Ente (Seiendes). Tutto ci che e con cui entriamo in rapporto: Ente tutto ci di cui parliamo, ci a
cui pensiamo, ci nei cui riguardi ci comportiamo in un modo o nell'altro; ente anche ci che noi siamo
e come noi siamo (Essere e tempo, par. 2).
Essere (Sein). Ci che entifica l'ente e lo rende accessibile, pur non riducendosi ad esso. In Essere e tempo l'essere si configura come una x enigmatica che si sottrae ad ogni definizione tradizionale e stimola
alla ricerca: L'indefinibilit dell'essere non dispensa dal problema del suo senso, ma, al contrario, lo
rende necessario (ivi, par. 1).
Esserci (Dasein). L'ente-uomo, ossia quell'ente che ha, come modo d'essere specifico, l'esistenza. Il ci
(Da) dell'Esserci esprime i due caratteri originari di quest'ente, ovvero la sua esistenza situata e spaziotemporalmente individuata (il suo esser-qui-ora) e la sua apertura estatica all'essere: il suo in e il
suo ex.
Esistenza (Existenz). Modo di essere dell'Esserci , qualificato, innanzitutto, dalla comprensione dell'essere, cio dal fatto che l'uomo non pu rapportarsi agli enti e a se stesso se non sulla base di una sia pur
vaga nozione dell'essere in generale: La comprensione dell'essere anche una determinazione d'essere dell'Esserci. La peculiarit ontica dell'Esserci sta nel suo esser-ontologico (ivi, par. 4). Oltre che dalla
comprensione dell'essere, l'esistenza risulta qualificata dalla possibilit, in quanto essa non una realt
fissa e predeterminata, ma un insieme di possibilit fra cui l'uomo deve scegliere: l'Esserci sempre la
sua possibilit (ivi, par. 9). Per queste caratteristiche, l'esistenza costitutivamente progetto e trascendenza. Ne segue che l'Esserci non ha un'essenza (cio una natura data) in quanto la sua essenza la
sua esistenza. N.B. A differenza dell'ontologia tradizionale, che parlava di esistenza (existentia) a proposito di qualsiasi realt di fatto, Heidegger usa il termine solo in riferimento all'uomo. Per indicare gli altri
enti usa l'espressione semplice-presenza.
Semplice-presenza (Vorhandenheit). il modo di essere degli enti difformi dall'Esserci, cio quegli enti
intramondani che l'uomo incontra nel suo prendersi-cura di essi. Enti che, in relazione all'Esserci, presentano il carattere dell'utilizzabilit.
Progetto. Modo di essere dell'uomo, che, in quanto esistenza, pro-getta o anticipa le proprie possibilit.
Infatti, mentre le cose sono ci che sono (ossia delle semplici-presenze), l'uomo ci che ha da essere, ovvero l'ente a cui nel suo essere, ne va di questo essere stesso (ivi, par. 4).
Trascendenza. il modo di essere proprio dell'uomo che, in quanto esistenza, trascende l'ente in direzione dell'essere e la realt in direzione della possibilit: la trascendenza qualcosa di appartenente
all'Esserci dell'uomo; non per come suo comportamento possibile fra altri [...] ma come la costituzione
fondamentale di questo ente, precedente ogni altro comportamento possibile (L'essenza del fondamento, trad. it. in Essere e tempo, cit., par. 2).
Esistentivo. Designa la comprensione che ogni singolo uomo ha di s e dei problemi che lo riguardano:
L'esistenza decisa [...] da ogni singolo Esserci [...] La comprensione di se stesso che fa da guida in questo caso noi la chiamiamo esistentiva (Essere e tempo, cit., par. 4).
Esistenziale. Designa una determinazione costitutiva (o strutturale) dell'esistenza, cio un tratto o un
carattere essenziale di essa, che compito della considerazione ontologica portare alla luce.
Categoria. Si oppone a esistenziale e designa il modo di essere delle cose, in quanto semplici-presenze
intramondane.
Ontico-ontologico. Coppia di concetti parallela alla coppia esistentivo-esistenziale. Ontica ogni propriet e ogni considerazione empirico-immediata dell'ente. Ontologica ogni propriet strutturale e
ogni considerazione riflessa (o filosofica) dell'ente.
1
Esser-gettato (Geworfenheit). il carattere per cui l'esistenza risulta gettata nel mondo, a titolo di progetto gettato: Questo carattere dell'essere dell'Esserci, di esser nascosto nel suo donde e nel suo dove
[...] questo "che c'" noi lo chiamiamo l'esser-gettato di questo ente nel suo Ci [...] L'espressione essergettato sta a significare l'effettivit dell'essere consegnato (ivi, par. 29).
Cura (Sorge). la totalit delle strutture dell'Esserci, sia autentiche sia inautentiche, ed costituita
dall'unione di esistenzialit (progetto), effettivit (l'esser-gettati) e deiezione: La Cura non caratterizza
[...] la sola esistenzialit, separata dall'effettivit e dalla deiezione, ma abbraccia l'unit di queste determinazioni d'essere (ivi, par. 41). Il senso della cura dato dalla temporalit.
Morte. La possibilit pi propria, incondizionata e certa dell'Esserci, scegliendo la quale l'uomo si appropria del suo essere autentico: La morte la possibilit della pura e semplice impossibilit dell'Esserci. Cos [...] si rivela come la possibilit pi propria, incondizionata e insuperabile (ivi, par. 50; cfr. anche
par. 52).
Angoscia. La situazione emotiva in virt della quale l'uomo si trova di fronte al nulla, ovvero a quella
possibile impossibilit della propria esistenza che rappresentata dalla morte: la situazione emotiva
che pu tener aperta la costante e radicale minaccia incombente sul se Stesso minaccia che proviene
dal pi proprio e isolato essere dell'Esserci l'angoscia. In essa l'Esserci si trova di fronte al nulla della
possibile impossibilit della propria esistenza. L'angoscia si angoscia per il poter-essere dell'ente cos costituito e ne apre in tal modo la possibilit estrema (ivi, par. 53); L'angoscia non dev'essere confusa
con la paura davanti al decesso. Essa non affatto una tonalit emotiva di "depressione", contingente,
casuale, alla merc dell'individuo; in quanto situazione emotiva fondamentale dell'Esserci, essa costituisce l'apertura dell'Esserci al suo esistere, come esser-gettato per la propria fine (ivi, par. 50).
L'essere-per-la-morte. l'esistenza autentica, in quanto decisione anticipatrice della morte: L'anticipazione svela all'Esserci la dispersione nel Si-stesso e, sottraendolo fino in fondo al prendente cura aver
cura, lo pone innanzi alla possibilit di essere stesso, in una libert appassionata, affrancata dalle illusioni del Si, effettiva, certa di se stessa e piena d'angoscia: la libert per la morte (ivi, par. 53).
Voce della coscienza. Il richiamo dell'esistenza a se stessa, cio al proprio nulla di fondo. Nulla consistente: 1) nel fatto che l'uomo, pur trovandosi ad essere il fondamento di se stesso (cio l'autore delle
proprie scelte), in quanto progetto-gettato, non risulta il fondamento del proprio fondamento, ossia del
proprio essere; 2) nel fatto che l'uomo, nella sua finitudine, pu progettare determinate possibilit soltanto escludendo o negando altre possibilit. Tale richiamo, che coincide con un sentimento di colpevolezza, si concretizza in una decisione per il nulla, che fa tutt'uno con la decisione anticipatrice della
morte: La coscienza si rivela quindi come un'attestazione dell'essere dell'Esserci, in cui l'Esserci chiamato innanzi al suo poter-essere pi originario (ivi, par. 58); La nullit, che domina originariamente
l'essere dell'Esserci, gli si svela nell'essere-per-la-morte autentico (ivi, par. 62).
Temporalit. Rappresenta il senso unitario della struttura della Cura, in quanto essere-avanti-a-s
(progetto), essere-gi-in (gettatezza) ed essere-presso (deiezione): La temporalit rende possibile
l'unit di esistenza, effettivit e deiezione, e costituisce cos la totalit originaria della struttura della Cura (ivi, par 65).
Storicit autentica. la scelta, per l'avvenire, delle possibilit che sono gi state, ovvero un tramandarsi
di tali possibilit, una loro ripresa decisa, che Heidegger chiama anche destino (in senso attivo e non
passivo).