di Refrancore14. Enrico di Quattordio il
primo feudatario di questa localit di cui ci sia rimasto il nome, ma non
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17
Ibid.
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23
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anni
redditus
pro
quorum
supplemento
obtinuit
inde
29
A.S.T., Paesi ecc., Mazzo N. 15, doc. n. 32; Mazzo N. 15, doc. n.
16.
30
A.S.T., Paesi ecc., Mazzo N. 15, doc. n. 32; Mazzo N. 15, doc. n.
16.
atto rogato il 26 marzo 152631. Due anni dopo e precisamente nel 1528,
Carlo V volendo in certo qual modo ricompensare Mercurino Arborio per i
servizi prestati, concedeva, con un diploma, amplissimi privilegi a
Refrancore, nel quale riconfermava anche quelli gi concessi un tempo
dallo Sforza e aggiungendone dei nuovi in modo tale che Refrancore veniva
ad essere, secondo il suo volere, uno dei feudi pi privilegiati del ducato
milanese.
Refrancore venne lasciato da Mercurino alla figlia Elisa per testamento
tenuto il 23 luglio 1529 a Barcellona. Questa Elisa aveva sposato
Alessandro Lignana, da cui in seguito deriv la linea ora estinta dei
Lignana Gattinara. Essa per non tenne a lungo il feudo di Refrancore, anzi
nello stesso anno 1529 vende Refrancore nuovamente a Costantino
Comneno che ne riprende cos il possesso. Il principe Comneno, che
continuava a ritenersi come retro-feudatario dei marchesi di Monferrato,
non lasci di prendere l'investitura di Refrancore dai detti marchesi, non
ostante che tanto Francesco Sforza quanto Carlo V avessero fatta
concessione di diretto dominio su Refrancore al gran Cancelliere e quindi
lo avessero in certo modo tolto dalle dipendenze dei marchesi di
Monferrato32. A sua volta il marchese Giorgio di Monferrato, volle
ristabilire le condizioni che vigevano rispetto al feudo di Refrancore nel
tempo precedente il dominio di Mercurino Arborio e farsi feudatario di tale
luogo, onde il 5 ottobre 1531 nominava suoi procuratori Don Francesco
Scozia consigliere di Murisengo e Alessandro di Montiglio i quali
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La famiglia Tocco
In tal modo, l'anno 1547, compare nella storia di Refrancore la famiglia
Tocco che tenne il luogo fino al 1829. Per tal vendita protest il nipote del
Gran Cancelliere dell'Impero Mercurino Arborio, che come sappiamo era
stato feudatario di Refrancore, che era conte di Gattinara e che vantava
ancora qualche pretesa su Refrancore adducendo a pretesto che non si era a
lui chiesta licenza38. Non si sa stabilire con qual diritto detto conte
pretendesse ci, fatto sta che il principe Leonardo Tocco fu costretto ad
avere il beneplacito dal detto Conte e a prestargli il giuramento di fedelt il
5 gennaio 154839. In tal modo i Tocco non venivano ad essere vassalli
diretti del duca di Milano o dell'imperatore, ma bens retrofeudatari della
casa di Gattinara per quanto riguarda il castello e le sue dipendenze, mentre
Refrancore paese, spettava al ducato Milanese. A prova di questo basti
addurre il fatto che nel 1561, essendo stato imposto al principe Tocco di
pagare un'annata di tassa al ducato Milanese, egli rifiutava, adducendo a
pretesto di non dipendere direttamente da Milano e di non essere diretto
signore di Refrancore, ma semplice retrofeudatario40. Gli abitanti di
Refrancore invece e quindi il paese in genere, furono sempre considerati
come appartenenti ai duchi di Milano come appare da varie dichiarazioni e,
tra le altre, da quella senatoria del 23 febbraio 1568, anche se talvolta essi
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A.S.T., Paesi ecc., Mazzo N. 15, doc. n. 32; Mazzo N. 15, doc. n. 9.
A.S.T., Paesi ecc., Mazzo N. 15, doc. n. 10.
partenza, altro non restava di armi che un piccolo mortaio, una bombarda e
qualche moschetto.
Alcuni anni dopo, nel novembre 1626, moriva Giovanni Tocco lasciando
suo erede il figlio Carlo. Costui si rec a Refrancore il 29 novembre 1628
per prendere possesso di due delle tre parti del feudo refrancorese, che la
terza parte spettava al cugino suo Leonardo II figlio di Francesco Tocco46.
Gli uomini di Refrancore si erano radunati in casa Platone, che in quel
tempo, per essere una delle pochissime case signorili del paese, serviva per
trattare i pubblici affari, e ricevuto il principe Cario lo riconobbero come
loro signore.
Recatisi quindi nella Chiesa parrocchiale ed essendo Carlo salito su di una
cattedra all'uopo costruita, ricevette dai refrancoresi il giuramento di fedelt,
che gli venne prestato con tutti gli onori. Il 18 dicembre 1628 il principe
Carlo dava procura a don Carlo Grande per ottenere dal governo di Milano
l'investitura di Refrancore come nuovo padrone di due terzi del feudo e per
prestare il giuramento di fedelt47. Passi analoghi faceva il cugino suo Leonardo IL il quale nomin come suoi procuratori Alessio Mondo di Annone e
Domenico Mortara di Refrancore, che dovevano recarsi a Milano e ricevere
a nome suo il possesso di un terzo del castello e luogo di Refrancore 48.
Ci avveniva il 19 dicembre 1628. Nel dicembre dello stesso anno, Carlo
Tocco affittava due delle tre parti del feudo di Refrancore beni e redditi a
Gaspare Cacherano unitamente al forno e a tutte le terre di ogni specie che
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egli aveva nel territorio refrancorese49. Il fitto era di 1050 scudi annui e
l'affittamento doveva durare nove anni. 1 principe Carlo si riservava nei
castello l'abitazione che allora era del podest e le terre delle prigioni.
Due anni dopo Refrancore era colpito da un terribile flagello la peste 50.
Questa era scoppiata nel Milanese apportata dalle truppe tedesche calanti in
Italia per le lotte che allora si sostenevano per la successione al ducato di
Mantova. In breve essa dilag in tutta Italia facendo strage degli abitanti e
spopolando citt e campagne. Refrancore non fu esente dal flagello che dur
parecchio tempo e la sua popolazione fu dimezzata.
Cessata la peste, essendo per questa morti quasi tutti i pi assennati
refrancoresi e non restando in vita che uomini inesperti nel maneggio della
cosa pubblica, questi non seppero reggere convenientemente la comunit,
per il qual fatto Refrancore venne incorporato dalla provincia di Alessandria
contro ogni diritto e venne in tal modo a perdere quasi tutti i suoi privilegi.
Non si era ancora persa l'eco di tale flagello, che il paese ripiombava in una
nuova rovina. L'Europa era in quel tempo sconvolta da lotte a cui
partecipavano quasi tutte le nazioni. Era la guerra dei trent'anni 1618-1648
alla quale il Piemonte fu costretto a prender parte dietro pressione della
Francia contro l'Austria e la Spagna. Le truppe francesi calatesi nel 1635 in
Piemonte si posero agli ordini di Vittorio Amedeo movendo con lui alla
conquista del Milanese.
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giurava per s e per i suoi successori fedelt a detto Filippo di Spagna come
duca di Milano, promettendo di custodire il feudo di Refrancore a maggior
onore di S. M. e di non fare mai alcunch di contrario allo stato. Nel
frattempo i refrancoresi, ai quali la provincia di Alessandria voleva far
pagare forti tasse, a loro avviso indebitamente, supplicarono il Gran Cancelliere di Milano affinch dichiarasse Refrancore terra imperiale, sottraendolo
in tal modo alla provincia di Alessandria facendogli notare che, in tal caso,
detto paese avrebbe permesso le comunicazioni con le altre terre imperiali
oltre il Tanaro, tra cui la Rocca e la Rocchetta 65. Adducevano anche a
pretesto, per indurlo a fare detta affermazione, che attraverso Refrancore le
truppe di S. M. avrebbero potuto in caso di necessit rapidamente portarsi a
Valenza, Casale, Verrua, Moncalvo ed Asti; infine sporgevano preghiera
affinch fosse riedificato il forte del castello, diroccato dalle precedenti
guerre, per poter dominare la vallata e affermavano che anche per il passato
il paese era stato feudo imperiale, come appariva dall'aquila imperiale posta
sulla porta del recinto delle mura e dall'esame di molte carte di investiture
dei tempi precedenti concesse dagli imperatori.
L'anno 1707, Refrancore, che non era riuscito ad ottenere i suoi intenti,
passava per definitivamente sotto Casa Savoia66. Dietro comando dei
reggenti il contado di Alessandria dovettero i Refrancoresi recarsi in detta
citt per prestar giuramento di fedelt a S. A. R. Vittorio Amedeo II. Ma
dopo il giuramento, facevano i refrancoresi aperta dichiarazione essere il
paese terra imperiale e che come tale doveva godere ancora di tutti i suoi
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privilegi che Casa Savoia voleva abolire, senza per per il momento
ottenere nulla67.
Il Marchese Bagliani dopo il passaggio di Refrancore sotto Casa Savoia
volendo continuare ad avere il feudo, si affrettava nello stesso anno 1707 a
prestar giuramento di fedelt a S. Maest, ricevendo la conferma del suo
possesso su Refrancore68; ma se le cose sembravano ormai definitivamente
accomodate verso Casa Savoia, di fatto non lo erano. L'anno dopo quindi
cominciarono a sorgere alcune divergenze tra il ducato Milanese e la citt di
Alessandria circa il dominio su Refrancore.
Infatti alcuni commissari imperiali in una conferenza tenutasi a Milano,
pretesero che Refrancore fosse terra imperiale e che quindi dovesse essere
staccato dalla provincia di Alessandria e non compreso con questa, come si
era fatto nei trattati del 1703 e del 170769. Se si fosse riusciti a provare
questo, il paese non sarebbe stato considerato come appartenente al contado
alessandrino e quindi avrebbe continuato ad essere di Milano, conservando
tutti i suoi privilegi, che era quello che pi stava a cuore dei Refrancoresi.
Costoro, udito ci, fecero una relazione di tutto al gran Cancelliere con
relativa domanda perch dichiarasse essere Refrancore terra imperiale,
adducendo come prova di ci, come gi altra volta, varie investiture
concesse dagli imperatori a signori del luogo70. La citt di Alessandria
saputo il fatto si affrett dal canto suo a dimostrare essere Refrancore del
contado a lei soggetto, dicendo che, anche prima di essere sotto il dominio
67
Leonardo
Francesco
Giovanni
Costantino
Leonardo II
Carlo e Costanza
Costantino II
Antonio I
Leonardo III
Antonio II
Leonardo IV
Giuseppe
Francesca
Dorotea
Nicol
vato del suo possesso indebitamente, faceva una supplica al senato Torinese
onde venir reintegrato nel suo dominio e facendo notare tutti i soprusi e le
violenze usate verso di lui dall'avv. Piccini. Il senato torinese allora, il 19
ottobre 1711 ordinava al podest di Alessandria, tal Costantino, di recarsi a
Refrancore per esaminare la situazione e per inviarne una relazione a
Torino71. Costui venne immediatamente con una scorta di 30 armati ma non
riusc a concludere nulla, anzi si guadagn le ire del principe Tocco, che il
23 ottobre scriveva a Torino di non volere assolutamente che il podest di
Alessandria si ingerisse negli affari refrancoresi72. Intanto il conte de
Gubernatis consigliava sua Maest a voler riparare i malefatti del dott. Piccini73 onde il duca di Savoia stabiliva di porre fine ad ogni vertenza col
mandare a Refrancore un senatore con l'incarico di ristabilire l'ordine.
Scrisse quindi al conte di S. Nazaro dandogli istruzioni particolari al
riguardo e al conte della Rocca governatore di Alessandria e al senator
Foglizzo conte di S. Giorgio che doveva recarsi a Refrancore74.
Venne il senatore con una scorta armata e recatosi nella casa comunale
ordin a nome di S. Maest di avere per signore il Marchese Bagliani,
ristabilendone quindi gli ufficiali ed agenti e rimovendo dal potere il Piccini
e i suoi fautori. Invitava inoltre i Refrancoresi a pagare regolarmente la
diaria dato che, dalle informazioni inviate il 22 ottobre dello stesso anno dal
conte Rezzano, risultava che essi erano renitenti al pagamento75.
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76
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ducato Milanese mise in disparte ogni sua pretesa e detto paese venne allora
riconosciuto da tutti come appartenente a casa Savoia.
I principi Tocco continuarono ad averne il possesso e il 28 luglio 1726
nominarono come loro procuratore ed agente l'avv. Piccini il quale, venuto a
Refrancore, resse il Paese con altri metodi che non avesse fatto nei tempi
passati 96.
Da questo momento la storia di Refrancore perde ogni carattere di
particolarit per rientrare nella storia generale del Piemonte, onde noi ci
limiteremo ad accennare a pochissimi dei fatti pi salienti.
Il 21 febbraio 1728 Leonardo Tocco era investito del feudo di Refrancore da
parte di casa Savoia e il 12 marzo successivo, alla presenza del consiglio
comunale e dell'avvocato Piccini, i refrancoresi giuravano fedelt al
principe e ai suoi successori97. L'anno 1734 il Tocco riceveva il
consolidamento alla sua investitura, che fu poi rinnovata il 20 dicembre
174498.
Il 6 dicembre 1777 si aveva l'investitura di Ristuccio Tocco figlio di
Leonardo che fu l'ultimo signore del luogo99.
Infatti l'anno 1829 l'avv. Clemente Maggiora si recava a Napoli ove
comprava dalla famiglia Tocco il castello di Refrancore, ormai in completa
rovina, e i beni allodiali e i diritti non compresi nell'abolizione decretata nel
regio editto del 29 luglio 1797.
Cos finiva il dominio dei Tocco in Refrancore, ai quali il paese era rimasto
assai a lungo. Erano i Tocco principi di Acaia e di Montemileto e conti di
96
Il paese
Intorno alle mura del castello fin dai primi tempi erano venute edificandosi
via via alcune case che formarono il nucleo primitivo del paese; case
modeste, ora scomparse del tutto, sulle rovine delle quali sorsero in seguito
le abitazioni che tutt'ora rimangono. L'odierno sagrato era l'antica piazza e
da quel che ci risulta da vari documenti questa era attorniata da abitazioni
che attualmente pi non esistono se non nel fianco settentrionale ove,
adeguatamente trasformate, servono di abitazione al parroco e alle suore.
Che queste case siano antiche lo si vede chiaramente nella loro parte
posteriore rivolta a nord dove si possono osservare ancora qualche finestra
ad arco in cotto a doppio centro ed altri elementi che testimoniano
chiaramente la loro vetust. Prospiciente alla piazza vi era l'osteria la quale
dipendeva dal castello e i suoi proventi pervenivano generalmente al
feudatario. Prerogativa della comunit era invece il forno pubblico posto
vicino all'odierna chiesa dell'Annunziata e che fruttava annualmente dai 25
ai 30 fiorini di Milano.
Come abbiamo gi detto altrove, la sommit della collina, attualmente
occupata da una parte del paese, formava la base della rocca, ossia della
parte fortificata. Vicino a questa vi era l'abitazione signorile, che per non
era quasi mai occupata dai feudatari del luogo, dato che questi, possedendo
di gi quasi sempre altre terre migliori, preferivano starsene in quelle e in
Refrancore non si recavano che qualche giorno all'anno. Detta abitazione
era quindi generalmente tenuta dai procuratori e dagli agenti dei feudatari e
contava due ampie sale: una al piano terreno e l'altra al primo piano, nelle
quali si tenevano adunanze quando il paese era visitato dai feudatari.
Contigua a detta abitazione vi era la casa podestarile cui facevano seguito le
costruzioni dipendenti direttamente dal Castello come l'alloggio per i
soldati, il deposito di foraggi e di viveri, gli stallaggi ecc. Non dato per,
in base alle poche notizie pervenuteci, stabilire con certezza l'area che dette
costruzioni potevano occupare. Come si vede per il centro del paese era
fino a tutto il 1600 sulla sommit della collina a differenza del giorno d'oggi
in cui esso va sempre pi estendendosi sul fondo valle.
Appare quindi evidente come le case esistenti nella vallata siano tutte
(eccezione fatta per alcune) abbastanza recenti, il che ci dato a vedere
anche da alcune relazioni di visite pastorali in cui la chiesa di S. Sebastiano
e quella di S. Rocco ora del tutto circondate da abitazioni e comprese nel
paese, fino al 1600-1650 son dette ancora oratori campestri e isolati
dall'abitato.
Tra le case che a mio vedere si possono attualmente annoverare tra le pi
antiche, oltre a quelle esistenti nei pressi della chiesa parrocchiale e della
chiesa dell'Annunciazione sono: in via Gaminella, la casa Platone, che un
tempo teneva tutto un lato della via e che era una delle case pi signorili del
paese (detta famiglia possedeva poi un'altra abitazione nelle vicinanze del
castello); in via Cavour di qualche antichit sono le case di propriet delle
famiglie Sannazzaro, Mighetto, Sillano; in via regina Margherita quella
della famiglia Pagliasso che forse la pi notevole come linee generali
costruttive e quella della signora Maggiora e alcune altre in via Torino. Il
paese fino a solo un secolo e mezzo or sono aveva un aspetto assai diverso
dell'attuale. L'odierna via Cavour era un semplice viottolo disselciato lungo
Popolazione
Mi pare opportuno a tal punto di dare anche qualche notizia intorno
all'origine dei cognomi delle famiglie refrancoresi essendo rimarchevole il
fatto che tutti i cognomi pi antichi ricordano localit del Piemonte e della
Lombardia come Maggiora, Mortara, Vergano, Stradella, Sannazzaro,
Brusasco ecc. Secondo la tradizione i Refrancoresi attuali non sarebbero che
i tardi discendenti di gente bandita che, fuggita dalle primitive sedi, era
venuta a stabilirsi in cerca di rifugio in questo territorio allora deserto e per
essa sicuro e che aveva continuato a denominarsi cogli antichi nomi delle
Anno
Abitanti
1588
1619
1629
1662
1667
1708
1749
1780
1838
1921
1931
300
500
525
550
650
800
1273
1500
1452
2641
2286
Privilegi
I marchesi Monferrini venivano sovente a Refrancore a caccia dato che i
dintorni erano un tempo occupati da boscaglie e abbondanti di selvaggina e
bisogna anche notare come detti Marchesi avessero sempre avuto, riguardo
a Refrancore, certe benevolenze che si manifestarono nella concessione di
molti privilegi. Infatti riusciva Refrancore ad ottenere da essi l'esenzione da
ogni gabella di sale, carne e tabacco e da ogni qualit di dazi e carichi e
inoltre certe prerogative e franchigie, di cui godevano solo le terre
imperiali100. Ma chi concesse a Refrancore i pi ampi privilegi fu il duca i
Milano Francesco Sforza, il quale l'anno 1491, a richiesta dei refrancoresi,
emanava il 15 novembre, a Vaglierano, un diploma col quale riconfermava
gli antichi privilegi che gli uomini e i soldati di Refrancore avevano
ottenuto nel passato dai marchesi di Monferrato e faceva nuove
concessioni101. Questo diploma ducale veniva a premiare i refrancoresi per
la loro fedelt e la loro osservanza alle leggi e ai decreti ducali. Accordava
infatti il duca alla comunit di Refrancore, di non avere altro giudice
competente che il commissario di Alessandria e di essere franca, come
prima, da ogni tassa sul sale e sui cavalli e da ogni altra gravezza. Poteva la
comunit vendere senza dazio sale, olio, formaggio, candele e altre simili
cose e poteva acquistarle senza pagare carico alcuno. La vendita delle carni
poteva avvenire more solito senza tassa alcuna e potevano i refrancoresi
andare a macinare il grano ove meglio loro paresse, purch non
attraversassero le terre dipendenti direttamente dal marchesato di
100
101
dello Spirito Santo continu ancora ad assolvere il suo compito nel giorno
della Pentecoste, come possiamo vedere ancora al giorno d'oggi.
La citt di Alessandria al principio del 1700 cominci a tentare di
sopprimere tutti i privilegi di Refrancore, onde questa comunit, che
vedevasi contro ogni diritto equiparata agli altri paesi del contado, ricorreva
frequentemente al magistrato straordinario della corte cesarea per liberarsi
dalle suddette vessazioni. Quando avvenne il definitivo passaggio sotto casa
Savoia la questione si acu maggiomente e termin solo quando i
refrancoresi si rassegnarono, dopo di aver tentato d'i far rivivere tutti i loro
privilegi, a conservare quelli del sale, carne, polvere da sparo e tabacco i
quali vennero anch'essi del tutto aboliti l'anno 1793, dopo che i refrancoresi
ebbero sostenute infinite liti e inviate a Torino numerosissime suppliche.
Condizioni finanziarie
Le condizioni finanziarie della comunit refrancorese non furono mai
buone. La scarsa produttivit del suolo e il suo isolamento concomitarono
sempre a far si che detta comunit non potesse sovente far fronte ai proprii
obblighi e dovesse quasi sempre ricorrere a speciali domande di grazia
verso i propri signori per ottenere riduzioni o annullamento di tasse e
carichi. A cominciare dal 1500 si potrebbero addurre parecchie prove a
dimostrare la nostra affermazione e noi ci limiteremo alle principali e pi significative. L'anno 1507 e al principio del 1508 scoppiarono alcune
discordie tra il principe Costantino Comneno di Macedonia e la comunit
riguardo all'esazione delle tasse e dei contributi non potendo la comunit di
Refrancore soddisfare ai suoi obblighi verso il principe. Costantino
Comneno minacci e brig per ottenere il suo intento e la causa fin col
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103
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Notizie Religiose
La chiesa refrancorese
L'origine della chiesa refrancorese senza alcun dubbio assai antica, ma
disgraziatamente intorno ad essa nulla possiamo dare di preciso per
mancanza di documenti. La prima prova sull'esistenza di una chiesa
parrocchiale a Refrancore, in tempi antichi, ci data da un documento del
10-23 dicembre 1235105, nel quale nominato certo Ottone parroco della
chiesa refrancorese, che era intervenuto quale testimonio in un atto di
donazione di beni.
Infatti, come abbiamo gi detto, leggiamo: ...testes presbiter Otto Ecclesie
de rifrancore... il che pi che sufficiente per provare l'esistenza di una
chiesa parrocchiale a Refrancore in quei lontani tempi. La chiesa
refrancorese appartenne sempre alla diocesi di Asti e dipese anche, per
qualche tempo, direttamente dal Duomo di Asti, come appare da un registro
del 1345 compilato per ordine del vescovo Arnoldo di Roseto delle chiese
della Diocesi di Asti106.
Tra le chiese soggette direttamente alla Cattedrale di Asti troviamo qui
indicata per l'appunto la chiesa di Refrancore, il cui registro era di 14 lire
astesi. Non bisogna qui meravigliarsi della tenuit della somma esprimente
il valore dei possessi, o sia pure quello delle rendite, della chiesa di
105
Chiesa parrocchiale108
La chiesa parrocchiale, posta sotto il titolo dei S.S. Martino e Dionigi,
non presenta nel suo insieme alcunch di veramente artistico. Di piccole
dimensioni, tanto che in certe occasioni non sufficiente a contenere la
popolazione, essa non colpisce affatto l'attenzione dei pochi visitatori del
paese. La sua facciata, deturpata da un recente imbianchimento,
semplicissima, senza alcuna ornamentazione, eccezion fatta per qualche
piccolo elemento barocco, che nella parte superiore dello spiovente ne
rompe la monotonia. Attraverso al rustico portale si entra nell'interno della
chiesa, ristretto tanto nel senso della lunghezza come in quello della
larghezza, e poco rischiarato da quattro finestre che a mezzogiorno si
aprono sull'unica navata. La volta, a botte bassa, ornata da alcuni affreschi
107
canonica
si
trovava
anticamente
in
prossimit
della
chiesa
115
116
custodie argentee. Esse vennero per portate via da Refrancore l'anno 1622
e trasportate a Napoli abituale residenza dei principi.
Chiesa di S. Sebastiano
Era questa come stile una delle migliori chiese di Refrancore; la facciata in
particolar modo, e di essa dura memoria ancora nell'animo dei Refrancoresi
che per ragioni di stabilit dovettero abbatterla negli anni scorsi. Di essa
non resta che il campanile, di stile settecentesco, anch'esso per pericolante.
La chiesa di S. Sebastiano era molto antica e nelle visite pastorali della fine
del 1500 la vediamo indicata come oratorio campestre. Questa primitiva
costruzione venne a rovinare come risulta dalla relazione della visita del
vescovo Migliavacca del 1698 in cui detto : ob vetustatem fuit destructa
et annis elapsis alterra sub eodem titulo a fundamentis extructa quae
tandem non est ad perfectionem reducta. La chiesa, recentemente
abbattuta, datava quindi dalla fine del 1600, ma venne benedetta dopo
parecchi anni nel 1717. Era unita a questa chiesa una confraternita sotto il
titolo della SS. Trinit, la quale aveva ottenuto la facolt di costituirsi nel
1726 dal Vie. Gen. Francesco Bernardino Icardi. I confratelli vestivano
di rosso; eleggevano annualmente il priore, il sottopriore e gli altri ufficiali
nel giorno della SS. Trinit. Un apposito depositario raccoglieva le
elemosine. Per insegna avevano uno stendardo con raffigurata la Trinit, la
Vergine e i SS. Sebastiano e Grato. Al gioved santo alle ore 24 facevano
una processione al canto del miserere e a Pasqua si recavano in corpo in
parrocchia per ricevere la comunione. Conservavano una bolla pontifcia del
1740, approvata dalla Curia di Asti, colla quale si accordava alle anime del
Chiesa di S. Rocco
La chiesa di S. Rocco ora compresa nel paese fu a lungo oratorio campestre.
Essa di origine assai antica e gi esisteva alla fine del 1500. Fu sottoposta
a vari restauri specialmente nel 1700 nel qual secolo rimase anche parecchio tempo chiusa perch pericolante. Nel 1630 all'infierire della peste la
chiesa fu ornata con un quadro rappresentante il Santo per invocare la fine
del flagello: quadro ora scomparso insieme ad una pregevole icona ricordata
in parecchie relazioni di visite pastorali dal 1600 al 1700. Serv anche da
scuola pubblica.
Chiesa di S. Antonio
che non si pu stabilire con certezza ove fosse la sua vera ubicazione. Altro
non era che una semplicissima cappella campestre.
Chiesa dell'Annunciazione
Detta chiesa, che si trova vicino alla parrocchiale, ricordata la prima volta
nel 1585117 poich, essendo la parrocchia in istato di completa rovina, si
tenevano in essa le funzioni religiose, e a tal scopo serv per parecchi anni.
Era oratorio laico e scarsamente provvista degli arredi sacri, tanto che si
pens in quegli anni di meglio corredarla. Fu sottoposta in seguito a vari
restauri, che la trasformarono del tutto, riducendola a condizioni discrete.
Attualmente non pi adibita al culto, e minaccia di andare in lenta ma
inevitabile rovina. A lei era unita la compagnia dei disciplinati che
vestivano di bianco, e tenevano adunanza la seconda domenica di ogni
mese. Erano molto numerosi e raggiunsero anche il numero di 200. Gli
aspiranti dovevano fare un anno di noviziato, passato il quale per tre giorni
facevano penitenza e quindi, confessati e comunicati, al canto del Veni
Creator Spiritus, ricevevano dal parroco l'abito di disciplinati. Facevano
gli esercizi spirituali tutti i giorni festivi, e nel gioved santo, alla sera,
cantavano il miserere a piedi nudi.
Nello stesso giorno del Gioved santo, il priore, il sottopriore e dodici dei
confratelli
pi
anziani,
confessati
comunicati,
si
facevano
117
118
Chiesa di S. Lucia
La chiesa di S. Lucia si trova a poco pi di un chilometro da Refrancore
sullo stradale che porta a Castagnole Monferrato. di origine assai antica, e
gi esisteva nella seconda met del 1500. Era stata costruita in un campo del
beneficio parrocchiale, ed era di forma assai pi umile dell'attuale. Venne
sottoposta ad un primo restauro nel 1618-1619 poich, per essere costruita
in un fondo molto umido, minacciava rovina119. Le spese del restauro vennero assunte dalla famiglia Clivio, una delle pi cospicue del paese a quei
tempi. Un secondo restauro si fece nel 1736 su ordine del vescovo
Jodome120, e in questoccasione venne rinnovato il pavimento e rifatto
l'altare; ed infine, recentemente, un terzo restauro integrale la port all'attuale forma, non priva di un certo qual criterio artistico, dotandola di un
pronao di buona fattura. Complessivamente essa, tanto all'esterno quanto
all'interno, si presenta come una delle migliori chiese Refrancoresi. Si tiene
in essa annualmente una messa nel giorno di S. Lucia.
Cappella di S. Grato.
La piccola cappella di S. Grato posta su di un colie nelle prossimit del
paese venne costruita circa il 1650121. Fu assoggettata ad un primo restauro
nel 1741122e ad un secondo anni or sono. Alla primitiva costruzione venne
119
Parroci
Basandoci sui registri parrocchiali esistenti possiamo compilare l'elenco
completo dei parroci refrancoresi solo a cominciare dal 1692, da quando,
sebbene in ritardo, in seguito alle disposizioni del concilio di Trento,
incominciarono i registri ad essere tenuti in ordine e convenientemente
compilati. Per quanto riguarda il periodo precedente, le relazioni delle visite
pastorali esistenti nell'archivio della curia di Asti ci permettono di risalire
col nostro elenco fino al 1569, sebbene manchi in esse l'anno preciso in cui i
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? - fno al 1730
1730-1749
1749-1761
1761-1804
Francesco Payano
Giacomo Ferrero
Sebastiano Sillano
Andrea Allario
Giacomo Vergano
Giovanni Goirano
Giuseppe Maria Borgo
Carlo Domenico Gavello
Bartolomeo Bussa
Rabagliati Luigi
Gallo Pietro Maria
Bordone Giuseppe
Bosco Giuseppe
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Ultime
Trae attualmente il paese le sue maggiori risorse dall'agricoltura che vi
assai fiorente, e in special modo dalla coltivazione della vite, che si presta
assai bene, e produce vini, se non di elevata alcoolicit, di delicato profumo,
e perci tenuto in pregio come vino da bottiglia. I cereali, invece, e le piante
foraggere, danno un prodotto appena sufficiente ai bisogni della
popolazione giacch la loro cultura limitata alle poche e strette vallette del
territorio cos anfrattuoso.
Il bestiame limitato ai bisogni strettamente necessari all'agricoltura, e si
allevano anche in discreto numero gli animali da cortile, che alimentano il
piccolo locale mercato settimanale. Per la sua posizione topografica, a
differenza dei paesi vicini, vi molto sviluppato il commercio, e si contano
numerosissimi esercizi d'ogni ramo; gii artieri anche sono in discreto
numero, cos pure l'industria, che conta diverse segherie elettriche, con
fabbriche di vasi vinari e mobili, di cui si fa gran smercio, in buone
condizioni.
Settimanalmente si tiene un mercato di remota origine, a cui convengono
negozianti da Asti e da altre localit vicine, esponendo merci dei generi pi
svariati; sempre affollatissimo, ed fonte di apprezzabile benessere
economico per la popolazione. Il paese unito con servizio automobilistico
con Felizzano ed Asti.
L'istruzione primaria curata, contando un asilo infantile tenuto dalle R.
Suore, e le scuole elementari fino alla V.a classe nel capoluogo; esistono
inoltre tre edifici scolastici nelle frazioni per le prime tre classi elementari. I
servizi sanitari sono al completo, ed sede notarile. Tra le maggiori societ