Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Introduzione
La fertilizzazione fogliare (o nutrizione fogliare) comporta l’applicazione dei nutrienti, sotto forma di
spray, sulle foglie e sui rami delle piante dove verranno poi assorbiti. Utilizzata sia nell’agricoltura
convenzionale che nei sistemi di produzione alternativa, è un metodo pratico, anche se un po’
controverso, per migliorare il grado di nutrimento delle piante.
Contesto
La fertilizzazione fogliare è un metodo per fornire dosi supplementari di nutrimenti, ormoni, stimolatori
ed altre sostanze benefiche. Gli effetti osservati di tale pratica includono l’aumento dei raccolti e della
loro qualità, una maggiore resistenza alle malattie e agli insetti dannosi e maggiore tolleranza
all’aridità. La risposta della pianta dipende però da molti fattori, come la specie, la forma del
fertilizzante, la sua concentrazione e la frequenza di applicazione, così come dalla fase di crescita in cui
si trova la pianta.
Le fertilizzazioni fogliari sono spesso applicate di modo da coincidere con specifiche fasi vegetative o
di fioritura nella crescita, e la formulazione di esse è impostata di conseguenza. È anche possibile
utilizzare questa tecnica per aiutare le piante nel recuperare shock da trapianto o danni da grandine,
o da altre condizione climatiche estreme. In termini di assorbimento dei nutrienti, la fertilizzazione
fogliare può essere dalle 8 alle 20 volte più efficiente di quella nel terreno; tuttavia non sempre è così
facile ottenere nella pratica risultati così buoni.
Spesso infatti i principi della fertilizzazione fogliare non vengono pienamente rispettati, e ciò provoca
risultati meno positivi di quanto previsto. Altre cause di eventuali fallimenti possono esser dovute
all’applicazione di miscele sbagliate, oppure della giusta miscela nel momento sbagliato. Giudicare
correttamente quale sostanza fogliare applicare e in quale fase della crescita farlo non è molto facile.
A causa della variabilità nei risultati delle ricerche e delle esperienze pratiche con la fertilizzazione
fogliare, le opinioni sulla sua utilità sono molto varie sia nell’ambiente dell’agricoltura convenzionale
che in quella alternativa. È però opinione comune che questa pratica non può essere considerata un
sostituto di un solido programma di fertilità del terreno. Le operazioni che consentono di coltivare in
modo meno dannoso per il terreno includono diverse combinazioni di compostaggio, concime
animale e vegetale, coltivazioni che arricchiscano il terreno e una buona pianificazione della rotazione
delle culture, che includa anche i legumi.
Uno dei benefici indiscussi della fertilizzazione fogliare è l’aumento del prelievo di nutrienti dal terreno;
questa nozione è basata sulla convinzione che questa pratica porti la pianta a pompare più zuccheri e
altre sostanze dalle radici alla rizosfera. Le popolazioni di microbi benefici presenti nella zona delle
radici sono infatti stimolate dall’aumentata disponibilità di queste sostanze, e quindi hanno la
possibilità di prosperare. Ciò aumenta la disponibilità di nutrienti, di sostanze chimiche che controllino
eventuali malattie, nonché di vitamine ed altri fattori benefici per le piante. È proprio questa ragione in
buona parte che rinforza l’uso della fertilizzazione fogliare nell’agricoltura organica, dove prevale la
filosofia di nutrire il terreno e non le piante.
Mentre la fertilizzazione fogliare è utilizzata per una larga varietà di raccolti, il suo valore economico è
generalmente giudicato maggiore per le specie orticole che per quelle agronomiche; questo perché i
raccolti orticoli hanno un valore più elevato e il loro contenuto nutrizionale è monitorato più
Pagina 1 di 8
attentamente.
Al momento, per esempio, esistono molti spray fogliari che sono comunemente consigliati per
correggere deficienze di zinco nella vite, per controllare le malattie post‐raccolta nelle mele, così come
per fornire ulteriori nutrienti generici per le fragole. In generale, la convenienza della fertilizzazione
fogliare dipende, in primo luogo da quanto successo si ha tramite le applicazioni, ma anche dalla
eventuale possibilità di fornire lo stesso nutrimento in modo più economico tramite altri metodi.
Siccome poi le condizioni metereologiche possono influire, e poiché le circostanze variano molto tra le
diverse fattorie e i loro gestori, non è facile determinare una regola fissa. Ogni coltivatore deve
decidere basandosi sulle sue necessità e monitorando qualsiasi tipo di indicatore di successo o meno.
Fertilizzazione fogliare e resistenza ai parassiti
Uno dei principi base dell’agricoltura organica dice che le piante correttamente nutrite avranno una
maggiore resistenza naturale agli insetti e agli organismi che possono creare disagi. Mentre
tradizionalmente la maggior parte dei professionisti cerca di raggiungere una nutrizione ottimale
tramite la gestione diretta del suolo, molti considerano la fertilizzazione fogliare come la chiave finale
per fare delle forme di “resistenza indotta” una realtà pratica.
Ci sono diverse scuole di pensiero riguardanti la resistenza agli insetti ed il nutrimento delle piante.
Alcune suggeriscono che le piante che sono ben nutrite avranno sicuramente una migliore abilità nel
tollerarli, ma questa non è resistenza indotta; altri invece negano qualsiasi relazione tra il nutrimento e
l’incidenza di danni da insetti. Alcune connessioni tra i problemi delle piante e lo sbilanciemto
nutrizionale sono state però scientificamente documentate. La presenza di troppo azoto solubile nel
terreno, per esempio, aumenta il livello di nitrati e di contenuto di acqua nelle cellule delle piante.
Questo attrae molti afidi, che prosperano a spese della linfa della pianta. Tra le teorie più popolari c’è
quella secondo cui quando la linfa contiene un livello molto alto di solidi disciolti (misurato con °Brix)
non è cibo adeguato per gli insetti che mangiano piante, anche se le ricerche a riguardo sono ancora
limitate e lontane dal concludersi. Ad esempio uno studio californiano non riuscì a trovare alcuna
relazione tra la presenza di solidi disciolti nelle piantagioni commerciali di uva e la presenza di
cavallette. Consultare la sezione “Formulare gli spray fogliari” per dettagli su come la fertilizzazione
fogliare è utilizzata per aumentare i solidi disciolti nella linfa delle piante.
Alcuni esponenti di questa tecnica la considerano un metodo particolarmente efficace per stimolare i
meccanismi di difesa naturale delle piante. Gli studi ad oggi sono piuttosto limitati ma hanno già
mostrato risultati positivi. Una ricerca israeliana effettuata spruzzando fosfati e traccie di nutrienti ha
dimostrato una resistenza indotta a numerose malattie.
Per una buona visione d’insieme delle ricerce e delle teorie relative alle possibili connessioni tra
infestazioni e fertilità delle piante, il libro “Crop pests and fertilizers ‐ Is there a connection?” di Gary
Zimmer può essere un approfondimento interessante.
Le basi della fertilizzazione fogliare
Perché la fertilizzazione fogliare funzioni correttamente, è necessario rispettare alcune linee guida:
- Per essere efficienti ed evitare danni alle cultura, è consigliato utilizzare formulazioni molto
diluite. Può essere sufficiente infatti una tazzina dell’ingrediente attivo per acro per ottenere la
reazione desiderata (1). Spray molto concentrati, specialmente quelli fatti con fertilizzanti
inorganici basati sul sale, potrebbero bruciare le foglie, in particolare per quanto riguarda i sali
clorati (come il cloruro di potassio)
Pagina 2 di 8
- Il pH delle soluzioni spray dovrebbe rimanere sempre vicino alla zona neutra (5.5 ‐ 8.5). Se è
necessario aggiustare il pH, può essere utilizzato dell’aceto per aumentare l’acidità o della soda
caustica per diminuirla.
- Oltre al pH, ci sono altre caratteristiche della soluzione da tenere in considerazione:
- Pulizia: piccole particelle non dissolte possono intasare velocemente il beccuccio dello spruzzino.
- Sostanze chimiche e contaminanti: alcune sorgenti di acqua sono contaminate e non dovrebbero
essere utilizzate per la fertilizzazione fogliare; se si è a conoscenza di qualche organismo
patogeno in particolare, è possibile trattare l’acqua con piccole quantità di perossido di idrogeno
(acqua ossigenata).
- Cloro: rimuove dall’acqua i batteri nocivi così come quelli benefici, che però potrebbero essere
utili in una soluzione fogliare. Permettendo all’acqua di riposare una notte in un recipiente aperto
solitamente rende innocuo l’effetto del cloro per le popolazioni microbiche benefiche.
Il miglior risultato si ottiene vaporizzando il più finemente possibile la soluzione, aumentando la
pressione dello spruzzino oppure usando un nebulizzatore.
Spruzzare quando c’è meno vento possibile, in quanto potrebbe portar via gran parte dello spray;
l’assorbimento poi è aumentato se lo spray raggiunge e ricopre anche lo strato inferiore delle foglie, in
quanto questa è la zona dove molti degli stomi sono localizzati.
È importante inoltre ritardare la fertilizzazione fogliare finchè la temperatura non scende al di sotto dei
27 gradi, in quanto al di sopra di questa temperatura l’assorbimento fogliare è praticamente nullo a
causa della chiusura degli stomi. Per questi motivi due periodi buoni per la fertilizzazione fogliare sono
la sera tardi e la mattina presto, quando la temperatura è giusta e il vento è minimo.
L’assorbimento è migliorato poi da condizioni ambientali umide: la presenza di rugiada sulle foglie
infatti facilita la nutrizione fogliare.
Anche l’aggiunta di un elemento tensioattivo alla soluzione spray può diminuire la tensione superficiale
sulle foglie e di conseguenza migliorare l’assorbimento.
Altra cosa da tenere particolarmente presente poi sono le possibili interazioni chimiche tra i fertilizzanti
utilizzati: alcuni di essi infatti potrebbero essere incompatibili e quindi sarebbe meglio non mischiarli.
Potrebbero per esempio creare dei precipitati capaci di legare tra loro i nutrienti e intasare lo
spruzzino.
Molti prodotti hanno un’etichetta che mette in guardia sulle sue possibili incompatibilità, ma nel caso
non dovesse esserci, è sufficiente mescolare piccole quantità con acqua in un vaso di vetro e scuoterlo:
se non si vengono a creare dei precipitati, non dovrebbero esserci problemi.
Ulteriori tecnologie
Due tecnologie che sembrerebbero particolarmente applicabili alla fertilizzazione fogliare meritano di
essere citate: la prima comporta l’utilizzo di uno spruzzino elettrostatico, che impartisce una carica alle
particelle spruzzate facendole aderire più prontamente alle piante. La seconda tecnologia, conosciuta
come Sonic Bloom, usa il suono per aumentare l’assorbimento dei nutrienti da parte delle foglie; per
maggiori informazioni contattare il produttore dei relativi dispositivi.
Formulare spray fogliari
Sfortunatamente, la fertilizzazione fogliare è spesso provata senza chiari obiettivi: può succedere
infatti che il contadino sia stato convinto, forse da un venditore, che spruzzare un determinato
prodotto farà bene al raccolto.
La fertilizzazione fogliare però, per funzionare correttamente, non deve essere intrapresa in modo
Pagina 3 di 8
così azzardato: ci sono diversi metodi per identificare le necessità, i possibili benefici e quali materiali
applicare. Questi metodi variano dagli approcci convenzionali fino ad altri che sono meglio descritti
come metafisici; in questo documento verranno presi in considerazione però solo gli approcci più
semplici e più utilizzati.
Sintomi o storia del disturbo
Nelle aree dove la produzione a raccolto è stata perpetrate per parecchio tempo e dove le interazioni
di determinati raccolti e terreni sono ben conosciute, alcune deficienze di nutrienti possono essere
previste in anticipo. Quando il disturbo coinvolge nutrienti secondari e micronutrienti, la fertilizzazione
fogliare diventa spesso il metodo preferito per la correzione: per esempio, essa viene utilizzata
abitualmente in alcune regioni per gestire le deficienze di zinco nelle coltivazioni di drupe. Allo stesso
modo, spray a base di calcio sono stati spesso consigliati come un metodo per prevenire il marciume di
fine fioritura. La decisione di ricorrere o meno alla fertilizzazione fogliare in questi casi è basata sui
risultati delle esperienze precedenti, spesso sostenute da risultati di test sul terreno e/o osservazioni
dei sintomi sul campo.
Test sui tessuti delle piante
I test sui tessuti sono molto più affidabili della storia passata, dei sintomi della pianta o dei test sul
terreno per capire se effettivamente il problema è causato da una deficienza nutrizionale; essi
possono, però, lavorare in stretto contatto con ciascuna delle precedenti.
In molte coltivazioni orticole su larga scala (drupacee e pomodori inclusi), i test sui tessuti sono ormai
diventati un’abitudine per verificare la presenza di una deficienza nutrizionale. L’adeguatezza della
fertilizzazione fogliare come agente correttivo dipende poi solitamente dal nutriente mancante, in
quanto è più comune ricorrere ad essa per un micronutriente piuttosto che per una deficienza di azoto,
fosforo o potassio.
Tenete presente che l’accuratezza della fertilizzazione fogliare può dipendere anche da un buon
campionamento nei test e nel rispetto delle procedure di gestione dei campioni destinati ai test.
Mentre le istruzioni dovrebbero essere fornite da ciascun laboratorio o fornitore di servizi in anticipo,
alcuni consigli generali sono forniti nel capitolo finale “Corretto campionamento di foglie e ‐‐“.
Rifrattometri
Uno strumento che alcuni contadini trovano utile in combinazione con la fertilizzazione fogliare è il
rifrattometro; esso è uno strumento maneggiabile che misura i solidi dissolti (in gran parte zuccheri)
nella linfa, osservando la rifrazione della luce mentre passa attraverso il liquido. Più alta è la
percentuale di solidi dissolti presenti, meglio nutrita è la pianta. Come indicato precedentemente, molti
esponenti della fertilizzazione fogliare associano alti contenuti in solidi disciolti (°Brix) con la resistenza
ai malanni.
L’utilizzo del rifrattometro come guida per la fertilizzazione fogliare è piuttosto semplice: si comincia
estraendo un campione di linfa da una o più piante, spremendo le foglie o i gambi con un mortaio o con
qualcosa di simile. Messa la linfa all’interno del rifrattometro sarà possibile misurarne il contenuto in
solidi disciolti, per poi procedere con la fertilizzazione fogliare prevista per la tipologia di problema
presentato, nel caso il test confermi quanto supposto. Dopo un po’ di tempo è possibile misurare
nuovamente il contenuto di solidi disciolti tramite il rifrattometro: nel caso la misura in °Brix sia
aumentata, è consigliabile proseguire l’applicazione di tale miscela. Testando così diverse miscele in
differenti spruzzini, è possibile determinare quale è la soluzione migliore da impiegare qualora ci siano
dubbi. In questi casi è preferibile poi effettuare anche una spruzzata di sola acqua per verificare che i
cambiamenti non siano causati dalla fertilizzazione ma da fattori esterni.
Pagina 4 di 8
L’utilizzo del rifrattometro in questo modo è una pratica comune tra gli esponenti della “Reams biologic
ionization Theory”, così come lo è per il movimento di agricoltura alternativa; non è però una pratica
molto accettata in quanto non sono state compiute molte ricerche a riguardo. Per maggiori
informazioni sull’uso dei rifrattometri in combinazione con la fertilizzazione fogliare e la gestione dei
raccolti, è consigliabile leggere i capitoli 14 e 15 di “The Non‐Toxic Farming Handbook” di Wheeler e
Ward, così come il paragrafo 16 e l’allegato 1 del libro Science In Agricolture di Andersen.
Un’altra buona risorsa disponibile in rete a riguardo è Using a Refractometer to Test the Quality of
Fruits and Vegetables.
Analisi radioniche e radioestesiche
La radionica e la radioestesia sono approcci metafisici per determinare la necessità o meno di una
fertilizzazione fogliare e formulare quale soluzione deve essere usata. Malgrado la natura pseudo
scientifica di queste modalità, sono utilizzate con successo da un numero sorprendente di contadini.
L’autore del presente articolo ha avuto risultati eccezionali utilizzando la radionica per valutare
l’utilizzo della fertilizzazione fogliare per coltivazioni commerciali di mirtillo e more sul finire degli anni
‘80.
Per ulteriori informazioni sull’argomento vedere il capitolo 6 del libro The Non‐Toxic Farming Handbook
ed il capitolo 22 di Science In Agriculture. (in quest’ultimo l’autore si riferisce ad un dispositivo
radionico con il termine scanner elettronico) Per informazioni pratiche sull’utilizzo della radionica per le
piante, è consigliato il libro Plants, Soils, Earth Energy & Radionics.
Componenti per la fertilizzazione fogliare
Fertilizzanti sintetici
La maggior parte dei materiali fertilizzanti solubili possono essere utilizzati con successo per la
fertilizzazione fogliare, anche se è consigliabile preferire prodotti studiati per essere disciolti in acqua.
I fertilizzanti contenenti quantità significative di cloro invece andrebbero evitati, per ridurre il rischio di
danni alle piante; fare attenzione però che nell’agricoltura organica non sono permessi fertilizzanti
sintetici.
Fertilizzanti organici
I fertilizzanti a base di pesce (emulsioni o polvere di pesce) ed alghe marine (estratto o polvere solubile
di alga) sono tra le sostanze più comuni per la fertilizzazione fogliare nell’agricoltura organica, applicati
sia separatamente che in coppia. Su di essi sono disponibili molte informazioni, in quanto vengono
utilizzati ormai da alcuni decenni: The Non‐Toxic Farming Handbook fornisce informazioni sull’utilizzo
di questi fertilizzanti a base di pesce sia per applicazioni fogliari che per il suolo. Diversi libri di Lee
Fryer poi, come The Bio‐Gardener's Bible, sono una buona fonte di consigli sull’utilizzo di queste
sostanze. Dettagli e riferimenti sull’utilizzo dell’alga laminaria come fertilizzante sono disponibili
presso l’ATTRA.
Anche il compost tea è diventato famoso come spray fogliare, probabilmente a causa del suo
contenuto nutriente e delle sue caratteristiche di soppressore di malattie; per maggiori informazioni
sulla sua produzione, si suggerisce la lettura di Compost Tea Manual di Elaine Ingham, tradotto a
quest’indirizzo da Elena.
Altri materiali organici solubili dai quali è possible ottenere facilmente un estratto sono il guano di
pipistrello, il succo di concime, le deiezioni umane o dei vermi, le melasse, il latte, la vitamina B e gli
estratti di piante come l’ortica e l’equiseto. In rete è possibile trovare documenti che trattano la
fertilizzazione fogliare fatta in casa, con particolare enfasi sugli estratti a base di erbacce; alcuni di essi,
Pagina 5 di 8
come potrete notare, provengono da Biodynamic School, mentre per ulteriori informazioni è possibile
consultare Biodynamic Farming & Compost Preparation pubblicato da ATTRA.
Fertilizzazione fogliare per l’agricoltura organica
Coloro che praticano agricoltura organica dovrebbe porre attenzione al momento dell’acquisto di
prodotti per la fertilizzazione fogliare: non tutti infatti sono compatibili con le certificazioni in gioco, in
quanto alcuni sono stati miscelati con materiali fertilizzanti comuni, così come potrebbero contenere
stimolanti, catalizzatori derivati da organismi geneticamente modificati.
I produttori organici devono porre attenzione anche all’utilizzo di succhi di guano o di concime, in
quanto alcuni regolamenti locali potrebbero limitarne l’utilizzo, ed è quindi consigliabile consultare
chi di competenza prima di procedere.
Manipolazione dei raccolti tramite la fertilizzazione fogliare
Le strategie di fertilizzazione possono influenzare la fioritura, il numero di frutti, la loro dimensione, la
quantità di crescita vegetativa e molte altre caratteristiche della pianta; con un’attenta selezione delle
componenti della miscela fertilizzante, il coltivatore può spingere un raccolto verso una più veloce e
abbondante fruttiferazione, oppure al contrario scoraggiandola, come può tornare utile quando si
coltivano raccolti verdi o da foraggio. Questo concetto è abbastanza ben riconosciuto anche
nell’agricoltura tradizionale: molti coltivatori di agrumi, per esempio, utilizzano fertilizzazioni a base di
potassio e nitriti, che stimolano la crescita vegetativa, per aumentare le dimensioni dei frutti. In
generale infatti tutte le miscele basate in maggior parte su potassio, nitrito di azoto, calcio e cloro
hanno la tendenza di promuovere la crescita vegetativa e la dimensione dei frutti. Le soluzioni basate
invece su azoto, ammonio, fosforo, zolfo e manganese incoraggiano la produzione di frutti e di semi.
Mentre questo tipo di conoscenza da al coltivatore più libertà nella gestione, è consigliabile non
presumere troppo nel provare a manipolare una determinata caratteristica del raccolto: tutti i raccolti,
specialmente la frutta, hanno bisogno di una certa quantità sia di nutrienti per la crescita che di quelli
per la fruttiferazione. Un tempismo errato oppure uno sbilanciamento troppo forte verso una di queste
caratteristiche può portare a risultati spiacevoli nonché costosi. Da notare, poi, che queste
manipolazioni possono risultare difficili da mettere in atto per i produttori organici certificati, a causa
del minor numero di fertilizzanti solubili a loro disposizione.
Per maggiori informazioni su come la fertilizzazione può essere utilizzata per modificare la crescita dei
raccolti, consigliamo la lettura del capitolo 13 di The Non‐Toxic Farm Handbook, ed il capitolo 11 di
Science In Agriculture. Gli autori di entrambi i libri sono stati pesantemente influenzati dal libro di Cary
Ream Biological Ionization Theory; se le loro spiegazioni risultano confusionarie dopo una prima lettura
consigliamo di leggere quest’ultimo per avere un’idea più chiara dei concetti.
Piccola guida all’identificazione dei principali problemi delle piante:
L’effettiva identificazione del tipo di problema per cui una pianta sta soffrendo necessita di un accurata
ricerca del disturbo e delle sue possibili cause; in molti casi infatti, è troppo tardi per controllare un
determinato disturbo quando ormai è già apparso. Nonostante questo però, un controllo puntuale può
comunque evitare che il problema si diffonda ad altre piante.
La diagnosi sul campo coinvolge una fase di ricerca visiva dei sintomi, di eventuali segni o schemi
Pagina 6 di 8
ripetitivi.
I sintomi rappresentano la risposta della pianta a determinati stress, che possono esser causati
dall’ambiente o da un agente patogeno. I segni sono parti visibili del patogeno, come strutture
fruttifere, irritazioni, fluidi o muffe, mentre lo schema può fornire molti indizi riguardo la causa
scatenante. L’unione di queste informazioni è uno dei modi migliori per identificare correttamente e
quindi risolvere la malattia in questione.
Passi necessari per identificare una malattia vegetale:
1. Identificare la pianta o le piante affette, determinando i nomi scientifici e quelli comuni in modo
da avere la certezza della specie. Questo perché a volte può succedere che una malattia colpisca
particolarmente facilmente una specie mentre non ha alcun effetto su piante di specie simile.
2. Se possibile, fare un piccolo resoconto della storia clinica della pianta: è possibile risalire a malattie
che hanno colpito la pianta in precedenza?
3. Mettere a confronto la pianta malata con una sana che gli cresce vicino, se disponibile: questo può
aiutare a identificare i sintomi e i segni specifici della malattia, escludendo eventuali fattori esterni. Può
capitare infatti che si confondano parti della pianta per testimonianze della malattia, come nel caso
delle foglie di Sicomoro che nel pieno del vigore si ricoprono di un sottile strato di lanugine, il quale
viene spesso confuso per muffa o funghi.
Un altro esempio possono essere i noduli di batteri azoto‐fissatori che si annidano tra le radici
periferiche dei legumi o di alfa‐alfa, i quali al contrario apportano un contributo positivo alla crescita
delle piante.
4. Determinare l’estensione della malattia all’interno del campo o del giardino: sono presenti più di
una specie di piante affette? In questo caso la causa potrebbe essere imputata al clima, all’utilizzo di
sostanze chimiche o ad altri fattori colturali. Se il disturbo è diffuso soltanto in una piccola porzione del
giardino, potrebbe trattarsi di un problema legato al terreno, all’acqua o a composti chimici tossici.
Le malattie legate a parassiti progrediscono più lentamente e raramente riescono ad attaccare tutte le
piante in un’area; quando il disturbo è presente in maniera uniforme, infatti, è più spesso legato ad una
mancanza o ad un eccesso nutritivo nel terreno, a periodi di siccità, grandine o gelo, oppure alla
presenza di composti chimici tossici come erbicidi e inquinamento dell’aria. Inoltre, gli agenti patogeni
come parassiti, muffe o funghi, raramente portano ad avere l’apparizione improvvisa di una malattia:
solitamente cominciano da un determinato punto fino a diffondersi lentamente anche alle piante
vicine. Quindi, se il disturbo si presenta da un giorno all’altro, è probabile che sia dovuto ad un fattore
climatico o ad un agente tossico.
5. Collegare tra loro gli indizi trovati finora: è la prima volta che questo tipo di pianta viene coltivata in
questa zona? Ci sono stati casi simili su altre specie coltivate però nella stessa area? Ultimamente sono
stati impiegati dei composti chimici come gli erbicidi per esempio? Si sono verificate delle condizioni
climatiche particolarmente estreme o fuori stagione nell’ultimo periodo?
6. Tenere a mente che molti sintomi sopra il livello del terreno sono il risultato di un marciume
radicale: se la pianta mostra una crescita terminale limitata ed un’ancor più ridotta produzione di frutti
o fiori, allora è probabile che le radici si stiano putrefacendo. Per verificarlo è sufficiente scavare
intorno alla pianta alla ricerca di radici morte o di zone sofferenti nella corteccia, mentre per fiori e
verdure sarebbe meglio rimuoverle completamente dal terreno per esaminarle. Delle radici sane sono
di colore bianco o crema, mentre quelle marcescenti solitamente assumono colorazioni scure dal
marrone fino al nero.
7. La caduta prematura degli aghi delle conifere è spesso fonte di preoccupazione di molti cittadini: le
conifere infatti trattengono solitamente i propri aghi dai 3 ai 6 anni, perdendo gradualmente quelli più
vecchi ogni stagione. La siccità o altri fattori climatici, però, possono accelerare questa perdita fino a
Pagina 7 di 8
portare la pianta a sembrare gialla. In questi casi non c’è pericolo di preoccuparsi se sono soltanto gli
aghi più vecchi a cadere.
8. Osservare tutte le parti della pianta: i sintomi sono presenti soltanto sulle foglie, sui gambi, sui fiori
o sui frutti, oppure tutta la pianta è coinvolta?
9. Consultare la tabella seguente per verificare alcune possibili cause di una crescita rallentata: se la
causa non può essere determinata prontamente, è possibile consultare altra documentazione oppure
contattare un laboratorio di analisi. Può succedere infatti che i sintomi e i segni disponibili non siano
sufficienti ad eseguire un’accurata analisi del problema.
Gelo 9 9 9
Siccità 9 9 9
Calore eccessivo 9 9 9
Ustioni solari e
9
lesioni invernali
Alto contenuto di sali nel
9 9 9
terreno o nell’acqua
Over‐fertilizzazione 9 9 9
Marciume radicale 9 9
Insufficiente drenaggio del
terreno o eccessiva 9 9 9
irrigazione
Shock da trapianto 9 9
Erbicida o sostanze
9 9 9
chimiche tossiche
Deficienza nutrizionale 9 9
Danno da insetti 9 9
9
Malattia fogliare o floreale
(virus)
Per una guida pratica alla creazione di un buon compost tea in italiano, consiglio l’ottima traduzione di
Elena dell’articolo di Elaine Inghaim, che potete trovare all’indirizzo:
http://www.scribd.com/doc/23218334/Compost‐tea
L’articolo originale invece è disponibile all’indirizzo http://attra.ncat.org/attra‐pub/foliar.html
Traduzione by Davide
Pagina 8 di 8